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UN QUADRO PER UN ASILO
Procura Missioni Estere
Missionari Monfortani
2 - 18 dicembre 2011
EX CHIESA
“DELLA MADDALENA”
BERGAMO
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2 - 18 dicembre 2011CHIESA EX MADDALENA
BERGAMO
UN QUADRO PER UN ASILO
Procura Missioni EstereMissionari Monfortani
...L’Asilo Papa Giovanni XXIII di Mangochi è carezza di PapaGiovanni ai bambini, provvidenza per il Malawi, onore per le cri-stianità della vecchia Europa, contributo concreto alla fraterni-tà, alla solidarietà e al benessere di un popolo in cammino, lentoe tormentato, verso giorni illuminati dal sole, che è Dio, nostroCreatore e Padre.
Monsignor Loris Francesco Capovillaarcivescovo di Mesembria
LA FORZA DELLA SOLIDARIETÀ
“L’impossibile non esiste, basta dividerlo in piccoli frammenti di possibile”.Questo era solito ripetermi un vecchio amico, ricco di sapienza, ogni volta che gli
parlavo di un progetto che mi sembrava irrealizzabile. Ho pensato a lui quando PadreBruno Epis, missionario di lungo corso in Malawi, mi ha parlato per la prima volta delprogetto “Asilo Giovanni XXIII” per i bambini orfani della sua missione di Mango-chi Lago. Lo ritenevo un sogno difficile da realizzare. Lui non era di questo parere,e ha avuto ragione. Di questo parere non era Giovanna Panzeri che si è fatta carico delprogetto e si è data da fare per trovare quei piccoli “frammenti di solidarietà” cheavrebbero reso “possibile” il progetto che a me, e non solo a me, era sembrato “impos-sibile” da realizzare. Ora il progetto è lì, bello da vedersi e i bambini di Padre Brunohanno finalmente un “loro” asilo, “carezza” del Papa Buono, Giovanni XXIII, comelo ha definito S.E. Mons. Loris Capovilla.
Mi sembra superfluo ricordare coloro che hanno contribuito concretamente allarealizzazione del progetto. Sono stati molti artisti di Bergamo che spontaneamente econ gioia hanno partecipato alla mostra “Un quadro per un’asilo”, organizzata nelmese di novembre del 2009 da Giovanna a nome e con la collaborazione della Procu-ra delle Missioni Monfortane di Bergamo. I risultati dell’iniziativa sono stati ottimi ehanno permesso di portare in porto il progetto. Giovanna, con alcuni amici, nello scor-so mese di agosto ha avuto la fortuna di assistere all’inaugurazione dell’Asilo. Unagrande festa per gli abitanti dei villaggi africani e, soprattutto, una voglia inconteni-bile di manifestare la riconoscenza per i loro amici benefattori bergamaschi rappre-sentati dalle persone presenti all’evento. A loro hanno affidato il compito di portare illoro “zikomo kwambiri” (grazie molto!) a tutti gli amici artisti di Bergamo, ai varisponsor, alle varie autorità comunali e provinciali che hanno mostrato interesse ehanno incoraggiato il progetto.
L’“Asilo Giovanni XXIII”, completo nella sua struttura portante, ha tuttavia biso-gno di un ulteriore aiuto perchè diventi agibile; per questo motivo appoggiamo benvolentieri l’iniziativa di Giovanna di dare vita ad una seconda edizione della mostra“Un quadro per un asilo”. Ringraziamo quanti - artisti, sponsor, autorità comunali -hanno accolto l’invito a essere ancora “frammenti di solidarietà concreta” che servi-ranno per portare a termine la bella impresa.
Padre Bruno ci ha lasciati da poco, ma da lassù, da un qualsiasi angolo di cielo, siaffaccerà per incoraggiarci a continuare la sua meritevole opera a favore dei bambiniorfani della sua missione. La “carezza” di Papa Giovanni XXIII a questi bimbi pas-serà ancora una volta dalle nostre mani. Grazie!
P. Santino Epis
CON IL PATROCINIO
MOSTRA REALIZZATACON LA COLLABORAZIONE
Si ringraziano
Missionari Monfortani di BergamoMons. Loris Francesco CapovillaCesare Zonca, presidente del Credito Bergamascoe della sua Fondazione Angelo Piazzoli, segretario generaledel Credito Bergamasco e della sua Fondazione Giovanna PanzeriElisabetta CalcaterraMino MarraBrunella CarissoniMaria Teresa CortinovisSilvia DaminelliManuela BelottiGuia PanzeriGalleria Ceribelli
Partners tecnici: Camillo Bonfanti - Legatoria Lilli - Serigrafia 2BA - Passe-Partout di Pasini E. e Roberto
Assessorato alla Cultura, Spettacolo,Identità e Tradizioni
Assessorato alla Cultura e allo Spettacolo
Un grazie a tutti gli artisti che hanno donato le opere e a tutti coloro che hanno partecipato al progetto
Padre Bruno Epis
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POPE JOHN XXIII NURSERY SCHOOL
L’iniziativa progettuale dell’asilo di Nansenga nasce all’interno di un contesto,quello del Malawi, gravemente colpito dalla piaga dell’Aids. Un’intera generazio-ne, compresa tra i venti e i trent’anni, è stata praticamente decimata e continua aesserlo. Nonostante i bambini orfani vengano, come da tradizione, accolti e cresciu-ti all’interno della famiglia allargata (nonni, zii o fratelli), non tutte le famiglieriescono oggi a farsene carico proprio a causa della mancanza di diversi dei proprimembri, a volte quasi tutti.
Vi sono casi in cui un padre rimasto solo con il proprio figlio neonato non trovaaltro appoggio che quello dell’orfanatrofio, anche solo per i primi due anni di vitadel bambino. Questo non significa che il bambino venga abbandonato, semplice-mente viene svezzato e cresciuto con le cure necessarie a cui un padre, da solo, nonriuscirebbe a sopperire durante i primi anni di vita del bambino.
