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numero 4 2014 ANNO XIV - NUOVA SERIE - N. 4 - LUGLIO/AGOSTO 2014 - Euro 3,00 - SPED. ABBONAMENTO POSTALE 70% - FILIALE DI ROMA Speciale Venezia Tutti i film Michele Alhaique, Edoardo De Angelis, Renato De Maria, Ivano De Matteo Davide Ferrario, Elio Germano Anime nere di Francesco Munzi Bimestrale d’informazione cinematografica edito dalla FICE - Federazione Italiana Cinema d’Essai Cinema italiano e politica Franco Maresco Sabina Guzzanti Zoro Abel Ferrara interviste Xavier Dolan Avati, BilgeCeylan, Ciprì, Leconte, Lombardi, Manfredonia, Moroni, Vicentini Orgnani Speciale I festival dell’estate pag. 5 Scegli il film d’essai ed il film d’essai italiano che hai amato di più

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Speciale VeneziaTutti i film

Michele Alhaique, Edoardo De Angelis,Renato De Maria, Ivano De Matteo

Davide Ferrario, Elio Germano

Anime neredi Francesco Munzi

Bimestrale d’informazione cinematografica edito dalla FICE - Federazione Italiana Cinema d’Essai

Cinema italiano e politica

Franco MarescoSabina Guzzanti

ZoroAbel Ferrara

intervisteXavier DolanAvati, BilgeCeylan, Ciprì, Leconte, Lombardi,Manfredonia, Moroni,Vicentini Orgnani

Speciale I festival dell’estate

pag. 5

Scegli il film d’essai ed il film d’essai italianoche hai amato di più

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l’alimentazione degli adepti e per leconseguenze cui espone il figlio neonato. C’èl’Italia anche nell’ultimo Abel Ferrara,Pasolini, che con Willem Dafoe, RiccardoScamarcio, Ninetto Davoli, ValerioMastandrea e Maria de Medeiros esplora gliultimi mesi di vita dello scrittore e regista.Il cinema Usa è rappresentato da quattroopere, a partire dal film d’apertura Birdman,commedia acida diretta dal messicanoAlejandro Gonzalez Iñarritu incentrata su unattore in piena china discendente (MichaelKeaton), dai supereroi al teatro off (nel castanche Zach Galifianakis, Ed Norton, AmyRyan, Naomi Watts, Emma Stone); è atteso ilritorno del 39enne di origini iraniane RaminBahrani, già in concorso al Lido col riuscito Atany price: quest’anno propone 99 homes, nelcast Andrew Garfield, Michael Shannon,Laura Dern, la storia di un uomo che tenta ditornare in possesso della propria casa dopo losfratto; i più mainstream Andrew Niccol (ifantascientifici Gattaca e In time) e DavidGordon Green (commedie demenziali come

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••• “Scoperta” e “scommessa” sonoi termini più ricorrenti alla presentazione, afine luglio, della 71^ Mostra di Venezia. Ilpresidente della Biennale Paolo Baratta e ildirettore della Mostra Alberto Barbera hannosottolineato il valore della selezione,rivendicando una sorta di primato moralenella proposta di nuove tendenze, giovaniautori, cinematografie emergenti. Inutileandare a guardare cosa propone negli stessigiorni il festival di Toronto, più ricco e piùvicino a Hollywood nell’attirare le opereanglofone più ambite dai listini: Venezia inquesto senso è lontana dalle strategiepromozionali di studios e major indipendenti,salvo eccezioni, e deve competere con altrifestival (San Sebastian) per la vetrina europeadi autori e star.Ad analizzare i candidati al Leone d’oro(presiede la giuria il prolifico compositorefrancese Alexandre Desplat coadiuvato daCarlo Verdone, Tim Roth, Philip Gröning,Jessica Hausner, Elia Suleiman, Joan Chen,Sandy Powell, Jhumpa lahiri), salta

positivamente all’occhio l’abbinamento diautori e cinematografie le più disparate, conpotenziali sorprese e tematiche forti in ognisezione, in primis i conflitti che lacerano inostri tempi e naturalmente la crisi che mordea tutte le latitudini.

In CONCORSO per il cinema italianoBarbera schiera l’atteso Mario Martone conIl giovane favoloso, storia di GiacomoLeopardi, della sua malinconia, delle sue ideee delle sue opere nella prima metà dell’800 (ainterpretarlo Elio Germano, nelle sale a metàottobre); e poi Francesco Munzi con l’operaterza Anime nere, ritratto di una famigliadella mafia calabra tra traffici internazionali,attività economiche e faide dure a morire;Saverio Costanzo torna a esplorare tematicheintime, dopo La solitudine dei numeri primi,con Hungry hearts, tratto dal romanzo diMarco Franzoso e con un titolo mutuato daSpringsteen: Alba Rohrwacher e Adam Driversono una coppia a New York, in crisi perl’adesione della donna a una setta che limita

Specia le Venez

Passioni digitaliPassioni digitaliUn concorso stimolante per autori e tematiche, una selezione italiana

di buon livello in una Mostra priva di “pezzi da 90” ma forte del rigore espressivo e della varietà dei talenti. Leoni alla carriera Schoonmaker e Wiseman

99 HOMES

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71ª Mostra del C inemaia 2014

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Strafumati e Lo spaventapassere ma direcente i più autoriali Prince Avalanche e Joe)presentano rispettivamente Good kill, doveEthan Hawke è un pilota di droni in crisiesistenziale, e Manglehorn, dove Al Pacino èun fabbro alle prese con l’amore della sua vita(con lui Holly Hunter). Non meno cospicua (einteressante) la selezione francese, con XavierBeauvois (Uomini di Dio) che presenta Larançon de la gloire con Benoit Poelvoorde,Roschdy Zem, Chiara Mastroianni e NadineLabaki, storia del tentativo di trafugare lasalma di Charlie Chaplin nel 1977. Poelvoordee la Mastroianni, assieme a CharlotteGainsbourg e la Deneuve, sono anche in 3coeurs, il 21° film di Benoit Jacquot, storiadell’incontro tra due sconosciuti, dellapromessa di rivedersi e delle complicazioni delcaso. Alix Delaporte, nota per Angèle et Tony,presenta Le dernier coup de marteau, suun ragazzo che bussa alla porta dell’Opéra diMontpellier alla ricerca del padre maiconosciuto, mentre David Oelhoffen schieraViggo Mortensen in Loin des hommes,tratto da un racconto di Albert Camus emusicato da Nick Cave, su un soldato e unprobabile omicida in fuga sull’Atlantealgerino.Grande attesa per The cut, ritirato all’ultimomomento dalla selezione di Cannes dalregista tedesco di origini turche per “motivipersonali”, con cui Fatih Akin concludeun’ideale trilogia sull’amore (La sposa turca),la morte (Ai confini del paradiso) e il diavolo,ovvero il male inflitto dagli uomini. TaharRahim è il protagonista, imprigionato escampato al genocidio degli armeni nel 1915,

