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Articolo 9 della Costituzione CENTO VOLTE CENTO UN ANTIDOTO ALLA GRANDE GUERRA

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Articolo 9 della Costituzione

CENTO VOLTE CENTO

UN ANTIDOTO

ALLA GRANDE GUERRA

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I.S.I.S.S. “RINALDO D’AQUINO “ - MONTELLA

CLASSE IV B- LICEO SCIENTIFICO

Dirigente Scolastico Dott.. Severino

Loiaco

Referente del progetto Prof.ssa Anna Maria

Corso

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LA NOSTRA COSTITUZIONE

LA CARTA DELLE LIBERTA’

CONOSCERLA PER AMARLA!

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CONTENUTI DELLA RICERCA EFFETTUATA PER

LA REALIZZAZIONE DEL

PROGETTO

“ARTICOLO 9 DELLA COSTITUZIONE”

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LA NOSTRA COSTITUTIZIONE

LETTURA CRITICA DEI PRINCIPI FONDAMENTALI

ANALISI DEGLI ARTICOLI : 9 -10 11

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ARTICOLO 9

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Apprezziamo , amiamo e tuteliamo le nostre bellezze storiche e paesaggistiche.Preserviamole dalla rovina!

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ARTICOLO 10

Confrontiamoci con la diversità, con una comunità complessa. Dignità, rispetto, tolleranza, costumi: impariamo ad apprezzarli!

L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.

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ARTICOLO 11

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Rifiuto, ripudio, aberrazione: sono parole che devono essere sempre in noi.No alla guerra!

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DIARI e LETTERE DELLA GRANDE

GUERRA

I documenti sono frutto della ricerca sul web, sui libri di testo, nella biblioteca

comunale.Con grande passione ed attenzione sono state

esaminate le lettere e i diari dal fronte, che hanno fatto rinascere in noi ragazzi le

scene di terrore e di disperazione.

LIO NERUCCI: PINOCCHIO IN TRINCEADIARIO DI UN SOLDATO TOSCANO NELLA GRANDE GUERRA PREFAZIONE Mio padre, Elio Nerucci, nacque il 14 ottobre 1889, a Montale, in provincia di Pistoia. Era il terzo figlio di una famiglia del popolo. Suo padre faceva il postino. Elio, come si usava allora, frequentò solo le scuole elementari.Quando partì per il fronte, nel 1916 aveva ventisette anni. E' con gli occhi di un ragazzo che forse non era mai uscito dal proprio paese sino ad allora che mio padre racconta tre anni di sofferenze nelle trincee del Carso e del Trentino: una sequenza disordinata di peripezie per la sopravvivenza, ridotto spesso ad una condizione di vita quasi animale.A quindici anni dalla sua morte mi sono decisa a riprendere in mano il diario. Si tratta di un quadernino vecchio ottanta anni che mio padre compilò, a matita (e perciò ormai quasi illeggibile), mentre trascorreva quindici giorni in punizione, al termine della ritirata di Caporetto. Ad esso si aggiungono dei frammenti di lettere a casa e alla fidanzata e alcuni foglietti di appunti precedenti, dai quali attinse probabilmente durante la stesura. Ci sono poi un sintetico promemoria cronologico, che scrisse presumibilmente al termine della guerra, e altri due quaderni ove, negli anni settanta, già vecchio, trascrisse e ampliò le sue memorie. Ma, a distanza di cinquanta anni, non sempre la riscrittura senile risulta più valida delle prime stesure. Nel lavoro di riordino mi hanno aiutata mia sorella.Abbiamo scelto le parti migliori di ciascun frammento, cercando di ricomporre un tutto unitario. La prosa resta comunque quella originale, ricca di vocaboli dimenticati e talvolta di qualche errore.

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GUERRA MONDIALE 1914-1918Mobilitazione generale 26 luglio 1914

21 marzo 1915Sono stati chiamati alla leva in massa i giovani nati nell’anno 1896, fra i quali c’ero anch’io, essendo nato il 1- 4 –1896, dunque 10 giorni prima di aver compiuto il 19° anno di età. Dichiarati tutti abili perché la guerra infuriava su tutti i fronti.Dopo aver passato la visita a Pola, in Vicolo al mare, poi abbiamo ricevuto un foglio-ordine di presentarsi in servizio militare il 15 aprile a Lubiana.

6 aprile Per rimanere un giorno di più con le nostre famiglie, abbiamo deciso di partire il giorno 16, tutti d’accordo. Alle 5 di mattina , accompagnati da famigliari, parenti ed amici, scambiatisi i saluti ed abbracci, è giunto il momento di separarci dai nostri cari. Quanti saranno, fra tutti questi giovani ancora in tenera età , che avranno la fortuna di ritornare alle loro case?C’era la guerra che infuriava!Quasi tutti cantavano per dimostrare coraggio, ma i cuori piangevano. Saliti nei vagoni il treno si mosse lasciando piangendo i cari parenti, noi ci siamo affacciati ai finestrini per un ultimo saluto. (...)

