Vulcanica Informazione giugno - luglio 2014

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REDAZIONE—SEGRETERIA GENERALE NAZIONALE Via Vicinale Vecchia Trani-Corato n. 24 cap. 76125 Città di TRANI (BT) E-mail [email protected] - [email protected] ANNO II NUMERO 6 GIUGNO - LUGLIO 2014 PERIODICO MENSILE DEL CO.S.P. - COORDINAMENTO SINDACALE PENITENZIARIO - Sommario Redazione Pag. 1 Editoriale Pag. 2 Semplicemente Eroi Pag. 3 Nunema Cap. V Pag. 4 Nota Vice Capo Dap Pag. 5 e 6 Lettera Aperta Pag. 7 19 Luglio 1999 Pag. 8 Il Grillo Parlante Pag. 9 Sovr.te Rizzo Giuseppe Pag. 10

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Organo Ufficiale di informazione del CO.S.P. - Coordinamento Sindacale Penitenziario -.

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REDAZIONE—SEGRETERIA GENERALE NAZIONALE

Via Vicinale Vecchia Trani-Corato n. 24 cap. 76125 Città di TRANI (BT)

E-mail [email protected] - [email protected]

ANNO II NUMERO 6

GIUGNO - LUGLIO 2014

PERIODICO MENSILE DEL CO.S.P. - COORDINAMENTO SINDACALE PENITENZIARIO -

Sommario

Redazione Pag. 1

Editoriale Pag. 2

Semplicemente Eroi Pag. 3

Nunema Cap. V Pag. 4

Nota Vice Capo Dap

Pag. 5 e 6

Lettera Aperta Pag. 7

19 Luglio 1999 Pag. 8

Il Grillo Parlante Pag. 9

Sovr.te Rizzo Giuseppe

Pag. 10

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Ne ho contate 36 di feste, come 36 di anni, una dopo

l’altra, un anno dopo l’altro, portandomi dietro come

eredità professionale di un mondo a volte sommerso a

volte cunicolo i soliti conosciuti problemi del sovraffol-

lamento carcerario, come quello del terrorismo e della

criminalità organizzata o avventuriera, delle condizioni

delle carceri fatiscenti e luoghi insalubri, delle caserme

tipo far west con bagni alla turca e cucine mensa alla

ali babà , condizioni di vita prima degli ex Agenti di

Custodia ed oggi degli Agenti della Polizia Penitenzia-

ria in un quarantennio sempre pochi, sempre sporchi,

considerati sempre i cattivi tanto da azzardare alcune

volte leggendo quello che scrivevano i milord del

giornalismo, libere associazioni, o dai centri sociali noi

poliziotti catalogati agli “animali” del regime detenti-

vo a sbarre che rinchiudono le persone in cella, sbattono

le chiavi e le porte contro le inferriate, picchiano gra-

tuitamente gli esseri umani , una storia raccapricciante

inesistente quasi alla follia della demenzialità di crona-

ca di tutti i giorni, vedi esempio di Poggioreale Napoli,

dell’Ucciardone e di San Vittore, degli OPG

dell’Emilia Romagna ..

Ogni anno si festeggia, si festeggia e si banchetta, si

brinda a cosa poi, questo non l’ho mai compreso ma

come me penso anche i restanti 45.000 uomini e donne

dei Baschi Azzurri che nella giornata di “Festa” forzata

aggiungo, perché di quello si tratta chi partecipa sono i

dirigenti, i funzionari, i dipendenti degli altri comparti,

le associazioni, educatori, sociologi, ragionie-

ri ,contabili, tecnici,cantanti, attori e politici in passe-

rella meno che meno la POLIZIA PENITENZIARIA

rilegata nelle carceri a sorvegliare i crimina-

li,violentatori e stupratori, alcolisti, tossicodipendenti,

rapinatori, ladri, truffatori, avventurieri del crimine ,

sex offender, puttane e papponi.

Nei miei 36 anni di effettivo servizio nel Corpo,già

conclusi e superati ne ho viste tante ma proprio tante e

parlo delle criticità sperando negli anni che trascorreva-

no un miglioramento delle condizioni professionali,di

vita interna,di vita quotidiana,pregavo che tutto il vec-

chio potesse essere lasciato un giorno alle spalle per

poter iniziare a raccontare ai futuri giovani e generazio-

ni,qualcosa di nuovo,qualcosa di buono,qualcosa di me-

glio,ma così è stato solo in

parte.