alla ricerca delle figlie sopravvissute.Candidato all’Oscar e vincitore dell’Efa per ildocumentario The act of killing sulle purgheanticomuniste che in Indonesia costarono lavita a mezzo milione di cittadini, l’americanodi stanza a Copenhagen Joshua Oppenheimerpresenta il nuovo atteso doc The look ofsilence, sempre prodotto da Werner Herzoged Errol Morris, stavolta analizzando imassacri del 1965 dal punto di vista dellevittime (il film è stato girato prima delprecedente, prevedendo che le polemiche e leminacce da esso suscitate gli avrebberoprecluso il ritorno in Indonesia). Fortecuriosità suscita anche lo svedese RoyAndersson, 71 anni e soli 5 film: A pigeonsat on a branch reflecting on existencerappresenta l’ultimo capitolo di un’idealetrilogia che include Songs from the secondfloor e You, the living ed è ispirato al dipintoCacciatori nella neve di Bruegel il Vecchio. Il77enne Andrei Konchalovsky torna a Veneziacon The postman’s white nights,ambientato in un villaggio isolato dal mondoe interpretato da gente del luogo. RakhshanBani Etemand, 60 anni, è definita la “first ladydel cinema iraniano”, per il successo in patriae per i temi sociopolitici affrontati nelle sueopere: con Tales prosegue l’analisi dellasocietà iraniana, toccando temi come leragazze madri, la burocrazia, latossicodipendenza. Sivas è invece l’operaprima del turco Kaan Mujdeci, menzionata daBarbera per la durezza delle scene dicombattimento tra cani. Con ShinyaTsukamoto, in gara per la prima volta conFires on a plain di cui è anche protagonista,

entriamo nel gruppo dei registi culto (Tetsuo,Tokyo fist, A snake of june). La Cina èrappresentata, infine, da Wang Xiaoshuai (Lebiciclette di Pechino) con Red amnesia, checon contorni da thriller mette in scena unavedova costretta a fare i conti col passato daalcune telefonate anonime.

FUORI CONCORSO c’è molto cinemaitaliano: Perez vede protagonista LucaZingaretti (con lui Marco D’Amore, SimonaTabasco, Matilde Gioli) nei panni di unavvocato napoletano che infrange la leggeper difendere l’onore della figlia; diretto daEdoardo De Angelis, è stato girato in granparte nell’avveniristico Centro Direzionale.Davide Ferrario torna al documentario con Lazuppa del demonio, che descrive il sognodell’industrializzazione nell’Italia del ‘900 conimmagini d’archivio che annoverano Parise,Calvino e spezzoni di film. La trattativaripercorsa, tra docu e fiction, da SabinaGuzzanti è invece quella scottante tra Stato eCosa Nostra negli anni ’90 (Barbera l’hadefinito “il film più bello della Guzzanti”).Italy in a day è il “film collettivo” coordinatoda Gabriele Salvatores per Rai Cinema apartire dalle migliaia di contributi girati dagliitaliani lo scorso 26 ottobre, sulla falsariga diLife in a day lanciato da Kevin Macdonald eRidley Scott. Per il resto, si va dall’animazione3D a “passo uno” The boxtrolls deibritannici Anthony Stacchi e Annabel Graham(tra le voci originali Ben Kingsley ed ElleFanning) al ritorno al documentariodell’austriaco Ulrich Seidl (In the basement,sul rapporto tra i connazionali e la cantina:

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TALES

TALES

THE CUT THE POSTMAN’S WHITE NIGHTS

LA RANÇON DE LA GLOIRE

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l’autore ha promesso di non toccare recenti, agghiaccianti fatti dicronaca…); dal collettivo Word with Gods sul rapporto tra cinema ereligione (tra i registi Guillermo Arriaga, Emir Kusturica, Mira Nair,Hector Babenco, Alex de la Iglesia, Amos Gitai – quest’ultimo al Lidoanche con Tsili, storia di un’adolescente scampata al campo diconcentramento) al ritorno di Peter Bogdanovich She’s funny thatway, omaggio alle commedie di Lubitsch con Owen Wilson, JenniferAniston e Rhys Ifans, in cui un regista di Broadway si innamora diun’attrice ex prostituta; dalla commedia horror di Joe Dante Buryingthe ex, in cui la ex diventa una zombie, alla miniserie tv OliveKitteridge di Lisa Cholodenko (I ragazzi stanno bene) con FrancesMcDormand e Richard Jenkins; da James Franco (che peccato lamancata uscita italiana di Child of God da McCarthy…) che adattaL’urlo e il furore di William Faulkner e lo interpreta con Seth Rogan aThe humbling di Barry Levinson da Philip Roth, in cui Al Pacino è unattore depresso che si innamora di una giovane (Greta Gerwig);dall’Estremo Oriente Dearest di Peter Ho-Sun Chan sul rapimento dibambini in Cina, Make-up di Im Kwontaek (film n. 101 per il registacoreano) e il film di chiusura The golden era di Ann Hui (già premiataper A simple life, presiede inoltre la giuria di Orizzonti), biopic sullascrittrice Xiao Hung. Infine, i 19’ di The old man of Belem del105enne Manoel de Oliveira e il Director’s cut di NymphomaniacVolume II di Lars von Trier, per palati forti.

