UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MESSINA...mentali (Duffau, 2010). Questa la ragione cardine della...
Transcript of UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MESSINA...mentali (Duffau, 2010). Questa la ragione cardine della...
1
UNIVERSITA’DEGLISTUDIDIMESSINADIPARTIMENTODIMEDICINACLINICAESPERIMENTALE
XXXCICLODIDOTTORATOIN
SCIENZEBIOMEDICHECLINICHEESPERIMENTALI
_____________________________________________________________________
Correlati corticali per la denominazione di oggetti-viventi e oggetti-non viventi:
studio clinico delle funzioni linguistiche tramite Stimolazione Magnetica
Transcranica navigata (nTMS) in pazienti affetti da tumore cerebrale in aree
eloquenti.
COORDINATORE:
Ch.moProf.EdoardoSpina
TUTOR/SUPERVISORE:Ch.moProf.AntoninoFrancescoGermanò
TESIDIDOTTORATO:SSD-MED/27Dott.ssaSindorioCarmela
______________________________________________________________________ANNOACCADEMICO2016/2017
2
INDICE
INTRODUZIONE
CAP. 1 NEUROPSICOLOGIA E NEUROCHIRURGIA: LA NUOVA FRONTIERA DI
GESTIONE CLINICA DEL PAZIENTE NEURO-ONCOLOGICO………………………..pag.6
Ø Neuro-oncologia funzionale
Ø Odotopia: nuova intuizione in neuroscienze cognitive
Ø Assessment neuropsicologico preoperatorio
Ø Mapping corticale preoperatorio tramite nTMS
Ø Mapping intraoperatorio delle funzioni cognitive durante chirurgia da svegli
Ø Plasticità cerebrale
Ø Conclusioni
CAP. 2 NEUROBIOLOGIA DEL LINGUAGGIO E METODI DI BRAIN MAPPING.pag.19
Ø Neuroanatomia dei processi linguistici: produzione, percezione, comprensione
Ø La produzione linguistica
Ø Percezione e comprensione del linguaggio
Ø Connessioni sottocorticali importanti per le funzioni linguistiche: una visione d’insieme
Ø Stimolazione Magnetica Transcranica navigata (nTMS) per lo studio ed il mapping
preoperatorio delle funzioni linguistiche in pazienti neurochirurgici: un nuovo metodo
clinico
Ø Studi scientifici sul linguaggio condotti tramite nTMS in ambito neurochirurgico
Ø Conclusioni
3
CAP. 3 CORRELATI CORTICALI PER LA DENOMINAZIONE DI OGGETTI-VIVENTI E
OGGETTI-NON VIVENTI: STUDIO CLINICO DELLE FUNZIONI LINGUISTICHE
TRAMITE STIMOLAZIONE MAGNETICA TRANSCRANICA NAVIGATA (nTMS) IN
PAZIENTI AFFETTI DA TUMORE CEREBRALE IN AREE
ELOQUENTI………………………………………………………………………………….pag.32
Ø Introduzione
Ø Materiali e metodi
Ø Pazienti
Ø Disegno di ricerca
Ø Mapping tramite nTMS
Ø Analisi offline del mapping del linguaggio tramite nTMS
Ø Planning preoperatorio e valutazione del rapporto rischio/beneficio della chirurgia
Ø Trattamento neurochirurgico
Ø Assessment neuropsicologico postoperatorio
Ø Analisi statistica
Ø Risultati
Ø Discussione
Ø Conclusione
Ø Limiti dello studio
CONCLUSIONI
BIBLIOGRAFIA
4
INTRODUZIONE
Il trattamento moderno dei tumori cerebrali si basa sul concetto di trattamento chirurgico secondo
limiti funzionali (neurooncologia funzionale, functional neuro-oncology), in cui la resezione
chirurgica ha come limite l'individuazione sulla superficie del cervello (a livello corticale) ed entro al
cervello (a livello sottocorticale) delle aree funzionali e dei loro collegamenti (tratti sottocorticali).
Grazie a questa metodica (brain mapping e monitoring), è possibile rimuovere in modo esteso vaste
neoplasie cerebrali, localizzate in punti critici del cervello, mantenendo l'integrità funzionale del
paziente.
Alla base di questa metodica è lo studio, nel periodo pre operatorio ed intraoperatorio, del
funzionamento del cervello del singolo paziente attraverso l'uso della neuropsicologia e di metodiche
di mapping preoperatorie ed intraoperatorie. Il cervello di ogni paziente è unico e la sua
organizzazione funzionale (il suo funzionamento) dipende dalla storia del paziente, ed è frutto di una
serie di circuiti (network) che collegano varie aree cerebrali tra loro in entrambi gli emisferi cerebrali.
Questi network funzionano in serie e ogni funzione dipende dal loro grado di organizzazione
funzionale. Quando un tumore si sviluppa nel cervello, esso perturba il funzionamento del sistema, e
il cervello si adatta alla presenza del tumore e alla sua crescita, variando il grado di organizzazione
funzionale dei vari sistemi di network. Questa capacità di adattamento e di compenso si chiama
plasticità cerebrale. La neuropsicologia attraverso un esame raffinato ed esteso (valutazione
neuropsicologica) fornisce al chirurgo informazioni sullo stato di funzionamento ed organizzazione
dei vari network funzionali del cervello e quindi del suo grado di plasticità. Le informazioni ottenute
con la neuropsicologia, vengono integrate con quelle ottenute dalle metodiche di mapping per
individuare funzioni come il linguaggio sulla superficie del cervello e dunque preservarle. Inoltre,
attraverso questi stessi metodi è possibile studiare diversi aspetti che caratterizzano il linguaggio e le
5
altre funzioni cognitive. Il presente lavoro è suddiviso in tre capitoli. Nel primo sono esposti i
concetti base legato all’approccio neuro-oncologico funzionale, al ruolo della neuropsicologia in
contesto neurochirurgico ed alla plasticità cerebrale. Nel secondo sono descritti i principali
meccanismi neurobiologici sottesi alle funzioni linguistiche secondo le più moderne teorie e dati
scientifici, inoltre, sono attenzionati i metodi di brain mapping per le funzioni linguistiche in
neurochirurgia. Nel terzo capitolo è presentato il lavoro di ricerca su alcuni aspetti semantici del
linguaggio svolto, per la prima volta, tramite nTMS ripetuta coinvolgendo pazienti affetti da tumore
cerebrale in aree eloquenti.
6
NEUROPSICOLOGIA E NEUROCHIRURGIA: LA NUOVA FRONTIERA DI GESTIONE
CLINICA DEL PAZIENTE NEURO-ONCOLOGICO.
Neuro-oncologia funzionale
Il cervello umano è il più complesso, affascinate e ancora oggi poco conosciuto organo del corpo
umano. La corteccia cerebrale è organizzata in corteccia primaria e sensoriale, che costituisce il 10%
della superficie del cervello, e corteccia associativa, che costitusce il restante 90% della superficie
cerebrale. La corteccia associativa è coinvolta nella modulazione ed evoluzione di tutte le funioni
mentali e cognitive dell’uomo. Essa partecipa ad una complessa rete, forse la più complessa in
natura, di afferenze ad efferenze cortico-corticali e cortico-sottocorticali che dà vita al nostro sentire,
percepire, pensare, memorizzare, parlare ed emozionarci. Il cervello umano, dunque, con la sua
straordinaria complessità, è l’organo che controlla tutte le nostre funzioni sensoriali e motorie e che,
contestualmente, presiede alla più nobile delle funzioni umane: la mente. Il dilemma storico della
chirurgia cerebrale in generale, e della chirurgia dei tumori cerebrali in particolare è ottimizzare
l’estenzione della resezione delle lesioni tumorali preservando le funzioni neurologiche, cognitive e
mentali (Duffau, 2010). Questa la ragione cardine della rivoluzione della chirurgia dei tumori
cerebrali cui si assiste negli ultimi decenni e che rappresenta la prospettiva futura di clinica e ricerca
in questo ambito. La neuro-oncologia funzionale si pone l’obiettivo di trattare i pazienti affetti da
tumore cerebrale secondo le più moderne strategie chirurgiche e contestualmente valutare,
preservare, riabiltare e studiare le funzioni cognitive, affettettive e mentali. Discipline
apparentemente lontane tra loro, come la neurochirurgia e la neuropsicologia, lavorano
sinergicamente per la presa in carico globale del paziente neuro-oncologico e per garantire il più
alto livello di Qualità di Vita (QdL) possibile.
Questo è particolarmente utile quando le lesioni coinvolgono network corticali e sottocorticali
cosiddetti “eloquenti”, ovvero sottesi alla genesi e controllo di funzioni motorie e cognitive di vitale
7
importanza come il linguaggio (Duffau, Capelle, 2004). Le conoscenze neuroanatomiche del
neurochirurgo sono cruciali ma non sufficienti per comprendere l’organizzazione anatomo-
funzionale individuale, pertanto, l’utilizzo dei metodi di brain mapping e la valutazione
standardizzata neurocognitiva dei processi mentali si affermano sempre di più nel contesto di
protocolli sistematici per la gestione clinica del paziente neuro-oncologico in fase pre-operatoria,
intra-operatoria e post-operatoria. La lente del neurochirurgo è quella di un neuroscienziato che ha
l’obiettivo di intervenire sul cervello del paziente trattandolo come organo pensante; la
neuropsicologia e le neuroscienze cognitive aiutano ed indirizzano la mano del neurochirurgo
tramite una profonda comprensione del funzionamento cognitivo e mentale del paziente.
Odotopia: nuova intuizione in neuroscienze cognitive
Lo studio della connettività corticale e cortico-assonale rappresenta la nuova frontiera delle
neuroscienze cognitive per la comprensione del divenire del pensiero e della mente. Preservare la
connettività corticale e assonale, inoltre, è obiettivo della chirurgia dei tumori cerebrali al fine di
evitare l’insorgere di deficit neuropsicologici permanenti post-operatori. Solo negli ultimissimi anni
la connettività è oggetto di interesse dei neuroscienziati. Gli studi scientifici sulle connessioni
corteccia e fasci assonali per la comprensione del funzionamento neurologico e cognitivo degli
uomini sono stati di recente eseguiti su pazienti post-stroke. Combinando funzionalità corticale e
connettività assonale ci si è mossi da classici modelli localizzazionistici delle funzioni cerebrali e
cognitive a paradigmi “odotopici” (Catani, 2007). Con il termine odotopia ci si riferisce sia ad
aspetti “topos”, ovvero classicamente localizzazionistici della corteccia, per indicare la rete neurale
di primaria importanza per specifica funzione e, in caso di lesione cerebrale, disfunzione, sia ad
aspetti “hodos”, ovvero strade-sentieri, che connettono i network corticali ai fasci sottocorticali e
che analogamente spiegano funzionalità fisiologiche e patologiche (connessioni, disconnessioni o
iperconnessioni) nei pazienti (Catani, Ytche, 2005). In altre parole, questo nuovo modello e
8
approccio allo studio delle funzioni cerebrali e, soprattutto, delle lesioni cerebrali, permette di
comprendere maggiormente la correlazione anatomo-funzionale della sintomatologia dei pazienti,
di correlare la natura e severità del deficit all’estenzione della lesione ed alla specificità di essa (se
solo corticale, se solo sottocorticale o entrambe). Il gold standard per lo studio scentifico della
connettività cortico-sottocorticale in chiave odotopica è rappresentato dai metodi di mapping
intraoperatorio, attualmente significativamente meno utilizzati rispetto ai metodi di mapping
preoperatorio (per ragioni pratiche, etiche e metodologiche), ma rappresenta la direzione futura
delle neuroscienze cognitive (Duffau, 2006, 2008). Esemplificativo uno studio eseguito nel 2001
(Duffau, Lopes, Denville, Capelle) su pazienti affetti da lesioni coinvolgenti l’area supplementare
motoria (SMA) e trattati chirurgicamente da svegli. La SMA, infatti, è coinvolta in processi di
pianificazione e controllo dei movimenti e la resezione di essa causa la cosiddetta “sindrome da
SMA”, caratterizzata da acinesia e mutismo. Tramite utilizzo di fMRI in questo studio si è
dimostrato che la comparsa e la severità di tale sindrome non è correlata all’estensione della
resezione chirurgica della SMA ma alla resezione di specifiche strutture sottocorticali collegate alla
SMA. In altre parole, la severità e persistenza di un quadro sintomatologico non dipende tanto da
quanto si asporta ma da cosa si asporta o si lesiona durante un intervento neurochirurgico.
Assessment neuropsicologico preoperatorio
L’organizzazione anatomo-funzionale dei complessi network corticali e cortico-sottocorticali, di cui
si è parlato precedentemente, varia da persona a persona. Essa dipende, infatti, dalla storia di vita di
ognuno di noi e da particolari caratteristiche anatomo-biologiche che ci appartegono; diversi sono
gli studi che mostrano tramite tecniche di brain-imaging tale variabilità interindividuale (Ojemann,
Ojemann et al., 1989). Conseguentemente, la valutazione neuropsicologica sia preoperatoria,
intraoperatoria e postoperatoria dei pazienti affetti da tumori cerebrali e trattati
neurochirurgicamente è entrata a far parte dei protocolli clinici; essa, infatti, permette di valutare la
9
presenza di eventuali deficit neuropsicologici e la loro severità, fornisce delle attendibili indicazioni
rispetto alla tollerabilità da parte del paziente di un intervento in awake surgery, esamina lo status
cognitivo ed emotivo motivazionale del paziente in fase postoperatoria fornendo indicazioni al
trattamento riabilitativo ed al livello di QdV; si pone secondo un processo clinico-relazionale
individualizzato volto ad esplorare gli interessi, i gusti, le abitudini, le caratteristiche
temperamentali e personologiche di ogni paziente per una adeguata comprensione delle differenze
interindividuali di cui sopra. Un completo e obiettivo assessment neuropsicologico, inoltre, valuta il
funzionamento di una vasta gamma di funzioni cognitive: linguaggio, memoria, apprendimento,
working memory, abilità visuo-spaziali, abilità attentive ed esecutive, abilità prassiche, motivazione,
regolazione emotiva e comportamentale. Purtroppo, in ambito neurochirurgico, ad oggi, si è
prestata molta attenzione alle sole abilità linguistiche, modulando le tecniche di resezione chirurgica
e di mapping preoperatorio e intraoperatorio durante chirurgia da svegli, per evitare l’insorgere di
deficit linguistici e afasici dopo la chirurgia, ma molto poco è stato fatto rispetto alle altre funzioni
cognitive altrettanto importanti per un adeguato livello di QdV e gravemente invalidanti se
deficitarie. Molti studi condotti grazie a protocolli sistematici di assessment neuropsicologico
evidenziano, infatti, la presenza costante di problematiche cognitive relative a funzioni diverse dal
linguaggio in pazienti affetti da tumori cerebrali o epilettici trattati chirurgicamente (Anderson et al.,
1999; Andrewes et al., 2003; Braun et al., 1994; Braun et al., 2006; D’Angelo et al., 2008; Du
Boisgueneuc et al., 2006; Dulay et al., 2009; Goldstein et al., 2003; Hornak et al., 2003; Hornak et
al., 2004; Irle et al., 1994; Kessels et al., 2000; Litofsky et al., 2009; Mainio et al., 2005; Mainio et
al., 2006; Miller et al., 1992; Miotto et al., 1998; Owen et al., 1990; Peper et al., 1997; Petrides et
al., 1997; Rowe et al., 2001; Spiers et al., 2001; Thaphoorn et al., 2004; Teixidor et al., 2007,
Vendrel et al., 1995) correlando tali dati con basso livello di QdV dei pazienti. Inoltre, nonostante la
stimolazione elettrica intraoperatoria (DCS) durante interventi di chirurgia da svegli rappresenti il
10
gold standard in ambito neuro-oncologico funzionale, diversi studi neuropsicologici mostrano che
non tutti i pazienti sono potenzialmente candidabili e tolleranti a tale tipo di chirurgia e che,
sfortunatamente, esistono solo studi su pazienti affetti da lesioni cerebrali che invadono i classici
network ritenuti responsabili delle funzioni linguistiche (Dunks et al., 1998; Whittle et al., 2005).
Forse questo perchè, non essendo immediatamente rintracciabili ed evidetenti alla classica
valutazione clinica ma indagabili tramite valutazione cognitiva standardizzata, i deficit
neuropsicologici non linguistici sono stati sottostimati in campo neurochirurgico. Altra
considerazione altrettanto veritiera è che l’approccio neuro-oncologico funzionale e
neuropsicologico in neurochirurgia muovono i primi passi negli ultimi anni e molto ancora si dovrà
lavorare per lo studio e la standardizzazione di protocolli clinici e di metodi di brain mapping che
abbraccino l’articolato ventaglio delle funzioni cognitive ed emotivo-motivazionali dell’uomo e non
solo il linguaggio. Prendendo in considerazione, infatti, il solo assessment neurospicologico-clinico
standardizzato in neurochirurgia non è ancora prassi che lo si esegua in modo sistematico e
completo, pre-intra-post-operatorio, ma questa la prospettiva futura che si sta delineando negli
ultimi anni.
