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Brevetti UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO Facoltà di Ingegneria Foglio Davide Matteo 1007887 Galbusera David 1008007 Ghisleni Fabio 1004798 Lanfranchi Giovanni 1008306 Guerini Fabio 57648 Brevetti Economia Industriale Docente: Gianmaria Martini 1

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Brevetti

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO

Facoltà di Ingegneria

Foglio Davide Matteo 1007887Galbusera David 1008007Ghisleni Fabio 1004798Lanfranchi Giovanni 1008306Guerini Fabio 57648

Brevetti

Economia Industriale

Docente: Gianmaria Martini

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Agenda

• Cos’è un brevetto• Durata ottimale del brevetto: modello di Nordhaus• Ampiezza ottimale del brevetto• Le gare per i brevetti• Sleeping patents• Concessione in licenza dei brevetti• Katz e Shapiro

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• Katz e Shapiro

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DEFINIZIONE: Il brevetto è lo strumento giuridico con il quale viene conferito a chi ha realizzato un'invenzione il monopolio temporaneo di sfruttamento dell'invenzione, consistente nel diritto di escludere i terzi dall'attuarla e trarne profitto nel territorio dello Stato concedente, entro i limiti e alle condizioni previste dalla legge.La tutela brevettuale consente, altresì, di vietare a terzi di produrre, usare, commercializzare, vendere e/o importare il prodotto a cui si riferisce l'invenzione.

Cos’è un brevetto 1/2

Brevettare significa: • rendere di pubblico dominio il contenuto di un'invenzione e conferire all'inventore il diritto di sfruttamento, in regime di esclusiva, per un periodo determinato;• promuovere e potenziare l'interazione con l'industria, in termini di contatti, di interazione sinergica, di sviluppo;• porre le basi per la produzione di reddito addizionale, quale derivante dall'attività di trasferimento tecnologico dei prodotti/processi brevettati.

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Tutela della proprietà intellettuale

Incentiva l’innovazione: senza una protezione dagli imitatori le imprese non sarebbero incentivate a spendere denaro in R&S.

Tutela del benessere del consumatore

Riduce il surplus totale: garantisce a chi detiene il brevetto un monopolio temporaneo che contrasta con il principio di tutela del benessere del consumatore.

TRADEOFF

Cos’è un brevetto 2/2

Il sistema dei brevetti cerca di mediare tra la necessità di proteggere l’innovatore e la necessità di diffondere le informazioni in quanto bene pubblico, determinando:• la durata ottimale del brevetto• l’ampiezza ottimale del brevetto: fa riferimento ai prodotti che eventuali concorrenti possono o non possono produrre.

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Durata ottimale del brevettoLa durata varia da Paese a Paese. In USA e in Europa il brevetto di invenzione garantisce una protezione di 20 anni a partire dalla data di deposito, a patto che annualmente vengano versate le tasse per il suo mantenimento, e non è rinnovabile.Un'eccezione alla durata di 20 anni si ha nel caso dei brevetti in campo farmaceutico, dove la protezione può essere prolungata su esplicita richiesta del titolare in funzione della data nella quale è stata ottenuta l'autorizzazione, da parte della Autorità Sanitaria, all'immissione sul mercato del farmaco relativo.

Il brevetto decade se:• non vengono corrisposte le tasse entro i termini,• l'invenzione non viene attuata o se viene attuata in misura insufficiente rispetto al • l'invenzione non viene attuata o se viene attuata in misura insufficiente rispetto al fabbisogno del Paese, entro due anni dalla concessione della prima licenza obbligatoria.

È necessario trovare un equilibrio fra la capacità da parte dell’innovatore di ottenere un rendimento dal suo investimento in R&S e i benefici che i consumatori otterranno una volta che il brevetto sarà scaduto.

Ma perché si è scelto di farlo durare 20 anni? Qual è la durata ottimale?Per rispondere a questa domanda viene presentato il modello di Nordhaus

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Ipotesi del modello:

Si immagini un’industria concorrenziale nella quale ogni impresa persegue un’innovazione non drastica; i tentativi di innovare implicano dei costi.

