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LA LOGICA
Il termine “logica” non è di Aristotele, che usava il temine "analitica" (dal greco anàlysis) per indicare l'operazione di scomporre nei suoi elementi più semplici un ragionamento. Saranno gli Stoici (corrente filosofica del 300 a.C.) a dare il nome di logica (da lògos = ragionamento, discorso, pensiero) alle trattazioni di Aristotele che riguardano la struttura del discorso, mentre Andronico di Rodi (il filosofo del I secolo a.C. che riordinerà le opere aristoteliche) le raccoglie sotto il nome di Organon (che vuol dire “strumento”).
� Cosa studia la Logica? La logica studia le leggi del funzionamento corretto del pensiero, espresso
attraverso il linguaggio.
� La Logica fa parte delle scienze aristoteliche? No, la logica per Aristotele non è una disciplina a sé stante, ma uno strumento che si occupa della struttura del ragionamento e per questo è alla base di ogni scienza particolare, rende possibili tutte le scienze. Senza la logica non è possibile nessuna scienza: la logica è la grammatica di tutte le
altre scienze, la condizione che rende possibile la formulazione del nostro pensiero e la sua traduzione in discorsi comprensibili. Parte della linguistica che studia l'ordine delle parole = sintassi: se non è corretta, il discorso non è comprensibile.
� Di che cosa si occupa la Logica aristotelica? La logica di Aristotele si occupa di tre elementi: 1. concetti;
2. proposizioni;
3. ragionamenti.
1. I CONCETTI
Concetti = “mattoncini” del discorso; possono essere più o meno universali. I concetti si possono classificare secondo i loro gradi di universalità, in base a due caratteristiche: � estensione = indica il numero di cose a cui un concetto si riferisce: più un
concetto è esteso, più è universale;
� comprensione = indica il numero di caratteristiche che un concetto comprende.
Estensione e comprensione sono inversamente proporzionali: più aumenta
l’estensione del concetto (cioè più il concetto è universale), più diminuisce la
comprensione (minore è il numero delle caratteristiche): es. il concetto di
“mortale” ha una vastissima estensione, perché copre quasi tutta la realtà,
riguarda tutte le forme di vita (uomini, animali, piante), ma comprende solo una
caratteristica, la mortalità.
Ogni concetto appartiene a due ambiti, sempre collegati:
� genere = l'ambito più generale possibile (ha grande estensione, cioè è riferibile
a tanti elementi, e comprensione ridotta, cioè poche caratteristiche);
� specie = ambiti più ristretti che dividono il genere al suo interno
differenze specifiche (ha maggiore comprensione, cioè
caratteristiche, e
limitato numero di
Ai due estremi della scala dei concet
a. sostanze prime o individui
b. le dieci categorie = “generi sommi
concetti più generali di tutti
minima comprensione.
I concetti sono termini isolati
concetti vengono combinati fra loro in proposizioni.
Proposizioni = frasi di senso compiuto
Aristotele analizza un solo tipo di proposizioni, quelle assertive o apofantiche), che sono le uniche che Non considera le frasi che esprimono domande, anche queste hanno senso compiutovere o false. Es. “Oggi piove o c'è il sole?”, muoviti!” hanno senso compiuto ma non dicono qualcosa sulla essere né vere né false. Aristotele dunque prende in considerazione frase “Michele ha i capelli neri”
Le proposizioni possono esser���� UNIVERSALI
���� PARTICOLARI
���� AFFERMATIVE
���� NEGATIVE
Queste proposizioni stanno fra di loro in diversi tipi di rapportodefiniti dal “
più ristretti che dividono il genere al suo interno
differenze specifiche (ha maggiore comprensione, cioè
caratteristiche, e una ridotta estensione, cioè è
limitato numero di oggetti).
Ai due estremi della scala dei concetti (che corrisponde alla scala degli enti) troviamo:
individui = la specie infima (gli insiemi più piccoli)
massima comprensione e minima estensione;
generi sommi” dell'essere (gli insiemi più grandi
concetti più generali di tutti) � massima estensione e
minima comprensione.
sono termini isolati, da soli non bastano per comunicare
concetti vengono combinati fra loro in proposizioni.
2. LE PROPOSIZIONI
senso compiuto. Aristotele analizza un solo tipo di proposizioni, quelle affermative
, che sono le uniche che possono essere vere o false
frasi che esprimono domande, esclamazioni, preghiere, hanno senso compiuto, ma solo le proposizioni dichiarative possono essere
“Oggi piove o c'è il sole?”, “Dio sia lodato”, “Uffa, hanno senso compiuto ma non dicono qualcosa sulla rea
prende in considerazione solo le proposizioni affermative
“Michele ha i capelli neri”: mi dice qualcosa sulla realtà e può essere vera o falsa.
