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I l professor Filippo Bonfante, inse- gnante di Italiano e Storia, ora di- rigente scolastico (espressione che corrisponde ai precedenti “diret- tore didattico” per le Elementari e “preside” per le Medie) dell’Istituto comprensivo di Bovolone, nell’intro- duzione rileva che “non esiste una ve- ra e propria tradizione di scrittura del dialetto veronese. I soli testi scritti in dialetto che abbiano una certa diffu- sione sono per lo più raccolte di poe- sie (vedi Barbarani) oppure di fila- strocche, proverbi e modi di dire. Inoltre vi è una certa difficoltà a di- sporre di un numero sufficiente di te- sti scritti nella medesima variante dia- lettale tali da poter essere messi a con- fronto per stabilire delle regole di tra- scrizione. L’unico manuale – ricorda Bonfante – è il Manuale di Grafia Veneta Unita- ria, pubblicato nel 1995 dalla Giunta regionale del Veneto”. Mancava dunque una vera grammati- ca, se si esclude quella di Marcello Bondardo, centrata però più sulle ori- gini storiche che sulla forma. Filippo Bonfante ha fatto ciò che ogni bravo intellettuale dovrebbe di fronte a una lacuna: colmarla, scrivere lui il testo che manca. Egli si è dimostrato così vero uomo di cultura, umanista sensibile ed educa- tore attento, poichè qui la posta in gioco è altissima, la sopravvivenza del dialetto veronese almeno nella memoria. La sua opera si caratterizza per un no- tevole rigore scientifico, frutto di un lavoro certosino e complesso, che la rende precisa sul piano filologico, ma anche per una grande passione, per cui il testo spesso diventa letterario, a tratti perfino poetico (“I Veneti hanno la fortuna – disse la poetessa Alda Merini, citata dallo stesso Bonfante – di avere una lingua che è poesia in sé, una musica perfetta”). Le duecento pagine contengono un dizionario essenziale veronese-italia- no e italiano-veronese, che codificano le regole della lingua parlata nel vero- nese e in particolare a Isola della Sca- la. Dice Bonfante: “Crebbi con l’idea che parlare dialetto fosse sconvenien- te, mentre solo l’italiano era la lingua che si potesse parlare a testa alta. Con gli amici succedeva il contrario: con loro era sconveniente parlare italiano, era da “cagòni” (cioè snob). E così il dialetto viveva la sua vita vera, con gli amici appunto, per la strada, gio- cando a “ciupa” (gioco che in italia- no si dice “nascondino”, in altri paesi “ciupascòndi” o “scondilèora”, ndr) o a “dàrsela”, mentre a scuola impa- ravamo un italiano certamente aulico, ma forse un po’ asfittico, pallidino co- me certi bambini di città a confronto dei mocciosetti di campagna con le guance rosse e la testolina sudata.” L’interesse di Bonfante è proprio per quella lingua viva, parlata da bambi- no, che ormai rischia di sparire, poi- ché i dialetti tendono ad assimilarsi all’italiano. Il dialetto è una vera lingua, con una sua autonomia. Ad esempio, la parola “narànza” (arancia) deriva dal per- siano “narang”, di probabile origine sanscrita. Come lingua parlata, il dialetto vero- nese non ha regole codificate per la lingua scritta. Bonfante si è dunque adeguato alle abitudini grafiche italiane, non sco- standosi troppo dal già citato Manua- le di Grafia Veneta del 1995. Il testo considera l’alfabeto, la pro- nuncia dei suoni, le nove parti del di- scorso, modi di dire, proverbi e fila- strocche. Il dizionario dimostra uno degli aspet- ti caratteristici del dialetto, la varietà di aggettivi, sempre molto coloriti, la ricchezza e la vivacità delle espressio- ni che definiscono un pezzo di vita: “Ai tempi de Carlo Codega/de Matìo Copo” = molto tempo fa; “El gà el si- stema nervoso” = ha l’esaurimento nervoso; “Busèta e botòn”, si dice di due persone molto legate; “Essar ai passi del pòro limòn”, trovarsi in con- dizioni molto difficili (come il limone che viene spremuto...). È un testo assai godibile, che si legge con gusto, che si apprezza lentamente come certi piatti genuini della nonna, che oggi rimpiangiamo con nostalgia. È un contributo forte a tutelare, affin- chè non se ne perda almeno il ricordo, una parte importante della nostra cul- tura e della nostra identità. Giovanni Biasi ANNO XLII - FEBBRAIO 2015 - N. 2 - ISOLA DELLA SCALA (VR) - MENSILE DI INFORMAZIONE - SPED. IN A.P. 70% FILIALE DI VERONA - UNA COPIA 1,20 Direttore Lino Fontana www.lavocedelbassoveronese.com ISOLA DELLA SCALA Defibrillatore al teatro Cap. Bovo - pag. 2 - BOVOLONE Calano abitanti e nascite - pag. 5 - NOGARA Premiato negozio storico aperto nell’800 - pag. 6 - CASTEL D’ARIO Un libro sul paese negli anni ’50 - pag. 7 - L’IMPORTANTE OPERA DI FILIPPO BONFANTE SALVA UN PATRIMONIO UNICO Insegnante di italiano scrive la grammatica del dialetto veronese I governanti nostrani quando vogliono nascondere il loro fallimento in qual- siasi settore (economico, finanziario, politico) usano termini inglesi ad iosa. Così ci sentiamo propinare: bad com- pany/bank, default, spread… Ultimamen- te, per affrontare il problema dell’immi- grazione via mare è stato rispolverato ad- dirittura il latino con “Mare nostrum”, l’antica denominazione del Mediterraneo. Mentre per i romani quel/questo mare era veramente “nostrum” ora, per noi, di “no- strum” non c’è più nulla. Anzi l’operazio- ne che nel solo 2014 ha salvato (traghet- tato) circa 200 mila migranti si è dimo- strata invece essere “Mare eorum” (di lo- ro) visto che le nostre navi militari ad uno squillo di cellulare si precipitavano fin sotto le coste libiche per prelevarli e por- tarli in occidente. Sono definite operazio- ni umanitarie. Nessuno può smentire. Pe- rò sono senza fine, visto il serbatoio di di- sperati continuamente alimentato che si trova sulle coste africane. L’Europa si è allora inventata l’operazione “Triton” (ancora l’inglese che si mangia la “e”) con l’intervento anche di navi dei Paesi dell’Unione (per la verità solo alcuni hanno aderito con entusiasmo). Si diffe- renzia dalla precedente a gestione e spe- se (quasi) tutte nostrane nell’ordine di centinaia e centinaia di milioni di euro (miliardi di vecchie lire, non dimentichia- mocelo) perché l’Europa partecipa oltre che con fondi comunitari anche con navi, che però non possono superare le 30 mi- glia dalle coste italiane, ma devono atten- dere che i barconi si avvicinino appunto alla “soglia” e soccorrerli. Ma per la leg- ge del mare se un’imbarcazione è in diffi- coltà il più vicino in navigazione che rice- ve la richiesta di aiuto deve accorrere. Così il nostro ex dio del mare va ancora fino nelle acque territoriali libiche, come prima, ma sotto altro nome. Insomma in- vece di “prevenire” ovvero bloccarne la partenza (i mezzi tecnologici di individua- zione ci sono, eccome) si preferisce “cu- rare” ovvero aspettare che i migranti ar- rivino in Italia senza nemmeno un limite numerico. Prestiamo alla Grecia 40 mi- liardi di euro che forse non riavremo mai più, foraggiamo la malavita e le mafie con il traffico (legale) dei migranti che ci costano centinaia di milioni di euro e ci si dimentica di quella vecchietta di Mestre che vive (sopravvive) in un locale di pochi metri quadrati, senza gas, luce ed acqua, costretta, dopo “averla fatta”, a racco- glierla con scopino e paletta e a portarla fuori. L’ipocrisia è anche questo. (li.fo.) Tritone l’ex dio del mare APPELLO AGLI ABBONATI Ci risulta che, causa disservizi postali, diversi nostri abbonati non ricevono regolarmente “LA VOCE”. CHIEDIAMO A TUTTI COLORO CHE HANNO QUESTO PROBLEMA DI SEGNALARLO TELEFONANDO AI SEGUENTI NUMERI Fisso : 045 7320091 • Cell. : 338 9543645 Queste segnalazioni ci consentiranno di presentare formale reclamo alle Poste Italiane. La Redazione Il professore e dirigente scolastico Filippo Bonfante autore del libro che va a colmare un vuoto

