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UNI 3 Villastellone ANNO ACCADEMICO 2011/2012 “CORSO DI ARCHITETTURA RINASCIMENTALE E BAROCCA” PRIME NOZIONI FONDAMENTALI DI ARCHITETTURA L'architettura è la disciplina che ha come scopo l'organizzazione dello spazio in cui vive l'essere umano. Semplificando si può dire che essa attiene principalmente alla progettazione e costruzione di un immobile o dell'ambiente costruito . L'architettura è nata anzitutto per soddisfare le necessità biologiche dell'uomo quali la protezione dagli agenti atmosferici , e proprio per questo è tra le discipline maggiormente presenti in tutte le civiltà. Solo in un secondo momento, con lo sviluppo della divisione del lavoro nella società , alla funzione primaria vennero aggiunte funzioni secondarie in numero sempre crescente. Con la comparsa di caratteri estetici si ebbe la nascita dell'architettura anche come arte visiva , dotata però di proprie caratteristiche peculiari. Nell'architettura concorrono aspetti tecnici e artistici . È una delle Belle arti . Etimologia "Architettura" deriva da architetto , termine derivato nelle lingue occidentali dal latino architectus, ma di origine greca : ρχιτέκτων (pronuncia architéktōn), parola composta dai termini ρχη (árche) e τέκτων (técton) che significa "ingegnere", "capo costruttore", "primo artefice" o proprio "architetto" [1] . Il primo termine, ρχη – connesso con ρχειν (árchein), “principiare”, “comandare” –, esprime in greco antico il significato di "impresa", "partenza", "origine", "fondazione" o "guida". Introdotto da Anassimandro, ρχη trova nella Metafisica di Aristotele (V, 1, 1012b-1013a) la sua prima completa definizione, conservatasi fino alla modernità. Aristotele distingue almeno sei accezioni del termine, riconducibili ai due significati principali di ρχη, ossia primo per importanza o primo in ordine temporale. Quando primato valoriale e primato temporale coincidono, ρχη esprime la divinità: Dio come massimo valore e causa prima di tutte le cose. Il secondo termine, τέκτων (técton), richiama diversi significati, tra i quali "inventare", "creare", "plasmare", "costruire": il fare tecnico ma anche l'arte, il fare manuale ma anche l'artigianato. L'unione dei due termini in ρχιτέκτων la troviamo per la prima volta da Erodoto, Storie, (III, 60, 4) e vuole indicare chi provveda a dar norma razionale alla costruzione di alcunché. Il riferimento all'edilizia o all'abitazione non è affatto esplicito; anzi, l' ρχιτέκτων originariamente si occupa di quanto è "costruibile" in generale. Questa interpretazione è sancita da Vitruvio, il quale definisce l'architettura come attività che "nascitur ex fabrica et ratiocinatione", cioè dalla capacità fabbricativa congiunta alla consapevolezza teorica. Altro aspetto interessante è costituito dalla permanenza fonetica e dalla somiglianza letterale e dalla somiglianza grafica che il termine ha conservato in molte lingue: architecture in francese , architecture in inglese , arquitectura in spagnolo , architektur in tedesco (che però gli aggiunge il termine baukunst che letteralmente significa "arte del costruire"). Definizioni L'architettura è una scienza, che è adornata di molte cognizioni, e colla quale si regolano tutti i lavori, che si fanno in ogni arte. Vitruvio , 30 a.C. circa Architettore chiamerò io colui, il quale saprà con certa, e maravigliosa ragione, e regola, sì con la mente, e con lo animo divisare; sì con la opera recare a fine tutte quelle cose, le quali mediante movimenti dei pesi, congiungimenti, e ammassamenti di corpi, si possono con gran dignità accomodare benissimo all'uso de gli homini. Leon Battista Alberti , 1450 1

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PRIME NOZIONI FONDAMENTALI DI ARCHITETTURA

L'architettura è la disciplina che ha come scopo l'organizzazione dello spazio in cui vive l'essere umano. Semplificando si può dire che essa attiene principalmente alla progettazione e costruzione di un immobile o dell'ambiente costruito.L'architettura è nata anzitutto per soddisfare le necessità biologiche dell'uomo quali la protezione dagli agenti atmosferici, e proprio per questo è tra le discipline maggiormente presenti in tutte le civiltà. Solo in un secondo momento, con lo sviluppo della divisione del lavoro nella società, alla funzione primaria vennero aggiunte funzioni secondarie in numero sempre crescente. Con la comparsa di caratteri estetici si ebbe la nascita dell'architettura anche come arte visiva, dotata però di proprie caratteristiche peculiari. Nell'architettura concorrono aspetti tecnici e artistici. È una delle Belle arti.

Etimologia"Architettura" deriva da architetto, termine derivato nelle lingue occidentali dal latino architectus, ma di origine greca: ρχιτέκτων (pronuncia ἀ architéktōn), parola composta dai termini ρχη (árche)ἀ e τέκτων (técton) che significa "ingegnere", "capo costruttore", "primo artefice" o proprio "architetto"[1].Il primo termine, ρχηἀ – connesso con ρχειν (árchein), “principiare”, “comandare” –, esprime inἀ greco antico il significato di "impresa", "partenza", "origine", "fondazione" o "guida". Introdotto da Anassimandro, ρχη trova nella Metafisica di Aristotele (V, 1, 1012b-1013a) la sua prima completaἀ definizione, conservatasi fino alla modernità. Aristotele distingue almeno sei accezioni del termine, riconducibili ai due significati principali di ρχη, ossia primo per importanza o primo in ordineἀ temporale. Quando primato valoriale e primato temporale coincidono, ρχη esprime la divinità:ἀ Dio come massimo valore e causa prima di tutte le cose. Il secondo termine, τέκτων (técton), richiama diversi significati, tra i quali "inventare", "creare", "plasmare", "costruire": il fare tecnico ma anche l'arte, il fare manuale ma anche l'artigianato. L'unione dei due termini in ρχιτέκτων laἀ troviamo per la prima volta da Erodoto, Storie, (III, 60, 4) e vuole indicare chi provveda a dar norma razionale alla costruzione di alcunché. Il riferimento all'edilizia o all'abitazione non è affatto esplicito; anzi, l' ρχιτέκτων originariamente si occupa di quanto è "costruibile" in generale. Questaἀ interpretazione è sancita da Vitruvio, il quale definisce l'architettura come attività che "nascitur ex fabrica et ratiocinatione", cioè dalla capacità fabbricativa congiunta alla consapevolezza teorica. Altro aspetto interessante è costituito dalla permanenza fonetica e dalla somiglianza letterale e dalla somiglianza grafica che il termine ha conservato in molte lingue: architecture in francese, architecture in inglese, arquitectura in spagnolo, architektur in tedesco (che però gli aggiunge il termine baukunst che letteralmente significa "arte del costruire").

Definizioni L'architettura è una scienza, che è adornata di molte cognizioni, e colla quale si regolano tutti i lavori, che si fanno in ogni arte. Vitruvio, 30 a.C. circa

• Architettore chiamerò io colui, il quale saprà con certa, e maravigliosa ragione, e regola, sì con la mente, e con lo animo divisare; sì con la opera recare a fine tutte quelle cose, le quali mediante movimenti dei pesi, congiungimenti, e ammassamenti di corpi, si possono con gran dignità accomodare benissimo all'uso de gli homini. Leon Battista Alberti, 1450

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• Cos'è l'architettura? La definirò io, con Vitruvio, l'arte del costruire? Certamente no. - Etienne-Louis Boullée, 1780

• L'Architettura è l'arte di fabbricare. - Francesco Milizia, 1781• L'architettura è l'arte di disporre e di adornare gli edifici, innalzati dall'uomo per

qualsivoglia scopo, in modo che la loro semplice vista possa contribuire alla sanità, alla forza, al godimento dello spirito. - John Ruskin, 1854

• Il mio concetto di architettura abbraccia l'intero ambiente della vita umana; non possiamo sottrarci all'architettura, finché facciamo parte della civiltà, poiché essa rappresenta l'insieme delle modifiche e delle alterazioni operate sulla superficie terrestre, in vista delle necessità umane, eccettuato il puro deserto - William Morris, 1881 (questa definizione è stata il faro di tutta l'Architettura moderna del XX secolo, sintetizzata nell'epigrafe di Walter Gropius "dal cucchiaio alla città", che definisce il campo di applicazione dell'architetto).

