Voce della Comunità

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1 VOCE per la COMUNITA´ NOTIZIARIO PASTORALE - PASQUA 2010 UNITA’ PASTORALE “S.ARCANGELO TADINI” Parrocchie di Botticino Sera, Mattina e San Gallo INSERTO

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Bollettino parrocchiale delle parrocchie di Botticino

Transcript of Voce della Comunità

  • 1VOCE per la COMUNITA

    NOTIZIARIO PASTORALE - PASQUA 2010UNITA PASTORALE S.ARCANGELO TADINI

    Parrocchie di Botticino Sera, Mattina e San Gallo

    INSERT

    O

  • 2 PresentazioneIn occasione della Pasqua 2010 viene portato in ogni famiglia il notiziario di in-formazione e di formazio-ne dellUnit Pastorale di Botticino. Al centro linserto che riporta la lettera dei ve-scovi lombardi La sfida della fede: il primo annun-cio. Abbondanti pagine ri-gaurdano il rinnovo dei Consigli Parrocchiali; lap-profondimento deltema dellanno sullEucarestia; la presentazione del corso i formazione socio politica sui temi dellambiente. Inol-tre argomenti sul cammino pastorale, lanno sacerdo-tale, pastorale familiare, la Scuola parrocchiale don Orione, le attivit estive per ragazzi, adolescenti e famiglie, il rendiconto eco-nomico 2009, i pellegrinag-gi e il programma delle ce-lebrazioni della Settimana Santa.

    la busta per lofferta in occasione della Pasqua Anche in occasione della Pasqua, viene ricordato ad ogni famiglia linvito a contribuire ai bisogni della parrocchia mediante un offerta strordinaria. Anche questo un modo per esprimere la propria appartenenza alla comunit parroc-chiale. Gli impegni economici non sono pochi. Per le parrocchie di Sera e Mattina i debiti riguardano la sistemazione degli edifici a seguito dei danni causati dal terre-moto del 2004. Per San Gallo non si ancora potuto metter mano alla sistemazio-ne della chiesa (sempre per danni del terrre-moto) poich la parrocchia stata impegnata in questi ultimi anni nel pagare lesposizione riguardante lintervento eseguito in oratorio.. I Sacerdoti e i Consigli Parrocchiali delle tre parrocchie colgono loccasione per ringraziare anticipatamente quanti vorranno cogliere questo appello e per esprimere lau-gurio per le prossime festivit.

    RECAPITO DEI SACERDOTI E ISTITUTILicini don Raffaele, parroco

    tel. 0302691105 - cell. 3283108944 e-mail parroc:[email protected]

    fax segreteria: 0302193343Capoferri don Mauro tel. 3283219876

    e-mail: [email protected] don Giovanni tel. 3355379014Loda don Bruno tel. 0302199768

    Pietro Oprandi, diacono tel 0302199881Oratorio Botticino Sera tel. 0302692094Scuola don Orione tel. 0302691141

    sito web : www.parrocchiebotticino.itSuore Operaie abit. villaggio 0302693689Suore Operaie Casa Madre tel. 0302691138

    BATTESIMI BOTTICINO SERADomenica 14 febbraio ore 11,00

    Sabato 3 aprile alla Veglia PasqualeDomeniche 11/4 -16/5 e 27/6 ore 11,00

    BATTESIMI BOTTICINO MATTINADomenica 10/1-14/2 ore 17,30

    Domeniche 18/4 - 30/5 - 11/7 ore 11,00

    BATTESIMI SAN GALLODomeniche 18/4 e 23/5 - 27/6 ore 10,00

    I genitori che intendono chiedere il Battesimo per i fi-gli sono invitati a contattare, per tempo, per accordar-si sulla preparazione e sulla data della celebrazione,

    il parroco personalmente o tel.3283108944

  • 3 Carissimi/e, le campane suonano a distesa, il canto dellAl-leluja riempie ogni preghiera. Lannuncio del Signore Risorto desidera raggiungere i cuori di tutti e dona-re la Speranza. Facciamoci testimoni con i gesti e le parole di questo annuncio sconvolgente: Cristo Ges, il Croci-fisso per amore, risuscitato. Ha sconfitto definiti-vamente il peccato e la morte. la sconfitta dello scontro, della divisione, dellindividualismo. la vittoria dellincontro, della comunione, della famiglia. La nostra fede cristiana non sostenitrice di un generico vogliamoci bene o diamoci da fare. Noi siamo cristiani perch Cristo Ges, il Crocifisso Risorto, centra con la nostra vita, le nostre scelte quotidiane, la nostra famiglia, i nostri amici, il nostro studio, il nostro lavoro, il nostro tempo libero. La sua Parola potente si compie nei Sacramenti e particolarmente nellEuca-restia: partecipando tutti insieme come Chiesa ci viene donata la forza di amare e di perdonare con la logica di Dio, la follia dellamore. Ci viene donata la capacit di giudicare i fatti di ogni giornata e della vicenda umana con il criterio della Storia della Salvezza. Questo grande regalo non per noi, per tutti. Siamo invitati a partecipare alle Celebrazioni della Settimana Santa: raccon-tano al meglio il Volto di Cristo. La Parola di Dio e la Liturgia di questa settimana sono, in modo eminente, la sorgente e il culmine della Vita della Chiesa. Consegnano la motivazione pi alta per vivere la Carit, per custodire la Speranza, per trasmet-tere la Fede. Ci che motiva i passi quotidiani, ci che dona la forza per attraver-

    sare il male con lamore, la presenza del Cristo Risorto, il Crocifisso per amore. La comunit cristiana prende nuova coscien-za della sua entusiasmante missione di gridare con la vita, con le parole, con i gesti, con i segni, che il Signore Ges, il falegname di Nazareth Risorto e porta impressi per sempre sul suo cor-po glorioso i segni della passione, del suo amore per lumanit. Lo Spirito Santo trasforma ogni pi piccolo gesto in questo grande racconto. E il mistero pasquale! Risuona per sempre il saluto di Ges: Pace a voi! Portiamo nel cuore la gioia dellannuncio della Pasqua, afferrati da Cristo e pellegrini per le strade del mondo, tracciando i sentieri della Speranza. BUONA PASQUA A TUTTI! don Raffaele

    E LA PASQUA DEL SIGNORE

    LULIVO BENEDETTO

    Ramoscello dulivo benedetto Simbolo di quella pace serena Che a famiglie dal cuore diletto Sempre porti la gioia suprema

    De fa si che per lopera pia Ogni odio , rancore vada via Ed entri beata la fraterna unione Con la Pasqua risurrezione

    Io ringrazio tanto il Signore Si avverato il mio sogno damore Prima daddormentarmi ogni sera Reciter la bella preghiera

    E pian piano sottovoce Far il segno della croce Pietro Stefana

  • 4incontri di formazione animatori pastorali

    LA CRESCITA SPIRITUALE DELLA COMUNITAlimentarsi alla fonte

    La missione della Chiesa non pu realizzarsi se non accompagnata dalla conversione persona-le e da una profonda vita spirituale. Lo scollamento tra vita interiore e vita pastorale allorigine di una azione ecclesiale sterile che rischia di rimanere attivismo fine a se stesso. La vita ordinaria della parrocchia offre occasioni preziose per una crescita spirituale: dalla liturgia, alla domenica. Occorre dare rilievo a ci che essenziale, ripensandolo con intelligenza creativa.

    Almeno da due decenni e a tutti i livelli ecclesiali si parla di una nuova evangelizzazione e di missionariet della chiesa quale urgenza allinizio del terzo millennio, e in questa direzione va fatta la conversione pastorale, che indica un cambiamento della pastorale.La conversione della pastorale vuole essere un cambiamento in senso missionario, in modo che le comunit cri-stiane vivano una spinta missionaria e sappiano annunciare il Vangelo tra gli uomini. in questa prospettiva che vanno ripensate le parrocchie.. Mi accompagna da anni una preoccupazione che cerco sempre di manifestare poich mi appare urgente e neces-saria: la preoccupazione, cio, che la comunit cristiana, la parrocchia e, di conseguenza, ogni cristiano - sia veramente evangelizzata, giunga a una fede matura e pensata, affinch si proietti nellevangelizzazione, nella missionariet con sa-pienza e senso di responsabilit. Mettendo, in modo adeguato e proporzionale, in evidenza il dovere e limpegno di cre-scere in ogni cosa tendendo a lui, che il capo, Cristo (Ef 4,15), attraverso la necessit della testimonianza nella vita. Paolo VI, nella splendida esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, metteva in evidenza che il primo mez-zo di evangelizzazione la testimonianza di una vita autenticamente cristiana (n. 41), una vita fedele in tutto al Signore Ges. Se vero che levangelizzazione rivolta a tutti, e nessuno pu esserne escluso, perch la missione della chiesa - per volont stessa del Signore - universale, altrettanto vero che essa deve essere evangelizzazione continua della chiesa. Sono sempre pi convinto che tra i destinatari dellevangelizzazione occorre mettere i cristiani stessi: i battezzati cosiddetti praticanti -che a Botticino oscillano tra il quindici e il venti per cento -, i quali essi stessi hanno bisogno di evangelizzazione, perch spesso la loro conoscenza non neppure a misura della loro pratica liturgica o della loro vita ecclesiale. Mi sembra allora importante affermare che la nuova evangelizzazione prima di tutto e soprattutto un impe-gno spirituale. perci fondamentale che noi stessi ci lasciamo interpellare in modo sempre nuovo dal Vangelo; che noi stessi viviamo pi decisamente e con maggior gioia secondo lo spirito del Vangelo. Se siamo sinceri, dobbiamo riconoscere che siamo noi stessi spesso di ostacolo al Vangelo e alla sua diffusione. Senza la nostra conversione personale, tutte le riforme, anche le pi necessarie e benintenzionate, vanno a cadere e, senza il nostro rinnovamento personale, esse finiscono in un vuoto attivismo. Senza lascolto della Parola e della volont di Dio, senza lo spirito di adorazione e senza la preghiera continua(intesa come essere con Dio e non semplicemente dire preghiere), non ci sar rinnovamento della chiesa n nuova evangelizzazione nelle nostre parrocchie.