ORIZZONTI, sezione competitiva, schiera per l’Italia Senza nessunapietà, esordio da regista dell’attore Michele Alhaique, prodotto einterpretato da Pierfrancesco Favino e con Claudio Gioé, AdrianoGiannini, Ninetto Davoli, storia di un manovale che si occupa anche direcupero crediti per lo zio. La vita oscena di Renato De Maria è trattodal libro di Aldo Nove e interpretato da Clément Métayer, IsabellaFerrari (anche produttrice, con Riccardo Scamarcio), Roberto DeFrancesco, Andrea Renzi, Anita Kravos: è il viaggio visionario e

SpecialeVene

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Elio Germanoi n t e r v i s t a

Leopardi rock?Il protagonista de “Il giovane favoloso” confessadi aver sempre desiderato interpretare il poeta erimarca l’estrema modernità delle sue poesie edel suo personaggio tormentato

••• “Se quando ho iniziato a fare l’attore mi avessero detto che ungiorno avrei interpretato Giacomo Leopardi non ci avrei creduto, perchégià allora era la mia massima ambizione”. Elio Germano non ha problemi aconfessare che l’esperienza de Il giovane favoloso, diretto da MarioMartone, rappresenta la realizzazione di un sogno ritenuto irrealizzabile.“Girare il film”, racconta, “è stato eccitante e magnifico, ma ancora piùentusiasmante e appagante è stato trascorrere quattro mesi a studiareLeopardi per prepararmi a interpretarlo. Come tutti, Leopardi lo avevoconosciuto sui banchi di scuola ma l’immagine che mi ero fatto di lui ènulla rispetto a ciò che ho scoperto. Più che il poeta, mi ha colpito loscienziato dell’animo umano: un personaggio incredibile, che ha scritto ditutto e di più. Un artista appassionato, drammatico, lucido, freddo. Avreipotuto passare altri quattro anni a studiarlo…”Ma proprio queste scoperte non l’hanno un po’ intimorita?Sono stato molto aiutato, innanzitutto dalla sceneggiatura del film, chenon è una biografia sul modello Rai1. Il giovane favoloso, titoloprovocatorio che intende negare l’immagine più nota e stereotipata diLeopardi, racconta solo un aspetto del personaggio, per il quale scrivere èuna necessità assoluta. Prima di iniziare le riprese ho avuto modo diincontrare alcuni dei maggiori esperti leopardiani e il sostegno degli erediè stato determinante. Ho potuto visitare la casa di Recanati, dove Giacomoha vissuto, prendere in mano oggetti che gli sono appartenuti, studiarealcuni suoi testi originali.Perché è stato importante studiare i manoscritti di Leopardi?Perché attraverso la scrittura emerge il carattere di una persona: la scritturadi Leopardi cambia molto nel corso degli anni, diventa sempre più nervosae febbrile, esattamente come la sua esistenza. Il giovane favoloso hal’ambizione di essere anche un film storicamente attendibile: le battute delprotagonista come quelle degli altri personaggi sono autentiche, nel sensoche sono tratte da lettere e da altri documenti dell’epoca.Non c’è il rischio di aver realizzato un affresco lontano dai gusti edalla sensibilità dei nostri giorni?Quando si raccontano personaggi storici si dice sempre che la scelta è statadeterminata dalla modernità del personaggio. Credo che nel caso diLeopardi questa cosa, a volte un po’ retorica, sia quanto mai vera. Anzi, piùche un personaggio moderno Leopardi appare un nostro contemporaneoper la capacità di raccontare i dissidi interni dell’animo umano, la nostraprecarietà di fronte ai grandi misteri irrisolti, l’angoscia che ci circonda se ciconfrontiamo con l’universo. Credo che tutti, con estrema facilità, sipossano riconoscere in Leopardi.Una curiosità: qual è la poesia di Leopardi che ama maggiormente?Premesso che forse le cose più entusiasmanti di Leopardi si trovano nellesue lettere, se devo indicare una poesia direi il sonetto A me stesso, untesto modernissimo che a me sembra una canzone rock.

• FRANCO MONTINI

LOIN DES HOMMES

SHE’S FUNNY THAT WAY

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71ª Mostra del Cinema

Fuori dall’ombraIl desiderio di riscatto di un operaio cresciutoall’ombra di uno zio collegato alla criminalità:con “Senza nessuna pietà” l’attore passa dietrola cinepresa, protagonista Pierfrancesco Favino

••• “Ho realizzato il film che volevo fare, dotato di uncarattere forte come il mio e che mi rappresenta più di ogniprecedente lavoro come attore”. Alla vigilia della presentazione inOrizzonti a Venezia, Michele Alhaique si assume ogni responsabilità aproposito di Senza nessuna pietà, il suo esordio dietro la cinepresa.“È un tipo di film che non mi è mai capitato come attore: benchémolto strutturato mi ha permesso grande libertà, seguendo l’istinto ela creatività del momento; la macchina a mano mi ha consentito dimarcare stretto gli attori, fino a sentirne il respiro e il battito delcuore. A tutti gli attori, in particolare al protagonista PierfrancescoFavino, ho chiesto di mettersi in gioco. Ho scritto il film pensando a lui,che ne è anche coproduttore: si è messo completamente adisposizione, sia fisicamente ingrassando in maniera sensibile, siapsicologicamente mettendo in secondo piano la tecnica professionale.Il suo lasciarsi andare ha prodotto un risultato straordinario”.Cosa racconta Senza nessuna pietà?Al centro dell’intreccio c’è Mimmo, un operaio cresciuto da uno zio(Ninetto Davoli), imprenditore collegato alla criminalità. Lo zio nonvuole sporcarsi le mani e costringe Mimmo a occuparsi del recuperocrediti, mentre il figlio Manuel (Adriano Giannini) pensa solo a godersila vita. Nella vita di Mimmo qualcosa cambia quando conosce Tania(Greta Scarano), una ragazza che dovrebbe accompagnare a uno deitanti festini organizzati da Manuel. L’incontro risveglia Mimmo e Taniadal torpore di una vita grigia e insoddisfacente e, con l’aiuto di unamico (Claudio Gioè) decidono di fuggire dal clan. Per Mimmo èl’occasione di liberarsi da un’esistenza che non gli appartiene più, oforse non gli è mai appartenuta.Il film è annunciato come un noir: ha dei modelli diriferimento?Ho riversato nel film d’esordio tutto il mio immaginario cinematografico:senza azzardare improbabili paragoni, confesso di aver spesso pensatoal cinema di Michael Mann, a film come Strade violente o Heat-Lasfida che raccontano storie di sopravvivenza e di riscatto. Dove si svolge la vicenda?Ho girato interamente a Roma ma la storia si svolge nella periferia diuna metropoli indefinita. Le periferie delle grandi città sono identichein tutto il mondo: luoghi alienanti, vere e proprie prigioni. Ho cercatodi comunicare anche un movimento interno al film, che all’inizio sisvolge in luoghi angusti, claustrofobici per allargarsi man manoall’esterno e alla luminosità, così come il protagonista poco alla volta siapre al mondo e ai sentimenti.Lei è l’ennesimo attore di recente passato alla regia: cosaspinge tanti interpreti a fare questo salto?Non so rispondere in generale, nel mio caso (avevo realizzato alcunicorti e uno, Il torneo, è stato selezionato al Tribeca) il passaggio allaregia è stato del tutto naturale, quasi inevitabile.

