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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 178 (48.502) Città del Vaticano giovedì 6 agosto 2020

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Cento morti e oltre quattromila feriti a causa di una devastante esplosione nel porto

Beirut in ginocchioPapa Francesco esprime solidarietà al Libano e chiede l’aiuto della comunità internazionale

L’allarme dell’Onu per l’emergenza covid-19

Scuole chiuse, si rischiauna catastrofe generazionale

All’udienza generale il Pontefice inaugura un nuovo ciclo di catechesi sull’attualità della pandemia

Serve uno spirito creativoper guarire il mondo

L’Onu a sei annidal massacro perpetrato dall’Is

Ricostruire un futuroper gli yazidi

PAGINA 3

È morto Sergio Zavoli

Un uomo capacedi scompigliare le carte

PIERO CODA A PA G I N A 4

«Non superare le dosi consigliate»di Costanza Rizzacasa d’O rs o g n a

L’arte di trasformarela fragilità in forza

GIULIA GALEOTTI A PA G I N A 5

R i c o rd odel vescovo Lorenzo Chiarinelli

Maestro di amiciziae di libertà

LUIGI AC C AT T O L I A PA G I N A 6

ALL’INTERNO

Il 6 agosto 1978moriva Paolo VI

BE I R U T, 5. «Ieri a Beirut, nella zonadel porto, delle fortissime esplosionihanno causato decine di morti e mi-gliaia di feriti, e molte gravi distru-zioni. Preghiamo per le vittime e peri loro familiari; e preghiamo per ilLibano, perché, con l’impegno ditutte le sue componenti sociali, poli-tiche e religiose, possa affrontarequesto momento così tragico e dolo-roso e, con l’aiuto della comunità in-ternazionale, superare la grave crisiche sta attraversando». Con questeparole, oggi all’udienza generale, Pa-pa Francesco ha espresso solidarietàe vicinanza alla popolazione di Bei-rut dopo la terribile esplosione avve-nuta ieri nel porto e che ha devasta-to in particolare il centro storico del-la capitale libanese causando la mor-te di almeno cento persone e il feri-mento di altre quattromila; centinaiasarebbero i dispersi.

Le immagini di alcuni video mo-strano alcune esplosioni ravvicinateseguite da una più violenta e deva-stante, il cui boato è stato sentitoanche a Cipro. Secondo per il gover-no libanese a provocare le esplosionisarebbe stato un incendio in un de-posito nel porto dove erano imma-gazzinate 2.750 tonnellate di nitratodi ammonio, sequestrate diversi annifa da una nave.

Il presidente libanese MichelAoun, che ha parlato con la stampasubito dopo una riunione d’emer-genza del supremo consiglio delladifesa nel palazzo presidenziale diBaabda, in un tweet ha affermato:«È inaccettabile che 2.750 tonnellate

di nitrato di ammonio fossero tenuteimmagazzinate in condizioni non si-cure. Un’inchiesta è in corso per ap-purare cosa abbia provocato l’esplo-sione». Il primo ministro HassanDiab ha dichiarato che «i responsa-bili della catastrofe ne pagheranno ilprezzo», senza sbilanciarsi in alcunaipotesi. Voci riprese da alcune televi-sioni avevano inizialmente parlato diun attacco israeliano a un depositodi armi di Hezbollah. Ma sia Hez-bollah sia Israele hanno smentito.

Il ministro della salute libanese,Hamad Hasan, ha consigliato achiunque possa di andare via daBeirut a causa dell’aria tossica. O ggiè stata proclamata una giornata dilutto nazionale; lo stato di emergen-za durerà invece per due settimane.

L’esplosione ha letteralmentesconvolto la città. «Beirut è una cittàdistrutta: le esplosioni di oggi sem-bravano Hiroshima» ha detto il go-vernatore della capitale, MarwanAboud, definendo quanto accaduto«un disastro nazionale senza prece-denti». Aboud si è subito recato sulluogo dell’esplosione rivelando che«tra i dispersi vi sarebbero numerosivigili del fuoco accorsi sul posto perspegnere l’incendio conseguente allaprima esplosione».

Un testimone che vive sulle colli-ne a est della capitale, alcuni chilo-metri dal porto, ha detto — citatodall’Ansa — che lo spostamentod’aria è stato talmente potente «dafar saltare tutte le placche delle pre-se di corrente» nella sua abitazione.In interi quartieri praticamente nes-

sun edificio è rimasto con i vetri in-tatti. Fonti riferiscono che nella zonadi Mar Mikhael nell’alto edificio diElectricité du Liban, l’ente elettriconazionale, sono rimasti intrappolatimolti dipendenti e che si è lavoratoa lungo per portarli in salvo.Sull’autostrada costiera che va versonord e che passa vicino al porto, perun lungo tratto si vedono auto di-strutte, mentre la carreggiata è co-perta di detriti. Anche all’aerop ortointernazionale Rafiq Hariri, distantediversi chilometri, i danni sono evi-denti.

«Beirut è una città devastata» hadichiarato il cardinale Béchara Bou-tros Raï, patriarca di Antiochia deiMaroniti. La Chiesa «che ha dispo-sto una rete di soccorso in tutto ilterritorio libanese — si legge in uncomunicato — si trova oggi di frontea un nuovo grande dovere che nonpuò assumersi da sola, pur essendototalmente solidale con coloro chesono stati colpiti dalla tragedia, i fa-miliari delle vittime, i feriti e gli sfol-lati, che è pronta ad accogliere nellesue istituzioni». A nome della Chie-sa del Libano, «ringrazio tutti glistati che hanno espresso la loro di-sponibilità ad aiutare Beirut, cittàdevastata, e mi rivolgo a tutti i Paesifratelli e amici, così come alle Nazio-ni Unite per mobilitarsi per dare unaiuto immediato allo scopo di salva-re la città di Beirut, senza alcunaconsiderazione politica, poiché quelche è accaduto va al di là della poli-tica e dei conflitti». Il patriarca hafatto appello «alle organizzazioni ca-ritative nei diversi Paesi per aiutarele famiglie libanesi, di Beirut in par-ticolare, affinché possano curare leloro ferite e riparare le loro case».

L’Assemblea degli Ordinari catto-lici di Terra Santa ha espresso in uncomunicato «solidarietà a tutti i cit-tadini del Libano in questo tempodifficile». «Abbiamo seguito — ag-giungono — e continuiamo a seguirecon grande preoccupazione e dolorel’esplosione che ha colpito Beirut eil suo porto ieri sera, specialmenteper le notizie di decine di morti ecentinaia di feriti dovuti alla defla-grazione». Per questo «alziamo lenostre preghiere per le anime deimorti e per la guarigione dei feriti.E preghiamo per la stabilità e laprosperità del Libano».

Sul piano internazionale, si molti-plicano le espressioni di vicinanza ele offerte di aiuto. Gli Stati Unitihanno detto di essere pronti ad«aiutare in ogni modo» il Libano.«Estendiamo le nostre più profondecondoglianze a tutte le persone col-pite e restiamo pronti ad offrire tuttal’assistenza possibile» ha dichiaratoun portavoce del dipartimento diStato americano. Anche il presidenteDonald Trump ha espresso solidarie-tà, sottolineando però che secondo imilitari Usa non si sarebbe trattatodi un incidente. «Ho incontrato inostri generali e sembra che non siaun incidente industriale. Sembra, se-condo loro, che sia un attentato, unabomba di qualche tipo» ha detto ilp re s i d e n t e .

Anche Israele si è detto pronto adaiutare il Libano. Il presidente israe-liano Reuven Rivlin ha detto che ilsuo Paese condivide «il dolore delpopolo libanese e offre sinceramenteil suo aiuto un questo momento dif-ficile» per il Paese.

La Francia ha annunciato che in-vierà un distaccamento di sicurezzacivile e «diverse tonnellate di mate-riale sanitario» a Beirut. «Medici diemergenza raggiungeranno inoltreBeirut il prima possibile per raffor-zare gli ospedali. La Francia è giàimpegnata» ha detto il presidenteEmmanuel Macron. Solidarietà eaiuti anche dalla Germania: «Offri-remo al Libano il nostro sostegno»ha detto il cancelliere tedesco Ange-la Merkel, secondo quanto ha resonoto via Twitter il portavoce del go-verno, Ulrike Demmer. «I nostripensieri sono per coloro che hannoperso i loro congiunti. Ai feriti au-guriamo una pronta guarigione».Anche la Turchia si è detta pronta ainviare al Libano «qualsiasi aiutoche sia in grado di fornire» ha dettoil presidente Tayyip Erdoğan in unatelefonata di condoglianze ad Aoun.«Tutte le nostre agenzie governativesono pronte a intervenire» ha sotto-lineato la presidenza turca. Secondo

il ministero degli Esteri di Ankara,tra i feriti «ci sono almeno due citta-dini turchi».

Anche il presidente della Repub-blica italiana ha inviato un messag-gio ad Aoun. «In questa dolorosacircostanza — scrive Sergio Mattarel-

la — ci stringiamo con affetto al-l’amico popolo Libanese. Il nostropensiero va alle numerosissime vitti-me della tragedia e alle loro fami-glie, mentre con viva speranza augu-riamo ai feriti una pronta e completaguarigione».

NEW YORK, 5. «Una catastrofe ge-nerazionale» a livello globale. Èl’allarme lanciato ieri dal segretariogenerale delle Nazioni Unite, An-tónio Guterres, nel presentare unrapporto sull’impatto della chiusu-ra di scuole, istituti e università peroltre un miliardo di studenti in al-meno 160 paesi e per oltre 40 mi-lioni di bambini che hanno persola possibilità di frequentare lescuole dell’infanzia. Il numero unodell’Onu ha invitato i responsabilipolitici di tutti i paesi a dare prio-rità alla riapertura delle loro scuolenon appena avranno controllato latrasmissione locale del coronavirus,avvertendo sulle gravi ripercussionidi chiusure prolungate sulle giova-ni generazioni. «Viviamo in un mo-mento decisivo per bambini e gio-vani in tutto il mondo. Le decisio-ni che i governi e i partner prendo-no ora avranno un effetto duraturosu centinaia di milioni di ragazzi,nonché sulle prospettive di svilup-po dei paesi per decenni», ha di-chiarato Guterres in un video mes-saggio pubblicato su twitter.

Secondo l’analisi dell’Onu, ilmondo stava già vivendo una «crisieducativa» prima della pandemia,con oltre 250 milioni di bambini inetà scolare nei paesi in via di svi-luppo che non frequentavano le le-

zioni e con solo un quarto deglistudenti delle scuole secondarieche portavano a termine gli studi.«Ora stiamo affrontando una cata-strofe generazionale che potrebbesprecare un incalcolabile potenzialeumano, minare decenni di progres-si e aggravare disuguaglianze radi-cate», ha avvertito Guterres.

Serve «un nuovo incontro col Van-gelo della fede, della speranza edell’amore» che «invita ad assume-re uno spirito creativo» per «tra-sformare le radici delle nostre infer-mità fisiche, spirituali e sociali».Con questo auspicio Papa France-sco ha inaugurato stamane — mer-coledì 5 agosto — un nuovo ciclo dicatechesi sul tema «Guarire il mon-do». Riprendendo le udienze gene-rali, dopo la pausa estiva del mesedi luglio, il Pontefice si è volutosoffermare sull’attualità della pan-demia da covid-19, accantonandomomentaneamente le precedenti ri-flessioni dedicate alla preghiera.

E proprio nel rispetto delle misu-re volte a contenere la diffusionedel contagio, il Papa ha continuatoa tenere l’udienza generale nella Bi-blioteca privata del Palazzo aposto-lico vaticano, senza la presenza di

fedeli. Nel farlo ha commentato ilbrano evangelico tratto da Marco 2,1-5.10-11, calandolo nella realtàodierna in cui il coronavirus causa«ferite profonde, smascherando lenostre vulnerabilità. Molti — ha os-servato in proposito — sono i de-funti, moltissimi i malati, in tutti icontinenti. Tante persone e tantefamiglie vivono un tempo di incer-tezza, a causa dei problemi so-cio-economici, che colpiscono spe-cialmente i più poveri».

Ecco allora la necessità di do-mandarsi «in che modo possiamoaiutare a guarire il nostro mondo,oggi»; come «guarire in profonditàle strutture ingiuste e le pratiche di-struttive che ci separano gli uni da-gli altri, minacciando la famigliaumana e il nostro pianeta».

Anche perché, ha assicuratoFrancesco, le risposte ci sono: «Il

ministero di Gesù offre molti esem-pi di guarigione», ha detto citando-ne alcuni; e la Chiesa — ha aggiun-to — «ha sviluppato alcuni principisociali... che possono aiutarci». Per-ciò — ha concluso — «nelle prossi-me settimane, vi invito ad affronta-re insieme le questioni pressanti chela pandemia ha messo in rilievo... Elo faremo alla luce del Vangelo,delle virtù teologali e della dottrinasociale», esplorando «come la no-stra tradizione sociale cattolica puòaiutare la famiglia umana».

PAGINA 8

LEONARD O SAPIENZA, ANTONIO TARALLO E CL AU D I A CA N E VA A PA G I N A 7

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

L’appello per l’Africa di un centinaio di intellettuali

Ora o mai più

PAGINA 3

di GIULIO ALBANESE

I l coronavirus è una sciagura perl’Africa. Non solo dal punto divista sanitario, ma anche per i

suoi drammatici effetti collaterali.I numeri confermano quello che

era già facile immaginare all’iniziodella pandemia.

La Banca mondiale (Bm), adesempio, prevede che l’economiacontinentale possa subire una con-trazione compresa all’interno di unaforbice tra il -2,1 e il -5,1 per cento,precisando che si tratterebbe della«prima recessione nel corso degliultimi 25 anni».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 giovedì 6 agosto 2020

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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POLITICO RELIGIOSONon praevalebunt

Città del Vaticano

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Gli esperti invitano a non abbassare la guardia e a individuare rapidamente i nuovi focolai

Rischio di una seconda ondatain molti paesi europei

Per ora la gestione resta ad Aspi

Genova, aperto al trafficoil ponte San Giorgio

BRUXELLES, 5. Il peso della pande-mia incombe ancora sui paesi euro-pei. Un po’ ovunque in Europa siconvive con l’incognita di un riacu-tizzarsi del “nemico invisibile” esull’entità di un’eventuale secondaondata che, stando ai segnali, si co-noscerà ben prima dell’autunno. Se-condo gli esperti sarà, dunque, ne-cessario non abbassare la guardia eavere la capacità di individuazionerapida dei focolai, così come impor-tante sarà continuare a rispettare lemisure di prevenzione per attenuareil rischio di una seconda ondata.

Il primo paese europeo a dichiara-re l’arrivo della seconda ondata èstato il Belgio. «È chiaro che è arri-vata la seconda ondata di covid-19.Il numero di infezioni è in crescita enon è un piccolo aumento. Non sap-piamo quanto durerà e quanto sali-ranno le curve», ha annunciato ieriSteven Van Gucht, presidente delcomitato scientifico sul coronavirusdell’istituto di Sanità del Belgio.

Al tempo stesso però Van Guchtha sottolineato come «questa secon-da ondata potrebbe non avere con-seguenze drammatiche» grazie allecontromisure messe in atto dal Con-siglio di sicurezza nazionale.L’esperto ha sottolineato inoltre lanecessità di «stabilizzare il numerodei ricoveri ospedalieri. Altrimenti sipotrebbe finire molto rapidamentenella direzione sbagliata». Secondogli ultimi dati diffusi dall’autorità sa-nitaria belga, il numero medio gior-naliero di nuove infezioni da corona-virus è salito a 517,1 tra il 25 e il 31luglio, con un aumento del 60 percento rispetto alla settimana prece-dente. Il dato complessivo dei con-tagi ha ora superato il tetto dellesettantamila unità, mentre i decessiper complicazioni legate al nuovocoronavirus hanno quasi raggiuntoquota diecimila.

