UN PARROCO MODELLO DI PARROCI -...
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MANFREDO PAOLO FALASCA
UN PARROCO MODELLO DI PARROCI
IL VEN. GIUSEPPE FRASSINETTI
F e l i c e i l c u o r e
c h e n o n h a p i s e n o n u n a m o r e
e u n d e s i d e r i o !
u n a m o r e ,
e s o l o p e r I d d i o ;
u n d e s i d e r i o ,
e s o l o d i d i v e n i r e c o s p e r f e t t o
d a p i a c e r e p i e n a m e n t e a D i o ! GIUSEPPE FRASSINETTI
CANTAGALLI
2
MANFREDO PAOLO FALASCA
UN PARROCO MODELLO DI PARROCI
VITA DEL VENERABILE
GIUSEPPE FRASSINETTI
PRIORE DI SANTA SABINA IN GENOVA
FONDATORE D E I FIGLI DI S. MARIA IMMACOLATA
Edizione maggiore
ROMA 2006
3
A MARIA VERGINE
NELLE CUI MANI
IL SABATO 5 LUGLIO 1947
A SAN MARTINO AI MONTI
IN ROMA
AFFIDAI IL MIO SACERDOZIO
QUESTO LAVORO
IN CUI SI NARRA LA STORIA
D'UN SACERDOTE CH'EBBE
LEI PER LAMPADA
IL SUO DIVIN FIGLIO PER REGOLA
4
INDICE GENERALE
Indice generale VII
Abbreviazioni XI
Approvazione del Padre Generale XIII
Piano del lavoro
Introduzione
XV
XVII
Parte I Gli anni della preparazione 1804 1827 1
Cap. 1 Nel nome di Maria 3
Cap. 2 Esultate nel Signore, un Genovese nato alla Chiesa 11
Cap. 3 La bufera napoleonica 19
Cap. 4 Il fanciullo ascoltava 26
Cap. 5 Le citoyen franais Joseph Frassinetti 38
Cap. 6 1 ricostruttori 50
Cap. 7 La famiglia Frassinetti 59
Appendice al cap. VII La zia Annetta 69
Cap. 8 Leducazione dei figli 84
Cap. 9 Educando i fratelli educava se stesso 95
Cap. 10 Come a Cassiciaco Una casa convento 103
Cap. 11 Fratelli in gara a chi d maggior gusto a Dio 113
Cap. 12 Cos che ti d maggior gusto, o Dio? 119
Cap. 13 Bruciami Signora il cuore col fuoco del tuo amore 129
Cap. 14 Mira quant bello essere fratelli e vivere uniti 142
Cap. 15 I Ragazzi del Gianelli 158
Cap. 16 Ladolescente focosissimo 180
Cap. 17 Il seminario di Genova prima del rettore Cattaneo 200
Cap. 18 I Ragazzacci Mazzini e compagni 211
Cap. 19 Gli interessi culturali 231
Cap. 20 Lo studente di filosofia 241
Cap. 21 Cosa studiare e con quale spirito pensando allaltare 251
Cap. 22 Lo studente di teologia 261
Cap. 23 Oltre la scuola I 276
Cap. 24 Oltre la scuola II 296
Appendici I e II al cap. 24 316
Cap. 25 Lincontro con SantAlfonso 322
Cap. 26 Ubi Petrus ibi Ecclesia 339
Cap. 27 Sacerdote Un fuoco ardente gli bruciava il cuore 342
5
Parte II Il Pastore 353
Prospetto della II parte 355
Nellattesa che il Vescovo gli assegni il suo compito 357
Cap. 28 Come atleta al via 359
Cap. 29 Gli oratori festivi 366
Appendice sul modo di insegnare la dottrina ai fanciulli 372
Cap. 30 Era Don Bosco a conoscenza delle cose di Genova? 376
Cap. 31 La Beato Leonardo e lAccademia di studi ecclesiastici 389
Il parroco 395
Cap. 32 Parroco a Quinto 397
Cap. 33 Parroco a Santa Sabina in Genova 403
Cap. 34 Le associazioni 408
Cap. 35 Parroco maestro di parroci 413
Triboli e spine 419
Cap. 36 Denunciato come eretico e membro di societ segreta 421
Cap. 37 Nel 1846 os smascherare il Gioberti creduto messia 426
Stralci del Saggio intorno alla dialettica del Gioberti 441
A Vincenzo Gioberti il Seminario di Genova 446
Cap. 38 Nella bufera del 1846-1849 448
Cap. 39 Ancora triboli e spine 457
Giuseppe Frassinetti apostolo della vita consacrata 465
Cap. 40 Giuseppe Frassinetti alle origini delle Dorotee 467
Cap. 41 Primi passi delle Dorotee sotto la guida del Frassinetti 480
Cap. 42 Paola a Roma 510
Cap. 43 Differenze di vedute tra fratello e sorella 528
Cap. 44 La storia delle Regole 540
Cap. 45 Il 1857 segn un prima e un dopo 555
Cap. 46 Don Pestarino e le ragazze di Mornese 592
Cap. 47 Le Figlie di Maria Immacolata Monache in casa 606
Appendice: Lettera di GB Lemoyne 629
Cap. 48 Alcune figlie di M. I. diventano figlie di M. Ausiliatrice 633
Cap. 49 I Figli di S. Maria Immacolata Il padre Antonio Piccardo 652
Il moralista 661
Cap. 50 Il moralista 663
Cap. 51 Liberale o reazionario il Frassinetti? 671
Cursum consummavi, fidem servavi 683
Cap. 52 Vieni Servo fedele assiditi al Convito del divino amore 685
Cap. 53 Vergine Maria, Madre di Ges, fateci santi 691
Resta con noi ch si fa sera 695
Cap. 54 Il Priore nel ricordo dei genovesi 697
Cap. 55 Il Frassinetti in giro per il mondo 704
Cap. 56 Congedo 714
Sulla via degli Altari 719
6
Cap. 57 Il processo di canonizzazione 721
Documenti 727
Documenti del Frassinetti 729
Cap. 58 Documenti I-XV 731
Documenti non del Frassinetti 763
Cap. 59 Varie redazioni del Piano ristretto delle Dorotee 765
Cap. 60 Sinossi dei titoli delle Regole della Barat e della Frassinetti 776
Indici 779
Indice biblico 781
Indice dei nomi 785
ABBREVIAZIONI1
Atti dei processi
POS.sD. = Positio super dubio an sit signanda Commissio
Instructionis Caus Beatificationis et canonizationis Servi Dei
Josephi Frassinetti, Rom, 1934. Ed in essa:
A = Animadversiones
E = Epistol postulatori
I = Informatio
RA = Responsio ad Animadversiones
S = Summarium
SS = Summarium ex officio super scriptis
T = Tabella textium
POS.sV. = Positio super virtutibus Servi Dei Josephi Frassinetti,
Rom 1990. Ed in essa:
A = Animadversiones
G = De gratiis a Dei Famulo impetratis
I = Informatio
P = Prnotatio Relatoris
PS = Positio super scriptis
PSN = Positio super scripris nuper inventis
1 Altre abbreviazioni e citazioni complete nella Bibliografia in fondo al volume.
7
R = Responsio ad animadversiones
S = Summarium
SA = Summarium additionale 1 e 2.
T = Tabella testium
POS.P.F = Positio super introductionis Caus Beat. et
Canonizationis Serv dei Paul Frassinetti, Rom
1906.
RV = Relatio et vota Congressus peculiaris super virtutibus Servi
Dei Josephi Frassinetti, Roma 1990.
CFS = Copia publica transumpti Processus Servi Dei Josephi
Frassinetti in Curia Januensi constructi super fama
sanctitatis, Genova 1930, vol. 1, ff. 1-591; vol II, ff. 592-
1182.
CPC = Copia publica transumpti Processus Servi Dei Josephi
Frassinetti in Curia Januensi constructi super cultu
Servo Dei Josepho Frassinetti nunquam prstito, Roma
1934, ff. 131.
CPV = Copia publica transumpti Processus Servi Dei Josephi
Frassinetti in Curia Januensi constructi super virtutibus
et miraculis Servi Dei Josephi Frassinetti, Roma 1944,
ff. 375.
OEI = GIUSEPPE FRASSINETTI, Opere edite ed inedite.
Archivi
ADA = Arch. De Albertis, Genova.
ACAG = Arch. Curia Arcivescovile, Genova.
ACGSJ = Arch. Curia Gener. Compagnia di Ges, Roma.
ACGSD = Arch. Curia Gener. Suore di S. Dorotea, Roma.
ACGSG = Arch. Curia Gener. Suore Gianelline, Roma.
ACM = Arch. A. Charvaz, Motiers (Savoia).
AF = Arch. Frassinettiano, Curia Gener. dei FSMI, Roma.
APMA = Arch. Parrocchia di Maria Assunta, Genova-Rivarolo.
APSL = Arch. Parrocchia di San Lorenzo, Genova.
APSS = Arch. Parrocchia di Santo Stefano, Genova.
APV = Arch. Parrocchia delle Vigne, Genova.
AS = Arch. Istituto dei Sordomuti, Genova
ASAG = Arch. Seminario Arcivescovile, Genova.
ASG = Arch. di Stato, Genova.
8
AUG = Arch. Universit, Genova.
Dizionari, enciclopedie e raccolta di testi
DicB = Dictionnaire de la Bible.
DicBS = Dictionnaire de la Bible, Supplment.
DicThC = Dictionnaire de Thologie Catholique.
DicThC = Dictionnaire de Archologie Chrtienne.
DizRis = Dizionario del Risorgimento Nazionale.
EC = Enciclopedia Cattolica.
EI = Enciclopedia Italiana.
KTW = G. KITTEL-G. FRIEDRICH, Theologishes Wrterbuch zum N. T.,
trad. it: Grande lessico del N.T.
Mor = Dizionario di erudizione storico-eccles. di G. MORONI.
PG = Migne, Patrologia Greca.
PL = Migne, Patrologia Latina.
PRESENTAZIONE
La vita del Ven. Giuseppe Frassinetti, uscita ridotta di pi di una met
della stesura originaria, qui data come essa fu concepita. Presentando
ledizione minore dicevo che non mi sarei meravigliato della meraviglia di
chi lavesse presa in considerazione di fronte allo sviluppo dato alla prima
parte, agli anni della formazione: ben 160 pagine! Qui pi del doppio, 351.
Tante, se si pensa come ne avara la stessa Positio, e se ne rammarica il
quarto Consultore Teologo: Dagli Atti della Causa [di canonizzazione] non
risulta quasi nulla su questi anni che sono, invece, a nostro parere,
fondamentali per lo studio delle sue virt. Critica che mi ha incoraggiato a
dare un tale sviluppo agli anni della formazione. Vi si presenta un giovane
santo in una famiglia di santi, un giovane che, pur vivendo a casa ed in
parrocchia, si forma santamente al sacerdozio in tempi tristissimi e sa
innamorare alla vita consacrata i tre fratelli minori, anchessi sacerdoti, e la
9
sorella, santa canonizzata, da lui formata e sostenuta nella fondazione delle
Dorotee. Un esempio di famiglia santa che in tempi tanto turbinosi seppe
vaccinarsi contro i mali dellepoca.
