Werther - Andrea Bocelli "Le Opere"

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Le Opere by Giorgio De Martino WERTHER GUIDA ALL'OPERA

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werther- Andrea Bocelli "Le Opere" by Giorgio De Martino

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Le Opere

by Giorgio De Martino

WERTHERGUIDA ALL'OPERA

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COSA È È un Drame lyrique in quattro parti, una storia tragica eppure dolcissima che trasferisce sulla scena

lirica, attraverso una sensibilità squisitamente francese, il celeberrimo, omonimo romanzo d’iniziazione

tedesco. Il personaggio che dà il nome all’opera è il prototipo dell’eroe del primo romanticismo, sensi-

bile, triste, amante appassionato. Timbri soffusi, morbidezze pastello, ed una rosa di sentimenti evocati

sempre con impagabile eleganza e raffinatezza: questo ed altro è il Werther, capolavoro di fine Ottocen-

to che ripropone quel clima (che alterna malinconia ed esaltazione) proprio del movimento culturale

dello Sturm und Drang che cent’anni prima aveva aperto la strada al romanticismo.

Il Werther va in scena il 16 febbraio 1892 presso la “Hofoper” di Vienna.

COSA RACCONTAIl giovane Werther ama Charlotte. Lei però, per senso del dovere, sposa Albert. Solo quando Werther,

disperato, decide di suicidarsi, Charlotte gli confida il suo amore… Ambientato a Wetzlar, da luglio a

settembre d’un imprecisato anno della decade tra 1780 e 1789, il dramma si consuma nella descrizione

di un incontro fatale, quello appunto tra Charlotte e Werther. I due si amano dal primo momento, ma

la ragazza è già promessa al tranquillo Albert. Quest’ultimo, pur dubitando dei sentimenti di Werther,

lascia che i due si frequentino. Charlotte è sempre più attratta dal giovane Werther, si innamora ed in-

fine non si oppone ad un bacio clandestino. Incapace di dominare la propria passione e con la terribile

certezza di non poter comunque avere per sé l’amata Charlotte, Werther finge di dover partire per un

viaggio e si toglie la vita.

CHI HA SCRITTO LA MUSICAÈ Jules Massenet, compositore francese nato a Saint-Étienne il 12 maggio 1842 e morto a Parigi il 13

agosto 1912, ultimo figlio d’un ex ufficiale diventato industriale, proprietario di una piccola fabbrica

di falci. Primo importante trampolino verso la carriera è la vittoria da parte del giovane Massenet del

Prix de Rome nel 1863: la borsa di studio gli permette di trascorrere un periodo in Italia e dedicarsi alla

composizione.

Jules Massenet in gioventù è pianista e timpanista, poi insegnante al Conservatorio di Parigi. La sua

produzione comprende ventisei opere teatrali (tra le più famose, oltre al Werther, Manon, Thaïs e

Don Quichotte), oltre a molta musica sinfonica e cameristica. Artista attento alle mode, ai gusti del

pubblico, ed anche alla gestione pubblicitaria della propria immagine, è un vero stacanovista, capace

di lavorare oltre quindici ore al giorno sulle proprie composizioni. Grande melodista, Massenet riesce

a pervadere di toni soffusi ed intimisti qualunque soggetto egli affronti, attraverso una lieve sensualità

distribuita preferibilmente in paesaggi malinconici, tratteggiati sempre con inimitabile raffinatezza e

con una tavolozza coloristica tale da assicurare un totale coinvolgimento da parte dell’ascoltatore.

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UN NUOVO MODO DI CONCEPIRE L'OPERA Il teatro musicale di Massenet tendenzialmente rifiuta l’eccessivo virtuosismo vocale, ma anche lo sche-

matismo melodico dei “pezzi chiusi”. Viene invece privilegiata una continuità ariosa, legata alla prosodia

della lingua francese, sempre garbata ed “elastica”. È un tipo di opera (“lirique”) che prende le distanze

dai generi quali il Grand Opéra coi suoi fastosi scenari ed intrecci, con la sua spettacolare epicità, ma

anche dalla ormai desueta Opéra Comique, col suo mix tra musica e recitazione. Capostipite del rinno-

vato modo di intendere l’opera è Charles Gounod, col suo Faust del 1859. Anche in questo caso, la fonte

letteraria è goethiana, ed il modello letterario viene piegato ad una versione fortemente sentimentale ed

intimistica. Tra gli altri compositori di medesima linea poetica, Ambroise Thomas (insegnante di Mas-

senet), ma anche il Georges Bizet di Les Pêcheurs de perles.