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Il professor Filippo Bonfante, inse-gnante di Italiano e Storia, ora di-rigente scolastico (espressione

che corrisponde ai precedenti “diret-tore didattico” per le Elementari e“preside” per le Medie) dell’Istitutocomprensivo di Bovolone, nell’intro-duzione rileva che “non esiste una ve-ra e propria tradizione di scrittura deldialetto veronese. I soli testi scritti indialetto che abbiano una certa diffu-sione sono per lo più raccolte di poe-sie (vedi Barbarani) oppure di fila-strocche, proverbi e modi di dire.Inoltre vi è una certa difficoltà a di-sporre di un numero sufficiente di te-sti scritti nella medesima variante dia-lettale tali da poter essere messi a con-fronto per stabilire delle regole di tra-scrizione.L’unico manuale – ricorda Bonfante –è il Manuale di Grafia Veneta Unita-ria, pubblicato nel 1995 dalla Giuntaregionale del Veneto”.Mancava dunque una vera grammati-ca, se si esclude quella di MarcelloBondardo, centrata però più sulle ori-gini storiche che sulla forma.Filippo Bonfante ha fatto ciò che ognibravo intellettuale dovrebbe di frontea una lacuna: colmarla, scrivere lui iltesto che manca.Egli si è dimostrato così vero uomo dicultura, umanista sensibile ed educa-tore attento, poichè qui la posta ingioco è altissima, la sopravvivenzadel dialetto veronese almeno nellamemoria.La sua opera si caratterizza per un no-tevole rigore scientifico, frutto di unlavoro certosino e complesso, che larende precisa sul piano filologico, maanche per una grande passione, percui il testo spesso diventa letterario, atratti perfino poetico (“I Veneti hannola fortuna – disse la poetessa AldaMerini, citata dallo stesso Bonfante –di avere una lingua che è poesia in sé,una musica perfetta”).Le duecento pagine contengono undizionario essenziale veronese-italia-no e italiano-veronese, che codificanole regole della lingua parlata nel vero-nese e in particolare a Isola della Sca-la.Dice Bonfante: “Crebbi con l’ideache parlare dialetto fosse sconvenien-te, mentre solo l’italiano era la linguache si potesse parlare a testa alta. Congli amici succedeva il contrario: conloro era sconveniente parlare italiano,

era da “cagòni” (cioè snob). E così ildialetto viveva la sua vita vera, congli amici appunto, per la strada, gio-cando a “ciupa” (gioco che in italia-no si dice “nascondino”, in altri paesi“ciupascòndi” o “scondilèora”, ndr)o a “dàrsela”, mentre a scuola impa-ravamo un italiano certamente aulico,ma forse un po’ asfittico, pallidino co-me certi bambini di città a confrontodei mocciosetti di campagna con leguance rosse e la testolina sudata.”L’interesse di Bonfante è proprio perquella lingua viva, parlata da bambi-no, che ormai rischia di sparire, poi-ché i dialetti tendono ad assimilarsiall’italiano.Il dialetto è una vera lingua, con unasua autonomia. Ad esempio, la parola“narànza” (arancia) deriva dal per-siano “narang”, di probabile originesanscrita.Come lingua parlata, il dialetto vero-nese non ha regole codificate per lalingua scritta.Bonfante si è dunque adeguato alleabitudini grafiche italiane, non sco-standosi troppo dal già citato Manua-le di Grafia Veneta del 1995.Il testo considera l’alfabeto, la pro-nuncia dei suoni, le nove parti del di-scorso, modi di dire, proverbi e fila-strocche.Il dizionario dimostra uno degli aspet-ti caratteristici del dialetto, la varietàdi aggettivi, sempre molto coloriti, la

ricchezza e la vivacità delle espressio-ni che definiscono un pezzo di vita:“Ai tempi de Carlo Codega/de MatìoCopo” = molto tempo fa; “El gà el si-stema nervoso” = ha l’esaurimentonervoso; “Busèta e botòn”, si dice didue persone molto legate; “Essar aipassi del pòro limòn”, trovarsi in con-dizioni molto difficili (come il limoneche viene spremuto...).È un testo assai godibile, che si leggecon gusto, che si apprezza lentamentecome certi piatti genuini della nonna,che oggi rimpiangiamo con nostalgia.È un contributo forte a tutelare, affin-chè non se ne perda almeno il ricordo,una parte importante della nostra cul-tura e della nostra identità.

Giovanni Biasi

ANNO XLII - FEBBRAIO 2015 - N. 2 - ISOLA DELLA SCALA (VR) - MENSILE DI INFORMAZIONE - SPED. IN A.P. 70% FILIALE DI VERONA - UNA COPIA € 1,20

Direttore Lino Fontanawww.lavocedelbassoveronese.com

ISOLA DELLA SCALADefibrillatore

al teatroCap. Bovo

- pag. 2 -

BOVOLONECalanoabitantie nascite

- pag. 5 -

NOGARAPremiato

negozio storicoaperto nell’800

- pag. 6 -

CASTEL D’ARIOUn librosul paese

negli anni ’50- pag. 7 -

L’IMPORTANTE OPERA DI FILIPPO BONFANTE SALVA UN PATRIMONIO UNICO

Insegnante di italiano scrivela grammatica del dialetto veronese

Igovernanti nostrani quando vogliononascondere il loro fallimento in qual-siasi settore (economico, finanziario,

politico) usano termini inglesi ad iosa. Così ci sentiamo propinare: bad com-pany/bank, default, spread… Ultimamen-te, per affrontare il problema dell’immi-grazione via mare è stato rispolverato ad-dirittura il latino con “Mare nostrum”,l’antica denominazione del Mediterraneo.Mentre per i romani quel/questo mare eraveramente “nostrum” ora, per noi, di “no-strum” non c’è più nulla. Anzi l’operazio-ne che nel solo 2014 ha salvato (traghet-tato) circa 200 mila migranti si è dimo-strata invece essere “Mare eorum” (di lo-ro) visto che le nostre navi militari ad unosquillo di cellulare si precipitavano finsotto le coste libiche per prelevarli e por-tarli in occidente. Sono definite operazio-ni umanitarie. Nessuno può smentire. Pe-rò sono senza fine, visto il serbatoio di di-sperati continuamente alimentato che sitrova sulle coste africane. L’Europa si èallora inventata l’operazione “Triton”(ancora l’inglese che si mangia la “e”)con l’intervento anche di navi dei Paesidell’Unione (per la verità solo alcunihanno aderito con entusiasmo). Si diffe-renzia dalla precedente a gestione e spe-se (quasi) tutte nostrane nell’ordine dicentinaia e centinaia di milioni di euro(miliardi di vecchie lire, non dimentichia-mocelo) perché l’Europa partecipa oltreche con fondi comunitari anche con navi,che però non possono superare le 30 mi-glia dalle coste italiane, ma devono atten-dere che i barconi si avvicinino appuntoalla “soglia” e soccorrerli. Ma per la leg-ge del mare se un’imbarcazione è in diffi-coltà il più vicino in navigazione che rice-ve la richiesta di aiuto deve accorrere.Così il nostro ex dio del mare va ancorafino nelle acque territoriali libiche, comeprima, ma sotto altro nome. Insomma in-vece di “prevenire” ovvero bloccarne lapartenza (i mezzi tecnologici di individua-zione ci sono, eccome) si preferisce “cu-rare” ovvero aspettare che i migranti ar-rivino in Italia senza nemmeno un limitenumerico. Prestiamo alla Grecia 40 mi-liardi di euro che forse non riavremo maipiù, foraggiamo la malavita e le mafiecon il traffico (legale) dei migranti che cicostano centinaia di milioni di euro e ci sidimentica di quella vecchietta di Mestreche vive (sopravvive) in un locale di pochimetri quadrati, senza gas, luce ed acqua,costretta, dopo “averla fatta”, a racco-glierla con scopino e paletta e a portarlafuori. L’ipocrisia è anche questo.

(li.fo.)

