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VERGINI, VEDOVE, DIACONESSE -ALCUNI OSSERVAZIONI SULLO SVILUPPO DEI COSIDDETTI «ORDINI FEMMINILI» NEL QUARTO SECOLO IN ORIENTE S. ELM University of Berkeley Nello spazio di sessant' anni, dal concilio di Ancira nel 314 alle cosiddette lettere canoniche di Basilio di Cesarea, indirizzate ad Amfilochio, vescovo d'Iconio, lo stato delle vergini cambió significativamente: il processo di istituzio- nalizzazione stava avanzando.1 Nel 374, anno delle lettere canoniche troviamo un «ordine», tágma, delle vergini, con caratteristiche ben delineate: Nessuna donna puó essere ammessa nel tágma prima di ayer raggiunto «l'etá della ragione», sedici o diciassette anni. L'ammissione segue un periodo di prova, in cui la giovane donna deve dimostrare il suo zelo e la sua capacitó di «diventare vergine». Solo allora, di fronte alla congregazione intera, la donna pronuncia il suo voto di «dedicarsi al Signore», un impegno che dura tutta la vita. Ogni colpa é punita da codici ben precisi di castighi, la «caduta» merita la scomunica per quindici anni. L'ammissione pubblica al tágma dá diritto al sostegno economico, e garantiste una posizione elevata a causa della vocazione «divina» della donna. Le vergini del tágma provenivano da tutti gli strati sociali, sebbene gli aiuti finanziari attraessero particularmente donne delle clas^se inferiori. Comun- que -poiché le nostri fonti provengono da autor¡ di ceti elevati-, la maggior 1 Vorrei ringraziare Alessandra Casella ed Elena Giannarelli per avermi aiutata con la traduzione. Per i test¡: da Courtonne Y. (ed.), Saint Basile. Lettres I-III, Paris 1957-66, qui Bono citate Epp. 188, 199, 217 (II 141, 155, 208); canone 19 del concilio di Ancira in Mansi, J. D., Sacrorum concilioruin nova et amplissima collectio II, Firenze 1757,, 519 ss.; le restanti traduzioni sono mie. 77

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VERGINI, VEDOVE, DIACONESSE -ALCUNI OSSERVAZIONISULLO SVILUPPO DEI COSIDDETTI «ORDINI FEMMINILI» NEL

QUARTO SECOLO IN ORIENTE

S. ELM

University of Berkeley

Nello spazio di sessant' anni, dal concilio di Ancira nel 314 alle cosiddettelettere canoniche di Basilio di Cesarea, indirizzate ad Amfilochio, vescovod'Iconio, lo stato delle vergini cambió significativamente: il processo di istituzio-nalizzazione stava avanzando.1

Nel 374, anno delle lettere canoniche troviamo un «ordine», tágma, dellevergini, con caratteristiche ben delineate:

Nessuna donna puó essere ammessa nel tágma prima di ayer raggiunto

«l'etá della ragione», sedici o diciassette anni. L'ammissione segue un periodo

di prova, in cui la giovane donna deve dimostrare il suo zelo e la sua capacitó

di «diventare vergine». Solo allora, di fronte alla congregazione intera, la

donna pronuncia il suo voto di «dedicarsi al Signore», un impegno che dura

tutta la vita. Ogni colpa é punita da codici ben precisi di castighi, la «caduta»

merita la scomunica per quindici anni. L'ammissione pubblica al tágma dá

diritto al sostegno economico, e garantiste una posizione elevata a causa

della vocazione «divina» della donna.

Le vergini del tágma provenivano da tutti gli strati sociali, sebbene gliaiuti finanziari attraessero particularmente donne delle clas^se inferiori. Comun-que -poiché le nostri fonti provengono da autor¡ di ceti elevati-, la maggior

1 Vorrei ringraziare Alessandra Casella ed Elena Giannarelli per avermi aiutata conla traduzione. Per i test¡: da Courtonne Y. (ed.), Saint Basile. Lettres I-III, Paris 1957-66,qui Bono citate Epp. 188, 199, 217 (II 141, 155, 208); canone 19 del concilio di Ancirain Mansi, J. D., Sacrorum concilioruin nova et amplissima collectio II, Firenze 1757,,519 ss.; le restanti traduzioni sono mie.

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parte delle donne a no¡ note individualmente venivano delle classe piúalte.2 La maggior parte delle vergini menzionate viveva in centri urbani comeCesarea, Iconium, Tyana, Nazianzo, ma il tágma esisteva anche nelle zone rurali.3

La funziúne delle vergini nella congregazione rimane non definita. D'unlato, sono liberate da tutte le preoccupazioni quotidiane, perché il loro benessereé garantito dalla congregazione. D'altro lato, le vergini sono descritte come «iltempio del Signore», «la sposa dello Sposo celeste», « il vaso sacro di Dio». Inquesta capacitó, devono rimanere «pure», e vivere una vita di contemplazione,preghiera e devozione. Solo cosí diventano «la gloria del clero» e il vanto ditutta la congregazione.4 Oltre a questo 'carisma' speciale delle preghiere»,nessuna altra funzione é mai menzionata.

La posizione precisa delle vergini nella emergente gerarchia ecclesiastica éugualmente poco chiara. A questo punto, negli anni 370 e 380, la congregazioneé divisa in due tágmata principali, quello degli -ordinati (claros) e quellodei laici (laós).5 Il tágma emergente delle vergini forma la metá di un

2 Cfr. anche Elm, S., «The tágma tón parténon. Some Observations Regarding theInstitutionalization of Female Asceticism in Fourth Century Asia Minor», VigiliaeChristianae forthcomming ; gli esempi piu significativi sono Macrina , Theosebia , Basilissa,Thecla, Russiana e forse Amazonia.

