VIAGGIAI PREGA, AMA - Monika Bulaj

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Le danze dei sufi. Le acque sacre di Haiti. I santi cristiani venerati dagli islamici. Monika Buia] esplora con le sue foto i punti di contatto tra le religioni. Contro tutti i fanatismi A SINISTRA, DALL'ALTO: LA DANZA SACRA DEI SUFI DEL CAIRO IN ONORE DEL PROFETA HUSSEIN, NIPOTE DEL PROFETA, E UNA CERIMONIA VOODOO AD HAITI. A DESTRA, LA PROCESSIONE DELLA DESOLATA A CANOSA DI PUGUA. LE FOTO SONO TRATTE DAL LIBRO WHERE GODS WHISPER (CONTRASTO, PP. 249, Il Venerdì di Repubblica (ITA) - it Print Tipo media: Supplemento Tiratura: 570.438 Publication date: 25.08.2017 Diffusione: Pagina: 96-97, 99 Spread: 338.431 Readership: 2.540.000 Il Venerdì di Repubblica (ITA) - it Tipo media: Supplemento Publication date: 25.08.2017 Pagina: 96-97, 99 Print Tiratura: 570.438 Diffusione: Spread: 338.431 Readership: 2.540.000 VIAGGIAI PREGA, AMA: DOVE LA FEDE ROMPE I MURI A SINISTRA, DALCALTO: LA DANZA SACRA DEI SUFI DEL CAIRO IN ONORE DEL PROFETA HUSSEIN. NIPOTE DEL PROFETA, E UNA CERIMOMA V00000 AD MAITI, A DESTRA, LA PROCESSIONE DEU.A DESOLATA A CANOSA DI PUGUA. LE FOTO SONO TRATTE DAL LIBRO WHERE GODS WHISPER (COWTRASTQ. PP. 249, EURO 45. TESTI IN INGLESE E IN ITAUANO; SOTrO. LA COPERÌ1NA). IL 9 SETtEMBRE L'AUTRICE SARÀ AL FESTIVALETTERATURA D MANTOVA CON UN PERFORMING REPORTAGE AL TEATRO BIBBIENA. IN ALTO. IL LOGO DELLA MANIFESTAZIONE (DAL 6 AL 10 S1TEMBRE) testo e foto di Monika Bulaj Le danze dei sufi. Le acque sacre di Haiti. I santi cristiani venerati dagli islamici. Monika BuIaj esplora con le sue foto i punti di contatto tra le religioni. Contro tutti i fanatismi Tutti i diritti riservati Venerdì di Repubbli PAESE : Italia PAGINE : 96-97, 99 SUPERFICIE : 157 % DIFFUSIONE : (754000) AUTORE : Monika Bulaj 25 agosto 2017

