Una pagina_ Le 99 tartarughe di Firenze

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La Macina di San Cresci Pieve di San Cresci 1 50022 Greve in Chianti (FI) Italy Tel. 055 8544793 www.chianticom.com Residenza per Artisti Una Pagina arte design ambiente Una pagina è un’idea di Duccio Trassinelli e Demetria Verduci Le 99 tartarughe di Firenze di Silvano Porcinai 9 aprile 2016 Anno 5 n. 1 Firenze, erano poi state riunite in due vasche presso il parco delle Cascine in attesa di una loro collocazione in un contesto più idoneo. Le tartarughe, in questo caso marine, avevano rappresentato una vicenda piuttosto singolare, discussa e dibattuta dal punto di vista degli equilibri naturali, della sicurezza, dell’educazione contro l’abbandono degli animali domestici da parte delle persone che dovrebbero prendersene cura e anche della grande resistenza e della capacità di adattamento di questi animali all’ambiente. Da qui il numero 99, la scelta di realizzarne 99. Potremmo dunque dire che le 99 tartarughe marine di Firenze diventano a La Macina, per lo Slow Art Day, le 99 tartarughe di terra di Silvano Porcinai. La tartaruga inoltre non è affatto estranea alle vicende, all’arte e all’immaginario - per non andare troppo lontani - della cultura fiorentina e anche senese, dall’arte al folklore, dall’araldica alla simbologia, basti pensare: alle tartarughe del Giambologna che sorreggono l’obelisco di Piazza Santa Maria Novella, alla Fontana del Bacchino di Boboli di Valerio Cioli, alla contrada della Tartuca a Siena con il suo motto: “vis et robur in me Tartuca” e alle oltre un centinaio di tartarughe raffigurate in molte delle sale dei Quartieri monumentali di Palazzo Vecchio che hanno infisso sul loro carapace una vela, accompagnata all’espressione latina “festina lente“, ovvero “affrettati lentamente”, uno dei simboli che il duca Cosimo I de’ Medici adottò come personale impresa. Nell’arte, in ambito nazionale ed internazionale, gli esempi ed i riferimenti alla tartaruga sono numerosi: dal Bosco di Bomarzo alla Fontana delle Tartarughe a Roma, dalle statue del tempio buddista di Beomeosa a Busan in Corea del Sud alla tartaruga della città proibita di Pechino in Cina. D alla natura al mito, dall’araldica all’arte, dalla letteratura all’esoterismo, dalla scienza alla superstizione, la tartaruga è animale ricco di fascino e mistero, da sempre considerata simbolo di proverbiale lentezza, ma anche di prudenza e saggezza, resistenza e longevità, del trascorrere del tempo, di forza nella sua corazza indistruttibile contrapposta alla mollezza del corpo. Dal greco tardo ταρταροχος, composto da Τάρταρος, "tartaro" (luogo mitologico), e da χω, "abitare", "agire, la tartaruga, secondo la tradizione greco- romana, simboleggia lUniverso che si manifesta. Lo Slow Art Day, che ogni anno, in contemporanea in tutto il mondo, dà vita a manifestazioni legate all’arte e alla cultura in musei, luoghi e spazi, i più svariati, non a caso ha come simbolo una tartaruga. La presenza di questa è significativa e rimanda alle finalità e al senso di tale iniziativa ovvero: godere e fruire di poche opere, 5 al massimo, sulle quali soffermarsi, riflettere e concentrarsi, da contrapporsi alla modalità generale superficiale, frettolosa, a volte quasi convulsa, di visitare i luoghi dell’arte e della cultura e di vedere e leggere le opere. Ed è proprio intorno all’idea di questo animale e a quello che può rappresentare e rappresenta nell’immaginario collettivo delle varie culture e per il singolo individuo, che ruota il progetto de La Macina di San Cresci per l’anno 2016. Un artista fiorentino con la sua mirabile abilità e sensibilità verso il naturale, verso il mondo animale, verso le creature con le loro fattezze e comportamenti: Silvano Porcinai; una tartaruga simbolo dello Slow Art Day; l’idea di un’installazione e di una mostra, di un evento che racconti una delle sfaccettature del complesso mondo di Silvano e anche ̶ attraverso lanimale protagonista ̶ il territorio nel quale viviamo e la volontà di viverlo e rileggerlo soffermandoci e gustandolo come sorseggiassimo un bicchiere del vino migliore. Questi i pilastri portanti di un felice connubio. L installazione prende inoltre spunto da un fatto realmente accaduto a Firenze: ovvero il salvataggio ed il trasferimento nel Centro Ittiogenico del Trasimeno delle 99 tartarughe che, trovate nelle fontane di E, più recentemente, da Le tartarughe blu realizzate da «Cracking art group» con plastica riciclata installate alla Fonte Aretusa nell'isola di Ortigia a Siracusa simbolo del G8 sull'ambiente, a di Le tartarughe Ivan Theimer; dalle tanto discusse Tartarughe-iPad dellartista cinese Cai Guo- Qiang ad inaugurare il nuovo padiglione dell Aspen Art Museum in Colorado, alla celebre Galleria "La Tartaruga"fondata da Plinio De Martiis nel 1954 a Roma ed i famosi "cartelli della Tartaruga", opere su carta che venivano fatte realizzare da ogni artista che esponeva, nomi celebri che legarono il loro nome a quello della Galleria; fino all installazione dell artista francese Rachid Khimoune sotto la torre Eiffel in occasione del 66° anniversario della fine della II Guerra Mondiale. Questo evento e questa installazione di Silvano Porcinai, in occasione dello Slow Art Day 2016, vuole richiamare lattenzione su come la natura possa essere e sia, da sempre, imprescindibile fonte di ispirazione per luomo e quindi per lartista, non solo da un punto di vista formale ma anche simbolico, di immaginario collettivo, di