    Scollamento tra vita ecclesiale e vita interiore Secondo un mio modesto parere, mi sembra che negli ultimi anni nellopera ecclesiale si corre il rischio di mettere in secondo piano il suo messaggio spirituale. C la tentazione di pensare che lazione pastorale parta dallidea che lesperienza religiosa corrisponde a un impegno nel mondo piuttosto che alla iniziazione a una relazione personale con Dio in-nestata su una profonda vita interiore. Il cristianesimo si confonde cos con una qualsiasi pratica al servizio della societ: limportante, si pensa, amare gli altri, fare dei servizi, essere tolleranti, ma tutto questo ri-schia, scisso da una vita interiore, di ridursi a presta-

    c h i e s a i n c a m m i n o

  • 5zione. Le richieste di vita interiore, di vera e integrale esperienza di Dio, le vediamo rispuntare in for-ma di religione selvaggia e deviata (esoterismo, occultismo) oppure in forma di adesione a movimenti spirituali sia orientali che hanno al loro centro larte della concentra-zione, della meditazione, lascesi, il controllo dei pensieri, la disciplina del cibo, il trovare una pacificazio-ne interiore. In altri termini, ormai chiesa e vita interiore sono sentite come valori separati. Parlare di vita ecclesiale significa evocare attivit pastorali, caritative, organizzative, ma non certo uno spazio in cui sia data una centralit alla trasmissione dellarte della vita interiore e della vita spi-rituale cristiana. Oggi manca - mi sento di dirlo con molto rispetto e, nello stesso tempo, con assoluta convinzione - una educazione alla vita interiore, che pu essere det-ta anche vita spirituale, intenden-do questultima come vita nello Spirito Santo: una vita cio anima-ta e guidata dallo Spirito Santo che pu essere raccontata o spiegata da molte espressioni di Paolo: vita nascosta con Cristo in Dio (Col 3,3), vita che Cristo stesso (cfr. Col 3,4), vita dell uomo interiore che si rinnova di giorno in giorno (2Cor 4,16), vita nuova in cui il cristiano cammina (cfr. Rm 6,4), fino alle affermazioni vertiginose, quasi indicibili: Non sono pi io che vivo, Cristo che vive in me (Gal 2,20). La vita spirituale ha avu-to sempre un luogo, una fonte, un organo simbolico: il cuore umano. Cos nella tradizione biblica e poi in quella cristiana il cuore lorgano della vita spirituale, perch sede del pensiero, della volont, dellamore. In noi c questo spazio che tutta-via, a causa del peccato, refratta-rio, ostile allo Spirito Santo, cuo-re di pietra, cuore indurito, ma cuore che lo Spirito pu cambiare con il nostro consenso in cuore di carne (cfr. Ez 36,26 e 2Cor 3,3), cuore capace di amare Dio e i fra-telli (cfr. Dt 6,5 e Rm 5,5), cuore che sa ascoltare (cfr. 1Re 3,9 e Lc 8,15). Il profeta Isaia richiamava i figli dIsraele a ritornare al cuore (cfr. Is 46,8) e lapostolo Giacomo chiede ai cristiani: Santificate il vostro cuore (Gc 4,8): questa la vita spirituale.

    LIMPORTANZA DEI RITI Con la Domenica delle Palme inizia una settimana tutta particola-re dal punto di vista liturgico, senzaltro la pi importante di tutto lanno e quindi di una suggestivit unica. Probabilmente le sensazioni del profano sono pi sollecitate dal clima natalizio che da quello pasquale, dal quale comunque rimane coinvolto, percependo che per i credenti si tratta di celebrare il fondamento principale della loro fede, che la passione e la morte, ma soprattutto la resurrezione di Cristo. Ad accompagnare questo percorso liturgico vi sono dei riti, ovviamente adeguati e molto stimo-lanti, che aiutano non solo la comprensione dei grandi misteri, ma predi-spongono altres lanimo umano a viverli con intensit, tanto da provare il massimo accoramento a conclusione di quelli del Venerd santo, il senso di smarrimento, che fu proprio dei primi discepoli, dopo la Via Crucis e fino alla notte del Sabato, lesplosione di gioia allannuncio delle pie don-ne allalba della Domenica. Vanno dunque sempre tenute nella massima considerazione sia la definizione dei riti stessi che la loro preparazione. Se infatti la liturgia il corpo della fede, la sua espressione tangibile e pertanto immodificabile, il rito ne il veicolo attraverso il quale viene comunicata ed per sua natura quindi adattabile alle circostanze: basti citare per tutte la pluralit dei riti esistenti nel cattolicesimo e la diversi-ficazione linguistica. Va da s che, in quanto elemento di impatto, il rito sia spesso soggetto a critiche, o perch troppo lungo o perch eccessivo o perch accompagnato da segni dispendiosi o da gestualit ritenute talvolta superate e rivolte unicamente a catturare lattenzione della gente e cos via. Niente di pi strumentale e contraddittorio in siffatto atteggia-mento, che risponde pi alla nostra insofferenza per qualcosa che ci estraneo, che non riusciamo a compenetrare e che di conseguenza rite-niamo poco attraente in unepoca in cui la frenesia del mordi e fuggi la fa da padrona. Pronti tuttavia, e qui sta la contraddizione, a prenderci tutto il tempo necessario quando si tratta, ad esempio, di partecipare a qualche evento mondano o di farci una bella mangiata, magari in compagnia. Mai notato quanta attenzione e quanto tempo impieghiamo per la prepara-zione dei cibi, per la loro presentazione (perch anche locchio vuole la sua parte), per disporre al meglio la tavola con tutti gli annessi e connes-si, nella cura e nella scelta dei vini, nel modo stesso di consumare ecc. ecc.? Quale profusione di ritualit! La nostra vita tutta un rito, da quan-do ci alziamo al mattino e ci dedichiamo al nostro corpo (non parliamo del trucco!), alla scelta del vestito, che deve evidenziare e se possibile migliorare la nostra stessa personalit, e alla sera quando sprofondiamo nella nostra poltrona per guardare la TV, magari tenendo fra le mani la bi-bita preferita. Poi, al contrario, fremiamo se la Messa dura cinque minuti di pi, se la predica si dilunga, a prescindere dalle argomentazioni, se il coro incalza con qualche canto pi appropriato. Viviamo di riti e, tornan-do al tempo che stiamo vivendo, giusto viverli con calma e nella misura che limportanza dellevento richiede. Noi credenti in questa settimana non ricordiamo la storia della passione, morte e resurrezione di Ges, ma facciamo memoria di quei fatti. Far memoria vuol dire riproporli e riviverli oggi, come daltronde ogni volta che celebriamo lEucari-stia (fate questo in memoria di me). Se poi aggiungiamo che il nostro partecipare non deve ridursi ad un mero tributo di riconoscenza a Colui che,innocente, ha dato la vita per salvarci, bens essere un ripercorrere la strada che Egli, primizia di coloro che sono morti, come dice San Paolo, ci ha aperto, perch anche noi dopo di Lui e con Lui siamo destinati a mo-rire e risorgere, allora dovremmo vivere i riti che ci attendono con lan-sia di bere alla fonte del consolidamento delle nostre certezze. Un tempo ogni momento della Settimana santa era costellato di preghiere e ceri-monie particolari, alcune delle quali (come i mattutini, le lamentazioni, ecc.) ricordo ancora con una punta di nostalgia. Oggi ci viene richiesta la presenza, oltre che alla Domenica delle Palme, almeno ai pomeriggi - o sere - di Gioved (lavanda dei piedi) e Venerd (adorazione della Croce). E oltre ai momenti personali di adorazione al Santissimo, alla croce les-sere presente alla Veglia Pasquale del Sabato Santo che verr celebrata nelle tre parrocchie in orari diversi per favorire una maggior partecipa-zione. E ... non facciamo tanto i preziosi! C un tesoro pi grande che ci viene offerto.

  • 6 I mezzi per vivere la vita spirituale Alla luce di ci che finora stato dello, mi sento di fare questa applicazione di carattere pastorale: una co-munit parrocchiale cresce sempre pi nel suo impegno di evangelizzazione e di testimonianza nella misura in cui si alimenta alla fonte che la vita spirituale. Pertanto mi sembra che sia opportuno farci delle domande: -quali sono i mezzi per vivere la vita spirituale in pienezza? -come progettare in una comunit parrocchiale un cammino di crescita spirituale rivolto a tutti i fedeli? -quali possibili itinerari per iniziare a una vita spirituale autentica? A mio avviso non si tratta di inventare qualcosa di nuovo, ma occorre semplicemente ritornare allessenzia-le, che da sempre - nella lunga tradizione della chiesa - ha definito la vita spirituale del cristiano e della comunit ecclesiale, e ripensarlo con intelligenza creativa. Tale essenziale costituito dalla liturgia, dalla domenica e dallascolto orante della Parola di Dio.

    La liturgia: primo pilastro della vita spirituale La chiesa innanzitutto una realt che genera alla fede ma che a sua volta generata dalla liturgia, culmine e fonte della vita della chiesa (cfr. SC 10); ancor pi precisamente, la chiesa generata dalleucaristia! Quando si parla di eucaristia, bisogna ritornare alla comprensione iniziale ripresa grazie al concilio Vaticano II (cfr. SC 48, 51, 56) , sintetizzata nellimmagine delle due mense: la tavola della Parola donata da Dio al suo popolo e la tavola del pane e del vino eucaristici, entrambe essenziali per la celebrazione della nuova e definitiva alleanza. La liturgia eucaristica cos intesa il vero fulcro, la radice, il cardine della vita spirituale della chiesa e, quin-di, della parrocchia, poich in essa che la chiesa nasce e cresce, da essa che la comunit plasmata e confermata nella comunione e riceve la forza per essere missionaria nel mondo.Proprio perch la liturgia cos decisiva nella vita ecclesiale, necessario domandarsi con franchezza se nella realt dei fatti oggi essa ancora posta al centro della vita e dellazione parrocchiale e, di conseguenza, del singolo bat-tezzato. C la consapevolezza che, quando la parrocchia celebra leucaristia, essa diventa il corpo del Signore nel mondo? Ecco perch la celebrazione delleucaristia deve essere ben vissuta nei suoi ritmi e nei suoi tempi, diventan-do cos edificazione e manifestazione della chiesa: una liturgia domenicale la pi feconda scuola ecclesiale che settimanalmente pu dare forma alla vita spirituale del singolo e della comunit. Il maggior impegno di una parrocchia - parroco e parrocchiani insieme - dovrebbe allora essere proprio quel-lo dedicato alla liturgia, in modo che essa sia davvero centrale e abbia un reale primato su tutta la vita della comunit. Si tratta di celebrare la liturgia con seriet e convinzione! E questo impegno deve consistere nellannunciare la parola di Dio, nella certezza che essa cibo per la vita cristiana, tenendo presente che per gran parte dei cristiani il contatto con la parola di Dio e con i vangeli avviene unicamente nella celebrazione eucaristica. Ma, allimpegno dellannuncio deve corrispondere quello dellascolto, in modo che ci sia spazio per una co-noscenza sapienziale, amorosa, che si traduce in obbedienza puntuale, in realizzazione della Parola ricevuta: Quan-to il Signore ha detto noi lo faremo e lo ascolteremo! (Es 24,7). Senza ascolto della Parola non c celebrazione in Spirito e Verit dellalleanza con Dio, perch la fonte da cui scaturisce tutto nella vita cristiana la parola di Dio viva ed eterna (1Pt 1,23). Dal testo conclusione Sinodo dei Vescovi sulla Parola al n8: La liturgia, e in particolare la celebrazione eu-caristica domenicale, devono essere sempre pi il luogo da cui ripartire per diventare corresponsabili del Vangelo e per ricondurre tutta lesistenza - sia la propria che quella della comunit umana in cui la parrocchia posta - sotto la sfera del Vangelo, con creativit e coraggio, per farsi servi degli uomini e non per dominarli. la frazione del pane. La scena di Emmaus (cf. Lc 24, 13-35) ancora una volta esemplare e riproduce quanto accade ogni giorno

    nelle nostre chiese: allomelia di Ges su Mos e i profeti subentra, alla men-sa, la frazione del pane eucaristico. , questo, il momento del dialogo intimo di Dio col suo popolo, latto della nuova alleanza suggellata nel sangue di Cristo (cf. Lc 22, 20), lopera suprema del Verbo che si offre come cibo nel suo corpo immolato, la fonte e il culmine della vita e della missione della Chiesa. La narrazione evangelica dellultima cena, memoriale del sacrificio di Cristo, quando proclamata nella celebrazione eucaristica, nellinvoca-zione dello Spirito Santo diventa evento e sacramento. per questo che il Concilio Vaticano II, in un passo di forte intensit, dichiarava: La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cri-sto, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della Parola di Dio sia del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli (DV 21). Si dovr, perci, riportare al centro della vita cristiana la liturgia della parola e la liturgia eucaristica, congiunte tra loro cos stretta-mente da formare un solo atto di culto (SC 56). La fede nasce dallascolto (Rm 10,17): se la parola di Dio risuona nella parrocchia, se tale Parola viva ed efficace resa presente in ogni assem-blea parrocchiale, allora potr anche svilupparsi quella fede adulta e matura che, vissuta tra gli uomini e nella storia, diverr una fede pensata, capace di tenere insieme i vari aspetti della vita facendo unit di tutto in Cristo.