• ogni impresa sostiene un costo operativo unitario pari a c• se un’impresa investe in R&S con un’intensità x, può ridurre i suoi costi operativi unitari a c – x

• il costo della R&S all’intensità x è r(x) e aumenta all’aumentare dell’intensità

Modello di Nordhaus (1969) 1/5

• il costo della R&S all’intensità x è r(x) e aumenta all’aumentare dell’intensità

dr(x)/dx > 0 cioè i costi di R&S aumentano all’aumentare dell’intensità del livello di ricerca a un tasso crescente

dr(x)2/dx2 > 0 cioè la R&S implica rendimenti decrescenti, in quanto il raddoppio dell’intensità della ricerca comporterà una riduzione dei costi operativi di meno del doppio

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c

Q0C

c-x

QTC

AB

€ /unità

Quantità

Poiché il prezzo deve essere pari al costo marginale, il prezzo di mercato iniziale sarà uguale a c, cui corrisponderà un output Q0

C.Un innovatore di successo sarà in grado di produrre ad un costo unitario di c-x, esercitando 2 possibili strategie alternative:• eliminare tutti i suoi rivali, vendendo a un prezzo di un centesimo inferiore a c• concedere in licenza la sua scoperta ai concorrenti in cambio del pagamento di c-x per ogni unità

Modello di Nordhaus (1969) 2/5

in cambio del pagamento di c-x per ogni unità prodotta

In entrambi i casi l’innovatore otterrà un profitto pari all’area A, tale profitto durerà per tutta la durata del brevetto (T anni).

A scadenza del brevetto, la concorrenza abbassa il prezzo a c-x e l’output aumenterà a QT

C. I consumatori ottengono sottoforma di surplus del consumatore i profitti dell’area A (che prima otteneva l’innovatore) e quelli dell’area B, conseguenti all’aumento dell’output a QT

C.Vi è quindi un guadagno netto per la società, pari all’area B, mentre per l’area A si tratta semplicemente di un trasferimento da produttore a consumatore.

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L’obiettivo dell’ufficio brevetti è trovare un valore di T che:• fornisca all’innovatore un valore di A tale da incentivarlo ad effettuare la costosa R&S• non ritardi eccessivamente la realizzazione di B per i consumatori

Il valore attuale del profitto per l’innovatore derivante dalla R&S è:

Modello di Nordhaus (1969) 3/5

dove πm (x;T) rappresenta il flusso di profitti dell’innovatore per ciascun periodo (l’area A) e R è il fattore di sconto.

L’innovatore, per un dato valore di T (che è appunto scelto dall’ufficio brevetti), sceglierà un ‘intensità di R&S x*(T) che massimizza il valore netto della R&S:

Vi(x;T) – r(x)

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Per scegliere in modo ottimale T, l’ufficio brevetti sceglierà una durata che massimizza l’aumento di surplus sociale, dati i livelli di ricerca scelti dalle imprese.

Indicando con ss(x;T) l’aumento di surplus sociale per ciascun periodo generato dall’innovazione una volta che essa è diventata liberamente accessibile, rispetto ai surplus in assenza di innovazione (l’area A + B), il valore attuale di questo aumento sarà uguale a:

Modello di Nordhaus (1969) 4/5

L’ufficio brevetti sceglierà allora un T* che massimizza il surplus sociale netto totale derivante dall’innovazione (tenendo conto anche dei costi):

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La durata ottimale di un brevetto è finita!

se T = 0 => profitti innovatore = 0 poiché ci sarà immediatamente imitazionenessun investimento in R&Snessuna variazione del surplus sociale

Se T > 0 => ci sono investimenti in R&Svaria il surplus sociale

Oltre un certo livello di

Modello di Nordhaus (1969) 5/5

Se T → ∞ => perdita del surplus dell’area B

Due forze limitano il valore di T (cioè lo rendono finito):• rendimenti decrescenti derivanti dall’attività di R&S (dr(x)2/dx2 > 0): con l’aumentare di T diventa sempre più costoso abbassare i costi di produzione• l’attualizzazione: se T fosse troppo grande il valore attuale del surplus indicato dall’area B sarebbe esiguo

Oltre un certo livello di T il surplus sociale netto diminuisce!

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Ampiezza ottimale del brevetto 1/4

Si tratta di stabilire, per una innovazione, un livello minimo di differenziazione rispetto a un prodotto già esistente. Il problema principale è che non esiste una misura universale per l’ampiezza (a differenza del tempo per la durata).Nella legge americana si ritrova una definizione di ampiezza: il brevetto copre ogni prodotto contro prodotti che “fanno lo stesso lavoro, sostanzialmente nello stesso modo, per raggiungere sostanzialmente lo stesso risultato”. Questo principio non vale però per tutti i paesi.