Tritonel’ex diodel mare

APPELLO AGLI ABBONATICi risulta che, causa disservizi postali,

diversi nostri abbonati non ricevono regolarmente “LA VOCE”.CHIEDIAMO A TUTTI COLORO CHE HANNO

QUESTO PROBLEMA DI SEGNALARLO TELEFONANDOAI SEGUENTI NUMERI

Fisso : 045 7320091 • Cell. : 338 9543645Queste segnalazioni ci consentiranno di presentare formale reclamo

alle Poste Italiane. La Redazione

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Il cinema teatro Capitan Bovo daoggi è più sicuro grazie alla do-nazione di un defibrillatore se-

miautomatico offerto dalla Contra-da Isola centro con l’aiuto dell’a-zienda F.lli Boraso. Si tratta di unodei primi teatri della provincia diVerona a fregiarsi della denomina-zione di “struttura cardioprotetta”.L’arresto cardiaco è una delle primecause di morte nella nostra società,ma se affrontato tempestivamente ein modo corretto con l’ausilio di undefibrillatore, può essere risoltosalvando la vita delle persone edevitando successivi problemi neu-rologici. Per questo lo scorso annoerano stati regalati al paese 4 defi-brillatori: tre donati dai Lions clubdi Isola della Scala-Bovolone agliIstituti di Istruzione superiore “Bo-lisani” e “Stefani Bentegodi” e allaScaligera calcio e uno regalato alVolley Isola (collocato nella pale-stra del Bolisani) dall’associazioneGente e Territori. L’idea della dona-zione di un dispositivo salvavita alcinema teatro Capitan Bovo è natada un gesto di grande generosità.“Siamo contenti di poter essere vi-cini al territorio con iniziative diquesto genere che mirano a miglio-rare la sicurezza dei cittadini isola-ni e non solo, in un luogo di grandeaffluenza come il Cinema-teatro –ha sottolineato il presidente dellaContrada Isola Centro, SebastianoBoraso - Il defibrillatore è uno stru-

mento che permette, in alcuni casi,di salvare una vita e la nostra Con-trada, da sempre sensibile a proget-ti sociali, ha deciso di stanziare ilricavato della vendita dei risottidella Fiera del riso 2014, a favoredi iniziative utili all’intera colletti-vità come questa”. Il defibrillatoreè stato consegnato nelle mani diSilvia Bonfante, presidente dell’as-sociazione Capitan Bovo, che haespresso la propria riconoscenza al-la Contrada. “Ringrazio, a nome ditutti i volontari del teatro, la Con-trada per la grande generosità esensibilità dimostrata nei confrontidella struttura che nell’ultimo annoha registrato più di 30 mila accessi

– ha affermato Silvia Bonfante –Inoltre un ringraziamento va anchealla ditta F.lli Boraso che ha donatola segnaletica e i supporti tecnici”.Il defibrillatore, sistemato all’inter-no della struttura teatrale, è facil-mente raggiungibile anche dalla vi-cina scuola dell’infanzia “DonAdami” e, in caso di necessità, an-che dalla Parrocchia. Venti volonta-ri dell’associazione Capitan Bovoinsieme alle maestre della scuoladell’infanzia “Don Adami” hannoappena concluso uno specifico cor-so per l’utilizzo del dispositivo sal-vavita.

Ida Rella

Pag. 2 Febbraio 2015

Lo strumento offerto da “Isola Centro” Sfilata delle maschere in notturna

ISOLA DELLA SCALA BUTTAPIETRA

CASTEL D’AZZANO

Donato defibrillatoreal teatro Cap. Bovo

Il Carnevalecompie vent’anni

Sfilata nottur-na del Contedella Bra’ e

della sua Corte perle vie del paese inoccasione del XXanniversario dellafondazione del Co-mitato carnevale-sco che ha organiz-zato l’ultima edi-zione sabato 31gennaio per festeg-giare la ricorrenza.Una spettacolare sfilata in notturna di figuranti e carri allegorici in un verotripudio di colori, suoni e luci ha rallegrato la folla presente lungo il percor-so, intervenuta per gustare la manifestazione in notturna e all’arrivo anchecalde frittelle in un clima di festosa allegria. Sfilava per l’occasione l’attuale Conte della Bra’ Ruggero Fusari che insiemeagli altri membri del Comitato esibiva sulla coccarda il numero 20 per sotto-lineare il ventesimo compleanno del carnevale, nato appunto nel 1995. “LaFesta per i vent’anni del carnevale, – ha ricordato Paolo Cassini, presidentedel Comitato – è anche la conferma della collaborazione che si è stretta conmolti sponsor, col Comune e con varie associazioni. Ringrazio ancora il Co-mitato carnevale, il parroco don Francesco Todeschini, che è anche la guidaspirituale del Carnevale veronese ed il Notàro, custode di questa ventennaleleggenda. Vorrei infine ricordare i conti che, nell’ ordine, si sono succedutiin questi 20 anni: Giorgio Spezie, Orlando Manganoti, Adriano Cerchiaro,Gabriele Pirotello, Paolo Cassini, Marco Zampieri e l’attuale Ruggero Fusa-ri “. La maschera Conte de la Brà vide ufficialmente la luce nel 1996 e traeispirazione da un personaggio realmente esistito, tale “Zampaolo Brà” ap-partenente ad una nobile casata veronese nel periodo del dominio di Venezia,proprietario di terre verso Isola della Scala che utilizzavano a scopo irriguol’acqua risorgiva della Bra’. La Bra’, appunto, è il corso d’ acqua che nasceda una risorgiva tra Cadidavid e Buttapietra e che attraversando il capoluogosi dirige verso le risaie di Isola della Scala in località la Gabbia. Per questo icostumi del Conte e della Contessa de la Bra’ si ispirano al tardo veneziano.

Giorgio Bighellini

“Vorrei vivere ancoracento anni”, ha rispo-sto a chi le chiedeva

se era contenta dei suoi anni, comese 100 non le bastassero. E come liporta: piccola ed esile, ma lucida espiritosa, con la battuta pronta, alcentro della conversazione no-nostante qualche difficoltà a senti-re. Protagonista è Aristea Rossettinata a Isola della Scala il 16 gen-naio 1915, ultima di sette fratelli,orfana di madre a quattro anni, spo-sata con Dino Mirandola, tre figli,quattro nipoti, altrettanti pronipoti,una vita trascorsa nella Bassa: “Hosempre lavorato nella mia vita; per95 anni, dopo il nonno e mio padre,ho servito i conti a Pellegrina, finoa quando sono morti; ho fatto anchela lavandaia, ma non ero in regola;poi rimasta vedova nel ’90 sono ve-nuta qui da mio figlio”. “Ne ha fat-ti tanti di lavori fin da piccola – rac-conta la figlia Ivana – Ci ripete so-vente che già a sei anni i suoi fra-telli, a lei seduta per terra, metteva-no il paiolo della polenta in mezzoalle gambe per pulirlo”. “E lavoraancora adesso: vuole farsi da man-giare da sola come pure lava le suerobe a mano perché vuole essere in-dipendente e padrona della sua ca-sa – aggiunge la figlia Nicoletta.“Una salute di ferro: – precisa ilsuo medico Paolo Ferrari – solo

l’anno scorso è andata all’ospedaleper dei controlli, poi per farle pren-dere le medicine ci è voluta tantapazienza, ma mi ha insegnato anchetanta semplicità”. Questa semplici-tà diventa a tutti palese quando ilsindaco Antonello Panuccio, nelgiorno del suo compleanno, con lafascia tricolore le porge un mazzodi fiori con gli auguri di tutti i citta-dini e lei si china dicendo: “Baciola bandiera d’Italia perché l’Italiami è sempre piaciuta”, poi guardan-do il sindaco in faccia come perrassicurarlo: “Sono sempre andataa votare, ma al mattino presto” e ilfiglio Fernando mostra L’Arena del26 maggio 2003 con il titolo: “Lapiù mattiniera ha quasi 90 anni”

che parlava appunto di lei. Al foto-grafo che la invita a mettersi in po-sa per la foto: “Avete massa rispet-to par mi”; al sindaco che le chiededi esprimere un desiderio: “Me ca-ta un moroso?”; la ricetta per arri-vare ai 100 anni?: “Lavorare molto,mangiare poco e al mattino, con illatte, un goccio di grappa”; i con-domini: “Mettiamo davanti allaporta del suo appartamento le rivi-ste, anche quelle di gossip. Si inte-ressa di tutto: è una donna gagliar-da e splendida”. E quando il sinda-co e gli ospiti nel congedarsi ledanno la mano, commenta: “Menomale che do la mano a qualcunoche non ha i calli”.

