“Verso est: aspetti linguistici, comunicativi e studenti di cultura ... · La dissonanza provoca...

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“Verso est: aspetti linguistici, comunicativi e psicologici nell’apprendimento degli studenti di cultura araba, rumena e albanesedi Sabrina Gouizi e Nicoletta Mengoni

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“Verso est:

aspetti linguistici, comunicativi e psicologici nell’apprendimento degli studenti di cultura araba, rumena e

albanese”

di

Sabrina Gouizi e Nicoletta Mengoni

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DATI (fonte: anagrafe regionale degli studenti (2012/2013 -PU). Scuola dell’infanzia, primaria e secondaria primo grado

Cittadinanza F M Totale % F % M % sul tot. Regionale ALBANIA 1.598 1.869 3.467 46,1% 53,9% 16,6% MAROCCO 1.384 1.606 2.990 46,3% 53,7% 14,4% ROMANIA 1.123 1.226 2.349 47,8% 52,2% 11,3% MACEDONIA 828 944 1.772 46,7% 53,3% 8,5% CINA REPUBBLICA POPOLARE 738 752 1.490 49,5% 50,5% 7,2% TUNISIA 474 546 1.020 46,5% 53,5% 4,9% PAKISTAN 343 449 792 43,3% 56,7% 3,8% INDIA 317 388 705 45,0% 55,0% 3,4% NIGERIA 265 275 540 49,1% 50,9% 2,6% MOLDAVIA 254 270 524 48,5% 51,5% 2,5% BANGLADESH 218 276 494 44,1% 55,9% 2,4% POLONIA 191 190 381 50,1% 49,9% 1,8% PERU` 171 182 353 48,4% 51,6% 1,7% UCRAINA 123 192 315 39,0% 61,0% 1,5% SENEGAL 120 163 283 42,4% 57,6% 1,4% ALGERIA 89 117 206 43,2% 56,8% 1,0% KOSOVARA 75 119 194 38,7% 61,3% 0,9% FILIPPINE 83 89 172 48,3% 51,7% 0,8% RUSSIA 63 91 154 40,9% 59,1% 0,7% BRASILE 58 78 136 42,6% 57,4% 0,7% IUGOSLAVIA (SERBIA-MONTENEGRO) 58 73 131 44,3% 55,7% 0,6% COSTA D`AVORIO 55 72 127 43,3% 56,7% 0,6% DOMINICANA REPUBBLICA 74 52 126 58,7% 41,3% 0,6% ARGENTINA 55 58 113 48,7% 51,3% 0,5% BOSNIA-ERZEGOVINA 62 50 112 55,4% 44,6% 0,5% BULGARIA 44 58 102 43,1% 56,9% 0,5% AFGHANISTAN 50 51 101 49,5% 50,5% 0,5% ALTRE (108) 799 888 1.687 47,4% 52,6% 8,1% Totale regionale 9.712 11.124 20.836 46,6% 53,4% 100,0%

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DATI (fonte: anagrafe regionale degli studenti (2012/2013 -PU). Istituti statali di istruzione secondaria di secondo grado

Cittadinanza Totale % sul Tot. ALBANIA 286 19,5% MAROCCO 208 14,1% MOLDAVIA 190 12,9% ROMANIA 144 9,8% MACEDONIA 81 5,5% SAN MARINO 57 3,9% UCRAINA 53 3,6% CINA REPUBBLICA POPOLARE 47 3,2% PERU` 39 2,7% SENEGAL 34 2,3% TUNISIA 33 2,2% POLONIA 24 1,6% NIGERIA 21 1,4% RUSSIA 16 1,1% SRI LANKA (CEYLON) 16 1,1% COLOMBIA 15 1,0% BOSNIA-ERZEGOVINA 11 0,7% BULGARIA 11 0,7% KOSOVARA 11 0,7% ALTRE (53) 173 11,8% Totale provinciale 1.470 100,0%

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LA CULTURA • Caratteristica universale dell'essere umano è quella di appartenere ad una cultura.

“Non esiste l'uomo ‘nudo' : non è dato in natura un uomo che non sia stato pensato, concepito, nato e vissuto all'interno di un sistema culturale”.

(Nathan, etnopsicologo) • Rete di significati che gli individui hanno creato e continuano a ricreare, restandone così

invischiati. (Geertz, antropologo)

• Non può esistere un funzionamento mentale al di fuori di una cultura. • La cultura struttura il funzionamento psichico, la nostra percezione del mondo, la nostra

capacità di adattarci. • E’ ciò che informa la nostra capacità di pensare, percepire il mondo e di sentire

emozionalmente. • Tutti gli esseri umani nascono dunque all'interno di un gruppo culturale, che si fa tramite

della trasmissione culturale del gruppo di appartenenza. • TEMPERAMENTO: fa riferimento a una serie di fattori innati che caratterizzano

l'individuo, che ciascuno di noi riceve tramite la trasmissione ereditaria. E’ il nostro fondamento biologico. Iniziale struttura psichica. Perché iniziale?

• CARATTERE: implica i fattori ambientali acquisiti con l'esperienza. L’ambiente trasmette valori, modelli di comportamento, rappresentazioni. (bambino che esplora il mondo mediato da figura materna)

LA PERSONALITA’ DELL’INDIVIDUO

unifica gli aspetti biologici del temperamento e quelli psichici del carattere, influenzati dall'ambiente. La famiglia si fa portatrice dei valori del gruppo sociale più allargato In particolare la relazione del bambino con la madre nei primissimi mesi, media la conoscenza del mondo. (giusto-sbagliato, pericoloso-non pericoloso, si può fare - non si può fare) La trasmissione della cultura è TRANSGENERAZIONALE. (I nonni come fonte importante di memoria e di legame con la storia, con le radici) I mass media inculcano continuamente dei valori, dei riferimenti per interpretare la realtà, per

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dare significato agli eventi. La mente del bambino riceve tutti i segnali, non riesce ancora a selezionarli. Ingloba tutto. (I bambini come le antenne…) L’educazione scolastica oltre alle conoscenza sul mondo informa su come doversi comportare, ciò che si può fare, ciò che è inopportuno. Il primo importante contatto con la socialità. In adolescenza il gruppo di coetanei aiuta ad affrontare le esigenze umane, gli impulsi naturali nel percorso di iniziazione all’età adulta.

INDIVIDUO COME UN VASO VUOTO IN - VASO da varie gruppalità. Viviamo in modo inconsapevole: rappresentazioni, valori e linguaggi trasmessi dai gruppi di appartenenza.

RAPPRESENTAZIONE MENTALE

E’ una configurazione che sostituisce la realtà fornendo alcune informazioni su di essa e tralasciandone altre. Aiuta il pensiero umano, facilita il ragionamento e guida il comportamento. Modo soggettivo di vedere il mondo: a partire da uno stimolo esterno noi automaticamente ed inconsapevolmente gli attribuiamo un significato.

IL MITO DELLA CAVERNA ALTRE CULTURE

L'incontro con una persona di un’ altra cultura è molto complesso perché gli elementi culturali, che segnano l'individualità e fanno sì che le persone siano portatrici di rappresentazioni di sé e del loro mondo ci sfuggono e questo ci può mettere in difficoltà.

L’INCONTRO CON L’ALTRO

Davanti all'angoscia che si prova di fronte all’altro, al diverso esistono due rischi: 1- omologare a noi quello che non è omologabile, 2- porre così distante da noi chi abbiamo di fronte da non aver più nessuna possibilità di contatto.

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TRAUMA MIGRATORIO

La migrazione comporta un’ interruzione del rapporto di scambio tra cultura esterna e cultura interna, impedendo quella forma di rispecchiamento che ci aiuta ad orientarsi nel mondo e a dare senso all'esperienza. Migrare significa andare in un paese nel quale, per gli altri, la maggior parte di quello che la persona pensa non ha molto senso. La cultura interna, quella interiorizzata e vissuta, mantiene una sua capacità di evoluzione quando trova sostegno nella cultura esterna che è omologa, che la rispecchia. L'individuo può produrre le proprie risposte nella misura in cui si trova in un ambiente nel quale quelle risposte possono avere un significato: ciò che penso io è simile a quello che pensa il gruppo a cui appartengo.

COME INFLUISCE LA CULTURA SULL’APPRENDIMENTO?

Il fattore culturale influisce sulla: - motivazione - ansia - autostima - stato emotivo o dissonanza cognitiva

MOTIVAZIONE Strumentale: - di lungo periodo : svolgere la professione di medico - breve periodo : avere un buon voto nel compito Integrativa: vivere in Italia, stringere rapporti lavorativi e di amicizia con gli italiani. Intrinseca: generale, cioè il piacere di apprendere per apprendere, legata ai testi, alla situazione di apprendimento e all'identificazione con il gruppo sociale.

ANSIA • Apprensione comunicativa tensione che una persona ha quando deve parlare in pubblico

o con persone che non conosce • Ansietà sociale, molto legata alla paura di «perdere la faccia» e che a livelli alti provoca

problemi di apprendimento. Uno studente che ha un basso livello di autostima, che sa di appartenere a un gruppo con basso status sociale , che proviene da una formazione scolastica tradizionale (o con nessuna scolarizzazione) avrà sicuramente un alto livello di ansietà sociale. • è maggiore nell’espressione orale, poiché esiste meno tempo per pianificare e c'è più

imbarazzo per la pronuncia, mentre è minore nella scrittura e nella lettura.

