Un’idea di storia “disciplina”...scheletri di numerosi grandi mammiferi, incluMsa una trentina...

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1 Informatica per le scienze storiche Cdl in Storia Un’idea di storia “disciplina” di Ivo Mattozzi TRACCE FONTI DOCUMENTI BENI CULTURALI 11/02/2010

Transcript of Un’idea di storia “disciplina”...scheletri di numerosi grandi mammiferi, incluMsa una trentina...

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Informatica per le scienze storiche

Cdl in Storia

Un’idea di storia “disciplina”

di Ivo Mattozzi

TRACCE FONTI DOCUMENTIBENI CULTURALI

11/02/2010

Il passato non esiste più ma …

� Le storie [concatenazioni di fatti, di attività, di processi] vissute da individui, da gruppi umani, da processi] vissute da individui, da gruppi umani, da popolazioni, da entità politiche e amministrative, da civiltà appartengono al passato e non esistono più come oggetti osservabili nel presente.

� Hanno però lasciato “cose” che sono tracce e segni delle disperse e frammentarie attività, fatti, riti che delle disperse e frammentarie attività, fatti, riti che non si dispongono più in storie

Ma possiamo tentare di ricostruire le storie

� Grazie all’uso delle “cose” che consideriamo tracce e segni delle attività umane possiamo tentare di e segni delle attività umane possiamo tentare di ricostruire dei fatti e di concatenarli in qualche storia.

� Tale attività ricostruttiva produce le informazioni che connesse tra di loro generano la conoscenza storica che dobbiamo considerare come una rappresentazione del passato dovuta alle rappresentazione del passato dovuta alle operazioni cognitive e pratiche di uno storico o di più storici.

Il cittadino desiderabile

� Dotato � di abilità di osservazione e di analisi dei segni del

Clio ’92Associazione di

insegnanti e

ricercatori in

didattica della

storia

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� di abilità di osservazione e di analisi dei segni del passato

� Di abilità cognitive adatte a connettere il presente e il passato dei territori nei quali si trovi a vivere ?

� Questo risultato contribuisce all’esercizio della cittadinanza e lo si può ottenere a condizione che l’insegnamento della storia includa in modo l’insegnamento della storia includa in modo organico i beni culturali e l’educazione al patrimonio.

ivo mattozzi percorsi storici, beni culturali, educazione al patrimonio

Al principio e al cuore dell’attività storiografica

� … Sta la trasformazione delle tracce e dei segni in strumenti per la produzione delle informazioni utili a strumenti per la produzione delle informazioni utili a ricostruire i fatti.

� Tale trasformazione avviene anche nella vita quotidiana e come insegnanti dobbiamo produrla nell’insegnamento della storia allestendo laboratori nei quali si svolge la ricerca storico-didattica.

� Dobbiamo, perciò, renderci conto della natura, dello � Dobbiamo, perciò, renderci conto della natura, dello status delle tracce e di come esse assumono lo status di fonti. Lo faremo con alcuni esempi tratti dalle notizie di cronaca pubblicati dai giornali.

Tracce sotterrate che vengono scoperte

Grazie ai lavori edilizi, vengono allo scoperto “cose” sepolte da secoli. Per i lavoratori che le dissotterrano esse sono tracce del passato, ma non diventano “strumenti per la produzione delle informazioni” (fonti). Ci sono gli archeologi che hanno gli interessi e le

Tracce sotterrate che vengono scoperte

Ci sono gli archeologi che hanno gli interessi e le abilità e le preconoscenze e gli schemi cognitivi adatti a trasformare le tracce in “fonti”. Qui seguono alcuni esempi.

Clio ’92. Associazione di insegnanti e ricercatori sulla didattica della storia

Le tracce sul palinsesto territoriale:

un esempio

Suasa (AN)

SABATO 14 FEBBRAIO 2009 [Alto Adige 13/02/2009]

TRENTO - Resti romani nel cantiere

Per gli operai solo tracce

� TRENTO. I resti di una villa romana rischiano di bloccare i lavori per la nuova facoltà di Lettere, in via Tomaso Gar nel centro di Trento. Il progetto avveniristico, che è già stato criticato in passato dai residenti, è ora in attesa che la soprintendenza per i beni archeologici della Provincia valuti la portata della scoperta archeologica. Se si dovesse trattare di un ritrovamento di pregio il progetto potrebbe subire modifiche. Dall’alto i resti romani si vedono chiaramente. Il perimetro di quella che ai tempi della Roma imperiale poteva essere una villa in riva all’ Adige è evidente. Tra i sassi spunta anche quello che doveva essere l’ingresso dell’antica abitazione. Gli operai della ditta Maltauro, che hanno iniziato i lavori per la realizzazione della nuova facoltà di Lettere se ne sono accorti nei giorni scorsi. Ed hanno subito avvisato la di Lettere se ne sono accorti nei giorni scorsi. Ed hanno subito avvisato la soprintendenza ai beni culturali della Provincia che, in quella porzione del cantiere, ha immediatamente bloccato l’azione delle ruspe e sospeso le operazioni di scavo.