Nulla è totalmente cambiato

se non solo l’aumento nu-

merico di chi dirige prima si

chiamava appuntato pasqua-

le ed oggi si chiamano com-

missari,prima si chiamavano

direttore del carcere ed oggi

si chiamano dirigente peni-

tenziario ma la Polizia Peni-

tenziaria meno la chiamano

e meglio stanno. Vi ripro-

pongo a lato dell’editoriale, un vecchio articolo gior-

nalistico di un quotidiano regionale Pugliese “La Gaz-

zetta del Mezzogiorno” dell’11 ottobre 2001 conosciuto

in tutta Italia ma anche all’estero, che riportava la ceri-

monia del giorno prima 10.10.2001 celebratasi nel Car-

cere di Bari presso la Sala Sportiva del carcere Minorile

della Città in riproposizione festa regionale,dove ven-

gono segnalati all’epoca da me denunciati ai media ed

alla stampa che rispecchiano il presente e

l’attualità,quindi cambiano i tempi e le stagioni ma re-

stano problemi nelle prigioni.

Intanto,oggi mentre vi scrivo siamo da qualche giorno

senza Testa(capo dipartimento) e senza coda

(personale dipendente e risorse economiche)mentre

incombe la falce della sentenza Torreggiani e le multe

salatissime dell’Unione Europea,dicono che non ci sono

soldi per i nostri contratti e le nostre famiglie e poi dan-

no obbligano l’Italia a pagare i carcerati per spazi infe-

riore a tre metri quando il nostro spazio di libertà,di

democrazia,di attività e di diritto del lavoro e costitu-

zionale è minore a quello del recluso appellante a Stra-

sburgo.

Dopo la Celebrazione di Roma,i saluti ed anche gli adii, le

cerimonie territoriali ci si chiede ancora oggi ma:

“ E’ QUI LA FESTA” (?)

Domenico Mastrulli

Nella foto Domenico Mastrulli

197° ANNUALE DEL CORPO DELLA POLIZIA PENITENZIARIA : “ E’ QUI LA FESTA (?)”

CO.S.P. - COORDINAMENTO SINDACALE PENITENZIARIO

GIUGNO—LUGLIO 2014 VULCANICA INFORMAZIONE ANNO II NUMERO VI

EDITORIALE A CURA DI DOMENICO MASTRULLI

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A CURA DI @COCCINELLAZZURRA

VULCANICA INFORMAZIONE ANNO II NUMERO VI GIUGNO - LUGLIO 2014

Ormai ho smesso di ascoltare i telegiornali. Prima accendevo la televisione solo per sentire delle voci

quando mi sentivo sola ma ben presto mi sono resa conto che erano voci che non si udivano perché

non riuscivano ad arrivare al cuore e nemmeno alla mente.

Vivo al presente.

Ho smesso di sognare una dolce età per poter finalmente vivere appieno e senza stress le gioie degli

affetti più cari.

Ho smesso di preoccuparmi per un mondo del lavoro che fra non molti anni si trasformerà in un’ arida

steppa in cui anche il precariato sarà considerato un’ utopia e di temere che qualcuno possa volare lon-

tano dal suo nido.

Poi però è successo che una sera al rientro dal lavoro, la televisione mi ha parlato ed io prima distratta-

mente e poi a poco a poco sempre più interessata, ho incominciato ad ascoltare il suono della voce mo-

dulata ed impostata del giornalista. Mi sono improvvisamente arrestata e mi sono accorta che quella

voce finalmente arrivava al cuore: si parlava del Sostituto Commissario di Polizia di Stato, Roberto

Mancini, morto il 30 Aprile scorso per una grave malattia contratta mentre indagava nella “terra dei

fuochi” sul ciclo dei rifiuti e delle attività illegali ad esso connesse.

Mentre scorrevano le immagini e andavano in onda stralci di alcune interviste di repertorio che gli era-

no state rivolte, vedevo scolpiti sul viso di quell’uomo gli effetti delle chemioterapie che rendono così

uguali i tratti di tutti coloro che sono accomunati dallo stesso destino.