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• Le attività orali più ansiogene si svolgono in presenza di tutta la classe (fare una relazione, il role play, rispondere all’insegnante) mentre le meno ansiogene sono il lavorare a coppie o in piccoli gruppi.

• L’attività scritta che genera più ansia è scrivere il proprio lavoro alla lavagna.

DISSONANZA COGNITIVA Stato angoscioso per l'essere umano, risultante da credenze o atteggiamenti implicati simultaneamente nonostante siano incompatibili. Nei ragazzi spesso si verifica quando devono scegliere fra i valori della famiglia e quelli del gruppo dei coetanei. La dissonanza provoca irritazione, panico, crisi che si aggiunge spesso al senso di estraniamento, ostilità, indecisione, frustrazione per la lontananza da casa. L'essere umano ha bisogno di coerenza cognitiva. Per evitare il disagio: - tenta di ridurre la dissonanza (evidenziando i tratti comuni fra le due culture e adombrando le differenze) - cerca le informazioni che la accrescono (cercando e aumentando la distanza con la cultura di origine, svalutandola e sopravvalutando la cultura italiana) E' comunque l'individuo che deve negoziare l'uscita dal disagio passando da una realtà binaria (o…o) ad una rappresentazione più complessa e paradossale ( sia…sia). Per l'individuo è probabilmente meglio una doppia o multipla appartenenza rispetto a una doppia o multipla non appartenenza. I filtri emotivi influenzano la qualità, la quantità e i tempi dell'apprendimento. L’individuo che si trova in situazioni di disagio o di vera e propria "dissonanza cognitiva" può avere rallentamenti e blocchi nell'apprendimento di una seconda lingua.

BINOMIO LINGUA CULTURA Le parole di una lingua sono adattate all'ambiente dove vengono usate. Ci sono numerose parole per esprimere uno stesso fenomeno in un Paese: per esempio un evento atmosferico come la pioggia in Inghilterra o il colore bianco della neve presso gli Eschimesi. Quest'abbondanza di termini corrisponde a una capacità percettiva, nel distinguere i vari stati della neve o della pioggia, molto diversa dalla nostra. L'apprendimento della lingua struttura diversamente il nostro apparato psichico, percettivo e relazionale, cioè il nostro rapporto con il mondo.

CHE COS’E’ LA LINGUA?

Strumento usato da un popolo per rappresentare se stesso. Strumento di costruzione e trasmissione di una cultura.

La lingua è un oggetto:

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- multifunzionale perché serve non solo per dire, rappresentare, ma anche per «agire». - multistratificato perché in essa il piano cognitivo, affettivo, sociale ,contestuale si

intrecciano strettamente. - multicanale poiché si serve di molteplici canali: gestualità, mimica, prossemica,

vestemica (cioè i vestiti che si indossano) che concorrono alla costruzione del significato di un messaggio.

Nei ragazzi di seconda generazione di immigrati i problemi di identità e di integrazione sociale e culturale si intrecciano con quelli linguistici ed emergono con particolare urgenza nei punti nevralgici della scolarità e dell’insuccesso scolastico C’è il rischio di una doppia marginalizzazione: da una parte i ragazzi non sono ben integrati nella lingua e nella cultura del paese ospite, dall’altra rischiano di perdere il contatto con la loro cultura di origine. L’insegnamento della seconda lingua non dovrebbe interferire con la cultura di origine dell’alunno straniero ma sarebbe opportuno che diventasse un’esperienza di educazione interculturale per lui e per tutti gli altri alunni.

RAPPORTO L1 E L2

Metà ‘900= superamento delle competenze apprese nella L1 per acquisire le nuove strutture linguistiche della L2. L1 vista come fonte di interferenze e di errori. Errori nella L2 = fenomeno di transfer dalla L1. Anni ‘60= rivalutazione dell’influenza della L1 nell’apprendimento della L2 (non tutti gli errori, infatti, sono imputabili alla L1). Oggi= raggiungimento di un compromesso. Ruolo fondamentale della L1 nello sviluppo dell’interlingua.

(ICEBERG – Cummins)

L’INTERLINGUA Con il termine interlingua s’intende il “continuum di sistemi linguistici provvisori, personali, parziali che si creano nella mente di chi apprende una lingua seconda, straniera o classica”. Si tratta di competenze caratterizzate dall’interferenza della lingua materna, che tuttavia si riduce progressivamente. Ha una propria grammatica. N.B. L’interlingua non è una forma scorretta di italiano.

L’ INTERFERENZA Con il termine interferenza s’intende “la deviazione dalla norma di una delle lingue in contatto, tramite l’inserimento di alcune particolarità dell’altra lingua” (dalla L1 alla L2). L’interlingua degli apprendenti viene quindi analizzata prendendo in considerazione le

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interferenze con la L1 o con una lingua appresa in precedenza e i meccanismi cognitivi universali che intervengono nella sua formazione. L’influenza della lingua nativa risulta particolarmente attiva quando le lingue a contatto sono tipologicamente vicine. Questa condizione facilita l’apprendimento, ma anche il transfer (nella sua accezione di “ruolo della lingua materna”) dalla L1 alla LS/L2.

TASK Per conoscere i bisogni dell’apprendente e il suo livello di interlingua, l’insegnante può proporre dei task (materiali visivi con consegne specifiche di rilevazione).

Come si propongono? FASE 1: conversazione libera per far sentire l’alunno a proprio agio davanti al registratore (è opportuno registrare la produzione orale). Porre domande introduttive all’attività che si andrà a svolgere in modo da richiamare termini utili allo svolgimento del task scelto. FASE 2: conversazione “strutturata”. Vengono proposti agli alunni i task comunicativi E’ importante non concedere molto tempo all’alunno per dare la risposta, in modo da non innescare in lui strategie di tipo metacognitivo che non ci danno l’esatta misura della interlingua Fare attenzione alla consegna deve essere precisa e chiara, altrimenti gli alunni cercheranno di rispondere in modo semplice per evitare tutto ciò che non conoscono

Tipologie di “task” Esempi

• Trova le differenze: tavoli apparecchiati – strada molto trafficata – strada con negozi - stanza

ordinata/disordinata 2) Componi immagine : vesti il ragazzo – disegna la mia stanza – arreda la casa 3) Racconto ad immagini : raccontami la storia / genitori che litigano - sequenze di film muti

SCHEDA DI RILEVAZIONE DELL’INTERLINGUA

Esempio di scheda di rilevazione (Scheda per l'analisi di un campione di interlingua)

Data_____________Studente_________________________________ Classe________________

Competenza comunicativa

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Fluenza

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

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Efficacia comunicativa

Competenza linguistica

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Sistema nominale

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Morfologia nome e aggettivo

- Singolare/plurale nomi

- Singolare/plurale di aggettivi

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Costruzione di sintagmi nominali

- Accordo dei sintagmi singolari

- Accordo dei sintagmi plurali

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Pronomi

- pronomi soggetto

- pronomi complemento oggetto

- posizione dei pronomi

- pronomi combinati

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Sistema verbale

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Coniugazione del verbo

- il verbo è flesso?

- come?

- Alcune persone

- Tutte le persone

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Tempi, aspetti e modi del verbo

Quali tempi usa?

- Presente, imperativo

- Participio passato

- Passato prossimo

- Imperfetto

- Congiuntivo

- Condizionale

Sintassi

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Formule

- ci sono formule ricorrenti?

Ampiezza e varietà

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Ordine delle parole in diversi tipi di costruzioni

- posizione dei pronomi

- soggetto post-verbale

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- dislocazioni (il libro non l'ho visto)

- uso della subordinazione

- negazione con indefiniti

- compro il pane/ compro anche il pane/ compro anch'io il pane

Lessico

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Varietà, ricchezza

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Strategie comunicative

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LINGUA ARABA

Premessa

La lingua araba si divide in lingua Fusha e lingua Dârija. La lingua Fusha è la lingua del Corano, è lingua classica e per apprenderla i bambini arabi devono andare a scuola. Una sua evoluzione moderna (arabo standard), in cui sono stati inseriti termini riferibili alla vita odierna, è diventata il sistema di comunicazione convenzionale di tutti i paesi arabi. E’ lingua scritta e orale e gli ambiti principali in cui viene usata si possono riassumere nello schema seguente: SCRITTA / ORALE Apparato amministrativo Generi letterari Mass-media Libri e testi scolastici Documenti e lettere ufficiali Dichiarazioni ufficiali di Capi di Stato/ Programmi radio-tv Meeting internazionali Conferenze, congressi, dibattiti,… Produzione teatrale e cinematografica La lingua Dârija (letteralmente: corrente, in circolazione) è una lingua dialettale, locale. Non è sistematizzata e si tramanda oralmente, è parlata e non scritta. I bambini arabi la imparano in famiglia e tra questa, l’arabo classico e l’arabo standard c’è differenza come tra l’italiano e il latino.