La Germania, con 870 nuovi casipositivi nelle ultime 24 ore, torna adavvertire il pericolo di «vanificare isuccessi finora raccolti» come affer-mato dalla presidente dell’Asso cia-zione dei medici tedeschi MarburgerBund, Susanne Johna, secondo cui«ci troviamo già in una piccola se-conda ondata», anche se la crescita

non è paragonabile ai numeri dimarzo e aprile e gli ospedali sonopreparati ad accogliere i pazienti.

«L’equilibrio è fragile e possiamoricadere in ogni momento» versouna ripresa incontrollata dell’epide-mia da coronavirus: questo l’avverti-mento lanciato ieri dal Consiglioscientifico di Parigi — co ordinatorein Francia della lotta alla pandemia— che nell’ultimo bollettino ha rivol-to un nuovo appello ai cittadini af-finché rispettino le misure di sicurez-za. «L’avvenire dell’epidemia sulbreve termine è in gran parte nellemani dei cittadini», è il messaggiodel Consiglio Scientifico, eviden-ziando come «altamente probabile»una seconda ondata epidemica«questo autunno o in inverno».

Anche in Spagna la paura per unaseconda ondata è forte. Ben 1.178 so-no stati i nuovi contagi secondo l’ul-timo bollettino quotidiano, di cuimetà tra Madrid e Aragona.

Particolarmente preoccupante lasituazione in Romania, che con 1.232nuovi casi e 48 vittime nelle ultime24 ore, è il paese con i dati peggioriin tutta Europa. Le autorità di Buca-rest hanno introdotto nuove restri-zioni: nella capitale è obbligatoriol’uso della mascherina ancheall’aperto nel centro storico della cit-tà, nei mercati, nelle fiere e nelle sta-zioni dei mezzi pubblici.Persone con mascherina in una strada del centro di Bruxelles (Ansa)

ROMA, 5. Da ieri sera è riaperto altraffico il ponte San Giorgio diGenova, restituito finalmente aisuoi cittadini. A poco meno di dueanni dal crollo del Morandi è statocosì ricucito ponente e levante.

Dopo gli ultimi atti formali, con-trolli e adempimenti burocratici èstato dato il via libera all’ap erturadel viadotto, dove si sono formatele prime code di automobilisti

pronti a immortalare il momento.L’apertura è avvenuta con leggeroritardo a causa della asfaltatura inextremis di un piccolo tratto di via-dotto dopo la cerimonia di lunedìscorso.

Il sindaco e commissario straor-dinario per la ricostruzione del via-dotto sul Polcevera, Marco Bucci,ha restituito la gestione della strut-tura ad Autostrade per l’Italia(Aspi), in attesa di capire cosa de-ciderà il governo sulla concessione.Oggi, al Ministero dei Trasporti èprevista la messa a punto di unaparte consistente della concessioneautostradale. Un passo necessario,dopo il certificato di agibilità diAnas, per far riprendere la circola-zione dei mezzi su quel nastro lun-go 1.067 metri, fondamentali nonsolo per il traffico cittadino e inter-regionale, ma per l’economia ditutta Italia. Tra dieci giorni, sottoil ponte Genova San Giorgio, i fa-miliari delle 43 vittime si ritrove-ranno per ricordare i loro cari.

Ancora protestein Bulgaria

contro governoe procura generale

SOFIA, 5. Ancora tensioni in Bulga-ria, dove sono proseguite anche ieri— per il ventisettesimo giorno conse-cutivo — le proteste contro il gover-no. I manifestanti continuano achiedere le dimissioni del premierBoyko Borissov e del procuratoregenerale Ivan Ghescev e lo svolgi-mento delle elezioni anticipate. En-trambi sono accusati, dai dimostrantiantigovernativi, di fare gli interessidegli oligarchi e della mafia e nondei cittadini.

Proteste quotidiane si tengononon solo nella capitale Sofia, ma an-che in decine di altre città bulgare.Anche all’estero le comunità bulgarecontinuano a manifestare davanti al-le loro ambasciate. Nella capitaleSofia una tendopoli è sorta nellapiazza davanti alla sede del governo,bloccando l’incrocio nevralgico diOrlov Most (Ponte delle aquile),con gravi disagi nel traffico urbano enei trasporti pubblici. Al momento,fortunatamente, non si registranoscontri tra polizia e dimostranti, macinque dei manifestanti nelle tendo-poli hanno cominciato uno scioperodella fame.

Nelle proteste si sono schierateanche donne madri di bambini disa-bili, riunite nel movimento civile “Ilsistema ci uccide”, che nell’o t t o b re2018 organizzò proteste di massa peruna equa legislazione a tutela deibambini disabili. Le proteste nelPaese vanno avanti oramai da quasiun mese, in particolare, contro lacorruzione in politica.

Sottoposti ai test anti-covid i 350 migranti a bordo

La nave quarantena resta a Lampedusa

Controlli anti-covid sui migranti a Malta (Reuters)

Al via il voto anticipatoper le presidenziali in Bielorussia

Celebrati a Derryi funerali di John Hume

Si allargal’inchiesta

sui carabinieridi Piacenza

ROMA, 5. Si allarga l’inchiesta dellaprocura di Piacenza e della Guar-dia di finanza che ha portato all’ar-resto il 22 luglio scorso di sei cara-binieri accusati di aver messo inpiedi un sistema criminale che pre-vedeva arresti pilotati per seque-strare la droga e poi rivenderla at-traverso galoppini ai quali spettavail 10 per cento dei guadagni e poiminacce, botte e torture. Nel regi-stro degli indagati sono stati iscrittialtri militari, tutti all’interno del-l’Arma nella cittadina emiliana.

Dalla procura non arrivano con-ferme, ma secondo alcune fonti in-vestigative le posizioni dei nuoviindagati sarebbero più lievi e mar-ginali rispetto ai gravissimi reatiche invece vengono contestati a va-rio titolo a un gruppo di carabinie-ri in servizio alla stazione Levante.

Dopo gli interrogatori di garan-zia, e la decisione del giudice perle indagini preliminari, Luca Mila-ni di lasciare in carcere cinque ca-rabinieri e un sesto agli arresti do-miciliari, si continua dunque a sca-vare per scoprire chi potesse saperequalcosa dei metodi brutali, ma an-che dello spaccio di stupefacenti,che vengono contestati ad alcunimilitari. E decisive, in questo mo-mento delle indagini, dopo gli in-terrogatori di garanzia, sono tuttele dichiarazioni rese dalle tantepersone ascoltate in questi giornidagli inquirenti. Vi sono soprattut-to diversi presunti testimoni coin-volti, a loro dire, nelle vicende dispaccio o violenze accadute tra lequattro mura della stazione in viaCaccialupo, alcuni dei quali si so-no rivolti ai magistrati dopo avervisto le prime notizie sui giornali.

ROMA, 5. La nave quarantena Az-zurra di Gnv con a bordo 350 mi-granti resta al largo di Lampedusae non raggiungerà, per ora, Trapanicome annunciato ieri. Tra oggi edomani, con il calare del vento, tor-nerà ad attraccare al molo per com-pletare il trasbordo, fino a capienzamassima di altri ospiti ancoraall’hotspot di Lampedusa. L’obiet-tivo dell’operazione è allentare lapressione sul centro di accoglienzadi contrada Imbriacola, che ha su-perato di dieci volte la sua reale ca-pienza.

Ieri sera, il dipartimento Libertàcivili del ministero dell’Interno ave-va dato il via libera al trasferimentodella nave verso Trapani e non piùa Porto Empedocle — come si eraipotizzato in un primo momento —ma poi, dopo nuovi contatti fra so-cietà e dipartimento, la nave è ri-masta davanti all’isola.

Intanto, i 350 migranti — quasitutti tunisini — imbarcati ieri sonostati sottoposti a tampone rinofa-ringeo per accertare la positività alcovid-19. I risultati dei test sono at-tesi per oggi.

A causa delle avverse condizionimeteo marine, ieri mattina, eranostate sospese le operazioni di im-barco. Tuttavia, secondo quantoconfermato dalla Prefettura di Agri-gento, le operazioni riprenderannogiovedì fino alla capienza massimastabilita che è per 700 migranti,condizioni meteo permettendo.

Il mare mosso e le forti rafficheche soffiano nel Canale di Siciliahanno fermato per alcune ore an-che gli sbarchi sull’isola. L’ultimoarrivo è dell’altro ieri sera quando,dalla Libia, è giunto un barconecon decine di bambini e donne.

Proseguono, invece, gli arrivi inPuglia. Un moto-veliero di 15 metricon 84 migranti a bordo si è inca-gliato sugli scogli al largo di Galli-poli ed è stato intercettato da im-barcazioni della Guardia di finanzae della Capitaneria di porto. A bor-

do alcune famiglie con 11 donne e 3bambini di tre anni, provenienti daIran, Iraq, Somalia, Egitto e Paki-stan. I profughi sono stati visitatidai medici dell’Ufficio di sanitàmarittima e tra loro c’era anche unadonna incinta che, colta da malore,è stata portata in ospedale per ac-certamenti. Gli altri sono stati tra-sferiti al centro di accoglienza DonTonino Bello di Otranto (Lecce),dove saranno sottoposti a tampone.Due uomini di nazionalità turca,accusati di essere stati alla guidadell’imbarcazione, sono stati arre-stati.

Intanto, per far fronte all’emer-genza sbarchi, dal 10 agosto ripren-deranno i voli charter — i n t e r ro t t idurante il lockdown — per i rimpa-tri dei tunisini che sbarcano in Ita-lia. Lo ha fatto sapere il Viminale,sottolineando che i voli rispetteran-no gli accordi attualmente in vigorecon il governo di Tunisi: due aereia settimana ognuno con un massi-mo di 40 persone a bordo. D allaCommissione europea invece è sta-to comunicato che la lista di Paesiterzi sicuri per i rimpatri dei mi-granti, invocata ieri dal ministrodegli Esteri Di Maio, è un’opzioneche «sarà certamente valutata comeparte del nuovo pacchetto sull’Asi-lo». Intanto, il ministro dell’Inter-no italiano, Luciana Lamorgese fasapere che è «imminente» il raffor-zamento del contingente di militarigià destinato alla vigilanza dellafrontiera tra Italia e Slovenia.

DU B L I N O, 5. «Un’anima nobile» lacui fede cristiana «ha ispirato in-stancabili sforzi per promuovere ildialogo, la riconciliazione e la pa-ce tra il popolo dell’Irlanda delNord»: così, in un messaggio afirma del cardinale Pietro Parolin,segretario di Stato, Papa France-sco esprime il suo cordoglio per lascomparsa, avvenuta il 3 agosto, di John Hume, politico nordirlande-se e protagonista del processo dipace. Nel messaggio, letto durantei funerali di Hume, celebrati ogginella cattedrale di Sant’Eugenio di

Derry, il Papa si dice «rattristato»per la morte di Hume, vincitoredel Premio Nobel per la pace nel1998, e esprime vicinanza e pre-ghiera alla sua famiglia.

A presiedere la celebrazione l’ar-civescovo di Armagh e Primated’Irlanda, Eamon Martin, e il ve-scovo locale Donal McKeown.Quest’ultimo ha detto: «La voca-zione di Hume era quella di essereun operatore di pace per il benedegli altri. Grazie al suo passatopossiamo affrontare il futuro».

MINSK, 5. In piena campagna elet-torale, è iniziata ieri in Bielorussiala votazione anticipata delle elezio-ni presidenziali, in programma il 9agosto. In tutto vi sono 5.767 seggielettorali, di cui 231 presso centri dicura, strutture sanitarie e altri luo-ghi e 13 seggi elettorali in unità mi-litari. Lo riporta l’agenzia di stam-pa russa Interfax. Anche i cittadiniresidenti all’estero potranno votare.

Mentre il presidente in caricaAlexander Lukashenko si candidaal suo sesto mandato, la speranzadell’opposizione si concentra su

Svetlana Tikhanovskaja, al suoesordio in politica. La 37enne è di-ventata la principale candidata asfidare Lukashenko dopo che ilmarito Sergei Tikhanovskij, un no-to blogger, è stato arrestato.

Il presidente in carica, l’ex parla-mentare Anna Kanopatskaya, ilpresidente del Partito socialdemo-cratico bielorusso, il copresidentedell’associazione Tell the Truth An-drei Dmitriyev, e Svetlana Tikha-novskaya, sono stati registrati dallaCommissione centrale bielorussaper le elezioni il 14 luglio.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 6 agosto 2020 pagina 3

L’Onu a sei anni dal massacro perpetrato dall’Is

Ricostruire un futuroper gli yazidi L’appello per l’Africa di un centinaio di intellettuali

Ora o mai più

NEW YORK, 5. Ai primi di agosto disei anni fa gli uomini del sedicentestato islamico (Is) devastavano Sin-jar, una piccola città nell’Iraq nord-occidentale, vicina al confine con laSiria, uccidendo circa cinquemilapersone, tra cui donne e bambini.Secondo le Nazioni Unite, si è trat-tato di «una campagna sistematicadi distruzione della comunità yazi-da». Ieri, a sei anni dal massacro, ilrappresentante speciale delle Nazio-ni Unite per l’Iraq, Jeanine Hennis-Plasschaert, ha ricordato quella tra-

gedia e lanciato un appello alla co-munità internazionale.

Gli yazidi sono una piccola mino-ranza religiosa perseguitata dall’Ische vive tra l’Iraq, la Siria e la Tur-chia. In quell’agosto del 2014 oltrealle cinquemila vittime altre migliaiadi persone furono rapite, schiavizza-te e violentate. Ma nonostante que-ste atrocità commesse dall’Is, hasottolineato la Rappresentante Onu,«questa piccola comunità ha cercatodi preservare la sua cultura e la suaterra e difendere i propri diritti mal-grado le difficoltà». Gli yazidi «os-

sessionati dall’ombra di queste atro-cità, e scossi dalle attuali sfide poli-tiche, di sicurezza ed economiche,rimangono determinati a costruireun futuro migliore» ha aggiunto.Per questi motivi, la rappresentantespeciale ha esortato Baghdad ed Er-bil a raggiungere «senza indugio unaccordo per fornire a questa comu-nità assediata gli strumenti e l’am-biente giusto per ricostruire le lorovite». «La governance stabile e lestrutture di sicurezza sono basi es-senziali per la ricostruzione e la pro-sperità della comunità», ha dichia-rato. «Lo dobbiamo alle vittime. Lodobbiamo ai sopravvissuti. Lo dob-biamo al nostro comune senso diumanità», ha concluso.

Oggi sono circa 100.000 gli yaziditornati a Sinjar, nel nord dell’Iraq,ma non mancano le difficoltà perl’assistenza sanitaria e l’i s t ru z i o n e .Non ci sono più state notizie di cir-ca 3.000 donne e bambine rapite seianni fa.

Gli yazidi hanno fatto appello al-la Corte penale internazionale. Unodei volti più noti di questa loro bat-taglia è quello di Nadia Murad, 21anni, rapita dai miliziani e vittimadi stupri. Nadia è riuscita a scappa-re. Ha vinto il premio Nobel per lapace ed è ambasciatrice Onu per ladignità dei sopravvissuti alla trattadi esseri umani.

Deciso dal governo di New Delhi a seguito della crescente tensione

Coprifuo conella regione del Kashmir

Gli Stati Unitiinvieranno

una delegazionea Taiwan

WASHINGTON, 5. Gli Stati Uniti hannoannunciato ieri che invieranno una dele-gazione ufficiale a Taiwan, per la primavolta dal 2014, quando l'ex presidenteBarack Obama inviò la presidente del-l'agenzia per la Protezione Ambientale.L’ufficio statunitense responsabile dellerelazioni commerciali con Taiwan haconfermato che il segretario alla Saluteamericano Alex Azar guiderà la delega-zione. Nessun membro del governo Usadi così alto rango ha mai visitato l’isolada quando nel 1979 Washington ruppele relazioni diplomatiche con Taiwan(per stabilirle con la Repubblica Popo-lare Cinese), secondo quanto affermal’American Institute a Taipei. Non siconosce ancora la data precisa dell’inviodella delegazione. Non è stata neancheprecisata la natura dei colloqui.