  • 7 Dal messaggio finale del Sinodo dei Vescovi al n 10: Eccoci, infine, davanti allultima colonna che sorregge la Chiesa, casa della parola: la koi-nona, la comunione fraterna, altro nome dellagpe, cio dellamore cristiano. Come ricordava Ges, per diventare suoi fratelli e sue sorelle bisogna essere coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica (Lc 8, 21). Lascoltare autentico obbedire e operare, far sbocciare nella vita la giustizia e lamore, offrire nellesistenza e nella societ una testimonianza nella linea dellappello dei profeti, che costantemente univa Parola di Dio e vita, fede e rettitudine, culto e impegno sociale. ci che ribadiva a pi riprese Ges, a partire dal celebre monito del Discorso della montagna: Non chi dice: Signo-re, Signore! Entrer nel regno dei cieli, ma chi fa la volont del Padre mio che nei cieli (Mt 7, 21). In questa frase sembra echeggiare la parola divina pro-posta da Isaia: Questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi invoca con le labbra, mentre il suo cuore lontano da me (29, 13). Questi ammonimenti riguardano anche le Chiese quando non sono fedeli allascolto obbediente della Parola di Dio. Ci che viene qui espresso va riferito anche a ogni celebrazione in par-ticolare dei Sacramenti (es. Penitenziali, Matrimoni, Battesimo, Cresime, Unzione Infermi), ma anche ai funerali, veglie funebri, adorazioni, veglie di preghiere Senza tale centralit della parola di Dio nella vita parrocchiale, se cio i cristiani non saranno continuamente evan-gelizzati, raggiunti dalla buona notizia della vita di Ges Cristo -vita spesa per i fratelli e risurrezione da morte in favore di tutti gli uomini -, non esister neppure alcuna possibilit di evangelizzazione autentica e feconda! Occorre qui il grande sforzo per una conversione della pastorale a ci che veramente essenziale, in modo da rimettere al centro della vita parrocchiale quello che, di fatto, facilmente diventa periferico. Se la liturgia ritrova centralit, allora sar possibile riacquistare il gusto del contatto diretto e personale con la parola di Dio, che, come indicava Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte, interpella, orienta, plasma lesistenza (NMI 39).

    La domenica: secondo pilastro. Certamente va riconosciuto come momento costitutivo della vita della parrocchia la domenica, il giorno del Signore, che ha al suo centro la liturgia eucaristica. I cristiani devono tornare ad affermare con convinzione: Non possiamo vivere senza leucaristia domenicale; devono essere consapevoli che, se custodiscono la domenica, la domenica li custodir anche nelle situazioni meno positive che potranno incontrare nella loro vita di testimonianza cristiana. Non un caso che gli Orientamenti pastorali chiedano di recuperare la centralit della parrocchia insie-me alla custodia della domenica (cfr. CVMC 47-49); se si recupera limportanza della domenica, si dar centralit alleucaristia.

    La Parola: terzo pilastro La valorizzazione dei centri di ascolto. Diffusione e qualificazione. La lectio divina. Il messaggio finale del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio pone lalectio divina accanto alla Liturgia delle ore, la preghiera della Chiesa per eccellenza - dice: La tradizione ha introdotto la prassi della Lectio divina, lettura orante nello Spirito Santo, capace di schiudere al fedele il tesoro della Parola di Dio, ma anche di creare lincontro col Cristo, parola divina vivente. Essa si apre con la lettura (lectio) del testo che provoca una domanda di conoscenza autentica del suo contenuto reale: che cosa dice il testo biblico in s? Segue la meditazione (medtato) nella quale linterrogativo : che cosa dice il testo biblico a noi? Si giunge, cos, alla preghiera (oratio) che suppone questaltra domanda: che cosa diciamo noi al Signore in risposta

    alla sua parola? E si conclude con la contemplazione (contemplatio) durante la quale noi assu-miamo come dono di Dio lo stesso suo sguardo nel giudicare la realt e ci do-mandiamo: quale conversione della mente, del cuore e della vita chiede a noi il Signore? (n. 9).

    PER LA RIFLESSIONE PERSONALE E COMUNITARIACrescita spirituale: tempo in cui la comunit (operatori pastorali e semplici fedeli) accoglie la chiamata del Maestro a lasciare tutto per stare ai suoi piedi con lunico intento di imparare dalla sua Parola lo stile cristiano della preghiera, del servizio, della comunione e della missione.- nelle nostre comunit cristiane esiste per noi e per i fedeli (comunit intera e fa-sce di et, categorie.) la possibilit di fare un cammino di crescita spirituale? - quali proposte per valorizzare quanto esiste e quanto sarebbe necessario mette-re in atto in riferimento a quanto sopra espresso, soprattutto per una conversione della pastorale a ci che veramente essenziale ? - possibile un giorno dove si sospendono tutte le attivit pastorali - dico tutte - per mettere al centro esclusivamente la Parola e lEucaristia?

  • 8ALLA PALESTRA gruppo Caritas Unit Pastorale di Botticino

    DELLA CARITACon soddisfazione si sta concludendo il

    percorso che porter alla creazione di un gruppo caritas nella nostra comunit parrocchiale. Soddisfazione, perch un buon numero di persone ha partecipato agli incontri e ha dato la disponibilit a farsi prossimo con interventi concreti per migliorare la vita di chi vive situazioni di difficolt e disagio. Questi incontri non si sono limitati ad ascoltare un esperto, ma il formatore ci ha accompa-gnato nel cammino a comprendere,lo stile della carit, per viverlo e testimoniarlo nella nostra vita, lavorando prima su noi stessi nello stile dellincontro ( persone che si ritrovano con un unico intento), il confronto tra di noi e la parola di Dio che illumina il nostro essere e fare, la relazione che ci fa conoscere e sperimentare lamicizia e la fraternit. Nei marted sera sono stati esaminati alcuni bisogni: Il discernimento di fede come punto di partenza, fondamentale per riconoscersi dentro un progetto voluto da Dio per la nostra vita. Non faccio la carit per soddisfare un desiderio di grati-ficazione, ma perch Dio mi chiama a vivere la carit verso quanti vivono situazioni di disagio. Approfondire le motivazioni personali e di gruppo, capendo il significato di carit, con-frontandoci con linno alla carit di San Paolo nella lettera ai Corinzi: Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carit, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono delle profezie e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede cos da trasportare le montagne, ma non avessi la carit, non sono nulla. Scoprendo la necessit della relazione, limportanza del gruppo, del saper lavorare insie-me, bandendo i personalismi, luomo della carit non un battitore libero, ma agisce in comu-nione con i fratelli e con le altre associazioni presenti sul territorio,impegnandosi a coinvolgere la comunit parrocchiale richiamandola allattenzione verso i pi deboli. Lascolto delle persone per comprendere i bisogni, e per avvicinarsi a chi si trova in diffi-colt senza essere invadenti o mettere in imbarazzo, si possono incontrare situazioni dove la per-sona ha bisogno di aiuto, ma o non sa a chi rivolgersi, oppure fatica a manifestare il suo disagio. Nei prossimi incontri, analizzeremo quali sono i bisogni del territorio, capire a quali perso-ne vogliamo rivolgerci o che richiedono attenzione immediata per poter intervenire in un secon-do momento con strategie adeguate. Molto importante sar creare una organizzazione,che agisca in modo chiaro e ordinato , per non correre nel rischio di un fare disordinato, ma sia in grado di rispondere alle esigenze non solo di oggi, ma anche future. Il traguardo decisamente ambizioso,non per questo ci dobbiamo scoraggiare o pensare di non farcela, abbiamo dalla nostra parte gruppi che gi svolgono questo servizio. Paolo VI diceva: Sogniamo noi forse quando parliamo di civilt dellamore? No non sogniamo. Gli ideali, se autentici, non sono sogni: sono doveri sono energie, sono speranze.

    Pietro, diacono

  • 9LEucaristia al centro della vita cristianaCome ho scritto nella Lettera apostolica, Novo millennio ineunte, non si tratta di inventare un nuovo programma. Il programma c gi: quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Esso si incentra, in ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in Lui la vita trinitaria, e trasformare con Lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste. Lattuazione di questo programma di un rinnovato slancio nella vita cristiana passa attraverso lEucaristia... NellEucaristia abbia-mo Ges, abbiamo il suo sacrificio redentore, abbiamo la sua risurrezione, abbiamo il dono dello Spirito San-to, abbiamo ladorazione, lobbedienza e lamore al Padre. Se trascurassimo lEucaristia, come potremmo rimediare alla nostra indigenza?

    (Giovanni Paolo II, ECCLESIA DE EUCHARISTIA, n. 60)

    il Pane del Cammino

    L A C H I E S A V I V E

    D E L L E U C A R E S T I A

    Lo riconobbero nello spezzare il Pane Luca narra nel suo vangelo che la sera di Pasqua due uomini stanchi e sfiduciati si allontanavano da Gerusa-lemme sulla strada per Emmaus. Non avevano voglia di parlare e quando vennero affiancati da un altro viandante ebbero un senso di fastidio. Anche perch limprevisto compagno di viaggio si mostr indiscreto nel chiedere il perch della tristezza che traspa-riva dai loro volti. Fu solo per cortesia che, in poche battute, raccontarono la fine ingloriosa di un certo Ges di Nazaret, un per-sonaggio eccezionale, a parer loro, per le parole e i gesti che aveva compiuto. Ma la sua dottrina dava fastidio alle autorit religiose ebraiche che riuscirono a coinvolgere gli occupanti ro-mani nellassassinio di un innocente. E per di pi perpetrato con linfamante e straziante supplizio della croce. A dire il vero speravamo - aggiunsero i due - sulla sua parola, che oggi sarebbe accaduto qualcosa di stra-ordinario perch quel Ges di Nazaret aveva parlato di risurrezione nel terzo giorno. Ma dalla casa dove eravamo nascosti - Gerusalemme in questi giorni era poco sicura per i seguaci del Maestro - non abbiamo percepito niente e, anche se a malincuore, abbiamo dovuto lasciare la citt perch dobbiamo riprendere il lavoro nel nostro paese. Ma quello che mi avete raccontato riguardo a Ges di Nazaret gi scritto nelle sacre Scritture, ribatt il viandante che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio. E cominci a richiamare alla loro mente brani delle Scritture gi noti ma che, riascoltati dalla voce calda e suadente di quelluomo, assumevano contorni nuovi e, so-prattutto, riaccendevano nel loro animo lo stesso entusiasmo che avevano provato il giorno del primo incontro con il Nazareno. Intanto erano giunti alle porte di Emmaus e il viandante accenn a proseguire il cammino. Rimani con noi - lo pregarono i due - perch sta calando la sera. Parleremo ancora un po insieme, mangeremo qualcosa, ti potrai riposare e domani riprenderai il tuo cammino. Linvito fu accolto e alla prima locanda si sedettero attorno ad un tavolo. Sulla mensa fu deposto un pane e una borraccia di vino, tirati fuori dal fondo della bisaccia che uno dei due portava a tracolla. Il misterioso viandante prese quella piccola schiacciata di grano e, dopo aver alzato lo sguardo in alto, quasi a cercare un volto conosciuto, la spezz con un gesto che sembr il culmine di un rito. Agli occhi dei due - calamitati fino a quel momen-to dal pane spezzato - quelle mani sembrarono evaporare, poi tutta la persona del viandante fu quasi assorbita dalla penombra della stanza. Ma il volto rimase ancora appeso a un filo di luce e, per un istante, videro riflesso in esso i lineamenti del Maestro. il Signore! si dissero con voce strozzata lun laltro. Ma certo! Ecco perch quando parlava lungo la strada il nostro cuore si apriva alla speranza come quando ascoltavamo i suoi discorsi prima che fosse crocifisso! Torniamo di nuovo a Gerusalemme a raccontare a Pie-tro, Giacomo, Giovanni e agli altri discepoli che lo abbia-mo visto, risorto e vivo!.

