[UNICO] people&style 15/12

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Poste Italiane spa - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB/CN - anno IV - numero 15 - Maggio - Giugno 2012 Version française. e 5,00 Luca Argentero | Simone Ghiazza | Guido Harari | Gelato | Marlene Kuntz | Meridiane | Roero | Cavalli | SUP mania paolo pejrone formula 1 a monaco un mondo di latte stati d’animo si riflettono nell’eccellenza

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Il magazine della provincia di Cuneo maggio/giugno 2012

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il piacere del colorenelle nostre case

Le case sono luoghi che devono fornire sensazioni, protezione, sollievo, in un dialogo dove il

colore ha un ruolo fondamentale: infl uisce sull’umore, ravviva lo

spirito dell’abitare, caratterizza ogni stanza di una particolare, intima armonia. La ricerca del benessere visivo e psicologico

è l’ideale che si insegue nel piacere di completare ed

esaltare gli arredi, o di rinnovare un ambiente secondo i trend

della contemporaneità. Scegliere il colore per le nostre

mura domestiche è amare lo spazio che si ha a disposizione,

rendendolo capace di evocare atmosfere lontane, stimolare

i sensi, risvegliare le nostre

emozioni; ma signifi ca anche cogliere le tendenze che

derivano dall’osservazione del mondo, dagli sviluppi della mente

e dalla corsa verso stili sempre nuovi e ancora da scoprire.

L’assortimento dei prodotti per la fi nitura e il decoro degli spazi interni è per questo una guida

formidabile, con nuove proposte ad ogni stagione, pur restando in

un attuale fi lone che ci parla di contrasti, di calore, di semplicità

e raffi natezza in un quadro “pulito”: per gli arredi chiari si

può creare uno sfondo intenso che valorizzi la tridimensionalità

dello spazio e tolga la dispersione dei bianchi; altresì, la quiete

nell’uniformità dei toni è spesso affi data ai beige, tortora, fi no

ai marroni più scuri miscelati in fantasie di linee che esaltano

l’ordine e danno un’eleganza che si protrae nel tempo. Ma, come per i tessuti dei tendaggi o per i

capi d’abbigliamento, l’offerta è ormai tanto ampia da rivisitare qualunque tonalità: verdi, azzurri,

viola, rossi, fi niture metallizzate. Nessun colore appare sbagliato o eccessivo se inserito nel modo

opportuno. Così la libertà della scelta secondo le proprie passioni

e i propri ideali, ispirandosi a un pensiero interiore, a una qualche

fi losofi a del vivere insita negli oggetti della casa, può essere

un’affascinante evasione dalle tendenze. Con questo interesse

a scoprire personalità sempre nuove e prenderci cura dei

vostri ambienti per il piacere dell’abitare, la consulenza

gratuita di un interior designer in grado di condurvi alla ricerca del colore più adatto, la nostra cura nel dipingere e decorare sono le azioni in cui crediamo

per dare valore al nostro tempo, rivitalizzando spazi a misura per il

vostro stile di vita.

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il piacere del colorenelle nostre case

Le case sono luoghi che devono fornire sensazioni, protezione, sollievo, in un dialogo dove il

colore ha un ruolo fondamentale: infl uisce sull’umore, ravviva lo

spirito dell’abitare, caratterizza ogni stanza di una particolare, intima armonia. La ricerca del benessere visivo e psicologico

è l’ideale che si insegue nel piacere di completare ed

esaltare gli arredi, o di rinnovare un ambiente secondo i trend

della contemporaneità. Scegliere il colore per le nostre

mura domestiche è amare lo spazio che si ha a disposizione,

rendendolo capace di evocare atmosfere lontane, stimolare

i sensi, risvegliare le nostre

emozioni; ma signifi ca anche cogliere le tendenze che

derivano dall’osservazione del mondo, dagli sviluppi della mente

e dalla corsa verso stili sempre nuovi e ancora da scoprire.

L’assortimento dei prodotti per la fi nitura e il decoro degli spazi interni è per questo una guida

formidabile, con nuove proposte ad ogni stagione, pur restando in

un attuale fi lone che ci parla di contrasti, di calore, di semplicità

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può creare uno sfondo intenso che valorizzi la tridimensionalità

dello spazio e tolga la dispersione dei bianchi; altresì, la quiete

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l’ordine e danno un’eleganza che si protrae nel tempo. Ma, come per i tessuti dei tendaggi o per i

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PERCHEʼ LA QUALITAʼ RICONOSCIUTA SIA RICONOSCIBILE

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I dati sulla lettura in Italia sono sempre sconfortanti. L’Istituto nazionale di statistica informa che nel 2010 solo il 46,8 per cento della popolazione dice di aver letto, per motivi non strettamente scolastici o professionali, insomma, non obbligati, almeno un libro nei dodici mesi precedenti. Ed è una percentuale ottimistica. Molti dichiarano di leggere più di quanto facciano in realtà, considerando tra le letture anche le guide turistiche o i libri di ricette. Anche se viviamo nel mondo della comunicazione globale, costantemente immersi nei testi sul web o sui tablet dove anche gli e-book sono ormai a portata di tutti, pare che non si legga più. Eppure lo spettacolo del quotidiano mi porta a pensare che una buona lettura aumenta il desiderio di lasciarsi andare, fuori dalle solite banalità, viaggiando con fantasia ed eleganza in altri luoghi, in altri tempi. [Unico] non è certo un libro dai contenuti altisonanti ma, con il buon proposito di presentare le eccellenze, i talenti e i migliori esempi della cuneesità, vuole accompagnarvi in un viaggio immaginario. E magari farvi anche avvicinare alla lettura.In questo numero vi portiamo a conoscere Paolo Pejrone, il paesaggista cuneese conosciuto in tutto il mondo, a prendere un caffè con Luca Argentero e a visitare la galleria fotografica che un grande artista come Guido Harari ha aperto ad Alba, suo ritiro dopo una carriera di ritratti ai protagonisti del rock internazionale. Di musica continuiamo a parlare con i Marlene Kuntz, saliti alla ribalta dopo la partecipazione al Festival di Sanremo, per scoprire che il loro successo nasce proprio a Cuneo. Ci prepariamo all’estate scoprendo un nuovo modo per divertirsi in acqua: è il SUP, arriva direttamente dalle coste americane ma siamo certi che anche da noi diverrà il passatempo per tutti. E poi, da questo numero, partono nuove rubriche per accontentare gli amanti dei motori e della bellezza, tutte da scoprire insieme a noi.E se a qualcuno venisse voglia di leggere qualcosa in più...

Roberto Audisiodirettore artistico

[email protected]

EDITORIALE

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AlessioBotto DIRETTORERESPONSABILE

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CONTRIBUTORS

con il patrocinio di:

Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero

hanno scritto:

Roberto AudisioMaria BolognaVanina CartaRiccardo CeliFiorenzo CravettoFrancesco DoglioNicola FerreroGiovanna FocoFabrizio GardinaliAxel IbertiTerry e Giancarlo MontaldoLuca MorosiVito NaccariAlessandro ParolaMonia ReLuca RevelliGiorgio Trichilo

traduzioni: Lidia Dutto

hanno fotografato:

Alex AstegianoCaptgullyDuilio Beltramone / SGSMMarco BertorelloCentre de Presse MonacoVanina CartaFiorenzo CravettoFrancesco Doglio Davide DuttoDario FusaroFabio GarneroViviana LanzettiDaniele MolinerisLuca MorosiNadkiSvetaphotoStrykowskipress office Anaborapipress office Assolatte press office Grom press office Inalpipress office Santità Sconosciuta

aderente a:

RobertoAudisio DIRETTOREARTISTICO

[email protected]

JolandaBivona DIREZIONEMARKETING & PUBBLICITÀ

[email protected]+39.388.61.86.091

Rivista bimestrale della provincia di CuneoAnno IV • Numero 15 • Maggio-Giugno 2012

Direttore responsabile:Alessio Botto • [email protected]

Direttore artistico:Roberto Audisio • [email protected]

Redazione centrale:Giovanna Foco • [email protected]

Redazione Monaco:Maria Bologna • [email protected]

Editing di redazione:Vanina Carta • [email protected]

Concessionaria unica di pubblicità:BB Europa Edizioni • via degli artigiani, 17 - Cuneo

Direzione Marketing & pubblicità:Jolanda Bivona • [email protected]. +39.388.61.86.091

[UNICO] è una pubblicazione di BB Europa EdizioniVia degli Artigiani, 17 • 12100 Cuneo tel. +39.0171.60.36.33Reg. Trib. di Cuneo n. 617 del 1 Agosto 2009

Stampa:TIPOLITOEUROPA • [email protected] • www.tipolitoeuropa.com

Tutti i diritti riservati, è vietata la pubblicazione, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Editore© BB Europa Edizioni. Nell’eventualità che testi e illustrazioni di terze persone siano riprodotti in questa pubblicazione, l’editore è a disposizione degli aventi diritto non citati. L’editore porrà inoltre rimedio, a seguito di segnalazione, ad eventuali non volute omissioni e/o errori nei relativi riferimenti.

Garanzia di riservatezza per gli abbonati.L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: “BB Europa Edizioni” - Responsabile dati UNICO - Via degli Artigiani, 17 - 12100 Cuneo. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico della “BB Europa Edizioni” saranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (legge 675/96).

Puoi trovare [UNICO] nelle migliori Edicole della provincia di Cuneo. A Torino nella Libreria Internazionale Luxembourg. Nei migliori locali del Principato di Monaco.

Questo numero è stato chiuso in redazione il 4 maggio 2012.

In copertina: Migliorero di Daniele Molineris.

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RITRATTO10 | il giardiniere dell’anima15 | il caffè? è buono e fa del bene!21 | i miei clic a tempo di rock

UNDER 4018 | il presidente giovane

SOCIETÀ E COSTUME26 | gelato evergreen

EVENTI32 | olio, motori e regalità

SPORT38 | stand up paddling mania

IN CASA DI40 | fra monti e mare

MUSICA46 | volontà e determinazione

FASHION STYLE50 | cosa metto in valigia?

ATTUALITÀ52 | arte e riciclo. il fare pensato

ECONOMIA56 | un mondo di latte

ITINERARI60 | il tempo del sole

TERRITORIO63 | roero: frutta e castelli

NATURA67 | la donna che punta al centro

AZIENDE70 | dove lo stile è di casa

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SOMMARIO

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3 | EDITORIALE

7 | SOMMARIO

8 | PRIMO PIANO

73 | L’INTERVISTA IMPOSSIBILE

74 | LIFE-STYLE

76 | PASSAPAROLA

80 | BONTÀ A TAVOLA

81 | FINANZA

82 | BEAUTY

84 | MOTORI

86 | ARTE

88 | USCIRE

90 | BON TON

91 | ESSERCI

94 | TRADUCTION FRANÇAISE

RUBRICHE

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PREMIO [UNICO]PER LA DANZAL’impegno, la volontà, la dedizione, l’entusia-smo e la collaborazione: sono questi i valori che Unico sostiene in quello che è il primo premio istituito a favore di questa arte antica. Il riconoscimento è consegnato il 15 giugno in occasione dello spettacolo di fine anno, organizzato al Teatro Toselli di Cuneo da La Maison de la Danse. L’incontro di intenti tra il periodico e la scuola cuneese è frutto di obiettivi comuni: racconta-re il territorio, dando spazio alle eccellenze. Esempio concreto è lo stage di danza organizzato a Lurisia e Roccaforte Mondovì da la Maison de la Danse. Do-centi internazionali si avvicendano dal 16 al 20 luglio. Tra questi: per la Classica, Frederic Olivieri, direttore del Corpo di ballo del Teatro alla Scala, insieme a Maurizio Bellezza e Chiara Borghi che vantano un percorso personale nella Scuola di ballo del Teatro alla Scala; per la Contemporanea, Mauro Astolfi, coreografo e direttore artistico del dipartimento modern contemporaneo del Daf di Roma, e Lara Terzuolo. Per la Moderna, Virgilio Pitzalis, coreografo e insegnante dell’Accademia California Dance Center di Milano.Info: www.lamaisondeladanse.com

PrimoPianoAPNEA IN VASCAA CUNEOL’ASD Circolo Subacqueo Cuneese, scuola sub, invita tutti il 27 maggio 2012 nel com-plesso GIS Piscina di Cuneo dalle ore 11,30 per il I° Trofeo di Apnea Circolo Subacqueo Cuneese, prova di selezione per il Campionato Italiano di Apnea, valevole per il Campionato Provinciale di Apnea e per il Campionato Regionale di Apnea. Si assiste da vicino ad uno spettacolo straordinario: quando un solo respiro deve bastare per arrivare alla fine della gara, accarezzando il limite delle proprie possibilità. Per Goran Colak spingersi al limite ha significato nuotare sott’acqua con una monopinna per 273 metri. A Cuneo la sfida continua.

PAROLE TRA LE FRONDEIl piede cadenza il passo. La voce tuona tra il mormorio delle voci del bosco. L’occasione è da non perdere. Sono protagonisti i grandi classici della letteratura, raccontati da scrittori e autori. Di seguito le prossime date e gli autori che leggono e raccontano altri autorevoli autori: 13 maggio, “Carnets de guerre” di Vasilij Grossman (Mario Dondero); 19 maggio, “Conoscenza della notte” di Robert Frost (Mar-co Drago); 26 maggio, “I racconti di Kolima” di Salamov (Franco Vaccaneo); 9 giugno, “Madame Bovary” di Flaubert (Alessandro Bertante); 16 giugno, “Don Chisciotte” di Cervantes (Bruno Gambarotta); 23 giugno, “L’amante di Lady Chatterley” di D.H.Lawrence (Alessandra di Pietro); 24 giugno, “Viaggio al termine della notte” di Celine (Ernesto Ferrero); 29 giugno, “Le vite senza ieri” di Edoardo Nesi (Edoardo Nesi); 7 luglio, “Anna Karenina” di Tolstoj (Antonio Armano); 14 luglio, “Alla ricerca del tempo perduto” di Proust (Enrico Correggia). I reading si svolgono a partire dalle 18. Ingresso gratuito. Info: www.fondazionemirafiore.it

BIRRA: C’È FERMENTORitorna C’è Fermento: grandi birre da piccoli birrifici. L’edizione 2012 propone come un tour tra le produzioni artigianali di Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana. Tra le iniziative in programma, la presentazione de la Guida alle birre d’Italia 2012 (Slow Food editore), firmata da Luca Giaccone ed Eugenio Signoroni. Naturalmente, spazio anche alla

musica: cosa s’intona meglio a una birra di un buon blues? Ritorna, quindi, il Blues Fest: sul palco grandi artisti come Paolo Ganz e Francesco Piu, oltre ai Bud Spencer Blues Explo-sion. Info: www.cefermento.it - www.fondazionebertoni.it

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PrimoPianoCANI DI RANGOEsposizione Canina Internazionale a Cuneo, il 7 e 8 luglio. Vincente la collaborazione tra i Gruppi Cinofili della “Provincia Granda” Gruppo Cinofilo Cuneese, Gruppo Cinofilo Monregalese, Gruppo Cinofilo Langhe e Roeri e con il patrocinio dell’ E.N.C.I. Ente Nazionale della Cinofilia Italiana e della F.C.I. Federation Cynologique Internationale. La manifestazione si svolge nell’area fieristica M.I.A.C. La giuria è composta da esperti provenienti da Finlandia, Francia, Inghilterra, Repubblica Ceca e Croazia oltre naturalmente dall’Italia.Info: www.miglioredirazzareport.it

PREMIO ALLA MUSICAL’Associazione culturale Arturo Toscanini di Savigliano organizza una serata in omaggio al mezzosopranoFiorenza Cossotto per i suoi 50 anni di carriera. L’ap-puntamento è per lunedì 14 maggio (ore 20,30)al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino.Nella città della Mole, la Cossotto si è diplomata inizian-do una carriera che l’ha vista esibirsi insieme ai big della lirica, come Maria Callas, Placido Domingo, Luciano Pavarotti. Ospite della serata, il Maestro Uto Ughi che conduce la cantante in un amarcord di emozioni.Ai due artisti verrà conferito il “Premio alla Carriera” da Regione Piemonte e Comune di Torino. Intanto, l’As-sociazione Toscanini lavora già all’edizione 2012 de La Santità sconosciuta, Piemonte Terra di Santi, la rassegna di musica, cultura e spiritualità, in programma a ottobre all’Abbazia di Staffarda (Revello).Ecco la prima novità: “Sta per nascere L’Associazione Amici della Santità sconosciuta, aperta a chiunque vorrà iscriversi e assistere agli eventi della manifestazione – afferma Ivan Chiarlo, presidente dell’Associazione. – Hanno già assicurato l’adesione importanti personalità della cultura, delle professioni e dell’impresa del nostro territorio”.

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Il giardiniere dell’anima

UN PERFETTO EQUILIBRIO TRA MEMORIE E SPERANZE,SPERIMENTAZIONE E AFFETTI, ESTETICA E FUNZIONALITA’ NEL PERCORSO

IDEALE DI UNA VITA: ECCO IL GIARDINO SECONDO PAOLO PEJRONE

ne segue le stagionalità e le trasformazioni ne-gli anni, così come i processi che ne regolano i cicli vitali in tutta la loro semplicità. La funzione del giardiniere va oltre quella progettuale o della selezione botanica, perché diventa fondamenta-le la parte creativa e di compartecipazione alla vita stessa del giardino, in modo continuativo e totale.Riprendendo il titolo del bestseller che l’ha consacrato al successo del grande pubblico come scrittore, perché “in giardino non si è mail soli”?Il giardino è il vero ambiente della casa dove non ci si può mai sentire soli. È quella camera, senza tetto, esposta al vento, alla pioggia e alle intemperie, dove gli alberi sono i muri e il prato i tappeti. Qui, trova pieno spazio la natura nelle sue espressioni, creando non solo un habitat per animali e piante, ma anche una dimensione in cui si possa ritrovare il proprio percorso di vita. Qui, convivono e si armonizzano le memorie e le speranze che accompagnano la nostra esistenza. Le prime sono le piante di una vita, che ricorda-no le persone, la famiglia, i profumi dell’infan-zia, le seconde sono, invece, quelle nuove, che si sperimentano e che rappresentano il futuro,

Un portfolio che lo ha portato a creare i giar-dini più belli per nomi prestigiosi, un’atti-

vità editoriale indefessa e di grande successo con best-seller come In giardino non si è mai soli (Feltrinelli), La pazienza del giardiniere (Einaudi), o il recente illustrato I miei giardini (Electa- Mondadori), collaborazioni con testate note e riviste di settore (da “La Stampa” e “La Repubblica” a “Ville & Giardini”) e un’attività di consulenza che lo ha reso una vera autorità in materia di giardini in tutto il mondo. Stiamo parlando di Paolo Pejrone: un cosmopolita che rimane un cuneese Doc, orgoglioso delle pro-prie origini e del territorio che lo ha cresciuto, e che non ama l’etichetta di architetto del paesag-gio. Paolo Pejrone è un vero “giardiniere”, che conosce e coglie l’essenza del verde, non solo come strumento, ma come compagno di viaggio di un’intera esistenza.Perché ama definirsi “giardiniere” e non si ri-conosce pienamente nell’etichetta di “architet-to del paesaggio”?Il giardiniere è colui che segue la nascita di un giardino, accompagnandolo per tutta la sua esi-stenza. È partecipe della sua creazione ma non lo abbandona una volta “progettato”, perché

DI VANINA CARTA - PHOTO: DARIO FUSARO

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l’ignoto che verrà. Ecco perché lì non si è soli: dalla vita animale realmente presente (rane, lu-certole, chiocciole, rondini…) alla vita immagi-nata e ricordata, ogni cosa in giardino risveglia in noi sentimenti, ricordi ed energia vitale.Qual è, dunque, l’obiettivo principale che ci si deve porre nel creare un giardino?La creazione di un giardino o l’adattamento di un ambiente già esistente ha a che fare con molti fattori: in primo luogo il contesto, poi il proprie-tario, così come l’esigenza di organizzare più elementi in un insieme armonico. Andiamo per ordine: è fondamentale cercare di armonizzare il giardino, con la massima semplicità possibile, nel contesto e con tutto ciò che sta intorno, perché non deve risultare – come invece spesso succede – un corpo estraneo in un ambiente. Altra condizione necessaria è che il proprietario

possa ritrovarci se stesso: per fare ciò, occorre organizzare un insieme di vita e di vite (la no-stra, quella degli uomini e quella delle piante e degli animali), che non devono entrare in con-flitto, ma essere complementari e regolate da un sentimento di amore e affinità. Di conseguenza, sarà necessario fare le proprie scelte per creare un insieme genuino, non artificiale, con piante adatte a quel luogo e che siano anche “fruibili” per chi ci vivrà. Ogni giardino ha una parte più importante al suo interno? Sì, ogni giardino ha un proprio nucleo attorno al quale ruota tutto il resto; un cuore, che è diverso naturalmente per ognuno e che può essere una peculiarità dal punto di vista architettonico, bo-tanico ecc. Per quel che riguarda il mio giardino, per esempio, è l’orto. Orto e giardino sono, in

Gli spazi del giardino, secondo Pejrone,devono essere un insieme armonioso in cui piante, animali e uomini trovano la propria dimensione senza conflitti ma in maniera complementaree con genuinità

Il giardinoè il vero ambiente della casa

dove non ci si puòmai sentire soli

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Ogni giardino ha una propria anima. Le piante si fondono in un percorso ideale che richiama persone, affetti, profumi, ricordi e idee che delineano i germogli dell’ignoto che verrà

realtà, due diverse prospettive sulla vita: la prima più funzionale, con tempi brevi e dinamici, se-condo le stagioni e i ritmi delle persone (orto); la seconda, invece, con una valenza estetica e filosofica che rispecchia il passato e preannun-cia il futuro, poiché il giardino è compagno di una vita. Gioia della gola e funzionalità, da un lato, piacere degli occhi e benessere dell’anima, dall’altra. E il suo giardino?Il mio giardino è un esperimento continuo, da un alto, e un grande esercizio di affetti, dall’al-tra. È come un’enorme collezione di piante rare e comuni, una sfida costante, che è un po’ nel DNA del “giardiniere curioso”: un lungo viag-gio verso l’ignoto, che riserva infinite sorprese, come la recente scoperta di un ibrido giappone-se di magnolia tra i più belli in assoluto… ma è anche un ritrovare se stessi in quelle fragoline e violette che richiamano colori e profumi del-la giovinezza, in un continuo gioco tra passato, presente e futuro, tra memoria e ignoto, come già si diceva. Perché l’ulivo a Revello e cosa significa per lei?I motivi del mio attaccamento all’ulivo sono mol-teplici. Innanzitutto, la presenza qui a Revello, in Regione San Giovanni, di una pianta secolare con un diametro di 1 m, che mi ha sempre affa-scinato, poi il fatto stesso che mio padre avesse già fatto questo tentativo molti anni fa con 6 uli-vi nella collina qui di fronte, mi hanno spinto a sperimentare. Si tratta di una sfida – tanto per ritornare ai concetti già espressi – che in questo caso ha anche dei legami con il passato e con il territorio. Ora gli ulivi sono più di 1600 e, a par-te gli inverni più difficili, come questo appena trascorso in cui il gelo è stato davvero implaca-bile, hanno trovato la propria dimensione nella tenuta del Bramafam, qui dietro, in quell’anfite-atro che incorcia Revello, al di sotto delle rovine dell’omonimo fortilizio. Ma non solo, perché da questi ulivi nasce un olio di altissima qualità, de-licato come solo un olio prodotto ai piedi delle montagne può essere.

Lei è un uomo di mondo, conosciuto ovun-que, che ha la possibilità di accedere agli am-bienti più esclusivi. Eppure ha scelto di vive-re qui, a Revello, e di rimanere in provincia...La scelta di rimanere qui è un atto di fede e so-prattutto di riconoscenza verso il mio territorio e i miei affetti, che mi hanno dato così tanto nella vita.E poi... come nella botanica, le radici sono le fondamenta dell’esistenza e, anche se sono na-scoste, sono ciò che fa la differenza nella cresci-ta, nello sviluppo e nell’identità di una persona, come di una pianta. UN

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I SIGNORI DELLE PEONIEIl fotografo torinese Dario Fusaro torna in libreria con Vivai delle Commande – Peonie, un volume tutto dedicato ai vivai Le Commande (Carmagnola – TO) e al racconto della passione per le peonie, vere protagoniste della pubblica-zione e di questo luogo incantato, dove la famiglia Salvi si occupa di peonie (arbustive ed erbacee) e hosta ormai da anni. Con testi di Sandra Migliavacca e l’introduzione di Paolo Pejrone, Vivai delle Commande – Peonie è la novità di Iaunua Viridis editore, dopo Un giardino coraggioso, dedicato al giardino botanico Villa Bricherasio di Saluzzo (sempre di Fusaro e Migliavacca). Dario Fusaro si conferma, così, una firma d’eccellenza tra i fotografi “del verde”, impegnata su illustrati di grande prestigio, così come nella col-laborazione con riviste di settore, come “Gardenia”. Tra le sue ultime fatiche, Cronache di un giardino (2010), Gli orti felici (2009), I miei giardini (2008), tutti Electa-Mondadori: volumi che sono il frutto di uno dei più felici sodalizi professionali della storia dell’editoria illustrata, tra una penna d’eccezione, Paolo

Pejrone e uno sguardo d’autore, quello di Dario Fusaro.Vivai delle Commande – Peonie Cartonato / Formato: 24,5 x 30,7 cm, pagine: 172, Iaunua Viridis editore (www.libreriadellanatura.com)

Per chiudere, una piccola chicca: che consi-glio darebbe a chi, “profano” della materia, volesse creare il proprio giardino o riorga-nizzarlo?Di consigli ce ne sarebbero tanti… Proverò a essere sintetico. Prima di tutto occorre affidarsi a una persona di fiducia che abbia esperienza, oppure a un bravo vivaista, senza darsi alle improvvisazio-ni... In secondo luogo, è sempre consigliabile evitare gli affollamenti di piante in aree deli-mitate e scegliere varietà semplici da curare e gestire.Terzo: essere cauti con quelle esotiche, che certamente non sono da escludere a priori, ma che rischiano di risultare come un corpo estra-neo nel contesto generale. Infine, una regola non da poco: cerchiamo di evitare i giardini “spic & span”, quelli cioè troppo perfetti per essere veri… per fare ciò non si deve avere paura di un certo “disordine” del verde e dello “sporco” che ne consegue, perché le piante sono natura e non vanno imbrigliate a ogni costo. Diamo loro il giusto spazio, soprattutto quello “vitale”!

Un giardino non è completo senza un orto.Due modi diversi di intendere le natura,

due diverse prospettive sulla vita.

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il caffè? è buonoe fa del bene!PIÙ SE NE OFFRE, MEGLIO È!SPECIALMENTE SE SI TRATTA DI UN CAFFÈ SPECIALE,COME QUELLO CHE CI PROPONE LUCA ARGENTERO

DI GIORGIO TRICHILOPHOTO: VIVIANA LANZETTI

Siamo on-line da prima di Natale e attualmen-te contiamo più di 7.000 iscritti alla newsletter, che vengono aggiornati settimanalmente sullo “stato avanzamento lavori”. Inoltre, potete tro-varci su Facebook e Twitter. Come si fa a offrire un caffè attraverso www.1caffe.org?È stata la sfida più difficile: trovare un sistema rapido e sicuro che potesse durare nel tempo ed essere sostenibile.I metodi comuni erano troppo costosi o com-plicati. Abbiamo trovato la soluzione attraver-so www.bemoov.it. È un innovativo sistema di pagamento on-line italiano, che si distingue per sicurezza e trasparenza. Invito tutti i lettori a iscriversi gratuitamente e a passare parola! Dopo l’iscrizione, si potrà offrire un caffè con un semplice sms.

Lo considerano un sex symbol, ma lui si sente tutto fuorché un divo. Professionalità, tena-

cia e umiltà: ecco un sintetico profilo di Luca Argentero. E lontano dalle luci della ribalta, trova anche il tempo per la solidarietà. L’attore torinese, attualmente impegnato sul set dell’ul-timo film diretto da Marco Risi, è l’anima di un progetto solidale tutto dedicato al caffè. Di cosa si tratta? Ce lo spiega lo stesso Argentero.Luca, cominciamo da www.1caffe.org: se fac-ciamo clic, dove andiamo?Arrivate sul nostro sito, che illustra le linee gui-da del progetto, la nostra filosofia e com’è nata questa avventura. Spiega soprattutto chi siamo, come intendiamo aiutare gli altri e perché ab-biamo deciso di farlo offrendo un caffè!Da quanto tempo siete on-line e quante visite ha raggiunto il sito?