Mapping corticale preoperatorio tramite nTMS
L’ultimo decennio per la neurochirurgia dei tumori cerebrali, come già sopra, è stato rivoluzionario
per molti aspetti: l’approccio del neurochirurgo è quello del neuroscienziato, che non considera il
cervello solo come un organo sul quale intervenire chirurgicamente ma come sede delle funzioni
mentali ed emotive, la clinica neuropsicologica dei pazienti neurochirurgici avanza verso la
definizione di protocolli standard per il management dei pazienti neuro-oncologici, i metodi di brain
mapping preoperatori e intraoperatori si stanno affinando e articolando sempre più.
Rispetto a questi ultimi, l’obiettivo principale è comprendere il più possibile l’organizzazione
funzionale dei network corticali e sotto-corticali del singolo paziente affetto da tumore così da
11
correlare questi dati con la sede e l’estensione della lesione in modo da orientare la strategia
chirurgica prevenendo l’insorgere in fase post-operatoria di simtomatologia neurocognitiva. I
metodi di brain-mapping sono diversi ed alcuni riguardano la fase pre-operatoria (risonanza
magnetica funzionale (fRM); stimolazione magnetica transcranica navigata (nTMS), trattografia
(DTI), magnetoencefalografia (MEG)) altri la fase intraoperatoria (DCS). Rispetto ai metodi
preoperatori, la TMS negli ultimi anni in ambito neurochirurgico è stata rivalutata come affidabile e
sensibile strumento di brain mapping pre-operatorio in grado di fornire al neurochirurgo importanti
dati per modulare la strategia chirurgica. La TMS, infatti, introdotta nel 1980 si afferma come
indispensabile strumento in ambito neurologico ma gode di poca considerazione in ambito
neurochirurgico, solo due i lavori pubblicati nel decennio 1990 che vedono la TMS in ambito
neurochirurgico (Asakura et al., 1994; Krings et al., 1997). Ad oggi, invece, la situazione sembra
capovolgersi e la TMS si afferma sempre di più come metodica standard di mapping corticale preo-
peratorio sia per le funzioni motorie sia per le funzioni cognitive. Due sono fondamentalmente le
condizioni in cui l’utizzo della TMS per il mapping preoperatorio rappresenta un grosso vantaggio
ed ausilio per il neurochirurgo che si appresta all’intervento: i casi in cui l’esatta relazione spaziale
tra il tumore e la presunta area motoria o associativa essenziale per la funzione che si vuole
preservare rimane poco definita nonostante le immagini antomiche; nei casi in cui esiste una
discrepanza tra i risultati delle immagini e la valutazione clinica del paziente, per esempio, la
presenza di un grosso tumore in area rolandica e nessun sintomo clinicamente rilevante motorio e/o
linguistico. L’esame con la TMS è in grado di fare chiarezza rispetto alle discrepanze di cui sopra e
di fornire dati corticali che suggeriscono eventuale plasticità funzionale così da ridurre le incertezze
rispetto ai dati neuroanatomici e funzionali con l’obiettivo di prevenire la comparsa di deficit
postoperatori.
12
Essenzialmente, il mapping tramite TMS si conduce attraverso la stimolazione multipla di diversi
punti della corteccia del paziente e registrando le risposte sia motorie sia linguistiche o di altro
genere (dipende da quale funzione si vuole indagare e preservare). Negli ultimissimi anni in
neurochirurgia si è affermato l’utilizzo di TMS navigata, ovvero di strumenti di stimolazione
transcranica basati su immagini di risonanza magnetica (MRI) del paziente (Fig. 1).
In altre parole, si procede a stimolare
diversi punti della superficie corticale
del cervello del paziente “navigando” sulle immagini in 3D di MRI che il computer della TMS
acquisisce. Il paziente sta sdraiato su una poltrona o sul letto dell’ospedale, se presenti gravi deficit
motori, e ad egli si collegano degli elettrodi per registrare le risposte elettromiografiche dei muscoli
della faccia, della mano e della gamba. Si procede con una serie di stimolazioni su diversi punti
della corteccia motoria del paziente e si registrano gli output ottenuti; a questo punto si selezionano
le migliori risposte e si calcola la soglia minima di attivazione motoria (Resting Motor Threshold,
RMT) diversa da paziente a paziente. Una volta ottenuto il RMT si passa alla stimolazione della
corteccia motoria per il mapping delle funzioni motorie o alla stimolazione delle aree perisilviane se
si vuole eseguire un mapping delle aree del linguaggio. In quest’ultimo caso la procedura si
compone di altri step. Il paziente viene preventivamente addestrato a eseguire un task linguistico,
solitamente object naming, ovvero deve denominare delle immagini di oggetti che gli si mostrano
Figura1Stimolazionemagneticatranscranicanavigata(Nexstim)
13
tramite il monitor postogli di fronte; dopodichè si esegue un baseline del task eliminando tutti gli
items che il paziente non riesce correttamente e velocemente a denominare, infine si passa alla
stimolazione ripetuta in diversi punti dei network corticali ritenuti importanti per la funzione
oggetto d’esame. Finita la stimolazione si esegue una analisi degli errori commessi dal paziente
durante la stimolazione, risposte linguistiche, generalmente eseguita da un neuropsicologo,
comparando le risposte date durante la fase di baseline con le risposte date durante la fase di
stimolazione, entrambe le sessione videoregistrate, agli stessi items. Le risposte linguistiche, che
concretamente si elicitano in errori linguistici vengono classificati in tre macrocategorie: errori
semantici; errori fonologici; errori di performance.
Mapping intraoperatorio delle funzioni cognitive durante chirurgia da svegli
La resezione chirurgica dei tumori cerebrali che coinvolgono network cosiddetti “eloquenti”,
ovvero sottesi a funzioni motorie e cognitive specifiche e indispensabilili per un buon livello di
QdV, richiede l’identificazione, come già evidenziato precedentemente, pre e intraoperatoria delle
aree funzionali corticali e sottocorticali interessate per ottenere la più estesa resezione possibile
mantenendo al massimo l’integrità del paziente. I gliomi, specialmente i gliomi di alto grado (LGG),
insorgono nei giovani adulti nel pieno della vita professionale e sociale. Molto spesso la
sintomatologia che fa da “campanello” di allarme è cognitiva e la stragrande maggioranza di questi
pazienti soffre di disturbi che riguardano soprattutto la working memory e le funzioni esecutive
(Teixidor et al., 2007).
Questa la ragione, come già discusso, per cui ad oggi è raccomandata una sistematica valutazione
neuropsicologica dei pazienti neuro-oncologici: per identificare deficit cognitivi non riscontrabili
attraverso la sola valutazione clinica neurologica, per adattare la metodologia chirurgica, per poter
comparare i risultati cognitivi preoperatori con quelli postoperatori, per selezionare il task più
appropriato al paziente per il mapping intraoperatorio. A tal proposito, un recente lavoro di Coello
14
(2013) propone uno schema riassuntivo di tutti i task cognitivi da utilizzare durante awake mapping
in relazione al lobo invaso dal tumore. La Fig. 2 è proposta dall’autore con i task preferibilmete da
selezionare per regioni interessate.
Figura2selezionedicompitiintraoperatoriperlobo
Ovviamente, le considerazioni più importanti suggerite da questo lavoro rigurdano la necessità di
condurre un mapping intraoperatorio individualizzato selezionando dei task che siano utili e
pertinenti alle specifiche esigenze e condizioni neuropsicologiche preoperatorie del paziente. Le
importanti novità introdotte dalle ricerche neuroscientifiche più recenti rigurdano, per l’appunto, le
differenze interindividuali da un cervello all’altro, sia in termini morfologici sia in termini
funzionali, e il superamento dei classici modelli localizzazionistici delle funzioni cognitive. Recenti
ricerche dimostrano che le funzioni linguistiche non sono riconducibili alle classiche aree
neuroanatomiche (Broca Wernicke dell’emisfero sinistro) ma che il linguaggio umano è spiegabile
considerando una vasta rete di aree corticali-sottocorticali che interessa entrambi gli emisferi
(Ackermann et al., 2004; Dronkers et al., 1996; Hilli et al., 2004; Ogar et al., 2006; Joanette et al.,
2008; Hickock, 2004). Allo stesso modo, le funzioni motorie, per lungo tempo ricondotte alla
semplice capacità di muoversi per esempio tramite meccanismi di contrazione muscolare,
rappresentano una complessa e integrata rete di funzioni coordinata non solo dalla capacità di
muoversi di per sè ma dal controllo e adattamento delle azioni grazie a continui feedback
15
provenienti dal sistema somatosensoriale, visivo e vestibolare così come dalla programmazione
intenzionale del movimento (Lafargue et al., 2008).
Pertanto, la programmazione di un intervento in awake e la scelta dei task per il mapping e,
contestualmente, la tutela delle funzioni cognitive va fatta secondo le più moderne e accrediate
teorie neuroscientifiche che spiegano l’organizzazione cerebrale delle funzioni cognitive e secondo
le caratteristiche peculari di ogni singolo paziente valutabili in modo attendibile e affidabile, ancora
una volta, attraverso assessment neurocognitivo.
Plasticità cerebrale
Un altro importante fattore da tenere in considerazione durante l’assessment neuropsicologico ed il
mapping preoperatorio ed intraoperatorio del funzionamento cognitivo e neurologico dei pazienti
affetti da gliomi cerebrali è la possibilità, quasi sitematica come la pratica clinica suggerisce, che il
cervello sia andato incontro a fenomeni di riorganizzazione delle reti funzionali tramite processi di
plasticità cerebrale. Questo, tra le altre cose, spiegherebbe l’eterogeneità delle manifestazioni
sintomatologiche cognitive e neurologiche tra pazienti affetti da gliomi che interessano le stesse
aree cerebrali; per esempio non tutti i pazienti affetti da gliomi che invadono le aree perisilviane
presentano disturbi del linguaggio, così come non tutti i pazienti affetti da gliomi che interessano la
corteccia motoria presentano necessariamente disturbi del movimento.
La plasticità cerebrale, che possiamo definire come un continuo processo di rimodellamento e di
riorganizzazione delle sinapsi neuronali nel breve-medio e lungo termine, durante lo sviluppo
filogenetico, ontogenetico e in presenza di lesioni cerebrali, rafforza ancora di più la moderna
concezione neuroscientifica del cervello di un organo complesso e dinamico, non fisso, e sottolinea
l’appropriatezza dell’approccio neuro-oncologico funzionale e neuropsicologico al paziente affetto
da glioma cerebrale. Le conseguenze cognitive e comportamentali dei fenomeni di plasticità
neuronale in questi pazienti sono stati ampiamente studiati (Duffau, 2006) e giustificano la
16
disomogeneità dei dati preoperatori e intraoperatori ottenuti alle valutazioni neurocognitive e dai
metodi di mapping; in altre parole, non c’e molto da stupirsi se, per sempio, al mapping
preoperatorio delle funzioni linguistiche di un paziente affetto da glioma in aree tipiche del
linguaggio e che non presenta deficit linguistici alla valutazione neurocognitiva otteniamo dei
risultati che interessano aree della corteccia non ritenute propriamente responsabili delle funzioni
linguistiche e distanti, o addirittura controlaterali alla lesione. I fenomeni di plasticità neuronale
sono, inoltre, quasi sistematici nei pazienti affetti da gliomi, rispetto per esempio ai pazienti colpiti
da stroke, per la natura stessa della malattia che si sviluppa nel tempo: nel tempo cresce il glioma ed
al tempo stesso si riorganizza il cervello (Desmurget et al., 2007). Anche durante mapping tramite
stimolazione intraoperatoria si può osservare e confermare la riorganizzazione cortico-sottocorticale
indotta dalla presenza di tumore cerebrale. Per esempio, si è osservato in molti pazienti affetti da
lesione frontale che durante il mapping preoperatorio la stimolazione del giro frontale precentrale
produceva risposte motorie limitatamente a pochi siti corticali ben definiti, ma immediatamente
dopo la resezione della lesione si poteva osservare una significativa ri-elicitazione di risposte
motorie stimolando le stesse aree corticali che prima non producevano risposte e stimolando anche
quelle contigue ad esse (Duffau, 2001). Meccanismi di riorganizzazione plastica sono inoltre
osservabili anche in fase postoperatoria. Uno studio condotto su pazienti affetti da gliomi
interessanti l’area supplementare motoria esaminati preoperativamente tramite fMRI, e che
mostravano sindrome da SMA transiente in fase postoperatoria, ha evidenziato tramite
comparazione dei risultati ottenuti alla fMRI preoperatori e postoperatori l’attivazione della SMA
controlaterale durante il recupero funzionale postoperatorio (Krainik et al, 2004). Pertanto,
l’osservazione dei fenomeni di riorganizzazione dei circuiti corticali tramite i vari metodi di
mapping e la valutazione neuropsicologica standardizzata in neurochirurgia comporta diverse
implicazioni terapeutiche fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi che l’approccio neuro-
17
oncologico funzzionale vuole raggiungere: permette di estendere le indicazioni al trattamento
chirurgico anche alle aree considerate classicamente “inoperabili”; massimizza la resezione
chirurgica della lesione; minimizza i rischi di sequele neuropsicologiche e neurologiche post-
operatorie migliorando il livello di QdV dei pazienti (Duffau et al., 2008, 2003). A tal proposito è
stato dimostrato che la resezione della parte posteriore del lobo parietale di sinistra è stata possibile
senza evidenti deficit post-operatori grazie allo studio della plasticità indotta dalla lesione tramite la
convergenza di adeguate valutazioni neurologiche e neuropsicologiche pre e intra operatorie e
un’accurata selezione del task intraoperatorio (Desmurget et al., 2007). In conclusione, alla luce di
quanto argomentato fino ad ora, il cervello di ogni essere umano è organizzato in modo differente
da tutti gli altri in condizioni di normalità, questo è supportato dalle più recenti ricerche scientifiche
in neuroscienze che suggeriscono l’esistenza di differenze interindividuali nell’organizzazione dei
network neuronali a livello corticale e sottocorticale tra un cervello e l’altro e oltrepassano
significativamente le classiche concezioni localizzazioniste della cognizione ed emozione umana
aprendo le porte ad approcci e modelli dinamici, complessi e “odotopici”. Il cervello dei pazienti
affetti da gliomi cerebrali, a causa della presenza della malattia che si sviluppa in un lasso di tempo
non breve, va inoltre incontro a fenomeni di neuroplasticità funzionale che lo rendono ancora più
diverso e complesso rispetto alla norma. Il trattamento chirurgico di tali pazienti, pertanto, è ad oggi
plausibile se si avvale, per la modulazione delle tecniche di resezione, dei dati provenienti dalla
valutazione neuropsicologica e dai metodi di mapping che non prescindono dalla singolarità del
cervello e della personalità del paziente.
Conclusioni
Il cervello umano è l’oggetto di studio più complesso che l’uomo conosca. Svelare e comprendere i
meccanismi e le dinamiche di funzionamento è uno degli obiettivi più interessanti e ardui che le
scienze moderne si pongono. Quello che è ormai certo è che il cervello funziona attraverso
18
connessioni tra reti di neuroni, capire la dinamica di queste connessioni rappresenta la condizione
necessaria per avazare nella comprensione della cognizione; alla stesso modo aiuta a spiegare
meglio l’interazione tra le malattie cerebrali (come i gliomi) e i sintomi. La ricerca focalizzata sulla
spiegazione di queste articolate interazioni ha compiuto passi da gigante nell’ultimo decennio, sia
per quel che riguarda il funzionamento fisiologico sia per quello patologico grazie ai metodi di
brain imaging sempre più sofisticati, trovando importanti applicazioni in ambito clinico.
La combinazione di metodi di studio delle connessioni neuronali on-line, come la stimolazione
magnetica transcranica e la stimolazione corticale diretta intraoperatoria, e dei metodi di assessment
standardizzati neuropsicologici possono condurre alla comprensione della modalità individuale di
funzionamento dei circuiti neurosinaptici. Gli stessi metodi possono meglio valutare la
riorganizzazione sinaptica e le potenzialità di recupero tramite i meccanismi di plasticità neuronale.
L’obiettivo attuale è passare da un utilizzo “statico” dei metodi di brain-imaging ad un approccio
dinamico, multidisciplinare e longitudinale dei pazienti affetti da tumore cerebrale, così da orientare
le strategie neurochirurgiche e massimizzarne la resezione. Sulla base delle nuove scoperte
neuroscientifiche il prossimo obiettivo nella clinica e trattamento dei pazienti affetti da gliomi sarà
quello di realizzare una “neuro-oncologia funzionale preventiva“.
