William Shakespeare e il teatro elisabettiano

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UNITRE Oristano 23-02-06 1 “All the world’s a stage…” William Shakespeare e il teatro elisabettiano

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“All the world’s a stage…” 

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“All the world’s a stage. And all men and women merely players. They have their exits and their entrances, and one man in his time

plays many parts. His acts being seven ages.” 

“tutto il mondo è un palcoscenico, e gli uomini e le donne non sono altro che attori. Anch’essi entrano ed escono di scena. E la medesima persona, durante la propria vita, rappresenta molte parti, e gli atti sono costituiti da sette età.”

(II, VII, 139-66 As You Like It)

 

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Pirandello, come Shakespeare molti secoli prima di lui, riteneva che gli uomini e le donne fossero niente altro che attori che rappresentano molti e diversi ruoli sul palcoscenico del mondo.

Questo è espresso particolarmente bene dal protagonista del suo ultimo romanzo Uno, nessuno e centomila, che dopo un banale incidente improvvisamente arriva alla conclusione che lui non ha una sola identità ma lui è uno, nessuno e centomila persone allo stesso tempo.

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“Verso il 1590 un giovanotto di provincia – non è ricco di famiglia, non ha conoscenze importanti, non ha studiato all’università – si trasferisce a Londra, e in un arco di tempo straordinariamente breve diventa il drammaturgo più importante non solo della propria epoca, ma di tutti i tempi. Le sue opere attirano colti e analfabeti, sofisticati cittadini londinesi e provinciali che per la prima volta andavano a teatro. Fa ridere e fa piangere il pubblico, trasforma la politica in poesia, mescola arditamente beffe volgari e sottigliezze filosofiche. Cattura con eguale profondità gli aspetti più intimi della vita dei sovrani come di quella dei mendicanti. Sembra aver studiato ora legge, ora teologia, ma anche storia antica, e allo stesso tempo mima senza fatica gli accenti dei goffi villani e si diverte con i racconti delle vecchie comari. Come si spiega un risultato tanto magnifico? Come ha fatto Shakespeare a diventare Shakespeare?”

Stephen Greenblatt – Vita, arte e passioni di William Shakespeare, capocomico – Einaudi 2004

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I Tudors Il primo re Tudor fu Enrico VII (1485-1509). Enrico VIII (1509-47), suo figlio, salì al trono.

Enrico VIII vuole divorziare dalla sua prima moglie Caterina d’Aragona, figlia del re di Spagna, che gli ha dato solo una figlia, Maria, per sposare Anna Bolena. Da qui nasce il conflitto con la chiesa cattolica. Il Papa Clemente VII non gli concede il divorzio e Enrico VIII viene scomunicato. L’Inghilterra diventa protestante e con l’Atto di Supremazia (1534) il re si dichiara “Capo Supremo della Chiesa” d’Inghilterra. Il re decide di chiudere i monasteri che per secoli sono stati il maggiore centro culturale del paese. Dal matrimonio con Anna Bolena ha un’altra figlia, Elisabetta. Anna Bolena viene giustiziata e il re si sposa altre quattro volte. Dalla terza moglie, Jane Seymour, ha un erede maschio, Edoardo VI.

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La Riforma

E’ il periodo della Riforma (prima metà del 16° secolo) che ridusse il potere internazionale della Chiesa Romana. Movimento di origine tedesca condotto da Martin Lutero che portò alla nascita della Chiesa Protestante che si affermò anche in Inghilterra.

La differenza maggiore tra protestanti e cattolici riguardava il rapporto tra chiesa e stato. Lutero accettava il potere del re sulla chiesa in riferimento agli aspetti religiosi.

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Le persecuzioni religiose Edoardo VI governa per soli sei

anni. E’ un periodo di persecuzione religiosa verso i cattolici romani. Questo porta ad una aspra reazione contro il protestantesimo quando sale al trono la sorella Maria.

Maria I, conosciuta come ‘Bloody Mary’ (Maria la Sanguinaria) per le sue persecuzioni contro i protestanti, tentò di di restaurare la religione cattolica della madre Caterina d’Aragona.

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Elisabetta I Nel 1558 sale al trono Elisabetta I. Durante il

suo regno (1558-1603) il Rinascimento inglese raggiunge il suo splendore. Durante il suo regno l’Inghilterra attraversa un periodo di stabilità. Restaura una forma moderata e più tollerante di protestantesimo. Donna di forte volontà, con una buona educazione classica, parlava parecchie lingue e amava l’arte e il teatro. Era anche molto ambiziosa e infatti il suo regno coincise con l’inizio dell’Impero Britannico. Sostenne la Marina e l’Inghilterra divenne una delle nazioni più potenti d’Europa. Non si sposò. Era conosciuta come la ‘Virgin Queen’ e usò la sua castità come arma politica per mantenere la stabilità del paese. Si distinse come protettrice delle lettere e fu celebrata da artisti e poeti. Il teatro come forma d’arte indipendente inizia durante il regno.