Nello scrivere di un santo o di un servo di Dio se ne pu essere cos
affascinati da farne un primo piano isolandolo dalla gente in mezzo alla
quale egli visse, da cui ricevette e a cui diede e con cui fece corpo. Sembra
ne esca ingigantito, in realt ne esce impoverito di quello che io chiamo
effetto eucaristia, cio i molti che per nutrirsi di un solo Pane diventano
un solo corpo in Cristo. Un toglierlo dallorchestra per farne un solista. Il
Frassinetti non fu un solista prestigioso, fece parte di una orchestra messa su
da lui e dallo Sturla di cui egli fu il Toscanini. In quella loro Congregazione
del Beato Leonardo da Porto Maurizio i molti divennero uno, viva
testimonianza di cosa possa quel Pane.
Nei primi ventisette capitoli si parla della sua formazione al sacerdozio
scritta pensando in particolare ai giovani che ne fossero chiamati e non
potessero entrare in seminario. Nella seconda si parla di quel suo sapere
essere due in uno, pastore e scrittore, uno che, pur tenendo se stesso in
ombra, scrive il suo vissuto per esortare quanti lo leggeranno alla
perfezione di cui perfetto il Padre nostro che nei cieli, ed invitare quanti
pi pu al di pi, facilitandone il modo s da rendere la vita consacrata a
tutti possibile, anche a chi per un motivo o per un altro non possa uscire dal
proprio ambiente e dalla propria casa. Nelluna e nellaltra parte cito con
molta larghezza pagine e pagine del Venerabile da lasciare limpressione di
leggere una sua autobiografia.
Mi sono molto indugiato sulla nascita e natura di due istituti femminili,
le Dorotee e le Figlie di Maria Immacolata. Del primo, dopo aver detto come
egli lo aveva pensato ed iniziato, parlo della sua evoluzione a cui egli non
ebbe pi parte diretta. Il secondo anticipava di quasi un secolo le
congregazioni laiche, anche nel nome. Ebbero una splendida fioritura. Un
gruppo, dopo la sua morte, nelle mani di san Giovanni Bosco fu il lievito
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ma diverse da come egli le aveva pensate:
donne consacrate che allesterno in nulla si distinguessero dalle altre donne
se non nello spirito e per il fuoco che ardeva loro in cuore. Era stato un
anticipare troppo i tempi. Dette anche agli uomini la stessa opportunit di
vivere la perfezione cristiana senza in nulla distinguersi dal resto della
popolazione. Da un gruppo di questi giovani nascer lOpera dei Figli di
Maria Immacolata e da essa, ad un trentennio dalla sua morte, la
Congregazione dei Figli di Santa Maria Immacolata. Nel Frassinetti vedo
10
avverato il detto paolino: Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma di Dio la
maturazione2.
Non stupiscano le molte note a pie di pagina con tanti rimandi. Nel dubbio
se lasciare o non lasciare la documentazione delle mie ricerche, le ho
lasciate pensando che potrebbero essere utili a chi voglia approfondire la
conoscenza del Venerabile. Voglia questo mio lavoro aiutare a farlo
conoscere. A chi lo ha scritto ricompensa le molte ore passate in sua
compagnia e lamicizia che ne nata.
Manfredo Paolo Falasca
Un grazie alla Gianellina Madre Maria Tarquini della Nativit e a Suor
Diana Barbosa della Dorotee di Santa Paola Frassinetti per i documenti di
archivio che mi hanno fornito e a quanti altri sono venuti incontro alle mie
richieste.
2 Cor 3,6
11
INTRODUZIONE
La storia quella che forma il cuore pi che tutte le altre
scienze, perch la scienza dei fatti la pi persuasiva.
G. FRASSINETTI, Osservazioni sopra gli studi ecclesiastici.
Quando [i panegiristi] si fanno a dire le lodi di un santo,
generalmente scelgono le cose pi mirabili della sua vita;
cosicch non sono pochi coloro i quali si danno a credere che,
quando sono riusciti a rimandare gli uditori sorpresi per
stupendi prodigi e per fatti eccelsi ed inarrivabili, abbiano pur
lodato il santo nel miglior modo possibile Il fondamento del
merito, la base della lode, non sono gi i doni stupendi
soprannaturali che Dio solo opera senza il concorso
delluomo Il fine per cui si lodano i santi non di eccitare
chi ascolta ad una sterile ammirazione, ma di spingerlo alla
pi fruttuosa imitazione G. FRASSINETTI, Discorsi a sacerdoti e chierici.
Sono stato in dubbio se mutare lIntroduzione-prefazione in una
postfazione ponendola a chiusura del racconto. Ho scelto una via di
mezzo. Se il Lettore curioso di sapere a quali fonti ho attinto prima di
accingersi a leggere il lavoro, cominci dalle pagine in fondo al volume
dove se ne parla, se desidera conoscere con quali criteri mi sono accinto
a narrare la storia del Servo di Dio, legga qui di seguito.
Non mi stato difficile far mio il suggerimento riportato nel corsivo,
perch invano si cercherebbero nel parroco Giuseppe Frassinetti fatti e
prodigi da restarne sbalorditi, come se ne trovano, per esempio, nel suo
amico ed estimatore san Giovanni Bosco. Lo straordinario del
Frassinetti fu leroica fedelt allordinario dogni ora quale doveva
proporsi un pastore di anime, ch altro non seppe n volle essere. Nulla
che non si possa fare anche noi. Nella biografia di santa Angela Merici
da lui scritta, passando a parlare delle sue virt, le divide in virt
imitabili e virt ammirabili3. Le virt del Frassinetti sono tutte virt
imitabili. Ammirabile il loro insieme armonioso e la perseveranza con
cui le seppe praticare dalla prima giovinezza alla fine dei suoi giorni.
3 G. FRASSINETTI, Vita ed Istituto di S. Angela Merici, Genova 18673, pp. 72-99.
12
Il Frassinetti non fu un teorico della spiritualit, n studi pagina
per puro amore di cultura religiosa. Era troppo zeneise riso ro per
crogiolarsi di astrazioni e aggiungere teorie a teorie. La sua mentalit
partecipava della concretezza di suo padre dietro il banco della sua
bottega. Se gli chiedevano tre palmi di panno, voleva sapere per che
farci e suggeriva la qualit pi adatta e se quei tre palmi erano troppo o
poco. La teologia del figlio fu una teologia applicata alle situazioni
concrete delle anime, alla gente che aveva sotto i suoi occhi, una teologia
tutta ordinata alla santificazione propria ed altrui, per linee
semplicissime.
Scopo della vita piacere a Dio, studiare quindi quali sono le cose
che gli piacciono e quali sono quelle che non gli piacciono per fare le
une e tenersi lontano dalle altre. Dio conosce luomo, non pu quindi
chiedergli cose impossibili e, se di per s sono cose impossibili alla
condizione umana, vuol dire che gli ha gi predisposto gli aiuti di grazia
perch limpossibile diventi in lui possibile. Suo punto di riferimento fu
sempre Ges Cristo, regola del sacerdote, titolo duna sua opera
fortunatissima di cui parleremo a suo luogo. Ma Ges cpit facere et
docere4, visse cio quel che insegnava o, meglio, insegn il suo vissuto.
Anche il Frassinetti insegner il suo vissuto. Non una virgola che non
sia legata allesperienza vissuta, a lungo vissuta, o direttamente, se si
tratta di virt proprie dello stato sacerdotale o, se con esso
incompatibili, quali i doveri duna sposa, di una madre, di un padre di
famiglia, rivissute per essersi fatto tutto a tutti nelle lunghe sedute in
confessionale e negli incontri con i suoi parrocchiani. Ne sono riprova i
suoi lavori di maggior respiro ed impegno: Il manuale pratico del
parroco novello ed il Compendio della teologia morale, scritti non fresco
di studi, ma dopo trentadue anni di parrocato il primo, trentotto di
confessionale il secondo.
Scrisse il suo vissuto, spesso a distanza di molti anni. Ci pu
illuminare un suo trattatello di 32 paginette, stampato a Genova nel
1853: Le amicizie spirituali (Imitazione da S. Teresa di Ges). Nei
seminari non cera predica in cui non si mettessero in guardia i giovani
dai pericoli delle amicizie particolari, ed ogni amicizia ingenerava il
sospetto che fosse tale. Un tenersi lontani dal focolare per paura di
scottarsi. Il Frassinetti stato luomo delle amicizie, amicizie pensate
4 At 1,1.
13
come il miglior sostegno vicendevole per santificarsi e santificare, e lo fu
da molto prima che si innamorasse delle opere di santa Teresa di Avila.
Quando scopr che la santa aveva pensato non diversamente da lui, non
gli parve vero di conferire ben altra autorit a ci che egli aveva sempre
pensato e praticato.
In quei primi libriccini dati alle stampe per esortare a vivere i
consigli evangelici e tendere alla santit, si avverte che la loro prima
stesura era il vissuto delladolescente nella casa paterna; le
argomentazioni, quelle usate ancora studente per innamorare se stesso,
la sorella e i fratelli minori alla vita consacrata; e poi, nei primi anni del
suo sacerdozio, le amiche della sorella, che andranno a formare il primo
nucleo delle suore dorotee. Trovando nello studio dei Padri, di san
Tommaso dAquino, di SantAlfonso, o nella storia della Chiesa, le pi
belle pezze dappoggio, non gli pareva vero di poterle usare per
avvalorare il suo dire. lespediente consigliato nelle Industrie spirituali
in difesa dallaccusa di fare cose nuove:
Uno dei pretesti pi frequenti, onde il mondo fa guerra al bene, quello
della novit. Per la qual cosa tu procurerai di togliere, per quanto sar
possibile, laria di novit al bene che vuoi promuovere, studiandoti al
possibile di presentarlo come imitazione di ci che in altri tempi o in altri
luoghi stato fatto, la qual cosa non ti sar difficile, essendo vero che nil sub
sole novum (Eccl. 1,10)5. Tutte le buone istituzioni, di qualunque genere
siano, hanno riscontri nella storia; i quali, ove vogliano cercarsi, si
troveranno. Da siffatta industria verr ancora questaltro bene: ne avr minore
soddisfazione lamor proprio, parendo tu piuttosto imitatore che inventore6.
Ricorse a tale industria anche quando scopr che santa Angela
Merici, pi di tre secoli prima, aveva creato unopera simile alle sue
Figlie di S. Maria Immacolata. Le attribu subito lonore della scoperta,
conferendo sapore di antico alla sua nuova istituzione in cui si vivevano
i consigli evangelici senza entrare in convento. Anzi, in alcune
circostanze, i consigli evangelici si sarebbero potuti vivere persino in
misura pi perfetta e con maggior impegno di apostolato restando nel
secolo senza in nulla distinguersi esteriormente dagli altri buoni
cristiani. Era cosa antica, gi nella tradizione della Chiesa! Di suo non
5 Nelle versioni dallebraico Qo 1,9.
6 G. FRASSINETTI, Industrie spirituali secondo il bisogno dei tempi, Letture Cattoliche
di Don Bosco, Torino 1860. Cito dalla 3a ed., Genova 1864, pp. 14-15.