Archeologi al lavoro

Per gli archeologi : fontiCosì, al posto degli operai della Maltauro si sono messi al lavoro

gli archeologi della ditta specializzata Sap che stanno gli archeologi della ditta specializzata Sap che stanno documentando i reperti. Oltre al perimetro della casa, sono state rinvenute anche ceramiche risalenti all’età romana. Una volta terminata la documentazione, la palla passerà alla soprintendenza per i beni archeologici della Provincia, che segue gli scavi sin dal 2007 proprio perché quella zona della città poteva nascondere reperti dell’epoca romana. Così è stato.

Ma all’entusiasmo degli archeologi che stanno cercando di Ma all’entusiasmo degli archeologi che stanno cercando di capire la portata della scoperta, si contrappone lo scoramento dei vertici dell’Università di Trento. Il progetto della facoltà di Lettere è uno dei più importanti, ed allo stesso tempo discussi, per lo sviluppo dell’ateneo. Un progetto che, se dovessero essere ritenuti meritevoli di tutela i reperti rinvenuti, potrebbe anche essere ritoccato.

Tracce dell’Ateneo dell’imperatore Adriano

A Piazza Venezia riaffiora l'ateneo di Adriano

Nel cuore di Roma, durante gli scavi per la metro C, è riaffiorato l'ateneo di Adriano. Era la scuola dei filosofi. I lavori non si fermano e verrà spostata di pochi metri l'uscita della linea C. L'articolo (foto Andrea Ruggeri/Franceschi

Tracce dell’Ateneo dell’imperatore Adriano 111 d.C.

A Piazza Venezia riaffiora l'ateneo di Adriano

Nel cuore di Roma, durante gli scavi per la metro C, è riaffiorato l'ateneo di Adriano. Era la scuola dei filosofi. I lavori non si fermano e verrà spostata di pochi metri l'uscita della linea C. L'articolo (foto Andrea Ruggeri/Franceschi)

A Piazza Venezia riaffiora l'ateneo di Adriano

Nel cuore di Roma, durante gli scavi per la metro C, è riaffiorato l'ateneo di Adriano. Era la scuola dei filosofi. I lavori non si fermano e verrà spostata di pochi metri l'uscita della linea C. L'articolo (foto Andrea Ruggeri/Franceschi)

Tracce dell’Ateneo dell’imperatore Adriano 111 d.C.

A Piazza Venezia riaffiora l'ateneo di Adriano

Nel cuore di Roma, durante gli scavi per la metro C, è riaffiorato l'ateneo di Adriano. Era la scuola dei filosofi. I lavori non si fermano e verrà spostata di pochi metri l'uscita della linea C. L'articolo (foto Andrea Ruggeri/Franceschi)

Tracce dal 1888 al 1960- Fonti dal 1960

� In Spagna esistono due siti, Torralba e Ambrona, distanti uno dall'altro circa tre chilometri, che testimoniano le grandi capacità dall'altro circa tre chilometri, che testimoniano le grandi capacità pratiche e psicologiche di questi uomini [del paleolitico].

� Il sito di Torralba venne scoperto nel 1888,

� ma venne studiato soltanto nel 1960 dall'americano Clark Howell, dell'Istituto d'antropologia dell'Università di Chicago, che venne a conoscenza di quest'area per puro caso.

Sono usate come strumenti per la produzione di informazioni dal 1960

ma venne studiato soltanto nel 1960 dall'americano Clark HowellDurante i lavori diretti da lui vennero scavati circa 1.900 metri

quadrati di terra ad una profondità media di 2,5 m; Vennero quadrati di terra ad una profondità media di 2,5 m; Vennero rilevati più di venti livelli di occupazione da cui sono stati tratti più di 500 esemplari di polline, 2000 utensili di pietra e rifiuti, e moltissimi fossili. Questo luogo era adibito alla macellazione e lavorazione della carne.

