vius, vol. II, Vander Fratres, Lugdu · Il libro di Onians vuole avvicinarci alle radici del nostro...

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  • Il libro di Onians vuole avvicinarci alle radici del nostro essere. E la via che propone è quella dell'indagine lessicale: l'analisi delle parole, per lo più greche e latine, con cui è stato dato nome alla vita, allo spirito, all'anima, al corpo, alla sorte fin dagli inizi di quella civiltà composita, sfaccettata, innovatrice che, a un certo punto (tardo) della sua storia, fu chiamata «europea». Quest'opera è un compagno indispensabile per quanti vogliono sapere di che cosa stanno parlando quando parlano di se stessi.

    In copertina: La Sibilla frigia. Illustrazione tratta dal 11Lesaurus GrtPcarum Antiquitatum diJacobus Gronovius, vol. II, Vander Fratres, Lugduni Batavorum, 1698.

    € 21.00

    ISBN 978-88-459-2110-0

    1111 1111111111111111111 1 11 9 788845 921100

  • GLI ADELPHI

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    R.B. Onians ( 1899-1986), professore di latino all'Università di Londra, elaborò per circa trent'anni Le origini del pensiero europeo, che apparve nel 1951 e poi venne ripubblicato, in edizione riveduta e ampliata , nel 1 954.

  • R.B. Onians

    Le origini del pensiero europeo

    intorno al corpo, la mente, l'anima, il mondo, il tempo e il destino

    Nuove interpretazioni di materiali greci e romani, di altre testimonianze e di alcune fondamentali concezioni

    ebraiche e cristiane

    A CURA DI LORENZO PERILLI

    TRADUZIONE DI PAOLO ZANINONI

    ADELPHI EDIZIONI

  • TITOLO ORIGINALE:

    The Origins of European Thought about the Body, the Mind, the Soul, the World, Time, and Fate

    Seconda edizione: settembre 2011

    @ 1998 ROSALIND ONIANS

    © 1998 ADELPHI EDIZIONI S.P.A. MILANO

    I edizione GLI ADELPHI: settembre 2006

    WWW.ADELPHI.IT

    ISBN 978-88-459-21l(M

  • Indice

    Nota del Curatore 9

    LE ORIGINI DEL PENSIERO EUROPEO

    Prefazione alla prima edizione 1 5 Prefazione alla seconda edizione 2 1 Introduzione. I primi Greci 23

    PRIMA PARTE. LA MENTE E IL CORPO 33

    l. I processi della coscienza 35 2. Gli organi della coscienza 47 3 . La materia costitutiva della coscienza 69 4. La cognizione. I cinque sensi 91 5 . Il fegato e il ventre 1 09 «Parole alate » 1 15 I praecordia e il fegato 1 17

    SECONDA PARTE. L'ANIMA IMMORTALE E IL CORPO 1 19

    l. La 'lfUXTt 121 2. Genius, Numen, ecc. 1 5 1 Apocolocyntosis 195 Marte, il picchio, il lupo 197 3 . Anima e animus 201 4. Le ginocchia 207 5. La forza 221 6. La materia costitutiva della vita 243 Liber, liber, free, Freyr, ecc. 271 7. I l culto dei fiumi e alcune forme della sostanza vitale 279

  • 8. Il mondo: gli inizi della ,,filosofia» greca 297 9. Morte e cremazione 305 10 . Le offerte ai morti e agli dèi 321 Mortarium, mortaio 343 Antiche concezioni ebraiche della mente o dell' «anima>> , dello «spirito>> , dello «Spirito Santo >> , del corpo, della divinità di Cristo 345 1 1 . Nettare e ambrosia 367 �p6toç, «sangue rappreso >> , e l' «icore>> degli dèi 375

    TERZA PARTE. TEMPO E DESTINO 377

    l. «Sulle ginocchia degli dèi >> 379 2. 1tElpCXtCX 385 Finis, fimus 417 3 . Kextp6ç 419 4 . La tessitura del destino 427 5. Altri popoli. Fato e magia 431 6. j.totpcxv È1ttn8Évcxt, 1tE1tproj.I.Évoç 457 7. U1tÈp j.I.Opov e il rapporto degli dèi con i l fato 469 8. I vasi di Zeus, la bilancia di Zeus e le Kl;pEç 475 9. Il tempo. �j.lcxp 493 10 . Lachesi, Cloto, Atropo 499 1 1 . Fasi del corpo e della mente: il dolore, il sonno,

    la morte 503 12 . tÉÀoç 51 1 Il «Billie Blind>> o «Belly Blind>>, l ' «Auld Belly-Blind Man>> 551 Delubrum e lustrum 553 Antiche concezioni cinesi dell'anima e alcune credenze cinesi ed europee riguardanti i piedi 555 Credenze dell'Età della pietra 565

    Bibliografia 585

    Indici 599 Indice analitico 601 Indice delle parole 617 Indice delle fonti greche e latine 627

  • Nota del Curatore

    Nelle intenzioni dell'Autore il volume doveva rivolgersi allo specialista così come al lettore colto che, pur non disponendo di specifica competenza, fosse mosso dalle medesime curiosità. L'edizione italiana persegue lo stesso obiettivo: i testi classici greci, sempre citati in lingua originale, sono affiancati dalla traduzione, anche laddove l 'Autore abbia omesso di fornirla. Le traduzioni, che mirano unicamente a rendere fruibile il testo e comprensibile l'argomentazione anche da parte di chi non sappia di greco, non hanno ambizioni letterarie ma piuttosto strumentali: benché si sia in genere operato un riscontro sulle versioni correnti (come accade quasi sempre con la Bibbia) , esse rispondono all'interpretazione spesso innovativa di Onians.

    Gli interventi del Curatore, limitati all 'essenziale, sono contraddistinti dalle parentesi quadre. Errori e sviste - nei rinvii ai testi classici, nelle indicazioni bibliografiche o di altro genere -, sono stati corretti tacitamente, e solo in rare occasioni è parso opportuno segnalarli al lettore. Le note del Curatore a piè di pagina sono state riservate a pochi casi indispensabili: poiché la prima edizione del libro risale al 195 1 , la successiva al 1954 (poi riproposta immutata nelle ristampe del 1973, Arno Press, New York, e del 1988, Cambridge University Press, Cambridge) , un aggiornamento sistematico sarebbe stato improponibile, in realtà niente affatto necessario, tanto più che l 'opera di Onians mantiene in larga misura la sua originaria validità e problematicità. Laddove siano oggi disponibili nuove edizioni di riferimento, sono stati aggiornati ( indicando fra parentesi quadre la corrispondenza) i rinvii ai testi classici, dei quali è spesso mutata la numerazione e di conseguenza non sempre agevole la reperibilità: esempi eloquenti sono offerti dai poeti lirici greci, ancora citati da Onians secondo l 'edizione di Theodor Bergk (qui aggiornati agli !ambi et Elegi Graeci di M. West, ai Poetae Melici Graeci

  • l O Nota del Curatore

    di ·D. Page, o ad altre edizioni moderne) , dai frammenti di Pindaro (Schroeder in Onians, Snell-Maehler nell 'edizione italiana) , dai comici greci (aggiornati all'edizione di Kassel e Austin) , dai frammenti dei tragici (aggiornati a Kannicht, Snell, Radt) , dai frammenti dei poeti latini compresi nella edizione di Otto Ribbeck, e così via. Abbreviazioni e sigle sono quelle correnti, sia per le edizioni moderne che per autori e opere classiche, ricondotte alla forma latina. Il lettore potrà eventualmente trovare indicazioni dettagliate su autori, opere ed edizioni moderne nei repertori d'uso: per gli autori greci, oltre al Greek-English Lexicon di Liddell e Scott (qui citato come LSJ, nell 'edizione aggiornata) , il più recente e completo Diccionario GriegoEspaiiol diretto da F. Adrados e il Canon of Greek Authors and Works di L. Berkowitz e K.A. Squitier (Oxford, 1990:1: tra le varie divergenze, si può segnalare l 'edizione di Saffo e Alceo, nel Canone ancora quella di Lobel-Page, qui di Eva M. Voigt) ; per gli autori latini, l' Oxford Latin Dictionary, a cura di P.G.W. Giare (Oxford, 1968-1982) e il volume di Indici del Thesaurus Linguae Latinae; per greci e latini il Dizionario delle opere classiche, di V. Volpi (Milano, 1994) .

    Abbiamo rinunciato a qualsiasi intervento sulle considerazioni di carattere etimologico avanzate da Onians, che pure incontrarono, alla prima uscita dell'opera, qualche obiezione; il lettore potrà ricorrere agli strumenti disponibili: per il greco, gli ottimi P. Chantraine, Dictionnaire étymologique de la langue grecque, Paris, 1968-1980 e H. Frisk, Griechisches etymologisches Worterbuch, Heidelberg, 1955-1972; mentre per il latino le opere di riferimento sono ancora quelle utilizzate da Onians, Ernout-Meillet e Walde-Hofmann (i dati si trovano nella Bibliografia) ; si vedano inoltre l' lndogermanisches etymologisches Worterbuch, di J. Pokorny (Bern-Miinchen, 1950-1969; Tiibingen, 1994�) , e il recentissimo Lexicon der indogermanischen Verben, a cura di H. Rix e M. Kiimmel (Wiesbaden, 1998) . La Bibliografia, assente nell' edizione originale, è stata compilata a partire dalle opere citate nel volume, ed è volta non solo a facili tare il reperimento dei dati completi di opere citate in forma abbreviata, ma a dare un ' indicazione, sia pure sommaria, circa le coordinate in cui l'Autore si muove. Va segnalato che i riferimenti bibliografici forniti da Onians non sono quasi mai completi , e sono stati dunque integrati tacitamente in questa edizione. La Bibliografia non registra le edizioni di testi dell 'antichità classica - con poche eccezioni (opere del XVII e XVIII secolo) -, né articoli citati nel testo senza titolo e con la sola indicazione della rivista.

    L'edizione italiana integra anche, in misura significativa, l 'Indice delle fonti greche e latine: quello originariamente predisposto dall'Autore venne infatti sostanzialmente decurtato in fa-

  • Nota del Curatore Il

    se di pubblicazione per ragioni editoriali . L'edizione originale contiene un indice selettivo, che riporta i soli luoghi per i quali si propone una nuova interpretazione, a fronte del gran numero di passi comunque discussi, dei quali è parso opportuno consentire la reperibilità.

    I quattordici Addenda, in fondo al volume nell'originale, sono stati dislocati di volta in volta dopo i capitoli a cui fanno riferimento; i due ultimi sono rimasti alla conclusione del libro.

  • Le origini del pensiero europeo intorno al corpo, la mente, l'anima,

    il mondo, il tempo e il destino

    A lla memoria di mio padre

  • Prefazione alla prima edizione

    Qual è la natura della mente, quali i suoi processi? Che cos'è l 'anima? Qual è la natura della vita? Che cosa accade con la morte, e dopo? Che cosa significano il corpo e le sue varie parti per l'uomo, gli animali, le piante? Qual è la struttura del mondo, come ha avuto origine? Quali forze determinano il destino degli uomini, e in che modo? Che cosa sono gli universali? Che cos'è il tempo? Questo libro nasce nel tentativo di scoprire le prime risposte di Greci e Romani ad alcuni interrogativi fondamentali, le credenze che per secoli ne appagarono le menti e ne governarono le azioni . Credenze che sembrano spiegare, in quanto ad essi sottese, innumerevoli espressioni e brani letterari, e, più tardi, teorie filosofiche e scientifiche, nonché leggende, miti e costumi. Allo sguardo fedele, alla mente ben disposta si rivela una singolare visione, un cospicuo sistema di credenze, coerente in se stesso e tutt'altro che incongruo, laddove si afferri il senso di fenomeni in sorprendente accordo tra loro: 'tÉ:XVTJ 'tUXTJV Ecr-repçe lWÌ 'tUXTJ 'tÉ:XVTJV [ > ] . Questa visione sembra essere stata ampiamente condivisa da altri popoli, ivi compresi i Semiti e, fra gli

  • 16 Prefazione

    spiegazione della magia, dell'atteggiamento verso il sesso, del Fuoco infernale, dello Spirito Santo, della concezione secondo cui Cristo è il figlio di Dio. Per chi si occupi di discipline classiche, le convinzioni di fondo di Greci e Romani circa la natura umana, il destino dell'uomo e il mondo non dovrebbero risultare prive di interesse, benché siano relativamente trascurate in gran parte delle nostre scuole e università. Ignorarle equivale a perdere molto del significato della vita e della letteratura antiche. Per loro tramite si rivela l 'organica unità del pensiero antico, il suo naturale svilupparsi nelle menti dei singoli; esse consentono di dare un senso a consuetudini e simboli che ancor oggi adottiamo senza consapevolezza. Ciò naturalmente non significa che tutti questi obiettivi siano stati qui raggiunti.