Li avevo già visti quegli occhi chissà quante volte eppure mi sembravano così carichi di luce forse per-

ché erano gli occhi di un eroe.

Un eroe dei nostri giorni che ha combattuto per un ideale e per il quale ha messo in gioco ciò che c’è

di più prezioso: la vita.

Così mi viene in mente lo scrittore Roberto Saviano: anche lui ha messo in gioco la propria la libertà

con la speranza di rendere liberi gli altri.

Sono questi gli eroi dei nostri giorni che cercano di rendere il mondo più pulito da tutto ciò che è sudi-

cio come le coscienze di chi sa e consente che tutto accada, come le poltrone su cui siede chi pensa di

ingannare chi non ha più nulla in cui credere, come le parole e gli atti di coloro che ostacolano la verità

per interessi economici, come il volto di chi smentisce gli effetti positivi dei nuovi traguardi raggiunti

dalla ricerca che alleviano le sofferenze di gravi malattie, come il nascondersi dietro falsi ideali co-

struendo rudimentali macchine da guerra cancellando i sacrifici di chi ha combattuto per unire.

Sporco è tutto quello che si vuol far credere ma che non è vero.

Armiamoci di tutto quello che riesce a detergere il ricordo di chi non ha paura di affrontare e di assu-

mersi le proprie responsabilità senza giocare a nascondino e di chi combatte o ha combattuto per do-

narci un mondo migliore.

@coccinellazzurra

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L’interesse di Alice stamat-tina è catturato interamen-te dalle corde della finestra del salotto, che servono a tirare giù le veneziane, quando c’è troppo sole. Sono già quindici minuti che è lì in piedi, impalata, vicino alla finestra. Guarda le corde, e si lamenta quando G. parla con le operatrici perché ha male ai piedi, quasi non volesse essere distratta. Corre via gridando e lamentandosi, ma non appena G. esce dal salotto, lei ritorna con lo stesso interesse di pri-ma, rivolto alle corde. Mi avvicino e le faccio vedere a che cosa servono e lei le tocca. Accanto alla finestra c’è una pianta, voglio ve-dere se riesco a spostare la sua attenzione verso un altro oggetto, in modo da capire se è davvero così forte l’interesse per le cor-de. Comincio a toccare le fo-glie della pianta. Alice su-bito mi imita. Allora io an-nuso la pianta, ma lei inve-ce la bacia. La chiamo e le faccio vedere che io non bacio la pianta, ma la an-nuso. Lei questa volta mi imita e mi sorride. E’ la prima volta che un suo sorriso è così spontaneo ma soprattutto, è la prima volta che sorride in rispo-sta ad uno stimolo ester-no, in questo caso la vista di me che bacio la pianta e la sua imitazione perfetta. E a quanto pare gradita. All’improvviso corre in bagno, quasi si fosse ri-svegliata da un incantesi-mo e avesse ripreso la sua corsa verso le sue abitudi-ni. Mi reco nella sua stan-

za, ma non nel bagno. La chiamo e lei esce. Le dico “Ciao” e lei mi ri-sponde alzando la mano destra, come fa’ sempre con tutti quelli che le dicono “Ciao”. Io non alzo la mia mano e lei la guarda... forse si è ac-corta che non sono un’immagine speculare, ma sono una persona che fa’ una cosa diversa da lei. Forse tutta la vita di Alice volge ad essere abitudinaria, vorrei che iniziasse a fare qualcosa che non ha mai fatto, per vedere fin dove rie-sce ad essere la solita Alice e dove invece po-trebbe venir fuori una “nuova” lei. O per lo meno una Alice che è già dentro questo giova-ne corpo, ma che non è mai stata aiutata a venir fuori. Torniamo in salot-to.

E’ attratta nuovamente dalle corde delle vene-ziane, ma questa volta succede qualcosa di strano e di magicamente nuovo... Alice si accor-ge in modo autonomo che nel soggiorno c’è un’altra finestra e che anche questa finestra è dotata di corde per chiu-dere le veneziane. Corre tra le due finestre, un

andirivieni che sembra

senza fine.

