Trimestrale delle Suore Ospedaliere della Misericordia · n° 425, 3 ottobre 2003 Direttrice ......

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Aprile/Giugno 2014 Sommario

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3 EDITORIALEMisericordia e Accoglienzadi Paola Iacovone

4 REDAZIONALELa Paternità spiritualedi Vito Cutro

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6 SPECIALE TERESA ORSINILa Principessa Teresa OrsiniDoria Pamphili (VIII) di Anna Rita Capodiferro

8 L’ESORCISMOIo, Vescovo esorcistadi Andrea Gemma

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11 RESIDENZA MARIA MARCELLARicordi di 25 anni di vitadi Mariolina Negrenti

17 LA COMETA NEWSa cura di Federica Martufi

25 GENERAZIONIA CONFRONTODall’essere figlia ad essere mammadi Cristina Allodi

26 L’ANGOLO DELLEFAMIGLIELa mia Caterina è resuscitatadi Stefano Lorenzetto

29 L’INTERVISTAAssociazione Alzheimer Romadi Federica Martufi

22 MAGISTEROCresima ed Eucaristiaa cura di Vito Cutro

14 SEGNI DEL TEMPOUn condominio solidale di Andrea Fidanzio

16 LETTERELettera dal Primo Ministrodi Timor-Leste

28 SAPORI DIVINIdi Concita De Simone

12 SALUTE E SANITÀLa malattia del Parkinson (II)di Fabiola Bevilacqua

13 SALUTE E SANITÀVince l’amore per chi soffredi Bertilla Cipolloni

30 STORIEIlaria, ex cocainomanedi Concita De Simone

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NOTIZIE

36 RELAXa cura di Concita De Simone

UNO SGUARDO AI PADRIIl dovere dell’ospitalitàa cura di Vito Cutro

CLINICA MATER MISERICORDIAETutto è possibile per chi crededi Alessandro Gori

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BIBLIOTECA“Io, Vescovo esorcista”“Il sorriso dell’ottavo giorno”a cura della Redazione

ACCOGLIENZACHE CRESCE

Rivista trimestrale delle Suore Ospedaliere della Misericordiacon approvazione ecclesiasticaReg. Trib. di Roma n° 425, 3 ottobre 2003

DirettriceMadre Paola Iacovone

ResponsabileVito Cutro

RedazioneBertilla CipolloniConcita De SimoneEmily FavorLissy Kanjirakattu

Coordinamento editorialeFederica Martufi

Anno XI - n. 2Aprile - Giugno 2014

Abbonamento annuo € 10,00Sostenitore € 50,00

Versamento su c.c.p. n. 47490008intestato a: Suore Ospedaliere della Misericordia

Finito di stampare nel mese di Marzo 2014dalla Tip. L. LucianiVia Galazia, 3 - 00183 RomaTel. 06 77209065

Spedizione abbonamentopostale - D.L. 353/2003 (conv. in L 27/2/04 n. 46) art.1 comma 2 - DCB - Roma.

Abbonamenti, indirizzie diffusioneRedazione Accoglienza che cresceVia Latina, 30 - 00179 RomaTel. 0670496688Fax 06 70452142

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Le foto, qualora non specificato,sono atribuibili a panbe

Bambina nigeriana

21 RIFLESSIONIUn evento eccezionaledi Giovanni Fangani Nicastro

24 LA COMUNICAZIONEComunicare la caritàdi Giacomo Giuliani

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L’ODISSEA DELL’IMMIGRATOLascio la terra dove son nato, L’umile popolo povero e buono Da tanti solo sfruttato E nessuno gli chiede perdono.

Le capanne del mio villaggio Porterò sempre nel cuore Come un eterno miraggio Per non morir di dolore.

Non voglio più la pietà, Voglio vincere questa battaglia, Cerco solo la dignità E vorrei vivere come in Italia.

Terra di Santi e navigatori La cui cultura nel mondo è stimata, Noi conoscemmo solo i dolori Di quella colonia così scellerata.

Per i miei figli, una vita migliore Meglio che in Africa senza futuro,In Italia c’è il Bianco Pastore Per gli immigrati rifugio Sicuro.

All’alba, pagato il pedaggio,Con la vecchia carretta del Mare,A malincuore intrapresi quel viaggio Con la paura di non tornare.

Il pianto dei vecchi mi spezza il cuore,Le scarne braccia che mi hanno sorretto, Le tradisco negando l’amore Per l’illusione che mi lacera il petto.

La palma più alta del mio villaggio Nascosti tra i rami due occhi serra Per vigilare quel viaggio,Poi, con le lacrime bagnò la terra.

Al resto, pensò la tempesta,Con me, naufragarono i sogni più belli; La mia famiglia più non si desta,Per accudire le capre e i cammelli.

Tra i flutti lascio la vita,Tra le mani stringo i gioielli,Di Cornelia gioia infinita Per me angeli dai crespi capelli.

O padrone dell’immenso Creato! Perché i tuoi figli non son tutti uguali? Mentre giaccio quaggiù naufragato, C’è chi sperpera i beni sociali.

Anche Tu un dì poverello La tua arma fu soltanto la voce,Per volere in ognuno un fratello,Hai patito le spine e la croce.

Un corallo si mise a parlare, Mostrando le ali ed il viso: Non ti devi più interrogare, Perché ora sei in Paradiso.

Gianfranco Ginelli (Castel Gandolfo)

Editorialedi Madre Paola Iacovone - Superiora Generale

Misericordia e AccoglienzaI l 44° Capitolo Generale della

nostra Congregazione è ormaialle porte e in svariati incontri

le SOM, in riunioni preparatorie a que-sto importante evento, si sono interro-gate intensamente, in particolare sullospecifico della loro norma di vita:l’Ospitalità. Ne è scaturito automatica-mente, anche alla luce delle ultime sol-lecitazioni di Papa Francesco, il bino-mio Accoglienza e Misericordia.

L’Ospitalità, buona e generosa, checostituisce appunto il nostro quartovoto, illuminata dalla Misericordia divi-na, acquista tutta la sua dimensione piùvera e più santa là dove si impegna adessere realizzata alla sequela del BuonPastore o del Padre della parabola delFigliol prodigo. Mi piace collegarmiancora a Papa Francesco e a quanto haaffermato nell’intervento tenuto nelmaggio 2013, quando si è recato a visi-

tare la casa d’accoglienza ‘Dono diMaria’: “(…) Voi ci dite che amare Dioe il prossimo non è qualcosa di astratto,ma di profondamente concreto: vuoldire vedere in ogni persona il volto delSignore da servire, e servirlo concreta-mente. E voi siete, cari fratelli e sorelle,il volto di Gesù. Grazie! Voi ‘donate’ lapossibilità a quanti operano in questoluogo di servire Gesù in chi è in diffi-coltà, in chi ha bisogno di aiuto (…)Dobbiamo recuperare tutti il senso deldono, della gratuità, della solidarietà.Un capitalismo selvaggio ha insegnatola logica del profitto ad ogni costo, deldare per ottenere, dello sfruttamentosenza guardare le persone(…)”. Sonocertamente parole che ci incoraggiano eci confermano nella scelta di esseresempre più vicini al prossimo, imitandocosì il Gesù misericordioso che, non-ostante tutto, aspetta tutti con le bracciaaperte pronto a servirsi delle nostremani per operare il bene.

Credo che il dovere dell’ospitalità

spetti a tutti coloro che dicono di esserecristiani: forse una disponibilità mag-giore da parte di tutti darebbe un seriocontributo al miglioramento di questomondo che diviene sempre più predadel male, dell’egoismo, della scarsaattenzione e rispetto per le esigenzedegli altri.

Chiedo la vostra preghiera, cari let-tori, perché questo Capitolo che le SOMsi accingono a vivere, sia fonte di ispi-razione a nuovi percorsi da intraprende-re sulla via maestra, e stimolo a com-piere sempre meglio il proprio doveredi ‘sorelle’ con il cuore colmo di gioia edi piena ed incondizionata fiducia nellaMisericordia di Dio. Ci sostenga, infine,la certezza che, grazie anche alla vostracollaborazione concreta, riusciamo adessere maggiormente segno tangibile ecredibile presso i più deboli, i malati, ibambini, i poveri. Grazie di cuore a tuttiper il vostro sostegno; chiedo per cia-scuno di voi che il Dio delle misericor-die vi ricompensi.