Nella Legge sui Brevetti Italiana (LBI, R.D. 29 giugno 1939, n. 1127 e successive modificazioni) i requisiti perché un prodotto sia brevettabile sono quattro:1. Novità (art. 14 LBI): se non è mai stata divulgata né resa accessibile al pubblico prima della

data di deposito della domanda di brevettodata di deposito della domanda di brevetto2. Originalità, o attività inventiva (art. 16 LBI): l'invenzione viene considerata originale se non

deriva dalla semplice combinazione di elementi presenti nello stato della tecnica.3. Industrialità (art. 17 LBI): un’invenzione è considerata atta ad avere un'applicazione industriale

se il suo oggetto può essere fabbricato ed utilizzato in qualsiasi genere di industria4. Liceità (art. 13 LBI): la legge esclude quelle invenzioni "la cui pubblicazione o la cui attuazione

sarebbe contraria all'ordine pubblico e al buon costume".Negli Usa si parla anche di “utilità”: un'invenzione deve offrire un beneficio alla società.

È evidente che l’utilizzo di parole come “novità”, “originalità” e “utilità” lasci all’ufficio brevetti molta discrezione riguardo al tipo di procedimento da utilizzare in ogni caso: mancanza di precisione nel definire l’ampiezza ottimale di un brevetto. 11

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Concetto di ampiezza strettamente legato a quello di durata: tipicamente la scelta è tra 2 alternative:• durata breve e ampia copertura (“short and fat”)• durata lunga e copertura ristretta (“long and thin”)

Qual è la combinazione migliore? Esistono diverse teorie a riguardo:

� Gilbert e Shapiro (1990): ampiezza molto ristretta e durata infinita (“long and thin”).

Gilbert e Shapiro definiscono l’ampiezza del brevetto come la misura in cui il titolare del

Ampiezza ottimale del brevetto 2/4

Gilbert e Shapiro definiscono l’ampiezza del brevetto come la misura in cui il titolare del brevetto può far pagare un prezzo superiore al costo marginale. I brevetti conferiscono agli innovatori un potere di mercato sui prodotti introdotti.Supponendo di conoscere il livello x di innovazione desiderato e il costo r(x) per raggiungerlo, l’obiettivo è la scelta di un ampiezza e di una durata tali da minimizzare la perdita secca per unità di profitto dell’innovatore, a condizione che tale livello di profitto sia sufficiente ad effettuare l’attività in R&S.Gilbert and Shapiro mostrarono che la perdita secca cresce di più con l’ampiezza che con la durata, per questo motivo un brevetto ristretto di durata infinita è meglio di un brevetto ampio di durata breve.

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� Klemperer (1990): brevetto molto ampio e con durata breve (“short and fat”).

Klemperer, considerando un segmento alla Hotelling di lunghezza finita, afferma che un’utile definizione di ampiezza del brevetto è data dalla porzione di segmento coperta dal brevetto.

Minore è questa porzione, maggiori saranno i costi di spostamento per i consumatori e maggiori saranno le risorse impiegate per produrre prodotti sostituti: un brevetto meno ampio comporta una maggiore perdita secca.

In generale, quando la variazione da parte dei consumatori dipende principalmente da

Ampiezza ottimale del brevetto 3/4

In generale, quando la variazione da parte dei consumatori dipende principalmente da differenze in termini di costo di spostamento o maggior preferenza per il marchio del nuovo prodotto, piuttosto che in termini di valutazione di base del prodotto, sono preferibili brevetti ampi di durata breve.

� Gallini (1992): brevetti ampi e di breve durata (“short and fat”).Gli imitatori potrebbero aggirare la protezione fornita dai brevetti spendendo fondi a sufficienza per imitare il prodotto senza incorrere nella violazione del brevetto. Con brevetti di breve durata, l’incentivo ad agire in questo modo è debole in quanto sarà meno costoso aspettare piuttosto che mettere in atto costosi tentativi di imitazione.

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� Denicolò (1996) distingue diversi casi, tenendo conto della concorrenza del mercato: “meno efficiente è il tipo di concorrenza che prevale nel mercato del prodotto, tanto più probabile è che i brevetti ampi e di breve durata siano socialmente ottimali” cioè i mercati nei quali le imprese hanno un livello più elevato di potere di monopolio faranno meglio a utilizzare l’approccio “short and fat”, mentre dove c’è un buon livello di concorrenza (ovvero i mercati che Denicolò definisce più “efficienti”) faranno meglio ad utilizzare brevetti “long and thin”.

� Scotchmer (2004) afferma che il concetto orizzontale di ampiezza di Klemperer è troppo limitante poiché esiste anche una componente verticale dell’ampiezza che

Ampiezza ottimale del brevetto 4/4

troppo limitante poiché esiste anche una componente verticale dell’ampiezza che riflette quanto meglio (o peggio) il prodotto di un’impresa rivale deve essere prima che esso violi il prodotto brevettato.