La diocesi di Mangochi, come quasi tutto il territorio del Malawi, è caratterizzatada un ambiente completa-mente rurale. Ogni famigliapossiede il proprio appez-zamento di terreno dalla cuicoltivazione trae sostenta-mento per tutto l’anno. Dopo due anni trascorsiall’interno dell’orfanatrofiol’asilo rappresenta un pas-saggio più graduale allafamiglia e al villaggio d’o-rigine. I bambini hannoinfatti la possibilità di stareall’asilo durante il giorno edi rientrare al villaggio perla sera, soluzione vantag-giosa anche per chi se neprende cura, che sia il padreo qualche altro membrodella famiglia.
L’orfanatrofio, che portail nome di MCV (MalawiChildrens’ village) com-prende anche un dispensa-
Inaugurazione dell’asilo “Papa Giovanni XXIII”
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Si informa che una parte dei fondi è stata devoluta anche per scavare un pozzoche è stato richiesto dal capo villaggio e che si è ritenuto indispensabile per il vil-laggio attiguo all’asilo. In questo modo si è cercato di rispondere, in parte, alle esi-genze di approvvigionamento idrico della zona. Il pozzo è stato costruito in acciaioinossidabile e raggiunge i 36 metri di profondità.Anche in questo caso l’inaugurazione è avvenuta con grande e viva partecipazionedi adulti e bambini.
Questa seconda edizione della mostra “Un quadro per un asilo” è stata voluta perpoter concludere il progetto. Sperando nella buona riuscita dell’iniziativa, si informache l’eventuale eccedenza dei fondi raccolti sarà devoluta per la costruzione di una“prenatal and under five clinic”- clinica prenatale per i bambini fino ai cinque anni -nella località di Maldeco, zona vicina a Mangochi e all’asilo “Pope John XXIII”.
Questo nuovo progetto era uno degli ultimi sogni di padre Bruno, e sarebbe bellopoterlo realizzare nel suo ricordo. In concreto si vorrebbe ampliare l’unico centro dicura esistente in zona, poco più di un dispensario chiamato “ospedale”, con unanuova struttura che possa ospitare un reparto di maternità, di medicina neonatale epediatrica.
La località di Maldeco è un'area in forte crescita demografica ed economica e stadiventando un importante punto di riferimento dopo la città di Mangochi. Ad essainfatti fanno riferimento nuovi insediamenti pari a circa 60.000 abitanti.
Padre Bruno Epis, avendo dedicato 20 anni della sua attività missionaria in unodei villaggi vicini alla località di Maldeco, aveva intuito da tempo le linee di inter-vento sociale per far fronte ai bisogni che sarebbero inevitabilmente nati dallo svi-luppo spontaneo. Per aiutare i più deboli, bambini e anziani ammalati bisognavaagire sull'istruzione e sulla sanità; era un suo chiodo fisso e da anni, anche in colla-borazione con altre organizzazioni, aveva favorito l'insediamento di scuole di ognigrado, orfanotrofi e piccoli centri di cura.
G. P.
rio e un ambulatorio medico necessari alla cura di questi bambini, specialmente quel-li affetti dall’Aids. L’orfanatrofio e l’ambulatorio sono stati costruiti e finanziati dal-l’Associazione “Rotary Canada” a da un gruppo di medici canadesi che si recano inloco periodicamente come volontari a prestare il proprio contributo. L’asilo si inseri-sce in un progetto che comprende anche la scuola secondaria e la scuola professiona-le “Arte e Mestieri”, la quale si mantiene grazie ad attività annesse di agricoltura eallevamento. All’interno di questa scuola si apprendono i mestieri di carpenteria,meccanica, sartoria e informatica.
Obiettivo del progetto intero è quello di creare le condizioni favorevoli per cui ibimbi orfani possano proseguire negli studi fino alla scuola secondaria o professio-nale a partire dall’asilo che rappresenta il primo passo. In questo modo si contribui-sce allo sviluppo del settore educativo, investire risorse nell’ambito dell’educazioneall’infanzia sta infatti alla base dello sviluppo del Paese.
Nei suoi obiettivi specifici invece il progetto si propone di:
- supportare le famiglie severamente colpite negli ultimi anni dall’Aids attraver-so una struttura educativa indirizzata ai propri bambini orfani che già hannodovuto trascorrere i primi due anni della propria vita all’orfanatrofio.
- favorire il passaggio graduale di questi bambini dalla struttura orfanatrofio allarealtà del villaggio tramite una struttura di mezzo, quale l’asilo, che consentaloro di staccarsi gradualmente dal primo ambiente di vita, l’orfanatrofio, a quel-lo dove continueranno a vivere con chi se ne prende cura ossia il villaggio.
- contribuire alla formazione educativa di questi bambini così che essi possanopassare alla scuola primaria già preparati all’ambiente scolastico.
I primi beneficiari sono i bambini orfani provenienti dai villaggi di Nansenga chevivono all’orfanatrofio.
L’asilo attualmente consta di tre grandi aule luminose precedute da un porticato eda un ampio cortile. E’ stato costruito impiegando manodopera locale e nel rispettodell’architettura tradizionale. Per essere completamente funzionale l’asilo necessitaancora di servizi igienici, vetri alle finestre e impianto elettrico.
La cerimonia di inaugurazione ha visto la partecipazione di quattro capi villaggio,del parroco, dell’impresa costruttrice, della gente e di un gruppo di quindici alendo(visitatori italiani) che vi si sono recati appositamente nell’agosto scorso.
Dopo aver commemorato Padre Bruno, i capi villaggio hanno ringraziato a nomedi tutta la popolazione per l’impegno e la sensibilità mostrata nella realizzazione diquest’opera. Il responsabile dei lavori ha successivamente preso la parola per elen-care in dettaglio tutte le spese sostenute e quelle preventivate per il prossimo anno.