4 - Accoglienza che cresce

Redazionaledi Vito Cutro

La Paternità SpiritualeG ià in altre circostanze ci siamo soffermati a

riflettere sul bisogno di paternità che emergesempre più pressante da parte delle giovani

generazioni e non solo da esse. Sono innumerevoli isegnali che emergono in molte circostanze al punto cheuno slogan che andava tanto di moda negli anni ’70:“Uccidete i padri” è stato, pian piano, soppiantato da unasempre crescente ricerca di una paternità che sia segno dicredibilità, di autenticità, di autorevolezza. Basti leggerealcune interviste rilasciate da eminenti sociologici e psi-chiatri i quali concordano sulla necessità, per i genitori, diriacquistare la propria genitorialità e di rendere vani gliabusati slogan di ‘padre-amico’, di ‘genitore-compagno’ esimilari, per dedicarsi maggiormente ad un ascolto semprepiù attento ed autentico delle esigenze che molti ragazzivogliono esprimere, ma molte volte non sanno a chi ecome. Vogliono, in prevalenza, una guida, un modello, unpunto di riferimento credibile dal quale mutuare - senzaimposizioni, ma con testimonianza di vita - stili di vita emodi comportamentali. La Chiesa non è esente da questofenomeno: un numero sempre più crescente di fedeli e,molto spesso, anche di non fedeli, cercano nel sacerdoteuna figura con cui confrontarsi e con la quale condividereun cammino di crescita spirituale e di ricerca di ideali daincarnare in una realtà in cui, giorno dopo giorno, a ritmosempre più incalzante, ogni punto di riferimento si vaannebbiando se non, addirittura, sgretolando. Con il maleche incalza da ogni dove, questa ricerca di paternità, nelmondo sociale ed in quello religioso, sta divenendo una

esigenza ineludibile, ma, purtroppo, non sempre debita-mente assecondata. Papa Francesco, durante la liturgiacelebrata la mattina del 26 giugno 2013 presso la cappelladella residenza di santa Marta, nel rivolgersi ai sacerdoti,dopo aver espresso il concetto che la “voglia di paternità”è iscritta nelle fibre più profonde di ogni uomo, ha ribadi-to che essi non fanno eccezione, pur essendo il loro desi-derio orientato e vissuto in modo particolare. Ha poi sog-giunto:“Quando un uomo non ha questa voglia, qualcosamanca, in quest’uomo. Qualcosa non va. Tutti noi, peressere, per diventare pieni, per essere maturi, dobbiamosentire la gioia della paternità: anche noi celibi. La pater-nità è dare vita agli altri, dare vita, dare vita… Per noi,sarà la paternità pastorale, la paternità spirituale: ma èdare vita, diventare padri”. Auspicabile, quindi, un’azionecombinata con coloro che decidono di darsi alla paternitàumana e che, quindi, nel pieno rispetto dei figli, non deb-bono, né possono, considerarli alla stessa stregua di tra-stulli o di mète raggiunte, senza dare loro ogni possibilesostegno per una crescita equilibrata, per uno sviluppointegrale della personalità, non ricusando mai le occasionidi dialogo e confronto. Forse, vedendo schiere di giovaniche vanno alla ricerca di idealità da incarnare - e moltospesso per strade non propriamente finalizzate al bene -c’è da preoccuparsi per il fatto che qualcosa, nel circolovirtuoso tra padri e figli, tra padri spirituali e anime, nonfunzioni nel modo giusto. E, certamente, è giunta l’ora,soprattutto per educatori, genitori, insegnanti, sacerdoti evescovi di prenderne atto e di correre ai ripari.

Accoglienza che cresce - 5

IndiceUno sguardo ai padria cura di Vito Cutro

«N on prendere di mira le parole di un lin-guaggio sconveniente per non dover patirelo stesso di chi non vorresti. Bada di non

stuzzicare la lingua del vicino e anche tu sfuggirai ai traboc-chetti del diavolo. Smettila di rimproverare un tuo fratello peri peccati per non andare al di là della compassione come unoche non ha il senso della comunità. Chi non è amorevole ebenevolo verso il fratello, come potrebbe essere membrodella carità portatrice di Cristo? Quando un fratello ti si acco-sta nel tuo impegnativo digiuno e durante l’esichia, non darretta a pensieri scostanti che suggeriscono essere un impiccionel raccoglimento e un’interruzione del digiuno: essi fannocosì perché vedendo un tuo fratello non lo riconosca comeDio stesso. Non crediamo che le continue visite dei fratellisiano un fastidio, ma piuttosto pensiamo che questa dimen-sione comunitaria costituisce un’alleanza contro la falangedell’avversario. In questo modo, uniti dal vincolo che uniscedella carità, ripudieremo la malvagità e metteremo il nostroimpegno nel tesoro dell’ospitalità. Non accogliamo i nostrifratelli come se facessimo loro un favore, ma ospitiamoli sup-plicandoli, come fa Lot quasi che fossimo debitori di denaroprestato. Alcuni illudono se stessi in un modo singolare circa

la funzione dell’ospitalità e quando chiamano un ospite nonlo incoraggiano affatto, ma pure amplificano orgogliosamen-te la formula d’invito, tacciando di essere un insolente che sirifiuta. Questo fatto alimenta una grande presunzione perchéi pensieri, punzecchiandolo, accecano l’occhio dello spiritoaffinché facciamo un pessimo uso dei precetti più onesti.Quando un pensiero si oppone a che tu non insista troppo pertrattenere un fratello a tavola, allora perciò stesso si prendegioco di te perché non riesci a tenere sotto controllo l’impul-so della carità. A te, verosimilmente, fa credere che si tratta diun fratello vagabondo e che se ne possa andare quando siastato accontentato con un po’ di pane, all’altro invece faintendere di non aver trovato affatto ospitalità presso dite.(…). Abramo sedendo davanti alla tenda, se per caso vede-va qualcuno venire, dava concretamente ospitalità: preparavala mensa per chi viveva nell’empietà e, accogliendo forestie-ri si imbatté in alcuni angeli. Conoscono la dolcezza dell’o-spitalità quanti essi ne accolse nella condizione in cui si tro-vavano come forestieri, talora anche parole miti preparanouna dolce mensa per il cuore. Con molta cura e bontà dunquebadiamo all’ospitalità per ricevere non solo gli angeli maanche Dio».

Il dovere dell’ospitalità

EVAGRIO PONTICO: (circa 345 - 399).

Dopo che, nel 381, Gregorio Nazianzeno, stantele tante opposizioni alla sua elezione a patriarca,si ritirò dall’incarico vescovile, Evagrio si fermòancora a Costantinopoli. In seguito, però, dovet-te fuggire dalla stessa città per non cadere vitti-ma della passione di una donna. (continua)

Anche il brano che rileggiamo è tratto dal volu-me pubblicato dalle Edizioni Paoline, con intro-duzione, traduzione e note di Lucio Coco.

“Ospitalità di Abramo e sacrificio di Isacco”

Speciale Teresa Orsini

6 - Accoglienza che cresce

CAPITOLO III L’opera di Teresa

3.1 I primi passiIn una grande città come Roma, a unapiccola parte di popolazione nobile eagiata si contrappone una maggioranzaemarginata, affamata e stanca. Tantezone della capitale sono focolaio di vizie malattie di ogni genere e la domandadi assistenza è certamente superiore allarisposta delle strutture civili di soccorso.È in questo contesto che Teresa sentel’esigenza di intervenire in prima perso-na per assistere i bisognosi, le ragazze distrada e i malati. Tutto questo, divieneper lei un comandamento, una chiamatada cui non può sottrarsi e proprio daquesta sua esigenza, come figlia delleistanze del suo tempo, sa affrontare lediverse problematiche, spinta da un’in-credibile volontà caritativa, con grandicapacità organizzative. «Era da moltotempo a conoscenza della principessaTeresa, quale fosse il servizio prestatoalle povere inferme negli ospedali diRoma dal personale venale. N’era som-mamente commossa, onde desiderò dibeneficarle. Per attuare il desiderio, nelgennaio del 1821 chiamò il sacerdoteAdriano Giampedi, dal quale nel feb-braio del 1820, erano state stabilite lesorelle della carità per gli infermi chenon hanno un asilo negli ospedali in S.Maria ai Monti». La principessa comin-cia a muovere i primi passi verso la suamissione nel 1821. ProbabilmenteTeresa già dal 1815 dopo la nascita del-l’ultimo dei suoi figli fa parte di unmovimento di donne, un’associazione

laicale di sorelle di carità sopracitate,che con adunanze periodiche procura diassistere gli ammalati nel quartieredella parrocchia romana della Madonnadei Monti. Il documento così prosegue:«Aveva immaginato la principessa didiramar l’opera nell’archiospedale di S.Giovanni, ma tosto vide che ciò non erapossibile. Si occupò dunque di chiamarea tal fine una nuova famiglia di donne dibuona educazione. Nello stesso gennaiotenne il primo congresso con il rappre-sentante del detto ospedale, il marcheseFilippo Simonetti, che stanco per i con-tinui disordini da parte del personalefemminile, approvò il piano di Teresa epromise di dare ogni aiuto al buon suc-cesso di un’opera non solo utile, ma diassoluta necessità». Il manoscritto cita-to prosegue nel narrare le vicende deiprimi passi del novello Istituto con que-ste parole: «Si tenne in seguito un con-gresso presso la principessa, al qualeintervennero il marchese FilippoSimonetti, il canonico Orengo, deputatoecclesiastico dell’ospedale, ildott.Onofrio Concioli, segretario dellacommissione e il sacerdote AdrianoGiampedi. Interrogato quest’ultimo diquale spirito doveva vivere la comunitàrispose che in proposito si potevano esi-bire tre soluzioni: 1) Prendere le regoledelle ospedaliere di Francia e ridurleall’italiana; 2) Scegliere la regola sale-siana e ridurla per le oblate di vita atti-va; 3) una nuova regola». Si può vederecome il sacerdote Adriano Giampedi neiprimi passi dell’istituto è la mente spiri-tuale e la guida. Più tardi la sua posizio-

ne si oscura. Non è chiaro se per diver-genze organizzative o per ragioni disalute. Al suo posto subentra Mons.Giuseppe Antonio Sala che prende tantoa cuore l’iniziativa di Teresa, da diven-tarne la mente organizzatrice, e nel girodi qualche anno riesce a dare alla nuovafondazione una strutturazione canonicaed un volto pienamente romano, mentrela principessa, finchè vive continua adesserne il cuore, pieno di entusiasmo.