Osserva con interesse la

finestra del salotto e poi

con altrettanto entusiasmo

va ad osservare quella del

soggiorno.

L’aspetto più bello della sua ennesima corsa è che sorride per la sua

scoperta, e corre sempre più veloce quasi sembra a vo-ler imprimere nella mente le similitudini scoperte tra le due finestre. E guarda le corde e le tocca, prima di una e poi dell’altra finestra. E avanti così per lunghi incan-tevoli minuti… una corsa da una finestra all’altra, una corsa di giovani sorrisi, una corsa di piacevoli momenti a contatto con il mondo “degli altri”. Alice corre in quel corridoio come lo stesse facendo in un prato, con lo sguardo rivolto al cielo e quel sorriso che le trasforma completamente il viso. La gran parte del pomeriggio va avanti così, con Alice che corre spensierata nelle sue immaginarie praterie, felice di aver “scoperto” le due finestre. La spensieratezza finisce quando ricomincia a correre lungo il corridoio delle camere e fila dritta in camera sua. Sicuramente è lì per cambiare l’assorbente. Mi accorgo di tutto ciò, ma non la seguo. Noto però che mentre corre, torna indietro a prendermi. Mi afferra il polso e mi trascina con sé. Arrivate nella stanza, Alice mi “parcheggia” vicino al suo armadio e lei si dirige verso il bagno, E’ questo il momento per mettere a punto il mio nuovo “esperimento”. La chiamo e quando lei mi è vicina, io apro l’armadio, le indico il pacco dei salva slip, senza aggiungere altro né in termini di gesti, né di parole. Alice prende da sola il suo salva slip e va in bagno. Questa volta ho deciso di non aspettare che lei cambi il suo assorbente, quindi esco dalla stanza. Arrivata a metà corridoio, sento la presenza di Alice alle mie spalle. Con fare scattante mi supera e mi si mette davanti porgendomi il suo assorbente sporco. Che tenerezza che mi fa questa ragazza, mi sembra come un gatto quando lascia davanti alla porta della sua padro-na il topo catturato e ucciso. Allo stesso tempo Alice mi “offre” l’oggetto del suo “fare da sola”, quasi per farmi ve-dere che ha fatto quello che le ho indicato io, o almeno, questa è la mia percezione, quanto ci possa essere di reale in tutto questo rimane, come sempre un semplice ma straordinario MISTERO.

Fine 1^ parte Pag. 4

V u l c a n i c a I n f o r m a z i o n e A N N O I I n u m e r o V I G I U G N O - L U G L I O 2 0 1 4

A cura della psicologa d.ssa Gabriella Pascazio

Nella foto la d.ssa Gabriella Pascazio

con Domenico Mastrulli

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Vulcanica Informazione ANNO II numero V I GIUGNO - LUGLIO 2014 GIUGNO—LUGLIO 2014

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IL SEGRETARIO GENERALE COSI’ COMMENTA: “ La solita Amministrazione ringrazia ed esalta la diri-

genza penitenziaria così come è giusto che faccia pubblica amministrazione, ma come al solito così come ci han-no abituati nell’ultimo trentennio, si dimenticano gli attori principali e diretti di questa rivoluzione penitenzia-

ria, che giornalmente a causa del riversarsi di detenuti dalle celle nei corridoi detentivi hanno dovuto facendosi

scudo del loro proprio corpo fronteggiare rivolte, sommosse, evasioni, tentativi di evasioni, suicidi, tentativi di

suicidi, risse e aggressioni.

Di tutto ciò, il trend negativo dei feriti sul campo dei baschi azzurri è altissimo nel primo semestre del 2014.

IL SINDACATO CO.S.P. RINGRAZIA TUTTI I BASCHI AZZURRI, IN ASSENZA DEL RINGRAZIA-MENTO DELL’AMMINISTRAZIONE.

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VULCANICA INFORMAZIONE ANNO II NUMERO V I GIUGNO—LUGLIO 2014

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RICEVIAMO VIA E-MAIL E PUBBLICHIAMO UNA LETTERA APERTA AL SINDACATO CO.S.P. -

COORDINAMENTO SINDACALE PENITENZIARIO - E NOI DOVEROSAMENTE LA PUBBLICHIAMO.