STORIA DELLA STORIAIl testo che ha ispirato il capolavoro lirico di Massenet è il romanzo epistolare intitolato Die Leiden

des jungen Werther (I dolori del giovane Werther) scritto da un venticinquenne Johann Wolfgang

von Goethe, nel 1774. Il libro, pubblicato per la prima volta l’anno stesso, è insieme opera letteraria

e fenomeno sociale che non ha uguali in tutta la storia della letteratura. Nelle sue lettere (che portano

il lettore ad assumere la parte del confidente dello scrittore), l’eroe Werther descrive l’esperienza di

un’energica liberazione interiore, tradotta simultaneamente per mezzo di una fusione mistica con la

natura, e dell’ebbrezza di un amore. E tuttavia, a causa delle condizioni nelle quali è obbligato a vivere,

la liberazione si trasforma in costrizione, diventa un legame che solo la morte può sciogliere.

UN ROMANZO SENZA TEMPO Un’intera generazione, alla fine del ‘700, si identifica nel destino di Werther, vedendo in lui il riflesso

della propria condizione, espressione della contraddizione tra le sublimi aspirazioni a una vita piena e

nobile da un lato, e dall’altro, un mondo fatto di barriere sociali, di quel vuoto che schiacciava la bor-

ghesia. Il messaggio di Werther tuttavia oltrepassa i problemi della generazione dello Sturm und Drang,

come testimoniano, anni dopo, le parole dello stesso poeta: «Il ruolo di Werther, tanto discusso – scrive

Goethe – non appartiene al cammino della cultura mondiale, piuttosto appartiene al corso della vita di

ciascun individuo, che equipaggiato con un innato senso di libertà, è obbligato ad inserirsi nelle norme

costrittive di un mondo obsoleto. Le barriere che ostacolano il raggiungimento della felicità, così come

le frustrazioni delle speranze, non sono mali che appartengono ad un’epoca in particolare, ma ad ogni

singola persona. Ed in effetti sarebbe triste se ciascuno non avesse, una volta nella vita, conosciuto un

periodo in cui gli sarebbe sembrato che Werther fosse stato scritto unicamente per lui».

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DAL LIBRO AL PALCOSCENICOIl successo sensazionale del Werther porta nel giro di pochi anni ad una serie di adattamenti scenici, in

forme persino bizzarre, come le figurine in cera o addirittura gli spettacoli di fuochi artificiali che ripro-

pongono l’incontro di Werther e Charlotte in paradiso! Nel nome di Werther vengono scritte tragedie,

vaudeville, parodie e farse. In una pièce drammatica dell’inizio del XX secolo, il personaggio di Werther

è incarnato dalla mitica attrice Sarah Bernhardt. La maggior parte degli adattamenti drammatici sono

in tedesco, ma ve ne sono anche in altre lingue.

DAL LIBRO AL DRAMMA LIRICO Il nome di Goethe spicca sui cartelloni lirici parigini già dai tempi del Faust di Gounod (del 1858) e di

Mignon di Thomas. È dunque garanzia di successo, in Francia, come ben sa l’editore musicale e libret-

tista Georges Hartmann, un personaggio di grande intelligenza, in grado di reclutare Bizet, Charpen-

tier, Lalo ed anche Debussy. Hartmann pare abbia astutamente progettato di avvicinare il suo autore

preferito, Jules Massenet, a I dolori del giovane Werther, attraverso uno stratagemma.

Il romanzo epistolare goethiano è, a quel tempo, scarsamente frequentato dai compositori. Si contano

tre tentativi lirici, di non particolare rilievo artistico: Werther e Charlotte di Rodolph Kreutzer (del

1792), Charlotte e Werther di Carlo Coccia (del 1814) ed un Werther di Raffaele Gentili (del 1862).

Hartmann accompagna il compositore a vedere il Parsifal di Wagner a Bayreuth, col segreto scopo di

inserire una deviazione sulla via del ritorno. Infatti passano da Wetzlar, nei luoghi dove Goethe ha con-

cepito ed ambientato il romanzo d’iniziazione. Lo stesso Massenet racconta: «visitammo la casa dove

Goethe aveva concepito il suo immortale romanzo. Già conoscevo le lettere di Werther, e ne avevo con-

servato un ricordo commosso. Vedermi in quella medesima casa, che Goethe aveva reso celebre facen-

dovi vivere l’amore al suo eroe, mi impressionò profondamente. Io ho quanto può completare la visibile

emozione che provate, mi disse Hartmann uscendo. E tirò fuori dalla tasca un libro, che era appunto la

traduzione francese del romanzo di Goethe».