Concludendo, la legge non può essere applicata in modo così selettivo senza incorrere nel rischio di gravi incoerenze. Inoltre non esiste un modo semplice per trasferire mercati reali in una rappresentazione spaziale, così come non esiste una chiara misura dell’ampiezza.

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Le gare per i brevetti 1/10

Schumpeter: innovazione come tipo di concorrenza, le imprese gareggiano per sviluppare nuove tecnologie e nuovi prodotti

Per le innovazioni che possono essere protette da brevetti, l’unica cosa che conta è arrivare primi: "the winner takes it all“, i perdenti escono dalla gara a mani vuote, dopo aver speso in R&S senza nessun rendimento.

Si ipotizzino 2 imprese, BMI e ECN, che concorrono sulla quantità (duopolio alla Cournot) e stanno valutando di effettuare la R&S necessaria per creare un nuovo prodotto.Se l’innovazione ha successo:Se l’innovazione ha successo:• il nuovo prodotto avrà un costo marginale c• la domanda per il nuovo prodotto sarà P = A – BQ

• non ci sarà un effetto di rimpiazzo: il nuovo prodotto non inciderà sulle attività esistenti• i costi di ricerca sono pari a K• ρ: probabilità di successo dell’invenzione• tasso di interesse r così elevato che fattore di sconto R = 0• se solo un’impresa ha successo nella R&S, l’innovazione sarà protetta da brevetto• se entrambe le imprese hanno successo, produrranno il bene competendo alla Cournot

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Conviene alle 2 imprese creare una divisione di ricerca?

Analizziamo i loro profitti in presenza o in assenza dell’innovazione di successo:

• Nessuna delle due imprese tenta di sviluppare il nuovo prodotto∏BMI = ∏ECN = 0

• Entrambe le imprese effettuano la R&S e hanno successo: i loro profitti, ignorando il costo di creazione della divisione R&S, saranno i profitti di duopolio alla Cournot al costo marginale c

Le gare per i brevetti 2/10

creazione della divisione R&S, saranno i profitti di duopolio alla Cournot al costo marginale c∏BMI = ∏ECN = (A – c)2 / 9 B

• Impresa BMI ha successo nella R&S, mentre ECN no: BMI ottiene profitti da monopolista nel nuovo mercato

∏BMI = (A – c)2 / 4 B ∏ECN = 0

• Impresa ECN ha successo nella R&S, mentre BMI no: ECN ottiene profitti da monopolista nel nuovo mercato

∏ECN = (A – c)2 / 4 B ∏BMI = 0

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Analizziamo i loro profitti attesi a seconda se creino o meno la divisione R&S:

• Nessuna delle due imprese crea la divisione: nessuna innova∏BMI = ∏ECN = 0

• Impresa BMI crea la divisione R&S, mentre ECN no: i profitti di BMI sono formati da 2 componenti:

1. Profitto se la divisione R&S non ha successo, che è pari a 0 e si produce con prob. 1- ρ2. Profitto se la divisione R&S ha successo, che è pari al profitto di monopolio, e si produce

con probabilità ρ∏ = ρ [(A – c)2 / 4 B] - K ∏ = 0

Le gare per i brevetti 3/10

∏BMI = ρ [(A – c)2 / 4 B] - K ∏ECN = 0

• Impresa ECN crea la divisione R&S, mentre BMI no∏ECN = ρ [(A – c)2 / 4 B] - K ∏BMI = 0

• Entrambe creano la divisione R&S: i profitti per ciascuna di esse sono formati da 3 componenti:1. Profitto se una divisione R&S ha successo e l’altra no, che è pari al profitto di monopolio,

e si produce con probabilità ρ (1- ρ)2. Profitto se entrambe divisione R&S hanno successo, che è pari ai profitti di duopolio alla

Cournot, e si produce con probabilità ρ2

3. Profitto se entrambe le divisioni non hanno successo, che è pari a 0 e si produce con prob. (1- ρ) 2

∏BMI = ∏ECN = ρ(1- ρ)(A-c)2/4B + ρ2(A-c)2/9B – K = [(A-c)2/36B] ρ(9-5ρ) – K17

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• Ponendo, per semplicità, il profitto di monopolio (A-c)2/4B = M

• Definendo il parametro S = K/M che rappresenta la quota dei profitti di monopolio necessaria per creare la divisione di R&S.