• Se in un bosco troviamo un tumulo lungo sei piedi e largo tre, disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi: qui è sepolto un uomo. Questa è Architettura - Adolf Loos, 1910 (la forma è in questo caso rappresentativa della funzione, importante è ciò che la forma evoca; la nostra emozione è legata al riconoscimento di quel significato).

• L'architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi nella luce - Le Corbusier, 1923

• Chiarezza costruttiva portata alla sua espressione esatta. Questo è ciò che io chiamo architettura - Mies van der Rohe, 1925

• L'architettura è troppo importante per essere lasciata agli architetti. - Giancarlo De Carlo, 1969

• L'architettura è la più antica professione sulla terra, l'arte del costruire, ma anche l'arte di rappresentare le cose. - Renzo Piano, 2007

I tre fattori dell'architettura Una delle definizioni più chiare e complete di architettura è una delle più antiche e risale a Vitruvio: l'architettura è un insieme di tre fattori:

1. firmitas (stabilità)2. utilitas (utilità)3. venustas (bellezza o piacere)

In altre parole vi si mischiavano qualità:1. strutturali2. funzionali3. estetiche

Senza stabilità l'architettura è pericolosa ed effimera; senza utilità l'architettura fine a sé stessa è semplicemente una scultura in larga scala; senza bellezza (come sottolineano Ruskin, Le Corbusier e Pevsner) si parla solo di edilizia.In ogni edificio questi tre aspetti sono di vitale importanza, anche se durante le epoche storiche non sempre ebbero il medesimo peso. Si pensi per esempio all'architettura del cosiddetto Movimento Moderno: il fattore estetico inteso come mera decorazione era volutamente trascurato nella progettazione, focalizzata solo sulla funzione degli edifici; dalla semplicità essenziale scaturì tuttavia una naturale valenza estetica.Un'evoluzione di questa prima definizione è stata per esempio data nel 1624 da Sir Henry Wotton, che nel suo Elements of Architecture parlava di tre imperativi dell'opera architettonica: robustezza,

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funzionalità e piacere, ovvero solidità dei materiali e della costruzione (=stabilità), adattamento razionale degli spazi alle loro finalità (=utilità) e produzione di un piacere estetico (=bellezza).Questi tre fattori possono essere messi in una ipotetica scala gerarchica: un edificio ha innanzitutto bisogno di stare in piedi, poi può ricoprire una funzione per la società, infine può essere costruito secondo criteri estetici; ma l'attenzione alla bellezza non può venire prima dell'attribuzione di una destinazione, né qualsiasi uso o decorazione possono essere messo in atto se manca la stabilità strutturale.

Architettura e stabilità: la staticaUn edificio (ed in particolare un'opera di architettura) devono essere ancorati al suolo; nessun oggetto mobile può essere un edificio o un'opera di architettura.Per garantire stabilità a un edificio si deve ricorrere alle nozioni della statica e della scienza delle costruzioni, cioè a quei principi di fisica, chimica e meccanica che assicurano l'equilibrio della costruzione, cioè lo stare in piedi e non crollare.Le forze che agiscono su una costruzione sono molteplici: innanzitutto il peso proprio della struttura, i carichi accidentali (persone, arredi, merci depositate...); poi vi sono le forze esterne, dovute agli agenti atmosferici (vento, peso della neve), ad eventi ordinari (oscillazioni del traffico stradale, spinta del corso dell'acqua su un ponte) o straordinari (sismi, bufere) o ad altro.Le forze che agiscono sugli edifici possono essere di svariati tipi, non solo di compressione dall'alto verso il basso, ma anche laterali (con le strutture spingenti), di torsione, di taglio, eccetera.Essendo ogni forza compensata da un'altra di pari grandezza ma di direzione opposta, la condizione di equilibrio viene raggiunta quando la somma di tutte le forze e dei loro momenti è zero.

Architettura e utilità: opera architettonica o opera scultorea.]Secondo il critico Bruno Zevi il criterio distintivo dell'architettura era lo spazio interno: la presenza o meno di un ambiente abitabile e usufruibile per l'uomo era la condizione sine qua non si poteva parlare di architettura; tutto il resto era in funzione di questo assunto. Le conseguenze di questa affermazione sono che edifici fatti senza spazio interno (o con uno spazio irrilevante) non sarebbero architettura: Zevi indicava come esempio lampante le Piramidi di Giza, enormi "sculture" all'aperto, ma non architetture; nemmeno il tempio greco era architettura, poiché la sua limitata cella era destinata all'abitazione simbolica del dio e non all'uso degli individui, che svolgevano le cerimonie religiose all'esterno.Walter Gropius era sostanzialmente d'accordo con questa definizione, anche se la adattò in senso più astratto: per lui l'architettura era l'arte di organizzare lo spazio e si esprime per mezzo della costruzione di edifici.La definizione di Zevi è logica, ma è molto rigida ed esclude dal campo d'indagine dell'architettura molte opere tradizionalmente considerate "architettoniche".Un suo superamento si può avere considerando anche la struttura e la costruzione di un'opera: quando un fabbricato viene murato secondo i criteri dell'edilizia, anche se non ha uno spazio interno, ecco che comunque si può parlare di edificio, non di scultura. È chiaro pertanto nel nostro modo di pensare che una scultura nasca dallo "scolpire" (ovvero dal togliere) e un edificio dal "murare" (ovvero dal mettere): ecco che quindi il Monte Rushmore, per quanto colossale, è considerato intuitivamente scultura e le Piramidi, anche se fossero prive di qualsiasi ambiente interno, architettura.

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Una via di mezzo tra le due concezioni è guardare invece alla funzione delle strutture "costruite" che definiamo edifici: grazie all'utilità (sia accogliere la salma di un faraone, lo spirito di un dio o una comunità in preghiera) possiamo parlare di architettura, altrimenti si parla semplicemente di scultura in grande scala. Così vengono ricomprese nell'architettura anche strutture "aperte" come i ponti o gli anfiteatri.

Architettura e bellezza: opera architettonica o opera edilizia.L'edilizia in genere può essere definita come la costruzione di edifici per fini pratici (difendersi dagli agenti atmosferici): non è necessariamente contemplata la componente estetica, cioè non è detto che vengano dati all'edificio connotati di "bellezza".Fino ad alcuni secoli fa la discriminante era la presenza o meno di un progetto teorico a monte, di un disegno. Oggi questa distinzione si è un po' complicata perché nel mondo moderno sono scomparse quelle forme di edilizia spontanea priva di progetto e l'uso del disegno è necessario anche in opere di semplice edilizia. Si può dire che per parlare di "estetica" di un'opera architettonica ci deve essere un'idea, un concetto formale, che si aggiunga alle considerazioni strutturali e funzionali, e si espliciti nella forma dell'opera architettonica (in questo senso può esistere anche un'architettura spontanea). In altre parole serve che ci sia un elemento di "gratuità" intesa nel senso greco del termine (di bellezza, grazia, e di gratuità come la intendiamo noi), cioè una ricerca del bello senza condizionamenti. Si esprime così la volontà di espressione dell'architetto determinata dal suo sentire estetico e artistico.Esiste anche infatti una separazione tra colui che si occupa prevalentemente (ma non solo) di aspetti tecnici strutturali, l'ingegnere, e colui che si dedica più in generale ad aspetti estetici, l'architetto (anche se oggi i due campi hanno confini ormai molto labili).Tra i tre elementi basilari dell'architettura quello visivo, in senso spaziale e monumentale, è quello che ci impressiona maggiormente. Le qualità strutturali (cioè come l'edificio faccia a stare in piedi) sono infatti spesso nascoste o pienamente comprensibili solo dagli esperti del settore; le qualità funzionali sono invece spesso date per scontate od ovvie e sebbene ci possano impressionare positivamente non riescono a colpirci profondamente come la monumentalità. Ad esempio si può restare colpiti dalla comodità di una stazione ferroviaria o dall'accoglienza di una chiesa, ma è più facile che ci resti scolpita nella memoria la sensazione di bellezza e di imponenza degli edifici stessi.Lo stesso Pevsner individua tre elementi che contribuiscono al raggiungimento di un effetto estetico:

• il trattamento delle superfici, i rapporti tra pieni e vuoti, la disposizione delle aperture e la presenza di un apparato decorativo;

• la relazione tra i diversi blocchi che costituiscono un edificio e la loro articolazione volumetrica;

• l'effetto sensoriale che scaturisce dal trattamento degli interni e dalla disposizione dei vari ambienti.

