UN POETA UN PAZZO UN CORTIGIANO ERRABONDO 01/04/2015 1 TORQUATO TASSO Sorrento 1544 – 1595 Roma.
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Transcript of UN POETA UN PAZZO UN CORTIGIANO ERRABONDO 01/04/2015 1 TORQUATO TASSO Sorrento 1544 – 1595 Roma.
UN POETAUN PAZZO
UN CORTIGIANO ERRABONDO
11/04/23
1
TORQUATO TASSO
Sorrento 1544 – 1595 Roma
11/04/232
1544: Nasce a Sorrento dal poeta e cortigiano Bernardo
1544-’54: Trascorre l’infanzia fra Salerno e Napoli
1554: Raggiunge il padre a Roma
11/04/233
1557: Breve soggiorno a Bergamo presso la famiglia paterna
Da Roma
11/04/234
Da Bergamo
1557-59: Risiede con il padre a Pesaro e alla corte di Guidobaldo II della Rovere, duca di Urbino
11/04/235
Da Urbino
1559: a Venezia con il padre, inizia a quindici anni l’abbozzo della Gerusalemme.
1560-’61: a Padova inizia gli studi di diritto; frequenta le lezioni di Sperone Speroni e di Piccolomini; scrive le sue prime rime d’amore per Lucrezia Bendidio e Laura Peperara
1563: Università di Bologna
1565: entra al servizio del Cardinale Luigi d’Este, presso la corte di Alfonso II: inizia a 21 anni la sua carriera di cortigiano
Primi amori: prime rime
11/04/236
1570-71: al seguito del cardinale Luigi d’Este è a Parigi
1572: a Ferrara passa al servizio del duca Alfonso II: inizia una felice stagione di poesia, fra cui le rime per Eleonora d’Este, sorella del duca
1573: l’Aminta
Inizia il Galealto, che diventerà il postumo Re Torrismondo
1572-5: gli anni migliori
11/04/237
1575-’77: terminata la Gerusalemme , deluso per le critiche al suo poema, iniziano i suoi dubbi artistici e religiosi, con i primi segni di squilibrio e di mania di persecuzione:
per due volte si sottopone all’inquisizione e viene assolto;
una sera credendosi spiato durante un colloquio con la principessa Lucrezia, lancia un coltello ad un servo.
Segregato per la sua pazzia pericolosa, evade in circostanze romanzesche ed inizia un doloroso peregrinare.
1575 - ’77: inizia il declino
11/04/238 Sorrento
Roma
Padova
Pesaro
Urbino: compone la “Canzone al Metauro”
Vercelli
Le fughe dal 1577 al 1579
11/04/239
1579: torna a Ferrara mentre a corte tutti sono occupati nei preparativi per le terze nozze del duca Alfonso con Margherita Gonzaga: trascurato e deluso, inveisce violentemente contro l’antico protettore
Rinchiuso nell’ospedale di S.Anna e incatenato come frenetico, vi trascorrerà sette terribili anni, trattato, secondo la consuetudine dell’epoca, più come un carcerato che come un malato.
Nelle lunghe parentesi di lucidità riprendeva il suo lavoro di poeta, mentre cercava di difendersi dall’accusa di follia e di riacquistare la libertà con lettere umane e toccanti.
Nel 1580, a sua insaputa, viene pubblicato il Goffredo, scorretto e incompleto, che sarà una ulteriore causa di sofferenze per il poeta.
1579: l’anno disgraziato
11/04/2310
1586: il duca Alfonso concede finalmente a Vincenzo Gonzaga di condurre con sé il Tasso a Mantova, dove il poeta pensa a rifacimento della Gerusalemme.
Poi improvvisamente fugge.
Roma
Napoli
1592: scrive in onore del duca Vincenzo, la Genealogia di casa Gonzaga
1593: dedica la Gerusalemme Conquistata al suo generoso ospite, il cardinale Cinzio Aldobrandini
1594: per l’ultima volta a Napoli, intraprende la Vita di San Benedetto
1586-’95: gli ultimi anni in fuga
11/04/2311
1595: viene accolto in gravi condizioni nel monastero di Sant’Onofrio sul Gianicolo, dove muore il 25 aprile.
La corona poetica fu posta sulla sua bara.
1595: Il primo anno di quiete
La sua ultima lettera:
11/04/23
12
Ad Antonio Costantini:
“…Non è più tempo ch’io parli de la mia ostinata fortuna, per non dire de l’ingratitudine del mondo, la quale ha pur voluto avere la vittoria di condurmi a la sepoltura mendìco …
Mi son fatto condurre in questo munisterio di sant’Onofrio; non solo perché l’aria è lodata da’ medici, più che d’alcun’altra parte di Roma, , ma quasi per cominciare da questo luogo eminente, e con la conversazione di questi divoti padri, la mia conversazione in cielo.
Pregate Iddio per me: e siate sicuro che, sì come vi ho amato e onorato sempre ne la presente vita, così farò per voi ne l’altra più vera, ciò ch’e a la non finta ma verace carità s’appartiene
Ed a la Divina grazia raccomando voi e me stesso”.