Volontariato e Caritas

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Volontariato e Caritas Cortona Incontro della Delegazione regionale Caritas Toscana 27 Giugno 2011 Francesco Marsico Vicedirettore della Caritas italiana

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Volontariato e CaritasCortona

Incontro della Delegazione regionale Caritas Toscana

27 Giugno 2011

Francesco MarsicoVicedirettore della Caritas italiana

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Caritas e volontariato

• Una forma contemporanea di impegno sociale e civile in cui si sostanzia il valore della testimonianza della carità e la costruzione del bene comune

• Non c'è v. senza la volontà di cambiamento (Luciano Tavazza)

• Solidarietà, sussidiarietà, costruzione del bene comune / Cittadinanza e partecipazione

• Uno degli stili di vita che cercano di incarnare i valori evangelici e la loro alterità ai valori mondani

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…in forme consone ai tempi e ai bisogni…

• Il discernimento pastorale delle forme di impegno riguarda la loro potenziale trasparenza rispetto ai valori che le generano, ma d’altro canto la loro autoevidente credibilità e fruibilità

• Microfinanza – microcredito: non è importante esclusivamente l’efficacia di breve e periodo, ma il loro rimettere in gioco valori quale la solidarietà,la condivisione dei beni, l’alterità/alternatività rispetto al sistema economico attuale, la prefigurazione di rapporti sociali ed economici solidali

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..in forme consone ai tempi e ai bisogni…

Bisogna cercare evitare, rispetto alle forme,• il fondamentalismo• la riproduzione biografica• Il giuridicismoUna strumentalità di cui riconosciamo

contestualmente la non ultimità, ricercandone l’autenticità e difendendone il valore

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...in forme consone ai tempi ed ai bisogni

Tre forme di esistenza mancata:

• Fissazione esaltata

• Stramberia

• Manierismo

(L. Binswanger analisi esistenziale e psichiatria fenomenologica)

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Tendenze

• Il fenomeno del volontariato nel nostro paese ha visto rafforzarsi la tendenza alla crescita del numero delle organizzazioni di volontariato e una complessiva flessione del numero medio di componenti, con un chiaro slittamento verso classi di età più avanzate, con un calo significativo della presenza del mondo giovanile, soprattutto per quanto riguarda il volontariato socio-assistenziale.

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Alcuni dati

• I dati Istat del 2003 segnalavano allora 21.021 organizzazioni, mentre la rilevazione di CSV.net – la struttura nazionale di coordinamento dei Centri di servizio del volontariato - al 31 dicembre 2009, fornisce il dato di 27.626 unità iscritte ai registri regionali, segnando un ulteriore incremento quantitativo.

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TendenzeV Rilevazione sulle organizzazioni di volontariato iscritte nei

registri regionali e provinciali al 31 dicembre 2003 dell’Istat, dell'Istat, emergono le seguenti tendenze:

• il forte radicamento delle organizzazioni di volontariato nelle regioni settentrionali, anche se negli anni aumentano in misura relativamente più accentuata le unità presenti nel Mezzogiorno;

• la prevalenza relativa di piccole dimensioni organizzative, sia in termini di volontari attivi che di risorse economiche disponibili;

• la maggiore presenza, tra i volontari, di uomini, di persone in età compresa tra i 30 e i 54 anni, diplomate e occupate;

• la concentrazione relativa di unità nei settori della sanità e dell’assistenza sociale, anche se cresce nel tempo il numero di quelle che operano in settori meno “tradizionali”;

• la crescita del numero di organizzazioni che hanno utenti diretti e,conseguentemente, l’aumento del numero di coloro che si rivolgono ad esse per soddisfare le loro esigenze.

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Tendenze

• La popolazione di riferimento: i dati Istat 2003 (che segnalano soltanto i volontari che fanno riferimento alle organizzazioni iscritte ai registri) fornivano un dato di 826.000 unità. L’indagine multiscopo dell’Istat del 2009 segnala altresì che il 9,2 per cento della popolazione di 14 anni e più, dichiara di aver svolto attività gratuita per associazioni di volontariato (nei 12 mesi precedenti l’intervista) con un tasso di partecipazione non molto dissimile tra uomini e donne: 9,5 per cento per i primi e 8,8 per cento per le seconde. A livello territoriale, la zona del Paese in cui il volontariato è più diffuso continua ad essere il Nord-est (13,1 per cento), seguito dal Nord-ovest (11,0 per cento). L’adesione al volontariato, al contrario, risulta più bassa nel Sud (5,7 per cento) e nelle Isole con il 6,5 per cento

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Legge e volontariato• Al volontario non serve una legge particolare per operare, in quanto

è sufficiente la Costituzione della repubblica (art. 2 riconoscimento delle formazioni sociali e doveri inderogabili di solidarietà; art. 3 effettiva partecipazione di tutti all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese; art. 4 dovere di svolgere una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società; art. 18 libertà di associazione).