19
NEUROBIOLOGIA DEL LINGUAGGIO E METODI DI BRAIN MAPPING
Da sempre il linguaggio è la funzione cognitiva più complessa e celebrata delle funzioni mentali
umane. Tutto quello che noi percepiamo, produciamo e comprendiamo tramite il linguaggio
rappresenta il fulcro della nostra vita sociale, professionale e relazionale quotidiana. I processi
neurobiologici sottesi alle funzioni linguistiche sono già da diversi decenni oggetto di studio di
molte discipline che ne hanno spiegato i meccanismi principali anche se ancora molto è rimasto da
comprendere. Con la rivoluzione apportata dalle scienze cognitive nello scorso secolo si è giunti ad
una visione condivisa del linguaggio come di un sistema complesso caratterizzato da diversi moduli
di competenze segregati da altri sistemi funzionali facenti parte del sistema nervoso. Queste
acquisizioni teoriche combinate ai dati provenienti dagli studi di neuropsicologia clinica su pazienti
cerebrolesi hanno condotto ad una concezione dei moduli linguistici come localizzati in diverse aree
della corteccia cerebrale. Grazie agli studi clinici condotti nel XIX secolo da Broca, per esempio sui
pazienti Leborgne e Lelong, il modello che ne scaturisce, cui fa riferimento ancora oggi la
tassonomia dei principali disturbi afasici, è il modello Broca-Wernicke-Geschwind il quale include
anche il coinvolgimento di diversi fasci di sostanza bianca, come il fascicolo arcuato (AF) che
connette la parte posteriore del giro temporale superiore dell’emisfero sinistro (area di Wernicke)
ritenuta responsabile dei processi di comprensione del linguaggio con la parte posteriore del giro
frontale inferiore (IFG) dell’emisfero sinistro (area di Broca) ritenuta responsabile dei processi di
produzione del linguaggio Fig 3. Negli ultimi decenni, però, tramite le nuove tecniche di brain
imaging queste consolidate teorie e modelli di spiegazione della sintomatologia clinica dei pazienti
con disturbi del linguaggio stanno attraversando una profonda crisi; per fare solo qualche esempio i
cervelli dei pazienti studiati da Broca, che hanno segnato la nascita e la storia dell’afasiologia
classica, sono stati ristudiati tramite MRI ed i risultati ottenuti rivelano che in realtà le lesioni si
20
estendono sino all’insula e a buona parte dei fasci sottocorticali (Cabanis et al., 1994; Dronkers et
al., 2007).
Figura3ModellodellinguaggiointrodottodaBroca-Geschwind
Alla luce di questi nuovi risultati ci si rende conto che i disturbi linguistici presentati dai pazienti
non sono automaticamente riconducibile ad una lesione delle classiche aree Broca-Wernicke,
inoltre, risulta maggiormente comprensibile la differenza tra un paziente e l’altro nella
manifestazione dei sintomi. Pertanto, gli studi scientifici su cervelli lesionati tramite le diverse
tecniche di brain imaging e di brain lesion hanno dato, e continuano a dare, un significativo apporto
alla comprensione della neurobiologia del linguaggio e alla comprensione dell’eziologia dei disturbi
linguistici anche se, come già discusso precedentemente, bisogna tenere in considerazione i fattori
di plasticità neuronale che intervengono diminuendo la possibilità di generalizzazione dei risultati
di questi studi su popolazione normale. Allo stato attuale tre sono i punti su cui la comunità
scientifica concorda: (i) il cervello non è organizzato in regioni dissociabili per aspetti che
riguardano la produzione e la comprensione del linguaggio ma queste funzioni sono distribuite
all’interno di un complesso network corticale-sottocorticale; (ii) ci si interroga su come queste parti
del network interagiscano tra di loro a livello cortico-corticale e cortico-sottocorticale (connettoma-
odologia); (iii) il network cortico-sottocorticale è a sua volta coinvolto in altre funzioni cognitive e
21
sensori-motorie classicamente ritenute dissociate dalle funzioni linguistiche ed, infine, in continua
interazione con il resto del corpo (embodied cognition).
Neuroanatomia dei processi linguistici: produzione, percezione, comprensione
L’identificazione delle regioni cerebrali coinvolte nelle funzioni linguistiche e dei fasci
sottocorticali interessati rappresenta uno degli obiettivi fondamentali delle moderne neuroscienze
cognitive. Come già sottolineato, la concettulizzazione secondo il classico modello Broca-Wernicke
è ormai ampiamente superata in quanto insufficiente rispetto alla evidente eterogeneità nelle
manifestazioni sintomatologiche dei pazienti e alla non diretta e automatica relazione tra sede della
lesione e sintomo clinico. La neuroanatomia del linguaggio si è andata via via sempre più
articolando rispetto alle tre componenti principali che lo caratterizzano: produzione, percezione,
comprensione, di seguito trattati uno ad uno.
La produzione linguistica
La produzione linguistica è un processo complesso e composto da più fasi. Innanzitutto bisogna
partire da ciò che muove l’intero processo: l’ntenzione comunicativa. Il soggetto che ha intenzione
e motivazione a comunicare un messaggio deve tradurre questo messaggio in una serie di suoni che
compongono le parole, a loro volta generate grazie ad uno specifico processo di codifica in suoni
che devono essere ordinate secondo delle regole ben precise (Levelt, 1999). La produzione di ogni
singola parola prevede la coordinazione di diverse component sensori-motorie, come il sistema
respiratorio (dal quale si genera l’energia necessaria per poter produrre le parole) il sistema laringeo
(che converte l’aria in suoni trasformando le emissioni vocali in vibrazioni) il sistema articolatorio
(che converte l’output laringeo in sequenze di vocali e consonanti). Parallelamente è altrettanto
articolata l’architettura neuronale sottesa al processo di produzione linguistica includendo centri di
controllo corticali e sottocorticali, sei nervi cranici (facciale, ipoglossale, trigeminale,
glossofaringeale, vago e accessorio), un numero sostanziale di muscoli che convergono all’addome,
22
collo, faccia, bocca e laringe, e molti altri recettori sensoriali delle articolazioni, tendini e muscoli.
Tutta questa straordinaria complessità per la produzione di una parola che avviene nell’arco di
qualche centinaio di millisecondi (Kent, 2000). Rispetto ai circuiti corticali implicati nella
produzione linguistica recenti studi mostrano, oltre al coinvolgimento delle classiche aree Broca-
Wernicke, un sostanziale coinvolgimento dell’insula (Price et al 1996; Riecker et al., 2005; Riecker
et al., 2008; Bohland et al., 2006). Altre regioni corticali sono inoltre coinvolte in specifici compiti
di ripetizione, denominazione per classi semantiche, generazione di parole, nello specifico: aree
primarie sensoriale e motoria, giro precentrale e giro postcentrale ed i relativi solchi, giro frontale
inferiore, corteccia premotoria ventrale, area motoria mediale (area motoria cingolata, corteccia
motoria supplementare e pre-supplementare), gangli della base e cervelletto (Wise et al., 2001; Fu
et al., 2002; Abrahams et al., 2003; Tremblay et al., 2006; Tremblay et al., 2009; Alario et al., 2006).
Il modello teorico che riflette questa complessità è dunque un modello estremamente articolato e
distribuito ma allo stesso tempo “specializzato”, ovvero diverso è il peso ed il ruolo che ogni area
della corteccia e ogni specifica rete neuronale che si costituisce dà per specifico compito di
produzione linguistica, per esempio produrre sillabe o parole, denominare oggetto o verbi,
differenziare le classi semantiche (Lieberman et al., 1985; Ziegler et al., 2003).
Inoltre, l’architettura neuronale riflette la complessità del processo di produzione linguistica che
oltre alla già nota area di Broca si estende in molte altre aree della corteccia a loro volta connesse da
vie sottocorticali.
Percezione e comprensione del linguaggio
Analogamente alla produzione linguistica, la percezione e comprensione linguistica sono descritti
come due processi articolati che prevedono una serie di sub-step e il coinvolgimento di diverse aree
del cervello e del resto del corpo con l’obiettivo ultimo di comprendere e comunicare il linguaggio.
Quando qualcuno parla, il primo segnale neuronale che il nostro cervello riceve origina
23
dall’apparato vestibulo-cocleare a livello del tronco cerebrale, quindi arriva al collicolo inferiore
della parte mediale del cervello, coinvolgendo il nucleo genicolato mediale ed il talamo, infine, alla
corteccia motoria primaria, che occupa la parte mediale del lobo temporale. I dati elettrofisiologici
dimostrano che la percezione del segnale uditivo avviene, nonostante il coinvolgimento di queste
differenti strutture, nell’arco di 50-200 ms dall’emissione dello stimolo. Dalla corteccia uditiva
primaria il segnale uditivo passa alla corteccia associativa uditiva. Rispetto alle modalità di
processamento del segnale sensoriale uditivo, ad oggi, la teoria maggiormente accreditata e
condivisa dalla comunità scientifica è quella proposta da Rauschecker e colleghi (2000; 2009) che
prevede due vie di elaborazione del suono, una “dorsale” e una “ventrale”. La via ventrale include
la corteccia uditiva primaria, la parte anteriore del giro superiore temporale (aSTG) che
sembrerebbe essere particolarmente sensibile ai suoni vocali (Belin et al., 2002; Belin et al., 2003;
Obleser 2006) la parte opercolare e triangolare del giro frontale inferiore; secondo tale modello è
coinvolta nell’elaborazione degli aspetti gnosici del percetto “what” “che cosa” si sta percependo-
identificazione dello stimolo. La via dorsale, invece, include anch’essa la corteccia uditiva primaria,
il planum temporale, l’area parietale posteriore, corteccia premotoria e corteccia prefrontale
(Pulvermuller et al., 2006) e si occupa dell’elaborazione degli aspetti spaziali del percetto, per
questo denominate via del “where” ovvero del “dove”. Analogamente Hickok e Poeppel (2000;
2004; 2007) propongono un modello linguistico detto delle “due vie”, che rafforza e aggiunge dati
di evidenza empirica a quanto già precedentemente esposto. Il modello prevede che tutti gli imput
linguistici siano sottoposti ad una prima elaborazione fonologica che avviene nella parte dorsale e
posteriore del giro temporale superiore (STG), a questo punto il segnale segue parallelamente i due
percorsi che divergono, la via dorsale si occupa della trasformazione del segnale da uditivo a
motorio e dei processi articolatori; questa via include diverse connessioni tra PT e PMv pIFG e
insula e, dunque, riveste un ruolo di primaria importanza nei processi di trasformazione uditivo-
24
motoria. La via ventrale, invece, secondo il modello, è indispensabile per i processi di attribuzione
semantica allo stimolo uditivo e di comprensione. Riassumendo, il modello linguistico “dorsale-
ventrale” proposto da Rauschecker e colleghi si focalizza sull’identificazione e localizzazione dei
percorsi di elaborazione che a livello neuronale compiono gli imput sensoriali linguistici, il modello
“dorsale-ventrale” di Hickock e Poeppel differenzia le due vie in quella specifica per la percezione
linguistica (dorsale) e quella specifica per la comprensione linguistica (ventrale). Un’ampio filone
di ricerca sulle basi cerebrali del linguaggio negli ultimissimi anni supera anche quest’ulteriore
dicotomia suggerendo una sostanziale sovrapposizione e quasi indifferenziazione delle reti corticali
e sottocorticali deputate all’elaborazione percettiva ed ai processi di comprensione linguistica. Per
esempio è stato dimostrato che un compito di ascolto passivo di sillabe e fonemi attiva la regione
motoria frontale corrispondente ed intorno al solco ventrale precentrale, in corrispondenza dell’area
dell’area della bocca (Wilsona et al., 2004; Pulvermuller et al., 2006; Wilson et al., 2006). Allo
stesso modo, la visione passiva di un video in cui dei soggetti raccontano una storia attiva la
corteccia premotoria ventrale (PMv), più del solo ascolto della stessa storia senza però la visione
del soggetto che la racconta, suggerendo un effetto mirroring rispetto al riconoscimento dei gesti
articolatori del parlante (Skipper et al., 2005). Gli studi condotti tramite utilizzo di stimolazione
magnetica transcranica (TMS) hanno, inoltre, rilevato che la stimolazione della corteccia motoria
primaria dell’emisfero sinistro in corrispondenza dell’area che controlla i movimenti bucco-facciali
durante un compito di ascolto passivo genera delle risposte motorie a livello della bocca e della
lingua (Fadiga et al., 2002; Sundara et al., 2001; Watking et al., 2004; Watkins et al., 2003). Allo
stesso modo, la stimolazione tramite TMS in are PMv interferisce con la discriminazione dei suoni
linguistici mescolati ad altri suoni (Meister et al., 2007). Tutti questi risultati suggeriscono un
parallelo coinvolgimento di ampie reti neuronali sia nei processi di percezione e produzione
linguistica sia di comprensione e superano di gran lunga le classiche teorizzazioni dicotomiche e
25
localizzazioniste, suggerendo l’opportunità di approcciarsi allo studio del linguaggio secondo una
prospettiva connettomica e olistica. Sintetizzando le diverse teorizzazioni attuali e i diversi filoni di
ricerca si può concludere dicendo che tutti gli imput linguistici sono sottoposti ad una analisi
fonologica a livello dorsale e mediale della scissura silviana. Questa analisi è a sua volta possibile
grazie all’accesso alle conoscenze e rappresentazioni semantiche cui sarebbero preposte la parte
posteriore del giro temporale mediale ed il giro temporale inferiore. Il giro temporale medio, inoltre,
e la parte anteriore del giro temporale superiore sembrerebbero essere coinvolti nei processi sia
sintattici sia semantici; la parte anteriore del giro frontale inferiore (aIFG), contrariamente al
classiche teorie a partire da Broca-Wernicke, svolge anch’essa un ruolo cruciale nei meccanismi di
elaborazione semantica. Uno studio tramite TMS ha dimostrato che la stimolazione del aIFG ritarda
la performance dei soggetti ad un compito di decisione semantica e non a quelli di percezione
linguistica (Devlin et al., 2003). In aggiunta a questa straordinaria complessità di processi di
elaborazione linguistica e circuiti neuronali preposti a tali compiti già sopra descritti, sono sempre
di più i dati in letteratura scientifica che supportano l’ipotesi “dell’embodied semantics” che dice
che la comprensione di parole o frasi che indicano azioni o movimento attivano i circuiti neuronali
richiesti per l’esecuzione dei movimenti stessi, confermando ancora di più il ruolo cruciale svolto
per i processi semantici e di comprensione dal aIFG e rafforzando il legame tra corteccia motoria e
linguaggio e movimento e linguaggio (Mahon BZ, Caramazza A, 2008).
I suoni linguistici formano parole che a loro volta formano frasi, che a loro volta permettono lo
scambio e contestualmente la comprensione di messaggi, pensieri e idee tra gli esseri umani. Come
ampiamente descritto, molto ad oggi sappiamo di questi processi e le neuroscienze continuano
facendo passi da gigante ma, allo stesso tempo, molto poco difatto è stato compreso rispetto a dove
comincia la percezione delle parole, come si passa alla comprensione linguistica e dove essa finisce.
Quello che si può sicuramente affermare è che il linguaggio rappresenta la più complessa funzione
26
cognitiva e coinvolge una larghissima rete di parti della corteccia e neocorteccia, a loro volta
connesse a fasci sotto-sorticali. Inoltre, il legame con tutto il resto del corpo, e con il movimento in
particolare, è ormai innegabile rispetto alla genesi ed evoluzione, ma anche alle problematiche, dei
processi linguistici.
Connessioni sottocorticali importanti per le funzioni linguistiche: una visione d’insieme
Quanto esposto fino ad ora fornisce una sintesi dell’organizzazione corticale del linguaggio umano.
Di seguito una descrizione d’insieme dei fasci sottocorticali che svolgono funzioni linguistiche o,
meglio ancora, connettono le reti corticali preposti ai diversi processi perettivi, produttivi e di
comprensione, favorendo lo scambio e l’integrazione degli esiti di queste elaborazioni senza il
quale non si darebbe vita ai fenomeni linguistici così come li conosciamo. Due i principali metodi
di studio delle connessioni sottocorticali coinvolti nei fenomeni linguistici: trattografia (DTI) e
stimolazione elettrica intraoperatoria in pazienti trattati chirurgicamente da svegli. In generale, gli
studi condotti utilizzando queste metodologie suggeriscono che sono sei i fasci di fibre che
potenzialmente assolvono a compiti linguistici: il fascicolo longitudinale superiore (SLFIII), il
fascicolo arcuato (AF), il fascicolo longitudinale mediale (MdLF), il fascicolo longitudinale
inferiore (ILF), il fascicolo uncinato (UF) e la capsula estrema (EC). Anche per quanto riguarda i
fasci sottocorticali è possibile operare una distinzione secondo la loro collocazione in vie “dorsali”
e vie “ventrali”, le prime coinvolte in processi di elaborazione e rappresentazione uditivo-motoria,
le seconde coinvolte nell’elaborazione dei contenuti semantici. Le ricerche in chiave odotopica sul
ruolo delle connessioni sottocorticali nei fenomeni linguistici sono notevolmente aumentate
soprattutto negli ultimi anni grazie alla neuro-oncologia funzionale e agli interventi neurochirurgici
con pazienti svegli (condition sine qua non per gli studi tramite stimolazione elettrica
intraoperatoria). Nonostante i progressi, però, molti i limiti legati a questi metodi, soprattutto alla
DTI. In primis, affinchè si possa eseguire una trattografia si può selezionare solo l’area di interesse;
27
questo metodo si basa su delle conoscenze neuroanatomiche derivate da studi post-mortem e
funziona ipotizzando a priori il corso del tratto di fibre. È fondata su un assunto che non può essere
valido dove la sostanza bianca/grigia o la sostanza bianca/fluido cerebrospinale si sovrappongono e
coincidono (Assof et al., 2008; Tourmer et al., 2002; Lazar et al., 2003; Tench et al., 2002). Questi
limiti potenzialmente possono comportare diversi problemi come: indicare la fine di un tratto di
fibre laddove ancora il fascio non è finito, identificare dei tratti che non esistono o misidentificare
due o più tratti come un unico tratto.