Grafia e fonetica L’alfabeto della lingua araba è composto da 28 lettere che si possono scrivere in 4 modi diversi. Non esistono vocali (come le intendiamo in italianao), ma segni ortografici (“accenti” o “vocali brevi”) che permettono di leggere una lettera in tre modi differenti (BA, BI, BU): fatha (a), kasra (i), damma (u). Sono accessori e si trovano nei libri di testo fino alle scuole elementari. Le “vocali lunghe” (alif, ya, uau) nascono dall’unione di “vocali brevi” e lettere. Ogni fonema ha un grafema corrispondente. Non esistono diagrammi o dittonghi. L’arabo si scrive in un unico modo (non ha maiuscolo, corsivo, stampato maiuscolo minuscolo). La punteggiatura è usata con parsimonia. Si preferiscono i connettori. Le parole non si spezzettano (in sillabe) in quanto la struttura è consonantica e flessibile. Le parole si possono distendere o comprimere sulla riga.

L’ALFABETO ARABO (Vedi file audio-video alfabeto arabo http://www.youtube.com/watch?v=MRcUn0kHTOU)

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L’ALFABETO ARABO

Qui di seguito alcune precisazioni sulla pronuncia delle singole lettere della lingua araba

ricorrendo ad altre lingue laddove non sia possibile trovare in italiano un suono equivalente.

diventa a, i, u, a seconda della posizione della hamza rispetto alla barra verticale

corrisponde al suono della lettera b

corrisponde al suono della lettera t

si pronuncia come th inglese in thing

si pronuncia come la g dolce (giallo, giovedì)

si pronuncia fortemente aspirata, simile alla c tra vocali in toscana (la casa)

si pronuncia come la "jota" spagnola (José) o come la ch tedesca (nacht)

corrisponde al suono della lettera d

si pronuncia come la th dolce inglese (the, this)

corrisponde al suono della lettera r

corrisponde al suono della lettera s sonora (riso, cosa)

corrisponde al suono della lettera s sorda (sigaretta, asta)

si pronuncia come sc (sci, sciarpa)

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si pronuncia come la s di sigaretta ma con maggior enfasi

questo suono si ottiene sollevando la lingua verso il palato ed appoggiandola contro

i denti

è simile al suono della lettera t ma si ottiene appoggiando la punta della lingua sulla

parte anteriore del palato

il suono è simile ad una z enfatica è si ottiene mettendo la punta della lingua tra i

denti. E molto simile al suono della lettera d

suono gutturale e laringeo che proviene dalla parte più profonda della gola

suono simile alla r francese (rue, rouge) e a quello prodotto dal gargarismo

corrisponde al suono della lettera f

il suono è simile ad una "k" pronunciato con un forte raschio del palato

corrisponde al suono della lettera k

corrisponde al suono della lettera l

corrisponde al suono della lettera m

corrisponde al suono della lettera n

il suono è simile alla "h" aspirata inglese (house) o tedesca (haben)

si pronuncia come la u semivocalica (uomo, uopo)

si pronuncia come la i semivocalica (ionico, iugoslavo).

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Morfologia

La lingua araba si sviluppa da radici, la maggior parte di tre consonanti (ktb). Esistono 6000 radici per 12 milioni di termini. Esistono tre categorie di parole: nomi (sostantivi, aggettivi, participi, pronomi, numerali), verbi, particelle. Nelle parole possiamo trovare prefissi (ma, mi). Non esistono le doppie, ma un segno (“shedda”) che posto sopra la singola lettera, ne fortifica

il suono (in fase di pronuncia)

Esiste un solo articolo (al) che vale come articolo determinativo per tutti i generi e i numeri.

L’indeterminazione si crea omettendo l’articolo e aggiungendo “un” in coda alla parola (es. al

kitabu – kitabun)

I nomi si declinano in tre casi (nominativo, accusativo, obliquo). Generi e numeri: oltre al singolare e al plurale esiste il duale (occhi, mani). I tempi verbali fondamentali sono: presente, futuro, perfetto (azione compiuta), imperfetto (azione non terminata).

Sintassi

La frase può essere verbale (VSO) o nominale (il soggetto e il predicato non sono legati da una copula). La negazione si esprime in diversi modi, a seconda della circostanza e del contesto. I verbi essere e avere non esistono. L’idea di appartenenza (avere) è resa da frasi nominale rette da preposizioni (es. io ho una penna = presso di me una penna). Frase relativa: il “che” (in italiano pronome relativo) è solo un segnalatore della frase relativa (es. il bambino con cui parlo = il bambino che parlo).

PROBLEMI DI APPRENDIMENTO DELL’ALUNNO ARABOFONO

Grafia e fonetica Scrivere da destra a sinistra. In arabo esistono suoni che non hanno corrispettivo nella lingua italiana e l’arabofono riconduce i suoni nuovi a quelli già in suo possesso (es. B/P, F/V, E/I, O/U), (S/Z). Le lettera H. Confusione nella grafia (minuscolo, maiuscolo, corsivo). Diagrammi e dittonghi (vedi schema)

DIAGRAMMI E DITTONGHI • Chi/che • Sci/sce • Ghi/ ghe • Gn

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DICI MESE

BICI MELE

VITI SETE

VISI PERE

RICCI SEMPRE

PRIMI MENTRE

VICINI VEDETE

DIVISI SEVERE

PICCINI SEGRETE

DIRITTI DESERTE

BIRILLI SETTEMBRE

• Gl • Au (automobile = otomobile) • Uo (scuola = scola) • Ie (niente = nente)

Morfologia Difficoltà nell’utilizzo degli articoli (il risultato e l’omissione).

Sintassi e stile

Difficoltà nell’utilizzo del verbo essere (copula) (es. nella creazione del passato prossimo). Difficoltà nel distinguere tra “e” congiunzione e “è” terza persona singolare del verbo essere. Difficoltà nelle concordanze di genere (es. la pigiama). Difficoltà con gli aggettivi possessivi (es. la mia sorella). Tendenza ad associare al verbo alla terza persona singolare il pronome soggetto di prima persona ( es. io era).

SUGGERIMENTI OPERATIVI (Fonte: Francesca della Puppa)

Per evitare che frasi intere risultino scritte senza spezzettature (es. Cometichiami) e che a problemi fonologici si aggiungano problemi di ortografia, è consigliabile all’inizio privilegiare l’oralità (enfatizzare i suoni, utilizzare la mimica, ripetere frasi). Utilizzare il metodo ludico nell’approcciare l’italiano.

TECNICHE DIDATTICHE PER ERRORI COMUNI: ORTOGRAFIA

1) Attività sugli errori di scambio vocalico: tecnica didattica delle “coppie minime” OBIETTIVI LINGUISTICI: Discriminare nell’ascolto le vocali “e” e “i” ETÀ e LIVELLO: Tutte le età. A1-A2 DURATA: 45 minuti MATERIALI: Un foglio e una penna

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IL MIO BABBO BRUNO

IL MIO BABBO BRUNO È BIONDO E

BELLO, HA LA BARBA E I

BAFFI.

PER PROFESSIONE FA IL POSTINO E

PORTA BUSTE E PICCOLI

PACCHI A PARECCHIE PERSONE .

PER PRANZO PRENDE PASTA ,

POLLO E PATATE BOLLITE ,

BANANE E BIGNÉ. BEVE BIBITE

PIENE DI BOLLE.

2) Attività sugli errori di scambio consonantico: OBIETTIV I LINGUISTICI: Discriminare nell’ascolto le consonanti “b” e “p” e scrivere correttamente le parole che le contengono. Sviluppo e acquisizione del lessico. ETÀ e LIVELLO: Tutte le età. A2 DURATA : 1 ora circa MATERIALI: Una copia per studente del brano “IL MIO BABBO BRUNO”, degli esercizi.

B

P

Esercizio n� 1:

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Esercizio n° 2:

- BALESTRA/PALESTRA

- BALLA/PALLA

- BOMBA/POMPA

- BOLLO/POLLO

- BANDA/PANDA

- BASSO/PASSO

Esercizio n° 3:

- PIZZA

- PORTA

- PALLONE

- PIPA

- PAPERA

- PAPAVERO

- PAPPA

- POPPA

Esercizi di ortografia “p/b”Esercizio svolto prima delle attività didattiche su “p/b”

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Esercizio svolto dopo le attività didattiche su “p/b”

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MONDO ARABO

Il mondo arabo è ampio, variegato e molteplice, diverse sono le sue realtà sociali, i suoi livelli culturali, i suoi processi di sviluppo. La realtà varia a seconda dei paesi e delle aree geografiche, diversissimi sono tra di loro le società e i loro sistemi politici. Approcciare la "cultura" araba, infatti, significa avvicinarsi a 230 milioni di persone che vivono in 21 stati diversi. GEOGRAFIA Asia occidentale e africa del nord. comprende minoranze etniche, linguistiche e religiose (berberi, neri, cristiani ed ebrei). RELIGIONE più diffusa è l’Islam Seconda religione del paese dopo quella cattolica. Si calcola che i musulmani che risiedono in Italia siano circa 800mila.

