Vulcano n° 84

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periodico di Politica, Cultura, Attualità, Sport

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attualità

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di Tomaso Fenu

La nostra collaboratrice Monica Atzei, hadato alle stampe il libro “San Fulgenzioda Ruspe, La formazione Agostiniana e

la città di Cagliari” che coniuga varie disci-pline: la storia, la pedagogia, la teologia, lapaleografia, l’archeologia.Il libro ha una presentazione di don

Vincenzo Fois, da sempre divulgatore dellastoria di Fulgenzio.Attorno al 507 d.C. Trasamondo, re deiVandali, ordinò la deportazione in Sardegnadi un gran numero di vescovi rimasti fedeli alCristianesimo contro l’eresia ariana, Tracostoro spicca la figura dell’africanoFulgenzio di Ruspe (odierna Rosfa inTunisia), cui la tradizione ascrive il merito diaver contribuito alla traslazione a Cagliaridelle spoglie di Sant’Agostino. Il lavoro sicompone di quattro capitoli, un’appendice euna postilla. Il primo capitolo introduce lafigura di San Fulgenzio, viene inquadrato ilperiodo storico, illustrata la sua vita in Africaprima della vocazione religiosa, la scopertadi Sant’Agostino, il suo percorso di monaco,l’elezione a vescovo, l’esilio a Cagliari con lafondazione dei monasteri e dello Scriptoriume il rientro nella sua terra dove morì, secon-do lo Pseudo-Ferrando (suo biografo) e altrefonti nel 527, mentre secondo la BibliothecaSanctorum la data della morte è il 532. Ilsecondo capitolo affronta la fondazione aCagliari di un monastero accanto alla basili-ca di San Saturnio con annesso Scriptorium,che contribuì alla diffusione del monachesi-mo in tutta la Sardegna. Lo Scriptoriumdivenne il fulcro della comunità e da studi piùrecenti emerge con sempre maggior chia-rezza l’inconsistenza di un luogo comunediffuso nella storiografia sarda riguardo unpresunto isolamento culturale, intellettuale ecommerciale che avrebbe caratterizzato laSardegna nel periodo medioevale. InfattiFulgenzio è ricordato per aver diffuso la cul-tura con i suoi scritti e alcuni di essi furonoredatti proprio nello Scriptorium di Cagliari. Ilterzo capitolo illustra la vita cenobitica e lavita anacoretica, per cercare di capire le dif-ferenze tra gli eremiti che vivevano neldeserto e i monaci che vivevano in comuni-tà. Vengono affrontati gli aspetti fondamen-tali della vocazione religiosa, ricordate lefigure più importanti come San Paolo diTebe, Sant’Antonio Abate e San Pacomio

che visse inizialmente da eremita nel deser-to, poi costruì un monastero in Egitto in cuisperimentò una delle prime regole monasti-che. Nel quarto capitolo si analizza la fun-zione dell’esempio e dell’educazione nelleRegole: si descrivono le quattro Grandiregole, quella di Sant’Agostino, quella di SanGiovanni Cassiano, quella di Cesario diArles e quella di San Benedetto. Si conside-ra inoltre, anche un altro aspetto della vitamonastica, quello della scuola e dell’educa-zione in quanto quest’ultima, è stata, ed èuna delle grandi preoccupazioni delCristianesimo.In conclusione troviamo un’appendice sugliscritti di Fulgenzio con delle brevi spiegazio-ni e una postilla riguardo la Guida Liturgicache ricorda la festa di In Translatione S.Augustini. Il libro è stato presentato il 25 marzo 2015alla Biblioteca Universitaria di Cagliari, con lerelazioni della prof.ssa Olivetta Schena(docente di Storia Medioevale della Facoltàdi Sc. Umanistiche di Cagliari), del prof.Claudio D’Alessandro (docente diPedagogia della Facoltà di Sc. Umanistichedi Cagliari e alla presenza del Prof.Francesco Cesare Casula (per anniProfessore ordinario di Storia Medioevalenella Facoltà di Lettere e Filosofia di Cagliarie massimo esponente della ricerca sulla sto-ria di Sardegna). Quest’ultimo ha esternato ilsuo vivo interesse, complimentandosi conl’autrice con queste parole: “È la biografia edil commento più completo sul Santo che hoavuto modo di leggere”. Anche il quotidianol’Unione Sarda ha dedicato una recensionealla piccola opera, in cui viene scritto “ inte-ressante la distinzione che la ricercatricestorica Monica Atzei opera tra gli eremiti chevivevano nel deserto e i frati che conduce-vano vita di comunità”.Ora il libro è in ristampa presso la Grafica delParteolla e avrà distribuzione nelle librerie, abreve verrà presentato a Decimomannu enel paese d’origine dell’autrice Gesturi.

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MONICA ATZEI PRESENTA IL SUO LIBRO

LA FORMAZIONE E LA CITTÀ DI CAGLIARI”

L'importante traguardo di vita per Giuseppe e MariaBruna, sposatisi il 20 maggio del 1965 a Villaspeciosa, è

stato festeggiato il 24 maggio scorso con la messa di rin-graziamento, per il raggiungimento del mezzo secolo di

matrimonio, a Serramanna nella parrocchia diSant'Ignazio officiata dal parroco don Pietro Mostallino,speciosese e amico di famiglia. La redazione si compli-

menta con Giuseppe e Maria Bruna.

NOZZE D'OROPER GIUSEPPE MALLEI

E MARIA BRUNA ENA

“SAN FULGENZIO DA RUSPE,

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LE RUBRICHE DI VULCANOAttualitàEditorialeCulturaVillaspeciosa. La Grande guerraAttualità filosoficaIl condominioAstronomiaLa cucina di GrecaIl nutrizionistaMusicaLa chiesa di San Nicolò a Decimomannu

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LA POLITICADEMOCRAZIA ieri, oggi… Il sistema politico negli Stati Uniti

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LO SPORTGli atleti della Nuova Atletica Sardegna allaStraMilano 2015Tennistavolo: Il decimese Edoardo Loi èCampione italiano a squadre 201538 La Decimo Uisp vince il campionatoCagliari Calcio, un campionato disastroso dadimenticare

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DAI COMUNIDecimomannu. Progetto “Genitori a Scuola:investire in formazione e informazione”Assemini. Via libera della Regione al PianoUrbanistico ComunaleGiuliano Giuliani presenta a Decimomannu illibro “Non si archivia un omicidio”Decimoputzu unico Comune in Sardegna arecarsi a Montecitorio per dire No l'IMUagricolaUta. Conosciamo i tesori naturali dellaSardegnaDecimoputzu. Assemblea contro l'impiantosolare termodinamicoDecimomannu. Inaugurazione MercauMannuDecimomannu. Il grande TeatroDecimomannu. Dove c’è un nonno … c’è unbambino!!!Quasi 100 …!!2a Kermesse della mitica … 500

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L’INCHIESTAEdifici scolastici sardi:i nostri ragazzi sono al sicuro?

La Scuola italiana, tra antico e moderno Scuole Decimomannu: intervista all'assessorecomunale ai Lavori Pubblici Leopoldo TruduManutenzione delle scuole: intervista alSindaco di Decimoputzu Le Scuole a Villaspeciosa: una realtà bella esicuraLa mobilità sostenibile a Villaspeciosa e “l'anello della discordia”Villasor. Edilizia e sicurezza nelle scuole

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s o m m a r i oIl giornale Vulcano ha sede

presso il Circolo ArciBauhausdi Decimomannu Via

Cagliari 22,cellulare 338.5221040

e.mail [email protected] è redatto.

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Segretaria di RedazioneMARIOLINA RICCIARDI

Hanno collaboratoin questo numero

Greca Pibia, Marco Massa,Monica Atzei, Luigi Suella,

Tonino UsciddaLello Esposito, Attilio Piras.

Teresa Medda, Gino Grassi,Silvana Schirru, Tomaso Fenu, Angelo Sanna, Roberto Piras,Walter Melis, Ettore Massa, Carmen Corda, Anna Piras,

Antonella Secci, BixSara Saiu, Carlo Contu

Simone Naitana, Tommaso Todaro

Per le immaginiTomaso Fenu, Mare

Tonino Uscidda, Luigi Palmas

Piero Farci, Billy

La foto di copertina è diTonino Uscidda

Finito di impaginare il30.05.2015

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edifici scolastici sardi: i nostri RAGAZZI SONO AL SICURO?

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LA SCUOLA ITALIANA,

L'innovazione tecnologica impone che anche la Scuola, e i suoi docenti, si adeguino ai tempi e utilizzino i supporti tecnologicie multimediali, ma ciò non può eliminare il libro di testo né la lezione frontale

TRA ANTICO E MODERNO

di Giuliana Mallei

Mai come in questo periodo si è parla-to così tanto di Scuola, l'imminenteriforma scolastica, che il governo

Renzi intende approvare tra maggio e giu-gno, sta creando non pochi malumori tra ilavoratori del comparto Scuola. Purtroppo,nonostante il cambiamento di colore diGoverno, negli anni la politica scolastica haavuto una linea unitaria: tutti i politici (didestra, di sinistra e di centro) concordanonell'idea di renderla meno democratica,ingiusta, poco qualificante per gli studenti epoco gratificante per i docenti.Da diversi anni ha avuto inizio un vero e pro-prio attacco alla Scuola, dapprima la si èaccusata di essere eccessivamente seletti-va (troppi bocciati non ci adeguano ai para-metri europei), poi è diventata poco selettiva(troppi promossi non creano figure profes-sionali eccellenti); la si è accusata di esseretroppo antiquata (solo il libro di testo è ridut-tivo) e si sono stanziati i fondi (parecchimiliardi) per dotare ogni aula della LIM(Lavagna Interattiva Multimediale).Purtroppo quando questo prezioso strumen-to è arrivato nelle nostre aule, l'oggetto eraormai vecchio e obsoleto poiché necessitadi un computer, che spesso va in tilt, e di unaconnessione internet, che nella maggiorparte dei casi funziona a singhiozzo.Ovviamente per l'utilizzo di questo materialemultimediale è stato necessario formare idocenti, non sempre disponibili all'approcciocon la tecnologia e il più delle volte restiidinanzi a novità di questo genere. Una voltaappurato, da parte dei docenti, che il com-

puter e la multimedialitàin genere non sono“nemici” ma “amici” delladidattica, ecco spuntareil Registro Elettronico.Questo nuovo strumentoavrebbe dovuto ricevereun'accoglienza calorosapoiché consente di ren-dere trasparente (giornoper giorno) l'attività diogni singolo docente inogni singola classe; inve-ce, anche stavolta, si è cercato di procrasti-nare fino all'infinito l'attuazione di questaimportante novità.Chi scrive insegna in un Istituto di IstruzioneSuperiore dove il registro elettronico è unarealtà già da due anni, qui ogni docente fal'appello (segnando presenti e assenti), scri-ve la lezione svolta, i compiti assegnati, lenote di merito e di demerito, i voti delle veri-fiche orali effettuate (specificando tutte ledomande poste all'allievo e se l'allievo harisposto correttamente a tutto o no), i votidelle verifiche scritte (entro una settimana almassimo dallo svolgimento). Tutto ciò intempo reale. I genitori, dopo aver ricevuto lapassword, possono controllare costante-mente l'andamento didattico e disciplinaredel proprio figlio. Grazie a tale strumento, iricorsi da parte dei genitori relativi alle boc-ciature sono improvvisamente scomparsi.La trasparenza e l'attenzione da parte dellefamiglie consentono di monitorare stabil-mente l'intero anno scolastico; scuola efamiglia risultano finalmente alleate per ilconseguimento di un unico obiettivo: la for-

mazione educativa e didattica dell'uomo edel cittadino di domani. Purtroppo il registroelettronico, in moltissime scuole di istruzionesuperiore (dove è obbligatorio), è visto comeun nemico, come una sorta di “grande fratel-lo” con la subdola intenzione di controllare lalibertà di insegnamento del docente (garan-tita per legge), il quale teme l'approccio conla tecnologia in modo quasi fobico. Negli altriordini di scuola, diversi da quello Superiore,il suo utilizzo è ancora facoltativo e speri-mentale.Al di la di queste piccole novità, il Governovorrebbe attuare una riforma scolastica didimensioni epocali e, a parer nostro, di nonfacile realizzazione. La riforma denominata“La Buona Scuola” intende sovvertire l'orga-nizzazione interna delle scuole per evitareche i docenti si fossilizzino per troppi anni inuno stesso istituto e al contempo prevedeche anche i Presidi debbano lasciare la diri-genza di un dato istituto ogni tre anni, dopoessere stati sottoposti a loro volta ad unavalutazione da parte di ispettori governativi(di prossima istituzione). Tutto ciò elimine-rebbe la continuità didattica, dirigenziale eorganizzativa. Le piccole scuole (nei centri invia di spopolamento) verrebbero chiuse e glialunni troverebbero accoglienza nelle sedipiù vicine. Il tempo scuola per i bambini eragazzi lo si intende aumentare fino alle ore18,00 quotidianamente per tutte le scuole diogni ordine e grado.Gli insegnanti, sottoposti ad una valutazionedal Dirigente e dal suo staff, a seconda delmerito dimostrato, potranno ricevere (ognitre anni) un aumento di stipendio chedovrebbe aggirarsi intorno ai 15 euro mensi-li, ma solo se si è ritenuti meritevoli. Inoltre sifa un gran parlare di un piano che prevedel'assunzione di 100 mila docenti, previsto neldisegno di legge. Ci sia consentito chiarireche tali assunzioni andranno comunqueeffettuate, indipendentemente dalla riforma,in quanto l'Italia è stata condannata dallaCorte Europea ad effettuare tali assunzionipoiché per troppi anni (vent'anni!) è ricorsaalla reiterazione del contratto mantenendo idocenti nel precariato.Quanto sopra sommariamente descritto faparte della bozza di legge che dovrebbeessere approvata entro maggio, ma il tuttosarà sottoposto ad alcune modifiche. Lasperanza generale è che la Scuola nonvenga chiamata a pagare, ancora una volta,un conto salato che si ripercuoterà inevitabil-mente sui nostri giovani e sulla loro giustapreparazione, in nome di un risparmio impo-sto dalla Comunità Europea che pare avereun unico obiettivo: l'impoverimento generaledella popolazione in favore dello strapoterebancario.

La ministraalla Pubblica

IstruzioneStefaniaGiannini

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Novembre 2013, Cagliari,Liceo Classico “Dettori”,cede il soffitto durante

una lezione di Italiano: rimango-no feriti un’insegnante e due stu-denti.Subito dopo il crollo del “Dettori”,inoltre, sono state chiuse tem-poraneamente altre due scuoleper motivi di sicurezza: il liceosassarese “Azuni” a rischio crol-li, è stato dichiarato off limits fin-ché le verifiche non hannoaccertato la stabilità della scuo-la. Nell‘istituto professionale diVillaputzu, invece, i vigili del

fuoco hanno chiuso un pianointero perché inagibile: perdiverse settimane gli alunnisono stati costretti ad andare ascuola a giorni alterni.Febbraio 2014, scuola media“Grazia Deledda” di TempioPausania: le vetrate della pale-stra cedono per il forte vento, edue ragazzi di 14 anni rimango-no feriti, anche se non grave-mente, mentre facevano lezionedi educazione fisica; per loro tregiorni di cure dopo la visita alpronto soccorso. Alcune auledella scuola erano comunqueinagibili da tempo.Sempre nel 2004, altri crolli edisagi in tante scuole dellaSardegna: un anno fa i vigili delfuoco sono intervenuti aOristano, nell’istituto professio-nale per i servizi socio-sanitari,dove è crollato il tetto nell’aula diinformatica; a Nuoro dentro lascuola elementare cede il soffit-to di un’aula; così come a

Cagliari, nell‘asilo di via BeatoAngelico a Cagliari, crollano cal-cinaci sui banchi, per fortunasenza conseguenze per i picco-li scolari.L’ultimo clamoroso caso è quel-lo avvenuto nell’aprile scorso aMagomadas, dove il tetto di unaex scuola elementare, ora adibi-ta a biblioteca e ludoteca, crolladi schianto. Qui si è sfiorata lastrage perché due giorni primaquesti locali erano frequentati dadecine di persone la mattina, eda una scuola di ballo che alcu-ne sere la settimana utilizzava

quel salone per le prove di ballo. Ecco, questa è solo una piccolasintesi di tanti casi - non ci sonotutti per motivi di spazio - che sisono verificati nelle scuole sardenell’ultimo biennio. In questogiornale cercheremo di esami-nare, per quanto ci è possibile,l’aspetto della sicurezza degliedifici e delle strutture scolasti-che dei paesi che noi “abbrac-ciamo”.Abbiamo intervistato sindaci eassessori e da quanto ci è statoriferito i nostri ragazzi sono alsicuro e non vi sono pericoli

concreti per l’incolumi-tà degli stessi studentie del personale scola-stico.La Regione, con l’inse-diamento della GiuntaPigliaru tra il 2014 e il2015, grazie al proget-to “Iscol@” (qui a fian-co vi è la scheda tecni-ca) ha effettuato unaserie di interventi incirca 240 istituti sardi.Ora tocca agli ammini-stratori locali presenta-re progetti per lamessa in sicurezza el’adeguamento allenorme degli edifici sco-lastici, per la loro riqua-lificazione, ammoder-

namento e per la progettazionedi nuove scuole. Nel dicembre scorso, la Giuntaregionale ha approvato laseconda delibera del program-ma “Iscol@”, speriamo che inostri sindaci, con le loro ammi-nistrazioni, non abbiano dormi-to, lasciandosi sfilare da sotto ilnaso un’occasione per metterein sicurezza e dare un nuovovolto alle nostre scuole, ma nonsolo: dall’ottimo articolo delnostro corrispondente CarloContu, di Decimoputzu, emergeche studiare e lavorare in unascuola bella, colorata e benattrezzata, secondo uno studiodell’Università di Salford(Manchester), favorisce l’inte-resse degli studenti che, così,imparano di più, infatti il rendi-mento può migliorare fino al25%. Se, purtroppo, i nostri ammini-stratori, che quando si sono pro-posti agli elettori hanno giuratoonestà e salvaguardia dell’inte-resse pubblico, si sono lasciatiscappare questa opportunità,forse è meglio rimandarli ascuola, o definitivamente acasa, per studiare la buonaamministrazione pubblica chedeve garantire ai cittadini effica-cia e contemporaneamente effi-cienza.

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EDITORIALE di Sandro Bandu

EDIFICI SCOLASTICI

RAGAZZI SONO AL SICURO?sardi fatiscenti: i nostri

* Progetto iscol@ Scheda Tecnica

Il progetto “iscol@” è un piano straordinario di interventi di edilizia scolastica, che punta sulla qualità deglispazi e sulla loro funzionalità rispetto alle esigenze didattiche.In data 28 marzo è stata pubblicata la DGR 10/15 che ne esplicita gli aspetti fondamentali e le finalità. Il progetto vedrà coinvolti gli enti locali proprietari degli immobili e le autonomie scolastiche, per trova-re il modo migliore per costruire scuole adeguate alle moderne esigenze della didattica e che siano punto diriferimento del territorio per le attività di apprendimento e per le attività formative, ricreative e culturali da svi-lupparsi in una struttura aperta l’intera giornata. L’obiettivo di “iscol@” è creare una scuola che faccia siste-ma, faccia rete e che favorisca i processi di integrazione. Ora è il momento del contributo degli enti locali chiamati ad inviare proposte progettuali, per iniziare un per-corso che porti alla realizzazione di scuole al passo con i tempi. Qualità architettonica e sostenibilità ambien-tale e sociale saranno il loro punto di forza. La posizione e le forme delle architetture dovranno essere progettate in modo da porre particolare attenzio-ne al contesto ambientale e del paesaggio oltre che all’utilizzo di materiali innovativi e ad alto rendimento pri-vilegiando il più possibile materiali naturali. I progetti possono riguardare:

• la riqualificazione e l’ammodernamento;• la progettazione e realizzazione di nuovi scuole;• la messa in sicurezza e l’adeguamento alle norme degli edifici scolastici.

Gli interventi proposti devono essere coerenti e fortemente motivati dal progetto didattico che si intende per-seguire nell’edificio per il quale è fondamentale confermarne la strategicità, anche in funzione dell’evoluzio-ne della popolazione scolastica. Il progetto proposto potrà essere realizzato anche in più anni o per lotti fun-zionali, senza però intaccare il normale prosieguo delle attività didattiche. Particolare attenzione verrà dataalle proposte progettuali che nascono da una visione sovracomunale e che interessano territori particolar-mente colpiti dalla dispersione scolastica.

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di Sandro Bandu

Per la nostra inchiesta sullasituazione strutturale esulla sicurezza degli edifi-

ci scolastici di Decimomannu, ciavvarremo delle notizie fornitecidall’assessore comunale aiLavori Pubblici, Leopoldo Trudu.Nell’istituto comprensivo“Leonardo da Vinci” diDecimomannu vi è la scuolamaterna, la scuola primaria,prima detta scuola elementare,e la scuola secondaria di 1°grado, prima detta scuolamedia. Il complesso scolasticodella scuola primaria è una bel-lissima struttura costituita da cin-que padiglioni immersi nelverde, che sono stati realizzatinegli anni ‘60 dall’allora sindacoDessì; mentre la scuola secon-daria di 1° grado è un mono-blocco su due piani, adiacentela scuola primaria. Vi sono poialtri due blocchi con altre auleche hanno altri utilizzi non pret-tamente didattici: vi è un’ala,denominata “ex Mattei”, cheviene utilizzata dalle attività delleassociazioni decimesi; mentreun’altra ala è fatiscente e si cer-cano finanziamenti per recupe-rarla.All’interno del complesso scola-stico vi è inoltre una palestra euna biblioteca intitolata recente-mente all’insegnante Patta,scomparsa prematuramente.L’edificio della scuola materna,invece, è separato dalla scuolaprimaria e secondaria dalla viaPetrarca ed è un monobloccoche insiste su un solo piano.Assessore Leopoldo Trudu,ci dice se le scuole diDecimomannu godono di otti-ma salute?“Se parliamo in generale possia-mo dire che le nostre scuolesono sicure, confortevoli egodono di ottima salute. Solorecentemente siamo dovutiintervenire per sistemare il tettodi alcune aule della scuolasecondaria, perché vi eranodelle infiltrazioni d’acqua cheerano dovute a un particolareincredibile: una pallina da tennisotturava le grondaie provocandouna vera e propria piscina.Siano dovuti intervenire con

30.000 euro, per rimettere insesto il tetto e ripristinare l’im-permeabilizzazione. Inoltre altri24.000 euro sono stati spesi perrisistemare tutta la recinzione e icancelli, a partire dai campettida tennis di via Verga sino allasede dell’associazione dellaSOS, che prima era adibita acasa del custode”.