racconto e fantasia, mito e leggenda, ma anche richiamare lattenzione sullarte e su come sia sempre straordinariamente capace di raccontarci e trasmetterci messaggi e vicende. Le 99 tartarughe saranno una serie limitata, firmate dallartista che le ha ideate, tuttavia lidea è quella che linstallazione duri solo poche ore; lintento è che esse vadano in giro, che qualcuno se ne prenda cura ̶ come è successo per le 99 tartarughe di Firenze ̶ così che possano ispirare, suggerire, suscitare nuove emozioni, spunti di riflessione e pensieri in coloro che se le porteranno via con sé. SLOW ART DAY CATERINA PACENTI Silvano, la macina, le tartarughe: come è nato l’incontro DEMETRIA VERDUCI Q uando lo scorso inverno Silvano era qui a San Cresci in occasione dell inaugurazione di una mostra, colpito dal fascino del luogo, con la sua proverbiale energia e passionalità proprio accanto alla grande macina per le olive, ci disse: Mi piacerebbe far qualcosa qui!,e con Duccio Trassinelli ci siamo chiesti quale poteva essere lo speciale valore aggiunto per una mostra su Silvano Porcinai e quale poteva essere loccasione. L idea è nata e si è sviluppata in modo assolutamente naturale. L occasione: lo SLOW ART DAY! Slow Art Day è un evento annuale che si svolge contemporaneamente in circa duecento musei e gallerie nel mondo. Lintento del suo fondatore, Phil Terry, era quello di dedicare un giorno all osservazione lenta delle opere darte; unoccasione di vivere in modo diverso una mostra. Come associazione culturale da quattro anni partecipiamo a questa giornata che diventa momento di incontro con lartista e di riflessione su non più di cinque opere. Individuata l occasione è venuto di conseguenza un altro collegamento: il simbolo dello Slow Art Day è una tartaruga e Silvano ha unincredibile abilità nell interpretare gli animali, li rende vivi. Ma mancava ancora un tassello affinchè levento fosse ancora più simbolico. Ricordavo che un paio di anni fa a Firenze era accaduto un fatto legato alle tartarughe; mi aveva colpito perché l abbandono degli animali ferisce sempre. Poi le tartarughe avevano trovato un ricovero e lepisodio si era concluso positivamente. Mi era rimasto impresso anche il numero delle tartarughe: 99. Non cè voluto molto tempo a connettere Silvano, le tartarughe e questo numero 99 che sapeva già di edizione limitata. Certo, potevano essere le 99 tartarughe di Firenze di Silvano Porcinai. Ma 99 è un bel numero! Temevamo che quando ne avremmo parlato a Silvano avrebbe posto qualche, pur giustificata, difficoltà. Ne fu entusiasta. Eravamo al tavolo di un bar a Grassina e mentre gli esponevamo la nostra idea già faceva schizzi di tartarughe su un taccuino a quadretti. Le testuggini prendevano forma, si avviluppavano una sullaltra, i disegni del carapace erano già arte sotto la mano di Silvano, e più si entusiasmava lui, più il suo entusiasmo travolgeva noi e ci confermava che il legame funzionava davvero. Silvano ci disse che avrebbe realizzato le tartarughe in terracotta; non un calco unico, avrebbe fatto nascere una per una le sue 99 tartarughe, così, esattamente come accade in natura, esse sarebbero state meravigliosamente diverse una dallaltra. Incominciò subito a plasmarle con una manualità che per un artista è sorgente di creazione. Ne ho fatte 30, le ho portate a cuocere presso le Terrecotte Mital ad Impruneta, ma adesso vado una settimana a Venezia, fu la brevissima telefonata di un giorno di gennaio. Dopo qualche tempo 49 tartarughe bussarono alla nostra porta. Le ho portate qui, così possono stare in giardino e acquisire unaria più vissuta. Silvano Porciani è il vero scultore dei nostri tempi, se non ci fosse andrebbe inventato, ma cè. Oggi, Duccio e io, durante questo percorso artistico che ci ha portato a conoscere più approfonditamente Silvano Porcinai, quasi con certezza possiamo dire che se gli avessimo chiesto di realizzare 99 dinosauri a grandezza naturale, non si sarebbe tirato indietro. Silvano ha un rapporto con le forme tridimensionali che non ha eguali: strettissimo, viscerale e tutto ciò che è legato al mondo animale, alla mitologia, alla tauromachia lo affascina. Non di meno riesce a rappresentare un personaggio come Gino Bartali a grandezza naturale come un guerriero che ha percorso le strade vincendole e pur rappresentandolo con un mazzo di fiori in mano, esso ci appare come un mostro mitologico che aggredisce le salite di una gara ciclistica. Come già per un altro grande artista, Marcello Guasti, in occasione dello Slow Art Day 2013, avremmo realizzato un breve video anche su Silvano, un documento per far riflettere sullartista e sulluomo. Ma sarebbe stato riduttivo sottoporre Silvano alla classica intervista all’artista, sarebbero state le sue mani a parlare, le mani raccontano la soddisfazione di chi sa creare usandole. Nasce una tartaruga, nasce unopera darte. Duccio lo ha incontrato più volte nel suo studio di Grassina per realizzare le riprese, ogni volta è stata una straordinaria esperienza fatta di ricordi, di nuovi impulsi, di interessi. Dopo qualche tempo, con quella tonalità vocale che sembra un poburbera, ci telefonò di nuovo: Sono ad 80, ma adesso parto per la Spagna, la sua altra passione. Un artista è grande anche, o forse soprattutto nei suoi aspetti umani e Silvano lo è! Con il patrocinio del Comune di Greve in Chianti INAUGURAZIONE MOSTRA: Sabato 9 aprile 2016 dalle 16 alle 20 Domenica 10 aprile: 16 - 20 La Macina di San Cresci Pieve di San Cresci – Greve in Chianti