Tra le ossa rinvenute moltissime sono di animali, 30 elefanti (Elephasantiquus), 25 cavalli, 25 alci, 10 tori selvatici e una mezza dozzina di rinoceronti, rinvenuti in due aree distinte. La prima zona ha un area di 25 mq in cui sono stati scoperti i resti del fianco sinistro di un area di 25 mq in cui sono stati scoperti i resti del fianco sinistro di un elefante decapitato associati a 4 utensili del tipo amigdaloide, forse usati per tagliare la carne. In un'altra area adiacente sono stati trovati due ossa dello stesso elefante schiacciate ed altri frammenti, anch'essi associati a due amigdale e diverse selci scheggiate.

La produzione delle informazioni

� La suddivisione in zone del sito da parte degli uomini del paleolitico inferiore, è la dimostrazione delle loro capacità di organizzazione e di pianificazione. Uccisero l'elefante di organizzazione e di pianificazione. Uccisero l'elefante nella prima zona, lo macellarono grossolanamente, e trasportarono i grossi pezzi di carne nell'area vicina, dove vennero suddivisi ulteriormente e ripartiti. Il cibo venne consumato nelle immediate vicinanze, forse in due aree vicine, dove sono stati scoperti frammenti di ossa minuti, un amigdale e diversi raschiatoi. La carne veniva staccata dalle ossa utilizzando i raschiatoi, successivamente venivano dalle ossa utilizzando i raschiatoi, successivamente venivano schiacciate le ossa per ricavarne il midollo.

http://digilander.libero.it/ponticellig/_PARTE%20III/_PARAGRAFO%20II/AMBRONA,%20TORRALBA%20E%20NIZZA.%20CACCIA%20GROSSA.htm

Tracce e inferenze: divulgazione

In un libro divulgativo sulla preistoria umana pubblicato nel 1965, l'archeologo americano Clark Howell tracciò una descrizione molto efficace di un sito vicino Tor-ralba in Spagna, dove furono rinvenuti efficace di un sito vicino Tor-ralba in Spagna, dove furono rinvenuti scheletri di numerosi grandi mammiferi, inclu­sa una trentina di elefanti. La presenza, tra i resti, di arnesi di pietra era indice di atti­vità umane; sì trattava apparentemente di un luogo di caccia dell'Homo erectus risa­lente a 400000 anni fa circa. Ciò che rendeva Torralba particolarmente interessante erano le tracce di fuoco nei paraggi, probabile prova che i cacciatori umani avevano dapprima convogliato gli animali verso un precipizio appiccando il fuoco al terreno circostante e li avevano poi uccisi quando si erano gettati in una vicina palude. Howell la racconta così:fuoco al terreno circostante e li avevano poi uccisi quando si erano gettati in una vicina palude. Howell la racconta così:

J. Goudsblom, Fuoco e civiltà, p. 15

Le stesse fonti: inferenze e significati

� “Vi era anche una quantità dì materiale che mostrava diversi gradi di combustione [...] Il materiale non era concentrato in un unico punto e ciò suggeriva la diversi gradi di combustione [...] Il materiale non era concentrato in un unico punto e ciò suggeriva la presenza di fuochi ininterrotti per un lungo periodo di tempo. Si trattava di fuochi piuttosto piccoli ma molto estesi. Chiunque li avesse accesi stava evidentemente bruciando erba e sottobosco su porzioni molto vaste di terreno, Queste tracce, aggiunte alla presenza di ossa di elefanti concentrate in quella che una volta era stata una palude, suggeriscono che la scelta del sito dei di elefanti concentrate in quella che una volta era stata una palude, suggeriscono che la scelta del sito dei fuochi fosse stata fatta a ragion veduta - per guidare i goffi elefanti verso la melma”.

Le stesse fonti in un testo esperto

Questa suggestiva immagine, resa più viva dai disegni pittoreschi che l'accompagna­vano, ha suscitato una quantità di commenti. Il biologo MelvinKonner, ad esempio, ha interpretato a suo modo la scena come segue: -a Konner, ad esempio, ha interpretato a suo modo la scena come segue: -a quanto pare, interi branchi di elefanti venivano guidati dai roghi d'erba verso la morte, precipitando in preda al panico giù da una rupe, in maniera analoga a quella in cui i recenti abitatori delle grandi pianure ame­ricane mettevano in fuga i bisonti»*.

Prima di proseguire con questa interpretazione è bene notare, anzitutto, che lo stesso Howell, in una pubblicazione sulla sua ricerca a Torralba scritta con intenti più seriamente scientifici, non fa quasi menzione dell'ucci­sione in massa attuata con l'aiuto del fuoco.

E ancora più cauta e l'analisi dei ritrova­menti fatta di recente dall'archeologo E ancora più cauta e l'analisi dei ritrova­menti fatta di recente dall'archeologo americano Lewis Binford, secondo il quale non vi è nessuna prova decisiva di battute di caccia e di uccisioni in massa a Torralba: i de­positi di carbone potrebbero essere stati causati da incendi spontanei e l'accumulo di ossa potrebbe indicare che gli umani si cibassero di carogne non meno di quanto indi­chi che praticassero la caccia1.