Luca Argentero, torinese, è sotto i riflettori dai tempi del format Grande Fratello. È diventato un attore affermato sia nel cinema sia a teatro. Tra un set e l’altro non disdegna ipotesi solidaristiche, come quella che lo vede protagonista in un progetto solidale tutto dedicato al caffè

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In questo periodo, quali progetti di solida-rietà state seguendo?Ogni progetto di solidarietà è il benvenuto. Per ogni associazione, candidarsi a un caffè è libero e gratuito. Abbiamo pubblicato l’indi-rizzo associazioni.1caffe.org, dove è possibile compilare il modulo di candidatura, oppure si può scrivere a progetto@1caffè.org. Le informazioni da fornire sono parecchie, ma preferiamo tutelare al massimo i nostri utenti: è necessaria grande attenzione anche quando si parla di solidarietà. Quest’idea è nata da te ed è stata condivi-sa da tua sorella Francesca, come dai tuoi amici. Nonostante il successo, non ha mai nascosto di essere ancore legato alle tue amicizie più care. Cosa provi a ritrovare i vecchi amici?Il vero motore di questa idea è Beniamino Savio, mio caro amico e compagno di univer-sità. Ci siamo incontrati a Parigi, ne abbiamo parlato e ci siamo detti “Facciamolo!”. Con i miei amici storici c’è un bellissimo rapporto e cementarlo con iniziative comuni non fa altro che consolidare i nostri reciproci sentimenti di stima e fiducia.Sei anche molto legato a Torino. Quali sono i luoghi della Torino di Luca Argentero?Torino è una città meravigliosa, viva, aperta, pulita e organizzata. Amo tutto di Torino: il fiume, le colline, il nostro stile, la nostra notte.Parliamo ora di te come attore. Spesso hai interpretato ruoli in qualche modo “gene-razionali”. Secondo te, chi sono i trentenni di oggi?In passato penso di aver sbagliato, esprimen-do un’opinione troppo generalizzata sui miei coetanei. Io mi circondo di persone simili a me, grintose, intraprendenti, con voglia di fare e pronte ad assumersi le proprie respon-sabilità. Ritengo che ci vorrebbe più coraggio e spirito d’iniziativa. E intorno a me ne vedo molto: i giovani sono pronti, si sente il biso-gno di un forte ricambio generazionale.

Mi circondo di persone simili a me: grintose, intraprendenti,

con voglia di fare e pronte ad assumersi le proprie responsabilità

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Sei stato diretto da grandi maestri come Francesca Comencini, Michele Placido, Ferzan Ozpetek. Cos’hai imparato? Ho imparato molto da tutti, compresi i giovani registi alla loro opera prima. Ogni film è una le-zione a cielo aperto.Hai recitato anche nella parte dell’omosessua-le. Come ti sei avvicinato a questo ruolo?Con l’impegno, la curiosità e la naturalezza con cui ho cercato di interpretare altri personaggi. Secondo me, l’orientamento sessuale di una per-sona non la definisce più di quanto possa fare la professione o il colore dei capelli.In TV sei stato una “Iena”, e nel privato come sei? Descriviti in tre aggettivi. Sorridente, gentile, inquieto.Per terminare, finiamo con un caffè. C’è un’Ita-liana o un Italiano a cui lo offriresti volentieri? Desidero offrirlo a qualcuno che non conosco, che ne ha bisogno, per sorridere di un gesto di genuina e inaspettata gentilezza.

LUCA ARGENTERONasce a Torino il 12 aprile 1978. Si laurea in Economia e Commercio, ma la sua passione è recitare. Partecipa al Grande Fratello edizione 2003: è il trampolino di lancio che lo proietta nel mondo dello spettacolo in TV, al cinema e a teatro. Debutta, infatti, nella serie televisiva Ca-rabinieri e presto si cimenta con il gran-de schermo. Tra i suoi film ricordiamo: Saturno Contro (2007, F. Ozpetek); Il grande sogno (2009, Michele Placido); C’è chi dice no (2010, Giambattista Avel-lino). Sempre nel 2010, è protagonista a teatro con Shakespeare in love, diret-to da Nicola Scorza. Nel 2011, in TV, fa coppia con Enrico Brignano ne Le Iene. È sposato con l’attrice e doppiatrice My-riam Catania.

Il sito dedicato al caffè, che vede testimonial Luca Argentero, si è dimostrato di grande interesse: attualmente sono oltre settemila gli iscritti alla newsletter che promuove il progetto

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DOPO AVER ACQUISITO UNA QUOTA DELLA AZIENDA DI FAMIGLIA,SI È SENTITO PRONTO PER ASSUMERSI RESPONSABILITÀ.INDAGA SUGLI SCENARI FUTURI E CREDE NEL LAVORO IN RETE

DI GIOVANNA FOCOPHOTO: DANIELE MOLINERIS

Ho aumentato il numero di venditori esterni, che tra l’altro sono stati assunti come dipen-denti, e ho puntato sulla cooperazione con altre aziende italiane di utensileria. Sgm ha clienti storici, colossi dell’industria italiana. Quando vi è la necessità di crescita, si possono percorrere molte strade. Noi abbia-mo scelto di collaborare con altre aziende del settore, con una sorta di lavoro in rete. La data storica è il 2009: Sgm Utensilerie, per effetto della creazione di Techno Trade Group, si è definitivamente votata a uno spettro più ampio nelle forniture alla clientela industriale, intro-ducendo, tra gli altri, la gamma e i cataloghi Ttake Italia. Il primo obiettivo è stato centrato: abbiamo re-gistrato cinque cataloghi con il marchio Ttake. All’inizio eravamo in cinque. Ora siamo trenta

Simone Ghiazza 31 anni, una laurea in Economia Aziendale, direttore commercia-

le della Sgm Utensilerie di Mondovì e presiden-te dei Giovani Imprenditori di Confindustria Cuneo. Non ha spedito curriculum. Il lavoro era in casa: prendere o lasciare. Lui ha preso. Ha due figli e una moglie dal cognome noto nel panorama monregalese: è Simone Ghiazza.Dopo la laurea?Sei mesi di pratica in uno studio da commercia-lista, poi ho scelto l’azienda di famiglia.Subito ai vertici?No. Ho iniziato dal basso: ho fatto il venditore. In seguito, si è aperta la possibilità di fare espe-rienza nell’ufficio commerciale. Così è stato e ora sono il direttore commerciale.Dopo il suo inserimento, quali le modifiche e i risultati nella storica azienda di famiglia?

Il giovane imprenditore cuneese, dopo l’università, ha lasciato Torino per tornare a Mondovì. Ora è direttore commerciale della storica azienda, nata grazie alla ambizione di Serafino Ghiazza che nel 1968 ha acquisito una piccola ferramenta a Mondovì. La piccola ferramenta si è di anno in anno ampliata, sino a raggiungere la dimensione industriale attuale

il presidentegiovane

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utensilerie aggregate. Il caso simile al nostro, nel campo dell’edilizia, può essere quello di Big Mat.Il valore aggiunto di questa strategia impren-ditoriale è garanzia di ottimi prodotti con un vincente rapporto qualità-prezzo. Techno Trade Group è una realtà che assicura servizi di con-sulenza e marketing per tutti gli affiliati. È una bella sfida: oltre ai prodotti, puntiamo a offri-re un team di tecnici in grado di supportare i clienti industriali più evoluti, nello studio e nel-la progettazione di utensili o di modifiche per razionalizzare i cicli produttivi.

È presidente del Gruppo Giovani Industriali di Confindustria Cuneo: perché lei?Ho iniziato a frequentare il Gruppo Giovani, dopo aver mandato la richiesta di partecipa-zione e dopo la mia acquisizione di una quota della Sgm. Ero, come dire, “diventato grande”. Volevo anche ricostruire dei rapporti inter-personali. Terminato il periodo universitario a Torino, ho perso di vista i miei quattro com-pagni di alloggio, che si sono stabiliti all’este-ro, e mi sono sentito umanamente spiazzato. L’ambiente di Confindustria mi è stato da su-bito congeniale. I passi successivi fanno parte

SGM UTENSILERIE,LA STORIANel 1968, Serafino Ghiazza acquisisce una piccola ferramenta nel centro sto-rico di Mondovì, attiva già dal 1921.La voglia di crescere ed essere al co-stante passo con i tempi è il valore ag-giunto della famiglia Ghiazza.Nel 1987, si costruisce la sede attuale dell’azienda: oltre 900 mq. di magazzi-no nei quali sono gestiti 35.000 articoli a stock.Nel 2009, Sgm Utensilerie, per effetto della creazione di Techno Trade Group, del quale risulta parte fondamentale, è votata definitivamente a uno spettro più ampio di clientela industriale, in-troducendo anche la gamma e i catalo-ghi Ttake in Italia.

Non è semplice scegliere di entrarea lavorare nell’azienda di famiglia.

Per molti è un vero e proprio travaglio

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GIOVANI IMPRENDITORI CONFINDUSTRIA CUNEOPresidente: Simone Ghiazza (Sgm Utensilerie Mondovì)Consiglio direttivo: Giorgio Rolfo (Rol-fo, Bra); Cristina Trucco (Laboratorio Pasteur, Cuneo); Fabrizio Castello (Ma-rio Castello, Revello); Alessandro Gino (Gino, Cuneo); Alberto Ribezzo (La Monfortina, Monforte d’Alba); Roberto Tomatis (Kelyan, Cuneo); Gianluca Ma-lacrino (Cauda Strade, Montà); Alessia Bertolotto (Marcopolo, Cuneo).

del percorso personale, inclusa la maturazio-ne nel sentirmi pronto ad assumermi delle responsabilità, quando mi è stato proposto.Cosa accomuna gli imprenditori del Gruppo Giovani?Facciamo tutti parte di aziende di famiglia. Ci confrontiamo su dinamiche aziendali e private. Non è semplice scegliere di entra-re a lavorare in un’azienda di famiglia. Per molti, si tratta di un vero e proprio travaglio.

Condividere pensieri è anche un modo per crescere, acquisire certezze e tener salda la volontà. Confrontarsi con altri giovani fa bene.I rapporti con gli imprenditori non giovani come sono?Lezioni sul campo narrate dai fatti. Tra tutti, penso al Cavalier Amilcare Merlo: la loro storia è già un esempio.Siete giovani conservatori o progressisti?Direi anche rivoluzionari. Indaghiamo sugli scenari futuri: già i senior si occupano di poli-tica e contrattualistica.La famiglia: due bimbi e sua moglie della stirpe Comino, i pasticceri di Mondovì.I figli sono il mio primo lavoro e la mia grande gioia. Mia moglie, figlia del titolare della pa-sticceria, è stata la mia fidanzata già ai tempi in cui frequentavamo entrambi l’università a Torino.Poi, il ritorno a casa. Quando Simone va a qualche incontro, porta spesso qualche pro-dotto della Pasticceria Comino, realtà che è una tradizione nel Monregalese: rompe il ghiaccio, porgendo un dono di famiglia.Unione di tradizioni. Anche questo è vincere: si chiama affinità di intenti.

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i miei clic atempo di rockINCONTRO AD ALBA CON GUIDO HARARI, IL MAESTRODELLA FOTOGRAFIA CHE, CON IL SUO OBIETTIVO,HA RACCONTATO OLTRE QUARANT’ANNI DI MUSICA

DI GIORGIO TRICHILOPHOTO: ALEX ASTEGIANO

Guido, per te è nata prima la passione per la fotografia o quella per la musica? Entrambe nello stesso periodo. Ho ereditato l’amore per la fotografia da mio padre: pur non essendo un professionista, sapeva cogliere con gusto attimi di vita della nostra famiglia. Nello stesso tempo ascoltavo i primi dischi rock: da Elvis Presley a Little Richard, a Ray Charles. E poi sono arrivati i Beatles. Nel 1965, a 12 anni, assisti al concerto dei Beatles a Milano...È stato il primo grande evento rock, una rivolu-zione. Finalmente ascoltavo dal vivo un gruppo di cui, fino ad allora, avevo sentito i dischi o le canzoni alla radio, ma dell’estate 1965 ho un altro ricordo divertente. Quale?Al mare quell’estate, leggo su un manifesto del

“So che le sue saranno immagini musica-li piene di poesia. Le cose che Guido

cattura nei suoi ritratti vengono ignorate dagli altri fotografi. Io considero Guido un amico, non un fotografo, ed è per questo motivo che riesce a cogliere immagini come queste.” Parola di Lou Reed, uno degli artisti rock im-mortalati dalla macchina fotografica di Guido Harari. Oggi, il fotografo milanese vive ad Alba, dove gestisce la Wall of Sound Gallery. “Sono fuggito da Milano una decina di anni fa – spiega Guido. – Qui, tra le Langhe, ho tro-vato un luogo meraviglioso. Nella mia galleria mi dedico a progetti slow con mostre foto-grafiche dedicate alla mia attività e a quella di altri fotografi. Da Alba continua il mio viaggio creativo.” Un viaggio cominciato alla fine degli anni ’50.

Albese di adozione, Guido Harari è il fotografo delle grandi star del rock, di fronte alle quali si pone come un fan, creando un ritratto che ne fa emergere le peculiarità più nascoste, senza imporre la propria cifra stilistica.

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concerto dei Rokes. I miei non mi avrebbero portato neanche per sogno. Allora, ho pensato di andare a intervistarli. Mi sono letto un po’ di articoli sulle riviste dell’epoca come “Ciao Amici”, ho scritto le domande e mi sono pre-sentato nel locale in cui si esibivano. Il bello è che i Rokes mi hanno concesso l’intervista, a un ragazzino di 12 anni! Ho perso il blocchetto, ma conservo ancora i loro autografi. Qual è stato il primo artista che hai fotogra-fato?Nel 1971, Alan Sorrenti in pieno periodo di speri-mentazione musicale, quando registrò Aria. L’ho fotografato in concerto con il violinista jazz Jean Luc Ponty. Nello stesso periodo, collaboravo con riviste musicali come “Giovani” e “Ciao 2001”, in qualità di fotografo e giornalista. Quali fotografi ti hanno influenzato?In generale, maestri come Richard Avedon e Irving Penn, poi ricordo i primi reportage di Annie Leibovitz su “Rolling Stone” negli anni ’70, di cui ammiravo l’uso del bianco e nero e

lo stile asciutto e naturale. Per quanto riguarda i fotografi musicali, penso a Jim Marshall o Herb Greene, o ancora a fotografi di jazz come Jean Pierre Leloir.Da un punto di vista professionale ti consideri “un eterno dilettante”. Cosa significa?Significa fare le cose sul serio senza prender-si sul serio. Lasciare spazio all’improvvisazio-ne senza chiudersi nei soliti schemi. Quando ritraggo un artista, sono io che entro nel suo mondo e non il contrario. Non cerco di impor-re la mia cifra stilistica: mi piace far emergere la personalità più intima dell’artista e mi avvicino prima di tutto come un fan, pronto a scoprirne i lati sconosciuti. Ti è mai capitato di “corteggiare” a lungo un artista, per poter fare il servizio?Direi di no. Negli anni ’70 la fotografia musica-le viveva un periodo di pieno underground. I responsabili delle case discografiche facevano i salti mortali per organizzare servizi fotografici. Negli anni ’80 è cambiato tutto, perché erano le

WALL OF SOUND GALLERYLa Wall of Sound Gallery, che ha sede ad Alba ed è curata da Guido Harari, è uno spazio trasformato in un picco-lo “tempio” della fotografia musicale. Dopo la mostra The Experience – Jimi Hendrix at Mason’s Yard, dedicata agli scatti di Gered Mankowitz al grande musicista rock, dal 16 maggio è in programma Art Kane. Pictures From A Visionary Photographer: tornano in Italia, dopo più di vent’anni, le imma-gini visionarie di uno dei grandi geni della fotografia.

Wall of Sound Galleryvia Gastaldi, 4 - 12051 Alba (CN)Tel. +39 0173 362324 [email protected]

riviste patinate a fotografare i cantanti e i grup-pi, e poi sono esplosi i videoclip. Se negli anni ’70, tra fotografia e musica c’è stato un reciproco scambio di creatività, negli anni ’80, secondo me, la forza dell’immagine ha sopperito al vuoto cre-ativo musicale. I cantanti e i gruppi rock sono diventati icone della cultura popolare. Quanto ha contribuito la fotografia a creare i personaggi?Molto. Faccio un esempio concreto: se ascolti un disco di Hendrix, pensi facilmente alla foto di Ed Caraeff che lo ritrae al Monterrey Pop Festival, mentre brucia la chitarra oppure al celeberrimo ritratto di Mankowitz. La leggenda vuole la rockstar ribelle e maledet-ta, è sempre vero?No. Molte volte sono stato spiazzato. Frank Zappa è passato alla storia come un trasgressi-vo a oltranza, ma nella realtà era una persona molto rigorosa e quasi “conservatrice” nel sen-so americano del termine. E se gli facevi notare quanto fosse critico nei confronti degli Stati Uniti

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londra rockanni ’60LE IMMAGINI DI JIMI HENDRIXRIVIVONO A COLORI

È Gered Mankowitz, il fotografo inglese, un protagonista indiscusso della creatività della

Swinging London. Da Woodstock alle Langhe: il mito di Jimi Hendrix rivive nelle fotografie di Gered Makowitz, a cui è stata dedicata l’esposi-zione The Experience – Jimi Hendrix at Mason’s Yard, allestita ad Alba presso la Wall of Sound of Gallery di Guido Harari.Abbiamo incontrato Mankowitz all’inaugurazione della mostra: un vero tuffo negli anni ’60 e la testimonianza di un maestro della fotografia musicale. Mr. Mankowitz, cosa è stata la Swinging London?Un triennio irripetibile: 1965, 1966, 1967. Londra era il centro del mondo, tutto emanava energia e creatività: non solo la musica, ma anche la moda e le arti figurative. C’era la voglia di sperimenta-re, di spingersi sempre più oltre e anche la con-vinzione che si poteva cambiare il mondo. A quegli anni risale il suo incontro con Jimi Hendrix. Un suo ritratto dal punto di vista umano?Non amava essere una “primadonna”: era gen-tile, educato e sempre disponibile. Non c’era niente in lui di costruito: Jimi si vestiva nella vita di tutti i giorni come in scena. Nelle session foto-

grafiche, nel mio studio di Maso Yard a Londra, Jimi affrontava l’obiettivo con naturalezza facili-tando il mio lavoro. Prima di Hendrix, è stato il fotografo di quattro copertine dei dischi dei Rolling Stones. Come è stato scelto?Erano prodotti dallo stesso manager di Marianne Faithfull, alla quale avevo fatto degli scatti. Prima di me, il fotografo degli Stones era David Bailey, un grandissimo maestro, ma di impostazio-ne classica. Le mie foto colpirono il manager Andrew Loog Oldham per la loro istintività gio-vanile e fu così che me li fece conoscere. Ci fu subito feeling e nacque la collaborazione. Oggi, secondo lei, troppa tecnologia uccide la creatività nella musica come nella fotografia?No, direi di no. L’unico pericolo è la massificazio-ne: con il digitale o un computer, tutti possono diventare fotografi o registrare un disco nella propria camera da letto. Questo può andare a scapito della professionalità. “It’s only rock ‘n’roll but I like it”. Questi versi cosa significano per lei?Gli anni ’60, la mia gioventù, un periodo di emo-zioni eccezionali e irripetibili. Ecco cos’è il rock ‘n’ roll.

GUIDO HARARIHA FOTOGRAFATOLaurie Anderson, Claudio Baglioni, Jeff Buckley, Kate Bush, Leonard Cohen, Paolo Conte, David Crosby, Pino Daniele, Giorgio Gaber, Fabrizio De André, Dire Straits, Bob Dylan, Peter Gabriel, B.B. King, Mia Martini, Paul McCartney, Joni Mitchell, Gianna Nan-nini, Michael Nyman, Lou Reed, Vasco Rossi, Simple Minds, David Sylvian, Ro-berto Vecchioni, Caetano Veloso, Tom Waits, Frank Zappa, Zucchero e molti altri ancora.

in piena guerra del Vietnam, subito rispondeva stizzito: “I’m american”, per rivendicare il suo patriottismo.Hai qualche aneddoto divertente legato a un personaggio?Mi viene in mente Leonard Cohen. Con il suo look in doppiopetto scuro, sembra un tipo “cre-puscolare”, invece è molto ironico. L’ho fotogra-fato agli inizi della mia carriera, nel 1975. Andai a una sua conferenza stampa a Milano, dove salutò i giornalisti mettendosi a testa in giù, in posizio-ne yoga. Il giorno dopo, avevo appuntamento nella sua camera d’albergo per scattare le foto in-sieme a Giuseppe Pino, un altro dei miei maestri. Giuseppe gli ha chiesto di rimettersi in posizione yoga, Cohen l’ha fatto. Lì ho capito che volendo

si può, in alcuni casi, forzare la mano e tirare fuo-ri gli aspetti più curiosi di un personaggio.Per finire un ricordo di due artisti che hai co-nosciuto bene: Giorgio Gaber e Fabrizio De André.Giorgio era un vulcano di idee, non si fermava mai. Fabrizio, al contrario, aveva i suoi tempi e per incidere un disco ci metteva anche cinque anni. Giorgio era un istrione, mentre Fabrizio un timido, quasi impaurito dal pubblico. C’era un aspetto, però, che li accomunava: la curiosità verso il prossimo, il piacere di ascoltare gli altri, la capacità di entrare nelle storie altrui, anche dei più umili. E ambedue lo facevano senza suppo-nenza intellettuale. Tutto questo fa di loro due grandi “mostri” di umanità.

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una GioRnata intERamEntE DEDicata aLLa moDa ED aLLa BELLEZZa PER ScoPRiRE in antEPRima LE

nuoVE tEnDEnZE DaL monDo E GuStaRE i SaPoRi DEL tERRitoRio in un aBBinamEnto SEnZa PREcEDEnti

Glamour. moda. Bellezza. ma anche gastronomia, matrimonio, benessere. Sono questi gli ingredienti principali di “Le charme sotto le stelle” edizione 2012, la giornata

del fascino organizzata dalle associazioni “moving in Fashion” in collaborazione con “marcovaldo” ed il patrocinio di Regione Piemonte,

Provincia di cuneo e comune di Busca. Dopo il successo delle precedenti edizioni l'evento di quest'anno si sposta nell’affascinante location

del castello del Roccolo, sulla collina buschese, invadendo con la sua carica di energia, eleganza e sensualità gli ambienti interni ed il parco secolare che,

per un giorno, diventano la scenografi a ideale per un evento da sogno.“Siamo un gruppo di stilisti giovani, ognuno con il proprio bagaglio

di esperienze, uniti dalla voglia di lavorare bene, puntando alla qualità e alla professionalità”. alberto caneglias, cuneese,

è a capo dell'associazione che organizza la giornata. “in passato abbiamo avuto modo di proporre le nostre collezioni in diversi defi lè ai Castelli di Lagnasco, al

teatro Superga di nichelino, ad ar.tò al Lingotto di torino, riscuotendo sempre grande successo e

suscitando curiosità mediatica che ci ha permesso di ottenere ovunque grande visibilità, confermando le

potenzialità artistiche di ognuno. Quest'anno abbiamo pensato di dedicare un'intera giornata coinvolgendo diverse realtà. il pomeriggio è interamente dedicato

alla sposa: le sale del castello, scenografi a ideale per il mondo wedding, diventano una vetrina esclusiva in cui

scoprire tutte le novità, dall'addobbo fl oreale ai trattamenti benessere, dai confetti al fotografo, fi no ad animare il sogno

in passerella, con un gran defi lè di abiti per il grande giorno”.con le prime luci del tramonto l'attenzione si sposta alla

gastronomia, per una elegante aperi-cena servita nel parco. i ristoranti antico Podere tota Virginia di Serralunga d'alba, alpi Grill di cuneo, La Losa delle terme di Lurisia e il Portichetto di caraglio

propongono le loro specialità seguite dai formaggi de La Poiana di castelmagno e dalla scenografi ca torta di Gabriella, Cake Designer di Gheby's Torte di Alba,

con l'abbinamento dei grandi vini della cantina ceretto di alba. La prenotazione dei tavoli (ˈ. 15,00 a coperto) può essere riservata al tel. 0171 67580 - 392 5500330.

Intanto in passerella sfi la il glamour delle collezioni di alta moda e prêt-à-porter, proposte fresche ed eleganti dei nuovi talenti della moda italiana che presentano

le loro ultime creazioni con la collaborazione di nathalie Beautée di cuneo, Revlon Professional di Bologna ed Eleonora Capoccia & Francesca Digiorgio make up artists di torino, e la direzione artistica di una wedding planner d’eccezione: monia Re. madrina

e presentatrice della serata: Elia tarantino, nota giornalista e conduttrice televisiva.media-partner dell'evento non poteva che essere [unico]

people & style, il magazine del life-style.

con La coLLaBoRaZionE Di:• Banca di credito cooperativo - caraglio • Bianca cosmetici - chivasso • Coquette life style e gioielli - Alba• Deborah fi ori - Caraglio• Eleonora capoccia & Francesca Digiorgio

make up artists - Torino• Fontana oro Ristorante - caraglio • nathalie Beautée di nathalie e Florian - cuneo • Gheby’s Torte - La Boutique del Dolce - Alba• Kosmoki produzioni video - Torino • i-t-o-S ortopedia - cuneo• L’atelier des tartes - cuneo • Lurisia - acque minerali - Lurisia • Momenti fi ori - Borgo San Dalmazzo• Natural Beauty Carla Viglietti - Cuneo • Paola atelier creazioni in pelle e pelliccia - Saluzzo • Rabino Gioielli - cuneo • Roberta Boano fotografa - torino • terme di Lurisia - Lurisia• torinoavana beachware - torino

i ristoranti che propongono i sapori del territorio a tavola (posti riservati - ˈ€ 15,00):• alpi grill - cuneo• antico Podere tota Virginia - Serralunga d’alba• La Losa - terme di Lurisia• La Poiana coop. agricola - Pradleves• il Portichetto - caraglio

Gli stilisti che propongono le nuove collezioni alta moda e prêt-à-porter:• alberto caneglias - cuneo• atelier maria Jose calderon - Busto arsizio• claudia cane - Pret a Porter - alba• Alla Nitsenko - Haute Couture - Stilista russa• Katia occelli - cuneo• Pura vida di Sofi a Quinones - Torino• Sofi a Quinones - Pret a Porter - Stilista cubana• Jasmine Sestito - milano

aRt DiREctoRmonia Re - Kairos Eventi

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una GioRnata intERamEntE DEDicata aLLa moDa ED aLLa BELLEZZa PER ScoPRiRE in antEPRima LE

nuoVE tEnDEnZE DaL monDo E GuStaRE i SaPoRi DEL tERRitoRio in un aBBinamEnto SEnZa PREcEDEnti

Glamour. moda. Bellezza. ma anche gastronomia, matrimonio, benessere. Sono questi gli ingredienti principali di “Le charme sotto le stelle” edizione 2012, la giornata

del fascino organizzata dalle associazioni “moving in Fashion” in collaborazione con “marcovaldo” ed il patrocinio di Regione Piemonte,

Provincia di cuneo e comune di Busca. Dopo il successo delle precedenti edizioni l'evento di quest'anno si sposta nell’affascinante location

del castello del Roccolo, sulla collina buschese, invadendo con la sua carica di energia, eleganza e sensualità gli ambienti interni ed il parco secolare che,

per un giorno, diventano la scenografi a ideale per un evento da sogno.“Siamo un gruppo di stilisti giovani, ognuno con il proprio bagaglio

di esperienze, uniti dalla voglia di lavorare bene, puntando alla qualità e alla professionalità”. alberto caneglias, cuneese,

è a capo dell'associazione che organizza la giornata. “in passato abbiamo avuto modo di proporre le nostre collezioni in diversi defi lè ai Castelli di Lagnasco, al

teatro Superga di nichelino, ad ar.tò al Lingotto di torino, riscuotendo sempre grande successo e

suscitando curiosità mediatica che ci ha permesso di ottenere ovunque grande visibilità, confermando le

potenzialità artistiche di ognuno. Quest'anno abbiamo pensato di dedicare un'intera giornata coinvolgendo diverse realtà. il pomeriggio è interamente dedicato

alla sposa: le sale del castello, scenografi a ideale per il mondo wedding, diventano una vetrina esclusiva in cui

scoprire tutte le novità, dall'addobbo fl oreale ai trattamenti benessere, dai confetti al fotografo, fi no ad animare il sogno

in passerella, con un gran defi lè di abiti per il grande giorno”.con le prime luci del tramonto l'attenzione si sposta alla

gastronomia, per una elegante aperi-cena servita nel parco. i ristoranti antico Podere tota Virginia di Serralunga d'alba, alpi Grill di cuneo, La Losa delle terme di Lurisia e il Portichetto di caraglio

propongono le loro specialità seguite dai formaggi de La Poiana di castelmagno e dalla scenografi ca torta di Gabriella, Cake Designer di Gheby's Torte di Alba,

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Intanto in passerella sfi la il glamour delle collezioni di alta moda e prêt-à-porter, proposte fresche ed eleganti dei nuovi talenti della moda italiana che presentano

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e presentatrice della serata: Elia tarantino, nota giornalista e conduttrice televisiva.media-partner dell'evento non poteva che essere [unico]

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con La coLLaBoRaZionE Di:• Banca di credito cooperativo - caraglio • Bianca cosmetici - chivasso • Coquette life style e gioielli - Alba• Deborah fi ori - Caraglio• Eleonora capoccia & Francesca Digiorgio

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aRt DiREctoRmonia Re - Kairos Eventi

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PER NOI ITALIANI È UN PO’ COME LA PASTA: SI DECLINA IN MILLE VARIANTI, MA SOPRATTUTTO, È UN PO’ COME IL CALCIO, PERCHÉ OGNUNO DI NOI, IN FONDO, HA LA PROPRIA GELATERIA DEL CUORE...