Esterno ed interno dell’asiloI quattro Capi villaggio presentiall’inaugurazione
Momenti dell’inaugurazionedel pozzo di Namwasi situatonel villaggio ChimatiroPiccoli orfani del villaggio
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UNA VISITA TRA NOVANTAOPERE D'ARTE CONTEMPORANEA
(ricordando Didimo Chierico)
La seconda mostra «Un quadro per un asilo» nasce dal progetto e dall’operato dei
padri Monfortani, a cui si deve il senso dell’iniziativa stessa, e dalla disponibile
dedizione di Giovanna Panzeri, che l’ha curata. Ed è possibile grazie alla generosi-
tà di novanta artisti, che hanno donato opere di grafica, pittura e scultura. Dal loro
gesto traspare non una definizione, ma una concezione della ricerca artistica, quin-
di dell’arte, come ampia e profonda ricchezza culturale a disposizione di tutti, che
tutto indaga, astrae, sublima e trascende, concepita dall’Uomo per l’Uomo con
intensità di mente e cuore e vissuta in modo libero e critico, anche perseguendo
occasioni di confronto e collaborazione.
Nel corso della storia, in ogni tempo e in ogni dove, se pur in una dimensione spa-
ziotemporale propria della cultura, l’umanità ha trovato espressioni artistiche a que-
stioni, esigenze, aspettative e speranze, emozioni, pensieri e sentimenti, generando
arti dell’ideale o arti concentrate sul reale, cercando la loro sintesi qualitativa (per
esempio la prospettiva di matrice umanistica che sorse sulle fondamenta della lezio-
ne dell’antico nel Quattrocento e su cui i pittori di macchia dipinsero il vero dal vero
a metà Ottocento).
Perché questa premessa al catalogo? La mostra è fortunatamente una collettiva di
opere con ampio respiro. Perciò è potenzialmente adeguata al suo fine benefico: la
conclusione dei lavori per l’asilo «Pope John XXIII», realizzato dai padri
Monfortani a Nansenga, villaggio nei pressi di Mangochi in Malawi, e il sostegno al
progetto di un reparto pediatrico nelle vicinanze dell’asilo, in ausilio al piccolo dis-
pensario esistente, nella località di Maldeco. La mostra risulta anche una composita
panoramica di espressioni artistiche, che sono state accostate in catalogo alla ricer-
ca di un’armonia compositiva delle tavole iconografiche, concentrandosi esclusiva-
mente sulle opere e perseguendo, in primo luogo, la loro singola e complessiva valo-
rizzazione in un moderato compendio di pagine e cogliendo, in secondo luogo, le
loro potenzialità espressive dal punto di vista culturale nel contesto dell’impagina-
zione. La presente introduzione risulta quindi essere solo una delle molteplici lettu-
re di altrettante espressioni artistiche, con la quale chi scrive offre un contributo a
questa comune iniziativa.
Si ascolta il silenzio delle cose nelle carte incise da Gianfranco Ferroni e da
Daniela Martini. È pittura di pensiero quella ferroniana, eterea e pregnante, di piano
in piano. Posa abbandonata una bottiglia nel ricordo di una silente, solitaria ricerca
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affiancano e si sostengono nell’opera ad acquaforte, acquatinta e bulino di Cinzia
Benigni: due generazioni che tanto paiono lontane quanto sono vicine in un reci-
proco circolo virtuoso.
Intavolano uno degli aspetti di un tema culturale ancora più complesso gli acco-
stamenti delle opere di Giancarlo Defendi e Angelo Capelli con quelle di Cesare
Benaglia e Gregorio Cividini. Accostamenti nati dalla natura delle stesse, di disegno
e di scultura, quindi dal loro legame tecnico-artistico, nonché dalle loro affinità
tonali e peculiarità contenutistiche. Un bronzo fuso a cera persa, un velo di china su
carta, una naturale incisione del legno, una sfumatura profonda di carboncino. Il dis-
corso tra queste opere può risolversi anche in un chiasmo e ruota intorno al valore
di un simbolo che rimanda tra l’altro alla pietas d’antica memoria e a una france-
scana semplicità e soprattutto alla possibilità dell’essere umano, perciò finito, di
concepire e perseguire l’infinito.
Sempre attuale risulta la questione che la simbolica vanitas di Carlo Previtali, il
potente studio di Sergio Battarola, l’inafferrabile figura di Giulio Albrigoni e il con-
cetto ligneo di Elio Bianco permettono di leggere grazie alla vicinanza tecnica e
tonale degli stessi. Si può cogliere sia una “sete” culturale e spirituale sia una
“fame” più materiale - l’una forse meno evidente e l’altra forse più visibile nel-
l’attualità - che, quando trascurate, hanno reso l’homo homini lupus e creato ten-
sione e sospensione.
Le opere di Alessandro Crippa e di Ferruccio Guidotti, con la loro pittura tersa,
definita e volumetrica, possono attirare l’attenzione su di un tema generale come
quello della tutela e della valorizzazione dell’ambiente. In questo contesto l’eternofeminino dello scultore Guidotti, come molte figure dipinte in antiche pale, invita e
coinvolge il visitatore a osservare e a riflettere, a pensare. Forse non è solo la memo-
ria di varie esperienze novecentesche che spinge lo scultore Giuseppe Guerinoni a
mettere da parte pietra e marmo per sperimentare con resine e pigmenti il passaggio
dalla materia all’astrazione, una delle operazioni comuni a tutte le arti del pensiero.