3.2 Una data da ricordareÈ il 16 maggio 1821 quando le nuovefiglie di Teresa Orsini, le aspirantiOttavia Tito Ottavini, Teresa GertrudeSantucci, Maria Rosa Leopardi eClementina Barbagioni, sono raccoltenella chiesa di San Marcello. «Sono sol-tanto in quattro, ma come soldati diCristo sono pronte ad affrontare il dolo-re umano per lenirlo e sublimarlo. Lequattro aspiranti vengono poi accompa-gnate dalla principessa all’ospedale diSan Giovanni e qui sono ricevute daideputati ecclesiastici e secolari. Inseguito vengono condotte alla corsiadelle donne inferme e presentate perciòagli ufficiali dell’ospedale. Avviene inquesti termini l’ammissione in questastruttura sanitaria delle Sorelle dellaCarità». È un momento importante perTeresa e le sue figlie spirituali: essevivono di una quotidiana carità cheormai le assorbe e le coinvolge piena-mente. Il suo amore è tanto più fortequanto più si fa partecipe delle esigenzedella Roma sofferente e gemente che lacirconda e di cui, soprattutto, si fa cir-

di Anna Rita Capodiferro

La Principessa Teresa Orsini Doria Pamphilj (VIII)

Proseguiamo nella pubblicazione del pregevole lavoro svolto dalla sig.ra Anna Rita Capodiferro, nata a Gravina in Puglia,patria natale anche della principessa Teresa Orsini Doria, quale sua tesi di laurea in Magistero delle scienze religiose, concui si è laureata con il massimo dei voti. Ringraziamo l’autrice e auspichiamo che anche questa sua ricerca possa contribuire alla nobile causa di vedere laPrincipessa, fondatrice delle SOM, posta agli onori degli altari.

Speciale Teresa Orsini

Accoglienza che cresce - 7

condare. Dolce e sensibile Teresa impe-gna tutta se stessa per concorrere almeglio nel risolvere in profondità ledeficienze infermieristiche e strutturalidel San Giovanni e di altri complessiospedalieri. Le aspiranti al nuovoIstituto sono soltanto quattro, cinqueincludendo Teresa, la quale però restanel suo ambiente familiare e nella suafamiglia, mentre per queste quattro aspi-ranti si inizia un capitolo assolutamentenuovo sotto ogni aspetto. Questa realtànuova, moderna, efficiente, di cuiTeresa si fà principale interprete, vienepresa in calda considerazione da LeoneXII, salito al soglio pontificio nel 1823.Già il 3 gennaio 1826 Leone XII emanaun documento di riconoscimento delnuovo Istituto, fondazione consideratapatrimonio della Chiesa. Teresa desideraritirarsi dall’opera per umiltà, conside-randola realtà del Signore, ma nessunoaccetta tali e inopportune dimissioni. Lefatiche e i sacrifici della principessaOrsini, vengono premiati con l’approva-zione di Leone XII e nel leggere queldocumento Teresa piange intensamente.Il testo così annuncia: «Uno dei princi-pali risultati della visita da noi aperta, eche va felicemente progredendo, deveesser quello di migliorare sempre più edi portare alla possibile perfezione l’o-pera interessantissima degli ospedali diRoma, monumenti insigni della caritàcristiana, che così bene risplende inquesta capitale dell’orbe cattolico.Quindi nel volgere le nostre cure ad unaquestione così grande e così cara alnostro cuore, abbiamo fissato gli occhisull’unione di pie Donne, formata dapochi anni nell’ospedale di SanctaSanctorum, e oltre ad esserci recati sulposto, ed avere esplorato lo spirito e idesideri di quelle che la compongono,ce ne siamo fatti rendere esatto contodal convisitatore di detto ospedale.Acquistate per tal mezzo tutte quellenotizie che erano indispensabili a for-mare una giusta idea, onde procederecon la necessaria maturità, abbiamoveduto con molta nostra soddisfazione, ivantaggi che già ne risultano, e quelliancora maggiori, che potranno ottener-

si, qualora si dia a questo novelloIstituto la conveniente solidità ed esten-sione. Essendosi intanto compilate leregole ed essendone stato da noi com-messo l’esame al Rev.mo Card. Zurlapresidente della sacra visita e a due teo-logi assunti dal ceto dei convisitatoriapostolici, sentito il loro parere, leabbiamo giudicate meritevoli dellanostra approvazione». Saldezza edaccrescimento si augura il Pontefice, ciòsignifica che ha compreso l’importanzadel lavoro svolto da Teresa Orsini. Gliinizi sembrano più che promettenti. Larapidità delle questioni burocratichedella Santa Sede fanno presagire unroseo futuro alle Ospedaliere.L’approvazione pontificia è in tutti i suoiconnotati più che favorevole; di essiriassumiamo i punti più significativi:«Piacendoci di non differire più a lungol’erezione dell’opera da cui speriamocol divino aiuto di raccogliere abbon-danti frutti di bene spirituale e tempora-le delle nostre povere inferme, di nostroMotu proprio, certa scienza, con la pie-nezza della nostra pontificia e sovranaautorità, decretiamo ed ordiniamoquanto segue:1)L’attuale unione delle pie Donne,

addette all’ospedale di San Salvatore diSancta Sanctorum, sarà eretta in comu-nità di Oblate Ospedaliere con voti sem-plici sotto la regola da noi approvata…2) Oltre le varie aziende, che attualmen-te disimpegnano le Ospedaliere, a misu-ra che aumenterà il loro numero, verràad esse affidata la cucina, e le rimanentiofficine, che saranno in grado di ammi-nistrare con vantaggio dell’ospedale.3)Avendo già le Ospedaliere incomin-ciato l’esercizio della bassa chirurgia,continueranno ad applicarvisi, e vi sarà,come al presente, un professore di spec-chiatissima condotta destinato adistruirle.4) Verranno altresì incaricate della dis-tribuzione dei medicinali e di tutti queirami di servizio interno dell’ospedale,che siano a portata del loro sesso e dellaloro abilità, per segregarle per quanto èpossibile dal contatto con gli uomini».Il documento prosegue nel reputareindispensabile che l’Istituto organizziuna casa di noviziato, prima, provviso-riamente, nella casa di San Giovanni,ma in seguito in quella di San Gallicano,dove sono previsti degli ampliamenti.

(continua)

Chiesa di Sant’Agnese: tomba della Principessa Teresa Orsini

8 - Accoglienza che cresce

L’esorcismo

L a Direzione della rivista miinvita a sospendere la seriedi miei articoli, non ancora

conclusa sulla passione di Cristo, perparlare del mio ministero di esorcistaper cui, mio malgrado, sono diventatorinomato in tutto il pianeta. Avrei potutopiù semplicemente rimandare al miolibro che è appena uscito in terza edizio-ne “IO,VESCOVO ESORCISTA” edi-zioni Avvertenze Generali Roma, pagg.215.

Ho pensato invece di puntualizzarequalche aspetto saliente di questo mini-stero che -mi accorgo- ingenera per lopiù curiosità.Per questa nota renderòomaggio al primo anniversario dell’ ele-zione di Papa Francesco riportandotestualmente buona parte del suo inter-vento all’Angelus domenicale del 9Marzo 2014, ove ha trattato del demonioe della sua opera nefasta, come ha fattodel resto diverse volte sin dall’inizio delsuo servizio Petrino.

Ecco qui le sue parole:

“Il tentatore cerca di distogliere Gesùdal progetto del Padre, ossia dalla viadel sacrificio, dell’amore che offre sestesso in espiazione, per fargli prendereuna strada facile, di successo e di poten-za. Il duello tra Gesù e satana avviene acolpi di citazioni della Sacra Scrittura.Il diavolo, infatti, per distogliere Gesùdalla via della croce, gli fa presenti lefalse speranze messianiche: il benessereeconomico, indicato dalla possibilità ditrasformare le pietre in pane; lo stilespettacolare e miracolistico, con l’ideadi buttarsi giù dal punto più alto del

tempio di Gerusalemme e farsi salvaredagli angeli; e infine la scorciatoia delpotere e del dominio in cambio di unatto di adorazione a satana. Sono i tregruppi di tentazioni: anche noi li cono-sciamo bene! Gesù respinge, decisa-mente, tutte queste tentazioni e ribadiscela ferma volontà di seguire la via stabi-lita dal Padre, senza alcun compromes-so col peccato e con la logica delmondo.Notate bene come risponde Gesù. Luinon dialoga con satana, come avevafatto Eva nel Paradiso Terrestre. Gesùsa bene che con satana non si può dia-logare perchè è tanto astuto. Per que-sto Gesù, invece di dialogare comeaveva fatto Eva, sceglie di rifugiarsinella Parola di Dio e risponde con laforza di questa parola. Ricordiamoci diquesto: nel momento della tentazione,delle nostre tentazioni, niente argomen-ti con satana ma sempre difesi dallaParola di Dio! E questo ci salverà.Nelle sue risposte a satana, il Signore,usando la Parola di Dio ci ricordaanzitutto che “non di solo pane vivràl’uomo, ma di ogni parola che escedalla bocca di Dio”(Mt 4,4; Cfr Dt8,3); e questo ci dà forza, ci sostienenella lotta contro la mentalità mondanache abbassa l’uomo al livello dei biso-gni primari, facendogli perdere la famedi ciò che è vero, buono e bello, la famedi Dio e del suo amore. Ricorda inoltreche sta scritto anche: ”Non metteraialla prova il Signore Dio tuo”(V.7) per-chè la strada della fede passa attraver-so il buio, e si nutre di pazienza e diattesa perseverante. Gesù ricorda infi-ne che sta scritto: ”Il Signore, Dio tuo,

adorerai: a Lui solo renderai culto” (V.10); ossia, dobbiamo disfarci dagliidoli, delle cose vane, e costruire lanostra vita sull’essenziale. Questeparole di Gesù troveranno poi riscon-

Io, vescovo esorcistadi @ Andrea Gemma

Vescovo Emerito

Accoglienza che cresce - 9

tro concreto nelle sue azioni. La suaassoluta fedeltà al disegno d’amore delPadre lo condurrà dopo circa tre annialla resa dei conti finale con il “princi-pe di questo mondo” ( Gv 16,11), nel-l’ora della passione e della croce, e lìGesù riporterà la sua vittoria definiti-va, la vittoria dell’amore! Cari fratelliil tempo della quaresima è occasionepropizia per tutti noi per compiere uncammino di conversione, confrontan-doci sinceramente con questa paginadel Vangelo. Rinnoviamo le promessedel Battesimo: rinunciamo a satana e atutte le sue opere e seduzioni -perchè èun seduttore lui-, per camminare suisentieri di Dio e “giungere alla Pasqua

nella gioia dello Spirito” (Orazionecolletta della I Domenica di Quaresimaanno A).