• FRANCO MONTINI

Michele Alhaiquei n t e r v i s t a

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allucinato nella vita di un ragazzo che attende una fine che non arriva.Belluscone, una storia siciliana di Franco Maresco si occupa con ilconsueto stile tagliente da Cinico tv del rapporto tra Berlusconi e la Sicilia(non è invece a Venezia La buca dell’ex sodale Daniele Ciprì, in uscita ametà settembre). È italo-palestinese Io sto con la sposa, doc fuoriconcorso di Antonio Agugliaro, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman AlNassiry che documenta il viaggio clandestino di cinque tra palestinesi esiriani verso la Svezia, dopo lo sbarco a Lampedusa. Anche qui buonarappresentanza Usa, con Michael Almereyda (Cymbeline con MillaJovovoch, Ed Harris, Ethan Hawke, tratto da Shakespeare), Ami CanaanMann (Your right hand, love story tra un musicista e una madre single,interpretati da Katherine Heigl e Ben Barnes), Josh e Ben Safdie (Heavenknows what, storia d’amore e dipendenza in forma di docufiction). DallaFrancia il ritorno della coppia Benoit Delépine-Gustave Kervern (LouiseMichel) con Near death experience, con lo scrittore Michel Houellebecqnel ruolo dello stressato dipendente di una compagnia telefonica che divenerdì 13 decide di cambiare vita. Quentin Dupieux presenta Réalité conAlain Chabat e Elodie Bouchez, su un regista horror alla ricerca dell’urloperfetto. Tra le proiezioni più attese, il film d’apertura The President diMohsen Makhmalbaf, girato fuori dell’Iran, apologo politico sulla cadutadei dittatori ambientato in un paese immaginario, e Hill of freedom delcoreano Hong Sangsoo (In another country), sugli strani incontri in unalbergo di un giapponese alla ricerca della fidanzata. Le altre opereprovengono dalla Gran Bretagna (Bypass di Duane Hopkins), dall’Austria(Goodnight mommy di Veronika Franz, moglie di Ulrich Seidl, e SeverinFiala), da Croazia (These are the rules di Ognjen Svilicic), Georgia (Line ofcredit di Salome Alexi), Azerbaigian (Nabat di Elchin Musaoglu), India(Court di Chaitanya Tamhane), Giordania (Theeb di Naji Abu Nowar). Tra icorti della sezione, L’attesa del maggio di Simone Massi, l’animatorenonché autore della sigla delle proiezioni veneziane, e Lift you up diRamin Bahrani. In giuria tra gli altri, oltre ad Ann Hui, i registi PernillaAugust, Mahamat-Saleh Haroun e Roberto Minervini.

zia 2014

THE PRESIDENT

HILL OF FREEDOM

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All’11^ edizione, le GIORNATE DEGLI AUTORI promosse da100Autori e Anac e dirette da Giorgio Gosetti propongono laconsueta panoramica di film di nuovi talenti e chicche d’autore datutto il mondo. Ad aprire è Kim Ki-duk, provocatorio e duro con Oneon one, che parte dal barbaro delitto di cui è vittima unastudentessa. Laurent Cantet, già Palma d’oro a Cannes con La classe,propone Ritorno a L’Avana: cinque amici festeggiano il ritorno diuno di loro dopo un lungo esilio, rievocando imprese e delusioni diuna vita. Métamorphoses di Christophe Honoré fa rivivere Ovidio eil confronto tra dei e mortali nella contemporaneità. They haveescaped di JP Valkeapää descrive la disperata fuga d’amore di unragazzo che lavora in un centro per adolescenti problematici e di unadelle pazienti; da Israele The farewell party di Sharon Maymon e TalGranit, commedia nera sulla dolce morte ambientata in una casa diriposo. L’Argentina di oggi e le disillusioni di un’ex promessa del calcioin El 5 de talleres di Adrian Biniez; stessi temi ma tutt’altro tenore inMessi di Alex de la Iglesia che chiude la rassegna, ritratto delcampione argentino con interviste, tra gli altri, a Maradona e Cruyff.Molte le opere prime: Before I disappear di Shawn Christensensviluppa il corto premio Oscar Curfew in una commedia degli equivocidagli sviluppi imprevedibili; Les nuits d’été di Mario Fanfani è unastoria di coppia nella Francia del ’59, mentre i coscritti partivano perl’Algeria; Between 10 and 12 di Peter Hoogendoorn descriveun’umanità tra preoccupazioni quotidiane e tragedie impreviste; TheGoob di Guy Myhill è la storia di un’estate assolata e dei turbamentiamorosi di un 16enne; Labour of love di Adityavikram Senguptanarra con echi di Calvino l’esistenza di una coppia di Calcutta che acausa degli orari di lavoro non si incontra quasi mai. Per l’Italia,l’atteso I nostri ragazzi di Ivano De Matteo, con AlessandroGassman, Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio, Barbora Bobulova;Patria di Felice Farina, con Francesco Pannofino e Roberto Citran dallibro di Enrico Deaglio, racconta la protesta di tre uomini su una torrecontro l’annunciata chiusura della fabbrica e fa rivivere trent’anni didrammi italiani come flusso di coscienza di una generazione. Eventispeciali 9x10 Novanta, nove registi (tra cui Giovannesi, Marazzi,Marcello, Piperno, Quatriglio, Rohrwacher) alle prese con l’immensoarchivio dell’Istituto Luce, e The show Mas go on di Rä di Martinoche ripercorre la storia dei Magazzini allo Statuto di Roma edell’umanità che oggi affolla i locali, con l’apporto di SandraCeccarelli, Iaia Forte, Maya Sansa, Filippo Timi. The lack di Masbedomette in scena, tra l’Islanda e Lisca Bianca, quattro variazioni sul temadella mancanza con sei personaggi femminili. Infine, Five star diKeith Miller che descrive dall’interno la cultura delle gang di strada eil nuovo Larry Clark, The smell of us, su un gruppo di skateboarderparigini.