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Installazione dell'artista Silvano Porcinai. Da un fatto realmente accaduto a Firenze

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  • La Macina di San CresciPieve di San Cresci 150022 Greve in Chianti (FI)ItalyTel. 055 8544793www.chianticom.com

    Residenza perArtisti

    Una Pagina artedesignambienteUna pagina unidea di Duccio Trassinelli e Demetria Verduci

    Le 99 tartarughe di Firenzedi Silvano Porcinai

    9 aprile 2016

    Anno 5 n. 1

    Firenze, erano poi state riunite indue vasche presso il parco delleCascine in attesa di una lorocollocazione in un contesto piidoneo. Le tartarughe, in questoc a s o m a r i n e , a v e v a n orappresentato una vicendapiuttosto singolare, discussa edibattuta dal punto di vista degliequilibri naturali, della sicurezza,d e l l e d u c a z i o n e c o n t r olabbandono degli animalidomestici da parte delle personeche dovrebbero prendersene curae anche della grande resistenza edella capacit di adattamento diquesti animali allambiente.Da qui il numero 99, la scelta direalizzarne 99. Potremmodunque dire che le 99 tartarughemarine di Firenze diventano a LaMacina, per lo Slow Art Day, le99 tartarughe di terra di SilvanoPorcinai.La tartaruga inoltre non affattoestranea alle vicende, allarte eallimmaginario - per non andaretroppo lontani - della culturafiorentina e anche senese,dallarte al folklore, dallaraldicaalla simbologia, basti pensare:alle tartarughe del Giambolognache sorreggono lobelisco diPiazza Santa Maria Novella, allaFontana del Bacchino di Bobolidi Valerio Cioli, alla contradadella Tartuca a Siena con il suomotto: vis et robur in meTartuca e alle oltre un centinaiodi tartarughe raffigurate in molted e l l e s a l e d e i Q u a r t i e r imonumentali di Palazzo Vecchioche hanno infisso sul lorocarapace una vela, accompagnataallespressione latina festinalente , ovvero affre t ta t ilentamente, uno dei simboli cheil duca Cosimo I de Mediciadott come personale impresa.Nellarte, in ambito nazionale edinternazionale, gli esempi ed iriferimenti alla tartaruga sononumerosi: dal Bosco di Bomarzoalla Fontana delle Tartarughe aRoma, dalle statue del tempiobuddista di Beomeosa a Busan inCorea del Sud alla tartaruga dellacitt proibita di Pechino in Cina.

    Da l la na tura a l mi to ,dallaraldica allarte, dallaletteratura allesoterismo, dallascienza alla superstizione, latartaruga animale ricco difascino e mistero, da semprec o n s i d e r a t a s i m b o l o d iproverbiale lentezza, ma anche diprudenza e saggezza, resistenza elongevit, del trascorrere deltempo, di forza nella sua corazzaindistruttibile contrapposta allamollezza del corpo.Dal greco tardo (,composto da , "tartaro"(luogo mitologico), e da -,"abitare", "agire, la tartaruga,secondo la tradizione greco-romana, simboleggia lUniversoche si manifesta.Lo Slow Art Day, che ogni anno,in contemporanea in tutto ilmondo, d vita a manifestazionilegate allarte e alla cultura inmusei, luoghi e spazi, i pisvariati, non a caso ha comesimbolo una tartaruga. Lapresenza di questa significativae rimanda alle finalit e al sensodi tale iniziativa ovvero: godere efruire di poche opere, 5 almassimo, sulle quali soffermarsi,riflettere e concentrarsi, dacontrapporsi alla modalitgenerale superficiale, frettolosa,a volte quasi convulsa, di visitarei luoghi dellarte e della cultura edi vedere e leggere le opere.Ed proprio intorno allidea diquesto animale e a quello che purappresentare e rappresentanellimmaginario collettivo dellevarie culture e per il singoloindividuo, che ruota il progetto deLa Macina di San Cresci perlanno 2016.Un artista fiorentino con la suamirabile abilit e sensibilit versoil naturale, verso il mondoanimale, verso le creature con leloro fattezze e comportamenti:Silvano Porcinai; una tartarugasimbolo dello Slow Art Day;lidea di uninstallazione e di unamostra, di un evento che raccontiuna delle sfaccettature delcomplesso mondo di Silvano eanche attraverso lanimaleprotagonista il territorio nelquale viviamo e la volont div i v e r l o e r i l e g g e r l osoffermandoci e gustandolocome so r segg ia s s imo unbicchiere del vino migliore.Questi i pilastri portanti di unfelice connubio.Linstallazione prende inoltrespunto da un fatto realmenteaccaduto a Firenze: ovvero ilsalvataggio ed il trasferimentonel Centro Ittiogenico delTrasimeno delle 99 tartarugheche, trovate nelle fontane di