Giorgio Guzzetti

Aristea Rossetticentenaria inossidabile

La centenaria al centro tra la nipote e il sindaco di Castel dʼAzzano

La corte del conte della Bra ̓al completo

Da sinistra, Davide Boraso, Sergio Trevenzuoli (resp. Cap. Bovo), Se-bastiano Boraso presidente Isola Centro, Luciano Boraso, SilviaBonfante presidente Ass. Cap. Bovo, Alberto Ongaro vicepresidenteIsola Centro e don Roberto Bianchini abate di Isola della Scala

Da Isola della Scala: Paolo Limi-na, Giuseppe Bissoli, Elsa Favalli,Luisa Zaghini, Alfio Meneghelli,Imelda Dal Bon, Angiolino Falavi-gna, Fabio Mirandola, Sara Man-tovani, Angelo Gozzi, Angelo Pe-rina, Enzo Mantovanelli, PlinioLugo, Ida Berni Ugolini, RenzoGiovannoni, Luigi Ceolini, AnnaMaria Turri Bissoli, Rino Lanza,Cecilia Bovo Brugnoli, Dino Van-tini, Guido Codognola, RenatoRossignoli, Vincenzino Benatti;da Trevenzuolo: Carlo Prando,Luigino Soave, Maria Pia Bordin,Silvana Contri, Agostino Migliori-ni, Carlo Bonvicini; da Legnano: Terenzio Marini;da Torino: Edda Cappellari;da Buttapietra: Graziano Gorian;da Settimo T.ese: Remo Ferrari; da Bonferraro: Mario Brotto, Ga-briella Turella, Carla Marcomini,Giorgio Tosato, Giuseppe Reani,Lidio Freddo, Alberto Manzoli,Bruno Minozzi.da Sorgà: Marino Soregotti;da Castel d’Ario: Renzo Gadioli,

Franca Cervi Migliorini, AttilioRoncaia; da Erbè: Virgilio Costantini, IvoNatali, Bruno Antonio Benedini;da Collegno: Pierina Vangelista;da Malcesine: Bice Ramanzotti;da Roncanova: Franco Gramolel-li;da Villa Bartolomea: MaurizioCappellari;da San Pietro in Valle: FrancoMartinelli;da Verona: Dante Marcori, GinoMalini;da Nogara: Fernanda Bonfanti,Renzo Modenini;da Monza: Cesira Boninsegna;da Cassina de’ Pecchi: Ezio Bac-ciga;

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to presentato il 3 dicembre scorso alla libreria Feltrinelli di via Quattro Spa-de, 2. “Gesù Cristo è segno, simbolo e parametro nella storia e nella filosofiadel nostro mondo occidentale, quasi totalmente permeato dalla cultura grecogiudaica – scrive l’autore nella premessa del volume –. Da tutta la vita ho cer-cato di capire la nascita, i fondamenti e la diffusione del cristianesimo. Mitie leggende si sono sovrapposti ai documenti canonici, definiti ispirati, accet-tati dalla chiesa. Questo è il mio contributo, di carattere avventuroso, inseri-to nel tessuto rigorosamente storico, teologico, politico, sociale e religiosoche ha connotato l’epoca della vita di Gesù”.Accanto agli avvenimenti che sottendono alle peripezie dei due giovani pro-tagonisti vi sono le pagine della sacra scrittura dell’Antico e Nuovo Testa-mento, riportate fedelmente in corsivo, che narrano la contiguità dei fatti eche, integrandosi, spiegano parecchi dei perché di vicende spesso poco chia-re agli occhi dei non esperti.Le avventure dei protagonisti, legati al loro mondo d’origine, permettono dirivivere le tensioni, le fatiche e le sofferenze accanto alle piccole gioie ognivolta conquistate, e consentono al lettore di immergersi nell’atmosfera ditempi che, se pur lontani, rendono possibile capire molte delle persistenticondizioni di differenti, intense esistenze di uomini e donne. Informazioni: www. iperedizioni.it [email protected].

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Dopo ilgrandesucces-

so dei primi trespettacoli della9ª RassegnaTeatrale per ra-gazzi e fami-glie, l’associa-zione culturaleNeverland incollaborazionecon la Bibliote-ca Civica Ma-rio Donadoni diBovolone e conil patrocinio deComune e dellaPro Loco diBovolone pre-sentano in ante-prima, “El sal-gàr de le strìe”.Lo spettacolodebutterà do-menica 22 feb-braio 2015 alleore 16,30 pres-so l’Audito-rium della Bi-blioteca di Bo-volone.La performanceè portata in sce-na dai ragazzidella Compa-gnia PrimaveraNeverland, giovani attori di etàcompresa tra i 15 e i 18 anni, checon grande impegno e dedizionehanno lavorato su se stessi e suipersonaggi fantastici che popola-no le leggende del Veneto.Lo spettacolo sarà infatti un viag-gio, sospeso tra immaginazione erealtà, tra fantasia e storia popola-re, alla scoperta delle creature delpiccolo popolo magico che, stan-do alle vecchie storie, si radunanola notte di Ognissanti, proprio at-torno a un solitario salice, detto“El salgàr de’ le strìe” Le leggen-de raccontano che un tempo vive-vano nei boschi, nei fiumi, nellegrotte, nei luoghi dove l’uomonon poteva mettere piede. Eranotanti, fate, orchi, spiriti, streghe ,

anguane. Esseri della notte intra-visti al chiarore della luna, tra lebrume vaporose dell’alba o tra leombre lunghe del crepuscolo. Fi-gure simboliche di una vita in sin-tonia con gli elementi della natu-ra. Ma queste creature stanno viavia scomparendo. Qual è la lorostoria? Cosa le sta allontanandosempre più dai racconti degli uo-mini? Chi è il misterioso uomo coltabarro giunto al salgàr? Due ra-gazzi, incuriositi da queste miste-riose storie raccontate da nonnaSandra, decidono di prendere ilsolitario sentiero che porta al vec-chio salice… Cosa li aspetterà?Il testo originale e la regia sonostate curate da Ilaria Lovo, giova-ne artista veronese, diplomata

presso la Scuola di Teatro di Man-tova. Lo spettacolo è inserito nel-la rassegna organizzata dall’asso-ciazione Neverland, che da annipropone corsi e laboratori di teatroper bambini e ragazzi. Oltre a que-sta performance la Rassegna Tea-trale ha visto alternarsi Fondazio-ne Aida con ”Pinocchio- Viaggiotragicomico per nasi”, Compagniadell’Arca, che ha portato “Il Gi-gante Soffiasogni” e la Compa-gnia Teatrale Anubisquaw, che hapresentato “La Regina Senza Re-gno”. Una ricca varietà di propo-ste adatte a tutta la famiglia. Perinfo e prenotazioni biglietti rivol-gersi alla Biblioteca Civica (tel.045 6995265). (i.l.)

Alcune foto di scena

La copertina del libro

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Per gli ultrasessantenni delVeneto è tempo di aprirel’album dei ricordi. E’ il tra-

dizionale appuntamento culturalededicato al concorso letterario re-gionale “Il tempo e la memoria”organizzato dall’assessorato allaCultura del Comune di Salizzole,in collaborazione con la biblioteca“Gino Beltramini”, patrocinatodalla Regione e dalla Provincia. Ilpremio letterario giunge quest’an-no alla sua 24esima edizione e sipone come obiettivo il recupero ela conservazione dei ricordi perso-nali e collettivi della comunità, pa-trimonio da custodire e trasmetterealle giovani generazioni. Il tema diquesta edizione, in sintonia conl’attuale contesto sociale, invita a

riflettere sul lavoro. Agli over 60 èaffidato il compito di scrivere pen-sando a: “Quando il lavoro era fa-tica… e sogno”. Erano i tempi delduro lavoro nei campi e del boomeconomico. Una traccia che sapràcertamente stimolare gli aspirantiscrittori a ricercare storie del pro-prio vissuto legate agli anni dellapropria gioventù quando, seppurecon grande sacrificio, era comun-que possibile coltivare un sogno. Rispetto agli anni precedenti ci so-no alcune novità: cambiano i tempie i premi conferiti ai vincitori chesono stati ridistribuiti. “Abbiamomodificato la tempistica del con-corso, spostandolo all’inizio del-l’anno, oltre che per questioni dibilancio per riuscire ad effettuare