L'architettura si configura quindi come un'arte spaziale, capace di modellare le superfici ed i volumi con gli stessi criteri di percezione e comunicazione visiva dei pittori e degli scultori [2], che non si riduce alla sola componente visiva, ma che è anche legata alle sensazioni che vivere uno spazio (oltre che vederlo) riesce a trasmettere.

Lo "sguardo architettonico"« [Un grande edificio] è capace di impressionarci esteticamente come nessun'altra opera d'arte: ci

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seduce, ci circonda, dà forma alla nostra vita e ci protegge; (...) domina il paesaggio; (...) capta come

nessun'altra forma lo spirito dei tempi. »

L'architettura, a differenza di altre forme artistiche quali per esempio la pittura e la scultura, non si presenta in maniera "completa" allo spettatore: per esempio un dipinto è fatto per essere visto standogli di fronte, una scultura può richiedere di girarci intorno, ma di un'architettura si possono avere solo delle impressioni parziali dell'insieme: ad esempio solo la facciata dell'edificio, solo una stanza per volta, solo una veduta in pianta. Soltanto con uno sforzo intellettivo possiamo quindi valutare l'insieme reale di un complesso architettonico.Su questo aspetto di esperienza "parziale" dell'osservatore a volte alcuni architetti ed artisti hanno anche giocato: si pensi solo all'esempio della galleria prospettica di Palazzo Spada a Roma, dove Francesco Borromini deformò gli elementi architettonici per dare l'idea di una grande profondità che in realtà non esiste.Witelo, un matematico e fisico del XIII secolo originario della Slesia, scriveva che "L'occhio non può comprendere la forma vera delle cose con il semplice sguardo (aspectus), ma sì con l'intuizione diligente (obtudus)". L'"obtudus" è quindi un sguardo penetrante, raziocinate, mentre l'"aspectus" è la semplice visione esteriore: va da sé che solo con l'uso del primo si può comprendere un'opera architettonica, mentre l'"aspectus" è sufficiente per la pittura e gran parte della scultura.La percezione dello spazio è un aspetto complesso dell'esperienza umana e non è riducibile al senso della vista. Ammirare la foto di un edificio in una rivista e visitare lo stesso edificio inserito nell'ambiente costituiscono esperienze diverse, incomparabili. Ancora, più visite allo stesso edificio possono dare sensazioni molto diverse, ad esempio a seconda dell'ora del giorno e della stagione. Per cogliere la ricchezza dell'architettura è necessario farne esperienza diretta.Pilastri gotici nella Basilica di Saint Denis, presso Parigi (opera di Emil Pierre Joseph de Cauwer).

« La forma architettonica parte da un'idea, di chi progetta, e torna a un'idea, di chi la percepisce. Non

necessariamente - anzi quasi mai - (...) coincidono. »(Giovanni Leoncini, Introduzione alla storia dell'architettura)

Un altro elemento di difficoltà è rappresentato dalla costante evoluzione nei secoli delle forme degli edifici, in relazione al mutare delle necessità della società. I grandi edifici antichi non venivano considerati come opere "finite"[3], al pari di una quadro o di una statua, ma venivano periodicamente modificati e aggiornati, acquisendo una sorta di "vita" evolutiva: alcuni[4] parlano in questo caso di formatività, intesa come il processo dinamico a più riprese di invenzione e produzione. Per questo davanti ad un'opera del passato, in maniera più frequente davanti ad un'opera architettonica, dobbiamo immaginare di sfogliare strati a "cipolla" di aggiunte, manomissioni e sottrazioni di epoche diverse.Questa difficoltà di percezione ha come conseguenza che sia difficile avere un'esperienza "univoca" dell'architettura e il concetto stesso di quest'arte è difficilmente inquadrabile in termini assoluti, come testimoniano anche la grande varietà di definizioni che si sono succedute nei secoli.Una corretta percezione di una costruzione da luogo alla comprensione della forma architettonica. La forma architettonica è la summa di tre fattori sostanziali, combinati organicamente e non in gerarchia:

1. Le strutture (gli elementi costruttivi)2. Lo spazio (inteso come la disposizione nell'ambiente con volumi pieni e vuoti)3. Il disegno

Una perfetta fusione di questi tre fattori dà un'opera architettonica quale "opera d'arte". Un esempio possono essere i pilastri gotici di una basilica come Saint Denis presso Parigi: la struttura è

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composta dai conci di pietra appositamente scolpiti e sovrapposti; questa struttura da vita a uno spazio pieno, cioè al volume stesso del pilastro, che si estende nello spazio vuoto della navata; questo volume ha un disegno tridimensionale, che però non è dovuto solo a motivi decorativi, ma ciascuna semicolonnina che vi si affaccia si prolunga in precisi elementi architettonici (degli archi, del cleristorio, fino ai costoloni delle volte), per cui si può dire che i tre fattori sono inestricabilmente collegati.

Architettura e volume [Tra i fattori costitutivi dell'architettura c'è la valutazione del volume costruito, cioè del modo di disporsi e rapportarsi degli edifici nello spazio. Si hanno così due estremi, tra i quali esiste una vasta gamma di possibilità:

1. architetture in funzione del solo volume.2. architetture in funzione del solo spazio.

Con spazio si intende uno spazio "artificiale" creato dalla costruzione, che sia finito, ordinato e protetto, a differenza dello spazio naturale aperto.Un esempio di architettura di solo volume è una forma pura come quella delle Piramidi, la cui struttura è dettata dal raggiungimento di una forma esterna e si disinteressa quasi completamente dello spazio interno. Un caso opposto di architettura eretta a partire dello spazio può essere quello di una basilica cristiana, nella quale la costruzione esterna può essere vista come un semplice involucro determinato dallo spazio interno. Un esempio di compenetrazione intermedia può essere quello del tempio greco, dove spazi vuoti e pieni sono determinati da precisi rapporti, con alcuni elementi di volume indipendente, come le colonne, e altri che invece perderebbero di significato se isolati dal contesto dell'edificio al quale appartengono.Lo studio della storia dell'architettura non è solo un mero esercizio di individuazione degli stili e delle tecniche e della loro evoluzione nel tempo. È importante capire anche quali sono i fini che una società rispetto a un edificio, le conoscenze tecniche e i materiali disponibili che hanno determinato la costruzione. Per esempio si possono elencare le differenze oggettive tra: un tempio greco dell'antichità e una chiesa. Nell'antichità le funzioni religiose avvenivano all'esterno dell'edificio: la cella era riservata alla simbolica residenza del dio, qui accedevano solo pochissimi sacerdoti, mentre nella chiesa la comunità dei fedeli si riuniva al suo interno, quindi è chiaro che l'edificio diventava luogo chiuso dove praticare le ritualità religiose.Nella realizzazione di un'opera architettonica hanno da sempre concorso sia le richieste di una committenza sia l'estro e la fantasia degli artisti. La mancanza di fatto di edifici fini a sé stessi (quando si costruisce c'è sempre almeno uno scopo pratico per il quale la costruzione è destinata) fa sì che l'aspetto della convergenza degli interessi di artisti e committenti sia rimasto un concetto chiave, rispetto ad altre forme di attività artistica dove l'artefice si è ormai affrancato dalla domanda.I primi esempi di "architettura" come unione di stabilità, funzionalità e bellezza non sono quindi da ricercare nell'edilizia di tipo abitativo (in antico dettata solo da basilari esigenze di sussistenza), ma negli edifici collettivi (religiosi o civili) di quelle prime civiltà come quella mesopotamica o egizia: in tali opere confluivano infatti tutti gli sforzi di una comunità, compresa l'esigenza di abbellimento quale specchio del suo prestigio e della sua ricchezza.Un'architettura istintivamente votata alla bellezza si rintraccia già all'origine della civiltà, ma è comunque con il tempio greco che la maggior parte degli studiosi concordano nello stabilire almeno un punto fermo nell'evoluzione dell'arte del costruire: un primo traguardo inequivocabile di struttura architettonica completa di valenze progettuali, estetiche e funzionali, corroborata dalla

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teorizzazione degli ordini architettonici. I tre tipi di ordine (dorico, ionico e corinzio) infatti sono relativi a questioni puramente estetiche e la loro nascita indica come ormai non si guardasse più all'edificio solo secondo un punto di vista funzionale.Negli edifici infine sono confluiti nel tempo tutta una serie di valori, con diversi gradi di intensità, che ne hanno influenzato la storia e la forma:

• valori funzionali, legati cioè a determinati bisogni dell'individuo e della società;• valori simbolici, rapportati a realtà di altro ordine;• valori sacri, della sfera religiosa;• valori sociali, in relazione ai caratteri e alla configurazione della società;• altri valori (personali del committente o dell'architetto, valori universali, ecc...)