Su di un tema capillare e incommensurabile come quello dell’ambiente si arrovella-
no molte parole e si compongono molte opere, al fine di costruire un equilibrio geo-
metrico. Come il passaggio linguistico che s’instaura tra il libero segno di
Alessandro Ghidini e le vivaci forme ottico-cinetiche di Cesare Fioretti. Questa
pagina fa anche pensare al riconoscimento e alla valorizzazione dell’arte del graffi-
to, che ha antica matrice e una rivisitazione anche contemporanea, che merita di
essere considerata espressione artistica in tutti i casi in cui non viene meno al carat-
tere precipuo dell’arte stessa, cioè la sua natura viva e libera da mode, stili, gusti,
pregiudizi, orpelli eccetera, ma rispettosa proprio di questa sua natura, quindi mai
dettata da restrizioni e riduzioni di pensiero e sempre tesa in una ricerca qualitativa,
qualificante, evolutiva.
Dall’«elenco telefonico» di Italo Ghilardi si riaffaccia con decisione l’Uomo,
concetto che l’arte per tradizione concepisce universale e la vita concepisce unico.
L’opera di Ghilardi rimanda forse a una concezione dell’arte, che è stata razionaliz-
artistica di matrice morandiana. Mentre s’accartoccia una carta e lievi pieghe risal-
gono il primo piano di tela, un’asta sta sospesa oltre cornice reclinandosi a lasciar
intravedere un riflesso teso all’infinito. Una forbice aperta squarcia le parvenze.
Dall’una all’altra opera, di Ferroni e di Martini, i segni si delineano e si approfon-
discono, i piani si schiariscono e poi assumono il chiaroscuro della consistenza, l’es-
senza delle cose prende volume architettonico. Come quello degli omaggi che
Calisto Gritti e Mirando Haz donano alla loro Bergamo: il profilo di città alta si sta-
glia nel cielo terso festeggiando arte e un’ironica giostra di figure s’affolla intorno
a uno scrigno di gioie quale è l’accademia Carrara.
Eppure le «antiche presenze», così belle e semplicemente ricche come quelle sto-
rico artistiche e paesaggistiche, sì emergono e sconfinano sulla luminosa tavola di
Guglielmo Clivati, ma sono in un certo senso «senza titolo». Come l’opera di Walter
Gadda, che ricorda quanto il pensiero possa essere libero da mode, maschere, abiti
già tagliati su misura per stili di vita tanto predefiniti quanto ridefinibili. Una richie-
sta di attenzione, da Uomo a Uomo, si accende in toni di acrilico fugaci e rarefatti
sulla tela di Tiziano Finazzi; si placa nella composizione di Maurizia Carantani,
lungo linee che si fanno archi e forme aperte in campiture di largo respiro, alla ricer-
ca di un’astrazione equilibrata oltre i limiti di una tela.
Gli intrecci di larghe e rapide cromie di Camillo Campana si districano ne «l’in-
definibile vortice degli universi» dipinto da Maria Clara Quarenghi, in una dimen-
sione umana e artistica dove una concezione materiale della vita dovrebbe assume-
re il peso della leggerezza e una lievità profonda, anche spirituale, per liberarsi della
forza di gravità. In una dimensione dove l’umana attitudine al pensiero, la ricerca di
qualità, uno sguardo ironico e autoironico, un’attitudine al silenzio lasciano emer-
gere e cogliere anche la raffinata voce poetica di pittori come Raffaele Sicignano, la
cui opera vive «a respirare la terra, a nutrirsi di soffi di stelle, a seminare germogli
di luce».
Allo stesso modo dal «paesaggio umano di colline contigue», approfondito con
segno e tempera su carta da Mino Marra, si aprono squarci prospettici ed emergono
anche, sulla vibrante superficie pittorica di Vittorio Consonni, vive, ma fievoli ed
evanescenti «presenze» in cerca di segno e volume.
Intanto corre «Nuvolari» sulla curva spaziotemporale dipinta su tela da Angelo
Zanella - conservando il sapore del disegno e osando coi toni di bianco e di grigio -
e attende «l’ospite silente» di Francesco De Francesco in una stanza pittorica, pro-
fondamente umana e artisticamente “iperreale”, dove la staticità delle cose è diret-
tamente proporzionale al moto dei pensieri.
Immancabile in questa mostra l’opera dello scultore e pittore Stefano Locatelli,
che ricordando il profilo di Papa Giovanni XXIII annuncia l’anno giovanneo a veni-
re e rimanda all’intitolazione dell’asilo che si sta finendo di costruire in Malawi. Un
altro omaggio, allo scultore Giacometti, è l’acquaforte su zinco di Gianfranco
Bonetti. Un anziano che incede solo, portando sulle spalle il peso della leggerezza
di una vita esperita fino alla saggezza, dialoga sulla carta con le «sorelle», che si
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zata nell’Ottocento, quale modo con cui l’uomo può “eternarsi”, “tradere”. E pagi-
ne di anonimi nomi fra nomi e indefiniti numeri fra numeri provocano il pensiero a
considerare l’evidente ambiguità etimologica di due parole legate da medesima radi-
ce, il sostantivo “identità” e l’attributo “identico”. Da questa pagina scorre un fiume
d’inchiostro, le cui onde sono cavalcate da minute figure che compaiono e scom-
paiono all’orizzonte. È l’opera di Claudio Sugliani, ariosa come un foglio bianco,
profonda come inchiostro nero. Chi scrive è portato da ovvie ragioni professionali a
riflettere sul mezzo della scrittura e sulle finalità della comunicazione, intesa in
senso generale, non specialistico. Questa, affrontata con un approccio culturale, dà
voce a persone e visibilità a iniziative ed esempi, non si sofferma solo su vuoti, ma
cerca quel che li possa colmare, dà respiro e approfondimento il più possibile argo-
mentato a temi, si dedica alla qualità e la promuove, sfata miti, scavalca artificiosi
paletti e smaschera luoghi comuni, rispetta per quanto possibile un rigore storico,
coglie la creatività e si confronta sulle idee progettuali, tra l’altro in particolare
sostiene, tutela e valorizza i patrimoni storico artistico e paesaggistico. E l’inchio-
stro si fa segno, gradualmente prende rilievo e spessore, sbianca e si eleva, nel pae-
saggio da sogno di Franco Bianchetti e nel «ritmo» di Silva Cavalli Felci.