le premiazioni a giugno e consenti-re una maggiore partecipazione de-gli anziani” – precisa Mirko Corrà,sindaco di Salizzole, con delega al-la cultura – Inoltre i premi sonostati rimodulati suddividendoli inmodo più equo con lo scopo dicontribuire anche all’aspetto socia-le aiutando concretamente le per-sone che vivono della sola pensio-ne”. Il premio si articola in due se-zioni: prosa o poesia in lingua ve-neta o in lingua italiana. Ogni con-corrente potrà presentare una solaopera inedita e mai premiata in al-tri concorsi. L’elaborato dovrà avere una lun-ghezza massima di due cartelle dinon oltre 30 righe ciascuna, scrittein carattere “12” mentre la poesianon dovrà superare la lunghezza di40 versi. Le opere dovranno perve-nire entro il 30 aprile alla bibliote-ca comunale “Beltramini” PiazzaCastello, 18 -37056 Salizzole (Ve-rona). All’opera migliore sarà assegnatoil premio assoluto “prof. Gino Bel-tramini” del valore di euro 500 e iprimi classificati di ogni sezionesaranno premiati con euro 250. Sarà inoltre conferito il premiospeciale “Residenti Comune di Sa-lizzole” di euro 250. Da quest’an-no saranno premiate anche le ope-re segnalate dalla Commissione,che riceveranno la somma di euro150 e sarà gratificato anche loscrittore più fedele al quale saràconferito un riconoscimento di eu-ro 100. Per informazioni, 045.7103177.

Ida Rella

Pag. 4 Febbraio 2015

VIGASIO

POVEGLIANO

SALIZZOLE

Benedetti animali e salealla Madonna dell’Uva Secca

Festa della Solidarietà

PUBLIREDAZIONALE

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IL MESE DELLAPREVENZIONE

Concorso letterariotra memoria e nostalgia

L’associazione NomadiFans Club Vivo Forte diVigasio ha presentato la

decima edizione della Festa dellaSolidarietà per i ragazzi diversa-mente abili. L’appuntamento è perdomenica 22 marzo al centro spor-tivo Alzeri. Il programma: alle 11la messa quindi il pranzo ed un po-meriggio di animazione. Il ricava-to della manifestazione, comequelli di tutte le iniziative del soda-

lizio, va alle associazioni che si oc-cupano di handicap. «La festa –sottolinea Renzo Gaspari – è moltoattesa e coinvolge centinaia diospiti dei centri per i disabili delnostro territorio. Il loro numerocresce ogni anno. Sono infattiquintuplicati, essendo passati dai100 del primo agli oltre 500 del-l’anno scorso. A loro vengono of-ferti il pranzo e l’animazione».

(S. Loc.)

Riscoperta un’antica tradizione del mondo contadino

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Da Costanzo “Compri” carne genuina!

Alcuni momenti della Festa della Solidarietà dellʼanno scorso

A sinistra Beppe Carletti de “I Nomadi” a Vigasio davanti al monu-mento dedicato ad Augusto Daolio Ivolontari del Comitato Madon-

na dell’Uva secca hanno datovita a una nuova iniziativa, che

arricchisce le proposte culturali le-gate al Santuario mariano.In occasione della ricorrenza diSant’Antonio Abate, 17 gennaio, èstata ripresa un’antica tradizione,che affonda le radici nella religiosi-tà del mondo pagano precristiano:la benedizione del sale. Nelle socie-tà antiche fondate sull’agricoltura ilsale veniva dato, come vero ritomagico-propiziatorio, da mangiarealle mucche, animali importantissi-mi per l’agricoltura e l’allevamen-to. Il sale d’altra parte è sempre sta-to fondamentale anche per gli uo-mini: conservava e insaporiva i ci-bi. Presso gli Ebrei il sale era pre-sente in tutti i sacrifici offerti a Dio:“Sopra ogni offerta offrirai del sa-le” (Lev 2,13). Venivano attribuitial sale poteri medicinali, forse amotivo del suo uso come conser-vante di carne e pesci. Veniva spar-so come tonificante sul corpo deineonati (Ez 16,4). Famosa è la fra-se di Gesù rivolta ai discepoli dopoil “discorso della montagna”: “Voisiete il sale della terra”, che pone

in stretto parallelo con “Voi siete laluce del mondo” (Mt 5,13-16).La formula sacramentale della be-nedizione del sale trae origine dalmiracolo del risanamento dell’ac-qua, operato dal profeta Eliseo, cheversa del sale in quella sorgentemalsana unitamente ad una pre-ghiera: “Dice il Signore: rendo sa-ne queste acque: da esse non si dif-fonderanno più morte e sterilità”.La Chiesa, invece che “contrastare”il rito precristiano, lo ha assuntonella sua liturgia, dandogli solenni-tà e importanza poiché la benedi-zione spetta al sacerdote.Così l’antico rito si è rinnovato in

pieno mondo tecnologico; la pre-senza di alcuni agricoltori ha dimo-strato peraltro che ad esso viene an-cora dato significato e valore.C’è stata poi la benedizione deglianimali (S. Antonio abate è protet-tore di quelli domestici): tanti canidi tutte le razze e dimensioni, alcu-ni cavalli coi loro cavalieri, pecorecol cane pastore, qualche gatto e uncanarino in gabbia. Su tutti il parro-co don Daniele ha asperso l’acquabenedetta. È stato un evento festo-so, colorato, che all’esordio ha avu-to una partecipazione davvero note-vole.

Giovanni Biasi

X Edizione a cura dell’Associazione “Nomadi Fans Club Vivo Forte”

FACCIAMO UN PO' DI CHIAREZZA sull’INTOLLERANZA AL GLUTINE e sulla GLUTEN SENSITIVITY

Sempre più spesso ricevo mail che mi pongono questo quesito:«Sono mesi che sto male soffrendo di coliche addominali, gonfiore addominale ed alter-no periodi di stitichezza a periodi di dissenteria… e ho iniziato di mia iniziativa una die-ta priva di glutine. Ho fatto solo l’esame degli anticorpi anti-transglutaminasi, ma mi èstato detto che probabilmente l'esame potrebbe risultare falsato perché avevo tolto glialimenti contenenti il glutine. Ho notato che sicuramente (indipendentemente se sonoceliaca o no) che senza pane e pasta sono migliorata tantissimo.

La mia risposta…«Ho letto con attenzione quanto mi riporta e vorrei darle una chiave di letturaper il problema “sensibilità al glutine”; per capire se una persona è celiaca, so-prattutto quando si è adulti, si valuta la persistenza di anemia, la stitichezza e ildosaggio degli anticorpi anti-transglutaminasi, anti-endomisio e anti-gliadina; sequesti dosaggi enzimatici vengono negativi allora si devono valutare le IGE speci-fiche per il grano e il dosaggio della calprotectina fecale che permettono di capi-re se si tratta di una ipersensibilità nei confronti del glutine; se anche questi ven-gono negativi allora si possono determinare le intolleranze (IGG mediate) pertutti i cereali contenenti glutine; se trovassimo la positività in questo pannello, l’i-persensibilità non sarebbe nei confronti della gliadina/glutine ma di altre proteinepresenti nei cereali; essendo una ipersensibilità ritardata o intolleranza non gene-tica, basterebbe eliminare tutti i cereali per almeno due/tre mesi ed assumere so-lo riso e mais e prodotti a base di farina di riso e mais; passato il tempo di esclu-sione, si ri-inseriscono i cereali una volta alla settimana e così facendo si ritornatranquillamente ad assumere la pizza!»