La soddisfazione del Fondo monetario internazionale

«Un passo molto significativo» l’accordo sul debito in Argentina

Militari indiani a Srinagar (Epa)

Il direttore del Fmi Kristalina Georgieva con il ministro dell’economia argentino Martín Guzmán

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la

cavo eroicamente in quest’affare, ma: quale potrà essere la vita

della generazione che viene» (D. Bonhoeffer)

di GIULIO ALBANESE

I l coronavirus è una sciagura perl’Africa. Non solo dal punto divista sanitario, ma anche per i

suoi drammatici effetti collaterali. Inumeri confermano quello che eragià facile immaginare all’inizio dellapandemia. La Banca mondiale(Bm), ad esempio, prevede chel’economia continentale possa subireuna contrazione compresa all’inter-no di una forbice tra il -2,1 e il -5,1per cento, precisando che si tratte-rebbe della «prima recessione nelcorso degli ultimi 25 anni». Sempresecondo la Bm, la recessione del2020 aumenterà con ogni probabili-tà il tasso di povertà dell’Africa sub-sahariana di almeno due punti per-centuali, riportando il continente ailivelli di povertà del 2015 e cancel-lando cinque anni di progressi. Co-me se non bastasse, il famigeratocovid-19 sta mettendo a repentagliola sicurezza alimentare: le previsioniinfatti indicano che la produzioneagricola potrebbe contrarsi tra il 2,6per cento in uno scenario ottimisti-co e fino al 7 qualora fossero pro-crastinati i blocchi commerciali. Di

fronte a queste sfideche interpellano il con-sesso delle nazioni, nonè lecito stare alla fine-stra a guardare. A pen-sarla così è un centinaiodi intellettuali e accade-mici africani che hannopreso, per così dire,penna e calamaio perredigere una letteraaperta, indirizzata ai lo-ro capi di Stato eall’opinione pubblica ingenerale. Fin dalle pri-me battute il testo dellamissiva è diretto edesplicito. «La situazioneè critica. Non si trattadi fermare un’altra crisiumanitaria “africana”,ma di contenere gli ef-fetti di un virus che stascuotendo l’ordine delmondo, mettendo in di-scussione le basi dellavita comune». Ciò che sorprende,leggendo la missiva — che ha comeprimo firmatario il premio NobelWole Soyinka e altre eccellenze afri-cane tra cui lo scrittore senegaleseBoubacar Boris Diop e la poetessaivoriana Véronique Tadjo — non èsolo la grande lucidità nell’i n t e r p re -tare i segni dei tempi, ma anche esoprattutto la capacità di indirizzarealle classi dirigenti africane e allasocietà civile nelle sue molteplici ar-ticolazioni un messaggio straordina-riamente profetico. Leggendo il te-sto da cima a fondo si ha la nettaimpressione che s’intenda richiamarechiunque ad una decisa assunzionedi responsabilità nei confronti dellaCasa comune di cui ha scritto am-piamente Papa Francesco nell’enci-clica Laudato si’. D’altronde il coro-navirus ha messo a nudo i limitidell’attuale modello di sviluppo,evidenziando le distorsioni di unacrescita non sostenibile, di un mon-do pesantemente segnato dall’esclu-sione sociale e dunque diviso trauna minoranza che vive nel benesse-re e le masse impoverite nelle peri-ferie geografiche ed esistenziali delnostro tempo. Ecco il motivo percui il messaggio degli intellettuali edegli accademici africani va ben aldi là dell’urgenza sanitaria impostadalla pandemia che peraltro, inAfrica, è l’ultima di una lunga serie.A parte le tre “big ones” che sonoaids, malaria e tubercolosi, il conti-nente in questi anni ha visto di tut-to: dalle malattie tropicali neglettealla piaga di ebola. La convinzionedei firmatari è che «L’Africa devesvegliarsi e riprendere in mano ilproprio destino, alla luce delle enor-mi risorse materiali e umane di cuidispone. Le diverse forme di resi-lienza e creatività messe in campoin questi giorni da tanti giovaniscienziati e ricercatori africani sonola prova delle enormi potenzialitàdel nostro continente». Ma questonon basta: bisognerebbe concentrar-si, si legge nel documento «sullareale urgenza, che è quella di rifor-mare le politiche pubbliche, di farlelavorare a favore delle popolazioniafricane e secondo le priorità africa-

ne. In breve: è imperativo eviden-ziare il valore di ogni essere umano,indipendentemente dal suo status,andando oltre logiche di profitto,dominio o presa di potere». Proprioper questo motivo gli intellettuali eaccademici africani invocano uncambio di paradigma, nella consa-pevolezza che occorre guardare allacrisi causata dalla pandemia del co-ronavirus come un’opportunità perstimolare un «cambiamento radica-le». «La sfida con cui siamo chia-mati a misurarci — si legge nel pas-saggio conclusivo della missiva —non è altro che il ripristino della li-bertà intellettuale e della creativitàdel continente: in assenza di queste,qualsiasi discorso sulla sovranità sirivela inconcepibile. La sfida è rom-pere con l’outsourcing delle nostreprerogative sovrane, riconnettercicon configurazioni locali, abbando-nare l’imitazione sterile, adattare lascienza, la tecnologia e la ricerca alnostro contesto, ridisegnando le isti-tuzioni sulla base delle nostre speci-ficità e delle nostre risorse, adottan-do un quadro di governance inclusi-vo e uno sviluppo endogeno, percreare valore qui, al fine di ridurrela nostra dipendenza sistemica». Pa-role cariche di significati che invoca-no l’agognato cambiamento, met-tendo in evidenza la distanza che sipercepisce tra le classi dirigenti alpotere e i cittadini i quali vengonospesso penalizzati nel contesto dipolitiche predatorie, finalizzate allospoglio delle risorse naturali da par-te di multinazionali e gruppi finan-ziari. In questa prospettiva «i leaderafricani — si legge ancora nella lette-ra aperta — possono e devono pro-porre alle loro società una nuovaidea politica dell’Africa: è una que-stione di sopravvivenza e non di“prosperità retorica”. Sono necessa-rie serie riflessioni sul funzionamen-to delle istituzioni statali, sulla fun-zione stessa dello Stato e sulle nor-me giuridiche che distribuiscono ipoteri e definiscono il loro equili-brio. Possiamo ottenere di più separtiamo da idee rispondenti allerealtà in tutto il continente. La rea-lizzazione della seconda ondata del-la nostra indipendenza politica di-penderà dalla creatività politica edalla nostra capacità di assumerci laresponsabilità del nostro destino co-mune». La professoressa AmyNiang, una delle promotrici dell’ini-ziativa epistolare, docente presso ilDipartimento di relazioni interna-zionali dell’Università di Witwater-srand a Johannesburg, in Sud Afri-ca, in un’intervista all’emittente tele-visiva Al Jazeera, ha dichiarato:«Nell’appello, esortiamo i leaderafricani a pensare anche al di làdell’attuale crisi come sintomo diprofondi problemi strutturali chel’Africa deve affrontare per diventa-re un giorno sovrana e attore checontribuisce al nuovo ordine globa-le». Il messaggio è chiaro e ben mo-tivato perché l’Africa, per chi davve-ro la conosce e l’ama, da meridionea settentrione, da oriente ad occi-dente, dispone di straordinarie risor-se umane e materiali in grado dipromuovere un benessere condivisosu base egualitaria e nel rispettodella dignità personale. La missivasi conclude con un imperativo a dirpoco eloquente: «Non abbiamo piùscelta: abbiamo bisogno di un radi-cale cambio di direzione. Ora è ilmomento!».

SRINAGAR, 5. La tensione, già pal-pabile nei giorni scorsi, sta montan-do in queste ore in Kashmir dopo lanuova imposizione del coprifuocototale per oggi e domani: militari euomini delle forze di sicurezza pre-sidiano nuovamente le strade dellacapitale Srinagar con posti di bloc-co, filo spinato, transenne d’acciaio,con lo scopo dichiarato di impedireche il giorno dell’anniversario dellacancellazione dell’autonomia delJammu e Kashmir da parte del go-verno di New Delhi si trasformi inuna carneficina.

Un anno fa, il 5 agosto del 2019,il governo centrale indiano cancellò,con un decreto, l’autonomia dellostato himalayano, conteso da decen-ni tra l’India e il Pakistan, (che necontrolla una parte ma rivendica lasovranità su tutto il territorio), eabrogò la clausola della Costituzio-ne che garantiva alla regione unostatuto speciale. Da quel 5 agosto,gli otto milioni di abitanti del Kash-mir hanno vissuto il coprifuoco piùlungo della loro storia, 300 giorni,totalmente isolati dal resto del Paesee dal mondo, con il blocco di tuttele comunicazioni telefoniche, fisse emobili, e la sospensione di Internet;migliaia di persone sono state incarcere per mesi, e tra loro variecentinaia di attivisti ed esponentip olitici.

Alcuni, come Mehbooba Mufti,governatrice fino al 2018, si trovanoancora agli arresti domiciliari.

Quando la vita in Kashmir avreb-be potuto riavvicinarsi alla normali-tà, è arrivata la pandemia a rinchiu-dere tutti in casa.

Il coronavirus e il conseguentelockdown non hanno però riportatola pace in Kashmir: nonostante lapresenza massiccia di forze di sicu-rezza indiane, (sul territorio si con-tano ottocentomila tra agenti e mili-tari), i militanti separatisti hanno in-crementato la loro presenza, conscontri armati all’ordine del giorno;lo stesso governo di Delhi ha am-messo davanti alla Corte Supremache la violenza è in aumento:dall’inizio dell’anno a oggi 197 mili-tanti separatisti sono rimasti uccisi,oltre a 32 civili.

La decisione di Delhi di cancella-re l’autonomia dello Stato, un annofa, era stata accompagnata dallapromessa di nuove prospettive distabilità e sviluppo economico: mail Global Investment Summit, even-to annunciato dal governatore SatyaPal Malik per lo scorso ottobre, nonsi è mai tenuto; mentre, secondo laCamera di commercio e industria diSrinagar, già alla fine di dicembredel 2019 erano spariti più di mezzomilione di posti di lavoro.

BUENOS AIRES, 5. Il direttore delFondo monetario internazionale(Fmi), Kristalina Georgieva, si ècongratulata con il presidente ar-gentino Alberto Fernández e con icreditori privati internazionali peril raggiungimento dell’accordo sul-la ristrutturazione di oltre 66 mi-liardi di debito estero. Georgievaha definito l’intesa, raggiunta do-po estenuanti trattative duratequasi 4 mesi, «un passo molto si-gnificativo», aggiungendo di «at-tendere con ansia una conclusionepositiva nell’interesse di tutti».

Sin dall’inizio delle trattativel’Fmi ha affiancato il governo ar-gentino avallando principalmenteil criterio del ripristino della «so-stenibilità del debito» come prin-cipio guida dell’accordo. A questopunto il governo di Buenos Airesdovrà trattare proprio con l’Fm iper ridiscutere il prestito da 54 mi-

liardi di dollari concesso nel 2018al governo dell’ex presidente Mau-ricio Macri. Di questi sono stati ri-cevuti solo 44 miliardi di dollaridopo che Fernández, una volta as-sunto l’incarico, ha deciso di rifiu-tare i restanti 10 miliardi.

Il governo argentino «ha risoltoun negoziato impossibile nel mez-zo della peggior crisi economicache si ricordi e nel mezzo di unapandemia». Così ieri Fernándezha voluto commentare l’imp ortan-

te accordo che ha evitato al paesel’ennesimo default, sottolineandocome questo «permetta all’A rg e n -tina un risparmio di 33 miliardi didollari nei prossimi dieci anni». Ilpresidente argentino si è compli-mentato con il ministro dell’eco-nomia, Martín Guzmán, che haavuto il merito di «elaborare unastrategia corretta che ci permettedi rispettare l’obiettivo della soste-nibilità». Fernández si è poi rivol-to agli imprenditori, che «si trova-no adesso in uno scenario miglioreper pianificare i loro affari», conun appello a «costruire un capita-lismo all’insegna di un maggioreimpegno sociale».

Il Fondo monetario internazio-nale ha previsto per l’economia ar-gentina un ulteriore calo del 10per cento entro la fine del 2020,sia a causa della pandemia da co-ronavirus che dell’alta inflazione.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 giovedì 6 agosto 2020

Ennio Morricone e il Pontificio Consiglio della cultura

Musica, passionee missione

Nel giugno 2011 nell’atrio dell’Aula Paolo VI

è stata allestita una mostra in omaggio a Benedetto XVI

per il sessantesimo anniversariodella sua ordinazione sacerdotaleMorricone ha contribuitocon la prima pagina del suo spartito «Una croce»Sulla pagina il suono lascia una croce verticalevisiva, uditiva e cromatica

Professionalità e rispetto per l’etica

Un uomo capacedi scompigliare le carte

È morto Sergio Zavoli

di GABRIELE NICOLÒ

Univa cultura, passione, rigore eun’impeccabile professionalità. È morto,mercoledì 5 agosto a Roma, Sergio Zavoli,

giornalista, cronista, scrittore e politico. Aveva 96anni. Una carriera, la sua, quanto mai prestigiosa,costellata di ruoli e incarichi di elevataresponsabilità. Direttore del Gr, presidente dellaRai (dal 1980 al 1986), presidente della VigilanzaRai (dal 2009 al 2013): sono queste alcune delle“missioni” da lui svolte sempre con un profondosenso di responsabilità e spirito di servizio. Virtùsuggellate da un rispetto per l’eticadell’informazione, tratto qualificantedel suo operato.Concepiva la televisione pubblica come «unostraordinario mezzo di promozione della crescitaculturale e civile della società». E soleva rimarcareche «far conoscere i fatti è già un modo dirisvegliare le coscienze». Durante la sua presidenzaRai ebbero luogo la fine del monopolio televisivo ela nascita dell’emittente privata. Riguardo a taletemperie, dichiarò: «Fu un’occasione mancata». Asuo avviso la Rai avrebbe dovuto accettare la sfidae «distinguersi» per qualità e impegno.Nella lectio magistralis per la laurea honoris causaricevuta nel 2007 all’Università di Tor Vergata diRoma, Zavoli affermò: «Come trasmettere il sensodelle cose comunicate se, per garantirsi il consensodel pubblico, si è fatto largo il costume diprivilegiare l’effimero e l’inusuale, il suggestivo e ilviolento strumentalizzando e banalizzando persinola sacralità della vita e della morte?». Valutazione,questa, dettata dalla sua fiera avversione perl’informazione «enfatica, ammiccante, strumentale».Alla firma di Zavoli si legano inchieste e reportagetelevisivi di grande spessore umano e culturale.Basti pensare a Viaggio intorno all’uomo, a Nascita di

una dittatura e, in particolare, a La notte dellaRepubblica. Il programma andò in onda dal 12dicembre 1989 all’11 aprile 1990. Articolato indiciotto puntate, per una durata di 45 ore, furealizzato nell’arco di due anni. L’inchiesta siimpose quale puntuale ricostruzione dell’Italia delleeversioni, delle contestazioni e del terrorismo. Unnumero impressionante di esperti, testimoni eprotagonisti furono interpellati e sollecitati peraiutare a decifrare fenomeni complessi e tragiciquali le Br, i tentati golpe, le stragi compiute,insomma la strategia della tensione.Merita una menzione particolare Processo allatappa, storica trasmissione di commento, negli anniSessanta, al Giro d’Italia. L’obiettivo consisteva nelcompiere un viaggio «nel ventre della corsa»(queste le sue parole) in modo da scoprire e quindiraccontare con sobrietà le ordinarie, ma non perquesto meno significative, storie umane e socialidei gregari dell’Italia di allora. A raccontare talivicende furono coinvolti anche importantiintellettuali e scrittori, tra i quali figurano PierPaolo Pasolini e Alberto Moravia. Un giorno,nell’ambito di questo viaggio all’interno dell’Italiaumile e laboriosa, ebbe a dire: «Il mondo non èfatto di primi, vincitori e vincenti, ma di secondi,terzi, ultimi, di gente che arriva fuori tempomassimo pur sputando sangue».Nato il 21 settembre 1923 a Ravenna, il giovaneSergio era però cresciuto a Rimini, città cui rimasemolto legato. Tra i suoi amici più cari c’eraFederico Fellini: anche a lui sarebbe rimasto moltolegato. Proprio a Rimini, Zavoli aveva svolto ilproprio apprendistato di cronista con il “giornaleparlato”, una sorta di notiziario che, subito dopo laguerra, veniva trasmesso al megafono con l’ausiliodi un paio di amici. Fu questo il primo passo di uncammino giornalistico che si sarebbe rivelato neltempo di rara eccellenza.

di PIERO CODA

La notizia della morte improvvisa di Ser-gio Zavoli ci ha colti tutti di sorpresa,nonostante la sua età ormai avanzata.Perché, pur con gli inevitabili acciacchidell’età, guardava sempre avanti, con in-

teresse, curiosità, voglia di darsi da fare con entu-siasmo e fantasia per il bene dell’umanità. La suaamicizia — intensa, sincera, aperta — mi ha accom-pagnato negli ultimi 25 anni: da quando, ospite diuna fortunata trasmissione televisiva in Rai, C re d e renon credere, s’erano stabiliti una frequentazione e undialogo condotti sempre più in profondità e chehanno finito con l’abbracciare gli orizzonti più vastie impegnativi. Come testimonia il libro intervista SeDio c’è. Le grandi domande (2000), intorno al qualea lungo ci siamo affaticati.