V UL C AN IC A IN F O R M A ZIO N E A N N O I I N U M ERO V G I U GN O - L UG L IO 2 0 1 4

Pag. 7

Sono poliziotto da oltre 30 anni e, per una riflessione, vorrei parlarvi di un argomento che da diversi anni, benché se ne parli, non trova soluzioni e per i motivi che mi appresto a spiegare, somiglia a tanti altri dilemmi italiani. La sicurezza pubblica è un bene collettivo e l’unificazione delle forze di polizia non più rimandabile produrrebbe benefici, considerevoli risparmi e maggiore tranquillità per i cittadini. Chi si oppone sono le sfere alte del Comparto Sicurezza e Difesa. Per meglio chiarire, l’Arma dei Carabinieri nasce nel 1886 dietro esperienza della Gendar-meria Francese che nacque ufficialmente nel 1771, più di cento anni prima. L’istituzione Gendarmeria più antica dei Carabinieri è da tempo Polizia Civile e alle dirette dipendenze del Ministro dell’interno ed è al servizio dei cittadini con tutte le passate storie. La realizza-zione della fusione in un’unica forza, resa ancora più difficoltosa dal governo D’Alema of-frendo ai Carabinieri il credito di quarta forza armata è impedita solo dal non comprensibile “orgoglio di appartenenza". La Gendarmeria francese, con un passato non meno nobile dei Carabinieri, per il bene collettivo della sicurezza pubblica nel Terzo Millennio, ha messo da parte l’orgoglio ed è transitata nella dimensione che ha permesso ai cittadini di rispar-miare ed avere maggiore sicurezza. La sicurezza non la si produce con l’orgoglio, con le tradizioni e i ricordi che non vengono certamente cancellati con una riforma ma con senso di responsabilità, mez-zi, uomini e donne coordinati con professionalità. O tutto questo è solo una mera giusti-ficazione e il tutto tende a far rimanere tutto invariato e continuare a mantenere sicure tante posizioni importanti e con importanti stipendi? L’Italia, dai partner europei é definita la na-zione dalle mille polizie e delle mille uniformi. Cinque Forze di Polizia che non camminano insieme e non dialogano fra di loro, non possono fare il massimo per i cittadini. Alcune nor-mative già da molti anni avevano previsto delle sale operative comuni ma, di fatto quasi niente. Pensate ad un’unica sala operativa quanti vantaggi potrebbe sviluppare. Pensate a tutti i vertici di tutte e cinque le forze, Ministri, Capo della Polizia, Comandante Genera-le della Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria, dei Carabinieri, del Corpo Forestale e via scendendo sino a livello Provinciale. Dovrebbero tutti rinunciare alla loro fetta di popolarità, a vantaggio dei cittadini con una ra-pida ed immediata riduzione dei costi e una presenza costante di uomini e donne sul territo-rio. Abbiamo 110 province con 550 sale operative, quando ne potremmo avere solo 110. Dobbiamo pensare a Forze di Polizia come vere e proprie aziende che producono si-curezza. Non è possibile considerare un così tanto importante compito di farlo esercitare alla Casta delle Forze di Polizia. Gli italiani chiedono più sicurezza e tanti si preoccupano di perdere il prestigio, l’insostituibile Arma dei Carabinieri. Basta con la politica delle caste e l’orgoglio sia principalmente per essere uomini, donne ed amministratori corretti.

Farfalla
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VULCANICA INFORMAZIONE

Era un caldo ed assolato pomeriggio di una domenica di luglio.

Riesco ancora a sentire l’eco delle chiacchiere intervallate alle

bagagliaio della macchina dopo un week end trascorso in Calabria, anteprima di una vacanza estiva

che ci aspettava. Subito dopo la macchina partì con il suo carico di fluttuante spensieratezza.

Sulla strada tanti posti di blocco, carabinieri, poliziotti con giubbotti antiproiettili.

Ogni volta che ne vedevamo in lontananza uno, rallentavamo pensando che ci avrebbero fatto

accostare, ma la paletta ci indicava di proseguire.