Come si vede, Papa Francesco parlaseriamente del demonio e mostra chiara-mente di credere alla sua nefasta opera adanno delle nostre anime. È interessanteil suo insegnamento circa il modo dicomportarsi del maligno. Non bisognamettersi a discutere con lui, come fecenel Paradiso Terrestre Eva, bensì biso-gna opporgli semplicemente la Parola diDio con la forza che le è insita e che per-ciò stesso è l’arma sicura per vincere ildemonio. Papa Francesco ci ricorda cheanche noi siamo sottomessi alla tenta-

zione, la quale in qualunque modo siesprima cerca di farci andare nella viaopposta a quella che ci indica Dio con lasua Legge, con la sua Parola, con le sueispirazioni. Dovere nostro è dunque“rinunziare a satana e alle sue seduzio-ni”, rinnovando così continuamentequelle promesse che sono state fatte anome nostro nel Battesimo che abbiamoricevuto. Raccogliamo dunque con rico-noscenza l’insegnamento del nostroSanto Padre con la convinzione che,anche se non direttamente, in moltemaniere, spesso subdole e ingannatrici,il demonio ci sta di fronte e fa di tuttoper farci deviare dalla strada buona chedovrebbe essere la nostra.

L’esorcismo

Clinica Mater Misericordiaedi Alessandro Gori

O perare all’interno di una casa di cura mi ha per-messo di venire a contatto con i malati ed ilmondo della sofferenza. Avvicinandomi ai

pazienti, ho cominciato a condividere le loro ansie, i lorotimori, le loro speranze. E così pian piano ho capito che ilmalato non è un estraneo bisognoso di cure, ma una personacon tutte le sue paure, che necessita di un sostegno psicolo-gico prima ancora che materiale. Nelle case di cura, comenegli ospedali, l’assistenza agli infermi è spesso affidata asuore infermiere. Ciò perché, oltre che la loro competenza,esse possono esprimere sul malato il loro amore verso ilprossimo, nel viso del quale vedono il volto del Cristo sof-ferente. Questo può significare abbandonare tutti i propricari, la propria casa, la famiglia, per dedicarsi completa-mente a chi soffre, nel corpo e nello spirito, cercando diinfondergli non solo la speranza, ma soprattutto l’accetta-zione di ciò che il destino gli ha dato. La storia è piena difigure nobili che hanno dedicato la loro vita al sollievo dellasofferenza. Mi viene spontaneo pensare a Madre Teresa diCalcutta, che offrì tutta se stessa alla cura dell’ultimo tra gliultimi. E ricordo quando, al suo funerale, capi di Stato di

tante nazioni, anche non credenti, si sono inchinati di frontea questa gracile figura, che vinceva la fatica con la forzadella sua determinazione. E non bisogna andar lontano pertrovare altre figure, fulgidi esempi di dedizione al fratelloche soffre. La stessa fondatrice dell’Ordine delle SuoreOspedaliere della Misericordia, la principessa Teresa OrsiniDoria Pamphili ha tracciato un sentiero nell’assistenza agliinfermi che molte fanciulle hanno deciso di seguire. Intornoal malato ruotano molte figure professionali: medici, infer-mieri, terapisti, ausiliari, volontari. Le competenze sonodiverse, ma il fine ultimo è per tutti lo stesso: alleviare lasofferenza ed infondere la speranza.

All’ingresso di un istituto specializzato nella terapia deitumori ho letto una frase che mi ha particolarmente colpito:“Tutto è possibile per chi crede”. Il credente ha un’arma inpiù per ottenere la guarigione: è la fede l’arma migliore percombattere la malattia. Ed anche se talora nella battaglia con-tro il male si finisce per soccombere, la fede ci dà la forza peraccettare la sconfitta. Nell’amore verso Dio si trova la forzaper reagire alla disperazione, ed offrendogli le nostre soffe-renze, ci sentiamo a Lui più vicino.

“Tutto è possibile per chi crede”Lavorare in una casa di cura con sentimento e devozione

Residenza Maria Marcellaa cura di Mariolina Negrenti

Ricordi di 25 anni di vita

S e qualcuno mi chiede daquanto tempo io stia qui erispondo “quasi 25 anni” mi

guarda incredulo. Eppure questi annisono passati realmente e molto in fretta.Uno spicchio della mia vita è passatoqui. La R.M.M. la considero la miacasa. Qui mi sono felicemente risposata,ma qui ho perduto persone care: miasorella, mio cognato e ultimamente miomarito. Le Suore fanno parte della miafamiglia. Quando io entrai qui eranotutte molto giovani ed alcune, come Sr.Mary Ann, avevano appena preso i voti,ma già preparatissime, affettuose edaccoglienti. Noi ospiti eravamo pochi eci frequentavamo come se ci conosces-simo da sempre. Tutte le sere ci si riuni-va, dopo cena, nel salone. Spostavamo idivani in cerchio per stare più vicini, e

parlavamo dei fatti del giorno o, a turno,raccontavamo fatti delle nostra vita.Qualche sera, di comune accordo, deci-devamo di andare a cena in pizzeriaportando, a volte, con noi la perplessaMadre Elvira. Tornavamo a qualsiasiora, senza disturbare le Suore, perchéchi, come me, usciva con la propriamacchina, aveva l’ apricancello e lechiavi del garage. Ci fu anche una bellacerimonia: Padre Ernesto, il nostro cap-pellano stabile, nonché assistente reli-gioso, seppe che una badante non eracresimata ed organizzò tutto facendovenire il Vescovo. Insomma non ci sen-tivamo in una casa di riposo ma in unalbergo di villeggiatura! Questo climaideale durò per cerca due anni poi pur-troppo ma era inevitabile che accadessedate le nostre età, la dipartita di uno del

gruppo ruppe quella bella serenità. Leriunioni si diradarono fino a finire deltutto. Ed io, che ero la meno vecchiadella compagnia, dovetti vedere scom-parire, una alla volta, tutte le personeche la componevano. Anche MadreElvira ci lasciò, Padre Ernesto andò inpensione a Spoleto e solo con lui, ognitanto, posso parlare, telefonicamente,del bel tempo passato. Ora la R.M.M. siè arricchita di tante comodità e si èaffollata di ospiti. Ci sono molte perso-ne simpatiche e gentili, ma io non riescopiù a legare con nessuno, non posso farea meno, specialmente quando ci sonofeste ed allegria, con una stretta alcuore, di pensare a tutti quei cari scom-parsi. Mi sento una sopravissuta e, sere-namente, aspetto il mio turno per anda-re a raggiungerle.

La sig.ra Mariolina con la sorella Emma 25 anni fa alla Residenza.

12 - Accoglienza che cresce

Salute e sanità

Tremore a riposoLa maggior parte dei pazienti (ma non tutti!)presenta un tremore che si nota quando la perso-na è a riposo (non compie movimenti). Il tremo-re spesso interessa una mano, ma può interessa-re anche i piedi o la mandibola. In genere è piùevidente su un lato. Si presenta come un’oscilla-zione con cinque-sei movimenti al secondo. Èpresente a riposo, ma si può osservare moltobene alle mani anche quando il paziente cammi-na. Il tremore può essere un sintomo d’esordiodi malattia, ma, spesso, non presenta un’evolu-zione nel corso degli anni. In genere non è inva-lidante. Un altro tipo di tremore riferito di fre-quente anche nelle fasi iniziali di malattia è il“tremore interno”; questa sensazione è avvertitadal paziente ma non è visibile.

RigiditàÈ un aumento involontario del tono dei muscoli.La rigidità può essere il primo sintomo dellamalattia di Parkinson, spesso esordisce da unlato del corpo, ma molti pazienti non l’avverto-no, mentre riferiscono una sensazione mal defi-nita di disagio. Può manifestarsi agli arti, alcollo ed al tronco. La riduzione dell’oscillazione pendolaredegli arti superiori durante il cammino è un segno di rigidità,associata a lentezza dei movimenti.

Lentezza dei movimenti (bradicinesia ed acinesia)La bradicinesia è un rallentamento nell’esecuzione dei movi-menti e dei gesti, mentre l’acinesia è una difficoltà ad iniziarei movimenti spontanei. Gran parte dei pazienti è consapevoledella bradicinesia, che viene riferita come sintomo fastidioso,in quanto rende molto lenti anche i movimenti più semplici.Può interferire con la maggior parte delle attività della vitaquotidiana, come lavarsi, vestirsi, camminare, passare da unaposizione all’altra (per esempio da seduti ad in piedi), girarsinel letto. Si evidenzia facendo compiere al soggetto alcunimovimenti di manualità fine, che risultano più impacciati,meno ampi e più rapidamente esauribili per cui, con la ripeti-zione, diventano quasi impercettibili. Sintomi correlati allabradicinesia sono: la modificazione della grafia, che diventa

più piccola (micrografia); la scialorrea (aumento della quanti-tà di saliva in bocca), dovuta ad un rallentamento dei muscolicoinvolti nella deglutizione; la ridotta espressione del volto(ipomimia).