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La Fiera di San Biagio è unevento importante per laBassa veronese, appunta-

mento che ha al centro l’agricoltu-ra. Quest’anno si è svolto un con-vegno che ha trattato un problemaimportante, quello delle api come“indicatori ambientali”. Pochi san-no che senza questi laboriosi inset-ti la stessa agricoltura non esiste-rebbe. Lo avevano capito alcuni ge-ni, tra cui Einstein, che avevano af-fermato la necessità delle api per lastessa sopravvivenza dell’uomo.Esse infatti compiono, dopo che al-tri insetti sono praticamente scom-parsi, la preziosa opera dell’impol-linazione, cioè del passaggio del se-me maschile agli elementi femmi-nili del fiore. Senza questa opera-zione non avverrebbe la feconda-zione, quindi lo sviluppo del frutto.Le api non hanno solo questo ruo-lo:esse svolgono anche la funzionedi “indicatori biologici”, la cui pre-senza cioè indica lo stato di integri-tà dell’ambiente ;la loro moria de-nota invece condizioni di inquina-mento più o meno gravi.Negli anni ’80 e ’90 furono com-piute anche nella provincia di Vero-na operazioni di controllo del terri-torio con le api sotto la guida delcompianto prof. Giorgio Celli del-l’Università di Bologna, cui colla-borarono tra gli altri gli esperti api-stici Alessandro Pistoia di IsolaRizza e Mario Biasi di Povegliano.Le zone dove si registrava la mag-gior moria di api erano quelle in cuimaggiore era l’inquinamento di ori-gine agricola (pesticidi) o industria-le. Oggi uno dei peggiori nemicidelle api è una sostanza usata nellaconcia dei semi, un “neonicotinoi-de” rivelatosi letale per le api, delquale le associazioni di apicoltori

chiedono all’Unione europea lamessa al bando. Una prima versio-ne del prodotto chimico è stata riti-

rata dal commercio, ma le aziendeproduttrici hanno già furbescamen-te provveduto a metterne in venditauna nuova formulazione, tossicacome la precedente. C’è da sperareche, come il convegno di Bovolo-ne, altri incontri e iniziative di in-formazione e mobilitazione tenga-no alta l’attenzione sui problemidelle api, centrali per l’agricoltura,la salute umana e la stessa produ-zione di cibo a livello mondiale.

Giovanni Biasi

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BOVOLONE

A Giovanni Ranaconsegnato il premio

Confraternita del Tabàr

Diminuiscono nel 2014abitanti e nascite

Al noto imprenditore veronesericonosciuto il ruolo di custode

delle tradizioni contadine

I residenti sono 103 in meno, 1.857 gli stranieri

I preziosi insetti fedeli indicatori ambientali

Tra Storia e Natura

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Sono diminuiti di 103 unità gliabitanti registrati al 31 di-cembre 2014 rispetto all’an-

no precedente. Infatti nel 2013 era-no 15.980 mentre nel 2014 i resi-denti risultavano essere 15.873(7851 maschi e 8022 femmine).Gli italiani sono 14.010, mentre icittadini stranieri sono 1863 ( 909maschi e 954 femmine) tra comuni-tari ed extracomunitari. Da notareche 350 di questi stranieri ha otte-nuto la cittadinanza italiana. La co-munità più numerosa è la rumenacon 519 residenti, segue quella ma-rocchina con 452, abanese (305),moldava (143), nigeriana (74), ser-

ba (37), cinese (35), indiana (32),tunisina (30), cingalese (Sry Lan-ka) (21), slovacca (17), polacca,ucraina e bosniaca (14) ciascuna,camerunense, brasiliana e pakista-na (13), ciascuna, thailandese, alge-rina e russa con 10 residenti ciascu-na. Seguono, con meno di dieciunità ciascuna, altre 32 nazioni.Con la presenze di ben 52 naziona-lità diverse Bovolone è una cittadi-na cosmopolita. Per quanto riguar-da i nati il 2014 è l’anno con il tas-so di natalità più basso in assolutodegli ultimi cinque anni. I nati sonostati 127 (76 maschi e 51 femmine).Un valore in costante diminuzione

se si considera che nell’anno 2010sono stati 186, nel 2011 erano 174,nel 2012 sono scesi a 162 e nel2013 sono diminuiti a 142. Questinumeri sono ancora più sorpren-denti se paragonati con i 300 nuovinati del 1971. Sul fronte dei cente-nari ci sono due donne che hannosuperato i 100 anni Infine, hannosuperato il traguardo dei 100 anni.Si stanno avvicinando al secolocinque donne che hanno raggiunto i99 anni, una i 98, una i 97, due i 96e i 95 anni. Il più anziano dei ma-schi per il momento è arrivato a 94anni.

Giorgio Galetto

Bovolone ha cinque centri raggruppati nellecontrade Casella,Caltrane/Canton,Crosare,San Pierino e Villafontana. Le prime quattro

sono periferiche rispetto al centro ed occupano terri-tori che si collocano in modo quasi perfetto al verticedei quattro punti cardinali; la quinta, Villafontana, siintegra nel territorio quale frazione in espansione. Inogni contrada vi sono spazi attrezzati messi a disposi-zione dall’Amministrazione Comunale, ma voluti, cu-

rati e gestiti dal volontariato. Una ricchezza di risor-se ed energie utilizzate a favore della intera comuni-tà bovolonese. Le varie Contrade sono impegnate nelsociale, nello sport, nella ricerca e conservazione del-le tradizioni locali. In considerazione del grande lavo-ro svolto dai volontari di queste Contrade è impor-tante conoscere meglio le varie attività di ciascuna edè quello che intendiamo fare nei prossimi numeri de “La Voce del Basso Veronese “. (g.g.)

Un paese con cinque importanti frazioni

Le api protagoniste in FieraÈstato assegnato all’impren-ditore veronese GiovanniRana il «Premio della Con-

fraternita del Tabàr» per la sua ca-pacità di custodire le tradizionicontadine in ambito gastronomico.Il riconoscimento è stato conferitoin occasione della festa di San-t’Antonio Abate, protettore deglianimali domestici e da cortile svol-tasi a Concamarise lo scorso 17 e18 gennaio. La manifestazione èstata organizzata dalla Confraterni-ta «Nostalgici del Tabar» di Conca-marise, associazione che promuoveil recupero delle antiche tradizionilocali tra cui l’uso del tabarro,l’ampio mantello di panno nero chesi utilizzava un tempo nelle campa-gne venete per ripararsi dal freddopungente. Alla festa in onore diSant’Antonio hanno partecipato an-

che il presidente della Provincia,Antonio Pastorello, e il sindaco diVeronella, Michele Garzon, perpromuovere la verza moretta, colti-vazione tipica diffusa nel territoriodi Veronella, che nel 2013 è statainserita nell’Albo regionale deiprodotti agroalimentari tradiziona-li. Al re del tortellino, Giovanni Ra-na, è stata consegnata anche la tes-sera onoraria della Confraternitacon la richiesta di un prodotto a te-ma (che potrebbe essere un tortelli-no o un raviolo a base degli ingre-dienti poveri della cucina contadinaveneta) per la prossima edizionedella festa in onore di Sant’Anto-nio. L’imprenditore veronese nonne ha escluso la possibilità; ora nonresta che attendere per vedere se laproposta sarà accolta.

Ida Rella

CONCAMARISE

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Pag. 6 Febbraio 2015

NOGARA

SORGÀ

CASTEL D’ARIO

Il paese negli anni ’50visto da Lino Mancini

Bilancio degli Amici de’ “I Nomadi”

Premiato il negozio storicoCartolibreria Eredi Fezzi

L’attività commerciale fu aperta dal bisnonno nel 1880

Rinnovato il direttivo e tesseramento 2015

Presentato il libro “Vivere contro Vento”

Recentemente, in occasione dell’apertura deltesseramento 2015, è stato anche rinnovato ildirettivo dell’Associazione culturale Amici

de’ “I Nomadi”. Al pranzo e cena (nella foto) nei duegiorni dedicati all’evento hanno partecipato 264iscritti. Durante i due incontri è stato presentato ilbilancio 2014 che si è chiuso con un attivo di 4332 eu-ro e sono stai devoluti in beneficenza 3310 euro. E’stato inoltre presentato il bilancio preventivo del2015 ed il relativo programma di manifestazioni. Il

presidente uscente, Radiano Magnoni, si è detto sod-disfatto per i risultati raggiunti nell’anno appenaconcluso. Le elezioni per il rinnovo del direttivo han-no dato il seguente esito: presidente Radiano Magno-ni, vice presidente Lucio Seghetti, segretaria TatianaBernardelli, tesoriere Renata Farinati; consiglieri:Clara Meldo, Gino Milani, Renata Farinati e Anto-nia Mecchi; revisori dei conti: Gabriele Seghetti eCleto Ciman; probiviri: Marino Soregotti e Giovan-ni Dolfini. (l.f.)