3 Per esempio le Epp. 169 -171 pseudo- Basiliane (II 104-106), scritte da Gregoriodi Nazianzo (= Epp. 246-248), Gallay, P. (ed.), Gregoire de Nazianze. Lettres 1-II, Paris1964, qui II 135-138, che trattano il caso di Glicerio , diacono di Venasa, piccolo paesevicino a Nazianzo , ed il suo choros delle vergini ; Cavallin, A., Studien zu den Briefendes hl. Basilius, Lund 1944 , 81-92; Hild, E / Restle, M. (edd.), Tabula Imperii Byzantini2, Kappadokien (Osterreichische Akademie der Wissenschaften, phil: hist. Klasse, 149),Vienna 1981, 302.

4 Bas. Ep. 289 (III 159-61).5 Originalmente , la parola tágma, «qualcosa ordinata o sistematizzata », si referiva

alle formazioni militari, ma presto assumeva il significato «ordine», posizione o statusnella gerarchia ecclesiastica ; LJS, sv.; Lampe sv. Poi per garantire la «táxís» o buonordine della congregazione in genere , i due tagmata principali stessi vengono a loro voltasuddivisi in sequenza strettamente gerarchica: il «cleros » era formato da vescovi , corepíscopoi,presbiteri , diaconi e dagli ordini inferior¡ di subdiaconi e di lettori. Al «laós », oltre allacongrezione intera, appartenevano le diaconesse , le vedove, entrambe trattate in seguito,i catechumeni ed i penitenti; Canon 24 di Laodicea, fine del IV secolo; Bas, Ep. 54(1 140) 16 «to tágma tón ieraticón»; Ep. 188, e. 3 (II 124) «oí en tó 1 aicó óntestágmati»; Faivre , A., Naissance d'une hiérarchie. Les premiares étapes du cursusclerical (Théologie historique 40), Paris 1977, esp. 75-98, 223-28; Id, Les laics aux originesde l'Eglise, Paris 1984, 167-240; Gain, B., L'église de Cappadoce au IVe siécle d'aprésla correspondance de Basile de Césarée (330-379), (Orientalia Christiana Analecta 225),Roma 1985, 62 f.

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tágma nuovo: il «tágma tón monazónton», o di coloro che vivono la vitaascetica, sia maschi sia femmine 6 Sappiamo che questo «terzo ordine» si situatra il clero e la popolazione laica. Quali siano le origini e il motivo di questasistematizzazione, e dove esattamente l'ordine si collochi tra i due tágmataprincipal¡ non é mai ceso chiaro.7

La relazione tra la vergine e il vescovo, o íl membro del clero a lui

immediatamente inferiore, era stretta. 11 vescovo era responsabile non solo

della «cura spirituale», ma anche del benessere fisico e materiale delle vergini,

fino al punto che membri del clero spesso assumevano la salvaguardia del

patrimonio delle vergini, ed anche la tutela legale.8 1 vescovi domandavano

1'esenzione dalle tasse, controllavano le transazioni finanziarie, anche se ammi-

nistrate da un diacono, e membri del clero funzionavano come «oiconomoi».

In breve, la «patria potestas», originariamente esercitata dal padre naturale,

passa al clero? Se questo passaggio della «patria potestas» a un uomo che non

aveva relazioni di parentela, contemporaneamente ad un aumento nel numero

6 Can. 24 Laodicea: «tágma tón aschetón»; Faivre, Naissance 229; Gain, L'église118-20; Gaudemet, J., L'église dans l'empire romain (IV-V siécles). (Histoire du droit etdes Institutions de l'Eglise en Occident III), Paris 1958, 199-211 per svilluppi 'ccidentali.

7 Gia nel can. 12 delta Traditio Apostolica (A. D. 180-200) é definito che lavergine non deve essere ordinata (imposizione delle mani): é la sua volontá libera checaratterizza la vergine; Botte, B., Hippolyte de Rome. La Tradition Apostolique d'aprésles anciennes versions, (Sources Chrétiennes 11 bis, Paris2 1984), 68; Faivre, Naissance,75-98, 200; una prescrizione tenuta nel «Testamentum Domini nostri Jesu Christi» I,46, 1; edizione siriaca con commento e traduzione Latina da Rahmani, I. E., Mainz 1899,p. 106 f. Faivre, Naissance, 221-23.

8 Ved¡ per esempio la Regola Fusius Tractata 27 di Basilio, PG 31, 988 dove ilpadre spirituale rappresenta la regola (kanon); Gr. Nyss. De Virg. XXIII 6, 8-10, 544;Bas. Ep. 46 (1 115-25); Rudberg, S. Y., «Manuscripts and Editions», in: Fedwick J,.(ed.), Basil of Caesarea I (Toronto 1972) 55 dubita de11'autenticitá di questa lettera, periconcentrandosi sulla Ep. 45, sicuramente spuria; ved¡ anche ¡bid. 22, 56,64; Bessiere, J.,La tradition manuscrite de la correspondance de Saint Basile, Oxford 1923, 346 ff.; Gain,L'Eglise, 157-59, sottolineando la traduzione di Rufino, PG 31, 1785-90.