    Quale introduzione, mi sono limitato a un breve resoconto sui Greci di Omero, i più antichi Europei a noi effettivamente noti. Non ci sono invece materiali adeguati per un quadro analogo dei primi Latini. L'assenza di documentazione circa le loro credenze è la ragione principale dello spazio di gran lunga inferiore dedicato su alcuni punti (ad esempio sulla struttura del mondo, o sul fato) ai Romani. Talora ho preferito tacere per evitare di ribadire quanto fosse ovvio o già acquisito. Le testimonianze sono spesso frammentarie e oscure. Ove esse non appaiano sufficienti a determinare la verità, ho espresso in via ipotetica ciò che di fatto è solo un 'ipotesi. Allo scopo di fornire agli studiosi i materiali nella loro integrità, ho citato la lingua originale in tutti i punti decisivi. Traduco di norma integralmente, ma in alcuni passi la traduzione non consentirebbe di cogliere le sfumature più sottili. L'essenziale, credo, sarà sempre chiaro anche ai non specialisti. Alcuni termini da me illustrati ricorrono in innumerevoli passi: ho citato i più significativi senza ometterne alcuno, per quanto io sappia, che potesse contraddire la mia interpretazione. Mi sono avventurato in nuove spiegazioni della forma di un certo numero di parole: conscio della mia fallibilità, mi permetto tuttavia di osservare che molte delle etimologie correnti sono state suggerite e accettate badando agli aspetti formali, ma poco al retroterra di vita e di pensiero dal quale la parola è scaturita.

    L'opera è intessuta di rimandi, che, sia pure con qualche disagio per chi legge, fanno risparmiare una gran quantità di pagine. Essi si riferiscono spesso a considerazioni contenute nel prosieguo del testo, che non possono essere apprezzate se si ignora ciò che ad esse ha condotto. Tali rimandi, in realtà, e altri passi ai quali il lettore può essere rinviato dagli Indici, saranno assai più comprensibili e convincenti una volta completata la lettura del libro. Ho cercato di fornire un aiuto operando rinvii di ragionevole ampiezza, richiamando a volte un'intera pagina o più,

  • Prefazione l 7

    laddove fosse pertinente, a rigore, solo un dettaglio: il lettore, credo, capirà agevolmente quale sia il punto essenziale. I titoli dei capitoli danno un'indicazione non più che approssimativa dell'argomento, ma l'Indice analitico fornisce un compendio di quanto riguarda ciascuna questione. Nel caso dei nomi propri (nel testo o altrove) l'uniformità è difficile da conseguire, e non era questo, del resto, il mio obiettivo: avendo peraltro mutato consuetudine mentre scrivevo, posso aver dato inawertitamente, in luoghi diversi, forme diverse allo stesso nome.

    Questa, in breve, è la storia del libro: studente universitario a Liverpool, avevo intuito le implicazioni fisiche dei concetti di . Avevo già elaborato le idee principali (

  • 18 Prefazione

    giunte, mi auguro, hanno reso il libro un poco più utile, danneggiandone tuttavia in qualche modo la forma: per motivi di spazio, infatti, l'esposizione è stata in alcuni casi contratta, e alcuni rimandi sono stati introdotti nel testo, o notevolmente ridotti. Uno degli svantaggi del non pubblicare il volume prima di aver pienamente elaborato le implicazioni di quanto avevo scoperto è stato che nel frattempo altri ricercatori , in modo particolare P.T. Justesen e F. Riische, hanno effettuato e reso note alcune scoperte alle quali io ero a mia volta pervenuto. Ove ciò si sia verificato> ho aggiunto una nota (si veda l'Indice analitico) . Riferimenti ad altri studiosi con opinioni divergenti si trovano in tutta l 'opera.

    Non mi resta che ringraziare il Direttore e gli altri membri del mio vecchio College, il Trinity di Cambridge, per l 'ospitalità che, anno dopo anno, ha reso più piacevoli le mie ricerche; l 'Università di Cambridge per avermi concesso di differire la pubblicazione del saggio premiato con lo Hare Prize; i responsabili della Cambridge University Press per la pazienza con cui hanno tollerato ritardi e aggiunte, e infine il tipografo per la sua accuratezza e il correttore per la proficua attenzione. Fra gli studiosi, riconosco con gratitudine un debito particolare verso A.C. Pearson, uno dei miei maestri e cordiale amico, che, incaricato ufficialmente di sovrintendere alla mia ricerca, con generosa fiducia mi ha consentito di seguire le mie inclinazioni, accogliendo le mie sortite con la capacità critica della sua raffinata cultura; e verso F.M. Cornford, anch'egli per un certo periodo mio supervisor, che allora e in numerose altre occasioni mi è stato d'aiuto con il suo giudizio partecipe e lo stimolante incoraggiamento, accollandosi più di una volta la lettura del mio lavoro, per intero o in parte. Il mio vecchio amico F.H. Sandbach, del Trinity College, mi ha fornito utili osservazioni leggendolo in stadi diversi , soprattutto in bozze, e il mio amico ed ex collega J.F. Mountford, dell'Università di Liverpool, ne ha letto le bozze, offrendo il contributo delle sue dotte considerazioni. HJ Rose, dell 'Università di St Andrews, ha generosamente trovato il tempo di vedere il lavoro in bozze, concedendomi il supporto della sua vasta erudizione. Nessuno, sfortunatamente, ha preso visione del libro a uno stadio successivo alle prime bozze: la responsabilità per i suoi attuali difetti è interamente mia. Ogni contributo di cui mi sono awalso, per le idee e per i materiali, è stato di volta in volta segnalato. Il mio vecchio tutor E. Harrison, dopo aver scorso le seconde bozze, mi ha fatto cortesemente notare alcuni problemi relativi all'ortografia. Altri docenti e amici mi hanno sostenuto lungo il cammino con generoso incoraggiamento. Mia moglie mi ha assistito con abnegazione nella correzione delle bozze e nella trascrizione degli In-

  • Prefazione 19

    dici originali . Moltissimo devo inoltre a mio padre, che per primo mi ha insegnato ad amare le lingue e le letterature antiche e la ricerca della ragione delle cose, e che fino alla sua morte, avvenuta nel gennaio del 193 1 , è stato mio compagno, sempre appassionato e critico.

    Chalfont St Giles Dicembre 1940

    POSCRITTO

    R. B. O.

    L'Addendum [pp. 271-78] fu approntato nei primi mesi del 1941 , quando il testo che lo precede era già in stampa. L'Addendum [pp. 345-66] era apparso di rilievo e pertinenza sufficiente a far sospendere per breve tempo la pubblicazione, in un mondo che aveva troppe altre cose a cui pensare. Le preoccupazioni suscitate dalla guerra, in realtà, resero difficile la ricerca, e il compito si dimostrò più impegnativo di quanto avessi previsto. Quando, con la pace, la pubblicazione divenne possibile, avevo progredito in misura tale da desiderare di completarla. A quel punto, tuttavia, inattese responsabilità familiari, alle quali non potevo sottrarmi, reclamarono molto del mio tempo. Ad esse si aggiunsero ulteriori quanto onerosi impegni di lavoro. Ho dovuto infine licenziare l 'Addendum , pur senza aver reso giustizia all'argomento. Una quantità di considerazioni di secondario rilievo, accumulatesi lungo il cammino, sono state inserite a forza nel testo e negli Addenda. Pensavo di poter apportare simili modifiche senza sconvolgere l ' impaginazione, ma nella revisione ciò si è rivelato impossibile. A evitare ritardi ulteriori, la Casa Editrice si è cortesemente assunta la responsabilità di predisporre nuovi Indici, assai ridotti, modificando tutti i rimandi interni, e di rivedere nella loro totalità le quarte bozze.

    Dopo che, nel 1935, erano state messe in circolazione le prime bozze, in cui erano già contenute le idee principali, le seconde vennero diffuse nel 1939 e nel 1944 in forma privata tra un certo numero di studiosi, dai quali non giunse, né si attendeva, commento alcuno. Parte del testo è stata esplicitamente citata, con il mio consenso, in libri usciti nel frattempo (in Plato 's Cosmology, di F.M. Cornford, e nell'edizione delle Baccanti curata da E.R. Dodds) . Per questo motivo e in considerazione del lungo ritardo, per gentile concessione delle autorità del British Museum e del bibliotecario della Cambridge University, sono state depositate presso tali biblioteche alcune copie delle

  • 20 Prefazione

    prime, delle seconde e delle terze bozze, che possono essere consultate nel caso di eventuali questioni di priorità.

    Il titolo Origini del pensiero greco e romano . . . , inizialmente previsto, è stato poi modificato in Le origini del pensiero europeo intorno al corpo, la mente, l 'anima . . . L'ampia mole e il valore intrinseco delle testimonianze greche e romane, la loro posizione chiave quale collegamento con le civiltà più antiche, l ' influenza dominante sul successivo pensiero europeo: tali i motivi che giustificano in certo modo il rilievo primario loro attribuito. Si tratta, inoltre, dei materiali con i quali ho maggiore familiarità. Le « fondamentali concezioni cristiane ,, cui il sottotitolo fa riferimento sono la fede nello Spirito Santo, nella divinità di Cristo e nel Fuoco infernale. Se ne accenna giacché potrebbero risultare inattese, in un 'opera dedicata principalmente alle origini pre-cristiane dell'Europa. Inoltre, esse sono tuttora parte della viva fede di milioni di persone, e le loro difficoltà costituiscono un ostacolo per altrettante. La spiegazione della loro origine, se pure è stata raggiunta, è pertanto la parte del libro di più evidente interesse generale. Tale origine si ricollega alle credenze ebraiche circa il corpo e lo spirito, lo spirito di Dio nell 'uomo e la natura stessa della vita. Sono stato incoraggiato a suggerire nuove interpretazioni di questi e altri materiali solo perché le idee individuate per Greci e Romani sembravano fornire una chiave di lettura. Rilevante appare il fatto che le medesime concezioni fondamentali circa il corpo, la mente e l 'anima, reperibili nelle nostre più antiche testimonianze riguardanti Greci e Romani, nonché le popolazioni celtiche, slave, germaniche e altri popoli

  • Prefazione alla seconda edizione

    Sono lieto dell'opportunità di impiegare il tempo disponibile prima di questa riedizione per correggere i pochi errori di stampa che avevo rilevato, e per fare alcune ridottissime aggiunte al testo, ove ciò sia possibile senza eccessive difficoltà. Devo al mio vecchio amico A.Y Campbell l 'etimologia di lady a p. 199, e a un altro amico di vecchia data, D.S. Robertson , i passi di Fulgenzio e dello Shepherd 's Calendar di Spenser, con la nota di E. K. , a p. 562; aJ.H. Hutton sono debitore non solo di alcuni elementi a sostegno delle mie argomentazioni, forniti in una benevola recensione ( > (pp. 233-41 ) integrandolo con testimonianze sull 'India moderna. Ho cercato di completare la documentazione concernente le grandi civiltà del passato aggiungendovi un breve studio delle antiche pratiche e credenze cinesi , poiché, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, i Cinesi avevano le medesime idee di fondo circa la mente e l 'anima. Infine, mi sono awalso dei risultati della ricerca di esperti come M. Wernert e l'Abbé Breuil, per sviluppare ulteriormente l ' interpretazione di alcune singolari pratiche dell'Età della pietra, che sembrano preparare la via alle pratiche e concezioni da me delineate riguardo a quelle antiche civiltà storiche.

    Chalfont St Giles Giugno 1953 R. B. O.