CARATTERISTICHE Un pensiero fondamentalmente religioso, completamente differente per nascita, sviluppo e consequenzialità causa-effetto da quello laicista occidentale a cui siamo abituati. L’Islam è una religione pervasiva, che dà forma a molti aspetti della vita. Il riferimento ultimo è “inshallah”, “se così vuole Dio”. Differenza tra mente laica e mente religiosa: nel mondo arabo ogni cosa si spiega laddove la sfera del sacro e la sfera del quotidiano si toccano e si compenetrano continuamente. nella nostra cultura, la separazione di ambiti (sacro e quotidiano) è e deve essere molto chiara.

LA UMMAH

La “ummah” è, in sostanza, la comunità dei fedeli che forma un corpo unico davanti a Dio. Grande differenza tra strutture mentali occidentali e strutture mentali arabe: la preponderanza del peso della collettività sul peso del singolo.

LA DONNA Il ruolo della donna nella cultura araba è un argomento molto complesso che riguarda il mantenimento dell’equilibrio, individuale, famigliare e sociale.

RUOLI DIVERSI

• UOMO: responsabilita’ economica e proiettato in un ambito extrafamiliare, pubblico e politico.

• DONNA è, colei che assicura la continuità della vita, il simbolo della fertilità, è anche

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chi nutre ed educa i figli. La donna dopo l’immigrazione resta, spesso, l’unico punto di contatto e di legame alle tradizioni, alla terra di origine e ai valori da non dimenticare. Nel mondo musulmano oggi coesistono forze reazionarie conservatrici e forze più progressiste. (diverse interpretazioni del Corano). Anche per quanto riguarda il velo, l’opinione pubblica è in contrapposizione. I progressisti: l’ordine di portare il velo vale solo per le mogli del profeta. I conservatori affermano che vale per tutte le donne. E' anche vero, però, che oggi il velo (foulard) è diventato un simbolo di riconoscimento nei confronti dell’occidente. Nel mondo arabo musulmano ci sono molti movimenti di emancipazione sociale della donna, nati nel periodo a cavallo tra la fine del secolo scorso e gli inizi di questo (periodo del risveglio, o primavera araba). Molte donne si sono mobilitate e si mobilitano per chiedere, con manifestazioni, gruppi, forme di associazioni, il diritto all’istruzione e al lavoro, le riforme legislative della SHARIA (o legge canonica), la laicizzazione delle istituzioni.

RIFLESSIONE.. E nel mondo occidentale? La donna tende ad essere umiliata, fatta apparire come mero oggetto sessuale. Nei mass-media le donne continuano ad essere subordinate e giudicate in base all’aspetto fisico e vengono identificate in base al giudizio maschile. La pubblicità è riuscita a creare un modello di donna “perfetta” a cui spesso aspirano le ragazze più giovani. Chi non si rispecchia in tale modello, non viene considerato ed è costretto ad adattarsi fino al punto di ricorrere a interventi chirurgici anche in giovane età. (Disturbi alimentazione) Questa è emancipazione?

CIBO RAMADAN: Tutti i musulmani concordano sul fatto che il digiuno nel mese di Ramadan è obbligatorio. Nel Corano c’è scritto che chi muore in uno stato di digiuno, andrà in paradiso e i suoi peccati saranno perdonati. La virtù del digiuno per i credenti è molto grande e importante.

DIGIUNO = PURIFICAZIONE (Quaresima per cristiani. No carne e no cibi golosi.)

PROIBITO

Vi sono certi cibi e bevande che l’Islam considera proibiti. CIBI: La carne di maiale e quella di qualunque animale che sia stato ammazzato. BEVANDE: Tutte le sostanze intossicanti (alcoliche) poiché considerate dannose e distruttive per il fisico e per la psiche. GIOCO D’AZZARDO: tutte le forme di scommessa o di gioco d'azzardo.

CONSIGLI

L’approccio che si consiglia per introdurre alcuni elementi di cultura araba nelle classi è quello interculturale che prevede la scelta di temi transculturali e la loro trattazione da diversi punti

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di vista. Transculturali: tutti quegli argomenti di carattere universale riferibili all’uomo indipendentemente dalla cultura di appartenenza.

EDUCAZIONE FIGLI

La famiglia araba educa i figli alla riservatezza finché non si stabilisca quel legame o confidenza che poi fa loro «aprire il cuore». Periodo di accoglienza e conoscenza del bambino nel quale si debba dare spazio più all’ascolto che alla correzione, periodo in cui trovare la strada per creare un rapporto di fiducia.

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L’ALBANESE Discendenza dall'antico illirico? Lingua indoeuropea con aggiunta di elementi latini, greci, turchi e slavi. Due i dialetti principali: a Nord il ghego, diffuso anche nel Montenegro, in Kosovo e Macedonia, è influenzato dal latino; a Sud il tosco, diffuso anche nel sud dell' Italia e alle porte di Zara, influenzato dal greco. Il tosco è stato adottato come lingua nel 1945. Questi dialetti sono stati elevati a lingua letteraria nel XIX°. Le divergenze più vistose sono fonetiche.

Morfologia e sintassi Nomi ed aggettivi sono declinati in sei casi (nominativo, accusativo, genitivo, dativo, ablativo, locativo) e vi sono due tipi di declinazioni: determinata ed indeterminata (per nomi, aggettivi, pronomi, articoli). L’aggettivo va prima del nome. Esiste l’articolo indeterminativo. L'articolo determinativo non esiste e la sua funzione è assolta dalla declinazione determinata. Esso risulta così posposto al nome, come in romeno, bulgaro ed armeno. Oltre al maschile ed al femminile si ha, di rado, il neutro. Il sistema verbale è strutturato sul modello greco-latino, conosce una forma attiva ed una passiva, ha nove modi (indicativo, congiuntivo, condizionale, correlativo, ottativo, ammirativo, imperativo, infinito, gerundio) e otto distinzioni temporali (presente, imperfetto, aoristo I e II, perfetto I e II, piuccheperfetto I e II) non proprie, però, di tutti i modi; gran parte di queste formazioni sono perifrastiche (isoglosse balcaniche). L’ausiliare usato è “avere” e non c’è accordo tra il soggetto e il participio passato. La struttura della frase è come in italiano SVO.

Lessico Il lessico che ha condotto alla formazione dell'albanese è il più chiaro esempio di integrazione linguistica e contiene voci di provenienza latina o neolatina per il 27,4%, slave per il 10,5 %, greca e neogreca per il 16%; solo il 7,8 % risulta ereditato dallo strato originario ed il 13,3 è impenetrabile all'indagine etimologica.

L’ALFABETO Il sistema fonologico albanese è stato codificato in modo da far coincidere ogni lettera ad un suono. Le lettere dell’alfabeto sono 36, semplici e composte (dh gj ll nj rr sh th xh zh) Vi sono 29 fonemi consonantici (con 9 consonanti doppie - digrammi), che non possono essere divise anche se scritte come fonemi doppi. Le vocali sono 7, due delle quali non hanno corrispondenze in italiano (la ë quasi muta e la y che si rende come la u francese). L’accento è solo tonico, non reso graficamente.

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(Vedi file audio-video alfabeto albanese http://www.linguaalbanese.it/corsobase/lezione1#alfabeto)

L’ALFABETO ALBANESE

LETTERE PRONUNCIA

a

b

c

ç

d

dh

e

ë

f

g

gj

h

i

j

k

l

ll

m

n

nj

o

p

q

come amico

come bambino

come ragazza

come in cibo o l’inglese church

come dente

come l’articolo inglese the

come emigrare

come l’inglese learn o term

come fiore

come gatto (solo dura)

come l’inglese dodge

come l’inglese her

come insegnante

come iato o l’inglese year

come casa

come libro

come l’inglese will

come mamma

come nonno

come l’inglese union

come occhiali

come papà

come città o l’inglese chair

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r

rr

s

sh

t

th

u

v

x

xh

y

z

zh

come l’inglese role o road

come ricordare

come sostantivo o l’inglese see

come scienze o l’inglese she

come topo

come l’inglese think

come unire

come volare

come zona

come gioco o l’inglese job

alla “francese”, come du

come l’inglese zone

come il francese jour

INTERFERENZE TRA ITALIANO E ALBANESE:

Grafia e fonetica La lettera c si legge come la z di stazione (z sorda) La lettera ç si legge come la c di cena (c palatale) La lettera g si legge come la g di gatto (g gutturale) La lettera j si legge come la i di ieri (semivocalica) La lettera h è aspirata La lettera k si legge come la c di casa (gutturale) La lettera ll si legge come l’inglese will La lettera nj si legge come il digramma gn di agnello (palatale) La lettera q si legge con un suono intermedio tra ci e chi La lettera r si legge come la r dolce La lettera rr si legge come rosa La lettera sh si legge come la sc di sciarpa La lettera x si legge come la z di zaino (sonora) La lettera xh si legge come la g di giallo (palatale) La lettera z si legge come la s di isola (sonora)

PROBLEMI DI APPRENDIMENTO DELL’APPRENDENTE ALBANESE I neo arrivati hanno già acquisito delle parole e delle espressioni in lingua italiana, attraverso

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la TV. Spesso sono definiti “falsi principianti”, perché sono in grado di comunicare ed agire nelle interazioni quotidiane in classe.