Possiamo ora sintetizzare i profitti attesi con la matrice dei payoff:

ECNMatrice dei payoff relativa alla gara per il

Le gare per i brevetti 4/10

BMI

NO divisione R&S

NO divisione R&S

SI divisione R&S

SI divisione R&S

0, 0 0, M(ρ-S)

M(ρ-S), 0

M [(ρ(9 – 5ρ)/9) – S],

M [(ρ(9 – 5ρ)/9) – S]

brevetto nel duopolio

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Vi sono tre possibili scenari da analizzare:

Primo scenario: nessuna impresa vuole creare una divisione R&S:

Perché questo sia un equilibrio di Nash, il payoff della BMI, per esempio, connesso al fatto di non avere una divisione R&S e dato che neanche la ECN ne ha una, deve essere maggiore del profitto atteso dell’investimento in R&S

La BMI si aspetta di ottenere un profitto maggiore dal profillo di strategie (NO R&S; NO R&S) piuttosto che dal profilo (NO R&S; SI R&S)

Le gare per i brevetti 5/10

M (ρ – S) < 0, quindi S > ρ

NO R&S

A

ρ

S

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1Tutti i punti al di sopra della retta OA danno l’equilibrio di Nash.

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Secondo scenario: solo un’impresa (BMI) vuole creare una divisione R&S:Perché la strategia (NO R&S; SI R&S) sia un equilibrio di Nash, devono valere 2 condizioni:

1. BMI si aspetta di ottenere un profitto maggiore da (SI R&S; NO R&S) piuttosto che da (NO R&S; NO R&S) poiché si aspetta che la spesa in R&S sia redditizia

M (ρ – S) > 0, quindi S < ρ

2. ECN preferisce il profilo (NO R&S; SI R&S) piuttosto che (SI R&S; SI R&S) poiché non si aspetta che la spesa in R&S sia redditizia

Le gare per i brevetti 6/10

M [(ρ (9 – 5ρ)/9) – S] < 0 , quindi S > ρ (9 – 5ρ)/9

A

ρ

S

10

1

B

Un’impresa innovaNO R&S

Tutti i punti compresi tra OA e OB sono tali che solo una delle due imprese creerà la divisione R&S.

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Terzo scenario: entrambe le imprese creano la divisione R&S:Perché questo sia un equilibrio di Nash, BMI si aspetterà di ottenere profitti maggiori dal profilo (SI R&S; SI R&S) rispetto al profilo (SI R&S; NO R&S); ECN preferirà il profilo (SI R&S; SI R&S) rispetto al profilo (NO R&S; SI R&S)

M [(ρ (9 – 5ρ)/9) – S] > 0 , quindi S < ρ (9 – 5ρ)/9

Tutti i punti sotto la curva OB sono tali che entrambe le imprese creeranno la divisione R&S

Le gare per i brevetti 7/10

A

ρ

S

10

1

B

Un’impresa innovaNO R&S

Entrambe le imprese innovano

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Il profitto potenziale può indurre le imprese a fare investimenti eccessivi in R&S?

• Perché ci sia equilibrio nelle strategie (SI R&S,NO R&S), (NO R&S, SI R&S) e (SI R&S, SI R&S) queste devono dare profitti attesi positivi alle due imprese. Ciò ci dice che nel caso in cui solo un’impresa investe in R&S, nessun equilibrio è caratterizzato da “eccessiva R&S”

• Quando entrambe le imprese creano la divisione: vi sono dei casi in cui il profilo (SI R&S; SI R&S) è un equilibrio di Nash, ma genera meno profitto aggregato rispetto a (SI R&S; NO R&S) oppure (NO R&S; SI R&S), ciò avviene quando vale la seguente condizione:

2M [(ρ (9 – 5ρ)/9) – S] < M (ρ – S) , quindi S > ρ (9 – 10ρ)/9

Le gare per i brevetti 8/10

C

2M [(ρ (9 – 5ρ)/9) – S] < M (ρ – S) , quindi S > ρ (9 – 10ρ)/9

A

ρ

S

10

1

B

Un’impresa innovaNO R&S

R&S eccessiva

R&S non eccessiva

I punti compresi tra OB e OC sono tali da comportare un investimento eccessivo in R&S per le due imprese. Per i punti sotto la curva OC, invece, le due imprese innovatrici effettueranno investimenti non eccessivi.

