Valentino Monticello - Questione di etichetta
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Forbici, colla e fantasia. Gli ingredienti classici del colla-ge ci sono tutti. Ciò che cambia, nei lavori di Valentino Monticello,è la carta. Aguzzando la vista, si nota che sfondi, cieli, edifici, pro-sceni sono realizzati con etichette: di vini, per l’esattezza. Ma sonofatti di etichette anche i tratti dei visi dei personaggi, i costumi, lecalzature. Ogni più piccolo dettaglio: niente è dipinto o disegnato.Eppure i colori sono luminosi, ci sono la profondità ed effetti diprospettiva e di movimento. Facile immaginare quanta passioneoccorra per realizzare queste opere grandi circa un metro quadratoma precise come miniature. Valentino Monticello preferisce defi-nirla «mania», forse ripensando ai tre mesi di lavoro e alle lunghericerche per trovare fino a 700 etichette «giuste» per quel collage.Comunque la si chiami, è una felice sintesi dei suoi grandi amori: ilvino, la pittura e l’opera lirica, il soggetto favorito, anche se non ilsolo. Per chi voglia conoscere questo singolare creativo, la Bibliote-ca degli Uffizi di Firenze gli dedica una conferenza: Il mondo di Valen-
tino Monticello, il 26 marzo, alle ore 17, nel Salone Magliabechiano.Oltre all’artista, interverranno la musicologa Mila De Santis, l’e-sperto di enologia Gelasio Gaetani d’Aragona Lovatelli e la storicadell’arte Maria Grazia Messina, con il coordinamento di Claudio DiBenedetto, direttore della Biblioteca. La famiglia Monticello gestiva
Arte, vino e opera lirica: le passioni di Valentino Monticello
si fondono felicemente nei suoi raffinati collage. Realizzati con una
singolare materia prima
testo di Mariateresa Truncellito
L’INTERPRETAZIONE
DI MONTICELLO DE
IL CREPUSCOLO DEGLI DEI
DI RICHARD WAGNER,ETICHETTE DI VINI
TEDESCHI, 90X105 CM
Questioned’etichetta
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un albergo con ristorante a Piovene Rocchette, Vicenza, e l’osteriaDalla Lucia che vendeva i vini prodotti dal nonno, grande meloma-ne. Con queste credenziali nel Dna, non c’è da stupirsi che ancheValentino sia diventato un esperto di vini. Nel 1959, venticinquen-ne, emigra a Londra e comincia a lavorare come sommelier alTwenty-one Club, fino a diventare, nel 1983, capo sommelier del-l’Harry’s Bar, uno dei più eleganti, e selettivi, club-restaurant dellacapitale inglese. Nel tempo libero, coltiva i suoi hobby: colleziona-re etichette di vini (anche rarità storiche), frequentare l’OperaHouse, dipingere e disegnare, sperimentando varie tecniche. Tra levarie cose, realizza anche la scenografia di due rappresentazioni tea-trali. Un giorno gli viene l’idea di usare alcune etichette per deco-rare la parete di una casa di amici. Monticello decide di approfon-
dire la tecnica, creando composizioni alla maniera dell’Arcimboldo.Comincia con vasi di fiori, poi prova con scene ispirate all’operalirica. Nel 1997 il propietario dell’Harry’s Bar, Mark Birley, glichiede di realizzare una cartolina d’auguri natalizi per i clienti.Monticello replica la scena della vigilia di Natale della Bohème di Gia-como Puccini, con etichette di vini francesi: lo sfondo non è Pari-gi, ma South Audley Street di Londra, dove si trova il locale. Piacemoltissimo. Il sommelier ha trovato la sua strada artistica. I collagevengono esposti alla Royal Academy of Art, alla casa d’arte Christie’se in gallerie private: nel 1992, la Ergon Gallery vende le 40 opere inmostra nel giro di poche ore. Negli anni a venire, oltre a cercareispirazione nella sua impressionante collezione di dischi e Cd,Valentino Monticello avrebbe letto i libretti di 2.000 opere liriche
(famose e non), anche scovati nella biblioteca della Scala e delCovent Garden. Una ricerca maniacale, perché non gli basta dover-si procacciare e ordinare con cura centinaia di etichette, e nemme-no usare le forbici come un miniaturista. Vuole che la scena dell’o-pera abbia un riferimento, una citazione, un’allusione al vino. E chele etichette appartengano a vini prodotti nel paese dove la storia sisvolge. Così per Sansone e Dalida di Saint-Saens Monticello ha usatoetichette di vini israeliani, per Guglielmo Tell di Rossini svizzeri, perAttila di Verdi friulani, per L’amico Fritz di Mascagni alsaziani, per Porgy
and Bess di George Gershwin quelle dei vini di Long Island, dove ildramma ebbe la prima, per l’opera giapponese Yuzuru etichette divini del Sol Levante… E così via, in un giro del mondo eno-operi-stico senza fine, attraverso pellegrinaggi per tenute vitivinicole e la
collaborazione di amici che gli portano daiviaggi etichette come souvenir. Devedeporre le armi solo di fronte alla NuovaZelanda: tanti ottimi vini, ma nessunaopera lirica. L’ispirazione, ogni tanto,divaga: Monticello realizza ritratti, interni(abitazioni, enoteche) e una serie di 16 col-lage dedicata al mito di Bacco. Il dio delvino è fatto con etichette di ChâteauPétrus, Giove con Château Latour e Arian-na con Chevalier-Montrachet. La serieappartiene a un collezionista toscano,mentre altri lavori di Monticello hanno
QUI SOPRA, LES
TROYENS, DI HECTOR
BERLIOZ, ETICHETTE
DI VINI GRECI, 100X120CM. NELLA PAGINA DI
SINISTRA, NOAH SAVED
THE VINE, COLLAGE
ISPIRATO ALL’OPERA
IL DILUVIO UNIVERSALE
DI GAETANO DONIZETTI,ETICHETTE DI VINI
TURCHI, 100X120 CM
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trovato spazio in case private di Londra, San Francisco, Los Ange-les, Dallas, Kansas City e Tokyo. Ha invece tenuto per sé la seriedelle opere liriche per farne un lussuoso libro, che è stato presen-tato alla National Gallery nel 2002 insieme con una mostra deicollages originali: Opera & Wine – Wine in Opera, edito in Olanda dallaCantor Holding, e dedicato alla moglie Silvana e ai figli Michele eClaudia. Altre, stavolta privatissime, passioni. |
www.valentinomonticello.com
CAVALLERIA RUSTICANA
DI PIETRO MASCAGNI,ETICHETTE DI VINI
SICILIANI. SOTTO,CARMINA BURANA
DI CARL ORFF,ETICHETTE DI VINI
DELLA REGIONE TEDESCA
MOSEL-SAAR-RUWER
LA CENA DELLE BEFFE
DI UMBERTO GIORDANO,ETICHETTE
DI VINI TOSCANI
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