Un megafono per la azienda agricola

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26 MARZO 2012 © RIPRODUZIONE RISERVATA SPORTELLO IMPRESA TENDENZE FATTORIE DIDATTICHE Un megafono per l’azienda agricola Si stanno affermando sempre più in quasi tutte le regioni italiane come strumento di multifunzionalità dell’azienda agricola. Ma sono davvero un investimento? C he il numero delle fatto- rie didattiche nella real- tà dell’agricoltura italia- na sia in aumento è un dato di fatto. Secondo stime ministe- riali, se nel 2000 si contavano circa 276 fattorie didattiche a li- vello nazionale, nel 2009 si era a circa 2105. A livello nazio- nale il panorama è molto va- riegato. Vi sono regioni in cui già esistono albi specifici e car- te di qualità per fattorie didatti- che ed un percorso molto stan- dardizzato per poter arrivare ad operare come fattoria didattica e regioni invece in cui questo percorso non è ancora così de- finito; regioni come l’Emilia Romagna che conta 330 fatto- rie didattiche e regioni come la Puglia che ne conta invece 36. Anche considerando l’offer- ta e il pubblico a cui ci si rivol- ge, il panorama è molteplice: si va dalle offerte per asili e scuole elementari alla possibilità di fa- re stage universitari in fattoria; si va dall’offerta della trasmis- sione di una cultura del cibo e della sua produzione ad un’of- ferta di educazione ambientale. La domanda che sorge sponta- nea è fino a che punto tale via possa rappresentare un reddito per l’azienda agricola o sia sem- plicemente un piccolo aiuto alle entrate quotidiane. Prima però di affrontare tale aspetto crucia- le per un’azienda, vediamo co- sa si intende per fattoria didatti- ca e cosa essa sia nella sostanza. Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Orefice, che non solo è autore – insieme a Margherita Rizzu- to - dell’unico manuale tecnico al momento esistente in Italia per fattorie didattiche, ma an- che un grande conoscitore della realtà della didattica in fattoria in Italia: “Se nello specifico del- la loro attività le fattorie didat- tiche sono aziende agricole che trasmettono con visite e diver- se iniziative il sapere sulla cam- pagna, sulla produzione di cibo, sull’ambiente rurale, nel loro si- gnificato più ampio esse sono innanzitutto un grande me- gafono per il settore. Il mon- do agricolo, soprattutto quel- lo delle aziende medio-piccole, quello della nicchia, quello del- la produzione di piccola scala, non ha accesso a grandi canali di comunicazione che non so- no alla loro portata, finanziaria- mente parlando. Quindi creare la possibilità di ricevere a casa propria scuole, bambini, geni- tori e poter far conoscere loro direttamente l’azienda e la sua attività, oltre le immagini ovat- tate che la pubblicità spesso uti- lizza ma che non rappresentano ciò che l’agricoltura è veramen- te, è una grande opportunità di comunicazione per le aziende. Per quanto poi riguarda la sin- gola azienda, fare fattoria di- dattica significa la possibilità di ottenere un reddito supple- mentare e qualificato”. Una reale possibilità? Fare fattoria didattica non si- gnifica certo vincere alla lotte- ria. Ma – come dice Giuseppe Orefice - se fatta bene, questa attività permette anche di in- crementare in maniera stabile di una unità lavorativa l’attivi- tà in azienda, ovvero di crea- re un posto di lavoro qualifi- cato, sia poi esso occupato da un membro della famiglia o da un esterno. Cosa significa “se fatto bene”? “Spesso non si raggiungono risultati positivi perché l’azienda non ritiene di dover investire nell’attività di- dattica. Investire significa non solo fare un minimo di spesa per dotare l’azienda delle strut- ture base necessarie per ospi- tare il pubblico – ad esempio servizi igienici, una sala coper- ta, ecc. –ma soprattutto inve- stire in una propria formazio- ne personale per la comunica- zione e l’attività pedagogica”. Questo ultimo aspetto è fon- damentale ed è anche il punto più difficile da far recepire. L’o- peratore agricolo non è neces- sariamente nato comunicatore o educatore. Ma proprio que- ste sono le attività che permet- tono la trasmissione dei valo- ri dell’ambiente rurale, la cre- azione di un legame tra ospite L’attività didattica può spesso divenire occasione per spingere e potenziare altre attività della azienda, come la vendita diretta o il far conoscere prodotti di nicchia. Per il futuro della mia impresa faccio un investimento responsabile. Ho fiducia nel fotovoltaico. Per il tuo impianto, scegli la qualità ed i prodotti IBC SOLAR, specialista del fotovoltaico dal 1982. Per ricevere il nominativo di un installatore di fiducia scrivi a [email protected] www.ibc-solar.it

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Si stanno affermando sempre più in quasi tutte le regioni italiane come strumento di multifunzionalità dell’azienda agricola. Ma sono davvero un investimento?

