WINE TOUR - signorvino.com · pani e Sallier de La Tour nel - la DOC Monreale, ciascuna con una...

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Profumi del Sud WINE TOUR

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Profumi del SudWINE TOUR

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Chi di voi non ricorda con nostalgia le coste siciliane? Forse soltanto chi sta ancora sognando di visitare questa bellissima regione, ricca di fascino e di tipicità agroali-mentari.Nell’isola più grande del Mediterraneo, la vite è pre-sente dal II millennio a.C. e, nonostante la politica di espansione della conquista romane volle trasformare

le colture di vite in granai, furono poi gli arabi a far rinascere l’agricoltura del territorio, portando nuove tecniche ed introducendo nuove colture: la vite però ancora era utilizzata per produrre uva passa per le mense. Fu poi nel XV secolo che apparirono vigneti alle pendici dell’Etna ed appari-rono i vini corposi del trapa-nese e del palermitano, i co-

SICILIA

Etna RossoPassopisciaro - 26,90 €

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lorati vini di Milazzo, i vini aromatici delle isole Eolie e di Pantelleria ed il famoso Marsala. È curioso pensare che dal 1870 fino ai decenni successivi, quando in Fran-cia l’arrivo della fillossera e della peronospora distrusse buona parte dei vigneti, fu-rono proprio i vini siciliani a consentire ai francesi di mantenere i mercati avviati in tutta Europa.I differenti terreni e terro-ir, il retaggio di un passato ricco che è stato man mano tramandato e le diverse tra-dizioni culturali e colturali, hanno contribuito a rende-re la Sicilia una delle terre più interessanti dal punto di vista enologico. Il clima siciliano è particolarmente favorevole per la vite. Il cal-do estivo spesso rende indi-spensabile l’irrigazione ma allo stesso tempo permette di usare raramente tratta-

menti batteriologici, è infat-ti una regione perfetta per la produzione di vini biolo-gici. Sulla fascia costiera il clima è tipicamente medi-terraneo, caldo e arido; sulla parte centrale e sui rilievi è temprato ed umido.Ayunta è la prima azienda che vogliamo consigliarvi, piccolissima ed a condu-zione familiare. Sono circa 2,8 gli ettari lavorati a quasi 700 metri sul livello del mare vicino a Rondazzo, Catania. I vigneti sono poco estesi ma lavorati tutti manual-mente con molta maestrìa e sapienza per produrre vini eleganti, equilibrati e freschi che sappiano testimoniare le peculiarità del terroir e le interessanti caratteristiche di ogni vendemmia. Etna Navigabile Ayunta è di un colore rosso rubino, profu-mo di frutta matura e spezie dolci. Al palato risulta equi-

librato, di buona intensità e freschezza, da abbinare con primi piatti di verdure o carne, secondi di carne, formaggi poco stagiona-ti. Altro Etna Rosso degno di nota è Calderara Sottana Rosso DOC realizzato con nerello mascalese al 98% e nerello cappuccio per ap-pena un 2%. Nella frazione di Castiglione di Sicilia, Passopisciaro è un’azien-da tutta da scoprire: deci-samente giovane, essen-do stata creata nel 2000, è sostenuta dall’esperienza pluriennale di Andrea Fran-chetti che, intuendo le po-tenzialità del terreno lavico, decise di sviluppare l’attività

Etna NavigabileAyunta - 19,90 €

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del terreno lavico, decise di sviluppare l’attività vitivi-nicola nella zona etnea. Vi consigliamo il Passorosso: un Nerello è solare, molto agrumato, strutturato, rea-lizzato con piante di oltre 50 anni, perfetto abbinamento di carni, formaggi stagio-nati e cibi dai gusti intensi. Lo chardonnay Passobian-co IGP è invece perfetto se dovete accompagnare primi di verdure, risotto ai frut-ti di mare e zuppe. La sfida di Tasca d’Almerita è quella di preservare i luoghi dove nascono le meravigliose tenute della famiglia. È in-fatti da otto generazioni che l’azienda rappresenta uno

dei simboli della produzione siciliana. Alla tenuta storica Regaleali, negli anni, attra-verso un meticoloso pro-getto di valorizzazione della varietà autoctone, si sono aggiunte Capofaro a Salina nell’arcipelago delle Eolie, Tascante sull’Etna, Whitaker e Mozia in provincia di Tra-pani e Sallier de La Tour nel-la DOC Monreale, ciascuna con una propria identità, ciascuna in gradi si raccon-tare una Sicilia diversa. Vi consigliamo di degustare il Rosso del Conte, nato nel 1970 per volere del Conte Giuseppe, è stato il primo vino da Vigna Unica della regione.