    E, pi recentemente, da Letartarughe blu realizzate daCracking art group conplastica riciclata installate allaFonteAretusa nell'isola di Ortigiaa Siracusa simbolo del G8sull'ambiente, a diLe tartarugheIvan Theimer; dalle tantodiscusse Tartarughe- iPaddellartista cinese Cai Guo-Qiang ad inaugurare il nuovopadiglione dellAspen ArtMuseum in Colorado, allac e l e b r e G a l l e r i a " L aTartaruga"fondata da Plinio DeMartiis nel 1954 a Roma ed ifamosi "cartelli della Tartaruga",opere su carta che venivano fatterealizzare da ogni artista cheesponeva, nomi celebri chelegarono il loro nome a quellod e l l a G a l l e r i a ; f i n oallinstallazione dellartistafrancese Rachid Khimoune sottola torre Eiffel in occasione del 66anniversario della fine della IIGuerra Mondiale.Q u e s t o e v e n t o e q u e s t ainstallazione di Silvano Porcinai,in occasione dello Slow Art Day2 0 1 6 , v u o l e r i c h i a m a r elattenzione su come la naturapossa essere e sia, da sempre,impresc ind ib i l e fon te d iispirazione per luomo e quindiper lartista, non solo da un puntodi vista formale ma anchesimbolico, di immaginariocollettivo, di racconto e fantasia,mito e leggenda, ma ancherichiamare lattenzione sullartee s u c o m e s i a s e m p r estraordinariamente capace diraccontarci e trasmettercimessaggi e vicende.Le 99 tartarughe saranno unaserie limitata, firmate dallartistache le ha ideate, tuttavia lidea quella che linstallazione durisolo poche ore; lintento cheesse vadano in giro, che qualcunose ne prenda cura come successo per le 99 tartarughe diFirenze cos che possanoispirare, suggerire, suscitarenuove emozioni, spunti diriflessione e pensieri in coloroche se le porteranno via con s.

    SLOW ART DAY

    CATERINA PACENTI

    Silvano, la macina, le tartarughe:come nato lincontro

    DEMETRIA VERDUCI

    Quando lo scorso invernoSilvano era qui a SanCresci in occasione

    dellinaugurazione di unamostra, colpito dal fascino delluogo, con la sua proverbialeenergia e passionalit proprioaccanto alla grande macina perle o l ive , c i d i sse : Mipiacerebbe far qualcosa qui!, econ Duccio Trassinelli ci siamochiesti quale poteva essere lospeciale valore aggiunto per unamostra su Silvano Porcinai equale poteva essere loccasione.Lidea nata e si sviluppata inmodo assolutamente naturale.Loccasione: lo SLOW ARTDAY!Slow Art Day un eventoa n n u a l e c h e s i s v o l g econtemporaneamente in circaduecento musei e gallerie nelmondo. Lintento del suofondatore, Phil Terry, era quellod i d e d i c a r e u n g i o r n oallosservazione lenta delleopere darte; unoccasione divivere in modo diverso unamostra.Come associazione culturale daquattro anni partecipiamo aquesta giornata che diventamomento di incontro conlartista e di riflessione su nonpi di cinque opere.Individuata loccasione venuto di conseguenza un altrocollegamento: il simbolo delloSlow Art Day una tartaruga eSilvano ha un incredibileabilit nellinterpretare glianimali, li rende vivi.Ma mancava ancora un tasselloaffinch levento fosse ancorapi simbolico.Ricordavo che un paio di anni faa Firenze era accaduto un fattolegato alle tartarughe; mi avevacolpito perch labbandonodegli animali ferisce sempre.Poi le tartarughe avevanotrovato un ricovero e lepisodiosi era concluso positivamente.Mi era rimasto impresso ancheil numero delle tartarughe: 99.Non c voluto molto tempo ac o n n e t t e r e S i l v a n o , l etartarughe e questo numero 99che sapeva gi di edizionelimitata.Certo, potevano essere le 99tartarughe di Firenze di SilvanoPorcinai.Ma 99 un bel numero!Temevamo che quando neavremmo parlato a Silvanoavrebbe posto qualche, purgiustificata, difficolt.Ne fu entusiasta. Eravamo altavolo di un bar a Grassina ementre gli esponevamo la nostra

    idea gi faceva schizzi ditartarughe su un taccuino aquadre t t i . Le tes tuggin ip r e n d e v a n o f o r m a , s iavviluppavano una sullaltra, idisegni del carapace erano giarte sotto la mano di Silvano, epi si entusiasmava lui, pi ilsuo entusiasmo travolgeva noi eci confermava che il legamefunzionava davvero.Silvano ci disse che avrebberealizzato le tartarughe interracotta; non un calco unico,avrebbe fatto nascere una peruna le sue 99 tartarughe, cos,esattamente come accade innatura, esse sarebbero statemeravigliosamente diverse unadallaltra.Incominci subito a plasmarlecon una manualit che per unartista sorgente di creazione. Ne ho fatte 30, le ho portate acuocere presso le TerrecotteMital ad Impruneta, ma adessovado una settimana a Venezia ,fu la brevissima telefonata di ungiorno di gennaio.Dopo qualche tempo 49tartarughe bussarono alla nostraporta. Le ho portate qui, cospossono stare in giardino eacquisire unaria pi vissuta.Silvano Porciani il veroscultore dei nostri tempi, se nonci fosse andrebbe inventato, mac.Oggi, Duccio e io, durantequesto percorso artistico che ciha portato a conoscere piapprofonditamente SilvanoPorcinai, quasi con certezzapossiamo dire che se gliavessimo chiesto di realizzare99 dinosauri a grandezzanaturale, non si sarebbe tiratoindietro. Silvano ha un rapportocon le forme tridimensionali chenon ha eguali: strettissimo,viscerale e tutto ci che legatoa l mondo animale , a l lamitologia, alla tauromachia loaffascina. Non di meno riesce arappresentare un personaggiocome Gino Bartali a grandezzanaturale come un guerriero cheha percorso le strade vincendolee pur rappresentandolo con unmazzo di fiori in mano, esso ciappare come un mostromitologico che aggredisce lesalite di una gara ciclistica.