• L’art. 2 della nostra Costituzione, peraltro, lega insieme, non casualmente, il riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo, la garanzia delle formazioni sociali ove si realizza la sua personalità con “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

• A voler significare che il legame sociale, che tiene insieme i mondi che compongono il sistema paese è la solidarietà, a cui tutti siamo chiamati, non solo nella comunità locale e nelle formazioni sociali, ma anche nell’economia e nella politica.

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La legge 266/91• La legge 266/91 ha assunto soprattutto la preoccupazione di

normare le relazioni fra le istituzioni dello stato e le organizzazioni, mentre non ha preso – volutamente – in considerazione il v. spontaneo, individuale e/o di gruppo

• Peraltro, sul piano definitorio non è la presenza di volontari in un’organizzazione, che la rende automaticamente di v., ma la rispondenza della sua struttura e del suo intervento ad alcuni elementi essenziali, propri della sua natura. In particolare vanno segnalati:

• la spontaneità• la gratuità• il servizio agli altri• la continuità• la democraticità delle forme organizzative

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Definizione

• L’identità del v. si definisce anche dai suoi ruoli:• - di individuazione dei bisogni emergenti• di anticipazione nella risposta a bisogni

emergenti• di stimolo e contatto delle istituzioni pubbliche a

tutela dei diritti dei cittadini• di integrazione dei servizi esistenti, pubblici e

privati• di formazione della cultura della solidarietà e

delle reti informali di solidarietà di base

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Definizione CEV

• Il Centro Europeo del Volontariato ha definito il volontariato un attività intrapresa:

• per libera volontà, scelta e motivazione della persona

• senza interesse di lucro• in un ambiente organizzato (all’interno di

organizzazioni, centri di volontariato, gruppi più o meno organizzati, ecc.)

• con lo scopo di giovare a qualcun altro, rispetto al volontario, ed alla società nel suo complesso, contribuendo all’affermazione di valori di interesse generale (pur riconoscendo che fare volontariato porta benefici anche al volontario).

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Volontariato e Orientamenti PastoraliEvb, n.54

“Una cura particolare andrà riservata al servizio civile e alle esperienze di volontariato in Italia e all’estero. Si dovrà sostenere la crescita di una nuova generazione di laici cristiani, capaci di impegnarsi a livello politico con competenza e rigore morale”.

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Giovani e volontariato in Caritas /1

• Per approfondire questi temi Caritas Italiana ha coinvolto l’Istituto di ricerche educative e formative, promosso dalle Acli e autore dei Rapporti sull’Associazionismo sociale, sviluppando un ricerca sul tema del volontariato giovanile all’interno delle Caritas diocesane.

• Il percorso della ricerca si è svolto nel biennio 2008-2010 attraverso diverse fasi:

A. La prima fase ha affrontato il tema dei Giovani e volontariato, attraverso una analisi di sfondo e le opinioni di alcuni direttori diocesani delle Caritas; in particolare sono state realizzate:

• 10 interviste focalizzate a direttori Caritas; • 10 interviste focalizzate a responsabili di altre organizzazioni di volontariato. B. La seconda fase ha indagato l’ambito del Volontariato e vita quotidiana: vale a dire

il posto del volontariato nelle storie di vita dei giovani; si è scelto lo strumento delle interviste biografiche a giovani volontari presso strutture delle Caritas.

C. La terza e ultima fase ha affrontato la questione degli scenari del volontariato giovanile di ispirazione cristiana e l’evoluzione dell’azione pastorale, promuovendo un Focus group con responsabili Caritas impegnati nella promozione del volontariato.

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Giovani e volontariato in Caritas /2

• I risultati, presentati nel Convegno nazionale di San Benedetto del Tronto del 26-29 aprile 2010 hanno segnalato un volontariato giovanile:

• multiculturale, infatti sono numerosi i cosiddetti non credenti che si avvicinano a questa esperienza;

• multicanale, dal momento che la parrocchia non è più l’ambito privilegiato di provenienza dei giovani che fanno volontariato, i quali provengono invece da luoghi di contatto diversi quali la scuola o da interventi mirati;

• valorialmente motivato non solo da elementi altruistici, ma da bisogni di crescita professionale, aggregazione e ricerca di senso;

• sensibile ad un accompagnamento personale, formativo e di senso.Nel focus group conclusivo i direttori diocesani coinvolti hanno fatto emergere

come sia più facile seguire i giovani volontari nelle strutture di minori dimensioni rispetto alle grandi strutture di servizio e accoglienza. Alcuni direttori invitano a non sottovalutare la responsabilità educativa di altri organismi pastorali della Chiesa locale, con una logica di co-progettazione da parte di tutti i soggetti educativi che entrano a pieno titolo nel processo, come i sacerdoti o i responsabili di associazioni