Parliamo della struttura apadiglioni della scuola prima-ria. Lei, poc’anzi, ha affermatoche sono stati realizzati neglianni ‘60, quindi ben 55 annifa: possibile che nel frattem-po la struttura non abbia subi-to qualche forma di degrado?“Le posso dire che propriorecentemente abbiamo fattofare degli accertamenti statici egli esiti, soprattutto dei solai,sono stati soddisfacenti e nonhanno evidenziato nessun tipodi problema”.Altri finanziamenti all’orizzon-te?“Noi abbiamo richiesto tramite ilbando regionale “Iscola@”, per

una Scuoladel nuovom i l l e n n i o ,30.000 europer ogni auladel nostrocomplessosco las t i co“Leonardoda Vinci”dove com-p l e s s i v a -mente visono 34aule, per un

importo totale di poco più di unmilione di euro: se arriverannoquesti finanziamenti potremoveramente fare grandi cose for-nendo così servizi e sistemi tec-nologici d’avanguardia, chepotranno far diventare l’interocomplesso scolastico un verogioiello. Attualmente ci sonostati assegnati finanziamenti per240.000 euro, con i quali inten-diamo effettuare la manutenzio-ne ordinaria e straordinariacome la tinteggiatura e altreristrutturazioni per circa 180.000euro; mentre gli altri 60.000 euro

verranno spesi per rinnovare gliarredi”.Ci parli ora dei servizi: lamensa è presente in ognigrado del complesso? “No, la mensa è presente nellascuola materna e nella scuolasecondaria; mentre non c’ènella scuola primaria: intendia-mo porre rimedio anche qui eprevediamo di realizzare lamensa per la scuola primaria neilocali dell’”ex Mattei”.Ci parli ora della scuola del-l’infanzia (nido e materna) divia Beethoven: ci può final-mente dare una data per unaimminente apertura?“Per la scuola dell’infanzia di viaBeethoven, che potrà esserefrequentata da circa 50 bambini,non vi sono più ostacoli ed èstata fatta la manifestazioned’interesse alla quale hannorisposto quattro ditte che, entro il27 maggio, debbono presentareil progetto. Se tutto andrà bene,io penso che nel prossimo set-tembre potremo inaugurareanche questa bella struttura”.

I NUMERI DELLA POPOLAZIONE SCOLASTICA DECIMESE

Complesso scolastico “Leonardo da Vinci”:Scuola materna via Petrarca: 149 alunniScuola primaria Via E. d’Arborea: 238 alunniScuola secondaria Via E. d’Arborea: 324 alunni

Vi sono poi due strutture private:Scuola materna Yo-Yo via Dante: circa 100 alunniAsilo Nido L’Elefantino, via Reg. Elena: circa 30 alunni

Scuole Decimomannu:

ai Lavori Pubblici Leopoldo TruduINTERVISTA ALL'ASSESSORE COMUNALE

edifici scolastici sardi: i nostri RAGAZZI SONO AL SICURO?

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L'assessorecomunaleLeopoldo

Trudu e lascuola

materna divia Petrarca \

Foto diTonino

Uscidda

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edifici scolastici sardi: i nostri RAGAZZI SONO AL SICURO?

di Carlo Contu

Uno studio dell’Universitàdi Salford(Manchester), ha dimo-

strato che gli studenti impara-no di più se lo fanno in auleben progettate. Emerge, infat-ti, che il rendimento possaessere influenzato fino al25%. Gli elementi che posso-no incidere sarebbero svariati,fra questi si sono rivelati fon-damentali: colore, connessio-ne, complessità, flessibilità eluce. (fonte casaeclima.com)Partendo da questo presuppo-sto, ci si chiede quante dellescuole italiane siano state pro-gettate pensando a questiaspetti rilevanti. Anche lamanutenzione delle scuoleesistenti può però incidere emigliorare le condizioni attuali,come ad esempio la luce, ilcolore e le condizioni di con-fort in generale, per non parla-re poi dell’efficienza energeti-ca importante per l’ambiente,ma anche per far risparmiarequalche quattrino alle cassecomunali.A Decimoputzu esistono treistituti scolastici: la scuola del-l’infanzia in via degliAgricoltori, la scuola primariain piazza San Giorgio e lascuola secondaria in viaDonizetti. L’istituto più recenteè la scuola dell’infanzia cheoggi ospita 115 allievi suddivi-si in 4 sezioni con a disposi-zione 9 docenti, in passato sitrovava nell’edificio storicooggi adibito a museo nellapiazza San Giorgio. La scuolaprimaria, prima detta scuolaelementare, ospita 163 alunnisuddivisi in due sezioni, lascuola secondaria, primadetta scuola media, ne ospita91 suddivisi anch’essi in duesezioni.Il Comune ha la competenzasugli edifici ospitanti la scuoladell’infanzia, la scuola prima-ria e secondaria di primogrado. Di recente sono statistanziati dei fondi per lamanutenzione delle scuole echiediamo al Sindaco diDecimoputzu a che puntosono i lavori.Signo Sindaco, come consi-dera la situazione dei treplessi scolastici di

Decimoputzu da un punto divista funzionale, estetico edella sicurezza? “Complessivamente i tre ples-si si trovano in buono stato”.Quali interventi sono giàstati fatti e quali si prevededi fare?“Da quando sono sindacosono stati fatti svariati inter-venti di miglioramento: curadel giardino, pittura interna

nella scuola dell’infanzia, pit-tura interna e creazione dellamensa nella scuola media, pit-tura interna e nuovi servizinella scuola elementare”.Di quali fondi si è servito ilComune per fare le variemanutenzioni delle scuole? “Gli interventi sono stati realiz-zati con fondi di bilancio perun totale di circa 150.000euro.

Con il pro-g e t t o“ i s c o l @ ”a b b i a m oc h i e s t of i n a n z i a -menti peri n t e r v e n t is t ru t t u ra l inelle scuoleelementari(controsof-fitto), e unam a n u t e n -zione ester-na (pittura);nelle mediesi è chiestoun finanzia-mento pere s e g u i r elavori nel

sottotetto in modo da crearenuovi spazi.Un altro finanziamento è statochiesto per l’acquisto di nuoviarredi sempre nelle scuolemedie, mentre altri fondi sonostati chiesti per la scuola del-l’infanzia per l’acquisto dinuovi arredi e attrezzaturavaria”.

intervista al Sindaco di DecimoputzuMANUTENZIONE DELLE SCUOLE:

Nelle duefoto, la scuola

secondariadi

Decimoputzue la festa di

primaveranella scuoladell'infanzia

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di Giuliana Mallei

La Scuola italiana non è solo quellache vorrebbe la Riforma renziana, laScuola è costituita anche dagli edifi-

ci che ospitano fisicamente i bambini e iragazzi e non sempre questi edifici sonodecorosi o sicuri come dovrebbero, lacronaca quotidiana ce lo ricorda spesso.E’ doveroso precisare che la manutenzio-ne degli edifici ospitanti la scuoladell’Infanzia e la scuola dell’Obbligo(Primaria e Secondaria di Primo Grado)sono di competenza comunale; mentre gliedifici ospitanti gli Istituti di IstruzioneSuperiore sono di pertinenza provinciale.A Villaspeciosa gli edifici scolastici hannosempre avuto il primo posto nell’attenzio-ne dell’amministrazione comunale, la loromanutenzione avviene con regolarità eultimamente è stato possibile abbellire emigliorare il loro aspetto grazie anche adei cospicui finanziamenti statali e regio-nali.Per saperne di più abbiamo incontrato ilsindaco, Elio Mameli.Come considera la situazione dei treplessi scolastici di Villaspeciosa da unpunto di vista della bellezza e dellasicurezza?Io e tutta l’amministrazione comunaleteniamo moltissimo al decoro della nostrascuola, non abbiamo mai trascurato lamanutenzione ordinaria né quella straor-dinaria. Le nostre scuole sono belle esicure.Potrebbe spiegare in che modo sono

belle e sicure le nostre scuole?Grazie a ben due finanziamenti abbiamopotuto realizzare una serie di innovazioniimportanti che hanno reso gli edifici anco-ra più sicuri e confortevoli. Un finanzia-mento ministeriale di 208 mila euro e unfinanziamento regionale di 172 mila euroci hanno permesso di sostituire gli infissiesterni della Scuola Primaria e di incami-ciare i tubi interni e renderli invisibili; nellaScuola Secondaria di Primo Grado abbia-mo sostituito gli infissi esterni e interni,rinnovato i servizi igienici, riassettato unvano ripostiglio, ripristinato il tetto, incami-ciato le gronde e eretto un parapetto sultetto. Sempre in questo edificio abbiamoprovveduto (con altri 10 mila euro di fondidi bilancio comunale) a rifare l’intonaco indiversi punti dove vi era stata una infiltra-zione d’acqua.Anche la situazione della Scuoladell’Infanzia è altrettanto positiva?Direi di si. Infatti i locali sono a normasotto tutti i punti di vista e di recenteabbiamo provveduto a tinteggiare l’edifi-cio esternamente a a restaurare il muro dicinta. Il prossimo anno scolastico vedrà lanostra Scuola dell’Infanzia arricchirsi diun’altra sezione, raggiungendo così le 4sezioni, e ci è stato già assegnato l’orga-nico dall’Ufficio Scolastico Provinciale. Ilproblema è che nel plesso non vi sonoquattro aule. Quindi come avete pensato di risolve-re questo problema?Abbiamo presentato un progetto allaRegione, all’interno del Programma chia-

mato “Iscol@”, con ilquale abbiamo chiestoil finanziamento e l’au-torizzazione a costruireun tunnel di collega-mento tra l’edificio dellaScuola dell’Infanzia e l’edificio del Centroper gli anziani (inutilizzato), in modo taleche l’attuale sala mensa divenga la quar-ta aula e presso il Centro per gli anzianipossa essere utilizzata la sala mensa e lacucina a norma ivi già esistenti.In alternativa abbiamo proposto la costru-zione di una nuova aula che però dovràessere sopraelevata di almeno un metrorispetto al resto, poiché l’edificio è situatoin una zona considerata a rischio idrico. Agiorni dovremmo conoscere la decisionedella Regione in merito.Secondo lei, i nostri edifici scolastici,sono ora perfetti o potrebbero ulterior-mente essere migliorati?Sarebbe bello poterli migliorare ulterior-mente, ad esempio nella Scuola Primariasarebbe necessario rinnovare i serviziigienici vicini all’ingresso, riposizionare ilpavimento in una parte del plesso, prov-vedere all’isolamento del solaio a terraz-za e provvedere alla realizzazione di unimpianto di de-umidificazione. Invecenella Scuola Secondaria di Primo Grado èimportante rinnovare l’impianto di riscal-damento, cambiare il pavimento ed effet-tuare una contro-soffittatura. Confidiamodi poterlo fare al più presto.

Le Scuole a Villaspeciosa:UNA REALTÀ BELLA E SICURA

La scuolasecondaria

diVillaspeciosa

La bellezza e il decoro urbano di Villaspeciosa partono dalle scuole

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di Giuliana Mallei

Recentemente, aVillaspeciosa, è statatracciata per le vie del

centro abitato una nuovasegnaletica orizzontale che havisto una rivoluzione nei par-cheggi e nei sensi di marcia dialcune strade. La nuovasegnaletica consiste in disegni(triangoli verdi e cerchi azzur-ri) affiancati da dei tacchettirifrangenti e stanno ad indica-re due percorsi specifici a ser-vizio del cittadino. Questa novità sconosciuta,chiamata “Progetto Anello”, hacoinvolto la curiosità deglispeciosesi che hanno avutoreazioni positive e negative.Per capire meglio di cosa sitratta abbiamo chiesto spiega-zioni al sindaco, Elio Mameli.Quale è lo scopo di questoprogetto che ha coinvolto lasegnaletica orizzontale?Tengo a precisare che si trattadi un progetto finanziato confondi POR dell’AssessoratoAmbiente della RegioneSardegna atto a realizzare lamobilità sostenibile e per laprecisione si snoda in tre azio-ni dimostrative finalizzate allamobilità interna e per allegge-

rire il pendolarismo versoCagliari.Quali sono queste azionidimostrative?La prima azione è quellariguardante la realizzazione diun anello ciclabile attraversoun percorso segnalato e pro-tetto per i ciclisti con segnale-tica specifica e rastrelliere peril parcheggio delle bici.La seconda azione è ilPiedibus, ossia un altro per-corso protetto che conducedirettamente a scuola; que-st’ultimo è sperimentale poi-ché riguarda solo una partedel paese e parte dal BabyParking e raggiunge la scuola.

La terza azione è quella delCar Pooling che sostanzial-mente si concretizza nellaregistrazione presso l’apposi-to sito internet e ci si accordafra compaesani per utilizzareuna sola auto per raggiungereil medesimo posto, general-mente Cagliari, dividendosi lespese e ridurre così costi einquinamento. Per questaazione saranno previsti deipunti di raccolta (zona cimite-ro, palestra comunale ecc.).Le prime due azioni sembra-no più facilmente realizzabi-li, rispetto alla terza, ma peril Piedibus come ci si orga-nizzerà?

Si tratta per la precisione diun’azione di animazione chevedrà impegnati i genitori, maanche nonni e pensionati checondurranno i bambini lungo ilpercorso sia in andata che alrientro da scuola. Abbiamoacquistato le pettorine cheindosseranno i conduttori. Riguardo all’anello ciclabile, ilComune ha acquistato anchele luci al led per le biciclette. Iltutto deve avvenire in sicurez-za.In tanti hanno protestatoper il venir meno di numero-si parcheggi lungo questipercorsi, cosa risponde?Villaspeciosa è un paese pic-colo, lo scopo è quello diincentivare l’utilizzo della bici-cletta o della passeggiata e dilasciare le auto a casa; nes-sun parcheggio è stato elimi-nato lungo il percorso dellastrada provinciale che dividein due il paese. Tra l’altro lapista ciclabile non può esseretracciata lungo la strada pro-vinciale, infatti abbiamo potuto

solo inseriredei cartelliindicanti ipunti diattraversa-mento ditale arteria.A quantoammonta ilf i n a n z i a -mento perquesto pro-

getto?Il progetto è stato finanziatoper 117 mila euro, tale cifra èstata utilizzata per le spese diprogettazione, il posiziona-mento dei rifrangenti, il dise-gno dei percorsi, la cartelloni-stica, l’acquisto delle rastrel-liere, delle pettorine e delleluci al led e per il servizio dianimazione per la popolazio-ne attuato dalla IDEAS.L’11 maggio abbiamo ufficial-mente inaugurato il percorsoPedibus e la manifestazioneha visto la partecipazione ditutti i bambini e i ragazzi dellascuola nonché dell’interopaese.

Villaspeciosa. La mobilità sostenibileE “L'ANELLO DELLA DISCORDIA”

L'innovativo progetto della mobilità sostenibile, “Progetto Anello”,ha dato adito ad alcune polemiche alle quali il sindaco da una risposta

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edifici scolastici sardi: i nostri RAGAZZI SONO AL SICURO?

Il SindacoElio Mameli –

foto di Mare

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di Luigi Palmas

Lo stato dei caseggiati sco-lastici e della sicurezzanelle scuole sono da molto

tempo problemi dibattuti anchee soprattutto per gli incidentiavvenuti in molte scuole in Italiae in alcuni Comuni della nostraRegione. S’impone, quindi,necessariamente, una riflessio-ne e una conoscenza dellasituazione anche nel nostroComune.Non abbiamo attualmente unasituazione particolareggiata ecompleta e ci ripromettiamo diacquisire dati più aggiornati daparte soprattutto delle strutturecomunali e di chi si occupa deiproblemi della scuola. Per ilmomento abbiamo acquisito

informazioni generali per la cor-tese disponibilità del DirigenteScolastico, il dott. IgnazioTodde, in servizio a Villasor daquest’anno scolastico 2014-2015, e da conoscenze perve-nute da amministratori comunalidi ieri e di oggi.Per quanto riguarda la scuolasecondaria di primo grado,prima detta scuola media, c’è daconsiderare che il tetto, in buonaparte, è ancora in eternit, cioècon componenti di amianto,fuori legge. Sono previsti finan-ziamenti per risolvere il graveproblema da parte dellaRegione Sardegna con inter-venti del Ministero dei LavoriPubblici, ma non si hanno noti-zie in merito da oltre un anno.Molti infissi della scuola, porte,

finestre e vetrate sono fuorinorma e dovrebbero esseresostituite con un finanziamentoregionale di circa 200.000 euro,lavori che ad oggi non sonoancora stati appaltati. Per quan-to riguarda la scuola primaria,prima denominata elementare,ci sono gravi situazioni nel tetto,con cedimenti e infiltrazionicostanti durante e dopo le piog-ge, finestre e vetrate fuorinorma, problemi nei bagni emancanza di uscite di sicurezzaa norma di legge. Anche perquesti lavori ci sono finanzia-menti regionali di circa 200.000euro, non ancora ad oggi appal-tati. In tutte le scuole manca unaclimatizzazione delle aule effi-ciente e la videosorveglianza,ormai necessaria. Per quanto

riguarda la palestra adiacente aidue edifici sarebbe necessariauna seria manutenzione ancheperché spesso cadono calcinac-ci dalle pareti. Per le scuole del-l’infanzia, primaria e palestrasono stati persi, perché inutiliz-zati, negli anni 2011 e 2012, nonsi capisce il perché, ben 80.000euro a fondo perduto, finanziatidalla Regione per costruireimpianti fotovoltaici per la produ-zione di energia per gli stessiedifici. La scuola dell’infanzia,comunale, gestita in convenzio-ne dalle suore di San Giuseppe,ha nel tempo avuto cedimenti inalcune parti dell’edificio. Sonostate fatte verifiche e interventiadeguati? Altrimenti questi fattipotrebbero succedere ancora emagari in modi più gravi per lasicurezza delle persone e deibambini. Ancora, l’ asilo nido,conclusi i lavori da molto tempo,non essendoci ancora gli arredi,

resta chiuso e non viene affida-to a chi dovrebbe gestirlo, ovvia-mente con un appalto. Non par-liamo dell’Auditorium, inizial-mente progettato per le esigen-ze delle scuole e per attivitàsocio-culturali, poi modificato inTeatro Comunale, che giace lì,da quasi vent’anni, chiuso e inprogressivo deterioramento, sucui stendiamo dolorosamenteun velo pietoso.Ci rendiamo conto che le notizieesposte, non complete e fram-mentarie, possono essere insuf-ficienti a fornire un quadro esat-to della situazione e, scusando-ci per ciò, ci ripromettiamo,come già detto, di ritornare in unprossimo scritto con più argo-menti articolati e completi chepossono provenire da più fonti.

edifici scolastici sardi: i nostri RAGAZZI SONO AL SICURO?

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A lato la palestradelle scuole secondarie;

in basso l’Auditorium/Teatro di Villasor

VILLASOR. EDILIZIA E SICUREZZANELLE SCUOLE

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dai comuni DECIMOMANNU

PROGETTO “GENITORI

FORMAZIONE E INFORMAZIONE”A SCUOLA: INVESTIRE INdi Roberto Piras*

Una lodevole iniziativa èstata avviata di recentedalla Direzione

Generale per lo Studente,l’Integrazione, la Parteci-pazione e la Comunicazionedel MIUR che ha promosso ilprogetto “Genitori a Scuola:investire in formazione einformazione” finalizzato afavorire la partecipazione deigenitori alla vita scolastica,che sta iniziando a muovere iprimi timidi passi anche inSardegna.In particolare l’iniziativa inte-ressa: Presidenti delConsiglio di Istituto, Presi-denti del Comitato Genitori,Rappresentanti dei genitori,Consiglieri della componentegenitori, Genitori.Tutte le scuole sarde sonoinvitate a partecipare .Il progetto prevede la valutazio-ne della funzionalità del sito“Apritiscuola”, un portale rea-lizzato ad hoc e dedicato a met-tere in rete tutti i Presidenti deiConsigli di Istituto, dei ComitatiGenitori e delle Consulte deiGenitori e ad offrire altresì unospazio virtuale di formazione einformazione destinato a tutti igenitori della scuola ed ai lororappresentanti.Al portale “Apritiscuola”(http://apritiscuola.it/consul-tadeigenitori) è possibile acce-dere previa registrazione; laregistrazione tuttavia è subordi-nata all’iscrizione della scuola alportale.La procedura per le scuole chenon hanno partecipato alla fasedi sperimentazione nello scorsoanno scolastico e che vogliono

aderire al progetto è la seguen-te:• Accedere a

http://apritiscuola.it/consulta-deigenitori/iscrizione-scuole/

Per supporto consulenza edaiuto:http://apritiscuola.it/consulta-deigenitori/aiuto

E-mail:[email protected]

In conclusione c’è forse la possi-bilità di occupare antiche aree diazione nell’attività scolastica. Sarebbe un sintomo che ilsogno di un progetto di unascuola “nuova” e anche“buona”, rinnovata anche dalbasso, non è ancora finito. Per capire meglio la portata del-l’iniziativa è bene richiamarealcuni fatti della nostra storia .Nel lontano 31 maggio 1974 ilConsiglio dei Ministri approvavai Decreti Delegati sulla scuola.Con essi si ampliavano gli orga-ni collegiali e si dava il via alla“gestione sociale” della scuola.Sembravano così trovare soddi-sfazione esigenze nate moltianni prima.Finalmente la partecipazione digenitori, studenti, professori allagestione della scuola aveva tro-vato la sua legittimazione. C’erauna grande spinta di rinnova-mento dell’istituzione scolastica.Nell’ottimismo di allora giocaro-no certo degli equivoci di base.C’è da dire infatti che era infondo uno degli obiettivi princi-pali (ma falliti) di tutta la conte-stazione studentesca preceden-te. Molti invece intravidero inquesto nuovo strumento digestione scolastica un’utile scor-ciatoia per la riforma che tuttiinvocavano ma che la debolez-

za endemica dei governi riman-dava sempre più lontano neltempo.Le note molto positive dell’inizio–partecipazione alle elezioni,entusiasmo e responsabilizza-zione delle varie componentiscolastiche- lasciarono il postoad una lenta degenerazione.I Consigli d’Istituto, tralasciandogli altri organi minori come ilconsiglio di classe che non sonomai riusciti ad avere un funzio-namento decente, subirono unagrossa involuzione.Questo fu dovuto al fatto chequella necessaria acquisizionedi “competenze” da parte deinuovi e vecchi operatori scola-stici, non avvenne in modo suffi-ciente e comunque ben prestol’entusiasmo si spense da partedei professori e dei genitori.Cosa rimane oggi, a parte lecolpe di forze retrive, ultramode-rate e corporative che hannosempre frustrato ogni tentativodi allargamento della gestione

scolastica?L’idea di base rimane valida lad-dove esprime esigenze di parte-cipazione e di apertura dellascuola ai bisogni della comunità.Rimane anche la consapevolez-za che una riforma globale, pos-sibilmente condivisa con i trestakeholder del sistema scola-stico :gli studenti ,i genitori e gliinsegnanti, sia ancora possibile.È un presupposto imprescindibi-le per ogni cambiamento.Ringrazio per la preziosa atten-zione che avrete modo di pre-stare a questa iniziativa delMIUR.