14
cera che limitazione. Del resto, aveva gi attribuito alla Maccagno e
a don Pestarino tutto il merito delliniziativa. Ma la Maccagno versava
acqua della sorgente Frassinetti giuntale dallacquedotto don Pestarino
e dai libretti del Frassinetti con cui il Pestarino labbeverava.
In realt la nuova associazione non faceva altro che estendere alle
ragazze ed alle vedove, come pure ai giovani nellistituzione parallela
dei Figli di S. Maria Immacolata, lo stile di vita che il Frassinetti stesso
attuava da anni con un gruppo di amici sacerdoti, ed altro non era se
non la continuazione del modo in cui egli aveva vissuto la giovinezza
nella sua famiglia casa-convento. Una sua lettera a padre Giovanni
Roothaan, preposito generale dei gesuiti, in data 9 febbraio 1838,
firmata da lui e da sei suoi amici ci rivela che tale era gi da un pezzo la
vita vissuta dal Servo di Dio. Si proponevano, vi si afferma, di essere
un quid medium tra la Compagnia e il Clero Gesuiti quanto
possibile, e sacerdoti secolari quanto necessario7, quanto dire
religiosi al secolo, invece che in convento.
Che scrivendo i suoi libri si rifacesse alla sua vita vissuta, ce lo dice
espressamente lui stesso nella presentazione delle Osservazioni sopra gli
studi ecclesiastici proposte ai chierici:
Ciascuno facilmente si persuade poter tornar utile altrui ci che prova utile
per se stesso. Pertanto voglio confidare che alcune avvertenze intorno agli
studi ecclesiastici, le quali ho provato di qualche utilit per me, possano
riuscire di qualche utilit per voi, o Chierici studiosi. Questa e non altra si la
ragione che minduce a presentarvele8.
Il Frassinetti non si fece santo in un romitorio. Se non fu del mondo,
non visse un sol giorno fuori del suo mondo. Trascorse lintera vita nel
cuore stesso della sua citt, salvo gli otto anni di parrocato a Quinto,
una lunga passeggiata da Genova con cui non perse mai il contatto.
Visse nel mondo anche per tutto il periodo degli studi, avendo
frequentato il seminario solo come alunno esterno. Fu uomo socievole e
fece corpo con quanti altri a Genova ebbero i suoi stessi ideali e con essi
fu il lievito della Beato Leonardo in cui troviamo i nomi di quanti poi
7 AF, Lettere del Frassinetti. Loriginale nellArchivio della Curia generalizia dei
Gesuiti.
8 G. FRASSINETTI, Osservazioni sopra gli studi ecclesiastici proposte ai chierici, Genova
1839, p. VII.
15
sarebbero stati il fiore del clero genovese. Attu il segno delleucaristia
dei molti che si fanno uno in virt di un unico pane9.
Sarebbe perci uno snaturare la sua storia se lo isolassimo per farne
un solista, mentre il pi bello strumento di unorchestra messa su
principalmente da lui e da lui diretta. Si parler quindi del maestro e
della sua orchestra. Una storia, almeno nelle intenzioni, a tutto campo:
il monte Fasce della sua Genova visto nellintera catena appenninica,
non come cima solitaria in desolata pianura. Lui e i suoi amici nel loro
tempo. Quel loro tempo, purtroppo, ci giunto falsificato dalla
sfacciata miticizzazione che ne hanno operato i testi scolastici e tutta la
pubblicistica risorgimentale. Tre esempi.
In una delle stampe pi diffuse vediamo un fanciullo con un alto
cappello a cono, la cui punta non arriva alla spalla della madre che lo
tiene per la manina, guardare impietosito i patrioti del 1821 chiedere
elemosina prima di imbarcarsi per lesilio. Quella visione lavrebbe
convertito alla causa nazionale10. il Mazzini. In realt nel 1821 il
Mazzini aveva sedici anni e in quei giorni, invece che uscire tenuto per
la manina dalla madre, usciva capo brigata, la mano armata di
manganello, a fare il bastonatore a Sotto Ripa. Si era gi reso famoso
lanno precedente per una chiassata fatta in chiesa e per i
provvedimenti scolastici presi a suo carico .
La sollevazione di tutto un popolo contro i francesi di Napoleone per
difendere la propria fede stata sempre sentita in Spagna come la pi
bella epopea della sua storia, e quanti collaborarono con lo straniero
furono giudicati traditori. Da noi stato il contrario. Gli insorgenti al
grido di Viva Maria! sono stati ignorati e, quando non si proprio
potuto non parlarne, come a Napoli, sono stati presentati come briganti
e lazzaroni; purissimi eroi, invece, i collaborazionisti dellinvasore, i
quisling dellepoca. Non una parola delle ruberie, delle violenze e delle
fucilazioni senza numero operate dai francesi, eppure la loro
occupazione non fu dissimile da quella dei tedeschi in questultima
guerra.
In un corso di storia, tra i pi adottati nei nostri licei tra le due
guerre ed anche dopo, si legge: Le leggi Siccardi infrenarono
9 1 Cor 10,17.
10 G. MAZZINI, Note autobiografiche, cap. I, nellediz BUR 1986, pp. 51-52.
16
laumento dei beni delle congregazioni religiose11. Tutta qui la penosa
storia degli incameramenti dei beni ecclesiastici. Frati e monache
cacciati dai loro conventi cambiati in caserme, carceri ed altri edifici
pubblici; biblioteche preziosissime passate allo Stato, senza contare le
opere di incalcolabile valore mandate disperse, non una parola. N una
parola sui modi in cui quelle leggi furono eseguite ed il danno che ne
venne a molti poveri ai quali si provvedeva con quei beni espropriati. Di
qui la necessit di riscrivere quei tempi, almeno quanto basta per
comprendere linflusso che ebbero sul nostro Venerabile che quella
storia in parte visse ed in parte apprese dal racconto dei suoi di casa
come poteva narrarla gente che ne era stata vittima. Non paia quindi
sproporzionato lo spazio che gli si dato nei primi capitoli e in quelli
dove, nella seconda parte, si parler del pastore che smaschera i lupi in
sembianze dagnelli venuti ad insidiargli il gregge.
Ancora una parola sui tempi come essi furono e non come si
facilmente portati a falsificarli. Non c nulla di peggio che leggere la
storia di ieri con la mentalit delloggi, dimenticando, per esempio, che
le anime affidate a quei zelanti pastori erano in parte gente analfabeta
ed in parte persone appena in grado di leggere e scrivere come pu chi
ha fatto solo qualche classe delle elementari. Un pubblico, questo,
ignorato dal Gioberti e dal Mazzini, il cui popolo fu la medio alta
borghesia, una sparuta minoranza di quante persone in Italia
respiravano aria. Non cos per il Frassinetti. Basta questa
considerazione per dedurne che il bene operato da questo apostolo non
si pu misurare dal numero delle bibbie diffuse a gente che non ci si
sarebbe raccapezzata, n meravigliarsi del largo spazio dato alle
pratiche devozionali per nutrirne la piet. I libri a loro destinati
dovevano essere tali da potersi comprendere dallanalfabeta al
sentirseli leggere da chi aveva fatto terza elementare e forse anche
meno. Un nutrire di latte chi era privo di denti atti a masticare cibi
duri12.
Di questo dover rileggere la storia con gli occhi del tempo se ne
debbono essere completamente dimenticati non pochi rievocatori di
Don Bosco nel centenario della sua morte. Il fine che si propose Don
Bosco era identico a quello del Frassinetti e di tanti altri santi pastori:
11 P. SILVA, Corso di storia ad uso dei licei, vol. III. Milano-Messina 195412, p. 297.
12 1 Cor 3,2.
17
salvare anime, ossia tenerle lontane dal peccato ed animarle a praticare
quanto pi potessero tutte le virt cristiane. Da mihi animas et cetera
tolle13, dammi anime ed altro non voglio, lanelito di Don Bosco, rida
pure qualche biblista per il senso dato dal Santo al passo della Genesi.
Per tal via ottenne anche gli effetti sociali, e che effetti!, ma per un
riflusso delle ricchezze dello spirito sullumano quotidiano. Don Bosco
non fu un sindacalista o qualcosa del genere. Fu uno che volle chiudere
le porte dellinferno ai giovani e spalancar loro quelle del paradiso. Cos
facendo ne vennero fuori onesti cittadini, spesso ben qualificati e
sistemati nella vita. Sulla stessa linea, ma nei compiti dun parroco che
abbraccia tutti, il Frassinetti.
Altrettanto errato sarebbe pretendere che nellOttocento i pastori
danime guardassero i protestanti come fratelli separati invece che
come lupi venuti ad insidiare la fede del loro gregge. Ed in realt, pi
che annunciatori della verit, si trattava di individui, non pochi dei
quali preti spretati, coalizzati con anticlericali e massoni, e non di rado
essi stessi massoni, contro quanto sapesse di cattolico. Anche le cose
buone, di cui si facevano latori, erano presentate in polemica con la
Chiesa. La Bibbia, per esempio, veniva ridotta a strumento per
confutare la perpetua verginit di Maria santissima, il culto dei santi,
lautorit del papa, il celibato, a voler tacere la somma di calunnie e
di infamie che lanciavano a piene mani contro la Chiesa cattolica ed il
suo capo. Velare di silenzi la lotta di un Don Bosco o dun Frassinetti
contro linvadenza dei protestanti, perch non in armonia con lodierno
movimento ecumenico, sarebbe un adulterarne la figura. Peggio poi se,
dicendo e non dicendo, si volessero scusare e chiedere per loro perdono
ai figli di coloro che ne insidiarono il gregge. Un chiedere perdono che
in realt altro non che un atto di accusa. Dio voglia che domani non si
debba chiedere perdono a Dio di troppo riguardosi silenzi.
Questi santi pastori lavorarono alla salvezza del popolo nel mezzo
del quale essi vivevano. Non furono dei teorici da tavolino o dei
cattedratici. Nessuna meraviglia, quindi, se si incontrano forme di
apostolato che oggi non hanno pi senso, ma la mancanza di tali forme,
oggi morte, sarebbe per loro un grave capo daccusa: non aver
13 Gen 14,21.
18
conosciuto il loro gregge ed averne disatteso i reali bisogni. Lapostolo
Paolo nutriva di latte chi non era capace di masticare pane14.
Daltra parte, nel Frassinetti non mancarono semi di iniziative che
ebbero del profetico, ma il nostro Priore seppe non forzarne una
crescita fuori stagione, lasciando che la Provvidenza li portasse a
maturazione in questi nostri tempi. Se ne fu mai toccato, egli seppe
resistere a tale tentazione, perch viveva la stessa fede di quella teoria di
santi che ci squaderna lEpistola agli ebrei:
Tutta gente morta con in cuore le promesse quaggi non conseguite, ma
soltanto viste e strette da lontano, testimoniando di sentirsi straniera sulla
terra e di passaggio, perch, chi cos si comporta, attesta di tendere ad una
patria15..