    Come gi per un altro grandeartista, Marcello Guasti, inoccasione dello Slow Art Day2013, avremmo realizzato unbreve video anche su Silvano,un documento per far rifletteresullartista e sulluomo.

    Ma sarebbe stato riduttivosottoporre Silvano alla classicaintervista allartista, sarebberostate le sue mani a parlare, lem a n i r a c c o n t a n o l asoddisfazione di chi sa creareusandole.Nasce una tartaruga, nasceunopera darte.Duccio lo ha incontrato pivolte nel suo studio di Grassinaper realizzare le riprese, ognivolta stata una straordinariaesperienza fatta di ricordi, dinuovi impulsi, di interessi.Dopo qualche tempo, con quellatonalit vocale che sembra unpo burbera, ci telefon dinuovo: Sono ad 80, ma adessoparto per la Spagna, la sua altrapassione.Un artista grande anche, oforse soprattutto nei suoi aspettiumani e Silvano lo !

    Con il patrocinio delComune di Greve in Chianti

    INAUGURAZIONE MOSTRA:Sabato 9 aprile 2016

    dalle 16 alle 20Domenica 10 aprile: 16 - 20

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    Lartista si raccontaA v e n d o S i l v a n o u n as t raord inar ia memor ia econsapevolezza del suo percorsocome artista, chi meglio di lui puraccontare la sua storia, la suavita, le sue passioni ed emozioni.

    Silvano: figlio darte ma nontroppo, i primi passi nellascultura.Una vita dedicata allarte.Sono nato da padre scultore e,contrariamente a quanto sipotrebbe pensare, non stato luiad incoraggiarmi, anzi. Nessunoin famiglia voleva iniziassi lacarriera di artista, ricordo ancoramia madre che si raccomandavanon andare allo studio, lo sai chetuo babbo non vuole, vai in girocome tutti gli altri!. Infatti, nelsuo studio non mi era permessoentrare, ma ogni tanto, quando luilavorava in una stanza della casao quando non se ne accorgeva, iorubavo con gli occhi. Cosquando iniziai la scuola, mi resic o n t o c h e a v e v o g i uninfarinatura di tutto quello che il mondo della scultura; sapevocome far struggere la cera, farrinvenire la creta e tante altretecniche e segreti del mestiere.Io e lui siamo sempre stati moltodiversi. Mio babbo viveva inmodo pi semplice rispetto a me,tra lo studio e casa, io ho sempreavuto lesigenza di girare, divedere; lui era il classico scultoredi marmo, di pietra, le sue figureavevano postura statica emonumentale, a me invece sempre piaciuto di pi modellare,fare figure dettagliate, mosse edinamiche. Era dotatissimo esevero, non voleva neppurevedere le mie cose, mi diceva chenon ero capace, che ero negato,tuttavia mi ripeteva una cosa, chepoi ho capito essere sacrosanta:se tra le mani hai un allievo cheviene su bene, se lo vuoi rovinare,digli sempre che bravo e bravo,e lo avrai gi rovinato!.Riconosco che aveva ragione,bisogna perseverare, migliorare,senza mai montarsi la testa. E cosho fatto io. Quando mio babbovenne a mancare iniziai con lascultura vera e propria, iniziaiqui, nel suo studio, avevo 22 anni.Ricordo che un giorno, mentrestavo lavorando, sentii un granrumore provenire da fuori, erauno sciame enorme di api cheaveva trovato un alveare vuotoproprio sotto la pergola, e cosvenne a prendere possesso diquesta nuova abitazione, hotenuto tanti anni quello sciamecon il suo alveare, l dovera, fucome un segno bene auguranteche la vita non era cessata, chequesto studio continuava aprodurre.La scultura mi prese subito, eraavvincente, a differenza di altrematerie, come la matematica chenon mi entrava in testa, mi resipresto conto di essere moltoportato, gi alle elementari. Fuper durante gli anni allIstitutodi Porta Romana che iniziai a faremodellato, a lavorare la materia.Ricordo che ci facevano fare, perun anno intero, un piano con unafoglia, un piano con delle figuregeometriche o con dei volumi, hoprovato a usare quel metodoquando poi sono diventatoinsegnante ma gli allievi midicevano: ne ho gi fatta una,lho gi fatta professore lafoglia. Mi veniva voglia diprenderli a schiaffi per la loromancanza di umilt nel noncapire limportanza e lutilitdel la perseveranza in unsoggetto.Prima della morte di mio padreavevo paura anche solo a