* Presidente del Consigliod’Istituto dell’I.T.C. econo-mico e tecnologico“E.Mattei” diDecimomannu-CA

Contatti: Consulta dei [email protected]

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dai comuni ASSEMINI

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di Carmen Corda

“Con grande emozione e orgogliovoglio comunicare a tutti i cittadiniasseminesi che oggi, 13 aprile 2015 in

tarda mattinata, è pervenuta la Determinadel Direttore Generale dell’AssessoratoPianificazione Urbanistica che, a seguitodel parere tecnico del Comitato TecnicoRegionale per l’Urbanistica (CTRU) haespresso per la prima volta nella storiapolitica di Assemini, la parola “coerenza”in relazione al Piano UrbanisticoComunale. Questo è un risultato chevoglio condividere con tutto il ConsiglioComunale, un risultato storico, perchépone la parola fine ad una storia che durada 30 anni, che pone le basi per un futu-ro migliore per il nostro paese, ed espri-me concreta risposta amministrativaverso la fiducia che gli asseminesi hannoriposto in noi, neppure 2 anni fa”Con queste parole il Sindaco di AsseminiMario Puddu ha comunicato, al Consiglioe alla cittadinanza, il via libera dellaRegione Sardegna al Piano UrbanisticoComunale che sebbene necessiti ancoradi qualche intervento di perfezionamentoai fini della pubblicazione nel BURAS(Bollettino Ufficiale della RegioneSardegna), sembra aver finalmente con-cluso il suo iter. Sarebbe difficile ricostruire in poche righela cronologia della lunga storia del PianoUrbanistico Comunale ma occorre ricor-dare, nella massima sintesi possibile, cheil Piano giunto ad approvazione era natonel 2011 con la giunta Mereu, poi modifi-cato dal commissario straordinario, ilDott. Gerolamo Solina, per effetto di alcu-ne osservazioni della Provincia e dellaRegione Sardegna. Fu proprio il commis-sario straordinario ad attivare nel 2012 l’i-ter autorizzativo, iniziativa che gli aveva

procurato non poche critiche. Il Piano erastato approvato infine dal ConsiglioComunale con voto unanime nel dicem-bre scorso. Altrettanto difficile sarebbespiegare quali e quanti ostacoli abbiaincontrato il Piano in questi lunghi annima al di là dei motivi tecnico-giuridici, unaserie di interessi contrapposti hannoindubbiamente giocato un ruolo inibitoreimpedendone l’approvazione.L’adozione del PUC era l’obiettivo strate-gico di un più ampio progetto diUrbanistica Partecipata che tenesse nellagiusta considerazione la partecipazionedei cittadini alle scelte operate in materiaurbanistica. A tal fine erano stati attivatidiversi canali di comunicazione per racco-gliere il maggior numero di osservazioni,suggerimenti e proposte sul Piano. Lacompilazione di un questionario, l’attiva-zione di una e-mail ad hoc, le assembleepubbliche, le richieste cartacee al proto-collo e l’accoglimento pubblico sono statialcuni degli strumenti scelti dall’ammini-strazione. Tali strumenti hanno fatto regi-strare un apprezzabile coinvolgimento epartecipazione della cittadinanza, ancheattraverso il sito istituzionale del Comunenel quale sono inoltre reperibili i docu-menti di descrizione e di sintesi del Piano.Un PUC partecipato quindi, in linea con ilmodus operandi del Movimento CinqueStelle, finalizzato ad un’attività politica ilpiù possibile condivisa, che non significaaccettazione e accoglimento incondizio-nato di tutti gli input, di tutte le esigenze edi tutte le idee. Alcuni consiglieri dell’opposizione hannotenuto a sottolineare - come lo stessoSindaco aveva già chiarito, non mancan-do di ringraziare per il sostegno avuto -che il PUC è il frutto anche, se nonsoprattutto, del lavoro delle amministra-zioni precedenti, il risultato condiviso di

un lavoro di continuità amministrativa. Piùche un sincero apprezzamento, si cogliein queste precisazioni una velata ironiatesa, se non a sminuire, quanto meno aridimensionare l’operato, quindi il merito,della Giunta guidata da Mario Puddu.Gli asseminesi hanno atteso il PUC perdecenni e la sua mancata adozione hasignificato soprattutto occasioni di svilup-po mancate. Il PUC è infatti non solo stru-mento essenziale di pianificazione territo-riale ma anche di crescita, sviluppo eco-nomico e utilità sociale. È comunque con-sigliabile un ottimismo cauto perché l’ado-zione del Piano Urbanistico, verosimil-mente, non produrrà effetti automatici oimmediati sulla crescita economica, suiservizi e sull’occupazione del paese,almeno nel breve periodo, in particolare inuna fase economica come quella cheviviamo che è di profonda recessione esfiducia.Non possiamo che augurarci che il nuovoPiano ponga fine all’anarchia urbanistica,eviti un consumo eccessivo di territorio,contempli spazi adeguati di verde pubbli-co e ponga regole certe ai fini di uno svi-luppo armonico a beneficio di tutti.

VIA LIBERA DELLA REGIONEAL PIANO URBANISTICO

COMUNALEUna storia lunga 30 anni

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dai comuni DECIMOMANNU

di Sandro Bandu

Domenica 31 marzo, Giuliano Giulianiha presentato a Decimomannu, pres-so gli Orti Sinergici La Bio Zolla di

Silvio Melis, in località Marè, il suo libro “Nonsi archivia un omicidio”, che fa luce e rendepiù vere le agghiaccianti giornate di Genovadal 20 al 22 luglio 2001, quando si svolse iltristemente famoso G8. Giuliano Giuliani è ilpadre di Carlo Giuliani, il ragazzo di 23 anniche in quei giorni trovò la morte ad opera diMario Placanica, un carabiniere ausiliario di21 anni, praticamente suo coetaneo, che sitrovò, secondo la versione ufficiale, in diffi-coltà perché assalito da un gruppo di mani-festanti. Come si sa, per tale vicenda ilPlacanica è stato indagato per omicidio e poiprosciolto per legittima difesa e uso legittimodelle armi. Da tredici anni Giuliani raccogliedocumenti, legge e cerca verità. Da circa unanno e mezzo, precisamente dal luglio2013, data di stampa del libro, gira l’Italia perdimostrare che tutto quello che successe aGenova in quei giorni non è mai emerso deltutto, e che le verità ufficiali celano i fatti e legravi responsabilità politiche. Per anniGiuliani chiede invano una Commissioneparlamentare che indaghi sugli alti respon-sabili delle forze dell’ordine che gestironotutte le vicende e che sfociarono nellerepressioni da macelleria messicana opera-te alla scuola Diaz. Giuliani è già stato inSardegna lo scorso anno, ma quest’anno ètornato su invito di Bruno Carboni che lo haportato in pochi giorni a presentare il suolibro in vari Circoli, come Sa Domu, La Casadel vento e anche presso il Liceo Siotto diCagliari. Decimomannu è una tappa signifi-cativa e il padrone di casa Silvio Melis è feli-ce per la riuscita dell’iniziativa e per la nutri-ta partecipazione alla conferenza tenuta daGiuliani che è stata seguita con interesse e

religioso silenzio.I fatti raccontati da Giuliani,supportati da documenti,foto, filmati e intercettazionifornitegli direttamente dalTribunale di Genova, lascia-no pochi dubbi e pratica-mente esterrefatti i presenti.Una cosa è leggere il libro,che comunque fa impres-sione, un’altra è sentire levoci concitate, o anche tran-quille ma dure e ciniche,degli attori che si sono esibi-ti in quel tragico teatro diGenova. La documentazio-ne in questione è quella che in Cassazionee in Appello ha modificato tutta la vicenda suifatti della macelleria messicana alla Diaz eche ha permesso di condannare severa-mente gli alti dirigenti delle forze dell’ordineche comandavano sul campo. Ma comespesso avviene in Italia, molti di loro, anzi-ché lasciare i propri posti, sono stati addirit-tura promossi e ancora ricoprono incarichi diprestigio. Durante la conferenza Giuliani cisvela che quando il figlio Carlo giacevaormai moribondo perchè colpito al capo daun colpo di pistola partito dall’arma del cara-biniere ausiliaro Placanica, investito almenodue volte dalla camionetta in fuga degli stes-si militari, un terzo carabiniere gli spacca latesta con una pietrata per mettere in piediquel disperato e squallido tentativo di depi-staggio che ha visto protagonista il viceque-store Adriano Lauro che ha urlato:“Bastardo, quello l’hai ucciso tu con unsasso” al manifestante che gridava:“Assassini”. Intervisto Giuliano Giuliani e vedo in lui unapersona serena, con la schiena dritta, matenace nel portare in giro per l’Italia la suaverità sui fatti che si svolsero a Genova.

Signor Giuliani, perchè ha scritto questolibro?“Perchè non si poteva far passare l’idea chemigliaia di persone accorse a Genova fos-sero dei delinquenti pronti solo a sfasciare lacittà. Lì in mezzo c’erano tanti ragazzi,ragazze, anziani e anche suore e scout, chesi sono dati appuntamento a Genova permanifestare pacificamente contro le politichedei potenti della terra”.Purtroppo, però la gente inizialmente haapprovato le azioni delle Forze dell’ordi-ne dopo che ha visto che i manifestantistavano devastando la città.“Ecco il punto. La cosa strana, e che ioposso dimostrare, è che la Polizia stessa fain modo che in mezzora i famosi Black blocdevastino la città suscitando lo sdegno e l’in-cazzo della popolazione: tutto questo per

avere il pretesto di intervenire emassacrare gli altri manifestantipacifici. Stranamente però non siè mai saputo dell’arresto di unodei black bloc, che nel frattempoerano spariti”.Se la sente di parlare di Carlo?“Sono qui per questo. Ho scrittoquesto libro, “Non si può archivia-re un omicidio”, per ridare dignitàa Carlo, uno che solleva un estin-tore a quattro metri da una pisto-la puntata lo fa per difendersi enon per lanciarlo: ci vorrebbe unaforza sovrumana perché quell’e-stintore arrivi in testa a qualcunoda quella distanza. Le intercetta-zioni parlano chiaro: quando

senti: “Vi ammazziamo tutti bastardi comuni-sti” o dopo lo sparo a Carlo: “Siamo uno azero per noi”, è chiaro che siamo di fronte adelle persone che non vogliono fare una nor-male gestione di una manifestazione, mauna vera e propria repressione”.Il film Diaz racconta la verità?“Sì, è molto vicino alla realtà, anche se que-st’ultima è stata ancora più crudele”.Cosa le lascia questa nuova esperienzain Sardegna?“Tanto. Qui ho avuto e ho sentito propriosulla mia pelle l’affetto da parte di tutti. Mi haparticolarmente colpito l’incontro che hoavuto, nei giorni scorsi, con gli studenti delLiceo Siotto di Cagliari. È stato un incontroricco di emozioni; si vedeva nel volto deiragazzi l’emozione e la commozione per iracconti, supportate dalle documentazioni,che facevo. È stato emozionante anche perme”.

Ringrazio Giuliano Giuliani per l’intervista e leemozioni derivate. L’evento presso gli OrtiSinergici La Bio Zolla di Silvio Melis, è poi prose-guito con un pranzo che i partecipanti hannomolto gradito.

PRESENTA A DECIMOMANNU IL LIBROGIULIANO GIULIANI

“NON SI ARCHIVIA UN OMICIDIO”Le verità sul massacro e la repressione delle forze dell'ordine durante il G8 di Genova del 2001

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di Luigi Palmas

Affrontare anche un semplice discorso suche cosa è la democrazia, come su checos’ è la politica, o su argomenti similari, è

un’ impresa ardua, soprattutto in poche righe,dopo che sono state riempite intere biblioteche ditesti scritti, nella storia, dai più autorevoli scienzia-ti e filosofi della politica, dalla “Politika” (325 circa,a.C.) di Aristotele ad oggi.Cercherò di affrontare il tema con modestia e conl’ ottica di chi non è certamente uno specialista,ma di chi, come cittadino, vive oggi in una societàcomplessa dove il tema delle regole e dei conte-nuti della democrazia sono per tutti di vitale impor-tanza a livello sociale, politico ed economico.Non mi soffermo sul concetto di democrazia nellastoria e nei vari sistemi, molto complesso e artico-lato, se non per ricordare che la nostra, la sola, lademocrazia liberale, è una ed è quella che havinto, dopo la Resistenza e la sconfitta della ditta-tura fascista, e che deriva dalla nascita dellaRepubblica con il referendum del 2 giugno 1946,la costituzione dell’Assemblea Costituente che haredatto la Costituzione della Repubblica Italiana il27 dicembre 1947, entrata in vigore il 1° gennaio1948.La democrazia politica, ciò che ci interessa di piùdiscutere, è, detto in modo semplice, riduzionedella volontà di milioni di persone ad un unicocomando, con decisioni prese a maggioranza. Lasola teoria completa della democrazia che è insie-me descrittiva e prescrittiva oltre che essere con-versione della teoria nella pratica, è, ad oggi, lateoria dello Stato liberal-democratico. Il problema ineludibile è che bisogna capire l’ ideadi democrazia, il che non è facile, perché la cittàdemocratica richiede più di ogni altra che i suoiprincipi e meccanismi siano generalmente noti ecapiti.Sul futuro della democrazia il grande politologoGiovanni Sartori scriveva nel 1990, dopo la cadu-ta del muro di Berlino, in “ La democrazia dopo ilcomunismo”: “La democrazia è senza nemici: nonè più fronteggiata da legittimità alternative. Mavincere la guerra non è vincere la pace (…).Anche il gioco democratico può essere giocato

male. Saprà la democraziaresistere alla democrazia?(…) Se ci culleremo nellaillusione ( irresponsabile) diun futuro “sicuro”, allora èsicuro che tale non sarà.”Scrive lo storico MassimoSalvatori in ”Democrazie

senza democrazia”, del 2009, : “Chi ha oggi unmaggior spirito democratico? Colui che si accon-tenta o chi non si accontenta dello stato di salutedelle nostre democrazie?” E poi: “Nulla può tantodanneggiare la democrazia e contribuire al suoesaurimento quanto accettarla come discorsoretorico, non guardare alla sostanza che sta dietroalla sua forma, compiacersi del dato che maicome ora vi sono nel mondo tanti Stati che porta-no e si danno il nome di democratici, ma in cuitroppi poteri di primaria importanza per la vita deicittadini sono stati sottratti alle istituzioni figlie delvoto popolare, troppi poteri formalmente attribuiti asiffatte istituzioni sono sostanzialmente depoten-ziati e al limite annullate da altri poteri. Se dunquei regimi che continuiamo a chiamare democraticiin effetti non lo sono, dobbiamo porre il problemadi quale definizione sia più conveniente e appro-priata per loro.” Sembra scritto oggi!La democrazia, anche in Occidente, è in fase dilenta dissoluzione. Molti importanti studiosi, oltre aSalvadori e Sartori, Urbinati, Crouch, PaulGinsborg, Gianluca Scroccu, storico dell’Università di Cagliari, scrivono ormai da temposaggi importanti su questo tema.Hanno descritto sistemi politici incapaci di contra-stare un modello di globalizzazione antiegualitarioe profondamente ingiusto sul piano sociale, stret-to nelle mani di oligarchie della finanza e dell’ indu-stria che non hanno esitato a costruire un sistemache ha portato all’ aumento senza precedenti delledisuguaglianze tra chi percepisce un reddito dalavoro e chi sfrutta rendite finanziarie miliardarieassolutamente ingiustificate. La guerra in Iraq hatestimoniato come le regole che sovraintendonoal diritto internazionale possono essere ignoratesenza ritegno da gruppi di potere senza scrupoli,persino in un grande paese democratico come gliStati Uniti. La separazione dei poteri, legislativo, esecutivo egiudiziario, è diventata sempre più labile, aggra-vata da un controllo oligarchico del sistema diinformazione anomalo, dallo svuotamento delleprerogative delle assemblee elettive a favore dellelogiche presidenzialiste e dalla concreta riduzionedel cittadino alla funzione di elettore-consumatoredi elezioni basate su logiche di marketing che ser-

vono ad alimentare processi politicisempre più personalistici.L’ Italia, da questo punto di vista, rap-presenta, forse, il caso più paradigma-tico dell’ intero Occidente. E, questo, sideve aggiungere, non a caso. E’ daanni, infatti, che il nostro sistema politi-co, è entrato in una crisi profonda.Personalizzazione, governabilità, voca-zione maggioritaria: vizi e parole d’ ordi-ne che non hanno portato da nessunaparte se non al punto tragico di unParlamento costituito da nominati daun paio di persone. Quale decadenzarispetto alla tanto vituperata PrimaRepubblica! La politica italiana si è per-meata oggi di un servilismo che ha por-

tato al rifiuto della concezione dell’ impegno pub-blico come servizio.Come conseguenza l’ astensionismo aumenta daun’ elezione all’ altra: i cittadini si convincono dinon contare, di non poter opporsi a decisioni pre-confezionate da chi non può perdere il giro di unagiostra che spesso significa ottenere uno stipen-dio. Chi entra in queste logiche, nei partiti, respin-

ge la democrazia perché deve conservare la suaposizione. Sparisce la concezione dell’ impegnopubblico e subentra quello della mera logica per-sonale. Lo stipendio medio di un lavoratore, uninsegnante, un impiegato, un neo laureato, unpiccolo artigiano, in quest’ epoca di precarietàsenza respiro, può essere anche di venti volteinferiore rispetto a quello di un parlamentarenazionale o regionale o di un rappresentante di unente pubblico. E’ un vulnus sempre più forte: e’ ilridurre a mestiere, a status economico, la funzio-ne della rappresentanza. Non si e’ in una caricaper rappresentare i propri cittadini, ma per la pro-pria sicurezza economica assolutamente ingiusti-ficata in base ai risultati e spesso rendicontati inmaniera non trasparente. Per stare nel sistemanon si può essere critici, ma bisogna omologarsi:non esporsi per il rischio di essere tagliati fuori;ecco da dove nasce l’ esigenza di far tesserareamici e parenti solo per farli votare ai congressi afavore del proprio gruppo di riferimento.Eppure tutti dicono che la politica dovrebbe viveredi partecipazione e di condivisione. O, ancora, chenon si può essere indifferenti: ma non è facile,visto come si muovono oggi i partiti che disatten-dono anche ciò che si legge nella Costituzione, apartire dall’ art. 49 sulla democrazia dei partiti. Perfar avanzare un’ alternativa a questo modello èfondamentale ricostruire il tessuto connettivo trapolitica e società, recuperando, per usare un con-cetto caro a Gobetti, Gramsci, Rosselli, Lussu,Bobbio, per citarne solo alcuni, un rapporto di tipoorizzontale e non verticale tra governati e gover-nanti. Mai come oggi è infatti necessario recupe-rare una dimensione orizzontale della politica chespezzi l’ impianto tutto verticale che ha invececaratterizzato lo scenario pubblico in Italia e inSardegna in questi ultimi anni. Da questo punto divista è fondamentale inserire la piena trasparenzadelle informazioni tra gli aderenti e i militanti, chehanno diritto di formarsi per tempo le opinioni, dis-cuterne in appositi dibattiti aperti e partecipati checonsentano di presentare proposte di lavoro,documenti. Non è più possibile arrivare alle riunio-ni con i pacchetti di decisioni già predisposti, néveder gestire le assemblee sempre dalle solitefacce che magari non accettano, dopo decenni diruoli di primo piano, di continuare a fare politicanella grande riserva democratica diffusa comesemplici, ma non per questo meno importanti edentusiasti, militanti. Per non parlare della assolutanecessità del rispetto della piena parità di genere,da praticare tanto negli organismi dirigenti, quan-to nelle candidature e nella vera e propria condu-zione delle battaglie politiche. Oltre al fatto chedopo ogni elezione i gruppi dirigenti, specie difronte ad una sconfitta, si devono sottoporre alladiscussione critica degli iscritti e dei militanti esoprattutto rimettere il mandato. Solo cosi’ si pos-sono scardinare le logiche che hanno condotto all’isterilimento della vita politica dei partiti italiani. Epoi sarebbe il caso di dire basta all’ appiattimentodei gruppi dirigenti sulle e all’ interno delle sedi isti-tuzionali, che sacrifica la crescita e la valorizza-zione di una seria cultura politica: serve un cam-biamento che si basi, ad esempio, sulla normache chi ricopre incarichi nelle istituzioni non abbiaruoli dirigenti di primo piano ovvero esecutivi all’interno del partito o movimento. Solo cosi’ i dibat-titi congressuali potrebbero essere realmente sti-molanti, garantendo a tutti di poter partecipare,anche candidandosi alle cariche di segretarionazionale e regionale con pari opportunità rispet-to ai leaders. Altrimenti, per es., come già avve-nuto recentemente, le primarie di un partito fini-scono per essere solo dei plebisciti ad uso delleader di turno alla ricerca dell’ investitura populi-

Il primo pre-sidente della

Repubblicaitaliana,

Enrico DeNicola (nella

foto Ansa), mentre firma

laCostituzione

il linguaggio della POLITICA

DEMOCRAZIA IERI, OGGI…

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la politica in AMERICA

sta. Con la rottura definitiva del rapporto tra politi-ca e cultura, l’ altro grave delitto è stato commes-so in questi anni quando sulla base di messaggivacui, retorici, populisti e puramente mediatici sisono demonizzate e ridicolizzate culture politiche

che hanno contribuito a far progredire il nostroPaese nel percorso dal sottosviluppo e da unaguerra disastrosa sino alla compressione delledisuguaglianze sulla scorta degli articoli dallanostra Costituzione. Oggi che tutto questo è

messo in discussione occorre tornare a rifletteresenza sconti su queste problematiche. A rischio c’è l’ essenza stessa del nostro Patto Costituzionalee della nostra Democrazia.