Composto di Nero d’Avo-la e Perricone è un vino di grande qualità e longevi-tà. Il bianco che crediamo meriti un vostro assaggio è invece lo Chardonnay pro-dotto da quando, nel 1985, Lucio Tasca d’Almerita de-cise di confrontarsi con il vitigno bianco più celebrato al mondo. Dopo una prima sperimentazione con bar-batelle arrivate anche dalla Borgogna, impiantò 5 ettari di Chardonnay nella parte inferiore della collina San Francesco, a circa 500 metri di altitudine, con terreni ric-chi originati da sedimenti di origine fluviale adatti alle uve bianche di struttura: ne

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deriva un vino capace di co-niugare la parte più sapida e fresca con un buon equi-librio ed una soddisfacente persistenza. La storia di Tenuta Bene-detta è molto diversa: è una piccola azienda vitivinicola nata grazie all’amore per la Sicilia e per i suoi inconfon-dibili prodotti. Daniele Noli e la moglie Laura sono i pro-prietari di questa piccola re-altà che porta il nome della figlia Benedetta la quale ha preso parte a questo proget-to che condivide con i ge-nitori. La proprietà è costi-tuita da tre vigneti: Vigna Laura, Vigna Benedetta e Vigna Mariagrazia che si

no fra il comune di Casti-glione di Sicilia e quello di Milo. Vigna Benedetta Terre Siciliane IGP è un vino da non perdere. Il Sangiovese, grande vitigno toscano, in-terpretato da questo splen-dido territorio per darci un vino che spicca per profumi ed aromi: una chiara nota fruttata, frutta rossa matu-ra, amarena, mora, china, liquirizia, viola e grafite sor-retti da una morbidezza vel-lutata da una parte e da tan-nini nobili dall’altra. Vigna Laura è prodotto invece con Nerello Mascalese per l’80% e Nerello Cappuccio per il 20%. Totalmente avvolgen-te ed equilibrato è perfet-

to per formaggi stagionati, salumi e carni rosse. Chi ha fatto le vacanze nel palermi-tano non può non aver as-saggiato un buon bianco: si coltivano infatti principal-mente catarratto, inzolia e trebbiano toscano, anche se persistono le coltivazioni di uva a bacca nera, calabrese e nerello mascalese. Nasce dal vigneto Ficuzza, Piana degli Albanesi di Cusuma-no, Insolia Terre Siciliane I.G.T dalla linea dedicata ai monovarietali. Giallo pa-glierino, al naso esprime belle note di biancospino, di agrumi e di frutta esotica. Viene invece dalla provin-cia di Trapani un altro

Chardonnay “Passobianco”Passopisciaro - 26,90 €

Rosso del Conte Tasca d’Almerita - 37,90 €

Etna Rosso “Vigna Laura”Tenuta Benedetta - 39,90 €

monovarietale davvero in-teressante: il Rosso Di Mar-co Pignatello Terre Siciliane IGP di Marco De Bartoli. Il pignatello è uno dei tre viti-gni autoctoni, simbolo della tradizione, che da sempre hanno caratterizzato il terri-torio della provincia di Tra-pani insieme al Catarratto (anche nella variante “Luci-do” ed “Extra Lucido”) e Gril-lo. Al naso emergono note di frutta matura, ciliegie e more, in questo vino poco tannico e dalla facile beva. Consigliamo di abbinarlo a piatti della cucina tipica si-ciliana, come pasta con le sarde e piatti a base di pesce azzurro e carni bianche e verdure.