Le stesse fonti in un altro testo divulgativo

� Sull'altopiano spagnolo, Clark Howell ha portato alla luce i resti di una caccia all'elefante da parte di una banda organizzata di ominidi, probabilmente Homo heidelbergensis. Situate in prossimità di probabilmente Homo heidelbergensis. Situate in prossimità di pas­saggi obbligati delle migrazioni stagionali degli animali, Torralbae Ambrona erano usate dagli ominidi per la caccia grossa. Pare che ciò avvenisse con una tecnica sofisticata: le prede venivano spinte col fuoco a impantanarsi nelle paludi. Impossibilitate a difendersi, veni­vano finite dai pesanti utensili in pietra dei cacciatori. Le tracce di incendi sono fra le poche prove dell'uso consapevole del fuoco da parte di Homo prima di 400.000 anni fa.

� L'organizzazione di una simile caccia, presuppone elevati gradi di � L'organizzazione di una simile caccia, presuppone elevati gradi di socializzazione, comunicazione, capacità linguistiche e pianificazione, ol­tre che un'attrezzatura molto evoluta.

� Salza, Ominidi

Altre tracce: La capanna di Terra Amata a Nizza

� I resti dell'abitazione paleolitica più antica (circa 380 mila anni BP), vennero scoperti in località Terra Amata, nella città di Nizza in Francia. Lo scopritore fu Henry de Lumley, dell'Università di Marsiglia. Lungo i pendii dell'antica duna di sabbia vennero scoperti i resti di alcune capanne ovali. Queste erano lunghe da 6 a 15 m ed avevano una larghezza di 3,5-5 m. Vennero scoperti i fori dei pali, i erano lunghe da 6 a 15 m ed avevano una larghezza di 3,5-5 m. Vennero scoperti i fori dei pali, i focolari, un muro di pietre costruito per proteggere i focolari dal vento, ed ossa di cervi, elefanti, cinghiali e numerosi animali. Queste capanne erano costruite con dei rami robusti, piegati In modo da intrecciarsi sulla cima, erano dotare di un entrata posta in una delle due estremità e avevano un foro al centro del soffitto per permette al fumo di uscire. I rami erano sostenuti da pali e da pietre di diverse dimensioni disposte contro i pali. All'interno delle capanne, la zona adiacente il focolare era senza rifiuti, perché quest'area era adibita a zona "notte". inoltre sono stati scoperti una serie di arredi domestici. Tra questi, una serie di blocchi di pietra calcarea, utilizzati forse come sedili o come piano d'appoggio per frantumare le ossa, e le tracce del più antico recipiente mai scoperto, una scodella di legno col fondo rotondo.

� Un ulteriore scoperta interessante è costituita da blocchi di ocra rossa naturale, appuntiti ad una estremità che venivano usati come pastelli, forse per dipingersi il corpo durante le cerimonie religiose.estremità che venivano usati come pastelli, forse per dipingersi il corpo durante le cerimonie religiose.

� Il sito è costituito da 11 livelli di occupazione, molto sottili e quasi intatti. Il gruppo di cacciatori-raccoglitrici artefici di queste costruzioni utilizzarono periodicamente questo posto come abitazione per parecchi giorni durante l'anno, per un totale di undici stagioni. La loro frequentazione avveniva in primavera, dato che emerso coproliti contenti polline di piante che fioriscono all'inizio dell'estate. I gruppi familiari erano formati da 10-20 persone.

http://digilander.libero.it/ponticellig/_PARTE%20III/_PARAGRAFO%20II/AMBRONA,%20TORRALBA%20E%20NIZZA.%20CACCIA%20GROSSA.htm

DALLE TRACCE I BENI CULTURALI

A lato del porto vecchio è situato il Museo di Paleontologia Umana di Terra

UNA RAPPRESENTAZIONE

Paleontologia Umana di Terra Amata, sorto sullo scavo di lembi di antichissime spiagge che conservano tracce dei primi esseri umani europei, vissuti 450.000 anni fa. Gruppi di homo heidelbergensis, arrivati ad ondate successive nel tempo dopo viaggi inimmaginabili ondate successive nel tempo dopo viaggi inimmaginabili dall'Africa, accesero i primi focolari dell'umanità in questo sito, all'interno di capanne di ramaglie.

http://www.schliemann-carter.it/CostaAzzurraItinerario1.htm

Rappresentare

� rappresentare[rap-pre-ʃen-tà-re](rappresènto)(rappresènto)A v. tr.1 Far presente, far manifesto,