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Entrambe le imprese innovano

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Riassumendo, esistono 3 differenti possibilità:

•La prima è che nessuna impresa investe in R&S a meno che non si aspetti che tale investimento sia redditizio: ciò accade se la R&S comporta un costo relativamente basso rispetto ai profitti di monopolio (S basso) oppure se la R&S ha un’alta probabilità di successo (ρ alto).

•La seconda è che per una data probabilità di successo , un numero maggiore di imprese creerà delle divisioni di R&S quando il costo della R&S è inferiore rispetto al profitto che ci si aspetta dall’innovazione. Perciò, per ogni data probabilità di successo

Le gare per i brevetti 9/10

profitto che ci si aspetta dall’innovazione. Perciò, per ogni data probabilità di successo ρ, il numero di equilibrio di imprese che investiranno in R&S aumenta man mano che si riduce S.

•La terza è che vi sia un intervallo di valori per il costo di R&S nel quale vi è eccessiva R&S, poiché entrambe le imprese stabiliscono delle divisioni di R&S, nonostante questo riduca i loro profitti aggregati. Le società entrano in una gara concorrenziale che farebbero meglio ad evitare: dilemma del prigioniero (per le due imprese è inevitabile investire in R&S, benché questo non sia il risultato ottimale per nessuna delle due).

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Fino ad ora abbiamo considerato solo i profitti delle imprese, ma in una prospettiva di benessere sociale vanno considerati anche i guadagni in termini di surplus del consumatore.

• La R&S che sembra eccessiva per le imprese (dal punto di vista dei loro profitti combinati) può risultare preziosa per la società se il surplus addizionale del consumatore più che compensa la riduzione del profitto aggregato. Tuttavia la R&S può risultare eccessiva anche quando essa viene valutata con questo criterio più ampio. La gara per il brevetto può infatti portare le due imprese a creare delle divisioni di ricerca anche quando il costo totale di esse non è giustificato dalla somma del surplus atteso del produttore e del consumatore.

Le gare per i brevetti 10/10

• Esiste anche la possibilità che la R&S sia troppo poca nell’ottica del benessere sociale. Prendendo il caso in cui nessuna impresa fa R&S (ovvero quando S > ρ), se supponiamo che S sia così prossima a ρ che un’impresa può quasi aspettarsi di chiudere in pareggio se investe, in termini di surplus del consumatore è desiderabile che la ricerca abbia luogo, ma se lo stato non interviene in qualche modo perché ciò avvenga, le imprese non investiranno e non si genererà alcun surplus per il consumatore.

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Sleeping patents 1/2

Un altro modo in cui il sistema dei brevetti e la concorrenza in termini di innovazione possono interagire per influenzare la struttura di mercato è attraverso i “brevetti dormienti” (o sleeping patents): il brevetto non viene impiegato, perché?

Per proteggere i profitti di monopolio generati dal brevetto che realmente interessa, poiché la protezione fornita da un solo brevetto è molto limitata: accade spesso (nel 60% dei casi, secondo uno studio di Edwin Mansfield) che un concorrente sviluppi un’innovazione leggermente diversa da quella brevettata che sia distinguibile per non essere perseguibile dalla legge (inventing around).

ESEMPIO

• Domanda di mercato P=100 – Q• Un’impresa già sul mercato ha una tecnologia protetta da brevetto a costo marginale c1=20€• La tecnologia è così efficiente che non è possibile l’entrata, quindi l’impresa ottiene un profitto da monopolista πM: vende 40 unità a 60€ per un profitto di 1600€• Il monopolista scopre che esiste una tecnologia alternativa al costo marginale cE=30€ e non è quindi interessato a passare a questa tecnologia poiché cE > c1

• Se un’altra impresa acquisisce questa tecnologia entra nell’industria e viene meno il monopolio della prima impresa

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Sleeping patents 2/2

L’impresa già presente sul mercato è interessata a brevettare la nuova tecnologia con costo più elevato, lasciando “dormire” il brevetto e rafforzando il suo monopolio.

Addirittura, l’acquisizione del secondo brevetto vale più per l’impresa già sul mercato che per il suo potenziale cliente. Dimostriamolo.

Nel caso di concorrenza alla Bertrand, l’entrata del rivale provocherebbe una guerra di prezzi: la prima impresa abbasserà il proprio prezzo al costo marginale dell’impresa entrante: 30€

P

100

100 Q40

20

60

il proprio prezzo al costo marginale dell’impresa entrante: 30€ottenendo 10€ per unità (mentre l’entrante non ha nessun profitto).