In aggiunta ai dati apportati dall’utilizzo della DTI, e nonostante i limiti pocanzi descritti, lo studio
del ruolo dei tratti di fibre nelle funzioni linguistiche procede anche grazie al metodo di
stimolazione elettrica intraoperatoria che consiste in una stimolazione tramite elettrodi dei fasci di
fibre esposti ed anche delle porzioni corticali durante l’esecuzione di uno specific task compiuta dal
paziente che rimane sveglio durante l’intervento neurochirurgico (Szelenyi et al., 2010). Se la
stimolazione elettrica determina un errore nella performance del paziente si deduce che quel
particolare fascio è verosimilmente deputato al controllo della funzione linguistica che il task
richiede e valuta. Anche in questo caso le deduzioni vanno fatte ed interpretate con molta cautela,
ma è necessario continuare in questo senso con gli studi che prevedono l’adozione di questa
metodologia in quanto molto ancora si dovrà studiare del ruolo svolto dai fasci sottocorticali per le
funzioni linguistiche. La stimolazione elettrica intraoperatoria, difatti, presenta notevoli vantaggi
ma anche svantaggi. Sicuramente la precisione del metodo in termini spaziali e funzionali, è l’unico
modo per studiare in vivo il cervello degli esseri umani durante l’esecuzione di compiti specifici,
rappresenta un grosso vantaggio in ambito neuroscientifico. Il principale svantaggio riguarda,
invece, che non può attingere a precisi punti di riferimento per stabilire dove comincia e dove
finisce il fascio di fibre, inoltre, solo in pochi casi è possibile adottare questa metodologia in quanto
affinchè un paziente possa sostenere un intervento in awake deve possedere alcune caratteristiche
28
cognitive, emotive e personologiche che gli permettano di reggere il carico di stress emotivo che
sicuramente la situazione comporta.
A fronte di tutti i vantaggi e svantaggi che ogni metodo porta con sè, l’integrazione di queste
metodologie con i metodi di studio e mapping preoperatorio delle funzioni linguistiche (di seguito
una descrizione della nTMS), laddove possibile, nei prossimi anni contribuirà significativamente
alla comprensione della neurobiologia dei processi cognitive in oggetto.
Stimolazione magnetica transcranica navigata (nTMS) per lo studio ed il mapping
preoperatorio delle funzioni linguistiche in pazienti neurochirurgici: un nuovo metodo clinico
Come già anticipato precedentemente la nTMS in ambito neurochirurgico per lo studio pre-
operatorio dell’organizzazione funzionale corticale delle funzioni linguistiche dei pazienti affetti da
tumori cerebrali che interessano le aree perisilviane e, più in generale, i network principalmente
coinvolti nei processi di interesse, si sta sempre di più affermando come affidabile e attendibile
metodo che fornisce dati decisivi per il planning preoperatorio. Il motivo di tale diffusione e
attendibilità riguarda il fatto che il principio di funzionamento della nTMS è simile a quello della
stimolazione elettrica intraoperatoria, che rappresenta il gold standard ma, come detto, non sempre
eseguibile. La nTMS, infatti, scarica una corrente magnetica che interferisce con una precisa area
corticale durante l’esecuzione di un task. Se il paziente commette degli errori è possibile dedurre
che quell’area è coinvolta in quel processo linguistico che il task si propone di indagare; l’area
corticale è virtualmente e transitoriamente danneggiata come a voler simulare quello che
accadrebbe durante la stimolazione elettrica intraoperatoria ma attraverso un metodo non invasivo e
secondo una logica di causa-effetto. Gli errori elicitati possono essere speech-arrest, parafasie
fonologiche o semantiche, anomie, neologismi, ecc. La più possibile precisione spaziale è garantita
dal modello in 3D del cervello del paziente in oggetto che il sistema genera dai dati di RMI
acquisiti. La stimolazione a singolo impulso si esegue per il mapping preoperatorio delle funzioni
29
motorie (corteccia motoria), il mapping di aspetti linguistici si esegue tramite stimolazione ripetitiva,
la procedura è descritta nel cap.1.
A fronte dei vantaggi e del crescente utilizzo della nTMS in ambito neurochirurgico, anche questo
metodo presenta alcuni limiti e svantaggi che il clinico che la utilizza deve tenere in considerazione.
I pazienti generalmente faticano a rilassarsi e questo può comportare rumore al segnale
elettromiografico che a sua volta può essere causa di falsi positivi. I pazienti molte volte risultano
essere poco collaboranti o non collaboranti pertanto l’esame è nullo. Per ovviare a questo problema
è indispensabile condurre un colloquio prima, durante e dopo l’esame con il paziente per cercare di
stabilire un ottimale livello di collaborazione e di fiducia nei confronti del clinico. Inoltre, l’esame
ha ragione di essere eseguito solo se il paziente è stato precedentemente sottoposto a valutazione
neuropsicologica che escluda la presenza di deficit cognitivi. Generalmente l’esame risulta essere,
con i dovuti accorgimenti come esposto, fattibile e non particolarmente lungo o stressante. Anche in
questo caso va sottolineato che le variabili individuali dei pazienti giocano un ruolo fondamentale.
Rispetto ai risultati ottenuti, come precedentemente esposto tramite una analisi degli errori che
esegue il clinico esperto di linguaggio comparando la performance del paziente durante la fase di
baseline con quella durante la fase di stimolazione ripetitiva corticale, va inoltre sottolineato che
sono, in definitiva, il risultato di una valutazione ed interpretazione del clinico e pertanto non verità
assoluta; inoltre, gli errori elicitati possono non essere diretta conseguenza della stimolazione ma di
altri fattori come la stanchezza del paziente o più semplicemente delle disartrie. L’esperienza e una
accurata formazione del clinico possono ridurre le problematicità legate a questo metodo.
Studi scientifici sul linguaggio condotti tramite nTMS in ambito neurochirurgico
Nel 2011 è stato pubblicato il primo lavoro scientifico sull’utilizzo della nTMS per il mapping delle
abilità linguistiche (Lioumis et al., 2011). Gli autori presentano e descrivono la metodologia, il
device ed il setting proponendo al contesto una prima classificazione degli errori linguistici
30
utlizzabile per questa metodologia. Lo studio vede solo quattro soggetti sani come partecipanti ma
propone per la prima volta la procedura per l’utilizzo clinico di questo strumento per il mapping
preoperatorio dell’abilità di denominazione in pazienti neurochirurgici. La nTMS per il mapping
neurochirurgico mostra una significativa affidabilità ed attendibilità se confrontata con la DCS
(Picht et al., 2013); inoltre, il mapping funzionale preoperatorio delle capacità motorie e abilità
linguistiche condotto tramite la combinazione nTMS e DTI aumenta il numero e l’attendibiltà di
dati corticali-sottocorticali utilizzabile per una migliore progettazione del piano chiarurgico e per
una resezione massima della lesione tumorale (Raffa et al., 2017), inoltre, i pazienti sottoposti a
mapping preoperatorio mostrano un outcome funzionale migliore rispetto a quelli non sottoposti
(Frey et al., 2014). Il mapping preoperatorio del linguaggio condotto su pazienti affetti da tumore
cerebrale che invade le aree perisilviane se confrontato con quello eseguito su soggetti volontari
mostra una significativa riorganizzazione funzionale dei network corticali (Rosler et al., 2014) e se
eseguito su entrambi gli emisferi dei pazienti con tumore cerebrale mostra un recrutamento
significativo delle aree linguistiche omologhe controlaterali suggerendo uno shift delle abilità di
denominazione (Krieg et al., 2011). È stata indagata la rappresentazione corticale delle funzioni
linguistiche in soggetti mancini (Tussis et al., 2016) e i network coivolti nelle funzioni linguistiche
dell’emisfero destro di soggetti sani destrimani (Sollman et al., 2014). Diversi studi sono stati
condotti tramite nTMS utilizzando tasks semantici differenti dimostrando il coinvolgimento di aree
corticali differenti per la denominazione di oggetti versus la denominazione di azioni (Hernandez-
Pavon et al., 2014); La combinazione del mapping tramite nTMS e tramite fMRI aumenta la
sensibilità e l’attendibilità dei risultati preoperatori e correla significativamente con la DCS (Ille et
al., 2015). Ed ancora, uno studio recentissimo condotto tramite nTMS e DTI in soggetti sani mostra
la significativa relazione tra le aree corticali essenziali per il linguaggio ed il fascicolo arcuato (Lin
et al., 2017); la nTMS via via si comincia ad utilizzare anche per il mapping preoperatorio di
31
funzioni cognitive diverse da quelle linguistiche, come il riconoscimento di volti (Maurer at al.,
2017) l’attenzione visuo-spaziale (Giglhuber et al., 2017) abilità di calcolo (Maurer et al., 2016) la
scrittura (Vidakovic et al., 2015) memoria visiva immediata (Kraft et al., 2015).
Conclusioni
Nonostante alcuni limiti precedentemente descritti, la nTMS si mostra, ad oggi, un valido ed
affidabile strumento per il mapping preoperatorio delle funzioni linguistiche in pazienti affetti da
tumore cerebrale che interessa le aree perisilviane, ovviamente buoni risultati in termini clinici e di
ricerca si possono ottenere solo se dietro ci sta un pensiero critico e metodologicamente corretto e
coerente di chi ne fa utilizzo. Anche la sovrapponibilità dei dati ottenuti con quelli che si ottengono
tramite DCS, senza essere invasivo, fa della nTMS uno strumento in crescente uso nei contesti
neurochirurgici. Inoltre, il crescente uso combinato nTMS e DTI fa di questo protocollo un metodo
promettente per la comprensione future in chiave connettomica del linguaggio. Queste connessioni
sono suscettibili di crescente comprensione se attraverso la nTMS si passa via via da uno studio
globale del linguaggio (inteso solo in termini di capacità di denominazione; come già visto nella
stragrande maggioranza degli studi si utilizza solo object naming task) ad uno studio delle sub-
componenti dei fenomeni linguistici, come i vari aspetti della semantica, dell’elaborazione
fonologica, della lettura, della scrittura e così via. Si dovrà ancora molto lavorare per migliorare
questa metodologia in termini sia di parametri di stimolazione sia di costruzione ed
implementazione di nuovi tasks cognitivi e linguistici che permettano una maggiore e più fine
comprensione dei processi indagati. Gli obiettivi futuri riguardano, infatti, un utilizzo della nTMS
in combinazione con altri metodi di brain mapping che permetta maggiore precisione e affidabilità
della metodologia per la pianificazione preoperatoria e la tutela delle funzioni linguistiche e
maggiore comprensione delle connessini cortico-sottocorticali sottese ai diversi aspetti, o sub-
componenti, del linguaggio.
32
CORRELATI CORTICALI PER LA DENOMINAZIONE DI OGGETTI-VIVENTI E
OGGETTI-NON VIVENTI: STUDIO CLINICO DELLE FUNZIONI LINGUISTICHE
TRAMITE STIMOLAZIONE MAGNETICA TRANSCRANICA NAVIGATA (nTMS) IN
PAZIENTI AFFETTI DA TUMORE CEREBRALE IN AREE ELOQUENTI.
Introduzione
Le attuali teorie che spiegano i processi di produzione e comprensione linguistica coinvolgono dei
network corticali e sottocorticali davvero molto complessi soprattutto dell’emisfero sinistro del
cervello (Hickok and Poeppel, 2004). Questi complessi correlati anatomici si occupano sia della
primaria integrazione di informazioni uditive, motorie e visive per poi passare ad un livello
maggiormente complesso di elaborazione dei simboli linguistici; la rete di connessioni corticali-
sottocorticali può intendersi rappresentata da due vie: la “via ventrale” che si occupa primariamente
dei processi di elaborazione semantica e la “via dorsale” che si occupa dei processi di elaborazione
fonologica e articolatori del linguaggio. Posizioni altrettanto moderne suggeriscono una sostanziale
sovrapposizione e quasi indifferenziazione delle reti corticali e sottocorticali deputate
all’elaborazione percettiva ed ai processi di comprensione linguistica e che la parte anteriore del
giro frontale inferiore (aIFG), contrariamente al classiche teorie a partire da Broca-Wernicke,
svolge anch’essa un ruolo cruciale nei meccanismi di elaborazione semantica. Uno studio tramite
TMS ha infatti dimostrato che la stimolazione del aIFG ritarda la performance dei soggetti ad un
compito di decisione semantica e non a quelli di percezione linguistica (Devlin et al., 2003). Inoltre,
sono sempre di più i dati in letteratura scientifica che supportano l’ipotesi “dell’embodied semantics”
che dice che la comprensione di parole o frasi che indicano azioni o movimento e la denominazione
di esseri viventi in grado di compiere movimenti attivano i circuiti neuronali richiesti per
l’esecuzione dei movimenti stessi, confermando ancora di più il ruolo cruciale svolto per i processi
semantici e di comprensione dal aIFG e rafforzando il legame tra corteccia motoria e linguaggio e
33
movimento e linguaggio (Mahon BZ, Caramazza A, 2008). Ed ancora, diversi dati in letteratura
scientifica evidenziano che le conoscenze semantiche categoria-specifica per diverse entità sono
organizzate in strutture di reti neuronali e anatomiche dedicate del cervello umano (Damasio et al.,
1996, 2004). Infatti, diversi autori hanno mostrato dei deficit specifici nella ricognizione e
denominazione visiva di alcuni oggetti come animali, frutta, vegetali ed esseri umani, che rientrano
nella categoria cosiddetta degli “oggetti-viventi” e deficit specifici per la ricognizione e
denominazione visiva di oggetti costruiti dall’uomo ed utelsili di vario uso, come posate, vestiti,
mezzi di locomozione, facenti parte della categoria “oggetti-non viventi” (Damasio, 1990; De Renzi
and Lucchelli, 1994; Hillis and Caramazza, 1991; Sartori et al., 1993; Silveri and Gainotti, 1988;
Warrington and McCarthy, 1994; Warrington and Shallice, 1984). Ciò sta a significare che le
conoscenze rispetto alle cose viventi e non viventi sono anatomicamente segregati in dei moduli
indipendenti che attraverso lo sviluppo filogenetico ed ontogenetico si differenziano attraverso le
modalità motorie e sensoriali che di volta in volta servono per apprendere il significato di un
oggetto sia esso vivente o non vivente che viene codificato in regioni corticali separate (teoria
sensori-funzionale) (Warrington and Shallice, 1984). In altre parole, filogeneticamente i correlati
neuro-anatomici del cervello umano rispetto alle conoscenze semantiche si sono organizzati e
specializzati in domini-specifici in relazione alla modalità alle volte preminentemente sensoriale ed
alle volte preminentemente motoria che l’oggetto stesso richiede per poter assumere un significato
ed essere riconosciuto. Damasio più di ogni altro autore si è occupato degli studi scientifici e
sperimentali in ambito neuroscientifico sui correlati neuroanatomici delle categorie semantiche; in
particolare egli suggerisce, sulla base dei risultati di studi di neuroimaging funzionale condotti con
soggetti normali e con pazienti cerebrolesi che i livelli lessicale e semantico delle parole sono
organizzati in categorie specifiche e dipendono da porzioni segregate e distinte della corteccia del
lobo temporale dell’emisfero sinistro (Damasio et al., 1996). In uno studio recentissimo condotto in
34
ambito neurochirurgico attraverso l’utilizzo della stimolazione elettrica corticale diretta (DCS)
durante interventi di asportazione di tumore con pazienti svegli ci si è posti l’obiettivo di indagare i
correlati neuroanatomici ed i fasci di fibre coinvolti nella denominazione di oggetti-viventi e
oggetti-non viventi (Giussani et al., 2011). I risultati dimostrano un significativo coinvolgimento
delle aree posterolaterali della corteccia temporoparietale dell’emisfero sinistro per la
denominazione di oggetti appartenenti alla categoria non viventi.
La stimolazione magnetica transcranica navigata (nTMS) è stata utilizzata per la prima volta per
studiare attraverso mapping preoparatorio di pazienti affetti da tumori delle aree eloquenti per il
linguaggio le aree corticali specifiche per la denominazione di oggetti-viventi e oggetti-non viventi.
L’ipotesi di ricerca è che le aree frontali e motorie siano maggiormente coinvolte nella
denominazione di oggetti-viventi, in quanto, la modalità di apprendimento e riconoscimento è
prevalentemente motoria (teoria sensori-funzionale) (Warrington and Shallice, 1984) e che le aree
posterolaterali della corteccia temporoparietale dell’emisfero sinistro siano maggiormente coinvolte
nella denominazione di oggetti-non viventi, come già dimostrato precedentemente (Giussani et al.,
2011), aspettandoci dunque una dissociazione tra aree corticali anteriori e motorie e quelle
posteriori e temporali.
Per testare questa ipotesi sono stati sottosposti a mapping preoperatorio delle aree corticali
dell’emisfero sinistro pazienti affetti da tumori cerebrali ricoverati presso la Clinica
Neurochirurgica del Policlinico di Messina.
Inoltre, i risultati del mapping sono stati utilizzati intraoperatoriamente per ottimizzare la resezione
chirurgica e prevenire l’insorgenza di deficit linguistici post-operatori; per tale ragione è stato anche
eseguito un assessment neuropsicologico pre e post-operatorio.
I risultati sono discussi di seguito.
35
Materiali e metodi
Pazienti
Sono stati arruolati 38 pazienti affetti da tumore cerebrale che interessa le aree perisilviane
dell’emisfero sinistro e le aree suscettibili di funzioni linguistiche, e trattati chirurgicamente presso
la Clinica Neurochirurgica del Policlinico Universitario di Messina da Ottobre 2014 a Luglio 2017.