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    Anche noi sulla strada di Emmaus

    Alla mensa della Parola Alla comunit convocata in chiesa per la celebrazione eu-caristica Dio rivolge la sua Parola. Nella prima parte della Messa, chiamata Liturgia della Parola, ci mettiamo in ascolto delle let-ture tratte dalla Bibbia - sia dallAntico che dal Nuovo Testamen-to - e nellomelia il celebrante spiega e attualizza il messaggio in esse contenuto. Di fronte alla Parola di Dio proclamata nellassemblea litur-gica viviamo il primo atto fondamentale della fede: lascolto. Linvito ad avere Un cuore che ascolta (1 Re 3,9) Dio lo

    Ogni volta che la Chiesa celebra lEucari-stia i fedeli possono rivivere in qualche modo lesperienza dei discepoli ai Emmaus si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. (Giovanni Paolo II, ECCLESIA DE EUCHARISTIA, n. 6)

    Nella sua suggestiva vivacit, lepisodio dei due discepoli in cammino verso Emmaus immagine esemplare dellincontro che la Chiesa nellEucaristia fa con il suo Signore. Lesperienza di quei due diventa la nostra esperienza. Essi esprimono bene la situazione delluo-mo contemporaneo, sfiduciato per il tramonto di false sicurezze e di facili speranze, a volte deluso perfino di Cristo e della sua Chiesa, alla ricerca di significati da dare alla vita, di ideali per cui lotta-re, credere, sperare. Ges per primo si avvicina a loro, si fa compagno di viaggio e li interroga, si interessa della loro vita, si lascia coinvolgere nei loro pro-blemi, li provoca a uscire fuori dallapatia, e cam-mina con loro. I loro occhi sono come impediti d ricono-scerlo, perch la fede spenta. Eppure quel vian-dante li attira, le sue parole scendono nel profondo del cuore e lo fanno ardere. Rinasce la speranza e una luce nuova illumina lesistenza. Cos ha ini-zio il riconoscimento attraverso un incontro che diviene sempre pi forte e intimo, fino a vedere nel gesto dello spezzare il pane il Signore risorto. La gioia della scoperta tale che i due ri-

    fanno il cammino, questa volta da Emmaus a Gerusalem-me, per comunicare ai fratelli la loro singolare esperienza e per proclamare insieme: II Signore davvero risorto! (Lc 24, 34). un racconto di intonazione pasquale. In filigra-na vi leggiamo i momenti essenziali dellincontro salvifico con Cristo che si compie nellEucaristia: Cristo cammina sulle strade delluomo. Con la sua parola convoca e manifesta il senso della vita. II pane spezzato nutrimento e rivelazione. Lincontro con Cristo riempie il cuore di speranza e da coraggio per annunziarlo vivente nel mondo.

    (Eucarestia,comunione e comunita, n..5)

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    aveva rivolto gi al popolo dIsraele. Nel Nuovo Testamento Ges stesso che ribadisce limportanza dellascolto: Beati coloro che ascolta-no la Parola di Dio e la osservano (Lc 11,28). In questa prima parte della Mes-sa siamo come gli apostoli che si rac-coglievano intorno a Ges per saziarsi della sua Parola e come Maria, la sorel-la di Lazzaro, che, seduta ai piedi del Signore, ospite nella sua casa, rimane-va affascinata da quello che il Maestro diceva. Siamo come i discepoli di Emmaus per i quali le parole di Ges, che si era fatto loro compagno di viaggio, scendono nel profondo del cuore, illuminano di nuova luce lesistenza, fanno rinascere la speranza. Naturalmente nellascoltare la Parola di Dio non dobbiamo essere uditori distratti e disinteressati. Ricordiamo la parabola del seminatore: il nostro cuore che accoglie la Parola sia come il terreno buono che permette alla Parola di portare frutto cosi che possiamo es-sere assimilati a Cristo nel pensare e nellagire. Se siamo consapevoli dellimportanza di questa prima parte della Messa, faremo anche del tutto per essere puntuali alla celebrazione, cosi da non perdere le letture che vengono proclamate e la spiegazione del celebrante.

    Alla mensa del Pane Cosa posso dare a te? Dopo aver ascoltato e meditato la Pa-rola di Dio, vengono portati sullaltare il pane e il vino che saranno offerti dal celebrante in nome di Cristo e che, nel sacrificio eucaristico, diventeranno il suo corpo e il suo sangue. In questo momento della Messa, chia-mato offertorio, ogni cristiano presente chia-mato ad unire allofferta del sacerdote le gioie, le attese, le fatiche, le sofferenze della sua vita pregando il Signore che le accolga e le trasfor-mi con la sua grazia. In questo modo ogni bat-tezzato esercita il sacerdozio che ha ricevuto con il Battesimo. Fate questo in memoria di me A questo punto ha inizio il momento centrale e culminante dellintera celebrazione, vale a dire la Preghiera eucaristica. Il sacerdote invita il popolo a innalzare il cuore verso il Signore nella preghie-ra e nel rendimento di grazie e lo associa a s nella solenne preghiera che egli, a nome di tutta la comunit, rivolge al Padre.

    La Chiesa na sempre venerato le Divine Scritture come ha fatto per il corpo stesso ai Cristo, non mancando mai di nutrirsi del Pane della vita sia dalla mensa della Pa-rola di Dio che dalla mensa ad Corpo di Cristo, a d porgerlo ai fedeli (DV21).

    LAMPADAAi MIEI PASSI,

    LA TUA PAROLA,SIGNORE

    Attraverso i testi scritti in tempi lontani Dio ci rivolge adesso la sua parola. Ci ricorda le meraviglie compiute nellAntico e nel Nuo-vo Testamento, perch vuole agire ancora nella stessa direzione. Ci propone la memoria di Cristo per

    ricreare in noi i suoi atteggiamenti e prolun-gare, in certo modo, la sua incarnazione in virt dello Spirito. La Parola scuote il nostro torpore, ri-sponde alle nostre domande, allarga i nostri orizzonti, ci offre criteri per interpretare e valutare i fatti e le situazioni. Daltra parte viene sempre compresa in modo nuovo.

    (DAL CATECHISMO DEGLI ADULTILA VERITA VI FAR LIBERII)

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    Nel racconto della istituzione dellEu-caristia e nella consacrazione si compie il sacri-ficio che Cristo stesso istitu nellultima Cena, quando offr il suo corpo e il suo sangue sotto le specie del pane e del vino, lo diede a mangiare e bere agli apostoli e disse loro di perpetuare nel tempo questo mistero in sua memoria (Lc 22,19; 1 Cor. 11,25). Quello che si ripete nella Messa la celebrazione memoriale dellunico sacrificio della Croce, lo rende cio presente nel tempo nellattesa della sua venuta alla fine dei tempi. Questo fare lEucaristia implica il ri-dire le parole di Ges sul pane e sul vino; be-nedizioni che non sono solo un augurio o una spiegazione, ma trasformano, creano vita, sono dono vivificante. Per questo la ripre-sentazione nella santa Mes-sa del sacrificio di Cristo coronato dalla sua risurrezione implica una speciale presenza - che si dice reale - in forza della quale Cristo, Uomo-Dio, tutto intero si fa presente. Prendete... mangiate! Tutta la Messa predispone allincontro di amore con Ges. Poich lEucaristia convito pasquale Cristo

    affid alla Chiesa questo sa-crificio perch i fedeli parteci-passero ad esso, sia spiritual-mente, con la fede e la carit, sia sacramentalmente, con il banchetto della santa comu-nione... Per questo la Chiesa raccomanda ai fedeli di fare la comunione quando partecipa-no allEucaristia, purch sia-no nelle debite disposizioni. Nella comunione riceviamo Ges stesso che si offerto per noi perch possiamo rea-lizzare una unione intima con lui, come egli stesso ha detto: Come il Padre, che da la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, cosi anche colui che mangia di me vivr per me (Gv. 6,57).

    Non fermarsi a EmmausI discepoli di Emmaus dopo aver riconosciuto Ges nellatto di spezzare il pane avreb-bero potuto fermarsi tranquilli a riposare nella locanda, felici di aver toccato con mano levento straordinario della risurrezione di Cristo. Invece sentono lurgenza di tornare di corsa a Gerusalemme per partecipare agli apostoli la straordinaria notizia: Ges risorto, abbiamo parlato con lui, e con lui ci siamo seduti a mensa! Come questi primi testimoni dalla risurrezione, i cristiani, convocati per la celebrazione eucari-stica, vengono inviati nelle strade del mondo par essere testimoni del lieto annuncio del vangelo.Illuminati dalla Parola e rafforzati dal Pane eucaristico i discepoli di Cristo danno testimonianza della loro fede innanzitutto con la loro vita, vissuta nella fedelt ai propri doveri quotidiani - nella fa-miglia, nel lavoro, nella societ civile, nella comunit parrocchiale - e nella generosit dell impegno per seminare nel mondo i valori

    evangelici della giustizia, della fraternit, della pace.Solo agendo in questo modo manifestano che lEucarestia non una parentesi staccata dal nostro vivere di ogni giorno ma essa da impulso al nostro cammino storico, ponendo un seme di vivace speranza nella quoti-diana dedizione d ciascuno ai propri compiti.Se infatti la visione cristiana porta a guardare ai cieli nuovi e alla terra nuova ci non indebolisce, ma piuttosto stimola il nostro senso di responsabilit verso la terra presente (Ecclesia de Eucharistia. N. 20).

    UN ALTROPANE DA SPEZZARE Chi partecipa alla Eucaristia non pu dimenticare che . Ges nellultima cena lasci agli Apostoli non solo il sa-cramento del pane e del vino consacrati ma anche il co-mandamento aellamore, inteso come esercizo, e simbo-leggiato nella locanda dei piedi.Sul retto modo di intendere la carit cristiana i vescovi italiani hanno scritto parole chiare e inequivocabili.

    La carit evangelica poich si apre alla persona intera e non soltanto ai suoi bisogni coinvolge la nostra stessa persona ed esige la conversione del cuore. Pu essere facile aiutare qualcuno senza accoglierlo pienamente.Accoglie il povero, il malato, lo straniero, il carcerato infatti fargli spazio nel proprio tempo, nella propria casa, nelle proprie amiczie, nella propria citt, nelle proprie leggi. La carit molto pi impegnativa d una beneficonza occasionale: la prima coinvolge e crea un legame, la seconda si accontenta di un gesto (E.T.n.C., N. 39). Queste parole ci riportano direttamente al cuore della carit cristiana che fondata sullacco-glienza e la condivisione, chiarendo una volta per tutte che lelemosina, specie quella fatta per tener tranquilla la coscienza, se non ci coinvolge con i problemi ddgli altri na poco a che vedere con il precetto cristiano dellamore fraterno.