Capimmo che qualcosa di ben più grande di noi

era accaduto, qualcosa di molto grave perché in

quella strada percorsa varie volte nei fine

settimana estivi e che conoscevamo quasi a

memoria, non c’erano mai stati tanti posti di

blocco.

Poi la radio rimosse ogni dubbio: la trasmissione

radiofonica si interruppe e la notizia dell’agguato

al Giudice Paolo Borsellino ci cadde addosso

come le schegge che si erano liberate da quella

terribile deflagrazione: ci colpirono senza farci

male ma lasciando un segno che ci avrebbe

accompagnato per sempre.

Era il remake di quanto accaduto qualche mese

prima al Giudice Giovanni Falcone. La stessa

sensazione di impotenza si espandeva e non si

poteva arginare.

L’odore nauseabondo che diffonde l’ingiustizia,

quando il male riesce a prevaricare il bene, si

sentiva nell’aria perché quando si è molto giovani

si vive di finta superficialità mista alla profondità

degli ideali ed i “leggeri” problemi di quell’età si

contrappongono al senso di oppressione che

libera il dolore.

Poi sono entrata a far parte del nostro mondo

lavorativo e sempre più spesso mi sono sorpresa

a guardare quella foto in cui quei due giudici, uno

VULCANICA INFORMAZIONE ANNO II NUMERO VI

Era un caldo ed assolato pomeriggio di una domenica di luglio.

Riesco ancora a sentire l’eco delle chiacchiere intervallate alle risate mentre disponevamo i borsoni nel

bagagliaio della macchina dopo un week end trascorso in Calabria, anteprima di una vacanza estiva

che ci aspettava. Subito dopo la macchina partì con il suo carico di fluttuante spensieratezza.

sti di blocco, carabinieri, poliziotti con giubbotti antiproiettili.

Ogni volta che ne vedevamo in lontananza uno, rallentavamo pensando che ci avrebbero fatto

accostare, ma la paletta ci indicava di proseguire.

Capimmo che qualcosa di ben più grande di noi

era accaduto, qualcosa di molto grave perché in

quella strada percorsa varie volte nei fine

settimana estivi e che conoscevamo quasi a

ano mai stati tanti posti di

Poi la radio rimosse ogni dubbio: la trasmissione

radiofonica si interruppe e la notizia dell’agguato

al Giudice Paolo Borsellino ci cadde addosso

come le schegge che si erano liberate da quella

: ci colpirono senza farci

male ma lasciando un segno che ci avrebbe

Era il remake di quanto accaduto qualche mese

prima al Giudice Giovanni Falcone. La stessa

sensazione di impotenza si espandeva e non si

ore nauseabondo che diffonde l’ingiustizia,

quando il male riesce a prevaricare il bene, si

sentiva nell’aria perché quando si è molto giovani

si vive di finta superficialità mista alla profondità

degli ideali ed i “leggeri” problemi di quell’età si

ppongono al senso di oppressione che

Poi sono entrata a far parte del nostro mondo

lavorativo e sempre più spesso mi sono sorpresa

a guardare quella foto in cui quei due giudici, uno

accanto all’altro, in atteggiamento complice si

scambiavano forse delle impressioni.

Quella foto incorniciata negli uffici dei

Comandanti, dei Direttori e nei lunghi corridoi mi

ricordava di non dimenticare e come per magia

quando la guardo mi ritorna in mente

quell’assolato pomeriggio di luglio.

Si cercano ancora i mandanti di quelle orribili

stragi anche se sono così evidenti perché siamo

noi, quando non denunciamo e facciamo finta che

tutto vada per il verso giusto.

Facciamo finta di ribellarci ma ci adagiamo nelle

nostre posizioni come un cancro che cova

parte nascosta del corpo per poi apparire

all’improvviso ed i lembi di quella ferita si

riaprono quando si ascolta in televisione che

l’Unione Europea ha deciso di introdurre nel PIL i

proventi di attività illecite quali la droga e la

prostituzione rendendo legale quello che non lo è.

Quando attraverso strade a loro intitolate,

racconto a chi mi sta accanto e che quei

drammatici giorni di maggio e luglio non li ha

vissuti, la storia di due semplici uomini, servitori di

uno stato che non li ha potu

di altri onesti lavoratori che hanno deciso di

ripercorrere il loro cammino, ricordando che

l’onestà di sentimenti e di azioni è la base di una

società civile.