Alcune pagine di catalogo si sfogliano sul filo della storia dell’arte, che - come
esplica Federico Zeri - è una costante riscoperta a distanza, che si verifica ogni volta
che un’epoca è pronta per osservare e comprendere meglio un’altra, per cogliere
valenza e lungimiranza di trascorse espressioni artistiche. Così la composizione «in-
divenire» di Valentina Persico - resa attraverso una pittura valoriale che attenua netti
contorni con sfumature sulla scala dei grigi - si carica di colore «astratto» accanto a
quella di Alberto Regonesi, i cui frammenti cromatici risalgono la carta intelata a
partire dall’astrattismo lirico di primo e metà Novecento. Così l’interno con figure
di Francesco Betti rivisita atmosfere surrealiste con toni espressionistici e valenze
simboliche: il tema è quello del corso della vita umana, da una finestra spalancata a
una forma aniconica, da una bacinella d’acqua a un soffio catartico, che fa colare
l’impianto cromatico e squaderna i piani compositivi e prospettici. Forse un invito
a riconsiderare il caduco e l’effimero, il consueto e il potenziale, nonché il concetto
di contemporaneo nella storia dell’arte. Resta sospesa l’«immagine del tempo», nel
pastello su carta di Gianni Grimaldi, il quale rappresenta il complesso concetto di
passato - presente - futuro in una piccola composizione spaziale, con un linguaggio
pittorico che per certi versi rammenta la “semplicità” e l’immaginazione dell’estro-
so Mirò.
Ma il viaggio nella pittura mai s’acquieta e scandaglia l’essenza, la sostanza, su
di un’anima di tela e di carta, sulla scia della tradizione. Si dispiega limpida, ariosa
e profonda una composita veduta di cielo e acqua: il fine paesaggio lagunare ani-
mato da Edgardo Salvi e la peculiare marina sondata da Maranno, il luminoso, rare-
fatto e diluito acquerello di Augusto Sciacca.
Così la natura morta dai toni tenui acquerellata senza ripensamenti da Luigi
Fiordalisi fiorisce nella «fotografia» dipinta ad acrilico da Luana Raffuzzi: quadro
nel quadro che va al di là della cornice, ancora posa ai piedi di una parete di tela, in
una prospettiva che va oltre la stanza dipinta, ed è già appeso lungo la teoria di opere
esposte in mostra.
Nell’installazione «pour Malawi» di Corrado Spreafico e nei «passaggi» a tecni-
ca mista su carta di Patrizia Masserini parlano un comune linguaggio iperrealistico
figure incomplete, che hanno consistenza di immagini frammentate e accartocciate
sotto plexiglass e di immagini fugaci nel loro viaggio, e sguardi che “mirano” oppu-
re fissano al di fuori di una teca e di un quadro e altri che non s’incrociano, non si
colgono, sfuggono assecondando il moto del mezzo che li trascina. A un primo
grado di astrazione di linguaggi simbolici come quelli artistici, le due opere acco-
state vengono naturalmente a contestualizzarsi nella mostra. Ma - dinanzi all’enne-
sima espressione, in questo caso esplicita, di sentimenti (emozioni razionali) come
compassione e non indifferenza (dall’etimologia interessante) da parte di innumere-
voli persone - questa prima lettura potrebbe lasciare spazio a una seconda lettura,
più ampia e più vicina alla radice, in cui le due opere indagano la concezione che
l’odierna società umana manifesta in merito all’Uomo stesso. Quando il pensiero
umano recupera la propria complessità, travalica compartimenti stagni, interdisci-
plinarietà orizzontali, rimandi, analogie e contrapposizioni formali.
Voltando pagina si potrebbe proseguire oltre, su di un terzo piano di lettura. In
fondo a «il viale del tramonto» e alla «serie di personaggi» - con cui Ana Chiodato
e Claudio Granaroli interpretano ad acrilico i temi storico artistici dell’età e dei volti
dell’uomo - si apre e riluce la «serenità ritrovata», dipinta a olio su tela da Delia
Gritti. Un percorso di opere intrapreso nel passaggio dall’idea di ricerca artistica che
si muove e prende figura con incisione di segno sulla tela di Claudio Silini all’idea
di pittura che emerge per colore materico nella composizione di Mauro Capelli.
L’eterno feminino è proprio uno dei modi tradizionali con cui gli artisti hanno da
sempre espresso e rappresentato le loro idee di arte. E ogni artista - la cui natura è
la ricerca artistica - indaga, approfondisce e rappresenta con questa anche la natura
umana, nella sua profonda complessità e nelle sue infinite unicità, con le sue poten-
zialità e i suoi limiti. La più antica e longeva accezione della figura femminile, nella
storia dell’arte, è legata alla fertilità, alla maternità, quindi alla memoria e all’im-
maginazione. Figure femminili popolano le “visionarie” riflessioni di Bruno
Visinoni e prendono vita, dal disegno all’opera, negli «studi» tratteggiati dallo scul-
tore Ugo Riva e negli accenti di rosa e di azzurro della «maternità» del pittore
Simone Morelli. La figura infantile resa in rilievo dallo scultore Alessandro Verdi
libera in volo un palloncino di bronzo patinato e la «vierge» lascia trasparire emo-
zioni nella terracotta su pietra di Mariella Perani e, guardandosi con un lieve sorri-
so, matura nella «testa di donna» di Paolo Cascio. Scorre così la vita delle idee, che
nascono, crescono, maturano e si levano in volo.