di Luigi Palmas

In Italia, da anni, politici e opinioni-sti di vari orientamenti discutonodi bipolarismo e di bipartitismo

riferendosi al sistema politico edelettorale negli Stati Uniti. C’è poi,anche, chi alla formazione di unnuovo soggetto politico gli ha dato ilnome di Partito Democratico volen-dosi riferire, dichiarandolo, al siste-ma politico e al Partito Democraticoamericano.In realtà, il sistema politico e i partitistatunitensi sono strutturalmentediversi dai nostri partiti politici.Quando ci si riferisce ai due partitiamericani non si può ignorare che sideve parlarne solo in termini di par-tito americano; il PartitoDemocratico come il PartitoRepubblicano sono, come modelli dipartito, assolutamente equivalenti. Ilpartito politico americano in quantotale, e soprattutto quello nazionale,come noi lo conosciamo, in Italia e inEuropa, non esiste. Questo partito,nel modello del bipartitismo, è esclu-sivamente o prevalentemente elet-torale; non è ideologico, non ha unsuo apparato strutturato di idee, maha una tradizione storico-politica; èformato dal sistema elettorale che sifonda solo ed esclusivamente suiCollegi uninominali, dall’ ultima cari-ca locale fino al Presidente. Questomodello di partito ha formato il siste-ma politico nel senso del bipartiti-smo che nasce e si modella dopo ilsistema elettorale.Tutte le elezioni sono di carattereuninominale e portano alla competi-zione necessariamente tra due can-didati.I partiti, quindi, non sono organizza-zioni ma nascono, storicamente,solamente in ragione della scelta deicandidati per le elezioni uninomina-li.. I partiti Democratico eRepubblicano sono soltanto coali-zioni di partiti locali, di forze, orga-nizzazioni e personaggi che si rag-gruppano ogni quattro anni intornoad un candidato, che scelgono concriteri molto razionali ed efficaci, perle elezioni presidenziali.La scienza politica statunitense,quando parla di partiti, non si riferi-sce al Partito Democratico e alPartito Repubblicano ma affermache esistono cinquanta sistemi dipartiti, perché a livello degli Stati e alivello locale esistono diverse orga-nizzazioni politiche. L’ organizzazio-ne partitica non è nazionale, ma è

tale Stato per Stato, o meglio anco-ra città per città, soprattutto nellegrandi città metropolitane. Ed è soli-ta usare un’ altra espressione: esi-stono cinquanta sistemi di partito,cioè uno per ogni Stato, oppure esi-stono due coppie di partiti all’ internodelle istituzioni, i Democratici e iRepubblicani nel Congresso e iDemocratici e i Repubblicani nelSenato. Questo significa che il parti-to americano è innanzitutto elettora-le, e poi partito istituzionale, cioè chevive nelle istituzioni. Per questo si èsoliti dire che la democrazia ameri-cana non è una democrazia dei par-titi, come sostanzialmente è nellatradizione e nella storia europea, maè una democrazia elettorale, perchétutto lo scontro politico si risolvenello scontro elettorale, nel momen-to della formazione delle candidatu-re e nel momento del funzionamen-to all’ interno delle istituzioni rappre-sentative. Possiamo parlare delPartito Democratico come di partitoche ha un po’ più di organizzazionedi quello Repubblicano, però si trat-ta di un problema di qualità piuttostoche di qualità. Quindi, tradizional-mente, che cosa hanno fatto ilPartito Democratico e quelloRepubblicano operando a livellolocale e a livello federale? Hannofunzionato come selezione dellecandidature, perché avere un’ inve-stitura a una candidatura in un colle-gio per la Camera dei rappresentan-ti o per il Senato o per ilGovernatorato o per il Sindaco signi-fica in sostanza, in un sistema in cuisi vince o si perde, avere già fattometà della corsa per l’ elezione auna determinata carica rappresenta-tiva.. Le elezioni di ogni ordine e gradonella democrazia americana sonopiù numerose di quanto lo sianonelle corrispondenti strutture istitu-zionali europee. Perché in realtà li’sono eletti, a elezione diretta, nonsolo i membri delle assemblee rap-presentative legislative a livello loca-le, federale e statale, ma anche tuttii membri degli esecutivi. Non solosono a elezione diretta il Presidente,il Governatore, il Sindaco, ma inquesto modo anche gli esecutivilocali, federali e nazionali, quelli chenoi chiamiamo Ministri, Assessori,Presidi, Direttori generali delle ASL,il Capo delle Finanze, della Polizia evia di seguito... I partiti hanno funzio-nato in passato e seguitano a fun-zionare come macchine che sele-

zionano i candidati. La situazione èmutata nell’ ultimo quarto di secolo,facendo diminuire la funzione delpartito e quindi rendendolo ancorapiù debole di quanto fosse in passa-to, con le elezioni primarie aumenta-te per la selezione dei candidati.Mentre prima erano sostanzialmen-te le macchine di partito, i congressi,le assemblee, che, dal basso versol’ alto, selezionavano il candidato esolo il candidato, adesso, gran partedi questa selezione è stata trasferitaad elezioni primarie nelle quali pos-sono votare quelli che si sono regi-strati sotto la sigla democratica,repubblicana o indipendente.Le elezioni primarie, che sonoaumentate moltissimo negli ultimiventi-trent’anni servono a seleziona-re non solo il candidato presidenzia-le una volta ogni quattro anni maanche i candidati per il collegio dellaCamera e del Senato, per ilGovernatorato, Sindaco,etc…Quindi i partiti che erano giàuna macchina molto debole, seppu-re importante, sono diventati unamacchina ancora più debole perchéuna parte di questa selezione è oggifatta attraverso le elezioni primarie.Un altro essenziale fattore che haindebolito ulteriormente i partiti èstato quello della grande importanzache hanno acquistato i mezzi diinformazione di massa, indipendentidal potere pubblico perché nonfinanziati ed esistendo solo con leregole del mercato. Elezioni prima-rie e mezzi di comunicazione hannoavuto l’ effetto che qualunque perso-na, in realtà, si mette in contatto coni propri elettori nelle elezioni primariescavalcando completamente queltanto di organizzazione dei partiti. Ipartiti hanno anche uno scarsissimorilievo per quanto riguarda la lorofunzione nelle istituzioni, nel sensoche all’ interno del Senato e all’ inter-no della Camera dei rappresentanti

non esistono quelli che da noi sichiamano i gruppi parlamentari. Inrealtà il parlamentare americano èveramente autonomo, con un fortis-simo rapporto non col suo partito macon i suoi elettori; il senatore ha unfortissimo rapporto col suo Stato; ilmembro della Camera dei rappre-sentanti ha fortissimi rapporti con la“ costituente” della Camera.Un altro elemento del meccanismopolitico americano è il finanziamentoregolato secondo il pensiero libera-le. Il finanziamento della politica negliStati Uniti non è pubblico ma priva-to. In questo sistema hanno acqui-stato molto peso i gruppi economici,sociali e di altro tipo, i quali hannocostituito dei canali attraverso cui sifinanziano i candidati e non i partiti. Ipartiti non hanno alcun finanziamen-to pubblico e questo è l’ altro aspet-to che rende il partito una strutturamolto aleatoria tant’ è vero che intor-no ai candidati alla Presidenza sicostituiscono i comitati elettorali chenon coincidono affatto con l’ organiz-zazione del partito che non esistenazionalmente. Ogni candidato ha ilsuo comitato elettorale per laPresidenza il quale può avere rap-porti di qualsiasi tipo all’ interno dellatradizione del proprio partito o fuoridalla tradizione. Anche il finanzia-mento che è volontario e diretto,quindi, contribuisce alla struttura delpartito americano.Credo che di questa esperienzaamericana quello che ci può servireè una riflessione sul rapporto trameccanismo elettorale e meccani-smo politico. Non esiste una demo-crazia di partiti in America, ma esisteuna fortissima democrazia elettoralee una fortissima democrazia istitu-zionale, nel senso che tutte le divi-sioni e gli scontri politici si risolvononel momento elettorale e nelmomento istituzionale.

Il sistema politico negli STATI UNITI

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dai comuni DECIMOPUTZU

16 n. 84 www.vulcanonews.it

di Carlo Contu

Il 21 maggio scorso, il Sindaco diDecimoputzu Ferruccio Collu, si è recatoa Roma, a Montecitorio, con alcuni consi-

glieri comunali, per incontrarsi con altri sin-daci e consiglieri pervenuti da tutta Italia, perribadire la contrarietà e la richiesta di annul-lamento della patrimoniale sui terreni agrico-li. Decimoputzu infatti, come tanti altri comu-ni italiani, rientra nella fascia dei comuniclassificati “non montani” soggetta al paga-mento della tanto contestata tassa. I motivi della contrarietà sono tanti: - in un momento di crisi come quello che

stiamo vivendo, questo nuovo balzello,diventerebbe un vero e proprio sopruso aidanni degli agricoltori e verso tutti coloroche hanno un terreno di proprietà;

- c'è il rischio che gli oneri siano estrema-mente superiori nei casi in cui si tratti dizone particolarmente predisposte alle col-tivazioni intensive;

- l'economia del paese di Decimoputzu èfondata proprio sulle colture serricole, equesto sarebbe il colpo di grazia per unintera comunità già messa in ginocchiodalle gravi conseguenze della famosalegge 44;

- questa tassa può in alcuni casi superareanche il valore dei fondi concessi tramitegli aiuti comunitari, e questo può scorag-giare la nascita di nuove imprese e dinuovi posti di lavoro ed il rischio, serio, dichiusura delle imprese esistenti;

- ci può essere il rischio tangibile che gli

imprenditori agricoli non riescano a paga-re questa tassa, privando così il Comunestesso degli introiti che avrebbero dovutosostituire i fondi non più trasferiti dalloStato.

Inoltre non dobbiamo mai dimenticarci cheparlare di agricoltura equivale a parlare dicibo, e se il compito dell'agricoltura è anchequello di nutrire il mondo, questi provvedi-menti non contribuiscono a raggiungerequesto scopo. Se aggiungiamo poi chel'Italia ospita un esposizione internazionalesull'alimentazione, l'Expo di Milano, è a dirpoco contraddittorio e ipocrita che si vada atassare ulteriormente chi il cibo lo produce.Come se non bastasse il territorio diDecimoputzu, come molti altri Comuni, stavivendo pericolosi fenomeni di speculazioneenergetica e di Land Grabbing da parte digrosse multinazionali che continuano a sot-trarre centinaia di ettari di terreni agricoli,deprezzandone in questo modo la cultura ela coltura che hanno questi territori.Un esempio è l'impianto solare termodina-mico che la società Flumini Mannu ltd vor-rebbe realizzare in ben 270 ettari di areaagricola proprio a Decimoputzu, vediVulcano n° 79, dove ad oggi si attende unparere, si spera negativo, da parte del mini-stero dell'Ambiente. L'introduzione del'IMUsui terreni agricoli sarebbe un ulterioreincentivo a svendere le aree agricole a que-sti speculatori, portando la Sardegna ad unagraduale desertificazione e deprezzamentodei prodotti tipici.Eppure l'Europa sta andando in direzione

totalmente contraria. Lo dimostrano i finan-ziamenti per nuove imprese agricole previstidalla nuova programmazione PSR 2014 –2020, o le politiche della PAC, che miranoalla creazione di un nuovo tipo di agricoltore,in grado anche di creare turismo e quindi divalorizzare al meglio i propri prodotti agrico-li. In effetti la Sardegna ha ancora tanto biso-gno di agricoltura, in un periodo in cui pur-troppo si importa l'80% dei prodotti alimenta-ri. Decimoputzu con le sue 600 aziende agri-cole fonda la sua economia proprio sull'agri-coltura, si può quindi immaginare l'incidenzache si avrebbe nel paese.L'aliquota non è ancora stata decisa e spet-ta al Comune, come per la normale IMUdelle case, stabilire la quota prendendo inconsiderazione le cifre già decise dalloStato. Il Comune di Decimoputzu si trovaquindi davanti ad un bivio: da un lato nonvorrebbe gravare ulteriormente sugli agricol-tori, già in ginocchio dalle numerose proble-matiche del settore, dall'altro verso potrebbevedersi il bilancio ridotto di circa 380 milaeuro, una cifra che farebbe andare in disse-sto l'intero bilancio comunale. Ancora una volta il Governo scarica le pro-prie responsabilità sulle amministrazionicomunali e lo fa in modo alquanto cinico eingiusto seguendo logiche superficiali,senza alcuna vera strategia di sviluppo, conil solo scopo di pareggiare i conti della spesapubblica. Oggi tocca all'agricoltore: domanichi sarà il prossimo?

SARDEGNA A RECARSI

NO ALL’IMU AGRICOLA

UNICO COMUNE DELLA

A MONTECITORIO PER DIRE

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17www.vulcanonews.it n. 84

dai comuni UTA

di Luigi Suella

L’Associazione “Onlus” S’Intzidu ha pre-sentato, nei giorni scorsi a Uta, lamostra itinerante dell’Ente Foreste

Demaniali sui tesori della Sardegna, deno-minata “I tesori naturali di un’Isola”Oggetto della mostra è una ricca collezionedi animali della fauna sarda: Mammiferi euccelli, impagliati con maestria da persona-le dello stesso Ente Foreste Demaniali; laricostruzione di piccole parti di bosco e unaserie di teche contenenti la riproduzione agrandezza naturale di insetti e rettili. Il com-plesso dà una piccola ma efficace dimostra-zione delle biodiversità della Sardegna e

permette ai visitatori di avvicinarsi alle specieendemiche della nostra Isola.Fanno parte della raccolta diversi esemplaridi cervo sardo, mufloni, martore, ghiri eanche avvoltoi, aquile reali e altre specieche, trovati morti o feriti nel bosco -spesso acausa dell’uomo - se non è stato possibilecurarli, sono stati trasformati in materialedidattico per vere e proprie lezioni di educa-zione ambientale a cui assistono i visitatoridella mostra. A curare allestimento e guida èlo stesso personale del Servizio Territorialedelle provincie di Cagliari, MedioCampidano e Carbonia-Iglesias diretto dalDottor Michele Puxeddu.

La mostra destinata solitamente alle scuolea cui fornisce supporto didattico con vere eproprie lezioni sulle biodiversità e gli ende-mismi della Sardegna, può essere visitataanche presso la base operativa dell’Ente,previo contatti con la Direzione. I visitatori, inparticolare gli alunni, restano affascinati dal-l’unicità dell’esperienza e catturati dallacapacità comunicativa delle guide. Nata pro-prio per soddisfare esigenze scolastiche,mette in evidenza, tra l’altro, il ciclo biologicodi vari insetti, come le api e il macaone sardo(una particolare farfalla che si trova solonella nostra Isola). L’esposizione, ospitataper l’occasione presso la sala consigliare del

Comune di Uta, opportunamente adattata, èstata fruibile nei giorni 17, 18 e 19 aprile:Essa è stata visitata da oltre 300 bambini eragazzi delle varie scuole dell’infanzia, delleelementari e delle medie. Hanno potuto fruir-ne anche alcune centinaia di adulti, moltointeressati e compiaciuti per l’iniziativa. E’ stato possibile avere la mostra a Uta gra-zie ad un progetto dell’Associazione “Onlus”S’Intzidu, patrocinato dall’Assessorato allaCultura. La Presidentessadell’Associazione, Mariella Spina, ha perso-nalmente curato i contatti tra il ServizioTerritoriale dell’Ente Foreste, la Direzionedidattica delle scuole locali e gli amministra-tori comunali. Il Sindaco Giuseppe Pibia e l’Assessore allaCultura del Comune Angelino Pisceddahanno accettato con entusiasmo e incorag-giato l’idea proposta dall’AssociazioneS’Intzidu. Il risultato, a detta degli stessi, èstato molto soddisfacente. In particolarel’Assessore auspica che iniziative del gene-re possano ripetersi perché coinvolgonomolte persone, soprattutto studenti e haaggiunto: “Sono rimasto positivamenteimpressionato dalla partecipazione attentadi tutti i bambini, molti dei quali, incalzavanole guide con precise e stimolanti domande.”La mostra, dopo la sosta a Uta, si sposteràalla Fiera di Cagliari dove, disponendo dimaggiori spazi, potrà esporre un maggiornumero di esemplari della propria raccolta.

CONOSCIAMO I TESORINATURALI DELLA SARDEGNA

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di Carlo Contu

Èancora infuocato il tema della specula-zione energetica in Sardegna esoprattutto nel campidano. A dimo-

strarlo è stata l’assemblea del 16 aprilescorso tenutasi a Decimoputzu, sull’im-pianto solare termodinamico che dovreb-be essere realizzato nelle campagne putze-si. Si tratta di un mega impianto che la societàFlumini Mannu LTD, con sede legale aLondra, vorrebbe costruire in 269 ettari diterreno agricolo fertile e produttivo nei ter-ritori tra Decimoputzu e Villasor.Negli ultimi anni c’è stata un ondata di richie-ste da parte di grosse multinazionali per larealizzazione di grandi impianti che conti-nuano, imperterriti, a pretendere autorizza-zioni, in deroga a qualsiasi piano urbanisticoo piano paesaggistico. A Decimoputzu e dintorni esistono diversiimpianti già realizzati, e altri in via di autoriz-zazione: abbiamo il famoso impianto a bio-gas che continua e creare disagi fra chi vivee lavora nelle zone limitrofe; ricordiamo loscandalo delle serre fotovoltaiche de suSciofu a Villasor, le diverse richieste per

ricerche geotermiche nel sottosuolo e larichiesta per la costruzione di un altroimpianto solare termodinamico nelle campa-gne tra Vallermosa e Decimoputzu, vicino alsito nuragico di Fanaris, come sottolineavaCatia, esponente del Comitato TerrasanaDecimoputzu. L’ultimo pomo della discordia è proprio que-sto dell’impianto solare termodinamico chefa sorgere più di una domanda.Ma cosa è un impianto solare termodina-mico?E perchè i cittadini non sono convintiche questa cosa porti benessere nelpaese?Il solare termodinamico è un’innovativa tec-nologia che sfrutta l’assorbimento delleradiazioni solari per riscaldare un fluido ter-movettore, come un olio minerale, sali fusi ogas, generando energia meccanica e, a suavolta, energia elettrica; produce molta piùenergia rispetto ai comuni pannelli fotovol-taici, solo se però vengono costruiti in luoghidove di sole ce né davvero tanto, come adesempio nei deserti africani o dell’ArabiaSaudita. L’impianto che si vorrebbe realizza-re qui nelle campagne di Decimoputzu eVillasor, farebbe parte di un progetto molto

più ampio, e servirebbe solo come esperi-mento per poi, se dovesse funzionare, pro-porlo nei deserti arabi. Ed è qui che sta laprima anomalia: la Sardegna ha vissuto permillenni grazie alle risorse che offriva laterra, come l’agricoltura e l’allevamento delbestiame: ora questa grande società vorreb-be espropriare le terre sarde per costruirciuna megacentrale elettrica e guadagnaremilioni di euro grazie agli incentivi che tuttipaghiamo con le bollette.I Cualbu però non ci stanno, come già i let-tori di Vulcano ricordano da un precedentearticolo, infatti la famiglia Cualbu, con questaspregiudicata operazione, si vedrebbeespropriare tanti ettari di terreno e vedere infumo il lavoro di tre generazioni: “Ci hannodetto che siamo degradati culturalmente ecolturalmente. Ci hanno detto che le nostrepecore con il loro calpestio rovinano il terre-no, ma siamo al limite del ridicolo e delloscandalo” - afferma la signora Cualbu “masecondo voi si può davvero pensare che lapecora, presente da millenni e in perfettaarmonia con il luogo, possa danneggiare iterreni con il loro pascolare? E loro propon-gono di migliorare il terreno con le ruspe e ilcemento armato? Siamo alla follia”.

dai comuni DECIMOPUTZU

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ASSEMBLEA CONTRO L'IMPIANTO SOLARE TERMODINAMICO

Il paese si domanda: “Vale la pena perdere 270 ettari di fertili terreni agricolicon consumo smisurato d'acqua e possibili danni alle falde acquifere?”

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dai comuni DECIMOPUTZU

Rivolgendosi agli agricoltori conclude dicen-do: “Sappiamo che a Decimoputzu per lamaggior parte siete agricoltori, pensate atutti i sacrifici che avete fatto per costruirequello che avete; immaginate ora che, doposecoli di sacrifici, arrivi un tizio a casa vostradicendo che se non vendete i vostri terreni viverranno comunque espropriati. Noi questonon lo permetteremo, ma per vincere ciserve anche il vostro aiuto, perché se doves-se passare questo sopruso sarebbe solo ilprimo, e quello che oggi sta succedendo allamia famiglia domani potrebbe accadere avoi.”Ma qual è la posizione delle varie ammi-nistrazioni locali e regionali? “Il consiglio comunale un anno fa ha delibe-rato unanimemente un parere contrario allarealizzazione dell’impianto”, afferma il sin-daco di Decimoputzu Ferruccio Collu eaggiunge: “lo Stato scarica le proprieresponsabilità sulle spalle dei sindaci e deiComuni, abbiamo sempre meno poteredecisionale sul nostro futuro”. Anche in altri Comuni, Gonnosfanadiga,Guspini e Villacidro, dove è prevista la rea-

lizzazione di un impianto simile, hanno giàdeliberato contrarietà; il Comune di Villasorinvece non si è ancora espresso in modochiaro.“La Regione Sardegna ha concluso in que-ste ultime settimane la procedura tecnicacon cui non solo ha espresso parere negati-vo, ma ha anche suggerito quali aree sareb-bero idonee per la realizzazione di impiantisimili e cioè in aree industriali già compro-messe dal punto di vista ambientale”, spie-ga Luigi Ena consigliere di minoranza diDecimoputzu, e aggiunge: “la Regione nonsi è però espressa dal punto di vista politico,non ha deliberato in Consiglio regionale,nessun politico ha espresso pareri in confe-renza stampa, nessuna assemblea è stataorganizzata per informare la gente”. A questo punto chiede la parola il consi-gliere regionale del PD Walter Piscedda,presente anche lui all’assemblea: “laRegione ha già espresso tutte le criticità tec-niche dell’impianto e per quanto mi riguarda,io come consigliere regionale, sono contra-rio e mi impegnerò affinché se ne parli in

Regione e cercando di interessare anche glialti funzionari e personaggi politici delMinistero all’Ambiente”. Può sembrare strano ma chi avrà l’ultimaparola sarà proprio il Ministero all’Ambiente;infatti l’autorizzazione non può essere rila-sciata dall’assessorato regionaleall’Industria, ma dal ministero dell’Ambiente;infatti grazie a un cavillo burocratico, lasocietà Flumini Mannu sarebbe riuscita,dopo una prima bocciatura del progetto abypassare la Regione e a trattare diretta-mente con lo Stato. Ad oggi tutto tace e si aspetta il parere dalministero dell’Ambiente. L’ultimo e unicoindizio che desta non pochi sospetti è arri-vato il mese scorso dagli uffici del ministerodei Beni Culturali che ha espresso un “pare-re istruttorio”, ma che in realtà non esprimeproprio nulla; da un documento di decine edecine di pagine si leggono 26 prescrizioni acui la società Flumini Mannu dovrebbe ade-guarsi una volta realizzato il progetto, ma indefinitiva non dichiara di essere a favore, maneanche contrario.