DI VANINA CARTA

così tanta differenza qualitativa e sensoriale tra prodotto industriale e vero artigianale.Un mercato, quello del gelato, in bilico tra due tendenze. Da un lato, l’aumento delle gelaterie artigianali con una sempre maggiore attenzione alla qualità delle materie prime, soprattutto da parte degli adulti (tanto che il gelato artigianale rientra ormai nella categoria dei prodotti comu-ni insieme a pasta, olio, carne ecc). Dall’altro, secondo una recente ricerca Eurisko/IGI (Istituto del Gelato Italiano), il 98% degli italiani consuma entrambe le tipologie (con-fezionato e artigianale), con una pattuglia di fan di quello confezionato di oltre 6 milioni di persone, inconsapevoli vittime di un advertising aggressivo. Una rimonta del confezionato che, tuttavia, non scalfisce il primato dell’artigianale, che, a livello

Non so se avete presente quella pubblicità di una nota marca di gelati confezionati, dove

un anziano gelataio rispolvera da una cantina un carretto dei gelati, che spinge fino al centro storico di un paesino abbarbicato su una colli-na… Dietro di lui, un corteo di bambini, adulti e ragazzi festanti a inaugurare il ritorno della bella stagione e con essa – come forse suggerisce il concept pubblicitario – una dimensione familia-re, artigianale e locale di un gelato che con tutto questo ha ben poco a che fare. Il marketing, la pubblicità e la comunicazione ci hanno talmente abituati a un’immagine di artigianalità su prodotti industriali, che spesso diventa difficile capire dove sta la vera genuinità. Nulla si inserisce meglio in questa casistica del gelato, poiché in pochi ambiti della sterminata e variegata produzione alimentare italiana, c’è

gelatoevergreen

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sia nazionale, sia locale, tiene bene la concor-renza, vuoi per la presenza capillare delle gela-terie, vuoi per l’abitudine tutta italiana di avere la propria di riferimento – un po’ come per il salumiere o il panettiere – vuoi per questa pal-pabile crescente voglia di “gelato buono”, come quello di una volta...La gelateria con annesso laboratorio si conferma, quindi, un caposaldo del mercato nazionale, così come di quello cuneese, che non fa eccezione nel quadro generale. Eppure, anche tra gli stessi artigiani non manca grande variabilità qualitativa ed è davvero arduo stabilire una classifica, poiché, spesso, il successo dipende da fattori estranei alla bontà del gelato: posizione, parcheggio, tipologia della clientela fissa, insegne, marketing o azioni pubblicitarie, anche senza un legame con le caratteristiche qualitative del prodotto, e non è raro l’utilizzo di conservanti, di basi o di semilavorati. Ancora una volta, UNICO ha fatto un piccolo tour nella Granda, per scovare le nostre chicche, guardando però anche oltre i confini provinciali,

poiché a pochi chilometri da noi, a Torino, han-no mosso i loro primi passi i due grandi artigia-ni e comunicatori del gelato, Federico Grom e Guido Martinetti. Artefici del marchio Grom, partono da una piccola gelateria per conquista-re il mondo: un raro esempio di come si possa coniugare altissima qualità, comunicazione vin-cente e capacità di “fare il mercato” in Italia come all’estero, imponendo un vero e proprio model-lo. Sentiamo direttamente da Guido Martinetti qual è il segreto del loro successo.Il marchio Grom è cresciuto moltissimo in ter-mini di visibilità, ma vorremmo sapere qualco-sa di più sulla vostra storia. Com’è nata l’idea di creare Grom?L’idea di creare Grom è nata nel 2002 in seguito alla lettura di un articolo di Carlo Petrini. Petrini analizzava come nel mondo del gelato la chimica avesse soppiantato la frutta e come fossero or-mai in molti a spacciare per “artigianale” un ge-lato prodotto con basi industriali e semilavorati: il gelato “come una volta” era in via d’estinzione. Dallo spunto di Petrini e dal mio amore per l’a-

Nella pagina precedente: fragole con gelato:il più classico degli abbinamenti. Photo: Nadki

www.stockfreeimages.com

Il mercato del gelato artigianale, oggi, in Italia(e la provincia di Cuneo non fa eccezione), è ancora

dominato delle gelaterie con annesso laboratorio. Un microcosmo di piccole attività che - soprattutto

se perseguono uno standard qualitativo di alto livello - possono reggere bene alla crisi dei consumi

in questo momento difficile.Photo: ilgelatoartigianale.com

Guido Martinetti (a sinistra) e Federico Grom,i due artefici del “concept” Grom. Non solo

un marchio e un’azienda, ma una filosofia alla base tanto solida quanto immediata: genuinità,

sostenibilità, semplicità.Photo: press office Grom

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Coppe e coni per grandi e bambini sono un trionfo di colori e sapori che soddisfano la gola e la vista.

Photo: svetaphoto, captgully, strykowskiwww.stockfreeimages.com

gricoltura, è nata quindi l’idea di fare un gelato senza additivi, rispettando la stagionalità delle materie prime, mentre dalla mia passione per la gastronomia è nato il proposito, fondamentale e da allora sempre mantenuto, di acquistare solo le migliori: un principio rigoroso che già seguiva-no gli chef dei più importanti ristoranti. La materia prima utilizzata per i vostri gelati fa la differenza. In questo senso, che ruolo ha l’azienda agricola Mura Mura di Costigliole d’Asti?Dobbiamo sempre ricordare che l’agricoltura è all’origine di ogni cibo che mangiamo: Mura Mura, la nostra azienda agricola, ci permette di coltivare la frutta che utilizziamo senza preoc-cuparci di rispettare i canoni estetici imposti dal mercato, e ci dà, al contrario, l’opportunità di concentrarci solo sul gusto, di rispettare i tempi della natura ed effettuare i raccolti solo a perfetta maturazione. Grazie a Mura Mura, poi, possiamo continuare a sperimentare: abbiamo un frutteto di circa 100 piante, dove coltiviamo vecchie culti-var per studiare quali siano le varietà migliori per i nostri sorbetti. Quali prodotti cercate nella Granda?Dalla provincia Granda provengono le nocciole varietà Tonda Gentile Trilobata del Piemonte e i marron glacés.Partito dal Piemonte, Grom sta letteralmente conquistando il mondo. Quante gelaterie con-ta, oggi, all’estero e come riuscite a conciliare una produzione genuina, basata su prodotti italiani, e l’aspetto global? Le gelaterie Grom all’estero sono 10: 3 a New York, 4 a Tokyo, 1 a Osaka, 1 a Malibù e 1 a Parigi. La nostra produzione italiana non è inconcilia-bile con l’aspetto global, ma ciò richiede molta forza di volontà, come sempre quando si tratta di mantenere elevati standard di qualità.Grom piace molto anche per la sua semplicità e per il modo di porsi al pubblico senza “effet-ti speciali”, per così dire, ma quanto conta il marketing e l’immagine?L’aspetto più importante della nostra strategia di

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marketing è la coerenza tra il prodotto che ven-diamo e la comunicazione. Il nostro è un pro-dotto semplice, apprezzato nella sua sostanza e nella sua naturale genuinità, pertanto vogliamo che la comunicazione gli sia affine: i colori in tutti i nostri negozi, per esempio, sono naturali. Una comunicazione poco coerente sarebbe un errore irreparabile. Infine, dopo le gelaterie... ci sono in serbo al-tre sorprese? La domanda mi offre l’occasione di anticipare – con grandissimo orgoglio! – ai lettori di UNICO che proprio in questi mesi stiamo sviluppando un progetto a cui teniamo moltissimo: stiamo lavorando all’organizzazione di un laboratorio bakery nella nostra sede di Mappano. Il laborato-rio sarà dedicato alla produzione dei biscotti che utilizziamo per il gelato e, spero già dal 2013, dei coni. Sia biscotti sia coni saranno senza glutine: vogliamo che tutti i nostri clienti possano goder-si tutti i nostri gusti (come la Crema di Grom, a cui siamo ovviamente particolarmente affeziona-ti!) e poter scegliere tra cono e coppetta.

ALCUNE CHICCHE IN PROVINCIALa nostra non vuole assolutamente essere una classifica, né ha la pretesa di essere esauriente e ci scusiamo fin da subito con tutti quegli arti-giani che, per motivi di spazio, siamo costretti a omettere. Tuttavia, cercheremo comunque di dare qualche punto di riferimento nei diversi angoli della provincia: piccole oasi “di salvatag-gio” per i mesi di calura che stanno arrivando.Partiamo da un locale storico che nasce nel 1978 a Saluzzo, ma che si rinnova per conciliare comunicazione visiva, qualità e filosofia del-la produzione. Qui, Giuseppe Golè, nella sua Gelateria Loreana punta sul “km 0” e, oltre a utilizzare prodotti locali con puntuale indica-zione della distanza in km sui panelli alle pa-reti (per una vera operazione “trasparenza”), si distingue per un attento approvvigionamento del latte, che avviene da un allevamento del Cuneese. Ad oggi, in Italia, non è consentito

Da sinistra in senso orario: i mini gelati de Il Corso di Cuneo, un particolare interno della Gelateria Loreana di Saluzzo, che ha fatto del “km 0” la propria bandiera e l’interno di un punto vendita Grom.

dalle ASL l’uso di latte che provenga diret-tamente dagli allevatori, ad eccezione delle aziende agricole che non siano anche gelate-rie (come le agrigelaterie). Per questo, il latte dell’allevamento viene consegnato a una latte-ria di Moretta, dove viene sottoposto a pasto-rizzazione per poi arrivare alla Loreana, il tutto a giorni alterni. A Cuneo Il Corso è una vera istituzione per i Cuneesi. Un bar-gelateria che non ha bisogno di presentazioni e che vanta una rassegna stampa da ristorante stellato. Dal 1958, il Corso si distin-gue per i gelati di altissima qualità, preparati più volte al giorno (3 volte in estate e 2 in inverno) con prodotti del territorio e frutta di stagione. Oltre ai gusti classici, da provare la specialità al rum, al capriccio (nutella e wafer), e tutte le me-raviglie da gustare al tavolino, come il Cremino, il Gianduiotto e il Cuneese in versione gelato, oppure i pasticcini-gelato e i cocktail-gelato. Nel Roero Franca e Tonino Strumia, discepoli di quel Gelmo di Loano che inventò il gelato allo champagne per il Principe Ranieri di Montecarlo,

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to vendita di Farigliano ha da poco aperto anche a Mondovì in Rione Piazza.La Gelateria Lurisia è l’altro storico laboratorio di Mondovì nato nel 1929. Ricostruita nel 1952 in stile razionalista e ristrutturata nel 1990, offre gusti legati al territorio e di tradizione, anche se non mancano le “provocazioni” più originali (ai vini, ai formaggi, alle erbe). Particolarità del lo-cale: l’utilizzo dell’acqua minerale di Lurisia nei sorbetti di frutta. Un altro pilastro della pasticceria cuneese, che si distingue anche per la gelateria è Converso® storico nel nome e negli ambienti, da sempre il salotto di Bra. Raffinato, ma senza essere snob, propone una produzione dolciaria totalmente artigianale, che va dal tipico Salot, ai marron gla-cés fino ai panettoni e ai gelati, proposti tutto l’anno nei gusti tradizionali. Converso compa-re tra i migliori Bar d’Italia 2012 del Gambero Rosso.

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È L’EVENTO PIÙ ATTESO DEL PRINCIPATO, QUELLO CHE TRASFORMA LA CITTÀ IN UN ROBOANTE CIRCUITO DAL FASCINO SENZA CONFRONTI.LA SUA STORIA HA RADICI LONTANE: LE RISCOPRIAMO

DI MARIA BOLOGNAPHOTO: CENTRE DE PRESSE-MONACO

Se per assistere al Gran Premio Storico si può spendere al massimo 45,00 euro per le due giornate più importanti (quelle di saba-to e domenica), ben diverso è l’esborso per presenziare a quello di Formula 1 (da giovedì 24 a domenica 27 maggio). Si parte, infatti, da 20 euro a persona solo per il sabato (posti in piedi sulla pelouse), fino a un massimo di 450 euro per i posti a sedere numerati, delle tri-bune K, M e T.Sicuramente lo spettacolo e le serate fashion organizzate su yachts privati, nei locali trendy e sulle terrazze monegasche per l’occasione renderono l’atmosfera cittadina quasi irreale e sofisticata al tempo stesso. Tuttavia, rispetto gli anni passati, si sente forse la crisi economi-ca che, pur scalfendo l’ingranaggio mediatico legato a simili manifestazioni, non impedisce

A ben pensarci, la trasformazione del Principato di Monaco – la più piccola cit-

tà-stato sul Mediterraneo – in uno dei circuiti automobilistici internazionali più glamour e originali di tutto il campionato di Formula 1 in tempi record, sa di miracoloso. A comincia-re dai numeri: 200 persone impegnate per il montaggio delle infrastrutture e circa 2.000, tra volontari e impiegati, che prestano ser-vizio durante i 4 giorni della competizione. Senza contare che tutto l’evento attira un pubblico di appassionati che, secondo le sti-me fornite dall’Automobile Club di Monaco, possono usufruire di ben 22.000 posti a se-dere sulle tribune, a cui si aggiungono, nel week-end, altri 10.000 posti in piedi, data la disponibilità dell’area verde al di sotto della Rocca detta pelouse.

Dal 1929, il Gran Premio di Montecarlo trasforma la capitale del bel mondo in un circuito automobilistico, tra i più impegnativi e originali di tutto il campionato di F1. Un grande business che non è solo show, ma anche storia e fenomeno di cultura.

olio, motorie regalità

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all’intero evento di rappresentare sempre e comunque un grande business per le società organizzatrici e per le stesse finanze pubbli-che monegasche. Anche quest’anno è previsto l’arrivo della piattaforma galleggiante Red Bull, allestita di fronte ai paddock, così come non mancano le feste del MICS-Monster, ambientate sui tetti dell’ex opificio monegasco. Come new entry, oltre alle feste VIP dell’Amber Launge, al Meridien, e del Billionaire ospitato al Fairmont Monte-Carlo, ci sarà il Bar Cipriani al Mirabeau, mentre lo storico Stars’n’Bars sfog-gia il suo terrazzo sospeso nel vuoto, perfetta-mente adattato al nuovo look urban-chic dei locali su due piani, messi a nuovo dopo circa 5 mesi di lavori e ristrutturazioni.Invece, quanto all’aspetto tecnico della pista monegasca – al di là della manutenzione or-dinaria e straordinaria, che ristabilisce annual-mente il giusto livello e la corretta densità dell’asfalto, e oltre alla relativa rimozione di aiuole e strutture che si trovano sul percorso – per questa edizione sono state confermate alcune novità in termini di sicurezza stradale. A cominciare dalla nuova livellatura del bitu-me nel tratto di uscita dal tunnel, collocato alle spalle di quella che sarà, tra qualche anno, la sede del nuovo Yacht Club di Monaco: l’in-tervento, in questo caso, è diventato indispen-sabile per la sicurezza dei piloti, visto l’inci-dente che ha coinvolto, nel 2011, il messicano Sergio Perez (Sauber).

Altre modifiche hanno poi interessato la zona di Santa Devota e quella del complesso delle Piscine, dove sono state sostituite e integrate le barriere dei pneumatici di protezione in-stallate lungo il percorso. Infine, è stato effet-tuato un intervento di ampliamento, a scapito di alcuni alberi abbattuti sul percorso, che ha permesso un’agevole sistemazione dell’area di uscita dal Garage Street.

Numeri da record per la macchina organizzativa: più di 2.000 persone

operative, 22.000 posti a sederee 10.000 in piedi

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C’ERA UNA VOLTAIL PRIMO GRAN PRIX DI MONACOVe lo immaginate? Era il lontano 1929, quan-do il Principato di Monaco riuscì a fare delle proprie strade, la pista di un circuito auto-mobilistico di grande prestigio, quello della Formula 1. Il merito riconosciuto di questo ambizioso traguardo va ad Alexandre Noghes, ai tempi presidente dell’Association Sport Automobile et Vélocipédique Monégasque, divenuta il 29 Marzo 1925 Automobile Club de Monaco (ACM). Noghes, portavoce dell’associazione monegasca, fu anche fauto-re dell’adesione all’Association Internationale des Automobiles Clubs Réunis (AIACR) – di seguito battezzata Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA) – che contava ai tempi ben 33 Stati membri, tutti contrari alla can-didatura del Principato di Monaco, ma che infine fu accolta ufficialmente come nuovo associato il 13 ottobre 1928. Del progetto, che intendeva trasformare la città-stato in un circuito automobilistico cittadino, si occupò “materialmente” anche Antony Noghes, figlio del più noto Alexandre.Di lui si racconta che, di buon mattino, av-viandosi dalla linea di partenza del Boulevard Albert 1er, si aggirava a piedi per tracciare quello che avrebbe dovuto essere il circuito

del Gran Premio di Formula 1. Fu proprio gra-zie alla sua lungimiranza, che si decise di eli-minare la scalinata posizionata poco distante dalla piazzetta dedicata a Santa Devota: una modifica che avrebbe permesso di realizzare tecnicamente il percorso della gara automo-bilistica più esclusiva del mondo. L’ispezione di Noghes era attenta e precisa: dopo aver percorso l’Avenue du Beau Rivage, la Place du Casino (detto in gergo “il Camembert”), la discesa sull’Avenue des Spélugues, il famoso virage del Mirabeau, e passato oltre la stazio-ne di Monte-Carlo – sostituita totalmente dal complesso del Faimont Monte-Carlo a metà del secolo successivo – la strada del Portier, il tunnel del tiro al piccione (soppresso per merito della Principessa Grace), arrivò a Porto Hercule proseguendo via via fino alla curva della Rascasse.Dopo tanti sforzi e investimenti, finalmente il sogno si realizzò una tiepida domenica del 1929 (14 aprile): al volante di una Voisin fu proprio S.A.S. il Principe Pierre di Monaco, nonno di S.A.S. Principe Alberto II, a dare il via al 1° Gran Premio di Monaco. In tutto c’erano 16 piloti, per 7 Paesi rappresentati e 6 marche automobilistiche: una corsa entusiasmante, la prima gara cittadina di Formula 1 della sto-ria dell’automobilismo internazionale.

Il vincitore della prima edizione del Gran Premio di Montecarlo, William Grover detto “Williams”, su

una Bugatti 35 B.

Sotto: Williams riceve la coppa della vittoria direttamente dalle mani del Sovrano di Monaco,

S.A.S. il Principe Louis II.

Il plastico storico del 1928,attualmente in restauro, mostra il percorso

del primo Gran Prix di Formula 1.

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Il Grand Prix de Monaco Historique è decisamente più recente del GP di F1: la prima edizione risale al 1997 e fu organizzata dall’Automobile Club de Monaco, in occasione delle celebrazioni per i 700 anni della dinastia dei Grimaldi.

La bandiera del via sventolò alle 13.30 spac-cate. Dopo 3 ore, 56’ e 11’’, per un totale di 100 giri con una media di 80,194 km/h, fu l’in-glese William Grover detto “Williams”, pilota di una Bugatti 35 B-2,3 litri a compressione, a ricevere direttamente dalle mani del Sovrano di Monaco, S.A.S. il Principe Louis II, la coppa del vincitore del 1° Gran Premio di Monaco. È invece decisamente più recente (3-4 maggio 1997), la prima edizione del Grand Prix de Monaco Historique (a cui seguì, una settima-na dopo, quello della Formula 1), inaugurato in occasione della commemorazione dei 700 anni della dinastia dei Grimaldi, dall’Automo-bile Club de Monaco per rendere omaggio al proprio Presidente d’Onore, S.A.S Il Principe Rainier III, anch’egli noto appassionato di auto d’epoca e sportive. Allora gareggiarono, con sei serie di vetture datate dal 1929 fino al 1975, i più grandi collezionisti, come Sir Stirling Moss, Phil Hill e Maurice Trintignant, mentre diverse prestigiose società inter-nazionali organizzarono la vendita all’asta di auto introvabili e di grande valore. Per la seconda edizione del Grand Prix de Monaco Historique, bisognerà attendere il 2000, quan-do la corsa si tenne per celebrare il passaggio dal XX al XXI secolo. Da quella data, visto il successo della manifestazione, l’ACM decise di ripeterla ogni due anni, permettendo così di preservare l’unicità e il carattere esclusivo della competizione.E ora che sappiamo qualcosa in più del cir-cuito, godiamoci qualche giorno di maggio a Monaco, percorrendo con uno occhi nuovi il tragitto che ha reso celebri tanti e importanti piloti di Formula 1, alcuni dei quali già vivono proprio a Montecarlo.

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DimoRa StoRica

Duchessa margheritaGioiello risalente alla metà del XiX secolo, oggi la Dimora Storica si presenta agli ospiti arredata con antichi e preziosi mobili, camini d’epoca, pavimenti in legno, suppellettili ricercate, doccia o vasca con idromassaggio

tutte le camere, coperte da wi-fi , sono arredate in stile cassico, alcune con

splendida la vista sull’imponente cupola ellittica del Santuario di Vicoforte. La colazione può essere consumata nella terrazza panoramica. Luogo ideale per ricevere gli amici speciali, per festeggiare ricorrenze private o per meeting aziendali con buffet; si presta inoltre come scenografi co sfondo per presentazione libri, book fotografi ci, esposizioni d’arte. La struttura è convenzionata con l’organizzazione di voli in mongolfi era con panoramica sulle Langheaperta tutto l’anno.

iL caStELLo

di Verduno

iL GiaRDino

dei Semplici

iL RELaiS

dei Poderi Einaudi

un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato,e dove la cortesia dell’accoglienza lascia incantati

Sulla collina di Manta, a 5 minuti dal Castello Medievale, c’è un luogo sorprendente, di assoluta tranquillità: il Giardino dei semplici, un accogliente Bed& Breakfast ricco di atmosfera e di fascino immerso in un rigoglioso giardino

un’antica dimora di famiglia dove il relax e la spettacolare location si uniscono all’eleganza di un ambiente raffi nato e alla piacevolezza di un’accoglienza calorosa

Dal 1953 i settecenteschi ambienti del castello di Verduno ospitano l’albergo

e il ristorante. Le camere per gli ospiti occupano parte del castello, la castalderia e la Foresteria. Diciassette camere in cui arredi, decori e pavimenti d’epoca mantengono viva l’atmosfera e dove le pareti delle stanze

tre stanze, come fi ori nel giardino, che accolgono l’ospite proponendo gusto

e raffi natezza con semplicità e discrezione. così come la casa sull’albero, tra il giardino e il cielo, camera con bagno e terrazza, una proposta unica nel suo genere e che regala un’esperienza indimenticabile. Profumi e sensazioni dolcissime arrivano dal Vivaio di Rose antiche dove a partire dal mese di maggio, si possono ammirare le fi oriture passeggiando tra ciliegi, querce ed aceri spontanei. autentico charme, dove la cortesia diventa amicizia, unita a puro relax. un piccolo angolo di Paradiso.aperto aperto da marzo a dicembre.

un luogo nel quale essere accolti da amici, sorseggiare un ottimo vino, fare colazione nel giardino e rilassarsi con un

tuffo in piscina. E se il lavoro è la priorità, l’attrezzata sala riunioni è a disposizione degli ospiti. Le camere, otto doppie e due suite con bagno, tV e connessione a internet, sono arredate con i mobili originali della casa e godono di una vista eccezionale sul digradare delle dolci colline della Langa, protette dalla maestosa corona delle alpi.

diventano uno specchio, un cielo azzurro o un villaggio di campagna. Grazie alla splendida posizione geografi ca del paese di Verduno, dalle camere del castello si gode dello stupendo paesaggio delle Langhe e del Roero racchiusi dall’arco alpino. il ristorante occupa il piano terra del castello. Gli ospiti possono assaporare le pietanze della cucina di famiglia gustando l’intimo sapore delle Langhe. i grandi piatti della tradizione sono affi ancati da nuove proposte in linea con il territorio e le stagioni, il tutto accompagnato da una ricca scelta di vini pregiati sia delle cantine del castello che di altri produttori. aperto da marzo a Dicembre.

DUCHESSA MARGHERITA Via San Rocco 29 - Vicoforte (cn) tel. +39 0174.569226 mob. +39 366.4314244

PODERI LUIGI EINAUDI Borgata Gombe 31 - cascina teccDogliani (cn) - tel. +39.0173.70414 - [email protected]

ALBERGO RISTORANTE REAL CASTELLO DI VERDUNOVia umberto i, 9 - Verduno (cn) - tel. +39 0171.470284 - www.castellodiverduno.it

IL GIARDINO DEI SEMPLICI Via San Giacomo, 12 - manta (cn) - tel +39 0175 85744cell. +39 347.7617987 - 340.9846442 - www.giardinodeisemplici.eu [email protected]

Per una settimana o un weekend, le 4 selezioni che vi

presentiamo sidistinguono tutte

per l’irripetibile fascino e l’elevato

standard di qualità

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DimoRa StoRica

Duchessa margheritaGioiello risalente alla metà del XiX secolo, oggi la Dimora Storica si presenta agli ospiti arredata con antichi e preziosi mobili, camini d’epoca, pavimenti in legno, suppellettili ricercate, doccia o vasca con idromassaggio

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di Verduno

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Sulla collina di Manta, a 5 minuti dal Castello Medievale, c’è un luogo sorprendente, di assoluta tranquillità: il Giardino dei semplici, un accogliente Bed& Breakfast ricco di atmosfera e di fascino immerso in un rigoglioso giardino

un’antica dimora di famiglia dove il relax e la spettacolare location si uniscono all’eleganza di un ambiente raffi nato e alla piacevolezza di un’accoglienza calorosa

Dal 1953 i settecenteschi ambienti del castello di Verduno ospitano l’albergo

e il ristorante. Le camere per gli ospiti occupano parte del castello, la castalderia e la Foresteria. Diciassette camere in cui arredi, decori e pavimenti d’epoca mantengono viva l’atmosfera e dove le pareti delle stanze

tre stanze, come fi ori nel giardino, che accolgono l’ospite proponendo gusto

e raffi natezza con semplicità e discrezione. così come la casa sull’albero, tra il giardino e il cielo, camera con bagno e terrazza, una proposta unica nel suo genere e che regala un’esperienza indimenticabile. Profumi e sensazioni dolcissime arrivano dal Vivaio di Rose antiche dove a partire dal mese di maggio, si possono ammirare le fi oriture passeggiando tra ciliegi, querce ed aceri spontanei. autentico charme, dove la cortesia diventa amicizia, unita a puro relax. un piccolo angolo di Paradiso.aperto aperto da marzo a dicembre.

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tuffo in piscina. E se il lavoro è la priorità, l’attrezzata sala riunioni è a disposizione degli ospiti. Le camere, otto doppie e due suite con bagno, tV e connessione a internet, sono arredate con i mobili originali della casa e godono di una vista eccezionale sul digradare delle dolci colline della Langa, protette dalla maestosa corona delle alpi.

diventano uno specchio, un cielo azzurro o un villaggio di campagna. Grazie alla splendida posizione geografi ca del paese di Verduno, dalle camere del castello si gode dello stupendo paesaggio delle Langhe e del Roero racchiusi dall’arco alpino. il ristorante occupa il piano terra del castello. Gli ospiti possono assaporare le pietanze della cucina di famiglia gustando l’intimo sapore delle Langhe. i grandi piatti della tradizione sono affi ancati da nuove proposte in linea con il territorio e le stagioni, il tutto accompagnato da una ricca scelta di vini pregiati sia delle cantine del castello che di altri produttori. aperto da marzo a Dicembre.

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IL NUOVO SPORT PER AFFRONTARE L’ACQUA E GOVERNARE L’EQUILIBRIO. AL MARE COME AL LAGO DÀ GRANDI SODDISFAZIONI E CONSENTE DI IMMERGERSI NEI PAESAGGI, ASCOLTANDO IL SILENZIO DELLA NATURA

DI FRANCESCO DOGLIO

rada e incolta, una camicia colorata su un paio di pantaloni di tela – si stia dando così tanto da fare per slegarli e farli scivolare dolcemente sull’acciottolato.La prima tavola che avvicina alla linea quasi fer-ma dell’acqua è lunga quasi 3 m ed è piuttosto spessa. Poi torna all’auto e dal baule tira fuori una pagaia, nera, in carbonio, simile a quella che si usa con una canoa, ma decisamente più lunga, forse il doppio o qualcosa di più. A que-sto punto, la curiosità non è più solo la mia. A osservare la scena si sono fermati in tanti.Lui si toglie i sandali e senza fare il minimo sfor-zo sale sulla tavola, in piedi. Con una delicata spinta di pagaia è in mare, ritto al centro della tavola. Si guarda attorno per un momento, poi un colpo sulla destra, uno sulla sinistra, e co-mincia a navigare.