2 Riprodurre la realtà mediante descrizioni, figure, disegni, sculture e sim.: il pittore ha voluto qui r. gli orrori di una guerra; la scena rappresenta un salotto borgheseǁ estens. Descrivere: in questo romanzo si vuol r. l'angoscia dell'uomo contemporaneoǁ fig. Rappresentarsi qualcosa, immaginarsela: si rappresentava nella mente il prossimo incontroil prossimo incontro

3 Raffigurare mediante segni, simboleggiare: queste linee nere rappresentano le ferrovie; la Giustizia viene rappresentata con una bilancia in equilibrio

Immagini fonti

Proprio quell'Egitto, una massa di gente modesta di cui i bassorilievi delle tombe di Saqqara, le statuette d'argilla o le pitture della XVIII dinastia raccontano il perpetuo lavoro: contadini nei campi che dinastia raccontano il perpetuo lavoro: contadini nei campi che seminano, mietono, caricano i covoni sugli asini, co­struiscono un pagliaio, trasportano il grano nei silos, legano steli di lino, spingono un gregge attraverso un guado, raccol­gono il papiro, tirano una rete, scaricano un battello; artigiani che lavorano il metallo, il legno; schiavi che fabbricano la bir­ra, macinano il grano nella mola o impastano il pane con i pie­di, vendemmiano o pestano l'uva. I geroglifici che commenta­no queste immagini dicono in tono familiare: "Forza, luma­ca!", oppure: "Dai, ragazzi, più presto!", mentre un flauto scandisce col suo ritmo i gesti del lavoro. familiare: "Forza, luma­ca!", oppure: "Dai, ragazzi, più presto!", mentre un flauto scandisce col suo ritmo i gesti del lavoro.

Braudel, p. 96

Gli archivi del villaggio di Deir el-Medina

Gli archivi del vil­laggio di Deir el-Medina, conservatisi fino a oggi, riportano un meticoloso resoconto sugli operai presenti nel cantiere della necropoli di Tebe (XIX dinastia), sugli strumenti che sono sta­ti della necropoli di Tebe (XIX dinastia), sugli strumenti che sono sta­ti loro affidati, sui motivi dell'assenza di uno o dell'altro: "Uno scorpione lo ha morso", o "Beveva in compagnia del tale" (G. Posener). Il bevitore sarà stato castigato?

Una scena della ma-staba di Amenhotep è esplicita: alcuni contadini che non han­no pagato il tributo vengono bastonati. Il motivo può cambia­re, ma la punizione è probabilmente la stessa.

È questo l'Egit­to reale: una massa di uomini miserabili, dall'esistenza breve ma vissuta interamente all'insegna dell'obbedienza.breve ma vissuta interamente all'insegna dell'obbedienza.

Braudel, Memorie del Mediterraneo

I diversi elementi informativi

I coltelli a lama di selce e dal manico d’avorio scolpito sul manico d'avorio del � sul manico d'avorio del meraviglioso coltello di Gebel el-Arak, navigano imbarcazioni dalla vela quadra, con poppa e prua fortemente rialzate, quasi verticali: è la tipica forma del battel­lo di canne mesopotamico (Braudel, Memorie del Mediterraneo, p. 35)Mediterraneo, p. 35)

http://www.territorioscuola.com/saperi/index.php?title=File:Gebel_el-Arak_Knife_back_side.jpg

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/71/Couteau_du_Gebel_el-arak.jpg

Come nasce il potere informativo degli oggetti

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Nel passatoNel passatoNel passatoNel passato Vita quotidiana Vita quotidiana

Oggetto manufattoOggetto manufattoOggetto manufattoOggetto manufatto

Cosa Cosa Cosa Cosa

TracciaTracciaTracciaTraccia

Processo di produzioneProcesso di produzioneProcesso di produzioneProcesso di produzione Processo di usoProcesso di usoProcesso di usoProcesso di uso

Nel presenteNel presenteNel presenteNel presente Processo di produzione delle

informazioni

Processo di produzione delle

informazioni

11/02/2010ivo mattozzi - clio '92 - Il curricolo in pratica - Parte III. La didattica dei quadri di civiltà

Oggetto manufattoOggetto manufattoOggetto manufattoOggetto manufattoCosa Cosa Cosa Cosa TracciaTracciaTracciaTraccia

Schemi cognitivi sul Schemi cognitivi sul Schemi cognitivi sul Schemi cognitivi sul processo di produzione processo di produzione processo di produzione processo di produzione nel passatonel passatonel passatonel passato