@coccinellazzurra

GIUGNO—LUGLIO 2014

risate mentre disponevamo i borsoni nel

bagagliaio della macchina dopo un week end trascorso in Calabria, anteprima di una vacanza estiva

che ci aspettava. Subito dopo la macchina partì con il suo carico di fluttuante spensieratezza.

sti di blocco, carabinieri, poliziotti con giubbotti antiproiettili.

Ogni volta che ne vedevamo in lontananza uno, rallentavamo pensando che ci avrebbero fatto

accanto all’altro, in atteggiamento complice si

avano forse delle impressioni.

Quella foto incorniciata negli uffici dei

Comandanti, dei Direttori e nei lunghi corridoi mi

ricordava di non dimenticare e come per magia

quando la guardo mi ritorna in mente

quell’assolato pomeriggio di luglio.

ancora i mandanti di quelle orribili

stragi anche se sono così evidenti perché siamo

noi, quando non denunciamo e facciamo finta che

tutto vada per il verso giusto.

Facciamo finta di ribellarci ma ci adagiamo nelle

nostre posizioni come un cancro che cova in una

parte nascosta del corpo per poi apparire

all’improvviso ed i lembi di quella ferita si

riaprono quando si ascolta in televisione che

l’Unione Europea ha deciso di introdurre nel PIL i

proventi di attività illecite quali la droga e la

rendendo legale quello che non lo è.

Quando attraverso strade a loro intitolate,

racconto a chi mi sta accanto e che quei

drammatici giorni di maggio e luglio non li ha

vissuti, la storia di due semplici uomini, servitori di

uno stato che non li ha potuti proteggere, monito

di altri onesti lavoratori che hanno deciso di

ripercorrere il loro cammino, ricordando che

l’onestà di sentimenti e di azioni è la base di una

@coccinellazzurra

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DIRETTIVA EUROPEA ANTIDISCRIMINAZIONE

Forse non tutti sanno che l’U.E. aveva

Membri ad ospitare forzatamente un numero non definito quindi a proprio

piacimento (SIC!) di immigrati d’origine ROM, all’interno dei propri territori.

Ebbene, questa direttiva Europea antid

denuncia di una giovane coppia francese aggredita e seviziata da un gruppo di Rom

clandestini in Francia, la Sentenza della Commissione Europea si è espressa

motivando tale sentenza con dure parole di seguito riportat

Commissione Anti Crimine Europea: “

POSSA AGIRE AL DI SOPRA DELLE REGOLE”.

“QUINDI D’ORA IN POI, SARA’ DISCREZIONE DEI PAESI MEMBRI DELL’U.E. DECIDERE

SE OSPITARE O MENO GLI EXTRA COMUNITARI DI ORIGINE ROM”.

Mi sorge spontanea una domanda: “ Se fosse su

stesso risultato?” Denuncia e annullamento?

Lasciatemi il beneficio del dubbio, ma una riflessione va fatta: “Perché in Italia tutti

si sentono autorizzati ad assumere comportamenti illeciti?

A voi le considerazioni e le riflessioni….

In Italia una tale decisione da parte della U.E. ha fatto sì che istitu

Speciale per la verifica della regolarità degli stranieri, a tal proposito il Premier ha

pronunciato dure parole, tra l’altro il popolo italiano è sta

marocchini, badanti/e rumeni/e, polacchi, giorgiani, indiani, albanesi, croati e chi più

ne ha, più ne metta….BASTA, BASTA!

Queste le parole discutibili o meno del Premier: “ i Rom ed extra

lavoro né fissa dimora verranno immediatamente rimpatriati, senza possibilità di

appello”. Ci credete???

Forse il Premier non sa che sono in arrivo

Italia per via mare…

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LA RUBRICA DEL GRILLO PARLANTE

DIRETTIVA EUROPEA ANTIDISCRIMINAZIONE

Forse non tutti sanno che l’U.E. aveva OBBLIGATO

Membri ad ospitare forzatamente un numero non definito quindi a proprio

piacimento (SIC!) di immigrati d’origine ROM, all’interno dei propri territori.