Disturbo dell’equilibrioSi presenta più tardivamente nel corso della malattia ed è unsintomo che coinvolge “l’asse del corpo”; è dovuto a una ridu-zione dei riflessi di raddrizzamento, per cui il soggetto non èin grado di correggere spontaneamente eventuali squilibri. Sipuò evidenziare quando la persona cammina o cambia dire-zione durante il cammino. La riduzione di equilibrio è un fat-tore di rischio per le cadute a terra. Durante la visita, è valuta-bile verificando la capacità di correggere una spinta all’indie-tro. I disturbi dell’equilibrio non rispondono alla terapia dopa-minergica. Perciò, la fisiochinesiterapia diventa un interventoimportante per la gestione del disturbo.

(continua)

La malattia del Parkinson (II)Diagnosi, cause, segni e sintomi. Terapia farmacologica e fisica

di Fabiola Bevilacqua

Salute e sanitàdi Bertilla Cipolloni

Accoglienza che cresce - 13

L a persona che soffre spes-so ha accanto una personacara, un parente, una per-

sona sanitaria, una vicinanza discretae sensibile, amorevole, umana e tene-ra che non la lascia mai sola. Il perso-nale sanitario sa quello che deve fare,sopratutto nei momenti tristi e doloro-si di sofferenza e di angoscia. Oggiesistono delle medicine per il doloreche non abbreviano la vita come neitempi passati, ma aiutano i pazienti asopportare meglio la sofferenza.Specialmente oggi, i malati affetti datumori soffrono tantissimo. Ma perchétanta sofferenza? Allora ben venga laterapia del dolore.

L’infermiere professionale con ilsuo codice deontologico sa come trat-tare e comportarsi di fronte a certepatologie. Non è ammissibile far sof-frire una persona malata con patologiegravi, non c’è nessuna legge che vietadi calmare il dolore. Anzi l’infermieredeve sostenere le cure contro il dolore,respingere invece l’accanimento tera-peutico e non aiutare la persona amorire, perché la vita è un dono, nes-suno ha il diritto di toglierla, ma sideve fare del tutto per non farla soffri-re, aiutandola a stare meglio e accom-pagnandola nei momenti più tristi,rispettando la sua volontà e la suadignità di persona. Il professionista èchiamato ad aiutare i familiari neimomenti più tristi ad elaborare il luttoe a rispettare la persona morente. Lasua professione lo porta a prendersicura dell’altro con serietà e rispetto,chiunque esso sia, rispettando la cul-tura, la religione, l’idea politica, lanazionalità: è questo ciò che insegna il

codice deontologico. Anche per altrequestioni, come il testamento biologi-co, l’eutanasia, l’aborto, sono proble-mi molto seri e delicati e che non sipossono discutere con poche parole,bisogna dialogare con tutte le personecoinvolte nella cura clinica. Il profes-sionista che prende in carico la perso-na è coinvolto nella sua cura, ha pienaconsapevolezza della delicata funzio-ne che svolge e le regole deontologi-che sono una conferma del suo com-portamento. L’infermiere che tutti igiorni si trova di fronte a questi pro-

blemi deve avere un grande senso diresponsabilità. Perciò per essere tran-quillo e fare il proprio servizio conumanità ha una guida sicura e prezio-sa nel codice deontologico, una guidaetica a cui riferirsi in ogni situazione,mettendo sempre al centro la personanel rispetto dei principi etici della pro-fessione. L’infermiere può svolgerecon sicurezza e tranquillità la sua pro-fessione senza correre rischi, facendoil servizio sempre con coscienza,rispettando la persona e salvaguardan-do la sua dignità.

Vince l!amore per chi soffre

14 - Accoglienza che cresce

di Andrea Fidanzio

Segni del tempo

Q uando si pensa a un con-dominio viene in mente unambiente anonimo e indif-

ferente, in cui le persone a malapena siconoscono incontrandosi per le scale oin ascensore. Eppure non ci sarebbenulla di più naturale che avere rapportidi amicizia con chi ci vive accanto, econdividere con lui parte del nostrotempo libero o delle nostre attività comela spesa settimanale o l’ accompagnare ifigli a scuola. Proprio su questa sempli-ce idea si basa ‘La collina delBarbagianni’. Questo progetto di vitacomunitaria che nasce dall’incontro fraun gruppo di famiglie ed una comunitàdi religiose, le Maestre Pie Venerini, siispira alla comunità di Villapizzone nataa Milano negli anni Settanta. Su una

piccola collina situata in via di CasalBoccone, a Nord-Est di Roma, al confi-ne tra una zona in rapido sviluppo urba-no e le ultime propaggini dell’agroromano, sorgeva un casale diroccato incui vari edifici rurali si sviluppavanointorno ad un’aia spaziosa. Nel marzo2010, dopo anni di discernimento e pro-gettazione, le Maestre Pie Venerini,proprietarie delle strutture, affidarono ilcasale all’Associazione Comunità eFamiglie (associazione di livello nazio-nale che raccoglie i 28 condomini soli-dali del nostro paese), in comodatod’uso gratuito per 10 anni. Durante l’e-state del 2010 sono stati realizzati conl’aiuto di molti amici e volontari i lavo-ri di ristrutturazione per ricavare quattroappartamenti di circa 70 mq e alcuni

spazi comuni tra cui la dispensa, quellache un tempo era la stalla e un portica-to. L’esperienza è partita con tre fami-glie con bambini tra i 3 e i 7 anni e unsingle che hanno deciso di provare avivere vicine con un patto di mutuoaiuto. Successivamente si è aggiuntaun’altra famiglia.

Ogni famiglia ha una sua autonomiaed è totalmente responsabile di sé edelle proprie scelte. Ma lo spirito èquello di tenere uno stile di vita sobrio,essenziale nei consumi, e nelle idee,non inseguire l’accumulo e lo sperperodei beni. Gli adulti lavorano in ambitiprofessionali diversi. I proventi dellavoro di ciascuno sono messi in ununico conto e ogni famiglia, o personache compone la comunità, valuta e pre-

Un condominio solidale

Accoglienza che cresce - 15

Segni del tempo

leva all’inizio del mese secondo le pro-prie necessità. Quello che non si utiliz-za potrà servire ad altre famiglie dellacomunità o ad accogliere persone in dif-ficoltà. La comunità si propone di esse-re strumentale alla crescita e alla realiz-zazione di una vita piena per la famigliae quest’obiettivo lo persegue istituendoun’alleanza tra famiglie basata su quat-tro pilastri: condivisione, sobrietà,accoglienza e solidarietà. La condivi-sione in comunità ha molteplici signifi-cati, ad esempio ci si riunisce periodica-mente privilegiando l’ascolto e il nongiudizio dei sentimenti e delle idee

degli altri, è convivialità che da valore epeso alle relazioni, è mettere in comunequello che si ha scegliendo di non con-sumare in base al guadagno ma limitan-dosi ad acquistare solo ciò di cui si harealmente bisogno. La sfida è compren-dere fino in fondo che la felicità, e lasicurezza, non sono proporzionali aquanto si guadagna. La sobrietà intrec-cia lo stile di vita delineando una quoti-dianità che passa per scelte pratiche marilevanti come praticare il riciclo, la rac-colta differenziata e il riutilizzo dioggetti scartati ed esauriti. La coltiva-zione dell’orto ristabilisce e rafforza ilcontatto con la natura e con i suoi ritmi.L’accoglienza è un pilastro fondantedelle esperienze comunitarie legateall’associazione Comunità e Famiglia.Si accoglie veramente un’altra famigliaquando questa è diversa dalla nostra e inquesto modo nasce una comunità. Lasolidarietà rimanda alle pratiche quoti-

diane di sostegno reciproco(dalla preparazione deipasti all’accudimento deibambini, dai turni nellagestione degli acquisti allacura degli spazi comuni) ealla scelta di utilizzare lacassa comune. Queste scel-te testimoniano come una

comunità autentica aiuta a liberare dalladipendenza dal denaro, perché si consu-ma meno (sobrietà), perché si generanoaltre forme economiche di dare/avere equesto costituisce una spinta formidabi-le nel passare da un uso privato ad unuso sociale del denaro.

Sono andato a visitare la Collina delBarbagianni con la mia famiglia quasiun anno fa. Era un giorno di vento in cuiil sole scompariva spesso tra le nuvole.Il luogo aveva l’aspetto di non averancora preso la sua forma definitiva. Difronte all’edificio ristrutturato in cuivivono le famiglie c’era ancora una casadiroccata, senza tetto, all’interno dellaquale pascolava una capretta. Quelloche mi ha colpito del racconto di Enricoe Marta, una delle coppie fondatrici, èche per passare dall’idea di una comu-nità di famiglie alla sua realizzazionepratica, ci sono voluti circa dieci anni.In questi anni le coppie si sono prepara-

te alla convivenza frequentando ungruppo di ascolto non giudicante, ehanno raggiunto la consapevolezza chelo stare insieme non vuol dire solo cer-care di realizzare i sogni comuni, maanche aiutarsi a vicenda a realizzare iprogetti specifici di ciascun componen-te della comunità. Alla domanda sefosse difficile mettere tutti i soldi incomune, ci hanno risposto che la veradifficoltà non era quella, anzi ciò costi-tuiva una spinta significativa a sentirsiparte di un’unica realtà. Infatti è semprepossibile ricadere nel condominio del-l’indifferenza se non si condivide qual-cosa di importante. La vera difficoltàrimane affrontare la vita di tutti i giorni,che ci pone problemi all’apparenza insi-gnificanti: dove parcheggiare l’auto,dove mettere ad asciugare i panni e cosìvia.

Io penso che questa esperienzapossa essere un modello a possa ispirar-si gente assolutamente normale che nonsi sente di rinunciare a tutta la sua vitacome richiesto da Nomadelfia (comuni-tà descritta nel numero precedente dellarivista), ma che vuole provare ad usciredagli schemi di un mondo materialistache in nome di sicurezza e protezione ciimpone la quantificazione della nostraesistenza mediante il solo denaro.