9 P-er una informazione piú generale Biondi, B., Il diritto romano Cristiano I-III, Milano1954, l 421-27 ed 435-61 ed III, 1-57 per la patria potestas; Cacitti, R., «L'etica sessuale

nella canonistica del cristianesimo primitivo. Aspetti di istituzionalizzazione ecciesiasticanel III secolo», in: Cantal^amessa, R. (ed.), Etica sessuale e matrimonio nel cristianesimodelle origini, Milan 1976, 67-157, soprattutto la descrizione della funzione del vescovo comepater familias nella Didascalia, 130-32; Lubac, H. de, Les églises particuliéres dans l'Egliseuniverselle (Intelligence et la Foi) Paris 1971, e sp. il capitolo «la paternité des ministres»,175-92; Neuháusler, E., Der Bischof als geistlicher Vater nach den frühchristlichen Schriften,Monaco 1964.

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di donne non definite dal punto di vista legale né come figlie, né come spose,madri o vedove, portó ad un cambiamento nella posizione legale delle donnein genere o delle vergini in particolare é ancora da chiarire.10

L'informazione riguardante il tágma ci offre un quadro di doppio tipo.

Sebbene, da un lato, la quantitá di donne attratte dalla vita «dedicata al

Signore» fosse aumentata significativamente dagli anni 310 in poi, e, in conse-

guenza diretta, fosse avanzata anche la loro istituzionalizzazione, dall'aitro lato,

la vita quotidiana di queste donne non seguiva un modello omogeneo. Al di lá

della loro comune volontá di vivere come «vaso sacro», una vita ascetica in

accordo con una certa disciplina spirituale, le vergini del tágma non orga-

nizzavano la loro vita in modo uniforme.

In pratica, le vergini continuavano a volte a vivere sole, a volte con leproprie famiglie naturali, spesso con i fratelli anche essi asceti o membri delclero, a volte in comunitá con altre vergini, o in comunitá con ascetiuomini. 1 modi di organizzare la vita quotidiana erano complessi e diversi,creati per rispondere ad una grande varietá di condizioni pratiche: condizionifinanziarie, relazioni con la famiglia, possibilitá di trovare altre con la stessavocazione, e semplicemente preferenze personal¡. Tutte queste forme diversedi viviere la vita as-cetica in prabica, sopo earatterizzate da un aspetto comune:erano tutte sancite da¡ membri del clero che le definivano e regolavano.

Ci resta da aggiungere una sfumatura degna di rilievo: oltre a questi

modelli sanciti nonostante la loro diversitá, troviamo una vasta «area grigia» di

forme di vita ascetica che appaiono solo sporadicamente, attraverso moniti

e condanne: vergini che hanno fatto il voto «in eresia», donne chiamate

canonicaí, che vivono «in prostituzione», vergini che vivono insieme a uomini

in una sarta di pseudo-matrimonio, chiamate «syneisactes» oppure «subintro-

10 Lo sviluppo sembra essere stato di doppio tipo: crescente protezione della basemateri,ale della donna con disminuzione della presenza pubblica, a causa della «infirmitas

sexus»; la situazione é complessa e difficile da chiarire; Biondi, II diritto romano III, 1-200;

Gaudemet, J., «Le statut de la femme dans 1'Empire romain»; «Aspects sociologiques dela famille romaine», and «Les transformations de la vie familiale au Bas-Empire et

1'influence du Christianisme», in: Etudes de droit romain III (Pubblicazioni della Facoltá

di Giurisprudenza della Universitá di Camerino 4/3), Camerino 1979, 225-310; Lapart, R.,

«Le róle de la materfamilias romaine d'aprés saint Augustin», Revue du Moyen Age latin

1945, 129-48; Le Gall, J., «Un critére de différenciation sociale: la situation de la femme».

in: Recherches sur les structures sociales dans l'Antiquité Classique (Colloque nationaux

du centre national de la recherche scientifique, Caen 25-26 avril 1969), Paris 1970, 275-86;Volterra, E., «Les femmes dans les 'inscriptiones' des rescrits impériaux», in: Xenion,

Fest. J. Zepos, I, Athens-Freiburg-Cologne 1973, 717-24.

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ductae», donne che talvolta sono punite per vivere in una comunitá mista, dimaschi e femmine.11 La reazione dei Padri di fronte a queste forme «sospette»é ambigua. Spesso, le condanne non attacano 11 modello di per sé ma i pericoliinsiti in una convivenza tra maschi e femmine, anche se in genere 1'unioneera platonica. 1 Padri che definivano i1 tágma, cercavano di escludere edemarginare certi tipi di vita ascetica, a causa di pericoli ver¡ o potenziali.12

L'incremento di istituzionalizzazione dell'ascetismo femminile nei settantaanni tra Ancira e l'era dei P-adri Cappadoci coincide con quattro aspetticorrelati. Prima di tutto, una crescita continua della stima in cui la vita asceticaé tenuta. Poi, e come risultato diretto, un incremento delle donne attratte daquesto modo di vita. Terzo, l'effetto egualitario su uomini e donne della vitaascetica, definita come «vita angelica». Infine, 1'importanza crescente dellacondizione celibataria come requisito per l'ufficio clericale.

Sempre piú spesso, é la vita celibataria che distingue il sacerdote dalpopolo laico, e che sottolinea il suo carisma speciale, la sua funzione liturgica,dove la purezza diviene condizione per la sua relazione con Dio.13 E' precisa-mente lo stesso aspetto, la verginitá, che permette anche ad una donna dientrare in rapporto speciale con il Divino, un pactum o una epangelia. Come

11 Bas. Ep. 188, can. 20 (II 157); Bas. Ep. 188, can. 6: «La prostituzione delle

kanonikai non deve essere considerata come matrimonio e deve essere rotta ad ognicosto» (II 126); Ancyra c. 19, Mansi II 519; Nicaea c. 3, Mansi II 670; Bas. Ep. 55

(1 141) A. D. 370; Gr. Nys. De Virg. XXIII 4: 5-13 (SC 119) 538-40; Gr. Naz. Epigr.