Ebbene, questa direttiva Europea antidiscriminazione è stata

a giovane coppia francese aggredita e seviziata da un gruppo di Rom

clandestini in Francia, la Sentenza della Commissione Europea si è espressa

motivando tale sentenza con dure parole di seguito riportat

Commissione Anti Crimine Europea: “ E’ FUORI DISCUSSIONE CHE IL POPOLO ROM

POSSA AGIRE AL DI SOPRA DELLE REGOLE”.

“QUINDI D’ORA IN POI, SARA’ DISCREZIONE DEI PAESI MEMBRI DELL’U.E. DECIDERE

SE OSPITARE O MENO GLI EXTRA COMUNITARI DI ORIGINE ROM”.

Mi sorge spontanea una domanda: “ Se fosse successo in Italia, avremmo avuto lo

stesso risultato?” Denuncia e annullamento?

atemi il beneficio del dubbio, ma una riflessione va fatta: “Perché in Italia tutti

si sentono autorizzati ad assumere comportamenti illeciti?

riflessioni….

In Italia una tale decisione da parte della U.E. ha fatto sì che istituissero un T

Speciale per la verifica della regolarità degli stranieri, a tal proposito il Premier ha

pronunciato dure parole, tra l’altro il popolo italiano è stanco di accogliere, rom,

marocchini, badanti/e rumeni/e, polacchi, giorgiani, indiani, albanesi, croati e chi più

ne ha, più ne metta….BASTA, BASTA!

Queste le parole discutibili o meno del Premier: “ i Rom ed extra

erranno immediatamente rimpatriati, senza possibilità di

orse il Premier non sa che sono in arrivo circa duemila extra – comunitari nel Sud

IL GRILLO PARLANTE

ANNO II NUMERO V GIUGNOANNO II NUMERO V GIUGNOANNO II NUMERO V GIUGNOANNO II NUMERO V GIUGNO————LUGLIO 201LUGLIO 201LUGLIO 201LUGLIO 2014444

LA RUBRICA DEL GRILLO PARLANTE

DIRETTIVA EUROPEA ANTIDISCRIMINAZIONE – ABOLITA

OBBLIGATO gli Stati

Membri ad ospitare forzatamente un numero non definito quindi a proprio

piacimento (SIC!) di immigrati d’origine ROM, all’interno dei propri territori.

è stata ABOLITA, dopo la

a giovane coppia francese aggredita e seviziata da un gruppo di Rom

clandestini in Francia, la Sentenza della Commissione Europea si è espressa

motivando tale sentenza con dure parole di seguito riportate del Capo della

E’ FUORI DISCUSSIONE CHE IL POPOLO ROM

“QUINDI D’ORA IN POI, SARA’ DISCREZIONE DEI PAESI MEMBRI DELL’U.E. DECIDERE

SE OSPITARE O MENO GLI EXTRA COMUNITARI DI ORIGINE ROM”.

ccesso in Italia, avremmo avuto lo

atemi il beneficio del dubbio, ma una riflessione va fatta: “Perché in Italia tutti

issero un Tribunale

Speciale per la verifica della regolarità degli stranieri, a tal proposito il Premier ha

nco di accogliere, rom,

marocchini, badanti/e rumeni/e, polacchi, giorgiani, indiani, albanesi, croati e chi più

- comunitari senza

erranno immediatamente rimpatriati, senza possibilità di

comunitari nel Sud

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V U L C A N I C A I N F O R M A Z I O N E A N N O I I N U M E R O V I G I U G N O - L U G L I O 2 0 1 4

" A Pino Rizzo Dirigente Sindacale Provinciale COSP nella difficile terra dei Sassi (Matera)

un istituto penitenziario sotto i riflettori dell'incuria e della insofferenza,un carcere dove

chi lavora paga e chi gioisce incassa.

A lui e per Lui nel ricordo indelebile di aver portato una ventata di umanità,gioia e pas-

sione professionale, dedichiamo il nostro comune sentito profondo e condiviso pensiero"

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Nella foto Pino Rizzo il primo dal lato destro

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SEGRETERIA GENERALE NAZIONALE

Via Vicinale Vecchia Trani-Corato n. 24 cap. 76125 Città di TRANI (BT)

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