Lungomare ligure, aprile 2012. L’acqua è ancora fredda, ma sulla spiaggia c’è co-

munque parecchia gente in costume, sdraiata al primo sole caldo dell’anno. Immancabili gli ombrelloni, piantati alla buona tra i sassi del bagnasciuga, i frigo portatili di plastica azzurra e un gruppo di bambini che giocano a racchet-toni. Insomma, il quadretto perfetto di un tran-quillo fine-settimana all’italiana. Da una strada sterrata, arriva in retromarcia un furgone, con un carrello attaccato dietro. Sopra ci sono quattro tavole, piuttosto grandi. Non sembrano le classiche tavole da surf e nem-meno windsurf senza vela. E poi il mare è così piatto che sembra un dipinto a olio. Non c’è un alito di vento né la minima onda, e proprio non si capisce perché il proprietario di quegli attrezzi – occhiali da sole, sulla trentina, barba

stand up paddlingmania

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Nella pagina precedente: Dave Kalama, campione mondiale di SUP. Photo: www.wandermelon.com

La novità arriva dagli Stati Uniti. La differenza rispetto al surf o al windsurf, è il cruising: la

possibilità di passeggiare sull’acqua, anche senza vento o senza onde, sia al mare che sui laghi o nei

fiumi. Photo: supecoadventures.com

Chi volesse provare il sup trova tutto l’occorrente anche in alcuni negozi specializzati della provincia

di Cuneo. Photo: Francesco Doglio

C’è anche chi, sulla tavola, pratica lo yogain contatto con la natura. Photo: imaginesurf.com

Nei dieci minuti seguenti, un drappello di ba-gnanti lo osserva lasciare una scia sul mare piat-to, a poca distanza dalla spiaggia. Sembra non fare la minima fatica mentre, a ogni pagaiata, si spinge avanti di qualche metro, scivolando delicatamente sull’acqua.Quanto torna a riva, la curiosità della piccola folla di bagnanti ha ampiamente superato la so-glia del riserbo. Alle domande lui risponde vo-lentieri ed è a quel punto che, per molti di loro, quest’estate non sarà la solita, calda, stagione dei bagni e delle creme anti scottature.Il particolare attrezzo si chiama Stand Up Paddling, che abbreviato diventa sup. L’idea è di avere una grande e stabile tavola da surf sotto i piedi e di governarla con una lunga pa-gaia. Una cosa che proprio tutti, dai ragazzini ai nonni, possono provare.“Sapete – dice il giovane sup-appassionato – negli Stati Uniti, dove nasce questo sport, ci sono gare, campionati, tavole piccole e ve-loci, grandi e lente, più o meno maneggevoli. Laggiù, ci sono campioni che usano il sup an-che su onde altissime, facendo lo slalom sulle creste, proprio come si fa con il surf. Ma la cosa che più mi ha appassionato, la qualità di questo sport che mi ha conquistato al primo colpo, è

stata un’altra: il sup è bellissimo come mezzo da diporto, per navigare lentamente sull’acqua quando il mare è piatto, o magari in un lago, dolcemente, senza fretta e nel silenzio assolu-to lontano dalla costa.” Finita la giornata ligure e una volta ritornato nel capoluogo, incontro Andrea, il proprietario di Suncity, un negozio di Cuneo dove, di sup, c’è una buona scelta. Oltre a venderli, Andrea li utilizza appena può spostarsi dalla città verso il mare.“Credo che presto anche qui da noi – continua Andrea – gli appassionati del mare inizieranno ad amare anche questo genere di tavole. In America, le spiagge sono piene, c’è gente che usa il sup per andare a pescare e c’è chi ci porta il proprio cane, al posto della solita passeggia-ta. La novità, rispetto al surf o al windsurf, è proprio il cruising, la possibilità di passeggiare sull’acqua, anche senza vento o senza onde, sia al mare che sui laghi o nei fiumi.”Un rapido tour sul web apre le porte di un mondo che, qui in Italia, è ancora in gran parte sconosciuto. Basta provare a cercare la parola sup su youtube: ci sono video tutorial, video di gare, di sportivi, di principianti. Insomma, il sup diventerà presto lo sport estivo per tutti. Provare per credere.

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A LAVAGNA UNA CASA CHE SI AFFACCIA SUL GOLFO DEL TIGULLIOINTERPRETA LO STILE ELEGANTE E INFORMALE DELLA TRADIZIONE, CONIUGANDO PIETRA E LEGNO IN UN NUOVO LINGUAGGIO

DI ROBERTO AUDISIOPHOTO: DUILIO BELTRAMONE/SGSM

Così grande attenzione è stata posta nella ri-cerca dei materiali da utilizzare, sostenuta dai proprietari di casa e dall’azienda che ha realiz-zato tutti gli interni, la “Arte Rovere Antico” di Pinerolo (www.arterovereantico.it).In Liguria la maggior parte delle strutture an-tiche è realizzata in castagno, un legno oggi quasi impossibile da reperire.Al suo posto, per pavimenti e soffitti è stato usato il larice, trattato con impregnanti che non ne alterano il naturale colore miele, men-tre per le scale, le porte, le librerie e gli arma-di a muro come per la cucina è stato scelto il rovere sbiancato, immaginati, dall’architetto, fin dall’inizio in legno grezzo, quasi “invec-chiato”, come oggetti recuperati dalla spiaggia dopo una mareggiata.La casa si sviluppa su più livelli: il pianterreno,

La tenuta, una magnifica struttura dalle immense potenzialità, immersa in un am-

biente unico fra immense distese di ulivi che si stagliano nell’azzurro del cielo, di fronte ad mare stupendo, sorge sulle colline del tradi-zionale borgo ligure di Lavagna, al centro del Golfo di Tigullio.Il progetto ha rappresentato una bella sfida per l’architetto Raffaella Costa: l’obiettivo principale del progetto di ristrutturazione di un antico casale agricolo era quello di man-tenere le peculiarità costruttive e le caratte-ristiche tipiche dell’abitare locale, dando vita ad un’abitazione d’eccellenza, casa di vacanza di una coppia che spesso viene a rifugiarsi in questo angolo di Liguria con i numerosi ni-poti, in simbiosi perfetta con l’ambiente cir-costante.

fra montie mare

Il soggiorno principale al primo piano è caratterizzato dalla pietra di Lavagna locale, utilizzata in scaglie per creare una cornice alle porte gemelle che immettono nella camera da letto padronale.

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I comodi divani riprendono i colori di base di tutta la casa, chiari e luminosi. Il pavimento è in legno di Larice, utilizzato per tutti gli ambienti del primo livello. Alle pareti immagini marine e sullo sfondo un tavolo di fine ‘800.

Nella cucina a piano terreno i mobili, su disegno semplice che riprende lo stile tradizionale, sono realizzati completamente in rovere sbiancato. Soffitto in legno di Larice e pavimento in pietra a spacco a posa irregolare.

Nella zona pranzo il grande tavolo fratino con panche rimanda ad un ambiente conviviale e informale. Le lampade a sospensione con paralumi in tessuto ecrù illuminano e decorano senza distrarre. Sulla tavola porcellane e cristalli con segnaposto in tema marino.

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Nella camera da letto padronale si ritrova la pietra di Lavagna, elemento che riporta al genius loci creando una sorta di filo conduttore che lega i vari ambienti. La testata del letto è stata risolta con un drappo in prezioso tessuto rosso scuro, in contrasto con il candore delle pareti.

La sala biliardo. Davanti al grande camino in pietra di Lavanga a scaglie, con cappa in rame, divano dalle linee semplici e moderne che ripropone i toni chiari del beige. Lampade a sospensione di Album in terracotta.

Nella camera da letto con soppalco a vista si ripropongono linee e colori di tutta la casa. L’armadio, eseguito su misura in rovere sbiancato, costituisce un tutt’uno con il soppalco. La scala alla marinara ha un simpatico mancorrente in ferro battuto. Sul letto vassoio in midollino con servizio colazione in acciaio e ceramica.

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Il giardino dell’abitazione gode di un panorama unico sul Golfo del Tigullio. Attorno alla piscina a sfioro divani e puff in midollino della serie “InOut” e lampade scenografiche “Bolle” di Gervasoni.

Un grande ulivo è stato ricavato un angolo conversazione con una panca in muratura addossata alla parete, interamente ricoperta di cuscini. Un tavolo in stile bistrot è l’ideale per colazioni all’aria aperta godendo la brezza marina del primo mattino.

Anche all’esterno è possibile trovare vari angoli relax collocati in diverse zone del grande giardino. Qui, su una pavimentazione in pietra, un ambientazione che ricorda le atmosfere marocchine con tappeti kilim, poltrone in legno di Gervasoni, e una collezione di candelabri etnici.

prospettante il grande giardino, è destinato alla zona giorno, con un’ampia cucina e un grande tavolo fratino, la sala da pranzo e la sala biliardo caratterizzato da un grande cami-no con cappa in rame, mentre a piano primo sulla grande zona relax si aprono le camere da letto.Il giardino, con un’emozionante vista sul Golfo del Tigullio è la naturale espansione della casa: spazi da vivere a cielo aperto per

rilassarsi a bordo della piscina, per una cola-zione sotto il centenario ulivo o, ancora, per leggere un libro nel salotto in stile etnico.Il risultato finale è un’abitazione di assoluta eccellenza, calda e luminosa, accogliente e preziosa in ogni suo dettaglio.Un luogo che racconta della sua terra, delle persone che la abitano, ma anche della passio-ne e della maestria di chi l’ha costruito, realiz-zando ogni particolare come unico.

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Le costruzioni di Marzero, vere e proprieopere di ingegneria, esprimono tutta la professionalità acquisita in 15 anni di re-alizzazioni. I capannoni per l’industria, le sedi aziendali, sono il frutto di collabora-zioni con grandi architetti o direttamen-te progettati e curati nei minimi dettagli dallo staff interno, che con la sapiente esperienza concepisce opere per sod-disfare ogni esigenza del committente nel rispetto delle necessità di logistica e di engineering. Espressioni concrete in ferro, acciaio o vetro. Opere uniche...

Marzero architetture metalliche - Via Mastri Cestai, 4 - 12040 Corneliano D’Alba - tel. 0173.61.92.28 - fax 0173.61.49.35 - e-mail [email protected]

w w w . m a r z e r o . i t

Stabilimento produttivo e zona negozio ed esposizione – CuneoSerramenti in acciaio JANSEN e scala in acciaio interna

Stabilimento produttivo – Roreto di Cherasco (CN)Rivestimento di capannone prefabbricato e copertura ingresso con profi li e pannelli in acciaio inox e serramenti in acciaio inox JANSEN

Stabilimento produttivo e palazzina uffi ci sede Marzero sasCorneliano d’Alba (CN)Struttura portante, scala interna, portoni, pensiline,recinzioni e cancelli in acciaio, serramenti in acciaio JANSEN

Stabilimento produttivo e palazzina uffi ci – Canale d’Alba (CN)Struttura portante e scala interna in acciaio, serramenti in acciaio JANSEN

Stabilimento produttivo e palazzina uffi ci – Cherasco (CN)Struttura portante, scala interna, pensiline in acciaio,

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facciata in profi li in acciaio JANSEN

Stabilimento produttivo e palazzina uffi ci – Cherasco (CN)Struttura portante in acciaio, rivestimento esterno

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volontà edeterminazione

CRISTIANO GODANO, LUCA BERGIA E RICCARDO TESIO,IN SCENA DA 20 ANNI, SI RACCONTANO A BRIGLIA SCIOLTE:SONO ANDATI AL FESTIVAL DI SANREMO CON LA SERENITÀDI NON VOLERE DIMOSTRARE NULLA A NESSUNO, MA SEMPLICEMENTE PROPORRE SE STESSI E L’ESSERE MARLENE KUNTZ. ANIMA ROCK

dano, Luca Bergia e Riccardo Tesio poco dopo il loro ritorno in terra cuneese.Com’è nata l’idea di andare a Sanremo? C’è stata una richiesta da parte degli organizza-tori o è stata una proposta da parte vostra? E Canzone per un figlio è nata sapendo che sarebbe andata a Sanremo?Cristiano Godano. Sostanzialmente una via di mezzo. Era già da qualche anno che ci dice-vamo: “Se capitasse l’opportunità...” La cosa, quindi, ci interessava, tant’è che nel 2009, quan-do parteciparono gli Afterhours, avevamo pre-sentato un pezzo che era piaciuto molto, però non se ne fece nulla. A maggio dello scorso anno abbiamo iniziato a comporre e pensava-mo che, se fosse arrivata una canzone papabile, l’avremmo potuta presentare. Nel frattempo, abbiamo scoperto che Morandi, in effetti, desi-derava una band di provenienza più rock “alla Marlene Kuntz”, secondo le sue stesse parole. Però il pezzo non è nato in funzione di Sanre-mo: si è trasformato nel momento in cui quella che era un’eventualità ha assunto concretezza. Io non ho scritto le parole pensando a un figlio: ho iniziato a scrivere e quello della felicità mi è parso un bell’argomento da affrontare su quel

L’Italia è un Paese strano, non siamo certo noi a scoprirlo. E quando si parla di musi-

ca, diventa ancora più strano. Può succedere, così, che uno dei gruppi rock più importanti e influenti della nostra buffa penisola, in sce-na da oltre 20 anni, con 9 dischi in studio e 3 live all’attivo, che ha suonato in mezz’Europa, ha partecipato più volte al concertone del Pri-mo Maggio a Roma, ha collaborato con artisti e produttori del calibro di Howie B, Rob Ellis e Skin (la cantante del gruppo Skunk Anansie) – solo per citarne alcuni – sia praticamente sconosciuto a una larga fetta del pubblico che magari troppo appassionato di musica non è, ma che ascolta la radio, qualche disco lo com-pra e non si perde un’edizione del Festival di Sanremo. Il caso vuole, poi, che questi tre mu-sicisti vivano a Cuneo, praticamente da sempre, e che quest’anno a Sanremo ci siano andati, portando una ventata di qualità alla rassegna canora con la loro Canzone per un figlio e con un duetto memorabile al fianco di Patti Smith: l’esecuzione di Impressioni di Settembre della PFM e di Because the Night ha fruttato loro il “Premio Sala Stampa”, attribuito da una giuria di giornalisti. Abbiamo incontrato Cristiano Go-

DI NICOLA FERRERO - PHOTO: ALEX ASTEGIANO

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palco. Qualcosa che non fosse scuro, triste o deprimente. In quel periodo, stavo leggendo un romanzo che trattava di questo e, quando sono arrivate le prime frasi del testo, le ho percepite molto vicine all’idea di un valore tra-smissibile a un ragazzino. E anche questo ci è piaciuto: aveva un senso portare una canzone per un figlio su quel palco, era una bella sfida. Noi eravamo fertili e disponibili, ma non l’ab-biamo cercato in maniera così mirata, è stata una concomitanza.Come è andata quella settimana passata in Riviera tra prove e serate vere e proprie?L’impressione è che vi siate divertiti un sacco...Luca Bergia. Sorprendentemente, ci siamo divertiti davvero. C’è anche un piccolo aned-doto: un truccatore, che lì a Sanremo ci ha “cu-rato”, ci ha detto che in 25 anni di festival non aveva mai visto artisti rilassati come noi. L’ab-biamo presa così, nella maniera più tranquilla possibile. E, alla fine, portiamo a casa sensazio-ni ed emozioni bellissime. Prima di tutto, per aver presentato il nostro brano, poi il duetto con Patti Smith: lo rifarei domani, davvero.Riccardo Tesio. Credo che due aspetti ci ab-biano aiutato. Il primo è che non ci sentivamo in gara. Il lato positivo di Sanremo è che ti dà una grossa visibilità, mentre quello negativo è legato alla competizione. Ma noi ci siamo detti: “Non andiamo lì per la gara, ma per suonare, come fosse un concerto qualunque”, anche perché, onestamente, il nostro genere musica-le e le nostre caratteristiche non sono adatte a un palco come quello. Quindi, non ci senti-vamo in gara e questo è stato fondamentale. L’altro aspetto è che, dal punto di vista tecnico, tutto è andato liscio, perché in queste situazio-ni possono capitare inconvenienti spiacevoli. Invece, non c’è stato nessun problema e ci siamo trovati benissimo con tutti, orchestra compresa. Credo vi siate trovati molto bene anche con Patti Smith: vedendovi in televisione si aveva l’impressione che fra di voi si fosse creata una

grande alchimia in pochissimo tempo. Non so quante volte abbiate provato insieme... Cristiano Godano. Abbiamo provato pochis-simo: solo il giorno prima, per circa mezz’ora. Che dire: sì, è andata proprio così. Durante le prove ci ha detto che desiderava veramente essere nel gruppo, non Patti Smith e i Marlene Kuntz. Ed è stato così, siamo stati una cosa sola. Quando, alla fine del pezzo e ancora sul palco, le ho detto che era andato tutto bene, lei era veramente molto felice. C’è stata una circolazio-ne di umanità tra di noi abbastanza rara e per questo molto preziosa. Forse è il momento che custodiamo con più gelosia. Questa intimità, anche difficile da raccontare: sono quelle cose belle che ti riempiono mentre le vivi.Avete spiegato in un’intervista come Sanre-mo fosse un’ottima scusa per far conoscere i Marlene a chi i Marlene neanche sapeva che esistessero. Il contraltare di questo aspetto, probabilmente, è quello rappresentato dai vostri fans storici e di come hanno visto que-sta vostra partecipazione. Che bilancio traete?Cristiano Godano. Sottoscrivo quello che ha detto Luca poco fa: anche io, da un punto di vi-sta emotivo, rifarei al volo quell’esperienza. Dal punto di vista della valutazione della cosa, inve-ce, vorrei far passare un po’ di tempo per capire meglio cosa è successo. Per il resto, mi sono stufato di arrabbiarmi. Sono almeno 6-7 dischi che c’è qualcuno che ci attacca. Sanremo è stato soltanto un altro pretesto per dire le stesse cose che ci stanno dicendo dai tempi di Ho ucciso paranoia (terzo album dei Marlene Kuntz, del 1999. Ndr) e cioè che siamo bolliti, che siamo morti. Siamo bolliti così tante volte che, in veri-tà, siamo vivi e vegeti. La gente, quando si mette in testa un pregiudizio, lo mantiene. Quindi: ognuno per la sua strada. A maggior ragione, se ci va di fare una cosa, la facciamo. Siamo andati a Sanremo perché ci siamo detti: “Non dobbiamo dimostrare niente a nessuno: dobbiamo solo suonare la nostra canzone e sperare che in que-sto pubblico, che per il 90% non ci capirà, ci sia

I tre musicisti cuneesi hanno suonato in mezza Europa. Hanno all’attivo 9 dischi in studio e tre live. In contemporanea al Festival di Sanremo è

uscito il loro nuovo disco “Canzoni per un figlio”: vecchi pezzi addomesticati al concept che creano

una piacevole uniformità di stile e di suoni.

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un 10% che resti intrigato dalla nostra musica”. Io sono convinto che c’è un sacco di gente che ama un certo tipo di musica – a cui piace ad esempio Capossela – che se ascoltasse i Marle-ne Kuntz in un altro modo e avesse un po’ di pa-zienza, potrebbe scoprire che una buona metà del nostro repertorio può essere tranquillamen-te nelle sua corde. A quel pubblico, però, non arriviamo per un sacco di motivi: ecco perché Sanremo è stata un’occasione.Non si può parlare di Sanremo senza parla-re del disco che è uscito in contemporanea, dal titolo Canzoni per un figlio. Avete fatto un concept album “al contrario”: cioè, con un’i-dea, un filo conduttore in testa siete andati a ripescare una serie di canzoni vecchie (a parte due nuove) che avevano un tema comune.Cristiano Godano. Vero, abbiamo addome-sticato dei pezzi vecchi al concept. È stata un’operazione per me molto stimolante: sono andato alla ricerca di tutte quelle canzoni che mi sembravano vicine a quest’idea e che con-tenessero dei valori trasmissibili a un giovane. Siamo molto legati al libretto che si trova all’in-terno del CD: c’è un ipotetico padre che si ri-volge al proprio figlio. Prima c’è una lettera che introduce al senso del disco, poi ogni canzone è preceduta da quattro righe in prosa: una piccola guida all’ascolto fatta di suggestioni. Sono 14 ti-toli in tutto, di cui due nuovi e, tra gli altri, solo due sono rimasti nella loro forma originale: Un piacere speciale e Canzone in prigione.Riccardo Tesio. Sì, volevamo dare un’uniformità non solo a livello di mood, ma anche di suono, visto che si parla di canzoni di 18 anni fa.L’ultima domanda è sulla “cuneesità” dei Marlene. Voi tre continuate a vivere in una delle città meno rock e meno “soniche” del mondo...Cristiano Godano. Ci stiamo perché siamo ve-ramente dei bugia nen, non c’è nulla da fare. Però non c’è stata neanche la necessità, per la nostra professione, di andare a Milano, piutto-sto che a Bologna o a Roma. Siamo riusciti a fare

le cose che volevamo restando a Cuneo, ed è andata bene così. Di sicuro Cuneo non ti tiene al passo con i tempi dal punto di vista culturale: se vuoi essere attrezzato e vuoi vedere cose che comunque, secondo me, sono sempre formati-ve, devi muoverti e sono convinto che andare almeno due volte al mese a un concerto o a una mostra faccia davvero bene allo spirito.Luca Bergia. Volendo vedere “il bicchiere mezzo pieno”, c’è talmente poco da fare che uno va a suonare appena può. Sei stimolato a creare... Leggevo interviste di artisti che a un certo punto della loro carriera si sono ritirati in luoghi appartati. Molto spesso partono dal-le metropoli e vanno a ritirarsi in campagna, perché la città ti fa perdere energie e ti distrae. Noi siamo avvantaggiati, da quel punto di vista. Cristiano Godano. A 45 anni, poi, mi rendo an-che conto che ho decisamente meno voglia di una serie di cose. Poi, se sotto casa mi capitasse un concerto di Ligeti andrei a vederlo di corsa, anche se a Cuneo questa cosa sarebbe quasi im-possibile. Viva Cuneo, comunque.

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“I HAVE TO DO SOMETHING”: DEVO FARE QUALCOSA. È QUESTA LA MOLLA CHE SPINGE MENTI EVOLUTE A INTRAVEDERE ALTRO, OLTRE LO SCARTO DI MATERIALE LA CUI FINE È IMMINENTE E PERENTORIA

DI NICOLA FERRERO

15 anni. Dopo aver lavorato come minato-re in Pennsylvania, si spostò nel boscoso Nordovest, vicino a Seattle. Lì conobbe la sua futura moglie, si sposò e si spostò verso la California. La coppia visse insieme a Oakland per alcuni anni, diede alla luce tre figli e si se-parò nel 1912. Rodia si trasferì prima a Long Beach, poi nel quartiere Watts di Los Angeles, dove visse lavorando come muratore, scalpel-lino e piastrellista, e dove acquistò un terreno. Nel 1921, Rodia iniziò quella che sarebbe stata la sua principale occupazione nei successivi 33 anni: la costruzione delle torri di Watts.Come gli venne in mente quell’idea, non si sa. Per oltre trent’anni Rodia lavorò alla sua opera in ogni istante di tempo libero: con la pioggia o con il sole, Simon raccoglieva scarti di ogni tipo (ferro, piastrelle, vetro, cemento, pietre,

Avete presente la copertina di Sgt. Pepper Lonely Harts Club Band, il capolavoro dei

Beatles?Ma sì, quella con i quattro di Liverpool, attor-niati da una selva di personaggi famosi, messi in posa alle loro spalle. Avete capito, no? Ecco, se andate a guardare bene, troverete Marlon Brando e Sigmund Freud, Albert Einstein e Edgar Allan Poe, Marilyn Monroe e Mae West, tra gli altri. Ma nella prima fila in alto, proprio di fianco a Bob Dylan e sopra H. G. Wells, compare uno strano personaggio, di nome Simon Rodia. Chi era costui e come mai è finito in un con-sesso così prestigioso? Simon Rodia, nato Sabato Rodia a Ribottoli in Serino, piccolo centro nei pressi di Avellino, nel 1879, si trasferì negli Stati Uniti al’età di

Le torri di Watts, realizzate da Simon Rodia, italiano naturalizzato statunitense, hanno altezze diverse; la più alta raggiunge i 30 metri. Sono parti di un raro complesso di sculture create con materiali di varia natura, acciaio in prevalenza, ma anche bottiglie di vetro, ceramiche e cemento disposti in molti punti a mosaico.Photo: californiawine.worldpress.com

arte e riciclo.il fare pensato

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lattine vuote, conchiglie) e creava, secondo un piano chiarissimo nella sua mente, se-guendo un pensiero assolutamente semplice: “I have to do something” (devo fare qualche cosa). Il complesso delle Watts Towers, una volta completato, si rivelò impressionante per una serie di motivi. Innanzitutto, per le sue dimensioni: 17 strutture interconnesse tra cui svettano le famosi torri, due delle quali rag-giungono i 30 m d’altezza. Un reticolo di pas-saggi, antri, porte, ponti decorati con mosaici composti da mille differenti frammenti di pia-strelle, oppure pinnacoli istoriati con bottiglie vuote e schegge di vetro. Strutture ottenute con ferro di recupero, tenute insieme da cavi della luce e malta. Don De Lillo parla delle Watts Towers nel suo capolavoro del 1997, Underworld, considera-to uno dei capolavori assoluti della letteratura americana del secondo Novecento. Lasciamo volentieri a lui la parola: “Le torri, le vasche per gli uccelli, le fontane, i pali decorati, i cocci vi-vaci, i colori familiari, il verde delle bottiglie di 7-Up e il blu del Milk of Magnesia, tutte le vivaci maioliche incastonate nel cemento, insomma tutto quel complesso di strutture, porte e pan-nelli costruito a mano, da un solo uomo, un immigrante di un posto vicino a Napoli, proba-bilmente analfabeta, (…) che aveva finito per impiegare 33 anni della sua vita a costruire quel colosso con verghe di ferro, cocci di terracot-ta, ciottoli, conchiglie, bottiglie di vetro e rete metallica, impastando il tutto con la malta, tre-mila sacchi di sabbia e cemento, un uomo che

aveva trascorso tutti quegli anni con le mani e le braccia incrostate di scaglie di vetro e gli oc-chi infiammati dal pulviscolo di vetro, appeso a una cintura da lavavetri, penzolante dall’alto delle torri, con la tuta strappata e il cappello di panno polveroso, la faccia bruciata dal sole e le lampadine appese ai raggi di ruota per poter lavorare di notte, a circa trenta metri di altezza, con Caruso di sotto sul grammofono”. E ancora: “Camminai tra quelle torri che sem-bravano lavorate al traforo, tre alte, quattro più piccole, e vidi le maioliche che aveva inserito nell’intonaco sotto una volta, e il vetro fuso e la madreperla schiacciata sulla superficie dei mat-

“Camminai tra quelle torri che parevano lavorate al traforo”

Don De Lillo (Underworld)

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toni cotti al sole. Nonostante la natura di scarto dei materiali, l’apparente improvvisazione, e nonostante il predominio dell’intuizione pura, l’uomo era sicuramente un grande costruttore. Il posto aveva una sua unità strutturale, dava l’impressione di temi ripetuti, di un abile lavoro d’ingegneria”. Ecco, quanto afferma De Lillo ci porta al secon-do, grande, motivo d’interesse: un muratore immigrato, ignorante di storia dell’arte, ma dotato di una visionaria inventiva e di una stra-ordinaria manualità, ha costruito un’opera che, per lo stile, ricorda in maniera impressionante il lavoro di Antoni Gaudì, il grande architetto catalano. Guardate le foto di Watts e confron-tatele con le guglie o i pinnacoli della Sagrada Familia; prendete i mosaici di Parco Güell o le linee morbide e flessuose di Casa Batlò e confrontatele con quelle ideate e realizzate da Rodia: resterete esterrefatti. Ovviamente, il buon Simon non conosceva neanche tutto il percorso che i rifiuti, gli scarti e il materiale

di riciclo hanno avuto all’interno della storia dell’arte, partendo dai blocchi di granito o dai laterizi presi da templi greci e romani per realiz-zare nuove opere in età successive, per arrivare ai ready made di Duschamps (dove un orina-toio, decontestualizzato e “infettato” dal genio dell’artista francese, diventa oggetto d’arte), o al toro di Picasso, ottenuto con un sellino e un manubrio di una bici vecchia e arrugginita, per proseguire (ma qui siamo già in un momento successivo all’opera di Rodia) con i lavori di Rauschemberg e Tingueli, o con i sacchi di tela bruciati da Burri.Un genio inconsapevole, più che incompreso, Rodia. Un genio che terminò la sua opera e scomparve, lasciandola in balia delle intempe-rie e del disinteresse generale. Oggi le Watts Towers, che hanno resistito a un paio di ter-remoti e ai famosi disordini scoppiati nel 1965 per motivi razziali, non sono visitabili, ma la loro folle simmetria continua a svettare sotto il sole di Los Angeles.

La creazione di Rodia è una sorta di arca, nella quale le tre torri fungono da alberi di una nave

ideale e immaginaria. L’opera architettonica e scultorea sorge in una delle periferie più difficili

della città di Los Angeles chiamata Watts.Photo: www.salenalettera.com

FERVIVA, PASSIONE DI FAMIGLIAQuesta storia parla di gelati e “robe vecchie”. Sì, perché il Signor Antonio Pellegrino era cono-sciuto con il soprannome “Gelati”, dovuto al fatto che fu tra i primissimi, se non il primo, a girare per Borgo San Dalmazzo e le sue valli con un carrettino da gelataio, nei primi anni ’30. Ma si sa, il gelato è buono d’estate e dalle nostre parti il fresco arriva in fretta. Così, “Gelati”, nei mesi invernali, faceva il rigattiere. Recuperava ciò che gli altri scartavano e cercava di riutilizzarlo: una specie di riciclo ante litteram. L’attività crebbe e lui dovette abbandonare il suo carretto. Crebbe tanto che i suoi figli “coltivarono” il mestiere e ancora oggi, a Borgo, possiamo trovare il nipote, Valerio, portare avanti la ditta Ferviva, che si occupa del recupero e del riciclo di materiali ferrosi. Che Valerio conduca con passione l’azienda di famiglia è fuor di dubbio: basta scambiare con lui poche parole e il suo entusiasmo vi contagerà. Perché contribuisce a rendere il mondo un posto meno inquinato e perché ci crede davvero. E poi, perché è convinto che ci sia anche una valenza artistica nel rifiuto, che può diventare opera d’arte, o semplicemente essere rimesso in circolo sotto altra forma (un cerchione può trasformarsi in un tavolino, un rubinetto in un portalampa-da). Per questo, sta progettando di ospitare, a Borgo San Dalmazzo, i lavori di riciclo di chi vorrà intraprendere questa strada. E, per lo stesso motivo, sogna di istituire una borsa di studio presso il Liceo Artistico di Cuneo, in modo da stimolare nei ragazzi una riflessione sull’uso artistico di ma-teriali di scarto. La ditta Ferviva, infine, riceve numerose visite di scolaresche, al fine di informare e aumentare la coscienza ecologica delle nuove leve. Altra lodevole iniziativa.

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LA FILIERA PIEMONTESE È FIORE ALL’OCCHIELLO A LIVELLO ITALIANO.IL SETTORE TRAINA IL MERCATO AGROALIMENTARE NAZIONALE,CON UN FATTURATO IN ALLEVAMENTO, DI 5,4 MILIARDI DI EURO.