16 - Accoglienza che cresce

Lettere

Abbiamo ricevuto, da parte delPrimo Ministro della RepubblicaDemocratica di Timor-Leste, laseguente lettera che molto volen-tieri pubblichiamo.

Il Primo Ministro Xanana Gusmaõ con Sr. Laura e Sr. Margeliza

Cari amici de La Cometa, lo scorso 12 maggio si è riunita l’Assemblea dei Soci, in cui è stato analizzato il bilancio, le spese e le entrate del2013, approvando all’unanimità il bilancio 2013. Sono state poi messe a fattor comune sia le iniziative concluse loscorso anno, sia quelle in corso e in via di definizione del 2014. È stata una riunione serena che ha sicuramente tenu-to conto della situazione italiana contingente, per cui purtroppo abbiamo avuto alcune disdette, ma anche dellenuove adozioni.

Con piacere vi segnalo inoltre che da circa un mese, grazie alla disponibilità e dedizione di una nostra volontaria,tutti i martedì La Cometa mette a disposizione dei poveri del quartiere un pasto caldo (primo, secondo, contorno,frutta e dolce), da portare via e consumare nei luoghi familiari.

Vi ringrazio sempre per la vostra generosità e l’affetto che non mancate mai di farci arrivare, sprone in più per tuttinoi per continuare a fare del bene a chi è meno fortunato.

1° maggio in allegria

In occasione del 1° maggio i volontari de La Cometa hannoorganizzato, insieme ai soci dell' Orto solidale, un pranzoconviviale per condividere un giorno di festa. Una bellissi-ma giornata all’insegna dell’allegria a cui hanno partecipa-to circa 300 persone, tra ortolani, soci de La Cometa, amicie conoscenti. La onlus, ormai da diversi anni, ha messo adisposizione a chi ne fa richiesta piccoli appezzamenti diterra dove alcune famiglie coltivano il proprio orto, senzafini di lucro, e dando all' Associazione un contributo con cuisi sono potuti realizzare nuovi sostegni a distanza.

Il PresidenteSr. Adalgisa Mullano

News dall’ArgentinaCarissimi,

con molta gioia condivido con tutti voi il grande successo che ha riscosso il progetto ‘Sostegno all’ alfabetizzazione’. L’impattodel gesto de La Cometa verso la Scuola Juan Gregorio de las Heras è stato molto forte, sia nell’ambito dove si trova la scuo-la come nei giornali della città di San Juan. Il progetto ha avuto un riscontro molto positivo perché non si limita ad alcuniragazzi come nel progetto Sostegno a distanza, ma arriva a molti. Ed è proprio per questo che ha meritato due articoli nei gior-nali principali: Diario de Cuyo e Diario El Zonda. Gli articoli sono usciti in versione on line e stampa.

Dal Diario de Cuyo:

Inoltre dopo diverse difficoltà burocratiche sonoriuscita a dar avvio al Sostegno a distanza perdiversi bambini e a condividere con alcuni di lorole nostre iniziative e grazie alla differenza di cam-bio con la moneta argentina La Cometa sta aiutan-do anche una piccola scuola di campagna in LasTierritas.

Infine vi rendo parteci della nostra festa, lo scorso16 di Maggio, in cui è stata celebrata la Messanella parrocchia Santa Bárbara, La Laja, per laMadonna della Misericordia, in onore del bene chele Suore Ospedaliere della Misericordia stannofacendo in queste terre.

Dolly Arancibia

Dal Diario El Zonda:

Dalla Svizzera un aiuto per la missione di Timor Leste

Carissime Maria Antonietta, MariaScotti, Maria Paris, Massimo Tavoli efamiglia e tutti gli amici di Castelrotto(Svizzera) e d’intorni, grazie a voi, alvostro impegno, alla vostra fatica, alvostro senso di altruismo e solidarietà,anche quest’anno, nonostante la crisieconomica, siete riusciti a dare ancorauna volta il meglio di voi stessi. Infatti inoccasione del pranzo frugale a favoredelle nostre missioni di Timor Leste,dello scorso 8 aprile, la somma raccoltaè stata di 2459 Franchi (circa 2.000Euro). Le SOM portano a Timor Leste unaiuto socio sanitario alla popolazione indigena, in una missione quasi “… alla fine del mondo”, come direbbe il nostro SantoPadre Francesco; una vera periferia dell’umanità, in situazioni di prima Evangelizzazione e promozione umana. Ringraziamoanche il Parroco e le autorità comunali per aver messo a disposizione i locali della scuola elementare e rendere così possibilel’evento. Grazie anche a tutti coloro che hanno contribuito con i premi per la lotteria.

Affidiamo ciascuno di voi e le vostre famiglie al Datore della vita perché vi assista, vi protegga e vi dia pace.

Con affetto da tutti noi de La Cometa

www.lacometaonlus.eu

Riflessioni

Accoglienza che cresce - 21

I l 26 aprile 2014, in serata, miafiglia Serena, la sua amicaElisabetta e io ci rechiamo a

piazza Colonna dove abbiamo appunta-mento con un mio amico e con la fami-glia, provenienti da Bergamo, per ungelato da Giolitti. Percorriamo la viaGregorio VII, chiusa al traffico per ilgrande evento del giorno successivo, lacanonizzazione dei Beati Papi GiovanniXXIII e Giovanni Paolo II. Mentre iocammino, loro parlano e “smanettano”con i loro telefonini. Io rifletto sulla por-tata di questa canonizzazione e sulla scel-ta della Domenica della DivinaMisericordia. Rifletto sul Vangelo delgiorno dopo e penso: Noi cristiani siamoaffascinati dal Gesù che moltiplica i panie i pesci, che sfama la gente, che guariscei malati, che risuscita i morti…ma civogliamo conformare veramente a Luianche quando viene arrestato, flagellato,sputato, schernito, frustato, ferito, uccisomediante la crocifissione? È molto diffi-cile, ma non solo per noi uomini di que-sto secolo… lo è stato anche per i suoiapostoli… infatti Giuda Iscariota lo ha“svenduto” tradendolo per trenta denari;Pietro lo ha rinnegato, gli altri si sonodati alla macchia… impauriti, smarriti,tristi per quel presente ripercorrendo ilpassato in mezzo alle folle acclamanti…Poi, tutto è cambiato: la paura ha lasciatoil posto al Coraggio, lo smarrimento alladeterminazione, l’incertezza allaCertezza, la carne allo Spirito… e, comeha fatto in un secondo momento SanTommaso, gli apostoli hanno ricono-sciuto Gesù, hanno creduto in Lui, hannosperato nel suo Amore… I Santi di doma-ni, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II,al quale mi sento più vicino in quanto ilsuo pontificato è iniziato quando ioavevo compiuto da poco 18 anni, hannoavuto lo stesso Coraggio; il Coraggiodella Fede che ha loro consentito di nonlasciarsi travolgere dalle mode, daglieventi del XX secolo, ma di rimanere

fermi, saldi con Amore. Quel Coraggioche ha indotto Papa Roncalli a indire ilConcilio Vaticano II, a visitare i carcera-ti a Regina Coeli e a cominciare le visitepastorali alle parrocchie del centro edella periferia romana… Quel Coraggioche ha fatto dire a Papa Woityla “…sisbaglio mi corigerete… non abbiatepaura, aprite, anzi spalancate le porte aCristo”! Che ne ha fatto l’Apostolo dellegenti del XX secolo, il grande comunica-tore, il Papa che ha proclamato più Beatie più Santi tra la gente del nostro tempo.Rifletto sulla sua vita e penso che il Papa“…venuto di un paese lontano…” erastato segnato dalla sofferenza fin da pic-colo. Infatti, a soli 9 anni perde lamamma, a 12 il fratello e a 20 il papà erimane da solo, solo apparentemente, inquanto ha due Persone straordinarie chegli fanno compagnia, durante tutto il suocammino terreno, Gesù e la Madonna(“totus tuus”), soprattutto negli ultimianni di Pontificato, quando la sofferenzalo limita fortemente, ma non lo ferma,non ferma in Lui quell’abbracciare Gesùin Croce ...quell’immagine che la TV hatrasmesso il venerdì Santo della Pasqua2005, pochi giorni prima della sua morteterrena, che lo riprende di spalle nellaCappella del Palazzo Apostolico mentreabbraccia la Croce, durante la Via Crucisal Colosseo presieduta dal Cardinale

Ratzinger che dopo 4 anni lo proclameràBeato. I canti festosi dei connazionali delSanto polacco, degli italiani, delle gentiaccorse da ogni parte del mondo, in pel-legrinaggio a Roma, nella città che daduemila anni è il simbolo del cristianesi-mo mi fanno pensare alla gioia, allaGioia del Risorto con la quale ogni pauraviene superata nel Suo Amore e mi fannopensare anche ai due Vescovi di Roma,l’emerito Benedetto XVI e Francesco incarica che, in comunione con Gesù, conla Madonna con i Santi, concelebranol’Eucarestia. Il Papa delle dimissioni, unatto di grande coraggio e di profondaumiltà, con il Papa della Speranza, dellaMisericordia, dei Poveri. Non posso nonosservare che Giovanni Paolo II dopol’elezione si è recato al Santuario dellaMadonna della Mentorella e successiva-mente ad Assisi a pregare sulla tomba delPatrono d’Italia. Papa Bergoglio, venuto“…dalla fine del mondo…” e ormaisoprannominato il Papa “…delle perife-rie…” subito dopo l’elezione e la sceltadel nome “Francesco” ricordando ilSerafico Padre, è andato a rendere gra-zie alla Madonna in S. Maria Maggiore eche, poi, anche lui si è recato pellegrinoad Assisi. Serena, sulla via del ritorno, misussurra commossa: “Papà ma tu ci pensiche noi l’abbiamo conosciuto personal-mente San Giovanni Paolo II”!