    SAN PAOLO PARLA DELLEUCARISTIAALLA COMUNIT DI CORINTO Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta v ho trasmesso: l Signore Ges, nella notte in cui venivatradito, prese del pane e dopo aver reso grazie, lo spezz e disse: Questo il mio corpo, che per voi; fate questo in me-moria di me. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunciate la morte del Signore finch egli venga (I Cor 11,23-26).

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    Eucaristia e domenica

    Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane (At 20.7). In questo brano degli Atti degli Apostoli possiamo gi scorgere lo stretto legame tra la celebrazione eu-caristica (spezzare il pane) e quello che per i cristiani diventer il giorno del Signore: la do-menica.

    Per i credenti in Ges, infatti, il primo giorno della settimana cominci a caratterizzare il ritmo della vita delle prime comunit e ben presto prese il posto del sabato, giorno di festa degli ebrei. Diversi sono i motivi di questo passaggio dal sabato alla domenica: il primo giorno dopo il sabato avven-ne la risurrezione di Ges dai morti; in quello stesso giorno si manifest ai due discepoli di Emmaus e apparve agli Apostoli riuniti insieme; otto giorni dopo apparve nuovamente agli Apostoli e si fece riconoscere da Tomma-so; era domenica anche il giorno della Pentecoste, giorno delleffusione dello Spirito Santo, del primo annuncio e dei primi battesimi. La fedelt al ritmo settimanale, caratterizzato dalla frazione del pane e dalla predicazione si afferm mano mano che la chiesa si diffondeva e si consolidava. Ma antichissime sono le testimonianze sulla domenica come giorno del Signore e della sua stretta connessione con lEucaristia.Una per tutte, riportiamo la dettagliata descri-zione scritta da San Giustino verso la met del secondo secolo: Nel giorno chiamato del Sole ci si raduna tutti insieme, abitanti delle citt e delle campagne. Si leggono le memorie degli apostoli o gli scritti dei profeti. Poi, quando il lettore ha terminato, il preposto con un discorso ci ammonisce ed esorta ad imitare questi buoni esempi. Poi tutti insieme ci alziamo in piedi e innalziamo preghiere (...). Finite le preghiere ci salutiamo lun altro con un bacio. Poi al preposto dai fratelli vengono portati un pane, una coppa dacqua e di vino temperato. Egli li prende ed innalza lode e gloria al Padre delluniverso nel nome del Figlio e dello Spirito Santo e fa un rendimento di grazie. (...) Dopo, quelli che noi chiamiamo diaconi, distribuiscono a ciascuno dei presenti il pane e il vino eu-caristizzati e ne portano agli assenti. Noi non possiamo stare senza la cena del Signore affermavano i Martiri di Abitine. Anche per le nostre comunit la celebrazione domenicale dellEucaristia dovrebbe essere un incontro con il Signore risorto e con i fratelli nella fede atteso per tutta la settimana. Non un obbligo, quindi, ma una necessit che scaturisce dalla con-sapevolezza che lEucaristia per ciascuno di noi personalmente e per tutta la Chiesa un indispensabile pane del cammino della vita.

    La Domenica a Messa in Parrocchia LEucaristiaedificalaChiesa.Ma quando parliamo di Chiesa non dobbiamo pensare, come spesso avviene, soltanto al Papa, ai Vescovi, ai preti, al Vaticano e via dicendo. La Chiesa, invece, linsieme di tutti i battezzati - dal Papa fino allultimo bambino che ha ricevuto il battesimo - che, uniti nel vincolo della Trinit, costituiscono una comunit di fede, di speranza, di carit. Come dice il Concilio Vaticano II: Tutti figli di Dio, tutti fratelli, tutti membri della stessa famiglia, tutti chiamati alla pienezza del Re-gno. Ma ognuno di noi vive lesperienza concreta di Chiesa nella Parrocchia che potrebbe essere definita Chiesa tra le no-stre case o, come amava chiamarla Papa Giovanni la fontana del villaggio a cui tutti possono attingere.Essere Chiesa tra le case significa dare nomi e volti concreti alle gioie e speranze, tristezze e angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di coloro che soffrono (Gaudiurn et spes, 1) e leggere gli avvenimenti della vita alla luce della fede. Ecco perch la Messa - quella domenicale, soprattutto - ha valenza particolare quando viene celebrata in Parrocchia: il parroco che ci accoglie e ci rivolge il saluto; a quei fratelli con i quali abbiamo condiviso la vita della settimana che chiediamo perdono, oltre che alla misericordia

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    CON IL CAPO CHINATO SUL PETTO DEL SIGNORE

    Culto eucaristico fuori della MessaIl culto reso allEucarestia fuori della Messa di un valore inestimabile nella vita della Chiesa:Tale culto strettamente congiunto con la celebra-zione del Sacrificio eucaristicoE bello intrattenersi con lui e, chinati sul suo petto come il discepolo pre-diletto, essere toccati dallamore infinito del suo cuore. Se il cristianesimo deve distinguersi, nel nostro tempo, soprattutto per larte della preghie-ra, come non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spi-rituale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento di amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento? Quante volte miei cari fratelli e sorelle, ho fatto questa esperienza, e ne ho tratto forza, consolazione,sostegno! (E.d.E. n.25)

    MARIA, DONNA EUCARISTICASe vogliamo riscoprire in tutta la sua ricchezza il rapporto intimo che lega Chiesa ed Eucaristia, non possiamo dimenticare Maria, Madre e modello della Chiesa. In effetti, Maria ci pu guidare verso questo Santissimo Sacra-mento, perch ha con esso una relazione profonda. A prima vista, il Van-gelo tace su questo tema. Nel racconto dell istituzione, la sera del Gioved Santo, non si parla di Maria. Si sa invece che Ella era presente tra gli Apo-stoli, concordi nella preghiera (At 1,14), nella prima comunit radunata dopo lAscensione in attesa della Pentecoste. Questa sua presenza non pot certo mancare nelle celebrazioni eucaristiche tra i fedeli della prima genera-zione cristiana, assidui nella frazione del pane (At 2,42). Ma al di l della sua partecipazione al convito eucaristico, il rapporto di Maria con lEucaristia si pu indirettamente delineare a partire dal suo atteggiamento interiore. Maria donna eucaristica con l intera sua vita...In certo senso, Maria ha esercitato la sua fede eucaristica prima ancora che lEucaristia fosse istituita, per il fatto stesso di aver offerto il suo grembo verginale per lincarnazione del Verbo di Dio. LEucaristia, mentre rinvia alla passione e alla risurrezione, si pone al tempo stesso in continuit con

    lIncarnazione. Maria concep nell Annunciazione il Figlio divino nella verit anche fisica del corpo e del sangue, anticipando in s ci che in qualche misura si realizza sa-cramentalmente in ogni credente che riceve, nel segno del pane e del vino, il corpo e il sangue dei Signore.C pertanto unanalogia profonda tra il fiat pronunciato da Maria alle parole dellAn-gelo, e lamen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore. A Maria fu chiesto di credere che colui che Ella concepiva per opera dello Spirito Santo era il Figlio di Dio (Cf. Lc 1,30-35). In continuit con la fede della Vergine, nel mistero eucaristico ci viene chiesto di credere che quello stesso Ges, Figlio di Dio e Figlio di Maria, si rende presente con l intero suo essere umano-divino nei segni del pane e del vino. (E.D.E. 53-55)

    di Dio; Nellomelia il parroco illumina, alla luce della Parola di Dio, gli aspetti concreti della vita di fede della nostra Comunit; AllOffertorio la raccolta delle offerte sappiamo che verr destinata alle necessit della nostra comunit parrocchiale; Alla comunione riceviamo lo stesso pane eucaristico con gli stessi fratelli con i quali poi condivideremo-la vita di ogni giorno nel quartiere o nel paese. La Messa in Parrocchia la nostra Messa perch costruisce e rafforza la nostra comunit.Allontaniamo, allora, la tentazione di preferire la Messa in quella chiesa dove c quel sacerdote che parla cos bene, o quel coro che canta divinamente, o quellatmosfera cos mistica, o... un parcheggio cos comodo!Non possiamo ridurre lEucaristia ad un fatto di devozione puramente personale!

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    Don Mazzolari profeta

    e testimone del Vangelo

    Il 12 aprile 2009 cadeva il cinquantenario della morte di don Primo Mazzolali, sacerdote il cui carisma e le cui idee gli valsero il titolo di tromba dello Spirito Santo della Bassa Padana; come venne pubblicamente salutato, nel febbraio del 1959, da papa Giovanni XXIII. A conclusione di un anno a lui dedicato, la diocesi di Brescia in collaborazione con numerose associazioni cattoliche bresciane, ha scelto di organizzare un interessante convegno sulla figura di don Primo, che- si svolto nella mattinata di sabato 13 marzo presso il Centro pastorale Paolo VI, in citt. Un gremito salone ha visto la presenza di moltissime persone, riunite per riscoprire la figura di don Mazzolari nella doppia veste di profeta e testimone del suo tempo. A introdurre il convegno Michele Busi, presidente dellAzione cattolica di Bre-scia, il cui compito stato quello di presentare i relatori della mattinata. Il primo a prendere la parola stato il Vescovo di Brescia, che ha aiutato il pubblico a riflettere sulle varie sfaccettature relative alla figura di un profeta: I profeti - ha detto mons. Monari- fanno parte integrante di una comunit; vivono in essa e hanno la grande capacit di guidarla e di sostenerla. Nella storia, c stato un periodo - ha proseguito il Vescovo - in cui vennero considerati profeti soltanto coloro che vivevano in profonda comunione con Dio, in maniera quasi ascetica; a questo primo periodo ne segu un secondo, entro il quale i profeti erano coloro che predicavano la giustizia; infine, il profeta divenne per tutti una sorta di messaggero, in grado di portare ai fratelli il messaggio damore di Dio. Don Primo Mazzolari, uomo di sentimenti estremamente profondi, sacerdote e persona ardentemente

    innamorata di Cristo e della Chiesa, fu un profeta a tutti gli effetti: i profeti infatti vogliono un bene immenso agli uo-mini e sono in grado di conoscere e vivere in s il pathos di Dio e quello dei fratelli, come avvenne nella vita di don Primo. Una persona attuale quando, in passato, ha detto cose ancor oggi importanti e ha dovuto affrontare proble-mi simili ai nostri: in questo senso, possiamo considerare la figura di don Mazzolari, come una figura attuale per il nostro tempo e per la nostra societ, alla perenne ricerca di una propria identit: cos ha poi esordito il professor Giorgio Vecchio, docente dellUniversit di Parma e presi-dente del comitato scientifico della Fondazione Mazzola-ri di Bozzolo. Don Primo Mazzolari, fu figlio del proprio tempo per molti aspetti, come il suo modo di concepire la Chiesa, il suo linguaggio, ricco di metafore dal sapore militare tipiche dellepoca, lo schema concettuale che lo portava a contrapporre la Chiesa e il mondo moderno, pur cercando un canale per mantenerli in comunicazione, le contraddizioni che ne caratterizzarono la vita. La fede del parroco di Bozzolo non s accontent mai di riti e di numeri, ma fu sempre una fede improntata sullazione, sul rispetto, sulla sobriet e sulla vicinanza ai pi poveri. Don Primo propose con la sua stessa vita lidea di una parroc-chia viva, attenta agli ammalati, ai defunti, ai bisognosi e alla societ. Grande fu anche lattenzione di don Mazzolari alla politica, nella quale egli stesso fu attivamente coinvol-to: un vero politico cristiano, vive con animo sgombro dai propri interessi personali, nella dedizione totale alla sua causa, e con il senso vero dellonore cristiano, del possibile e del concreto, insegnava.