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Prospettive di lavoro /1• promuovere forme di confronto e verifica sugli Orientamenti per il

Decennio 2010-2020 ai diversi livelli territoriali (regionale e diocesano), che coinvolgano gli altri uffici pastorali, in maniera organica;

• sviluppare azioni di monitoraggio delle esperienze già esistenti, sul modello di analoghe iniziative regionali e diocesane, e conseguenti momenti di confronto e coinvolgimento sui risultati;

• proporre la costruzione di una strategia di pastorale integrata a partire dagli Orientamenti attraverso:

• percorsi di costruzione di TESC regionali e diocesani• in questi percorsi soprattutto a livello regionale, esperire forme di

interlocuzione con i titolari istituzionali delle politiche giovanili (vd. Evb, n. 55)[1],per verificare forme di collaborazione strutturali, d’intesa con la Pastorale giovanile;

[1] Evb, n. 55 “La promozione di un ampio dibattito e di un proficuo confronto sulla questione educativa anche nella società civile, al fine di favorire convergenze e un rinnovato impegno da parte di tutte le istituzioni e i soggetti interessati”.

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Prospettive di lavoro /2• coinvolgimento delle Consulte ecclesiali regionali/diocesane degli

organismi socio-assistenziali (laddove esistenti) o dei diversi soggetti ecclesiali attivi in detto ambito , per una lettura dei dati del Censimento alla luce degli Orientamenti pastorali per il Decennio;

• costruzione di progettazioni diocesane integrate per l’educazione al servizio a partire dai luoghi censiti attraverso:

• monitoraggio delle esperienze locali, dati del Censimento e - nelle regioni meridionali - le iniziative del Progetto Policoro e dai progetti territoriali esistenti, in maniera tale da offrire occasioni territorialmente prossime, nonché differenziate per tipologie di interventi e di destinatari;

• utilizzo dei progetti diocesani “Servizio, non violenza e cittadinanza”, come strumento/risorsa per azioni di pastorale integrata, di connessione con l’azione dei Laboratori Caritas parrocchiali, di esperienze di volontariato anche all’estero ;

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Prospettive di lavoro /3• valorizzazione dei Nuclei regionali Servizio Civile, nonché dei

Gruppi regionali educazione alla mondialità e dei singoli operatori, quali risorse formative per l’abilitazione di formatori vocati (Evb, 54 c) all’accompagnamento al servizio dei giovani

• attivazione di una specifica riflessione circa la indicazione espressa dagli Orientamenti in merito alla “promozione di nuove figure educative”, in particolare rispetto alle forme che tutto questo può essere sviluppato;

• sperimentazione di coordinamenti diocesani/regionali di animatori che si occupano di educazione al servizio (ad esempio con Agesci, ACI, mondo missionario…);

• momenti formativi specifici coopromossi con altri soggetti ecclesiali, utilizzando le risorse istituzionali della formazione diocesana, quali gli Istitituti di Scienze Religiose o altre strutture territoriali;

• accordi con i Centri di Servizio di Volontariato per sviluppare sinergie sul tema del volontariato giovanile, anche a partire dalla iniziative già avviate;

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Prospettive di lavoro /4confronto con: • gli Uffici Catechistici regionali e diocesani, a partire dalla questione

delle offerte formative per gli adolescenti, più generalmente per sviluppare strategie di continuità educativa tra catechesi e proposte di percorsi di educazione alla testimonianza di carità;

• gli Uffici Scuola regionali e diocesani per definire offerte specifiche e, possibilmente, curriculari di educazione al servizio in ambito scolastico;

• i soggetti ecclesiali diocesani titolari delle iniziative di educazione socio-politica per definire le connessioni con i mondi del servizio civile e del volontariato giovanile in Italia e all’estero (Vedi n. 54 Evb, Percorsi di vita buona)[1];

• gli Uffici Missionari regionali e diocesani per definire offerte specifiche nell’ambito del servizio in territori di missione (Evb, 32 e 39).[1] Evb, n.54 “Una cura particolare andrà riservata al servizio civile e alle esperienze di volontariato in Italia e all’estero. Si dovrà sostenere la crescita di una nuova generazione di laici cristiani, capaci di impegnarsi a livello politico con competenza e rigore morale”.

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Sintesi operativa

• Costruzione di una pastorale integrata con gli Uffici catechisti e di pastorale giovanile

• Costruzione di percorsi parrocchiali

• Costruzione di percorsi scolastici e universitari

• Costruzione di proposte di proposte multilivello