Un evento eccezionaledi Giovanni Fangani Nicastro

22 - Accoglienza che cresce

Magistero

UDIENZA GENERALE Mercoledì,29 gennaio 2014

Cari fratelli e sorelle, buongiorno,in questa terza catechesi sui Sacramenti,ci soffermiamo sulla Confermazione oCresima, che va intesa in continuità conil Battesimo, al quale è legata in modoinseparabile. Questi due Sacramenti,insieme con l’Eucaristia, formano ununico evento salvifico, che si chiama -l’“iniziazione cristiana” - , nel qualeveniamo inseriti in Gesù Cristo morto erisorto e diventiamo nuove creature emembra della Chiesa. Ecco perché inorigine questi tre Sacramenti si celebra-vano in un unico momento, al terminedel cammino catecumenale, normalmen-te nella Veglia Pasquale. Così venivasuggellato il percorso di formazione e digraduale inserimento nella comunità cri-stiana che poteva durare anche alcunianni. Si faceva passo a passo per arriva-re al Battesimo, poi alla Cresima eall’Eucaristia. Comunemente si parla disacramento della “Cresima”, parola chesignifica “unzione”. E, in effetti, attra-verso l’olio detto “sacro Crisma” venia-mo conformati, nella potenza delloSpirito, a Gesù Cristo, il quale è l’unicovero “unto”, il “Messia”, il Santo di Dio.Il termine “Confermazione” ci ricordapoi che questo Sacramento apporta unacrescita della grazia battesimale: ci uni-sce più saldamente a Cristo; porta acompimento il nostro legame con laChiesa; ci accorda una speciale forzadello Spirito Santo per diffondere edifendere la fede, per confessare il nomedi Cristo e per non vergognarci mai dellasua croce. Per questo è importante avere

cura che i nostri bambini, i nostri ragaz-zi, ricevano questo Sacramento. Tutti noiabbiamo cura che siano battezzati e que-sto è buono, ma forse non abbiamo tantacura che ricevano la Cresima. In questomodo resteranno a metà cammino e nonriceveranno lo Spirito Santo, che è tantoimportante nella vita cristiana, perché cidà la forza per andare avanti. Pensiamoun po’, ognuno di noi: davvero abbiamola preoccupazione che i nostri bambini, inostri ragazzi ricevano la Cresima? Èimportante questo, è importante! E sevoi, a casa vostra, avete bambini, ragaz-zi, che ancora non l’hanno ricevuta ehanno l’età per riceverla, fate tutto ilpossibile perché essi portino a terminel’iniziazione cristiana e ricevano la forzadello Spirito Santo. È importante!Naturalmente è importante offrire ai cre-simandi una buona preparazione, chedeve mirare a condurli verso un’adesio-ne personale alla fede in Cristo e a risve-gliare in loro il senso dell’appartenenzaalla Chiesa. La Confermazione, comeogni Sacramento, non è opera degliuomini, ma di Dio, il quale si prendecura della nostra vita in modo da pla-smarci ad immagine del suo Figlio, perrenderci capaci di amare come Lui. Eglilo fa infondendo in noi il suo SpiritoSanto, la cui azione pervade tutta la per-sona e tutta la vita, come traspare daisette doni che la Tradizione, alla lucedella Sacra Scrittura, ha sempre eviden-ziato. Questi sette doni: io non vogliodomandare a voi se vi ricordate i settedoni. Forse li saprete tutti... Ma li dico ioa nome vostro. Quali sono questi doni?La Sapienza, l’Intelletto, il Consiglio, laFortezza, la Scienza, la Pietà e il Timore

di Dio. E questi doni ci sono dati propriocon lo Spirito Santo nel sacramento dellaConfermazione. A questi doni intendopoi dedicare le catechesi che seguirannoquelle sui Sacramenti. Quando accoglia-mo lo Spirito Santo nel nostro cuore e lolasciamo agire, Cristo stesso si rendepresente in noi e prende forma nellanostra vita; attraverso di noi, sarà Lui lostesso Cristo a pregare, a perdonare, ainfondere speranza e consolazione, aservire i fratelli, a farsi vicino ai biso-gnosi e agli ultimi, a creare comunione,a seminare pace. Pensate quanto èimportante questo: per mezzo delloSpirito Santo, Cristo stesso viene a faretutto questo in mezzo a noi e per noi. Perquesto è importante che i bambini e iragazzi ricevano il Sacramento dellaCresima. Cari fratelli e sorelle, ricordia-moci che abbiamo ricevuto laConfermazione! Tutti noi! Ricordiamoloprima di tutto per ringraziare il Signoredi questo dono, e poi per chiedergli checi aiuti a vivere da veri cristiani, a cam-minare sempre con gioia secondo loSpirito Santo che ci è stato donato.

UDIENZA GENERALEMercoledì, 5 febbraio 2014

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Oggi vi parlerò dell’Eucaristia.L’Eucaristia si colloca nel cuoredell’«iniziazione cristiana», insieme alBattesimo e alla Confermazione, ecostituisce la sorgente della vita stessadella Chiesa. Da questo Sacramento del-l’amore, infatti, scaturisce ogni autenti-co cammino di fede, di comunione e di

Durante le sue udienze generali del mercoledì, Papa Francesco ha svolto una serie di catechesi sui Sacramenti. Riporteremo,di volta in volta, i brani più significativi di tali interventi. Nel numero precedente abbiamo trascritto gli interventi sulBattesimo. In questo tratteremo della Cresima e della Eucaristia.

a cura di Vito Cutro

Cresima ed Eucaristia

Accoglienza che cresce - 23

Magistero

testimonianza. Quello che vediamoquando ci raduniamo per celebrarel’Eucaristia, la Messa, ci fa già intuireche cosa stiamo per vivere. Al centrodello spazio destinato alla celebrazionesi trova l’altare, che è una mensa, rico-perta da una tovaglia, e questo ci fa pen-sare ad un banchetto. Sulla mensa c’èuna croce, ad indicare che su quell’alta-re si offre il sacrificio di Cristo: è Lui ilcibo spirituale che lì si riceve, sotto isegni del pane e del vino. Accanto allamensa c’è l’ambone, cioè il luogo da cuisi proclama la Parola di Dio: e questoindica che lì ci si raduna per ascoltare ilSignore che parla mediante le SacreScritture, e dunque il cibo che si riceveè anche la sua Parola. Parola e Panenella Messa diventano un tutt’uno,come nell’Ultima Cena, quando tutte leparole di Gesù, tutti i segni che avevafatto, si condensarono nel gesto di spez-zare il pane e di offrire il calice, antici-po del sacrificio della croce, e in quelleparole: “Prendete, mangiate, questo è ilmio corpo … Prendete, bevete, questo èil mio sangue”. Il gesto di Gesù com-piuto nell’Ultima Cena è l’estremo rin-graziamento al Padre per il suo amore,per la sua misericordia.“Ringraziamento” in greco si dice“eucaristia”. E per questo il Sacramentosi chiama Eucaristia: è il supremo rin-graziamento al Padre, che ci ha amatotanto da darci il suo Figlio per amore.Ecco perché il termine Eucaristia riassu-me tutto quel gesto, che è gesto di Dio edell’uomo insieme, gesto di GesùCristo, vero Dio e vero uomo. Dunquela celebrazione eucaristica è ben più diun semplice banchetto: è proprio ilmemoriale della Pasqua di Gesù, ilmistero centrale della salvezza.«Memoriale» non significa solo unricordo, un semplice ricordo, ma vuoldire che ogni volta che celebriamo que-sto Sacramento partecipiamo al misterodella passione, morte e risurrezione diCristo. L’Eucaristia costituisce ilvertice dell’azione di salvezza diDio: il Signore Gesù, facendosipane spezzato per noi, riversainfatti su di noi tutta la sua

del Signore. Per questo la domenica ètanto importante per noi. E conl’Eucaristia sentiamo questa apparte-nenza proprio alla Chiesa, al Popolo diDio, al Corpo di Dio, a Gesù Cristo.Non finiremo mai di coglierne tutto ilvalore e la ricchezza. Chiediamogli allo-ra che questo Sacramento possa conti-nuare a mantenere viva nella Chiesa lasua presenza e a plasmare le nostrecomunità nella carità e nella comunione,secondo il cuore del Padre. E questo sifa durante tutta la vita, ma si comincia afarlo il giorno della prima Comunione.È importante che i bambini si preparinobene alla prima Comunione e che ognibambino la faccia, perché è il primopasso di questa appartenenza forte aGesù Cristo, dopo il Battesimo e laCresima.

misericordia e il suo amore, così da rin-novare il nostro cuore, la nostra esisten-za e il nostro modo di relazionarci conLui e con i fratelli. È per questo checomunemente, quando ci si accosta aquesto Sacramento, si dice di «riceverela Comunione», di «fare laComunione»: questo significa che nellapotenza dello Spirito Santo, la parteci-pazione alla mensa eucaristica ci con-forma in modo unico e profondo aCristo, facendoci pregustare già ora lapiena comunione col Padre che caratte-rizzerà il banchetto celeste, dove contutti i Santi avremo la gioia di contem-plare Dio faccia a faccia. Cari amici,non ringrazieremo mai abbastanza ilSignore per il dono che ci ha fatto conl’Eucaristia! È un dono tanto grande eper questo è tanto importante andare aMessa la domenica. Andare a Messanon solo per pregare, ma per ricevere laComunione, questo pane che è il corpodi Gesù Cristo che ci salva, ciperdona, ci unisce alPadre. È bello fare que-sto! E tutte le domeni-che andiamo a Messa,perché è il giorno pro-prio della risurrezione

24 - Accoglienza che cresce

La Comunicazione

I l termine sviluppo, propostoquarant’anni fa da Paolo VInell’Enciclica Populorum

Progressio ha sintetizzato una visioneentusiastica, forse un po’ ingenua, delconcetto di evoluzione umana, ribaden-do che per essere autentico, lo sviluppodeve essere integrale, il che vuol direvolto alla promozione di ogni uomo e ditutto l’uomo. Un’idea questa che perònon sembra corrispondere alle evidenzedella società nella quale viviamo oggi.La post - modernità ha creato un mondomigliore, annullando i vincoli spazio -tempo ed aumentando la vicinanza dellepersone. Anche l’accesso alla conoscen-za ed al sapere, è o dovrebbe essere ten-denzialmente alla portata di tutti.