E si staglia il volto naturale dell’Uomo che il Novecento ricercò tra maschere e
identità, solcando e approfondendo quel profilo ligneo inciso da Gianriccardo
Piccoli e sospeso tra materia intangibile e spirito insondabile. Alle espressioni più
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Di paesaggio in paesaggio, si spalanca fino al mare il rigoglioso viale di Tullio
Petteni, cascinali risalgono i colli di Candido Baggi e crocchi di case dialogano su
di una tela di viaggio di Maurizio Gavazzi. Un vaso di girasoli su di un davanzale
di prato si staglia, oltre la pittura di genere, sulla veduta di edifici e alberi a cui
Zaccaria Cremaschi dà consistenza di cielo e luce-ombra di colore. Inoltrandosi nel
paesaggio della cultura ci si trova spesso a percorrere non strade maestre, spianate e
confortevoli, ma sentieri sterrati, immersi nella natura e approfonditi in prospettiva
da una dialettica chiaroscurale, cadenzata da aperture di cielo e spunti cromatici,
piani che s’illuminano tono su tono e ascendono a una sintesi di volumetrie essen-
ziali. Una pittura en plen air e di studio, che osserva, descrive e sintetizza, su basi
compositive e sostanza cromatica, che si sbianca, si libera di rigidità e s’arricchisce
d’intensità nella pagina adiacente.
L’Uomo, reso a tecnica mista da Maurizio Bonfanti, riflette su se stesso, nudo
segno su carta intelata, e inizia a rialzarsi oltre i limiti di una tela che non lo costrin-
ge più. Oltre la porta del peculiare “realismo magico” di Fulvio Rinaldi, dove l’om-
bra del pensiero è solo uno scarno, rarefatto riflesso tra crepe e lacune d’intonaco,
si specchiano senza soluzione di continuità la lievità e la trasparenza dei luminosi
paesaggi di Marcello Corbetta e Angelo Celsi. Un filo d’idee - duttile e solido come
bronzo, lucente come alluminio e tenace come ferro - si verticalizza dalla «matrice»
di Andrea Zanotti. E un seme di materia preziosa affiora dalle astratte campiture di
Enrico Redolfi. «Si fa luce» sui rilievi di una tela grezza nell’opera profondamente
spirituale di Alfa Pietta, sul «mutamento» di simboli in volo nello spartito di pittura
concettuale, musicale, lirica e letteraria di Francesco Coter.
Elisabetta Calcaterra
varie e più o meno percettibili di un’innaturale decadenza del pensiero l’arte da sem-
pre risponde con stimolo e auspicio. In queste pagine invita a riaffondare le radici,
crescere e germogliare nel pensiero ad acquatinta di Maurizio Scotti, a riscoprire la
ricchezza culturale nell’acuta e delicata incisione di Giuseppe Milesi, dall’atmosfe-
ra in certo senso metafisica e metartistica.
Prende allora senso una cosmogonia dal sapore antico come quella delle due pagi-
ne successive, narrata con parole dense e con una metrica ritmica e accentata, pro-
pria di una pittura aggettante materia e colore. Il paesaggio materico di Mario
Paschetta, rammentando il ciclo sulla Genesi, illumina su lastra solchi, lingue e pro-
montori di terra, lungo un orizzonte denso di alberi, fra striate stesure di cielo e
acqua; fiorisce fitto il prato dipinto da Luigi Dragoni tutt’intorno agli argini di un
rivo, s’accende d’intenso la marina del siciliano Pietro Mosca dove riapproda un
concetto antico come quello del nòstos. Mentre l’Uomo ritrova se stesso come il
biblico figliol prodigo nel dipinto architettonico di Fabio Agliardi.
Ed ecco che luce filtra attraverso i vetri di una finestra, a ravvivare un angolo di
natura morta in penombra, in un interno dove l’aria rarefatta respira di pittura sof-
fusa su tela. È la semplice testimonianza di un pittore anonimo come un antico, tra
quella che può sembrare un’astrazione “romantica” del “fuoco dell’arte” sulla tavo-
la di Bruno Talpo e lo smalto di una riflessione su mestiere e ruolo dell’artista nella
tela di Vittorio Bellini. S’instaura a posteriori una dialettica tra composizioni, che
può far ricordare pregnanti storicizzazioni e dibattiti critici intrapresi nel Novecento,
dalle questioni poste dal “classico” Cézanne alla riscoperta dei primitivi, alla con-
cezione della pittura in se stessa e della pittura di realtà, alla presunta distanza tra
figurativo e astratto, fino al superamento critico e alla riscoperta storica dell’arte
ottocentesca.
Dalla storia alla cronaca che si farà storia. Il giardino primaverile fotografato e
intelato da Gigi Vegini e l’«Africa» immaginata a tecnica mista da Margherita Leoni
si caricano di significato culturale in una mostra, tanto più in un’esposizione come
questa, e illuminano una pagina bianca, assumendo toni di verde speranza. Auspicio
che i concetti d’involuzione e di rivoluzione si aprano e si liberino finalmente in un
pensiero di evoluzione. Che l’ombra che si allontana all’orizzonte nel dipinto di
Beniamino Piantoni possa ritornare con dignità di primo piano a coltivare con amore
ed esperienza la propria terra, perché dai pochi frutti sparsi nella soffusa natura
morta di Mario Gotti si raccolgano ceste di mele come quelle dipinte ad acrilico su
carta da Silvia Manfredini e fioriscano, tono su tono, equilibrate composizioni natu-
rali, come quelle di Natale Bertuletti e Gianluigi Lizioli.
Si ravvivano di colore i toni di grigio e di neve che annebbiano e ovattano le
vedute della pagina seguente, dove - per semplici accostamenti tonali e di soggetto
- si ritrovano a scorrere le pennellate dense di Raffaello Locatelli, a tendersi le linee
terse di Marcello Arzuffi e a comporsi i volumi di Mario Nosari. Mentre si leva una
«maternità» di Trento Longaretti, sospinta in cammino dal più profondo dei senti-
menti umani.