    anno sacerdotale - anno sacerdotale - anno sacerdotale - anno sacerdotale - anno sacerdotale

    IL LIETO ANNUNCIO DELLA RISURREZIONE Un annuncio che un giovane in bian-che vesti rivolge alle donne che si erano recate al sepolcro per ungere e profumare il corpo di Ges. Gli apostoli erano fuggiti tutti, te-mendo, forse di fare la stessa fine del Ma-estro; invece queste donne che quando Ges era in Galilea, lo seguivano e lo ser-vivano (Mc.15,41),erano rimaste con Lui fino alla morte in croce. Queste donne ricevono lincarico di diffondere lannuncio pasquale e dire a tut-ti che Cristo risorto. Questa lieta notizia giunta fino a noi, ha superato paure e silenzi dei primi testimoni e si diffusa in tutto il mondo: La forza di questo messaggio ha rinnova-to il mondo: rinnovi e rinvigorisca la no-stra fede, proclamando ad ogni creatura il messaggio del Vangelo con la vita e con le parole per dire a tutti la Risurrezione di Cristo.. E laugurio semplice e fraterno delle suore che operano in mezzo a voi nellUnita Pastorale.

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    HANNO SCRITTO SUL PARROCO S.ARCANGELO TADINI

    Il contesto. Tadini si trov ad operare negli ultimi decenni dellOttocento, quando lo sviluppo del sistema capitali-stico e i processi di industrializzazione stavano mutando rapidamente vecchi equilibri sociali.Tadini, attento lettore non solo della realt locale, ma dei grandi fenomeni della societ, osservava: I paesi in rivoluzione, le citt scisse in partiti, fin dentro le stesse pareti il fratello odia il fratello... Lorizzonte politico nero, ogni giorno nuove invenzioni darmi micidiali che distruggerebbero in pochi giorni lintera umanit. Le po-tenze terribilmente agguerrite stanno cupe, come quan-do si guatano in brama nellistante di sbranarsi a vicen-da... La societ come un gigante infermo che si arrovella per terra, nel furore del male dilania se stesso. Quei grandi uomini politici, che si danno aria di manipolare le nazioni nei loro congressi e l annunciano felicit ai popoli, li lusingano con mille promesse mai adempiute; succedono gli uni agli altri, sempre con illusioni di pro-sperit e di leghe commerciali tra paese, e invece si va sempre di male in peggio... I padroni difficilmente trovano i dipendenti ligi ai propri doveri, e i dipenden-ti, a grave pena, trovano principali caritatevoli, giusti, precisi. Povera societ umana; a quale miserabile stato sei ridotta.... La promulgazione della Rerum Nova-rum (mag-gio 1891) costitu il primo grande tentativo di risposta della chiesa a questi profondi mutamenti. Lultima parte dellenciclica, affrontando il tema delle organizzazioni operaie, sollecitava la nascita di associazioni a tutela di operai e contadini. Molti preti bresciani gi negli anni preceden-ti si erano impegnati per prime forme mutualistiche e assitenziali. Anche il Tadini nel 1893 diede vita in par-rocchia alla Societ operaia agricola cattolica di mutuo soccorso.Le condizioni di lavoro delle operaie erano pesanti.. A Brescia, nel 1890, vi erano 23.000 operai; 6.000 era-no tessili, in maggioranza donne. Le donne ricevevano un salario dimezzato rispetto a quello delloperaio; la giornata di lavoro era di 12-14 ore, per una lira al giorno. I disagi delle lavoratrici erano aggravati dagli impegni di famiglia e dalleducazione dei figli. Con le nuove occupazioni la donna usciva dal ruolo tradizionale strettamente familiare con conse-guenti problemi di ordine assistenziale e morale.

    La filanda Tadini si rendeva conto che le iniziative di acco-glienza, assistenza e di formazione alle giovani erano utili, ma rimanevano pur sempre allesterno del mondo del lavoro. Da parroco conosceva la situazione preca-

    ria delle ragazze lavoratrici costrette ad una emigrazione continua nei paesi del circondario. Oltre a doversi spostare a piedi erano costrette anche a rimanere lontane dalla famiglia per tutta la settimana. Matur cos nella mente del Tadini lidea di aprire una filanda a Botticino, che garantisse lavoro per tutto lanno. Gli inizi furono particolarmente travagliati. Tadini chiese aiuto ad alcuni possidenti, ricevendone una rispo-sta negativa. Comper a proprie spese un terreno e inizi lopera nel 1894. Egli stesso tracci i disegni, chiam capo-mastri e muratori e inizi la costruzione della filanda. Per questa oltre ad utilizzare il suo patrimonio, ottenne qualche prestito da privati e un mutuo di L. 130.000 conces-sogli dalla Banca S. Paolo. Nel 1895 la costruzione era ultimata, con relative attrezzature attigue e interne, vasche, bacinel-le, ventilatori, caldaia, motrice, macchinari.

    Dal convitto alla fondazione delle Suore Operaie Nella filanda lavoravano le ragazze di Botticino e dei paesi vicini. Don Tadini si preoccup di trovare per queste ragazze una sistemazione per non costringerle al viaggio di sera e di mattina presto. Acquistato (con altri debiti) un palazzo, vi organizz il convitto con mensa e dormitorio, incaric tre signorine a dirigere il convitto e dett delle regole per il buon andamento. Era solo un passaggio intermedio. Lidea di istituire una Congregazione di Suore dedite al mondo del lavoro nacque dallincontro con il gesuita padre Matteo Franzini. Nel 1900 si raccoglievano cos le prime dieci suore sotto la dirczione di madre Nazarena Maffeis prima e di madre Chiara Febbrari dopo e iniziavano il loro apostola-to. Le difficolt che le suore e il fondatore dovettero incon-trare furono parecchie, anche da parte di chi criticava la fi-nalit della nuova istituzione: non si riteneva opportuno che delle religiose fossero operaie, perch si giudicava questa

    missione poco conforme allabito, piena di pe-ricoli, non confacente alla vita religiosa.

    Una parola a chi ama loperaia Significativa delle fi-nalit dellopera del Ta-dini una celebre circo-lare del 1909, intitolata Una parola a chi ama loperaia, in cui le ope-raie presentavano il loro lavoro. Il documento partiva dalle condizioni disagia-te del lavoro in filanda: Se la classe operaia in

    Don Arcangelo Tadini e la sua opera

    di Michele Busi

    Lazione di don Arcangelo Tadini (1846-1912), pur situandosi allinterno di una serie di iniziative sociali che il clero bresciano mise in atto nel secondo Ottocento, presenta indubbi aspetti originali.

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    anno sacerdotale - anno sacerdotale - anno sacerdotale - anno sacerdotale - anno sacerdotale - anno sacerdotale - anno sacerdotale - anno sacerdotale - anno sacerdotale - anno sacerdotale generale miserabile, quella che lavora nei setifici la pi miserabile: perch donna, e perci un essere tolto alle sue naturali occupazioni; perch deve lavorare in un ambiente sempre chiuso, caldissimo, attaccata ad una bacinella dove lacqua bolle a 80 centi-gradi; per ap-prendere bene questarte, loperaia deve entrarvi nel-la pi tenera et, ed esercitarvici continuamente, senza aver tempo dimparare neppure ad accudire alle dome-stiche bisogna; questoperaia deve avere, attitudine non comune, buona vista, se non robustezza certo sanit, in modo speciale poi unattenzione tale, che neppure le arti pi difficili ne richiedono luguale; loperaia in que sfarle ... assai poco retribuita; questa operaia non pu nep-pur sperare in un almeno lontano avanzamento di posto e miglioramento di paga. La circolare evidenziava le conseguenze negati-ve sulla salute: Molte di queste povere operaie, dopo aver sciupata la loro giovent in questarte che ha tenuto occupale tulle le loro Forze, in et avanzata si trovano incapaci a proseguire in essa, e incapaci a guadagnarsi il vitto in altro modo; queste operaie mentre per il loro lavoro, avrebbero diritto ad un giusto ed onesto riposo, restano invece quali spostate, come limoni spremuti senza sostentamento. Venivano poi esposte le finalit del convitto: Queste operaie filandiere, aiutate dal loro parroco, ... si unirono insieme, ferme di voler studiare la causa di tutti questi malanni, dei quali sgraziatamente ne sono oppres-se, tentarne con ogni sacrificio quei rimedi che lor pare-vano efficaci, e cos, qualora la grazia di Dio le favorisse di esito felice, goderne esse, e poi additarne anche alle compagne di sventura, cio alle altre filandiere il ritro-vato rimedio, a diminuire almeno e forsanche togliere quelle gravi conseguenze della nobile ma sgraziata arte della filatura delta seta. I risultali erano giudicali positivi: Per le operaie, [la filanda] non pi quella miserabile condizione della flalrice di bozzoli; date a questarte fin dalla tenera et, anche per la vecchiaia, nulla hanno da temere. Il miglio-ramento, lavanzamento se non lhanno nel posto, lhanno nella sicurezza. Lincubo dellincerto avvenire non pi; date a questarte con premura ed attenzione, lhanno per unica occupazione, s perfezionano in essa.Alcune peculiarit Quella del Tadini si distingue da altre iniziative sociali intraprese dal clero bresciano del tempo. stato osservato che mentre il clero, in generale, si adoperava per migliorare la convivenza sociale, stando al di fuo-ri del mondo del lavoro, organizzandone le risorse e i redditi, egli si inser, invece, nel cuore dei meccanismi di produzione, collintento di migliorare i rapporti tra i suoi protagonisti... Se linteresse dei cattolici bresciani, e non solo, in campo sociale si connotava per una caratteristica prevalentemente cooperativa, la filanda del Tadini era unopera di tipo imprenditoriale, con la conduzione di un solo responsabile. Unaltra peculiarit nel Tadini: lintuizione di in-tendere il lavoro operaio come impegno di tipo religio-so; II parroco di Botticino cre una congregazione per un fine totalmente nuovo, quello della suora lavoratrice inserita nel mondo operaio, attribuendo a questa pre-senza valore carismatico. Le altre congregazioni religio-se operavano nel campo degli ammalati, dellassistenza, delleducazione, ambiti nei quali la Chiesa poteva van-tare tradizione di secoli. Nel mondo operaio, al di l delle dichiarazioni di intenti del dovere dei cattolici di esservi presenti, era impensabile, ed anche imbarazzan-te, intraprendere iniziative di tipo religioso, perch il movimento dei lavoratori si presentava con connotazioni

    di avversione alla Chiesa. Il lavoro in fabbrica era un atto di consacrazione a Cristo, lavoratore a Nazareth: Se il lavoro cos disprezza-to, anzi odiato da molti, perch non vi possono essere delle anime generose, che, col loro esempio, diano a vedere che il lavoro non una umiliazione, ma bens una gloria che no-bilita facendoci simili a es Cristo che lam e santific per trentanni l nella casa di Nazaret?. Infine, la valorizzazione della figura femminile, con la rivendicazione della piena dignit di donna e lavoratri-ce: questa congregazione desidera suscitare in quante pi operaie sia possibile lalto sentimento della propria superio-rit e indipendenza, di far gustare loro il nobile piacere di poter bastare a s stesse, di disporre dei propri guadagni, di vivere sempre del frutto dei sudori della propria fronte. Una sfida allora ardita, non solo allinterno della chiesa, ma anche della stessa societ, che non riconosceva alla donna nemmeno la dignit piena di cittadina. (tratto da Autonomia, Assoc. Partecipazione e identit.)