    mostrare quello che facevo, luinon voleva diventassi scultore,avendo avuto una carriera dura,ma orafo. Ed in parte loa c c o n t e n t a i . D o p o a v e rfrequentato lIstituto dArteinfatti ho lavorato per tanti annicome operaio orafo, mi dedicai aquesto mestiere che mi dava davivere, guadagnavo diversi soldi,e in fondo mi piaceva, tuttaviacoltivavo parallelamente la miapassione per la scultura. Iniziaipresto ad investire alcunir isparmi per comprare i lmateriale ed in piccole fusioni,che ebbi la fortuna di iniziare avendere subito e, anche durantegl i anni in cui poi fecilinsegnante, dedicavo sabatisera, domeniche e ogni momentolibero alla scultura, sempre insol i tudine . Credo che lasolitudine mi abbia favorito perlo studio della scultura; ritengoper di essere un solitario allegro,non un solitario triste e cupo.Sono sempre stato un grandefrequentatore di musei e facevoscorpacciate di libri di storiad e l l a r t e , o g n i c o s a m iincentivava nella direzione dellascultura.Insomma nessuno voleva facessilo scultore, ma io sono andatocontro tutti perch quella eralunica cosa che mi appagava, midava soddisfazione, vedevo chemiglioravo, mi sentivo un pocome su un piedistallo e, con ilsenno di poi, gli orafi negli annisono andati tutti a gambe ritteed io, facendo lo scultore, hoinvece una vita di soddisfazioni.Ho fatto bene a non ascoltarenessuno!Ho insegnato per tanti anni inToscana: Firenze, Siena, Pistoia,Grosseto. Ricordo quella aGrosseto come una bellaesperienza, cerano dei progetti,delle cose nuove da pensare e daportare avanti, fu stimolante pertutti noi professori. Mi dicevanogli studenti, che si incantavano aveder frullare le mie manimentre mettevo a posto i lorolavori, li correggevo.Ci sono professori con una buonadialettica, che sanno sviscerareogni argomento, io non credo diessere stato molto bravo inquesto. Riguardo al rapportoinsegnante-studente, ho letto unpensiero di Leonardo che diceche per apprendere ci voglionolallievo e linsegnante, entrambizitti, e lallievo deve guardare,soppesare, i gesti del maestro. Ascuola questo non si pu fare ma,concepito in uno studio, con unsolo studente, credo sia unottimacosa.Tuttavia ritengo di essere statomeglio come scultore che comeprofessore.Quella dello scultore non unacarriera facile fatta solo disoddisfazioni, ci sono difficolt,nel tempo ne ho superate tante,lesperienza aiuta a risolvere ledifficolt tecniche; adessoquando inizio un lavoro riesco adaver un buon risultato senzaripensamenti, correzioni, senzadover rifare disegni per chiarirsile idee, senza perderci troppotempo insomma. Per quantoriguarda le altre difficolt, a volteho avuto qualche crisi, sonodurate al massimo alcuni mesi,ma ogni volta ero consapevoleche avrei ricominciato a scolpire.Lultima volta mi successolanno scorso, da ottobrericominciai a lavorare ad aprile,non facevo nulla, ma dentro di mepensavo e ripensavo, a nuoveopere o soggetti, davo deiritocchi mentali alle scultureche avevo in mente di fare.

    Unaltra difficolt per gli artisti quella di vivere del propriolavoro, io non sono mai statoavido di denaro, ma importantevendere le proprie opere, n e c e s s a r i o u n p o p e rsoddisfazione per poter andareavanti, e, per quanto mi riguarda,anche per poter andare in giro,con la bicicletta, non denaro perapparire, quello no; bisognaessere modesti e umili, io credo,per dare tutto nel lavoro. La miavita stata tutta dedicata allarte.

    Il naturale, infinita sorgente diispirazione: Silvano ed i suoianimali reali e fantastici.

    Il mondo animale ha semprerappresentato per me un universofantast ico, affascinante emisterioso dal quale attingere. Loconosco piuttosto bene, essendocresciuto in campagna. Sonostato fortunato in questo senso,invece di socializzare, come untempo dicevano si dovesse fare,andavo, anche da solo, lungo ifiumi, per i boschi, a prendere

    p e s c i , c e r c a r e n i d i , a dacchiappare gli spinosi, eroattratto dalla terra e dalle suecreature. Non ho mai avuto pauradegli animali, temo di pi luomoche a volte proprio stupido.Sono sempre stato uno scultore dianimali, ricordo ancora la primasculturina che ho venduto, erauna gazza ladra poggiata su unsasso, avevo 25 anni. Poi fecigalli, cinghiali, capre, gufi. Deglianimali mi affascina la bellezzadelle loro forme, il loro carattere.Ho fatto poi pesci di San Pietro eteschi di cinghiale, inventando iBanchetti degli Argonauti, altempo in cui abitavo a Grosseto,ne ho fatti tanti, mi piaceva quelsoggetto anche se non ha avutouna grande fortuna. Animali realima anche fantastici come la seriedelle Chimere.Tuttavia lopera nella quale forsepi emerge il mio amore edinteresse per il mondo animale La Lavandaia di Grassina, che sitrova nella piazza principale delpaese. Il monumento mi fuaffidato diversi anni fa, ed

    essendo cresciuto a Grassina nonfu difficile immaginarmi la scenadella donna che lavava i panni. Ilsoggetto era dunque gi stabilitoma nella base del monumento miscatenai, inserendovi una grandevariet di animali serpi, rane,mantidi religiose ed uno, inparticolare, che mi ricorda gliinizi della mia carriera discultore: il granchio.Ero diciannovenne, ai tempi dellatesi di disegno dal vero, quandofinii gli studi a Porta Romana,trascorsi un anno a disegnaregranchi, tanto che ricordo ancoraesattamente come sono fatti, neiminimi particolari. Cera unfiume vicino a casa mia che erapieno di granchi, andavo l e liprendevo, maschi e femmine, lefemmine al mattino lasciavanouscire tutti i granchini chestanno dentro laddome materno,uno accanto allaltro, come tanticarrarmatini attraverso unalarga placca che hanno sotto la p a n c i a , p o i l a s e r a oallevenienza, li rimettevanodentro, finch non erano grandi e