21 aprileSveglia alle ore 5, siamo usciti e messi in fila per quattro, dopo 15 minuti di marcia siamo arrivati su un bel prato, abbiamo cominciato esercitarsi, marciare, correre, saltare oltre ai canali di acqua per digerire meglio quel caffè che ci hanno dato alla mattina senza pane. Ritornati in caserma alle 11, qui ci attendeva un pranzo abbastanza buono e abbondante, dopo due ore di riposo si ritornava fuori fino alle 5. Alla sera si riceveva solo il caffè nero senza pane e così ogni giorno, anche con giornate piovose si usciva. (...)

18 giugnoQui pare che la cuccagna sia arrivata al termine. Hanno fatto una scelta di 27 uomini fra i quali la sorte mi ha toccato pure a mè. Accompagnati a Puntigam dove c’è la famosa fabbrica di birra, la c’era il deposito di fucili, divise e di tutto il corredo necessario ai soldati. Fatti spogliare le nostre divise, abbiamo ricevuto tutto il necessario: 1 divisa di stoffa invernale grigio-azzurra, doppia biancheria, 2 paia di scarpe, tutto nuovo e poi il fucile, il Rurksack, il Brotsack, cinturino con Patrontasce, insomma tutto l’occorrente per partire per il fronte, pure due coperte, la tenda, c’era cosa da portare, io, essendo stato all’ospedale, non avevo ancora fatto conoscenza con tutto quel corredo.Così vestiti e armati abbiamo passato in un’altra caserma sulla Hauptplatz: qui siamo giunti per completare il VII° Marsch-battalion, prossimo per partire per il fronte, non si sapeva se al fronte russo o quello italiano dove già si combatteva.Ogni mattina si usciva fuori per fare esercitazioni e tiri al bersaglio, al pomeriggio si rimaneva in caserma dove ci facevano scuola di guerra e anche un piccolo corso di primo soccorso ai feriti. Questo durava fino al 2 luglio, giorno in cui abbiamo ricevuto l’ordine di non allontanarsi troppo dalla caserma, eravamo liberi da qualsiasi servizio.

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L'esperienza di un soldato trentino Questa pagina è tratta da un testo autobiografico scritto dal soldato trentino Giuseppe Masera, arruolato nell'esercito austro-ungarico e combattente sul fronte russo. Dal giorno si andava un pochi quà un pochi là nelle diverse partite a lavorare chi nelle trincee chi nel bosco a tagliare piante per fortificare le trincee che distavano dal nostro quartiere circa un hm. e dalla linea nemica anche mille passi circa. [...] I pidocchi però questi insetti schifosissimi e noiosi ci tormentavano. Di giorno non si aveva tempo d'ammazarli e di notte si capisce non si può vederli. Io però aveva una camicia di riserva e, la notte gli faceva bollire nella gamella s'intende, sul piccolo fornello di campo che aveva vicino. Nella nostra caverna ce n'era 4, di piccoli fornelli, così almeno si stava caldi. [...] Mi trovavo tranquillamente in trincea a lavorare. Giravano aereoplani, prima passò uno nostro, che fù accompagnato da una quarantina di cannonate nemiche. Poi uno Germanico, e quindi uno Russo. Questo già ci spiò dal di sopra, e una mezzora dopo, udimmo un colpo accompagnato subito dal fischio della palla che veniya nella nostra direzione. Io ed il mio compagno ci gettammo per terra essendo quasi scoperti. Era tempo. La palla scoppiò due metri circa sopra le nostre teste, e l'avanzo andò a cadere facendo un buco nella terra due passi avanti a noi. Se eravamo in piedi per noi due era finita. Là presso stavano dei soldati d'infanteria a lavorare. Due di loro furono feriti uno in una spalla e l'altro nella coscia. Subito dopo ci siamo rifugiati in un riparto assai fortificato dove si trovava una mitragliatrice. E là abbiamo aspettato che venga un po' di calma. Scritture di guerra 1, a cura di Q. Antonelli, G. Fait, D. Leoni, Museo del risorgimento e della lotta per la libertà, Trento-Museo storico italiano della guerra, Rovereto, 1994

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Lettera di G. Molinari alla moglie, agosto 1916

«Ma fra di me tengo una cosa che non mi dimenticherò più: giorni indietro proprio a me e sei dei miei compagni mie toccato andare a fucilare uno della nostra compagnia; devi sapere che cuesto cui cuando eravamo sul Podigara, si era lontanato dalla compagnia due volte proprio in cuci giorni che bisognava avansare, poverino si vede che non aveva proprio coraggio, e per cuesto a avuto la fucilazione al petto; lanno fatto sedere su di una pietra e la è bisognato spararci per forsa perché dietro di noi cera la mitragliatrice, e poi siè comandati non bisogna rifiutarsi, ma per questo io son molto dispiaciuto ben che ne ò visti tanti di morti, ma così mi ha fatto senso e letà di 34 anni... bisogna anche esere asasini».