•Schemi cognitivi sul Schemi cognitivi sul Schemi cognitivi sul Schemi cognitivi sul •processo di uso nel passatoprocesso di uso nel passatoprocesso di uso nel passatoprocesso di uso nel passato

Dalle tracce ai documenti

tema tracce fonti documentitema tracce fonti documenti

Per delimitare e orientare la ricerca delle

Prima della produzione delle informazioni

Strumenti utili alla produzione di informazioni

Prove delle informazioni utilizzate e delle interpretazioni

Clio ’92. Associazione di insegnanti e ricercatori sulla didattica della storia

ricerca delle tracce

informazioni informazioni interpretazioni

messaggio supporti forma

Gli aspetti potenzialmente informativi della traccia

messaggio supporti materiali

dimensioni

forma

segni aggiunti

Clio ’92. Associazione di insegnanti e ricercatori s ulla didattica della storia

rapporticol

contesto

rapporticon la serie

rapporticon altre tracce

Gli elementi informativi delle cose/tracce

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Identità - che cosa è ?

Forma – che forma ha? Perché?

Dimensioni – Quali misure? PerchéMateriali – di quali materiali è fatta? Erano presenti in loco?

Segni aggiunti – scritti, decorazioni, simboli

Relazione col contesto – Dove è stato trovato?

11/02/2010ivo mattozzi – unibo - clio '92 -

Relazione col contesto – Dove è stato trovato?

Relazioni nel gruppo – Con quali tracce è in relazione Relazioni nella serie – Dove lo collochiamo nella serie

Come nasce il potere informativo degli oggetti

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Schemi cognitivi circa

la funzione d’uso

Processi di uso

Schemi cognitivi circa

il processo di produzione

Oggetto

Cosa

Traccia

11/02/2010ivo mattozzi – unibo - clio '92

Schemi cognitivi circa

il valore simbolico

Inferenze circa i significati

Schemi cognitivi circa

il valore estetico

Inferenze circa i significati

Un concetto così ampio implica sette idee importanti:1) non c'è traccia che non possa diventare strumento d'informazione, seun ricercatore è capace di trasformarla in fonte;2) non c'è corrispondenza biunivoca tra temi e generi di fonti. Le

Sette idee importanti

2) non c'è corrispondenza biunivoca tra temi e generi di fonti. Lepotenzialità informative per il medesimo tema possono appartenere ageneri di tracce diverse;3) lo storico può usare solo una parte minima di una traccia per produrreuna sola unità di informazione;4) il potere informativo di una traccia dipende dalla capacità dello storicodi far fruttare la correlazione che egli stabilisce tra il suo tema e uno o piùaspetti della traccia;5) le potenzialità informative di ciascuna traccia sono attribuibili ad una5) le potenzialità informative di ciascuna traccia sono attribuibili ad unapluralità di aspetti: a) il messaggio (quando c'è); b) il materiale; c) laforma; d) le dimensioni; e) i segni aggiunti (quando ci sono);6) altre potenzialità informative dipendono dal nesso che si può stabiliretra la traccia e il contesto al quale apparteneva e dal nesso tra una tracciaed un'altra o parecchie altre;7) altre potenzialità informative dipendono dalla serie in cui le tracce sonoincluse.

Che cosa è?

Una identità scoperta scoperta grazie ad altre tracce:

Immagini di telai

http://www.cilentocultura.it/cultura/tesor/tes07.jpg

La smaterializzazione dell’oggetto traccia

Solo immagini Potenzialità informative

� Gli elementi informativi si riducono

� Non è possibile saperne le misure, la materia, i segni materia, i segni aggiunti, il rapporto col contesto, con gli altri oggetti …. http://www.library.yale.edu/librarynews/ceci

-n-est-pas-une-pipe.jpg

Un documento “migrato” nel web

http://www.archiviostoricodchiviostoricodelpatriarcatodivenezia.it/quadernodidattica/images/1_5_1853.jpg

Una mappa di Venezia smaterializzata

http://www.archiviostoricodchiviostoricodelpatriarcatodivenezia.it/quadernodidattica/images/PAGANUZZI.JPG

� Le parrocchie seguono il seguente ordine:1. San Pietro; 2. San Martino; 3. San Francesco; 4. San Giovanni in Bragora; 5. San Zaccaria; 6. Santi Giovanni e Giovanni in Bragora; 5. San Zaccaria; 6. Santi Giovanni e Paolo; 7. Santa Maria Formosa; 8. San Marco; 9. San Salvatore; 10. San Luca; 11. Santo Stefano; 12. Santa Maria Zobenigo; 13. San Canziano; 14. Santi Apostoli; 15. San Felice; 16. San Marziale; 17. Santi Ermagora e Protagora; 18. San Geremia; 19. San Nicola da Tolentino; 20. San Simeone Profeta; 21. San Giacomo dall’Orio; 22. San Cassiano; 23. San Silvestro; 24. Santa Maria Gloriosa; San Cassiano; 23. San Silvestro; 24. Santa Maria Gloriosa; 25. San Pantaleone; 26. Santa Maria del Carmine; 27. L’Angelo; 28. Santi Gervasio e Protasio; 29. Santa Maria del Rosario; 30. SS. Redentore nell’Isola della Giudecca.