DI FIORENZO CRAVETTO

milioni di euro di fatturato e 1 miliardo abbon-dante sul fronte dei consumi. Il latte è un universo di bontà, ma anche di nutrimento primario. Quando nacque la prima mostra dei formaggi a Cuneo, negli anni ’80 (Slow Food era di là da venire, come Cheese, naturale seguito di quella rassegna pionieristi-ca), il promotore, Giacomo Oddero, parlò del nostro latte come di un fiume di “oro bianco” che, ogni giorno, dagli alpeggi alla piana, scorre raggiungendo le famiglie e le città. Dietro la fromagerie di alta qualità, esiste l’al-tra faccia del mondo-latte. Sono le migliaia di quintali di prodotto destinato a trasformarsi in cibo quotidiano nei caseifici e negli stabilimenti industriali.È lo stesso latte munto in montagna, nei pascoli dell’Alta Langa, oppure nelle cascine di pianu-

Dietro un cappuccino, uno yogurt, una merendina, un formaggio, c’è una catena

magica fatta di saperi e sapori, malghe e razze animali, scienza alimentare e antiche tecniche artigianali, territori e persone speciali. È la co-siddetta “filiera del latte”, impressionante per i numeri che riguardano produzione e consumo. Il nostro paese è uno dei maggiori produttori europei di latte e formaggi. Il settore traina il mercato agroalimentare nazionale, con un fat-turato in allevamento di 5,4 miliardi di euro, oltre 14 miliardi nella fase di trasformazione, mentre il ricavo dai consumi è di 21 miliardi di euro. In Piemonte sono registrate 180.000 bovine da latte distribuite su 2.800 allevamenti. Un mondo cuneese al 60%. La filiera del latte piemontese, che annovera anche una significa-tiva produzione del settore ovicaprino, vale 350

La produzione e commercializzazione attuale del latte per scopi alimentari umani si avvale dello sfruttamento di animali gregari come per esempio la vacca, la bufala, la pecora, la capra, l’asina. Quando si parla di “latte”, in Italia per legge si intende quello vaccino, mentre la specificazione risulta obbligatoria per le altre produzioni.

un mondodi latte

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ra, che si dirige verso la massa dei consumatori. Un esempio significativo è rappresentato dalle torri del latte innalzate a Moretta dalla Inalpi in sinergia con la Ferrero, gli allevatori della Compral e la Coldiretti. Questo “oro bianco” nelle torri è trasformato in polvere attraverso un processo di “sprayatura” per poi essere la-vorato nello stabilimento di Alba del colosso dolciario. Sono 4-5.000 q di latte trasforma-ti al giorno, 365 giorni l’anno, per un totale di 18.000 t di polvere di latte nel 2011. Cifre che fanno riflettere e che sottolineano ad abun-dantiam la portata del settore lattiero-caseario nella Granda, che – come ripete l’assessore regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto – con il vino, la frutta e la carne, è il motore dell’economia piemontese.Il mondo-latte della provincia di Cuneo è in pie-no sviluppo. Lo dicono le cifre del bollettino uf-ficiale redatto dall’AIA (Associazione Nazionale

Allevatori), che annualmente raccoglie i dati relativi a controlli funzionali direttamente alla stalla, capo per capo. Controlli specifici, va detto, complementari a quelli igienico-sanitari svolti normalmente dall’autorità pubblica. Nel 2011, sono state controllate nella provincia di Cuneo 14 razze da latte per un totale di 49.644 capi, con un aumento di 2.050 unità rispetto al 2010.Alte, potenti, nevrili, le vacche Frisone rap-presentano la razza da latte per eccellenza. La media provinciale a lattazione (calcolata su 305 giorni) nel 2011 è stata di 9.582 kg, con un aumento rispetto al 2010 di 122 chi-logrammi. Latte da campioni: l’allevamento di Pierantonio Scotta a Cervignasco di Saluzzo – visitato qualche anno fa dall’allora ministro dell’Agricoltura Luca Zaia – è ai primi posti in Italia. Cresce la quantità, di pari passo con la qualità di un prodotto ipercontrollato, dalla

Lo stabilimento Inalpi a Moretta.Photo: press office Inalpi.

un allevamento di vacche razza frisona, la razza da latte per eccellenza. Photo: Cravetto.

In Piemonte sono registrate 180mila bovine da latte, distribuite su duemila ottocento allevamenti. Nel 2011 sono state controllate, nella provincia di Cuneo, quattordici razze da latte per un totale di oltre 49mila capi. Photo: press office Anaborapi.

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stalla alla bottiglia acquistata in negozio o sui banchi del supermercato. Con le Frisone, sono le Piemontesi a garantire l’approvvigionamento quotidiano, insieme ad altre razze nobili, quali la Pezzata Rossa e la Bruna. “È la conferma che i nostri allevatori lavorano bene – sottolinea Roberto Chialva, presidente dell’APA (Associazione Provinciale Allevatori) – e il fatto che la media annua produttiva cunee-se superi di circa 4 q quella nazionale testimo-nia l’alto livello raggiunto dalle nostre aziende.” “I dati appena usciti – aggiunge Bartolomeo Bovetti, direttore dell’APA – sono di grandissi-ma attendibilità. Per noi è motivo di particolare soddisfazione, in quanto i controlli sono svolti dal nostro personale di campagna, che opera individualmente su ogni capo. Oltre a persegui-re il miglioramento genetico delle razze, i dati produttivi, qualitativi e quantitativi sono utiliz-zati per assicurare la tracciabilità del nostro lat-

te a partire dal singolo animale. Si tratta di un’o-perazione di grande significato, che valorizza, attraverso il Sistema Allevatori e il marchio Italialleva, la produzione nazionale di latte.”Non solo Frisone, Piemontesi, Brune, Pezzate Rosse. “Ogni razza – sostiene Slow Food – produce un latte dalle caratteristiche simili, ma comunque diverse: il variare del contenu-to di grassi e di caseina darà al latte proprietà diverse, che porteranno a prodotti e formaggi diversi.”“Latte vaccino” è la definizione in termini tec-nici di quello delle nostre mucche. Ovicaprino è quello di pecora e di capra, un emblema che ha nella Granda un passato glorioso e un futuro incerto. Vediamo l’oggi. Parlando delle pecore, si registra una sensibile contrazione numerica dei capi nell’ultimo decennio, appena attenua-ta nell’ultimo periodo dall’ingresso in scena di giovani allevatori impegnati soprattutto nell’at-

Dietro la “fromagerie” di alta qualità, esiste l’altra faccia del mondo latte: sono le migliaia

di quintali di prodotto destinato a trasformarsiin cibo quotidiano nei caseificie negli stabilimenti industriali.

Photo: Assolatte.

Un allevamento di pecore in alta langa.Photo: Ente Fiera Nocciola.

Il latte è un universo di bontàma anche di nutrimento primario

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tività agrituristica. Prima della guerra, le pecore delle Langhe, la razza più diffusa, superavano i 30.000 capi, che sono scesi a 3-4.000 negli anni ’90. Ora siamo di nuovo a quota 10.000 in tutta Italia, ma soltanto a 1.500 in provincia, dove la razza ha il suo baricentro genetico. Bisognerebbe trovare nuove vie per rilanciare il comparto, ma non è facile. C’è il busillis del Libro Genealogico, croce e delizia di un sistema allevatoriale che non può avere carattere inten-sivo e che tiene duro grazie alla fatica di tante micro-aziende. Dice il dottor Roberto Facelli, vicedirettore dell’APA: “Bisogna fare i conti con un carico di imposizioni che spesso i piccoli allevatori non riescono a seguire. Noi, da tempo, chiediamo di alleggerire le procedure: non sempre è il caso di sapere chi è il bisnonno di quella determinata pecora”.Nell’attesa che Roma risponda, in Langa, riman-gono vigili grandi allevatori di pecore come Gatto Rocco di Murazzano, maestro di genetica, e Claudio Adami di Paroldo, straordinario pro-duttore di Murazzano, complici le arti delle sue donne, la moglie Anna e la figlia Roberta. Nelle valli che sanno di mare, dal Marguareis alla Stura, si è mantenuta viva la tradizione della pe-cora Frabosana-Roaschina e Sambucana, cresciu-te all’antica con alpeggio estivo e stabulazione invernale. “Tiene botta”, invece, l’allevamento delle ca-pre. A fronte di una razza caduta in disuso, la Camosciata delle Alpi, sono in aumento gli esemplari di Saanen: ben 1.300 i capi allevati nel Cuneese. A puntare da anni su queste capre bianchissime, dispensatrici di ottimo latte, è Beppino Occelli, grande firma dei formaggi, che è conta greggi di 700 capi tra Villanova e Frabosa. C’è poi chi, come l’azienda dei fratelli Morisiasco di Caraglio, ha deciso di virare sul-le bufale da latte. Nel 2002 hanno acquistato i primi 50 esemplari; oggi ne allevano 800, tutti di razza mediterranea italiana, la migliore per il latte. Ne derivano mozzarelle, burrate, ricotte e

altri formaggi di pregio. Tutti buonissimi.Corre il fiume di oro bianco. E accanto si svi-luppa il lavoro scientifico, per assicurare qualità e sicurezza alimentare. L’ultima iniziativa, in pieno corso, è il “Master del latte” che si tie-ne a Moretta, cofinanziato dagli industriali del settore, nella sede distaccata dell’Università di Torino. Qui si formano gli specialisti del latte di domani.In cabina di regia ci sono due cuneesi: il pre-side di Veterinaria, Bartolomeo Biolatti di Marene, e il direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico, Nando Arnolfo, di Scarnafigi. “Si fa un gran parlare di sinergie tra pubblico e privati, poi all’atto pratico si fa poco – spie-gano. – Questo, invece, è un esempio di vera sinergia. L’altro aspetto positivo è che andiamo a formare specialisti di un’intera filiera, dalla mangiatoia della mucca al prodotto portato in tavola.”

Quando nacque la prima mostra dei formaggi, negli anni ’80, il promotore Giacomo Oddero parlò del nostro latte come un fiume di “oro bianco” che, ogni giorno, dagli alpeggi alla piana scorre raggiungendo le famiglie e le città.Photo: Assolatte.

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UN INVITO A RISCOPRIRE LE MERIDIANE CHE PARTE DAL WEB: AD OGGI SONO CIRCA NOVEMILA I QUADRANTI REGISTRATI SU SUNDIAL ATLAS,PRIMO ATLANTE MONDIALE A LORO DEDICATO

DI VILMA BRIGNONE PHOTO: DAVIDE DUTTO

È il tempo del sole. Non solo per il solstizio d’estate che si avvicina, ma per il proces-

so di riscoperta dei quadranti solari, in atto nella nostra provincia, come in tutto il mon-do. Nell’era della globalizzazione, c’è voglia di “tempo locale”: dell’ora vera di quella chiesa o di quell’edificio, segnata sul muro dall’ombra dello stilo delle meridiane. L’ora solare che nei paesi e nelle borgate, per millenni, ha re-golato il ritmo di vita, di lavoro e, più avanti, dello stesso orologio meccanico. Su questo interesse si apre il convegno del 31 maggio al Castello degli Acaia di Fossano, dal titolo Il tempo del sole nella provincia di Cuneo: un’opportunità culturale, economica e turistica, che va alla scoperta delle poten-zialità di questo patrimonio. E, sempre in quest’ambito, la provincia vanta un risultato

Una delle meridiane nel percorso di Bellino in alta Valle Varaita, dove esiste persino un museo ad esse dedicate, il Museo del Tempo e delle Meridiane (in B.ta Celle).

Nella pagina a fianco (dall’alto):La meridiana di Casa Cavassa (Saluzzo), su lastra di marmo. Photo: Fabio Garnero.

Meridiana verticale realizzata da Schiapparelli sull’abside della Chiesa di Santa Maria della Pieve di Savigliano.

Il complesso di Piazza S. Pietro a Mondovìinclude numerose meridiane pittoriche,tra cui una verticale con marche zodiacali, gnomone a piastra e foro.

Il tempodel sole

importante: il primo atlante mondiale dei quadranti solari su piattaforma web, il Sundial Atlas (www.sundialatlas.eu), lanciato nel 2010 da due italiani. Uno dei due è un saluzzese: Fabio Garnero, gnomonista professionista dal poderoso curriculum, titolare della Solaria Opere sas, che si occupa del restauro e della costruzione di orologi solari. “Lo abbiamo pensato come una sorta di Wikipedia della meridiana.” Così definisce il fondatore del sito questo grande registro su internet, a cui ha lavorato in coppia con il milanese Fabio Savian: “Un’enorme bibliote-ca su cui caricare i dati degli orologi solari di tutto il mondo: servirà per la consultazione, a divulgare la gnomonica, a far conoscere gli gnomonisti, le attività di costruzione, di re-stauro e di studio”. Le informazioni raccolte

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concorreranno al censimento dei quadranti solari. “Si tratta di dati fin’ora perlopiù car-tacei o parzialmente informatizzati, raccolti da appassionati e da associazioni come UAI (Unione Astrofili Italiani) e la corrispettiva francese SAF (Società Astronomica di Francia, ci cui è membro Fabio Garnero), dati spesso chiusi nei cassetti, mentre in Sundial Atlas si lavora in concerto all’integrazione del patri-monio globale.”L’atlante sarà anche un formidabile strumen-to turistico, come auspica dalla home page l’esortazione: “Scopri il territorio seguendo le meridiane”, un invito da raccogliere, per andare alla ricerca “del tesoro nascosto da portare alla luce del sole”.

LE MERIDIANE IN PROVINCIA: I NUMERI Sono circa 9.000 i quadranti solari registrati ad oggi sul nuovo strumento web, ma i dati sono provvisori perché in Italia se ne conoscono più di 15.000, in Piemonte la cifra è approssi-mativamente di 6.000 e in provincia Cuneo si superano i 2.150.Sommando i numeri della vicina Francia, che segnala ad oggi 30.000 orologi, vantiamo l’a-rea transfrontaliera con la maggior concen-trazione di meridiane. “È una questione di ricchezza da tutti i punti di vista – commenta Garnero: – dove c’è acqua, c’è lavoro, quindi, anche il bisogno di regolarlo, di sfruttare al meglio il sole.”La forte tradizione gnomonica del Cuneese e delle sue valli, che ha visto all’opera esperti di astronomia e trigonometria, ha lasciato sui muri un catalogo aperto, molto ricco, anche dal punto di vista tecnico, a partire dai sistemi orari usati: dall’ora italica che faceva riferi-mento al tramonto, il momento in cui si chiu-devano le porte del paese, all’ora francese, imposta da Napoleone, che precorre il nostro sistema attuale e divide il giorno in 24 ore, portando il mezzogiorno a essere centrale nel computo del tempo.

CURIOSITÀUn brandello di storia dell’Unità d’Italia, in tema con il recente anniversario, è leggibile sulla me-ridiana di Busca, sul fianco della parrocchiale. Forse l’unico esempio conservato in provincia di “ora di Roma”, tarata sul meridiano del Monte Mario: una convenzione usata dopo il 1866 per uniformare per la prima volta l’ora dell’intera nazione. La più antica, invece, realizzata su lastra di marmo, è conservata a Casa Cavassa, Museo Civico di Saluzzo, ed è datata 1597. Riporta il doppio sistema italico e francese con calendario zodiacale. A pochi metri, nel Convento della Chiesa di San Giovanni, una meridiana rara, probabilmente unica. Oltre alle ore, reca l’indi-cazione dei venti dominanti, Caurus e Apafestias, citati nel De Architectura di Vitruvio, testo in cui l’autore dava indicazione per progettare e ren-dere più salubri abitazioni e città, tenendo questi venti in buon conto. Gioiello storico e artistico è il complesso gnomonico del Palazzo di Giustizia di Mondovì, ex Collegio dei Gesuiti: un “trion-fo” di orologi affrescati sulla stessa parete (XVIII secolo), che sviluppano il concetto del tempo, “un vero e proprio osservatorio astronomico con 12 grandi quadranti solari, che abbracciano tutta la tecnica gnomonica in una grande parete didattica”. Come monumentale è il complesso di meridiane dei Castelli di Lagnasco, mentre a Benevagienna, sullo stipite esterno di una fi-nestra di Palazzo Giriodi, è affrescato uno dei più piccoli quadranti solari pittorici d’Italia. “Mi immagino il padrone di casa guardare fuori per regolare l’orologio del comodino”, commenta Garnero, facendo da cicerone nel tour. Fossano compete per il primato numerico tra le sette sorelle: oltre 150 censiti. Da primato, anche la Diocesi di Saluzzo per le meridiane sulle pareti di chiese e canoniche. A Savigliano troviamo due orologi solari sulla Chiesa di Santa Maria della Pieve, attribuiti a Schiaparelli – astronomo che qui ebbe i natali – che li costruì in segno di riconoscenza per la concessione a salire sul cam-panile al fine di osservare le stelle.

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Dall’alto: lo gnomonista saluzzeseFabio Garnero al lavoro.

Meridiana sul muro di un antico palazzo di Fossano, città che compete per il primato numerico

in provincia con oltre 150 esempi censiti.

Il campanile di Benevagienna.

Il cerchio si chiude con una creazione di gno-monica moderna (Solaria Opere e Kuadra di Cuneo, 2006) a Borgo San Dalmazzo: un oro-logio monumentale che indica il mezzogiorno di tutte le città toccate dal passaggio dell’ombra dello gnomone. Il motto è un inno alla saggez-za dei quadranti solari, “Amare la memoria è amare il futuro”, così come segno tangibile di riscoperta è l’intitolazione del luogo che ospita l’opera: Piazza della Meridiana.

BELLINO SOLARE PER L’ESTATEÈ il primo itinerario gnomonico. Custodisce un capitale di 36 quadranti solari, completamente restaurati, sparsi nelle borgate o nelle baite. Bellino Solare rappresenta uno straordinario repertorio di tradizione locale e saggezza popo-lare, datato tra il 1735 e il 1934, identità di que-sta “enclave” in alta Valle Varaita. Recuperato dal Comune (con fondi della Comunità euro-pea) con un’operazione iniziata nel 1999 (auto-re Solaria snc), propone tre livelli di percorso e di lettura delle opere: uno perlopiù accessibile in auto, l’altro di approfondimento, con passeg-giata nelle borgate ed escursioni alle grange più alte. Sempre a Bellino, in Borgata Celle, è aper-

to il Museo del Tempo e delle Meridiane da legare all’itinerario (info: www.comune.bellino.cn.it - Tel 0175. 95110).

ANDAR PER MERIDIANE IN VALLE MAIRALe meridiane sono il filo conduttore escursio-nistico anche in Valle Maira, che ha uno dei patrimoni più belli ed eterogenei: oltre 160 quadranti solari censiti, la cui riscoperta e sal-vaguardia si deve in larga parte all’Associazione Culturale Escarton di Celle Macra. Si va dal raffinato complesso pittorico della Chiesa dei Cappuccini di Dronero, ai quadranti di San Massimo a Marmora di Borgata Chiesa, nel Vallone di Pagliero, a San Michele di Prazzo.

CHI È LO GNOMONISTA?“Un bravo ‘acrobata’ nei mestieri più disparati: matematico, astrofilo, artigiano, artista.” Così risponde Fabio Garnero, uno dei pochi in Italia ad averne fatto un vero mestiere artigiano. “Lo gnomonista deve sapere di storia e di storia del-la gnomonica, districarsi in ricerche d’archivio, conoscere il restauro e i materiali a partire dal-la malta per intonaco. Bisogna saper usare un GPS, rilevare una declinazione, riconoscere un sistema orario al volo o decidere la soluzione tecnica di uno gnomone, a seconda delle ne-cessità richieste dal progetto.”

CHE COSA È LA GNOMONICALa gnomonica è il settore dell’astronomia che si occupa degli orologi solari. Il termine gnomo-ne deriva dal greco gnomon, con il significato di “colui che indica”, e gnomone è lo stilo che proietta l’ombra sul quadrante di un orologio solare. La storia degli orologi solari parte da molto lontano: è la storia stessa della civiltà, perché quelli più antichi testimoniano la ricerca e la necessità di misurare il tempo per scandire le attività umane, sia su scala annuale sia nelle suddivisioni quotidiane, e perché rispecchiano la successione dei sistemi orari che si sono evo-luti e accavallati nelle culture e nei secoli.

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roero: fruttae castelliLA PRESENZA UMANA NON HA DOMATO LA NATURA SELVAGGIA DI QUESTA AFFASCINANTE PORZIONE DI TERRA CHE SEDUCE, SAZIA ED ENTRA NELLA MEMORIA DI CHI LA PERCORRE

DI TERRY E GIANCARLO MONTALDO

una natura mai veramente domata dall’intensa presenza umana, un sottofondo selvatico che oggi ha trovato una nuova ragione d’essere nel turismo naturalistico. Un tempo paradiso solo per cercatori di funghi e di tartufi, oggi i sentieri tortuosi sono stati ritracciati per gli escursionisti sulle antiche piste dei viandanti: sfiorano coltivi e vigne, s’inoltrano nei boschi e seguono i sali-scendi delle valli.È il fascino del Roero più segreto, inciso da nord est a sudovest dal gran canyon delle Rocche, una voragine lunga oltre 32 km apertasi migliaia di anni fa per un fenomeno erosivo. Ai suoi bordi si aggrappano i paesi, invariabil-mente sormontati da castelli edificati in posi-zione difensiva su cigli e burroni, quasi sempre su fondamenta medioevali; costruzioni a volte imponenti, perlopiù non visitabili, ma che deli-

In Piemonte ci sono terre che a primavera si ri-svegliano bellissime. Nelle giornate luminose,

prima che i boschi rinverdiscano al sole, il Roero è un tripudio di fioriture e i frutteti si svelano tra le vigne in nuvole di rosa antico e di bianco nuziale. Nelle giornate più terse, quando si spec-chiano in un cielo blu cobalto, le brezze leggere ne sfogliano le chiome soffici, formando ai pie-di degli alberi tappeti di petali sul verde tenero dell’erba appena spuntata.Inaspettatamente, per una prestigiosa terra da vino, il Roero mantiene la sua vocazione “mul-ticolturale” che si alimenta non solo di vigneti, ma anche di piccoli, graziosi frutteti adagiati sui declivi più morbidi, di castagneti secolari sopra-vissuti nelle valli più ombrose, di ordinati noccio-leti e verdi fragoleti. Non uno, ma 100 Roero che spesso rivelano

Il Roero, spesso confuso con le vicine Langhe, non è solo terra da vino, ma un universo di risorse che vanno dai percorsi naturalistici, ai castelli, fino alla frutticoltura, che qui ha una storia antica.Nella foto: il castello di Guarene.

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neano il profilo di questa terra al confine nordest della provincia di Cuneo, storicamente contesa tra Astigiano e Albese, tra Savoia e Visconti, tra Francesi e Spagnoli. Anche percorrendo senza fretta le colline in au-tomobile, non si fa che risalire da una valle per sprofondare in un’altra, in un continuo saliscen-di che offre squarci di rara bellezza ambientale. E se c’è un luogo dove gli enoturisti possono praticare gli stili di viaggio più ecofriendly, oggi di gran moda, questo è proprio il Roero. Per chi arriva da Torino, lungo la statale 29, Montà d’Alba segna il confine dell’altipiano torinese e rappresenta il punto di partenza sia per gli itinerari fuoristrada sia per quelli automo-

bilistici. In Piazza Vittorio Emanuele si trova la sede dell’Ecomuseo delle Rocche del Roero, punto di informazione turistica, dove si possono trovare indicazioni sui diversi percorsi escur-sionistici, a piedi, in bicicletta o a cavallo: dal Sentiero dell’apicoltura – oltre ai frutteti, tra aprile e ottobre, nelle Rocche fioriscono più di 950 specie botaniche – a quello del castagno che conduce ai castagneti storici della frazione San Rocco di Montà. Oltre Montaldo Roero (ci si arriva da Mon-teu per una strada ombrosa che passa proprio tra i castagni), si entra nella zona delle fragole. Ai piedi dei castelli di Baldissero d’Alba e di Sommariva Perno, protetti dalle serre, matu-

A partire dalla fine del XIX secolo, nel Roero si sviluppò la coltura della pesca. Ogni paese aveva la propria varietà, dal curioso nome dialettale. Oggi, queste cultivar sono state sostituite con altre più

moderne, ma molte di quelle antiche sopravvivono negli orti a macchia di leopardo.

LE PESCHE DEL ROEROCi sono nomi che fanno tornare indie-tro nel tempo. Sono quelli delle varietà che hanno distinto i pescheti del Ro-ero: Lenin a Castellinaldo, Tabulet a Montà, Begnin a Canale, Repubblica a Montaldo Roero. Poi, ce ne sono altri più intimi, dialettali, che ricordano tipi minori diffusi qua e là per l’intero ter-ritorio come Beicme Ben, Limonin, San Michele, Sant’Anna ecc.Tutto è iniziato nel 1885: Ettore Ferrio, coltivatore illuminato, creò i primi im-pianti razionali a San Martino di Vezza d’Alba. Pensava che il pesco fosse va-lido alleato della vite. Altro che allea-to! Pochi anni e il pesco diventò una coltivazione essenziale, al punto che nel 1908, a Canale, si inaugurò un mer-cato giornaliero della pesca, facendo affluire nel Roero compratori da ogni contrada.

Non uno, ma 100 Roero,che rivelano una natura mai

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rano maliziosi i primi frutti della primavera. Non a caso Vittorio Emanuele II aveva eletto il castello di Sommariva, diventato Castello Mirafiori, a re-sidenza di caccia per i suoi incontri con la “Bela Rosìn”, Rosa Vercellana, moglie morganatica di-venuta poi Contessa di Mirafiori. Scendendo da Sommariva, si punta verso Cor-

neliano d’Alba e Piobesi d’Alba, per dirigersi a Guarene attraversando la statale per Torino. Qui comincia un altro Roero. Le colline si fanno più aperte e morbide, le coltivazioni più ampie. Sulle colline, i castelli acquistano forme meno severe e sinuose linee barocche. Attraverso la collina di Montebello, si risale verso Guarene, so-vrastato dal settecentesco Castello dei Roero, oggi in ristrutturazione, con il suo panoramico giardino all’italiana. Nella vallata che guarda Vez-za d’Alba, dove ha sede un piccolo e documen-tato museo naturalistico degli ecosistemi roerini, tra frutteti e noccioleti, c’è la Frazione Mader-

nassa, che ha dato il nome alla pera tipica, oggi in grande rilancio gastronomico: soda e dolce, ideale da cuocere nel vino rosso, si trova in au-tunno in quasi tutti i ristoranti. Proseguendo in costa, con una stupenda vista sulla sinistra che rappresenta bene il paesaggio

LA PERA MADERNASSASono passati quasi 100 anni da quando la pianta capostipite della Pera Mader-nassa ha smesso di vegetare nella frazio-ne da cui ha tratto il nome, nel Comune di Vezza d’Alba, a due passi da Guarene e Castagnito. Era il 1914 e aveva 130 anni. La Madernassa resta, ieri come oggi, una pera da mordere, con una spettacolare ricchezza olfattiva al naso e un’impareggiabile dolcezza e fragranza in bocca. Ma è anche un frutto da cuo-cere, per dare un substrato solidissimo al vino nelle cotture al forno.

LE FRAGOLE DEL ROEROTra Sommariva Perno e Baldissero d’Al-ba, la fragola ha contribuito al rilancio di questa parte di Roero, dalla “terra rossa”, che sembrava di non facile col-tivazione. Iniziata nel secolo scorso per bilanciare il declino della coltivazione delle pesche, la coltura della fragola ha raccolto consensi e successi, portando nuovi ingredienti alla tavola del Roero. Non una fragola qualsiasi, bensì varietà particolari come la Madame Moutot, che qui hanno trovato un ambiente ideale.

I castelli, le dimore e ciò che rimane di antichi fortilizi e di torri di vedetta sono vestigia del passato che puntellano tutto il territorio del

Roero di importanti testimonianze storiche: un patrimonio che ha voglia di raccontarsi.

A destra: il castello di Magliano Alfieri.

Nella pagina seguente:il castello di Sommariva Perno.

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LA CASTAGNADELLA MADONNAAnche il castagno nel Roero ha nome e cognome: si chiama “Precoce della

Madonna” per l’epoca di maturazione a inizio settembre. Il lontano radica-mento nel Roero è testimoniato dalla Castagna Granda di Monteu Roero, un albero monumentale di 400 anni, che presidia la vallata con un tronco maestoso, 20 m di altezza e una decina di diametro. La precocità è da sempre il suo carattere essenziale, che ogni anno ne fa una primizia alla festa della Madonna, l’8 settembre. Un tempo, si usava cotta due volte (bischeucc in pie-montese), prima bollita e poi passata in forno, e spesso finiva nelle parsimo-niose strenne natalizie.

LE ALBICOCCHEDI MAGLIANO ALFIERIUna pianta “ecologica” questa, che richiede pochi trattamenti, legata al Roero e soprattutto a Magliano Alfie-ri. Le prime coltivazioni risalgono agli anni ’50 e ’60, quando la vite dava ma-gri guadagni. A Magliano, capirono che l’albicocco fioriva e fruttificava presto, correva pochi rischi di grandine e il suo frutto era tra i primi a maturare, a metà primavera. E, a quell’epoca, era come una prima vendemmia, meno importante dell’uva, ma utile alla vita agricola. Oggi, si assiste alla sua risco-perta e molti impianti si trovano nella “Val Matarass”, una zona fresca e ricca di acqua, dove la vite non le fa concor-renza. Così la tavola ringrazia.