Questo è il panorama incui ci troviamo e c’è chifra il pubblico chiedeulteriori chiarimenti: “Èpericoloso quest’im-pianto?” Risponde lageologa e componen-te del comitato Nom e g a c e n t r a l eGuspini, LauraCadeddu: “Si tratta diun impianto che ha lasua più grande criticitànelle dimensioni e nellalocalizzazione, questorisulterebbe rischiosoanche in un area indu-striale, figuriamoci inarea agricola! Essendotalmente grande sareb-

bero necessarie misure di sicurezza preven-tive che coinvolgerebbero l’intera popolazio-ne di Decimoputzu e dei paesi vicini. Anchesolo la possibile perdita dei nitrati contenutinei tubi dell’impianto, potrebbero causarenon pochi danni al terreno e alle falde acqui-fere, si avrebbe, inoltre, un consumo diacqua tale da compromettere le falde equindi l’economia agricola del luogo.” Questi sono solo alcuni degli aspetti negati-vi che riguardano la realizzazione di questoimpianto, ma nonostante tutto forse qualco-sa si può ancora fare, e l’incoraggiamentoarriva dal sindaco di Cossoine: “Ci hannoprovato anche nel nostro piccolo paese,volevano realizzare lo stesso impianto incentinaia di ettari di territorio agricolo, cisiamo mossi subito e tramite un referendumla popolazione ha votato: il risultato è statoun 90% di voti contrari. Per ora la multina-zionale ha rinunciato, ma noi stiamo sempreallerta”.Anche a Decimoputzu si potrebbe proporreun referendum, ma è necessario che tutti icittadini siano ben informati e sappiano dicosa si stia parlando, per questo è impor-tante organizzare altri incontri e iniziative persensibilizzare l’intera popolazione putzese edei paesi limitrofi.

Nelle foto, lanumerosa

comunità put-zese contraria

all'impiantosolare termo-

dinamico

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dai comuni DECIMOMANNU

20 n. 84 www.vulcanonews.it

di Monica Atzei

Il giorno 3 maggio 2015 è stato inauguratoa Decimomannu “Mercau Mannu”, ilMercato Contadino, iniziativa promossa

dal Comune e organizzato dalla Coldiretti diCagliari.Dal giorno 5 maggio e per tutti i martedì“Mercau Mannu” dalle 08.30 alle 14.00,presso il polo fieristico Santa Greca, si pro-pone con i suoi prodotti alla cittadinanza diDecimomannu e di chi vorrà acquistare pro-dotti genuini.Il progetto è stato finanziato dalla Regione

Sardegna con fondi europei; il “MercauMannu” mira a promuovere la filiera corta ead incoraggiare la vendita diretta, quella dalproduttore al consumatore. L’acquirentepotrà acquistare direttamente dai produttorie interloquire con loro per avere un riscontro

InaugurazioneMercau Mannu

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dai comuni DECIMOMANNU

immediato sul prodotto e sulle coltivazioni.Il mercato è a vendita diretta anche peravere alimenti di qualità a prezzi equi, ciòfavorirà l’incremento del reddito delle azien-de del territorio e contribuirà a salvaguarda-re l’ambiente in quanto i prodotti percorronopochi km per essere venduti.Tutto ciò sarà una sorta di cassa di risonan-za per la popolazione e i paesi attorno, infat-ti ci si potrà rendere conto maggiormente dialcuni aspetti che sfuggono ai più, come ilciclo naturale, la stagionalità, l’impattoambientale, la salute data dal prodottogenuino…Tra l’altro il Comune di Decimomannu ha

istituito il “Concorso diidee. Dal Kilometro 0 alKilometro 10” per laScuola Secondaria diprimo grado dell’IstitutoComprensivo diD e c i m o m a n n u .L’oggetto del concorso èl’elaborazione di ideecreative legate alle

seguenti tematiche:

∑ - Produzione agroali-mentare e stagionalitàdei prodotti;∑ - Filiera corta e kilome-tro zero: il mercato con-tadino locale;∑ - Educazione alimen-tare e salute del consu-matore.

“Mercau Mannu” nascecon l’intento di riscoprire icolori, i sapori, la genui-nità e le tradizioni di unavolta, non sottovalutandoi rapporti umani che sisvilupperanno e lacomunicazione che saràprioritaria perché questainiziativa sia apprezzatae duri nel tempo.

serviziofotografico di

TomasoFenu

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di Monica Atzei

Metz Yeghem, il Grande Male, così gliarmeni chiamano il genocidio del loropopolo perpetrato dal governo dei

Giovani Turchi nel 1915-17 che, provocandola morte di un milione e mezzo di persone,cancellò la presenza armena nell’Anatoliaorientale, dove essi vivevano da oltre duemi-la anni. Pur soggetti a discriminazioni, ingiu-stizie e occasionali violenze, come altreminoranze, gli armeni avevano convissutocon i turchi per secoli, ma la situazione peg-giorò irrimediabilmente nel corso del XIXsecolo, quando lo stato di decadenza del-l’impero ottomano si fece sempre più eviden-te e pericoloso. L’impero tuttavia continuò adesistere, sostenuto dalle contrapposte strate-gie politiche di stati europei, come Francia,Germania e Gran Bretagna, ognuno dei qualitemeva che la sua caduta potesse avvantag-giare i rivali e permettere l’avanzata dell’im-pero russo. All’inizio del XIX secolo, la partedel territorio armeno a est del fiume Arasse(Araks) si trovava già sotto il controllo dellaRussia zarista, dove vivevano circa un milio-ne e mezzo di armeni, che avevano il lorocentro di riferimento culturale a Tbilisi (attua-le Georgia), mentre una piccola parte erarimasta sotto l’influenza persiana. Circa duemilioni di armeni risiedevano nell’impero otto-mano, per lo più concentrati nelle provinceorientali dell’Anatolia (Armenia occidentale),a Costantinopoli e sulle coste nord orientalidel Mediterraneo (Cilicia). Sul finire del XIXsecolo in Europa si assistette a un generalerisveglio di istanze nazionaliste, che si pro-

pagarono anche tra gli armeni e portaronoalla nascita di partiti politici e alla richiesta dimaggiore libertà, uguaglianza e sicurezza.Nello stesso periodo si impose con maggio-re forza la questione della modernizzazionedella lingua armena, discussione che ruota-va intorno ai due poli culturali diCostantinopoli e Tbilisi.Vi era un quadro caratterizzato da spinte

nazionaliste e razziste, e a partire dai primidel ‘900 si diffuse il movimento del panturchi-smo ( o panturanismo) che ambiva alla riuni-ficazione e alla supremazia di tutti i popoli diorigine turca del continente asiatico.Le popolazioni cristiane, come quella arme-

na, greca e siriaca, che con la loro presenzasi frapponevano alla realizzazione di questaunione, dovevano essere eliminate.Nell’aprile del 1909 ci furono massacri, nelcorso dei quali furono sterminati circa 30.000armeni ad Adana, in Cilicia. Le violenze furo-no erroneamente attribuite al vecchio regi-me. Nel 1913 i Giovani Turchi instauraronouna vera e propria dittatura guidata da treuomini, Cemal, Enver e Talaat Pascià chedivennero i ministri della Marina, dellaGuerra e dell’Interno. Nel 1914 fu creata lafamigerata Organizzazione Speciale(Teskilati Mahsusa), una struttura paramilita-re che fu segretamente incaricata di stermi-nare gli armeni, nella quale furono arruolatianche detenuti addestrati per far parte disquadre irregolari adibite ai lavori più sporchi.Nello stesso anno l’impero entrò in guerraalleandosi con la Germania e l’imperoAustro-ungarico. Le sconfitte subite nell’in-verno del 1914 dall’esercito ottomano, nelquale erano arruolati molti armeni, furono

attribuite al tradimento di quest’ultimi, accu-sati di collaborare con l’esercito russo, nelquale combattevano i loro fratellidell’Armenia orientale. Nonostante sia atte-stato che alcuni soldati armeni passaronoalle file nemiche, ciò riguardò un numero esi-guo degli arruolati, che per la stragrandemaggioranza rimasero fedeli all’esercito otto-mano. Ciononostante, essi divennero ilcapro espiatorio e a partire dal gennaio 1915furono disarmati e successivamente elimina-ti.Lo scenario politico interno in ebollizione e lasituazione internzionale, che vedeva le prin-cipali potenze impegnate nella Prima GuerraMondiale, furono sfruttati dal governo chepotè mettere in atto il piano di sterminio cheera già stato organizzato nel dettaglio.All’alba di sabato 24 aprile 1915 il progetto fuufficialmente avviato con l’arresto arbitrario dioltre un migliaio di intellettuali e notabili arme-ni a Costantinopoli che vennero prelevatidalle loro case e successivamente assassi-nati fuori città. Nelle settimane seguenti, arre-sti e massacri proseguirono in tutte le provin-ce armene dell’Anatolia orientale con lo stes-so modello. Mentre gli uomini venivano cat-turati per essere eliminati subito dopo fuoridai centri abitati, a donne, vecchi e bambinisi ordinava di prepararsi per un viaggio che liavrebbe portati in qualche luogo lontano nonspecificato. Ufficialmente veniva loro dettoche il trasferimento serviva a metterli al ripa-ro dalle minacce del vicino fronte di guerra edalle crescenti violenze da parte della popo-lazione musulmana. In realtà, si trattò delladeportazione di centinaia di migliaia di per-sone che quando non furono sterminate ineccidi veri e propri, andarono incontro allamorte a causa di sevizie, torture, malattie estenti inimmaginabili durante terribili marceforzate, senza acqua, cibo e riparo. Alla finedi luglio, in soli tre mesi, tutti gli armenidell’Anatolia orientale erano stati uccisi o“trasferiti”. Cominciò allora il massacro e ladeportazione degli armeni delle regioni occi-dentali e della Cilicia. Deir ez Zor, la desti-nazione finale nel deserto siriano, è diventa-to il simbolo della tragedia di un intero popo-lo e ospita un monumentale Memoriale, checome quello di Yerevan, rimane a ricordodelle vittime del primo genocidio del ‘900.Non sospettando le reali intenzioni del gover-no, gli armeni inizialmente obbedirono alleautorità, andando incontro ad un destinosegnato. Tuttavia, quando cominciarono adarrivare notizie che la finalità delle deporta-zioni era lo sterminio, si organizzarono delleforme di resistenza, che purtroppo si rivela-

cent’anni fa il genocidio DEGLI ARMENI

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IL GRANDE MALEIo mi sono seduta, un giorno di maggio, ad ascoltare e a scrivere. Ed è stato come intessere un tappeto.

Antonia Arslan “La masseria delle allodole”

Avanti, distruggete l’Armenia. Vediamo se ci riuscirete. Mandateli nel deserto senza pane o acqua.Distruggete le loro case e chiese. Poi vedrete se non rideranno, canteranno e pregheranno ancora. Perchéquando due o tre di loro si incontrano da qualche parte nel mondo, vedrete se non creeranno una Nuova

Armenia.William Saroyan “The Armenian and the Armenian”

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rono per lo più inefficaci. I principali responsabili del genocidio furonocondannati nel processo che si tenne aCostantinopoli nel 1919, ma non scontaronomai le pene, perché fuggirono all’estero,soprattutto in Germania, e nessuno ne richie-se l’estradizione. Tuttavia, gli atti del proces-so, che raccolgono testimonianze esplicite eattestate, sono stati pubblicati e rimangonoad accusare i responsabili.Se allora si ebbero notizie e richieste di inter-vento per fermare la tragedia, lo si deve apochi coraggiosi testimoni, per lo più missio-nari, medici e diplomatici stranieri, che

denunciarono quanto andava succedendo inun disperato tentativo di porre fine allo ster-minio. Nonostante sapessero cosa stavasuccedendo, le potenze europee e gli StatiUniti, impegnati in guerra e in ciniche strate-gie geopolitiche, non intervennero.Anche se i turchi hanno sempre negato chesi sia trattato di genocidio e abbiano cercatodi vietarne la discussione pubblica, i fatti sto-rici documentati dimostrano che lo sterminiofu pianificato per distruggere la popolazionearmena in Anatolia. Il crimine di genocidio furiconosciuto dall’Assemblea generale delleNazioni Unite solo nel 1948, nel 1985

dall’ONU, dal parlamento Europeo nel 1987.Moltissimi comuni in Italia hanno votatomozioni di solidarietà e di riconoscimento delgenocidio.Nel 2015, ad aprile anche Papa Francescoha detto che il genocidio armeno è stato ilprimo del XX secolo.Nonostante queste ammissioni, molto rima-ne da fare affinchè gli avvenimenti storici diquello che gli armeni chiamano “Il GrandeMale”vengano accettati in modo inequivoca-bile dalla Turchia e da tutti coloro che noncredono che si trattò di genocidio.

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dai comuni DECIMOMANNU

di Sandro Bandu

Nella serata del 22 maggio, nell’AulaMagna dell’Istituto “E. Mattei” diDecimomannu, ha avuto luogo l’ormai

tradizionale rappresentazione teatrale dellaCompagnia (In)Stabile di Sardegna, un grup-po di attori dilettanti – sempre meno, a dir laverità – con alle spalle almeno sei anni diintensa attività.Quest’anno la scelta della direzione artisticadella Compagnia è caduta su quattro autoridi enorme rilievo (va detto che obiettivo dellaCompagnia è proporre testi del grande teatroclassico): Georges Feydeau, uno dei massi-mi autori comici del teatro francese, vissuto acavallo tra Ottocento e Novecento. Dallafinestra è il titolo dell’atto unico andato inscena: due soli attori hanno ripercorso unaesilarante e grottesca vicenda di gelosia emalintesi che ha, ancora una volta, sorpresoe divertito la sala, gremita del solito pubblicospeciale.

La patente di Luigi Pirandello ha poi com-mosso lo stesso pubblico. La vicenda amarae fin troppo vera di un Chiàrchiaro costretto apretendere la legalizzazione di quella stessamaschera di iettatore che gli ha distrutto lavita, è stata seguita con un’attenzione silen-ziosa e partecipe che raramente si riscontra

al di fuori dei grandi teatri cittadini. Fa male il tabacco del grande Anton Cechov,grande autore russo morto nel 1904 celebremonologo, banco di prova di ogni attore, hacommosso più d’uno per l’intensa recitazioneche ha sorpreso molti.Infine Pericolosamente, atto unico dell’im-

menso Eduardo DeFilippo, ha scatenato larisata liberatoria dell’inte-ro uditorio. Al termine uncommosso tributo alloscomparso Pino Daniele,con il rispettoso ascoltodi Napul’è, canzone scelta come sintesi diuna napoletanità che, in qualche modo, rap-presenta molta parte delle culture umane eche, insieme alle colonne sonore estrattedalla straordinaria opera Carmen di GeorgesBizet, ha voluto sottolineare la comunanza dielementi, semplici e potenti, fra autori appa-rentemente diversi tra loro, come quelli scel-ti. In complesso, la serata ha rivelato unabuona maturazione del gruppo recitante edell’impianto registico, tanto che, a dettadello stesso regista, Giovanni Rallo, laCompagnia sta riflettendo sull’opportunità diproporsi anche a platee più ampie e smali-ziate. Auguri dunque al gruppo di “folli” che,in solitudine – le autorità del posto, dove purela Compagnia ha sede, sono cieche e sordea questo tentativo di ridare funzione civile allagrande cultura – e con tenacia, intendonoripercorrere sentieri che nessuna stupiditàpotrà mai cancellare.

IL GRANDE TEATROChi l’ha detto che il vero teatro è solo quello dei divi? Il testo e la voglia di conoscere sono il vero segreto

Nelle foto diTomaso

Fenu la com-pagnia tea-

trale IN(STA-BILE) di

SARDEGNA.E un momen-to della com-

media

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la Grande Guerra VILLASPECIOSA

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di Giuliana Mallei

Il nuovo anno è appena iniziato e nonsembra vero che in questo 2015 si com-memorerà il centesimo anniversario dal-

l'ingresso in guerra dell'Italia nella Prima

Guerra Mondiale. Ben 100 anni ci separanodal quel triste evento che insanguinòl'Europa e l'Italia. L'Impero Austriaco e l'Impero Tedesco,desiderosi di espandersi territorialmente,dividevano l'Europa e miravano ad ingran-dire i propri territori ai danni degli altri Stati.Fu così che il 28 giugno 1914 l'erede altrono dell'Impero Austro-Ungarico,l'Arciduca Francesco Ferdinando, e suamoglie, l'Arciduchessa Sofia, vennero ucci-si da un giovane anarchico durante la lorovisita ufficiale alla città di Sarajevo in Serbia.Questa fu la scintilla che fece esplodere ilsanguinosissimo conflitto. Infatti esattamen-te un mese dopo, il 28 luglio, l'Austriadichiarò guerra alla Serbia: un gigantescoimpero contro un microscopico Stato,sarebbe stata una lotta impari. La Russia, laGran Bretagna e la Francia accorsero inaiuto della Serbia e si schierarono in suadifesa.Momentaneamente l'Italia rimase neutrale,ma al suo interno fu dilaniata dalle polemi-che tra Interventisti e Neutralisti. I primi rite-nevano che una guerra veloce avrebbeimpedito all'Austria e alla Germania di con-tinuare ad espandersi e quindi avrebbe con-

sentito un progresso economico per tutte leclassi sociali ed avere così maggior benes-sere per tutti. I secondi invece ritenevanoche una guerra avrebbe portato ulterioremiseria e il prezzo più alto lo avrebberopagato proprio i più poveri.L'Italia mantenne la sua neutralità per circa

un anno; il 26 aprile1915 in gran segreto fusottoscritto a Londra unpatto (tra Russia,Francia, Gran Bretagnae Italia) in base al qualel'Italia sarebbe entrata inguerra entro un mese e,in caso di vittoria, avreb-be ottenuto cospicuicompensi territoriali(come il Trentino,Trieste, l'Alto Adige,l'Istria). L'Italia mantennela parola, il 23 maggio1915 dichiarò guerraall'Austria ed entrò nel conflitto aprendo unnuovo fronte. Quindici mesi dopo, il 28 ago-sto 1916, l'Italia dichiarò guerra anche allaGermania.Le ostilità, come ben sappiamo, ebbero ter-mine il 4 novembre 1918 con la firma del-l'armistizio.Il bilancio finale fu di 9 milioni di morti, tra isoldati, e 5 milioni di morti tra i civili, unaguerra fratricida senza precedenti. Il periodo post bellico fu molto difficile, infat-ti numerosi reduci tornarono a casa mutilati

e invalidi e non poterono riprendere a lavo-rare a causa delle menomazioni; per loronon era prevista nessuna pensione néindennità. Li attendeva la miseria più nera.Per questo motivo fu altissimo il numero deisuicidi. Per chi invece non perdette le spe-ranze, furono anni di duro lavoro sottopaga-to e di ingiustizie sociali durissime che tra-ghettarono l'Europa verso un altro conflittoancora più sanguinoso del precedente.Con l'avvento del Fascismo in Italia si riten-ne doveroso avviare un lavoro di giustacommemorazione dei caduti e di riordinodei cimiteri militari. Nel 1922 iniziò, per vole-re di Mussolini, la raccolta dei fondi per lacostruzione di monumenti ai Caduti, dappri-ma nelle grandi città, poi in ogni singolopaese. In quello stesso anno fu nominato ,in ogni singolo paese d'Italia, il “Comitatoper la Raccolta delle offerte per l'erezionedel monumento ai caduti in guerra”. AVillaspeciosa ne facevano parte i signori:Casti Vincenzo, Firinu Carmelo, PianoLorenzo, Podda Cirillo e Podda Daniele. Il20 giugno del 1923 fu possibile contare laraccolta di £ 150 per erigere il palco ai cadu-ti che si pensò di posizionare nella piazza dichiesa. Di fatto fu acquistata una lapide, poi

affissa alla parete del Municipio (i cui localiospitavano anche la scuola elementare) e lìvi rimase fino alla costruzione delle nuovescuole negli anni '60. Nel nuovo edificio futrasferita la suddetta lapide commemorati-va, ancora oggi è possibile vederla. Neglianni '80 fu costruito un nuovo Monumentoai Caduti in via Cagliari (di fronte all'attuale

Nelle foto dasinistra Aroni

Francesco,Bachis

Francesco,Casti Antioco

(a destra).

Cento anni fal'Italia entrava in guerraUn doveroso ricordo verso i nostri compaesani di Villaspeciosa che combatterono durante la Grande

Guerra, sacrificando ciò che avevano di più caro: la vita e la giovinezza

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la Grande Guerra VILLASPECIOSA

Farmacia). Purtroppo in entrambi i Monumenti l'elencodei caduti è incompleto, infatti Villaspeciosapianse 12 caduti: Collu Antioco, FirinuGiuseppe, Gruttas Tomaso, Mandas Efisio,Mandas Salvatore, Moi Giuseppe, MolinoLuigi, Orrù Luigi, Podda Egidio, PoddaEugenio, Scalas Felice e Serra Giovanni.Nella lapide e nel monumento mancano inomi di Mandas Efisio, Mandas Salvatore eScalas Felice, auspichiamo che i loro nomivengano al più presto integrati nell'elencodel nuovo Monumento, dato che nella lapi-de (essendo antica) non potranno essereinseriti.Nel 1968, in occasione della celebrazionedel Cinquantesimo anniversario dellaVittoria, la Nazione Italiana volle onoraretutti coloro che presero parte al conflitto. Alfine di esprimere la gratitudine dellaNazione, tutti gli ex combattenti con almeno6 mesi di servizio al fronte, furono insignitidel titolo di Cavaliere di Vittorio Veneto. Il 18marzo 1968 con la legge n° 263 fu Istituitoufficialmente tale Ordine il cui Capo era ilPresidente della Repubblica (all'epocaGiuseppe Saragat). Ad ogni ex combatten-

te ancora in vita in quell'anno fu riconosciu-ta siffatta onorificenza in legittimazionedelle fatiche di guerra, per l'occasione fudonata a ciascuno una pergamena, unamedaglia d'oro commemorativa e la Crocedell'ordine dei Cavalieri di Vittorio Veneto.Purtroppo alcuni ex combattenti non ebberoil tempo di ricevere la suddetta croce poichéquest'ultima fu consegnata in unsecondo momento, quando ormaila loro vita si era spenta.Anche Villaspeciosa ebbe i suoiCavalieri, riportiamo qui i loro nomiin ordine alfabetico: ArbaGuglielmo, Aroni Francesco, AroniVincenzo, Casti Enrico, FarrisVincenzo, Fenza Quirino, FirinuCarmelino, Gallus Giuseppe,Mallei Giuseppe, Melis Giovanni,Mereu Battista, Murtinu Efisio,Orrù Ignazio, Pala Raffaele, PirasSalvatore, Podda Cirillo, PoddaDaniele, Sedda Antonio, UcchesuMassimo.Il tempo allontana i ricordi e molti dinoi non ricordano quasi più i lorononni che furono costretti a partire

per una guerra così lontana senza nemme-no capirne il motivo. Chi ha avuto la fortunadi conoscere il proprio nonno e di sentirealcuni ricordi direttamente da lui, possiedeun patrimonio immenso: ha visto e sentito laStoria e può (e deve) raccontarla a suavolta. Chi scrive ha avuto questa immensafortuna e sente il dovere di tramandare e

condividere questo patrimonio contutti. A maggior ragione in questomomento che ci vede nuovamentecoinvolti in una situazione politicanon facile, da un lato i terroristidell'ISIS ci minacciano al di là delmare, dall'altro la Germania che,per la terza volta in 100 anni, stamettendo in ginocchio l'Europa,stavolta non con le bombe ma conle banche. Non era certamentequesta l'Europa unita che avevanopensato e desiderato i nostri padriall'indomani della Seconda GuerraMondiale. Ma la prepotenza e l'ar-roganza sono dure a morire si pre-sentano nella Storia sotto diversespoglie.