    15 - 23 MAGGIO 20101^FESTA DELL

    UNITA PASTORALES.ARCANGELO TADINIDELLE TRE PARROCCHIE DI BOTTICINO

    Ancora in via di difinizione il pro-gramma di questa festa che coinvolge le tre comunit parrocchiali di Botticino, le Suore Operaie e il Comune nel suo insieme. Le varie espressioni parrocchiali ma anche le varie realt associative laiche, sono invitate ad esprimere la propria partecipa-zione. La festa liturgica di S.Arcangelo Tadini cade il 21 maggio, e verr solen-nizzata con la Celebrazione Eucaristica e alla sera la Veglia di preghiera diocesana con il vescovo e i prossimi ordinandi sa-cerdoti diocesani. E il giorno nel quale verranno benedette le rose bl simbolo delle grazie di Dio attraverso s.Tadini. Non mancheranno durante la setti-mana occasioni di incontro e celebrazioni per tuutta la comunit, per gli ammalati, i giovani, i bambini, le mamme, lavoratori... Domenica 23 la tradizionale TADI-NIFEST con i suoi momenti di festa. Anche il paese intero potr essere espressione partecipazione attraverso se-gni esteriori che esprimano festa e acco-glienza.

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    ANNO SACERDOTALE

    UN LIBRO SU

    DON FRANCESCO MARINI

    PARROCO BOTTICINO MATTINA

    Nellanno sacerdotale, voluto dal Papa Benedetto XVI, siamo invitati a pregare ed a sostenere i Sacerdoti, i seminaristi, e le tutte le vocazioni di speciale consacrazio-ne. Mi e sembrato utile e doveroso ricordare i Sacerdoti botticinesi e coloro che hanno servito la comunit come Parroci e Curati; lesempio massimo per tutti rimane S. Ar-cangelo Tadini nellunit pastorale delle tre parrocchie di Botticino. Pertanto presento volentieri il libro che ho prepa-rato su Don Francesco Marini, parroco di Botticino Mattina dal 1967 al 1977: dieci anni di intensa pastorale, di missionariet, di evangelizzazione e promozione umana, nello spirito del Concilio Ecumenico Vaticano II., e nellimpegno costante di favorire unit e la fraternit nel paese, guardando di pi a ci che unisce e non a ci che pu dividere. Don Marini stato per me, maestro di vita cristiana e modello di vita sacerdotale. Gli devo molto per la mia vocazione presbiterale; per riconoscenza ho raccolto i suoi scritti coi quali si formato un libro con 260 pagine, riconoscimento postumo ma doveroso; penso che la pubblicazione sar gradita da tutti coloro che lo hanno conosciuto ed apprezzato per i suoi carismi e per le sue virt. Inoltre la pubblicazione e stata inserita nella collana dellIstituto di cultura G. De Luca per la storia del prete preti bresciani: memorie e documentazioni. Don Italo Gorni, nostro compaesano, condivide in pieno questo mio lavoro ed insieme abbia-mo deciso di farne DONO alla parrocchia di Botticino Mattina. Il parroco don Raffaele Licini si e espresso positivamente circa il libro, per il fatto che viene ricordato un altro prete nellanno sacerdotale. La distribuzione del libro avverr pertanto nella parrocchia di Botticino Mattina.

    Si troveranno in sagrestia le copie del li-bro: lofferta minima richiesta di dieci euro; pensiamo che lofferta data dai botticinesi nelloccasione di ritirare il libro sar ancor pi generosa, anche perch il ricavato economico rester totalmente in parrocchia, a beneficio dei restauri della chiesa parrocchiale di Bot-ticino Mattina.

    don Sandro Gorni

    A nome della comunit di Botticino Mattina il parroco, don Raffaele, ringrazia don Sandro

    per questo documento di pregio, consegnato alla memoria di quanti hanno conoscituo don

    Francesco Marini e a quanti conoscendolo ora, attraverso lo scritto, apprezzerano

    la preziosita di una vita sacerdotale spesa, in nome di Dio, per il bene della comunit

    da lui affidata.

    PELLEGRINI NEL SANTUARIO SANTARCANGELO TADINI

    DI BOTTICINO SERA18 marzo Parrocchie S.Anna e S.Antonio

    - Brescia20 marzo : Accompagnatori Brevivet

    20 marzo:Parrocchia Gottolengo

    25 marzo : Parrocchia Sprazzocco

    11 aprile : Religiose USMI24 aprile Ghedi

    2 giugno Diaconi Permanenti Diocesi BresciaParrocchia Iseo

    Parrocchie Noce e Chiesanuova

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    Il Card. PETER KODWO APPIAH TURKSON a BOTTICINO il 26 maggio 2010 Nel primo anniversario della canonizzazione di S.Arcangelo Tadini. A Botticino la mattinata dedicata allincontro con i Sacerdoti e Diaconi della Diocesi di Brescia e alla sera presiede-r la Celebrazione Eucaristica nella Basilia-Santuario .

    Nato l 11 ottobre 1948, stato consacrato sacerdote per la Arcidiocesi di Cape Coast nel 1975, di-ventandone Arcivescovo dal 6 ottobre 1992. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 27 marzo 1993. Ha inoltre presieduto la Conferenza Episcopale Ghanese dal 1997 al 2005. Ricopre anche il ruolo onorifico di Primate del Ghana.Papa Giovanni Paolo II lo ha innalzato alla dignit cardinalizia nel concistoro del 21 ottobre 2003. Papa Benedetto XVI lo ha nominato PresidentedelPontificioConsigliodellaGiustiziaedellaPace il 24 ottobre 2009. PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE Il Concilio Vaticano II formul apertamente lauspicio che fosse creato un organismo della Chie-sa universale ... che avr come scopo di stimolare la comunit dei cattolici a promuovere lo sviluppo delle regioni bisognose e la giustizia sociale tra le nazioni (Gaudium et Spes n. 90). proprio per ri-spondere a questo desiderio che Paolo VI istitu, la Pontificia Commissione Justitia et Pax.Giovanni Paolo II lha trasformata in Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Lo scopo e il mandato: Il Consiglio mira a far s che nel mon-do siano promosse la giustizia e la pace secondo il Vangelo e la dot-trina sociale della Chiesa. Appro-fondisce la dottrina sociale della Chiesa, impegnandosi perch essa sia largamente diffusa e venga tra-dotta in pratica presso i singoli e le comunit, specialmente per quan-to riguarda i rapporti tra operai e datori di lavoro onde siano sempre pi permeati dallo spirito del Van-gelo. Raccoglie notizie e risultati di indagini circa la giustizia e la pace, il progresso dei popoli e le violazioni dei diritti umani, li valu-ta e, secondo lopportunit, rende partecipi gli organismi episcopali delle conclusioni che ne ha tratte; favorisce i rapporti con le associa-zioni cattoliche internazionali e con gli altri istituti esistenti, anche al di fuori della Chiesa cattolica, i quali simpegnano sinceramente per laffermazione dei valori della giustizia e della pace nel mondo. Si adopera affinch tra i popoli si formi la sensibilit circa il dovere di favorire la pace, soprattutto in occasione della Giornata Mondia-le della Pace.

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    IN PREPARAZIONE AL RINNOVO DEI CONSIGLI PARROCCHIALI e COSTITUZIONE NUOVO CONSIGLIO DI UNITA PASTORALE(CUP)

    per il quinquiennio 2010 - 2015 Le pagine che seguono sono uno strumento di riflessione e formazione per la preparazione della comunit parrocchiale, dei gruppi, dei laici e dei consacrati che sono presenti in parrocchia, in vista della formazione dei nuovi Consigli Parrocchiali. Presentano una riflessione di carattere pastorale, agli aspetti essenziali, che stanno sullo sfondo del tema della partecipazione e della corresponsabilit nella Chiesa.

    Le scadenze previste per tutta la diocesi sono le seguenti:domenica 18 aprile 2010 (III domenica di Pasqua) vi saranno le elezioni del 1 Consiglio dellUnit Pastorale S.Arcangelo Tadini delle tre Parrocchie di Botticino. Tra il mese dei aprile e il mese di giugno 2010 andranno rinnovati i Consigli Parrocchiali per gli Affari Economici. Tutto questo per far s che nel mese di settembre 2010, con lavvio del nuovo anno pastorale, entrambe i Consigli possano iniziare le loro attivit. Nellincontro di Venerd 12 marzo 2010, alle ore 20.30, presso la sala don Tadini in Botticino Sera, con la presenza dei componenti dei tre Consigli Pastorali Parrocchiali e degli animatori impegnati nelle parrocchie di Sera, Mattina e San Gallo, secondo il Direttorio dio-cesano per i Consigli Pastorali del 1 dicembre 2004 art.13 e sentito il parere del Vescovo si deciso di costituire un UNICO CONSIGLIO PASTORALE dellUNITA PASTORALE.

    A seguito di tale decisione, stato nominata una apposita COMMISSIONE ELETTORALEcon il compito di rendere attuative le decisioni. Per quanto riguarda il numero dei componenti del nuovo Consiglio dellUnit Pastorale, consi-derando il numero dei membri che fanno parte di diritto e quelli nominati dal Parroco, valutata la necessit di garantire una adeguata rappresentanza di ogni singola parrocchia, tenendo presente le varie fascie di et, equamente distribuite tra uomini e donne, si convenuto di fissare la composizione come segue:

    Totale componenti n. 42 Membri di diritto n.15: Parroco- 2 vicari - 1 diacono -1 Suora - 1 Angelina -1 A.C. 1 Acli - 1 Caritas 1 Scuola don Orione 1 Punto Fam. 1 Ministro Straord. 3 (uno x ogni oratorio) Scelti dal Parroco 6 Eletti dalle comunit 21: 7 membri per ogni parrocchia, distribuiti per fascia di et e cio: 2 tra i 18 ed i 30 anni - 3 tra i 31 ed i 55 anni - 2 oltre i 56 anni (con adeguata distribuzione tra uomini e donne) Per quanto riguarda la lista dei candidati verr innanzitutto proposto ai membri attualmente in carica nei vari C. P. la possibilit di ricandidarsi, altri invece dovranno comunicare la loro disponibilit alla segreteria delloratorio o direttamente al Parroco entro Pasqua.Al fine di di garantire una adeguata informazione si provveder a dare annuncio al termine delle messe festive e tramite locandine da distribuire. Per quanto riguarda il rinnovo del CONSIGLIO per gli AFFARI ECONOMICI (C.P.A.E.) continueranno ad operare DISTINTI, (uno per parrocchia). I membri saranno scelti dal Parroco tra persone qualificate per la gestione dei problemi economici. Tra i componenti, due per parrocchia do-vranno essere scelti tra i membri del nuovo Consiglio dellUnit Pastorale.