Pignatello “Rosso di Marco”Marco De Bartoli - 15,90 €

InsoliaCusumano - 9,90 €

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CampaniaStoricamente fu nell’entro-terra campano che si inau-gurò la tradizione dei grandi vini dell’Italia Meridionale. Il clima della Campania è classificato di tipo me-diterraneo, da oceanico a sub oceanico. Si rilevano comunque un’elevata gam-ma di microclimi con no-tevoli differenze fra le zone costiere e le aree più inter-ne, che presentano un clima invernale più rigido. Geo-graficamente la coltivazione della vite in questa regione è resa ideale dalla presenza di una superficie per oltre il 50% collinare e per oltre il 30% montuosa. La fascia di pianura rappresenta appena il 15% della superficie della regione. La Campania ha origine enologiche molto antiche, presumibilmente risalenti all’arrivo degli an-

tichi Greci. Furono infatti proprio i Greci a introdur-re i semi della vitis vinifera: le principali uve autoctone della regione, come aglia-nico, greco, fiano, falanghi-na, biancolella e piedirosso sono infatti di origine gre-ca. Ad esempio “Aglianico” sembra derivi da una distor-sione del termine “ellenico”. Durante l’Impero Romano la vitivinicoltura Campana co-nobbe un grande sviluppo ed i suoi vini iniziarono ad essere esportati anche fuori dalla penisola. Ma il declino arrivo con la fine dell’Impe-ro Romano fino a giungere al Medioevo, quando si regi-strò uno dei periodi più neri. L’oidio e la fillossera arriva-rono in questa regione mol-to più tardi che altrove, ma la viticoltura subì comun-que danni ingentissimi. È in realtà solo dal 1980 che

CAMPANIA

Greco di Tufo Feudi di San Greegorio - 12,90 €

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viene seguita la strada della qualità e perseguito l’obiet-tivo di realizzare grandi vini che infatti recentemente stanno registrando incredi-bili successi.La viticoltura campana non è altro che la sommatoria di tante “piccole storie” realiz-zate da famiglie ed aziende che hanno saputo conser-vare le più antiche tradizio-ni: i vini che si originano in questo territorio sono in grado di esprimere le colli-ne da cui hanno tratto origi-ne, narrando le storie degli uomini che li hanno creati.

Feudi di San Gregorio è un esempio su tutti: i vini re-alizzati sono figli della vo-glia di raccontare, con scelte tecniche di vinificazione e di affinamento studiate da Pierpaolo Sirch, la ricchez-za dei vigneti più espressi-vi, scelti ogni anno fra i 700 vigneti di proprietà. Vi con-sigliamo Ischia Biancolella DOC interessante al naso per i suoi sentori di frutta bianca e finocchietto, fiori di limone e richiami agru-mati. Espressivo e territo-riale, è ideale per accompa-gnare primi piatti e zuppe di crostacei, pesci alla griglia o sotto sale e frittura di pa-ranza. Se invece si cerca un abbinamento con i crudi di mare la scelta deve dirigersi verso il Greco di Tufo Cutiz-zi fresco e minerale grazie a 5 mesi in acciaio con per-manenza sui propri lieviti e

con ripetuti batonnage per rimettere in sospensione le fecce fini.Un’altra azienda storica è quella dei Mastroberardi-no: sappiamo infatti che è attiva nel contesto vitivini-colo da oltre due secoli. Le prime tracce della presenza in Irpinia risalgono al ca-tasto borbonico, a metà del Settecento, epoca in cui la famiglia elesse il villaggio di Atripalda la propria sede lavorativa, ove sono tuttora situate le antiche cantine. Da allora, dieci generazioni hanno condotto le attivi-tà di famiglia segnando la fama dei vini campani. Fra tutti vi segnaliamo il Radi-ci Taurasi dalla prestigiosa linea dei cru aziendali. Frut-to di un’attenta e continua ricerca per l’individuazione del miglior connubio viti-gno- territorio, Radici, rac-

Ischia Biancolella Feudi di San Greegorio - 12,90 €

conta una concezione in cui al centro ci sono una com-plessità ed intensità inusuali per un vino bianco: un vino che richiama i vecchi sape-ri contadini, un ritorno alle “radici”.Tenute Pacelli è invece una piccolissima azienda ap-pena a nord della Calabria. Vi consigliamo di provare Terra Rossa, vino dal colo-re e profumi molto intensi, che ricordano quelli di un Montepulciano D’Abruzzo, con note di caffè e frutti ros-si croccanti, pepe e geranio. La bocca è piena, appagan-