Qui cade bene a proposito una considerazione del card. Newman,
che penso possa estendersi anche al campo pastorale:
Quando ero anglicano, studiando la storia ecclesiastica, mi si concentrava
lattenzione su come lerrore, da cui poi si sarebbe sviluppata uneresia, era
dovuto allaver insistito fuori tempo su un aspetto della verit non tenendo
conto della proibizione dellautorit. Ogni cosa ha un suo tempo. Non sono
pochi quelli che desiderano la riforma di un abuso, o lo sviluppo pi pieno di
una dottrina, o ladozione dun suo personale piano, senza chiedersi se sia
quello il momento giusto. Anzi, sapendo che nessuno si mover in quella
direzione nei suoi giorni, se non lui stesso a muoversi, si rifiuta di dare
ascolto alla voce dellautorit e manda in rovina nel suo secolo un buon
lavoro perch non abbia a compirlo felicemente un altro nel secolo
successivo. Un uomo siffatto potr passare alla storia come un audace
campione della verit ed un martire del libero pensiero, mentre proprio una
di quelle persone a cui lautorit competente dovrebbe imporre il silenzio
anche se la materia non rientra nel campo dellinfallibilit. Ci non di meno
un tale intervento, per aver tacitato un riformatore, passer alla storia come un
esempio di tirannica ingerenza nelle private opinioni mentre, daltro canto,
potrebbe venire in soccorso dellautorit un violento partito oltranzista che
muta le opinioni in dogmi, avendo soprattutto a cuore leliminazione dogni
corrente di opinione diversa dalla propria Sono posizioni che si riscontrano
sia nei tempi passati come nei presenti16.
14 1 Cor 3,2.
15 Eb 11,13-14.
16 J. H. NEWMAN, Apologia Pro Vita Sua, General Answer to Mr. Kingsley, in una mia
traduzione.
19
Il Frassinetti seppe innovare senza forzare o violentare. Gett il
seme, seppe aspettare il tempo necessario perch germogliasse e non gli
import se poi altri fossero venuti a mietere nel suo campo, memore del
paolino:
Chi poi Apollo? chi mai Paolo? ministri per mezzo dei quali veniste alla
fede, ciascuno ricco di quel che Dio larricch. Fui io che piantai, Apollo
innaffi, ma fu Dio a far crescere. Perci non granch n chi pianta n chi
innaffia, bens colui che porta a maturazione, Dio. Del resto chi pianta e chi
innaffia formano un tuttuno e ciascuno ricever la propria mercede secondo
la propria fatica, quali collaboratori di Dio17.
Furono in tanti a mietere l dove il Frassinetti aveva seminato e si
era rallegrato nel vedere il campo verdeggiare, come, ad esempio, la
bella fioritura delle Figlie di S. Maria Immacolata di Mornese divenute
con Don Bosco Figlie di Maria Ausiliatrice.
Mi sono per ugualmente guardato dal presentarlo come un profeta
dei tempi nuovi ed anticipatore del Concilio Vaticano II. Una tentazione
a cui era facile cedere per le molte rispondenze tra la sua pastorale e le
prescrizioni e direttive che ci sono state date dal Concilio. Preferisco sia
il lettore a notarle, forse con sorpresa, se la sua conoscenza della
religione fosse legata a certa pubblicistica che gli avesse dato a credere
che il Concilio abbia segnato per la Chiesa lanno zero ed operato una
conversione ad U rispetto al passato, stabilendo un prima e un dopo fino
a rompere la continuit della storia. La pietra che fa da confine tra il
prima e il dopo Cristo, e solo Cristo, in cui il prima si ordina al dopo.
Le molte rispondenze, pi che dono profetico, sono effetto di una
causa che potremmo chiamare naturale nellordine della grazia: lo
studio amoroso della Scrittura ed il sentire con la Chiesa di sempre. Un
essersi abbeverati, sia il Frassinetti che i Padri conciliari, alla stessa
fonte. Di qui la sua devozione alla Vergine Immacolata, allAssunta e
ladesione allinsegnamento pontificio, anche se erano verit non ancora
definite; di qui la piet illuminata, cristocentrica e mariana, nutrita di
grazia sacramentale, soprattutto di eucaristia, anche quotidianamente
ricevuta; di qui lunione con i confratelli nel sacerdozio e lassociarsi i
laici, uomini e donne, nellapostolato e nellofferta totale a Dio, pur
continuando ciascuno a vivere nel proprio ambiente e a svolgere la
propria attivit confusi con gli altri, ma diversi da loro; di qui il
17 1 Cor 3,5-9.
20
circondarsi di giovani discepoli, mandati a scuola in Seminario, ma
preparati in parrocchia al ministero, un pocome i loro coetanei
imparavano in bottega guardando il mastro lavorare, facendo con lui
e come lui, e sognando duguagliarlo nellarte, ed anche superarlo.
Sembra a tanti che per far risplendere la luce dei tempi presenti, si
debba mutare in tenebra il tempo passato. Eppure basterebbe entrare
in una biblioteca e sostare un minuto innanzi ai 382 volumi del Migne, a
non voler tener conto dei volumi del Supplementum, o leggere una sola
questione della Summa, perch nasca il dubbio che i secoli in cui furono
scritte tali opere non dovettero essere poi cos tenebrosi, tuttaltro! Non
si getterebbe tra i rifiuti ci che non si conosce. Il Frassinetti, per
innovare nella tradizione, fu un cultore della storia ecclesiastica e a tale
studio esort vivamente il clero.
C un modo spiccio con cui si usa spesso compendiare la vita dun
servo di Dio: rapportarlo ad un santo insigne ed etichettarlo secondo
dopo di lui, senza precisare a quale distanza e con quanti altri condivida
quel secondo posto. Il Frassinetti conosciuto come il Secondo Curato
dArs. Il primo che affid alla carta stampata ci che a Genova era
impressione generale, aver avuto un secondo Curato dArs, fu il
genovese Domenico Fassiolo:
Io non voglio n sono da tanto da istituire paragoni, ma se mi fia lecito
esternare un mio sentimento, dir che come la Francia in questi ultimi tempi
si gloria del Servo di Dio, Giovanni Battista Vianney, Parroco dArs, che
tocc il sommo nella perfezione delle sacerdotali virt, cos lItalia pu
ancora gloriarsi del compianto Priore di S. Sabina. Ambedue zelantissimi
della gloria di Dio e della salute delle anime, instancabili nellesercizio dei
loro pastorali uffici, nulla mai mostrando di terreno nel loro conversare, nulla
che non fosse conveniente al loro sacerdotale carattere. E di vantaggio, se il
primo edific la Francia colle ammirabili opere delleroismo e dei miracoli, il
secondo edific non meno lItalia e lestero col portento de suoi scritti e
colla grandezza della sua umilt....18.
Il raffronto, ritenuto valido, fu ripreso dai biografi posteriori e
riportato dalle enciclopedie ecclesiastiche italiane e straniere nel profilo
18 D. FASSIOLO, Memorie storiche intorno alla vita del Sac. Giuseppe Frassinetti Priore
a S. Sabina, Genova, 1878. p. 9.
21
del Servo di Dio19. Rimase cos fissata in quellappellativo limmagine
che del santo Priore si erano fatta i genovesi e quantaltri erano passati
per Santa Sabina rimanendone edificati. Era la vox populi che in
Genova anticipava la voce della Chiesa sia per un frate cercatore,
chiamandolo Padre Santo, sia per un parroco di unumile chiesa
ritenendolo un curato santo, un Santo Curato dArs. Questo laspetto
che pi aveva colpito gli occhi dei genovesi, mentre,
dalla molteplicit di quello che scrisse: dove si ha tanta copia di cose,
annotava lo Stendardo Cattolico lotto gennaio 1868, una settimana dalla
morte del Servo di Dio , avr supposto, chi non fosse Genovese, lui non aver
atteso quasi mai ad altro che scrivere20.
No, non c santo che non sia stato lavorato da Dio con genialit ed
estrosit da risultare un unicum irripetibile. Ci possono essere
rassomiglianze pi o meno accentuate, come si riscontrano tra fratelli, o
tra figli e genitori, un marchio di fabbrica per cos dire, fotocopie no. Il
raffronto con il Curato dArs valido purch venga precisato, come del
resto fa lo stesso Fassiolo nel passo sopra riportato, e far, ad esempio,
il tedesco Konrad Hoffmann:
Mediante la predicazione, la catechesi, il confessionale ed associazioni
religiose per le varie categorie, il Frassinetti rinnov stupendamente la vita
morale della sua parrocchia col fervore ed il successo dun Vianney21.
19 J.-B. MIREBEAU, in Jsus Christ, Rgle du Prtre, Paris 1885, traduzione francese di
Ges Cristo regola del sacerdote, scriveva nellAvant-propos, ricalcando il Fassiolo: Il fut au
del des Alpes comme un autre Cur dArs, et si la France a le droit de se glorifier du
vnrable J. -B. Marie Vianney, lItalie peut aussi juste titre se glorifier du regrett Prieur
de Sainte Sabine; ripreso da E. MANGENOT nel Dictionnaire de Thologie Catholique, vol.
VI, Paris 1920, c. 769: il merita dtre compar au Cur dArs. Cos pure S. ROMANI,
Enciclopedia del cristianesimo, Roma 1947, p. 662: Meritatamente chiamato il Curato
dArs italiano, ed il cardinal PIETRO PALAZZINI nellEncicl. Catt., vol. V c. 1703: Allattivit
pastorale intensa, tanto da essere chiamato il Curato dArs italiano, aggiunse quella di
scrittore di ascetica pastorale e di teologo moralista. J. C. WILLKE nella New Catholic
Encyclopaedia, New York 1967, alla voce: His intensely active pastoral apostolate won for
him the reputation of being the Italian Cur dArs vol. VI p. 81.
20 Giuseppe Frassinetti, Priore di Santa Sabina. Estratto dallo Stendardo Cattolico, 8
Gennaio 1868, p. 9.
21 K. HOFFMANN in Lexikon fr Theologie und Kirche, IV, Freiburg im Breisgau 1937 c.
138: Frassinetti frischte mit dem Eifer und Erfolg eines Vianney durch Predigten,
22
Un paragone ristretto al servizio parrocchiale che non si estende al
resto della voce dove Hoffmann tratta dello scrittore e della fondazione
dellOpera dei Figli di Maria. Senza tali precisazioni lappellativo si fa
deviante, perch porta a pensare il Frassinetti copia conforme del
Curato dArs. Furono di pari zelo per la gloria di Dio e la salvezza delle
anime, ma il Frassinetti fu uomo di molto studio e buona penna, il
Curato dArs no; il Frassinetti confessore benigno, il Curato dArs
tendeva al rigorismo; la vita del Frassinetti parca e povera, ma tale che
ogni povero vi si pu riconoscere; quella del santo Curato dArs ripiena
di penitenze spaventose; nel Frassinetti nulla fuori dellordinario, e fu
questo il suo straordinario, sicch tutti possono dire: Se lui, perch
non io? , mentre nel Curato dArs tutto fu fuori dellordinario s da
potersi solo ammirare quanto sia stata grande in lui la potenza di Dio.