IL LIBRETTO D'OPERALa realizzazione del libretto d’opera viene affidata a Èdouard Blau e Paul Milliet (con la collaborazione

dello stesso Hartmann). Milliet ha lasciato una interessante testimonianza su cosa il compositore ed

il pool di letterati cercassero, all’interno del testo: «In Werther è il dramma umano in cui si mescola

l’incanto e la desolazione della natura. L’immensità del mondo con i suoi mormorii incantevoli o flebili,

con le sue armonie, le sue luci e le sue ombre, ha l’aria di associarsi alle sensazioni, alle idee, alle sof-

ferenze dell’eroe». Quanto al finale tragico, «lo scioglimento del Werther è la liberazione, è la salvezza.

Werther muore nella ferita interiore. Quando la notte di natale scende su di lui, una luce di perdono

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dissipa le ombre in cui scompare il mondo e , per Werther come per Tristano, la musica delle anime

comincia a cantare nel silenzio ove le voci mortali hanno taciuto».

I librettisti condensano la storia di Werther in quattro situazioni separate, nelle quali il carattere discon-

tinuo si traduce già attraverso i titoli degli atti: “La maison du Bailli” (La casa del Podestà), “Les Tilleuls”

(I tigli), “Charlotte et Werther” (Charlotte e Werther). Il quarto atto è suddiviso in due quadri: “La nuit

de Noël” (Vigilia di Natale) e “La mort de Werther” (La morte di Werther). Ricordiamo come i tigli –

sotto le cui fronde tante storie d’amore si sono consumate – siano gli alberi più cari al romanticismo.

PERCHÉ LA “PRIMA” A VIENNA?Dopo alcuni anni di gestazione, e dopo un biennio necessario per la stesura vera e propria, nel maggio

1887 Jules Massenet, terminata la partitura, va a trovare il direttore dell’Opéra Comique, Léon Carv-

alho, e gli propone la nuova opera eseguendola al pianoforte, cantandone tutte le parti vocali. Carvalho

trova il lavoro particolarmente introverso e non mostra particolare entusiasmo, in quanto probabil-

mente viene delusa l’aspettativa d’una partitura sulla falsariga della Manon. A spazzare via ogni speranza

di rappresentare il Werther, ci pensa dopo poche ore una disgrazia: un incendio che la notte successiva

all’incontro danneggia irrimediabilmente il teatro, allontana definitivamente la possibilità d’una prima

esecuzione parigina. Passano alcuni anni, e grazie all’interessamento di un tenore (Ernest van Dyck),

la partitura viene infine accolta dall’Opera di Vienna, che allestisce la nuova opera il 16 febbraio 1892.

Tra il pubblico, anche Johannes Brahms ed il temutissimo critico Eduard Hanslick. L’allestimento vien-

nese solleva forti perplessità, soprattutto in ragione del fatto che il libretto si è preso non poche libertà

rispetto al romanzo di Goethe. Inoltre la lettura di Massenet pone l’accento sullo sfondo colorito della

vita familiare tedesca, rappresentando in maniera geniale e pungente la mentalità piccolo-borghese del

biedermeier e la generale incomprensione nei confronti dei sentimenti di Werther.

IL DEBUTTO FRANCESE Nel frattempo l’Opéra Comique torna finalmente agibile. Ed il suo direttore scrive un biglietto al com-

positore, che così recita: «Rientrate da noi e fate rimpatriare questo Werther che, con la vostra musica

aveter reso francese». Il teatro parigino accoglie finalmente – il 16 gennaio 1893 – l’opera di Massenet.

E nonostante una tormenta di neve costringa a pernottare in teatro un buon numero di spettatori, la

prima francese viene salutata con molto calore. Il titolo, ugualmente, farà fatica ad imporsi in patria:

dopo la prima serie di rappresentazioni del 1893, riapparirà dopo ben dieci anni. Per poi divenire nel

nuovo secolo – insieme a Manon – l’opera più popolare e stimata di Massenet (nel 1938, raggiungerà le

1000 rappresentazioni). Un’opera che ha resistito anche in periodi in cui l’interesse per la quasi totalità

dell’opera di Massenet era in calo costante. Negli anni 70, infine, la grande rinascita del Werther, grazie

anche alle registrazioni discografiche.