Dire chi è stato Sergio Zavoli rischia il troppo oil troppo poco. Il troppo perché non amava i di-scorsi sopra le righe. Il troppo poco perché la suaavventura umana e culturale è stata immensa. Tantoda farlo diventare un testimone privilegiato di quel«viaggio intorno all’uomo» — come l’ha definito —documentato nell’instancabile impegno di dare laparola a uomini e donne che vivono in prima per-sona la questione e la profezia dell’oggi e di sem-pre. Un viaggio testimoniale, il suo, alla ricerca del-le «espressioni più gravi della “questione”, ma an-che dei minimi e più sottesi segnali del cambiamen-to». «Nel trascorrere degli anni — confessava — hoavuto, come tutti, anche delusioni e stanchezze;non, consapevolmente, la tentazione di aggirare larealtà nascondendola con le parole». No davvero.La penna, la regia, l’insegnamento di Zavoli nonl’hanno mai aggirata la realtà. Ma hanno costante-mente cercato e saputo trovare le parole giuste perdirla alla nostra coscienza. Segnando da apripista levie di un giornalismo e di una saggistica che nonindulgono alla moda, ma scompigliano le carte do-cumentando, al di là delle apparenze, la storia chein verità accade e i significati, presenti e ultimi,ch’essa implica e trascina con sé. Tutto, per lui, sta-va nel guardare “laicamente” a Gesù. Quante voltequesto tema tornava nelle nostre lunghe e appassio-nate conversazioni. Nel figlio dell’uomo ch’è Figliodi Dio la questione dell’uomo e la questione di Dio— diceva — s’incontravano definitivamente tanto dadiventare indissolubili.

Era troppo accorto e prudente per accontentarsidi facili ma alla fine maldestre, inutili e persinodannose risposte alla “questione”. Registrava invececon puntiglio i segnali di maturazione, di presa dicoscienza, di crescita. E riprendendo l’invito di Ma-rio Luzi richiamava alla reciprocità tra il Creatore ela creatura, e delle creature tutte tra loro: non solodegli umani. Perché — argomentava — a partire dal-le scelte e dagli stili di vita della quotidianità, sipuò stipulare «un trattato di pace con il pianeta»,ricominciando «da capo, dai fondamenti, ora checrollano gli edifici di cartapesta». Utopia la «civiltàdel meno», che in verità esige però un supplementod’anima, che egli intravedeva all’orizzonte come viaal cambiamento? No. Profezia: realistica e sofferta.Non per nulla amava citare Ernst Bloch: «La ragio-ne non può fiorire senza la speranza, la speranza

non può parlare senza la ragione». Per questo, ne-gli ultimi anni, la sua empatia e solidarietà di visio-ne nei confronti di Papa Francesco erano piene egioiose.

D all’amicizia personale con lui — che mi ha enor-memente arricchito — ne sono fiorite altre due. Laprima con Chiara Lubich, che incontrammo insie-me nel 1997, un’amicizia che si è espressa lungo glianni oltre che in una regolare corrispondenza epi-stolare, in eventi come l’intervista pubblica al Tea-tro Quirino di Roma il 3 dicembre 2001. Sino aquando, solo qualche mese or sono, scriveva unmagnifico pezzo per il Catalogo della mostra alle-stita a Trento per il Centenario della nascita diChiara. La seconda con la comunità accademicadell’Istituto universitario Sophia, di cui sono statopreside dal 2008 a quest’anno. Zavoli ne ha seguitonon solo con intima partecipazione ma direi comefosse uno di noi la nascita e le tappe di sviluppo.Fu a lui affidato il primo appuntamento delle«Cattedre di Sophia», poi pubblicato: R o v e s c i a rel’anima del mondo. Questione e profezia (2010). Maaveva già partecipato all’inaugurazione, il 1° dicem-bre 2008, consegnandoci questo testamento: «L’uo-mo è essenzialmente la sua relazione, dal momentoche nascendo ha già dentro la contestualità dell’al-tro, cioè di colui dal quale promana la sua stessaidentità, essendo tutti nati — seppure “a sembianzad’un solo”, come dice Manzoni — “da altri per glialtri”. L’altro, come memoria e come premessa diquella “tela apparentemente senza significato che èla storia”, per dirla con Goethe. Nella quale, inve-ce, ciascuno vale tutta l’umanità e deve risponderneper intero. Essendo ciascuno il liberatore di se stes-so anche nell’altro. E l’altro in ciascuno di noi».

Pubblichiamo l’articolo in uscita suln.3/2020 di «Culture e Fede», rivistaquadrimestrale del Pontificio Consigliodella cultura.

di RICHARD ROUSE

Gli anni Ottanta delloscorso secolo hannovisto il produttore ci-nematografico Fernan-do Ghia convincere

Ennio Morricone a scrivere la co-lonna sonora per il film di RolandJoffè Mission (1986). Quello stessodecennio ha visto Papa GiovanniPaolo II istituire il Pontificio Consi-glio della cultura, al fine «di dare(...) un impulso (...) nell’i n c o n t ro ,continuamente rinnovato, del mes-saggio salvifico del Vangelo con lapluralità delle culture, nella diversi-tà dei popoli, ai quali deve portare isuoi frutti di grazia». Il Consigliodedica la propria attenzione al rap-porto tra la fede cristiana e leespressioni più importanti della cul-tura, come l’economia, la scienza, losport, le comunicazioni e le arti,compresi il cinema e la musica; im-pegnandosi con i protagonisti dellecorrenti culturali contemporanee, laChiesa cerca di rendere presente ilmessaggio del Vangelo nel tessutoculturale della società.

È stata questa la riflessione allabase dell’incontro di Benedetto XVIcon gli artisti nella Cappella Sistinail 21 novembre 2009, che ha segnatoil decimo anniversario della L e t t e raagli artisti (4 aprile 1999) di Giovan-ni Paolo II e il quarantacinquesimoanniversario dell’incontro di PaoloVI con gli artisti (7 maggio 1964). Ilfine era quello di confermare l’ami-cizia con gli artisti e la loro capacitàdi rinnovare l’entusiasmo e la spe-ranza e di ispirare il sogno di undestino nella dignità, di attingere al-la capacità artistica di comunicare laricerca della bellezza autentica,dell’Altro, con l’invito ad andare ol-tre a ciò che è familiare e incontroagli altri.

Ennio Morricone, uno degli arti-sti invitati, non ha bisogno di tantepresentazioni: più di 400 colonnesonore per la televisione e il cinema,tra cui quelle per i film Per un pu-gno di dollari (1964), Il buono, ilbrutto e il cattivo (1966), Nuovo Cine-ma Paradiso (1988), C’era una voltain America (1984) e The Hateful Ei-

ght (2015). Quest’ultima nel 2016 gliè valsa un Academy Award, che èandato ad aggiungersi a quattroGrammy e sei Bafta, un Leoned’oro, altre cinque nomination agliOscar e un premio onorariodell’Academy (Oscar alla carriera)«per i suoi straordinari e sfaccettaticontributi all’arte della musica perfilm». Oltre alle colonne sonore, trale sue composizioni figurano ancheun centinaio di brani da concerto,che vanno dalla musica sperimenta-le d’avanguardia con il Gruppo Im-provvisazione di Nuova Consonan-za, brani sinfonici e concerti per or-chestra e tromba, cantate come le

Di fatto, il dialogo tra Morriconee il Pontificio Consiglio, si è svoltoper molti anni e attraverso una seriedi iniziative. È stato invitato a inter-venire a una assemblea plenaria incui i nostri membri e consultori sisono incontrati per riflettere su«Cultura della comunicazione enuovi linguaggi» (10-13 novembre2010), dove ha parlato della suaesperienza di lavoro su Mission nelcorso di una sessione intitolata «Ildialogo con un artista».

Ha raccontato l’«avventura discrivere» e la sua «sofferenza nelcreare e comunicare» prima di de-scrivere come tre temi musicali sisiano sviluppati in modo indipen-dente, ciascuno nell’isolamento delleproprie condizioni storiche, cosache ha conferito loro una forza radi-cata: Gabriel’s Oboe nella foresta,con un gesuita europeo trapiantatoche a fatica tira fuori un’identità euna melodia con abbellimenti ba-rocchi (mordenti, acciaccature e no-te di abbellimento); l’Ave MariaG u a ra n i composta in stile postcon-ciliare (tridentino) come motettonello stile di Palestrina o Montever-di, ma eseguito fuori dai canoni oc-cidentali classici dell’intonazione,del tempo e della vocalità; e la bar-carola ritmica, etnica, degli indioscon grida latine di sic clamant!.

Tutte e tre hanno in comune latonalità e la sensibilità del cantogregoriano e nel grande finale delfilm confluiscono in un’unità defini-ta dallo stesso Morricone come unarduo tentativo tecnico di triplicecontrappunto e una combinazionemiracolosa non cercata — quindiispirata — che gli è parsa comel’unità nella diversità delle tre per-sone della Trinità. Una tale ispira-zione profetica nasce dal realismo edall’esperienza e produce dialogoi n t e rc u l t u r a l e .

Il dialogo di Morricone con il di-castero è proseguito in altri modi. Èstato presidente di giuria della se-conda edizione del concorso inter-nazionale di composizione France-sco Siciliani, ormai giunto alla quin-ta edizione, e ha visto il Sanctus ag-giungersi alle opere precedenti (C re -do, 2012; Pater Noster, 2014; Kyrie2016; Gloria, 2018). E nel 2012 gli èstata conferita la medaglia del Pon-tificio Consiglio della cultura PerArtem ad Deum, che viene conse-gnata nell’ambito di una fiera inter-nazionale a Kielce, in Polonia.

9/11 Voci dal silenzio e la cantataVuoto d’anima piena (2008). Le suecomposizioni uniscono la sperimen-tazione e il neorealismo alla straor-dinaria capacità di coinvolgere ilpubblico attraverso la varietà e lamelo dia.

Una risposta all’incontro nellaCappella Sistina è giunta dagli arti-sti sotto forma di un Omaggio aBenedetto XVI per il sessantesimoanniversario della sua ordinazionesacerdotale nel giugno 2011.Nell’atrio dell’Aula Paolo VI è stataallestita una mostra con sessantaopere. Morricone ha contribuitocon la prima pagina del suo spartitoUna croce, che inizia con un tempodi adagio molto degli ottoni (dopo-tutto Morricone ha iniziato cometrombettista!) in una fragorosa con-fusione babelica prima che tuttal’orchestra li sovrasti per sole duebattute con un grido disarmonicostraziante. Poi la scialba fanfaracontinua la sua sospensione, sebbe-ne un po’ purificata. Sulla pagina ilsuono lascia una croce verticale —visiva, uditiva e cromatica.

Un’iniziativa che ha ricevuto ilsostegno del Dicastero è stata la pri-ma, il 10 giugno 2015 a Roma, dellaMissa Papae Francisci di Morricone,composta per il bicentenario dellaricostituzione dei gesuiti (1814) surichiesta dell’allora rettore del Gesù,Daniele Libanori (ora vescovo ausi-liare di Roma).

Tra gli altri eventi collegati aMorricone e patrocinati dal Dicaste-ro c’è stato un ciclo di lezioni con-certo all’Auditorium Conciliazione,che ha incluso una lezione su «Lamusica per il cinema dinanzi allarealtà storica: problemi della com-posizione nel nostro tempo». I su-periori hanno ricevuto numerosi in-viti a concerti, come quello organiz-zato dalla Provincia di Roma nel2007 per celebrare il suo Oscar allacarriera, con l’esecuzione della can-tata sinfonica in quattro parti Cantodel Dio nascosto, basata sulle operedi Papa Giovanni Paolo II. Ci sonostati anche un dramma musicalesulla figura di Paolo VI e numerosiconcerti locali con la sua musica, oda lui diretti, in grandi occasioniculturali, per esempio i cento annidel Comitato olimpico nazionaleitaliano o il concerto di Natale del2012 da Assisi, un evento televisivonazionale trasmesso ogni anno.

Infine, il 15 aprile 2019, nellachiesa di Sant’Agnese in Agone, du-rante un concerto della Passione se-condo Giovanni di Bach, il CardinaleGianfranco Ravasi ha consegnatosolennemente al Maestro la Meda-glia d’oro del Pontificato di PapaFrancesco «in riconoscimento delsuo straordinario e fecondo impe-gno artistico nell’ambito della musi-ca, linguaggio universale di pace,solidarietà e spiritualità». Il 6 luglio2020 il compositore Ennio Morrico-ne è venuto a mancare all’età di 91anni.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 6 agosto 2020 pagina 5

«Non superare le dosi consigliate» di Costanza Rizzacasa d’O rsogna

L’arte di trasformarela fragilità in forza

Un romanzo durissimo, coraggioso, necessario

zato, tanto è vero che molti cristiani acqui-starono i libelli (libellatici), si nascosero nellecampagne e, dopo le persecuzioni, tentaronodi rientrare nelle comunità cristiane (lapsi).

Le vittime, comunque, furono numerosee alcune anche celebri, come Fabiano di

Quella terribile estate del 258Quando sotto Valeriano subirono il martirio Sisto II vescovo di Roma e Cipriano presule di Cartagine

Sono pagine che invitanoa guardare in faccia il bullismo quotidianoora strisciante, ora macroscopico ma comunque sempre violentoÈ il bullismo dei bambinima è anche e soprattutto il bullismo degli adultiRicordando che senza il secondo non ci sarebbe il primo

Particolare dalla copertina

Un secondo edittosancì poi la pena di morteper chi rifiutava il sacrificioE la confisca dei beninon solo alla gerarchia ecclesiasticama anche a cavalieri e senatori

Callisto, dove il pontefice martire è sepoltonella cosiddetta “cripta dei papi”, imprezio-sita da un carme damasiano, ora perdutoche, nei solenni esametri eroici, ricorda la fi-ne cruenta del “papa buono”.