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FATTORIE DIDATTICHE

Un megafono per l’azienda agricolaSi stanno affermando sempre più in quasi tutte le regioni italiane come strumento di multifunzionalità dell’azienda agricola. Ma sono davvero un investimento?

Che il numero delle fatto-rie didattiche nella real-tà dell’agricoltura italia-

na sia in aumento è un dato di fatto. Secondo stime ministe-riali, se nel 2000 si contavano circa 276 fattorie didattiche a li-vello nazionale, nel 2009 si era a circa 2105. A livello nazio-nale il panorama è molto va-riegato. Vi sono regioni in cui già esistono albi specifici e car-te di qualità per fattorie didatti-che ed un percorso molto stan-dardizzato per poter arrivare ad operare come fattoria didattica e regioni invece in cui questo percorso non è ancora così de-finito; regioni come l’Emilia Romagna che conta 330 fatto-rie didattiche e regioni come la Puglia che ne conta invece 36. Anche considerando l’offer-ta e il pubblico a cui ci si rivol-ge, il panorama è molteplice: si va dalle offerte per asili e scuole elementari alla possibilità di fa-re stage universitari in fattoria;

si va dall’offerta della trasmis-sione di una cultura del cibo e della sua produzione ad un’of-ferta di educazione ambientale. La domanda che sorge sponta-nea è fino a che punto tale via possa rappresentare un reddito per l’azienda agricola o sia sem-plicemente un piccolo aiuto alle

entrate quotidiane. Prima però di affrontare tale aspetto crucia-le per un’azienda, vediamo co-sa si intende per fattoria didatti-ca e cosa essa sia nella sostanza. Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Orefice, che non solo è autore – insieme a Margherita Rizzu-to - dell’unico manuale tecnico al momento esistente in Italia per fattorie didattiche, ma an-che un grande conoscitore della realtà della didattica in fattoria in Italia: “Se nello specifico del-la loro attività le fattorie didat-tiche sono aziende agricole che trasmettono con visite e diver-se iniziative il sapere sulla cam-pagna, sulla produzione di cibo, sull’ambiente rurale, nel loro si-gnificato più ampio esse sono innanzitutto un grande me-gafono per il settore. Il mon-do agricolo, soprattutto quel-lo delle aziende medio-piccole, quello della nicchia, quello del-la produzione di piccola scala, non ha accesso a grandi canali

di comunicazione che non so-no alla loro portata, finanziaria-mente parlando. Quindi creare la possibilità di ricevere a casa propria scuole, bambini, geni-tori e poter far conoscere loro direttamente l’azienda e la sua attività, oltre le immagini ovat-tate che la pubblicità spesso uti-lizza ma che non rappresentano ciò che l’agricoltura è veramen-te, è una grande opportunità di comunicazione per le aziende. Per quanto poi riguarda la sin-gola azienda, fare fattoria di-dattica significa la possibilità di ottenere un reddito supple-mentare e qualificato”.

Una reale possibilità?Fare fattoria didattica non si-gnifica certo vincere alla lotte-ria. Ma – come dice Giuseppe Orefice - se fatta bene, questa attività permette anche di in-crementare in maniera stabile di una unità lavorativa l’attivi-tà in azienda, ovvero di crea-

re un posto di lavoro qualifi-cato, sia poi esso occupato da un membro della famiglia o da un esterno. Cosa significa “se fatto bene”? “Spesso non si raggiungono risultati positivi perché l’azienda non ritiene di dover investire nell’attività di-dattica. Investire significa non solo fare un minimo di spesa per dotare l’azienda delle strut-ture base necessarie per ospi-tare il pubblico – ad esempio servizi igienici, una sala coper-

ta, ecc. –ma soprattutto inve-stire in una propria formazio-ne personale per la comunica-zione e l’attività pedagogica”. Questo ultimo aspetto è fon-damentale ed è anche il punto più difficile da far recepire. L’o-peratore agricolo non è neces-sariamente nato comunicatore o educatore. Ma proprio que-ste sono le attività che permet-tono la trasmissione dei valo-ri dell’ambiente rurale, la cre-azione di un legame tra ospite

L’attività didattica può spesso divenire occasione per spingere e potenziare altre attività della azienda, come la vendita diretta o il far conoscere prodotti di nicchia.

Per il futuro della mia impresafaccio un investimento responsabile.

Per il futuro della mia impresa

Ho fiducia nel fotovoltaico.