Queste distinzioni diventano superflue se si riavvicina il Priore di Santa
Sabina a SantAlfonso Maria deLiguori. Lo notavano a due anni dalla
morte le Letture Cattoliche di Genova a proposito del libretto Amiamo S.
Giuseppe: Esso scritto in quello stile piano e facile che fa del
Frassinetti un altro Liguori, come un altro Liguori pu dirsi per la
variet degli scritti da esso lasciati22.
Si noti il diverso riferimento: chi, come il Fassiolo, ha avanti agli
occhi il parroco santo, visto allaltare, o in ginocchio a pregare, o per
interminabili ore in confessionale, o a catechizzare grandi e piccini e, se
incontrato per strada, che andava ad assistere qualche infermo o
tornava dallaverlo assistito, va col pensiero al santo Curato dArs; chi
lo conosce dai suoi scritti, pensa a SantAlfonso Maria deLiguori.
Le rispondenze fra SantAlfonso Maria deLiguori ed il venerabile
Giuseppe Frassinetti sono tali e tante da poter porre le due figure in
parallelo, cosa che faremo diffusamente nel capitolo dove si tratter
dellimpressione che le opere di SantAlfonso suscitarono sul giovane
chierico fino a spingerlo a sceglierselo per maestro. Possiamo pensare il
Frassinetti quale egli stato, anche non si fosse incontrato con il
Gianelli, cui tanto debitore, ma non pi possibile, io credo, se,
giovane chierico, non si fosse fatto discepolo del napoletano
Katechesen, Beichtstuhl u. mittels religiser Standesvereine das sittl. Leben seiner Gemeide
wunderbar auf.
22 Letture Cattoliche di Genova, anno 1870, p. 97.
23
meraviglioso23 come Eliseo di Elia. Sarebbe stato certamente un santo
sacerdote, ma non il Frassinetti che noi conosciamo. Mostreremo quindi
le affinit, ma anche le differenze che intercorrono tra maestro e
discepolo, perch nessun santo, anche proponendoselo, pu essere copia
conforme di un altro. Per affermarlo non si dovrebbe tener conto della
irripetibilit dogni figura di santo, dei geni del luogo, che, nel caso,
differenziano un genovese da un napoletano24, n dei tempi in cui i due
vissero, luno prima della Rivoluzione francese e laltro dopo, e dei
cambiamenti di situazioni che nel frattempo si erano prodotti.
Discepolo attento, ma non adoratore dellipse dixit dun tanto
maestro. Fu un discepolo che sapeva ripensare linsegnamento, tornarci
su, e, dove gli pareva bene, non si faceva scrupolo di discostarsene,
come appare chiaro nelle dissertazioni e note apposte alla morale del
suo Maestro. Anche Genova aveva qualcosa da dare a Napoli: senso
pratico legato alla realt quotidiana della vita.
Del Frassinetti non basta narrare lo zelo con cui cur le anime a lui
affidate, aggiungendo che riusc anche a trovare tempo per scrivere
libri, senza fermarsi ad esaminarne il contenuto, come se le due attivit
si fossero svolte in parallelo luna non interferendo con laltra. Un extra
che poco aggiunge e poco muta. Il Frassinetti, per limpostazione della
sua attivit sacerdotale, nella misura che gli permisero le sue forze e i
doni da Dio ricevuti, lo troviamo sulla linea di quei santi che furono ad
un tempo dottori e pastori, dottori perch pastori: SantAmbrogio,
SantAgostino e, gi gi, fino a SantAlfonso, il suo modello. Pastori e
scrittori che avrebbero potuto apporre sui loro libri la scritta: Non vi
dico cose che io non ho gi praticato e non continui a praticare, e, se con
la grazia del Signore posso praticarle io, anche voi lo potete. Siate,
23 G. DE LUCA, SantAlfonso uomo grande, da LOsservatore Romano della Domenica,
4 giugno 1939.
24 Non si riesce a pensare uscita dalla penna del Frassinetti una lettera come questa di
SantAlfonso in data 21 luglio 1733 da Scala ad uno che era in dubbio se entrare o no nella
sua congregazione: D[on] Giuseppe mio, e quando vieni, quando? Insomma ci vuoi
proprio fare stentar questa venuta tua. Sbrigati mo: Che aspetti? Noi ti desideriamo, Cristo ti
chiama, mamma Maria ti aspetta, e tu te ne stai a dire, Spiritus promptus est, caro autem
infirma? Ma io ti replico: Qui non odit matrem, fratrem etc., non potest meus esse discipulus.
Spicciati mo per carit che ti voglio far fare listruzioni, che serviranno per queste missioni.
Vieni trova la solitudine: vieni, trova Dio e se non, non ti fai santo, no, no, no, no, no, no,
no, no, no, no, no, no, no, no. Viva Ges, Maria, Giuseppe e Teresa.
24
dunque, miei imitatori, comio di Cristo25. I loro scritti sono la pi bella
storia della loro vita vissuta e di come in essi si and effettuando la
metnoia che li rese immagini vive del Cristo.
Metanoia, una felice espressione greca senza equivalente in latino o
in italiano, se non la si vuole impoverire con conversione o, peggio, con
penitenza. La metanoia il cambiamento del modo di pensare e sentire
le cose, un ripudiare i nostri pensieri ed i nostri sentimenti per
trapiantarvi i pensieri ed i sentimenti di Cristo, un trapianto di divino l
dove tutto era terreno26, facendo della nuova mentalit la nostra norma
di vita fino a poter ripetere con lApostolo: Non sono io invero che vivo,
ma Cristo che vive in me27. Gli scritti di quei santi pastori, letti
cronologicamente, ci permettono di seguire questo processo di
assimilazione del divino nella mente, nel cuore e nella vita, assimilazione
che si fa zelo per le anime, bruciati come sono dal desiderio di
partecipare ad altri quanto essi vanno man mano ricevendo. Come loro
il Frassinetti, soprattutto come SantAlfonso.
Non ci contenteremo perci di dire che il Frassinetti scrisse questo e
quel libro, ma ne scorreremo le pagine per conoscere il pensiero, la vita
e la radice del suo zelo. Separare una cosa dallaltra come voler
separare i fatti della vita di Cristo dal suo insegnamento, il facere dal
docere28. La vita di questi servi di Dio fu una vita dabar, la voce
ebraica che significa ad un tempo parola e cosa29, parola che si fatta
25 1 Cor 4,16; 1 Cor 11,1; 1 Ts 1,6.
26 1 Cor 15, 45-49.
27 Gal 2,20.
28 At 1,1.
29 Parola realt, ci che dice . Per usare un termine scolastico, in dabar res et veritas
convertuntur, luna voce vale laltra. lopposto della parola kantiana incapace di
manifestarci la sostanza della cosa da essa significata. Dabar ci dice il fondo della cosa,
rendendo conoscibile chiaro e trasparente al pensiero il nucleo del concetto, ricco di forza
creativa per chi laccoglie. La storia, per gli ebrei, era debarm, parole-fatti, rivelatrici del
protagonista: Dio. Mentre Kant taglia i ponti con il di fuori di noi, dabar fa gi presentire
anche il di pi non percepibile dalla ragione ed figura del Lgos che si fece sarcs e ci
diede il potere di conoscere persino linconoscibile di Dio. Una via a tale conoscenza, che ci
muta in immagini di Dio, sono questi santi uomini debarim JHWH, uomini parola di Dio.
Per il significato della parola cfr. O. PROCKSCH, lgo C4 in KITTEL-FRIEDRICH, Theologishes
Wrterbuch zum Neuen Testament, vol., IV, Stuttgart 1942, pp. 90s.: traduz. it., Grande
lessico del N.T., vol. VI, Brescia 1970, c. 260-265.
25
cosa, una cosa che manifesta e canta il recondito del proprio essere
lodandone Iddio: Grandi cose ha operato in me la potenza di Dio30.
Liberale o reazionario il Frassinetti?31. Domanda dobbligo
scrivendo di un genovese vissuto a Genova nel periodo ruggente del
nostro Risorgimento.
I nostri testi di storia patria, trattando del Risorgimento, vedono
nella Chiesa o una forza politica di cui si sarebbero potuti servire, o la
forza che intralciava lopera di quanti si battevano per lunit
dellItalia32 e, nella Chiesa, additano nei gesuiti e nel clero gesuitante i
nemici giurati del progresso. Nella storia patria, per il periodo
risorgimentale, ai cattolici in genere, ed al clero in particolare, sono due
le caselle assegnate: cattolici-liberali una sparuta minoranza di menti
aperte e cattolici-reazionari, menti retrive.
Chi sono i reazionari? questo uno di quei nomi magici usati quasi ad
incanto si leggeva sul Cattolico di Genova il 27 novembre 1849 , dei
quali, i moderni demagoghi si fecero una provvigione e formularonsi quasi un
frasario per segnare al disprezzo dei meno veggenti quelle persone che
dessero impedimento o fastidio. Questo nome va di conserva con gli altri di
retrogradi, di gesuiti, codini, aristocratici e simiglianti, che sempre ebbero in
bocca senza mai definire.33.
Cos lAlimonda, se era lui, scriveva nel 1849. Di l a ventanni
avrebbe potuto aggiungere almeno unaltra voce: temporalista, in
opposizione a conciliatorista.
Nomi magici! Magici soprattutto per lodio e le vessazioni che
seppero suscitare. Come i demagoghi dellepoca, anche gli storici di quel
30 Lc 1,49.
31 Domanda che, dopo il Settanta, sar assorbita dallaltra, comprensiva della prima:
Conciliatorista o temporalista? Ma il Frassinetti era gi morto da due anni e nove mesi.
Alcuni problemi serano gi posti con loccupazione di gran parte degli stati Pontifici nel
1860, anche se non nella gravit con cui si porranno dopo loccupazione di Roma nel 1870
con la perdita di quel rimasuglio di stato che garantiva al pontefice la sua piena autonomia. Se
ne tratta nel capitolo 51.
32 Anche nel biennio dinfatuazione giobertiana la Chiesa fu vista solo come una forza
politica creduta vantaggiosa per la realizzazione dun piano politico.
33 Lo stile di Gaetano Alimonda, il futuro cardinale arcivescovo di Torino, vicinissimo
al Frassinetti. Il P. G. [Prete Gaetano] che nel 1846 scese in campo per difenderlo contro il
Bonavino.
26
periodo ci si presentano incapaci di percepire cosa la Chiesa veramente
, e quale la vera missione a cui essa ordinata: rigenerare luomo con i
mezzi soprannaturali a sua disposizione per farne un figlio di Dio e
cittadino del cielo.
I suoi uomini e le sue istituzioni si sarebbero dovuti giudicare da
questo punto di vista e chiedersi se la loro opposizione era contro il
rinnovamento politico o non piuttosto contro i modi adottati e a quanto
sonava negazione di vita cristiana. Non era il rifiuto dunItalia unita ed
indipendente dallo straniero, n feticistico attaccamento a questa o
quella forma di governo monarchia o repubblica, Savoia s Savoia no
, ma il rifiuto di ridurre il cattolicesimo a strumento di quella loro
politica, di quella loro civilt e di quel loro progresso. Altra la natura
della Chiesa. Altra ancora oggi e sempre la sua natura.