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DOVE MANGIARE del Roero, si oltrepassa Castagnito e si scende verso Castellinaldo, dominato dal massiccio Castello Malabaila, ora dei Ripa di Meana. È qui, tra Vezza e Castellinaldo, che si è sviluppata la moderna frutticoltura della pesca, diffusissima a partire dalla fine del XIX secolo, che ha reso famoso il mercato di Canale. Ogni paese aveva la propria varietà, oggi sostituita da cultivar più moderne e resistenti, ma qualcuno coltiva anco-ra quelle antiche dai suggestivi nomi dialettali. Da Castellinaldo si risale verso Magliano Alfieri lungo una strada di grandi orizzonti circondata da vigneti, perché il Roero è pur sempre una

terra da vino. Eppure qui, anche un terreno non favorevole al vigneto può trovare una specia-lizzazione impensata. Poco oltre il colmo della collina, in una valle troppo umida e fresca per la vite, ha trovato casa l’albicocco: una vocaziona-lità perfetta per questa coltura, oggi in attesa di riconoscimento ufficiale.Ormai alla fine del percorso, il castello di Maglia-no, un’imponente edificio del XVIII secolo eret-to dagli Alfieri, è uno dei pochi aperti e visitabili nel fine settimana: ospita il Museo dei Soffitti in gesso, attività artigiana del recente passato che sfiora l’arte vera e propria.

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La virtù mediana è la sapienza, a cui il sag-gio ambisce. La padronanza di sé, priva di

orpelli formali, è la meta. Il cavallo può essere un valido strumento di conoscenza interiore. L’approccio è olistico, senza ambizioni filoso-fiche. Semplicemente riconducendosi all’eti-mo: il tutto. Corpo. Mente. Spirito.C’è un’associazione sportiva, in provincia di Cuneo, che sta divulgando il concetto di cen-tro del Centered Riding®. Si tratta del Centro Educativo del Cavallo. Ettari di terra che si affacciano sulle sponde del torrente Gesso, incorniciati dallo svettare di Alpi che sinuose porgono i fianchi e si lasciano ammirare. Pare, già nel luogo, di essere nel centro.L’istruttore di Centered Riding® è Hilary Bradford. Il centro di Tetto Dolce, alle porte di Cuneo, è l’unico in provincia in cui si possa studiare e applicare questo metodo, che ha dello straordinario: esprime i principi classici dell’equitazione utilizzando la consapevolezza

la donnache puntaal centroPER HILARY BRADFORD, ISTRUTTOREDI CENTERED RIDING, L’EQUITAZIONEÈ CENTRATURA, ANCHE PERSONALE

DI GIOVANNA FOCOPHOTO: DANIELE MOLINERIS

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del proprio corpo, in modo da trovare il pro-prio equilibrio, avvalendosi anche del linguag-gio figurativo e dell’immaginazione. “Hilary Bradford – spiega Adriano Ferrero del Centro di Tetto Dolce – è tecnico federale lon-dinese. Vive nell’Italia settentrionale. Ha lavo-rato con Wendy Murdoch e Susan Harris, due capostipiti del metodo Centered Riding®, nonché personaggi riconosciuti per i propri

Per la centratura occorrono: consapevolezza fisica e visiva, respirazione diaframmatica e

allineamento del corpo del cavaliere

metodi e insegnamenti nel mondo equestre internazionale. I nostri percorsi formativi sono, da sempre, finalizzati a educare sia uo-mini sia cavalli al rispetto reciproco, alla sicu-rezza e soprattutto alla ricerca dell’armonia. Il Centered Riding®, metodo poco conosciuto in Italia, è un serio lavoro volto a gettare le basi per costruire o consolidare rapporti co-municativi sereni, concreti e leali.

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Hilary Bradford è specializzata nell’assetto del cavaliere per promuovere il benessere del ca-vallo e migliorare le prestazioni del binomio. Non vi è nulla di strano se, invece di vedere utilizzare speroni o frustini, si assiste a sedute che coinvolgono la respirazione e il buon bi-lanciamento in sella. Centered Riding® è un metodo che richiede al cavaliere di lavorare su se stesso, attraverso delle immagini. Le visua-lizzazioni consentono di ottenere un assetto rilassato e, di conseguenza, il cavallo diviene collaborativo senza l’uso della forza. Le basi del metodo puntano a incrementare la consa-pevolezza fisica e visiva, usando respirazione diaframmatica e allineando il corpo del cava-liere per raggiungere un equilibrio centrato, che consenta di usare in modo consapevole movimento e controllo che partono dal pro-fondo.”La qualità non è un lusso, ma una necessità per il benessere. Passi importanti si stanno de-lineando, anche grazie al prezioso impegno di

IPPOTERAPIA, LA TRADIZIONE CHE HA CURA DELLA MENTEA volte, il ragionamento non basta per capire, capirsi, comprendere o comprendersi. La comunicazione non verbale diventa, dunque, fondamentale. Soprattutto quando si tratta di soggetti psichiatrici che sono privi di definizioni e che hanno bisogno di fare esperienza in maniera protetta, per riuscire a rinforzarsi e rimettere in moto la macchina dell’identità. A Cussanio, nel viale del santuario, c’è il Centro Ippoterapico diurno EcceteraSì, realtà che fa parte del Dipartimento di Salute Mentale Asl Cn1. È a gestione diretta da parte dell’Azienda Sanitaria e, annualmente, vede una media di 1.500 accessi. “La relazione di tipo non verbale – spiega Giovanni Roagna, psichia-tra, responsabile clinico del Centro Diurno – è fondamentale nella maggior parte dei casi. Il problema principale di un disabile mentale è la mancanza del senso di sé. Nel momento in cui il paziente entra in contatto con l’ambiente, è costretto a definire il proprio sé. Già solo la stazza del cavallo è oggettivamente un elemento che richiede di definire i contorni.” “Nel momento in cui si è lavorato sul concetto del sé – aggiunge Luca Chiapello, tecnico diplomato ANIRE (Associazione Nazionale Italiana Riabilitazione Equestre) – l’utente, in questo caso il paziente, impara il concetto di spazio e di tempo nel movimento. Poi, riemergono i concetti di bisogno e desiderio: il paziente decide di andare in una certa direzione e trasmette la richiesta al cavallo.” L’attività ippoterapica è suddivisa in tre livelli: il maternage, lavoro a terra che equivale alla pet therapy; l’ippoterapia che consente al paziente di definire il sé; la riabilitazione equestre, in cui questi deve essere in grado di esprimere un desiderio o un bisogno e soddisfarlo. La quota esperienziale è soprattutto un riacquisto di dignità.

Laura Serra che coordina l’attività quotidiana del Centro Educativo del Cavallo. “Nel conte-sto equestre sono innumerevoli le correnti di pensiero – spiega Laura Serra. – Nulla è me-glio come nulla è peggio. Noi stiamo lavoran-do sulla qualità e puntiamo a creare la possi-bilità di proporre incontri capaci di ristabilire armonie perdute con i propri cavalli. Preziosi sono gli insegnamenti ricevuti in prima per-sona da personaggi di rango internazionale, come Hilary Bradford, che ha scelto il nostro Centro per diffondere questo metodo nell’a-rea del Cuneese, ma anche Oscar Scarpati, Vern Sapergia, e Linda Tellington Jones.” Nella vita, spesso le strade portano più a un destino che a una destinazione: incontri, scel-te, passaggi. Una sella è una sella. Un cavallo è un cavallo. Un cavaliere è un cavaliere. La consapevolezza rende l’evidente un miste-ro da affrontare. Solo così si può cominciare, ricominciare, progredire.

Adriano Ferrero (nella foto in alto pagina precedente), titolare del Centro di “Tetto Dolce” alle porte di Cuneo, coadiuvato da Laura Serra(in basso a sinistra), ha come obiettivo proporre percorsi formativi che educhino cavalli e uomini al rispetto reciproco. UN

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DA OLTRE QUARANT’ANNI “LA CASCINA” CREA AMBIENTI UNICI ED ESCLUSIVI.NON SOLO VENDITA DI ARREDO, MA VERO E PROPRIO STUDIO DI INTERNI. DAL CLASSICO AL CONTEMPORANEO PER SODDISFARE I GUSTI DI TUTTI.

PHOTO: DANIELE MOLINERIS

insieme alla moglie, apre il primo negozio di ar-redamento: la “Boutique del Mobile”. Sono gli anni in cui vengono realizzati i primi ambienti completamente ideati, disegnati e cre-ati su misura per una committenza esigente, che già all’epoca cercava un esclusività che solo la maestria artigianale poteva assicurare.Ben presto gli spazi del primo negozio diven-gono insufficienti per soddisfare la crescente domanda del pubblico, tanto che nel 1974, dopo un attento intervento di recupero di un intero cascinale viene aperta “La Cascina”. Gli ambien-ti sono ampi e molto curati, restaurati con una sensibilità che testimonia il gusto per lo stile e la ricerca del particolare che hanno sempre contraddistinto le opere e le realizzazioni de “La Cascina”, valori e passione nel lavoro che papà Emanuele ha trasmesso anche ai figli entrati in

Entrare negli spazi de “La Cascina”, nella sede di San Michele Mondovì, è come entra-

re in una realtà parallela, un mondo dove la tua casa ideale prende forma, proprio come l’avevi immaginata e ti accorgi che nulla è impossibile.Non una semplice esposizione di mobili ma un vero laboratorio di idee, in cui perdersi fra materiali, tessuti, particolari e complementi d’ar-redo che, piano piano, comporranno l’ambiente che hai sempre desiderato, con il tuo stile e la tua personalità.Un’esperienza solida che inizia già nel lontano 1968, quando papà Emanuele, bancario con la passione della falegnameria e dell’arredamento, nella propria cantina di casa inizia, con l’aiuto di un collaboratore, a restaurare e realizzare i primi mobili, per sé e la propria famiglia. Ben presto la passione si trasforma nell’attività principale e,

Lo studio dell’ambientazione nasce sul tavolo da disegno, dove le esigenze e i desideri del padrone di casa vengono tradotti in un progetto globale che va ben oltre il semplice studio dell’arredamento ma coinvolge anche l’architettura dell’ambiente per un risultato che non deve lasciare spazio all’improvvisazione.

dove lo stileè di casa

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azienda nel ‘78, per dare ulteriore impulso all’at-tività, sempre in costante crescita.Ecco quindi scendere in campo Edoardo, re-sponsabile dell’ufficio progettazione, Carlo Alberto, nel reparto amministrazione, Camillo, che segue il ramo parallelo all’attività principa-le occupandosi della “Natural Domus”, azienda che realizza edifici in bio-edilizia prefabbricati in legno, e Alessandro, l’anima commerciale della famiglia. I quattro fratelli sono oggi i coordinatori di un’e-quipe di lavoro che crea ambientazioni comple-te, personalizzate e realizzate esclusivamente per una clientela che, oggi come all’inizio, cer-ca unicità ed emozione nell’abitare la propria casa. Lo studio dell’ambientazione nasce sul tavolo da disegno dove le esigenze e i desideri del padro-ne di casa vengono tradotti in un progetto glo-bale, che si integra a quello del professionista ar-chitettonico, andando a definire ogni più piccolo particolare, dall’impiantistica alle opere di con-tro-soffittatura, dal progetto illuminotecnico alla verifica delle divisioni interne, alla scelta di tutti i materiali di finitura, pavimenti e carte da para-ti comprese, per avere un vero coordinamento

nello stile e nei colori e ottenere quel risultato che solo un’attenta regia può assicurare. In que-sto modo, per chi cerca il lusso e il confort di soluzioni esclusive, l’artigianato di qualità diven-ta vera espressione di stile e di classe, dove l’ar-redo elegante, un classico senza tempo, si unisce ai complementi d’arredo dei grandi marchi del design italiano e alle soluzioni tecnologicamente più innovative per diventare un’esperienza unica in ambienti in cui ogni particolare è esattamente come dovrebbe essere.Il progetto e lo stile dell’ambiente viene de-finito in stretta collaborazione con il cliente-committente, a sua immagine e somiglianza, modellando gli spazi esattamente secondo le sue esigenze: classico e tradizionale o moderno e contemporaneo.L’analisi approfondita dei desideri produce un planning accurato che, con l’ausilio di schizzi fat-ti a mano o sofisticati rendering fotografici, è in grado di documentare l’aspetto finale dell’opera, fin nei più piccoli dettagli.Definito lo stile del progetto entra in gioco il team dei professionisti, tutti altamente specializ-zati, composti da artigiani, falegnami, decoratori, e restauratori, maestranze custodi di antichi me-

Lo stile delle ambientazioni “La Cascina”rispetta sempre le esigenze dei padroni di casa, dal

classico al contemporaneo, con una curadel particolare che riflette la grande attenzione

e passione in ogni lavoro.

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stieri, in grado di realizzare prodotti di nicchia esclusivamente lavorati a mano che insieme a elettricisti, tappezzieri, idraulici e muratori, hanno l’unico obbiettivo di realizzare la casa dei vostri sogni, coordinati dall’ufficio progettazione che ne segue, passo dopo passo, lo sviluppo sul cantiere, sia esso in Piemonte come in Liguria o in Costa Azzurra. Un’esperienza consolidata nella gestione e or-ganizzazione delle squadre di lavoro che ha permesso, recentemente, di portare a termine a tempo di record importanti lavori anche nei Paesi Arabi, soddisfacendo le difficili esigenze di sceicchi dall’alto standard qualitativo, alla ricerca del puro design italiano.E se qualcosa non funziona o serve un’integra-zione per modificare qualsiasi particolare nel tempo, un servizio di post-vendita assicura alla clientela un pronto intervento che rafforza ulte-riormente quel rapporto “speciale” creato con il cliente, con l’unico e principale scopo di soddi-sfare e risolvere ogni suo problema, sempre. “La Cascina” è sinonimo di design di stile, con una grande attenzione ai dettagli, per far vive-re ad ognuno la sensazione di abitare una casa unica, creata esclusivamente per chi la vive, per sempre. Per questo ogni particolare è persona-lizzato e realizzato solo per i propri clienti, dalla

scelta di uno specifico tipo di legno all’imbotti-tura dei divani con i tessuti o la pelle scelti fra le migliori aziende produttrici, alle rifiniture dei bagni e delle cucine con i marmi più pregiati o le pietre più rare, provenienti da tutto il mondo.Artigiani restauratori sono a disposizione per in-terventi sia nell’arredo classico che per riprodu-zioni di mobili d’epoca, ma per chi desidera un ambiente più contemporaneo “La Cascina” offre un grande assortimento di elementi accurata-mente scelti per design e qualità, tutta made in Italy, selezionati dai cataloghi delle più affidabili aziende nazionali. Per loro è stato creato il mar-chio “Qdesign” che definisce il nuovo lifestyle contemporaneo con la solita qualità garantita dall’esperienza di tanti anni di realizzazioni. Uno stile moderno, raffinato e rigoroso, forte-mente legato alla tradizione italiana dell’interior design che, proprio per queste prerogative, può ben integrarsi anche con lo stile più classico, in un dialogo fra passato e presente che anticipa un futuro di eleganza ed armonia.Arredare la propria casa per qualcuno vuol dire semplicemente riempire lo spazio con mobili e oggetti, mentre per altri significa creare un am-biente unico ed esclusivo, espressione di chi la abita, da vivere in armonia con i propri cari: “La Cascina” è proprio questo!

Tutti gli arredi sono progettati e realizzati su misura nei laboratori de “La Cascina”, avvalendosi

della collaborazione di esperti falegnami, marmisti, fabbri e artigiani vari. Ogni aspetto

dell’ambientazione, dall’impianto idrico a quello illuminotecnico e scenografico sono seguiti dallo

staff interno per assicurare un risultato unico.

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Nei libri avete appreso i sentimenti di quelli che li hanno scritti; vicende inventate che vi hanno coinvolto, fat-to immaginare i fatti, creare mondi e ambienti. Vi hanno consentito di passare qualche ora senza pensare al presente, distaccandovi un po’ dal vostro quotidiano. Avete imparato che ci sono tanti altri “quotidiani”, tante altre vicende, tanti altri pen-sieri, passioni e idee, e che il mondo non gravita attorno a noi, perché sia-mo soltanto un pezzettino di questo tutto: un ingranaggio intercambia-bile, al massimo utile, ma non indi-spensabile.Nei libri di storia, invece, incontrate le vicende di popoli e nazioni. Qui si tramandano i fatti che hanno reso il nostro presente quello che è. Ma “prendeteli con le molle”; in genere li hanno scritti i vincitori e quindi, forse, gli eventi non sono andati proprio del tutto come vengono ri-portati.Anche i testi di economia sono da guardare con una certa diffidenza. Perché l’economia non è quella che

facevano i nostri vecchi, che, dove serviva un centesimo, non ne mettevano due neppure a rivoltarli, anzi cercavano di metterne mezzo.L’economia è un’altra roba, apparentemente più complicata; una serie di teorie, a volte un po’ strampalate, con le quali i cosiddetti economisti (spesso persone al servizio diretto o indiretto di chi manovra una valanga di quattrini) ti spiegano che bisogna ridurre stipendi, salari, profitti di quelli che ne hanno già pochi, per dare più soldi a quelli, specie banche d’affari e speculatori, che ne hanno tanti. Così saremo tutti più felici perché così “ci chiede il mercato” (che poi dov’è e cos’è non te lo sa dire nessuno).

Photo: Bibbia e libri in chiesa - Petr Kratochvil

Jorge Luìs Borges disse: “La Biblioteca perdurerà: illumina-

ta, solitaria, infinita, perfettamente immobile, ornata di volumi prezio-si, inutile, incorruttibile, segreta”. Si riferiva alla mitica e misteriosa Biblioteca di Babele dove in una sor-ta di ripetuto schema, tanto ossessi-vo da creare un ordine più simile al caos che alla precisione, sono stipati innumerevoli volumi. Tutto lo scibile; tutto ciò che è stato scritto.Protagonista di questo “sogno” – o incubo che dir si voglia – sono io: il libro in sé. Ciò che sono tutti i li-bri e non è nessuno nello specifico. Pensate alla mia esistenza, a quanto essa si incroci con la vostra di umani, a quanto la condizioni, anche quan-do non mi amate.Riflettete. Chini sui testi di scuola, quelli che vi hanno imposto di leg-gere, peggio ancora di studiare, mi avete odiato, maledetto. Eppure, tutte quelle fatiche, quelle lettere fa-ticosamente assorbite vi hanno cam-biato, reso quelli che siete, e hanno determinato, almeno in parte, le vo-stre decisioni, influenzato le vostre scelte. Ma c’è un aspetto che mi nobilita, un elemento metafisico non secondario. Sono stato il “Libro” per antonomasia: quello in cui erano fissate le parole della divinità, dove era segnata la strada della salvezza o della perdizione. Sono stato, nei millenni, il volume della verità e delle regole, quelle trascendentali dell’anima e quelle materiali del diritto. Quali delle due più ingiuste non so dirvi; mi limitavo e mi limito a custodirle.Sono stato tante altre cose, meno difficili, più private e forse per questo ancora più incisive. Vi ricordate quando eravate piccoli e vi perdevate nelle mie illu-strazioni e chiedevate a qualcuno di leggervi una storia (voi non eravate ancora capaci)? Erano belle: c’erano bei boschi, dolci animaletti e i buoni alla fine vin-cevano sempre. Poi siete cresciuti. Vi siete accorti che nel mondo reale le vicende sono diverse. I buoni e i sensibili soccombono sovente e, spesso, i furbi, i ladri, i mascalzoni, quando non gli assassini (e ci sono tanti modi per uccidere pure senza sporcarsi le mani), detengono il potere e determinano le sorti altrui. Così avete capito il significato della favola: è una bella illusione. Eppure, senza illusioni e speranze, la vita non merita di essere vissuta. Nei miei fogli rilegati le avete trovate; vi hanno aiutato ad andare avanti e magari a restare onesti.

DI FABRIZIO GARDINALI

l’intervista impossibile

tangibilmentelibro

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ROSA ROSAE ROSAENiente scuola ma apprendimento in vivaio. L’appuntamento è per la “Festa di Primave-ra”: quattro giornate, nel suggestivo vivaio “Rosae” sotto le mura del Castello di Manta, ispirate ad antiche atmosfere e dedicate alla fioritura delle rose. Rose antiche, tra passato e presente: profumi, colori, armonie in primo piano sabato 12 maggio e domenica 13. Ma, anche, domenica 20 e domenica 27. Anche quest’anno il vivaio ospita il treeclimber Luca Ferrero titolare di Arte Arborea, specializzata nella gestione del verde arboreo, che dà dimostrazione di treeclimbing sulla grande quercia della “casa sull’albero” con lo scopo di sensibilizzare tutti coloro che visitano il vivaio sull’importanza di gestire correttamente i nostri alberi. Ad arricchire l’evento Michela Degiovanni titolare di Studio Essenza è a disposizione per massaggi a base di Rosa Mosqueta e Riflessologia plantare.E Giacomo Belliardo con i bachi da seta, le casette in legno per la nidificazione e lemangiatoie per uccelli. Novità di questa edizione è la partecipazione di giovani artisti che espongono i loro lavori tra i profumi delle rose. Marco Bailone con le sue opere a tutto colore. Chiara Rosini e Lorena Signori di “Laboratorio artistico” con le loro creazioni in vetro e decorazioni pittoriche ispirate al giardino. Giuliana Bellina con le sue fiabesche ceramiche d’arredo.

ARTE, LO SCRIGNO È A MONCHIEROProtagonista è Alana Lake, giovane artista inglese che lavora prevalentemente con la fotografia e i video. I suoi lavori più recenti esplorano temi legati alla frammentazione, alla perdita e al desiderio. Da fine aprile e per i prossimi tre mesi, cerca suggestioni e ispirazioni tra le mura dell’Antico Borgo Monchiero. Oltre a Lake, apripista del progetto è lo statunitense Christopher Russel. Lo “Scrigno dell’Arte” all’Antico Borgo Monchiero, a Monchiero Alto (Cn), è un progetto innovativo, curato da Patrizia Bottallo, che unisce ricettività e arte connottando la struttura come art living hotel con artisti residenti, eventi e mostre d’arte di rilevanza internazionale. L’intento è quello di unire arte e turismo, declinando in modo innovativo il concetto di ospitalità e percorrendo nuove vie di comunicazione. La scelta di Monchiero non è casuale, ma è legata alla presenza, nel borgo, della casa-studio di Eso Peluzzi, pittore celebre per ritratti e paesaggi dal Piemonte alla Liguria, le cui opere sono esposte permanentemente nell’Orato-rio dei Disciplinanti.

da Cuneo e provincia

NEBBIOLO PRIMA OPEN

Di scena ad Alba un evento aperto al pubblico dedicato al vitigno autoctono piemontese.Degustare in compagnia dei produttori l’ante-prima dei tre grandi vini piemontesi: Barolo, Barbaresco e Roero. È questa l’opportunità offerta dall’evento Nebbiolo Prima Open agli amanti del vino. La manifestazione si tiene sabato 19 maggio, dalle 14 alle 19, presso le Antiche Cantine della Luigi Calissano, sotto l’Hotel Calissano ad Alba. Un ampio banco d’assaggio permette di scoprire le migliori produzioni di questo splendido angolo del Piemonte. Alle 21, va poi in scena lo spetta-colo gratuito con offerta libera “Lo Spirito del Vino” organizzato e curato dalla banda musicale “G. Gabetti” di La Morra dal testo di Vincenzo Zappalà ordinario di astrofisica presso l’Osservatorio di Torino e la Regia di Stefania Borgogno. L’appuntamento in questo caso è nella sala Ordett in piazza Cristo Re ad Alba. A Nebbiolo Prima Open si presentano al pubblico tutti i produttori per regalare un viaggio all’insegna dell’enologia di uno dei territori più belli d’Italia.

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NASCE L’AGENCE MONACO PRESSEÈ ancora in fase di test ma sono già accessibili a tutti i contenuti della neo Agencemonacopresse.com, piattaforma di informazione giornalistica indipendente e multimediale, fondata dalla società monegasca Actualité Media Presse (AMP Monaco). La peculiarità è quella di offrire ai propri lettori l’informazione dans l’immédiat, ossia in tempo reale, attraverso agenzie e notizie che, giornalmente, pervengono alla redazione da istituzioni, enti pubblici, associazioni, esercizi privati e commerciali, così come da tutte quelle realtà che hanno bisogno di comunicare professionalmente e di farsi conoscere attraverso il web. Già partner di alcune realtà editoriali on line e del bimestrale Unico, la piattaforma proporrà anche reportage in esclusiva e servizi speciali multimediali, che potran-no essere seguiti anche tramite i flussi RSS oltre che attraverso diversi social network.

AUSTRIA REGALEA MONACOSi è svolta una cena di gala in onore della leggendaria figura di Zita di Borbone-Parma, ultima imperatrice d’Austria, scom-parsa all’età di 97 il 14 marzo 1989 a Zizers, in Svizzera. La serata è stata l’occasione per promuovere l’International Theological Institute (ITI) di Vienna, Istituto Universitario pontificio, fondato da Giovanni Paolo II circa 17 anni fa. Ospite d’eccezione, il Cardinale Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna e Primate d’Austria. Durante la serata, è stato proiettato il documentario Mecenati e benefattori del XXI secolo, della regista e produttrice Liliana Marabini – organizzatrice dell’evento – e sono stati raccolti circa 20.000 euro, grazie a un’asta di vini rari, che verranno utilizzati per il finanziamento di borse di studio per gli studenti dell’ITI.

CONCERTO PER UNA NUOVA ECONOMIANell’ambito del gemellaggio tra l’Istituto Musicale “L. Boccherini” e l’Académie de Musique “Rainier III” di Monaco, all’Hotel Hermitage si è tenuto il primo concerto degli allievi dell’Istituto, organizzato dall’as-sociazione Monaco-Italie. Letizia Moratti, per l’occasione ha tenuto una relazione in cui ha sottolineato che solo con la valorizzazione dei giovani, delle donne e della nuova forza lavoro offerta dagli extra-comunitari e con una opportuna formazione professionale di queste categorie, si potranno affrontare le sfide del mercato futuro. Del resto, ha aggiunto, se le nuove tecnologie supportano le attività dell’uomo, sicuramente non saranno da sottovalutare le potenzialità offerte dalle politiche di sostegno a progetti etici, capaci di valorizzare l’essere umano a beneficio all’intera società.

FINANZA ETICASi è svolto allo Sporting d’Hiver, per il secondo anno consecutivo, il Forum Internazionale del CIFA, (Convention des Conseillers Financiers Indépendants). Alla colazione-dibattito, erano presenti Nassir Abdulaziz Al-Nasser, presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni, con Jean Pierre Diserens, segretario generale del CIFA, e Mathieu Ricard, monaco buddista portavoce del Dalai Lama in Francia, per trattare vari temi legati alla finanza etica e alle società di rating. Particolarmente interessante la tesi di Ricard sulla necessità di trasparenza e di etica in politica, così come in economia. Solo con il cambiamento dell’at-teggiamento mentale, e con la condivisione di obiettivi, si potrà contrastare la crisi globale e sociale attuale. Tra i relatori del Forum, Elisabeth Ritter Moati, ha illustrato come la sicu-rezza, i servizi sociali, la collocazione geografica, l’attenzione all’ambiente e alla persona, la facilità di dialogo con l’amministrazione e la qualità dei servizi fanno di Monaco un Paese “attraente” per gli imprenditori e i professionisti che hanno idee vincenti da sviluppare.

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INDIRIZZO

LA LOSA, NUOVO RISTORANTE ALLE TERME DI LURISIALa Losa è il nuovo ristorante presso le Terme di Lu-risia. Lo chef, Alessandro Pittavino, insieme alla mo-glie Melina Orlando ha infatti intrapreso la gestione del ristorante insieme a Marc Lanteri e Amy Bellotti del ristorante IL BALUARDO a Mondovì. Nativo di Cuneo, Alessandro ho capito presto che l’arte cu-linaria era la sua passione cosi, dopo aver frequen-tato la scuola alberghiera a Mondovi, ha avuto l’op-portunità di lavorare in Italia al fianco di chef del calibro di Marc Lanteri e Davide Brovelli. Ha vissuto per un periodo a Londra, dove ho acquisito la carica di Head Chef che ha continuato ad esercitare anche negli anni scorsi a Sydney in Australia. Tornato in patria nell’agosto scorso con la famiglia, ora sarà alla Losa e si farà conoscere per la sua creatività del tutto inedita, con piatti che raccontano del territo-rio nella cornice suggestiva delle terme.

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Il 12 maggio 2012 sarà ricordato in provincia di Cuneo, come la “notte del ring, la notte

dei combattimenti”. Il Palazzetto dello Sport di Borgo S. Dalmazzo ospita la terza edizione del “BOXE DUAL MATCH” – TROFEO ALPI MA-RITTIME, patrocinato dal Comune di Borgo S. Dalmazzo e dalla ATL del Cuneese, organizzato dalla Boxe Cuneo del maestro Luca Piras, con la collaborazione di Fabrizio Zucchi (Zucchi Pub-blicità Cuneo) e Paolo Bongioanni (Direttore ATL). Dopo il successo ottenuto nelle due pre-cedenti edizioni l’organizzazione punta a far di-ventare l’evento uno dei più prestigiosi in Italia, portando sul ring atleti di livello internazionale che si sfideranno in discipline diverse in una se-rata di forti emozioni e incontri spettacolari cul-minando, in una sfida mondiale professionistica di kick boxing (full-contact).Dopo gli incontri-esibizione del settore giova-nile (i cangurini) e i combattimenti di pugilato dilettantistico fra atleti locali che sfidano pugili piemontesi sia maschili che femminili, sul ring salgono i professionisti per disputare 4 super fight, in discipline differenti, con 4 prestigiosi titoli in palio. Si disputa il titolo italiano di arti marziali miste MMA tra il cuneese Francesco Basso e il lottatore sardo Alessio Floris, mentre il titolo italiano della spettacolare boxe francese denominata Chauss’fight è conteso dal cuneese Cristian Valinotti e Carlos Cevalleos.

la nottedeicampioni

SABATO 12 MAGGIO3° TROFEO ALPI MARITTIMEBOXE DUAL MATCHPALAZZETTO DELLO SPORTBORGO SAN DALMAZZO - CUNEO

della boxe piemontese, portandola alla ribalta del mondo intero anche grazie alle telecamere di RAI SPORT che trasmetterà l’incontro sul canale satellitare e in digitale terrestre. Media-partner della manifestazione: [UNICO] people & style sensibile al grande sport di qualità.