SpecialeVene

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Renato De Mariai n t e r v i s t a

L’espressione del doloreIl regista presenta in Orizzonti “La vita oscena”,dal romanzo di Aldo Nove, interpretato daClément Métayer e Isabella Ferrari; nel cast ancheRoberto De Francesco, Andrea Renzi, Iaia Forte,Anita Kravos ed Eva Riccobono

••• Cos’è La vita oscena?Avrei potuto scrivere il film solo con l’autore del libro, Aldo Nove. È unavisione deformata della realtà, viene dalla decisione del giovaneprotagonista di suicidarsi come il suo poeta preferito, Georg Trakl, con 17grammi di cocaina. Ma a differenza del protégé di Wittgenstein, lui non èun farmacista e la droga la compra per strada: 48 ore in attesa della morteche non verrà. Sotto l’effetto della droga, nel dolore e nella turbolenzaesistenziale di un romanzo di formazione conosciamo questo Pinocchio,questo giovane Holden – con molta modestia, s’intende – in un processo ditrasformazione nel ventre della balena. È una visione drogastica del mondo,mai veramente reale né irreale: la proiezione dell’inconscio.È più facile vivere storditi in questo mondo?Sì, ma il messaggio del libro e del film è il passaggio, la crescita attraverso ledroghe: dopo il buio c’è la luce, se riesci ad attraversarlo è un percorso diformazione. Ci sono rimandi autobiografici nel libro di Aldo, e senza questaesperienza non sarebbe divenuto scrittore: non a caso, La vita oscena l’hascritto 20 anni dopo aver iniziato. Cosa ti ha colpito del libro?Il romanzo ha scelto me: ho incontrato Aldo a teatro a Milano, tanti annidopo esserci conosciuti. Mi ha detto che riteneva Paz il più importante filmitaliano e di lì a poco mi avrebbe mandato questo suo libro bellissimo estraziante: mi ha colpito l’evoluzione della sua lingua, le immaginidrammatiche accanto a quelle comiche. Aldo è sempre in bilico tranarrazione e poesia, la sua è una lingua particolarissima.Dunque?Volevo farne un film, ma lui: “sei pazzo, non troverai nessuno disposto afinanziarlo”. Invece ho trovato Gianluca De Marchi, che aveva voglia diprodurre una cosa diversa, e siamo partiti. Budget bassissimo: 450mila euro,tra i produttori anche Isabella Ferrari e Riccardo Scamarcio e i 200mila eurodel ministero per iniziare.Gli attori?Avevo scelto due attori italiani, ci stavo ragionando ma poi un’amica mi hafatto vedere Qualcosa nell’aria di Assayas: Clément Métayer era il mioattore, sono andato a Parigi, ci ho parlato, un colpo di fulmine. In più, anchelui aveva perso il padre, anche lui aveva fatto un tentativo di suicidio ridicolo.Visivamente?Se per Paz avevo le tavole di Andrea Pazienza, qui mi sono rivolto alla videoarte, ho cercato con Pierpaolo Ferrari (creatore con Maurizio Cattelan di unarivista che trovo pazzesca, Toilet paper) le immagini che mi servivano, preseda Tumblr, Pinterest e così via.Cosa ne è venuto fuori?So di non aver fatto un film per tutti ma mi aspetto di arrivare al cuore delpubblico: è una storia universale, utile per i ragazzi, la trasformazione deldolore della vita in strumento di espressione.

• FEDERICO PONTIGGIA

ONE ON ONE

RITORNO A L’AVANA

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71ª Mostra del Cinema

L’occasione unicaUn avvocato d’ufficio, la svolta possibile aiconfini della criminalità: Luca Zingaretti è“Perez”, affiancato da Marco D’Amore

••• Dopo il fortunato Mozzarella stories, Edoardo De Angelistorna alla regia con un altro noir metropolitano che nasconde unoscontro complesso di personalità. Perez, con Luca Zingaretti e MarcoD’Amore, è stato girato sullo sfondo del Centro Direzionale diNapoli, raccontato come un non luogo dominato da una luce blu chemette in risalto i sentimenti di persone consapevoli delle propriequalità ma mai gratificate dalla vita. “È un film natodall’osservazione della frustrazione di uomini e donne che conosco estimo, gente cui la vita non ha mai dato una vera grande occasione.Come nel caso del mio protagonista, un avvocato d’ufficio, mestiereconsiderato di Serie B dai colleghi e che, a un certo punto, entra inrotta di collisione con una situazione senza uscita che lo obbliga afare delle scelte”.Perché un avvocato?Mi sembrava che questo mestiere fosse abbastanza emblematico delsentimento che volevo raccontare. Professionisti che vivonoall’ombra del tribunale, una sorta di limbo che li avvolge.M’interessava, poi, mescolare questa realtà con quella degli avvocatid’ufficio che, all’inizio del fenomeno del pentitismo, hanno accettatodi difendere i collaboratori di giustizia che nessun principe del foroavrebbe voluto, per non danneggiare i propri rapporti con lefamiglie di cui erano già i difensori. Persone che hanno guadagnatomolto in virtù di una scelta non convenzionale. Tutto questorappresenta il background del mio protagonista: un uomo che nelmomento di maggior pericolo della sua vita si trova dinanzi alla piùgrande possibilità che gli sia stata offerta dall’esistenza, un’occasioneda non perdere che arriva in coincidenza con eventi drammatici.C’è una figlia che complica la situazione…Il mio desiderio era esplorare le viscere e la psiche di un personaggio:per me la questione nodale è quella dell’identità di un uomo chevuole impadronirsi nuovamente del proprio destino. È una storia diriappropriazione di sé, con un Luca Zingaretti apparentemente miteche invece, come succede all’incredibile Hulk dei fumetti, è prontoanche a stracciarsi i vestiti e diventare “verde” pur di fare,finalmente, la cosa giusta.Come in Mozzarella stories lei sembra affascinato dallacontiguità tra persone perbene e criminalità.M’interessa raccontare una zona grigia dove gli individui perbene e icriminali condividono uno spazio che non è solo fisico. Il personaggiointerpretato da Marco D’Amore vive su questo confine morale moltolabile e non si capisce mai davvero da che parte stia, fino a quandotutti i nodi non vengono al pettine. In questo senso ho volutoasciugare l’elemento di commedia presente nella sceneggiatura edenfatizzare l’atmosfera dominata dal blu, non solo cromatico maanche come sentimento dei protagonisti: uomini che hanno vistospegnersi qualcosa nella loro anima.