10-20 PG 38, 86 f.; Achelis, H., Virgines Subintroductae. Ein Beitrag zum VII. Kapitel

des I. Korintherbriefes, Leipzig 1902, 51 f.; Clark, E. A., «John Chrysostom and the

Subintroductae», Church History 46 (1977) 171-85; Gain, L'Eglise, 94-108; Gribomont, J.,

«Les régles épistolaires de s. Basile: Lettres 173 et 22», Antonianum 54 (1979) 255-87,

qui 264-86; Guillaumont, A., «Le nom des 'Agapétes'», Vigiliae Christianae 23 (1969)

30-37; Labriolle, P. de, «Le Mariage Spirituel' dans 1'Antiquité Chrétienne», Revue

historique 137 (1921) 210, 222 con una lista di concilii che condannano il «matrimoniospirituale», e la condanna diviene parte delle leggi canoniche come Decretum Gratiani;

Santa Maria, M. di / Gribomont, J., «Agapéte (Mulieres et virgines subintroductae)», in:Dizionario degli Istituti di Perfezione 1, Roma 1974, 146-48; Sherwin Bailey, D., Sexual

Relation in Christian Thought, New York 1959.

12 Elm, S., «Die Symbiose weiblicher und mdnnlicher Asketen im Mittelmeerraum

des vierten nachchristlichen Jahrhunderts», in: Die Lebensgemeinschaf t von mannlichen und

weiblichen Religiosen im Mittelalter, Berlin 1991.13 Crouzel, H., «Le célibat et la continence ecclésiastique dans l'église primitive:

leurs motivations», in: Mariage et divorce. Célibat et caractére sacerdotaux dans l'église

ancienne (Etudes d'Histoire du Culte et des Institutions Chretiennes II) Turin 1982, 245-371.

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aspetto fondamentale , la vita ascetica annulla le differenze tra il maschile e ilfemminile : entrambi diventano come «gli angeli e i bambini».

Se la vita celibataria diventa prerequisito per l'ufficio clericale, e , a causadell'ascetismo , le differenze tra maschi e femmine sano annulate , quale distin-zione rimane tra il carisma clericale e quello degli as^ceti, uomini e donne? Leminacce potenziali potevano essere forti . Sulla base del carisma ascetico , le donnepotevano chiedere accesso a funzioni « riservate » esclusivamente al clero comel'insegnamento o il battesimo , e si arrivó perfino alla domanda di ordinazione.

In modo significativo ,tutte le donne presentate come ideali erano parenti

di membri del clero o vivevano in stretta vicinanza ad esso. Non -sembra

coincidenza che tutte le prescrizioni e i regolamenti diretti alle vergini , scritti

da persone autorevoli come i Padri Cappadoci , e quindi con valore normativo,

mettano l'accento essenzialmente sugli stessi punti: rapporti stretti e subor-

dinazione al vescovo come guida spirituale, moniti contro l'interpretazione

indipendente di questioni dogmatiche , forti esortazioni a rimanere umili, asten-

sione dal parlare e dall'apparire in pubblico . Allo stesso tempo aumenta la

precisazione , continuamente ripetuta, di ció che definisce la vergine ideale e le

sue funzioni : «sposa di Cristo», «incendio sull'altare divino », «vaso sacro»

immerso nella preghiera e meditazione . Opere attive di caritá , oppure alcune

funzioni attive, al di lá dell' identificazione con un «vaso puro» non vengono

piú menzionate. Simultaneamente , nuovi titoli appaiono , «parténos tés eccle-sías», «canoniché ».14 E, allo stesso tempo, questo ide^ale limitato gode di un

sempre crescente onore. Le vergini sono l'esempio della vita filosofica , di virtú

maschile, sono la gloria del clero, e sopo garantite dell'indipendenza economica.

L' informazione delle nostre fonti rimane molto parziale, quindi é difficile

dare spiegazioni definitive . Nonostante ció vorrei proporre uno scenario espli-

cativo. Con il creseente movimento ascetico femminile, la mancanza di forme

e modelli di vita ben definiti viene accentuata. L'asoetismo femminile diviene

un movimento troppo amorfo , troppo inviduale, e sempre piú potente. Dal

punto di vista del clero, la sola soluzione é una regolamentazione che integri

le vergini nella chiesa senza allontanarle. Un nuovo ordine viene creato, il

tágma t6n parténon , con lo scopo di fornire una definizione piú precisa diquello che fosse una vergine . Coi, le vergini vengono poste formalmentenella táxis , la struttura della gerarchia e una volta definite come tágma,

14 Bas. Epp. 52, 173, 188 (1 134, II 108, 126); Bas. di Ancira, De Virg. c. 61,PG 30, 795; Leclercq, H., «Chanoinesses», in Dictionnaire de l'Archeologie Chretienne etLiturgie 111/1, vol 2.4, Paris 1914, 249.

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sono piú facilmente controllabili: deviazioni possono essere prevenute epunite con codici penal¡ precisi. Alio stesso tempo, le limitazioni de factonel raggio di azione vengono compensate da un aumento in «onore» e posizionesociale -«sposa futura del Signore»-, che soddisfa le vergini senza minacciareil buon ordine, « 1'entaxis», della congregazione. 11 risultato é la formazionedel tágma t6n parténon che fa parte del tágma t6n ascetón, entrambi ben deli-neati e separati del tágma tón ieraticón.15

Ovviamente, ci sono precedenti per il tágma tón parténon e lo sviluppodelta sua istituzionalizzazione.