Insieme a Sisto furono trucidati i quattrodiaconi Gennaro, Vincenzo, Magno e Stefa-no, a cui si aggiunsero Felicissimo ed Agapi-to sepolti nelle catacombe di Pretestato sullavia Appia Pignatelli, nella cosiddetta Spelun-ca Magna, laddove si conserva un altro pre-zioso carme fatto incidere da papa Damaso

Richard de Montbaston e collaboratori. Vite dei Santi. Martyre de saint Sixte II et de ses diacres (Fol. 96v, XIV secolo)

di FABRIZIO BISCONTI

Le grandi persecuzioni nei confron-ti dei cristiani si snodano durantetutto il III secolo e si arrestanoagli esordi del I V, con il celebreeditto di tolleranza emanato a

Milano da Costantino nel 313. Nel cuore delIII secolo Decio, proprio nel 250, diffuse uneditto che intimava a tutti i cittadini dell’im-pero romano di offrire un sacrificio agli deie allo stesso imperatore. Questa pratica do-veva essere certificata da documenti scritti, icosiddetti libelli, alcuni esemplari dei qualisono stati recuperati in Egitto. Il rifiuto delsacrificio comporta l’arresto, la tortura e lacondanna a morte, ma il fine di questo prov-vedimento non mirava tanto al martirio, maall’apostasia, che comportava il sacrificio for-

Roma, Babila di Antiochia e Alessandro diG e ru s a l e m m e .

Al tempo di Valeriano, già nel 257, fuemesso un primo terribile editto che impo-neva il sacrificio ai vescovi, ai presbiteri e ai

(366-384) dal raffinatissimo calligrafo FurioDionisio Filocalo.

Dopo qualche giorno, il 10 agosto, fu uc-ciso anche l’arcidiacono Lorenzo, sepolto

nelle catacombe di Ciriaca sulla viaTiburtina, laddove fu costruita

una maestosa basilica già al tem-po di Costantino, a cui si af-

fiancò lo splendido edificio diculto commissionato da pa-pa Pelagio II (579-590), resoancora più solenne daOnorio III (1216-1227), cheinvertì l’orientamento delcomplesso monumentale.

La terribile estate del258 si chiude con il mar-

tirio di Cipriano di Carta-gine. Scampato alla perse-cuzione deciana, il presuleafricano affrontò il marti-

rio, in seguito al secondoeditto di Valeriano. La matti-

na del 14 settembre — come ri-cordano gli Atti e il biografo Pon-

zio — Cipriano fu processato presso ladimora di un certo Sesto, dove si era riu-

nita una grande folla. Il vescovo si rifiutòdi sacrificare agli dei pagani. Il proconsolelesse la terribile sentenza e lo condannò amorte. Fu gettato a terra, si inginocchiò perpregare, si tolse la dalmatica e attese il car-nefice. Si bendò con l’aiuto di un presbitero

Già nel 257 era stato emanato un primo edittoche imponeva a vescovi, presbiteri e diaconidi fare sacrifici in onore degli deie dello stesso imperatore

«Sbrigati a trovare la tua voce», dice un professore a Matildeintroducendo la variabile tempoche nella sua storia ha un senso particolarissimoE se lei probabilmente l’ha trovatanoi lettori sicuramente l’abbiamo sentita

la confisca dei beninon solo alla gerar-chia ecclesiastica, maanche ai cavalieri eai senatori che si fos-sero avvicinati allanuova religione.

In questo clima diterrore si calano lefigure di Sisto II ve-scovo di Roma e diCipriano presule diCartagine. Il ponte-fice romano si eraimpegnato a far su-perare la questionedei lapsi, che divide-va la Chiesa di Ro-ma e la Chiesa afri-cana, circa l’ammis-sione al battesimo dicoloro che avendopeccato di apostasiae volevano rientrarenella comunità. Eb-bene Sisto II, ricor-dato come bonus et

Particolare della lunetta con rappresentazione di san Lorenzo (V secolo,Mausoleo di Galla Placidia, Ravenna)

Purtroppo nei primi giorni del 258,nell’ambito dei provvedimenti scaturiti dalsecondo editto di Valeriano, che mirava a“d e c a p i t a re ” la più alta gerarchia della chiesacristiana, Sisto II finì nel mirino della polizia

di GIULIA GALEOTTI

Tremendo e durissimo, co-raggioso, necessario egrondante d’amore: è tut-to questo Non superare ledosi consigliate (Milano,

Guanda 2020, pagine 256, euro 18),primo romanzo di Costanza Rizza-casa d’Orsogna. Un libro difficile dad i m e n t i c a re .

«Non c’è un problema che un far-maco non curi, mamma lo dice sem-

È un romanzo coraggioso, Nonsuperare le dosi consigliate. Senza na-scondere nulla, Rizzacasa d’O rsognaè chirurgica nel raccontare tanti annidi disturbi alimentari, le difficoltà e itraumi causati da una malattia che ipiù ancora non riconoscono cometale. Bollandola semplicemente comeuna mancanza di volontà, gravissimovizio per la società di oggi.

Oltre che terribile e coraggioso,Non superare le dosi consigliate è unlibro necessario. Innanzitutto perché

malattia è una malattia, questa perònon esaurisce l’individuo. «Io nonsono la mia malattia — ci ricordaMatilde — Il mio peso non c’entranulla con il mio valore». Del resto,già con il libro per bambini Storia diMilo, il gatto che non sapeva saltare(Guanda, 2018), Rizzacasa d’O rso-gna aveva cercato di raccontare aipiccoli il valore di quello che si èben al di là dei propri limiti, e l’artedi trasformare la fragilità in forza.

Rivolgendosi ora agli adulti, tra itanti temi che emergono dal raccon-to di Matilde vi è la questione di ri-definire l’origine del problema, perproporre una narrazione — e quindiuna storia di sé — che piaccia di piùal prossimo. Nella serie televisivastatunitense Special, il protagonistaRyan, un ventottenne con una para-lisi cerebrale dalla nascita, per farsiaccettare racconta di aver subito iltrauma a seguito di un incidente au-tomobilistico. Matilde, arrivata auno dei suoi massimi picchi di peso,

si inventa problemi di salute. «Se di-ci che hai un problema di tiroidenon è dipeso da te, non è colpa tua,chi lo sa non ti bullizza».

Ryan, Matilde: al di là delle diffe-renze tra le due storie, perché deve

professionali, Matilde scivola. Ed èproprio questo suo essere ancora incammino la forza del libro. «E se vidicessi che (…) sono ancora lì? Chevuol dire normale?». Non è la storiadi una vittoria Non superare le dosi

La sua famiglia sgangherata, proble-matica, con tantissime colpe; eppurenon c’è mai una nota di odio, di re-criminazione quando invece imputa-re tutto a chi indubbiamente di erro-ri ne ha compiuti, sarebbe stato faci-le e comodo. Ma sarebbe stata unascorciatoia. Matilde invece sta cer-cando di vivere la sua vita — tutta,con coraggio ed enormi difficoltà.

«Sbrigati a trovare la tua voce», ledice un professore, introducendo lavariabile tempo che nella storia diMatilde ha un senso particolarissi-mo. E probabilmente, annaspandotra salite e discese, Matilde la suavoce l’ha trovata.

Sicuramente noi lettori l’abbiamosentita. Perché se la letteratura aiutaa individuare la propria strada, aiutaanche a incrociare quella degli altri.«Perché nessuno vuole entrare nellatesta di una persona grassa, cosa te-mete di trovarci?»: questo romanzoaiuterà, e molto, a suggerire un nuo-vo sguardo.

pre. A casa nostra non si parla, siprendono medicine. Così lei mi dà ilDulcolax ogni sera perché sono unabambina grassa. Due compresse,quattro, otto. E io non so che lega-me ci sia tra il Dulcolax e una bam-bina grassa, visto che non dimagri-sco». Matilde ha 8 anni quando laconosciamo: madre bulimica, padreimmobile, fratellino che la sorellagrande imparerà a scoprire, a scuolala bambina elemosina biscotti, a casaruba il pane tra sensi di colpa che lefanno sognare il taglio della mano.Da lì sarà sempre una lotta a salire ea scendere; a cercare la propria stra-da e la propria storia tra successi edipendenze, grande talento, sconfitteed enormi vuoti.

invita a guardare in faccia il bulli-smo quotidiano — ora strisciante, oramacroscopico ma comunque sempreviolento. È il bullismo dei bambini,ma è anche e soprattutto il bullismodegli adulti. Ricordando che senza ilsecondo non ci sarebbe il primo, an-che se tanti grandi si scandalizzanodi quello che fanno i piccoli, laddo-ve quello che i piccoli fanno è —semplicemente — imitarli. Del resto,anche in questo la famiglia è la cel-lula di molte situazioni: del disagiodelle vittime e della violenza dei car-nefici, in una contrapposizione mol-to più intrecciata e complessa diquanto non vogliamo raccontarci.

Quello verso le persone sovrappe-so è un bullismo riconducibile anche

alla distorta idea chechi è obeso se lo siacercato. «Perché il bul-lismo è perdonato —scrive Rizzacasa d’O r-sogna — se a scatenarloè il tuo peso. Come sela g di grasso fosse unalettera scarlatta. E allo-ra abbozzi e dici: “Hairagione” o “Capisco”.Abbozzi, e vai a pian-gere a casa. (…) “Manon puoi dimagrire, co-sì non t’insultano più?”.Solo che non è quello ilpunto».

Il punto è la necessi-tà di restituire alle coseil loro nome. E se una

consigliate, e per fortuna perché sia-mo un po’ stanchi di storie di vin-centi. A 46 anni Matilde si congedadai lettori mentre è ancora in cam-mino.

Nella storia di questa donna col-pisce anche l’amore che prova e con-tinua a provare per la sua famiglia.

essere necessario cambiare la narra-zione di noi stessi per farsi accettarenon tanto in quello che siamo real-mente, ma in quello a cui gli altrivorrebbero inchiodarci, un poverodisabile, una ragazza obesa?

Matilde fatica, annaspa, brancola;anche quando ottiene grandi risultati

pacificus sacerdos da Ponzio, biografo di Ci-priano (Vita di Cipriano 14), riuscì a portarepace nelle Chiese divise escogitando un bat-tesimo particolare per i lapsi, ungendoli conil crisma, senza procedere ad un vero e pro-prio battesimo.

Vetro doratocon Sisto II,Cipriano di Cartaginee Lorenzo (IV secolo,Museo del Bargello, Firenze)

e un diacono. Fu ucciso ed esposto per ungiorno per soddisfare la curiosità dei paga-ni. Nella notte i fratelli lo condussero al ci-mitero di Macrobius Candidianus, illuminan-do l’oscurità con torce e lucerne e accompa-gnando verso la sepoltura il vescovo che,per primo, a Cartagine ottenne la coronadella vittoria.

diaconi e che prevedeva il divieto di culto edi riunione e il sequestro delle chiese e deicimiteri. Nel 258, un secondo editto sancì lapena di morte per chi rifiutava il sacrificio e

imperiale. È lo stesso Cipriano diCartagine a raccontare l’episo dio,in una lettera inviata a Successo,vescovo di Abbir Germaniciana:«Vi comunico che Sisto ha subitoil martirio con quattro diaconi il6 agosto, mentre si trovava nellaregione del cimitero» (Epistula I,30). Quest’ultimo deve essereidentificato con il cimitero di San

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 giovedì 6 agosto 2020

Ricordo del vescovo Lorenzo Chiarinelli

Maestro di amiciziae di libertà

Cattolici ed evangelici tedeschi a 75 anni da Hiroshima e Nagasaki

Per un futurosenza armi nucleari

Campagna della Conferenza episcopale in Germania

Una mano a chi soffreBE R L I N O, 5. Una campagna culminante con una «Domenica di preghiera edi solidarietà» per le vittime del coronavirus è stata indetta dalla Chiesa inGermania e rivolta a tutto il mondo per il prossimo 6 settembre. L’iniziati-va è sostenuta da Conferenza episcopale tedesca, diocesi, organizzazioniumanitarie internazionali e da congregazioni religiose. Cuore della campa-gna è una raccolta speciale che sarà effettuata proprio nel corso delle cele-brazioni del 6 settembre mentre il materiale per la preparazione dell’even-to sarà inviato direttamente alle parrocchie, con le indicazioni liturgichedisponibili sul sito web dell’episcopato. Nella settimana che precede la do-menica di preghiera e solidarietà, la Chiesa tedesca svilupperà programmidi azione sul tema mettendo in luce come il coronavirus possa colpire tut-ti, in ogni parte del mondo. I proventi della raccolta saranno utilizzati perla realizzazione di progetti e opere che vedono la Chiesa impegnata in va-rie parti del mondo grazie anche all’aiuto di partner internazionali.

BE R L I N O, 5. Una campagna mon-diale di sensibilizzazione per unpianeta in futuro privo di armi nu-cleari, che non sono «fantasmi dellastoria» e «la riapertura di dialoghidi fiducia con la volontà politica dicambiare», primi passi verso unmondo libero da guerre e distruzio-ni. È quanto hanno chiesto allaclasse politica, in una dichiarazionecongiunta in occasione del 75° anni-versario delle bombe atomiche suHiroshima e Nagasaki, il vescovo diHildesheim, Heiner Wilmer, presi-dente della commissione Iustitia ePax della Conferenza episcopale te-desca, e il pastore Renke Brahms,membro della Commissione per lapace del Consiglio della Chiesaevangelica tedesca (Ekd).

Ricordando le devastanti defla-grazioni che il 6 e 9 agosto 1945 di-strussero le due metropoli giappo-nesi, con oltre 250 mila morti, vitti-me «di una guerra senza speranza edell’inferno del nucleare» con emis-sioni radioattive ancora presenti sulsuolo e nell’atmosfera, nella dichia-razione si ribadisce come «il primoe significativo segno dovrebbe esse-re l’accettazione e la ratifica delTrattato di non proliferazione nu-cleare delle Nazioni Unite anche daparte della Germania». Guardare alpassato, sottolineano i firmatari deldocumento, «è un avvertimento pernoi nel presente e per il futuro» eciò è particolarmente vero in unmomento in cui si sperimenta la«fatale deregolamentazione degliaccordi internazionali sulle armi nu-cleari». Una tendenza che porta ainevitabili preoccupazioni, poiché siassiste alla pratica «di modernizzarei sistemi di armi nucleari esistenti alfine di mantenerli operativi o adat-tarli ai mutevoli scenari di minac-cia»: attualmente nel mondo esisto-no ancora sedicimila testate «chestanno acquisendo un’imp ortanzastrategica sempre maggiore», si evi-denzia nella nota che sottolinea co-me ad esse si siano aggiunti anchenuovi pericoli come la guerra ciber-netica, il terrorismo e i conflittic o m m e rc i a l i .

Il ricorso al nucleare non comeenergia sfruttabile per il progressodell’umanità ma come arma di di-struzione di massa è pertanto etica-mente ingiustificabile, immorale eun crimine contro le persone e laloro dignità, stigmatizza la dichiara-zione ricordando le parole pronun-ciate da Papa Francesco in occasio-ne della visita a Hiroshima duranteil viaggio apostolico in Giapponenel novembre scorso. Qui, in questaterra, ancora si fa fatica a riprender-si dall’altro grave disastro nucleare,quello avvenuto nella centrale diFukushima l’11 marzo 2011, il qualeha causato uno tsunami in grado di

sommergere centinaia di chilometriquadrati di terreno, uccidendo, se-condo alcune stime, più di ventimi-la persone e costringendone cento-ventimila all’evacuazione. E anchein tale occasione le Chiese cristianenon hanno fatto mancare il loro ap-porto con forum organizzati nelPaese del Sol levante al fine di sen-sibilizzare politica e società sullanecessità di mettere al bando lecentrali nucleari. In uno di essi,svoltosi qualche mese fa, il pastoredella United Church of Christ inJapan, Naoya Kawakami, segretariogenerale della Rete di soccorsodell’Alleanza cristiana di Sendai,“Touhoku Help”, ha raccontato ledrammatiche conseguenze del-l’esplosione: «Ho fatto più di 700visite e incontrato oltre 180 madri ecirca venti padri, che hanno riscon-trato anomalie nei loro figli dal2011. A oltre 273 bambini è statodiagnosticato il cancro alla tiroide emolte madri sono in profonda an-sia. Il nostro ruolo — ha proseguitoKawakami — è testimoniare. I pa-stori che sono rimasti a Fukushimacon i sopravvissuti senza voce cistanno mostrando la Chiesa comecorpo della risurrezione di Gesù,con tante ferite e debolezza. Coloroche soffrono restano di solito inuna silenziosa agonia e la maggiorparte delle persone non li ascoltamai».