GRAFICA
PITTURA
SCULTURA
Calisto Gritti, Omaggio a Caravaggio, acquaforte, lastra e incisione, mm 350x500
Mirando Haz, L’Accademia Carrara di Bergamo, 2005, acquaforte, lastra e incisione, mm 175x235
2120
Gianfranco Ferroni, Cartoccio e forbici, 2000, litografia su zinco, mm 370x205
Daniela Martini, Natura morta, 2002, punta secca, lastra e incisione, mm 300x170
Tiziano Finazzi, Help, 2010, acrilico su tela, cm 40x30
Maurizia Carantani, Astratto, 2010, olio su tela, cm 120x60
23
Walter Gadda, Senza titolo, 2010, smalti e polietilene su gomma, piumino, cm 25x25
Guglielmo Clivati, Antiche presenze, 2006, olio su tavola, cm 30x90
22
24
Maria Clara Quarenghi, L’indefinibile vortice degli universi, 1973, tempera spray, carboncino e matita su carta, cm 30x24
Camillo Campana, Senza titolo, 1968-87, olio su tela, cm 50x60
Raffaele Sicignano, A respirare la terra, a nutrirsi di soffi di stelle, a seminare germogli di luce, 2011,
tecnica mista su cartone intelaiato, cm 50x70
25
Angelo Zanella, Nuvolari 6, 2009, olio su tela, cm 100x120
Francesco De Francesco, Ospite silente, 2007, olio su lino, cm 50x70
2726
Vittorio Consonni, Presenze, 2009, tecnica mista su tela, cm 115x75
Mino Marra, Paesaggio umano: colline contigue, 2009, tempera, cm 33x22
Gianfranco Bonetti, Alberto Giacometti, 1978, acquaforte su zinco, n. 114q-a, lastra mm 250x160, incisione mm 244x158
Cinzia Benigni, Sorelle, 2011, acquaforte, acquatinta e bulino, lastra mm 95x67, incisione mm 66x49
2928
Stefano Locatelli, Papa Giovanni XXIII, 1963, litografia, mm 60x44
Angelo Capelli, Deposizione, 1995, tecnica mista, cm 30x25
Gregorio Cividini, Teschio, 1982, carboncino su carta colorata cuoio, cm 44x35
3130
Giancarlo Defendi, Crocefissione, 2005, fusione a cera persa, cm 47x12
Cesare Benaglia, Pulchra ecclesa, 2001, tarsimia - legno di abete tarlato e segatura di abete, cm 48x30
32
Carlo Previtali, Vanitas-melograno e mele su trespolo, 2011, carboncino su cartone, cm 39.5x53.5
Sergio Battarola, Studio per cane sentinella, 2008, matita e tempera su carta, cm 35x28
Giulio Albrigoni, Distacco, 1993, tecnica mista su carta, cm 32x24 Elio Bianco, Flexus, 2002, legno, cm 19x53x8.5
33
Alessandro Ghidini, Composizione, 1978, acrilico su cartoncino, cm 70x50
Cesare Fioretti, Capriccio veneziano, particolare, 2005, caolino e acrilico su tela, cm 90x80
3534
Alessandro Crippa, Paesaggio, 1999, olio su cartoncino, cm 35x55
Ferruccio Guidotti, Anna, 2006, olio su tela, cm 40x27
Giuseppe Guerinoni, Composizione, 2009, resine e pigmenti, cm 28x28
Silva Cavalli Felci, Ritmo, 2006, calcografia a secco, cm 20x13
Franco Bianchetti, Rem-passaggio, 2006-2007, tecnica mista, cm 48.5x54.5
3736
Italo Ghilardi, Elenco telefonico, 2009, tecnica mista, cm 28x23x5
Claudio Sugliani, Nero e dintorni 17-18, 2010, anilina su carta, cm 50x136
Francesco Betti, Pediluvio, 2011, tecnica mista su tela, cm 98x95
Gianni Grimaldi, Immagine del tempo, 2006, pastello su carta, cm 32x25
3938
Valentina Persico, In-divenire, 2010, tecnica mista su tela, cm 39x34
Alberto Regonesi, Astratto, 2011, tecnica mista su carta intelata, cm 100x70
Edgardo Salvi, Venezia - bacino di S. Marco, 2005, olio su tavola, cm 40x50
4140
Augusto Sciacca, Litografia a colori, 2009, p.a.3/7 lastra mm 350x225, incisione mm 320x210
Maranno, Fondale marino, 2010, olio su tela, cm 30x20
Corrado Spreafico, Pour Malawi, 2011, tecnica mista, cm 23x23x23
Patrizia Masserini, Passaggi, 1997, tecnica mista su carta, cm 46x31
4342
Luigi Fiordalisi, Natura morta, 2010, acquarello su carta, cm 40x30
Luana Raffuzzi, Fotografia, 2008, acrilico, cm 50x40
Ana Choidato, Il viale del tramonto, 2006, acrilico su carta, cm 18.5x16
Claudio Granaroli, Serie personaggi, 2009, acrilico, cm 50x50
Delia Gritti, Serenità ritrovata, 2008, olio su tela, cm 47x62
4544
Claudio Silini, Figura virile, 2011, acrilico su tela, cm 70x50
Mauro Capelli, Intimità, 1995, tecnica mista su tela, cm 50x40
Mariella Perani, Vierge, 1997, terracotta con base in pietra, cm 60x20
Paolo Cascio, Testa di donna, 2008, semirefrattaria, cm 40x10x10
Alessandro Verdi, Bassorilievo, bronzo patinato, cm 16.5x10x0.3