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Le danze dei sufi. Le acque sacre di Haiti. I santi cristiani venerati dagli islamici. Monika Buia] esplora con le sue foto i punti di contatto tra le religioni. Contro tutti i fanatismi A SINISTRA, DALL'ALTO: LA DANZA SACRA DEI SUFI DEL CAIRO IN ONORE DEL PROFETA HUSSEIN, NIPOTE DEL PROFETA, E UNA CERIMONIA VOODOO AD HAITI. A DESTRA, LA PROCESSIONE DELLA DESOLATA A CANOSA DI PUGUA. LE FOTO SONO TRATTE DAL LIBRO WHERE GODS WHISPER (CONTRASTO, PP. 249, EURO 45, TESTI IN INGLESE E IN ITALIANO; SOTTO, LA COPERTINA). IL 9 SETTEMBRE L'AUTRICE SARÀ AL FEST1VALETTER ATURA DI MANTOVA CON UN PERFORMING REPORTAGE AL TEATRO BIBBIENA. IN ALTO, IL LOGO DELLA MANIFESTAZIONE (DAL 6 AL 10 SETTEMBRE) testo e foto di Monika Bulaj Oa molti anni viaggio lungo i confini dei monoteismi, in oasi d'incontro assediate da fanatismi armati, nelle patrie perdute dei fuggiaschi di oggi. Come i santuari dei mistici sufi, che dal Mali fino al Pakistan scompaiono sotto le bombe. Odiati dai wahhabiti, ignorati dagli illuminati riformatori dell'Islam e dall'Occidente, i maestri sufi sono forse la più solida roccaforte contro la barbarie. Riempiono le biblioteche benché alla teoria antepongano l'esperienza, chiamino «strada» la loro pratica e considerino il fanatico un asino che porta sulla groppa una pila di libri. È grazie a loro che l'Islam dei poveri si è inebriato di misericordia divina, esperienza dei sensi, sensi- bilità alla bellezza. Sono asili delle fedi, come il Bosforo, sul quale le donne armene e turche si addormentano insieme accanto al sepolcro di un santo bizantino, praticando Vincubatici, di cui si scriveva già prima di Erodoto, anestetizzando con il sonno la memoria dello sterminio che le divide. Come i monasteri nel deserto egiziano, attaccati giorno dopo giorno dai fanatici, là dove Abuna Fanous ascolta i sogni dei ^ pastori beduini che attendono iSIEME mezza giornata sotto il sole il ANI proprio turno. Come il Koso- AANI vo, dove i musulmani venerano lo sfortunato santo dei serbi, re Stefano, accecato dal proprio padre e ucciso dal figlio. Come Damasco, dove cristiani, musulmani, sciiti e sunniti pregano fianco a fianco nella moschea degli Omayyadi, presso il catafalco di Giovanni Battista e sotto al minareto di Cristo. Come il monastero di Deir Mar Musa, le cui pietre sono state posate nuovamente da cristiani e musulmani, perché qui hanno pregato insieme Z LE PIETRE DEL MONASTERO DI DEIR MAR MUSA SONO STATE POSATE INSIEME DA CRISTIANI E MUSULMANI di bocca in bocca, e con esse il sapere sulle origini, le metafore delle iniziazioni e delle trasformazioni, le ricette per la sopravvivenza. Luoghi "ripuliti" con le bombe, "chiusi" dopo l'ennesima strage di innocenti, condarmati dai pulpiti e dall'ambone, ignorati o nel migliore dei casi ridicolizzati. Crocevia santi, nodi, da cui parte il sentiero verso gli abissi dello specchio. Il mio lavoro è cambiato negli anni. All'inizio documentavo piccole e grandi religioni aH'ombra di guerre antiche e recenti, e sulle loro ceneri. Poi, a un certo punto, sono state le mie immagini a cercarmi, a parlare da sole, raccontando delle preghiere e dei sogni, dell'acqua e del fuoco, della memoria, del teatro della festa dei morti, della via dei canti. Ora quello che faccio è una cosa semplice, quasi infantile: raccolgo schegge di un grande specchio rotto, miliardi di schegge, frammenti incoerenti, pezzi, atomi, forse mattoni della torre di Babele. Forse questo può fare il fotografo, raccogliere tessere di un mosaico che non sarà mai completo, metterle nell'ordine che gli sembra giusto, o forse solo possibile, sognando queU'immagine intera del mondo che magari da qualche parte c'è, o