Occorrono più di centomila anniper la scomparsa pressoché totaledelle scorie radioattive, ha spiegatoin quell’occasione un sacerdote del-la Nippon Sei Ko Kai, la Comu-nione anglicana in Giappone. «So-lo questo dovrebbe bastare — ha os-servato — per motivare l’ab olizionedelle centrali nucleari. L’insistenzasul loro riavvio sembra solo legata aottenere sempre più denaro e pro-fitti. Come cristiani, e per vivere co-me esseri umani, non possiamo pe-rò permetterci di ignorare il proble-ma ma adoperarci ogni giorno perrisolverlo».

†La Congregazione delle Cause deiSanti partecipa al grave lutto del Rag.Giuseppe Corradini, Officiale del Di-castero, per la morte della cara mam-ma

Signora

LUCIANA VALENTINIed eleva preghiere di suffragio a Dio,datore della vita, affinché la accolganel suo Regno di luce, in compagniadei Santi e dei Beati.

Città del Vaticano, 5 agosto 2020

Il messaggiodel segretario di Stato

di LUIGI AC C AT T O L I

Mi piace ricordare il vescovo LorenzoChiarinelli — che è morto lunedì 3 ago-sto a 85 anni — come un maestro di ami-

cizia e di libertà. Amavo la sua amicizia, dellaquale ho potuto godere per più di mezzo secolo;e sempre ho ammirato il suo modo di essere li-bero, pur nei ruoli gravosi che si è trovato a svol-g e re .

Conoscevo don Lorenzo da molto prima chefosse vescovo, da quando eravamo giovani nellaFuci. Lettore colto e aggiornatissimo, animatoredi convegni e dibattiti, predicatore di ritiri, sve-glissimo vescovo prima di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, poi di Aversa e infine di Viterbo, at-tivo quant’altri mai nella Cei a redigere catechi-smi, a presiedere il Comitato delle settimane so-ciali. Autorevole nelle Congregazioni romane deisanti e dei vescovi. Autore di lettere pastorali, diarticoli, di poesie, di opuscoli che meritano d’es-sere riuniti e studiati. Non voglio ricordarlo, ora,per il magistero di vescovo che ha svolto ma perla figura cristiana che ha incarnato. Una figura,come dicevo, amicale e libera. A tutti amica e atutti parlante.

In claritate liber in caritate servus (“libero nellachiarezza servo nell’a m o re ”) era il suo motto epi-scopale, giocato sul suono del cognome Chiari-nelli (interpretato come claritas, cioè “schiettez-za”) e mirato all’intento d’essere “a m o re v o l m e n t e

schietto” con tutti, pagando se necessario il prez-zo della schiettezza. A quell’impegno egli è potu-to restare fedele nei decenni grazie anche a unapreparazione culturale e a una simpatia umananon comuni che l’hanno aiutato a navigare tra itanti scogli senza patire troppi danni, aspirandosempre a una modalità più sobria di fare Chiesa,che lasci maggiore spazio al soffio dello Spirito.

Nel dicembre del 2010, dopo quasi trent’annidi episcopato, è sceso serenamente dalla cattedraed è tornato tra il popolo e quello che perse inveduta dall’alto mi confidò d’averlo guadagnatoin vicinanza amicale. Quando la rivista «IlRegno» gli chiese nel settembre del 2012 un con-tributo sul ruolo dei vescovi emeriti quel guada-gno gli dettò parole come «finalmente libero»che prendeva da Martin Luther King e «gioiadella libertà» che cavava dal proprio sacco e fa-ceva lievitare fino a un’altra equivalente e piùcolma che era «gioia dello Spirito». Sempre inquel testo per «Il Regno» prendeva spunto dallalibertà dell’emerito per augurare a tutti una vitaecclesiale «come relazione aperta, fiduciosa, fra-terna; come incontro con il cuore delle persone,senza diffidenze, sospetti, doppiezze». Ma erarealista nella valutazione della difficoltà dell’im-presa: «L’onda fresca della vita, che è grazia, ègioia, è Spirito Santo, trova spesso resistenze,ostacoli, ostruzioni, dove l’organismo si irrigidi-sce e l’autoreferenzialità (o anche il calcolo)trionfa».

Il senso dell’umorismo l’ha aiutato a sviluppareuna vasta pedagogia discorsiva e relazionale chegli ho visto svolgere in presa diretta con i gruppi,le assemblee, i singoli appartenenti ai “p op oli”che gli furono successivamente affidati. Facendo-gli visita nelle tre diocesi capitava di vederlo unmomento mescolarsi alla folla della navata e unaltro momento andare all’ambone. Mi attiravaquesta sua attitudine a porsi come cristiano congli altri cristiani e non solamente come vescovo

per loro: quando, deposti i paramenti, colloquia-va con gli uomini e le donne che aveva intorno,prendendo spunto dalla varietà della vita, dall’at-tualità, dalle parole altrui. Per questa via gli eraspontaneo trovare l’approccio giusto al cuore del-le persone e donare una parola a chi l’attende: Padre, dimmi una parola è il titolo di un suo li-bretto (Dehoniane, Bologna, 2007) che raccogliegli spunti domenicali pubblicati per anni ognidomenica sul supplemento «Lazio 7» del quoti-diano cattolico «Avvenire». Da viceassistente na-zionale della Fuci — fu lì che lo conobbi — e poida assistente nazionale dei laureati cattolici e delMovimento ecclesiale di impegno culturale(Meic) e infine da vescovo si è sempre battutoper questa “conversione pastorale” della Chiesaispirata a relazioni di fraternità. Chiarinelli era fe-lice dell’insistenza di Francesco sull’uscita, lefrontiere, le periferie: «Provocazioni che spingonoa mettere in crisi molti assetti consolidati nellavita pastorale». Amava raccordare il “buonasera”di Papa Bergoglio al “Buon giorno, buona gente”di Francesco d’Assisi a Poggio Bustone nel 1209.

Voglio infine ricordare che il vescovo Lorenzoamava gli uccelli notturni e li raccoglieva in effi-gie. Ne aveva più di un centinaio sulle mensole,sulle scrivanie, sulle librerie delle sue successiveabitazioni, riprodotti in vetro e resine colorate,scolpiti nel legno e nella pietra, modellati in ter-recotte: civette e barbagianni, allocchi, gufi. Spie-gava ai visitatori che gli uccelli notturni «veglia-no e scrutano nella notte» e li aveva presi a para-bola dello sguardo scrutante del cristiano nellanotte del mondo. Così aveva proposto quella pa-rabola nella più bella delle sue poesie: «Signore,che ami la notte: / a me desta oscuro stupore lanotte. / Ma amo gli uccelli notturni, / perché nel-la notte sanno vedere, / hanno occhi capaci / dipenetrare la tenebra fitta. / Di questi occhi / oggic’è grande bisogno».

Pubblichiamo il messaggio di cordoglio che il car-dinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in data4 agosto, ha indirizzato al vescovo di Viterbo,monsignor Lino Fumagalli.

Appresa la notizia della scomparsa di monsi-gnor Lorenzo Chiarinelli, vescovo emerito diViterbo, il Santo Padre partecipa spiritualmen-te al lutto che colpisce codesta comunità dio-cesana, come pure la diocesi di Rieti, di cui fugeneroso presbitero, e l’intera Chiesa italianache vedeva in lui una figura di eccelsa caraturaculturale, teologica e spirituale. Papa France-sco ricorda il solerte e fecondo servizio allaChiesa e alla Santa Sede del compianto presu-le, che nel corso della sua lunga vita è statopastore sollecito e, premuroso, maestro di fede,testimone di speranza e artefice di carità sem-pre accanto alla gente con umiltà e delicatezzad’animo. Sua Santità implora dal Signore perl’anima di così zelante vescovo il premio eter-no promesso ai fedeli servitori del Vangelo e dicuore imparte la confortatrice benedizioneapostolica alla sorella Anna, agli altri familiari,ai tanti estimatori del caro defunto, come pureai presenti tutti al rito funebre. Aggiungo lemie personali condoglianze, assicurando un ri-cordo nella preghiera.

Il cardinale arciprete Ryłko per la festa della dedicazione di Santa Maria Maggiore

Quel fazzoletto che asciuga le lacrime dei sofferenti«In questi tempi difficili di pande-mia che dilaga nel mondo» è prov-videnziale partecipare del «misteropiù profondo» custodito a SantaMaria Maggiore, quello cioè di po-tersi rivolgere con cuore fiduciosoalla madre che Gesù sulla croce haaffidato a ogni uomo. Lo ha sottoli-neato il cardinale arciprete StanisławRyłko nel giorno della memoria li-turgica della dedicazione della basi-lica liberiana. Nella mattina del 5agosto, il porporato ha infatti cele-brato la messa, durante la quale — alcanto del Gloria — con la tradiziona-le pioggia di fiori è stata ricordata la

miracolosa nevicata del 358 che indi-cò il luogo di costruzione della chie-sa sul colle Esquilino.

In questa antica basilica, custodedi quindici secoli di fede e di devo-zione, «Cristo — ha sottolineato ilporporato nell’omelia — continua adaffidare sua madre a ciascuno dinoi! E noi, come l’apostolo Giovan-ni, siamo chiamati a prendere Mariaa casa nostra, a farla entrare, cioènella nostra vita, a renderla parteci-pe delle nostre gioie e dei nostriproblemi, delle sfide che dobbiamoaffrontare ogni giorno».

Nell’occasione della festa liturgi-ca, con il rimando a un evento benpreciso collocato nella storia, il car-dinale arciprete, sviluppando la suameditazione, ha puntato ad attinge-re dal passato per far emergere«l’eredità spirituale» che coinvolge eimpegna ogni cristiano. Richiamate,infatti le origini stesse della basilica,con le apparizioni mariane a PapaLiberio, a un patrizio romano e allasua consorte, con il già citato «mira-colo della neve del 5 agosto» e conla costruzione effettiva dell’edificiosotto il pontificato di Sisto III, «do-po la solenne definizione del dogmadella divina maternità di Maria nelconcilio di Efeso nel 431», il cardi-nale Ryłko ha ricordato come inquindici secoli questa chiesa abbiacontinuamente testimoniato «la fedee l’amore di generazioni di cristianiper la Vergine Maria». Sentimentiche in questo luogo sacro hanno tro-

vato una dimora speciale, essendoesso anche custodia di «due granditesori: la reliquia della sacra culla diBetlemme, a testimonianza del mi-stero dell’incarnazione e della divinamaternità di Maria, e la sacra effigiedella Salus populi Romani, venerataqui da molti secoli».

Ecco perché, ha detto il porpora-to, «la festa odierna costituisce an-che una sfida, poiché c’interroga cir-ca il contributo che siamo disposti adare davanti a questa grande ereditàdi fede e di amore a Cristo e a suamadre». E ha domandato: «Cosasiamo disposti a fare affinché questaeredità continui a vivere nei nostritempi e a segnare la nostra vita?».

Rifacendosi alla prima letturatratta dall’Ap o c a l i s s e , il celebrante hainnanzitutto invitato a ricordare ilruolo del tempio cristiano, «dimoradi Dio tra gli uomini, la dimora diun Dio compassionevole, pronto adasciugare le lacrime di coloro chepiangono», e ha quindi sollecitato icredenti a cercare nella basilica, nonsolo la presenza di Dio, Padre riccodi misericordia» ma, con fiducia eaffidamento, anche quella della Ver-gine: «nella sacra icona della Saluspopuli romani, venerata nella cappel-la Paolina, possiamo contemplare latenerezza materna di Maria, che tie-ne nella mano un fazzoletto proprioper consolare i suoi figli, per asciu-gare le lacrime di coloro che soffro-no e che piangono».

Affidamento, quindi, ma anchelode, perché proprio «tra queste an-tiche mura», il canto del Ma g n i f i c a tacquista un «significato tutto specia-le»: qui, ha detto l’arciprete, «lungoi secoli, lo spirito della Vergine hacontinuato a esultare in Dio Salva-tore, perché ha guardato l’umiltàdella sua serva».

Infine la conversione, con l’acco-glimento del «messaggio principaleche la Vergine, in questa basilica,trasmette a generazioni di cristiani:“Non sei più schiavo, ma libero, Seifiglio di Dio! Ecco la tua dignità!Rispettala e non deturparla con ilp eccato”».

Da qui le parole finali del cardi-nale, fortemente legate all’attualità,con le sofferenze e le difficoltà lega-te a questo lungo periodo di crisisegnato dalla diffusione del Covid-19, e l’invito a rivolgersi a cuoreaperto alla Madre celeste: «Losguardo e le parole di una madrehanno sempre una forza particolare,toccano il cuore, sono capaci di ri-dare la speranza perduta, hanno ilpotere di cambiare la vita di un fi-glio o di una figlia».

Nel pomeriggio, a conclusionedelle celebrazioni, in basilica si svol-ge la recita del rosario, seguita daisolenni secondi vespri presiedutidall’arcivescovo Piero Marini (conuna nuova pioggia di fiori al Ma g n i -ficat), e subito dopo la messa con-clusiva della festa, presieduta dall’ar-civescovo Francesco Canalini.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 6 agosto 2020 pagina 7

L’intuizione di un’aula per le udienze affidata a Pier Luigi Nervi

Bisogna sempre saper osareper la causa di Dio

Nel rapporto con la stampa

L’amore per le parole

Il pensiero estetico di Montini

Verità e bellezzanell’azione pastorale

Il 6 agosto 1978 moriva Paolo VI

di ANTONIO TARALLO

Era nel suo dna, il giornalismo.Giovanni Battista Montini, siaper storia personale (il padre,

Giorgio, oltre che impegnato in politi-ca fu direttore per ben trent’anni del«Cittadino di Brescia»), sia per unaspiccata forma mentis intellettuale, ave-va un’inclinazione “naturale” alle paro-le, alla loro giusta collocazione, se-quenza “sulla carta”. Delle sue “originigiornalistiche” ne parlerà il 29 giugno1963, pochi giorni dopo l’elezione alsoglio pontificio. L’occasione è datadall’udienza ai rappresentanti dellastampa italiana ed estera che avevanoraccontato la morte di Giovanni XXIIIe il successivo Conclave.

Papa Montini si lasciò andare a unricordo familiare: «Non possiamo ta-cere una circostanza che ci sembra me-ritare da parte nostra, sia pure sobria,una discreta menzione; e la circostanzasi è che nostro padre, Giorgio Monti-ni, a cui dobbiamo con la vita natura-le, tanta, tanta parte della nostra vitaspirituale, era, tra l’altro, giornalista.Giornalista d’altri tempi, si sa, e gior-nalista per lunghi anni, direttore d’unmodesto, ma ardimentoso quotidianodi provincia; ma se dovessimo dire daquale coscienza della sua professione eda quali virtù morali sostenuto, pen-siamo che facilmente, senza essere tra-scinati dall’affetto, potremmo tracciareil profilo di chi concepisce la stampauna splendida e coraggiosa missione alservizio della verità, della democrazia,del progresso; del bene pubblico, in

glio 1967: «La Chiesa nel mondo, nondel mondo, ma per il mondo. LaChiesa non prescinde da questo datodi fatto fondamentale; che essa è im-mersa nella società umana, la quale,esistenzialmente parlando, la precede,la condiziona, la alimenta».