    autonomi a sufficienza. Quandofeci La Lavandaia non avevo piquesti disegni, ma andai amemoria tanto era nitido ilricordo.Tuttavia lanimale che da semprepi mi affascina sicuramente ilcavallo, quello che trovoesteticamente pi bello, pielegante, pi proporzionato equello che pi ho amato. La miacuriosit verso questo animalenasce da quando ero piccolo, dairacconti di mio babbo che parlavaspesso dei cavalli che avevaavuto quando era in guerra inAfrica. La passione si poialimentata nel tempo grazie allenumerose fiere e mostre equine,che facevano a Verona, a Citt diCastello e che cominciai afrequentare negli anni. Imparaitardi per a montare il cavallo,quando avevo cinquantanni,imparai un po cos per pratica astarci sopra. Ho avuto duecavalli: il primo era abbastanzamansueto, laltro pi caratteriale.Ho rappresentato nella creta tantevolte questo animale, che dasecol i s ta to compagnodelluomo nel lavoro, nellaguerra, negli spostamenti, intutto. Ho affrontato il tema delcavallo e delluomo spesso: dalcavaliere a al San Martino.Ricordo ancora quando feci ilcavallo Brandano, che mordurante il Palio, il padrone lo fececremare, come nellantichit, etenne in casa una cassa con le suoceneri.

    Lamore per la bicicletta

    Mi sempre piaciuta la bicicletta,quando ero un ragazzo, era unvero e proprio mezzo che potevafare la differenza. Ricordo infattiche in bicicletta andavo ovunque,a Greve, a Pontassieve, a Sesto,chi non ce laveva o chi non lausava era legato a Grassina edintorni. Era un modo per vederealtri posti, per avventurarsi. Lavita casalinga, la routine, nonmi mai piaciuta, non fa per me.A volte vedevo le donne,casalinghe, e dentro di mepensavo: cosa non si perdono astare sempre a casa, chiss sequalche ragazza fra loro avrebbeil desiderio, la voglia di montarein bicicletta e andare a vedere ilmondo!? Prima fuori dal propriopaese era spesso un mondosconosciuto.Ricordo che in un giorno e mezzopartivo da Grassina e arrivavo aRoma, mi fermavo la sera aViterbo e da l ripartivo poi perarrivare la mattina, sempre con inmente le immagini delle opereche gi conoscevo attraverso ilibri e che avrei visto nei musei diRoma. La bicicletta da sempre mid quel senso di libert e io sentolesigenza ogni tanto di montaresul sellino e andare.La fatica della scultura non mi hamai spaventato, non lho maisentita, sono abituato alla fatica,in bicicletta tanta la fatica, sonostato dovunque, ho girato laSpagna in lungo ed in largo.Inoltre quando vado in biciclettasono i momenti di maggiorelucidit ed ispirazione per lascultura, investito da tuttoquellossigeno il cervello lavoracon una leggerezza incredibile edio penso a nuovi soggetti, nuovesoluzioni compositive, nuovefigure, a volte mi porto nellamente per anni alcune idee primadi arrivare alla loro realizzazione.

    9 aprile 2016

  • Una Pagina

    La Spagna e il fascino dellacorrida.

    Un altro mondo che mi haaffascinato e preso in manieratotale fin da subito, stato quellodella corrida. La passione perquestultima si accese quando,dopo aver letto a ventanni i libridi Hemingway, che mi piacevanomoltissimo, andai in Spagna evidi per la prima volta la corrida.Rimasi estasiato. Mi interessaiinoltre a tutta quella cultura per lacreazione del toro, da quandonasce fino allarena: conoscere ladiscendenza, gli incroci di lineedi sangue, i metodi di selezione,di allevamento. A Salamanca,dove ho unopera di propriet deltorero Santiago Martin El Viti,una volta sono stato a vedere unaganadera, dove si allevano i toridalle gambe bianche i famosipata blanca, molto difficili dacombattere e da vincere.La Spagna lho girata in lungo ein largo in bicicletta, ci sono statodiciassette volte. Di corride ne hoviste tante, ho visto la lotta fralanimale e luomo e potutoapprezzare quel rapporto conlantichit, con lantichitmitologica, che nella corridarivive ancora. Mi affascina primadi tutto il toro, il toro dacombattimento, con le suebellissime forme, la forza dellacomposizione della figuraplastica del torero ed il toro,linganno del cencio rosso con ilquale luomo riesce a piegarel a n i m a l e . S i n g o l a r e estraordinario il clima che cintorno alla plaza; i gesti, ivolumi in movimento, i colori, laconcitazione, il dinamismo, laconcentrazione del torero, le sueespressioni, i silenzi, i rumori, isentimenti di paura, spavento,compassione, la variet delleemozioni.Ne ho fatte di opere ispirate allacorrida e vendute, ma soprattutto, facendo parte di un club taurino,ho premiato, con il premioallEmotion, con le mie sculture,una quindicina tra i pi granditoreri di Spagna, i quali vengonoa ritirarlo a Milano, comemammolette intimidite comediceva Garberi non spavaldi edesuberanti come si potrebbeimmaginare. Fra loro ci sono