forse c'era e s'è perduta, come la lingua di Adamo. sidim. Luoghi ponte, come quello sul piccolo fiume Grajcarek, vicino Cracovia, che - raccontava Jerzy Nowosiel- ski - indecifrabile per i barbari, congiungeva Bisanzio e Roma. Luoghi dove da secoli si preservano parole trasmesse ze, gesti, sguardi. E allora l'Africa, o piuttosto le Afriche, con i propri dei in esilio come le persone, grembo di archetipi vivi, dove la religiosità, cioè letteralmente "il legame", è costruita sulla comunione dei vivi e dei morti, suH'incessante conversazione con gli antenati. Luoghi dove le parole non sono separate dalle cose, abitati come la Grecia antica da dei creati a immagine dell'uomo. Le acque sante dei Caraibi. Le rocce nere dell'Atlante. I pali cosmici dell'Afghanistan. Le case degli zaddiq. Quelle degli sceicchi. I sepolcri dei poeti. Le grotte dei santoni. I sentieri dei malang. Le tende degli sciamani. Le tende dei nomadi. I sentieri delle loro erranti migrazioni stagionali. I boschi e le fonti del sacro nelle periferie del mondo. Rifugi. Grotte nei monti del Libano e del Kurdistan iraniano. I bracci del delta del Danubio. Le valli nascoste del Caucaso dove i priguni saltano verso il cielo come i sufi e gli has- perun millennio,nellastessapoveraSiria. Terre abitate in comune per millenni dove si spezzano le catene delle vendette, si consumano le medesime pietanze, si condividono amici, sogni, canti. Confini dell'oikoumene, lontani dai troni divini e dagli ombelichi del mondo. Rifugi dei dissidenti e incrocio delle rotte delle carovane mercantili, calpestate dai sandali di dervisci e poeti. Quando ricordo i momenti più intensi e segreti che ho vissuto mi rendo conto che rivelano una coerente, solida interezza, ima continuità che abbiamo disimparato a osservare, dipendenti come siamo dall'impressione superficiale di cataclisma - oggi qualcuno con fervore suggerirebbe: di conflitto di civiltà - che solo divide. Lo contraddicono i santi. Un buon santo è buono per tutti. Lo contraddice il corpo, veicolo di preghiera e antenna dell'invisibile, attraverso il quale il divino si libera dei limiti e della gerarchia, attirando l'intolleranza e la sessuofobia dei nuovi esclusivi monoteismi armati. Il corpo che danza, ama, recita preghiere, vortica, piange, ride, si inchina, cade in estasi, si arrende e rende, prende a prestito e offre, QUESTI trafitto dalla lama dell'espe- H- POTO rienza. Lo contraddicono iluo- TESSER ghi carichi di simboli nei quah, DUJNM come il paguro in una conchi- CHE NO glia vuota, si sistemano corno- MAI Cd damente i fedeh di altri culti. Viaggio da sola perché la solitudine senza filtri e protezioni è indispensabile all'incontro ed è sempre una via verso le persone e fra la gente. Ho, è vero, fedeli compagni di viaggio: la fretta e l'ansia di non fare in tempo. A volte non arrivo in tempo. O forse segno i luoghi da aliminare?Troppo fragili non solo rispetto ai fanatismi, ma anche alla mercificazione che trasforma i luoghi santi in lima park di fotografi. Meglio allora cancellare nomi, date, percorsi, scrivere con l'inchiostro simpatico le parole chiave su quella mappa celeste che ignora i muri cretti da predicatori e protagonisti del conflitto globale. Dal cuore dell'Asia aH'America Latina, dal Maghreb al Medio Driente, dalle sorgenti del Nilo alla foce iell'Onega. Là dove dalle temibili ombre iei monoteismi emergono segni, presen- QUESTOPUÒ IL FOTOGRAFO: RACCOGLIERE TESSERE MUN MOSAICO CHE NON SARÀ MAI COMPLETO SOTTO, LO STUDIO DEL CORANO NELLA MOSCHEA SINAN PASHA DI PRIZREN, IN ALBANIA: SI NARRA CHE L'EDIFICIO SIA STATO COSTRUITO USANDO LE PIETRE DEL MONASTERO DEI SANTI ARCANGELI. IN ROVINA Monika Bulaj Traduzione dal polacco di Daria Anfelli