  • Introduzione

    I PRIMI GRECI

    La filosofia e la scienza dei Greci sono alla base del pensiero europeo moderno. E consuetudine iniziarne lo studio da Talete, Anassimandro e i loro successori del VI secolo a.C. : non le radici, ma le più basse ramificazioni superstiti di un albero ben più vigoroso. Per secoli a ritroso si estende il tronco degli ascendenti, il pensiero di un popolo, il sistema di credenze mediante il quale esso rese intellegibile a se stesso per molte generazioni la vita dell'uomo e il mondo in cui l 'uomo vive; una fede attiva, con lievi quanto indubbie differenze da una zona all 'altra, in graduale crescita insieme al pensiero di singoli individui, il cui contributo non si può ora distinguere e i cui nomi sono perduti per sempre. Le radici affondano in profondità, al pari di quelle popolazioni confluite in una felice unione, da cui è scaturito il ceppo che conosciamo. Le > posteriori , le teorie dei singoli e delle scuole, rappresentano riflessioni critiche e approfondimenti di portata via via crescente su questo schema etnico, verosimilmente non comprensibili in modo corretto se non in relazione a esso: schema che sarebbe in sé di primario interesse, qualora ricostruibile, giacché investe le fondamentali concezioni della vita, della mente e del destino dell 'uomo, concezioni tali da determinare parole e azioni di ciascuno. E non solo tra i Greci. In certa misura, ci si troverà a esplorare le radici della civiltà, in Europa e altrove. Si vedrà, credo, come le fondamentali concezioni delineabili tramite la lingua e la più antica letteratura della Grecia e di Roma fossero condivise dai Germani, dai Celti e da altri popoli; come esse fossero presenti, quanto meno in alcuni casi, già nel Paleolitico, di cui spiegano alcune singolari pratiche; come ancora sussistano, restando inosservate, in usanze e locuzioni odierne.

  • 24 Introduzione

    Cinque o sei secoli prima della nascita di Talete di Mileto, gli abitanti della Grecia continentale e delle isole, Creta compresa, avevano dato prova della loro unità nel decennale assedio di Troia e, ancora qualche secolo prima di Talete, in un luogo mai definitivamente identificato, avevano prodotto due monumenti perenni alla propria civiltà, l'Iliade e l' Odissea, le prime testimonianze giunte fino a noi circa la vita e il pensiero in Europa. Alle loro spalle il mondo >, di cui gli scavi hanno portato alla luce sporadiche decorazioni e ornamenti, mentre minuscoli frammenti della sua storia sembrano preservati nelle memorie della Grecia posteriore e in documenti egizi e ittiti: per il resto, tuttavia, un mondo buio e silenzioso. Sugli aspetti più intimi della sua vita e sul suo significato, sulle sue peculiari speranze e paure, non resta parola, fatta eccezione per alcuni caratteri (e forse una lingua) , cui a tutt'oggi non abbiamo accesso.1 I tesori delle tombe e le rovine dei palazzi, le vestigia di un dio (o di più dèi) , di una dea (o dee) , grotte, alberi, uccelli, serpenti , bipenni, > e altri simboli e arredi cultuali e funerari vanno integrati attraverso la conoscenza di culti, miti e leggende posteriori, di cui incerta è la pertinenza, non meno incerte le analogie. Dopo Omero, nuovamente, poco o nulla si ha di paragonabile per interi secoli: Esiodo, scarni frammenti epici, inni, poesia lirica ed elegiaca, nulla che illumini con continuità, o in modo più o meno completo, il trasformarsi della vita e del pensiero. Il rifulgere della luce del giorno, nel V secolo, è filtrato da un'atmosfera diversa, diverso è il mondo che essa illumina. A Omero, soprattutto, ci si rivolgerà in cerca di tracce del più antico modo di pensare. Per gli uomini della stessa epoca e civiltà, che ne condividevano ambiente e convinzioni, la sua rappresentazione era chiara. Oltre alle semplici vicende che egli narra, alle descrizioni esplicite, che anche noi comprendiamo, essi erano in grado di cogliere le allusioni a oggetti e pensieri a noi estranei. Alla luce di quanto in Omero è evidente, di quanto sappiamo da scrittori greci posteriori e dalle vestigia emerse dagli scavi, possiamo affrontare questioni significative liberi dai metodi incongrui e dai preconcetti del pensiero moderno. La perfezione della sua arte e il razionalismo del suo popolo non devono impedirci di vedere la singolarità del suo mondo. Non sarà necessario richiamarne le affinità con il nostro, molte delle quali risalgono in verità a un'epoca anteriore alla nostra specie, a quel genere umano cui

    l. [La Lineare B, scoperta da A. Evans nel 1900, fu decifrata da M. Ventris nel 1952 e interpretata con la collaborazione di J. Chadwick; i primi risultati delle loro indagini apparvero in M. Ventris - J. Chadwick, Documents in mycenaean Greek, Cambridge, 1956 e J. Chadwick, The deripherment of Linear B, Cambridge, 1958 ] .

  • Introduzione 25

    congiuntamente apparteniamo. Molte delle virtù che noi come lui veneriamo, quali l 'amore per la moglie e i figli, e il coraggio nel difenderli, sono condivise dalle bestie feroci, alle quali non a caso egli ripetutamente paragona i suoi eroi. Più istruttivi sono gli elementi di divergenza: di questi, alcuni possono suggerire o rievocare lo sfondo vivo sul quale si inquadrano le concezioni di cui si parlerà.

    I guerrieri più virili piangono copiosamente, e in pubblico. Quando gli Achei sono respinti, l 'augusto Agamennone si presenta senza vergogna di fronte all'esercito riunito,

  • 26 Introduzione

    cl o, Achille > 1 e vi trucidò e bruciò dodici giovani prigionieri troiani scelti appositamente, e due dei cani dell'amico.2 I l buono e saggio Telemaco obbedì all'ordine di Odisseo di legare mani e piedi all ' infedele Melanzio dietro la schiena, per poi appenderlo, dopo avervi fissato una corda, in modo che >, quindi lo abbandonarono.4

    Le do!J.ne sono un obiettivo dichiarato, e legittima preda di guerra. E per salvare le proprie mogli che gli uomini combattono." Quando una città viene conquistata, gli uomini vengono uccisi, i bambini fatti a pezzi oppure ridotti in schiavitù,6 le donne trascinate via con violenza per servire i loro conquistatori, sposati o meno, come schiave e concubine.' Nucleo strutturale dell'Iliade è proprio una disputa intorno a simili prede: che non suscita alcuna vergogna o condanna. Al popolo riunito in assemblea solenne, Agamennone dichiara di preferire la prigioniera Criseide alla moglie Clitennestra,R e il venerabile Nestore dice: « Che nessun uomo si affretti a tornare finché ciascuno, giaciuto accanto alla moglie di qualche troiano, non avrà ripagato la fatica e i gemiti per Elena >> .9 L'atteggiamento nei confronti del sesso è di schietta spontaneità. 111

    La pirateria, le scorrerie alla ricerca di un bottino di uomini o altro1 1 sono considerate attività onorevoli. Senza recare offesa, si può chiedere ai propri ospiti, stranieri rispettabilissi-

    l. Il. , XXIII, 171 sg. 2. IL, XXIII, 174 sgg. Cfr. XXI, 27 sgg. 3. Od. , XXII, 172 sgg. Cfr. 465 sgg. 4. Od. , XXII, 474 sgg. Di analoga sorte Antinoo minaccia lro (Od., XVIII, 85 sgg. ) . Cfr. l'esperienza di Eurizione (Od., XXI, 298 sgg.) e le minacce di Laomedonte ( IL, XXI, 452 sgg. ) . 5 . Cfr. Il., IX, 591 sgg. 6. Il., XXII, 63 sgg.; XXIV, 732 sgg. Anche gli uomini, naturalmente, possono essere ridotti in schiavitù. 7. Od. , VIII , 523 sgg. Cfr. Il. , VIII, 165 sgg., 287 sgg.; Od. , IX, 40 sgg. Eschilo le descrive come «Vecchie e giovani con i vestiti laceri, trascinate per il crine, come cavalli •• ( Sept. , 326 sgg. ) . 8 . Il. , l , 1 1 3. Cfr. I , 3 1 sg.; IX, 664, 667 sg.; XIX, 60, 291 sgg.; XXIV, 675. 9. Il. , Il, 354 sgg. 10. Cfr. Il., III, 441 sgg.; XIV, 294 sgg.; XXIV, 128 sgg. 1 1 . Cfr. Od. , l, 398; XIV, 246 sgg.

  • Introduzione 27

    mi, se siano mercanti o pirati . 1 Il furto e lo spergiuro andati a buon fine suscitano ammirazione. Odisseo fa visita ad Autolico, « il nobile padre di sua madre, che tutti superava in ruberie e spergiuri. Il dio stesso gli conferì questa abilità, il giusto Ermes: perché in suo onore egli bruciava sacrifici graditi, le cosce di agnelli e capretti >> .2 Fra le altre imprese, Autolico si era procurato un elmo aprendo una breccia nel muro di una casa.� L'atteggiamento nei confronti della proprietà è schiettamente , spesso brutalmente alieno da sentimentalismi . Si può prevedere che il fanciullo senza padre e il vecchio che non abbia con sé un figlio saranno disonorati e privati di quanto possiedono.4 Se un figlio muore appena raggiunta l 'età virile, si osserva che «non ha ripagato i genitori di quanto hanno speso per allevarlo ,,_r. Una figlia è un investimento commerciale > (àÀ

  • 28 Introduzione

    duce una vita semplice. 1 Sovrintende al raccolto/ pascola il bestiame:3 Laerte, ormai vecchio, dissoda il terreno e cura la vigna.1 All'arrivo degli ospiti, nonostante la presenza di numerosi Mirmidoni di rango inferiore, è Patroclo ad accendere il fuoco per cuocervi la schiena di una pecora e di una capra e il lombo di un maiale che Achille ha tagliato.5 I nobili pretendenti scuoiano loro stessi le capre e strinano i maiali. 6 Odisseo, durante il suo pacifico regno, si costruisce da sé la camera da letto, realizzando con le proprie mani la struttura del talamo.7 Le regine, Arete, Penelope, Elena, ecc., filano e tessono alacremente,8 mentre la principessa Nausicaa prende parte con tutta naturalezza al bucato delle vesti di famiglia.!' La scrittura non risulta utilizzata né compresa. 10

    l. Richiamare tali elementi equivale a demolire la tesi (avanzata ad esempio da A. Platt, in

  • Introduzione 29

    Gli uomm1 si uniscono in difesa della propria città e delle proprie case, alcuni awertono le responsabilità del comando: 1 si tratta tuttavia di un 'epoca di marcato individualismo, di prìncipi dominati dall'orgoglio personale e pronti a sacrificare le masse. Menelao avrebbe voluto condurre l 'amico Odisseo con tutta la sua gente a stabilirsi ad Argo evacuando, per fare loro spazio, una delle pacifiche città a lui soggette.2 Achille, ferito nell'orgoglio dal ratto di Briseide da parte del re, chiede alla madre di persuadere Zeus > .3 Ella persuade Zeus, il quale la esaudisce. E Achille prega per sé e per l 'amico Patroclo: < < Zeus padre, e Atena e Apollo, possa neppure uno dei Troiani sfuggire alla morte, neppure uno degli Argivi (gli Achei) , ma sia concesso a noi due soli di emergere dalla strage, a noi due soli di sciogliere il sacro diadema di Troia ,, . 4

    Nonostante la nobiltà d'animo di Omero, e la sua epica dignità, tali sono alcune delle caratteristiche del suo mondo, prerogative dei suoi eroi. Li distingue non tanto la loro natura, quanto le idee e gli ideali in base a cui essi vivevano. Non è difficile individuare delle analogie per molte di queste caratteristiche, caso per caso,S nella successiva storia europea: siffatta barbarie nel comportamento, tuttavia, sia essa residuo o recrudescenza, si accompagna pressoché invariabilmente alla barbarie del pensiero, a rozzi pregiudizi, alla superstizione. Nei casi ricordati non si tratta quasi mai di eventi di rilievo, di compo-

    Se accade di parlare qui del poeta che « Scrive » , si intende nel senso di comporre. La mole dei poemi non è al di là delle capacità della memoria e della tradizione orale: i rapsodi li conoscevano entrambi a memoria, e ogni ateniese colto era in grado di recitarli per intero, avendoli appresi da bambino (cfr. Xenoph., Symp., III, 5) . Si confronti la storia della Guerra di Troia in Schol. Ven. ad Il., VI, 35, narrata, pare, da Esiodo. Per la distanza tra Omero ed Esiodo, cfr. sotto, p. 30, nota 2. l . È il caso di Sarpedone (IL, XII, 310 sgg.) . 2 . Od., IV, 1 79 sgg. Cfr. i l comportamento d i Paride i n Il. , VII, 362. 3. Il. , l, 409 sgg. 4. IL, XVI, 97 sgg. 5. Ad esempio la pirateria nell' « età eroica» norrena e il barbaro trattamento riservato ai nemici da Brodir nella Njals Saga, le mutilazioni inflitte dalla giustizia medioevale, la sfrenata brutalità dell'Europa seicentesca nella Guerra dei Trent'anni, quale si riflette in L'a'UUenluroso Simplicissimus (HJ.C. von Grimmelshausen, Nùrnberg, 1668] , la scala di valori che richiedeva ai nostri bisnonni di impiccare a sangue freddo un uomo reo di aver rubato da un negozio un paio di scarpe da cinque scellini, l 'orgoglio del furto ancora constatato da Tolstoj nel Caucaso nel 1852 (zio Eroska nei Cosacchi). Non sarà necessario ricordare il regresso verso la barbarie registrato durante la Grande Guerra, e in seguito.