L'effetto estetico non scaturisce quindi da un mero impatto visivo: ad esempio, nelle architetture riconducibili al Movimento Moderno, lo spazio viene modellato sulla base di precise esigenze funzionali e quindi il raggiungimento di un risultato estetico deriva dal perfetto adempimento di una funzione.In definitiva l'architettura, più che espressione del singolo individuo (l'architetto) è quella di un ambiente, di un'epoca, di una società: tutt'al più, proprio valutando il maggiore o minore apporto personale dell'architetto rispetto al contesto generale, emergerà con più o meno forza il suo "genio".Nell'architettura high-tech, che vede nel Centre Pompidou di Renzo Piano una delle opere paradigmatiche, sono gli aspetti tecnici e strutturali che delineano i canoni di una nuova estetica, più aperta alle innovazioni tecnologiche e che porta di fatto ad un superamento della costante e dannosa dicotomia tra architetti ed ingegneri.

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Tempio greco

Tipologie di templi

Il tempio può essere considerato la più impegnativa realizzazione dell'architettura greca. La codificazione che, in età arcaica, verrà sviluppata per l'architettura templare diventerà con l'ellenismo il linguaggio universale del mondo mediterraneo.

Indice

Caratteristiche [modifica]

L'edificio vero e proprio era per i Greci la casa del dio (oikos), localizzata nella cella (naos). Questa ospitava la statua della divinità, ed il sacerdote era l'unico ad averne accesso, mentre il culto si svolgeva su un altare antistante al tempio ed all'interno del recinto sacro (temenos) in cui si situavano il tempio ed altri edifici ad esso connessi. Il luogo sacro (santuario) poteva ad esempio ospitare una serie di costruzioni di uso pratico, come i "tesori" (thesàuroi), che ospitavano i doni votivi – preziosi o anche di terracotta – offerti dalle città o da semplici cittadini, sale per banchetti (hestiatòria) e portici (stoai). L'ingresso all'area sacra poteva essere protetto da propilei.

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Il tempio greco è sempre orientato est-ovest, con l'ingresso aperto verso est. In questa peculiarità si differenzia nettamente dai templi romani che sono invece generalmente orientati nord-sud, posti su di un alto podio cui si accede mediante un'ampia scalinata da sud.

Schema riassuntivo della nomenclatura del tempio greco. In questo caso un tempio doppiamente in antis, periptero esastilo.

Sulla superficie superiore (stilobate) di una piattaforma, sopraelevata rispetto al terreno circostante, per mezzo di pochi gradini (crepidoma), si elevava la struttura del tempio, caratterizzata dalle colonne. La disposizione delle colonne determina la classificazione dei tipi di pianta del tempio greco, che ci è stata tramandata da Vitruvio (De architectura, 3,2):

• tempio in antis: sulla facciata sono presenti due colonne tra due ali di muro (ànte) che prolungano in avanti le pareti laterali della cella;

• amphi-templum "in antia" (o doppiamente in antis; o in doppio antis): è un templum in antis con l'opistodomo (opisthodomos) nella parte diametralmente opposta rispetto al pronao (pronaos);

• tempio prostilo: la fronte della cella presenta un colonnato antistante (prostòon);• tempio anfiprostilo: sia la fronte che il retro della cella presentano il colonnato;• tempio diptero: il porticato quadrangolare (peristasi) presenta, anche sui lati lunghi, una doppia fila

di colonne;• tempio pseudodiptero: la peristasi presenta una sola fila di colonne, ma posta ad una distanza

doppia rispetto ai muri della cella, ossia quando il tempio è circondato da un colonnato dell'ampiezza di due intercolumni;

• tempio periptero: il colonnato (ptèron) circonda tutti e quattro i lati della cella (naos) creando un porticato quadrangolare (peristasi);

• tempio pseudoperiptero che ha una notevole diffusione in età ellenistica e quindi romana, caratterizzato da colonne della peristasi addossate come semicolonne o lesene ai muri esterni della cella che poteva in tal modo essere realizzata con una maggiore ampiezza; quest'ultima tipologia viene citata da Vitruvio (De architectura, 4,8,6) tra quelle ritenute anomale. Vitruvio invece non menziona la tipologia del tutto priva di colonnato esterno (oikos), che ai suoi tempi era ormai scomparsa;

• tempio monoptero: quando il tempietto ha una forma circolare ed è privo di cella;• tempio a tholos (o monoptero-periptero): quando il tempietto circolare è provvisto di cella.

Viene inoltre citato il tempio ipetro (hypaethros), nel quale, per le dimensioni colossali che rendevano impossibile realizzare il tetto, la cella (o la sua navata centrale) risultava scoperta.

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Lo spazio antistante l'ingresso alla cella prende il nome di pronao (pronao o prodromos), mentre il corrispondente spazio sul retro della cella prende il nome di opistodomo. Nella cella (naos) era generalmente situata la statua della divinità. Quando vi è un altro vano sul retro della cella (caratteristica soprattutto dei templi dorici in Sicilia), allora si parla di adyton.

A seconda del numero delle colonne presenti in facciata, il tempio è inoltre definito come "distilo" ("con due colonne"), "tetrastilo", "esastilo", "ottastilo" o persino "dodecastilo" (rispettivamente con quattro, sei, otto o dodici colonne sulla facciata). Raro è il caso di un numero di colonne dispari che è un segno di arcaicità come nel tempio "ennastilo" di Hera a Paestum. Il numero delle colonne laterali è proporzionato a quello delle colonne in facciata, e può essere pari al doppio, al doppio + 1, o al doppio + 2 di esse: per esempio un tempio esastilo potrebbe avere dodici, o più frequentemente tredici o quattordici colonne sui lati lunghi; raramente quindici o sedici.

I colonnati erano edificati utilizzando il sistema trilitico, cioè "a tre pietre": due sostegni verticali ed un elemento orizzontale, che copre lo spazio tra i due. Da questo vengono elaborati i diversi ordini architettonici, caratterizzati da precisi rapporti proporzionali tra i diversi elementi che lo compongono. La colonna, costituita da capitello, fusto ed eventualmente base, è sormontata da una trabeazione, composta a sua volta da architrave, fregio e cornice. Sui lati corti, facciata e retro, gli spioventi del tetto determinano la presenza di un frontone, sul quale a sua volta poggiano – agli angoli e al vertice – sculture decorative generalmente in terracotta dipinta, gli acroteri.

Origini del tempio greco [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Architettura greca arcaica.

Secondo quanto suggerisce Vitruvio (De architectura, 2,1,3) la struttura del tempio greco trasse la sua origine da primitivi edifici in argilla e travi di legno, inizialmente usati come abitazione, la cui pianta sembra essere stata caratterizzata da una terminazione curva, sostituita solo alla fine dell'VIII secolo a.C. da piante rettangolari.

Uno dei più antichi esempi precedenti delle strutture templari è rappresentato da una monumentale tomba di Lefkandi, nell'isola di Eubea, datata agli inizi del X secolo a.C. si trattava di un edificio a pianta stretta e allungata (10 x 45 m), terminante sul fondo ad abside, con pareti in argilla e legname protette da un ampio tetto a spioventi. Il tetto sporgeva oltre le pareti, sostenuto da una fila di 67 sostegni in legno esterni, che sono il primo esempio di una peristasi. L'edificio, suddiviso internamente in più vani, fu utilizzato per la ricca sepoltura di una coppia regale e costituiva forse un heroon (ovvero tomba-santuario di un capo, considerato come un protettore divino)[1].