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Pagina: 96-97, 99 Spread: 338.431

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Print

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Spread: 338.431

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VIAGGIAIPREGA, AMA:DOVE LA FEDEROMPE I MURI

A SINISTRA, DALCALTO:LA DANZA SACRA DEI

SUFI DEL CAIRO INONORE DEL PROFETAHUSSEIN. NIPOTE DEL

PROFETA, E UNACERIMOMA V00000AD MAITI, A DESTRA,

LA PROCESSIONE DEU.ADESOLATA A CANOSADI PUGUA. LE FOTO

SONO TRATTE DAL LIBROWHERE GODS WHISPER

(COWTRASTQ. PP. 249,EURO 45. TESTI IN

INGLESE E IN ITAUANO;SOTrO. LA COPERÌ1NA).

IL 9 SETtEMBREL'AUTRICE SARÀ AL

FESTIVALETTERATURAD MANTOVA

CON UN PERFORMINGREPORTAGE AL TEATRO

BIBBIENA. IN ALTO.IL LOGO DELLA

MANIFESTAZIONE (DAL 6AL 10 S1TEMBRE)

testo e foto di Monika Bulaj

Le danze dei sufi. Le acque sacredi Haiti. I santi cristiani veneratidagli islamici. Monika BuIaj esploracon le sue foto i punti di contattotra le religioni. Contro tutti i fanatismi

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Oa molti anni viaggio lungo i

I confini dei monoteismi. inoa-si d'incontro assediate da fa-natismi armati, nelle patrie

perdute dei fuggiaschi di oggi. Come isantuari dei mistici suf, che dal Mali finoal Pakistan scompaiono sotto le bombe.Odiati dai wahhabiti, ignorati dagli illu-minati riformatori dell'Islam e dailOcci-dente, i maestri sufi sono forse la più so-lida roccaforte contro la barbarie. Riem-piono le biblioteche benché alla teoriaantepongano l'esperienza, chiamino«strada» la loro pratica e considerino ilfanatico un asino che porta sulla grop-

pa una pila di libri. È grazie aloro che l'Islam dei poveri si èinebriato di misericordia divi-na, esperienza dei sensi, sensi-bilità alla bellezza.

Sono asili delle fedi, come ilBosforo, sul quale le donne armene e tur-che si addormentano insieme accanto alsepolcro di un santo bizantino, pratican-dol'incubatio, di cui si scriveva già primadi Erodoto, anestetizzando con sonno lamemoria dello sterminio che le divide.Come i monasteri nel deserto egiziano,attaccati giorno dopo giorno dai fanatici,là dove Abuna Fanous ascolta i sogni dei

pastori beduini che attendonomezza giornata sotto il sole ilproprio turno. Come il Koso-vo, dove i musulmani venera-no lo sfortunato santo dei ser-bi, re Stefano, accecato dal

proprio padre e ucciso dal figlio. ComeDamasco, dove cristiani, musulmani, sci-iti e suimiti pregano fianco a fianco nellamoschea degli Omayyadi, presso il cata-falco di Giovanni Battista e sotto al mina-reto di Cristo. Come il monastero di DeirMar Musa, le cui pietre sono state posatenuovamente da cristiani e musulmani,perché qui hanno pregato insieme

LE PIETRE DELMONASTERO DIDEIR MAR MUSASONO STATEPOSATE INSEMEDA CRISTIANIE MUSULMANI

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perunmillennio,nella stessa poveraSiria,Terre al)itate in comune per mifienni

dove si spezzano le catene delle vendette,si consumano le medesime pietanze, sicondividono amici, sogni. canti. Confinidell'oikoumene, lontani dai troni divini edagli ombelichi del mondo. Rifugi deidissidenti e incrocio deUe rotte delle ca-rovane mercantili, calpestate dai sandalidi dervisci e poeti.

Quando ricordo i momenti più intensie segreti chehovissuto mi rendo conto cherivelano una coerente, solida interezza,una continuità che abbiamo disimparatoa osservare, dipendenti come siamodall'impressione superficiale di catacli-sma - oggi qualcuno con fervore suggeri-rebbe: di conflitto di civiltà - che solo di-vide. Lo contraddicono i santi. Un buonsanto è buono per tutti. Lo contraddice ilcorpo, veicolo di preghiera e antennadell'invisibile, attraverso il quale il divinosi libera dei limiti e della gerarchia, atti-rando l'intolleranza e la sessuofobia deinuovi esclusivi monoteismi armati. Ilcorpo che danza, ama, recita preghiere,vortica,piange,ride,siinchina,cade in estasi, si arrendee ren-de, prende a prestito e offre,trafitto dalla lama dell'espe-rienza. Locontraddicono i luo-ghi carichi di simboli nei quali,come il paguro in una conchi-glia vuota, si sistemano como-clamente i fedeli di altri culti.