Verso 1'anno 345, alla morte del fidanzato, Macrina,sorella maggiore diBasilio di Cesarea, si dichiaró «vedo-va». Macrina avena do^dici anni e non eramai stata sposiata. La sua scelta di ti:tolo, o meglio status, non era casuale.16

La posizione speciale delle vedove giá mella congregazione di Gerusalemmeé ben conosciuta. 11 loro ruolo é di importanza fondamentale per lo sviluppodel tágma tón parténon.17 La prima fonte che parla della posizione della

15 Nel. can. 19 della sua lettera 188, Basilio distingue tra due tipi di asceti maschili,

i membri del 'tágma tón monazónton', che fanno voto di vita •celibataria, ed altri che

non fanno questa promessa formale; Gr. Naz. distingue tra gli eremiti ed i migádoi

nel'Or. 43 in Laud. Bas. 62 PG 36, 577; ved¡ anche i Naziraioí dell'Or 43, 28 (533);non é certo che esistesse una simile distinzione anche per le donne.

16 Maraval, P. (ed.), Gregoire de Nysse. Vie de Sainte Macrine (Sources Chretiennes178), Paris 1971, 154.

17 11 mio non cerca in nessun modo di essere un discorso definitivo: questo misembra essere ancora un «desideratum» ed anche se esiste una bibliografia significativa sul

tema delle vedove e delle diaconesse una gran parte delle opere non é completamentesoddisfacente; il discorso rimane spesso o troppo legato alle fonti o troppo concentrato sulla

posizione della diaconessa ed / o la vedova, cioé isolato dalla considerazione dello sviluppocontemporaneo delta gerarchia ecclesiastica; esempio del primo tipo é Gryson, R., Leministére des femmes dans 1'Eglise ancienne (Recherches et Synthéses, Sec.- Hist. 4),Gembloux 1972; del secundo Martimort, A. G., Les Diaconesses. Essai historique (Biblio-theca «Ephemerides Liturgicae», Subsidia 24), Roma 1982; Topera di Faivre, Naissance,aggiunge aspetti importanti alpe opere menzionate prima edio o seguo nel prossimodiscorso; Bopp, L., Das Witwentum als organische Gliedschaft ¡in Gemeinschaftsleben deralten Kirche, Mannheim 1965; fondamentale rimane Daniélou, J., «Le ministére des femmesdans 1'Eglise ancienne», La Maison-Dieu 61 (1960) 70-96; Davies, S. L., The Revolt ofthe Widows. The Social World of the Apocryphal Acts, London 1980, con osservazioniinteresanti; Grillet, B., lean Chrysostome. A une jeune veuve sur le mariage unique,

(Sources Chrétiennes 138), Paris 1968, esp. 21-83; La Porte, J., The Role of Women inEarly Christianity, New York 1982, 58-70; Leséstre, H., «Veuve», in: Dictionaire de laBible V, 1928, 2411-13; Viteau, J., «L'Institution des Diacres et des Veuves», Revued'histoire ecclésiastique 22 (1926) 513-37.

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vedova é la lettera di Paolo o Timoteo, dove Paolo definiste tre categorie divedove (1 Tim. 5: 3-16 ): vedove che possono mantenersi, «vere vedove, deltutto povere e sole», che devono essere onorate (cioé mantenute dalla congre-zione), ed infine le «vedove iscritte nell'elenco»).18 Diventare parte di questaterza categoria non era oggetto di scelta. Un donna doveva essere eletta, averealmeno sessant 'anni, essere «univira», madre e pronta a dare prove di caritá.L' ammissione al «ruolo» era preceduta dal voto di rimanere vedova.19

Quest' ultima categoria , vedove «iscritte al ruolo», sará 1'oggetto dellanostra attenzione.20 Verso la del primo secolo , il termine chéra aveva giáassunto un significato tecnico: una donna che, come «altare di Dio», segueuna vita esemplare , determinata dalla continenza 21 A causa della sua vitaesemplare , le sue preghiere hanno un significato particolare per tutta la con-gregazione.

La funzione di queste vedove viene spiegata piú ampiamente da¡ docu-menti canonico-liturgici del terzo secolo. Nella Traditio Apostolica , la vedovaé menzionata tra coloro che occupano una funzione ufficiale nella congregazio-ne: la sua posizione é inferiore al vescovo, al presbítero e al diacono, masuperiore al lettore ed alle vergini.22 Una vedova viene istituita (kathístan),non ordinata (cheirotónein), sicché, contrariamente al clero, non porta il«carisma» liturgico 23

18 Daniélou, «Le ministére», 78; Grillet, Mariage unique 37 f.; Gryson, Le ministére,

31-33; Martimort, Les Diaconesses, 19-21.

19 Interpretazione differente nel Davies, J. G., «Deacons, Deaconesses and theMinor Orders in the Patristic Period», Journal of Ecclesiastic History 14 (1963) 1-15, 5.

20 Riguardo la categoria di vedove como recipienti di elemosine vedi e.g. Clem.

Ep. ad Cor. 8, 4 (Die apostolischen Vüter (= AV) 1, 39, ed. Bihlmeyer, K., Tübingen21956, 18-27;Ep. Barnab. 20, 2 (AV 1, 33) 7 f.; Ig. Ant. Ep. ad Smyr. 6, 2 (AV 1, 108)2-4; Polycarp, Ep. ad Phil. 6, 1 (AV 1, 116) 27-29; Gryson, Le ministére, 34-36.

21 «Le vergini chiamate vedove (tás parténas tás legómenas chéras). Polyc. E. adSmyr. 13, 1 (AV 1, 110) 9 f.