Un altro esempio più recente riguarda una struttura rinvenuta negli scavi sotto il tempio di Apollo Dapnephòros a Eretria, lunga 35 m, ancora terminante ad abside e con il tetto sostenuto da una fila di sostegni centrali, risalente alla fine dell'VIII secolo a.C. Le ultime ricerche hanno messo in dubbio la funzione sacrale del Daphnephorion di Eretria, vedendo in esso un'abitazione di un wanax (sovrano) locale, all'interno della quale si svolgevano le pratiche rituali perpetrate dal capo della comunità. Un periptero dedicato ad Artemide, con il pronao a pianta semicircolare costituito sempre da sostegni in legno, è stato recentemente scoperto presso Patrasso (ad Ano Mazaraki)[2].

Mentre nella Grecia continentale sembra essere diffusa la pianta "ad abside" (anche detta "a forcina"), a Creta sono attestati nel VII secolo a.C. edifici a pianta rettangolare e con copertura piana: tra gli esempi maggiormente noti è il tempio A di Priniàs (intorno al 625-620 a.C.), privo di ordini architettonici e con

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decorazioni scolpite, per il quale la presenza di un focolare interno richiama la struttura micenea del megaron [3] . In Asia Minore vengono eretti a partire dall VIII secolo a.C. i grandi templi di Samo e di Eretria.

Il tempio di Isthmia, costruito nella prima metà del VII secolo a.C. e sede dal 582 a.C. dei Giochi Istmici in onore di Poseidone, presenta una cella meno allungata (1:4) e proporzioni ancora più allargate considerando la peristasi, di 7 x 18 colonne. I muri della cella erano costruiti in opera quadrata con blocchi regolari di pietra calcarea. La copertura del tetto con tegole in terracotta rese necessaria la sostituzione dei semplici pali usati come sostegno con colonne. La cella era suddivisa all'interno in due navate da una fila di sostegni centrali. L'uso delle tegole è ancora attestato nel corso dello stesso secolo nei santuari di Perachora e di Delfi.

Il tempio del santuario di Apollo a Thermo, in Etolia (intorno al 625 a.C., preceduto da edifici più antichi con pianta absidata), presentava i muri della cella in mattoni crudi poggiati su una piattaforma in pietra dove resta traccia dell'appoggio delle colonne in legno della peristasi. La cella era ancora a due navate e presentava un profondo opistodomo sul retro. Le sue pareti esterne erano decorate da un fregio su lastre di terracotta dipinte.

Tempio dorico [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Ordine dorico.

Paestum, i cosiddetti Basilica e Tempio di NettunoFoto di Giorgio Sommer (1834-1914)

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Il tempio greco: un'architettura dove l'interno interagisce con l'esternoOrigine e sua evoluzione [modifica]

Dopo un lungo periodo di sviluppo nei periodi geometrico e orientalizzante, il tempio dorico comparve nella sua conformazione canonica nel VII secolo a.C. Basandosi anche su fonti antiche, si suppone che gli elementi decorativi dell'ordine dorico fossero in origine elementi funzionali di una struttura di legno. Ad esempio i triglifi sembrano derivare dalla testata delle travature della copertura, mentre le metope non sarebbero altro che l'evoluzione delle tamponature fra una trave e l'altra. Ciò sarebbe confermato anche dalla posizione dei triglifi, posti in asse a ciascuna colonna e quindi razionali dal punto di vista strutturale; così come le guttae situate al di sotto dei triglifi, non rappresenterebbero altro che le teste dei chiodi originari. L'origine dell'ordine dorico dall'architettura in legno è anche confermata da fonti letterarie come Vitruvio e Plutarco, che descrive l'antico tempio di Hera ad Olimpia con ancora presenti alcune colonne di legno, che venivano progressivamente sostituite da colonne in marmo man mano che si deterioravano.

Caratteristiche del Tempio dorico [modifica]

Il concetto che sta alla base del tempio greco, e che si riscontra in modo particolare nel tempio dorico, è la relazione esistente fra l'elemento divino e quello umano che continuamente interagiscono fra di loro. Questo concetto tipico che è alla base della religione greca, è molto diverso da quello che vi era in oriente (ad esempio fra gli egizi), dove il divino è nettamente separato dall'umano, l'interno di un tempio è appannaggio di una ristretta casta sacerdotale ed anche l'architettura dà la sensazione dell'imponenza e "pesantezza" di una divinità irragiungibile che comunque incombe dall'alto e tutto domina. Il diverso concetto religioso che avevano i Greci si riscontra nella costruzione architettonica del tempio greco che è strettamente funzionale al loro concetto di relazione con il divino.

Il tempio greco viene costruito dal popolo, ed è un edificio che contiene al suo interno la cella con la statua della divinità, ma il cui centro religioso non è la cella, quanto è vero che il grande altare dove si svolgevano i riti ed i sacrifici si trova sempre al di fuori del tempio, davanti al suo ingresso. Il popolo accorreva al tempio, partecipava alle processioni che si svolgevano nella peristasi del tempio intorno alla sua cella, ed accedeva alla cella dove onorava la divinità, ma le grandi celebrazioni si svolgevano all'esterno. Così come le divinità olimpiche erano presenti fra gli esseri umani ed interagivano con essi interferendo nelle loro vicissitudini, allo stesso modo il tempio è una costruzione che al tempo stesso è aperta e chiusa, dove l'interno interagisce con l'esterno e l'esterno con l'interno. La peristasi si trova al coperto ma è un luogo aperto sull'esterno: la luce filtra nell'interno del tempio, e dall'esterno si scorgono le ombre e le oscurità interne; in questo gioco un ruolo fondamentale ce l'hanno la forma delle colonne, le loro scanalature, il rapporto fra colonne ed intervalli, le proporzioni generali dell'edificio.

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I principali elementi architettonici in un tempio dorico(Agrigento, Tempio della Concordia)Elementi peculiari [modifica]

Le caratteristiche peculiari del tempio dorico sono:

• il basamento del tempio (crepidoma o stereobates) su cui poggiano direttamente le colonne; il piano su cui poggia la colonna viene chiamato stylobates;

• la colonna (stylos): o che manca sempre della base, a differenza degli altri stili che ne possiedono una;o che è poco slanciata e si assottiglia lievemente ma in modo regolare (rastremazione) man

mano che procede verso l'alto per raggiungere il capitello; presenta inoltre un lieve rigonfiamento a circa un terzo dell'altezza chiamata entasis;

o che è composta generalmente da rocchi di forma grossomodo cilindrica sovrapposti l'uno all'altro, segnati sempre da larghe scanalature (che possono variare nel loro numero), eseguite solo dopo la sovrapposizione dei rocchi;

o sulla cui cima si trova il capitello, quest'ultimo composto da un elemento circolare convesso o tronco-conico (echìno) (che nel corso del tempo si è andato evolvendo appunto da una forma a profilo tondo ad una viepiù troncoconica) e da un blocco quadrato (àbaco o dado) postovi sopra;

• la trabeazione costituita da: o l’architrave formato da una fila di grandi blocchi lisci posti senza soluzione di continuità

sopra le colonne;o il fregio, della stessa altezza e lunghezza dell'architrave, posto al di sopra di quest'ultimo e

costituito ad intervalli regolari da un'alternanza di metope e triglifi, questi ultimi con guttae (gocce) pendenti, piccoli elementi decorativi di forma cilindrica o tronco-conica;

Resti di stuccatura sulle colonne del Tempio E a Selinunte• il frontone, di forma triangolare, formato da una cornice aggettante che inquadra una superficie

muraria triangolare chiamata timpano; la cornice è formata da: un elemento orizzontale (ghèison orizzontale) decorato sulla superficie inferiore con basse tavolette (mutuli) ornate da più file di guttae; e da due altri elementi inclinati convergenti con una parte più sporgente (ghèison obliquo o sima) ai quali si appoggiavano le tegole di copertura del tetto e che erano ricoperti da terrecotte decorative dipinte.