Viaggio da sola perché lasolitudine senza filtri e protezioni è indi-spensabile all'incontro ed è sempre unarea verso le persone e fra la gente. Ho, èI,ero,fedeli compagni di viaggio: la frettael'ansia di non fare in tempo. A volte nonarrivo in tempo. O forse segno i luoghi daeliminare? Troppo fragili non solo rispet-to ai fanatismi, ma anche alla mercifica -rione che trasforma i luoghi santi in lunapark di fotografi. Meglio allora cancellarenomi, date, percorsi, scrivere con l'in-±iostro simpatico le parole chiave su

uella mappa celeste che ignora i murieretti da predicatori e protagonisti delonflitto globale. Dal cuore dell'Asia

ell'AniericaLatixia,dalMaglereb al MedioDriente, dalle sorgenti del Nilo alla foce:lell'Onega. Là dove dalle temibili ombrelei monoteismi emergono segni, presen-

SOTTO, LO STUDIO DEL CORANO NELLA MOSCHEASINAN PASHA DI PRIZREN, IN ALBANIA SI NARRA CR(L'EDIFICIO SIA STATO COSTRUITO USANDO LE PIETREDEL MONASTERO DEI SANTI ARCANGELL IN ROVINA

ze, gesti, sguardi. E allora l'Africa, o piut-tosto le Mriche, coni propri dei in esifiocome le persone, grembo di archetipi vivi,dove la religiosità, cioè letteralmente

è costruita sulla comunione deivivie dei morti, sull'incessante conversa-zione con gli antenati. Luoghi dove leparole non sono Separate dalle cose, abi-tati come la Grecia antica da dei creati aimmagine dell'uomo.

Le acque sante dei Caraibi. Le roccenere dell'Atlante. I pali cosmici dell'Af-ghanistan. Le case degli zaddiq. Quelledegli sceicchi. I sepolcri dei poeti. Le grot-te dei cantoni. I sentieri dei malang. Letende degli sciamani. Le tende dei nomadi.I sentieri delle loro erranti migrazionistagionali. I boschi e le fonti del sacronelle periferie del mondo. Fifugi. Grottenei monti del Libano e del Kurdistan ira-niano. I bracci del delta del Danubio. Levalli nascoste del Caucaso dove i prigunisaltano verso il cielo come i sull e gli has-

sidim. Luoghi ponte, comequello sul piccolo fiumeGrajcarek,vìcino Cracovia,che

- raccontava Jerzy Nowosiel-ski - indecifrabile per i barba-ri, congiungeva Bisanzio e Ro-ma. Luoghi dove da secoli sipreservano parole trasmesse

di bocca in bocca, e con esse il sapere sul-le origini, le metafore delle iniziazioni edelle trasformazioni, le ricette per la so-pravvivenza. Luoghi \ripuliti\ con le bom-be,\chiusi\ dopo l'ennesima strage di in-nocenti, condannati dai pulpiti e dall'aia -bene, ignorati o nel migliore dei casi ridi-colizzati. Crocevia santi,nodi, da cui parteil sentiero verso gli abissi dello specchio.

Il mio lavoro è cambiato negli anni.All'inizio documentavo piccole e grandireligioni all'ombra di guerre antiche erecenti, e sulle loro ceneri. Poi, a un certopunto, sono state le mie immagini a cer-carmi, a parlare da sole, raccontandodelle preghiere e dei sogni, dell'acqua edel fuoco, della memoria, del teatro dellafesta dei morti, della via dei canti.

Ora quello che faccio è una cosa sem-plice,qijasi infantile: raccolgo schegge diun grande specchio rotto, miliardi dischegge, frammenti incoerenti, pezzi,atomi,forse mattoni della torre di Balie -le. Forse questo può fare il fotografo,raccogliere tessere di un mosaico chenon sarà mai completo, metterle nell'or-dine che gli sembra giusto, o forse solopossibile, sognando quell'immagine in-tera del mondo che magari da qualcheparte c'è,o forse c'era es'è perduta,comela lingua di Adamo.

Monika Bulajfraduzeone dal polacca

di Darla Anfdh

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