22 Botte, B., «Le texte de la Tradition Apostolique», Recherches de théologie ancienne

et médiévale 22 (1955) 161-172, qui 161; I'originale greco é perduto e deve essere

ricostruito dal siriaco, copto e de altre traduzioni; per il problema dell'autore vedil'introduzione di Botte, B., Hippolyte de Rome. La Tradition Apostolique d'aprés lesanciennes versions 10 (Sources Chrétiennes 11 bis), Paris2 1984, 67; Faivre, Naissance,57 f.; anche la T. A. 20, 24, 30 (SC 78, 98, 110).

23 Riguardo alla vergine vedi Botte, T. A. 12 (SC 69); per la distinzione tra cheirotoníaed istituzione e la sua rilevanza crescente per la separazione tra laico e clero vediFaivre, Naissance, 49-67 e bibliografia.

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La Traditio Apostolica diventó il modello per una varietá di costituzioniecclesiastiche posteriori, che modificarono l'originale, adattandolo alle nuovecircostanze.24 Le piú importanti tra queste compilazioni seguenti sono le Costi-tuzioni Apostoliche, redatte verso gli anni 380 in un milieu Antiocheno25

Le Costituzioni dimostrano un cambiamento profondo. L'ordine dellevedove, insieme a quello delle vergini é relegato ad una posizione inferiore rispettoad una nuova funzione femminile: la diaconessa.26 La vedova, ora, occupa l'ultimoposto. Non solo é posta sotto la vergine e la diaconessa, ma vergine e vedovasono ora entrambe prive di ogni ruolo ufficiale o semi-clericale. Questorovescio della fortuna della vedova é piú accentuato in rapporto all'evoluzionedelle funzioni delle vergini e della diaconessa.

Vedove assunte nell' ordine devono ancora avere almeno sessant'anni, esono tenute al loro voto di continenza.27 La loro funzione é di «perseverarein preghiera giorno e notte»: non é loro permesso di discutere aspetti dellafede e devono indirizzare chiunque abbia una domanda al vescovo ed essendodonne non hanno la competenza per parlare dei segreti della fede, e soprattuttodell' incarnazione di Cristo e della su passione, soggetti che, in bocea alledonne, diventano facilmente oggetto di ridicolo.

Non é permesso per le donne insegnare in Chiesa, ma solo pregare

e ascoltare i loro maestri... La vedova deve quindi sapere che é

faltare di Dio -e... che deve quindi rimanere a casa, e non, con

24 Brox, N., «Altkirchliche Formen des Anspruchs auf apostolische Kirchenverfassung»,

Kairos 12 (1970) 113; id., Of fenbarung, Gnosis und gnostischer Mythos be¡ Irenkus von

Lyon, (Salzburger Patristische Studien 1), Salzburg 1966 , 150-58; Cacitti, «L 'etica sessuale»,

69-80; Eynde , D. van den, Lesnormes de l'enseignement chrétien dans la littératurepatristique des trois premiers siécles, Paris 1953 , 159-87 ; Nau, F., La Didascalie desdouze apótres, Paris2 1912, p. 44.

25 Edizione fondamentale Funk, F. X., Didascalia et Constitutiones Apostolorum,Paderborn 1905; usata qui é la nuova edizione di Metzger , M., Les Constitutions Aposto-

liques I-1II, (Sources Chrétiennes 320) Paris 1985-87; per la complessa storia del testodelta C. A. e la data e regione d'origine Metzger, 13 -94; Faivre , Naissance, 77, n. 2.

26 Gain, L'Église , 112-15; Gaudemet , L'Église, 122 ss. per le diaconesse ; 186 ss. perle vedove; Kalsbach, A., Die altkirchliche Einrichtung der Diakonissen bis zu ihremErlóschen (RSmische Quartalschrift 22, Supplement ) Freiburg 1926; id., «Diakonisse»,in: Reallexikon f ür Antike und Christentum III, Stuttgart 1957, 917-28 ; Pankowski, A.J. C., De Diaconissis , Regensburg 1866; Vagaggini , C., «L'ordinazione delle diaconessenella tradizione greca e bizantina », Orientalia Christiana Periodica 40 (1974 ) 145-89.

27 C. A. VIII, 25, 2 (SC 226), catatassésthón eís tón chérikón; Gryson, Le ministére,96, n. 4.

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qualche pretesto, infiltrarsi nelle case dei fedeli; ...faltare di Dio

non va in giro, ma rimane fissato in un punto.

Altrimenti, le vedove sono portafogli (péras), non vedove (chéras). Difatti,alcune vedove usavano il sostegno monetario che traevano dalla congregazionecome investimento, prestandolo a tassi di interesse «feroci», motivate solo dalprofitto. Questo tipo di vedova é vedova soltanto di nome.

La «vera vedova» ubbidisce al vescovo, al presbiteri, al diaconi e allediaconesse in ogni momento e cosí ubbidisce a Dio stesso. É sempre deferentee sempre richiede il permesso al superiora prima di ogni azione. Inoltre,

riguardo alle donne che amministrano il battesimo, vorremmo in-

formarvi che coloro che osano farlo si pongono lin pericoli gravi.

Perció, nos non approviamo quest:a pratica, perché é incerta, oppure

illegale e contraria alla fede.

Donne che usurpano funzioni sacerdotali, come amministrare il battesimo, sipongono contra le leggi della natura stesssa28

Riguardo alle vergini -1' incendio sull'altare di Dio-,29 le Costituzioni

Apostoliche stipulano soltanto che la vergine non é ordinata, «siccome non

abbiamo comandamenti del Signore (1 Cor. 7: 25)»; il loro premio risulta solo

dalla vocazione e dalla decisione personase 30

Per la nuova funzione della diaconessa la situazione é ben diversa.Contrariamente alía vergine e alla vedova fa parte delta «lista sacerdotale»,quantunque al limite inferiore, al di sotto di •tutte le funzioni assolte dagliuomini. Inoltre, la diaconessa é ordinata:31

o vescovo, metti le tue mani su di les, di fronte a tutto il presbiterio,a tutti i diaconi e a tutte le altre diaconesse.