Problemi di fonetica e grafica

Difficoltà a sentire, pronunciare e scrivere le parole con accento e doppie.

Problemi di morfosintassi

Omissione articolo determinativo e articolo in genere. Uso sovra esteso dell’ausiliare avere nei tempi composti. Mancanza di concordanza tra soggetto e partecipato passato. Non uso di preposizione articolata (assenza articolo determinativo in L1). Difficoltà ad esprimere possesso ( in albanese viene reso con il genitivo e non esiste preposizione “di”).

CULTURA ALBANESE In media il 35% della popolazione albanese si dichiara laico o ateo. L’appartenenza religiosa del restante 65% sarebbe così distribuita: 70% musulmani 30 % cristiani (tra cattolici, ortodossi e protestanti).

TOLLERANZA RECIPROCA

Il regime comunista (terminato nel 1992) costrinse a professare la propria fede religiosa in forme segrete ed in ambiti rigorosamente domestici indebolendo la religiosità che oggi, soprattutto nei centri urbani, non si esprime in forme particolarmente fervide ed appare caratterizzata da una tolleranza che sconfina nell’indifferenza.

L’ISTRUZIONE Il regime comunista ha investito nel sistema scolastico una grande quantità di risorse, consentendo agli Albanesi di raggiungere negli anni ‘80 un tasso di alfabetizzazione prossimo al 100% e livelli di alta scolarizzazione non lontani da quelli dei paesi industrializzati. Tuttavia il tasso di alfabetizzazione della popolazione totale negli anni recenti è calato sensibilmente: nel 1997 era del 93%, nel 2003 si è abbassato al 79,5%.

L’ALTRO La cultura tradizionale albanese mostra che questo popolo non ha mai avuto atteggiamenti aggressivi verso “l’altro”, considerato in generale semplicemente come diverso. Anche quando l’altro è visto come nemico e avversario (come nel travagliato rapporto con gli

Slavi), non è considerato inferiore né per forza, né per coraggio, né per ricchezza. Forte valore della solidarietà

SESSUALITA’

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Le norme morali che regolano la sessualità in Albania non sono, in generale, di derivazione religiosa ma discendono dalle norme etiche della società. AREE RURALI: le ragazze ed i ragazzi non hanno molte opportunità di socializzare con il sesso opposto prima del matrimonio. Accade ancora che ragazze di appena 15-16 anni vengano fidanzate (dalle famiglie o con il consenso della stesse) e dopo breve tempo sposate.

VIOLENZA DOMESTICA

L’Albania è uno dei paesi europei con il più alto indice di diffusione di violenza domestica, nei confronti di donne e bambini. Sono poche però le donne che denunciano la violenza. - Dipendenza dal marito a livello economico (mancanza di un lavoro sicuro e di un alloggio) - Non c’è un’adeguata protezione del sistema giudiziario. - Nei rari casi in cui si giunge a un verdetto di colpevolezza l'aggressore viene, il più delle volte, punito con una multa, quasi mai con la reclusione.

L’EDUCAZIONE

Le maggiori responsabilità della crescita e dell’educazione dei figli ricade sulle madri. Le espressioni di affetto sono rare. I padri sono poco coinvolti nell’iter educativo dei figli e spesso sono poco presenti nelle loro vite. Esistono carenze rispetto ad: Azioni a livello familiare volte alla: - promozione dei diritti dei bambini, - educazione nutrizionale e igienico-sanitaria. e a livello civico: - conoscenza dei diritti e dei doveri, - impegno e partecipazione alla vita civile, - senso di appartenenza e condivisione circa le iniziative comunitarie. Alcuni degli elementi su cui si fonda la cultura delle comunità albanesi, e che si conservano ancora oggi, sono: la vatra, il focolare, primo centro intorno al quale ruota la famiglia. la gjitonia, il vicinato, primo ambito sociale al di fuori della casa. la vellamja, la fratellanza, rito di parentela spirituale. la besa, la fedeltà all’impegno preso.

COMUNICAZIONE NON VERBALE

- Gestualità marcata. - L’espressività del volto è accentuata. - Per dissentire generalmente muovono il capo in su, tanto che il gesto viene equivocato come segno di assenso.

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- Per annuire fanno oscillare la testa in modo simile al modo occidentale per dissentire. - Nelle conversazioni superficiali, spesso coloro che si parlano non si guardano negli occhi. - Nelle conversazioni importanti invece si usa guardare negli occhi l’interlocutore per manifestargli tutta la propria attenzione.

Incontrando una persona per la prima volta gli Albanesi passano molto rapidamente dal “Voi” (in albanese si usa il “Voi” al posto del “Lei” italiano) al “Tu”. Ma ciò non va visto come una forma di mancanza di rispetto ma piuttosto come un segno di amicizia. - In ambito scolastico può tornare utile sapere che in genere la gestione del tempo di un albanese è diversa rispetto a quella di un nordeuropeo: la puntualità può non essere rispettata e così le scadenze.

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APPRENDERE LINGUE IMPARENTATE: IL RUMENO L’apprendimento di una lingua affine alla propria lingua madre viene facilitato dalle somiglianze strutturali e dall’origine comune delle due lingue. Ruolo chiave della L1. Le strategie di acquisizione si basano su tre fattori: • LA CONGRUENZA • LA CORRISPONDENZA • LA DIFFERENZA

RUMENO o ROMENO

Il romeno è una lingua romanza e tra le lingue romanze, mostra a maggior affinità col latino, anche se il suo lessico è ricco di voci non latine. ( Prima dell'indipendenza nel 1861, nella lingua letteraria il vocabolario latino era solo del 20%, il resto era costituito da voci slave, neogreche, ungheresi, turche e albanesi; ora lo è del 90%). Gli influssi slavi si avvertono anche in alcuni fatti fonetici e nella presenza di molti suffissi. Meno numerosi i tratti fonetici e morfologici dall'ungherese e dal neogreco. Il rumeno si avvicina più al francese che all’italiano (ma è molto vicino al friulano). I dialetti romeni principali sono quattro: 1° Dacoromeno, parlato in tutta l'odierna Romania e Moldavia ed anche sulla riva destra del Danubio in Bulgaria e Serbia (il dacorumeno deriva il suo nome dalla provincia della Dacia ed è la lingua ufficiale) 2° Macedoromeno o aromeno (i cui parlanti son anche detti Vlahi), parlato in Macedonia, Tessaglia, Albania ed Epiro. 3° Meglenoromeno, parlato dai Romeni di Meglenia, a NE di Tessalonica 4°, Istroromeno parlato dai Romeni dell'Istria, a Valdarsa e a N di Monte Maggiore (tra Trieste e Fiume). Solo il dacoromeno ha dei sottodialetti , pochissimo diversi tra loro, e sono: il valacco o munteno che è diventato la lingua letteraria, il transilvano, l'olteno, il moldavo.

Fonetica Esistono, come in italiano, i gruppi “chi”, “che”, “ghe”, “ghi” . La lettera “j” si pronuncia come in francese “jean” (es. joc= gioco)

Morfologia e sintassi L’articolo determinativo si mette alla fine della parola (es. l’orso= ursl). Le categorie di genere (m/f) e numero (s/pl) sono come in italiano. I casi sono: nominativo, accusativo, genitivo, dativo, vocativo (isoglossa tipicamente balcanica). Il sistema verbale coincide strutturalmente con quello dell'italiano con la particolarità che il futuro ed il condizionale si esprimono perifrasticamente con forme del verbo volere: (altra

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isoglossa balcanica). L’infinito si forma aggiungendo la parola “a” prima del verbo (es. gettare= arunca). La struttura della frase è SVO (come in italiano).

L’ALFABETO (vedi file audio-video alfabeto http://www.youtube.com/watch?v=t-ac0omrmuM)

Lettera nell’alfabeto

romeno

Lettera nell’alfabeto

fonetico Pronuncia

a a a

ă ə vocale neutra come la a nell'inglese above

â ɨ suono intermedio tra i e u

b b b

c k, ʧ prima di a, o, u, o consonante è c di casa; prima

di e o i è c di cielo

d d d

e e e

f f f

g g, ʤ prima di a, o, u, o consonante è g di gatto; prima

di e o i, è g di gelo

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h h aspirata come nell`inglese hat; anche usata

dopo c o g come in italiano

i i, j i di bambini, o il primo i di ieri.

î ɨ si legge come l'â, però si scrive così all'inizio o alla

fine della parola

j ʒ (non esiste in italiano) come nel francese je

k1 k k

l l l

m m, ɱ m

n n, ŋ n

o o o

p p p

q1 k q

r r r

s s s

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ș ʃ sc di scienza

t t t

ț ʦ z di grazia

u u, ɯ u

v v v

w1 v v

x ks x

y1 i i

z z s di viso

L’alfabeto rumeno è composto da 31 lettere, quattro delle quali (k, q, w, y) si trovano solo in parole di origine stranera. L’accento è “logico” (o “oratorio”).