Nelle foto, inalto da sini-stra Deiana

Efisio, FirinuCarmelino e

Giuseppe,Podda

Cirillo, MalleiGiuseppe,

GallusGiuseppe

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attualità FILOSOFICA

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di Giancarlo Pillitu

Perché ha senso vedere l’ultimo film diNanni Moretti dedicato alla figura disua madre? Per la semplicissima

ragione che tratta il tema della condizioneumana. Che ci riguarda tutti. Quali sono icaratteri peculiari della condizione umana?Per arrivare alla risposta a tale interrogati-vo è sufficiente partire dagli ambiti esisten-ziali indagati dal regista romano. Essi sonola famiglia, la scuola e il lavoro. Oggi intrec-ciati nella sofferenza generale e individua-le. Sono gli ambiti in cui si gioca il rapportodell’io con l’altro. Tema eminentementeetico. Ma anche psicologico. Dal punto di vista psicologico, e volendo unpoco scomodare Freud, si potrebbe direche il rapporto io-altro è per sua natura con-flittuale, ovvero nevrotico. Basti pensare alcomplesso edipico. Tale conflittualità inve-ste il piano della famiglia, per quanto riguar-da il rapporto con genitori e con i fratelli; ilpiano della scuola, nella relazione con gliinsegnanti e i compagni; il piano del lavoro,in cui si dispiega la dialettica del soggettocon il datore di lavoro e con i colleghi.Dal punto di vista etico, il problema riguar-da quale debba essere il perno del rappor-to, l’io o l’altro. L’accento posto sull’io signi-fica nevrosi egologica (o egologia nevroti-ca). Nel film tale impostazione è rappre-sentata dalla protagonista, interpretata daMargherita Buy. L’accento posto sull’altro, viceversa, signifi-ca equilibrio, stabilità mentale e relazionale.Equilibrio e stabilità dinamici, sempre indivenire. Il personaggio che rappresentatale soluzione esistenziale è la figura dellamadre della protagonista, vero punto di rife-rimento per i due figli, la nipote e i vari exalunni. Ma tale centralità emergerà conchiarezza soltanto alla fine del film e sarà lachiave per intravedere la via, con gli occhidi Margherita, che conduce a una vera ela-borazione del lutto.

L’io egologico fonda la relazione sull’identi-tà. La relazione diventa finalizzata all’affer-mazione dell’io. Pertanto si gioca sui duepossibili esiti della gratificazione o della fru-strazione.L’io sensibile all’alterità, invece, fonda l’i-dentità sulla relazione. E’ un io aperto, ricet-tivo, vulnerabile, in ascolto. Il suo arricchi-mento incessante prescinde dall’alternativagratificazione-frustrazione.Il punto di vista dell’altro risulta, inoltre, fon-damentale per inquadrare la nostra condi-zione esistenziale e le figure affettive di rife-rimento. La prospettiva dell’altro ha, infatti,il valore della testimonianza e concorreall’elaborazione del senso. Si pensi alledichiarazioni degli ex alunni della madre diMargherita e di Giovanni (Nanni Moretti)che costituiscono un’autentica epifania. L’io di Margherita è chiuso e pertanto inconflitto col mondo. L’io della madre è aper-to e quindi in dialogo col mondo. Analisi della condizione umana, si è detto.Tale analisi, inoltre, coincide con l’elabora-zione del lutto. Tale elaborazione si conclu-de con il riconoscimento dell’altro nell’io.Dal punto di vista della creazione artistica,tali processi corrispondono al superamentodello scarto fra la pagina bianca, ovvero ilvuoto, e il teatro mentale dentro di noi, ilpieno.Ma come superare lo scarto fra il pieno e ilvuoto? Occorre abbandonarsi al pieno.Staccare lo sguardo dalla pagina bianca,per rivolgerlo dentro di noi. E’ sufficientechiudere gli occhi. Il dialogo socratico- pla-tonico segue il medesimo rituale.L’interlocutore di Socrate è lo stessoPlatone. Platone è la pagine bianca. Lapagina bianca ci interroga. Noi rispondiamochiudendo gli occhi, per trovare la rispostadentro di noi. Per sentire la voce del nostrodemone, del nostro Socrate interiore. Nonvi sono modelli da seguire.

Ma l’altro in noi non è forse un modello da

seguire? No, l’altro in noi è una semplicepresenza. L’altro in noi rappresenta la com-plessità dell’io, la sua irriducibilità alla logi-ca della ragione, incentrata sul rapportodiretto fra il fare mimetico e il modello daimitare. Tale è lo scopo del platonicomondo delle idee. Ma tale mondo scaturi-sce da una sublimazione. In realtà, non c’èalcun modello da seguire. C’è soltanto l’al-tro in me. L’io è l’altro. Dobbiamo lasciarlicoincidere, facendoci da parte. Lasciandoda parte il nostro ingombrante apparatorazionalistico. Ciò che si deve fare da parteè dunque la ragione.

Ma qual è il senso di tale manovra? Il sensoè dato, lo ribadiamo, dalla coincidenza io-altro. Il senso emerge nel momento in cui simette da parte il problema della verità,incentrato sul rapporto col mondo delleidee. La chiusura degli occhi è la cesurache separa il senso dalla verità. La verità, siè detto, è la platonica relazione fra la cosae l’idea, la copia e il modello. Il senso, inve-ce, è la coincidenza dell’io con l’altro. Laverità è il problema che appare quandoapriamo gli occhi sul mondo esterno. Ilsenso è la questione che emerge quandochiudiamo gli occhi per ascoltare il mondointeriore. Sono due prospettive opposte. Laprima è inevitabilmente nevrotica.Scaturisce da una distanza, da una tensio-ne che diventa conflitto. La seconda, alcontrario, è distensiva. Perviene, si abban-dona, alla scoperta di una coincidenza. Loscarto tra la pagina bianca e il teatro men-tale, tra il vuoto e il pieno, definisce la con-dizione umana. Vivere il problema sempreaperto della scrittura, della creazione, signi-fica accedere alla questione inesauribiledella condizione umana. Al problema meta-fisico dell’esistenza umana. Il film diMoretti, a nostro avviso, inquadra in modoemotivamente significativo tale intreccio diquestioni.

Le due IDENTITÀ

Una scenadel film Mia

madre diNanni Moretti

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l’angolo dell’esperto IL CONDOMINIO

L’art. 1102 c.c. dispone che “ciascun partecipantepuò servirsi della cosa comune, purché non nealteri la destinazione e non impedisca agli altri par-tecipanti di farne parimenti uso secondo il loro dirit-to”. Il legislatore lascia quindi grande libertà ai con-domini pur ponendo due chiari vincoli: non si pos-sono compiere azioni incompatibili con la normaledestinazione d’uso e non si possono compiereazioni che rendano agli altri condomini più gravosol’utilizzo delle stesse. Il concetto di “pari uso” nondeve essere inteso come identico e contempora-neo (si pensi all’ascensore) ma il comportamentodel singolo non deve condizionare il godimentodegli altri, senza cioè alterare il normale equilibriotra utilizzatori concorrenti, attuali e potenziali. Nonpossono e non devono essere tollerate invadenzenell’ambito dei diritti altrui, quali asservimenti,immissioni e molestie (Cass. 13/12/1979, n. 6502).A maggior ragione l’utilizzo della proprietà comunenon può estendersi all’occupazione permanente,così da portare all’usucapione della stessa (Cass.5/2/1982, n. 663), né si può invadere la proprietàaltrui con tubazioni e simili, a meno che non ci siaaltra possibilità. L’unanimità può limitare il godi-

mento delle parti comuni ad uno o piùcondomini solo se c’è l’accordo di tuttipartecipanti al condominio (Cass.27/6/1987, n. 5709) ma non si può deci-dere con semplice maggioranza di inva-dere la sfera delle proprietà singole néprivare in tutto o in parte i condomini delloro diritto di usare e godere dei servizi edella cosa comune. È contro la Leggeogni atto o comportamento finalizzato ad

attrarre la cosa comune nella propria disponibilità.Qualora non sia possibile l’uso diretto della cosacomune da parte di tutti i condomini (es. parcheggiinsufficienti), neanche stabilendo dei turni, l’assem-blea può deliberarne l’uso indiretto approvando adesempio la locazione i cui proventi andranno poiripartiti tra tutti i condomini in base ai millesimi (deli-bera valida con voto favorevole della maggioranzadegli intervenuti all’assemblea in rappresentanza dialmeno 500/1000). L’obbligo di concorrere allespese comuni prescinde dall’utilizzo effettivo chese ne fa ma si basa su quello potenziale, per cuianche il proprietario che tiene l’appartamento chiu-so non può essere esonerato dalle spese.Viceversa, per lo stesso principio, al condominoche utilizza in modo intensivo la cosa comune nonpuò essere richiesta una maggiore contribuzione, apatto che l’utilizzo intensivo non annulli il diritto deglialtri condomini. Eventuali clausole del regolamentocontrattuale che attribuiscano ad alcuni condominimaggiori diritti rispetto agli altri possono esseremodificate solo con il consenso in forma scritta ditutti i partecipanti al condominio (Cass. 18/04/2002,n. 5626). Il regolamento contrattuale può ancheattribuire a uno o più condomini l’uso esclusivo dideterminate parti comuni dell’edificio (Cass.27/6/1978, n. 3169).

Le spese di manutenzione del tetto vannoripartite tra tutti i condomini serviti dallastruttura in proporzione ai millesimi di pro-prietà (salvo diverso accordo). Nel caso incui il costruttore-venditore si sia riservatola proprietà esclusiva del tetto le spesesono a suo completo carico solo se ciò èstato espressamente pattuito, diversa-mente si applica il criterio previsto dall’art.1126 c.c. relativo al lastrico solare di usoesclusivo, cioè un terzo a carico del pro-prietario e due terzi a carico dei condomi-ni le cui proprietà sono coperte dallo stes-

so, in proporzione ai millesimi di pro-prietà. Se il condomino che ha l’usoesclusivo del lastrico solare è ancheproprietario di un’unità immobiliareubicata sotto la sua verticale è tenutoa contribuire ad entrambe le quote dispesa. Qualora una parte del lastricoaggetti rispetto al perimetro del fabbri-cato la relativa spesa è ad esclusivocarico del proprietario del lastrico. Incaso di terrazza a livello che fungaanche da copertura per i piani sotto-stanti si utilizza il criterio previsto per il

lastrico solare (Cass. 17/10/2001, n.12682; Cass. 16/05/1963, n. 1224).Anche interventi migliorativi quali lacoibentazione del tetto sono consideratiinterventi su parti comuni volti al conteni-mento dei consumi e quindi divisa in baseai millesimi di proprietà. In questo casoperò, considerato che il vantaggio è mag-giore per i proprietari dell’ultimo piano, insede di assemblea può essere deliberataall’unanimità una diversa suddivisionedelle spese.

I balconi sono fonte di perennediscussione tra condomini, sipensi allo sgocciolamento deipanni stesi, alla battitura dei tap-peti o alle spese di manutenzio-ne. Secondo la Cassazione(sent. 7/9/1996 n. 8159) i balco-ni non rientrano tra le particomuni dell’edificio ma sono

parte integrante dell’apparta-mento cui si riferiscono, per cuile spese di manutenzione sonoa carico del proprietario. Se peròsono presenti decori particolaricomuni a tutta la facciata questisono da considerare parti comu-ni e le relative spese di manu-tenzione devono essere ripartitetra tutti i condomini. Secondo igiudici di Salerno e Romaanche le spese di tinteggiatura emanutenzione dei parapetti

devono essere divise tra tutti icondomini in base ai millesimi diproprietà. Vasi e fioriere posso-no essere collocati nei balconisolo se saldamente ancorati ese non creano problemi di stilli-cidio ai proprietari dei piani infe-riori. Infine sarebbe bene speci-ficare nel regolamento se ecome è possibile stendere labiancheria, in modo da salva-guardare al meglio il decoro ed irapporti tra i vicini.

I balconi

Come si dividonole spese di manutenzione del tetto condominiale?

Uso delle parti comuni

di Sara Saiu

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di Marco Massa*

Nel numero precedente di questa rivi-sta abbiamo analizzato la scopertadi numerosi pianeti extrasolari.

Attualmente il telescopio spaziale Keplerha portato a 1700 il numero dei pianeti noti.Molti di questi hanno dimensioni compara-bili con la nostra Terra e potenzialmente ingrado di ospitare forme di vita aliena.Come già detto in precedenza, i pianetirecentemente scoperti non sono diretta-mente osservabili da Kepler in quantoimmersi nel bagliore della loro stella chetende a coprire la luce debolmente riflessadai pianeti stessi. Volendo scoprire se sutali pianeti esistono civiltà evolute come lanostra cosa si può fare ? Premesso che la massima velocità rag-giunta nello spazio da un oggetto costruitodall’uomo, la sonda Voyager I, che attual-mente si trova oltre l'orbita di Plutone, è di60.000 km/h. Nonostante questa velocitàpossa sembrare elevata per i "canoni terre-stri", appare terribilmente bassa nei viaggiinterstellari, in quanto per raggiungere lastella più vicina, alla modesta distanza di4,3 anni luce (circa 40.000 miliardi di kilo-metri), sarebbero necessari più di 70.000anni. Risulta quindi evidente che non pos-siamo, almeno per ora, andare a verificarein loco l’esistenza di vita aliena, ma potre-mo cercare qualche segnale che loroabbiano creato, un segnale indiscutibil-mente artificiale che sia giunto fino a noiattraverso le onde radio.

UN PO’ DI STORIA DEL SETI I primi a ipotizzare una ricerca di questotipo furono Giuseppe Cocconi e PhilipMorrison, della Cornell University, che nel1959 pubblicarono un famoso articolo sullarivista scientifica Nature, nel quale suggeri-rono agli astronomi di puntare i loro radio-telescopi verso le stelle di classe solare ecercare eventuali segnali provenienti daciviltà ET alla frequenza di 1420 MHz e lun-ghezza d’onda di 21 cm. La riga a 21 cmdell'idrogeno neutro è una riga spettralecausata da una variazione energetica dell'i-drogeno neutro interstellare ed è facilmen-te rilevabile dai radiotelescopi. L’ emissioneradio dell'idrogeno neutro è estremamenteimportante in radioastronomia in quantopermette di studiare l'estensione ed il motodella nostra galassia. Infatti, negli enormispazi che esistono fra le stelle non vi ècompletamente il vuoto, bensì vi sonomolti atomi di idrogeno. Una civiltà consemplici rudimenti di radioastronomiaavrebbe già scoperto questa emissioneradio e sarebbe quindi già in possesso diricevitori dedicati all'analisi di questa fre-quenza. Poco tempo dopo, all'inizio deglianni '60, il giovane astronomo Frank Drakeaccolse l’invito di Cocconi e Morrison elavorando all’osservatorio radio astronomi-co di Green Bank, in Virginia, si prefisse di

scoprire eventuali segnali di origine artifi-ciale puntando il radiotelescopio verso lestelle Tau Ceti e Epsilon Eridani. Il proget-to era assai modesto e non durò molto, nécontribuì a trovare i segnali cercati. Si trat-tava, comunque, dell'inizio vero e propriodella ricerca SETI che Drake fondò ufficial-mente nel 1974 in collaborazione con CarlSagan, altro eminente astronomo e divul-gatore. Nell'immediato furono gli astronomirussi a portare avanti ricerche simili e furo-no presto imitati da altri astronomi in altreparti del mondo che utilizzarono il tempolibero dei loro radiotelescopi, per puntarenelle direzioni concesse dalla posizionedell'antenna in quel momento. Negli anni'70 la ricerca SETI riscosse un buon inte-resse all'interno della NASA che cominciòad esaminare possibili vie per la realizza-zione di un proprio progetto che partì nel1992 con un budget di 12 milioni di dollariall'anno. La ricerca di un segnale ET fu por-tata avanti con strumenti all'avanguardia ein maniera sistematica. La ricezione delleonde radio veniva eseguita attraverso ilDSN (Deep Space Network) di Pasadenaper una copertura dell'intera volta celeste. Ilprogetto prevedeva, inoltre, di utilizzare iradiotelescopi più potenti del mondo peruna simultanea ricerca puntata alle 1000

stelle di classe solare più vicine a noi. Doposolo un anno di ricerche senza evidentirisposte di segnali ET, il congresso ameri-cano tagliò tutti i fondi per continuare laricerca. Era il 1993 e da allora il centro diricerca SETI è a corto di fondi pubblici e ledisponibilità finanziarie si sono decisamen-te ridotte, basandosi unicamente sulledonazioni private. Tra i sostenitori del SETIci sono nomi illustri: da Jodie Foster, labella e intelligente attrice protagonista delfilm Contact, in cui vestiva i panni di unascienziata del SETI, a Paul Davies, emi-nente cosmologo e astrobiologo autore didiversi libri sull’argomento. Ma soprattuttoPaul Allen, il co-fondatore di Microsoft, chenel 2001 finanziò di tasca propria la realiz-zazione di un insieme di 42 paraboloidi di 6metri di diametro, entrato in funzione nel2007, per una spesa complessiva di 25milioni di dollari. Il tutto, chiamato AllenTelescope Array, funziona come un unicoradiotelescopio interferometrico ed è statorealizzato da SETI in collaborazione conl’Università di Berkeley in California. Il pro-getto è stato "congelato" nell'aprile 2011 acausa dei tagli di bilancio dell'Università diBerkeley e solo grazie all'aiuto di 2000donatori privati ( tra cui Jodie Foster e l'a-stronauta dell'Apollo 8 William Anders ), il

(Search for Extra-Terrestrial Intelligence)Il programma SETI

ASTRONOMIA

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progetto è ripartito. Aprogetto ultimato, anco-

ra da finanziare, che comporterà la realiz-zazione di 350 paraboloidi, la sensibilitàcomplessiva sarà equivalente a quella diun radiotelescopio di 100 metri di diametroin grado di scandagliare l’universo captan-do segnali nella banda radio, dove potreb-bero celarsi anche possibili segnali artificia-li di origine extraterrestre. Qualcuno potreb-be dire che sono soldi buttati, anche perquesto il Congresso USA nel 1993 nonriuscì più a giustificare ai contribuenti laspesa. Oggi, a circa quarant’anni dall’iniziodi quell’avventura, l’interesse del grandepubblico è scemato, e pochi si ricordanoancora del SETI. Ma lì, in quegli ufficiall’Università della California, nessunodubita dell’esistenza di civiltà extraterrestrie sono convinti che si tratta solo di averpazienza e sperare in un po’ di fortuna.

LE PROSPETTIVE ATTUALI DEL SETI Negli ultimi mesi, sulla scorta dei primi risul-tati del censimento dei pianeti extrasolarirealizzato dall’osservatorio spaziale Kepler,gli astronomi sono sempre più convintiche i pianeti nella galassia devono esseretanti quanti e forse più delle stelle. Il SETI,fin dagli anni ‘70, ha sempre tentato di inter-cettare segnali radio emessi da forme divita intelligenti: dunque, veri e propri mes-saggi, forme di comunicazione, non suonicasuali. La logica finora seguita è laseguente: noi esseri umani, da oltre unsecolo, diffondiamo onde radio nello spazioper cui, altre civiltà evolute, almeno quantola nostra, dovrebbero fare lo stesso. Manmano che il telescopio spaziale Kepler sco-pre sempre più pianeti simili alla Terra, ènaturale che gli astronomi del SETI comin-cino a dare un'occhiata a questo primo

catalogo di candidati in modo da sintoniz-zare i radiotelescopi verso quei sistemi pla-netari. Finora sono stati trovati alcunisegnali interessanti che vengono denomi-nati con la sigla Kepler Object of Interest(KOI). Spesso questi segnali vengono spie-gati in termini di interferenze terrestri altri,però, presentano delle caratteristiche talida poter essere associati a possibili segna-li artificiali di origine extraterrestre: è il casodi KOI 817 e KOI 812. Si tratta di duesegnali a banda stretta, così come ci siaspetta se un segnale è di tipo artificiale, lacui frequenza varia periodicamente, acausa dell’effetto Doppler dovuto al motodella sorgente rispetto alla posizione delradiotelescopio terrestre. Dunque, se sitrova un segnale con queste proprietà e siè certi che non si tratti d’interferenza, pos-siamo dire di avere a che fare con un buoncandidato a segnale artificiale di origineextraterrestre. Comunque sia, si tratta deiprimi risultati di una lunga lista di osserva-zioni e molti altri ancora saranno elaboratinel corso degli anni a venire. I dati raccoltida SETI hanno bisogno di una grandepotenza di calcolo per cui, in tutto il mondo,migliaia di appassionati concedono unaparte della potenza di calcolo dei loro per-sonal computer per far girare SETI@home,l’applicativo scaricabile da Internet tramite ilquale il SETI elabora i dati ricevuti dairadiotelescopi. In questo modo è possibile,a costo zero, portare avanti un lavoro enor-me e se un giorno venisse davvero scoper-to un segnale ET, molti potrebbero sentirsipartecipi di un evento straordinario!