• MARCO SPAGNOLI

Edoardo De Angelisi n t e r v i s t a

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La SETTIMANA DELLA CRITICA, sezione autonoma del Sindacato Criticialla 29^ edizione, propone sette opere prime e due eventi speciali. In concorso ilnoir cinese The coffin in the mountain di Xin Yukun, che assembla diversipunti di vista della storia ambientata in un piccolo villaggio durante unfunerale; Flapping in the middle of nowhere della vietnamita NguyenHoang Diep turberà alcuni spettatori con una ragazza che vorrebbe abortire, ilfidanzato balordo, l’amico trans e un riccone ossessionato dai feti. Una ragazzaincinta anche in Villa Touma della palestinese Suha Arraf (sceneggiatrice de Lasposa siriana e Il giardino dei limoni), ritratto di tre sorelle che vivono recluse,noncuranti del mondo esterno. Il serbo No one’s child di Vuk Rsumovic narradi un trovatello nella Jugoslavia alla vigilia della guerra; il francese Terre battuedi Stéphane Demoustier, prodotto dai Dardenne, mette in scena una promessadel tennis e i genitori tra crisi economica e sentimentale (Oliver Gourmet eValeria Bruni Tedeschi); The council of birds di Timm Kröger è il saggio didiploma del regista 29enne ma anche un’opera matura e rigorosa ambientatanegli anni ’20. Dall’Italia il documentario Dancing with Maria di IvanGergolet, ritratto di Maria Fux, danzatrice ultra novantenne di Buenos Aires cheinsegna a persone con deficit motori e mentali. Gli eventi speciali sonoMelbourne dell’iraniano Nima Javidi, thriller teso che guarda a Farhadi(Peyman Maadi, il protagonista maschile, è lo stesso di Una separazione) eArance e martello di Diego Bianchi in arte Zoro, che con il suo stilepersonalissimo descrive la minacciata chiusura di un mercato rionale nelpopoloso quartiere romano di San Giovanni.

Non mancheranno, come da tradizione sotto la direzione Barbera, i capolavorirestaurati: VENEZIA CLASSICI 2014 propone La Cina è vicina di MarcoBellocchio (Premio speciale della Giuria al Lido nel 1967) e altre 22 opere, tra cuiBaci rubati di Truffaut, Senza fine di Kieslowski, Bulli e pupe di Mankiewicz,Una giornata particolare di Scola, L’udienza di Ferreri, Maciste alpino diMaggi & Borgnetto del 1916, con la supervisione alla regia di Giovanni Pastrone(la proiezione inaugura la rinnovata Sala Darsena che affianca il Palazzo delCinema); Todo modo di Petri, Umberto D. di De Sica, Senza pietà diLattuada, Mouchette di Bresson, Suspence di Clayton, L’uomo di Laramie diMann, I racconti di Hoffmann di Powell & Pressburger, il Macbeth di Polanskie in più 3 corti restaurati a firma Pialat, Manfredi e Montaldo, quest’ultimoanche presidente della giuria di studenti di cinema che premierà il migliordocumentario sul cinema: in gara Altman di Ron Mann, Andreotti di TattiSanguineti, Animata Resistenza di Montagner & Girotto, Donne nel mito –Sophia racconta la Loren di Marco Spagnoli, Gian Luigi Rondi: vita,cinema, passione di Giorgio Treves, Flowers of Taipei – New TaiwanCinema di Hsieh Chinlin, Poltrone rosse – Parma e il cinema di FrancescoBarilli, Da Caligari a Hitler di Rüdiger Suchsland, One day since yesterday:Peter Bogdanovich & The Lost American Film di Bill Teck, Mise en scènewith Arthur Penn (a conversation) di Amir Naderi.

• MARIO MAZZETTI

zia 2014

VILLA TOUMA

TERRE BATTUE

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••• Thriller circoscritto a due famiglieimparentate, di colpo precipitate in conflittipsicodrammatici per una grave, assurdabravata dei rispettivi figli che porta tutti albivio di scelte fra coscienza etica ed egoisticaserenità. Ivano De Matteo, anche attoreintensamente presente in cinema e tvd’impatto, così inquadra I nostri ragazzi,scelto dalle Giornate degli Autori per calibrinarrativi e interpretativi. È la sua quarta regiacinematografica e fa seguito all’apprezzato Gliequilibristi (Mostra di Venezia 2012, sezioneOrizzonti). “Continuo a scandagliare disagifamiliari chiudendo così una sorta di trilogia,iniziata con La bella gente nel 2009(‘scoperto’ in Francia dopo i Rencontres duCinéma Italien di Annecy perché in Italia èancora semiclandestino, a causa di basse begheproduttive, NdR), in cui una prostitutascompagina la solida inerzia di affetti in unnucleo intellettuale, e proseguita con Gliequilibristi, in cui il padre-marito medioborghese sbanda ed esplode per giusto motivo.Ne I nostri ragazzi, che descrive un ulteriorelivello borghese, sguardi, modi di pensare,educare, reagire di due fratelli e delleloro mogli sono il punto focale delfilm: cosa fai se tuo figlio hacommesso un dannato errore?Quanto si è disposti a perderedel benessere affettivo edesteriore per trovare una giustasoluzione?”La storia è tratta da unromanzo che ti ha scosso.Ho un figlio adolescente,mi ha colpito il nocciolodel romanzo La cenadi Hermann Koch,così con mia moglie(e cosceneggiatrice)Valentina Ferlanabbiamo lavoratoun anno peracquisirne i diritti eun altro per

scrivere la sceneggiatura. Diritti che so, inambito anglofono, acquisiti dallastraordinaria Cate Blanchett per un film incui esordire da regista.Attorno allo spunto del romanzo avetecostruito più vite in bilico, sulla base discelte di cast ben precise.Le diverse e ribaltabili personalità delle duecoppie di genitori sono legate alla caraturadegli interpreti. Alessandro Gassmann,avvocato risolutivo paraculo macompassato e consapevole; suo fratelloLuigi Lo Cascio, pediatra chirurgo, rigorosoma non pacificato e con lampi di follia;Barbora Bobulova, superficiale e cinica cherivela una certa profondità; GiovannaMezzogiorno, istintiva leonessa in difesadella famiglia. I figli adolescentidiversamente colpevoli sono per me attorigià maturi: Rosabell Laurenti Sellers, 18anni e un’esperienza notevole, e il 17enneJacopo Olmo Antinori, scoperto daBernardo Bertolucci in Io e te e da allora,in due anni, molto cresciuto.