Laggettivo liberale, aggiunto a cattolico, ne rendeva equivoco il
significato e su tale equivoco gioc il Gioberti con tale abilit da passare
nei nostri testi di storia come il maggiore propugnatore dun
cattolicesimo aperto ai tempi nuovi. In realt si trattava di una religione
civile, non diversa nella sostanza da quella del Mazzini, gabellata per
religione di Cristo. Il Frassinetti fu dei pochi che avvertirono subito
linsidia e, mentre ignor il Mazzini, che si denunciava da s, scese in
campo contro il Gioberti, ben pi pernicioso allovile di Cristo per il
trucco dagnello con cui aveva saputo imbellettarsi. Tanto bast per
essere etichettato gesuitante.
La risposta alla domanda che ci siamo posti: Liberale o
reazionario? ce lanticipa lo stesso Frassinetti in un suo appunto per il
progetto dun settimanale: La Carit.
Questo giornale cos lappunto del Frassinetti sar sostanzialmente
religioso trattando brevemente, ma solidamente, le materie che sono di
maggior importanza alla giornata. Esso non avr assolutamente nessun colore
politico: unico suo colore sar il cattolico, colore che si conf a tutte le
esigenze delle oneste opinioni. Esso in qualunque caso conserver inviolabile
rispetto verso tutte le persone, anche meno meritevoli dessere rispettate. Gli
errori saranno combattuti, le colpe disapprovate, ma gli erranti o colpevoli
non saranno menomamente ingiuriati34.
34 AF, G. FRASSINETTI, Manoscritti, vol. IX, pp. 220s. La correzione nel manoscritto.
27
Siamo negli anni Cinquanta, quando a Genova gi usciva il Cattolico,
uno dei fogli pi battaglieri35.
C di pi, e, se vogliamo, anche di pi spassoso. Lautore dei libri
che uscivano dalla nera officina36, la Beato Leonardo, sua creatura,
lantigiobertiano, alla vigilia della morte pass per cattolico-liberale!
Con quale altro nome appellare uno, che contro la norma n eletti n
elettori, che in quegli anni Sessanta si andava delineando, propugnava
con dovizia dargomenti il dovere di andare a votare, farsi eleggere e
non rifiutare di prestare giuramenti allusurpatore?
Riponendo la penna cos la primavera del 1867 licenziava la terza edizione
del suo Compendio di teologia morale mi prende il timore che alcuno, dopo
letta questAppendice, giusto il vezzo gi molto in uso, dica di me: T un
cattolico liberale Io sono cattolico semplicemente in tutta le semplicit del
termine I liberali che sanno fiutar bene la gente non mi credettero mai dei
loro. Infatti nel 1848-49 mi tennero esiliato dalla mia parrocchia per tredici
mesi; e fa un anno appena, che allepoca del domicilio coatto si adoprarono
per farne gustare le dolcezze anche a me Io inoltre protesto che non ho mai
cangiato n modo di pensare, n modo di agire. Mi diceva tempo fa un
liberale: Ella pensa diversamente da me; ma ho stima di lei, perch sta
immobile nei principi in cui crede Io dunque non sono mai stato, n sono,
n voglio essere cattolico con qualche aggiunta. Sono sempre stato, sono, e
spero che sempre sar cattolico semplicemente. Io sto colla S. Sede, e con
tutti i suoi organi Quando essa spiegher la sua Risposta su cui aveva
argomentato in modo diverso dal modo in cui la intendo io, canger tosto di
sentimento. Fin tanto che Essa tace, chiedo e spero ottener la grazia che mi si
permetta di poter pensare a modo mio, comio consento agli altri di pensare a
modo loro. In necessariis, unitas, in dubiis libertas, in omnibus charitas.
Quotiescunque e Roma scripta venerint, quoad nos omnes caus finit
35 Insieme con Larmonia della religione con la civilt, anchessa nata a Genova, ma
tosto trapiantata dal Margotti a Torino. Il Cattolico ebbe per direttore don Antonio
Campanella, per redattore capo lAlimonda, sopra citato, tra i collaboratori, oltre al
Frassinetti, il beato Tommaso Reggio, futuro arcivescovo di Genova, il gesuita padre Luigi
Persoglio ed altri fra i pi colti della citt, in gran parte vicini al Frassinetti ed alcuni gi
membri attivi della sua Beato Leonardo.
36 Cos chiamata dal Gioberti la Beato Leonardo nel Gesuita moderno, vol. V,
Vigevano 1848, p. 14
28
erunt37. Finalmente mentre rifiuto la denominazione di cattolico-liberale, ho
lonore di poter gridare alto, che davanti a qualunque Governo sono sempre
stato inappuntabile, come sempre lo schietto cattolico, che necessariamente
tiene la dottrina di S. Paolo sopra accennata38.
Qualunque governo. Nei suoi anni ve nerano stati tanti: Repubblica
Ligure, Impero Napoleonico, di nuovo Repubblica, Regno di Sardegna
assoluto, Regno di Sardegna costituzionale, Regno dItalia. In quanto
alle lotte per modificare confini e forme di governo pare aver fatto suo
il precetto del Signore: Lascia ai morti seppellire i loro morti, tu vai ad
annunciare il regno di Dio39. Della politica si interess solo quando
vennero emanate leggi in contrasto con la le leggi di Dio per ricordare
ai fedeli quali erano i loro doveri e per dissuaderli dal dare il loro voto a
chi tali leggi propugnava40.
Ma le caselle mentali per tanti erano solo due, e tuttora spesso sono
ancora solo due, impensabile una terza per chi sia solo prete, e prete
preoccupato solo della salvezza delle anime che si trovavano a vivere in
queste e quelle circostanze di tempo e di luogo.
Lincapacit di vedere con altri occhi la Chiesa ed i suoi uomini ci
hanno propinato pagine come queste di Massimo Taparelli dAzeglio
sul fratello gesuita, conosciuto con il nome di Luigi Taparelli, scritte
senza avvertire di sbugiardare il suo antigesuitismo con i fatti che
narra:
[Mio fratello gesuita] aveva pi talento di me e di tutti di casa; ed
inoltre una maggior prontezza al sagrificio, unita ad un carattere
dincrollabile fermezza. Ci che si dice in tre parole: ingegno, virt e
carattere: tre bagattelle!
Se fosse rimasto nel mondo, anche prete, la sua fortunata e potente
natura poteva condurlo, Dio sa, a quali destini. Chi pu indovinare in
quanti modi avrebbe potuto divenire utile alla patria, alla societ, alle
sue stesse opinioni religiose e filosofiche!
37 Al detto Unit in ci che necessario, libert in ci che dubbio, ed in ogni cosa
carit, aggiunge di suo: e parlato che abbia Roma, per me tutte le cause sono finite, eco del
Roma locuta, causa finita.
38 G. FRASSINETTI, Compendio, 18673, p. 771. Testo paolino: Rm 13,1-8.
39 Lc 9,60.
40 Come quando venne introdotto il matrimonio civile.
29
Se per mio fratello non raggiunse collingegno quellaltezza alla
quale era nato, se non lasci di s, come avrebbe potuto, quellimpronta
che leredit degli uomini sommi, lasci per grandi e belli esempi di
sagrificio e di virt che valgon meglio e son pi utili a chi li sa discernere
ed applicare, di tutte le meraviglie dellintelletto
Egli era giovane di temperamento bollente, di passioni impetuose; era
preso talvolta da sfuriate di collera tremende; sentiva ardentemente tutte
le aspirazioni, tutti i desideri che Iddio diede per attributi alla nostra
natura. E tutti dom e tutti vinse. Prima de trenta anni era divenuto
duna dolcezza e serenit di carattere che non vidi mai pi alterarsi in
nessuna occasione. La mente e il cuore daccordo avevano in lui vinta la
materia, e quasi potrebbe dirsi distrutta.
Io certo non sono punto gesuita; ho presente tutto il male che hanno fatto certi
loro princip e certe loro arti, ma tanto pi mi meraviglio a vederli uno per
uno a che razza dabnegazione si condannano! per riuscire poi a che? o a far
del male o a far un buco nellacqua41.
Il dAzeglio crede firma fide in tutti i pregiudizi antigesuitici, ma
trova avanti agli occhi il contrario nel fratello, nel padre Pellico, il
fratello di Silvio, ed in altri. Ci si aspetterebbe il sorgere di un dubbio,
un ripensamento, un porsi, alla luce dei fatti, la domanda che ventisette
anni prima il Frassinetti poneva al Gioberti in quel suo Saggio che ha
tanto del genere letterario degli Adversus cos caro ai padri della
Chiesa:
Ma questi uomini pii e virtuosi i corsivi citano il Gioberti dei Prolegomeni
in cui si facevano salvi padre Pellico, il dAzeglio, e pochi altri non
veggono essi in che ceto corrotto e pernicioso si trovino? non veggono a qual
tristo gioco essi servano? Bisognerebbe supporli inetti a comparare e
discernere tra il bene e il male, fra le tenebre e la luce, e appunto tra Cristo e
Belial. Convivere con uomini profondamente corrotti, trovarsi sotto un
magistero di fraudolenza, sotto il regime dellegoismo e non avvedersene in
vita giammai, non cosa possibile se non a stupido tronco di uomo. N la
piet e la vera virt sopporterebbe questonta. Per tanto questa novella
arguzia un altro paradosso42.
Come il dAzeglio, anche la maggior parte dei nostri storici del
Risorgimento non hanno avvertito il paradosso facendo convivere il
pregiudizio con la verit che lo sbugiarda. Sarebbe quindi grave errore
41 M. DAZEGLIO, I miei ricordi, Parte I, cap. VIII, inizio.
42 G. FRASSINETTI, Saggio intorno alla dialettica e alla ragione di Vincenzo Gioberti,
Genova maggio 1846, pp. 23.25.
30
guardare il Frassinetti, vissuto a Genova, focolaio di rivoluzionari, negli
anni pi caldi del Risorgimento, con gli occhi del politico e dei media di
quei tempi invece che con gli occhi del credente.
Se un giovane fra cinquantanni presentasse una tesi di laurea in
storia e sostenesse che la VERA causa dello sbriciolarsi dellimpero
comunista per decomposizione interna sia stata laver negato Dio, e
vedesse negli avvenimenti un ripetersi in scala sociale e politica ci che
lapostolo Paolo afferma delluomo che lo ha ignorato43, penso che
susciterebbe sorriso nel relatore, fosse anche della Cattolica e cattolico
praticante. Un lavoro, per essere lavoro scientifico, deve ignorare Dio,
soprattutto un Dio attivo che si interessa delle cose nostre da
protagonista, o come recitava il vecchio Catechismo di Pio X: Dio ha
cura e provvidenza delle cose create e le conserva e dirige tutte al
proprio fine, con sapienza, bont e giustizia infinita (12), e che, se
permette per un certo tempo il trionfo del male, solo un tollerarlo
per lasciar libere le creature, sapendo poi ricavare il bene anche dal
male (11).
pensabile che, per aver dichiarato la societ ed i governi la non
esistenza di Dio, o che, se pure esiste, non se ne ha da tener conto, Dio
abbia cessato di essere Dio e di operare da Dio? o abbia ristretto il suo
dominio solo al privato di quei che ancora credono in lui? Eppure,
dallIlluminismo in poi, sembra che lumanit vada sempre pi
rifacendosi al costituto di Adamo: luomo pu muoversi in piena
autonomia da Dio, e, se cristiano, negare con Pelagio la necessit di
interventi divini che non siano gi inclusi nelle forze della natura. Non
avverte che i suoi ragionari sono vacui, avendogli la stupidit
ottenebrato la mente, fino a fargli credere dessere sapiente, mentre non
che un povero sciocco44.