te, saporita, calda senza pe-santezze, dalla trama tanni-ca molto fine e composta. Ma anche Temeso Riserva, fosse soltanto per la storia che racchiude in sé: è un vino antico, le cui pregiate qualità venivano decantate già nel 1550 dal viaggiatore Fra Leandro Alberti di Bolo-gna nella sua “Descrittione di tutta l’Italia”, dedicata a Caterina de’ Medici. Dell’A-zienda Scala emergono per schiettezza il 100% Greco di Tufo, Ciro Bianco, deli-cato ed elegante, con note dominanti di fiori bian-chi ed il Ciro Rosso ottimo

con carne rossa ma si sposa bene anche con formaggi a lunga stagionatura e risotti. Sorseggiare Aliseo Bianco Bio di Reale ci permette di percorrere mentalmente la Costa d’Amalfi: il nome Ali-seo infatti fa riferimento ai venti che portano il bel tem-po, è un augurio di piacevo-lezza per chi degusterà que-sto vino. La Tenuta Sarno ci porta a rivivere l’emozione di trovarci immersi in un museo della memoria, nel-lo splendido parco storico a Candida, Avellino. La fi-losofia aziendale è da sem-pre basata sul concetto della trasparenza, concentrando-si su un solo vino, coltivan-do un unico vigneto per dare ad un prodotto unico e rappresentativo dell’identità aziendale: il Fiano di Avelli-no, solo da provare.Siamo arrivati a fine pasto? Un buon Limoncello dell’A-zienda Agricola Il Conven-to, che dal 1935 coltiva la va-rietà “ovale di Sorrento”.

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PugliaProseguendo il nostro viag-gio nei ricordi di un’estate all’insegna della scoper-ta enogastronomica non si può tralasciare la Puglia: ricca di territori da scoprire, città incantevoli e bagnata da un mare indimenticabile. Ma il “tacco” del nostro pre-zioso stivale ha anche un enorme legame con il vino, non a caso Dante Alighieri la descriveva come “terra si-tibonda ove il sole si fa vino”. Unitamente alla coltivazio-ne dell’olivo, la cultura e la tradizione di questa regio-ne vedono nella produzio-

ne del vino un importantis-simo ruolo. Due piante che contribuiscono da sempre a disegnare e caratterizzare i panorami della regione.La Puglia è la regione più orientale d’Italia ed anche la più soleggiata ma la sua conformazione è la meno montuosa della penisola; allungata da nord-ovest a sud-est, è bagnata dal Mar Adriatico e dal Mar Ionio. Il clima risente molto dell’in-flusso del mare: la regione è circondata da oltre 800 chilometri di coste marine e le due coste hanno una di-stanza di soli 50 chilometri. Le più importanti provincie

e distretti di terre vinicole si trovano:- Sugli altopiani e sui rilievi di media ed alta col-lina, a bassa pendenza, co-stituiti da formazioni pre-valentemente calcaree e gessose (Murge);- Sulle superfici subpia-neggianti a bassa pendenza e sulle basse colline calcare-nitiche e calcaree (Salento, Murge Tarantine);- Sui rilievi tabulari di bassa collina e sulle superfi-ci a morfologia ondulata co-stituite da sedimenti marini sabbiosi, ghiaiosi e conglo-meratici (Tavoliere, Barlet-

PUGLIA

ta-Andria_Trani, brindisi-no);- Nei fondivalle, piane e terrazze alluvionali (Ofan-to);- Nella piana costiera, terrazzi marini e cordoni dunali su formazioni preva-lentemente calcarenitiche e depositi litoranei marini (Arco ionico tarantino).Un aspetto da non sottova-lutare e molto tipico è il li-vello di salinità elevato che può essere presente anche nel suolo delle aree a diffu-

sione vinicola.Dal punto di vista agrono-mico è quindi necessaria la massima attenzione nel-la gestione dei vigneti, in particolare devono essere evitate, soprattutto in fase di impianto, le lavorazio-ni del terreno che portano in superficie strati profondi di terreno. Fondamentale è anche l’irrigazione in for-ma localizzata (a goccia) per evitare la risalita per evapo-traspirazione delle soluzioni presenti negli strati inferiori.La storia della vite ha radici

antichissime che quasi cer-tamente risalgono a prima dei tempi della colonizza-zione greca, nel VIII secolo a.c.; si pensa che siano stati proprio i greci ad introdurre vitigni oggi considerati au-toctoni come il Negroamaro e l’Uva di Troia ed anche il metodo di allevamento più diffuso: l’”alberello”. Non da sempre però la produzione è stata concentrata sulla qua-lità, per molto tempo infatti il vino pugliese, caratteriz-zato da enormi quantità, ha preso la via del nord andan-