Elementi informativi utilizzabili

- IDENTITA

- DISEGNO

- SCRITTI

- SEGNI AGGIUNTI E DECORAZIONI

NON LA NON LA MATERIA CARTA

NON LE DIMENSIONI

http://www.archiviostoricodelpatriarcatodivenezia.it/quadernodidattica/images/paganuzzi3.JPG

L’archivio degli archivi

� Il web come archivio degli archivi

� Il web: la biblioteca delle biblioteche

Una traccia sul web

Il dovere dei riscontri

� Il sito potrebbe essere fasullo

� Il documento potrebbe essere manipolato

� La persona di cui si parla non è quella che io ho pensato

� Nell’originale posso trovare

� informazioni in più

� Rinvii ad altre tracce

� Riferimenti al contesto

Ma tutte queste precauzioni sono doverose ogni volta che ci basiamo su una traccia riprodotta e dunque non originale

Le tracce originalmente prodotte con

l’informatica

� processi di "migrazione" digitale che tra­sferiscono sul Web i tradizionali strumenti di mediazione del sapere — a co­minciare dai tradizionali strumenti di mediazione del sapere — a co­minciare dai cataloghi di biblioteca, dagli inventati archivistici, dalle pubbli­cazioni penodiche — e che mettono in campo

� progetti, più o meno ampi, di trasposizione digitale delle tradizionali fonti storiche.

� potenzialità di rinnova­mento e di ampliamento della base ampliamento della base documentaria a disposizione dello storico che essi lasciano intravedere,

� ma che hanno, al contempo, suscitato non poche perplessità

La ricchezza delle tracce disponibili

� Nel 2002: 9 milioni di fotografie, ma non con cura filologicafilologica

� Quante se ne sono aggiunte dal 2002 al 2010?

Uso diffuso di internet

� efficienza e rapidità delle ricerche bibliografiche e archivistiche on-line e archivistiche on-line e

sempre più coloro che

� vedono in Internet un potente e veloce strumento di "referen-ce", un mezzo, insomma, attraverso il quale acquisire quel genere di informazioni di contorno (su eventi, persone, luoghi ecc.) che nel mondo di "carta" si cercano nelle opere di consultazione, nei grandi cercano nelle opere di consultazione, nei grandi repertori o nelle enciclopedie e che, non di rado, sul Web si trovano ormai più celer-mente e, spesso, con maggiori dettagli che altrove,

Dubbi, perplessità, rifiuti

� Per esempio, Rolando Minuti, in un'ampia riflessione sul rapporto fra Internet e storiografia, ne ha elencate alcune:

� moltissimi sono coloro che continuano ad avere dubbi, talvolta taciti, talaltra espliciti,

storiografia, ne ha elencate alcune:

� perplessità sui contenuti, sull'oggetto stesso delle Rete come strumento autenticamente utile alla ricerca storica,

� perplessità sulla labilità dell’informazionee della documentazione affidata alla Rete,

� interrogativi sull'eccessiva rapidità della pubblicazione consentita dalla Rete, rispetto alle lentezza della ricerca [...] e

talvolta taciti, talaltra espliciti, sul­la compatibilita di Internet e dei prodotti che vi circolano con i canoni della moderna storiografia e sulla possibilità di ricorrervi come affidabili fonti di prova da affrontare e valutare sulla base degli standard

� sullo smarrimento della nozione di ricerca di fronte alla dilatazione della scrittura.

� Problema della utilizzabilità scientifica dei materiali in formato digitale e di quelli affidati alla Rete in particolare.

sulla base degli standard correnti di critica delle testimonianze storiche.

Caratteri dei documenti digitali

� I documenti digitali hanno infatti dei caratteri "genetici" che sembrano lontani dal soddisfare appieno i requisiti che si ritiene che delle fonti sto­riche debbano avere - o che ritiene che delle fonti sto­riche debbano avere - o che hanno fino adesso avuto.