E solo in questo contesto é posta direttamente dopo il diacono, prima deglialtri ministeri maschili.

La sua funzione é ben delineata. Deve assistere, ma soltanto assistere, ilvescovo durante il battesimo di donne, guardare 1'entrata femminile alla chiesa

28

29

30

31

C. A. III , 1-1 (SC 120-44).C. A. II, 26, 8 ( SC 240).C. A. IV, 14, 1-3 (SC 192-94); C. A. VIII, 24, 1-2 (SC 226).C. A. VIII, 19 (SC 220).

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e condurre l'esame degli stranieri. Inoltre, deve dare prova di atti di caritásotto la sorveglianza del vescovo e del diacono, ed ha ruolo di intermediariotra donase e membri del clero.32

Non dovrebbe essere sorprendente che, alla fine di un lungo paragrafodove si dice che la vita celibataria é preferibile per i futuri rnem^bri del clero,

venga detto:33

come diaconessa si scelga una vergine pura, in sua assenza una

vedova univira, pia ed onorevole.

La comparsa della diaconessa e, in contemporanea, il declino del prestigio della

vedova sano fatti ben noti, ma spesso la descrizione tratta dalle fonti é inter-

pretata in modo letterale 34 É pegó probabile che la realtá fosse multo piú

comples.sa.

La scarsitá delle fonti pone problemi ser¡. L' analisi di fonti noncanonico-liturgiche del quarto secolo suggerisce, peró, che il ruolo della vedova

32 C. A. II, 26, 3 + 6; 57, 10; 58, 6 (SC 236, 238, 314, 322); C. A. III, 8, 1;

16; 19, 1 (SC 140, 154, 160); C. A. VIII, 10, 9; 11, 11; 12, 43; 13, 4; 13, 14; 19;

20, 1; 28, 6-7; 31, 2; 46, 13 (SC 168, 176, 202, 206, 210, 220, 222, 230 f., 236, 270).33 C. A. VI, 17, 4 (SC 346).34 Davies, «Deacons, Deaconesses and the Minor Orders», 4; Faivre, Naissance, 94:

«si nous pouvions dire que théologiquement parlant, la diaconesse était 1'aspect fémininau diaconat... nous devons reconnaitre que sa position au sein de la hiérarchie est

incertaine et mal fixée»; Gryson, Ministére, 104-09; le Costituzioni Apostoliche sono state

redatte nel 380 usando, come si é detto, materiale anteriore proveniente dalla Traditio

Apostolica, ma, anche piú importante, dalla cosidetta Didascalia Apostolorum; la Di-

dascalia fu composta verso il 230 in Siria, nel Patriarcato di Antiochia: in effetti,i libri 1 e VI delle C. A. sono una modificazione leggera dei passaggi correspon-

denti delta Didascalia; edizione Funk, Didascalia; anche Conolly, H. R., Didascalia Aposto-

lorum. The Syriac version translated and accompanied by the Verona Latin fragrnents,

Oxford 1929; e Nau, F., La Didascalia des douze Apótres, Paris2 1912; Achelis, H. /

Fleming, J., Die syrische Didascalia übersetzt und erklürt, (Texte und Untersuchungen 25,

2), Leipzig 1904; Faivre, Naissance, 111-13; Gryson, Le ministére, 75, 78 f-; Metzger, Les

Constitutions, 60-64; per il declino ved¡ Daniélou, Le ministére, 81-84; Faivre, Naissance,

82, 112 f., 125, n. 31; nonostante J. Chrys. in Hom. Mat. 66, 125-27 «vers une hiérarchie

de perfection morale»; Grillet, La mariage unique, 39 f.; Gryson, Le ministére, 174-75;

Metzger, Constitutions Apostoliques II, 60-64; per il pericolo di introdurre «Vorstellungen

und Motive der Gegenwart» Faber, K. G., Theorie der Geschichtswissenschaft, Monaco5

1982, 141; H. G. Gadamer trattando «Willkür und Beliebigkeit aktualisierender Anbiede-

rung mit der Vergangenheit», Wahrheit und Mthode. Grundzüge einer philosophischen

Hermeneutik, Tübingen2 1965, 284, ed anche ¡bid. 29, 253, 290, 296.

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non fosse caduto fino al punto che noi siamo spinti a credere 35 Inoltre, nons:embra esserci motivo per negare l'e^sistenza di legami abbastanza stretti travedove e diaconesse 36 Non é neppure chiaro che la funzione effettiva delladiaconessa corrispondesse in qualsiasi modo a quella definita nella letteraturacanonica. In breve, tutti i tre tipi, vedova-vergine-diaconessa, devono essereriesaminati insieme a e in coesione con lo sviluppo generale della gerarchia.

Nel quarto secolo, il periodo studiato sopra a proposito del 'tágma tónparthénon', una parte sostanziale delle vergini erano vedove, e spesso anchediaconesse. Alcune diventarono, come vedova-vergine-diaconessa, la madre su-periore di un convento di vergini.