4746
Bruno Visinoni, Per Rouault, 2010, matita acquarellata, pastello, cm 33.5x27.5
Ugo Riva, Studi, 2008, tecnica mista, cm 28.5x20.5
Simone Morelli, Maternità, 1975, pastelli e acrilici, cm 61x41
Giuseppe Milesi, Metafisica,1962, incisione, mm 215x195
Maurizio Scotti, Segni,1995, acquaforte, acquatinta a colori su due matrici in rame di diverse dimensioni, mm 355x235
4948
Gianriccardo Piccoli, Incisione, 1991, lastra e incisione mm 170x230
Pietro Mosca, Paesaggio siciliano, 2009, tempera su carta, cm 21x29.5
Fabio Agliardi, Solidarietà, 2008, olio su cartone telato, cm 35x25
5150
Mario Paschetta, Landscape, 2010, supporto: lastra, cm 50x35
Luigi Dragoni, Al fosso, 2009, tempera, cm 50x70
Gigi Vegini, Il mio giardino il primo di marzo, scatto 2008 (polaroid), stampa 2009, stampa fotografica su tela, cm 50x50
Margherita Leoni, Infanzia perduta, 2011, tecnica mista su tela, cm 55x55
5352
Anonimo, Natura morta, tecnica mista, cm 34x33
Bruno Talpo, Rogo, 1987, olio e acrilico su tavola, cm 20x20
Vittorio Bellini, Senza titolo-dal ciclo Les couleurs de la vie, 2001-2004, olio su tela, cm 80x60
Natale Bertuletti, Natura morta, 1980, olio su tela, cm 18x24
Gianluigi Lizioli, Natura morta, 2005, olio su tela, cm 30x40
5554
Beniamino Piantoni, Interno con figura, 2003-2004, olio su carta, cm 25.5x21.5
Silvia Manfredini, Ceste di mele, 2009, acrilico su carta da pacco, cm 49.5x62.5
Mario Gotti, Natura morta, 2009, olio su tavola, cm 28x50
56
Raffaello Locatelli, Paesaggio veneziano, 1973, olio su tavola, cm 20x24
Marcello Arzuffi, Fredda mattinata bergamasca, 2010, olio su tela, cm 50x60
Mario Nosari, Nevicata, 2001, olio su tela, cm 40x30 Trento Longaretti, Madre con bambino, 1999, serigrafia, cm 70x50
57
Maurizio Gavazzi, Mercatino parigino, 2011, olio su tela, cm 50x70
Zaccaria Cremaschi, Pineta, 2010, olio su tela, cm 60x50
5958
Tullio Petteni, Strada in Maremma, 2000, olio su tela, cm 70x81
Candido Baggi, Cascinali, 1990, tecnica mista, cm 45x33
Fulvio Rinaldi, Porta, 2010, tecnica mista, cm 30x40
Marcello Corbetta, Meriggio lungo l’Adda, 2011, olio su tela, cm 60x70
Angelo Celsi, Manhattan, 2011, olio su tela, cm 60x80
6160
Maurizio Bonfanti, Figura maschile, 2009, tecnica mista su carta intelata, cm 56x27
Francesco Coter, Mutamento, 2011, olio su tela, cm 35x25
Enrico Redolfi, Op 11.15, 2011, tecnica mista, cm 60x50
Alfa Pietta, Si fa luce, 2010, tela grezza e acrilici, cm 35x34
6362
Andrea Zanotti, Matrice 07, 2006-2007, bronzo, alluminio, ferro, cm 87x20x20
ARTISTI INVITATI
Fabio Agliardi
Giulio Albrigoni
Marcello Arzuffi
Candido Baggi
Sergio Battarola
Vittorio Bellini
Cesare Benaglia
Cinzia Benigni
Natale Bertuletti
Francesco Betti
Franco Bianchetti
Elio Bianco
Gianfranco Bonetti
Maurizio Bonfanti
Camillo Campana
Angelo Capelli
Mauro Capelli
Maurizia Carantani
Paolo Cascio
Silva Cavalli Felci
Angelo Celsi
Ana Chiodato
Gregorio Cividini
Guglielmo Clivati
Vittorio Consonni
Marcello Corbetta
Francesco Coter
Zaccaria Cremaschi
Alessandro Crippa
Giancarlo Defendi
Francesco De Francesco
Luigi Dragoni
Gianfranco Ferroni
Luigi Fiordalisi
Cesare Fioretti
Tiziano Finazzi
Walter Gadda
Maurizio Gavazzi
Alessandro Ghidini
Italo Ghilardi
Mario Gotti
Claudio Granaroli
Gianni Grimaldi
Calisto Gritti
Delia Gritti
Giuseppe Guerinoni
Ferruccio Guidotti
Margherita Leoni
Gianluigi Lizioli
Raffaello Locatelli
Stefano Locatelli
Trento Longaretti
Silvia Manfredini
Annoni Maranno
Daniela Martini
Mino Marra
Patrizia Masserini
Giuseppe milesi
Mirando Haz
Simone Morelli
Pietro Mosca
Mario Nosari
Mario Paschetta
Mariella Perani
Valentina Persico
Tullio Petteni
Beniamino Piantoni
Gianriccardo Piccoli
Alfa Pietta
Carlo Previtali
Maria Clara Quarenghi
Luana Raffuzzi
Alberto Regonesi
Enrico Redolfi
Fulvio Rinaldi
Ugo Riva
Edgardo Salvi
Augusto Sciacca
Maurizio Scotti
Raffaele Sicignano
Claudio Silini
Corrado Spreafico
Claudio Sugliani
Bruno Talpo
Gigi Vegini
Alessandro Verdi
Bruno Visinoni
Andrea Zanotti
Angelo Zanella
Anonimo
UN QUADRO PER UN ASILO
Procura Missioni Estere
Missionari Monfortani
2 - 18 dicembre 2011
EX CHIESA
“DELLA MADDALENA”
BERGAMO