  • 30 Introduzione

    nenti essenziali della realtà storica o della leggenda, quanto piuttosto di dettagli quali ci si può aspettare da un poeta. In essi, egli non manifesta disapprovazione alcuna né coscienza di un contrasto, e neppure accenna a un mondo diverso da portare a confronto. 1 I tesori dissotterrati a Cnosso, a Micene e altrove, più antichi della leggenda e della caduta di Ilio, sono a tale proposito irrilevanti, come del resto il progredito livello di arte poetica e il manifesto genio dell'artista. E plausibile che il poeta (o i poeti) verso cui abbiamo il maggior debito fosse non troppo lontano per collocazione temporale, spirito o ambiente culturale dall'epoca descritta, forse a non più di uno o due secoli, aristocratici e ancora '' eroici >> ,2 in una terra non raggiunta dagli invasori dorici;:1 ma sarebbe improprio, e infruttuoso, avanzare

    l . Per KaKa e àEtKÉa IJ.ftOEto tpya [ « pensava cattive, vergognose azioni » l si veda W. Leaf, The Iliad, London, 1 900-1902', ad IL, XXIII, 24, 1 76: ma il passaggio a una valenza morale era verosimilmente già in corso. Qui come in seguito sarà bene ricordare: l) che la storia è un continuum, in cui persone, pensieri, costumi e strumenti, di tipi e qualità diversi, si sviluppano e si sovrappongono; 2) che anche in una comunità di selvaggi coesistono elementi di epoche diverse e concezioni fra loro contraddittorie; 3) che il poeta sta di fatto rappresentando un'epoca passata a beneficio della propria, impiegando materiale più antico e in certa misura estraneo; 4) che la sua personalità, ancorché non appariscente, può non essere trascurabile, e che nello scrivere egli può pensare e sentire diversamente dai suoi contemporanei; 5) che è un essere umano, e, come Shakespeare o Scott, può inconsapevolmentre contraddirsi; 6) che, infine, al di là di manifeste disarmonie, egli può deliberatamente variare i propri mezzi in vista di un diverso fine, i dettagli in vista dell'effetto che si propone. In ciascun passo, si richiede una valutazione di tali elementi, prima di intervenire con il bisturi per smembrare o asportare. Tra i due poemi esistono divergenze che denotano un mutamento o una diversità di spirito: si confronti ad esempio Od., XXII, 41 1 sgg. con la pratica descritta nell' Iliade (XIII, 373 sgg., ecc.) . 2 . I l divario tra Omero ed Esiodo è percepibile nell'uso della parola f\proç. In Omero essa definisce una classe sociale, l ' insieme della gente, il comune uomo libero in opposizione al ei}ç [ « servo •• l o OIJ.o)ç [ « schiavo "l (cfr. ad esempio Od. , I, 1 00 sg., 272; Il, 7 sgg., 41 ; VII, 44; XVIII, 423 sg., ecc.) , mentre per Esiodo designa i semidei, una razza più antica e ben distinta, che combatté a Tebe e a Troia, scomparendo poi dal mondo degli uomini verso le Isole dei Beati (Hesiod., Op., 156-80) . Laddove Omero afferma che gli uomini d'oggi (oiot vùv �potoi eì.cn, Il., V, 304; XII, 383, ecc.) non sono forti come i guerrieri presenti a Troia, non è necessario presupporre un lungo intervallo di tempo: ne è conferma la raffigurazione di Nestore, il quale dice di fronte ai guerrieri venuti a Troia che essi, Achille, Agamennone, ecc. , non reggono il confronto con i suoi compagni di gioventù e che

  • Introduzione 31

    petizioni d i principio circa la «questione omerica ,, senza vagliare esplicitamente la totalità dei materiali. Essa, del resto, non ha alcun rilievo per il procedere dell'argomentazione. L'intento, in ciascuno dei diversi ambiti, è quello di scoprire il pensiero originario che si nasconde dietro un gran numero di passi, per i quali si può rivendicare una fondamentale unità di concezione. I problemi persisterebbero identici, qualunque fosse l 'autore o la datazione ipotizzata. Le testimonianze dimostreranno come le concezioni in questione fossero emerse molto tempo prima dei poemi omerici, e siano poi sopravvissute in epoca posteriore. Nella letteratura latina, che inizia due secoli prima della nostra èra, in larga misura sotto l'influsso della civiltà greca, è inevitabilmente più difficile identificare il pensiero indigeno originario: nondimeno, come si vedrà, le concezioni fondamentali si possono ancora individuare. Ciò vale anche per le più antiche espressioni letterarie celtiche, anglosassoni, norrene e russe, le quali, sebbene posteriori, sono relativamente indipendenti.

    vengono menzionati altrove nei poemi. Inoltre, se gli Ioni precedettero gli Achei, come sostengono, ad esempio, P. Kretschmer ( Zur Geschichte der griechischen Dialekte, in « Glotta » , l , 1909, pp. 9 sgg.) e Nilsson ( The MinoanMycenaean Religion, ci t., pp. 28 sgg. ) , è rilevante - ove se ne consideri l ' importanza e il numero in epoca storica, già al tempo dell 'Inno ad Apollo Delio - che non se ne faccia menzione, salvo che nel brano riferito agli Ateniesi, giustamente sospetto, di Il., XIII, 685 (cfr. Leaf, ad loc.). Un'etnia ionica distinta, se pure è esistita, è sommersa o ignorata. Si direbbe che non solo i protagonisti, ma anche i destinatari dei poemi siano gli «Achei " ·

  • Prima parte

    La me n te e il corpo

  • l . Processi della coscienza

    In che cosa le nozioni omeriche relative ai processi fondamentali della coscienza si distinguono dalle nostre? I dati di cui disponiamo sono in buona parte espliciti. 1 Il « pensare ,, si definisce come un

  • 36 La mente e il corpo

    queste parole: "Sopporta, cuore. Hai sopportato ben altra vergogna". E il cuore acconsentì, paziente. Ma Odisseo si voltava da una parte e dall'altra, meditando . . . '' · '

    PADRE: Che cos'è esattamente >? HILDA (quattro anni e nove mesi d 'età) : Non so. PADRE: Ma con che cosa pensiamo? HILDA: Gli animali pensano con la bocca. PADRE: E le persone? HILDA: Con la lingua. PADRE: Cosa fa quindi un uomo quando pensa? HILDA: Parla.

    Con questa testimonianza2 del modo di intendere di una bambina si può confrontare non sqlo la concezione america, ma anche quella degli abitanti delle Iles de la Société, secondo i quali pensare equivale a >/ e quella degli indigeni della Nuova Guinea: > .4 Si tratta di una primordiale individuazione dell ' importanza delle parole per il pensiero, e di un non meno primordiale inferirne che il pensiero è situato là dove le parole sembrano avere origine (cfr. pp. 92 sgg. ) : se oggi possiamo considerarle suoni o immagini uditive, simboli, era tuttavia naturale associarle al respiro, insieme al quale vengono emesse.

    Mentre la valenza primaria di cppovElv, nel greco più tardo, è intellettuale ( . 3. Cfr. sotto, pp. 205 sg. 4. B. Malinowski, Argonauls ofthe Western Pacific, London, 1 922, p. 408. 5. Il. , XIII, 1 35; cfr. XII, 1 24.

  • Processi della coscienza 37

    lWKà cppovÉoucrt OtaJl1tEpÈç àA.A.ftA.otcrtv, " lupi e agnelli . . . provano sempre sentimenti ostili gli uni verso gli altri >> (più congruo, ma inelegante: « hanno attività psichiche ostili >> ) ; 1 d KÉV 'tot KELVTJ YE cpiA.a cppoVÉ't]O" ' ÈVÌ. euJlcp, ] ) riveli come sia qui sotteso il gesiderio.

    Lo stesso oi.oa, in O mero, può essere reso con > , secondo il suo significato usuale nel greco successivo, quasi avesse connotazione esclusivamente intellettuale, non implicando altro che cognizione (ad esempio: oio' àpE'tlÌV ot6ç Ècrcrt, > ) :1 talora, tuttavia, esso ha con ogni evidenza un valore molto più esteso, cfr. À.Érov o' 00ç aypta oÌOEV . . . 00ç 'AXtÀEÙç EÀEOV JlÈV àmÒÀEO"Ev;" oa"i:oaç cpÉpE KEOvà i.ouìa EùpUKÀ.Eta;1i 'A•pEiOTJç Kaì. Èyro, cpiA.a EÌOO'tEç àA.A.ftA.otcrtv;7 'tOt ìlma oÌOE naìoa 'tE cròv cptÀ.ÉEt.H Non sembra adeguato limitarsi ad affermare, con Leaf/ che EÌOÉvat in Omero , ovvero spiegare, con Ebeling: > . w Siffatta interpretazione risulta incongrua rispetto alla struttura sintattica e ai vari aggettivi che seguono: ed è improbabile che, in generale, gli uomini dell'epoca e della civiltà america immaginassero una correlazione

    l . Il., XXII, 263 sg. 2. Od., VII, 75. 3. Od., V, 89. Cfr. E. Myers, W. Leaf, S.H. Butcher, A. Lang, The complete Works of Homer, New York, 1935. 4. Il., XIII, 275. 5. Il., XXIV, 41 sgg. 6. Od., I, 428 sg. 7. Od. , III, 277. H. Od., XIII, 405. 9. Ad Il., V, 326. IO. l.exicon Homericum, Leipzig, 1 880-1 885 [rist., Hildesheim, 1987] , p. 354 (B. Ciseke ) .

  • 38 La mente e il corpo

    tra virtù e mera conoscenza, laddove in realtà non era così. Una traduzione letterale è impossibile. Myers, Butcher e Lang rendono: " Ha l 'animo crudele di un leone . . . così Achille ha bandito ogni pietà >> ; " la fida Euriclea portava per lui delle torce >> ;

  • Processi della coscienza 39

    con lo sguardo: l 'uso del perfetto oloa implica dunque l 'attingere non semplice percezione, conoscenza, ma anche una sensazione durevole, un s�ntimento, una disposizione che s'è detta attiva ed emozionale. E quanto accade nei passi citati, ma anche altrove, in misura maggiore o minore a seconda della natura dell 'accusativo che segue: À.trypa, a'icrq.ta, a8E!lt> della moderna psicologia, secondo la quale « ogni "idea" è non solo una condizione o un atto della conoscenza, ma anche una tendenza al movimento >> . 1 Ne troviamo conferma in espressioni colloquiali come / > , ecc. Nel distinguere tra vista o pensiero e affetti, noi consideriamo questi ultimi come conseguenti, ma non va trascurato che vista e pensiero possono persistere, e che, inoltre, l 'emozione può precedere l 'idea, essere vagamente awertita prima di assumere forma definita nella coscienza e di essere > . Due persone si incontrano, owero si pongono in relazione più indirettamente, ad esempio ricevendo informazioni l 'una sull'altra. Provano reciprocamente sentimenti che dipendono da quanto hanno appreso, e le loro emozioni assumono una dimensione intellettuale, consolidandosi in idee. Questo processo, a partire dalla percezione iniziale, è sotteso a espressioni quali 'tOt lima oloe, ecc. Ove manchi un dativo che ne definisca lo scopo (come in èiypta oloe) , si può pensare a una reazione analoga, ma generalizzata, nei confronti di cose o persone, e alla enunciazione di più generali tendenze emozionali e conative. Il perfetto ( oloa, eioo)ç) denota un processo ormai compiuto, quindi effettivo. Elaborando la teoria > , G.F. Stout scrive:

  • 40 La mente e il corpo

    sta >> . 1 Stout li definisce > . È quanto implicano espressioni quali > ha un'importanza fondamentale per la sua condizione; Platone avrebbe potuto accettare KEOvà ìouìa, À.uypà iouìa,

    l. A Manual of Psychology, New York, 19 15", pp. 700 sg. 2. Od., VII, 343 [ "gli parve desiderabile porsi a giacere , ] ; cfr. V, 398, ecc. 3. /l. , XXIV, 197 sgg. [ « Che te ne sembra nell'animo? Terribilmente l'ardore e il eu,.u)ç mi spingono ad andare là » ] . 4 . Sopra, pp. 25-26. 5. Cfr. Resp., 401 sg., 4 1 1 , 500; Phaedr., 246, 255.