I criteri di inclusione erano età ≥ 18 anni, tumore cerebrale che interessa le aree perisilviane
dell’emisfero sinistro. I criteri di esclusione erano: età < 18 years, controindicazioni generali
all’esame di MRI e nTMS (pacemaker, impianto cocleare, protesi non compatibili con MRI, crisi
convulsive non trattabili, ecc.). L’Edinburgh Handedness Inventory (EHI) (Knecht, et al., 2000;
Oldfield, 1971) è stato somministrato per valutare la preferenza manuale dei pazienti. Questo studio
è stato eseguito secondo il Codice Etico dell’Associazione Medica Mondiale (Dichiarazione di
Helsinki). Tutti i pazienti coinvolti nello studio hanno firmato il consenso informato.
Disegno di ricerca
Tutti i pazienti ricoverati presso la Clinica Neurochirurgica del Policlinico Universitario G. Martino
di Messina dal 2014 al 2017 e affetti da tumore cerebrale dell’emisfero sinistro in aree perisilviane
e suscettibili di funzioni linguistiche sono stati sottoposti a valutazione neuropsicologica tramite
Mini Mental State Examination (M.M.S.E.); Repeatable Battery for Assessment of
Neuropsychological Status (RBANS); Stroop Color Word Test, Beux Barrage, Frontal Assessment
Battery (F.A.B.), Western Aphasya Battery (WAB); Edinburgh Handedness Inventory con
l’obiettivo di valutare il funzionamento cognitivo globale, la preferenza manuale e l’eventuale
presenza di deficit linguistici. Successivamente sono stati sottoposti a mapping preoperatorio delle
abilità di denominazione tramite nTMS durante l’esecuzione di un task di object naming. A tal
proposito il task, visto l’obiettivo di ricerca, si componeva di 100 items, oggetti appartenenti per
metà alla categoria degli oggetti-viventi e metà alla categoria degli oggetti-non viventi. I risultati del
36
mapping sono stati utilizzati con una duplice finalità: la prima clinica, in quanto i dati forniti dal
mapping hanno svelato la reale eloquenza della lesione per le abilità linguistiche, ovvero si è
osservato se il tumore risultava coincidere con i network corticali preposti alle funzioni linguistiche,
limitrofo ad essi o lontano da essi. In relazione all’eloquenza del tumore i dati ottenuti tramite
nTMS preoperatoria hanno indirizzato la progettazione dell’intervento ed anche l’esecuzione
dell’intervento attraverso il loro trasferimento in sala operatoria tramite sistema di
neuronavigazione. Il secondo obiettivo, conoscitivo, è stato quello di analizzare i risultati ottenuti
secondo la natura dell’item (vivente/non-vivente) e di verificare l’ipotesi di ricerca. I pazienti sono
stati tutti sottoposti a intervento neurochirurgico di resezione tumorale. Una nuova valutazione
neuropsicologica è stata condotta ad 1 mese dopo l’intervento.
Mapping tramite nTMS
Tutti i pazienti prima del mapping tramite nTMS sono stati sottoposti a MRI, ed è stata utilizzata
una 3 Tesla magnet (Achieva 3T, Philips Medical Systems, The Netherlands) per ottenere immagini
pesate T1, utilizzate per ottenere una ricostruzione multiplanare (MPR) (FS=3, TR/repetition time
=8.1, TE/echo time = 3.7); 3D FLAIR-VISTA / liquido attenuato recupero inversione volumetrica
acquisizione isotropica T2w (FS = 3, TR = 8000, TE = 331.5 / 7); tutte le sequenzze MPR pesate T1
sono state importate nel sistema della nTMS (NBS system 4.3 - Nexstim Oy, Elimäenkatu 9 B,
Helsinki, Finland) per il mapping del linguaggio; tale mapping è stato condotto tramite protocollo di
seguito descritto: si è proceduto con una stimolazione a singolo impulso per poter calcolare il
Resting Motor Threshold (RMT), come precedentemente descritto dal nostro gruppo (Conti, et al.,
2014). Dopo il mapping del linguaggio è stato eseguito tramite stimolazione ripetitiva con coil a
forma di otto ventilato con l’obiettivo di elicitare errori linguistici grazie alla lesione virtuale e
transitoria che la stimolazione crea (Pascual-Leone, et al., 1999; Pascual-Leone, et al., 2000). La
stimolazione delle aree corticali dell’emisfero sinistro suscettibili di funzioni linguistiche è stata
37
condotta durante l’esecuzione di un task di object naming composto da 100 items in bianco e nero
raffiguranti oggetti di uso comune, animali, vegetali ed esseri umani. Gli items, come
precedentemente specificato, per valutare la nostra ipotesi di ricerca potevano essere suddivisi in
due distinte categorie: oggetti viventi, per esempio gatto, cane, uomo, donna, bambino; oggetti non
viventi, per esempio tromba, pacco, moneta, martello, sedia. Le figure erano presentate secondo
modalità casuale tramite monitor al paziente che aveva il compito di denominarle. Tre esercitazioni
di base-line venivano eseguiti dal paziente con lo stesso task ma in assesnza di stimolazione.
Durante il base-line, il neurospicologo che aveva precedetemente informato il paziente rispetto alle
modalità di esecuzione del mapping ed agli obiettivi (nonchè aveva stabilito anche un sufficiente
livello di collaborazione e tranquillità), eliminava tutti quegli items non correttamente denominati
dal paziente così da lasciare solo quelli immediatamente riconosciuti ed adeguatamente denominati.
Il base-line ha, infatti, come obiettivo quello di allenare il paziente e di selezionare tutti gli items
adeguati per la fase di stimolazione suscettibili di errore linguistico per causa della lesione virtuale
indotta e non per ragione proprie del paziente. Dunque, sono state stimulate tramite nTMS ripetitiva
le aree corticali dell’emisfero sinistro perisilviane e suscettibili di funzioni linguistiche secondo I
modelli più recenti (cap. 2). I parametri della stimolazione ripetitiva sono stati inizialmente
costituiti da treni nTMS composti da 5 impulsi a 5 Hz con un'intensità del 100% del RMT; se non si
osservavano errori, aumentavamo progressivamente il numero di impulsi e la frequenza a 7 impulsi
e infine fino a 10 impulsi a 10 Hz. Se ancora non si osservavano errori linguistici aumentavamo
l'intensità di stimolazione a 110-120% di RMT. Al contrario, in caso di disagio durante la
stimolazione, l'intensità era progressivamente abbassata al 90-80%. Il tempo di visualizzazione
dell'immagine era di 1 secondo, l'intervallo tra la presentazione dell'immagine era di 3 secondi e il
nTMS è stato impostato per iniziare con la stimolazione simultaneamente con la presentazione
dell'immagine sul monitor (Krieg, et al., 2014). Sia la fase di base-line sia la fase di stimolazione
38
ripetitiva durante il task venivano videoregistrate da una telecamera posta sopra al monitor per
l’analisi offline degli errori commessi dal paziente.
Analisi offline del mapping del linguaggio tramite nTMS
L'analisi off-line delle risposte è stata eseguita da due neuropsicologi esperti che sono stati formati
per distinguere sei categorie di errori (Corina, et al., 2010): parafasie semantiche, circonlocuzioni,
parafasie fonologiche, neologismi, errori di performance e errori di risposta. Abbiamo inoltre
raggruppato i diversi tipi di errori in tre categorie più generali: errori di performance (neologismi,
esitazioni, errori di risposta), errori semantici (parafasi semantiche, circonlocuzioni) e errori
fonologici (parafasi fonologiche). Ciò ha consentito una migliore visualizzazione della mappa
corticale proiettata sulla ricostruzione MRI 3D secondo una classificazione codificata a colori:
bianco per gli errori di performance, rosso per gli errori semantici e giallo per errori fonologici.
Un’ulteriore analisi degli errori è stata eseguita adottando come criterio la natura dell’item non
correttamente denominato, se vivente gli errori sono stati segnati sulla mappa corticale in rosso, se
non vivente gli errori sono stati segnati in bianco.
Durante la mappatura, tutti i siti corticali vicini all'area perisilvia sono stati stimolati tre volte.
Abbiamo considerato un sito corticale come eloquente per il linguaggio quando almeno 2 delle 3
stimolazioni hanno causato un errore linguistico. La segmentazione corticale dell'emisfero
dominante è stata definita secondo il sistema di parcellazione corticale (CPS) descritto da Corina et
al (2005) (Fig. 4).
39
Figura4ParcellizzazionecorticalesecondoCorina
La distribuzione degli errori è stata espressa come percentuale di errore % (ER) per singolo dominio
di prova (numero di errori / prove complessive di stimolazione). Abbiamo analizzato la
distribuzione degli errori secondo la suddetta classificazione di tre categorie (errori di performance,
semantici e fonologici); successivamente abbiamo analizzato gli errori secondo il criterio delle
classi di items viventi e non viventi (rosso viventi, bianco non viventi).
Planning preoperatorio e valutazione del rapporto rischio/beneficio della chirurgia
I risultati della mappatura corticale tramite nTMS sono stati importati nel sistema di
neuronavigazione per la valutazione del rapporto rischio / beneficio chirurgico. La visualizzazione
della rete linguistica corticale è stata utilizzata per scegliere la strategia chirurgica ottimale
individualizzata, con l'obiettivo di ottenere una resezione massima e sicura delle lesione
minimizzando il rischio di deficit postoperatori. I tumori sono stati considerati eloquenti se uno o
più punti corticali che durante la nTMS ripetitiva hanno elicitato errori linguistici si
sovrapponevano alla lesione.
40
Trattamento neurochirurgico
La chirurgia è stata eseguita in anestesia generale. In tutti i casi, la dimensione della craniotomia è
stata guidata dai dati ottenuti tramite mappatura nTMS preoperatoria, minimizzando così
l'esposizione cerebrale e la durata dell’intervento chirurgico. Durante la chirurgia, le informazioni
funzionali fornite dalla mappatura del linguaggio tramite nTMS sono stati visualizzati sul sistema di
neuronavigazione, per un supporto continuo nella guida della resezione tumorale.
Assessment neuropsicologico postoperatorio
Una nuova valutazione neuropsicologica è stata eseguita con tutti i pazienti un mese dopo
l’intervento neurochirurgico di resezione tumorale, utilizzando lo stessa batteria di test
precedentemente descritta, con l’obiettivo di valutare l’utilità del mapping preoperatorio del
linguaggio per la prevenzione dei deficit linguistici e, più generale, neuropsicologici postoperatori.
Analisi statistica
È stata condotta una’analisi statistica descrittiva delle caratteristiche socio-demografiche dei
pazienti, dei dati ottenuti dal mapping tramite nTMS dei pazienti sia per il tipo di errore linguistico
commesso sia per gli errori relativi alle due classi semantiche considerate, dei risultati
all’assessment neuropsicologico preoperatorio e postoperatorio. Inoltre, è stata condotta un’analisi
statistica parametrica dei risultati ottenuti tramite nTMS durante mapping preoperatorio delle
funzioni linguistiche con il test ANOVA per individuare: quale tipo di errore si commette con
frequenza statisticamente significativa; le aree corticali statisticamente significative per tipo di
errore (semantico, fonologico, performance). Il test di ANOVA è stato inoltre utilizzato per indicare
quale classe di oggetti da denominare (viventi/non-viventi) elicita maggiori errori, in quali aree
della corteccia con significatività statistica si elicitano maggiori errori per gli oggetti viventi e per
gli oggetti non-viventi; considerando la teoria sensori-funzionale (Warrington and Shallice, 1984) il
test di ANOVA è stato utilizzato per calcolare se esiste una differenza statisticamente significativa
41
tra le aree frontali e motorie per l’elicitazione di errori per gli oggetti viventi e le aree posteriori e
temporali per l’elicitazione di errori per gli oggetti non-viventi. Anche le differenze dei punteggi ai
test neuropsicologici in fase preoperatoria e postoperatoria sono state analizzate tramite ANOVA.
Le analisi sono state eseguite tramite l’utilizzo di software SPSS (IBM Corp. Released 2016. IBM
SPSS Statistics for Windows, Version 24.0. Armonk, NY: IBM Corp.).
Risultati
Pazienti
Sono stati arruolati 38 pazienti (29 M- 9 F; età m 56.22 DS ± 15.2; scolarità m 12.23±3 ) afferenti
alla Clinica Neurochirurgica del Policlinico Universitario di Messina affetti da tumore cerebrale
dell’emisfero sinistro in aree perisilviane o suscettibili di funzioni linguistiche. Tutti i pazienti erano
monolingua (lingua madre: italiano) e destrimani al EHI, le caratteristiche socio-demografiche e
cliniche dei pazienti sono descritte nella Tabella 1.
PAZIENTE SESSO ETÀ SCOLARITÀ TUMORE LOCALIZZAZIONE DEFICIT LINGUAGGIO
P1
M 69 13 NO
P2 M 37 13 ASTROCITOMA II WHO
FRONTALE NO
P3 M 34 8 ASTROCITOMA II WHO
TEMPORALE NO
P4 M 62 8 GLIOBLASTOMA IV WHO
FRONTO-INSULARE
NO
P5
M 13 NO
P6 F 73 13 GLIOBLASTOMA IV WHO
FRONTO-TEMPORALE
NO
P7 M 77 13 GLIOBLASTOMA IV WHO
TEMPORO-INSULARE
NO
P8
M 74 13 GLIOBLASTOMA IV WHO
FRONTALE NO
P9
M
18
13
NO
P10 M 40 13 GLIOBLASTOMA IV WHO
FRONTO-OPERCOLARE
NO
P11 M 47 16 GLIOBLASTOMA IV WHO
FRONTO-INSULARE
NO
P12 M 41 16 EMANGIOBLASTOMA 1 WHO
FRONTALE NO
P13 M 46 16 GLIOBLASTOMA IV WHO
PARIETALE NO
P14 F 75 8 FRONTO- NO
42
OPERCOLO-PARIETALE
P15 F 35 13 GLIOBLASTOMA IV WHO
FRONTO-TEMPORALE
NO
P16 M 52 13 GLIOBLASTOMA IV WHO
NO
P17 M 56 13 GLIOBLASTOMA IV WHO
NO
P18 M 65 19 GLIOBLASTOMA IV WHO
FRONTALE NO
P19 F 62 13 ASTROCITOMA II WHO
NO
P20 M 13 GLIOBLASTOMA IV WHO
NO
P21 M 64 8 GLIOBLASTOMA IV WHO
TEMPORO-PARIETALE
NO
P22
M 68 8 FRONTALE NO
P23
M 77 8 NO
P24 M 52 19 ASTROCITOMA ANAPLASTICO III
WHO
FRONTALE NO
P25 M 71 8 GLOBLASTOMA IV WHO
TEMPORO-PARIETALE
NO
P26 F 68 13 ASTROCITOMA III WHO
NO
P27 M 42 13 GLIOBLASTOMA IV WHO
NO
P28 M 13 GLIOBLASTOMA IV WHO
NO
P29
F 50 13 NO
P30 M 48 13 ASTROCITOMA II WHO
PARIETALE NO
P31 M 62 8 ASTROCITOMA III WHO
TEMPORO-INSULARE
NO
P32 M 64 8 GLIOBLASTOMA IV WHO
TEMPORO-INSULARE
NO
P33 F 43 13 ASTROCITOMA II WHO
FRONTALE NO
P34 F 77 8 ASTROCITOMA II WHO
TEMPORALE NO
P35 F 56 13 ASTROCITOMA ANAPLASTICO II
WHO
FRONTALE NO
P36 M 42 13 ASTROCITOMA II WHO
TEMPORALE NO
P37 M 49 13 ASTROCITOMA II WHO
NO
P38 M 73 13 CARCINOMA A CELLULE DI MERKEL
FRONTALE NO
Tabella1datisocio-demograficieclinicideipazientI
Mapping del linguaggio tramite nTMS ripetuta
I risultati del mapping delle funzioni linguistiche tramite nTMS ripetuta espressi tramite percentuale
sul totale delle stimolazioni mostrano, in generale, che le aree corticali dove si osserva maggiore
43
elicitazione di errori sono: opIFG (opercolar Inferior Frontal Gyrus), vPrG (ventral Precentral
Gyrus), vPoG (ventral post-central Gyrus), aSMG (anterior supra-marginal Gyrus) e aSTG (anterior
Superior Temporal Gyrus).
Figura5Areecorticalicheelicitanounmaggiornumerodierrorilinguistici(performance,semantici,fonologici)
Nello specifico, considerando i valori che vanno da <10% a ≥ 10% sul totale per tipologia di errore
(performance, semantico, fonologico), si osserva che: per gli errori di performance le aree corticali
maggiormente interessate sono: aSMG (0,50%) opIFG (0,82%) vPoG (0,54%) vPrG (0,91%) anG
(0,22%) aSTG (0,21%) mPoG (0,22%) mPrG (0,17%) mSTG (0,22%) pMFG (0,16%) pSMG
(0,14%) pSTG (0,16%) trIFG (0,25%). Per gli errori semantici sono: aSMG (0,24%) opIFG (0,50%)
vPoG (0,22%) vPrG (0,82%) aSTG (0,09%) mPoG (0,11%) mPrG (0,11%) mSTG (0,11%) pMFG
(0,16%) pSMG (0,09%) pSTG (0,09%) trIFG (0,12%). Per gli errori fonologici sono: opIFG
(0,18%) vPoG (0,07%) vPrG (0,12%) anG (0,03%) aSMG (0,03%) pSMG (0,03%) tfIFG (0,03%).