Finale Titolo Europeo 2011

Edizione 2011

Il match diventa internazionale nell’incontro di Prestige Fighting K1 in cui si sfidano Italia e Francia, con il torinese Roberto Cocco, sfidante al titolo italiano di pugilato e 5 volte campione del mondo di kichboxing, contro il transalpino Issam Geri. Ma il clou della serata, l’incontro tan-to atteso, è quello che vede sul ring il cuneese Ivan Sciolla contro il polacco Wojchiech Peryt, combattere per aggiudicarsi la cintura più pre-stigiosa: il Titolo Mondiale WAKO pro world di Full-Contact, cat. 52,7 Kg, in 12 intermina-bili round. Una scenografia di luci e fumi con gli intemezzi artistici di un corpo di ballo per un grande spettacolo commentato da uno speaker d’eccezione: il giornalista sportivo Vic Antico, conosciuto con il soprannome “il mostro”, 7 vol-te campione del mondo di kickboxing.L’evento richiama ancora una volta l’attenzione di un pubblico appassionato che sta riconoscen-do Borgo San Dalmazzo come piccola capitale

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Ingresso € 12,00

Sabato 12 maggio 2012 - ore 20,00Palazzetto dello Sport - Borgo S. Dalmazzo - Cuneo

Durante la serata Match di:

MMA - K 1 - Pugilato - Chauss ’ Fight

333aaa Edizione Trofeo Alpi MarittimeEdizione Trofeo Alpi MarittimeEdizione Trofeo Alpi MarittimeEdizione Trofeo Alpi MarittimeEdizione Trofeo Alpi MarittimeEdizione Trofeo Alpi MarittimeEdizione Trofeo Alpi MarittimeEdizione Trofeo Alpi MarittimeEdizione Trofeo Alpi Marittime

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a cura di Vito Naccari - Chef

paccheri di gragnano all’asticeCUCINA MEDITERRANEA TRA LE COLLINE DI LANGA

All’Antico Borgo Monchiero, il nuovo chef executive Vito Naccari propone menu de-

gustazione chiamati “rituali”, di carne o pesce. La sfida è integrare i profumi siciliani con i sa-pori delle Langhe come, ad esempio, le Cape-sante con scaglie di tartufo, oppure il Filetto a tasca con scaloppa di foie gras e riduzione al Marsala Riserva. «Amo abbinare legumi e pesce, e questo permette di accompagnare le portate con i grandi vini rossi del Piemonte, Barolo e Nebbiolo, per sperimentare sapori nuovi». E un’attenzione speciale la riserva all’olio, pre-sentando ai commensali una carta degli oli per completare il piatto secondo il gusto persona-le. La firma di Naccari è nella frase stampata sui menu: «In cucina tutto può diventare arte». «Ho scelto – spiega Vito Naccari- di entrare in punta di piedi in una terra dove la ristorazione è ai massimi livelli, per confrontarmi con colleghi

affermati e far conoscere il mio stile, propo-nendo anche la cucina di pesce dove la carne è protagonista».Vito Naccari è socio di Euro Toques Italia, l’as-sociazione di cuochi presieduta da Gualtiero Marchesi, e ha rappresentato l’Italia al Gran Premio della Pasticceria di Vienna. «L’esperien-za in pasticceria - spiega - è stata importante per acquisire precisione, perché con i dessert non puoi sbagliare, devi curare dosaggi e tempi alla perfezione».L’Antico Borgo Monchiero è un suggestivo ho-tel frutto di un’attenta ristrutturazione di un edificio settecentesco collocato all’interno di un borgo storico, adiacente al Santuario della Madonna del Rosario, con camere provviste di ogni confort, piscina, solarium e un progetto specifico legato all’arte contemporanea, con eventi, mostre e artisti residenti.

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ANTICO BORGO MONCHIEROLocalità Monchiero Alto, 3Tel. +39 0173.792190info.monchiero@marachellagruppo.itwww.marachellagruppo.it

La ricettaPer quattro persone:240 gr paccheri, 2 astici da 300 gr. ciascuno250 gr di pomodorini di Pachino1/2 spicchio d’aglioolio extravergine d’oliva 50 gr.sale e pepe qb, 4 foglie basilico150 gr. di bisque di crostaceiper la decorazione un fogliodi patata disidratata e 1 foglia di basilico.

PreparazioneTagliare a metà l’astice, pulire e dorare in pa-della con aglio gentile. Sfumare con del Bianco Chardonnay, aggiungere dei pomodorini di Pa-chino, basilico, bisque di crostacei, sale e pepe al mulinello. Scolare la pasta ancora al dente, una volta smembrato l’astice mantecare e servi-re con decoro di foglia di patata disidrata.

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a cura di Alessandro Parola - Avvocato

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il danno da vacanza rovinataLA TUTELA DEL VIAGGIATORE

L’avvicinarsi della bella stagione ci porta a pensare dove poter trascorrere le vacanze.

In questo caso, può essere utile sapere che, nel nostro diritto, è in vigore dall’anno 2011 il c.d. “Codice del Turismo”, che prevede alcune signi-ficative novità in merito alla tutela di chi si met-te in viaggio. La novità più rilevante è costituita dalla previsione di una nuova fattispecie di dan-no, il c.d. “Danno da vacanza rovinata”, che ora trova riconoscimento anche in sede normativa.Tale tutela spiega i suoi effetti sia nei confronti di chi, per l’organizzazione del proprio viaggio, si rivolge a un professionista del settore (i c.d. tour operator), sia di coloro che intendono or-ganizzare da sé la propria vacanza, per esempio contattando direttamente l’hotel o il villaggio prescelto.Nello specifico, l’art. 47 del Codice del Turismo prevede che “nel caso in cui l’inadempimento o l’inesatta esecuzione delle prestazioni che for-mano oggetto del pacchetto turistico non sia di scarsa importanza ai sensi dell’articolo 1455 del codice civile, il turista può chiedere, oltre e indi-pendentemente dalla risoluzione del contratto, un risarcimento del danno correlato al tempo di vacanza inutilmente trascorso e all’irripetibilità dell’occasione perduta”. Il consumatore avrà, quindi, diritto al risarci-mento del danno morale derivante dall’ina-dempimento o dall’inesatto compimento delle prestazioni fornite in esecuzione di un contratto turistico, a condizione che l’inadempimento o l’esecuzione scorretta di quanto promesso nel pacchetto acquistato assuma una determinata importanza, escludendo così, a titolo esempli-ficativo, i meri disguidi organizzativi risolti in un breve lasso di tempo, oppure semplici ritar-di che non rilevino ai fini del godimento della

vacanza. Quando, invece, le aspettative del tu-rista vengono disattese a causa, per esempio, di carenze o di imprecisioni informative dovute al livello della qualità dell’alloggio, dei trasporti e dei servizi che non corrispondono agli standard garantiti, oppure, più in generale, per qualsiasi disagio inerente una condizione di una certa rilevanza (per esempio, se l’alloggio ha delle qualità radicalmente differente rispetto a quel-le promesse, oppure, anziché essere sul mare, dista alcuni chilometri), allora opera la tutela prevista dal Codice del Turismo.Il mancato godimento della vacanza acquistata e la sua mancata conformità ai requisiti che aveva-no indotto il turista ad acquistarla, si configura come un danno che legittima il consumatore-turista a chiedere il risarcimento nei confronti dei soggetti contrattualmente obbligati, ossia il venditore e, laddove vi sia, l’organizzatore del viaggio. Come più volte ribadito dalla Corte di Cassazio-ne, la limitazione della finalità di svago connessa alla vacanza si traduce in un vizio che determina l’estinzione del rapporto obbligatorio che scatu-risce dal contratto di viaggio. In tal senso, si veda la sentenza n. 16315/2007, mediante la quale la Cassazione rileva che “la finalità turistica o lo scopo di piacere della vacanza non costituisce un motivo irrilevante, ma connota la causa con-creta del contratto di viaggio, in quanto è fun-zionale e strumentale alla realizzazione dell’in-teresse a usufruire di una vacanza di riposo e di svago”. Posto, dunque, che il danno da vacanza rovinata è riconosciuto pacificamente in dottrina e giuri-sprudenza, la difficoltà che permane riguarda la quantificazione monetaria del danno risarcibile. Le voci di danno da tenere in considerazione

sono, da una parte, il pregiudizio economico degli esborsi sostenuti e, dall’altra, il danno morale dovuto alla delusione delle aspettative subite a causa del disservizio. Il pregiudizio economico è la voce di danno più facilmente quantificabile, in quanto corri-sponde al prezzo del viaggio acquistato in caso di mancato godimento della vacanza, o in una riduzione del prezzo medesimo, nel caso in cui il consumatore non abbia potuto godere piena-mente della stessa (in quanto rovinata da disser-vizi, contrattempi o altri disguidi). Più complicato sarà, invece, quantificare il dan-no morale subito dal turista, poiché risulta pres-soché impossibile fornire una quantificazione monetaria della delusione subita a causa del mancato godimento di una vacanza. La liquida-zione di tale categoria di danno dovrà avvenire in via equitativa ai sensi dell’art. 1226 c.c., ov-vero secondo il prudente apprezzamento del giudice. Per un’esatta quantificazione, egli dovrà tener conto di varie circostanze, tra cui, la pos-sibilità di ripetere o meno quel viaggio (classico è l’esempio della luna di miele), il valore intrin-seco attribuito alla vacanza dal consumatore (ti-pico è il viaggio per ricongiungersi ai famigliari nel giorno di Natale) e lo stress subito a causa dei disservizi o la delusione per la cancellazione improvvisa del viaggio.

Studio Legale PAROLA - MARABOTTO - QUARANTA Corso Nizza 18, 12100 CuneoTel. e fax +39 0171 692855Mobile +39 338 7339360E-mail [email protected]

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a cura di Luca Revelli

oltre la bellezzaLA METAMORFOSI DI UNA RAGAZZA ACQUA E SAPONE

Belle, attraenti e con un look impeccabile: a volte sembra impossibile ma con i giu-

sti accorgimenti anche una semplice ragazza acqua e sapone si può trasformare in una vera top model. Con questa rubrica vedremo inse-me, passo dopo passo, come il giusto make-up possa valorizzare il viso di ogni donna, dalla ragazza alla donna matura, per ogni occasio-ne. Ogni esempio sarà sviluppato su persone assolutamente spontanee, non modelle pro-fessioniste, dimostrando che tutte possono diventare più belle con il giusto trucco, l’accon-ciatura curata e l’abbigliamento più idoneo alla propria figura.

Ore 13.oo. Vedo arrivare una ragazza alta con la camminata decisa e un po’ goffa, una felpa colorata e dei jeans larghi addosso e nei piedi scarpe ginniche. In testa una capigliatura arruf-fata e incolore, il viso senza trucco, gli occhi grandi, nascosti da un occhiale da vista sceso leggermente sul naso. Lei è Roberta, cuneese, 29 anni, infermiera. Vuole cambiare look per essere più femminile, per cui oggi verrà pla-

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smata dalle mie mani. A lei insegnerò piccoli segreti di bellezza, semplici tecniche con cui realizzare il suo make-up di tutti i giorni e per le occasioni importanti.Partiremo dalla cura della pelle, i trattamenti per nutrire i capelli, il make-up e, in fine, vedre-mo la composizione del total look con la scelta dei capi di abbigliamento ideali per la sua figu-ra. Un viso luminoso, si ottiene attraverso alcu-

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Photo: Daniele Molineris

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oggettidi bellezza

LANCÔME - Teint MiracleFondotinta creatore di luce

effetto pelle nuda

DIOR - Ombretto481 Smoky Khaki

LANCÔMECrayon EyeMatita neraper intensificarelo sguardo

ni passaggi importanti: detergente, esfoliante, tonico e idratante, sono i prodotti necessari nel beautycase di ogni donna.

[1] Roberta ha la pelle leggermente impura, ho scelto di prepararla con un gel detergente, privo di oli, studiato per rispondere alle esigen-ze delle pelli miste o molto oleose (Wash-Away Gel Cleanser di Clinique). Subito dopo pas-so un esfoliante intensivo per pelli oleose per rimuovere a fondo le impurità rivelando una pelle più luminosa (Exfoliant Scrub), mentre per re-idratare utilizzo un rigeneratore cellu-lare universale che elimina le tossine e dona alla pelle un effetto giovane (One Essential di Dior). Infine stendo una crema rassodante specifica per il contorno occhi che, grazie agli agenti altamente idratanti, garantisce un imme-

diato effetto lifting (Anti-Gravity Firming Eye Lift Cream di Clinique). Una base creata per-fettamente, ora posso procedere con il trucco vero e proprio.

[2] Stendo un fondotinta creatore di luce, ef-fetto pelle nuda (Lancome). Utilizzo un corret-tore per le aree più difficili ( Yves Saint Laurent Touche Eclat).

[3] Cipria micro areata in polvere confortevo-le e setosa (Poudre Majeur Excellence Libre).

[4] Definisco gli occhi con ombretto rosa e grigio sfumando per dare profondità ( Yves Saint Laurent Radiance e Dior).

[5] Applico un mascara con effetto volumizza-te per allungare e sollevare le ciglia (Hypnose Doll Eyes) e matita nera per intensificare lo sguardo (Crayon eye Lancome).

[6] Sulle labbra un rossetto rosa (n.57 Rouge Coco Shine).

[7] Per l’acconciatura di Roberta ho pensato prima di tutto ad un bagno per capelli sottili, sensibili. Deterge delicatamente, rende i capelli corposi e fluenti dando loro una setosa lucen-tezza. Avvolge il capello nel delicato profumo delle essenze odorose naturali alla pesca-aran-cia (Bain Volume di La Biohestetique).Poi ho pensato ad un intervento di cura per dare immediatamente, e senza tempi di posa, più morbidezza ed elasticità proteggendo il capello dalle aggressioni ambientali (Soin Express di La Biohestetique). Infine, tocco fi-nale prima del taglio, ho applicato un riflessan-te all’acqua leggero, dai toni rossi, per ravvivare il viso e dare carattere (Shine Tone col. 5R di La Biohestetique).Un taglio semplice, che si sposa alla perfezione con il make-up, esaltando i lineamenti di un viso che, ora, ha acquistato personalità e sen-sualità femminile. La scelta dell’abbigliamento con un total look decisamente più adatto al nuovo stile completa il lavoro di trasformazio-ne di Roberta che ora può finalmente sentirsi attraente e pronta per una cena romantica in compagnia di...

abiti

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CHANEL - RossettoRouge Coco Shine

n. 57 Aventure

CORSO NIZZA,14 - 12100 CUNEO - TEL. 0171693041

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a cura di Riccardo Celi

arriva l’estate, scopriamoci!L’ESTATE FA CAPOLINO E RINASCE LA VOGLIA DI VIAGGARE CON IL VENTO TRA I CAPELLI

All’ultimo Salone dell’Auto di Ginevra, le case atomobilistiche si sono presentate con

una raffica di novità destinate agli amanti dei viaggi auto open air. Alcune sono vetture quasi “da famiglia”, altre, invece, sono decisamente estreme. Tra le prime, ritorna la versione “spin-ta” di una vecchia conoscenza, la Volkswagen Golf GTI Cabrio. Proposta sempre su telaio della Golf 6a serie, ha capote in tela ripiegabile elettricamente in meno di 10 secondi fino a una velocità di 30 km/h. Insomma, una scoperta tra-dizionale, ma con connotazione sportiva, con-fermata dalla sigla GTI, dal colore rosso delle cuciture di sedili, da volante e leva del cambio e dalle minigonne laterali abbastanza pronun-ciate. Sotto il cofano, batte lo stesso 4 cilindri sovralimentato della GTI normale, un 2 litri che eroga la rispettabilissima potenza di 211 CV, sufficiente a raggiungere una velocità di punta di 237 km/h. La coppia massima è di 280 Nm nell’intervallo 1.700-5.300 giri/min, che viene trasmessa alle ruote tramite il classico cambio manuale a 6 marce, oppure al celebrato DSG a doppia frizione. Nel primo caso, l’accelerazio-ne 0-100 km/h è di 7,3”, nel secondo scende a 6,9”. Per chi non ha velleità sportive, restano

ovviamente in listino le versioni a benzina 1.2 TSi (105 CV) e 1.4 TSi (122 CV), più le due die-sel 1.6 TDI 105 CV) e 2.0 TDI BlueMotion (140 CV). Il prezzo della GTI non è ancora noto, ma lo ipotizziamo a partire da 35.000 Euro.Agli appassionati Lancia, il nome Flavia farà cer-to battere il cuore. Per loro, la gloriosa berlina (ma c’era anche la versione Convertibile, dise-gnata da Vignale) rinasce esclusivamente in ver-sione Cabrio. Tuttavia, farà probabilmente stor-cere il naso agli amanti del made in Italy, poiché è costruita negli Usa, negli stabilimenti Chrysler di Sterling Heights, Michigan, ed è, in realtà, la copia esatta della Chrysler 200 con qualche

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Volkswagen Golf GTI Cabrio. Proposta sempre su telaio della Golf 6a serie, ha capote in tela ripiegabile elettricamente in meno di 10 secondi fino a una velocità di 30 km/h.

Flavia Cabrio è unica: si tratta di un 2,4 litri a 4 cilindri e a benzina da 175 CV a 6.000 giri/min, abbinato a un cambio automatico a 6 marce.

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Il nuovo propulsore della Boxster scende di cilindrata (da 2,9 a 2,7 litri), ma salgono i cavalli: da 255 a 265 CV, e anche quello della maggiorata

versione “S” (un 3,4 litri) sale a 315 CV dai precedenti 310.

La 911 Carrera S, oggetto di un generale affinamento che, anche dal punto di vista estetico, ha giovato molto all’intramontabile sportiva tedesca.

caratterizzazione in stile europeo. È un macchi-none che dissimula, sotto linee sinuose e pulite, i suoi 4,9 m di lunghezza (ma i posti sono solo 4). In Italia, è proposta in un unico allestimento molto completo, con gli interni in pelle pieno fiore, sedili riscaldati, sofisticato impianto audio e infotainment Uconnect con navigatore satelli-tare, capote ad azionamento elettrico e ogni al-tro dispositivo che può rendere comoda la vita a bordo. Anche la motorizzazione della Flavia Cabrio è unica: si tratta di un 2,4 litri a 4 cilindri e a benzina da 175 CV a 6.000 giri/min, abbinato a un cambio automatico a 6 marce. Certamente la scelta motoristica non fa della vettura un boli-de, ma il suo spirito è quello del divertimento in souplesse: sarà una cabrio tranquilla e signorile. Sei i colori disponibili per la carrozzeria, 2 quelli degli interni e altrettanti quelli della capote soft top, quindi rigorosamente in tela. Il prezzo? In Olanda è stato fissato in 42.900 Euro, una quo-

tazione che possiamo attendere anche da noi.A Ginevra, Porsche ha presentato la terza se-rie del suo modello entry level, la Boxster, che cambia molto più di quanto la pur grade-vole carrozzeria non dimostri a prima vista. Carreggiata più larga, più spazio all’interno e nuovi motori a iniezione diretta meno assetati di benzina sono le novità maggiori. Il nuovo propulsore della Boxster scende di cilindrata (da 2,9 a 2,7 litri), ma salgono i cavalli: da 255 a 265 CV, e anche quello della maggiorata versio-ne “S” (un 3,4 litri) sale a 315 CV dai precedenti 310. I consumi, invece, scendono mediamente del 15%, con prestazioni, rispettivamente, di 264 km/h per la velocità massima e 0-100 km/h in 5,8” per l’accelerazione (Boxster) e di 279 km/h e 5,1” (“S”). Tutti i dati, compresi quelli dei consumi dichiarati e delle emissioni inquinanti, sono migliorabili acquistando, per 2.874 Euro, il Doppelkuplung, cioè il cambio Porsche a dop-

pia frizione. E a proposito di prezzi, la Boxster costa 49.884 Euro iva inclusa, la “S” 61.076 Euro. Novità Porsche significative anche per l’eterna 911 Carrera in versione scoperta, un modello che, come la sorella coupé, cambia da decenni senza cambiare mai. A Ginevra sono arrivate le nuovissime cabriolet 911 Carrera e 911 Carrera S, oggetto di un generale affinamento che, an-che dal punto di vista estetico, ha giovato molto all’intramontabile sportiva tedesca. A parte la pelle, il cuore della Carrera (in listino a 103.184 Euro) è un 3,4 litri da 350 CV a 7.400 giri/min, che le consente di volare a 286 km/h e di acce-lerare da 0 a 100 in 5”. La versione “S”, invece, con un 3,8 litri da 400 CV allo stesso regime, vola ancora meglio: 301 km/h e 4,7”, ma il prezzo sale a 117.825 Euro. Tanti per entrambe, ma chi li spende si mette in garage un mito a quattro ruote che, ad ogni restyling, fa un passo in più verso la perfezione assoluta.

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a cura di Luca Morosi

il barocco a cavallermaggioreFOCUS

Si è conclusa la campagna di restauri che ha interessato gli straordinari affreschi di una

delle più affascinanti chiese del Piemonte su-doccidentale: Santa Croce e San Bernardino a Cavallermaggiore, capolavoro in cotto dell’in-tramontabile Francesco Gallo, ingegnere e architetto capace di sintetizzare nella propria parabola professionale il rigore delle austere geometrie, tipico della maggior parte delle sue “fatiche”, e l’estro barocco di alcune delle realiz-zazioni più compiute. Tra queste ultime, c’è si-curamente la “nostra” chiesa (1737-1743), opera della maturità dell’architetto, che aveva già spe-rimentato nei moti concavi e convessi della fac-ciata della SS. Trinità di Fossano (1730-1738) le irresistibili pulsioni ondulatorie, derivate pale-semente dalle creazioni di Guarino Guarini. Ma se il progettista fu superlativo, lo furono altret-tanto i fratelli Pietro Antonio e Giovanni Pietro Pozzo, girovaghi frescanti con “passaporto” lu-ganese, sempre in coppia all’interno dei cantieri

settecenteschi: a loro spettano le raffigurazioni prospettiche sull’intradosso della cupola, che riappaiono ora – terminati i lavori – nella loro fulgida bellezza e ariosità. Meritano una menzio-ne anche i gruppi scultorei presenti nell’edificio di mano degli esperti Carlo Giuseppe Plura e Stefano Maria Clemente, oltre all’ardita tribuna sopraelevata, in cui trovano posto un prege-vole coro con stalli lignei e una rara e preziosa Crocifissione su tavola di un pittore dell’ambito di Jacobino Longo e Giovanni Perosino.Il restauro degli affreschi, progettato nel 2009 dall’architetto Marialuce Reyneri e realizzato a partire dalla fine del 2010 dal Consorzio di San Luca, è stato promosso dalla Confraternita dei Battuti Bianchi e sospinto con grande convin-zione dall’ex sindaco Michele Baravalle, che ha saputo sensibilizzare all’erogazione dei contri-buti la Compagnia di San Paolo, la Fondazione CRT, la Fondazione CRC e molti altri generosi privati. L’esito dei lavori verrà ufficialmente presentato alle autorità durante una conferen-za stampa fissata per sabato 19 maggio alle ore 17.00, mentre in serata (ore 21.00), sempre all’interno della chiesa, la Filarmonica del Teatro Regio di Torino terrà un concerto celebrativo aperto al pubblico. Nonostante i notevoli sforzi economici sostenu-ti per il cantiere, ad oggi si registra ancora un ammanco di fondi che si intende colmare al più presto: l’appello degli amministratori, in tempi duri come questi – specialmente per l’arte – è quindi rivolto a gran voce a tutti gli enti e le organizzazioni che gravitano sul sociale e sulla cultura, affinché si possa raggiungere il saldo necessario per la copertura finanziaria.Info. Michele Baravalle - Tel. 339 [email protected]

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ARTE CONTEMPORANEAALLA CASTIGLIA DI SALUZZOfino al 20 maggio 2012

Prosegue il proget-to “Saluzzo con-temporanea” con la mostra Venti per una. 20 regioni per un’Italia, 20 artisti

per una mostra, appositamente progettata per gli spazi della Castiglia in collaborazione con la Città di Saluzzo, curato da Martina Corgnati e dedicato a venti giovani artisti italiani emergenti e maestri affermati. Una stimolante occasione per domandarsi se e come si possa parlare an-cora di “arte italiana” nel mondo attuale, ormai definitivamente globalizzato.Castiglia – Saluzzo (CN)orari: sab-dom 15.00-19.00www.igav-art.org - www.saluzzoturistica.it

“BIANCO E NERO” AL PALAZZOMARCHIONALE DI CHIUSA DI PESIO fino al 26 agosto 2012

Dal 1° luglio al 26 agosto il Comune di Chiusa di Pesio, Chius’Arte e lo spazio Art Gallery La Luna di Borgo San Dalmazzo organizzano, in conco-mitanza con il raduno estivo della Juventus FC, la mostra dal titolo “Bianco e nero”. In espo-sizione sono presenti pregevoli terrecotte di Ametista Arnaldi e dipinti fortemente espressio-nisti di Luciano Proverbio: tutte le opere insi-stono sulla tematica dell’inconciliabile contrasto “bianco-nero”, compiendo un omaggio speciale agli intramontabili colori della Vecchia Signora.Palazzo Marchionale, Chiusa Pesio (CN)orari: lun-dom, 10.00-13.00(ad agosto dom anche 16.00-19.00)

agendaDA NON PERDERE

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L’ESIGENZA DEL FAREDI MICHELANGELO TALLONEfino al 1° luglio 2012Nato a Saluzzo nel 1964 e divenuto cera-mista di professione nel 1986 con una pro-duzione inizialmente di tipo artigianale, l’artista, verso la fine degli anni Ottanta, recupera l’antica tecnica del “bucchero”, risa-lente al VII secolo a.C. e molto utilizzata dagli Etruschi, che diventa il suo segno distintivo per pannelli, sculture, bassorilievi. A livello stilistico, le sue creazioni procedono sempre più da for-me con richiami figurativi a immagini completa-mente nuove che virano verso un’astrazione di forte intensità lirica.Art Gallery La Luna – Borgo S. Dalmazzo orari: sab 10.30-13/16-19 dom 10.30-12.30

“FEAR”: INQUIETUDINE E DISASTROAMBIENTALE NELLA VIDEO-ARTEfino al 27 maggio 2012

Davide Binello presenta per la prima volta al pubblico sei inediti video intitolati “Fear”: impatto tagliente, che trasmette con lucidità l’angoscia derivante da un’ennesima e sistemati-ca catastrofe ambientale. Lo scenario, degno del migliore teatro dell’assurdo e le azioni minime che sul finire della serie assumono forme e sapori universali, catapultano lo spettatore in una dimensione meta-reale che diventa puro sentimento. Santa Maria del Monastero – Manta (CN)orari: sab e dom 10.00-20.00

“ARTE E DEVOZIONE POPOLARE”IN MOSTRA A FOSSANO fino al 13 maggio 2012Il Museo Diocesano di Fossano e l’Associazio-ne Amici del Museo presentano al pubblico il restauro conservativo eseguito su una tela del tardo ‘600 che si credeva dispersa e che ornava le pareti della perduta cappella di San Giovanni della Prata. Questa importante testimonianza pittorica di devozione popolare ci offre una sacra rappresentazione composta dalla Vergine con Bambino tra i Santi Giovanni Battista, Giovenale (patrono di Fossano) e Grato. A fare da delizioso corollario a questa tela ritrovata, una selezione di tavolette ex voto provenienti da alcune cappelle campestri, tra cui quelle di Madonna dei Campi e di Santa Maria in Pensolato.Museo Diocesano – Fossanoorari: dom e festivi 15,30-19,00

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a cura di Axel Iberti

eventi uniciLA PRIMAVERA IN PROVINCIA SI ANIMA DI

COLLISIONI FESTIVAL | dal 13 al 16 luglio

Collisioni è un piccola Woodstock in salsa “langhetta” di ampio respiro interna-zionale, con un’affluenza, durante la passata edizione, di più di 50.000 persone, grazie a un cartellone con ospiti di altissimo calibro. Quest’anno andrà in scena a Barolo dal 13 al 16 luglio, con “mostri sacri” del panorama musicale e narrativo mondiale, come la sacerdotessa del rock Patti Smith, in concerto solista. Claudio Coccoluto, i Subsonica e Boy George, invece, faranno danzare migliaia di gio-vani e meno giovani con le loro sonorità alchemiche. Il cinema farà la parte del leone con Carlo Verdone e Pupi Avati. Tra gli scrittori italiani, sarà presente tra Niccolò Ammaniti, mentre dall’estero saranno ospiti d’eccezione l’australiano Richard Mason, il cileno Luis Sepulveda e il newyorkese Don Delillo (tra i più grandi narratori dell’America postmoderna). In programma, anche gli spettacoli di Moni Ovadia e di Luciana Litizzetto. Inoltre il critico d’arte Philippe Daverio, a Barolo, terrà una lezione sul vino con la solita verve che lo contraddistingue. A chiudere, il grande evento di Collisioni: il concerto di Bob Dylan (16 luglio), che festeggerà insieme al pubblico i 50 anni della canzone simbolo di un’epoca: Blowing in the wind. Info www.collisioni.it

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MOSTRA DI PINOT GALLIZIO AD ALBAfino al 10 giugno

Tra i pittori italiani del primo dopoguerra, è stato uno dei più origi-nali, oltre a essere apprezzato all’estero come rivoluzionario artista d’avanguardia. Grande visionario, tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60, ha saputo tessere un’incredibile rete di contatti culturali in tutto il mondo, sfuggendo agli asfittici ambienti accademici. Nelle più importanti istituzioni museali d’Europa, dallo StedeliJk Museum di Amsterdam al Centre Pompidou di Parigi, passando per la Biennale di Venezia, Pinot Gallizio ha lasciato il segno. La sua città natale, Alba, celebra la figura di questo pittore geniale, con una splendida mo-stra, visitabile fino al 10 giugno. L’esposizione ci racconta l’universo Gallizio con una sola tela (un rotolo di “pittura industriale”), che abbraccia tutta la navata centrale del prezioso scrigno della Chiesa del San Domenico. Più che una mostra, un omaggio al suo pensie-ro, a come l’artista immaginava la pittura in un mondo futuribile. Un classico del moderno di attualità disarmante. Alba, Chiesa del San Domenico fino al 10 Giugno.