PROBLEMI DI GRAFIA, FONETICA E FONOLOGIA Difficoltà nel sentire e scrivere le doppie. Difficoltà a distinguere e produrre i gruppi consonantici “gn” e “gl”. Difficoltà a produrre la lettera “q” (in rumeno la “q” viene pronunciata “chiù”). Difficoltà a comprendere l’accento grafico (presente in italiano). Difficoltà a produrre il timbro chiuso e aperto delle vocali “e” e “o” (il risultato è una semplificazione e la conseguente produzione chiusa).

LA ROMANIA

Religione: ortodossi 86,8%,

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protestanti 6,7%, cattolici 5,6%, musulmani 0,3%, altri 0,6%. Dal 2007 è entrata nell’unione europea

MOLTE SIMILITUDINI Il popolo rumeno è un popolo latino assai affine al nostro. Le sue tradizioni, usi e costumi, la sua lingua, i suoi valori morali, hanno molto in comune con i nostri, e così i suoi caratteri somatici e tutte le categorie espressive che costituiscono la cosiddetta comunicazione non verbale. Il popolo rumeno nutre molta affezione e stima verso il popolo, la storia e la cultura italiani.

ECONOMIA E TRADIZIONI Il relativo isolamento culturale in cui ha versato la Romania negli anni in cui era uno stato socialista e il carattere rurale della sua economia hanno contribuito a mantenere in questo Paese una certa continuità con le tradizioni popolari che in altri luoghi sono state abbandonate con il secondo dopoguerra. Nascita e matrimonio sono ancora oggi, sia pure in misura minore di un tempo, le maggiori

occasioni per riprendere in modo vivo i costumi tradizionali. Balli e canti sono sempre di rigore, soprattutto nei villaggi rurali. Le feste sono le occasioni di incontro per i giovani, ai quali è addirittura dedicata una giornata, quella del 20 luglio, nota come la “fiera delle ragazze da sposare” che si tiene sul monte Găina. Nell’ ora della tristezza, della scomparsa di una persona cara, è ancora il canto a testimoniare il sentimento di dolore. Le bocete, o canti funebri, lenti, lamentosi, risuonano dall'alba al tramonto, cantate da uno o più gruppi.

Tra le feste più sentite è il Natale. È il giorno in cui si cantano le colinde, dialoghi bellissimi di squisita poesia, nei quali vengono celebrati i fatti principali della vita di Cristo. Il primo giorno dell'anno vede ancora in qualche villaggio i giovani girare per le strade seguendo un aratro trascinato da buoi e cantare il plugusor o canto dell'aratro. I giovani rumeni stanno oggi assorbendo, dalla nostra televisione nelle loro case, tutte le nostre mode italiane, le credenze italiane, i valori italiani, i miti italiani contemporanei.

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I ROM E I RUMENI I rom sono una popolazione indoeuropea, nomade molto probabilmente di origine indiana. Sono un gruppo etnico che - insieme ai sinti, i camminanti ed altri - vengono nell’insieme definiti zingari. I rom, già dal medioevo arrivarono in Germania, Austria, Boemia, Slovenia ed Italia. Parlano il romanè. I rumeni sono invece gli abitanti della Romania. I rumeni sono quasi 22 milioni. Il 2,5% di questi sono rom. CURIOSITA’… Dal 1986 al 2007 nessun caso di un bambino rubato da rom (ricerca università di antropologia di Verona)

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L’INSEGNANTE E L’ ALUNNO STRANIERO

Ricreare in classe situazioni di naturalità comunicativa, contestualizzando contenuti linguistici e culturali.

Per facilitare la comprensione dei messaggi orali:

- Integrare i vari tipi di linguaggi non verbali

- Inserire i messaggi linguistici in contesti autentici e significativi

- Usare strutture sintattiche semplici (ma non troppo da rischiare innaturalità)

- Usare lessico concreto e non astratto.

Per facilitare la comprensione di testi scritti è necessaria una semplificazione:

- ordinare le informazioni in senso logico e cronologico

- frasi brevi e testi non superiori a 100 parole

- lessico: utilizzare un vocabolario di base e fornire la spiegazione delle parole nuove

- frasi: rispettare l’ordine SVO (soggetto, verbo, oggetto)

- verbi: usare i modi finiti e la forma attiva (non usare forme impersonali)

- usare immagini come aiuto alla comprensione

- Sottolineare i termini specifici e le parole chiave attraverso una lettura facilitata, la quale si compone di tre momenti:

- “prelettura” (si selezionano le parole chiave per il testo, si discutono il tema e le informazioni sul testo che gli studenti già posseggono, si collega la lettura ad esperienze personali)

- “lettura” (si ricorre a mezzi non verbali quali le immagini per migliorare la comprensione, si usa il tono di voce in modo espressivo, si segnalano le relazioni tra le diverse parti del

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testo)

- “modifica del testo”, con criteri di semplificazione dal punto di vista grafico (caratteri medi; immagini; evidenziatore), morfosintattico e lessicale.

N.B. La stessa procedura può servire per le attività di ascolto : fase di pre-ascolto (distribuzione di

liste dei contenuti chiave), fase che faciliti la comprensione (es. completamento di tabelle), fase di consolidamento della comprensione (es. questionario, riassunti, redazione di glossari).

Esempio di “lettura facilitata”

Fata Primavera Quando il sole comincia a sciogliere le nevi, Fata Primavere si sveglia, indossa la sua veste

azzurro-cielo, pettina i suoi lunghi capelli biondi e corre fuori sui prati. Salta leggera sull’erba, quasi volando, e al suo passaggio sbocciano mille fiori colorati. Gli animaletti, destati dal loro lungo sonno invernale, le corrono intorno allegri gridando: “Bentornata! Bentornata Fata Primavera!”.

Parole difficili: Fata: personaggio femminile delle fiabe bello gentile dotato di poteri magici. Veste: vestito, abito Sbocciano: si aprono, distendono i petali Destati: svegliati

TABELLA CRITERI SEMPLIFICAZIONE TESTI SCRITTI

LESSICO SINTASSI ORGANIZZAZIONE

DELLE INFORMAZIONI

ASPETTI GRAFICI

Uso parole a) comuni

b) brevi

c) concrete

d) precise, diret-

te

e) italiane

Evitare a) forme

figurate e b) espressioni

idiomatiche non di uso

Frasi a) brevi

b) a struttura S.V.O.

c) massimo di 20 – 25

parole ( testi ad altissima

leggibilità = 10-15 parole)

Prevalenza di

coordinazione

Subordinazione solo con

a) causali

Attenzione alla coesione

con legami evidenti:

a) ridondanza

b) forme piene

c) non uso dei

pronomi

d) omissione

costruzioni

ellittiche (con

sogg. o verbo

sottointeso)

Segnalare i cambi di

argomento con uso

Termini nuovi evidenziati

graficamente

Attenzione alla

dimensione del corpo

tipografico e alla scelta

dei caratteri ( evitare

ricorso continuo a

grassetto, sottolineato,

corsivo)

Attenzione alle

caratteristiche del

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comune

Sostituire le

nominalizzazioni con i

corrispondenti verbi

primitivi

Introdurre

gradualmente le parole

nuove (una per

paragrafo)

Spiegare le parole

nuove attraverso

nozioni e termini già

familiari

a) inserendo la

spiegazione

nel testo =

quando la

spiegazione è

breve e non

interrompe il

flusso informativo della

frase

b) creando uno spazio

apposito – nota a piè di

pagina, riquadro a

margine- se la spiega-

zione è più lunga.

c) spiegando il

termine

anche con esempi

concreti e vicini

all’esperienza dello

b) finali

c) temporali

e senza interrompere le

principali

Forma

a) attiva

b) personale

c) affermativa

Uso di verbi ai modi finiti,

con predominanza del

modo indicativo

Preferenza per tempi

a) presente (il più

usato; se usato

nei brani storici,

indicare

chiaramente le

coordinate

temporali)

b) passato

prossimo

c) futuro

Non usare: forme

impersonali, frasi

negative, forme passive

sistematico del punto e a

capo

Esplicitare i passaggi di

argomento

Attenzione ai connettivi

testuali

Organizzazione dei

contenuti atta a favorire la

loro elaborazione

cognitiva : a) dare alle idee

un ordine uni-direzionale:

ciascuna idea conduce a

quella seguente

b) organizzare le idee in

maniera gerarchica

c) fornire le informazioni

di sfondo (prerequisiti)

Inserire titoli e sottotitoli

per orientare il lettore

Abbondare con le

informazioni

Uso della punteggiatura

senza appesantire il testo;

frequenza punto fermo

progetto grafico (uso

degli spazi con la

distribuzione del testo,

uso spazi bianchi)

Non esagerare con l’uso

del colore o con

l’abbondanza di

immagini: distolgono

l’attenzione del lettore dal

testo

Cura nella selezione delle

immagini e dei disegni:

debbono essere

assolutamente

chiarificatrici dei concetti

espressi.

Ricorso ad artifici grafici

(schemi, tabelle,

grafici…) che consentono

di fissare anche

visivamente le

informazioni con essi

messe in evidenza.