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e azienda ed in ultima analisi tra città e campagna. Chi però ha capito l’importanza dell’ele-mento comunicazione e ha in-vestito in esso ha potuto rag-giungere nella maggior parte dei casi anche ottimi risultati. Cosa significa “ottimi risulta-ti” in numeri? “Per avere un reddito parallelo e interessan-te, un’azienda agricola deve po-ter ospitare tra le 3000 e le 6000 persone all’anno, in relazione anche alla sua dimensione. Se-

condo le esperienze da noi ana-lizzate, in queste dimensioni la fattoria didattica diventa un’at-tività economicamente interes-sante. Se non si arriva a questo numero, rimane un aiuto che può avere la sua importanza, ma non diventa un’economia parallela”. Al sistema “fattoria didattica” si fanno molte criti-che: soprattutto si dice che non muovendo grandi numeri, esse non siano significative per l’a-gricoltura italiana. Giuseppe

Orefice non è della stessa opi-nione: ” Ritengo che le fattorie didattiche stiano acquistando un ruolo sempre più importan-te, soprattutto per l’agricoltu-ra di piccola scala che è però una parte significativa nel pa-norama dell’agricoltura italia-na. Esse inoltre hanno comun-que una funzione fondamen-tale per mantenere il contatto tra città e ambiente rurale. So-no il gancio che ci tiene attacca-ti alla reale produzione del cibo anche dal punto di vista cultu-rale. In fondo, il grande “ma-de in Italy” gastronomico ini-zia in campagna”. E se si per-de l’identità della campagna, si perde il senso del made in Italy. È insomma un’occasione fon-damentale per formare un con-sumatore consapevole e quindi per valorizzare in casa il nostro patrimonio culturale ed enoga-stronomico. È vero che le fat-torie didattiche non muovono grandissimi numeri, ma ci te-niamo qui a riportare l’espe-rienza di molte aziende che in momenti in cui il settore fatica-va sono riuscite a mantenere i posti di lavoro in azienda pro-prio grazie anche all’attività di fattoria didattica e mantenere posti di lavoro in un periodo di smantellamenti è sicuramente un risultato molto positivo.

f di Maria Luisa Doldi

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turismo didattico

Grandi potenzialità in prospettiva Le fattorie didattiche si inseriscono in un turismo a funzione educativa. Le fasce di popolazione interessate da questo tipo di attività variano così come l’offerta. Si può parlare di: • Turismo scolastico, ovvero quello delle scuole

di ogni età, grado e ordine. Nel 2008, secondo dati ISTAT, questo turismo avrebbe mosso circa 130.000 classi, ovvero 2,7 milioni di studenti di cui 1,3 milioni riconducibili alle scuole medie per un totale di fatturato di circa 375 milioni di € in viaggi di istruzione. Toscana, Lazio, Emilia Romagna e Veneto sarebbero le regioni più gettonate. Il fatturato 2008-2009 sarebbe stato di 651 milioni €, di cui 391 per viaggi in Italia;

• Baby turismo e turismo giovanile, settore delle

vacanze rivolte a bambini o ragazzi, mercato che racchiude nel 2008 (ISTAT) circa 5 milioni e 400.000 viaggiatori al di sotto dei 14 anni;

• Turismo engastronomico, settore che muove tra i 4 e i 6 milioni di turisti in Italia e che attrae anche molti turisti dall’estero, soprattutto Germania, Austria, Svizzera e Nord America con un giro di affari di circa 2,5 miliardi €;

• Turismo naturalistico, per svolgere attività nella natura e che possibilmente utilizza in maniera virtuosa il capitale naturale di un ambiente.

Le fattorie didattiche hanno la potenzialità di poter offrire elementi che si inseriscono in una o nell’altra di queste categorie e quindi di divenire una presenza importante per il turismo italiano.(Fonte: Fattoria didattica)

due validi motiviChi si avvia ad una attività didattica lo fa essenzialmente per due motivi: uno di carattere economico, l’altro per un bisogno di comunicazione del proprio lavoro, della propria cultura rurale e talora delle proprie convinzioni agroambientali.

In principio tutte le aziende agricole possono fare attività didattica. Sicuramente chi pratica agriturismo ha il vantaggio di avere già a disposizione determinate strutture come i servizi igienici o i locali al coperto per attività in caso di pioggia. “Ciò che si evidenzia oggi - spiega Giuseppe Orefice - è che diviene sempre più importante per la didattica il lavoro che pos-sono fare aziende con elementi di pregio ambientale sul proprio territorio - quali potrebbero essere fossati, siepi, zone ad alta biodiversità… - o con spiccate connotazioni ambientali nella propria gestione aziendale. Si evidenzia cioé una ten-denza che dalla trasmissione della cultura del cibo e della sua produzione passa alla valorizzazione della cultura ambien-tale, del preservare la biodiversità ecc”. Anche la nuova Pac sembra favorire questa direzione. Per un buon risultato inoltre rimangono fondamentali la capacità di saper individuare le aspettative del target di riferimento; una buona programma-zione delle attività in sintonia anche con il bisogno di chi poi usufruisce della attività didattica stessa; una buona attività di marketing e la capacità di intessere relazioni stabili nel tempo con le istituzioni con le quali si è lavorato; una misura per poter determinare la soddisfazione del cliente e quindi il successo dell’attività. E le difficoltà? Giuseppe Orefice sottolinea: “Un punto spesso dolente per le fattorie è il trasporto sul luogo, che incide spesso più dell’attività stessa sul costo totale. Questo può veramente essere un ostacolo allo sviluppo della fattoria didattica stessa”.

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