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Primitivo “14”Polvanera - 15,90 €

do a sostenere le produzio-ni non soltanto italiane ma anche europee. Nel 244 a.C. con la costruzione del porto di Brindisi il vino pugliese conosce un periodo davve-ro positivo ed il commercio fiorente fa sì che importan-ti quantità di vino si con-servino in apposite cantine scavate nella roccia. Anche Federico II capì il fonda-mentale ruolo della viticol-tura e della produzione di vino tanto che, nonostante fosse astemio, fece impian-tare migliaia di viti nella zona di Castel del Monte; ed è proprio da questo magico

territorio che nasce Pietra-bianca Chardonnay Castel del Monte D.O.C.. L’azienda è Tormaresca di proprietà dei Marchesi Antinori. Si sviluppa in due tenute si-tuate in due aree decisa-mente vocate: Masseria Maime in Salento e Tenuta Bocca di Lupo nella denominazione di Castel del Monte appun-to, immersa nella selvaggia Murgia barese. Pietrabianca proviene da uve Chardon-nay: Giallo dorato, al naso il bouquet è ricco ed am-pio, intensi sono i sentori di ananas e mandorla frescacon accenni di susina gialla e cedro oltre ad interessan-ti note di fiori di agrumi. Al palato le note minerali e sa-pide si combinano a quelle dolci della frutta matura per

darci un vino teso, salino, caldo e persistente. Un’altra Azienda da segnalare si trovanel cuore del Salento ed è un esempio di produzione ispi-rata da un profondo rispetto della tradizione antica ma operativa con le più raffi-nate e nuove tecnologie. L’obiettivo di Paolo Leo, titolare della storica canti-na che prende il suo nome, è quello di esaltare e dare lustro alle potenzialità dei vitigni autoctoni: Primiti-vo, Negroamaro, Malvasia Bianca e Nera di Lecce con l’intento di offrire ai consu matori vini che rispecchino nel loro corpo gli odori, i sa-pori ed il carattere della ter-ra di Puglia da cui traggono origine.

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Primitivo di ManduriaPaolo Leo - 15,90 €

PietrabiancaTormaresca - 19,90 €

Negroamaro “Orfeo”Paolo Leo - 24,90 €

Il monovarietale Primiti-vo di Manduria Passo Car-dinale ad esempio riesce a racchiudere tutte le caratte-ristiche di uno dei “re rossi” pugliesi, un vino struttura-to e potente, molto fruttato, ma vellutato, non va bevuto come un semplice bicchiere d’acqua o come un normale vino da pasto, ma va gusta-to, tenuto in bocca qualche secondo, per consentire con il calore di rompere il bou-quet e intuirne i profumi.Di colore rosso intenso pre-senta un bouquet intenso e piacevolmente speziato, gli abbinamenti più azzeccati sono primi piatti a base di

sughi, carni rosse e caccia-gione. Altro vitigno fonda-mentale della produzione è il Negroamaro, che ad ogni sorso riesce a rimandare ai paesaggi assolati e ricchi di gusti forti e decisi di una delle regioni più gettonate in estate. Dibattute sono le origini del suo nome curio-so ed accattivante. Si pensa derivi da “negro” in riferi-mento al colore molto scuro delle bacche e del vino stes-so, e “amaro” a causa della forte presenza di tannini. Una seconda ipotesi invece si basa su una convinzione linguistica, secondo la qua-le si tratterebbe della fusio-

ne di due parole, una greca “mavros” e un’altra latina “niger” che entrambe signi-ficano “nero”. Esposti alla brezza dello Io-nio e dell’Adriatico i vitigni di Paololeo danno vita ad Orfeo Negroamaro Puglia IGP dopo 3 mesi in acciaio, 12 mesi in barriques di rove-re francese e americano e 3 mesi in bottiglia. Si tratta di un vino di colore rosso rubi-no con tendenza al granato; bouquet ampio e speziato, con sentori di frutti di bo-sco perfetto per carni rosse, cacciagione e salumi.