� I documenti digi­tali sono infatti � immateriali, � sono dinamici (sono cioè facilmente ma-nipolabili e soggetti a

mutamento nel corso del tempo), � sono fragili (sono cioè soggetti a "scomparire” a causa

dell'obsolescenza delle tecnologie hardware e software, da cui dell'obsolescenza delle tecnologie hardware e software, da cui dipende la loro accessibilità,

� sono spesso vei­colati da un media, la Rete, per sua natura volatile e instabile, e soprattut­to, insidioso, all'interno del quale non sempre è semplice distinguere fra verità e menzogna.

Sfide epistemologiche

� Insomma, le fonti digitali - siano esse il risultato di trasposizioni o di ela­borazioni di fonti tradizionali trasposizioni o di ela­borazioni di fonti tradizionali realizzate dagli storici o da altri soggetti op­pure documenti prodotti fin dalla loro origine in formato digitale - dimo­strano di possedere delle inedite potenzialità conoscitive, ma pongono al tempo stesso delle stimolanti sfide epistemologiche. stesso delle stimolanti sfide epistemologiche.

Tracce nativamente digitali

� documenti e dei pro­dotti editoriali che sono generati nativamente in formato elettronico e che non hanno equivalenti nell'ambito dei media tradizionali. In questo caso, non ci sono scappatoie di sorta, media tradizionali. In questo caso, non ci sono scappatoie di sorta, non si può ricorrere, se il "digitale" non convince, alla vetusta, cara, consunta, ma sempre leggibile pergamena.

� Se nel futuro si vorrà continuare a fare storiografìa, a studiare e raccontare il passato nelle forme e secondo le regole con le quali ciò è stato fatto nel corso - almeno - degli ultimi due secoli, non si potrà non far ricorso a fonti digitali. Saranno principalmente esse le fonti primarie, i documenti origi­nali nei quali cercare le voci e le immagini del passato e dovranno essere es­se, e spesso soltanto immagini del passato e dovranno essere es­se, e spesso soltanto esse, a fornire le prove che gli storici assumeranno a giustificazione dei propri percorsi interpretativi.

� S. Vitali, Passato digitale, p. 3

Stefano Vitali, Passato digitale

� Questo libro

costituisce il tentativo di esplorare i caratteri � costituisce il tentativo di esplorare i caratteri strutturali dei materiali digitali alla luce del corpus di principi e di metodologie di critica delle testimonianze, che si è venuto consolidando negli ultimi secoli e che fa della moderna storiografia uno studio del passato basato su prove uno studio del passato basato su prove documentane verificabili.

Stefano Vitali, Passato digitale

� La nostra esplorazione partirà dalle esperienze di applica­zione dell'informatica alla ricerca storica condotte fin dagli anni sessanta­settanta, e poi ancora a seguito dell'avvento del personal sessanta­settanta, e poi ancora a seguito dell'avvento del personal computer, per mettere a fuoco i problemi metodologici che l'e­laborazione al computer di informazioni tratte da fonti storiche ha fatto emergere. Si tratta di una dimensione che, seppure profondamente mo­dificata dalle trasformazioni delle tecnologie dell'ultimo decennio, con­serva ancora uno straordinario interesse teorico e pratico.

� I cultori di di­scipline storiche, infatti, non sono soltanto utilizzatori di fonti digitali. Es­si, al contrario, attraverso il trattamento informatico fonti digitali. Es­si, al contrario, attraverso il trattamento informatico delle fonti tradizio­nali possono produrre fonti nuove, sulle quali basare le proprie argomen­tazioni e i propri percorsi interpretativi e che oggi, grazie alla Rete, pos­sono essere messe a disposizione di un più vasto pubblico di studiosi.

Stefano Vitali, Passato digitale

� Nella seconda parte del volume indagheremo alcuni aspetti del rap­porto fra ricerca storica e World Wide Web. Rifletteremo in particolare sulle strategie di reperimento delle risorse � Rifletteremo in particolare sulle strategie di reperimento delle risorse digitali più adeguate alle pra­tiche e agli stili di lavoro degli storici -comprese quelle che non disde­gnano una certa dose di serendipitosacasualità - e, dato che il Web non è solo uno strumento per individuare e localizzare fonti storiche con­servate in archivi e biblioteche, ma è anche uno spazio dove è possibile reperire trasposizioni digitali di fonti storiche, ci confronteremo con i caratteri che queste recano impresse e analizzeremo le diverse strategie che ispirano i progetti di "migrazione" digitale realizzati da una ispirano i progetti di "migrazione" digitale realizzati da una molte­plicità di soggetti istituzionali e privati. La nostra idea è che tali strate­gie condizionino le soluzioni tecnologiche adottate e le scelte culturali compiute e si riverberino nei risultati prodotti

Il web come galleria e museo virtuale

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