*presidente dell'AssociazioneAstrofili Sardi

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le rubriche di VULCANO

PreparazioneMettere le lenticchie a bagno per qualche ora e preparare la besciamella; versare le lenticchie in una pirofila e versateci sopra la besciamella; mettetela poi all'internodi un forno già caldo per almeno dieci minuti. Servitela calda.

Lenticchiealla besciamella

Ingredienti

√ Lenticchie grammi 500 √ burro grammi 50 √ farina 2 cucchiai√ mezzo litro di latte √ sale √ pepe

Nella fotoAllen elescopearray

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STILE DI VITAdell’anziano e Sarcopenia

il NUTRIZIONISTA

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Con il termine Sarcopeniasi intende indicare queldeclino neuromotorio

dovuto all’invecchiamento del-l’organismo e caratterizzatodalla perdita della massamuscolare e della relativa forza.Questo fenomeno inizia a com-parire intorno ai 40 anni e da quifino ai 50 porta ad una perdita dimassa muscolare del 3-5%. Daqui in avanti la perdita di massamuscolare si riduce dell’1-2%ogni anno. Un andamento chenel 40% dei soggetti porta adimezzare il patrimonio musco-lare entro i 75 anni di età.Pensate che gli anziani allettatipossono perdere anche il 10%della propria massa muscolaredegli arti inferiori in soli 10 giornicontro il 2% di soggetti giovani.La Sarcopenia è oggi una pro-blematica un po’ sottovalutatache però, in maniera subdola,può incidere negativamentesulla qualità di vita dell’anziano.Infatti contribuisce ad aumenta-re il rischio di cadute e di fratturecorrelate. Ha profonde ripercus-sioni sulle capacità motoriecompromettendo l’autonomia dimovimento e l’equilibrio. Adesempio si diventa incapaci asalire e scendere le scale, a por-tare a casa le buste della spesae la frequenza del passo nerisulta fortemente ridotta. Il pro-blema della Sarcopenia nelnostro paese così come neglialtri paesi industrializzati ha unimpatto sociale notevole visto ilcambiamento della strutturademografica della popolazioneche vede una riduzione dellefasce d’età più giovani e un pro-gressivo aumento di quelleanziane. Secondo dati ISTATnel 2050 circa il 34% della popo-lazione italiana avrà più di 65anni, contro il 19,5% del gen-naio 2005. Questo vuol dire chese le politiche di programmazio-ne sanitaria non si occupasserodi questo problema ci sarà nelprossimo futuro un crescentenumero di soggetti incapaci disvolgere le normali attività quoti-diane in sufficiente autonomia.

La Sarcopenia è’ quindi unfenomeno fisiologico e per que-sto non può essere arrestato.Tuttavia può essere rallentata lasua evoluzione modificandoalcuni aspetti del proprio stile divita. In questo caso le lineeguida da seguire sono l’adozio-ne di una alimentazione ade-guata, di una regolare attivitàfisica e se necessario l’utilizzo diintegratori e supplementi dieteti-ci.Il nostro muscolo è fatto di pro-teine. La causa principale dellaperdita di massa muscolare edella relativa forza è dovuta aduna riduzione della sintesi pro-teica muscolare (rigenerazionedelle proteine) che nell’anziano

si riduce del 30% rispetto al sog-getto giovane. Inoltre aumenta ilcatabolismo proteico (degrada-zione delle proteine), soprattuttoa causa della mancanza di atti-vità fisica.Da un punto di vista nutrizionalel’alimentazione in età geriatricadovrebbe mettere attenzioneall’introduzione di nutrienti qualiproteine, calcio, vitamina D eB12. Gli ultimi studi ritengonoinadeguato l’apporto giornaliero,solitamente raccomandato dallelinee guida, di 0,8 grammi per

chilogrammo corporeo ritenen-do che vada aumentato soprat-tutto nei soggetti sedentari.Anche l’apporto in carboidratiandrà adeguato in relazione alleopportunità di movimento pergestire al meglio eventuali oscil-lazioni ponderali.In alcuni casi possono essered’aiuto integratori e supplemen-ti. Si è infatti dimostrata efficacel’assunzione di proteine in pol-vere immediatamente dopo illavoro muscolare o l’utilizzo disupplementi a base di ammi-noacidi essenziali anche inassenza di esercizio fisico. L’approccio più razionale daseguire per rallentare il decorsodella sarcopenia è quello di

abbinare un’adeguata alimenta-zione ad un regolare program-ma di esercizio fisico. Sarebbebene abbinare l’esercizio aero-bico (es. anche semplici cammi-nate a passo sostenuto) all’e-sercizio di forza con dei piccolicarichi. Tuttavia al contrario diquanto scientificamente provatooggi l’esercizio di forza continuaa riservare scarsa considerazio-ne. E’ questo infatti l’allenamen-to più efficace per contrastareefficacemente la perdita dimassa muscolare, agendo spe-

cificamente sulle fibre muscolaridi tipo II e producendo rispostemuscolari non ottenibili con gliallenamenti aerobici. Gli allena-menti di forza possono essereeseguiti in totale sicurezza seben programmati da professio-nisti della salute. Programmi diallenamento con i pesi riduconodi oltre il 30% il rischio di cadutemodificando in maniera impor-tante uno degli aspetti che mag-giormente caratterizza il quadrodi “fragilità” dell’anziano. E’ chia-ro che questo tipo di allenamen-to pur essendo sicuro e scientifi-camente valido deve esserepersonalizzato nei soggetti por-tatori di patologie croniche comead es. diabete e disfunzioni car-

diovascolari fino ad essere con-troindicati in alcuni soggetticome ad esempio quelli che sof-frono di angina instabile, arit-mie, cardiopatia ipertrofica ealcune forme di retinopatia.

Quindi, come dicono gli inglesi,“use it or lose it”, usala o la per-derai.Per qualsiasi informazione ocuriosità www.impariamoaman-giare.com

di Simone Naitana

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COMPLEANNI MUSICALI:

JOE COCKER (A&M, 1970)“MAD DOGS & ENGLISHMEN”

di Tonino Uscidda

Quello di John Robert Cocker è unodei casi più ‘’sfortunati’’ della scenarock. Inizia la sua carriera niente-

meno che all’età di 12 anni (sic!) invoglia-to dal fratello maggiore. Dopo anni di ten-tativi alla ricerca della notorietà – con unapresenza fisica e una voce che nonavrebbero potuto comunque passareinosservate – realizzò la versione emo-zionante di un noto pezzo dei Beatles,With A Little Help From My Friend: con lacollaborazione di virtuosi chitarristi non dapoco come Steve Winwood (Traffic),Jimmy Page (Led Zeppelin) e Albert Lee.Seguiranno, sul finire dei 60’, varie esibi-zioni con la Grease Band di Chris Staitonin tutta l’Inghilterra. L’album che vi propongo è la colonnasonora di un documentario realizzatodurante un tour americano nel 70’. JoeCocker era considerato a quel tempo lamigliore “voce soul-blues” uscitadall’Europa. Indimenticabili le suegenerose esibizioni live: in piedidavanti al microfono, con le bracciasempre in movimento, il corpo irre-quieto e i tratti del viso contorti nell’in-terpretazione delle canzoni con vocerasposa e stridula.Nel cast di Mad Dogs And Englishmenc’erano una infinità di nomi : Leon Russel(chitarra e piano), ancora Chris Stantion(piano e organo), Don Presto (chitarra rit-mica), Carl Radle (basso), Jim Gordon e

Jim Keltner (entrambi alla batteria),Chuck Blackwell (percussioni), BobbyTorres (congas), Jim Price (tromba) eBobby Keys (sassofono). Il tutto rafforza-to da un coro di dieci entusiasti musicisti:Don Preston, Rita Coolidge, ClaudiaLinnear, Daniel Moore, Donna Wiess,Pamela Polland, Matthew Moore, DonnaWashburn, Nicole Barclay e BobbyJones. Dall’11 marzo al 16 maggio 1970, Cockere i Mad Dogs & Englishmen scorazzaro-no in lungo e largo per gli States con treaerei privati noleggiati per l’occasionedalla casa discografica A&M. Questi concerti - preceduti dal grandesuccesso personale al festival rock diWoodstock nel 1969 - furono l’apicedella carriera del cantante inglesedalla voce roca e contemporaneamen-te segnarono, a quel tempo, la suafine: terminato il tour, Joe Cocker, cheaveva problemi psicologici e grane con ladroga, spari in qualche punto della west

coast. Sarebbe tornato in patria, aSheffield dai genitori, solo dopo sei mesid’isolamento completo (!)Il resto delle sue performance, specienegli anni settanta, furono solo un pietosotentativo di risalire la china. Ciò avverràsolo molti anni dopo (…)A noi resta comunque l’ascolto – a distan-za di ben 45 anni – di questo bellissimoed intenso doppio album registrato dalvivo al Fillmore East di New York.Diciassette brani al cardiopalma, scrittidalla crema del rock internazionale.Meritano la citazione: “Honky TonkWoman” dei Rolling Stones, “Delta Lady”di Leon Russel, “Bird On the Wire” diLeonard Cohen, “Girl From The NorthCountry” di Bob Dylan, “She Came InThrough The Bathroom Window” deiBeatles, e una marea di classici rhythm &blues come “I’ve Been Loving You TooLong” di Otis Redding, “Feelin’ Alright”,“Cry Me A River” etc.

Personaggio malinconico maindimenticabile, scomparsopoco prima del Natale dello

scorso anno all’età di settan-t’anni. Il cantante inglese esor-di nel 1968 con una “tormenta-

ta” rivisitazione di With ALittle Help From My Friends

dei Beatles. Due anni dopovenne il leggendario tour ame-

ricano di Mad Dogs AndEnglishmen che gli portò la

celebrità ma gli rovinò salute eportafogli

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MUSICA

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dai comuni DECIMOMANNU

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di Ettore Massa

Quanto sono fondamentalii nonni per i bambini, l’im-portanza che assume il

rapporto nipoti – nonni nellerelazioni delle famiglie di oggi enel confronto con quelle del pas-sato, quale ruolo educativoassume il nonno nel percorsovitale dei bambini. Queste le tematiche sviluppatenel corso della manifestazione “INONNI RACCONTANO STO-RIE E CUSTODISCONOMEMORIE”, organizzata dalCIF locale con il patrociniod e l l ’ A m m i n i s t r a z i o n eComunale, sviluppata in dueincontri presso la sala del

Policentro Culturale Comunaledi piazza De Gasperi. Primaserata il 24 aprile con la confe-renza educativa dell’espertoLorenzo Braina, pedagogista,mediatore sociale e direttore diCrea “Centro per la creativitàeducativa” di Oristano. Espertoin processi educativi nella scuo-la e all’interno delle famiglie,dove approfondisce questiimportanti temi ampiamenteriportati anche nel suo libro“Album di famiglia”. Significativae particolare la sua teoria sulcomportamento del bambino:“non nasce con un caratteredefinito, esso si forma grazieall’incontro con il padre e lamadre. Appena nati, però, è per-

cepibile un temperamento,un’indole: o si è Presidenti, oGaribaldi. I primi sono obbe-dienti e vogliono salvare la costi-tuzione. I secondi vogliono cam-biare il mondo. Spesso accadeche si voglia un figlio Presidentema nasce un Garibaldi, e vice-versa. Il genitore non deveassolutamente cambiarlo, il suosogno non deve diventare l’incu-bo del bambino”. Attribuisce unagrande importanza al ruolo deinonni nel contesto familiare,dove tra nonni e nipoti si crea untenero e dolce rapporto di com-plicità, così bello che, se possi-bile, non deve mancare ai picco-li. Questa dolce relazione risul-terà indimenticabile nel tempo e

verrà ricordata in epoca adultacon molta nostalgia. Nella serata successiva del 25aprile spazio agli effetti relazio-nali pertinenti al rapporto nipote-nonno dove i piccoli riconosco-no nei nonni la sua figura ludicae più permissiva. Da un breveconfronto tra la fanciullezza deinonni e quella dei bambini dioggi, il rapporto con i rispettivinonni di allora , i passatempi, igiochi del passato e quellimoderni, si sono intrecciate letestimonianze in un tavolo aper-to con i presenti, adulti, nonni,genitori e bambini. I giochi diallora, fosili e quaddu de canna,bardunfula, cerchioni e bamboledi pezza, elaborati per l’occasio-

ne da alcuni nonni,hanno incuriosito edappassionato i bambinimoderni creando quel-la complicità, dolcezzama soprattutto amore,ingredienti indispensa-bili nel rapporto tranonni e nipoti di qual-siasi età e periodo. Il tema della manifesta-zione si è sviluppato afine serata anche conla musica popolare delfamosissimo artistaEmanuele Garau cheha riproposto al pubbli-co, attento e partecipa-to, le più note composi-zioni del canto popola-re della nostraSardegna. E tra un “duru duru” eun “trallallera”, la mani-festazione si è conclu-sa in allegria assapo-rando gustosi dolcicaserecci della tradi-zione sarda offerti nelrinfresco finale dall’or-ganizzazione.

Le fotoArchivio Cif

ritraggonoalcuni

momentidella serata

finale

DOVE C’È UN

UN BAMBINONONNO ... C’È

Incontro del CIF a Decimomannu sul rapporto nonni – nipoti

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dai comuni DECIMOMANNU

di Ettore Massa

Pensavamo di poter fare nuovamenteuna grande festa per un altro impor-tante traguardo dei 100 anni nella

nostra comunità. Invece la sua vita terre-na si è fermata prima, ad appena 5 mesidal suo compleanno. E così Eligio Littera,

con la sua invidiabile età (99 anni e 7mesi) non ha potuto concretizzare il suosogno, svelato anche durante l’intervistadi qualche anno fa (Il Vulcano n. 73 del2011) quando ancora era forte la suavoglia di vivere. Si è spento lentamente inquesti ultimi mesi, nonostante le prezioseattenzioni della sua famiglia. Quasi unsecolo di vita, da quel fatidico 20 agosto2015, tra le due guerre mondiali e la rina-scita della nostra nazione, dedicata intera-mente alla famiglia, al lavoro, spesso congrandi sofferenze e sacrifici.Primogenito di tre figli maschi, Eligio,Alessandro e Bruno, nati a distanza dipochi anni l’uno dall’altro nella famiglia diPietro Littera e Carolina Schirru.E’ l’anno 2015, incombe la grande guerrae tante sono le difficoltà nella vita di tutti igiorni, tempi di privazioni e sofferenze cheprovano sia grandi che piccoli temprando

i loro caratteri. Non c’è tempo e possibilitàneppure per lo studio, per cui, ancora pic-colo, all’età di 10 anni è costretto a lascia-re la scuola, fa il manovale per dare unamano alla famiglia. Il suo primo amore è labicicletta che riesce a comprarsi a 15 annicon qualche risparmio del suo lavoro ediventa la sua compagna fedele negli spo-

stamenti lavorativi fuori paese e nei pochimomenti di svago nelle escursioni con gliamici. Restano pochissimi i momenti dadedicare al divertimento e, nel pienoperiodo fascista, a 18 anni viene arruolatoin Aeronautica per il servizio obbligatorio,inizialmente a Orvieto e poi a Rieti, dovein questi diciotto mesi trova il suo secondoamore, la musica, e impara a suonare latromba che diventa l’altra sua passione.Quando scoppia la seconda guerra mon-diale, viene richiamato alle armi nel 1940e presta servizio militare in Sardegna,prima a Uras ed in seguito a Cagliari eBosa. Nel 1943 viene congedato e rientrain famiglia per sostenerla in quegli annitragici. Ha già 28 anni quando corona ilsogno del matrimonio con l’amore dellasua vita Marcella Manca ed insieme cre-scono una famiglia numerosa, ben ottofigli di cui sette tuttora in vita. La loro lunga

unione dura ben 63anni sino alla scompar-sa della moglie. Nelfrattempo aveva ripresoa lavorare come mura-tore in ambito locale aDecimomannu, inseguito, prima della

pensione, gli ultimi quindici anni nell’indu-stria del calcestruzzo. La sua vita, dedica-ta principalmente al sostegno e manteni-mento della sua numerosa famiglia, gliriserva soprattutto momenti di grandeimpegno e sacrificio, altri di sofferenza edolore per la perdita prematura del figlio edella moglie Marcella. Il carattere già tem-prato dai tempi più tragici delle due guer-re, gli hanno dato forza e coraggio persuperare gli imprevisti del suo percorso,vivendo serenamente, con l’affetto deisuoi figli, anche gli ultimi periodi della suapermanenza terrena. Ci resta solo il ram-marico di non aver potuto festeggiare l’im-portante traguardo che ha ugualmentesfiorato, ma rimarrà nella storia decimesee nei nostri pensieri simpaticamente il suoricordo.

QUASI 100 ...!!Eligio Littera, il nostro piùgrande compaesano, ci lascia

ad un passo dal grande tra-guardo

La foto, alcentro con

gli occhiali,lo ritrae congli amici ex

reduci in unarecente ceri-

monia diricorrenza

sui caduti inguerra

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cultura

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di Angelo Sanna

La tradizione bizantina alla quale era legatala Sardegna, prima del periodo giudicale,aveva portato tra le altre cose, ad avere in

molti nuclei abitati, come Ville, paesi, aggrega-zioni agrarie e le chiese. Queste ultime eranopiù o meno grandi a seconda delle possibilitàeconomiche e del reperimento dei materiali percostruirle. Decimo aveva molte chiese, posteanche una accanto all’altra (…cosa de doicien-to passos,…del un tiro de escopeta…) comun-que diffuse e sparse in tutta la comunità.Spesso erano costruite con materiali reperiti daedifici del periodo romano. L’edificazione diquesti templi e di altri stabili portò alla distruzio-ne di monumenti storicamente importanti, deiquali non è rimasta traccia né testimonianza.Sino al 1500 a Decimo c’erano ancora i pontiromani efficienti, ancora buona parte dell’ac-quedotto e molte chiese in buone condizioni,nelle quali si officiava. Tra le altre chiese c’eraquella di san Nicolò, la più bella e anche la par-rocchiale del paese . Aveva annesso un mona-stero e faceva parte della mensa arcivescovile,quindi dotata di beni . Anche il Fara scrivevache a Decimo c’erano, oltre ad altre chiese,quelle di san Nicolò e di san Leonardo, trascu-rò di menzionare la chiesa (o chiesetta) di santaGreca perché ubicata in una posizione non visi-bile e incorporata nella chiesa di san Nicolò chesorgeva nell’area retrostante o perché distruttae da riedificare (derribada). Nel 1624 Esquirroscrive a proposito di Decimo e delle sue chiese:” Vicino alla città di Cagliari, dieci miglia verso laparte di ponente, nella strada reale (el caminoReal) per andare alla città di Oristano, c’è unpaese il cui nome è Decimo Manno. Si chiamaDecimo perché, come ho già detto, dista daCagliari, dieci miglia. Decimo quasi decimusmiliarius. Questo paese è accanto a un fiume[rio], che si chiama Flumineddu e, questo fiume,sta dall’altra parte del paese verso Villa Sorris .Dall’altra parte del fiume, lontane ad un tiro dischioppo [escopeta, fucile] ci sono due chiese,a circa duecento passi. Sono queste chiese

molto antiche, però molto insigni, lavorate conmolta arte, con molte colonne, molti marmi, dia-spri e altre pietre di valore; una di queste chie-se è dedicata a san Nicola vescovo e confes-sore, l’altra a san Pietro apostolo … non moltolontano dall’abitato c’è un’ altra chiesa moltoantica, e non come ci si chiederà quando la sivedrà, tanto antica come le due chiese sopradette. Non ha molte curiosità , non ha marmi necuriosità nel suo edificio, però si ritiene per cosamolto certa che ha un tesoro molto grande è ilcorpo della Bieneventurada Beata santa GrecaMartire”. Nel 1698 la Chiesa doveva essereancora ben solida, poiché i documenti riportanouna serie di lavori per riparare le altre chiese delpaese, mentre per quella di san Nicolò si spe-sero 12 soldi, per fare una pedana al simulacrodel Santo. Documenti la indicano nel 1778, ilsacerdote Salvatore Martis nel questionarioinviato a monsignor Corongiu, elenca le chiesedi san Leonardo (o Leone), san Giorgio , sanPietro apostolo e san Nicolò. Quest’ultima chie-sa, si dice interdetta e profanata dall’arcivesco-vo di Cagliari, ma facente parte della mensaarcivescovile e avente un reddito di 4 Lire emezza. Dopo il 1805, nei rapporti delle visitepastorali, non si menzionano più molte chiese,ma solo quelle di Sant’Antonio, santa Greca esanta Maria (nel cimitero di san Vito). Lo stessoaccadeva per la visita del 1820. Angius nei suoiscritti, alla voce Decimo Mannu dice: “InDecimo furono già due monasteri diCamaldolesi , dove poi restarono solo le chiesedi san Nicolò e di san Pietro…” Ad avvalorarel’esistenza e l’ubicazione della chiesa ci sonodelle testimonianze romane, il ritrovamento deibolli laterizi e un cippo funerario. Due esempla-ri di un bollo figulino, venuti alla luce nelle fon-damenta della chiesa: EX PR. DOM. LUC.OPUS DOL. / OFF. PEDU. LUP. Ex pr(aedis)dom(itial) Luc(illae) opus dol(iare) off(icinae)Pedu(caei) lup(uli). Materiale, probabilmente,pertinente parte del percorso extra urbano del-l’acquedotto e riusata per la costruzione deltempio. Altri bolli simili furono trovati adAssemini e Cagliari, comunque sempre perti-

nenti l’acquedotto. Il cippo funerario rinvenutonel 1867 fu sottoposto a successivi studi e inter-pretazioni da parte di archeologi e storici. Leinterpretazioni della scritta del cippo sono delloSpano, Mommsen e Sotgiu. La prima letturadello Spano trovava concorde anche ilMommsen: D(is) M(anibus) / Fortunata/ vixitan(nis) LX/ fecit felia / filie b(ene) m(erenti). Laseconda, della Sotgiu: D(is) M(anibus) /Fortunata m / vixit annis X / Fecit pater / fili(a)eb(ene) m(erenti). “Il Mommsen riportava la ver-sione della lettura fornita da Spano e dava dellemodalità del rinvenimento le seguenti notizie:trovato presso S. Nicola. Sta davanti alla casadi Raimondo Concas (Spano). Già in parte stadavanti alla casa di Maria Giollas, parte davan-ti alla casa di Antonio Palmas (Schmidt). LaSotgiu, indicando il documento come ineditoscriveva : cippo di calcare, spezzato a metà,visto e letto dal signor F. Soldati della soprin-tendenza di Cagliari nel 1936 nel cortile della

casa del signor PalmasLuigi in Corso Umberto I,49, Decimomannu.” Diamo, la relazione integrale del-l’assistente Soldati sulsopralluogo effettuato aDecimomannu nel 1936: “Rientrato a Decimomannu,il Marras mi faceva presen-te che in altri cortili si trova-vano oggetti antichi. Cirecammo allora a casadella signora vedovaCasula; nel cortile trovai ungrande blocco di marmo, làl’impressione debba trattar-si di un architrave lungo m.1,58. Alto m.0.60, spessore

nella parte inferiore m. 0,35-0,38 ed alla partesuperiore m. 0,22-0.25. In basso ha una sago-matura di m. 0,15. Tre scanalature verticali a m.0,30 dal margine di ogni lato si partono dal latosuperiore fino a raggiungere la sagoma oriz-zontale in basso. Sulla sinistra di chi lo guardasi trova un foro di m. 0,10 di diametro e m. 0,08di profondità: (ved. Schizzo n° 3). La vedovaCasula dice sia stato rimesso in luce circa centoanni fa, mentre veniva costruita l’abitazione.Recatomi nel cortile del Sig. Palmas Luigi inCorso Umberto I n° 49, constatavo la presenzadi un cippo di calcare, è questo spezzato ametà. La parte inferiore ha una sagomatura dim. 0,18 verso la base, misura m. 0,50 x 0,50.La parte superiore misura m. 0,25 x 0,60, in altoè sagomata, altezza della sagomatura m. 0,12.Il cippo porta la seguente iscrizione su cinquerighe (vedi schizzo n° 4). D M / FORTUNATA M/ VISIT ANNIS X / FECIT PATER / FILIE B MRichiesto al Palmas la località del rinvenimentodiceva di averlo trovato a circa 2Km. DaDecimomannu e precisamente alla prima can-toniera della linea ferroviaria di Iglesias. Sonostati eseguiti i calchi delle due iscrizioni. Cagliari25 novembre 1936 XV. L’Assistente F. Soldati.Fra le due letture, alcune interpretazioni noncoincidono. La lettura dell’età della persona allaquale è dedicato il cippo è diversa, poiché sem-bra mancare una lettera (LX – X) ciò potrebbeesser dovuto ai periodi di lettura, alla friabilitàdella pietra calcarea che col tempo può aversubito delle erosioni, modificandone la scritta,inoltre alcuni termini della scritta sono incon-gruenti, ma non modificano il significato dell’i-scrizione stessa. L’unica testimonianza dellachiesa di san Nicola a Decimo è la colonna chesostiene il pulpito della parrocchiale.