  • Processi della coscienza 41

    aypta otùEv, a7taniA.ta Eioo)ç, ecc. quali congrue spiegazioni, se non ·descrizioni, di caratteristiche morali.

    La stessa peculiarità emerge nei verbi di > , « dimenticare " • « ricordare » , che per il resto appaiono connessi unicamente alla cognizione, all 'acquisire, perdere o riacquistare la conoscenza. Il verbo oafivat, « apprendere "• significa « acquisire con la mente », ma, come è ormai da attendersi, « con la mente nella sua totalità » , che include nel proprio operare sensibilità e conazione; A.aveavEcr9at, « far sfuggire , dalla mente, f..Ltf..LvftO"KEcr9at e f..l.Vàcr9at, « richiamare » alla mente, owero « Volgere la mente a » qualcosa. Così, accanto a oafivat Èf..l.ÒV v6ov,1 f..Lvitcracr9E hacr'toç 1taiowv iJù' aA.6xwv2 e oÙÙÈ crÈ9Ev A.EA.a9ov'to/ troviamo OEOOT)KO'tEç OÀKTJV4 (per OÀKTJ, cfr. 7tA.ficr9Ev o' apa Ot IJÉ.A.E' ÈV'tÒç aA.Kfjç KaÌ. cr9ÉvEoç) /' di EÌOO'ta eouptùoç àA.Kfjç,6 f..l.vftO"acr9E OÈ eouptùoç àA.Kfiç/ A.aeov'to OÈ eouptùoç àA.Kfjç,H nonché f..l.VTJO"OV'tO OÈ: xapf..LT)ç,9 f..l.VcOOV't' òA.oolo

  • 42 La mente e il corpo

    que notre activité mentale est plus différenciée et aussi parce que l 'analyse de ses fonctions nous est familière, il nous est très difficile de réaliser, par un effort d'imagination, des états plus complexes, où les éléments émotionels et moteurs sont des parties intégrantes des représentations. Il nous semble que ces états ne sont pas vraiment des représentations. Et en effet, pour conserver ce terme, il faut en modifier le sens. Il faut entendre par cette forme de l 'activité mentale chez les primitifs, non pas un phénomène intellectuel ou cognitif pur, ou presque pur, mais un phénomène plus complexe, où ce qui pour nous est proprement "représentation" se trouve encore confondu avec d'autres éléments de charactère émotionel ou moteur, coloré, pénétré par eux et impliquant par conséquent une autre attitude à l 'égard des objets représentés >> . 1

    Neppure per noi esiste, verosimilmente, qualcosa come « Un phénomène intellectuel ou cognitif pur >> : si tratta, piuttosto, di una differenza nel grado di « impurità >> . In generale, forse, noi siamo interiormente più calmi ed esteriormente più controllati che non " les primitifs >> , e abbiamo imparato a differenziare concettualmente, ad analizzare uno stato mentale complesso individuandovi elementi astratti, ciascuno con un nome diverso che genera l ' illusione di una loro autonoma esistenza: a noi manca un termine quale q>pove'iv per quella complessa unità che è la realtà.

    Ulteriori, singolari indicazioni sull'emotività nel mondo di Omero e sulla diversità delle sue categorie di pensiero, vengono fornite dalla sua lingua. Il verbo 'tÉp1tEcr9at, che nel greco posteriore significa '' dilettarsi , godere >> , viene usato da Omero anche

    l. Les Fonctions Mentales dans les Sociétés Inférùrnres, Paris, 1910, pp. 28 sg. [

  • Processi della coscienza 43

    in riferimento a esperienze tutt'altro che piacevoli sia per i Greci di epoca successiva1 sia per noi, vale a dire il pianto e il lamento. Con queste parole infatti si affligge Penelope:

    airràp ÈJ.lOl !Wl 1tÉ:v8oç ÒJ.lÉ:'tprrmv 1t6pe 8aiJ.1wv· llJ.lO'tO JlÈV yàp 'tÉp1tOJ.l' 08UpOJ.1É:VTJ, yoopa !Wl El V 'A't8ao q>D .. aç 1tEpl XElPE j3aÀ.6V'tE ÒJ.lq>O'tÉ:pw Kpuepoìo 'tE'tap7t

  • 44 La mente e il corpo

    xaipro, XclpJla, XOPJlOVft, e che in origine doveva significare qualcosa come •• gioia >• . In mancanza di simili considerazioni, gli studiosi si sono rivolti altrove: Leaf, 1 ad esempio, preferisce una radice ghar, con il valore di ] . Guerra e dolore implicano specifici desideri, con il relativo appagamento. Boisacq (Dictionnaire étymologique de la langue grecque, Heidelberg-Paris, 1916, s. v. ) associa sia xaipro che XclPJlll all ' indoeuropeo *gher(e), che esprime desideri di vario genere, inclusa l'ira. Con XclPJlll si intenderà la ,, bramosia della battaglia >> o la >2 derivante dal libero sfogo delle energie del guerriero, quando, come un destriero, egli ,,fiuta lo scontro in lontananza >> : allora « la guerra diviene più dolce del ritornare >> ,� la battaglia - percorrere il campo lasciando libero corso ai propri istinti ed energie - è realmente una •• gioia >> , la somma realizzazione dell'orgoglio del proprio vigore. In un mondo di guerrieri quale quello descritto nel!' Iliade, essa potrebbe a buon diritto ricevere una tale denominazione, come JlÉJlaa, che, pur continuando a denotare il generico « desiderio >> , ricorre in forma assoluta,4 senza specificazioni , per esprimere il « desiderio >> per eccellenza del guerriero, la bramosia della battaglia o il suo concreto esprimersi. Per quei guerrieri, battaglia significava anche clamore, àuni: e àuni, come XclPJlll, viene assunto a designare la battaglia, mentre il suo senso originario passa in secondo piano, cosicché il poeta può dire, dei condottieri feriti allontanatisi dalla lotta, Ò\j/ELOV'tEç àun;ç 1mì. 7tOA.ÉJloto,r. oppure pEia M K · ÒKJlii'tEç KEKJlllO'taç avopaç àu'tij l rocratJlEV 1tpO'tÌ. acr'tU. G Basti segnalare una sola de-

    l. Ad Il. , IV, 222. 2. F.M. Cornford mi fa notare che, nel tedesco Lust, desiderio e piacere risultano ancora connessi: essi erano analogamente combinati nell'anglosassone lust. 3. Il. , II , 453 sg.; XI, 13 sg. 4. Il. , VII, 261 ; VIII, 327, ecc. Significativo appare lo stesso J.IÉJ.Jaa, che suggerisce un'originaria equivalenza, o unità, tra desiderio e movimento fulmineo: può infatti denotare entrambi. Accanto a Od., xx, 215 sg.: J.IEJ.laam . . . KtTJJ.la'ta oaaaaa6at [ «vogliono . . . dividersi le ricchezze » ] ; XVII, 520: J.IEJ.laamv àKO'UÉJ.IEV [

  • Processi della coscienza 45

    scrizione, tra molte, 1 di bramosia della battaglia. Aiace Telamonio fa eco al suo omonimo: ,,"Così ora intorno alla lancia le mie mani invincibili fremono impazienti, è sorto in me ardore, e sotto con i piedi, con ambedue, già mi slancio; non desidero che incontrare, anche da solo, in duello, Ettore figlio di Priamo, che brama (la battaglia) incessantemente (ajlO'tOV j.I.Ejlaron) ". Uno all'altro queste cose dicevano, lieti della gioia (o "bramosia") della battaglia (xapjllJ YTJ96cruvot) che il dio gettò loro nell 'animo ,, . 2 In questo caso, come in oùò' em xaPilTJ, " né vi è in loro gioia per la battaglia >> ,� è chiaro il significato che il poeta attribuisce al termine: e rendere il senso di un così soggettivo sentire è non solo più incisivo e omerico, ma in realtà obbligato, in passi quale la descrizione degli Achei in fuga di fronte a Ettore e ad Enea: oÙÀ.ov KEKÀ.ilyov'tEç 'icrav, À.il9ono ÒÈ XclPilTJç . . . 1tOÀÉjlOU ò' où yiyvE't' ÈpùJtV Ancora una volta desiderio e appagamento vengono meno, subentra Kopoç, la sazietà: «Viene presto agli uomini la sazi età della battaglia . . . quando Zeus fa pendere la bilancia >> . " Ma se a lui piace essi possono goderne a lungo, e « non conoscere sazietà della guerra >> (llclXTJç ÒKOpTJ'tOt eacrt v) .,; Va segnalata una sorprendente analogia con il sanscri to, ove rarJa, il cui significato primario è « gioia, piacere >> , denota in molti contesti la battaglia.

    l. Il. , III, 1 33; XIII, 286, ecc. 2. Il. , XIII, 77 sgg. Cfr. Aesch., Sept. , 377 sg., 392 sg. 3. Il. , XIII, 1 04. 4. Il. , XVII , 759 sgg. [

  • 2 . Gli organi della coscienza

    L'anatomia interna di uomini e bestie doveva essere familiare a chiunque per via delle battaglie e dei sacrifici, nonché della macellazione degli animali e della preparazione in casa delle carni; ma le effettive funzioni dei diversi organi, a eccezione del tubo digerente e dei suoi più evidenti accessori, non erano note. Cerchiamo di individuare la sede della coscienza. In quale parte del corpo si trova? Di un uomo si dice che pensa e prova emozioni e impulsi nel cuore (Kfjp o KpaOiTJ) , ma più comunemente nelle cppÉvEç, chiamate talora 7tpa7ttOEç, e nel 8u116ç. Di che cosa si tratta? Nella seconda metà del V secolo la scuola ippocratica1 diede il nome di cppÉvEç al diaframma, e lo stesso fece Platone nel Timeo (70a) . Gli autori successivi, antichi e moderni,2 ne hanno dedotto che ciò valesse anche per Omero, mentre il 8u116ç, di natura verosimilmente « aeriforme >> (cfr. Sulluiro [ « bruciare producendo fumo >> ] , ecc.) , racchiuso nelle cppÉvEç,3 viene interpretato come > ( blood-soul) . Tuttavia, non v'è parte del corpo che meno del diaframma - la rosea membrana muscolare che separa gli organi del torace da quelli addominali -possa rivendicare il ruolo di sede dell' '' anima-sangue >> , se di questa si tratta, o piuttosto dell 'intelligenza. Né tale membrana può essere considerata come una pluralità,4 cppÉvEç, owero, come avviene per queste ultime, essere definita !lÉÀ.atvat (o Ò!lq>t-

    l . Cfr. Vet. Med., I, 54 Kiihn [= XXII, 9Jouanna] . 2. Si veda ad esempio E. Buchholz, Homerische Realien, Berlin, 1871-1875, vol. III, pp. 73-10 1 ; E. Rohde, Psyche, Freiburg i .B., 1 890-1894, trad. ingl., pp. 30 sg.; E. Bickel, Homerische Seelenglaube, Berlin, 1915, e i vari commenti a O mero. 3. Cfr. IL, VIII, 202; IX, 462. 4. È riconosciuto (ad esempio da Buchholz, loc. cit.) che il più raro singolare q>pi]v è usato per ragioni metriche.