Va ricordato infine che parte integrante del tempio dorico era tutto il suo apparato decorativo. Seppure in genere si sia completamente perduto, nel corso degli scavi dei templi si sono sempre ritrovati numerosi frammenti o parti di esso, permettendo non di rado di individuare così la divinità che vi era venerata. L'apparato decorativo consisteva in:

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Resti di decorazione metopale nel fregio e scultorea nel frontone del Partenone• un fine intonaco bianco che copriva tutta quanta l'architettura templare, dalle colonne alle

trabeazioni, e che era dipinto a motivi geometrici con diversi colori (resti di essa si possono riconoscere sulle colonne del Tempio E a Selinunte);

• le metope che decoravano il fregio, normalmente dipinte (tutte perdute), più raramente in rilievo (famose quelle del Heraion alla foce del Sele a Paestum, e quelle dei Templi C, D ed E di Selinunte) che ritraevano personaggi ed episodi mitici attinenti alla divinità venerata nel tempio;

• i gruppi di statue in marmo o in bronzo sistemate ordinatamente all'interno del frontone, con le sculture più alte poste verso il centro mentre quelle più piccole disposte ai lati, fino a quelle più basse che raggiungevano gli angoli del frontone;

• le terrecotte architettoniche (doccioni a protomi leonine, antefisse con gorgonèion, acroteri, kalypter hegemòn, ecc.) anch'esse dipinte con vivaci colori, che decoravano i bordi del tetto (ghéison) ed i suoi apici.

Un esempio classico di armonia:il cd. Tempio di Nettuno a Paestum (450 a.C.)

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Un esempio monumentale ma non armonicoche si ispira alle forme del tempio dorico :la facciata del Pantheon a Roma (123-128 d.C.)Armonia del tempio dorico [modifica]

Indipendentemente dalla provenienza o dalla cultura delle persone, o dalle conoscenze storico-artistiche che esse possono avere, la vista di un tempio dorico viene recepita istintivamente da tutti come qualcosa di straordinario e di bello; e non certo solo per le dimensioni imponenti del tempio. Questa sensazione è dovuta all'armonia intrinseca che possiede l'ordine dorico e che deriva in larga misura dalle dimensioni dei suoi elementi e dal rapporto esistente fra le diverse parti architettoniche. Vi è una ricerca di proporzionato equilibrio fra verticali e orizzontali, fra pieni e vuoti.

Proprio tra spazi pieni e spazi vuoti nel tempio dorico si crea una tale equipollenza da creare una unità strutturale nella quale gli spazi vuoti acquistano un valore pari a quelli pieni, diventando essi stessi elementi architettonici. "I due elementi, cioè pieno e vuoto, sono oramai inscindibili, così come inscindibili sono in un testo musicale note e pause..." (Mario Napoli).

Il tempio dorico viene costruito interamente sul modulo. Il modulo è la misura del diametro della colonna a terra. Il modulo può anche essere la misura dell'intercolumnio, ossia dello spazio esistente fra due colonne sul fronte del tempio. Il modulo diventa il metro su cui viene costruito tutto quanto il tempio.

• L'altezza della colonna è 4 o 5 volte il modulo.• La colonna è 3 volte l'altezza della trabeazione.• La trabeazione è 1/3 della colonna ed ha la stessa altezza del frontone.• L'architrave e il fregio sono ciascuno 1/6 dell'altezza della colonna.• Il frontone ha la stessa altezza della trabeazione e del basamento, ed è 1/3 dell'altezza della

colonna.• Il basamento del tempio con i gradini è la metà della trabeazione, cioè dovrebbe avere la stessa

altezza dell'architrave o del fregio.[4]

• Il rapporto fra larghezza e lunghezza del tempio è in genere di 1:2 (cioè la lunghezza è il doppio della larghezza), raggiungendosi talora una maggiore armonia laddove la larghezza del fronte è i 2/5 della lunghezza (come nel caso del Tempio di Nettuno a Paestum).

Va ricordato e precisato comunque che l'ordine dorico non è costante. Seppure i princìpii basilari dell'armonia li si ritrovino in nuce fin dai templi dorici più antichi, tuttavia il raggiungimento della perfezione classica non poteva che avvenire progressivamente grazie ad un continuo aggiustamento delle incongruenze ed alla puntuale e sistematica correzione dei difetti riscontrati. E questo lo si riscontra tanto nei singoli elementi architettonici quanto negli edifici nel loro complesso (vedi più sotto "Templi dorici della Magna Grecia").Proprio il problema della ricerca di un'armonia anche nelle proporzioni fra i lati lunghi e quelli corti di un

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tempio dorico, lo si riscontra negli esempi più antichi a Selinunte, dove i Templi C ed F risultano ancora relativamente stretti ed alquanto allungati (il Tempio C presenta addirittura 6 x 17 colonne!).

Di questa ricerca ossessiva di armonia fanno parte anche:

• la rastremazione delle colonne, cioè il loro progressivo assottigliarsi verso l'alto;• la presenza lungo tutto il fusto di scanalature con spigoli acuti che, creando giochi di luce e di

ombra, danno corporeità alla colonna; le scanalature - che suggeriscono le pieghe di un peplo - possono avere una larghezza minore o maggiore, dunque aumentare o diminuire di numero, creando così effetti diversi;

• l'entasi, cioè il lieve rigonfiamento della colonna a circa 1/3 della sua altezza è un'enfatizzazione della sua funzione strutturale, come se si deformasse visibilmente sotto il peso della struttura architettonica;

• i continui e diversi tentativi intrapresi nel corso dei secoli ed in diversi luoghi per risolvere il problema della posizione del triglifo angolare rispetto alla colonna.

Correzioni ottiche [modifica]

Pure quando in piena epoca classica si raggiunse la perfezione nell'architettura del tempio dorico, la sola precisione matematica applicata agli elementi architettonici non bastò ai Greci, che tenevano in grande considerazione la perfezione visiva del tempio, per cui essi applicarono una serie di impercettibili correzioni ottiche affinché anche la visuale e non solo l'architettura in sè risultasse perfetta.Queste correzioni ottiche che risultano quando si misurano gli elementi architettonici sono:

• l'entasi: il rigonfiamento della colonna, a circa 1/3 dell'altezza, per ovviare all'effetto ottico di riduzione di diametro dovuto alla luce del sole;

• l'interasse delle colonne: l'intercolumnio è maggiore tra le colonne in corrispondenza dell'ingresso alla cella, mentre viene ridotto tra le colonne laterali, sempre per correggere le distorsioni dovute alla luce del sole;[senza fonte]

• poiché la misura dell'interasse delle colonne (o del diametro delle colonne) può cambiare dal fronte rispetto ai lati, le colonne angolari del tempio risultano leggermente ovali affinché la loro vista di lato o di fronte risulti coerente con le altre colonne;

Deformazioni architettoniche su stereobate e trabeazione per ottenere le relative correzioni ottiche• un maggiore diametro delle colonne esterne dei prospetti nei templi peripteri, perché avendo come

sfondo il cielo, se di pari diametro di quelle centrali, sarebbero apparse più snelle;• una leggera inclinazione delle colonne del fronte verso l'interno del tempio, per correggere la

percezione dell'occhio umano che tenderebbe a vederle pendere verso l'esterno e come in procinto di cadere addosso;

• per lo stesso motivo le colonne angolari risultano anch'esse lievemente inclinate verso il centro per evitare effetti di divergenza;

• un leggero incurvamento convesso, sia dello stilobate che della trabeazione (al centro le altezze del pavimento e della trabeazione sono maggiori che non ai lati) per correggere la tendenza dell'occhio

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umano a vedere ricurve verso l'alto le linee orizzontali che sostengono masse o volumi (sullo stilobate grava l'intero edificio; sulla trabeazione il timpano).

Templi dorici della Magna Grecia e della Sicilia [modifica]

Paestum, la cd. Basilica con i suoi numerosi "tratti arcaici"

A Segesta, un tempio dorico incompiuto

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Duomo di Siracusa (interno, navata destra)

Selinunte, rovine colossali del Tempio G.(Foto di Giovanni Crupi)

Il tempio dorico fu ampiamente utilizzato nelle colonie della Magna Grecia e della Sicilia.