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La Regina, che ama le lettere e gli spettacoli, prepara la strada al professionismo dell’attore e alla diffusione del teatro, stabilendo che fosse sufficiente, per un attore, per sottrarsi alle persecuzioni puritane, porsi sotto la protezione di un nobile di cui doveva indossare la livrea; poteva in questo modo garantirsi la libertà di esercitare la sua professione. Elisabetta incoraggia anche il formarsi di compagnie stabili e protegge ogni genere di spettacolo ospitando a Corte, insieme ai divertimenti raffinati, gli spettacoli popolari.

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Sorsero presto molti teatri pubblici: il primo fu costruito, sotto la protezione del Conte di Leicester, nel 1576 dall’impresario James Burbage a Shoreditch, e lo chiamò ‘The Theatre’.

Altri teatri pubblici costruiti dal 1570 in poi : il Curtain, il Rose, lo Swan, il Globe, il Red Bull, il Fortune, e l’Hope.

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“Londra era una città di immigrati, invasa ogni anno da gente arrivata fresca dalla campagna; erano di solito uomini e donne poco meno o poco più che ventenni attirati dalla promessa di lavoro, dallo spettacolo del benessere e del potere, dal sogno di un destino straordinario. Ma il destino, a molti di loro, riservava solo una morte precoce: Londra infestata dai topi, sovraffollata, inquinata, soggetta agli incendi e, di quando in quando, ai tumulti popolari, era un posto terribilmente insicuro e malsano.” Stephen Greenblatt – Vita, arte e passioni di William Shakespeare, capocomico – Einaudi 2004

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“Al normale livello di rischio, spaventoso secondo i nostri standard, si aggiungevano le devastazioni provocate dalle malattie epidemiche. La peggiore di tutte, la peste bubbonica, falcidiò la città più volte, scatenando il panico, spazzando via intere famiglie, decimando i quartieri. Anche negli anni risparmiati dalla peste il numero delle morti annotate sui registri delle parrocchie londinesi supera sempre quello delle nascite. Eppure, la città continuava a crescere, a essere un’attrazione irresistibile.”

Stephen Greenblatt – Vita, arte e passioni di William Shakespeare, capocomico – Einaudi 2004

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Gli edifici teatralile Playhouses

Il palcoscenico consisteva in “ ...una piattaforma rettangolare rialzata, protesa verso il centro di un grande cortile circondato da file di gallerie. Il cortile, destinato alla “platea” che guardava lo spettacolo in piedi, era scoperto, ma il palcoscenico era coperto da una tettoia dipinta – chiamata heavens, i cieli - sorretta da due colonne.” Stephen Greenblatt – Vita, arte e passioni di William Shakespeare, capocomico – Einaudi 2004

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Gli edifici teatralile Playhouses

“ Posta sul proscenio, una botola chiamata “trappola” conduceva ad uno sgabuzzino sottostante chiamato hell, inferno, che poteva essere usato per produrre mirabili effetti teatrali. Sul fondo del proscenio c’era una parete di legno con due porte d’ingresso e d’uscita, e tra le porte, in alcuni teatri, c’era uno spazio centrale aperto per fare ingressi formali o per le scene più intime. Sopra le due porte sulla parete in fondo al proscenio, correva una galleria suddivisa in stanzette destinate agli spettatori che pagavano di più.” Stephen Greenblatt – Vita, arte e passioni di William Shakespeare, capocomico – Einaudi 2004

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Gli edifici teatralile Playhouses

“Con un penny si poteva accedere al cortile e stare per due o tre ore in mezzo alla folla a menar le mani, comprare mele, arance, noci e birra in bottiglia, o cercare di farsi spazio avanzando il più possibile sotto il palco. Con un penny in più ci si comprava un riparo dalla pioggia (o dal sole bruciante) e un posto a sedere in una delle gallerie coperte che circondavano il teatro; con un terzo penny il posto a seder era imbottito e si trovava in una delle “sale dei gentiluomini” sulla fila più bassa delle gallerie, “il posto migliore”, come lo definì un habituè del teatro dell’epoca, “dove non solo si può ammirare tutto benissimo, ma si può anche essere ammirati.” Stephen Greenblatt – Vita, arte e passioni di William Shakespeare, capocomico – Einaudi 2004

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Il GlobeIl teatro più famoso dell’epoca era il Globe Theatre che fu costruito a Londra nel 1599 sulla riva sud del fiume Tamigi.