LA CHIESA DI SAN NICOLÒA DECIMOMANNU

L'internodella Chiesaparrocchiale

con sullosfondo asinistra il

pulpito sor-retto dalla

colonna pro-veniente

dalla Chiesadi San Nicolò

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KERMESSEDELLA MITICA … 500

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dai comuni UTA

di Tommaso Todaro

Sulla FIAT 500 sicuramente negli annipassati sono state scritte tante pagine eversati fiumi di inchiostro, così come

tanti sono i chilometri percorsi negli anni, dallemitiche 500 di tutte le serie .La cosa più bella e galvanizzante è stata quel-la di assistere ad una sfilata di queste vetture eaverle quasi a portata di mano, oso togliere ilquasi.Domenica 29 marzo la cittadina di Uta, per ilsecondo anno consecutivo, ha dato lo start alraduno di queste belle utilitarie, per la veritànon solo 500: infatti abbiamo ammirato le AlfaRomeo, la mitica Topolino, la Jaguar e lamastodontica Lancia Aprilia: miracolo dell’inge-gneria del periodo del ventennio.Il raduno è stato organizzato dal Club 500 4mori e proprio il presidente Beppe Melis mirende edotto su alcuni particolari.Alla guida del club dal 2002, in testa con la sua500, ci fa sapere che l’associazione è una bellarealtà che unisce circa 600 soci effettivi (1570tessere), con soci anche di fuori provincia, eaggiunge, che nonostante il periodo storico diestrema difficoltà economica, che tutti quantistiamo vivendo, non si possono trascurare lepassioni come questa.I soci si ritrovano almeno per una uscita almese (prevalentemente la domenica), comequesto raduno che si è svolto a Uta e si stainsieme un’intera giornata; ma il club vanta eannovera anche delle sortite più impegnative interritorio nazionale e internazionale, che sisono svolte negli anni passati, precisamente inSpagna nel 2011 e nel 2014.Il presidente però sottolinea che queste inizia-tive si svolgono sempre all’insegna del rispettodelle regole e dello stare bene insieme. Oggi a Uta l’auto più vecchia presente è unabella FIAT 500c Topolina del 1954, proprieta-

rio il sig. DomenicoMarchio. Il presidente Melis ci confi-

da che in Sardegna non si ha notizia dell’esi-stenza di una FIAT 500 Steyr-Puch, costruitasu concessione FIAT dall’austriaca Steyr-Daimier-Puch e motorizzata con un 600ccboxer (ve ne sono poche anche in ambitonazionale) e pertanto si affida al nostro giorna-le per lanciare un appello, a chiunque ne fossea conoscenza, di informare il club.Torniamo al raduno di Uta: intorno a mezzo-giorno la sfilata delle FIAT 500 e delle altre vet-ture d’epoca fanno la prima tappa nel piazzaleantistante la chiesa di Santa Maria, stile roma-nico del XII secolo, dove abbiamo apprezzatoun gustoso buffet offerto dai soci locali RobertoLoche, Marco Pili e dalle rispettive consorti .Subito dopo via... semaforo verde alla volta diun ristorante di Decimoputzu per rifocillarci efar riposare questi piccoli gioielli. L’appuntamento successivo si è svolto, allafine di aprile, a Palau, raduno dal nome “Dallasella all’orso, da Cagliari a Palau”: dove oltre a

visitare leb e l l i s s i m elocations deln o r dSardegna siè svoltaun’escursio-ne all’isola deL aMaddalena,sempre all’in-segna deldivertimentoe della pas-sione cheaccomuna gliamanti dellepiccole-gran-di 500.In conclusio-ne è giustoporgere unr i n g r a z i a -

mento al Comune di Uta, ai Vigili Urbani e allaProtezione Civile, per l’utile contributo fornitoper la riuscita della manifestazione.

Foto serviziodi Tomaso

Fenu

2a

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lo sport DECIMOMANNU

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di Monica Atzei

Ci incontriamo con l'avvo-cato Franco Trudu dopouna ennesima fatica della

sua “creatura”, la ASD NuovaAtletica Sardegna di cui èPresidente e allenatore.Gli atleti nell’anno 2014/2015 sisono distinti e si stanno distin-guendo in varie competizioninella nostra Isola, ma anche sulterritorio Nazionale.Infatti a marzo 2015 la ASDNuova Atletica Sardegna hapartecipato alla StraMilano, garache dal 1972 si tiene nella omo-nima città lombarda, ideata daRenato Cepparo imprenditoreitaliano. Il gruppo di atleti composto daGianni Angelo Pisu, SergioMameli, Luigi di Terlizzi e NanniPicciau, accompagnati dalcoach-presidente Franco Trudu,hanno gareggiato insieme a ben6500 atleti iscritti allaHalfmarathon km 21.097 e adaltri 50.000 partecipanti allaStraMilano 2015.Quest’anno la tradizionale garadi primavera ha fatto il tuttoesaurito, si è svolta domenica29 marzo in una città dal climaparticolarmente mite, 50 mila ipartecipanti, tanti quanti quelliconsentiti per i percorsi di 10 e 5km, a fronte di più di 60 milarichieste di iscrizione. Più di 6mila invece coloro che hanno

affrontato il percorso della “Halfmarathon”, dominata dagli atletikenioti.La giornata è cominciata con

l’appuntamento alle 9 in Piazzadel Duomo per i tracciati piùbrevi, quelli destinati al grandepubblico. Una festa colorata dimigliaia di palloncini dedicata aCamillo Onesti, sportivo ePresidente della gara fino allamorte avvenuta nell’autunno del2014, a 88 anni. Tra gli espo-nenti istituzionali, il Presidentedella Regione Roberto Maroni, ilsindaco di Milano GiuseppePisapia e gli assessori allo sportdella regione, Antonio Rossi edel comune, Chiara Bisconti.La gara competitiva è partitainvece alle ore 11 e ha visto,nella sezione maschile, la vitto-ria di Thomas James Lokomwaper la seconda volta consecuti-va, l’atleta del Kenja ha segnatoil primato personale con1h00’33’’, davanti al connazio-nale Kennedy Kipiego (in ritardodi sei secondi) e all’italiano diorigine marocchina YassineRachik 1h3’11’’. Tutto del Kenya il podio femmi-nile: prima Rebecca KangogoChesire ( personale di 1h08’21’’con record della StraMilanofemminile), secondaJemesunde Tanui (1h09’14’’) e terza Lucy WambuiMurigi (1h11’19’’).In questo contesto, insieme ad

altri atleti della Sardegna, laNuova Atletica Sardegna hapiazzato buoni risultati, conmiglioramenti dei “personali” pertutti.Gianni Angelo Pisu con1h33’54’’, Sergio Mameli con1h39’35’’, Nanni Picciau con1h39’49’’ e Luigi di Terlizzi con1h49’17’’. Il Presidente FrancoTrudu ha partecipato allaStraMilano sui 10 km con una

corsa armo-niosa e rilas-sata.Ora i ragazzicontinuano nella loro prepara-zione, il 23 maggio si corre aPula!Sogno nel cassetto partecipareil 15 novembre 2015 allamezza-maratona che si terràall’Avana. In bocca al lupo atutti!

Nella fotoalcuni atletidella Nuova

AtleticaSardegna

NUOVA ATLETICA SARDEGNAalla StraMilano 2015

GLI ATLETI DELLA

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lo sport DECIMOMANNU

TENNISTAVOLO: IL DECIMESE EDOARDO LOIÈ CAMPIONE ITALIANO A SQUADRE 2015

CATEGORIA RAGAZZI E CAMPIONE REGIONALEINDIVIDUALE DI 5^ CATEGORIA

www.vulcanonews.it

di Giuliana Mallei

Il decimese Edoardo Loi, giovane giocato-re pongista della prestigiosa Marcozzi diCagliari, nell’arco di tre giorni si è laureato

campione italiano a squadre categoriaragazzi (campionati svoltisi a Terni il 1 mag-gio scorso), e nei giorni successivi, il 2 e 3maggio scorso, ha bissato il successo neicampionati regionali individuali a Sassari.ORO dunque anche nei CampionatiRegionali individuali di 5^ Cat disputati aSassari, a meno di 24 ore dell’oro conqui-stato a Terni nella gara squadre ragazzi!La vittoria di Sassari non è stata una pas-seggiata, infatti, nel girone di qualificazione,vi è stato qualche tentennamento contro ilbravo Piras Lorenzo che lo ha impegnatoparticolarmente. Questo, a causa dell’anticipo improvviso delgirone di circa 2 ore, che ha sballato la pre-parazione, in più ci si è messo anche uncaldo terribile, ma quello c’era per tutti!Nel complesso gli incontri si sono sussegui-ti senza nessun imprevisto, cedendo solodue set a Piras ed uno a Faedda, sempreinsidioso con il puntino. Nel team dellaMarcozzi vi è comunque soddisfazione: neltabellone Edoardo Loi ha battuto AraFrancesco, che partiva come testa

di serie N°1, Faedda, Pilo e Ganau, ritenutiottimi avversari.Intervistiamo Edoardo Loi: “Questa meda-glia d’oro non è merito solo mio, ma di tuttiquelli che mi seguono in palestra e anche

fuori, a cui la dedico”.

Vi proponiamo un’intervi-sta rilasciata a GPPuggioni e pubblicata suCronache pongistichedel Comitato RegionaleSardo FITET(Federazione ItalianaTennistavolo).

EDOARDO LOI: “DEDI-CO QUESTO OROANCHE ALLA MIAFAMIGLIA”

Consapevolezza nei pro-pri mezzi. Ecco dove ècambiato Edoardo Loinell’ultimo anno. Per luiquesta primavera è statadavvero fertile con risul-tati eclatanti sia a livelloregionale, sia a livellonazionale. “Prima miallenavo e basta –aggiunge Edoardo –ora penso che potrò

dire la mia anche se la strada da fareè lunghissima, ma dalla nostra parte(parlo anche a nome della squa-dra), abbiamo il tempo e la grintaper far sempre meglio.Racconta quali sono stati imomenti più difficili durante lacorsa verso il podio più altodella competizione a squadre.

Quelli passati in panchina ad incitare i mieicompagni: è molto più semplice giocare.Sei soddisfatto di come sono andati idoppi e il singolo ?In linea di massima sono molto soddisfatto,si c’è stata qualche difficoltà nei doppi ma laforza di volontà e il carattere di Johnny eMarco hanno fatto la differenza. Nei singola-ri direi che sia andato tutto come da prono-stico, naturalmente i dettagli dei singolimatch saranno argomento di discussionecon i miei coach..e non sarà una cosa breve!Cosa significa per te allenarti quotidiana-mente con Johnny, Carlo, Marco?Direi che non ne posso fare a meno!A chi dedichi questa vittoria?Alla mia famiglia, che fa non pochi sacrificiper supportarmi e sopportarmi anche secapiscono poco di Tennistavolo, sono sem-pre là a darmi qualche consiglio. Poi natural-mente a tutti gli allenatori che mi ripetono lecose da fare un milione di volte e non sistancano mai e naturalmente a tutti quelliche mi stimano e mi incitano per continuarea far bene in questo sport meraviglioso. Ungrazie particolare a Stefano Curcio che ora-mai fa compagnia alla mia ombra e a Mondyche in tre anni ha tramutato la mia passioneper questo sport in qualcosa di ben piùimportante e lui sa di cosa parlo!

I tuoi progetti per il futuro?Spero di fare un buon risul-

tato a giugno quando sidisputeranno i campio-nati Nazionali di cate-

goria a Torino.

In altoil podio

migliore per iragazzi della

Marcozzi,Jonny

Oyebode,Marco Poma

e il decimeseEdoardo Loi.

In basso lagrinta di

Edoardo Loi

- foto acqui-site dal sito

del ComitatoRegionale

FITET

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lo sport DECIMOMANNU

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di Monica Atzei

La squadra Decimo UISPè stata rifondata nel2004, e dopo vari cam-

pionati in Aics si è passati aicampionati Uisp, dove negliultimi quattro anni si è toltagrandi soddisfazioni, vincendouna Coppa dell’Amicizia nel2011/2012, e piazzandosisempre nelle prime posizioni. I grandi traguardi sportivi ripa-gano i grandi sacrifici da partedei giocatori che effettuano iduri allenamenti dopo le ore dilavoro, e soprattutto nel supe-rare i problemi economici sop-portati dall’autofinanziamento

dei giocatori stessi e dei diri-genti (per il pagamento dell’i-scrizione, per i cartellini e leattrezzature e per i costi delletrasferte) aiutati anche dasponsor locali, come il Bar delCentro di Graziano Piredda.Quest’anno la squadra si èsuperata e la Decimo Uisp hafinalmente vinto il campionatoimponendo la sua superioritàin quasi tutti i campi della pro-vincia di Cagliari.La squadra è allenata dalMister Massimo Lombardini, elo staff storico è composto daCaria Maurizio, Pinna, FalchiCostantino, Ordau Diego,Stefano Sarigu, Urru Matteo,

Illu Corrado e Melis Federico,ai quali si uniscono tutti i com-ponenti della squadra tra cuiBranchina Michael, CarloCabras, Saiu Riccardo, Cara

Raffaele, Cao Marco, CariaFabrizio, Ena Simone, SalisStefano.Il presidente è Pinna Giorgio,il quale vuole sottolineare unacosa importante: “La nostra èuna squadra di amici dove tuttii componenti hanno un ruolo ele decisioni sono prese nellospogliatoio in maniera colle-giale. Ogni anno tutte le cari-che dirigenziali vengono rin-novate, comprese quelle dipresidente e vice presidente.Quest’anno, dopo che nei dueanni precedenti abbiamo sfio-rato la vittoria finale (siamostati sempre al vertice dellaclassifica, ma perdevamo

nella finale dei play off) cisiamo ripromessi di vincere ecosì, con grande impegno esacrificio e con due allena-menti alla settimana nelcampo di via delle Aie, abbia-mo costruito le nostre vittorie”. L’impresa della squadra deci-mese è stata possibile graziea due vittorie importanti, nelgirone di ritorno, contro le duerivali più agguerrite: ilMatzaccara, con la quale daanni si è ingaggiata una vera epropria battaglia sportiva perla prima posizione, e ilSardara.Inoltre la vittoria finale è stataimpreziosita dalla conquistadella Coppa Disciplina: comedire che tecnica e fair playsono di casa in ambito deci-mese.Anche i play off, utili per il pas-saggio di categoria, sono statiappannaggio della Decimo: afarne le spese è stato ilVillasalto che ha ceduto learmi sia in casa, risultato 0-1,che a Decimo dove ha persoper ben 5-1.

La Rosa della Decimo Uisp2014/2015 vincitrice delCampionato DI SECONDADIVISIONE

ALLENATORE: LombardiniMassimo – sponsor PireddaGraziano “Caffè del centro”

PORTIERI: Cabras Carlo -Caria Fabrizio - HendricksSebastian - Ena Michele.

DIFENSORI: Ordau Diego -Branchina Michael - CariaMaurizio - Saiu Riccardo”C”- Illu Nicola - Sarigu Stefano

CENTROCAMPO: FalchiCostantino - Cara Raffaele -Pinna Giorgio - Toro Pierluigi- Ena Simone - ParodoAntonio - Salis Stefano -Garau Davide - SannaMarco – Urru Matteo.

ATTACCO: Cao Marco -Mameli Simone - IlluCorrado - Demontis Jonata –Floris Alessandro - PuggioniFederico.

LA DECIMO UISP VINCEIL CAMPIONATO

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di Tonino Uscidda

Cagliari Calcio: anno zero. I risultati2014-2015 sono sotto gli occhi di tuttigli sportivi e non. Non poteva che fini-

re in questo modo l’ultimo disastroso cam-pionato nella massima serie. La retrocessio-ne matematica (la terza negli ultimi 18 anni)si è materializzata a due giornate dal termi-ne del torneo per opera di un Palermo omi-cida che vince anche al S.Elia. Tira, tira, allafine la fune – sempre tesa dal 2004, annodel ritorno nella massima serie targato..Zola– si è spezzata. Andare d’accordo conZeman non è semplice e chi lo ha scelto neè (si presume) consapevole: serve fiducia,impegno, attenzione e (tanta) pazienza. Sisa che le compagini garibaldine di Z.Z. gio-cano sempre per vincere e, risvolto dellamedaglia, incassare caterve di reti (!) Matantè, ora nello spogliatoio rossoblù restanoanche i frantumati cristalli boemi del ‘filosofo’e la greve atmosfera della smobilitazionefinale. A mio modesto parere nella costru-zione delle ‘’squadre’’ rossoblù dell’ultimodecennio - votate solo alla salvezza - sic!?(vedasi i piazzamenti finali di sola bassaclassifica a partire dalla stagione 2004-2005 sino a quelli dello scorso campionato,con la sola eccezione del 2008-2009 a con-duzione tecnica Massimilano Allegri) c’èstata superficialità, approssimazione e man-canza di (veri) uomini squadra. Insomma unandirivieni di buoni giocatori e nulla più.Certo, anche la tanto decantata ‘’sfortuna’’(imponderabile componente che, però,accompagna tutti) ha avuto il suo peso. Il colpevole? La società - per certi versi -poco lungimirante, un ‘tifo padrone’ (…) e

quello innamorato sino all’eccesso ‘’occhio..non vede, cuore non duole’’ nonché indul-gente e rassegnato (eh!, la rassegnazione ..quella componente atavica e negativa cheregna sovrana nell’indole di noi sardi) al soloprogetto salvezza (a basso costo) propinatofurbescamente di anno in anno. Anche imedia isolani del ‘’tutto va ben madama lamarchesa’’ non sono indenni da colpe (…) Per non citare taluni, vergognosi, fatti recen-ti (arresti eccellenti compresi) che hannoportato all’attenzione generale e posto incattiva luce – non solo nel panorama calci-stico nazionale – il massimo ex responsabi-le rossoblù e, di riflesso, il glorioso sodaliziosardo. Un sodalizio – dispiace dirlo - pocoidentitario, forse immemore della propriastoria, e mal costruito. Rossoblù che latitanoda oltre un ventennio dalle posizioni medioalte del campionato di serie A. Al contrarioguardate, invece, quante squadre – sullivello del Cagliari celliniano – si sonodistinte in questi anni rialzando la testa(scalando la classifica e conseguendo, perla gioia dei propri sostenitori paganti, beipiazzamenti finali anche in funzione EuropaLeague) per l’oculatezza progettuale didirigenti appassionati e preparati che pre-tendono il massimo da tecnici e giocatori(quelli giusti) pagati profumatamente. Traqueste vediamo da tempo l’Udinese, laFiorentina, il Torino, le genovesi Genoa e

Sampdoria, il Chievo, il Verona e non ultimele neo promosse di questo ultimo campiona-to Palermo ed Empoli (!) Vedremo, dopo questo epilogo amaro, se lasocietà guidata da appena un anno dal gio-vane, disilluso, presidente Tommaso Giulinitrarrà insegnamento dai non pochi erroricommessi anche in questa confusa, disgra-ziata stagione sportiva. Mai nella storia delCagliari e dei molti, troppi, allenatori inumeri della classifica - inoppugnabiledato oggettivo - sono stati così impietosicome in questo fallimentare campionato:solo per le reti al passivo (68) e per le scon-fitte in casa è record nientemeno europeo!A questo punto non resta che sperare in undoveroso e pronto riscatto, a tutti i livelli(stadio compreso) anche se, sul delicatoversante finanziario, sarà dura senza buonaparte dei milioni che il sodalizio introita, in A,da Sky per i diritti televisivi.. In conclusione l’auspicio non può che esse-re il ritorno nella massima serie 2016-2017(l’ultima volta, però, la permanenza nellaserie cadetta si protrasse per quattro cam-pionati di seguito). La rimeritano anche que-gli irriducibili, impagabili, sardi ‘’cuori rosso-blù ’’sparsi numerosi anche nel resto d’Italia,in Europa e nel mondo. Forza e onore vecchio Cagliari, quasi cente-nario.

CAGLIARI CALCIOUN CAMPIONATO DISASTROSO DA DIMENTICARE

Retrocessione in B meritata eun futuro tutto da riscrivere

per la società di viale La Playa.Gli undici anni trascorsi dal-

l’ultima promozione in A sichiudono con l’azzardo

‘’Zemanlandico’’: ennesimoflop tecnico societario di un

Cagliari da lungo tempo in crisidi identità

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lo sport REGIONALE

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