Si precludono, difatti, la percezione del di pi che si rif alla
presenza di Dio nelle cose umane, anche puramente umane, come la
sconfitta dei Persiani a Salamina, in cui Eschilo, non ottenebrato da tale
presunzione, avvertiva la mano di un dio cos vicino al vero Dio che
veniva a ricordare alluomo, ristupidito dalla hybris, che era uomo,
facendo dire dallombra del re Dario, quando apprese dalla moglie
Atossa lardire del figlio che aveva gettato un ponte sul Bosforo per
43 Rm 1, 18-32.
44 Rm 1,21-22.
31
farvi passare i soldati: Quando un uomo saffretta alla sua perdita,
anche il dio laiuta a rovinarsi45.
Se ci necessario per la comprensione piena dogni storia umana
un esempio magistrale ce lo ha dato il Manzoni nei Promessi sposi ,
condizione sine qua non se si vuole afferrare qualcosa della storia dun
santo in cui Dio il grande protagonista. Con tali occhi lessero gli
agiografi la storia dIsraele, Agostino la storia universale nella sua Citt
di Dio e ripens la propria nelle Confessioni.
Chi dicono gli uomini che sia il Figlio dellUomo? Ma voi cosa
dite che io sia?46. Gli occhi della ragione, che non percepiscono il di
pi del Cristo, percepibile solo se vengono illuminati dalla fede, di lui
possono dire solo che un uomo grande. Per gli ebrei, la cui storia era
tutta nella Bibbia, uno che poteva stare alla pari con Elia e gli altri
grandi dIsraele; per noi moderni, un maestro incantatore, uno
charmeur, al dire di Renan, o, se impegnati nella questione sociale, un
precursore di Marx. La storia si ripete per i suoi santi. Nelle
rievocazioni del centenario abbiamo visto il Don Bosco del film mutato
in un sindacalista vestito di tonaca.
Non si meravigli dunque il lettore se in questa storia avvertir la
presenza di Dio, ed una presenza da protagonista, che, pur nulla
togliendo alle libere scelte delluomo, l che lo dirige secondo i suoi
piani. Prover a narrare la storia sulla falsariga di come ce lha cantata
la Madonna nel Magnificat: Grandi cose il braccio del Signore riusc a
compiere servendosi del suo servo Giuseppe Frassinetti.
45 ESCHILO, I Persiani, 742. G. PERROTTA, I tragici greci, Messina-Firenze 1971, p. 24.
46 Mt 16,13-17.
32
PARTE I
GLI ANNI DELLA PREPARAZIONE
1804-1827
Cap. 1 Nel nome di Maria
Cap. 2 Esultate nel Signore, un Genovese nato alla Chiesa
Cap. 3 La bufera napoleonica
Cap. 4 Il fanciullo ascoltava
Cap. 7 La famiglia Frassinetti
Appendice La zia Annetta
Cap. 8 Leducazione dei figli Cap. 9 Educando i fratelli educa Cap. 10 Come a Cassiciaco Una casa convento Cap. 11 Cos che ti da maggior gusto, o Dio? Cap. 12 Fratelli in gara a chi d maggior gusto a Dio Cap. 13 Bruciami Signora il cuore col fuoco del tuo amore
Cap. 14 Mira quant bello essere fratelli e vivere uniti
Cap. 15 I Ragazzi del Gianelli
Cap. 16 Ladolescente focosissimo
Cap. 17 Il seminario di Genova prima del rettore Cattaneo
Cap. 18 I Ragazzacci Mazzini e compagni
Cap. 19 Gli interessi culturali
Cap. 20 Lo studente di filosofia
Cap. 21 Cosa studiare e con quale spirito pensando allaltare Cap. 22 Lo studente di teologia
Cap. 23 Oltre la scuota I
Cap. 24 Oltre la scuola II
Cap. 26 Ubi Petrus ibi EcclesiaCap. 25 Lincontro con
SantAlfonso
Cap. 27 Sacerdote Un fuoco ardente gli bruciava il cuore
33
CAPITOLO I
NEL NOME DI MARIA
Troverete perfino di quelli che si dicono divoti della Santissima
Trinit, del Santissimo Sacramento, e divoti cos gelosi, che
temono che Dio soffenda e si abbia a male di vedere onorata
con divozioni speciali la Madonna ed i Santi. Tutte le funzioni
vorrebbero fatte a Dio, a Dio solo vorrebbero che ardessero
tutte le candele, che tutte le musiche a Dio sintonassero, che si
facessero a Dio tutti i panegirici, e, illuminati come credono di
essere, non sanno e non vogliono conoscere, che onore di
Dio lessere onorato nei Santi suoi. Temono essi che si
introduca nel popolo cristiano superstizione; cos chiamano
ogni divozione che loro non aggrada; e poi non temono
laumento di quella indifferenza e incredulit in materia di
religione, che ormai cresce tanto. G. FRASSINETTI, Discorsi a sacerdoti e chierici.
La sera dun quattordici agosto, vigilia della Madonna assunta in
cielo, il priore Giuseppe Frassinetti, in un sermoncino doccasione
rivolto ad un drappello di fanciulli che nel santuario genovese della
Madonnetta si apprestavano ad offrire il loro cuore a Maria, rievoc
un ricordo della sua lontana infanzia:
Io non avevo ancora sei anni, ed in questa medesima sera, in un drappello di
fanciulli come voi siete, qui davanti a questo altare, ho fatto lofferta del mio
cuore a Maria, come voi fate. Lo ricordo tuttavia47, e, ricordandolo dopo tanti
47 Il Frassinetti usa tuttavia nel senso oggi obsoleto di ancora, sempre, in continuazione.
Al numero 3289 del Dizionario dei sinonimi della lingua italiana di N. TOMMASEO, steso in
quello stesso giro di anni in cui scriveva il Frassinetti, si legge: Tuttavia suppone la
continuazione di un atto [e ne ] lidea propria... quindi che tuttavia si pu congiungere a
34
anni, mi sento crescere la confidenza nella Madonna Santissima, e me ne
sento consolato48.
Anche il Mazzini, sui sei anni, una sera dun 14 agosto, era avanzato
in processione in quello stesso santuario tenendo in mano una candela
ed un cuoricino dargento per consacrarsi a Maria49, e, perch coetanei,
nati comerano in parrocchie contigue a sei mesi luno dallaltro, lo si
pu pensare in fila con il Frassinetti. Lamore alla Vergine e la sua
protezione accompagner il nostro Giuseppe tutto il cammino della vita.
Prima di spirare, cerc con la mano gi fredda la medaglia della
Madonna, portata notte e giorno appesa al collo con un ruvido spago, e
le diede ancora un bacio50. Fu lultimo atto di piet di uno nato un
sabato ottava dellImmacolata, giorno nella liturgia dellepoca
doppiamente consacrato alla Santa Vergine. Un bimbo segnato fin dalla
sua nascita a percorrere il suo cammino tenuto per mano da Maria.
Le madri, se hanno figliuoli savi, amorosi, che stiano attenti per non
disgustarle mai scriveva in una istruzione rivolta ai giovanetti , costumano
di fare ai medesimi anche qualche carezza; e sappiate che altrettanto suole
fare Maria a suoi buoni figliuoli. Oh dolci! oh preziose le carezze che suole
fare Maria a suoi buoni figliuoli! Queste carezze sono certe allegrie di
spirito, certe contentezze di cuore, certi sentimenti di dolce divozione che
fanno beate le anime che le provano. Ma, se voi non aveste mai provato
queste carezze, inutile chio ve ne parli, non potete intendere che cosa
siano, e tanto meno quanto siano gustose a que suoi cari figliuoli cui la
Madonna le fa....51.
nondimeno; perch luno dice la continuazione del tempo; laltro il poco valore della cosa
contraria... Boccaccio: Dopo lunghi dispregi, nondimeno egli amava tuttavia... il Foscolo:
Quando gli altri vanno via, Egli canta tuttavia... E la ragione di questo significato si che
tuttavia porta limmagine seco di moto continuato. Con tale significato lo troviamo
adoperato anche dal Mazzini. Era di uso comune.
48 G. FRASSINETTI, Discorsetto... recitato nel santuario della Madonnetta la vigilia
dellAssunta per lofferta del cuore dei fanciulli a Maria SS., in D. FASSIOLO, Op. cit., p. 201.
Quattro paginette, due ai bimbi, il resto per i genitori. Un esempio di predicazione semplice e
penetrante di chi sa stabilire un dialogo convincente con le persone a cui si rivolge.
49 A. BRESCIANI, LEbreo di Verona in Civilt cattolica, II, IV, pp. 266-268.
50 D. FASSIOLO, Op. cit., p. 188.
51 G. FRASSINETTI, Esercizi spirituali pei giovinetti dambo i sessi, Genova 18654, pp. 97-
98 e 96-97.
35
Se pu intendere la dolcezza di quelle carezze della Mamma celeste
solo chi le ha provate, chiaro che egli, per parlarne cos, le aveva
gustate fin dalla sua prima infanzia.
Mi si perdoni se per un minuto dimentico documenti e date e mi
abbandono al sogno. Mi piace pensare il nostro Giuseppe Frassinetti
vissuto a Roma, o a Roma pellegrino, sedici secoli prima che nascesse
nella sua Genova, non tanto per il suo attaccamento alla Sede di Pietro,
che fu grandissimo, quanto perch lo sento figlio di quei primi cristiani
che frequentavano il Cimitero di Priscilla sulla Salaria e la tomba di
Pietro al Vaticano lasciandovi i loro graffiti-preghiera. Me lo immagino
a Priscilla, fanciullo e giovinetto, riempirsi gli occhi e nutrirsi il cuore
delle immagini di quegli affreschi professione di fede.
La Fractio panis, quanto dire: il mistero del corpo e del sangue di
Cristo, che poi quel Bimbo raffigurato in braccio alla Madre assisa in
trono in un altro affresco dello stesso cimitero. Su quel Bimbo partorito
dalla Vergine, e per il quale tutto fu fatto e a cui tutto fu ordinato, sono
rivolti i raggi di una stella e gli occhi di un profeta. Ad adorare quel
Bimbo vengono fin dal lontano Oriente, come ci mostra un altro
affresco, anche qui in braccio alla Madre sua seduta regalmente in
trono. Quei primi cristiani, sentendo povere le parole per esprimere chi
quel Bimbo, e cosa egli rappresenta per noi, moltiplicarono gli
affreschi-catechismo-preghiera.