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CHERASCO SI TINGE DI ROSAPER IL GIRO D’ITALIA

La 14a tappa del Giro d’Italia parte il 19 maggio da Cherasco alla volta delle Alpi, con arrivo a Cervinia. Per prepararsi a que-sto importante appuntamento ciclistico, nella “città della Pace” hanno fatto le cose in grande: i primi tre sabati di maggio, infatti, a Cherasco si “Accende il Giro”: le principali vie della scacchiera stradale diventano una zona off limits alle auto, a partire dalle ore 19. Spazio alla movida dei locali sotto i portici, quindi, con aperi-tivi, musica in piazza e negozi aperti fino a tarda sera. Uno degli eventi sportivi all’aperto che da generazioni unisce tutta l’Italia, viene celebrato in una cornice magica sotto le stelle. Accorrete che arriva il Giro!

MIRABILIA A FOSSANO | dal 13 al 17 giugno

Dal 13 al 17 giugno, Fossano farà da palcoscenico a centinaia di artisti di strada provenienti da tutto il mondo. Rappresentazioni di teatro, saltimbanco, giocolieri, clown, maghi, equilibristi e caratteri-sti animeranno la città in un continuo via vai di danze, gag, sketch e spettacoli adatti ai “bambini di tutte le età”. Due sono le grandi strut-ture coperte che ospiteranno gran parte degli eventi che, grazie alla natura mobile del festival, si terranno anche in caso di tempo avverso. E due sono i teatri dove avranno luogo le rappresentazioni stabili, per una settimana di lazzi e sollazzi, e ben 15 le aree urbane messe a disposizione per accogliere i 250 artisti invitati alla manifestazione. Info www.fossanomirabilia.com

QUINTESSENZA A SAVIGLIANO | 19 e 20 maggio

Domenica 20 maggio, torna a Savigliano l’appuntamento an-nuale dedicato al florovivaismo biologico ed ecosostenibile. Dalla mattina alla sera, lo splendido cen-tro storico della città si riempirà di profumi, colori, piante, fiori, erbe e spezie, vale a dire tutte quelle varietà botaniche (fresche ed essic-cate) che in vario modo vengono utilizzate per insaporire la nostra cucina e quella di strada, o con cui si realizzano rimedi e unguenti per il benessere e la cosmesi. Le principali piazze, le vie e i chiostri diventeran-no un selezionato mercato ad aree tematiche, dove i professionisti del settore esporranno i propri prodotti naturale e biologica. A inaugurare questa domenica di aromi e colori, sarà Lella Costa con lo spettacolo inedito Arie piccole citate romanze, che si terrà sabato 19 maggio alle ore 21 al Teatro Milanollo. Info www.entemanifestazioni.com

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a cura di Monia Re

netiquetteBON TON

Quante volte abbiamo ricevuto delle mail con i caratteri in maiuscolo, oppure con un

oggetto confuso e chilometrico o, peggio anco-ra, con allegati voluminosi che intasano la casella di posta elettronica?È già successo a ognuno di noi almeno una volta. Accade perché, parlando di buone maniere, su internet non ci sono vere e proprie regole su ciò che si può fare o che non si deve fare. Si può quindi “entrare” comportandosi in modo cor-retto, oppure facendo gli sgarbati e gli incivili, a volte senza neanche accorgersene!Esiste un’anarchia ordinata all’interno della qua-le cerca di farsi spazio la ormai famosa neti-quette, meglio nota come “galateo della rete”, che illustra il modo migliore per comunicare e il rispetto delle regole che oggi – più che mai – di-venta importante acquisire per sapersi muovere correttamente quando si naviga. Non è poi così difficile, basta essere educati. Scorro velocemente l’ABC della netiquette come un mazzo di carte tra le mani di un giocatore di poker. Scrivere in maiuscolo significa “urlare”. Allegare file troppo pesanti inchioda la posta, è necessario dunque ridurne il peso. L’utilizzo di lettere accentate può creare problemi a chi le riceve, meglio sostituirle con l’apostrofo. Attenzione alle battute umoristiche: per scritto, in mancanza di quella comunicazione non ver-bale che spesso fa la differenza, non sempre si interpretano con il giusto senso ed è bene, quin-di, associarle a uno smile, per evitare incresciosi equivoci. Le mail possono essere intercettate, dunque è meglio evitare di annotare numeri di carte di credito. L’invio continuo di messaggi pubblicitari crea il rischio di vedersi inseriti nelle black list, elenchi virtuali di soggetti non graditi. Il testo è preferi-

bile quando è contenuto ed è molto apprezzata la capacità di essere concisi. Ad esempio, tutte le volte che scrivo al mio grafico, mi stupisco della sua sinteticità, in tre parole e due righe al massi-mo mi comunica quello che io avrei scritto con un poema! È gradita maggiore attenzione alla netiquette an-che sui social network, ormai pane quotidiano per tutti coloro che hanno un’attività commer-ciale e non. In questo ambito, troviamo i com-portamenti peggiori. Non ci sono regole e sem-bra, inoltre, che la maggior parte degli utenti non ne voglia proprio sapere di norme o indicazioni sulle buone maniere. Tempo fa ho letto incurio-sita su Facebook un lunghissima conversazione tematica, con battute provocatorie, degenerata in una furiosa “guerra di opinione”! È preferibile che tutto ciò non sia pubblicato sulle bacheche; le chiacchierate interminabili – stile chat – van-no condivise unicamente con mail private.Se apriamo poi il capitolo delle fotografie, finia-mo in una dimensione fatta di scorrettezze e di atteggiamenti poco rispettosi verso il prossimo.

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Sembra che non sia più possibile farsi fotografa-re senza essere “postati” e “taggati” su qualche social mezz’ora dopo! Ma dov’è finita la privacy? Nel cestino! Senza possibilità di ripristino. Tutto ciò ha un effetto domino che sfocia in bacheche straripanti di immagini di amici che sembrano uscite da un film di fantascienza, di pessime foto e, a volte, persino di video volgari. Siamo certi che tutto questo possa interessare alla rete?È bene, dunque, scrivere solo sulla propria bacheca e parlare di noi, postando immagini personali e non di altri. Non rendiamo pubblici i messaggi riservati senza autorizzazione dell’au-tore e, quando entriamo in un forum tematico, rispettiamone le regole: prima di farne parte, cerchiamo di capire lo spirito che domina tra le persone di quella community, leggendo i mes-saggi che circolano all’interno.Quando, poi, si entra in un social network, capita spesso di trovare soggetti che si presentano sen-za la propria fotografia, con informazioni fasulle e magari con 10.000 amici. Ma quotidianamente, quando stringiamo la mano a una persona che ancora non conosciamo, la nostra faccia è ben visibile, non siamo anonimi, non abbiamo una maschera. In molti di questi casi, evitare il pro-prio vero profilo significa nascondersi e “incap-pucciarsi”.Inoltre, nella vita reale non abbiamo l’abitudine di stringere la mano a tutte le persone che incro-ciamo in autobus, in metro o per la strada e non coltiviamo amicizie profonde con tutti. Perché non capita la stessa cosa in rete? In fondo, tutti noi sappiamo che non conta la quantità dei no-stri contatti, ma la qualità e lo spessore di coloro che conosciamo, e questa dovrebbe essere la regola numero uno, soprattutto nella vita di tutti i giorni.

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Photo: Giorgio Debernardi

CREATIVITÀ E FASCINO

potto di lana con interno di volpe e golf con interno di visone), il persiano anni ’30, nero e con piegone posteriore, il Breitschwanz, cap-pottino a pelo raso bordato di zibellino nero, e molti altri modelli da sogno che si sono suc-ceduti in un carosello di stili, forme e colori. Hanno allietato la serata i vini dell’Azienda Ca-scina Melognis (Revello) e l’alta pasticceria di “Depetris, i ciculaté”, di Saluzzo.www.paolaellenaatelier.com

a saluzzo sfilano le pelliccePubblico ricco e d’élite per la sfilata organiz-

zata da Paola Ellena presso il proprio ate-lier di pellicceria in Via Silvio Pellico, a Saluzzo. In mostra, capi unici e di grande raffinatezza hanno evidenziato la capacità creativa di Paola Ellena e la sua competenza artigianale, che va dalla selezione delle materie prime all’assem-blaggio dei tagli, per finire con lo studio del modello e la sua creazione sartoriale. Tra i pezzi forti della sfilata: i reversibili con la maglia (cap-

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huile, moteurs et royautéde Maria Bologna - Pg 32Alors que les voitures, arrivées à Monaco pour le Salon « Top Marques », filaient à toute allure lors des essais et que les passionnés de tennis remplissaient les rues pour les compétitions de l’ATP Rolex Master, les préparatifs frénétiques du prochain 70e Grand Prix de Monaco, qui aura lieu, cette année, deux semaines après la huitième édition du « Grand Prix de Monaco Historique » prévue du 11 au 13 mai prochain, ne se sont pas arrêtés pour autant. À bien y penser, la transformation de la principauté de Monaco qui, en un temps record, devient l’un des circuits automobiles inter-nationaux les plus glamours et originaux de tout le championnat de Formule 1, tient du miracle. À commencer par les chiffres : 200 personnes afférées au montage des infrastructures et 2000 environ, bénévoles et salariés, en service sur les quatre jours de la compétition. Sans compter que l’évènement attire un public de passionnés qui, selon les estimations fournies par l’Automobile Club de Monaco, dispose de 22.000 places assises dans les tribunes, auxquelles s’ajoutent 10.000 places debout, disponibles sur la zone verte en dessous du Rocher, appelée « la pelouse ».Si, pour assister au Grand Prix Historique, le prix maximal de la place sera de 45,00 € pour les deux jours les plus importants, c’est-à-dire le samedi et le dimanche, il n’en sera pas de même pour le Grand Prix de Formule 1 qui se disputera deux semaines plus tard, du jeudi 24 au dimanche 27 mai : de 20 € par personne pour le seul samedi, debout sur la pelouse, à 450 € pour une place assise numérotée dans les tribunes K, M et T. Sans nul doute, l’atmosphère de la ville sera irréelle et sophistiquée avec le spectacle et les soirées « fashion » organisées, pour l’occasion, sur les yachts privés, dans les établissements « trendy » et sur les terrasses monégasques. Cette année encore, on attend avec impatience l’arrivée de la plate-forme flottante Red Bull installée face aux paddocks, et les fêtes du MICS-Monster se déroulant sur les toits de l’ancienne usine monégasque. Un nouveau venu à côté des fêtes VIP de l’Amber Launge au Méridien et du Billionaire au Fairmont Monte-Carlo : le bar Cipriani au Mirabeau. L’historique Stars’n’Bars présentera sa terrasse suspendue dans le vide, parfaitement adaptée au nouveau style « urban-chic » des locaux répartis sur deux étages entièrement rénovés et dont les travaux ont duré cinq mois. Quant à l’aspect technique de la piste monégasque, hormis l’entretien ordinaire et extraordinaire, deux nouveautés en termes de sécu-rité routière ont été mises en place cette année. Il s’agit, notamment, du nivellement du bitume en sortie du tunnel, situé derrière le futur siège du Yacht Club de Monaco : l’intervention s’est avérée indispensable à la sécurité des pilotes, après l’accident du mexicain Sergio Perez de Sauber, l’an dernier. Parmi les autres modifications, certaines ont concerné les zones de Sainte Dévote et de la Piscine où les barrières de pneumatiques de protection, installées le long du parcours, ont été entièrement remplacées et intégrées. Il était une fois le Premier Grand Prix de MonacoC’était il y a fort longtemps, en 1929, lorsque la principauté de Monaco parvint à « transformer » ses rues en un circuit automobile de Formule 1 de grand prestige.Le mérite de cet ambitieux projet en revient à Alexandre NOGHÈS, alors président de l’Association de Sport Automobile et Vélocipédi-que Monégasque, transformée, le 29 mars 1925, en A.C.M. Automobile Club de Monaco. Noghès, porte-parole de l’association monégasque, fut également l’artisan de l’adhésion à l’Association In-ternationale des Automobiles Clubs Réunis - A.I.A.C.R., par la suite rebaptisée F.I.A., Fédération Internationale de l’Automobile, ndr - qui comptait, à cette époque, 33 États membres, tous contrai-res à la candidature de la principauté de Monaco, qui fut finalement retenue le 13 octobre 1928.Le projet envisageant de transformer la cité-état monégasque en un circuit automobile urbain fut également soutenu « physiquement » par Antony Noghès, fils du plus connu Alexandre, passionné d’automobile, commissaire général de l’A.C.M. et organisateur du rallye de Monte-Carlo et des meetings et concours d’élégance de Monaco.On raconte que, de bon matin, il sillonnait souvent les rues à pied, depuis la ligne de départ du boulevard Albert 1er, pour repérer ce qui allait devenir le parcours du circuit du GP de Formule 1. Et ce fut grâce à ses observations clairvoyantes que l’on décida d’éliminer l’escalier tout proche de la place dédiée à la sainte monégasque : cette suppression permit de réaliser techniquement le parcours routier urbain d’une course automobile unique au monde. Un parcours entre l’avenue du Beau Rivage, la place du Casino (le Camembert),

la descente des Spélugues, le fameux virage Mirabeau, la gare - où s’élève désormais le complexe du Faimont Monte-Carlo - le virage du Portier, le tunnel du Tir au Pigeon (supprimé à l’initiative de la Princesse Grace), jusqu’au port Hercule, et de là au virage de la Rascasse. Après tant d’efforts et d’investissements, le rêve se réalisa enfin, le dimanche 14 avril 1929 : au volant d’une Voisin, ce fut S.A.S. le Prince Pierre de Monaco, grand-père de S.A.S. le Prince Albert II, qui donna le départ du 1er Grand Prix de Monaco. 16 pilotes représentaient 7 pays et 6 marques automobiles : une épreu-ve enthousiasmante qui fut la première course urbaine de Formule 1 de toute l’histoire automobile internationale. Au bout de 3 h, 56’ et 11’’, pour un total de 100 tours à la moyenne de 80,194 km/h, ce fut l’anglais William GROVER dit « Williams », aux commandes d’une BUGATTI 35 B de 2,3 litres à compression, qui reçut, des mains du prince régnant, S.A.S. le prince Louis II, la coupe du 1er Grand Prix de Monaco.

le temps du soleilde Vilma Brignone - Pg 60C’est la « saison » du soleil. Pas uni-quement pour le solstice d’été qui s’approche, mais pour les parcours de redécouverte des cadrans solai-res, mis en place dans la Province, tout comme dans le monde entier. À l’ère de la globalisation, le « temps local » est apprécié : l’heure vraie des églises ou des édifices, indiquée sur le mur par l’ombre du style du ca-dran solaire. L’heure solaire qui a, des millénaires durant, rythmé la vie et le travail dans nos villages, tout comme, plus tard, l’horloge mécanique. Sur ce sujet, s’ouvre, le 31 mai au Châte-au des Acaja de Fossano, le congrès « Le temps du soleil dans la province de Coni : une opportunité culturelle, économique et touristique » qui part à la découverte des potentialités de ce patrimoine. Et, dans ce domaine, la Province peut s’enorgueillir du premier atlas mondial des cadrans solaires sur une plate-forme en ligne, le Sundial Atlas (www.sundialatlas.eu), lancé en 2010 par deux italiens. L’un d’entre eux est de Saluces : Fabio Garnero, gnomoniste professionnel au curriculum impressionnant, créateur de la société « Solaria Opere sas » s’occupant de restauration et de construction de cadrans solaires. « Nous l’avons conçu comme une sorte de Wikipedia du cadran solaire ». Le créateur du site, associé au milanais Fabio Savian, définit ce grand registre en ligne comme « une énorme bibliothèque de données sur les cadrans solaires du monde entier, qui servira à la consultation, à la divulgation de la gnomonique et qui permettra de faire connaître les gnomonistes, ainsi que les activités de construction, de restauration et d’étude ». Les informations collectées permettront un recensement des cadrans solaires. « Des données, à ce jour, le plus souvent sur papier ou partiellement informatisées, collectées par des passionnés et par des associations, comme l’UAI (Union des astronomes amateurs italiens) et l’association françai-se correspondante, la SAF (Société astronomique de France, dont est membre le gnomoniste de Saluces), le plus souvent renfermées dans des tiroirs, alors que le Sundial Atlas travaille à l’intégra-tion du patrimoine global ». C’est également un outil touristique, comme l’indique l’entête du site « Découvrir le territoire en suivant les cadrans solaires ». Une collecte de données pour « partir à la recherche d’un trésor caché et le porter à la lumière du soleil ».Les méridiennes dans la province : les chiffres Plus de 9.000 cadrans solaires ont été enregistrés, à ce jour, sur le site, mais les données sont pro-visoires, car on en compte, en Italie, plus de 15.000, dont 6.000 dans tout le Piémont et 2.150 dans la seule province de Coni. En sommant les données avec celles de la France, qui compte 30.000 cadrans, c’est la zone transfrontalière présentant la plus forte concentration de cadrans solaires. La forte tradition gnomonique de Coni et de ses vallées, qui a vu à l’œuvre de nombreux experts d’astronomie et de trigonométrie, a laissé sur les murs un catalogue ouvert, très riche, même au niveau technique. CuriositésUn morceau de l’histoire de l’unité de l’Italie, dont on a récemment fêté le 150e anniversaire, est vi-sible sur le cadran solaire de Busca, sur le côté de l’église paroissiale. Peut-être l’unique exemplaire conservé dans toute la province de « l’heure de Rome », étalonné sur le méridien du Mont Mario, la convention utilisée après 1866 pour uniformiser l’heure de l’ensemble de la nation.Par contre, le plus ancien, exécuté sur une plaque de marbre, est conservé à Casa Cavassa, le musée municipal de Saluces, et remonte à 1597. Il reporte le double système italique et français avec un calendrier zodiacal. À quelques pas de là, dans le couvent de l’église de Saint Jean, se trouve

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un cadran solaire rare, probablement unique. Outre les heures, il signale les vents dominants, « Caurus » et « Apafestias », cités dans le « De Architectura » de Vitruve, texte dans lequel l’auteur indiquait comment concevoir et assainir les habitations et la ville en tenant compte de ces vents. Le complexe gnomonique du palais de justice de Mondovi, ancien collège des Jésuites, est un joyau historique et artistique, un « triomphe » d’horloges peintes sur une même paroi (XVIIIe siècle) développant le concept du temps, « un véritable observatoire astronomique avec 12 cadrans solai-res qui embrassent toute la technique gnomonique sur une grande paroi didactique ». L’ensemble des cadrans des châteaux de Lagnasco est tout autant monumental. À Benevagienna, est peint sur le montant extérieur d’une fenêtre du palais Giriodi, l’un des plus petits cadrans solaires picturaux d’Italie. Fossano concourt pour le plus grand nombre de cadrans recensés : plus de 150 au total. À noter également le diocèse de Saluces avec ses cadrans solaires sur les façades des églises et des presbytères. À Savigliano, deux cadrans sur l’église de Sainte-Marie de la Paroisse (Santa Maria della Pieve) attribués à Schiaparelli, astronome né à Saluces, qui en fit cadeau aux habitants en signe de reconnaissance pour avoir pu monter sur le clocher observer les étoiles. Le circuit se referme sur une création de gnomonique moderne (Solaria Opere et Kuadra de Coni, 2006) à Borgo San Dalmazzo. Un cadran monumental indiquant le midi de toutes les villes frappées par le passage de l’ombre du gnomon. La devise est une consécration de la sagesse des cadrans solaires : « Aimer la mémoire, c’est aimer l’avenir », tout comme le nom du lieu abritant l’œuvre est un signe tangible de la redécouverte des cadrans : « Piazza della Meridiana » (« Place du cadran solaire »).« Bellino Solare » pour l’étéC’est le nom du premier itinéraire gnomonique. Il compte 36 cadrans solaires, entièrement re-staurés, répartis dans les bourgades et les hameaux. « Bellino Solare » représente un extraordinaire répertoire de la tradition locale et de la sagesse populaire entre 1735 et 1934, une identité de cette enclave de la haute vallée Varaita. Il a été récupéré par la commune (avec des fonds de la Communauté Européenne) à travers une opération initiée en 1999 (auteur Solaria snc) et propose trois niveaux de parcours et de lecture des œuvres : le premier accessible en voiture, le deuxième, plus approfondi, avec une promenade dans les bourgades et, enfin, des excursions aux granges en altitude (info : www.comune.bellino.cn.it, tél. +39 0175 95 110). Toujours à Bellin, dans le hameau de Celle, se trouve le Musée du temps et des cadrans solaires, à relier à l’itinéraire. Parcourir la vallée Maira de cadran solaire en cadran solaireLes cadrans solaires, un fil conducteur pour parcourir la vallée Maira qui en dénombre plus de 160 parmi les plus beaux et les plus hétérogènes. Leur redécouverte et leur sauvegarde sont dues, en grande partie, à l’association culturelle Escarton de Celle Macra. Qui est le gnomoniste ?Un « jongleur » émérite de métiers les plus disparates : mathématicien, astronome, artisan, artiste, – répond Fabio Garnero, l’un des rares en Italie à en avoir fait un véritable métier artisanal – il doit connaître l’histoire et l’évolution de la gnomonique, fouiller dans les archives, connaître la restauration et les matériaux, du mortier au plâtre ».Qu’est-ce que la gnomonique ?La gnomonique est le secteur de l’astronomie s’intéressant aux cadrans solaires. Le terme « gno-mon » dérive du grec signifiant « celui qui indique », et le gnomon est le style projetant son ombre sur le cadran solaire. Les cadrans solaires les plus anciens témoignent de la recherche et du besoin de mesurer le temps pour rythmer les activités humaines, aussi bien au cours de l’année que de la journée. Un témoignage de la succession des systèmes horaires ayant évolué au cours des siècles dans toutes les cultures.

roero, fruits et chateauxde Terry et Giancarlo Montaldo - Pg 63Au Piémont il y a des terres qui se réveillent au printemps, magnifiques. Les journées lumineuses, avant que les bois reverdissent au nouveau soleil, le Roero est une fête de floraisons et les vergers se revèlent cachés parmi les vignobles à travers des nuages de couleur rose et blanc nuptiel. Ino-pinément pour un terroir aux vins prestigieux, le Roero garde sa vocation de plusieurs “cultures” qui se nourrit de vignobles aussi bien que de vergers, de châtaigneraies, de bois de noisetiers et de champs de fraises. Le Roero a un fond sauvage qui a trouvé aujourd’hui sa nouvelle raison d’être avec le tourisme naturaliste. Dans le temps un paradis, seul pour ceux qui allaient chercher les champignons et les truffes, à présent pour tous ceux qui aiment faire des promenades sur les che-mins traversant les vignobles et le cultures, dans les bois et les vallées, parmi les petites chapelles votives et les vieux arbres. C’est le charme du Roero le plus secret, gravé de nord est au sud ouest par le grand canyon des Rochers, un gouffre de plus de 32 km de longueur, qui s’est ouvert il y a de milliers d’années par un phénomène d’érosion.Sur ses bords, des pays qui montrent leurs châteaux, invariablement bâtis pour des raisons de défense, presque toujours sur des fondations du Moyen-Age; des constructions parfois imposan-tes, la plupart non visitables, mais qui marquent le profil de cette terre qui se trouve au nord est de la province de Cuneo, historiquement l’objet de disputes entre Alba et Asti, entre la maison Savoie et les Visconti, entre Français et Espagnols. Un territoire enfin spectaculaire. Et, s’il y a un endroit où ceux qui aiment l’oénotourisme - le tourisme d’agrément à la découverte des produc-tions vitivinicoles et oénologiques - peuvent goûter les styles de voyage les plus ecofriendly, celui-ci est le Roero. Pour ceux qui arrivent de Turin, sur la route 29, Montà d’Alba représente le point de départ soit pour les itinéraires tout-terrain soit en voiture. Ici l’on trouve l’Ecomusée des Rochers du Roero, point d’informations touristiques sur les différents parcours et promenades, à pied, en

vélo ou bien encore à cheval. Après Montaldo Roero – où l’on arrive de Monteu par une route qui passe à travers les châtaigners - on entre dans le terroir des fraises. Aux pieds des châteaux de Baldissero d’Alba et de Sommariva Perno, protégés par des serres, murissent les premiers fruits du printemps.En descendant de Sommariva on roule vers Corneliano d’Alba et, après, vers Piobesi d’Alba, pour aller à Guarene. Ici commence un autre Roero. Les collines se font plus ouvertes et plus souples, les cultivations plus étendues. Sur les collines les châteaux montrent leurs for-mes moins sévères et des lignes souplement baroques. A’ travers la colline de Montebello on rejoint Guarene avec son Château des Roero du XVIIème siècle, et son jardin à l’italien-ne qui jouit d’une vue exceptionnelle. Dans la vallée qui donne sur Vezza d’Alba, où l’on trouve un petit musée naturaliste des éco-systèmes du Roero, parmi les vergers et les bois de noisettes, il y a un endroit appelé Madernassa qui a donné son nom à la poire d’ici: fruit idéal à cuire dans le vin rouge, on la trouve en automne chez presque tous les restaurants. Ensuite, sur la gauche, une vue merveilleuse bien représente le paysage du Roero: d’ici on descend vers Castagnito et vers Castellinaldo. C’est justement ici, entre Vezza et Castellinal-do que s’est développée la moderne arboriculture fruitière de la pèche, culture très repan-due dès la fin du XIXème siècle, avec le marché de Canale. De Castellinaldo on remonte vers Magliano Alfieri, tout le long d’une route dont le panorama nous offre la merveille de ses vignobles, parce-que le Roero, c’est un terroir de vins qui a rejoint son excellence soit par les blancs, tels que le Roero Arneis et le Favorita, soit par les rouges, comme le Roero, la contribution locale à la famille aristocratique des vins Nebbiolo, mais aussi des grands Barbera et d’autres encore. Et , encore, dans le Roero même un terrain non favorable aux vignobles peut trouver sa spécialisation. Peu après le haut de la colline, dans une vallée trop humide et fraiche pour le raisin , des magnifiques plantations d’abricots ont trouvé leur milieu idéal. A’ la fin de notre promenade, voici le Château de Magliano, une construction imposante du XVIIIème siècle, bâti par la famille Alfieri, l’un parmi les peu ouverts et que l’on peut facilement visiter pendant les week-ends. La Poire MadernassaIl y a cent ans la Poire Madernassa a disparu dans le petit lieu qui a donné son nom a cette qualité. C’était le 1914 et elle avait 130 ans. C’était un arbre imposant, que l’on aimait soi-gner et dont on conservait les fruits. Aujourd’hui, d’autres qualités plus petites se sont re-pandues, mais la Madernassa reste une poire à mordre, pour goûter sa douceur avec le nez et la bouche. C’est un fruit que l’on cuit au four aussi, sur un lit de vin rouge, un ingrédient tout à fait spécial dont le parfum se répand l’hiver dans toute la maison.La Châtaigne de la MadoneMême la châtaigne dans le Roero est identifiée par un nom et un prénom: elle s’appelle “Precoce della Madonna” puisqu’elle est mûre début septembre, quand on fête la Sainte Vierge, exactement le huit septembre. Plusieurs recettes d’ici utilisent la châtaigne, on peut la faire boullir ou bien rotir, ou encore comme ingrédient pour des crèmes, des farces, pour des plats soit salés soit sucrés.Les Fraises du RoeroUne culture, celle des fraises, qui a demandé aux gens de construire des centaines de serres de protection, qui a demandé passion et ténacité, qui a donné une destination efficace aux “terres rouges” de cette partie du Roero qui ne semblaient pas faciles à cultiver.Les Pèches du RoeroPlusieurs qualités avec des noms différents dans tout le Roero: Lenin à Castellinaldo, Ta-bulet à Montà, Begnin à Canale, Repubblica à Montaldo Roero. Et, après encore, d’autres qualités aux noms qui viennent du dialect, comme “Beicme Ben”, “Limonin”, Saint Michel, Saint’Anne, etc. Historiquement, tout est commencé en1885: Ettore Ferrio, un paysan illuminé,créa les premières plantations rationnelles à San Martino de Vezza d’Alba. Il pen-sait que la pèche pouvait représenter una valable allié du raisin: cela fut.Les Abricots de Magliano AlfieriDes historiens disent que ce fut Alexandre Magne qui porta l’abricot en Europe de l’Arménie. Une plante “écologique” qui demande peu de traitements, et qui a bien trouvé sa place dans une terre magnifique comme le Roero.

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