Nella nuova saletta della So-cietà Operaia di Previden-za, accogliente e luminosa,

è stato presentato il libro del castel-dariese Lino Mancini “Vivere con-trovento – storia di un ragazzo qua-lunque”. È stato stampato nel luglioscorso e, non appena l’ha visto, ilvice-presidente Giuliano Ferrari ècorso a procurarne varie copie perl’archivio della Società, mentre lapresidente Edda Zoccatelli, dopoaverlo letto tutto d’un fiato, l’hatrovato così interessante ed emo-zionante da pensare subito alla suapresentazione a Castel d’Ario.Anche perché il libro (un’agilepubblicazione di un’ottantina di pa-gine) è non solo l’autobiografia diuna giovinezza scandita dalle avvi-saglie di un male inguaribile (ladistrofia muscolare), ma l’affrescodel paese negli anni ’50, con i ra-gazzi di allora, il lavoro minorilenelle fabbriche di zoccoli e nelle ri-saie, le persone e i luoghi di queltempo.Ma ci sono tante altre persone in-contrate in altri luoghi d’Italia, rag-giunti dal protagonista per le visitemediche o per avere la grazia diguarire: una piccola e indimentica-bile galleria di personaggi con i lo-ro pregi e difetti, descritti in modoessenziale e gradevolissimo, viva-cizzato dai dialoghi.L’autore, Lino Mancini, che datrent’anni vive sulla sedia a rotelle

e che si è dedicato a scrivere i suoiricordi dopo aver smesso l’attivitàdi consulente del lavoro, su sugge-rimento della moglie Carla, inse-gnante, non era presente all’incon-tro. In sua vece c’era la figlia Chia-ra, che ha realizzato la copertina dellibro, e che ha letto il saluto e il rin-graziamento ai presenti, scritto daigenitori, i quali hanno anche spie-gato come quegli “appunti” poi di-ventati libro non fossero stati scrit-ti in vista di una loro pubblicazione.Questa è venuta poi, inaspettata-mente, per l’interessamento di per-sone dell’Uildm (Unione ItalianaLotta alla Distrofia Muscolare) diMantova, associazione di cui Linoha fatto parte per molto tempo, pro-digandosi per l’abbattimento dellebarriere architettoniche.Per la cronaca, si deve proprio al te-nace interessamento di Lino Man-cini la realizzazione dello scivolosul marciapiedi davanti all’ex Bame dell’ascensore all’interno del mu-nicipio. Gabriella Mantovani hacommentato il testo e introdotto lepagine scelte per il pubblico e lettecon partecipazione da Sandro Cor-rezzola.Alla fine, la presidente Zoccatelliha consegnato a Chiara Manciniuna targa per il papà scrittore a ri-cordo dell’evento e con i compli-menti della Società Operaia di Pre-videnza.

(l.r.)

Silvia e Ottorino Modenini sono sposati da 65 anniHanno festeggiato il 15

febbraio scorso il loro 65°anno di matrimonio i coniugiModenini-Turella di Nogara.Sposatisi il 15 febbraio 1950,Ottorino Modenini, 92enne,

ex ferroviere, e Silva AnnaTurella, 88enne, casalinga,

hanno due figli, Renzo eRenata. Ottorino e Silva

hanno vissuto per alcuni annia Carmagnola, in provinciadi Torino, dal 1954 al 1960

quando Ottorino fu assuntoin ferrovia. Fu poi trasferito

ad Ostiglia e a Nogara finoalla pensione.

Qualche settimana fa, nel-l’Auditorium della GranGuardia, a Verona, si è

svolta la 37ª edizione della cerimo-nia di premiazione del lavoro vero-nese organizzata dalla locale Ca-mera di Commercio. A presentarela manifestazione c’era Mario Pu-liero, direttore di Tele Arena; a con-segnare le onorificenze Claudio Va-lente, figura di rilievo nel panora-ma economico provinciale. Tra le180 piccole aziende premiate cen’era una di Nogara: “Eredi Fezzifu Bortolo di Fezzi Giannantonio ec. S.n.c..”, da decenni dedita alcommercio al dettaglio di articoli dicartoleria e fornitura per ufficio.Già alcuni anni fa il negozio, che sitrova, dall’anno della fondazione,di fronte al municipio, era stato in-serito nell’elenco dei 19 locali ve-ronesi “contraddistinti dalla presen-za di valori storici, artistici e am-bientali”, con almeno settant’annidi vita. L’epopea dei Fezzi comin-cia poco dopo l’Unità d’Italia,quando il bisnonno di Giannatonioarrivò a Nogara, proveniente dallaVal di Non, in Trentino, per fare ilcalderaio. L’apertura del negozio inquestione risale invece al 1880,quando il nonno Bortolo tentò lafortuna con il commercio di pellet-terie per calzolai e ferramenta. Solodopo la sua morte, avvenuta preco-cemente nel 1904, il negozio, pervolere della nonna, fu trasformatoin cartolibreria. Intanto passano idecenni. Nell’immediato secondodopoguerra, per stare al passo con itempi, fu inaugurato un reparto coni casalinghi. “L’attestato che mi è

stato consegnato dalla Camera diCommercio, – confessa Giannanto-nio, dietro al bancone da oltre ses-sant’anni – lo voglio dedicare aimiei antenati, pensando a tanti sa-crifici e alle privazioni che hannodovuto subire, in periodi difficiliper tutti”. Una ventina di anni fa,in seguito alla crisi dovuta alla con-correnza della grande distribuzio-ne, quasi di fronte al vecchio nego-

zio (recentemente restaurato) è sta-to inaugurato un nuovo punto ven-dita con oggettistica da regalo. Oggi, grazie a Saulo, ultimo eredemaschio di famiglia, nella cartoli-breria è arrivata anche l’informati-ca. E la storia dei Fezzi continua.Come lo scorrere dell’acqua sotto iponti del Tartaro.

Giordano Padovani

Giannantonio Fezzi nel negozio con lʼattestato ricevuto

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Febbraio 2015 Pag. 7

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Redazione:Giovanni Biasi

Enea Pasqualino Ferrarini

Lino Fontana

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LETTERE AL DIRETTORELe lettere firmate con nome, cognome e città vanno inviate a “La Voce del Basso Veronese” - C.Post. 10137063 Isola della Scala (Vr) oppure con posta elettronica: r edaz ione@lavocedel bassoveronese.com

Assopita da questi giorni di festivi-tà, sottilmente riemerge, a tratti, l’im-pressione di far parte di un anti-Paese.Abitare in uno stato bizzarro, che fun-ziona con regole opposte alla logica oal buon senso. Un paese i cui gover-nanti cercano di farsi passare per deinon professionisti della politica, comese un malato cercasse deliberatamentedi farsi curare da un non-medico. Unaabiura insomma, della propria profes-sionalità. L’antipolitica come primaforza sociale di un paese in cui i citta-dini non votanti determinano il risulta-to delle consultazioni elettorali. Unostato nella condizione di non governo,che vede i suoi amministratori perderetempo in litigiose questioni che pococoncorrono allo sviluppo, Che legife-rano in modo antieconomico, ostinan-dosi a percorrere la via della tassazio-ne, con pesanti effetti sull’economia esull’occupazione. Già, un anti-Paesepopoloso i cui abitanti si sentono sem-pre meno concittadini. Meno partecipialla vita sociale, pubblica. Famiglieche scoprono di vivere in un territoriodivenuto nemico, pericoloso. Lavora-tori che pagano con la vita l’aver tra-scorso anni in fabbrica, consideratinon-risorsa, ma costo, problema di bi-lancio, voce passiva. Un non-Paeseche non sa occupare ricercatori e men-ti brillanti. Un non- Paese da depreda-re, da sfruttare per far soldi, dal furto,alla rapina fino a sistemi organizzati eben addentro nelle segreterie e ammi-nistrazioni. Si è determinata una posi-zione di stallo, l’attesa di un evento ri-solutore, comunemente si afferma checi vorrebbe “quello che…” Ancora unnon-impegno quindi, un Paese che de-lega sul proprio futuro.

Ma ogni Paese appartiene a chi loabita, che ci deve vivere. La democra-zia appartiene al popolo già nel suo si-gnificato etimologico, la politica è solouno strumento operativo. Un percorsocertamente difficoltoso, che comportaimpegno personale anche quando si è

stanchi, per cercar di capire più di unsemplice slogan o hashtag, parola cheva di moda fra chi vuol far colpo par-lando ma non comunicando. Questo, amio giudizio, è il solo modo per riscat-tarsi dal declino sociale, per vivere inun Paese moderno e fiducioso nel pro-prio futuro.

Bruno SteccaBonferraro (Verona)

Ora che tutto si è compiuto, il Cir-colo UAAR di Verona (Unione degliAtei e degli Agnostici Razionalisti) de-sidera contribuire al dibattito cultura-le collettivo con una propria riflessio-ne.1 Esprimiamo il nostro profondo e

commosso cordoglio alle 17 vittime(atei, cristiani, musulmani, ebrei)del terrorismo religioso.