Laffresco nel cubicolo della Velatio mi fa sognare pi dogni altro.
Vi si vede un vegliardo che d il velo ad una vergine mentre le addita a
destra la Regina delle vergini seduta in trono con il Bimbo sulle
ginocchia. Il vegliardo, spiega il Marucchi, un vescovo seduto in
cattedra, anzi il tipo tradizionale dellApostolo Pietro52. Accanto al
vegliardo c un diacono che lassiste. In quell affresco vedo
compendiata la vita del nostro Servo di Dio e di sua sorella Paola:
consacrarsi a quel Bimbo per amore del regno dei cieli tenendo gli occhi
fissi a Maria. Un rifarsi a lei, esempio ed aiuto, per riuscire a piacere a
Ges, perch vivere vergini per amore del regno di Dio dono di grazia
52 O. MARUCCHI, Le catacombe romane, Roma 1905, p. 456. Allo stesso modo
interpretato da M. ARMELLINI, Lezioni di archeologia cristiana, Roma 1898, p. 181; H.
LECLERCQ, Dictionnaire de archologie chrtienne, t. XIV, p. II, Parigi 1948, c. 1832; E.
JUNYENT, Los cementerios cristianos de Roma in AA. VV., La tumba de Pedro y las
catacumbas romanas, Madrid, 1954, p. 355. Altri danno altra interpretazione.
36
e, ad un tempo, frutto di continua preghiera a quel Bimbo ed a Maria. E
tutto sotto la guida di Pietro. Nella Chiesa. Lartista teologo ne era
pienamente convinto. Ce lo dice ponendo tra i due gruppi lanima della
defunta in atteggiamento dorante che, per essersi consacrata a Dio ed
essere vissuta con gli occhi fissi a Ges in braccio a Maria, nella Chiesa,
giunta a goderne la visione nel regno dei cieli.
Quel levita-Frassinetti pare intento allascolto di voci analoghe a
quelle che un d risoneranno allorecchio di Agostino:
Se questi e queste, perch non tu? Se tua sorella Paola vuol essere tutta di
Dio, perch non tu? Perch non anche i tuoi fratelli? Abbandonatevi, non
temete, vi accoglier e vi terr sulle sue ginocchia come tiene quel suo
Bimbo. Non vi lascer cadere. Non vi ha forse affidati tutti a lei la mamma
terrena nel chiudere gli occhi a questo mondo?53.
Sono pi o meno le parole nel Beato Susone, che il Frassinetti rilesse
nella sua Teresa dAvila e le fece proprie e le ripet alle anime timorose
di intraprendere il cammino della perfezione:
[Santa Teresa] pensava che nulla aveva perduto Pietro in lanciarsi in
mare, sebbene dopo ebbe paura54, la quale paura dipendeva in lui da
pochezza di fede, cui tuttavia suppl misericordiosamente il Signore. La
risoluzione di darsi a una vita tutta santa e spirituale metteva paura anche al
Beato Enrico Susone ne suoi principii, e di questa paura si valeva il demonio
per trattenernelo; ma egli rispondeva al tentatore: Dio minvita ad
abbandonarmi a Lui totalmente; se io mi caccio nelle sue braccia, egli
possibile che si ritiri per farmi cadere?55. Tu sei mio fa dire il nostro Servo di Dio dal Signore al sacerdote , non
sei cosa tua, abbandonati nelle mie mani, io far di te sempre il meglio, come
il saggio padrone fa delle cose sue.56
53 Cfr. AGOSTINO, Confessioni, l. VIII, c. XI,3. 8 TERESA DAVILA, Libro de la vida, cap. 13,3. Allude allepisodio narrato in Mt 14,30.
Immediatamente prima la Santa aveva citato dalle Confessioni, I,10,29: Dame, Seor, lo que
me mandas y manda lo que quisieres.
55 G. FRASSINETTI, Il Pater noster di S. Teresa di Ges, Parma 1860, p. 15. Non saprei
indicare a quale vita del Susone si rifaccia. Nelle opere B. ENRICO SUSONE, Opere spirituali,
vers. di B. DE BLASIO, Alba, 1971 , dove sono innumerevoli i luoghi in cui si parla
dellabbandono in Dio, non sono riuscito a rintracciare il passo citato.
56 ID., Ges Cristo regola del Sacerdote, Firenze 1852, p. 36.
37
Il calendario ed i documenti mi risvegliano dal sogno e mi riportano
alla realt. Giuseppe Frassinetti, a differenza della sorella santa Paola,
che da genovese si fece romana, non varc mai i confini dellantica
Repubblica e solo raramente quelli della citt di Genova. Del Cimitero
di Priscilla avr certo sentito parlare avendo allepoca fatto molta
notizia per il ritrovamento del corpo duna supposta martire Filomena,
ma dubito assai che si sia interessato dei suoi affreschi, eppure non gli
so trovare ritratto pi vivo. Quel levita lui come se tanti secoli non
fossero trascorsi57. Non afferma forse lApostolo che i veri figli di
Abramo sono coloro che hanno la fede di Abramo? Per stemma gli
darei il graffito di Venerosa Vea
che si legge sul muro g della Tomba di Pietro, inciso da un ignoto
pellegrino di quei primi secoli di fede cristiana e decifrato da
Margherita Guarducci58, in cui vedo riassunta la vita del nostro Servo
57 Gal 3,7.
58 M. GUARDUCCI, Pietro ritrovato, Milano 1970, pp. 77-78. Linsigne epigrafista, alla
quale si deve lindividuazione delle ossa di Pietro, fa notare come il monogramma di Cristo
sia situato tra lultima e la penultima riga del graffito, come in un triangolo immaginario con i
vertici su tre A, ci che rivela il proposito di esprimere il concetto di Cristo, Persona della
Trinit divina, collegato con un segmento alla T di Bonifatia con evidente allusione al
concetto di Cristo crocifisso. Un altro segno di unione congiunge la A di Bonifatia con la O
di Venerosa per produrre la formula AO (= principio e fine) la prima e lultima lettera
38
di Dio. Al nome di Cristo sono ingegnosamente intrecciati i nomi di
Maria, Pietro e NICA (= vittoria), ossia per Ges Maria e Pietro la
vittoria della vita sulla morte.
La piet di quei primi cristiani seppe graffire in un intreccio di
poche lettere la propria professione di fede in Dio Uno e Trino, in
Cristo, seconda persona della divina Trinit, principio e fine, crocifisso
e risorto, che ci porta dalla morte alla vita, e la centralit di Maria
nellopera della redenzione.
Come era tutta armonia la fede di quei cristiani vissuti avanti la pace
costantiniana, e come fu tutta armonia la fede del nostro Frassinetti
vissuto in un tempo in cui tale armonia di fede cominciava ad essere
rotta! Una spiritualit cristocentrica vissuta nella tradizione cattolica,
quella del Frassinetti, che non poteva non essere ad un tempo
spiritualit mariana; ed una spiritualit mariana che non poteva non
essere spiritualit cristocentrica. Nessuna delle due forme di piet ruba
spazio allaltra, perch non sono due piet, ma una sola piet alimentata
di preghiera e di eucarestia, feconde germogliatrici di vergini a Dio
consacrati.
In quei primi secoli della Chiesa, a cui risalgono gli affreschi di
Priscilla e i graffiti alla Tomba di Pietro, ai credenti in Cristo non era
lecito esistere, pena la morte, e molti la subirono. Eppure quei giovani
vollero essere di Cristo quanto pi fosse possibile a creature, sicuri della
sua fedelt59, sicuri di Maria. Con quelle visioni di paradiso negli occhi
poco importava se fuori infuriava la bufera. Nessuna meraviglia se nel
Frassinetti si riscopre la spiritualit e la confessione della fede di quegli
antichi cristiani, in un clima, anche ai suoi tempi, cos avverso alla
dellalfabeto greco, A, cos presenti ancora oggi nelle lapidi funerarie , reversibile in OA
(dalla morte alla vita). Sopra il nome Venerosa, sulle lettere O e A, un altro monogramma di
Cristo congiunto con unA (= Cristo-Vita), esprimendo evidentemente il concetto che per
mezzo di Cristo-Vita (il monogramma + A) si pu passare dalla morte alla vita (OA). Con
un segno chiaramente delineato ed uno ricostruito, si ha poi la M, iniziale del nome di Maria,
che continua facendo sua una A di NIKA (= Vittoria!). E non tutto. Alla base della P, letta
alla latina, si vede aggiunta una E: PEtrus. Non si di Cristo se non si sta con Pietro.
Abbiamo dunque conclude la Guarducci uno spirituale intreccio i cui i nomi di
Cristo, Pietro e Maria sono accomunati nel medesimo grido di vittoria. Motivo che compare
altre volte sulla parete del muro g.
59 2 Tm 1,12.
39
Chiesa. Son tutte cose queste dice lApostolo che opera lunico ed
identico Spirito60.
Piet cristocentrica e mariana nella tradizione della Chiesa la piet
del Frassinetti. Suo quel classico di spiritualit sacerdotale: Ges Cristo
regola del sacerdote; suo il chiamare tutti al quotidiano Convito del
divino Amore; sue le molte pubblicazioni per fomentare la devozione a
Maria; suo il dimostrare la vita consacrata aperta e possibile ad ogni
anima, anche fuori convento: Monaca in casa, Religioso al secolo61. Di
tutti, nessuno escluso, deve essere limpegno di tendere alla perfezione
cristiana secondo il proprio stato, come pure il lavoro dapostolato in
unit di intenti tra sacerdoti e i laici, uomini e donne, in cui i molti
diventano uno perch nutriti da un unico pane. Suoi, del suo amico don
Luigi Sturla e della sorella Paola, gli oratori festivi per maschietti e per
femminucce, in cui fanciulli ed adolescenti avrebbero incontrato gente
dal volto amico ed appreso ad amare il Signore e la sua santissima
Madre62, e questo una dozzina danni prima che don Bosco li iniziasse a
Torino per i soli ragazzi. Suo limpegno per la buona stampa a pochi
centesimi, leggibile anche da chi sapeva appena compitare. Suo il
vegliare che nellovile di Cristo non entrassero lupi mascherati da
agnelli e, cura delle cure, come gi il suo divino Maestro e modello, la
formazione dei sacerdoti e di chi al sacerdozio aspirava. Tutto nel nome
di Maria.
A molti del clero sembr uno che volesse innovare e rivoluzionare il
pacifico modo di vivere cristiano dando, lui giovane, lezioni agli anziani.
Non capivano cosa quel prete avesse tanto da agitarsi. Neppure i suoi
vescovi. Il cardinal Tadini, ad ogni incontro, gli rinfacciava i dispiaceri
che gli avrebbe procurato avendolo costretto a difenderlo dallaccusa di
creare divisione nel clero con quel suo metterlo in guardia dallinsidia
giansenista; larcivescovo Charvaz, che alluscita del Primato del
Gioberti non si era rifiutato di intervenire pre