Esteticamente com’èstato pensato il

film?Con un

taglio

classico, lineare, fra piani sequenza ecalibratura di movimenti nei dialoghi, senza“svolazzare” qua e là con la cinepresa. Hovoluto condensare come in tempo reale losviluppo delle tensioni e delle reazioni deipersonaggi. È il mio secondo film (più unodella serie tv Crimini) con la produzioneRodeo Drive di Poccioni & Valsania, partiti dapunti apparentemente diversi ma via viadivenuti snodi d’incontro collaborativi: debboringraziarli. Con loro sto preparando un altrofilm, da girare soprattutto in Francia (ancoracon il supporto di Rai Cinema, com’è statofelicemente per gli ultimi due film),incentrato sul rapporto fra madre e figliadodicenne. Evidentemente il temagenitori/figli non lo sento esaurito…Ivano De Matteo viene da unapprendistato tosto in teatro e da lavoridocumentaristici “di confine”, tuttomade in Roma.Sono 15 anni che non recito di fronte aspettatori vivi, vengo dal mitico Beat ’72 e da10 anni al Teatro Colosseo. Spero diriprendere presto la messinscena per mefondamentale di Arancia meccanica, di cuiottenemmo tenacemente i diritti dalla vedovadell’autore Anthony Burgess. Il cinema delreale? Mi reputo un ultrà del campo! ConPrigionieri di una fede, Barricata SanCalisto, Codice a sbarre, Fermata Pignetoho esplorato la Roma tifosa, la Trasteverepromiscua, il teatro in carcere quando nonera ancora in auge, la periferia diventataaltro. Registicamente sono partito da mestesso, non ho studiato cinema ufficialmente,

provandomi direttamente con le mie idee eseguendo le orme di maestri italiani, poimontavo il mio documentario e miproponevo per farlo vedere. Credo cheora ci siano tante idee di cinema in Italia (eanche un buon numero d’interpreti),anche al di là dei generi e delle mode.Dovremmo fermarci meno agli stop delmercato e dell’autocensura.

• MAURIZIO DI RIENZO

Ivano De MatteoS p e c i a l e Ve n e z i a 2 0 1 4

Psicodramma familiare

LUNGOMETRAGGI - Ultimo stadio (2002), La bellagente (2009), Gli equilibristi (2012), I nostri ragazzi (2014)

Psicodramma familiare“I nostri ragazzi” descrive la reazione di due coppie di genitori a una bravata dei figlidalle tragiche conseguenze. Nel cast Bobulova, Gassman, Lo Cascio e Mezzogiorno

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fondata la Seconda Repubblica, capirlo serve aspiegare perché le nostre istituzioni noncontano più nulla; perché le persone di talentose ne devono andare all’estero e perché solo ipeggiori si danno alla politica; serve a spiegareperché gli appalti pubblici arrivano sempre allestesse imprese; spiega perché non c’è mai statal’opposizione necessaria contro ilberlusconismo e perché ora ci ritroviamo conRenzi”. E ancora, “perché a tutt’oggi, dopo 20anni, il parlamento italiano è mobilitato atempo pieno per realizzare il piano di rinascitademocratica di Licio Gelli”.Per rifiatare, senza mollare la coscienza politicac’è Zoro, all’anagrafe Diego Bianchi che,reduce dalla fortunata esperienza televisiva diGazebo, porta il Pd sulle bancarelle di unmercato rionale romano con Arance emartello, fuori concorso alla Settimana dellaCritica. Dopo aver portato twitter sul piccoloschermo, Zoro porta in sala “una storiaverosimile ambientata nelle strade dove vivoda quando sono nato, nel quartiere SanGiovanni a Roma. Porto il mio modo di scriveree girare provando a mischiare le riprese chefaccio abitualmente, quelle con latelecamerina, con quelle più tradizionali della

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••• Che politica che fa? Bene o maleche sia, una ricca, forse addirittura esaustivarisposta la dà la 71^ Mostra di Venezia, che alleitaliche magagne di Palazzo, ai retroscena piùinconfessabili, al marcio del Belpaese offre lavetrina più consona dopo 20 di berlusconismocatodico: il grande schermo. Partiamo proprioda lui, l’ex Cavaliere, protagonista diBelluscone, una storia siciliana, che riportaal cinema Franco Maresco: “il mio film nonriguarda direttamente Berlusconi. All’inizio, treanni fa, l’intenzione era quella di raccontare leragioni dell’enorme consenso da lui avuto per20 anni in Sicilia. Quando mi sono accorto chestavo facendo (male) l’ennesima inchiesta su dilui, ho cambiato direzione e ho imboccato unastrada che mi è molto più congeniale, quelladel comico, del grottesco con risvoltimalinconici. Così Berlusconi è diventato ilpretesto per raccontare storie di perdenti e dimondi che spariscono per sempre”. Maattenzione: non si guarda la luna, ci si guardaallo specchio perché il film, al Lido nellasezione Orizzonti, “ci dice che Berlusconi nonce l’hanno portato i marziani, che luirappresenta meglio di chiunque altro l’essenzadi un’Italia che in lui si riconosce e per decenni

l’ha votato”. Nessuna censura? “Ho lavorato inpiena libertà, come sempre”, anche perchél’obiettivo non è sociopolitico bensìantropologico: “Berlusconi c’era prima diBerlusconi, lo si trova nei Promessi sposi maanche ne I mostri di Dino Risi o nellecommedie più spietate di Germi e Monicelli. Èun insieme di genialità e cialtroneria, dicinismo e arroganza che fa degli italiani unodei popoli più detestabili e incivili del mondo”.Dunque Maresco non va alla trattativa?Macché, raddoppia: “Nel mio Belluscone cisono due trattative: una è quella tra lo Stato ela mafia; l’altra, più importante per il film, hacome protagonisti due cantanti di piazza chelitigano per una canzone che s’intitola Vorreiconoscere Berlusconi e coinvolge nel disastrofinale anche un regista che si chiama FrancoMaresco”.Al Lido fuori concorso, La trattativa è dura epura per Sabina Guzzanti. Il direttore AlbertoBarbera lo definisce “il film più bello dellaGuzzanti, anche formalmente: interamentecostruito sulle carte e i verbali della trattativaStato-mafia, con attori in un teatro di posa arecitarli”. Per la regista, senza peli sulla lingua,“la trattativa Stato-mafia è il patto su cui si è

Magagne e retroscenaMagagne e retroscena“Belluscone, una storia siciliana” di Franco Maresco, “La trattativa” di Sabina Guzzanti,“Arance e martello” di Diego Bianchi, “Pasolini” di Abel Ferrara: la politica e le suedegenerazioni in molte opere veneziane. Il ritorno di un cinema d’impegno civile?