È evidente che per l’impresa entrante la scoperta è priva di valore, anche se almeno fa pressione sull’impresa già sul mercato, imponendogli un prezzo più basso (nello specifico un prezzo di 30 €). Per il monopolista, invece, ha valore acquisire la nuova tecnologia e impedire questa imposizione di prezzo.

IMPRESA SUL MERCATOVende 70 unità e ottiene un profitto di 700€

IMPRESA ENTRANTENon ha profitto

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40

100 Q70

20

60

30

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L’impresa innovatrice potrebbe essere disposta a condividere la propria innovazione in cambio di un compenso

All’impresa innovatrice conviene (in termini di profitto) concedere in licenza un brevetto?

SI

• Se il licenziatario opera in un mercato totalmente diverso dal

NO

• Se il licenziante non ottiene un pagamento più che

Concessione in licenza dei brevetti 1/6

mercato totalmente diverso dal licenziante

Benefici: il licenziante ottiene dei ricavi certi oggi e poiché il costo di condivisione delle informazioni è basso, tali ricavi si traducono in profitti.

pagamento più che soddisfacente;

• Se c’è il pericolo di un eventuale concorrenza tra licenziante licenziatario;

• Se c’è il pericolo che il licenziatario sviluppi una tecnologia migliorativa che porti ad una futura competizione.

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Cosa succede se entrambi i soggetti competono nello stesso mercato?

• Concorrenza dei prezzi (alla Bertrand) su prodotti identiciInizialmente entrambe le imprese vendono a P = Cm =15€/u

IMPRESA A (innovatrice)

CmA = 12 €/u

P = 14.99 €/u

IMPRESA B

CmB = 15 €/u

P = 15 €/u > P

Senza concedere il

CASO INNOVAZIONE NON DRASTICA

Concessione in licenza dei brevetti 2/6

PA = 14.99 €/u

πA = 2.99 €/u

Cm’A = CmA

P’A = PA = 14.99 €/u

πA = π‘A

PB = 15 €/u > PA

B esce dal mercato

Cm’B = 12 €/u

P’ B = PA = 14.99 €/u

Conclusione: per A l’incentivo a concedere il brevetto in licenza è molto basso perché non ha margini ulteriori poiché la perdita di 2.99 €/u che subisce a causa della cessione della licenza, gli rientra dal pagamento della royalty.

concedere il brevetto

Vendendo la licenza a B

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Si spartisconoil mercato

A vende la licenza a B che gli paga royalty = 2.99 €/u

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• Concorrenza alla Cournot (con 3 imprese sul mercato)Hp:Domanda P = 120 – Q.Cm = 60 €/u

Caso 1: nessuna innovazioneQ* = N (A – Cm) / (N+1) B = 45 u(output di equilibrio di Cournot-Nash)

q1 = q2 = q3 = Q*/3 = 15 uP* = 120 – 45 = 75 €Π = Π = Π = 225€

P

120

120 Q

75

60

45

Cm1 = Cm2 = Cm3

Concessione in licenza dei brevetti 3/6

Π1 = Π2 = Π3 = 225€ 120 Q45

Caso 2: innovazione non concessa in licenzaCm1 = 40 €/uA – B Q* – B q1 = Cm1A – B Q* – B q2 = Cm2A – B Q* – B q3 = Cm3q1 = 30 uq2 = q3 = 10 uQ* = 50 uP* – Cm1 = q1 => P* = 70 €Π1 = (P* - Cm1) q1 = 900 €Π2 = Π3 = 100 €

Caso 3: innovazione concessa in licenzaCm1 = Cm2 = Cm3 = 40 €/uRoyalty r = 10 €/uA – B Q* – B q1 = Cm q1 = 25 uA – B Q* – B q2 = Cm + r q2 = 15 uA – B Q* – B q3 = Cm + r q3 = 15 uQ* = 55 uP* – Cm = q1 => P* = 65 €Π1 = (P* - Cm1) q1 + r (q2+q3) = 925 €Π2 = (P* - Cm2 - r) q2 = 225 € = Π3

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Equazioni per l’equilibrio di Cournot-Nash

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Nessuna innovazione

Innovazione non concessa in licenza

Innovazione concessa in licenza

C = 60€Q = 15P = 75€

Π= 225€

C = 40€Q = 30P = 70€

Π= 900€

C = 40€Q = 25P = 65€

Π= 925€

C = 60€Q = 15

C = 60Q = 10

C = 40€ + 10€Q = 15

IMPRESA 1

IMPRESA 2

Riassumendo:

Concessione in licenza dei brevetti 4/6

Conclusione: La concessione in questo caso e potenzialmente più redditizia.