44
Figura6AreecorticalicheelicitanoilmaggiornumerodierroridiPerformance
Figura7AreecorticalicheelicitanomaggiornumerodierroriSemantici
Figura8AreecorticalicheelicitanomaggiornumerodierroriFonologici
L’analisi della varianza per misure ripetute ha messo in evidenza differenze statisticamente
significative tra le varie tipologie di errori (performance, semantico, fonologico)
F (2,72)= 16.14 p=< .01 np2 =.31.
45
Nello specifico l’analisi post-hoc nei confronti semplici attraverso la correzione di Bonferroni ha
messo in evidenza che sono più facilmente elicitabili gli errori di tipo performance, rispetto agli
errori semantici (p<.01) e fonologici (p<.01) e più errori di tipo semantico rispetto a quelli di tipo
fonologico (p<.01).
Rispetto alle porzioni corticali secondo la parcellizzazione introdotta da Corina et al. (2005) in cui
si sono elicitati errori sia di tipo performane, sia di tipo semantico e fonologico con una frequenza
superiore al 5% rispetto a tutte le altre porzioni corticali, nello specifico: opIFG, vPrG, vPoG,
aSMG, l’analisi della varianza per misure ripetute ha messo in evidenza che non esiste una
differenza statisticamente significativa fra le aree per i punteggi di performance
F (3,111) = 1.36, p=.26, np2 =.04.
Inoltre non esiste una differenza statisticamente significativa per gli errori fonologici
F (2,74) = .74, p=.48, np2 = .02.
L’analisi ANOVA ha, invece, messo in evidenza che esiste una differenza statisticamente
significativa tra le porzioni corticali considerate (opIFG, vPrG, vPoG, aSMG) nell’elicitazione degli
errori di tipo semantico F (3,111) = 3.52, p = .02, np2 = .09. Nello specifico, l’analisi post-hoc nei
confronti semplici ha messo in evidenza che è statisticamente significativo che la stimolazione
ripetuta dell’area vPrG eliciti maggiori errori di tipo semantico rispetto all’area aSMG (p=.04) e
rispetto all’area vPoG (p=.03).
46
Figura9Porzionecorticalecoinvoltasignificativamentenell'elicitazionedierroriSemantici
Denominazione oggetti-viventi vs. oggetti-non viventi
I risultati del mapping delle funzioni linguistiche tramite nTMS ripetuta espressi tramite percentuale
sul totale delle stimolazioni mostrano, in generale, che le aree corticali dove si osserva maggiore
elicitazione di errori sono: opIFG (opercolar Inferior Frontal Gyrus), vPrG (ventral Precentral
Gyrus), vPoG (ventral post-central Gyrus), aSMG (anterior supra-marginal Gyrus) e aSTG (anterior
Superior Temporal Gyrus).
Figura10Areecorticalicoinvoltenell'elicitazionedelmaggiornumerodierrorididenominazioneperoggetti-viventieoggetti-nonviventi
47
Nello specifico, considerando i valori che vanno da <10% a ≥ 10% sul totale per classe semantica
(oggetti-viventi vs. oggetti-non viventi) si osserva che: per gli oggetti-viventi le aree che hanno
elicitato il maggior numero di errori sono: aSMG (0,09%) aSTG (0,11%) opIFG (0,25%) vPoG
(0,18%) vPrG (0,32%) aMTG (0,05%) anG (0,07%) dPrG (0,04%) mPoG (0,04%) mPrG (0,04%)
pMTG (0,04%) trIFG (0,04%). Per gli oggetti-non viventi sono: aSMG (0,09%) opIFG (1,34%)
vPoG (0,74 %) vPrG (1,38%) anG (0,24%) aSTG (0,25%) mPoG (0,24%) mPrG (0,26%) mSTG
(0,29%) pMFG (0,29%) pSMG (0,25%) pSTG (0,25%) trIFG (0,34%)
Figura11Areecorticalicoinvoltenell'elicitazionedelmaggiornumerodierrorididenominazioneperoggetti-viventi
Figura12Areecorticalicoinvoltenell'elicitazionedelmaggiornumerodierrorididenominazioneperoggetti-nonviventi
48
L’analisi della varianza per misure ripeture ha evidenziato che esistono delle differenze
statisticamente significative tra gli errori di denominazione per oggetti-viventi ed errori di
denominazione per oggetti-non viventi elicitati durante nTMS ripetitiva F (1,37) = 47.92, p<.01,
np2 = .56. Nello specifico l’analisi post-hoc nei confronti semplici attraverso la correzione di
Bonferroni ha messo in evidenza che sono più facilmente elicitabili gli errori di denominazione per
gli oggetti- non viventi (p<.01) rispetto a quelli per gli oggetti viventi.
Non esiste una differenza statisticamente significativa per quanto riguarda le aree che hanno
elicitato un numero maggiore al 5% (opIFG, vPrG, vPoG, aSMG, aSTG) di errori di denominazione
per oggetti-viventi F (4,148) = 2.31, p = .06, np2 = .06. Allo stesso modo non esiste differenza
statisticamente significativa tra le aree che hanno elicitato un numero maggiore al 5% (opIFG, vPrG,
vPoG, aSMG) di errori di denominazione per oggetti-non viventi F (3,111) = 1.88, p = .14, np2
= .05.
È stato utilizzato, inoltre, il test ANOVA per valutare la significatività statistica dell’elicitazione di
errori di denominazione per gli oggetti-viventi nelle aree corticali frontali e motorie e l’elicitazione
di errori di denominazione per gli oggetti-non viventi nelle aree corticali temporoparietali posteriori.
Nello specifico, dall’analisi della varianza per misure ripetute per gli errori di denominazione della
categoria oggetti-viventi elicitati nelle porzioni corticali anteriori e posteriori (aSTG, dPoG, dPrG,
mPoG, mPrG, opIFG, vPoG, vPrG, aMFG, aSFG, mSFG, poIMFG, poISFG, pSFG, SPL, aITG,
aMTG, mMTG, mSTG, pITG, pMTG, pSMG, pSTG) si evidenzia una differenza statisticamente
significativa per le aree frontali e motorie nell’elicitazione di errori per oggetti-viventi rispetto alle
aree temporoparietali posteriori F (1,37) = 16.59, p<.01, np2 = .31.
Per contro, dall’analisi della varianza per misure ripetute per gli errori di denominazione della
categoria oggetti-non viventi elicitati nelle porzioni corticali anteriori e posteriori (aSTG, dPoG,
dPrG, mPoG, mPrG, opIFG, vPoG, vPrG, aMFG, aSFG, mSFG, poIMFG, poISFG, pSFG, SPL,
49
aITG, aMTG, mMTG, mSTG, pITG, pMTG, pSMG, pSTG) si evidenzia una differenza
statisticamente significativa per le aree temporoparietali posteriori nell’elicitazione di errori di
denominazione di oggetti-non viventi rispetto alle aree frontali e motorie F (1,37) = 39.83, p<.01,
np2 = .52.
Figura13Areefrontalicoinvoltenell'elicitazionedierrorididenominazioneperoggetti-viventi(inrosa)vs.areetemporo-parietaliposterioricoinvoltenell'elicitazionedierrorididenominazioneperoggetti-nonviventi(inverde).
Assessment neuropsicologico pre e post-operatorio
L’ANOVA per i punteggi ottenuti dai pazienti ai test neuropsicologici somministrati
preoperatoriamente e ad 1 mese postoperatorio non ha evidenziato delle differenze statisticamente
significative.
Tabella2Testneuropsicologicisomministratiaipazientipreepost-operatorio
Statistiche per campioni appaiati
Media Deviazione std.
Coppia 1 MMSE 23,967 4,90
MMSE 21,656 4,68
Coppia 2 STROOP 1 67,17 31,07
STROOP 1 91,33 45,50
Coppia 3 STROOP 2 132,67 96,31
50
STROOP 2 154,17 107,88
Coppia 4 STROOP 3 237,17 142,97
STROOP 3 302,17 208,48
Coppia 5 LISTA PAROLE 21,44 8,00
LISTA PAROLE 21,11 9,36
Coppia 6 MEMORIA PROSA 12,22 6,02
MEMORIA PROSA 11,78 6,32
Coppia 7 COPIA FIG.COMPL RAY 8,38 7,01
COPIA FIG.COMPL RAY 5,00 7,15
Coppia 8 ORIENTAM. LINEE 13,67 6,18
ORIENTAM. LINEE 9,33 5,02
Coppia 9 DENOMINAZIONE 9,56 1,33
DENOMINAZIONE 8,11 2,47
Coppia 10 FLUENZA SEMANTICA 11,22 3,15
FLUENZA SEMANTICA 10,89 5,11
Coppia 11 SPAN CIFRE 8,89 2,47
SPAN CIFRE 8,78 3,11
Coppia 12 ASSOCIAZIONE
SIMBOLI/NUMERI
22,22 12,26
ASSOCIAZ.
SIMBOLI/NUMERI
14,11 12,58
Coppia 13 RIEV. PAROLE 3,00 2,35
RIEV. PAROLE 3,22 3,15
Coppia 14 RICON. PAROLE 17,78 2,39
RICON. PAROLE 15,78 5,38
Coppia 15 RIEVOCAZ. PROSA 6,33 3,91
RIEVOCAZ. 4,89 3,10
Coppia 16 RIEVOCAZ.FIGURA DI
REY
6,50 7,01
RIEVOCAZ.FIGURA DI
REY
3,13 6,27
Coppia 17 DEUX BARRAGE 12,33 1,53
DEUX BARRAGE 11,33 3,06
Coppia 18 FAB 11,33 4,55
FAB 9,83 4,58
Tabella3ScaleWABsomministrateaipazientipreepost-operatorio
Statistiche per campioni appaiati
Media Deviazione std.
Coppia 1 spontaneous speech 14,88 6,69
51
spontaneousPOST 11,75 6,82
Coppia 2 auditory verbal comprehension 6,86 3,12
auditoryPOST 6,71 2,59
Coppia 3 Repetition 8,07 3,44
repetitionPOST 6,05 4,39
Coppia 4 naming and word finding 6,73 3,36
namingPOST 4,65 4,39
Coppia 5 aphasia quotient 73,08 32,01
aphasiaPOST 58,31 33,84
Discussione
Sin dal primo stusio condotto da Warrington and Shallice (1984) su solo 4 pazienti si è dimostrato
che il deficit di denominazione può interessare specifiche categorie semantiche come poi è stato
largamente dimostrato (Critchley, 1965; Geschwind and Fusillo, 1966; Lucchelli and De Renzi,
1992; Oxbury et al., 1969; Papagno and Capitani, 1998; Semenza and Zettin, 1988; Shallice and
Kartsounis, 1993). Una delle dissociazioni per categorie semantiche da sempre più descritta è quella
tra oggetti-viventi e oggetti-non viventi (Damasio, 1990; Hillis and Caramazza, 1991; Lucchelli and
De Renzi, 1992; Sartori et al., 1993; Silveri and Gainotti, 1988; Warrington and McCarthy, 1994;
Warrington and Shallice, 1984). Molti di questi studi sono dei single case report con pazienti affetti
da differenti lesioni di diverse estensioni.
Molti studi condotti tramite PET e fMRI hanno, inoltre, dimostrato che esistono delle disscociazioni
semantiche con rispettivo coinvolgimento di network corticali specifici per la denominazione di
persone, animali e artefatti (Chao and Martin, 2000; Chao et al., 2002; Okada et al., 2000;
Whatmough et al., 2002). Per contro, molti altri autori hanno evidenziato le incongruenze di questi
lavori scientifici sulle dissociazioni semantiche rispetto ai pattern neuronali coinvolti, agli stimoli
cognitivi utilizzati, alla consegna del compito, al baseline condotto ed alla frequente inappropriata
associazione tra il recupero delle conoscenze semantiche ed il recupero delle conoscenze lessicali
(Devlin et al., 2002; Joseph, 2001; Caramazza, 1996). In genereale, dunque, quello che emerge
52
dalla letteratura scientifica è che esiste una specializzazione di circuiti neuronali segregati per
differenti conoscenze semantiche legate a entità concrete ma che molto ancora è rimasto da
approfondire. Recentemente Damasio e collaboratori (Damasio et al., 1996), attraverso una lunga
serie di studi condotti, hanno affermato che il corretto recupero del nome di entità concrete
appartenenti a diverse categorie concettuali e semantiche dipende dal corretto funzionamento ed
integrità di aree corticali e regioni anatomiche separate. Egli, infatti, sostiene che non può esistere
un unico sistema semantico preposto al recupero del nome di tutte le entità appartenenti a tutte le
categorie, ma esistono diversi sistemi per diverse categorie che coinvolgono diverse aree corticali,
nello specifico, la parte anteriore del lobo temporale di sinistra sembrerebbe coinvolta nel recupero
del nome di persone conosciute, la parte inferiore del giro medio del lobo temporale sinistro per il
recupero del nome degli oggetti-viventi e la parte posteriore del lobo temporale sinistro e la parte
inferiore del lobo parietale sinistro per il recupero del nome di oggetti-non viventi (Damasio et al.,
2004). Gli studi successivi condotti con diversi metodi di brain imaging sottolineano, però, una
significativa variabilità nell’organizzazione dei network per classi semantiche tra soggetti normali e
tra pazienti; il dato d’accordo che emerge riguarda il coinvolgimento della parte posteriore del giro
medio temporale sinistro per la denominazione di oggetti-non viventi (Martin, 1996; Damasio et al.,
1996; Moore and Price, 1999; Perani et al., 1995; Okada et al., 2000). L’attuale filone di ricerca che
segue la teoria “dell’embodied semantics” (Buccino et al., 2016) sostiene che la comprensione di
parole o frasi che indicano azioni o movimento e la denominazione di oggetti-viventi in grado di
compiere movimenti attivano i circuiti neuronali richiesti per l’esecuzione dei movimenti stessi
suggerendo un ruolo decisivo per i processi semantici svolto anche dal aIFG e rafforzando il legame
tra corteccia motoria e linguaggio e movimento e linguaggio (Mahon BZ, Caramazza A, 2008). Ciò
sta a significare che le conoscenze rispetto agli oggetti- viventi e non viventi sono anatomicamente
segregati in dei moduli indipendenti che durante lo sviluppo filogenetico ed ontogenetico si
53
differenziano attraverso le modalità motorie e sensoriali che di volta in volta servono per
apprendere il significato di un oggetto sia esso vivente o non vivente che viene codificato in regioni
corticali separate (teoria sensori-funzionale) (Warrington and Shallice, 1984).
In altre parole, tutto ciò che è vivente verebbe elaborato e memorizzato attraverso una modalità che
è prevalentemente motoria, dunque coinvolgerebbe di più aree motorie e frontali, tutto ciò che è non
vivente verebbe elaborato e memorizzato attraverso modalità prevalentemente sensoriali dunque
coinvolgerebbe di più aree temporali e parietali.
Per la prima volta, in questo studio la stimolazione magnetica transcranica navigata (nTMS) è stata
utilizzata per descrivere attraverso mapping preoparatorio di pazienti affetti da tumori dell’emisfero
sinistro localizzato in aree eloquenti per il linguaggio le aree corticali specifiche per la
denominazione di oggetti-viventi e oggetti-non viventi.
L’ipotesi di ricerca è che le aree frontali e motorie siano maggiormente coinvolte nella
denominazione di oggetti-viventi, in quanto, la modalità di apprendimento e riconoscimento è
prevalentemente motoria (teoria sensori-funzionale) (Warrington and Shallice, 1984) ed “embodied
semantic” (Buccino et al., 2016) e che le aree posterolaterali della corteccia temporoparietale
dell’emisfero sinistro siano maggiormente coinvolte nella denominazione di oggetti-non viventi,
come già dimostrato precedentemente (Giussani et al., 2011), aspettandoci dunque una
dissociazione tra aree corticali anteriori e motorie e quelle posteriori e temporali.
I risultati evidenziano che l’ANOVA per gli errori di denominazione della categoria oggetti-viventi
elicitati nelle porzioni corticali anteriori e posteriori (aSTG, dPoG, dPrG, mPoG, mPrG, opIFG,
vPoG, vPrG, aMFG, aSFG, mSFG, poIMFG, poISFG, pSFG, SPL, aITG, aMTG, mMTG, mSTG,
pITG, pMTG, pSMG, pSTG) mostra una differenza statisticamente significativa per le aree frontali
e motorie nell’elicitazione di errori per oggetti-viventi rispetto alle aree temporoparietali posteriori
F (1,37) = 16.59, p<.01, np2 = .31.
54
Per contro, l’ANOVA per gli errori di denominazione della categoria oggetti-non viventi elicitati
nelle porzioni corticali anteriori e posteriori (aSTG, dPoG, dPrG, mPoG, mPrG, opIFG, vPoG,
vPrG, aMFG, aSFG, mSFG, poIMFG, poISFG, pSFG, SPL, aITG, aMTG, mMTG, mSTG, pITG,
pMTG, pSMG, pSTG) mostra una differenza statisticamente significativa per le aree
temporoparietali posteriori nell’elicitazione di errori di denominazione di oggetti-non viventi
rispetto alle aree frontali e motorie F (1,37) = 39.83, p<.01, np2 = .52.