Come in queste parole, così in ognidiscorso del suo pontificato, è possibi-le riscontrare quanto fosse importanteper lo “s c r i t t o re ” Montini, il dare — at-traverso le parole — un’immagine net-ta, inequivocabile del concetto espres-so. E Montini, riusciva — con sorpren-dente profondità e poeticità — a tocca-re vette di una retorica (nell'accezionepositiva, l’originaria latina dell’ars di-cendi) di senso “pragmatico”, così sipotrebbe definire. Un’arte retorica chenasceva sempre dall’osservazione gior-nalistica e critica della realtà. In unapoesia di Bertolt Brecht dal titoloL’arte dell’osservazione si legge: «Laprima cosa / che dovete imparare, èl’arte dell’osservazione. / [...] quelloche hai visto e che mostri. Merita diessere conosciuto / quello che sai. [...]Quindi la vostra preparazione devecominciare in mezzo / agli uomini vi-vi. La vostra prima scuola / sia il po-sto di lavoro, la casa, il quartiere. / Siala strada, la metropolitana, il negozio.Tutti gli essere umani / li dovete os-servare in questi luoghi, gli estraneicome se / fossero conoscenti, ma / iconoscenti come se fossero estranei».

Montini, potremmo dire, incarnavaappieno i versi di questa poesia. Nellasua attività giornalistica — e potremmoestendere benissimo il pensiero all’in-

di LEONARD O SAPIENZA

Maggio 1964: Paolo VI in-contra l’ingegnere PierLuigi Nervi e lo invita a

costruire un luogo adatto per acco-gliere le folle sempre più numerosedi fedeli e pellegrini, incoraggian-dolo «a tentare opera non meschi-na o banale, ma cosciente della suaprivilegiata collocazione e della suaideale destinazione».

Il famoso architetto domanda aPaolo VI se, a due passi dalla cu-pola michelangiolesca, avrebbe po-tuto «osare». Il Papa risponde:«Osi! Bisogna saper osare al mo-mento giusto!». Da quel primo in-contro con Paolo VI, Nervi uscìscosso e turbato: «La sola idea didover costruire un edificio all’om-bra della Basilica di San Pietro gliprocurava autentico tormento inte-riore». Tuttavia, incoraggiato dalleparole del Papa, ritrovò l’abituale,coraggioso entusiasmo. E oggipossiamo dire che siamo al cospet-to di un atto consapevole di “a rd i -mento”, ma anche davanti ad unatto di nobile umiltà. L’aula delleudienze, che si avvia a celebrare icinquant’anni di vita, è la visione,trasformatasi in pietra, dei suoi co-raggiosi idealisti creatori: Paolo VIe Pier Luigi Nervi.

Si calcola che, in cinquanta an-ni, nelle udienze e nelle varie ma-nifestazioni che vi si sono svoltealla presenza di Paolo VI, Giovanni

Pa o l o I, Giovanni Paolo II, Bene-detto XVI e Francesco, i fedeli sia-no stati oltre 11.500.000.

«Osare» credo sia sempre statolo spirito con cui Montini ha af-frontato il suo ministero: osaresempre con fiducia, per l’a v v e n i redella Chiesa, correggendo gli arbi-tri dottrinali e disciplinari, che sor-gevano soprattutto dopo il Conci-

lio; ma anche incoraggiando eaprendo nuove strade per l'annun-cio del Vangelo in un mondo incontinua e veloce evoluzione.

«Bisogna osare d’oltrepassare lesoglie del Vangelo, e di studiare daquale principi il Signore vuol trar-re la fecondità dell'istituzione spiri-tuale e sociale, che è la Chiesa, dalui fondata» (31 agosto 1966).

Sentiva l’urgenza e il bisogno diconsumarsi, di effondersi; il biso-gno di fare, il bisogno di dare, ilbisogno di trasfondere negli altri ilproprio tesoro, il proprio fuoco. Escriveva: «Sì; sì, o Signore, dimmiquello che io devo fare, e oserò, lofarò» (13 ottobre 1968).

Convinto che bisognasse osaretutto il possibile per il Regno diDio, spingeva verso un autenticorinnovamento del cristianesimo po-st-conciliare: «Siamo esortati a nonaver timore; possiamo osare, dob-biamo osare» (25 luglio 1973).

Il pontificato di Paolo VI ha at-traversato un periodo travagliatodella storia; un periodo che richie-deva un grande coraggio, unagrande forza d’animo, e in modotutto speciale, il coraggio della ve-rità.

Montini ha dimostrato questocoraggio, che dice maturità umana,vigore di spirito e ardimento di vo-lontà, capacità d'amore e di sacrifi-cio. Cosciente che chi sa tutto sof-frire, può tutto osare.

Ha saputo osare, Paolo VI, quan-do ha dovuto affrontare certa men-talità conformista, iconoclasta,

mondanizzante, che tendeva a mi-nare e disperdere i tesori della tra-dizione.

Ha saputo osare, nell’a f f ro n t a relo spirito di indipendenza e di ri-bellione nella vita ecclesiale e con-sacrata, che tendeva a vanificarel’obb edienza.

Ha saputo osare nella riforma li-turgica; nel tenere la barra drittadella Chiesa sui temi delicati delcelibato sacerdotale e della vitaumana.

Ha saputo osare, anche se nota-va che «da qualche fessura è entra-to il fumo di satana nel tempo diDio» (29 giugno 1972). Nonostanteil dubbio, l’incertezza, la proble-matica, l’inquietudine, l’inso ddisfa-zione strisciante, al termine dellavita ha potuto serenamente affer-mare «con umile e ferma coscienzadi non aver mai tradito il “santov e ro ”» (29 giugno 1978).

L'insegnamento che Paolo VI cilascia è che bisogna sempre osarequando si tratta della causa diDio. L’autenticità della vita cristia-na esige un grande coraggio:«Non possiamo essere cristiani senon con coraggio pieno, con for-za» (27 febbraio 1974).

La vita cristiana esige coraggio.«Il cristianesimo, per viverlo bene,ha bisogno di continue riparazioni,di ricorrenti riforme, di ripetutirinnovamenti» (24 luglio 1968).

«Sì, ben compreso, il cristianesi-mo è facile. Bisogna pensarlo così,presentarlo così, viverlo così» (25giugno 1969).

Papa Montini con Pier Luigi Nervi in visita al cantiere dell’aula per le udienze

I lavori per la costruzione dell’aula poi dedicata a Paolo VI

In visita a «L’Osservatore Romano» (4 luglio 1963)

una parola».Pochi giorni dopo,

il 4 luglio, visiterà lasede de «L’O sservatoreRomano». È facilecomprendere già daquesti pochi elementiquanto il legame con ilmondo della cartastampata, con i mezzidi comunicazione, siastato parte integrantedella sua biografia. Tral’altro, Montini, nelperiodo in cui fu assi-stente ecclesiastico del-la Fuci promosse e sti-molò la diffusione deiperiodici dell’asso cia-zione «Studium» e«Azione Fucina», rivi-sta da lui ideata. Diquesto periodo, si con-tano, quasi duecentosuoi articoli. Mentre, nel lungo perio-do del lavoro presso la Segreteria diStato Vaticana, spettò proprio a lui ilcompito di seguire «L’Osservatore Ro-mano». Come Arcivescovo di Milano— dove si stampava il quotidiano cat-tolico «L’Italia» — prese l’iniziativa dicreare due periodici mensili diocesani,ai quali collaborò senza sosta. Dobbia-mo a Paolo VI, con il Motuproprio Infructibus multis (1964), la creazione del-la Pontificia commissione delle comu-nicazioni. E, nel 1967, della Primagiornata mondiale per le comunicazio-ni sociali. E fu sempre Montini il pri-mo Pontefice a concedere un’intervistaa un giornalista. La rilasciò ad AlbertoCavallari, storico inviato del «Corrieredella Sera». Era il 23 settembre 1965,pochi giorni prima della sua partenzaper New York.

Ma, forse, una tappa fondamentaledi questo suo amore per la comunica-zione andrebbe ricercata nella futuri-stica intuizione di fondare il quotidia-no nazionale «Avvenire». All’epoca —stiamo parlando del 1968 — la stampacattolica italiana, seppur di antica tra-dizione, restava ancorata prevalente-mente alle singole realtà diocesane o aparticolari gruppi religiosi. Paolo VI,allora ebbe un sogno che — con asso-luta determinazione — volle diventasserealtà: la fusione di due importantiquotidiani cattolici come «L'Italia» diMilano e «L’Avvenire d’Italia» di Bo-logna in un unico quotidiano cattolicoa tiratura nazionale. Quel giornale sichiamerà «Avvenire», organo di stam-pa di ispirazione cattolica, strumentodi evangelizzazione, di dialogo con ilmondo moderno e quindi di missione.

Montini, dunque, era un uomo-sa-cerdote che amava la comunicazione,anche avventurandosi — molte volte,in maniera pionieristica — in progettieditoriali sempre più attenti alla mo-dernità che stava avanzando. È facilescovare in questa sua attenzione allarealtà circostante uno dei tratti del suofuturo pontificato: il desiderio di vive-re una Chiesa al passo con i tempi,senza però perdere identità alcuna.Come scrisse in un articolo comparsosu «L’Osservatore Romano» il 19 lu-

tero suo pontificato — l’analisi nascevaproprio da questa sua sensibilità di es-sere osservatore della società. E, permolti aspetti, divenirne anche profeta.

D all’approfondimento (concetto cheper Montini era prassi, come dirà al fi-losofo Jean Guitton nell’i n t e re s s a n t i s -simo Dialogues avec Paul VI, Ed. Fa-yard, 1967) deriva la scelta accuratadelle parole. Montini cerca nella suaprosa di dare sempre un suono benpreciso a ciò che scrive. E lo fa sfio-rando, molte volte, la poesia. Non èun caso che fra i suoi autori preferitivi è Dante, padre della lingua italiana.Riesce, addirittura, a introdurre neisuoi scritti — quasi sempre — le meta-fore, strumento indiscusso dell’artepoetica. E quando le compone, attin-gono sì al quotidiano, ma sono intrisedi penetrante spiritualità: Montini at-tinge ogni parola dalla Parola.

È il caso della famosa omelia per lacerimonia in memoria del suo amicoAldo Moro (13 maggio 1978). L’incipitè vibrante, forte, poetico: «Ed ora lenostre labbra, chiuse come da unenorme ostacolo, simile alla grossapietra rotolata all'ingresso del sepolcrodi Cristo, vogliono aprirsi per espri-mere il De profundis, il grido cioè ed ilpianto dell’ineffabile dolore con cui latragedia presente soffoca la nostra vo-ce».

La parola di Montini trova compi-mento nella mente del lettore e/oascoltatore. A una prima lettura — bi-sogna confessarlo — la prosa montinia-na potrebbe risultare alquanto diffici-le, quasi non scorrevole: un corposoperiodare, mai però fine a sé stesso.Costruito, certo, al pari di una sinfo-nia di Beethoven: non è facile sinto-nizzarsi — subito — sulle onde di uncomponimento del musicista tedesco,essendo pervaso comunque dell’imp o-nente presenza del musicista. Ma poi,per incanto, tutto diviene chiaro e ri-flessi di luce pervadono la sua musica.Così, avviene per Montini. Forse, infondo, tutto questo potrebbe assurgerea metafora — ritorna prepotente la fi-gura retorica princeps della poesia —dell’intero suo pontificato.

di CL AU D I A CA N E VA *

È un omaggio alla figura di Montini e alsuo amore per le arti l’opera, curata daMichela Beatrice Ferri, Il pensiero estetico

di Paolo VI (Roma, Tab edizioni, 2020, 240, 18e u ro ) .

Questa sensibilità estetico-artistica risale aglianni del sacerdozio e matura anche grazie alcontatto con le opere del filosofo francese Jac-ques Maritain che, come dichiarato dallo stessoPontefice lombardo, hanno rappresentato il nu-trimento per le sue meditazioni. In questo sen-so, non si può comprendere nel profondo ilpensiero estetico di Paolo VI se non si partedall’origine della sua passione per l’arte, nellasua declinazione per il sacro (p. 27). Ed è perquesto che — come recita il sottotitolo «Verità ebellezza nell’azione pastorale dell’a rc i v e s c o v oMontini, poi Papa Paolo VI, dentro la realtà delmondo e della Chiesa» — nel libro viene riper-corsa l’interessante strada che prendendo la for-ma di una dottrina estetica durante l’episcopatomilanese, poi finisce col riassumersi in una teo-logia della bellezza negli anni del pontificato.

Il volume è una raccolta di diversi e originalisaggi e offre una dettagliata e attenta documen-tazione del suo pensiero sull’argomento, è cura-to nello stile e offre spunti interessanti per ri-lanciare il dibattito sull’attualità della bellezza edell’educazione all’arte nel complesso contestoculturale contemporaneo. Gli autori sono stu-

diosi, «voci autorevoli di chi ha vissuto il perio-do dell’episcopato milanese, del pontificato, dichi prosegue mantenendo vive le istituzioni dalui volute, da lui create e chi mantiene viva lamemoria dei suoi dialoghi con il mondo dellearti figurative» (p. 26).

Dalla Prefazione di Gisella Adornato, biogra-fa di Paolo VI, alla presentazione di OlimpiaNiglio, all’ampia Introduzione della curatriceMichela Beatrice Ferri, ai saggi di Jacopo Am-brosini, Sarah Bodini, Luigi Codemo, MariaAntonietta Crippa, Cecilia De Carli, AntonioD’Amico, Elena Di Rado, Micol Forti, Giovan-ni Gazzaneo, Pepi Merisio, Samuele Pinna,Paolo Sacchini, emerge come Montini fu un at-tento interprete della modernità, impegnato suiproblemi concreti della realtà contemporanea eteso a ristabilire quella comunicazione con ilmondo degli artisti che sembrava perduta.

Per Paolo VI, infatti, la cultura è «un itinera-rio privilegiato dell’uomo verso l’Assoluto e laconquista della verità, e l’artista è il veicolo, ilcanale, l’interprete tra il nostro mondo religio-so, spirituale e la società, l’esperienza degli al-tri, le anime con cui siamo in dialogo» (p. 37).Egli ha riconosciuto all’artista la missione di sa-per carpire dal cielo e dallo spirito i suoi tesorie di rivestirli di quella forma di accessibilitàche, nell’atto stesso di rendere visibile e com-prensibile il mondo dello spirito, lo conservanella sua ineffabilità. L’arte e la bellezza hanno,quindi, un ruolo espressivo fondamentale della

dimensione interiore dell’uomo ed è per questoche sanno rendere commovente il regno delloSpirito.

*Docente alla Facoltà di teologia della Pontificiauniversità Lateranense

Floriano Bodini, «Padre nostro» (manifesto della Missionedi Milano voluta dall’arcivescovo Montini nel 1957)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 giovedì 6 agosto 2020

Nell’intenzione per il mese d’agosto

Il Papa prega per i lavoratori del mare

All’udienza generale un nuovo ciclo di catechesi sull’attualità della pandemia

Serve uno spirito creativoper guarire il mondo

«Guarire il mondo» è il tema del nuovo ciclo di catechesi inaugurato da PapaFrancesco, che nella mattina di mercoledì 5 agosto ha ripreso le udienze gene ra l idopo la pausa estiva del mese di luglio. Sospendendo momentaneamentele riflessioni sulla preghiera, il Pontefice ha voluto soffermarsi sull’attualitàdella pandemia da covid-19 e, nel rispetto delle misure volte a contenerela diffusione del contagio, ha continuato a tenere l’udienza nella Bibliotecaprivata del Palazzo apostolico vaticano, senza la presenza di fedeli.

ghiamo nelle difficili acque del no-stro tempo.