2 Noi dell’UAAR siamo dell’avvisoche la satira va difesa fino in fondo,senza limiti, anche quando prendedi mira la religione (questa o quel-la) tanto quanto la politica, perchéla satira è la massima rappresenta-zione della libertà di espressione enessuno in democrazia è indiscuti-bile.

3 Il nostro pensiero va, allora, ai va-lori della libertà, della democrazia,del pluralismo e della laicità, per-ché questi sono i veri obiettivi deiterroristi religiosi. Il fatto che l’at-tentato sia stato compiuto a Parigi(cuore dell’Occidente, dell’Europa)trova motivazione anche perché laFrancia è la nazione che megliorappresenta quei valori propriograzie alla sua Storia: l’Illuminismoprima e la Rivoluzione poi (con la“Dichiarazione dei diritti dell’uomoe del cittadino” al grido di “Liber-té, Egalité, Fraternité”). Ora qual-cuno si ostina ancora a pensare cheper contrastare il terrorismo di unareligione (in questo caso l’islamica)sia necessario contrapporre le “ra-

dici” di un’altra religione (la cri-stiana) da inserire nella Costituzio-ne Europea. Doppio errore: da unlato le radici cristiane non sono sta-te genitrici (tutt’altro!) di quei valo-ri (laici) menzionati sopra, dall’al-tro voler contrastare una religionecon un’altra religione è proprio mo-tivo di contrapposizione e quindi discontro. C’è una sola possibilità percombattere l’integralismo religio-so: la laicità dello Stato, che si tra-duce in pari diritti per tutte le reli-gioni, pari doveri per tutte le reli-gioni, neutralità dello Stato versotutte le religioni.

4 Il seme dell’intolleranza è nel genestesso della religione abramitica,madre delle varie ramificazioni mo-noteistiche, allorquando (primo co-mandamento) è scritto che “nonavrai altro Dio all’infuori di me”.Perché? Perché non posso avere unaltro dio all’infuori di “lui”? Cosasuccede altrimenti? Noi condividia-mo l’aforisma di Voltaire: “Coloroche possono farvi credere assurdità,possono farvi commettere atrocità”.

5 Siamo dell’idea che non c’è alcunaguerra di religione in atto. I terrori-sti islamici hanno ammazzato centi-naia di musulmani perché erano“moderati”, e ancora continuanoad ammazzarli (vedi Boko Haram inNigeria). Hanno colpito le scuole(Peshawar) perché sono la sede del-la cultura e dell’istruzione (due va-lori che i terroristi aborrono). Leprime vittime di questo integrali-smo-terrorismo sono, quindi, i mu-sulmani stessi. Non è nemmeno unaguerra di civiltà: è uno scontro conterroristi che vogliono attentare al-la libertà in senso lato, per imporreil “pensiero unico” (il loro) di tipomedievale.

6 Anche noi in Italia abbiamo i nostritalebani: persone che, indifferentidella nostra Costituzione, limitanola libertà altrui e impongono a tuttii loro “valori”.

7 Viva la Francia, viva Charlie Heb-do, viva la libertà!

Angelo Campedelli(coordinatore del Circolo

UAAR di Verona)

L’anti-paesedal prefisso“non”

Religioni sìma in unoStato laico

VILLIMPENTA

Sei telecamere in centro per la videosorveglianzaDopo il cimitero di via Mar-

coni ora tocca al centro sto-rico di piazza Roma. “Sono

partiti la scorsa settimana i lavoridi installazione di 6 telecamere, checreeranno un sistema integrato di videosorveglianza a grande capaci-tà, in grado di coprire praticamentetutto il centro storico del paese”. Adannunciarlo è il vicesindaco di Vil-limpenta Matteo Vincenzi, che su-bito ha sottolineato: “Non si ha lapresunzione di pensare che le tele-camere risolveranno definitivamen-te il problema dei furti e degli attivandalici, ma è sicuramente un pas-so avanti nel monitoraggio del ter-ritorio, anche per pizzicare chi pre-me indiscriminatamente sull’acce-leratore, mettendo in pericolo l’in-columità dei cittadini”. La primaparte di lavori ha consistito nellaposa dei cavi di alimentazione. E abreve saranno installate le teleca-mere vere e proprie. “Un lavoro checi eravamo prefissati e che tra pocosarà ultimato”, ha commentato ilsindaco Simone Zaghini.

Rina Avigni

A BONFERRARO

Fernanda e Lidio Freddo insieme da 60 anniEsattamente sessant’anni fa pronunciarono il loro fatidico “Sì”. Era il 12 febbraio del

1955 nella chiesa di Bonferraro davantiall’allora parroco don Giovanni Benedini.Hanno rivissuto quel giorno, attorniati dalfiglio Sandro e dai nipoti, Lidio Freddo e

Fernanda Segala, coetanei della classe 1931.La pacatezza di lei bilancia la dinamicità di

lui, ancora oggi molto vivace. Egli è stato, infatti, vice sindaco di Sorgà

dal 1965 al 1970 e Giudice di pace perdiversi anni tra il ’60 e il ’70. Dopo il suo

pensionamento da dipendente pubblico,Lidio sta prestando ancora oggi servizio di

volontariato per conto del Comune trasportando e accompagnando persone

anziane e bisognose, per cure o altri servizi alla persona.

È un grande “divoratore” di libri, ne haqualche migliaio, ma è stato anche

un gran “divoratore” di chilometri inbicicletta, ora appesa al chiodo.

IL MEDICO RISPONDE

Egregio dottor Pecoraro,soffro di una lieve incontinenza urinaria dopo degli sforzi. Non

sempre devo usare il pannolino. Mi è stato detto di aspettare per l’in-tervento chirurgico visto che è lieve.Lei cosa mi consiglia?

GrazieLB

VeronaGentile signora,

l’incontinenza urinaria, patologia piuttosto diffusa soprattutto tra ledonne, è spesso vissuta in maniera silente talvolta per imbarazzo o al-tre volte perchè sottovalutata anche dalla stessa classe medica. È inve-ce una patologia da non trascurare perché ha forti implicazioni sulla vi-ta di relazione, come quella sessuale, ma anche sociale. Per cui, per fare degli esempi, si riduce l’attività fisica o non si va a bal-lare per evitare le perdite durante lo sforzo.Se una donna deve limitare le proprie attività viene alterata la sua qua-lità di vita. Ma potrei citare altri esempi. E comunque, già dover portare il pannolino è, di per se, un disagio.E allora qual è la cosa giusta da fare? Lasciare una donna incontinente con il suo problema anche se lieve orisolverlo e consentirle nuovamente di svolgere tutte le attività che de-sidera?Oggi siamo nelle condizioni di risolvere tale problema in maniera de-finitiva.Non solo viviamo in una epoca in cui la soluzione è diventata relativa-mente semplice e molto mininvasiva tanto che si può dimettere la pa-ziente lo stesso giorno dell’intervento per poi farla tornare a casa final-mente libera dalle fastidiose perdite di urina.Ed è tutta un’altra vita!Cordiali saluti

Giuseppe [email protected]

Incontinenzaal femminile

Dott. Giuseppe Pecoraro

VOCE_febb_2015 13/02/15 08.29 Pagina 7

Page 8: Tritone Insegnante di italiano scrive la grammatica del ...

Pag. 8 Febbraio 2015

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Risotto alla Veneta

Gnocchi di patate con crema di asparagi

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Carrè d’agnello con salsa ai funghi

Arrosto di vitello al miele con patate croccanti

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Dolce pasquale

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Acqua minerale “Plose”

Vino Rosso Cabernet - Vino Bianco “Perle”

Spumante Astoria Lounge

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Caffè e correzioni

Il prezzo del menù pasquale è di € 29,90.

Il pranzo inizierà alle ore 12.30.

PER PRENOTAZIONI: tel. 0442 89167

Aperitivo di Benvenuto

******Rose di bresaola

con formaggio fresco ed erba cipollina

Mais con selezione di funghie fonduta di formaggio

Risotto agli asparagiTortelloni di pesce

******Carrè d’agnello con patare

e verdure grigliateMaialino al forno con cuoredi Monte Veronese filante

e patate al rosmarino

Dolce pasquale******Caffè

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VOCE_febb_2015 13/02/15 08.30 Pagina 8