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WERTHER SECONDO MASSENETL’opera lirica e quella letteraria sono in questo caso entità assolutamente autonome. Sottolinea in

proposito il musicologo Maurizio Modugno, come «il Werther di Goethe si muove nell’ambito di un

protoromanticismo autobiografico, o meglio: segna il sontuoso inizio di un genere, quello dei romanzi

di iniziazione, delle storie di educazione sentimentale, che propongono – dietro un episodio di vita vis-

suta – un apologo morale, l’espressione di un giudizio sulla propria parabola spirituale da condannare.

Goethe adombra in Werther se stesso e un suo amore giovanile: il suicidio del protagonista è metafora di

una propria morte interiore (…). Massenet invece guarda a tutt’altri orizzonti. Non gli interessa “finaliz-

zare” il dramma ad una crescita interiore, né proiettare se stesso in una esperienza simbolica, bensì porre

sotto osservazione – spietata e insieme coinvolta – il soggetto e l’oggetto di una passione, senza emettere

sentenze, ed anzi sposando segretamente le cause del perdente».

UN TEATRO MUSICALE “DA CAMERA”L’azione del drame lyrique si incentra – in un crescendo tragico che si avverte lungo l’intera opera – sui

due protagonisti, Werther e Charlotte, rispettivamente tenore e mezzosoprano. La storia propone poi un

antagonista (Albert, baritono), ed una figura che, pur d’una certa importanza, teatralmente potremmo

definire la “spalla”: Sophie, soprano, sorella minore di Charlotte. Niente coro, in quest’opera, ad ec-

cezione di quello di voci bianche, che intona il celebre canto natalizio. Un’opera, il Werther, che è stata

definita “da situazioni al chiuso”, una sorta di teatro da camera, intimo e palpitante. Massenet sembra

mirare ad annientare i segnali legati alla connotazione temporale: pur se l’ambientazione è coerente a

quella goethiana, il “Settecento” non viene mai evocato. C’è chi legge l’operazione del compositore fran-

cese come di grande modernità, in quanto verrebbe a fotografare la provincialità propria della borghesia

perbenista della Terza Repubblica.

CHARLOTTE I librettisti del Werther di frequente pongono l’accento su fatti che non sono espliciti nel romanzo e

che lo scrittore ha lasciato all’immaginazione del lettore. In particolare, i sentimenti di Charlotte verso

Werther, che il libro lascia giusto intravvedere, sono resi espliciti nell’opera. Qui Charlotte è legata al

marito non solo dalla promessa di matrimonio ma anche dal giuramento fatto alla madre in fin di vita. Il

significato dell’opera può essere riassunto nella serie dei quattro duetti tra Charlotte e Werther, nel corso

dei quali è possibile seguire il percorso della giovane donna, da creatura innocente ad eroina che negli

ultimi istanti di vita di Werther riconosce i propri sentimenti più veri. Se i primi tre duetti terminano

con la separazione, nel quarto si arriva finalmente al riconoscimento dell’amore reciproco.

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L'ORCHESTRA NEL WERTHER Fin dalle prime note del Preludio che apre il Werther, nel corso del quale si scontrano due cellule tematiche

emotivamente opposte (la prima è in tonalità minore, appassionata e costruita sul cromatismo, la sec-

onda è in tonalità maggiore e decisamente contemplativa), verifichiamo come l’anima contraddittoria

del protagonista sia testimoniata e messa in evidenza dalla musica orchestrale. In Werther l’orchestra

diventa una sorta di cassa di risonanza del sentimento. È stato notato come la trattazione orchestrale da

parte di Massenet, con la sua gamma di toni autunnali, abbia come riferimenti il sinfonismo di Robert

Schumann e di Johannes Brahms. Ma anche certe astuzie espressive di Pyotr Ilyich Ciajkovskij ed una

predilezione cromatica d’ambito wagneriano.

IL RUOLO DELL'AMBIENTE NEL WERTHER Nel Werther di Massenet l’ambiente gioca un ruolo importante: viene evocata l’atmosfera, piena di

armonia e di affetto, della famiglia del padre di Charlotte e dei loro vicini. Armonia che serve da con-

trasto alla passione devastante ed alla situazione senza uscita dei nostri eroi. L’antitesi delle due sfere è

la base drammatica dell’opera lirica. Il colore locale è usato in misura intima, quando vengono evocati

gli squarci gioiosi (dal Natale dei bambini ai bevitori, al canto di Sophie). Un “pittoresco” interrotto

puntualmente attraverso lo scavo nei sentimenti di Werther e Charlotte.

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