Organizzazione grafica

del testo in

a) capitoli

b) paragrafi

c) sottoparagrafi

Uso dell’ ”a capo

rientrato”

Uso di interlinea bianca

tra una sezione e l’altra

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studente

del testo

PROPOSTE DI LAVORO:

Attività per l’esercitazione della morfosintassi in Italiano L2 1) Sfida di participi : La classe è divisa in due squadre che si posizionano una di fronte all’altra. A turno ogni membro di una squadra sfida un membro dell’altra a flettere al participio un verbo (proponendo anche le forme irregolari più difficili). Per ogni risposta corretta la squadra prende un punto e ovviamente vince chi ha più punti. Ogni giocatore deve proporre participi che lui stesso conosce altrimenti la squadra perde il punto. Si può usare questo gioco nel ripasso o per la memorizzazione dei diversi elementi e strutture. 2) Catena di passati prossimi: Gli studenti siedono in circolo. Il primo studente dichiara ad alta voce una frase del tipo “Ieri ho…” (“…mangiato la pizza; giocato a pallone” etc..). lo studente successivo ripete la frase del compagno (“Ieri X ha”….) ed aggiunge una frase che lo riguarda (“e io ho…”). Lo studente successivo ripete le prime due frasi e ne aggiunge una che lo riguarda e così via. Quando un giocatore sbaglia, ripetendo la frase in modo scorretto o dimenticando qualcosa, deve restare in piedi fino al turno successivo. 3) La parola proibita: L’insegnante sceglie delle parole che gli studenti dovranno indovinare e le suggerisce agli alunni divisi in squadre, che giocano a turno. Ad ogni turno l’insegnante suggerisce la parola ad un giocatore che deve farla indovinare alla propria squadra, dando delle definizioni ma senza pronunciarla mai. Deve usare frasi finali come “serve per”, oppure relative “è una cosa che”, o temporali “si usa/si dice quando” che possono essere scritte alla lavagna per favorirne la comprensione da parte di tutti. Vince che indovina il termine entro il tempo massimo stabilito. 4) Le mie vacanze: MATERIALI: portate delle cartoline considerando che ogni coppia di studenti dovrà avere due cartoline della stessa località. (Es. una coppia due cartoline di Roma; un'altra due di Londra, un'altra ancora due di una località balneare, ecc.). Se possibile, cercate anche altro materiale sulle stesse località (Es. brevi guide turistiche; dépliant informativi, ecc.) PROCEDURA: 1 Dividete gli studenti a coppie. 2 Distribuite a ciascuna coppia due cartoline e, possibilmente, altro materiale informativo, di una stessa località. 3 Ciascuna coppia di studenti deve immaginare di aver fatto una vacanza insieme nel posto rappresentato sulle cartoline. Deve quindi fingere di ricordare, inventando, come ha passato queste vacanze, come erano organizzate le giornate, le escursioni fatte, ecc. 4 Sciogliete le coppie originali e formate nuove coppie, all'interno delle quali ciascuno deve descrivere al compagno le sue vacanze, mostrando le cartoline e l'eventuale altro materiale, così come le ha "ricordate" con il compagno della coppia precedente. 5 Girate per la classe, soffermandovi ad ascoltare per un po' ciascuna coppia per correggere eventuali errori.

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5) Se io fossi: esercitazione nell'uso del periodo ipotetico in modo collaborativo mantenendo allo stesso tempo il sapore del gioco. MATERIALI: L'insegnante deve munirsi di foglietti di carta e li consegna agli studenti. PROCEDURA: Ogni studente avrà un suo foglietto e quando l'insegnante darà il via scriveranno ognuno una frase che inizi con il se + il congiuntivo imperfetto, l'indicativo o futuro, il congiuntivo trapassato a seconda del tipo di periodo ipotetico che l'insegnante intende esercitare. Poi finito di scrivere la frase girano il foglietto e lo passano al compagno alla propria destra che non potrà leggere la frase precedentemente scritta. L'insegnante dà nuovamente l'ordine di scrivere, ma questa volta si tratta di una frase con l'indicativo presente o futuro, condizionale semplice o composto. Alla fine l'insegnante ritira i foglietti e legge alla classe quanto è stato prodotto. Ne escono spesso frasi totalmente assurde e per questo divertenti. Da un punto di vista del controllo è una buona occasione per correggere collettivamente frasi con strutture del periodo ipotetico. Questa stessa tecnica può essere applicata in molti altri casi: il "mestiere" dell'insegnante offre tanti qualificati momenti per dar spazio alla fantasia e alla creatività.

PROPOSTE DI LAVORO:

Attività per l’esercitazione del lessico in Italiano L2

1) Ad esempio, nel caso di un apprendente arabo, si potrebbero accoppiare le seguenti

parole con tecniche diverse (Memory; Domino; Tombola dei nomi):

Duktur = Dottore Laymun = Limone Rizma = Risma Sharif = Sceriffo Musiqa = Musica Bantalun = Pantalone Tilifun = Telefono Mikanikiyy = Meccanico Bayt = Baita Oppure si potrebbe provare a far rintracciare le parole le parole che derivano dall’arabo come alchimia; algebra, azzurro; zucchero; zaffiro; tamarindo e così via. 2) Che mestiere faccio?: OBIETTIVI: lavorare sul lessico riguardante i mestieri. MATERIALI: 2 foglietti di carta. PROCEDURA: Questa è un'attività che permette di esercitare, fissare, ripassare il lessico riguardante i nomi dei mestieri o le professioni. Su due fogli l'insegnante scrive una serie di nomi di mestieri (fiorista, panettiere, medico) scelti tra quelli che gli studenti hanno già incontrato. Divide poi la classe in due squadre e chiede a uno studente per squadra di stare in piedi di fronte alla propria squadra. Gli consegna il foglio e gli chiede di imitare il primo dei mestieri (o professioni) indicati. La squadra deve indovinare di che lavoro si tratta. La stessa

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cosa sarà fatta, a turno, con l'altra squadra. Tre studenti che non partecipano al gioco formano la giuria. Valutano cioè con quanti tentativi viene indovinato il mestiere e con che grado di correttezza di pronuncia e assegnano i punti con un massimo di 3 punti per ogni mestiere o professione: 3 se il termine viene indovinato al primo tentativo e con pronuncia esatta; 2 entro il secondo tentativo con pronuncia esatta o al primo con pronuncia sbagliata; 1 al terzo tentativo e pronuncia esatta o al secondo con pronuncia sbagliata. Vince chi indovina i termini guadagnando più punti. L'insegnante è l'arbitro della gara. 3) Il role-play (recite, dialoghi, libera espressione e conversazione su problemi reali o fittizi ): PROCEDURA: Si può fornire agli allievi un elenco definito di atti linguistici per cui le battute sono quasi obbligate, oppure si possono fornire indicazioni più generiche (es. spazio, tempo, luogo, scena) che costituiscono una specie di canovaccio per gli interlocutori. Ad esempio:

• Barista: Prego, signori.

• Tu: Un _______________, per favore.

• L'amico: Un __________ di __________, per favore.

• Barista: Qualcosa da mangiare?

• L'amico: No, grazie, però ho una domanda. C'è l'accesso all'Internet qui?

• Barista: Sì, signore. Abbiamo __________ postazioni collegate ad Internet.

• Tu: Si può usare Netscape?

• Barista: Sì, c'è la possibilità di usare Netscape, __________ ed anche __________.

• L'amico: Ci sono postazioni ai giochi di Realtà Virtuale?

• Barista: Sì, c'è _____ postazione con _________ __________.

• Tu: Possiamo chiacchierare on line?

• Barista: Sì signore, abbiamo 96 ________________ _______________.

• L'amico: Grazie, cameriere.

• Barista: __________. Ritorno subito.

PROPOSTE DI LAVORO: Attività per l’esercitazione della pragmatica in Italiano L2

1) A che ora?: Le date e gli orari di queste opere non sono corretti. Fate corrispondere le date e gli orari corretti alle opere eseguite al Teatro alla Scala, telefonando alla biglietteria del Teatro e chiedendo informazioni. TITOLO DATA ORE La Gioconda venerdì 13 giugno 2004 15:00 Le Nozze di Figaro venerdì 4 luglio 2004 18:00 Tosca sabato 18 gennaio 2004 20:00

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2) Dividere gli alunni in coppie; a sinistra leggeranno i comandi della colonna sinistra e così a destra. SINISTRA DESTRA Vuoi parlare con il signor Rossi Sei il signor Carli Tel. 987665 Tel. 987664 Vuoi parlare con Agnese Agnese non c’è Vuoi parlare con Marco Sei Marco, ma la linea è disturbata Vuoi parlare con Francesco Verdi Sei Francesco, ma cognome è Mori Vuoi parlare con l’ingegner Moretti Sei la segretaria, l’ingegnere rientra più tardi