Si segnalano gli esempi più significativi e particolari:

• i templi dorici più antichi in Italia meridionale li abbiamo a Siracusa (dove il tempio di Apollo ad Ortigia presenta ancora colonne monolitiche e tozze) ed a Paestum (dove la cosiddetta Basilica presenta una cella a due navate e fronte del tempio con numero dispari di colonne, inoltre ha colonne con un'entasi ed una rastremazione molto accentuate, ed infine i capitelli sono fortemente schiacciati);

• l'evoluzione del tempio dorico la si può seguire a Paestum confrontando soprattutto la forma dei capitelli dei templi chiamati "Basilica", "di Cerere", e "di Nettuno", oltre che la forma delle loro colonne ed infine la pianta dei templi;

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• i templi di maggiori dimensioni si trovano ad Agrigento (tempio di Zeus Olimpio: 113 x 56 m, con colonne alte dai 14 ai 19 m, di 4,30 m di diametro) e a Selinunte (Tempio G: 113 x 54 m, con colonne alte 16 m e di 3,40 m di diametro);

• i templi dorici meglio conservati si trovano a Paestum (cosiddetti "di Nettuno", e "di Cerere") e ad Agrigento (tempio della Concordia);

• templi che presentano stili diversi sono: a Selinunte il Tempio G (che, per il protrarsi della sua costruzione durata 120 anni, presenta un dorico arcaico sul lato est, mentre verso ovest è un dorico classico); a Paestum il cosiddetto Tempio di Cerere (che presenta una peristasi dorica, mentre all'interno le colonne del pronao erano in stile ionico);

• uno pseudo-tempio dorico (incompiuto) lo troviamo a Segesta, dove le colonne non presentano scanalature ed all'interno del tempio non vi è alcuna cella, mentre i blocchi del basamento presentano ancora delle protuberanze che servivano per il loro sollevamento e messa in opera;

• Esempi di templi dorici trasformati in chiese cristiane, sono riconoscibili all'interno del Duomo di Siracusa (tempio di Atena) e nel prospetto del duomo di Gela;

• templi dorici ridotti a imponenti cumuli di rovine si possono ammirare a Selinunte ed Agrigento (distrutti dai Cartaginesi nel 409-406 a.C. o da terremoti avvenuti in epoca bizantina, VI-IX secolo d.C.).

Il Partenone [modifica]

Il più importante esempio di edificio templare edificato in ordine dorico, anche se con proporzioni che si avvicinano a quello ionico, è il Partenone. Nonostante le dimensioni enormi, ha delle proporzioni perfette nella corrispondenza fra le diverse parti e il tutto. L'equilibrio e i rapporti modulari che ne costituiscono la geometria di base non sono applicati rigidamente, ma si ritrovano anche diverse correzioni ottiche nelle colonne e nello stilobate per ovviare agli effetti della forte luce mediterranea ed evitare effetti di schiacciamento dovuti alle dimensioni.

Tempio ionico [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Ordine ionico.

Ordine ionico: l'Eretteo sull'Acropoli di Atene

L’apparizione del tempio ionico, il più antico dei quali sembra essere il II Heraion di Samo, è databile intorno alla metà del VI secolo a.C. Oltre alla forma, più leggera e slanciata del tempio dorico, si caratterizza per alcuni elementi innovativi:

• la colonna: più slanciata rispetto a quella dorica, è munita di base (formata da due tori separati da una gola o scozia o trochilo), con scanalature intervallate da listelli piani e con capitello a volute

• Il capitello presenta degli ovoli nell'echino e nell'abaco ci sono delle decorazioni.• l’architrave: suddivisa orizzontalmente in tre fasce, ciascuna aggettante (sporgente) verso l'esterno

rispetto a quella inferiore, e coronata superiormente da modanature

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• il fregio: continuo e scolpito con bassorilievi• la cornice: decorata con dentelli.

Esempi di templi ionici, testimoniati soprattutto nelle città greche dell’Asia Minore, sono il Tempio di Atena Nike sull’Acropoli, il tempio di Artemide ad Efeso, quello di Atena Poliade a Priene, ed il gigantesco tempio di Apollo a Dydyma, presso Mileto, di età ellenistica.

Tempio corinzio [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Ordine corinzio.

La struttura del tempio corinzio non è dissimile da quella dello ionico, se non per il capitello, decorato con foglie d'acanto, e poi per la base della colonna, diversa da quella ionica. La leggenda vuole che lo scultore greco Callimaco sia stato ispirato casualmente da un cesto trovato vicino ad una tomba. Il cesto, lasciato da qualche familiare del defunto, era chiuso in alto da una pietra quadrata (una sorta di abaco) ed al di sotto di esso era cresciuta una pianta di acanto, le cui foglie fuoriuscivano attorno al cesto. Da notare inoltre che la base delle colonne può essere ulteriormente rialzata mediante l'uso di un plinto.

La nuova foggia del capitello apparve isolatamente già alla fine del V secolo a.C. nel tempio di Apollo a Bassae. Nel IV secolo a.C. troviamo il corinzio adottato nel thòlos di Epidauro e nel Philippeion di Olimpia. Edifici templari interamente corinzi si hanno solo in età ellenistica ed avranno grandissima diffusione nell'architettura romana.

StonehengeDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Coordinate: 51°10 44 N 1°49 35 W′ ″ ′ ″ (Mappa) Questa voce o sezione sull'argomento archeologia non cita alcuna fonte o le fonti presenti sono insufficienti.

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Bene protetto dall'UNESCO

Patrimonio dell'umanità

Stonehenge, Avebury e siti associatiStonehenge, Avebury, and Associated Sites

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Tipologia Culturali

Criterio (i) (ii) (iii)

Pericolo Non in pericolo

Anno 1986

Scheda UNESCOinglesefrancese

Stonehenge (pietra sospesa, da stone, pietra, ed henge, che deriva da hang, sospendere: in riferimento agli architravi) è un sito neolitico che si trova vicino ad Amesbury nello Wiltshire, Inghilterra, circa 13 chilometri a nord-ovest di Salisbury sulla piana omonima. È composto da un insieme circolare di grosse pietre erette, conosciute come megaliti.Il sito è stato aggiunto alla lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1986. Le pietre di Stonehenge sono allineate con un significato particolare ai punti di solstizio ed equinozio. Di conseguenza alcuni sostengono che Stonehenge rappresenti un "antico osservatorio astronomico", anche se l'importanza del suo uso per tale scopo è dibattuta.

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Stonehenge all'alba del solstizio d'estate (21 giugno 2005), con una folla di 19.000 persone che hanno aspettato l'alba tutta la notteOltre che meta del turismo di massa, Stonehenge è attualmente luogo di pellegrinaggio per molti seguaci del Celtismo, della Wicca e di altre religioni neopagane, e fu teatro di un festival musicale libero tra il 1972 e il 1984; nel 1985 tale festival fu bandito dal governo britannico a causa del violento confronto tra la polizia e alcuni partecipanti che divenne noto come la Battaglia di Beanfield.

Indice [nascondi]

• 1 Descrizione • 2 Teoria sulla costruzione • 3 Dispute su Stonehenge • 4 Leggende su Stonehenge • 5 Progetti che riguardano il sito • 6 Repliche • 7 Libri e opere su Stonehenge • 8 Altri cerchi neolitici • 9 Note • 10 Bibliografia • 11 Voci correlate • 12 Altri progetti • 13 Collegamenti esterni

Descrizione [modifica]

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Mappa del sitoLegenda:

1. La pietra dell'altare2. Tumulo senza sepoltura3. Tumulo senza sepoltura4. La pietra del Sacrificio, lunga 4,9 m5. La pietra del tallone (vedi sotto)6. Due delle quattro originarie Pietre della Stazione7. Sponda interna8. Fossato9. Sponda esterna10. Il viale, una coppia di fossati e sponde paralleli che portano al fiume Avon a 3 km11. Anello di 30 fosse chiamato i buchi Y12. Anello di 30 fosse chiamato i buchi Z13. Cerchio di 56 fosse, conosciuto come i buchi di Aubrey14. Piccola entrata meridionale• La pietra dell'altare: un blocco di cinque metri di arenaria verde. Le pietre principali sono

composte da una forma estremamente dura di arenaria silicea, che si trova naturalmente circa trenta chilometri più a nord, sulle Marlborough Downs. La struttura interna, conosciuta come "Bluestone Horseshoe" è costituita di pietre molto più piccole, che pesano in media quattro tonnellate. Queste pietre sono state estratte dalle Montagne Preseli, nel Galles sud-occidentale. Sono principalmente di dolorite ma comprendono esempi di riolite, arenaria e ceneri calcaree vulcaniche.

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La pietra del tallone• La pietra del tallone un tempo conosciuta come Tallone del Frate (in inglese "Friar's Heel",

un'anglicizzazione del gallese "Ffreya sul", da Ffreya, dea celtica della fertilità, e sul, giorno del sole). Un racconto popolare, che non può essere datato a prima del XVII secolo, spiega così le origini del nome di questa pietra:Il diavolo comprò le pietre da una donna in Irlanda, le avvolse e le portò sulla piana di Salisbury. Una delle pietre cadde nel fiume Avon, le altre vennero portate sulla piana. Il diavolo allora gridò, "Nessuno scoprirà mai come queste pietre sono arrivate fin qui". Un frate rispose, "Questo è ciò che credi!", allora il diavolo lanciò una delle pietre contro il frate e lo colpì su un tallone. La pietra si incastrò nel terreno, ed è ancora lì.