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Di grande aiuto sono stati gli articoli di giornale. I ragazzi hanno effettuato un’attenta analisi delle fonti

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La guerra in Irpinia Quotidiano” Roma” 10 dicembre 1942

Fante D’Italia - Novembre 1969

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Testimonianze letterarie della strage

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Molto spesso le immagini sono più eloquenti delle parole…

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La dura vita delle trincee

Un ricordo inciso nel marmo…

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Il bersagliere montellese Angelo Michele Nigro

reduce della grande Guerra, vissuta nelle trincee.Il suo motto: obbedienza, rispetto, onore per il Tricolore.

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Convento di San Francesco a Folloni – Montella XII secolo (Cornice scenografica delle riprese filmate)

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Portale di accesso al convento

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I due filari di alberi furono piantati individualmente dai reduci della grande guerra,come testimonianza di salvezza e speranza di vita.

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Un’intera nottatabuttato vicinoa un compagnomassacratocon la sua boccadigrignatavolta al pleniluniocon la congestionedelle sue manipenetratanel mio silenzioho scrittolettere piene d’amore

GIUSEPPE UNGARETTI

VEGLIA

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Un alto riconoscimento per un crudele destino …

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I luoghi della sofferenza rivivono nei ricordi…

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Le mappe e gli schemi sono stati analizzati dai ragazzi durante le ore di storia

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Le donne diedero alla Patria un contributo civile-politico-sanitario, non solo occupando i posti di lavoro degli uomini impiegati al fronte, ma anche mettendo al servizio dello Stato le proprie forze in numerosissime forme di assistenza morale e sanitaria ai soldati e alle loro famiglie»

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In un percorso storico non poteva mancare un apporto poetico, legato alle testimonianze dirette di chi ha trascorso la vita in trincea.

Giuseppe Ungaretti

VegliaCima Quattro il 23 dicembre 1915

Un'intera nottatabuttato vicinoa un compagnomassacratocon la sua boccadigrignatavolta al pleniluniocon la congestionedelle sue manipenetratanel mio silenzioho scrittolettere piene d'amore Non sono mai statotantoattaccato alla vita

 

 

SoldatiBosco di Courton luglio 1918

Si sta comed'autunnosugli alberile foglie.

 

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Grande attenzione è stata rivolta al personaggio di Giovanni Palatucci,questore di Fiume e illustre cittadino di Montella, commemorato anche dai concittadini montellesi nella città di Norristown( Pennsylvania-USA)La ricerca ha suscitato entusiasmo, ammirazione e orgoglio.

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Emozionante l’incontro con il reduce montellese della seconda guerra Mondiale , Gaetano Iannella, sopravvissuto ai campi di sterminio e insignito della medaglia d’oro al valor militare.

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Canzoni e ritornelli della grande guerra, hanno suscitato, in un’atmosfera corale, un flusso di tristezza e malinconia.

La leggenda del PiaveIl Piave mormoravaCalmo e placido al passaggioDei primi fanti , il ventiquattro maggio:l'Esercito marciavaper raggiungere la frontiera,per far contro il nemico una barriera…

Muti passaron quella notte i fanti:tacere bisognava, e andar avanti!

S'udiva, intanto, dalle amate sponde,sommesso e lieve il tripudiar dell'onde,Era un presagio dolce e lusinghiero.

Il Piave mormorò:"Non passa lo straniero!"

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Monte NeroSpunta l'alba del sedici giugno,comincia il fuoco l'artiglieria,il Terzo Alpini è sulla viaMonte Nero a conquistà

Monte Nero, Monte Nero,traditor della vita mia,ho lasciato la casa miaper venirti a conquistà!

Per venirti a conquistare abbiamo perduto tanti compagni tutti giovani sui vent'anni: la loro vita non torna più

In cima al TonaleIn cima del Tonale ci metterem la giostraDiremo a Cecco Beppe che questa è casa nostra

Bim bum bomAl rombo del cannon!

In cima ai Monticelli c'è l'ufficio passaportiQuei che vi montan vivi ne ridiscendon morti

A Edolo ai comandi son tutti quanti eroi,van raccontando agli altri quel che abbiam fatto noi

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Interessante è stata pure la ricerca sull’origine del cinema, sollecitata dalla necessità di riportare in video ricordi del passato e immagini del presente, raffrontandoli non solo nel significato, ma anche nell’evoluzione tecnologica.

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Testimonianze del terroreIn una notte di plenilunio.Rivisitiamo i luoghi della disperazione a cento anni di distanza per poter ripetere : CENTO VOLTE CENTO!!! E NON DIMENTICARE GLI ORRORI DELLA GUERRA!!