Spunti per possibili percorsi didattici

Altri spunti per possibili percorsi interculturali si concretizzano nelle attività proposte di seguito: - “I ruoli dei maschi e delle femmine”, che riguarda l’identità di genere nelle varie culture, con relative uguaglianze e diversità - “Dal baratto alla carta di credito”: storia delle monete - “I giochi nel mondo”, con particolare attenzione ai giochi “da bambina” e quelli “da bambino” - “Lo sport nel mondo”, con attenzione agli sport nazionali e alla pratica e diffusione tra i giovani - “I divertimenti”: uno sguardo sulle modalità di interazione tra i giovani, sui loro passatempi e i loro luoghi di incontro, sugli spettacoli più seguiti (televisione, cinema, teatro), sul ruolo del ballo nelle diverse culture - “La cucina nel mondo”: tradizioni, usi e storia del cibo

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APPROCCIO E COMUNICAZIONE CON FAMIGLIE IMMIGRATE

I rapporti con le famiglie degli alunni stranieri devono essere improntati a chiarezza e semplicità nel linguaggio, immediatezza comunicativa e spirito di collaborazione. • E’ opportuno segnalare o “negoziare” sin dai primi giorni i tempi e le modalità dell’

inserimento dell’ alunno; • E’ consigliabile indicare un referente con il quale le famiglie possano avere rapporti

costanti. • Nella facilitazione dei rapporti tra scuola, famiglia e territorio è fondamentale il ruolo di

un mediatore culturale. •

IL MEDIATORE CULTURALE • Il Mediatore culturale è un operatore che facilita gli immigrati e i membri delle minoranze

etniche ad accedere ai servizi pubblici. Di solito è lui stesso un immigrato o una persona che ha un’esperienza di vita plurietnica.

• Il primo livello d’intervento del mediatore è quello della mediazione linguistica, (interprete) ma conoscendo la cultura degli immigrati, il mediatore è in grado anche di interpretarne i bisogni e di dare risposte efficaci che permettano ai soggetti di comprendere la cultura, gli usi e i costumi italiani.

La non ingerenza, la mancata partecipazione nelle cose della scuola in taluni casi manifesta in realtà rispetto e fiducia, una sorta di “delega” a chi viene considerato in una posizione gerarchica più elevata (l’ insegnante) in quanto possessore di “quel” sapere che potrebbe favorire o accelerare un corretto inserimento nella società ospitante. Le difficoltà di relazione e comunicazione fanno sì che gli insegnanti ritengano i genitori stranieri quasi disinteressati all’inserimento scolastico dei loro figli. In realtà l’incapacità di esprimersi su argomenti di difficilissima comprensione, che rimandano a modelli educativi sconosciuti e distanti, condizionano, fin dall’inizio le relazioni fra scuola e famiglie immigrate. La storia dei genitori spesso è ancora tutta interna alla lingua di origine (che talvolta non è la lingua ufficiale dello stato di provenienza ma una lingua dialettale locale) Così sono i figli che, con il tempo, acquisiscono il “potere linguistico” che deriva dal fatto di capire, interagire, ribaltando i ruoli tra generazioni, con carichi di eccessiva responsabilità e con ricadute negative sul ruolo della figura genitoriale, svilita dalle incapacità comunicative.

IL COINVOLGIMENTO DEI GENITORI Tale coinvolgimento è da considerare determinante per poter realizzare un percorso di accoglienza. • Raccolta di dati ed elementi sul ragazzo/a sul percorso precedente, sulla conoscenza

linguistica, attraverso incontri individuali con la famiglia; • Incontro preliminare con tutti i genitori per la presentazione del progetto educativo-

didattico; • Formazione a tutti i genitori incontri pomeridiani/serali, per saperne di più su culture

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diverse dalla nostra, i valori, gli stili di vita , le tradizioni. • Alla famiglia del ragazzo/a straniero si dovrebbe richiedere la partecipazione attiva al

processo di socializzazione del proprio figlio; • Creare occasioni di scambio tra genitori stranieri e genitori italiani, attraverso momenti

di festa a scuola; • Promuovere contatti con enti ed istituzioni del territorio che si occupano

dell’integrazione degli stranieri per scambi e collaborazioni; • Collaborare con associazioni del territorio per promuovere conoscenza e cultura.

IL RUOLO DELLA SCUOLA NELL’EDUCAZIONE ALL’INTEGRAZIONE

L’acquisizione del senso della propria appartenenza, è il presupposto necessario allo viluppo del dialogo e del confronto con le altre culture. Per realizzare davvero un'educazione pluralista, ma al tempo stesso rispettosa delle differenze, è necessario che ciascun popolo evidenzi all'altro il suo credo e la sua storia, rifiutando l'idea di una marmellata di culture, che impoverirebbe il mondo. Una volta che i ragazzi sono stati rassicurati nella propria identità, è importante far comprendere la necessità di aprirsi al confronto e al dialogo fra tutte le culture, per scambiare il meglio del proprio patrimonio ereditario a beneficio di tutti. Nel rapporto tra Noi e Loro, Io e l'Altro, l'attenzione va posta a partire dal bisogno di relazioni stabili. La persona necessita di sentirsi parte di reti di relazioni non precarie, nella famiglia, nei rapporti interpersonali di amicizia o di vicinato, come nel gruppo di lavoro. Sono questi gli ambiti di relazione che danno senso al vivere. Siamo in un periodo storico che vive un processo di omologazione culturale. La scuola, in quanto fonte di formazione ed educazione, deve essere vista come luogo primario, insieme alla famiglia, di educazione alla diversità perché è proprio la diversità che costituisce la ricchezza della vita, delle singole persone umane e delle società. La comunicazione interculturale è certo complessa, crea problemi, rallenta le operazioni ma l’alternativa è una società omologata che costringe tutti a rinunciare alle proprie radici e ai propri valori in nome di valori più universali.

Valori…. scelti da chi?

Per l’adolescente è fondamentale nello sviluppo psicoaffettivo l’esperienza gruppale, in quanto vive la necessità di passare da un gruppo all’altro nel ritorno inconscio ad un nucleo protettivo come la famiglia d’origine. Soggetto ancora debole, fragile emotivamente, che si ritiene forte, invulnerabile, in grado di poter affrontare le difficoltà della vita, proteggendosi dentro una “corazza” caratteriale, mascherando così intime insicurezze. Il gruppo di coetanei aiuta ad affrontare le esigenze umane, gli impulsi naturali nel percorso di iniziazione all’età adulta, che consistono nell’osare, provocare, rischiare,

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trasgredire, “andare oltre” le regole, le norme, i tabù, i divieti, le imposizioni. Il rischio dell’eccessiva coesione del gruppo è l’omologazione, l’appiattimento e la dipendenza del singolo (da un leader o dagli stessi membri del gruppo). La funzione pedagogica dell’adulto educatore consiste quindi nel creare ostacoli invalicabili nel gruppo generando uno “spiazzamento” affettivo, emotivo e cognitivo, introducendo la novità, la diversità, l’alterità.

PROGETTI CHE APPORTINO INTERROGATIVI La società contemporanea ha bisogno di processi di individuazione.. processi che portino alla nascita di INDIVIDUI, persone uniche, nella loro soggettivita’ E nella loro diversita’

ESERCIZIO IN CLASSE Pregi e difetti

Introduzione La mancanza di conoscenza della propria e dell’altrui cultura diviene un ostacolo al dialogo fra mondi diversi. Senza accorgercene, siamo vittime di pregiudizi e luoghi comuni che non solo riguardano l‘altro, il diverso da me, ma addirittura la nostra stessa cultura. Obiettivo: La seguente dinamica permette di approfondire la conoscenza della propria cultura in modo oggettivo attraverso il contributo e lo sforzo di tutti. L’esercizio sarà svolto attraverso l’apporto di tutti gli studenti, con l’ausilio di un coordinatore (un docente o uno psicologo).

L’esercizio svolto offre l’opportunità di rileggere in chiave oggettiva e critica la nostra società, evitando di ricadere negli stereotipi e pregiudizi presenti ancora in noi stessi e potrebbe essere il primo passo per accostarci all’altro senza sentirci superiori, ma ammettendo che ci sono pregi e difetti in ogni cultura. Svolgimento Invitare ogni singolo studente a scrivere su un foglio ed in un tempo fissato (es. 5 minuti), quelli che ritiene essere i pregi ed i difetti che caratterizzano il suo paese. Sulla lavagna porre un cartellone abbastanza grande su cui tutti gli studenti sono invitati a scrivere, elencandoli con esempi, i pregi (valori) ed i difetti (disvalori) che hanno individuato. Attenzione: sul cartello verranno scritti solo i pregi ed i difetti ritenuti validi da tutti. Per questo, prima di scrivere la voce indicata, occorrerà

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discutere sulla sua validità (oggettività) o meno ( ad es. non tutti potrebbero essere d’accordo sul fatto che l’Italia sia un paese accogliente). Chi li ha individuati potrà cercare di convincere gli altri presentando argomenti che motivino la sua scelta.

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BIBLIOGRAFIA

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Angeli, 2005 • Moro MR. Genitori in esilio. Psicopatologia e migrazione. Milano : Raffaello Cortina ;

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ISMU 8/1995 (fondazione Cariplo) questione femminile araba • Leila Ahmed, Oltre il velo. La donna nell’islam da Maometto agli ayatollah, Nuova Italia,

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