Un nuovo incontro col Vangelodella fede, della speranza e dell’amo-re ci invita ad assumere uno spiritocreativo e rinnovato. In questo mo-do, saremo in grado di trasformarele radici delle nostre infermità fisi-che, spirituali e sociali. Potremoguarire in profondità le strutture in-

Che meraviglioso esempio di gua-rigione! L’azione di Cristo è una di-retta risposta alla fede di quelle per-sone, alla speranza che ripongono inLui, all’amore che dimostrano diavere gli uni per gli altri. E quindiGesù guarisce, ma non guarisce sem-plicemente la paralisi, guarisce tutto,perdona i peccati, rinnova la vita delparalitico e dei suoi amici. Fa nasce-re di nuovo, diciamo così. Una gua-rigione fisica e spirituale, tutto insie-me, frutto di un incontro personalee sociale. Immaginiamo come questaamicizia, e la fede di tutti i presentiin quella casa, siano cresciute grazieal gesto di Gesù. L’incontro guarito-re con Gesù!

E allora ci chiediamo: in che mo-do possiamo aiutare a guarire il no-stro mondo, oggi? Come discepolidel Signore Gesù, che è medico del-le anime e dei corpi, siamo chiamatia continuare «la sua opera di guari-gione e di salvezza» (CCC, 1421) insenso fisico, sociale e spirituale.

La Chiesa, benché amministri lagrazia risanante di Cristo mediante iSacramenti, e benché provveda servi-zi sanitari negli angoli più remotidel pianeta, non è esperta nella pre-venzione o nella cura della pande-mia. E nemmeno dà indicazioni so-cio-politiche specifiche (cfr. San

Paolo VI, Lett. ap. Octogesima adve-niens, 14 maggio 1971, 4). Questo ècompito dei dirigenti politici e socia-li. Tuttavia, nel corso dei secoli, e al-la luce del Vangelo, la Chiesa ha svi-luppato alcuni principi sociali chesono fondamentali (cfr. Compendiodella Dottrina Sociale della Chiesa,160-208), principi che possono aiu-tarci ad andare avanti, per preparareil futuro di cui abbiamo bisogno.Cito i principali, tra loro strettamen-te connessi: il principio della dignitàdella persona, il principio del benecomune, il principio dell’opzionepreferenziale per i poveri, il princi-

pio della destinazione universale deibeni, il principio della solidarietà,della sussidiarietà, il principio dellacura per la nostra casa comune.Questi principi aiutano i dirigenti, iresponsabili della società a portareavanti la crescita e anche, come inquesto caso di pandemia, la guari-gione del tessuto personale e sociale.Tutti questi principi esprimono, inmodi diversi, le virtù della fede, del-la speranza e dell’a m o re .

Nelle prossime settimane, vi invitoad affrontare insieme le questionipressanti che la pandemia ha messo

in rilievo, soprattutto le malattie so-ciali. E lo faremo alla luce del Van-gelo, delle virtù teologali e dei prin-cipi della dottrina sociale della Chie-sa. Esploreremo insieme come la no-stra tradizione sociale cattolica puòaiutare la famiglia umana a guarirequesto mondo che soffre di gravimalattie. È mio desiderio riflettere elavorare tutti insieme, come seguacidi Gesù che guarisce, per costruireun mondo migliore, pieno di speran-za per le future generazioni (cfr.Esort. ap. Evangelii gaudium, 24 no-vembre 2013, 183).

Appello di Francesco all’indomani delle esplosioni che a Beirut hanno causato decine di morti e migliaia di feriti

Possa il Libano superare la grave crisi che sta attraversando«Preghiamo per il Libano, perché, con l’impegno ditutte le sue componenti sociali, politiche e religiose,possa affrontare questo momento così tragico edoloroso e, con l’aiuto della comunità internazionale,superare la grave crisi che sta attraversando». Èl’appello lanciato dal Papa — durante i saluti aivari gruppi linguistici al termine dell’udienzagenerale — a seguito delle esplosioni del giornoprima nel porto di Beirut, che hanno causato decinedi morti, migliaia di feriti, e molte gravi distruzioni.

Sono lieto di salutare le persone di lingua fran-cese. Possa il Signore riempirvi del suo spirito difortezza in modo che, lavorando in solidarietà efraternità, possiate affrontare con fede, speranzae carità le malattie sociali di oggi, per l’avventodi un mondo migliore, pieno di opportunità perle generazioni future. A tutti, la mia Benedizio-ne!

Saluto i fedeli di lingua inglese. Invoco su divoi e sulle vostre famiglie la gioia e la pace delSignore. E per favore ricordatevi di pregare perme.

Dio vi benedica!

Rivolgo un cordiale saluto ai fratelli e alle so-relle di lingua tedesca. In questo tempo dopo lapandemia, imploriamo lo Spirito Santo affinchéaccresca in noi le virtù della fede, della speranzae della carità. Sono esse ad aprirci a nuovi oriz-zonti e ad ispirarci idee creative per stare accantoai più bisognosi. Dio vuole che tutti gli uominisiano salvi!

Saludo cordialmente a los fieles de lengua es-pañola Dios nos invita a colaborar con Él y, co-mo discípulos de Jesús, médico de las almas y delos cuerpos, continuar con su obra de curación yde salvación, en sentido físico, espiritual y social.Que el Señor nos conceda trabajar todos juntos,con un espíritu creativo y renovado, en la cons-trucción de un mundo mejor, lleno de esperanzapara las futuras generaciones. Que Dios los ben-diga.

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli di linguaportoghese, incoraggiando tutti a perseverare

nella preghiera e nella riflessione sulla DottrinaSociale della Chiesa, affinché cresca nelle comu-nità la solidarietà con i più bisognosi. Dio vi be-nedica.

Saluto i fedeli di lingua araba. L’umanità puòancora avere la capacità di collaborare per co-struire la nostra casa comune, che soffre di gravimalattie, e per costruire un mondo migliore, pie-no di speranza per le future generazioni. Il Si-gnore vi benedica tutti e vi protegga sempre daogni male!

Saluto cordialmente tutti i Polacchi. Domanicelebreremo la festa della Trasfigurazione del Si-gnore. Sul monte Tabor Gesù ha rivelato ai di-scepoli, e attraverso di loro a tutti noi, la Suamaestà divina. Ha indicato come fine della no-stra vita il cammino verso il Padre e verso il cie-lo. Intraprendendo gli sforzi per guarire il mon-do di oggi e per l’edificazione del Regno di Dio,non possiamo dimenticare l’esortazione che vieneda Dio: “Questi è il figlio mio, l’amato... Ascol-tatelo” (Mt 17, 5). Vi benedico di cuore.

Ieri a Beirut, nella zona del porto, delle fortis-sime esplosioni hanno causato decine di morti emigliaia di feriti, e molte gravi distruzioni. Pre-ghiamo per le vittime e per i loro familiari; epreghiamo per il Libano, perché, con l’imp egnodi tutte le sue componenti sociali, politiche e re-ligiose, possa affrontare questo momento cosìtragico e doloroso e, con l’aiuto della comunitàinternazionale, superare la grave crisi che sta at-traversando.

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli di linguaitaliana. Tutti invito a tenere sempre fisso losguardo sul volto splendente di Dio, che la Li-turgia domani ci invita a contemplare nel Cristotrasfigurato sul Monte Tabor. Egli è la luce cheillumina gli eventi d’ogni giorno.

Il mio pensiero va infine agli anziani, ai giova-ni, ai malati e agli sposi novelli. Non stancatevidi affidarvi al Signore, certi che Egli vi guideràcon la sua grazia in ogni passo della vostra esi-stenza.

Conclusa la visita del cardinale Parolin al santuario del curato d’Ars

Un “cammino” sulle ormedi Emile Biayenda

Nelle prossime settimane,vi invito ad affrontare insieme

le questioni pressanti che la pandemiaha messo in rilievo, soprattutto

le malattie sociali. E lo faremo alla lucedel Vangelo, delle virtù teologali

e dei principi della dottrina socialedella Chiesa. #UdienzaGenerale

(@Pontifex_it)

Per questo dobbiamo tenere benfermo il nostro sguardo su Gesù (cfr.Eb 12, 2) e con questa fede abbraccia-re la s p e ra n z a del Regno di Dio cheGesù stesso ci porta (cfr. Mc 1, 5; Mt4, 17; CCC, 2816). Un Regno di gua-rigione e di salvezza che è già pre-sente in mezzo a noi (cfr. Lc 10, 11).Un Regno di giustizia e di pace chesi manifesta con opere di carità, chea loro volta accrescono la speranza erafforzano la fede (cfr. 1 Cor 13, 13).Nella tradizione cristiana, fede, spe-ranza e carità sono molto più chesentimenti o atteggiamenti. Sonovirtù infuse in noi dalla grazia delloSpirito Santo (cfr. CCC, 1812-1813):doni che ci guariscono e che ci ren-dono guaritori, doni che ci aprono aorizzonti nuovi, anche mentre navi-

co, ma l’intera persona. In tal modola riporta anche alla comunità, gua-rita; la libera dal suo isolamento,perché l’ha guarita.

Pensiamo al bellissimo raccontodella guarigione del paralitico a Ca-farnao (cfr. Mc 2, 1-12), che abbiamosentito all’inizio dell’udienza. Men-tre Gesù sta predicando all’i n g re s s odella casa, quattro uomini portano illoro amico paralitico da Gesù; e nonpotendo entrare, perché c’era tantafolla, fanno un buco nel tetto e cala-no la barella davanti a lui che stapredicando. «Gesù, vista la loro fe-de, disse al paralitico: Figliolo, ti so-no rimessi i tuoi peccati» (v. 5). Epoi, come segno visibile, aggiunse:«Alzati, prendi la tua barella e va’ acasa tua» (v. 11).

giuste e le pratiche di-struttive che ci separa-no gli uni dagli altri,minacciando la fami-glia umana e il nostropianeta.

Il ministero di Gesùoffre molti esempi diguarigione. Quandorisana coloro che sonoaffetti da febbre (cfr.Mc 1, 29-34), da lebbra(cfr. Mc 1, 40-45), daparalisi (cfr. Mc 2, 1-12); quando ridona lavista (cfr. Mc 8, 22-26;Gv 9, 1-7), la parola ol’udito (cfr. Mc 7, 31-37), in realtà guariscenon solo un male fisi-

ARS, 4. Con un invito a seguirel’esempio del cardinale Emile Bia-yenda nella ricerca di «percorsi dipace e di servizio per i bisognosi»,il cardinale Pietro Parolin ha con-cluso in Francia quella che è statala sua prima visita all’estero dopole restrizioni imposte dalla pande-mia da covid-19. Il segretario diStato si è recato ad Ars nel giornodella memoria liturgica di san Gio-vanni Maria Vianney e dopo avercelebrato la messa nel santuarioche ne custodisce le venerate spo-glie e tenuto una conferenza sul te-ma «Papa Francesco e i sacerdoti,in cammino con il popolo di Dio»,nel tardo pomeriggio ha inaugura-to, sempre all’interno del santuario,un itinerario dedicato all’a rc i v e s c o -vo di Brazzaville — assassinato inCongo nel 1977 — di cui è in corsola causa di canonizzazione.

Il legame tra il porporato africa-no e il santo Curato d’Ars risale alperiodo dei suoi studi all’Istitutocattolico di Lione, quando il giova-ne Biayenda andava regolarmentenei luoghi di Giovanni Maria Vian-ney. E anche dopo il ritorno inCongo, aveva continuato a faresempre tappa al santuario ogni vol-ta che si recava in Francia.

Il cardinale Parolin lo ha ricor-dato come «un ecclesiastico parti-colarmente sensibile ai problemidel suo paese, e favorevole alle ri-forme sociali a beneficio dei piùpoveri», sottolineando che Paolo VIne condannò pubblicamente l’ucci-sione definendolo un «cardinalecoraggioso e apostolico»; e che il 5maggio 1988, Giovanni Paolo II inAfrica disse, tra l’altro, che la storiadel Congo è piena di fedeli testi-moni: «Fedeli al Signore, fedeli al

messaggio evangelico, fedeli allaChiesa universale e al magisterodel Papa».

Quindi, rimarcando il significatodella propria presenza ad Ars nelgiorno della memoria del santoCurato, venerato dalla Chiesa co-me patrono del clero con curad’anime, il cardinale Parolin ha ele-vato preghiere «per la santificazio-ne dei sacerdoti» sull’esempio diVianney, e per quella «dei religiosie delle religiose e di tutti i fedelilaici che, in uno spirito di pienacomunione ecclesiale, hanno dedi-cato le loro vite al Signore e allamissione per il suo Regno». E inproposito ha rimarcato che come ilcompianto arcivescovo di Brazza-ville, «dobbiamo essere promotoridell’incontro e del dialogo, della ri-conciliazione e del perdono, del-l’impegno concreto a favore deip overi».

Un’invocazione è stata poi eleva-ta dal segretario di Stato per i ve-scovi, perché abbiano «benevolen-za e coraggio nelle rispettive Chie-se locali», proprio sulle orme diBiayenda. «Nella loro missionequotidiana, — ha proseguito — p os-sano essere sicuri che la forza delloSpirito Santo non li mancherà.Possa il Signore aiutarli a saperecome guarire le ferite e consolare icuori dei più deboli e dei più vul-nerabili.

Infine rimarcando che «lo Spiri-to Santo ci aiuterà a sopportare letribolazioni e a viverle unite allacroce redentrice del Signore e nellasicura speranza della sua risurrezio-ne», il porporato ha rivolto un«fervido pensiero, specialmente peri cristiani perseguitati in tutto ilmondo».

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

La pandemia sta continuando a cau-sare ferite profonde, smascherandole nostre vulnerabilità. Molti sono idefunti, moltissimi i malati, in tutti icontinenti. Tante persone e tante fa-miglie vivono un tempo di incertez-za, a causa dei problemi socio-eco-nomici, che colpiscono specialmentei più poveri.

Una vita aspra, fatta di fatica edi lontananze, spesso di pericolie di sfruttamento. Nel centesimoanniversario dell’Apostolato delmare – Stella Maris, il video del-la rete mondiale di preghiera delPapa per il mese di agosto è de-dicato al mondo dei marittimi.Una sequenza di immagini conscene di lavoro nei pescherecci,nei porti, nei grandi bastimenti,tra mari in tempesta e faticoseoperazioni di carico e scaricomerci, viene drammaticamenteaccostata a figure di familiari

Pontefice, «a volte è caratterizzata dal lavoroforzato o dall’essere abbandonati in porti lonta-ni», spesso è complicata dalla «concorrenzadella pesca industriale» e dall’«inquinamento».Eppure si tratta di un lavoro prezioso: «Senza imarittimi — dice Francesco — in molte zone delmondo si soffrirebbe la fame».

Il filmato — diffuso, come di consueto, attra-verso il sito internet www.thepopevideo.org etradotto in nove lingue — è stato creato e pro-dotto dalla Rete mondiale di preghiera del Pa-pa in collaborazione con l’agenzia La Machi eil Dicastero per la comunicazione.

che attendono con ansia sulla riva il ritorno diuna nave partita chissà quanti mesi prima.

Il breve filmato — diffuso nel pomeriggio dimartedì 4 — ha un respiro che abbraccia l’i n t e ropianeta, occupandosi di un complesso di attivi-tà umane nel quale si dimostra chiaramente co-me tutto sia “i n t e rc o n n e s s o ”. Papa Francescoinvita a pregare «per tutte le persone che lavo-rano e vivono del mare, compresi marinai, pe-scatori e le loro famiglie», ricordando come laloro vita sia «molto dura», segnata, per molti,dalle piaghe dello sfruttamento e dell’abuso.L’attività dei marittimi, infatti, sottolinea il