Teoria sulla costruzione [modifica]

Posizione geografica del sito archeologico di StonehengeLe pietre più grandi, in gres (dal peso di 25÷50 tonnellate), sono state tagliate da una collina distante 30 km dal sito archeologico, e vennero probabilmente trasportate attraverso delle slitte che scivolavano su rulli in legno, tirate con corde di cuoio da decine di uomini.[1]

Le pietre di dimensioni inferiori sono state invece tagliate in Galles, ad una distanza di oltre 200 km dal sito, e vennero trasportate su imbarcazioni.[2]

Le pietre che costituivano gli elementi verticali venivano prima trascinate in corrispondenza di un foro sul terreno, quindi venivano fatte scivolare all'interno del foro con l'ausilio di un sistema di

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leva appoggiate a un "castello" di tronchi. La pietra veniva poi sistemata in verticale tirandola con delle funi, e il foro veniva riempito con sassi.[2]

Una volta che erano state alzate le pietre verticali, si aggiungeva l'architrave alzandola poco alla volta attraverso la costruzione di un fasciame di legname e l'uso di leve.[2]

Dispute su Stonehenge [modifica]

C'è dibattito circa l'età della costruzione, ma la maggior parte degli archeologi ritiene sia stato costruito tra il 2500 a.C. e il 2000 a.C. L'edificazione del terrapieno circolare e del fossato sono state datate al 3100 a.C.Dall'inizio dell'Ottocento molte pietre caddero e furono messe nella loro posizione attuale dagli ingegneri vittoriani. Secondo studi recenti i lavori di ristrutturazione si protrassero fino agli anni '70 del Novecento, introducendo modifiche sostanziali nella disposizione originaria: Certo, ammettono gli archeologi dell'English Heritage, senza tutti questi lavori Stonehenge avrebbe un aspetto molto diverso. Pochissime pietre sono ancora esattamente nel posto dove furono erette millenni fa.[3]

A tre chilometri di distanza da Stonehenge è stato ritrovato da ricercatori della National Geographic Society un villaggio risalente al 2600 a.C. composto da circa venticinque piccole case. Si ritiene che fossero utilizzate per ospitare i costruttori del complesso, o i visitatori di qualche cerimonia.[4]

L'asse di Stonehenge è diretto verso la posizione del sole nel solstizio d'estate. Per tale motivo si pensa che si tratti di un osservatorio astronomicoSi crede che Stonehenge sia una sorta di osservatorio astronomico preistorico in quanto l'asse di Stonehenge è orientato in direzione dell'alba nei solstizi estivi ma non invernali.

Leggende su Stonehenge [modifica]

Stonehenge è associato alla leggenda di Re Artù. Goffredo di Monmouth disse che il mago Merlino diresse la sua rimozione dall'Irlanda, dove era stato costruito sul Monte Killaraus, da Giganti che portarono le pietre dall'Africa. Dopo essere stato ricostruito vicino ad Amesbury, Goffredo narra come, prima Uther Pendragon, e poi Costantino III, vennero seppelliti all'interno dell'anello di pietre. In molti punti della sua Historia Regum Britanniae Goffredo mischia la leggenda britannica con la sua immaginazione; è suggestivo il fatto che colleghi Ambrosio Aureliano con questo monumento preistorico, portando come prova la connessione tra "Ambrosius" e la vicina "Amesbury". Stonehenge è inoltre associato a molte altre leggende. I Druidi ad esempio utilizzavano queste enormi pietre come templi sacri dove si recavano sovente a pregare.

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Progetti che riguardano il sito [modifica]

In anni più recenti, il sito di Stonehenge, sulla Piana di Salisbury è stato influenzato dalla prossimità della strada A303, tra Amesbury e Stoke, e dalla A344. Nel passato un gran numero di progetti, compresi dei tunnel interrati, sono stati proposti per il sito, e l'English Heritage e il National Trust hanno fatto lunghe campagne per allontanare il percorso delle strade. All'inizio del 2003 il Dipartimento per i Trasporti ha presentato un certo numero di progetti per l'allargamento di strade, compresa la A303. Il 5 giugno la Highways Agency ha pubblicato un piano di massima per il cambiamento di 13 chilometri di strada a Stonehenge, compreso un tunnel di due chilometri che porterebbe la A303 sotto l'attuale tracciato. Il 4 settembre 2003 la Highways Agency ha annunciato una inchiesta pubblica, apertasi il 17 settembre, per valutare se i piani sono adeguati. Molte organizzazioni chiedono un tunnel più lungo che protegga maggiormente il sito archeologico e la campagna circostante. I progetti per il sito comprendono un nuovo centro visitatori che dovrebbe aprire nel 2006. Per il 2008 il nuovo schema di strade dovrebbe essere completato e le vecchie vie aperte.

Repliche [modifica]

Ingresso di una replica di StonehengeEsiste una replica a grandezza naturale di Stonehenge come sarebbe stato in origine, a Maryhill nello Stato di Washington, costruita da Sam Hill come memoriale di guerra. È persino allineata con l'alba di mezza estate, ma con la vera posizione del Sole sull'orizzonte virtuale, piuttosto che con la posizione apparente del sole sull'orizzonte reale.Un'altra memorabile replica di Stonehenge appare nel film Spinal Tap.Una Car-Henge è stata costruita esclusivamente con automobili vicino ad Alliance (Nebraska) dall'artista Jim Reynolds nel 2000.

Libri e opere su Stonehenge [modifica]

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Stonehenge in uno scritto del 1441Sono numerosi gli studiosi che hanno speso la loro vita di ricercatori intorno al mistero di questo antico tempio e altrettanti i libri scritti sull'argomento. Si possono citare, a titolo di esempio, Il mistero di Stonehenge di John North, che ha fatto notare come esso sia allineato anche con il punto in cui il Sole tramonta durante il solstizio d'inverno; Stonehenge di R.J.C. Atkinson, che asserisce non sappiamo che cosa sia e probabilmente non lo sapremo mai; The Stonehenge People e Prehistoric Avebury di Aubrey Burl; Stonehenge. Un paesaggio di pietre e di misteri di David Souden.Un posto di rilievo fra gli scritti sulla presunta funzione di Stonehenge è sicuramente dovuto al noto astronomo sir Fred Hoyle il quale in un articolo su Nature del 30 luglio 1966 ipotizzò una funzione astronomica del monumento megalitico (Hoyle era convinto - in base a calcoli statistici - dell'origine extraterrestre della vita sul nostro pianeta). In tale articolo Hoyle proponeva un metodo secondo il quale tramite le buche di Aubrey sarebbe stato possibile prevedere tutte le eclissi solari entro certi limiti di accuratezza.Su Stonehenge e i suoi miti sono anche basate innumerevoli opere di fantasia. Sul mistero della sua costruzione è stato scritto un romanzo (Stonehenge) di Bernard Cornwell, mentre nel romanzo Sarum di Edward Rutherfurd la costruzione del complesso megalitico ispira alcuni capitoli. Moltissimi sono i personaggi del fumetto che hanno fatto una capatina in quel mistico luogo: da Paperino (Paperino - Il papero del passato e del futuro di Don Rosa) a Corto Maltese, passando per Martin Mystère e Dylan Dog (n° 36 "Incubo di una notte di mezza estate") senza dimenticare Topolino, con molte avventure ambientate in quei dintorni, o Lara Croft nella versione a fumetti.

Altri cerchi neolitici [modifica]

Esistono vari cerchi neolitici analoghi a Stonehenge o datati approssimativamente nella stessa epoca. Tra di essi vi è il cosiddetto Cerchio di Brodgar nella Scozia settentrionale. Un sito circolare simile, ma risalente a circa il 7000 a.C., si trova a Goseck nella Sassonia-Anhalt in Germania. Risalente al 9.600 a.C., il sito di Göbekli Tepe in Turchia - il più antico complesso templare conosciuto - presenta un analogo impianto di monoliti disposti a cerchi concentrici.

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