Parallelemente, i risultati del mapping tramite nTMS ripetuta sono stati analizzati e utilizzati con
l’obiettivo clinico (Krieg., 2013) di prevenire deficit linguistici postoperatori attraverso il loro
trasferimento in sala operatoria tramite sistema di neuronavigazione. A tal proposito, dall’analisi
degli errori linguistici distinti in errori di Performance, Semantici e Fonologici l’analisi ANOVA ha
messo in evidenza che esiste una differenza statisticamente significativa tra le porzioni corticali
considerate (opIFG, vPrG, vPoG, aSMG) nell’elicitazione degli errori di tipo semantico F (3,111) =
3.52, p = .02, np2 = .09. Nello specifico, è statisticamente significativo che la stimolazione ripetuta
dell’area vPrG eliciti maggiori errori di tipo semantico rispetto all’area aSMG (p=.04) e rispetto
all’area vPoG (p=.03).
In linea con i più recenti dati di letteratura scientifica, i risultati confermano l’ipotesi di ricerca e
suggeriscono una segregazione funzionale delle aree corticali nell’elaborazione degli aspetti
semantici relativi a diverse entità concrete. Nello specifico, rispetto alle categorie di oggetti-viventi
e oggetti-non viventi, prese in considerazione in questo studio, le aree frontali e soprattutto motorie
sembrerebbero essere maggiormente coinvolte nell’elaborazione di aspetti semantici degli oggetti-
viventi, per contro, le aree temporali posteriori e parietali inferiori sembrerebbero essere
maggiormente coinvolte nell’elaborazione di aspetti semantici degli oggetti-non viventi.
Per la prima volta lo studio di aspetti semantici del linguaggio è stato condotto tramite nTMS
ripetitiva coinvolgendo pazienti affetti da tumore cerebrale. Ciò suggerisce che la nTMS in ambito
55
neurochirurgico oltre che per obiettivi clinici può essere utilizzata per obiettivi conoscitivi
nell’ambito delle neuroscienze cognitive.
I risultati di questo studio rappresentano un punto di partenza per lo studio delle funzioni
linguistiche e cognitive in pazienti neurochirurgici tramite nTMS, molti altri studi saranno necessari
in futuro.
Conclusioni
Il linguaggio rappresenta la funzione cognitiva più complessa ed affascinante che conosciamo; ci
permette più di ogni altro strumento di relazionarci con il mondo e con gli altri esseri umani. Gli
studi neuroscientifici sul linguaggio sono moltissimi ma ancora molto altro si dovrà fare. Esso si
compone di molti aspetti: semantici, fonologici, pragmatici, prosodici, ecc. tutti questi aspetti vanno
approfonditi uno ad uno tramite differenti metodi di studio cercando di ovviare all’errore di ridurne
la complessità. In ambito neurochirurgico negli ultimi decenni si fa strada sempre di più la necessità
di tutelare e preservare questa nobile funzione cognitiva affinando gli strumenti di mapping
preoperatorio ed intraoperatorio. La nTMS rappresenta uno di questi. In questo studio, per la prima
volta, abbiamo tramite nTMS studiato degli aspetti semantici del linguaggio ed i risultati
suggeriscono, in linea con la letteratura scientifica e con l’ipotesi di ricerca, che diversi sono i
network cortcali preposti all’elaborazione di differenti aspetti semantici. Per la prima volta, inoltre,
è stato suggerito un ruolo prevalente della corteccia motoria e frontale nell’elaborazione di aspetti
semantici relativi ad oggetti-viventi.
Limiti dello studio
I limiti di questo studio rigurdano principalmente l’assenza di condizioni di controllo durante la
nTMS ripetitiva. Ulteriori studi saranno necessari.
56
CONCLUSIONI
Per molti anni abbiamo ritenuto che il cervello avesse aree anatomiche rigidamente deputate ad
alcune funzioni motorie, sensitive, visive, del linguaggio (Broca e Wernicke) ecc.
Questa visione topografica o di localizzazione è stata rivoluzionata in favore di una visione di un
cervello organizzato come una rete complessa e dinamica. In questa nuova filosofia, una lesione
non interessa solo la regione anatomica coinvolta ma influenza la rete delle aggregazioni dei
neuroni e della loro variabile ed individuale connettività.
Le funzioni neurocognitive superiori, come il linguaggio, sono il frutto di una differente
connettività di aree nel singolo individuo capaci di modificare dinamicamente le loro
interconnessioni in condizioni normali, in rapporto a stimoli, e patologiche.
Questo approccio integrato per topografia (studio di epicentri funzionali corticali) ed odologia
(studio della connettività fra le aree) è stato di recente sintetizzato nel nuovo concetto di odotopia.
Questa complessa e variabile organizzazione anatomo-funzionale porta a conoscere un’altra
straordinaria capacità del cervello, la plasticità, cioè la sua continua riorganizzazione nel tempo per
adattarsi a modificazioni fisiologiche e patologiche sia a breve sia a lungo termine.
Il linguaggio è sostenuto da una rete di neuroni connessi da fasci cortico-corticali e parallele vie
cortico-sottocorticali. Il linguaggio, inoltre, può essere suddiviso in sottocomponenti altrettanto
complesse. Utilizzando moderne tecniche come la Stimolazione Magnetica Transcranica navigata
(nTMS) è possibile studiarne questi vari aspetti ed incrementare le conoscenze nell’ambito delle
neuroscienze cognitive.
57
BIBLIOGRAFIA
Abrahams S, Goldstein LH, Simmons A, Brammers MJ, Williams SCR, Giampietro VP et al (2003)
Functional magnetic resonance imaging of verbal fuency and confrontation naming using
compressed image ac- quisition to permit overt responses. Hum Brain Mapp 20: 29–40
Ackermann H, Riecker A (2004) e contribution of the insula to motor aspects of speech production:
a review and a hypothesis. Brain Lang 89: 320–328
Alario FX, Chainay H, Lehericy S, Cohen L (2006) e role of the supplementary motor area (SMA)
in word production. Brain Research 1076: 129–143
Anderson SI, Taylor R, Whittle IR (1999) Mood disorders in patients a er treatment for primary
intracranial tumours. Br J Neurosurg 13: 480–485
Andrewes DG, Kaye A, Murphy M, Harris B, Aitken S, Parr C, Bates L (2003) Emotional and
social dysfunction in patients following surgical treatment for brain tumour. J Clin Neurosci 10:
428–433
Asakura T, Tokimura H, Hirahara K, Baba K (1994) Identification of the cerebral motor cortex by
focal magnetic stimulation: Clinical application to neurosurgical patients. Stereotact Funct
Neurosurg 63: 177–181
Assaf Y, Pasternak O (2008) Di usion tensor imaging (DTI)-based white matter mapping in brain
research: A review. J Mol Neurosci 34: 51–61
Belin P, Zatorre RJ (2003) Adaptation to speaker’s voice in right anterior temporal lobe.
Neuroreport 14, 2105–2109
Belin P, Zatorre RJ, Ahad P (2002) Human temporal- lobe response to vocal sounds. Brain Res
Cogn Brain Res 13(1): 17–26
Bohland JW, Guenther FH (2006) An f MRI investigation of syllable sequence production.
Neuroimage 32(2): 821–841
58
Braun CM, Denault C, Cohen H, Rouleau I (1994) Dis crimination of facial identity and facial
affect by temporal and frontal lobectomy patients. Brain Cogn 24: 198- 212
Braun V, Albrecht A, Kretschmer T, Richter HP, Wunderlich A (2006) Brain tumour surgery in the
vicinity of short-term memory representation – results of neuro- navigation using fMRI images.
Acta Neurochir (Wien) 148: 733–739
Buccino, G., Colagè, I., Gobbi, N., & Bonaccorso, G. (2016). Grounding meaning in experience: A
broad perspective on embodied language. Neuroscience & Biobehavioral Reviews, 69, 69-78.
Cabanis E, Iba-Zizen M, Abelanet R, Monod-Broca P, Signoret J (1994) “Tan-Tan” the first Paul
Broca’s patient with “Aphemia” (1861): CT (1979), and MRI (1994) of the brain. In: Picard SGL
(ed) e refresher course of the ESNR: language and the aphasias. European Society of
Neuroradiology, Nancy, pp 9–22
Caramazza, A., 1996. Neuropsychology. Pictures, words and the brain. Nature 383, 216–217.
Catani M (2007) From hodology to function. Brain 130: 602–605
Catani M, Ytche DH (2005) e rises and falls of disconnection syndromes. Brain 128: 2224–2239
Chao, L.L., Martin, A., 2000. Representation of manipulable man-made objects in the dorsal
stream. Neuroimage 12, 478–484.
Chao, L.L., Weisberg, J., Martin, A., 2002. Experience-dependent modulation of category- related
cortical activity. Cereb. Cortex 12, 545–551.
Coello, A. F., Moritz-Gasser, S., Martino, J., Martinoni, M., Matsuda, R., & Duffau, H. (2013).
Selection of intraoperative tasks for awake mapping based on relationships between tumor location
and functional networks: a review. Journal of neurosurgery, 119(6), 1380-1394.
Conti, A., Raffa, G., Granata, F., Rizzo, V., Germano, A., Tomasello, F. (2014) Navigated
transcranial magnetic stimulation for "somatotopic" tractography of the corticospinal tract.
Neurosurgery, 10 Suppl 4:542-54; discussion 554.
Corina, D.P., Gibson, E.K., Martin, R., Poliakov, A., Brinkley, J., Ojemann, G.A. (2005)
Dissociation of action and object naming: evidence from cortical stimulation mapping. Human
59
brain mapping, 24:1-10.
Critchley, M., 1965. Acquired anomalies of colour perception of central origin. Brain 88,
D’Angelo C, Mirijello A, Leggio L, Ferrulli A, Carotenu- to V, Icolaro N et al (2008) State and trait
anxiety and depression in patients with primary brain tumors before and a er surgery: 1-year
longitudinal study. J Neurosurg 108: 281–286
Damasio, A.R., 1990. Category-related recognition defects as a clue to the neural substrates of
knowledge. Trends Neurosci. 13, 95–98.
Damasio, H., Grabowski, T.J., Tranel, D., Hichwa, R.D., Damasio, A.R., 1996. A neural basis for
lexical retrieval. Nature 380, 499–505.
Damasio, H., Grabowski, T.J., Tranel, D., Hichwa, R.D., Damasio, A.R., 1996. A neural basis for
lexical retrieval. Nature 380, 499–505.
Damasio, H., Tranel, D., Grabowski, T., Adolphs, R., Damasio, A., 2004. Neural systems behind
word and concept retrieval. Cognition 92, 179–229.
Danks RA, Rogers M, Aglio LS, Gugino LD, Black PM (1998) Patient tolerance of craniotomy
performed with the patient under local anesthesia and monitored conscious sedation. Neurosurgery
42: 28–36
De Renzi, E., Lucchelli, F., 1994. Are semantic systems separately represented in the brain? The
case of living category impairment. Cortex 30, 3–25.
Desmurget M, Bonnetblanc F, Duffau H (2007) Contrasting acute and slow-growing lesions: a new
door to brain plasticity. Brain 130: 898–914
Devlin JT, Matthews PM, Rushworth MFS (2003) Semantic processing in the le inferior prefrontal
cortex: A combined functional magnetic resonance imaging and transcranial magnetic stimulation
study. J Cogn Neurosci 15(1): 71–84
Devlin, J.T., Moore, C.J., Mummery, C.J., Gorno-Tempini, M.L., Phillips, J.A., Noppeney, U.,
Frackowiak, R.S., Friston, K.J., Price, C.J., 2002. Anatomic constraints on cognitive theories of
category specificity. Neuroimage 15, 675–685.
60
Dronkers NF (1996) A new region for coordinating speech articulation. Nature 384: 159–161
Dronkers NF, Plaisant O, Iba-Zizen MT, Cabanis EA (2007) Paul Broca’s historic cases: high
resolution MR imaging of the brains of Leborgne and Lelong. Brain 130(Pt 5): 1432–1441
du Boisgueheneuc F, Levy R, Volle E, Seassau M, Duf- fau H, Kinkingnehun S et al (2006)
Functions of the le superior frontal gyrus in humans: a lesion study. Brain 129: 3315–3328
Duffau H (2001) Acute functional reorganisation of the human motor cortex during resection of
central lesions: a study using intraoperative brain mapping. J Neurol Neurosurg Psychiatry 70: 506–
513
Duffau H (2006) New concepts in surgery of WHO grade II gliomas: functional brain mapping,
connectionism and plasticity. A review. J Neurooncol 79: 77–115
Duffau H (2006b) Brain plasticity: from pathophysiological mechanisms to therapeutic
applications. J Clin Neurosci 13: 885–897
Duffau H (2008) Brain plasticity and tumors. Adv Tech Stand Neurosurg 33: 3–33
Duffau H (2008) e anatomo-functional connectivity of language revisited: new insights provided by
electrostim- ulation and tractography. Neuropsychologia 4: 927–934
Duffau H (2010) Surgery of gliomas in eloquent areas: from brain hodotopy and plasticity to
functional neu- rooncology. Neurosurg Focus 28(2): Intro
Duffau H, Capelle L (2004) Preferential brain locations of low-grade gliomas. Cancer 100: 2622–
2626
Duffau H, Capelle L, Denvil D, Sichez N, Gatignol P, Lopes M et al (2003) Functional recovery a
er surgical resection of low grade gliomas in eloquent brain: hy- pothesis of brain compensation. J
Neurol Neurosurg Psychiatry 74: 901–907
Duffau H, Lopes M, Denvil D, Capelle L (2001) Delayed onset of the supplementary motor area
syndrome a er surgical resection of the mesial frontal lobe: a time course study using intraoperative
mapping in an awake patient. Stereotact Funct Neurosurg 76: 74–82
61
Dulay MF, Levin HS, York MK, Mizrahi EM, Verma A, Goldsmith I et al (2009) Predictors of
individual visual memory decline a er unilateral anterior temporal lobe resection. Neurology 72:
1837–1842
Fadiga L, Craighero L, Buccino G, Rizzolatti G (2002) Speech listening speci cally modulates the
excitability of tongue muscles: a TMS study. Eur J Neurosci 15(2): 399–402
Frey, D., Schilt, S., Strack, V., Zdunczyk, A., Rosler, J., Niraula, B., Vajkoczy, P., Picht, T. (2014a)
Navigated transcranial magnetic stimulation improves the treatment outcome in patients
with brain tumors in motor eloquent locations. Neuro-oncology, 16:1365-72.
Fu CH, Morgan KJS, Williams SC, Andrew C, Vythe- lingum GN et al (2002) A functional
magnetic reso- nance imaging study of overt letter verbal uency using a clustered acquisition
sequence: greater anterior cingulate activation with increased task demand. Neuro- image 17(2):
871–879
Geschwind, N., Fusillo, M., 1966. Color-naming defects in association with alexia. Arch. Neurol.
15, 137–146.
Giglhuber, K., Maurer, S., Zimmer, C., Meyer, B., & Krieg, S. M. (2017). Evoking visual neglect-
like deficits in healthy volunteers–an investigation by repetitive navigated transcranial magnetic
stimulation. Brain imaging and behavior, 11(1), 17-29.
Giussani, C., Riva, M., Gallucci, M., Boukhatem, L., Sganzerla, E. P., Demonet, J. F., & Roux, F.
E. (2011). Anatomical correlates for category-specific naming of living and non-living
things. NeuroImage, 56(1), 323-329.
Goldstein B, Armstrong CL, John C, Tallent EM (2003) Attention in adult intracranial tumors
patients. J Clin Exp Neuropsychol 25: 66–78
Hernandez-Pavon JC, Mäkelä N, Lehtinen H, Lioumis P and Mäkelä JP (2014) Effects of navigated
TMS on object and action naming. Front. Hum. Neurosci. 8:660. doi: 10.3389/fnhum.2014.00660
Hauck, T., Tanigawa, N., Probst, M., Wohlschlaeger, A., Ille, S., Sollmann, N., Maurer, S.,
Zimmer, C., Ringel, F., Meyer, B., Krieg, S.M. (2015b) Task type affects location of language-
62
positive cortical regions by repetitive navigated transcranial magnetic stimulation mapping. PloS
one, 10:e0125298.
Hickok G, Poeppel D (2000) Towards a functional neuroanatomy of speech perception. Trends
Cogn Sci 4(4): 131–138
Hickok G, Poeppel D (2004) Dorsal and ventral streams: A framework for understanding aspects of
the functional anatomy of language. Cognition 92(1–2): 67–99
Hickok G, Poeppel D (2007) the cortical organization of speech processing. Nat Rev Neurosc 8(5):
393–402
Hillis AE, Work M, Barker PB, Jacobs MA, Breese EL, Maurer K (2004) Re-examining the brain
regions crucial for orchestrating speech articulation. Brain 127: 1479–1487
Hillis, A.E., Caramazza, A., 1991. Category-specific naming and comprehension impairment: a
double dissociation. Brain 114, 2081–2094.