  • 48 La mente e il corpo

    J.1ÉÀ.

  • Gli organi della coscienza 49

    Eschilo 1 parla specificamente della f..LEÀayxi 'tOOV > , che ben corrisponde al polmone, con la sua scura superficie esterna.2 « Il polmone adulto è di un grigio bluastro, più o meno chiazzato di nero >> .3 Al concetto di > non va dato successivo rilievo. Omero usa JlÉÀaç non solo per il blu scuro, Kuavoç, e per l 'uva, ma anche per il sangue e, sembra, per il rosso scuro della carnagione:4 per Pindaro (fr. 123) e Teognide (v. 1 199) , tale è il colore del cuore. Ma il termine non si addice affatto al diaframma. Analogamente, se alle

  • 50 La mente e il corpo

    Dove hanno sede le q>pÉveç? Un passo1 sembra a prima vista accreditare l 'opinione comunemente accolta, fondata sull'attribuzione ippocratica, e può forse averla suggerita. Odisseo è tentato di uccidere senza indugio il Ciclope con la sua spada, ou·teiJlEVat 7tpòç crtij9oç 09t q>pÉveç �7tap exoucrt, di trafiggerlo al petto, pÉvEç circondano (o "racchiudono") il fegato » . Il diaframma s' inarca, simile a una sottile cupola, all 'interno di quello che si può approssimativamente chiamare il cilindro del torace. Subito al di sotto della cupola, quasi a colmarla, si trova il fegato, e intorno ad essa i polmoni si adattano perfettamente allo spazio che la separa dalle pareti toraciche, in particolare nella zona posteriore e laterale. Con l ' interposizione della membrana del diaframma, anch'essi >. In loro favore parlano numero e dimensioni. Si tratta di organi importanti, la cui relazione con il fegato è così stretta che un ascesso epatico può penetrare a volte nel polmone destro, per essere poi eliminato con la tosse. Nell' Iliade, in un sintagma che ricorre tre volte/ appaiono le 1tpa1tioeç, con un significato che si direbbe analogo, anch'esse al plurale: �aM: . . . Tj1tap U7tÒ 7tpa7tiorov, . Valgono anche in questo caso le medesime considerazioni. Altrove, le possibilità di dubbio sono ancora minori. Patroclo vibra la sua lancia contro Sarpedone, e E�a;\.' ev9' apa 'tE q>pÉvEç EPXO'tat ÒJlcp' ÒOtVÒV Ki;p, pÉVE> ,'1 ove ÒJlq>i può significare pi]v (dovuto forse al più tardo valore di " diaframma » , ma si pensi all' ingl. black-hearted [ « dall 'anima nera, malvagio » ] ) , cfr. Scol. anon . , 32, in E. Diehl, Anthologia lyrim Gmeca, Leipzig, 1922-1925, vol. II; cfr. infine KEAatvoq>poov, in Aesch., Hum. , 459. l . Od. , IX, 301 . 2 . Il. , XI, 578; XIII, 4 12; XVII , 349. 3. Il. , XVI, 481 . A proposito dell'aggettivo àOtvòv Leaf scrive, nel commento a /l., II, 87: « Secondo la spiegazione degli antichi, accolta da Buttman, il significato principale è "denso", ma ciò fornisce una catena di accezioni assai poco soddisfacenti. Risulta particolarmente arduo spiegare il riferimento dell'aggettivo al cuore » . Se a q>pÉveç si assegna invece il significato di

  • Gli organi della coscienza 51

    fuoriuscirono le q>pÉvEç>> , 1 i l che è certo verosimile se q>pÉvec; significa « polmoni '' • assai meno2 se indica il diaframma, un muscolo teso e saldamente fissato tutt'attorno. Quando Achille dall 'alto affonda la spada nel petto di Troo fino a farne uscire il fegato e il sangue3 non si fa menzione delle q>pÉvec;, pure così importanti, che, se trafitte, sarebbero state certamente nominate; eppure è inevitabile che il diaframma sia stato perforato. D'altro canto, quando Aiace con una pietra colpisce al petto (cr'tfjeoc;) Ettore « sopra il bordo dello scudo vicino al collo »,4 ed Ettore vomita sangue ed è preso da un '' doloroso ansimare >> ,5 sono le sue q>pÉvec; a provare dolore (òouvat) ,6 come la mano trafitta da una freccia,7 o la carne del piede quando una freccia ne sia estratta.H Ma soprattutto decisivo sembra il termine J.!Etaq>pevov, concordemente inteso come pÉvEç>> , un nome davvero singolare da usare per una zona piuttosto ampia, qualora q>pÉvec; significasse semplicemente la membrana che separa il torace dall'addome. In realtà, per Omero J.!Etaq>pevov significa la parte superiore della schiena, donde le perplessità degli studiosi: qua ratione eam induerit significationem, adhuc non satis explicatum est.9 I colpi si abbattono su JlEtaq>pevov e spalle insieme,10 e per quattro volte 1 1 la posizione del J.!Etaq>pevov è di fatto definita '' in mezzo alle spalle » : J.!Etaq>pÉV(!> Èv 06pu rtfil;ev WJlffiV J.1EcrpÉvec;, in mezzo alle spalle '' · Individuando nelle q>pÉvec; i polmoni si rimuove la difficoltà. In seguito, proprio come per Omero « le q>pÉvec; racchiudono il cuore '' • per Eschilo, la cui J.1EÀ.a-yxitmv q>pftv corrisponderebbe esattamente al polmone, il cuore (Kapoia) è situato

  • 52 La mente e il corpo

    oivatç KUKÀ.O'IJI!EVOV KÉap, assimilato forse a una trottola. In questi passi, la comune interpretazione di

  • Gli organi della coscienza 53

    al cuore, il quale sembra condividere con le ] , quella di Eustazio 7tU1CtVJÌ 'lfUXiJ [ > ] . Il termine diviene immediatamente comprensibile per chi osservi il cuore stesso con l ' intrico di vene e arterie che si diramano sulla sua superficie e il ramificarsi delle numerosissime vene e arterie che ne fuoriescono direttamente come cespugli, spesso attraversando i polmoni. E attraverso i polmoni si estendono anche i rami di quello che, con inevitabile metafora, è tuttora noto in medicina come > . Di qui l 'an tic o termine latino ramites. Da entrambi i lati della trachea si dipartono i bronchi, dai quali procedono a loro volta i canali minori, che si diramano e si biforcano in mille direzioni. Si spiega in tal modo, come non si è riusciti fino ad ora, 1' origine di A.acrtat ] che esprime ancora in età alessandrina:1 intrigo e inganno. Per Eschilo, come si è visto e si vedrà, péveç si riferisse a un " petto irsuto "• come appare più verosimile in Il. , l, 188 sg.: tv Bé oi. �top tnt'l9ecrcrtv A.acriotcrt 8tétv8txa JlEPJ.ltlPtsev [ " il suo cuore nel petto peloso fu incerto tra due possibilità » l ; cfr. Od., IX, 433. 4. Suf1Jl., 91 sgg. [Cfr. T. G. Tucker, TIU' " Suf1Jlires " of Aeschylus, Cambridge, 1889] .

  • 54 La mente e il corpo

    sieri >> o >, bensì un organo del corpo, e forse per estensione l 'organo a cui corrisponde la mente. I condotti polmonari rispondono perfettamente a tale interpretazione. L'immagine della vegetazione nel petto ricorre costantemente: Alceo (fr. 97 Bergk [ = 10 V.] ) parla del �POJ.LOç, la frenesia, > o > (È v cr't118Em (j)UtEl.) , Simonide di Ce o (fr. 85 Bergk [= 8, 5 W.] ) della speranza > , Teognide (v. 396) del > (teda yvroJ.LTJ cr't118Emv ÈJ.L-1tE(j)UTJ) , mentre Pindaro1 afferma che > , e più volte2 parla del > ( Kapn6ç) di npanioEç,

  • Gli organi della coscienza 55

    di quelli finora suggeriti, e tuttavia ignorati, forse perché poco chiara ne è la connessione con il diaframma o con la mente: 1tEU1COÀ.El tat. l;TJpai VEtO t. lì àvtt toù sTJtEl tal, . AptcrtÉaç [1t 2084 Schm. ; « 1tEUKaA.E1tat: si dissecca, oppure è ricercato (Aristea) >> ] , nonché 1tEUKaÀ.Éov· l;TJpov. àyydov [n 2085 Schm.; « 1tEUKaÀ.Éov: secco; recipiente >> ] . Per 1tEUJCaÀ.Éro e il nostro 1tEUKaÀ.tJlOç si possono confrontare CÒ

  • 56 La mente e il corpo

    madentem, 1 e l ' illos . . . fessos . . . cornu perfuderat omni Somnus di Stazio.2 Quanto al vino, l 'uomo non solo « danneggia le sue ;'' e quando si accusa qualcuno di ubriachezza si dice che • , viene comunemente intesa quale reviviscenza della dottrina di Anassimene, ma entrambe, come si vedrà,H non sono altro che rielaborazioni della credenza tradizionale. Per Diogene quest'aria aveva, a quanto sembra, la sua sede principale nel petto o nella regione cardiaca, >.!1 E indubbio che l ' intelligenza dipende dall ' asciuttezza di tale aria, e può venir meno: ma in che modo?

  • Gli organi della coscienza 57

    no il Myoc; inspirando ( òt' àvanvofic;) . 1 Si possono forse meglio comprendere, tenendo conto dell' importanza che egli attribuiva al > , le sue criptiche affermazioni sul danno provocato dall'umidità all 'anima ('JfUXTJ, che pare comprendere intelligenza e coscienza) , ad esempio: « l'anima asciutta è la migliore e la più saggia >> , au11 'JfUXlÌ cro> , e s i può ora meglio intender� il rimprovero di Cecilio: « Dimef!_tica costui così facilmente? E la sua memoria così umida?>> .3 E opportuno inoltre considerare ulteriori, singolari espressioni. Saffo dice: « Secondo il mio cr·taJ..ayJ.16c; (cioè "il mio gocciolio") >> ,4 e sembra augurarsi che le sue J.1€ÀEÒrovat , « preoccupazioni >> , 5 lo portino via. L' Etymologicum Magnum6 ci informa che « gli Eoli chiamano il dolore ( òòUvTJ) cr'taÀ.ayJ.16c;>> . Eschilo afferma: « Davanti al cuore nel sonno stilla (cr'taçet) il dolore che rievoca la pena (J.lVTJ .7 La spiegazione di questi passi sembra risiedere in una singolare concezione, che chiarisce numerose altre espressioni: la concezione secondo cui nel dolore e nella bramosia le parti interessate del corpo « si sciolgono >> ( 'tiJKecr9at) , e che al loro « consumarsi >> _(

  • 58 La mente e il corpo

    In questo senso, le

  • Gli organi della coscienza 59

    duta » dal liquido. Le testimonianze non consentono di stabilire con certezza se, in base alla concezione originaria, il liquido fosse introdotto dall 'esterno o scaturisse dall ' interno. L'oraziano mentemque lymphatam Mareotico, 1 riferito a una persona turbata, suggerisce quale agente diretto il liquido, come più tardi, in Plinio, hac pota lymphari homines:2 lymphatus, d'altra parte, è ripetutamente impiegato per persone di cui non si dice abbiano bevuto alcunché, e che si trovano semplicemente in uno stato di frenesia mentale, commota mente. 3 Greci e Romani, come si vedrà/ ritenevano che la mente, nei polmoni, fosse in diretta relazione con il liquido insito in essi, il sangue, e che liquidi estranei quali vino e acqua, una volta bevuti, raggiungessero i polmoni impadronendosi della mente o provocandone lo sbandamento con il loro potere. Le Muse, Camenae e Carmenta, che ispiravano la frenesia, il furore poetico, erano ninfe delle acque (p. 92) . Il verbo lymphari poteva dunque significare « essere in uno stato di frenesia '' • cioè posseduto da tale potere.