Cinema italiano S p e c i a l e Ve n e z i 2 0 1 4

PASOLINI

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71ª Mostra del Cinema

Il progresso invincibileLa modernizzazione come ideale di conquista del ‘900,attraverso le immagini d’archivio e l’apporto diintellettuali, nel documentario “La zuppa del demonio”

••• La “zuppa del demonio” è la definizione con cui lo scrittoreDino Buzzati descriveva le lavorazioni nell’altoforno in undocumentario industriale del 1964, Il pianeta acciaio. A Davide Ferrarioè sembrato il titolo giusto per il suo film che ripercorre, attraverso idocumentari dell’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa di Ivrea,l’idea di progresso che ha dominato il Novecento.Come mai si è rivolto proprio a questi materiali d’archivio e qualè stato il criterio guida nella scelta?Da molto tempo Sergio Toffetti, il direttore dell’archivio, mi istigava aguardare i materiali per costruirci su un documentario. Effettivamentequesti film hanno una tale forza che ho preferito lasciarli parlare da soli,riservandomi un intervento sul montaggio, cui è affidata una presa diposizione molto personale. Il concetto di modernizzazione comincia aprendere piede nei primi anni del secolo e arriva fino ai primi anniSettanta quando, con la crisi petrolifera e la nascita dell’ambientalismo,l’idea dello sviluppo senza limiti va per aria. La mia generazione, natanegli anni ’50-‘60, è cresciuta con l’idea del progresso invincibile e dellatecnologia buona; abbiamo capito dopo che c’era un prezzo da pagare.Tuttavia non si può fare a meno di provare una certa forma di nostalgiaper la capacità che c’era allora di inventarsi delle utopie e la forza direalizzarle.L’industrializzazione italiana è fortemente legata al sacco delterritorio…Oggi è facile considerare l’Ilva dal punto di vista del disastroambientale, ma il mio obiettivo era capire come ci si è arrivati. Tutti glistrati della società italiana - sindacati, governo, partiti - hanno condivisoun sogno, un orizzonte fantastico in cui credere, e dentro i filmati siritrova quest’orizzonte. Certo, quando vedi gli ulivi secolari abbattutiper far posto alla fabbrica inorridisci, ma allora quell’immagine era ilsimbolo della vittoria dell’uomo e della macchina sulla natura,considerata ancora in maniera leopardiana, come un fenomeno davincere. Quando si percepisce questo, si comprende anche la paraboladi questa forza che ha modificato il mondo.Nel costruire il film ha tenuto conto del dibattito culturalesull’industrializzazione del secolo scorso?Il film non ha commento esplicativo ma è corredato da brani scritti daintellettuali del periodo, come Tommaso Marinetti, secondo il quale “ilprogresso ha ragione anche quando ha torto”, Leonardo Sciascia,Franco Fortini, Pier Paolo Pasolini. Non c’è unanimità nel punto di vistasulla fabbrica, e le fabbriche non sono tutte uguali. Fra Fiat e Olivetti ladifferenza è evidente anche nel linguaggio usato dai documentari. Neldocumentario industriale sono transitate intelligenze straordinariecome Mario Camerini, Ermanno Olmi, Bernardo Bertolucci e questo èuno dei motivi per cui il materiale è così affascinante.

• BARBARA CORSI

Davide Ferrarioi n t e r v i s t a

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macchina da presa. E porto un gruppo di attori che è stato un piacerescoprire, motivare e coinvolgere totalmente nella realizzazione di quellache per me resta un’impresa”. Ma come sta il Pd visto dal basso, dalmercato? “In questo momento, dopo le elezioni europee, il Pd è al suomassimo storico e ha il segretario che fa anche il Presidente del Consiglio;dire che sta male non sarebbe corretto. Ciò premesso, un partito forte ditutto questo consenso e potere dovrebbe dare più nettamente lasensazione di occuparsi della crescita economica del paese, cosa che non soquanto, dal basso, si percepisca come combaciante con la frenesiariformatrice mostrata in ambito istituzionale nei primi mesi del governoRenzi”. Parole sante che il film è chiamato a suffragare, ma quali sono leispirazioni politico-cinematografiche del debuttante Diego Bianchi? “Nonsono un cinefilo incallito ma ho le mie radicatissime fisse. Una di queste èsicuramente Spike Lee, regista del quale ho visto più o meno tutto. Non acaso Fa’ la cosa giusta è dichiaratamente, spudoratamente eorgogliosamente citato e omaggiato in Arance e martello, dalla primaall’ultima scena”.C’è chi, al contrario, fa un percorso speculare, partendo dall’America perarrivare all’Italia: il regista Abel Ferrara, che porta in concorso Pasolini,girato in inglese con Willem Dafoe nei panni di Pier Paolo Pasolini.Impressionante la somiglianza fisica ma è un surplus di senso della doppiamission dell’eterno maverick italo-americano: da un lato, non rassegnarsiall’indagine documentaristica su PPP, evocando il tocco e la manipolazioned’artista; dall’altro, mentre il film era ancora in lavorazione, spingersiaddirittura a dire “io so chi ha ucciso Pasolini”. Forse due aspirazioni soloapparentemente contraddittorie, ma in Laguna che film dobbiamoaspettarci? “Pasolini era un grande regista ed è per me fonte d’ispirazione;era uno scrittore, un poeta, ha diretto film meravigliosi, era una personastupenda. Io sono un regista e cerco di raccontare tutto con la miaimmaginazione. Spero che la gente la colga e sappia apprezzare il valoredi un artista così grande”. E, si può esserne certi, porterà scompiglio al Lidoalimentando la fama controversa e maledetta del regista de Il cattivotenente, Fratelli e The addiction: non s’è tirato indietro sullo scandaloStrauss-Kahn con l’ufficioso Welcome to New York, non lo fa sull’epilogocruento e insoluto di PPP perché “film come JFK e La battaglia di Algerisono delle tradizioni, le mie tradizioni... Io faccio le mie cose, sono unartista, non sto girando documentari e nei miei film penso a quello chevoglio fare. Questi film sono miei”. E, sperabilmente, anche nostri.

• FEDERICO PONTIGGIA

e politica

LA TRATTATIVA

BELLUSCONE, UNA STORIA SICILIANAARANCE E MARTELLO