Hornak J, Bramham J, Rolls ET, Morris RG, O’Doherty J, Bullock PR, Polkey CE (2003) Changes
in emotion a er circumscribed surgical lesions of the orbitofrontal and cingulate cortices. Brain 126:
1691–1712
Hornak J, O’Doherty J, Bramham J, Rolls ET, Morris RG, Bullock PR, Polkey CE (2004) Reward-
related reversal learning a er surgical excisions in orbito-frontal or dorsolateral prefrontal cortex in
humans. J Cogn Neurosci 16: 463–478
Ille, S., Sollmann, N., Hauck, T., Maurer, S., Tanigawa, N., Obermueller, T., Negwer, C., Droese,
D., Zimmer, C., Meyer, B., Ringel, F., Krieg, S.M. (2015) Combined noninvasive language
mapping by navigated transcranial magnetic stimulation and functional MRI and its comparison
with direct cortical stimulation. Journal of neurosurgery, 123:212-25.
Irle E, Peper M, Wowra B, Kunze S (1994) Mood changes a er surgery for tumors of the cerebral
cortex. Arch Neurol 51: 164–174
63
Joanette Y, Ansaldo AI, Kahlaoui K, Côté H, Abusam- ra V, Ferreres A, Roch-Lecours A (2008) e
impact of lesions in the right hemisphere on linguistic skills: theoretical and clinical perspectives.
Rev Neurol 46: 481–488
Joseph, J.E., 2001. Functional neuroimaging studies of category specificity in object recognition: a
critical review and meta-analysis. Cogn. Affect. Behav. Neurosci. 1, 119–136.
Lucchelli, F., De Renzi, E., 1992. Proper name anomia. Cortex 28, 221–230.
Martin, S., 1996. Concentrating the mind. Nature 383, 381.
Moore, C.J., Price, C.J., 1999. A functional neuroimaging study of the variables that generate
category-specific object processing differences. Brain 122, 943–962.
Okada, T., Tanaka, S., Nakai, T., Nishizawa, S., Inui, T., Sadato, N., Yonekura, Y., Konishi, J.,
2000. Naming of animals and tools: a functional magnetic resonance imaging study of categorical
differences in the human brain areas commonly used for naming visually presented objects.
Neurosci. Lett. 296, 33–36.
Okada, T., Tanaka, S., Nakai, T., Nishizawa, S., Inui, T., Sadato, N., Yonekura, Y., Konishi, J.,
2000. Naming of animals and tools: a functional magnetic resonance imaging study of categorical
differences in the human brain areas commonly used for naming visually presented objects.
Neurosci. Lett. 296, 33–36.
Oxbury, J.M., Oxbury, S.M., Humphrey, N.K., 1969. Varieties of colour anomia. Brain 92, 847–
860.
Kent RD (2000) Research on speech motor control and its disorders: a review and prospective. J
Commun Dis- ord 33(5): 391–427; quiz 428
Kessels RP, Postma A, Kappelle LJ, de Haan EH (2000) Spatial memory impairment in patients a
er tumour resection: evidence for a double dissociation. J Neurol Neurosurg Psychiatry 69: 389–391
Knecht, S., Drager, B., Deppe, M., Bobe, L., Lohmann, H., Floel, A., Ringelstein, E.B.,
Henningsen, H. (2000) Handedness and hemispheric language dominance in healthy humans. Brain
: a journal of neurology, 123 Pt 12:2512-8.
64
Kraft, A., Dyrholm, M., Kehrer, S., Kaufmann, C., Bruening, J., Kathmann, N., ... & Brandt, S. A.
(2015). TMS over the right precuneus reduces the bilateral field advantage in visual short term
memory capacity. Brain stimulation, 8(2), 216-223.
Krainik A, Du au H, Capelle L, Cornu P, Boch AL, Mangin JF et al (2004) Role of the healthy
hemisphere in recovery a er resection of the supplementary motor area. Neurology 62: 1323–1332
Krieg SM, Sollmann N, Hauck T, Ille S, Foerschler A, et al. (2013) Functional Language Shift to
the Right Hemisphere in Patients with Language-Eloquent Brain Tumors. PLoS ONE 8(9): e75403.
doi:10.1371/journal.pone.0075403
Krieg, S.M., Tarapore, P.E., Picht, T., Tanigawa, N., Houde, J., Sollmann, N., Meyer, B., Vajkoczy,
P., Berger, M.S., Ringel, F., Nagarajan, S. (2014) Optimal timing of pulse onset for language
mapping with navigated repetitive transcranial magnetic stimulation. Neuroimage, 100:219-36.
Krings T, Buchbinder BR, Butler WE, Chiappa KH, Ji- ang HJ, Rosen BR, Cosgrove GR (1997)
Stereotactic transcranial magnetic stimulation: correlation with direct electrical cortical stimulation.
Neurosurgery 41: 1319–1326
Lafargue G, Duffau H (2008) Awareness of intending to act following parietal cortex resection.
Neuropsychologia 46: 2662–2667
Lazar M, Alexander AL (2003) An error analysis of white matter tractography methods: Synthetic
diffusion tensor field simulations. NeuroImage 20(2): 1140– 1153
Levelt WJ (1999) Models of word production. Trends Cogn Sci 3(6): 223–232
Liberman AM, Mattingly IG (1985) the motor theory of speech perception revised. Cognition
21(1): 1–36
Lin, Y., Zhang, K., Li, S., Li, S., Jin, J., Jin, F., ... & Liu, Z. (2017). Relationship Between
Perisylvian Essential Language Sites and Arcuate Fasciculus in the Left Hemisphere of Healthy
Adults. Neuroscience Bulletin, 1-11.
Lioumis P, et al. A novel approach for documenting naming errors induced by navigated
transcranial magnetic stimulation. J Neurosci Methods (2011), doi:10.1016/j.jneumeth.2011.11.003
65
Litofsky NS, Resnick AG (2009) e relationships between depression and brain tumors. J
Neurooncol 94: 153–161
Mahon BZ, Caramazza A (2008) A critical look at the embodied cognition hypothesis and a new
proposal for grounding conceptual content. J Physiol Paris 102: 59–70
Mainio A, Hakko H, Niemelä A, Koivukangas J, Räsänen P (2005) Depression and functional
outcome in patients with brain tumors: a population-based 1-year follow-up study. J Neurosurg 103:
841–847
Mainio A, Tuunanen S, Hakko H, Niemelä A, Koivu- kangas J, Räsänen P (2006) Decreased
quality of life and depression as predictors for shorter survival among patients with low-grade
gliomas: a follow-up from 1990 to 2003. Eur Arch Psychiatry Clin Neurosci 256: 516–521
Maurer, S., Giglhuber, K., Sollmann, N., Kelm, A., Ille, S., Hauck, T., ... & Krieg, S. M. (2017).
Non-invasive mapping of face processing by navigated transcranial magnetic stimulation. Frontiers
in human neuroscience, 11.
Maurer, S., Tanigawa, N., Sollmann, N., Hauck, T., Ille, S., Boeckh-Behrens, T., ... & Krieg, S. M.
(2016). Non-invasive mapping of calculation function by repetitive navigated transcranial magnetic
stimulation. Brain Structure and Function, 221(8), 3927-3947.
Meister IG, Wilson SM, Deblieck C, Wu AD, Iacoboni M (2007) e essential role of premotor cortex
in speech perception. Curr Biol 17: 1692–1696
Miller LA (1992) Impulsivity, risk-taking, and the abili- ty to synthesize fragmented information a
er frontal lobectomy. Neuropsychologia 30: 69–79
Miotto EC, Morris RG (1998) Virtual planning in pa- tients with frontal lobe lesions. Cortex 34:
639–657
Obleser J, Boecker H, Drzezga A, Haslinger B, Hennen- lotter A, Roettinger M et al (2006) Vowel
sound extraction in anterior superior temporal cortex. Hum Brain Mapp 27(7): 562–571
Ogar J, Willock S, Baldo J, Wilkins D, Ludy C, Dronkers N (2006) Clinical and anatomical
66
correlates of apraxia of speech. Brain Lang 97: 343–350
Ojemann G, Ojemann J, Lettich E, Berger MS (1989) Cortical language localization in le ,
dominant hemi- sphere. An electrical stimulation mapping investigation in 117 patients. J
Neurosurg 71: 316–326
Owen AM, Downes JJ, Sahakian BJ, Polkey CE, Rob- bins TW (1990) Planning and spatial
working memory following frontal lobe lesions in man. Neuropsychologia 28: 1021–1034
125:526-36.
P., Makela, J.P., Deletis, V., Meyer, B., Vajkoczy, P., Ringel, F. (2013) A comparison of language
Papagno, C., Capitani, E., 1998. Proper name anomia: a case with sparing of the first- letter
knowledge. Neuropsychologia 36, 669–679.
Pascual-Leone, A., Bartres-Faz, D., Keenan, J.P. (1999) Transcranial magnetic stimulation:
studying the brain-behaviour relationship by induction of 'virtual lesions'. Philosophical transactions
of the Royal Society of London. Series B, Biological sciences, 354:1229-38.
Pascual-Leone, A., Walsh, V., Rothwell, J. (2000) Transcranial magnetic stimulation in cognitive
neuroscience--virtual lesion, chronometry, and functional connectivity. Current opinion in
neurobiology, 10:232-7.
Peper M, Irle E (1997) Categorical and dimensional de- coding of emotional intonations in patients
with focal brain lesions. Brain Lang 58: 233–264
Perani, D., Cappa, S.F., Bettinardi, V., Bressi, S., Gorno-Tempini, M., Matarrese, M., Fazio, F.,
1995. Different neural systems for the recognition of animals and man-made tools. NeuroReport 6,
1637–1641.
Petrides M (1997) Visuo-motor conditional associative learning a er frontal and temporal lesions in
the human brain. Neuropsychologia 35: 989–997
Picht, T., Krieg, S.M., Sollmann, N., Rosler, J., Niraula, B., Neuvonen, T., Savolainen, P., Lioumis,
Price CJ, Moore CJ, Humphreys GW, Frackowiak RS, Friston KJ (1996) e neural regions
sustaining object recognition and naming. Proc Biol Sci 263(1376): 1501–1507
67
Pulvermuller F, Huss M, Kherif F, Moscoso del Prado Martin F, Hauk O, Shtyrov Y (2006) Motor
cortex maps articulatory features of speech sounds. Proc Natl Acad Sci USA 103: 7865–7870
Pulvermuller F, Huss M, Kherif F, Moscoso del Prado Martin F, Hauk O, Shtyrov Y (2006) Motor
cortex maps articulatory features of speech sounds. Proc Natl Acad Sci USA 103: 7865–7870
Raffa, G., Conti, A., Scibilia, A., Sindorio, C., Quattropani, M. C., Visocchi, M., ... & Tomasello, F.
(2017). Functional Reconstruction of Motor and Language Pathways Based on Navigated
Transcranial Magnetic Stimulation and DTI Fiber Tracking for the Preoperative Planning of Low
Grade Glioma Surgery: A New Tool for Preservation and Restoration of Eloquent Networks.
In Trends in Reconstructive Neurosurgery (pp. 251-261). Springer, Cham.
Rauschecker JP, Scott SK (2009) Maps and streams in the auditory cortex: nonhuman primates
illuminate human speech processing. Nat Neurosci 12(6): 718–724
Rauschecker JP, Tian B (2000) Mechanisms and streams for processing of “what” and “where” in
auditory cortex. Proc Natl Acad Sci USA 97(22): 11800–11806
Riecker A, Brendel B, Ziegler W, Erb M, Ackerman H (2008) e in uence of syllable onset
complexity and syllable frequency on speech motor control. Brain Lang 107(2): 102–113
Riecker A, Mathiak K, Wildgruber D, Erb M, Hertrich I, Grodd W et al (2005) f MRI reveals two
distinct cerebral networks subserving speech motor control. Neu- rology 64: 700–706
Rosler, J., Niraula, B., Strack, V., Zdunczyk, A., Schilt, S., Savolainen, P., Lioumis, P., Makela, J.,
Rowe AD, Bullock PR, Polkey CE, Morris RG (2001) “ Theory of mind” impairments and their
relationship to executive functioning following frontal lobe excisions. Brain 124: 600–616
Sartori, G., Job, R., Miozzo, M., Zago, S., Marchiori, G., 1993. Category-specific form- knowledge
deficit in a patient with herpes simplex virus encephalitis. J. Clin. Exp. Neuropsychol. 15, 280–299.
Semenza, C., Zettin, M., 1988. Generating proper names: a case of selective inability. Cogn.
Neuropsychol. 5, 711–721.
Shallice, T., Kartsounis, L.D., 1993. Selective impairment of retrieving people's names: a category
68
specific disorder? Cortex 29, 281–291.
Silveri, M.C., Gainotti, G.B., 1988. Interaction between vision and language in category specific
semantic access impairment. Cogn. Neuropsychol. 5, 677–709.
Skipper JI, Nusbaum HC, Small SL (2005) Listening to talking faces: motor cortical activation
during speech perception. Neuroimage 25(1): 76–89
Sollmann, N., Tanigawa, N., Ringel, F., Zimmer, C., Meyer, B., & Krieg, S. M. (2014). Language
and its right-hemispheric distribution in healthy brains: an investigation by repetitive transcranial
magnetic stimulation. Neuroimage, 102, 776-788.
Spiers HJ, Burgess N, Maguire EA, Baxendale SA, Hart- ley T, ompson PJ, O’Keefe J (2001)
Unilateral temporal lobectomy patients show lateralized topographical and episodic memory de
cities in a virtual town. Brain 124: 2476–2489
Sundara M, Namasivayam AK, Chen R (2001) Observa- tion-execution matching system for
speech: a magnetic stimulation study. Neuroreport 12(7): 1341–1344
Szelényi A, Bello L, Duffau H, Fava E, Feigl GC, Galan- da M et al (2010) Intraoperative electrical
stimulation in awake craniotomy: Methodological aspects of current practice. Neurosurg Focus
28(2): E7
Taphoorn MJB, Klein M (2004) Cognitive de cits in adult patients with brain tumours. Lancet
Neurol 3: 159–168
Teixidor P, Gatignol P, Leroy M, Masuet-Aumatell C, Capelle L, Duffau H (2007) Assessment of
verbal working memory before and a er surgery for low- grade glioma. J Neurooncol 81: 305–313
Tench CR, Morgan PS, Wilson M, Blumhardt LD (2002) White matter mapping using di usion
tensor MRI. Magn Reson Med 47: 967–972
Tournier J-D, Calamante F, King MD, Gadian DG, Con- nelly A (2002) Limitations and
requirements of diffusion tensor ber tracking: An assessment using simulations. Magn Reson Med
47: 701–708
Tremblay P, Gracco VL (2006) Contribution of the frontal lobe to externally and internally specied
69
verbal responses: fMRI evidence. Neuroimage 33(3): 947– 957
Tremblay P, Gracco VL (2009) On the selection of words and oral motor responses: evidence of a
response-independent fronto-parietal network. Cortex 46(1): 15–28
Tussis, L., Sollmann, N., Boeckh-Behrens, T., Meyer, B., & Krieg, S. M. (2016). Language
function distribution in left-handers: a navigated transcranial magnetic stimulation
study. Neuropsychologia, 82, 65-73.
Vajkoczy, P., Frey, D., Picht, T. (2014) Language mapping in healthy volunteers and brain tumor
Vendrell P, Junque C, Pujol J, Jurado MA, Molet J, Grafman J (1995) e role of prefrontal regions in
the Stroop task. Neuropsychologia 33: 341–352
Vidaković, M. R., Gabelica, D., Vujović, I., Šoda, J., Batarelo, N., Džimbeg, A., ... & Đogaš, Z.
(2015). A novel approach for monitoring writing interferences during navigated transcranial
magnetic stimulation mappings of writing related cortical areas. Journal of neuroscience
methods, 255, 139-150.
Warrington, E.K., McCarthy, R.A., 1994. Multiple meaning systems in the brain: a case for visual
semantics. Neuropsychologia 32, 1465–1473.
Warrington, E.K., Shallice, T., 1984. Category specific semantic impairments. Brain 107, 829–853.
Watkins K, Paus T (2004) Modulation of motor excit- ability during speech perception: the role of
Broca’s area. J Cogn Neurosci 16(6): 978–987
Watkins KE, Strafella AP, Paus T (2003) Seeing and hearing speech excites the motor system
involved in speech production. Neuropsychologia 41(8): 989–994
Whatmough, C., Chertkow, H., Murtha, S., Hanratty, K., 2002. Dissociable brain regions process
object meaning and object structure during picture naming. Neuropsy- chologia 40, 174–186.
Whittle IR, Midgley S, Georges H, Pringle AM, Taylor R (2005) Patient perceptions of “awake”
brain tumour surgery. Acta Neurochir (Wien) 147: 275–277
70
Wilson SM, Iacoboni M (2006) Neural responses to non-native phonemes varying in producibility:
Evi- dence for the sensorimotor nature of speech percep- tion. Neuroimage 33(1): 316–325
Wilson SM, Saygin AP, Sereno MI, Iacoboni M (2004) Listening to speech activates motor areas
involved in speech production. Nat Neurosci 7(7): 701–702
Wise RJ, Scott SK, Blank SC, Mummery CJ, Murphy K, Warburton EA (2001) Separate neural
subsystems within “Wernicke’s area”. Brain 124: 83–95
Ziegler W (2003) Speech motor control is task-specific. Evidence from dysarthria and apraxia of
speech. Aphasiology 17: 3–36 711–724
71