    Tornando a Omero, è evidente, da altri passi oltre che da quelli già analizzati (pp. 55 sg. ) , che q>pÉvEç denota non solo lo « spirito >>, come usualmente tradotto, ma l 'organo fisico che è anche sede dell'intelligenza. I polmoni sembrano subire l 'effetto del sonno, giacché il respiro diviene sensibilmente più lieve. Eschilo parla di un uomo « che respira tiepido sonno attraverso i suoi 7tVE'llj..LOVEç>>5 ( > , WeirSmyth) ; ma il vino che viene bevuto non raggiunge né il diaframma né i polmoni. Questo dato di fatto è tuttavia irrilevante: quanto qui cerchiamo di delineare è la credenza tradizionale. Dopo Omero, si continua a parlare di q>pÉvEç che ricevono il vino ingerito. Così Archiloco dice di sé: pÉvEç dal vino ,, ,'; me n tre Epicarmo parla del pÉvEç>>/ Alceo di

  • 60 La mente e il corpo

    nelle q>pÉvEç>> . 1 Quest'ultimo, e Archiloco, in altri frammenti,2 confermano la propria interpretazione di q>pÉvEç come > (T:ÉYYE 1tVEUJlOVaç o'ivcp) .� Euripide, a sua volta, fa riferimento non solo al pÉveç con una forte bevanda >> ,4 ma anche al > .5 Un passo dell 'esiodeo Scudo di Eracle sembra implicare che, come è del resto prevedibile, non solo la bevanda più comune, il vino, ma anche altri liquidi, una volta bevuti, raggiungano le q>pÉveç. Le Che re sono descritte come pÉvEç>> .li Tale credenza, così diffusa ed evidentemente tradizionale, secondo cui i polmoni erano il ricettacolo delle bevande, non solo è registrata per Eupoli, Ippocrate, ecc./ ma ricorre esplicitamente nel Timeo di PlatoneH e, benché Aristotele!' abbia tentato di confutarla, ha trovato sostegno anche all'epoca di Galeno.10 Gli effetti immediati del vino sulla mente, associati alla convinzione che i polmoni ne fossero l 'organo, avranno contribuito a rafforzare tale erronea convinzione, 1 1 che non sembrerà troppo innaturale a chi consideri non solo la natura porosa dei polmoni, ma anche l 'evidente connessione tra l 'atto del respirare

    l. Fr. 50 Bergk' [ = 358 V. ) : 1tE[pì.] q>pÉvaç oivoç (7tE[OcXcrEt) invece di 7tE [pì.) Lobel [e Voigt: « legherà le q>pÉvEç») ) . 2. Cfr. pp. 6 1 sg. 3. Fr. 39 Bergk [ = 347 V.] . 4. Fr. 1 079, 4 Nauck. 5. Fr. 988 Nauck. 6. Vv. 245 sgg., ma cfr. p. 1 1 3 per le q>pÉvEç come sede dell'appetito. 7. Cfr. Plut., Qyaest. con v. , VII, l (698 sg. ) , e de Stoic. rep., XXIX, 7 sgg. Il verbo 6ropt'lcrcrecr6at significa generalmente indossare una corazza o un pettorale. Siffatta concezione ne spiega forse l 'uso (con o senza o'ivq>) nel senso di « ubriacarsi ... cfr. Theogn., 413, 470, 842, Pind., fr. 72 [schr. = Sn.-M.) . nonché Nicand., Alexiph. , 32: 7tot

    pÉva 600P11X6ÉvtEç [ pt'lv con la bevanda .. ) . l 'aggettivo àKpo6ropa!; [

  • Gli organi della coscienza 61

    e quello del bere implicita in clJlUcrttç, àjlucniçetv [ « tracannare » ] , ecc. , nonché nel proverbio latino simul jlare sorbereque hau Jactu Jacilest. 1 Ricordandç> il rimprovero di Cecilia: « Dimentica costui così facilmente? E la sua memoria così umida?••,2 si può ora comprendere anche perché Lethe, l ' « Oblio » , fosse liquido e si potesse bere.3

    La sostituzione di 7tÀEUJlWV, o 7tVEUJlWV, termini intervenuti successivamente a indicare i « polmoni » , in luogo di

  • 62 La mente e il corpo

    moni sono acquosi per gli spasimi ( uòaÀ.Éouç ò' àjlcp' ÒÒUvl)ç EXOjlEV 7tVEUjlovaç) » , 1 ossia si sciolgono negli spasimi del dolore. E dei polmoni si continua a ragionare come della sede della vita, esposta alle minacce delle armi.2

    Infine, se il significato di

  • Gli organi della coscienza 63

    quale l'organo in questione era sede dell ' « anima >> . Nel Beowulf, il sawol (vv. 2819 sg.) > ,4 acquistò poi il valore di « conocchia >> , generalmente assunto dagli studiosi per lo stesso Omero. Alla rideterminazione semantica di pÉveç, cfr. pp. 72 sg. li. Nel Timeo (70a) , Otaq>payJ..La ha il significato generico di « partizione, barrie-ra ». 7. Il. , IV, 528 [

  • 64 La mente e il corpo

    fosse stato l 'unico termine, o il più comune, per pÉvEç o 7tpmt\.òeç valessero > , un bersaglio tanto ridotto sarebbe stato colpito più spesso. Ma non si vede perché Omero avrebbe dovuto usare una sola parola per indicare i polmoni, diversamente dal cuore che chiama sia Kijp sia KpaòiT], o dalla testa, a cui dà il nome di KOpTJ, KOpT]vov e KEq>aÀ.iJ. Né la rideterminazione semantica si può considerare totale, come mostra lo stesso Platone. Omero indica più di una volta che le q>pÉveç contengono il euJ.loç, e non meno espliciti sono i poeti a lui posteriori; 1 ma ancora per Platone il euJ.loç o, come egli più spesso lo chiama, tò 9UJ.10ELÒÉç, va individuato non nel diaframma ma al di sopra di esso, nel petto.2 La medicina, a sua volta, usa il termine 9UJ.10ç non per un organo situato in prossimità del diaframma, bensì per il timo, la ghiandola posta fra o

  • Gli organi della coscienza 65

    agli exta di un essere umano ». 1 Per il contemporaneo Celso/ praecordia denotava inequivocabilmente gli organi al di sopra del diaframma. In origine, tuttavia, praecordia non poteva significare specificamente il cuore (cor) , cosicché ancora una volta non restano che i polmoni.� Il fegato poteva certo far parte degli exta, ma è ancor meno probabile che a esso, o allo stomaco, o a qualsiasi altro organo al di sotto del diaframma potesse riferirsi il valore principale di praecordia. Indeterminatezza e confusione nacquero forse quando, sotto l 'influenza del pensiero greco, praecordia fu identificato con cppÉvEç, e pulmo, come 1tÀ.EUjlWV per i Greci, rimase a indicare il polmone, senza alcun riferimento alla mente. Tracce dello specifico significato originario sembrano conservate in alcune espressioni, ad esempio in Lucilio: « Quando traggo fuori qualche verso dai miei praecordia (ex praecordiis ecJero) >> ."1 Marco Celio rappresenta Antonio immerso nel suo sonno di ubriaco « che russa con tutti i suoi praecordia (totis praecordiis stertentem) >> ,'' cui si potrà accostare il virgiliano toto proflabat pectore somnum.(j L'unica occorrenza in Plauto sembra riferirsi a un corridore esausto: > .' Orazio racconta come, sottoposto agli incantesimi di Canidia, egli si dibatta ( labor) notte e giorno, > ( levare tenta spiritu praecordia) .H Virgilio descrive come una lancia, colpita la schiena di un uomo, ne attraversi ( transit) i praecordia, come questi vomiti il tiepido sangue dal petto (pectore) ," come, per l'improvviso terrore, > ,10 e come un uomo, imbaldanzito per aver sposato una principessa, vada in giro vociferans tumidusque novo praecordia regno. 1 1 Cfr. tumido in pulmone, riferito all 'ira/� o pulmonem rumpere ventis, riferito all 'orgoglio. 1 :1 Persia

    l . NH, XXX, 5, 42. 2. De med., IV, l . 3. Il pericardio, l ' involucro che circonda il cuore, difficilmente sopporterà l ' idea di una differenziazione o potrà considerarsi una pluralità. 4. 590 sg. Marx [ = 22 Charpin] . Per questo concetto, cfr. pp. 92 sg., 96, 203, 205. 5. Citato da Quint., lnst. , IV, 2, 1 23. 6. Cfr. p. 59, nota 5. 7. Merc., 1 24 sgg. La milza era ritenuta la causa delle «fitte » . Si trova al di sotto del polmone sinistro, da cui è separata dalla membrana diaframmatica. 8. J

  • 66 La mente e il corpo

    ha avias tibi de pulmone revello (V, 92: de tuis praecordiis, schol. ad loc. ) e sinuoso in pectore . . . fiùra (V, 27-29: cfr. I , 47) , in entrambi i casi a proposito della mente. Livio osserva: > . 1

    Alcuni passi di Orazio suggeriscono che i praecordia, come le

  • Gli organi della coscienza 67

    tro canto, per Lucilio ,, respirare '' fosse caelum bi bere, 1 e « se vuoi sentire questo '' haec tu si voles per auris pectus inrigarier/ e più tardi « sentire ,, fosse comunemente aure o auribus bibere:3 adbibe puro pectore verba puer.4 Di qui il nostro « instillare », originariamente «far gocciolare dentro ».5 Nel lucreziano haustus e fontibu' magnis l lingua meo suavis diti de pectore fundet, 6 il liquido del petto dell'oratore viene assorbito dal petto dell'ascoltatore. La concezione della saggezza come umidità diverrà tra breve meglio comprensibile.7 Non ille quamquam Socraticis madet l sermonibus te negleget osserva Orazio, H rivolgendosi al Vino, a proposito dell'amico. Si semel amoris poculum accepit meri l eaque intra pectus se penetravit potio dice Plauto,�' alludendo al petto quale ricettacolo delle bevande come dell'amore. Testimonianze successive, ad esempio l'ovidiano et relevant multo pectora sicca mero,10 o la descrizione virgiliana dell'uomo sbalzato in mare, salsos revomentem pectore fluctus," vanno senza dubbio spiegati con riferimento ai polmoni. In Giovenale leggiamo esplicitamente eu m pulmo Falerno arderet, 12 e in Apuleio, a proposito della moglie di un dottore e della bambina che avevano inawertitamente ingerito del veleno: parvulae quidem tenuem spiritum et delicata ac tenera praecordia conficit protinus virus infestum, at uxor medici dum noxiis ambag;ibus pulmones eius pererrat tempestas detestabilis potionis, primum suspicata quod res erat, mox urgente spiritu iam certo certior, contendit, 13 ecc. Si direbbe che in questo caso ricorra la medesima concezione rilevata presso i Greci:14 altrove lo stomaco viene indicato come punto d'arrivo delle bevande. 15

    l . 601 Marx [ = XXVI, 21 Charpin] . 2. 610 Marx [ = XXVI, 5 Charpin ] . 3 . Hor. , Od., II, 1 3, 32; Prop., III, 6 , 8 ; Ovid., Trist., III, 5 , 1 4 1 , ecc. anche Plaut., Pers., 1 70, sopra p. 61 , nota 2, e Miles, 883. Per la corrispondenza tra udire e bere, cfr. anche, pp. 92, 95 sg. 4. Hor. , E:pist. , l, 2, 67 sg. 5. Hor., Epist., I, 8, 16. 6. Lucr., l , 412 sg. Cfr. Pind., Ol., VII, 7 sg., e sotto pp. 9 1 sg. 7. Cfr. pp. 72 sgg. , 87 sg. H. Od., III, 2 1 sg. Cfr. Martial . , I, 39, 3 sg. e VII, 69, 2, sotto, p. 88, e Petron., 4, �: ut studiosi iuvenes lectione severa irrigarentur. 9. Truc. , 43 sg. IO. Fast., III, 304. I l . Aen., V, 182 12. IV, 138 sg. l �. Met., X, 28. 14. Il problema mi si è presentato in una fase già avanzata del lavoro. Questa non è una rassegna completa dei materiali, né dimostra quale fosse l'originaria concezione dei Romani: tuttavia, non avendo visto altri compiere una tale indagine, la presento per quel che vale. l !J. Cfr. Iuven., V, 49: si stomachus domini fervei vinoque ciboque (un bruciore di slmnaco?) .