    in preparazione al rinnovo dei consigli parrocchiali - in preparazione al rinnovo dei consigli parrocchiali - in preparazione al rinnovo dei consigli parrocchiali - parrocchiali -

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    1 - Comunione e corresponsabilit nella parrocchia e nellUnit Pastorale Il tema della comunione e della corresponsabilit si colloca sullo sfondo della rinnovata coscienza ecclesiologica conciliare e delle scelte che la Chiesa andata compiendo nel suo recente cammino. Significativo appare, al riguardo, quan-to si legge nel documento Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia: La Chiesa totalmente orientata alla comunione. Essa e devessere sempre, come ricorda Giovanni Paolo II, casa e scuola di comunione. La Chiesa casa, edificio, dimora ospitale che va co-struita mediante leducazione a una spiritualit di comunione. Questo significa far spazio costantemente al fratello, portando i pesi gli uni degli altri (Gal 6,2). Ma ci possibile solo se, consapevoli di essere peccatori perdonati, guardiamo a tutta la comunit come alla comunione di coloro che il Signore santifica ogni giorno. Laltro non sar pi un nemico, n un peccatore da cui separarmi, bens uno che mi appartiene. Con lui potr rallegrarmi della comune misericordia, potr condividere gioie e dolori, contraddizioni e speranze. Insieme, saremo a poco a poco spinti ad allargare il cerchio di questa condivisione, a farci annunciatori della gioia e delle speranza che insieme abbiamo scoperto nelle nostre vite grazie al Verbo della vita. Soltanto se sar davvero casa di comunione, resa sal-da dal Signore e dalla Parola della sua grazia, che ha il potere di edificare (cfr. At 20,32), la Chiesa potr diventare anche scuola di comunione. E importante che ci avvenga: in ogni luogo le nostre comunit sono chiamate ad essere segni di unit, promotori di comunione, per additare umil-mente ma con convinzione a tutti gli uomini la Gerusa-lemme celeste, che al tempo stesso la loro madre (Gal 4,26) e la patria verso la quale sono incamminati. [] Ma non dimentichiamo lavvertimento di Giovanni Paolo II: Non ci facciamo illusioni: senza questo cammino spirituale, a ben poco servirebbero gli strumenti esteriori della comunione. Diventerebbero apparati senzanima, maschere di comunione pi che sue vie di espressione e di crescita. [n. 65] Tutto questo rende consapevoli come sia necessario operare un profondo cambiamento di mentalit da parte di tutti, laici e preti, giovani e adulti, perch tutti si diventi soggetti della missione della Chiesa, pi che i destinatari distratti di unimprobabile vita cristiana. E quindi necessario superare un certo cristianesimo dei bisogni per approdare ad un cristia-

    NATURA E FUNZIONE

    DEL CONSIGLIO UNITAPASTORALE

    Il Consiglio Unit Pastorale un organo di comunione che, come immagine della Chiesa, esprime e realizza la corresponsabilit dei fede-li (presbiteri, diaconi, consacrati e laici) alla mis-sione della Chiesa, a livello di comunit cristiana dellUnit Pastorale. il luogo dove i fedeli, soprattutto i laici, possono esercitare il diritto-dovere loro proprio, di esprimere il proprio pensiero ai pastori e co-municarlo anche agli altri fedeli, circa il bene delle comunit cristiane parrocchiali: in tal modo eser-citano nella Chiesa la missione regale di Cristo di cui sono stati fatti partecipi con i sacramenti del Battesimo e della Confermazione. La funzione principale del Consiglio Unit Pastorale sta pertanto nel ricercare, studiare e pro-porre conclusioni pratiche in ordine alle iniziative pastorali che riguardano le parrocchie dellUnit Pastorale. In particolare chiamato a:1. analizzare approfonditamente la situazione pa-storale dellUnit Pastorale;2. elaborare alcune linee per il cammino pastorale della parrocchie, in sintonia con il cammino pasto-rale dellUnit Pastorale e della Diocesi;3. offrire il proprio contributo in ordine alle atti-vit del Consiglio Pastorale Zonale e del Consiglio Pastorale Diocesano;4. avere attenzione a tutte le questioni pastorali, non esclusi i problemi pubblici e sociali delle co-munit, la cui trattazione e soluzione appaiono ne-cessarie per la vita delle parrocchie;5. le questioni economiche della parrocchia di per s sono di competenza del Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici (can.537), tuttavia il Con-siglio Pastorale sar interessato a occuparsi anche degli aspetti economici, soprattutto dal punto di vista pastorale. In caso di decisioni relative a strutture della parrocchia, il Consiglio Pastorale lorganismo che deve indicare soprattutto le li-nee orientatrici da adottare, lasciando al Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici limpegno di occuparsi degli aspetti tecnici. Il Consiglio dell Unit Pastorale ha sola-mente voto consultivo (can. 536 2), nel senso che la deliberazione consiliare deve necessariamente comprendere il voto favorevole del parroco. Per parte sua il parroco terr nel massimo rispetto le indicazioni espresse dal Consiglio, spe-cie se votate allunanimit. Qualora il parroco non si senta, per gravi motivi, di dare la sua approvazione alle proposte votate dai consiglieri, il suo rifiuto (la cui moti-vazione verr verbalizzata) non dovr turbare lo spirito di comunione. Il parroco potr comunque, salvo i casi durgenza, riproporre la questione fino a trovare il punto dintesa.Qualora poi non venisse ricomposta la comunione operativa, si potr ricorrere allautorit superiore, perch con la sua diretta partecipazione aiuti il Consiglio a ritrovarla.

    in preparazione al rinnovo dei consigli parrocchiali - in preparazione al rinnovo dei consigli parrocchiali - in preparazione al rinnovo dei consigli parrocchiali - parrocchiali -

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    nesimo delle responsabilit. Il primo, assai diffuso, sod-disfatto quando si esaudito il proprio bisogno religioso (di amicizia, serenit, conforto, ritrovamento di s e, perch no?, anche di Dio); il secondo comincia quando ci si accorge che non si pu essere cristiani solo per se stessi, quando il pren dersi cura della fede e della vita degli altri non un lusso per chi disponibile, per il cristiano impegnato, per quello che ha tempo per la parrocchia. Un cristianesimo della vocazio-ne e della responsabilit quello che ha trovato che la vita cristiana logicamente consequenziale ad una fede adulta e matura, capace di farsi carico della testimonianza che il Van-gelo porta con s. La corresponsabilit dunque capacit di rispon-dere insieme: gli uni agli altri e tutti al Signore e alluma-nit, il Signore ha destinato la salvezza di cui la Chiesa missionaria e portatrice. Per questo corresponsabilit si-gnifica capacit e disponibilit a collaborare, rispondendo da adulti di quel che la Chiesa ma soprattutto il Signore ci chiede. Implica di saper obbedire, guardando ogni cosa con un orizzonte pi vasto della nostra visone personale. Implica la coscienza della grandezza di ci che ci affida-to da compiere, che non sar eseguito tanto meglio quanto pi meccanica sar lesecuzione, ma quanto pi le nostre capacit e i doni dello Spirito saranno giocati in pienezza nellopera comune. Implica anche il coraggio di segnalare e di proporre, di obiettare e di dissentire, con coscienzio-sa umilt e senza spezzare la comunione, perch questa si conservi non come conformismo, ma come obbedienza comune al Vangelo e alla missione. Accanto al tema della comunione-corresponsabili-t va considerato anche quello della parrocchia, come luo-go privilegiato per lesercizio di tale dimensione peculiare dellesperienza cristiana oggi. A tal proposito, torna utile il richiamo a quanto det-to nel documento dei Vescovi italiani Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia: La parrocchia definita giustamente come la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie. La par-rocchia una scelta storica della Chiesa, una scelta pasto-rale, ma non una pura circoscrizione amministrativa, una ripartizione meramente funzionale della diocesi: essa la forma storica privilegiata della localizzazione della Chie-sa particolare. Con altre forme la Chiesa risponde a molte esigenze dellevangelizzazione e della testimonianza: con la vita consacrata, con le attivit di pastorale dambiente, con le aggregazioni ecclesiali. Ma la parrocchia a ren-dere visibile la Chiesa come segno efficace dellannuncio del Vangelo per la vita delluomo nella sua quotidianit e dei frutti di comunione che ne scaturiscono per tutta la so-ciet. Scrive Giovanni Paolo II: la parrocchia il nucleo fondamentale nella vita quotidiana della diocesi. La parrocchia una comunit di fedeli nella Chie-sa particolare, di cui come una cellula, a cui apparten-gono i battezzati nella Chiesa cattolica che dimorano in un determinato territorio, senza esclusione di nessuno, senza possibilit di elitarismo. In essa si vivono rapporti di pros-simit, con vincoli concreti di conoscenza e di amore, e si accede ai doni sacramentali, al cui centro c lEucaristia; ma ci si fa anche carico degli abitanti di tutto il territorio, sentendosi mandati a tutti. [n. 3] La scelta privilegiata della parrocchia coincide dunque con la scelta del primato della pastorale ordinaria, che va intesa come cura della comunit e di tutte le per-sone, come attenzione a tutte le tappe dellesistenza e alle diverse forme della vita cristiana. Tutto questo, tuttavia, non certo a prezzo di una banalizzazione degli obiettivi pastorali, quasi che nella pastorale ordinaria essi rimanes-sero generici e rinunciatari. Possono essere tre le direttrici su cui chiamata a

    Verso il rinnovo dei Consigli

    IL CONSIGLIO DI UNITA PASTORALE

    DI BOTTICINOCos il CUP?Il CUP (CONSIGLIO UNIT PASTORALE) un orga-nismo di comunione e di corresponsabilit nella missione ecclesiale a livello di Unit Pastorale.

    Cosa fa il CUP?- Analizza approfonditamente la situazione pastorale della U.P.- Elabora alcune linee per il cammino pastorale, in sinto-nia con il cammino pastorale della diocesi.

    Come si svolgono i lavori del CUP?Lattivit del CUP fatta soprattutto di incontri. Il CUP deve infatti riunirsi almeno quattro volte allanno. Nor-malmente le riunioni non sono aperte al pubblico, a meno che non decida diversamente lo stesso Consiglio. Quando la seduta aperta, colo-ro che non sono membri del Con-siglio vi assistono per senza diritto di parola.

    Da chi composto il CUP?Nel CUP vi sono membri di diritto, membri eletti, e mem-bri nominati dal parroco.Sono membri di diritto:- il parroco, che il presidente del CUP;- i vicari parrocchiali;- i diaconi che prestano servizio nelle parrocchie dellU.P.;- i presbiteri rettori di chiese esistenti nelle parrocchie dellU.P.;- un membro di ogni comunit di Istituto di vita consa-crata esistente nelle parrocchie dellU.P.;- il presidente dellAzione Cattolica delle parrocchie dellU.P.;- membri del Consiglio Pastorale Diocesano appartenenti alla parrocchia.Sono membri eletti alcuni fedeli designati per elezione.Vi sono infine alcuni membri nominati dal parroco.

    in preparazione al rinnovo dei consigli parrocchiali - in preparazione al rinnovo

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    Ci sono esperienze della vita che toccano pressoch tutti: linquietudine del crescere e decidere il proprio futuro, la forza dellamore che conduce alla scelta di vivere insieme, la gioia per la nascita di un bimbo, la fatica del restare fedeli ai cammini intrapresi, lan-goscia della sofferenza. In queste e altre esperienze elementari possibile lincontro con Ges di Nazaret, poich il centro della fede