Tante di queste vergini-vedove-diaconesse a noi individualmente note face-vano parte della emergente élite Cristiana che governó l'emergente imperoRomano Cristiano dal punto di vista politico e spirituale. O di nascita o dimatrimonio, la maggior parte di queste donne erano legate agli ambienti Cos-tantinopolitani piú elevati, a volte agli imperatori stessi. Alto stesso tempo,erano anche legate al membri piu potenti del clero.37 Macrina, vergine evedova, era la •sorella di Basilio di Cesarea e Gregorio di Nissa. 11 loro amitoGregorio di Nazianzo, insieme alta sua cugina Teodora, vergine e vedova,sorella del vescovo Anfilochio di Iconio, destinataria delle lettre canoniche diBasilio, educava la diaconessa-vedova-vergine piú famosa, Olimpiade 38 Sposata

35 Per citare alcuni esempi: il Testamentum Domini nostri lesu Christi, T. S. 1,

40-43; Rahmani, I. E., Testamentum Domini nostri lesu Christi, Mainz 1899, 94 f.; Botte,Tradition Apostolique, 12; Faivre, Naissance, 98-113; Gryson, Le ministére, 110-19; 118:«les principales fonctions de la diaconesse... étant assumées dans le T. par les veuves,le ministre des diaconesses... se réduit á presque rien». Gryson, ¡bid. 92-95 riguardando

il can. 11 della collezione nota come concilio di Laodicea, che stipula che coloro che sonochiamate presbytidas o prokathemenas non devono essere kathistasthai; Nonna, madre di Gr.Naz. poteva essere stata vedova, certamente Emmelia, madre di Macrina; anche Vetiana;vede Bas. Ep. 199, can. 24 (II 158); Gr. Naz. Epigr. 24-74 (Beckby, Antohologia Graeca,8, 460-473), Nonna é peró non molto nota individualmente; Gryson, Le ministére, 91 f.

36 Martimort, Les Diaconesses, 41, n. 42 «je no crois pas utile de faire état desHomélies et des Récognitiones pseudo Clémentines...; le raprochement [of widows] quefait Kalsbach Altkirchliche Einrichtung, 21, avec les diaconesses est purement gratuit».Per un confronto preciso e dettagliato, cfr. Faivre, Naissance, 118-38; Gryson, Le ministére,95-109, per la relazione vedova / diaconessa 174; Martimort, Les Diaconesses, 55-71;Vagaggini, «L'Ordinazione», 163-73.

37 Arnheim, M. T., The Senatorial Aristocracy in the Later Roman Empire, Oxford1972, esp. 70-72.

38 Delehaye, H. (ed.), Vita Sanctae Olympiadis diaconissa, (Analecta Bollandiana15-16), Leiden 1896-97, 400-423, 44-51; Malingrey, A. M., lean Chrysostome. Lettres ú

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al prefetto di Costantinopoli prima della sua vedovanza, legata all' imperatore,

Olimpiade manteneva finanziariamente il vescovo Nettario di Costantinopoli,

un senatore, che nel 381 divenne vescovo della capitale dopo Gregorio di

Nazianzo 39 Nettario era seguito nel 397 da Giovanni Chrisostomo, il grande

amico e corrispondente di Olimpiade 40

Olimpiade in particolare, ma anche Macrina e tante altre, eran tra ledonne piu ricche del loro tempo ed erano vedove. Anche se lo status dellevergini cresceva continualmente, la chiesa non poteva ignorare la potevaformidabile di tantissime donne di grande influenza e di grandi mezzi che, puressendo vedove, desideravano una vita ascetica. Esse formarono una sorgentedi potere per la élite ecclesiastica e politica, che nessun vescovo, immersonelle battaglie per la sovranitá dell'ortodossia, poteva ignorare. Quindi, vengonocreati nuovi titoli e posizioni di onore che cercano di garantire il sostegno diqueste donne, senza peró abbandonare tutti i mezzi per controllarle in casodi richieste eccessive 41 1 limiti e le regole create da¡ vescovi, trasformate coltempo in legge imperial^e, sono dunque solo parzialmente indicative dellarealtá.42 Olimpiade diventó «vedova e diaconessa» a sol¡ trent'anni -la leggestipulava un minimo di sessiant'anni- e non aveva mai avuto bambini.Macrina si dichiaró vedova a dodici anni, senza essere stalta mai sposata.Eccezioni erano sempre possibili per donne eocezionali 43 All' inizio del quintosecolo, l'unione personale tra diaconessa e madre superiora di un convento dellevergini era diventato un fatto comune44

Olympias. Vie anonyme d'Olympias, (Sources Chrétiennes 13 bis), Paris 1968; Baur, C.,Johannes Chrysostomos und seine Zeit, Monaco 1929-30.

39 Dagron, G., Naissance d'une Capitale. Constantinople et ses institutions de 330

á 451, (Bibliothéque Byzantine, Etudes 7), Paris 1974, 450-65, 496-507; Forlin Patrucco,«Aspetti di vita familiare », 171 f.

40 Per 1'influenza di Olimpiade su Nettario Vita 14 (SC 13) 436; Pal. Dial. 17,

(ed. Coleman-Norton), 110.41 Monumenta Asiae Minoris Antiqua VIII (= MAMA), Calder, W. M. / Cormack,

J. M. R. (eds.), Manchester 1962 , no. 321; Martimort , Les Diaconesses, 124.42 C. Th. 16, 2, 20; 16, 2, 27; 16, 2, 28.43 Olimpiade é ordinata diaconessa o poco prima o poco dopo l'editto di Teodosio

che stipula l'etá di sessant'anni ; pochi mes¡ piu tardi , 1'imperatore modificava lapropria legge; Vita S. Olymp. 5 (SC 13) 414; Pal. Dial 17, 109; Dagron, La naissance,255 f., 496-507.

44 Vita S. Olymp. 6-8 (SC 13) 418-22 ; Baur, John Chrysostom II, 99; Malingrey,Lettres á Olympias, 421, n. 5; Martimort, Les Diaconesses, 135-37.

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