  • 3. La materia costitutiva della coscienza

    Il 9uJloç era, con ogni evidenza, una sostanza aeriforme (si pensi a 9t>Jltaro) . Gomperz, 1 e altri dopo di lui, lo hanno inteso come '' anima-sangue ,, , facendo derivare il nome dal vapore che si leva dal sangue appena versato. Nagelsbach e Autenrieth/ seguiti da Bickel,3 hanno preferito porlo in relazione con l 'impeto e il ribollire del sangue nella circolazione, seguendo l'etimologia del Cratilo ( 419e ) , cmò 'tiiç 9ucrEroç lWÌ çtcrEroç - in Platone, tuttavia, non del sangue, ma 'tiiç \jft>Xfiç -, pur andando in tal modo perduto quanto il nome più direttamente e naturalmente suggerisce: l ' idea di una sostanza aeriforme. Omero, del resto, non riconduce il 9t>JlOç al sangue in modo diretto, né gli attribuisce il comportamento di una vera e propria « anima-sangue >> : esso abbandona il corpo senza che vi sia spargimento di sangue.4 Rohde parla dell ' " intraducibile termine 9t>JlOç>> ," affermando che esso non si identifica con alcun organo fisico e che risulta invece concepito come una funzione immateriale:(\ non ne spiega però l 'origine, né la sua ipotesi risponde purtroppo a verità, giacché il linguaggio di Omero mostra con chiarezza che non si tratta di una funzione ma di un oggetto.

    Se le

  • 70 La mente e il corpo

    un grande sforzo d' immaginazione per concludere che il eujlOç è il respiro : ' sostanza che può sempre venire percepita come aeriforme e talvolta visibile. Ad esso si possono accostare2 fumus, il sanscrito dhuma/:1,,

  • La materia costitutiva della coscienza 71

    l 'anima (ànò liÈ \j/UXftV Èx:ànucrcrE) , ma quando tornò a respirare e il euJ!oç si raccolse nella sua > .1 Quando dalla coscia di Sarpedone fu estratta la lancia, « la sua anima ('I'UXTt) lo abbandonò, scese sugli occhi una nebbia. Ma poi respirò ancora, e il soffio di Borea lo rianimò, spirando tutt'intorno a lui, che aveva penosamente esalato il 9uJ.1oç>>2 (aùnç 5' ÒJ!nvuer,, 1tEpì. M nvottì BopÉao l çroypEt Émnvdoucra x:ax:roç KEKO

  • 72 La mente e il corpo

    era, come si è visto, 1 la similitudine, che ha suscitato non poche perplessità:2

  • La materia costitutiva della coscienza 73

    intelletto tardo si spiega con la bassa temperatura del sangue intorno al cuore; lo stesso vale per lo scolio secondo cui , 1 e per il passo in cui Platone spiega: domanda Circe.7 Altrove, in circostanze analoghe, gli organi della coscienza - il cuoreH o i polmoni9 (

  • 7 4 La mente e il corpo

    " mang1at1 >> o « consumati » (

  • La materia costitutiva della coscienza 75

    1tUKtV ÉV cr'tiJ8Ecrcrtv avacr'tEVOXtç' 'Aya!lÉ!lVOOV l VEt08EV ÉK KpaOt 11c;, 'tPO!lÉOV'tO M o l. > .6 L'autore dello Scudo di f.racle (w. 23 sg.) dice semplicemente che i Beoti vanno bramosi in battaglia « respirando al di sopra degli scudi >> (\mÈ:p craKÉrov rtvEiov'tEç) . Virgilio descrive Tirro strappato a una pacifica attività per combattere rapta spirans immane securi.7

    l . Il. , X, 9 sg. Cfr. XV, 627; X, 492, e il « tremulo singhiozzo , della

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    Diventa ormai meglio comprensibile la nozione di i(n)spirazione: è una concezione naturale, se si ritiene che sentimento e pensiero siano dovuti all'azione dei polmoni. Spesso leggiamo che un dio o una dea (Atena, Apollo, Ermes, ecc. ) , in particolare prima di un grande sforzo, « soffiarono J.!Évoç>> in un eroe, un cavallo, un mulo. Così Odisseo indicò a Diomede la preda, i Traci addormentati, > . 1 La stessa dea, nella battaglia finale dell' Odissea, incoraggiò il vecchio Laerte e > .2 Un improvviso accesso di coraggio, un impulso, una risoluzione, con il senso di energia e potenza che a essi si accompagnano, erano concepiti quale opera di un dio. Chi lo awerte, di norma, trae effettivamente un profondo respiro, ed è stato osservato che un uomo che dia inizio a un violento sforzo muscolare, invariabilmente, per prima cosa, riempie d'aria i polmoni.� Tuttavia, sebbene dietro la lettera del testo sia possibile individuare una tale e concomitante manifestazione fisica non predeterminata, sarebbe improprio considerare questo aspetto come predominante nelle intenzioni di Omero. Si vedrà più dettagliatamente poco oltre4 che, dato il livello concettuale dell'epoca in cui emersero le credenze qui in discussione, si sarebbe potuto non senza difficoltà concepire qualcosa di diverso dalle entità materiali. Con tutta evidenza, JlÉ-

    l . Il. , X, 482 sg. Per la forza come «fiato •• (7tVEÙJ.ta) , in epoca più tarda, cfr. Aristot. , PoL, 1336a 37; Mot. an., 703a 9 sgg.; [Aristot. ] ProbL, 868a 17 sgg. ma si veda anche sotto, pp. 229 sg. 2. Od., XXIV, 520 sg. Conrad descrive un marinaio in lotta con una tempesta: « per qualche motivo Jukes provò un accesso di fiducia, una sensazione che veniva dall'esterno come un alito tiepido e lo faceva sentire in grado di fronteggiare qualsiasi difficoltà " ( Tifone, cap. v) . Per il significato letterale di " ispirazione » , si confronti una delle leggende del Cid: questi aiutò un lebbroso a uscire da un pantano, mangiò con lui, « ordinò che fosse preparato un letto per sé e per il lebbroso e gli dormì accanto. A mezzanotte, quando Rodrigo era profondamente addormentato, il lebbroso alitò su di lui, tra le spalle, e quel soffio fu così forte da passargli attraverso, persino attraverso il petto: egli si svegliò, sbalordito, cercò il lebbroso al proprio fianco e non lo trovò » . Il lebbroso riapparve e disse: «

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    voç non è né un'astrazione, né una semplice condizione relativa ad altro da sé, ma è esso stesso concepito quale sostanza, fluida o gassosa, che possiamo per comodità intendere come ,, energia >> : esso era percepito interiormente allo stesso modo in cui noi avvertiamo ciò che chiamiamo con questo nome. E più specificamente si riteneva che tale energia avesse sede nelle cppÉveç, insieme al 9uf.l6ç. Pertanto, colui che la possiede la « soffia >> , e il dio che la concede la « ispira >> o la « soffia dentro >> di lui, ponendola alternativamente « nel 9uf.!0> 1 o « nelle cppÉvEç>> .2

    Analogamente, gli dèi « pongono ardimento >> (o « audacia » , 9apcroç) nel 9Uf.l0 ;4 anche in questo caso le due espressioni si alternano. I compagni si disposero insieme a Odisseo intorno al Ciclope addormentato, e (( un dio soffiò grande eapcroç in loro (9apcroç ÈvÉ-1tVE'U> .5 A conferire coraggio è qualcosa che si trova nel respiro o nell'anima-respiro, e che è a sua volta definito arrtov ( > ) . Quando fra gli dèi soprawenne la contesa, e « il 9uf.l6ç fu soffiato (iill'tO) in due direzioni nelle loro cppÉvEç•> , Ares così apostrofò Atena: « Perché con (lett. "avendo") 9apcroç iiTJ'tOV tu spingi gli dèi a contendere gli uni con gli altri? Perché il tuo grande 9uf.l6> .6

    Ancora, del xoì.oç, che significa (( collera )) o ciò che come tale sia awertito, si afferma che penetra, o si trova, nel petto ( crrij9oç o cr'ti)9ea) ,7 più specificamente nelle cppÉveç8 o nel 9uf.l6ç.!' Si comprende allora perché Achille lo descrivesse come qualcosa che (( si leva come fumo nel petto degli uomini ( avoprov Èv cr'ti)eecrm aÉI;E'tat T,ihE 1W7tVO

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    fisiche e a pensare che queste ultime siano epifenomeni o effetti postumi, > . Attenuerà il proprio atteggiamento di sufficienza nei confronti della visione omerica chi ricordi che Lange, James e altri psicologi hanno sostenuto

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    omerico tra il 9uJ.L6ç, o soffio, e il vento è condotto oltre. Agamennone in Aulide è descritto mentre « respira in armonia (o "soffia nella stessa direzione") con le vicende che lo hanno colpito (ÈJ.1.1taiotç 'tUXatcrtv crUJ.1.1tVÈow) >> 1 e, prima del sacrificio, mentre « soffia dalla sua q>piJv un empio mutevole vento >> .2 Sperando nella punizione di Clitennestra ed Egisto, le Coefore si chiedono: « Perché nascondere ciò che nonostante tutto fluttua (o "si libra", 1tO'tà'tat, detto di un vapore o di una nuvola)3 dalla mia q>piJv? Davanti alla prora del mio cuore soffia un vivo 9uJ.L6ç, un odio rabbioso (1tapot9EV ÒÈ 1tp> ,4 La perfetta congruità fra questa immagine e l 'accostamento omerico del 9uJ.L6ç diviso a due venti che soffiano sul mare5 risulterà evidente a chi ricordi come il sangue si raccolga nei polmoni intorno al cuore più che in qualsiasi altra parte del corpo," e che, per Empedocle, il cuore > . 7

    Concentrandosi sulla struttura dei polmoni, l ' > e i rami O ramites, e sugli epiteti Àacrtoç, OaUÀOt 'tE 00-crKtot 'tE, ecc. , riferiti alle q>pÈvEç o 1tpa1tioEç/ si possono meglio apprezzare altri passi. A Saffo, a quanto essa stessa dice, > . 10

    l . Ag., 1 87. 2. Ag., 219. 3. Eum., 378; Pe:rs., 669 sg. Cfr. Il., XVI, 469. 4. Choe. , 389 sgg., leggendo olov, con Hermann, invece del 9E1ov dei manoscritti. Il 9uf,l6ç determina l'azione dell'uomo nella sua interezza.

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    A questo si può paragonare il passo tratto dall'Antologia Patatina: « Il desiderio, con soffio possente, provoca tempesta (XEtJ • .taivet ò' ò !3apùç 1tveucraç 1t69oç) >> . 1 « Tu hai due respiri, Amore ( òtcrcrà 1tVEUJ..LO'ta 1tvE1ç) >>2 dice un poeta tragico riferendosi (secondo lo Pseudo-Luciano) all'amore spirituale e a quello carnale. Per Euripide, le Baccanti sono « invasa te dai soffi del dio ( eeoù 1tvoalcrt v ÈJ..LJ..Lavelç) '' , 3 l 'amore consiste nei « soffi (o "raffiche", 1tvoai) di Afrodite >> ;1 e a Giocasta, rivolta a Eteocle, il poeta fa dire: ," mentre rappresenta Penteo nell'atto di nel tentativo di immobilizzare Dioniso. Nel Reso (v. 785) i cavalli / cioè pÉvEç. Cfr. p. 74, nota 3.

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    Su questa linea si potrebbe procedere ulteriormente ; ' tuttavia, tornando a Omero, si osservi che gli dèi « soffiano >> negli uomini non solo emozioni, ma anche pensieri e propositi di natura relativamente intellettuale. Ciò è altrettanto prevedibile, poiché proprio con il 8UJ.10ç e con le

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    ne inteso nel senso di « essere attivi fisicamente >> nel caso di Telemaco, e altrove equivale a « essere pienamente coscienti >> , quindi « saggi ,, .

    Circa una radice 1tV'U- non si ricava alcuna testimonianza dalle lingue affini. Lo stesso 1tOt1tvuoo, sul quale si fonda l ' intera argomentazione, probabilmente significava1 in origine > ,

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    e del perfetto 7tÉ7tVUjlat da nvÉoo, si può rinviare a €xvto, èxuell e KÉXUjlat , da XÉOO.

    Procedendo ulteriormente, si osserverà che 1tÉ7tV'Ujlat, nell'interpretazione corrente, muta di significato con scarse motivazioni. A sostegno dell 'ipotesi secondo la quale un verbo originario 7tVUEtv significherebbe « mu