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Il Globe, così chiamato dall’insegna di Ercole col globo sulle spalle e il motto “Totus mundus agit histrionem”, fu edificato dalla compagnia diretta dal famoso attore Richard Burbage a cui apparteneva Shakespeare. Poteva contenere più di 3000 spettatori; il Globe attuale ne contiene circa la metà .Come gli altri teatri del periodo il Globe era un teatro all’aperto senza illuminazione. Le rappresentazioni avevano luogo durante il giorno, nel pomeriggio, nel periodo estivo.

Il Globe

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Nel 1613 il Globe subì un incendio che lo distrusse completamente. Uno sparo di cannone durante una rappresentazione dell’ Enrico VIII di Shakespeare bruciò il tetto di paglia della galleria. Sulle fondamenta originali fu costruito un nuovo Globe completato prima della morte di Shakespeare. Il nuovo Globe continuò ad operare come teatro fino al 1642 quando fu chiuso dai Puritani ( tutti i teatri e luoghi di intrattenimento). Nel 1644 il Globe fu nuovamente bruciato per edificare abitazioni.

Il Globe

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Non c’era sipario e poco arredo scenico.

L’azione procedeva di scena in scena senza interruzione.

Quando il teatro era pieno gli attori erano circondati dal pubblico su tre parti.

La relazione tra attori e pubblico era molto più intima rispetto al teatro moderno.

Il monologo viene sussurrato dagli attori elisabettiani materialmente nelle orecchie degli spettatori.

La produzione delle opere teatrali 

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I mutamenti di scena, il passaggio dalla luce del giorno alla notte e viceversa, come tutte le altre specificazioni di luogo e d’atmosfera, venivano annunciate dagli stessi attori, nel contesto del dramma.

Per esempio, nel primo atto di Amleto (I, I 166-67) Horatio per informare che la notte sta per finire ed sta per spuntare l’aurora, dice: “Guardate, il mattino vestito d’un manto vermiglio, passeggia sulla rugiada di quel colle a oriente.”

Duncan, in Macbeth (I, VI, 1-2) per dare l’impressione dell’atmosfera di serenità che lo accoglie al suo ingresso nel castello di Inverness, dice: “Questo castello si trova in un sito ameno; l’aria scherzosa saluta con dolcezza i nostri sensi delicati”.

Questa tecnica sottilissima di scenografia verbale ricca di immagini e metafore per sottolineare i mutamenti di scena si è persa nel teatro moderno.

La produzione delle opere teatrali

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La produzione delle opere teatrali 

Veniva data grande importanza ai costumi che miravano a esprimere i tratti di un particolare personaggio.

Le donne, almeno fino al 1660, molto raramente recitavano nelle rappresentazioni e i ruoli femminili erano generalmente sostenuti da giovani adolescenti di sesso maschile.

I personaggi femminili nelle commedie di Shakespeare spesso si mascherano da uomini come in As You Like It, per esempio, Rosalind era un ragazzo mascherato da donna che si traveste da uomo per scoprire se il suo fidanzato Orlando la ama veramente.

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Teatro elisabettiano 

Cristopher Marlowe (1564-93) è il primo grande drammaturgo inglese. La sua opera più significativa è il Doctor Faustus.

Ben Jonson (1572-1637) ha detto che l’arte di Shakespeare ‘was not of an age, but for all time’. Così Shakespeare è il più grande drammaturgo del rinascimento ma anche del periodo moderno.

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William Shakespeare (1564-1616)

Sebbene Shakespeare sia probabilmente il più famoso scrittore al mondo si conosce relativamente poco della sua vita.

La sua nascita è celebrata tradizionalmente il 23 aprile del 1564.

E’ nato a Stratford-upon-Avon, grosso centro del Warwickshire, a nord-ovest di Londra .

Nacque, terzo di otto figli, da una famiglia agiata: il padre, John, era un commerciante appartenente alla corporazione dei pellai e guantai ed arrivò ad essere eletto sindaco di Stradford, anche se durante la fanciullezza di William subì una serie di rovesci economici; la madre, Mary Arden, discendeva da un'antica famiglia di possidenti.

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William Shakespeare (1564-1616) Il giovane William studiò probabilmente

alla Grammar School di Stradford, ma poco sappiamo dei suoi primi anni di vita se non che a diciotto anni, nel novembre del 1582, sposò Anne Hathaway, di anni ventisei, e che probabilmente il matrimonio fu "un ripiego con cui egli riparò un atto di irriflessione giovanile" (Praz).

Sei mesi più tardi nacque la figlia Susanna a cui seguirono nel 1585 due gemelli, Hamnet e Judith. Con una moglie e tre figli da mantenere, oltre a fratelli e sorelle più giovani a cui provvedere, e un padre in cattive condizioni economiche, Shakespeare si trasferì a Londra in cerca di fortuna.

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William Shakespeare (1564-1616)

I primi anni trascorsi nella capitale sono quelli in assoluto più misteriosi per quel che riguarda la biografia dell'autore, ma probabilmente egli lavorò come attore in diverse compagnie teatrali.