Le proposizioni possono essere di 4 tipi: NIVERSALI
ARTICOLARI
FFERMATIVE
EGATIVE
Queste proposizioni stanno fra di loro in diversi tipi di rapportodefiniti dal “QUADRATO DEGLI OPPOSTI”:
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più ristretti che dividono il genere al suo interno attraverso
differenze specifiche (ha maggiore comprensione, cioè molte
cioè è riferibile a un
ti (che corrisponde alla scala degli enti) troviamo:
(gli insiemi più piccoli) �
massima comprensione e minima estensione;
dell'essere (gli insiemi più grandi, i
massima estensione e
non bastano per comunicare, perciò i
(o dichiarative o possono essere vere o false.
, preghiere, esortazioni: ma solo le proposizioni dichiarative possono essere
che noia”, “Michele, realtà e non possono
proposizioni affermative, es. la può essere vera o falsa.
Queste proposizioni stanno fra di loro in diversi tipi di rapporto,
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Differenza fra proposizioni contrarie e contraddittorie
���� Proposizioni CONTRARIE = affermazioni che non possono essere entrambe vere, ma possono essere entrambe false. Es. “Tutti gli alunni di 3AES sono biondi” e “Nessun alunno di 3AES è
biondo”: se una è vera, l'altra è per forza falsa, ma possono essere entrambe false (magari c'è solo qualche alunno biondo, ma non “tutti” o “nessuno”).
���� Proposizioni CONTRADDITTORIE = affermazioni che non possono essere
entrambe vere o entrambe false: una deve necessariamente
essere vera e l’altra falsa. Es. “Tutti gli alunni di 3AES giocano a calcio” e “Qualche alunno di 3AES
non gioca a calcio”: se una delle due è vera l'altra deve per forza essere falsa; la verità dell’una implica la falsità dell'altra.
3. I RAGIONAMENTI
Ragionamento = un insieme di proposizioni connesse tra loro.
Ricordiamo che Aristotele prende in considerazione le proposizioni affermative. Il ragionamento fondamentale definito da Aristotele è il sillogismo. Sillogismo = ragionamento deduttivo � cioè che va dal generale al particolare: parte
da premesse universali per giungere a una conclusione particolare. Il ragionamento induttivo invece parte da elementi particolari per arrivare a un’affermazione universale.
È un’argomentazione che contiene due premesse e una conclusione.
� Il SILLOGISMO perfetto È composto da tre proposizioni. 1. Premessa maggiore: Tutti i ragazzi di 3AES amano la filosofia. 2. Premessa minore: Nicola è un ragazzo di 3AES. 3. Conclusione: Nicola ama la filosofia.
La premessa maggiore deve essere sempre universale (universale positiva o universale negativa).
Termini del sillogismo: � Termine medio = i ragazzi di 3AES (A). � Termine maggiore = amano la filosofia (B). � Termine minore = Nicola (C).
Forma del sillogismo perfetto: A è B e C è A � allora C è B.
Validità e verità del sillogismo
Il sillogismo è VALIDO quando è formalmente corretto, ma non è detto che sia vero. Solo se le premesse sono vere il sillogismo è sia corretto che VERO. Se le premesse sono false il sillogismo è corretto ma falso: es. 1) Tutti i gatti abbaiano. 2) Fufi è un gatto. 3) Fufi abbaia.
Questo sillogismo è formalmente corretto ma falso, perché parte da premesse false nella realtà.
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� Come facciamo a sapere se le premesse sono vere o false? Dobbiamo ricorrere all'osservazione della realtà. Aristotele ammette comunque dei “principi primi”, veri e universali, che pur non potendo essere dimostrati o osservati nell’esperienza, sono colti dall’intelletto per
intuizione (es. le definizioni delle figure della geometria).
Il pensiero razionale ha una corrispondenza con la realtà, un rapporto di
necessità che lega le forme del pensiero alle forme dell'essere. Perciò il pensiero razionale è in grado di comprendere la verità delle cose, infatti: � una affermazione è vera se ripecchia la realtà delle cose; � l’obiettivo del ragionamento è conoscere la sostanza (la logica è connessa con la
metafisica).
REALISMO GNOSEOLOGICO = il pensiero riflette l’essere. Il nesso essere–pensiero–linguaggio era stato posto da Parmenide e poi scardinato dai Sofisti. Aristotele lo riprende, dicendo che i tre aspetti sono sempre collegati, il linguaggio riflette l’essere. È vero che c'è una convenzionalità del linguaggio: lo stesso oggetto può avere nomi diversi a seconda della lingua, quindi il vocabolario è convenzionale, ma il linguaggio per essere comprensibile deve avere un ordine logico, che non è stabilito dalle convenzioni ma rispecchia la realtà. La logica di Aristotele non è convenzionale ma si basa sulla struttura stessa
della realtà. La verità dei ragionamenti è basata sulla realtà delle cose, cioè sulla loro sostanza.
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