P = 75€

Π= 225€P = 70€

Π=100€P = 65€

Π=225€

C = 60€Q = 15P = 75€

Π= 225€

C = 60Q = 10P = 70€

Π=100€

C = 40€ + 10€Q = 15P = 65€

Π=225€

IMPRESA 3

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Il prezzo della licenza pari a 10€/u, scelto nell’esempio, non è quello ottimale per l’impresa innovatrice.

Prezzo ottimale della licenza: l’innovatore dovrebbe stabilire un prezzo di royalty quanto più elevato possibile, coerentemente con la disponibilità delle imprese non innovatrici. Nell’esempio, l’innovatore dovrebbe far pagare un royalty prossima a 20 €/u, precisamente 19,99 €/u.

Concessione in licenza dei brevetti 5/6

Cm1 = Cm2 = Cm3 = 40 €/uRoyalty r = 19,99 €/u

31

Royalty r = 19,99 €/uA – B Q* – B q1 = CmA – B Q* – B q2 = Cm + rA – B Q* – B q3 = Cm + rq1 = 30 uq2 = q3 = 10 uQ* = 50 uP* = 70 €Π1 = (P* - Cm1) q1 + r (q2+q3) = 1300 € !!Π2 = (P* - Cm2 - r) q2 = 100 € = Π3

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CASO INNOVAZIONE DRASTICA

Duopolio alla Cournot (vale lo stesso anche in concorrenza di Bertrand)

ΠMONOPOLIO

IMPRESA

INNOVATRICE

NOconcessione

ALTRA IMPRESA

Concessione in licenza dei brevetti 6/6

MonopolioΠMONOPOLIO

ΠA +ΠB ΠB

Risultato: dal momento che non è possibile colludere, Π monopolio > ΠA +ΠB

Per un’impresa che brevetta un’innovazione drastica non sarà quindi conveniente dare in licenza la propria scoperta, perché se non la concede si trova in una posizione di monopolio ed ottiene profitti maggiori.

concessionelicenza

Concessionelicenza

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Monopolio

Duopolio a costo inferiore

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Katz e Shapiro (1985) 1/2

Katz e Shapiro analizzano gli effetti della concessione in licenza di un brevetto.

Effetti positivi

1. La concessione di brevetti fa aumentare quasi sempre il benessere sociale, del produttore o del consumatore o di entrambi:

• Il licenziante e i licenziatari hanno ovviamente un vantaggio in termini di

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profitto, altrimenti non stipulerebbero l’accordo

• Se aumenta il livello dell’output si abbasserà il prezzo aumentando il surplus del consumatore

• Anche se l’output rimane invariato, la concessione in licenza rimane vantaggiosa perché almeno fa aumentare il surplus del produttore

2. Incentivo ad effettuare la ricerca poiché l’impresa sa che guadagnerà dei profitti concedendo in licenza i risultati della propria ricerca

3. Poiché un’impresa sa di poter ottenere in licenza una particolare innovazione, si ridurrà la R&S inutile che duplica quella già esistente.

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Effetti negativi

1. Se la royalty è collegata all’output:

• aumenta il costo marginale dell’impresa che ottiene la licenza per cui il prezzo al consumatore viene doppiamente distorto (come nel problema della doppia marginalizzazione);

• rischio che il licenziatario prenda la licenza per conoscere la tecnologia, ma poi produca molto poco e quindi paghi poco la licenza;

• rischio che il licenziatario sia incentivato a mentire sulla quantità che produce per pagare meno.

Katz e Shapiro (1985) 2/2

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2. I contratti di concessione in licenza se includono vincoli sul prezzo e sul territorio geografico possono creare dei monopoli.

3. Patent thicket (“foresta di brevetti”): la tecnologia interessata nell’immettere un nuovo prodotto sul mercato potrebbe di fatto contare su una moltitudine di tecniche brevettate, ciascuna delle quali di proprietà di entità diverse. Il licenziatario ha quindi bisogno dell’approvazione di tutti i titolari dei brevetti. Ne consegue una difficoltà di coordinamento. Questi problemi vengono risolti tramite accordi di licenze incrociate oppure utilizzando i “patent pool” (tramite i quali un gruppo di imprese decide di raggruppare alcuni brevetti e di concederli in licenza come un unico pacchetto). Queste soluzioni corrono il rischio di consentire la cooperazione al di là della sfera tecnologica e di dare un potere tecnologico sui potenziali entranti, ma senza queste soluzioni risulterebbe impossibile per qualsiasi nuova impresa sul mercato farsi strada nella foresta dei brevetti.