Il successivo riferimento storico certo è del 1592, quando ormai Shakespeare è già un drammaturgo affermato.

Nei due anni successivi i teatri restarono chiusi a causa di un'epidemia di peste, e Shakespeare si dedicò alla composizione dei poemi Venere e Adone e Il ratto di Lucrezia.

Nel 1594 risulta socio dei Chamberlain's Men (Attori della compagnia del Ciambellano, una compagnia teatrale che poi sotto Giacomo I prenderà il nome di King's Men, Attori della compagnia del re), diventa poi socio del nuovo teatro The Globe nel 1599.

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William Shakespeare (1564-1616)

Negli anni successivi, grazie ai favori della Corte dei quali beneficiava la sua compagnia, egli godette di prosperità e successo dividendo le sue energie tra la composizione di drammi e di sonetti. Il suo protettore e amico era il conte di Southampton.

Probabilmente intorno alla fine del primo decennio del '600 si ritirò a Stratford dove con i guadagni della professione aveva acquistato una casa patrizia con giardino, denominata "New Place", e dove il 25 marzo 1616 firmò il proprio testamento.

Morì il 23 aprile del 1616 e il 25 venne sepolto nel coro della chiesa dell‘Holy Trinity.

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Opere Come poeta scrisse una collezione di 154

sonetti e due lunghi poemi. Come drammaturgo scrisse 37 opere. Shakespeare in vita non si preoccupò di

dare alle stampe le sue opere, che circolavano in copie non autorizzate ricostruite dalla memoria di uno o più attori (i cosiddetti in quarto) e che chiaramente erano piene di errori.

Nel 1623 due attori della compagnia di Shakespeare, John Heminges e Henry Condell, curarono un'edizione di trentasei opere dell'amico scomparso, denominata First Folio, che assieme ai precedenti in-quarto ha consentito un lavoro di ricostruzione filologica delle opere di Shakespeare.

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Opere Le composizioni di

Shakespeare possono essere divise in quattro periodi:

il primo, che va circa dal 1589 al 1595, di sperimentazione, di apprendimento delle tecniche di scrittura teatrale;

Il secondo (dal 1595 al 1600) dominato dalle "histories", dai drammi storici, come l'Enrico V, e dalle grandi commedie, Sogno di una notte di mezza estate, Molto rumore per nulla, Come vi piace, La dodicesima notte, ma che include anche tragedie del calibro di Romeo e Giulietta e Giulio Cesare.

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  Il terzo periodo è quello delle

grandi tragedie, dal 1600 al 1608 circa, Amleto, Otello, Macbeth, Re Lear, Antonio e Cleopatra.

Infine, l'ultimo periodo, dal 1608-9 al 1612, quello dei cosiddetti romances, da alcuni definite tragicommedie perché caratterizzate da una fuga verso atmosfere fiabesche, romanzesche (La tempesta).

Opere

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Temi

Tra i temi principali delle opere di Shakespeare ci sono i grandi temi universali: il potere, l’ amore, l’ambizione, il conflitto tra diverse generazioni, la guerra, la morte.

E’ difficile dire esattamente cosa separa Shakespeare da tutti gli altri artisti.

E’ in parte una questione della sua ‘all-inclusiveness’, il fatto che le sue opere esplorano ogni aspetto concepibile della vita umana.

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  Shakespeare formula le domande senza risposta che

continuano a tormentare filosofi e scrittori: Cosa è l’io? (Amleto). Cosa è l’amore e quali sono i suoi limiti? (Romeo e Giulietta,

Otello). Come dovrebbe comportarsi un capo di stato? (Enrico V).

Qual è la relazione tra arte e potere? (La Tempesta). Cosa è il male e come appare nel mondo? ( Riccardo III e

Macbeth). Dove sta la linea di demarcazione tra pazzia e sanità mentale?

(Re Lear).

Temi

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Temi Riesce a fare questo creando personaggi che nelle parole del

filosofo F. Hegel sono ‘free artists of themeselves’, cioè personaggi in grado di contemplare se stessi oggettivamente in immagini che loro stessi creano con la loro mente: loro possono vedere se stessi come personaggi drammatici che rappresentano le proprie vite o come attori che recitano un ruolo.

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  Questo è quello che Macbeth intende quando dice:

“Life’s but a walking shadow, a poor playerthat struts and frets his hour upon the stage,

and then is heard no more.” (Macbeth V,v,19)

“La vita non è che un’ombra che cammina; un povero attore che si pavoneggia e si agita

per la sua ora sulla scena e del quale poi non si ode più nulla.”

Nelle opere di Shakespeare l’uomo diventa uno spettatore delle sue azioni, un ascoltatore dei propri pensieri.