    quelli pi colti, acculturati, equelli pi umili, ma dentrolarena ci vuole coraggio, pervincere, per non subire la pauradellanimale. Quando entranonellarena i toreri hanno sempreuna grande paura, passano ore edore a concentrarsi, in cuidimagriscono moltissimo, ilgiorno che combattono, dicevaBelmonte, la barba allunga di pi.Mi piace poi la fine che fanno itoreri, finita la carriera, vanno avivere soli, in una sierra, in unacampagna; forse perch loassocio al mio fare artistico, solonel mio studio.In Spagna ho potuto torearedelle vacchette piccole, bisognasaper giocare e controllare leemozioni, perch ti vengonoa d d o s s o , l a s e n s a z i o n edellanimale, anche piccolo, cheti viene addosso non tantopiacevole. Una volta sono stator i n c o r s o d a d u e t o r i ,fortunatamente uno aveva unalesione ad una zampa, sapevo chesarebbe inciampato e cadutoprima o poi, ma la paura era piforte, me la svignai. Unaltravolta invece ero alla rete di unallevamento di vacche a San Josde Malcocinado e, ad un certopunto, apparve un sementales,che corrisponde allo stallone per icavalli, il quale, infastidito, amezzo metro da me, dallaltraparte della rete cominci a daretestate con le corna per terra, e fututto un volare di schegge, sassi epolvere.Ho rappresentato tante volte isoggetti della corrida, tori etoreri, una volta tentai anche diraggruppare diverse fra le operedi questo genere in una mostrache feci a Greve in Chianti,p res so i l Museo d i SanFrancesco, dove disposi tantestatuette su due grosse cappe datorero rosse che avevo messosullaltare delloratorio. Fu unadi quelle mostre che non ha avutosuccesso e riscontro, tuttaviabisogna fare anche le mostre chenon riescono, e poi arrivanoquel le che t i danno pisoddisfazione, bisogna prenderlacos la vita dello scultore.

    Lartista si racconta

    Vita e opere

    Silvano Porcinai nasce aGrassina nel 1950, dove ancoraoggi vive e lavora. Si diplomaallIstituto Statale dArte diFirenze sezione Oreficeria.Figlio darte il padre GiulioPorcinai fu scultore e insegnate discultura presso lo stesso Istituto inizia a dedicarsi alla sculturaallet di undici anni e nel 1971 alavorare come operaio orafo. stato poi docente di scultura emodellato presso diversi liceiartistici e istituti darte dellaToscana: Firenze, Pistoia,Grosseto e Siena.Dopo la sua prima personale aFirenze presso il GruppoDonatello gi nel 1977, e lapartecipazione alla prima (1975)e alla seconda (1977) Rassegna diS c u l t u r a d a n t e s c aContemporanea e alla prima(1978) e alla seconda (1980)Biennale di scultura di Stia(Arezzo), una carriera in ascesalo porta ad esporre: a Venezia,Parigi, Padova, Firenze, Milano,Miami, New York, Ginevra,Bologna, Londra, Impruneta,

    Greve in Chianti,Arezzo, Pisa e apartecipare nel 2012 allaBiennale di Venezia. lo porta adesporre: a Venezia, Parigi,Padova, Firenze, Milano, Miami,New York, Ginevra, Bologna,Londra, Impruneta, Greve inChianti, Arezzo, Pisa e apartecipare nel 2012 allaBiennale di Venezia. SociodellAccademia Vaticana dellaMedaglia DArte, del GruppoD o n a t e l l o e d e l l A n t i c aCompagnia del Paiolo, a c c a d e m i c o e m e r i t odellAccademia delle Arti delDisegno di Firenze, classescultura. Annualmente esegue,per conto del Club Taurino diMilano, del quale socio, ilPremio alla Emocion, che vieneconsegnato ai trionfatori di Feriedel Grande giro taur ico.Recentemente una sua scultura inbronzo stata collocata a Kyotoin Giappone.

    Le sue opere si trovano innumerose collezioni e spazipubblici e privati.

    Se lo stereotipo dellartista quello di un uomo che vive perfare arte tanto da scordarsi cheore sono; da essere tanto lontanodalla tecnologia, dai media, dallecomunicazioni di massa, quantovicino alla poesia, alla cultura,alla natura, ai piaceri della vita,allora Silvano un vero artista,nello stile di vita quanto, esoprattutto, nello spirito.Larte sembra infatti esserel unico bisogno, l unicanecessit costante che lui hasempre sentito, lunica veraprofonda e istintiva ragione diunintera vita. A questa infatti hadedicato le sue notti insonni, lesue giornate operose di freneticaed entusiasta attivit. E a volte,quando la fatica e la frustrazionesembravano aver preso ilsopravvento, la sua naturacreativa lo ha spinto, pi forte diprima, a superare ogni momento,ogni dolore, ogni delusione.Il suo temperamento, il suocarattere ed il suo amore per lascultura si respirano in ogni suospazio: dallo studio, allorto,allabitazione che divengono,senza soluzione di continuit,una galleria, una sorta diWunderkammer dove coesistononatura, oggetti dei pi svariati;una camera delle meraviglieinsomma che divenuta neglianni il corrispettivo di una vita

    Silvano Porcinai, una vita a servizio dellarte

    piena fatta di grandi passioni,ricca e vissuta senza limiti,senza badare alle etichette e alleconvenzioni.Ed proprio per tutte questeragioni che chi vuole bene aSilvano, gli vuole bene propriocos com e chi osserva concuriosit e criticamente la suaarte finisce per ritrovare in essaforte la personalit unica esingolare di Silvano artista, masoprattutto di Silvano uomo. Laforza delle sue opere dirompente, come lo lui,lespressione credibile, vera,la forma mossa, piena dipieghe e di sfaccettature, ivolumi chiari e decisi, a trattiesili; tutto ha una naturalezza eduna veridicit che non sono solofrutto di una indubbia estraordinaria capacit tecnica, diuna facilit esecutiva ed ideativae di una fervida fantasia edimmaginazione, ma anche diuna sensibilit verso loggetto everso la natura che forse dasempre la sua pi fedele Musaispiratrice.Sincero il suo amore per larte eper la scultura, grande la suapassione, lentusiasmo elemozione nel plasmare la terraper farne, sotto le sue mani,forma sublime; forme materichedi forme eteree.

    La presente pubblicazione non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene pubblicata senza alcuna periodicit.Non pu pertanto considerarsi prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001

    CATERINA PACENTI

    9 aprile 2016