La nostra società mostra però ancherealtà molto diverse. Le ineguaglianzeculturali ed economiche fra le personesono in aumento, mentre i contesti terri-toriali sembrano caratterizzarsi, semprepiù, da povertà e disperazione. Larichiesta di carità agli angoli delle stra-de, è infatti in costante crescita e, pur-troppo, sotto gli occhi di tutti.Potremmo dibattere sulle tante promes-se, non mantenute, della globalizzazio-ne. Ma come molti eminenti studiosi(non tutti) hanno affermato, parliamo diun processo inarrestabile dal quale nonè possibile tornare indietro. Possiamoperò focalizzare la nostra attenzione suun dato, inequivocabile. La globalizza-zione non ha funzionato! L’integrazioneeconomica, cosi come è stata pensatafinora, non solo non ha generato unbenessere diffuso, ma spesso ha portatoad un aumento della povertà. Anche nelmondo occidentale, problemi quali lamancanza di un lavoro, di una casa, maanche l’impossibilità di sognare un futu-ro migliore, sono orami divenuti persi-stenti. L’economia globale, il significato

autentico dello sviluppo, la giustiziasociale come anche la promozione dellavita umana, sono tematiche che, di annoin anno, sono quindi, drammaticamente,più attuali. Come si pone la Chiesadavanti a tutto questo?

Papa Francesco ha più volte propo-sto la carità come valore assoluto ecome risposta globale. Una globalizza-zione della carità contrapposta a quelladell’indifferenza. Di certo è più facileamare, essendo caritatevoli, coloro iquali sono a noi più vicini. Ma non puòbastare. Non deve bastare! L’amore cri-stiano, e quindi la carità globale dovreb-be infatti, secondo Francesco, prescin-dere dai vincoli familiari, amicali o divicinanza, perchè diretta verso il genereumano nella sua interezza e diversità. IlPontefice, come anche il suo predeces-sore, ha poi affermato che la rivoluzioneche caratterizzerà la società di domanisarà quella comunicativa. Una comuni-cazione che sarà lo strumento per uno

stabile e profondo sviluppo umano, mache sarà anche la porta aperta dellaChiesa verso una società che cambia mache non sa più amare. Lo stesso PapaFrancesco infatti, nel suo primo messag-gio per la Giornata Mondiale delleComunicazioni Sociali, ha affermatopiù volte che la comunicazione è unaconquista più umana che tecnologica.Una modalità di condivisione della real-tà che deve provenire dal cuore di unuomo per parlare a quello di un altrouomo.

Cristo nella sua vita ci ha dato ladimostrazione di essere il perfettocomunicatore, e come gli apostoli hannousato le tecniche di comunicazione aloro disposizione, così anche oggi ilmessaggio della Chiesa deve saper uti-lizzare gli strumenti che lo sviluppo tec-nologico le ha fornito, per promuoverel’unico antidoto all’indifferenza dila-gante. Una carità che arrivi ancora piùlontano!

di Giacomo Giuliani

Comunicare la carità nella società odierna

Accoglienza che cresce - 25

Generazioni a confronto

N ella vita i cambiamenti piùprofondi sono quelli chevanno ad incidere per sem-

pre nell’assetto esistenziale di una per-sona, mettendo a soqquadro le convin-zioni, gli affetti e le abitudini consolida-te che fino a poco tempo prima costitui-vano dei pilastri sui quali si fondava lapropria esistenza. C’è un particolareevento che, nonostante sia meravigliosoperché apportatore di vita, rappre-senta una vera linea di demarcazio-ne tra un “prima” e un “dopo”:quando una donna partorisce, inquello stesso istante passa dallacondizione di figlia a quella dimamma. Non che perda il ruolo difiglia dei suoi genitori, ma nonguarderà più al mondo circostantesoltanto dalla parte dei figli: entre-rà a far parte di tutti coloro che agi-scono, pensano e amano anchedalla parte dei genitori. Come bensappiamo, una donna si sente giàmamma subito dopo aver scopertodi essere incinta, anche solo senten-do il bimbo scalciare nella pancia,ma nel momento in cui quel bambi-no viene al mondo, rivolge lo sguar-do verso chi lo accudisce e piangequando ha fame, ecco… la suamamma acquista nel mondo unnuovo ruolo. I primi mesi con ilbambino costituiscono un periodosotto molti aspetti delicatissimo per unamamma, tenendo anche conto che hasubito e sta attraversando dei grossisconvolgimenti ormonali ed emotivi,che non possono non influire sullo statod’animo, in bilico tra la sensazione dieuforia e la stanchezza, l’amore per ilbambino ma anche la paura di non esse-re all’altezza del nuovo ruolo dimamma, appunto perché non esiste unascuola per mamme e, quand’anche esi-stesse, non sarebbe sufficiente ad inse-gnare “come si fa”, giacché sarà la vitastessa a forgiare la mamma che è nata

con il suo bambino. Anzi, una nuovamamma nasce ad ogni bambino: anchequando una donna ha già avuto altrifigli, non aveva ancora avuto quelfiglio, per il quale sarà quellamamma. Comunque, quando si hannoavuto altri figli nel ruolo genitoriale ci siè già entrate, mentre una donna che par-torisce il suo primo bambino cambianettamente il proprio ruolo nel mondo.

Una figlia non sempre va d’accordo conla propria madre e, a volte, nemmeno cel’ha più, ma avrà avuto comunque altrefigure di riferimento affettive importan-ti con le quali relazionarsi. Padre emadre sono ugualmente responsabili neiconfronti della propria prole, ma unadonna che allatta (al seno o con il bibe-ron), che culla quell’esserino che percirca nove mesi le è cresciuto nel grem-bo, si sentirà coinvolta in qualsiasi pic-colo progresso che quel bimbo farà, disettimana in settimana e poi di mese inmese. E crescerà con lui come madre.

Ma cosa ne pensano i genitori/suoceri,quando vedono la neo-mamma incerta,stanca, apparentemente non in grado diprendersi cura del bambino da sola?Hanno l’impressione di aiutarla, con iloro consigli ed interventi pratici o,invece, la sentono poco incline ad accet-tare i loro suggerimenti? Ed i neo-papà,hanno la percezione che i parenti sianouna sorta di minaccia che incombe sul

nuovo nucleo familiare o, piuttosto,riconoscono di aver bisogno del lorosostegno, in particolar modo dellemamme/suocere? È molto interes-sante esaminare come le diversefigure familiari si relazionano con lanuova mamma. Magari capita che inbuona fede si commettano deglierrori, perché non si è mai vissutaquell’esperienza così unica o perchéè passato tanto tempo da quando la siè vissuta nell’ambito delle vecchiefamiglie patriarcali, con i loro pregied i loro difetti; forse alcuni aspettisono rimasti immutati nel tempo,anche se tutto intorno il panoramasocio-familiare si è modificato radi-calmente (quello tra suocera e nuoraè da sempre considerato un rapportotra i più difficoltosi nelle dinamichefamiliari). Uno spunto di riflessione,però, già lo abbiamo: ogni donnacrescerà come madre insieme alsuo bambino. Ogni volta, ad ogni

figlio. È importante fare questa premes-sa, poiché solo così ogni donna nondovrà sentirsi una “cattiva mamma” acausa della sua inesperienza, della suastanchezza o delle sue paure. Ogni esse-re umano si evolve durante la propriavita: si impara strada facendo, cambian-do nel tempo fra le gioie e i dolori chel’esistenza ci elargisce durante il suocorso. Dunque, c’è sempre la possibilitàdi rimediare alle proprie fragilità: allemamme deve essere concessa la fiduciache meritano. Fin dalla notte dei tempisono la culla dell’umanità.

di Cristina Allodi

Dall’essere figlia ad essere mamma

L’angolo delle famiglie

26 - Accoglienza che cresce

di Stefano Lorenzetto

C aterina Socci, 24 anni, morìil 12 settembre 2009. Il 24 sisarebbe dovuta laureare in

architettura. Quella sera, intorno alle 20,lei e le altre universitarie, con le qualicondivideva un appartamento a Firenze,stavano decidendo se cucinarsi gli spa-ghetti o recarsi in pizzeria. Ebbe appenail tempo di dire: «Oddio, mi sento male».Le amiche la afferrarono al volo, impe-dendo che sbattesse la testa sul pavimen-to. Il cuore s’era fermato, il respiro pure.Suo padre, il giornalista e scrittoreAntonio Socci, fu avvertito soltanto alle21.30. Ancora gli vibrano nella testa losquillo del telefono, il tramestio ched’improvviso scrollò la casa, l’urlo stra-ziato della moglie Alessandra, subitoseguito dal suo: «Gesùmio noooooooo!».E poi la folle corsa in auto da Siena aFirenze. «Aritmia fatale», fu la diagnosi.Nessuna malformazione congenita.Escluse cause virali o tossicologiche. Erasemplicemente cessato, senza motivo,l’impulso elettrico che fa contrarre ilmuscolo della vita. Per tentare di ripristi-narlo, i soccorritori del 118 usarono ildefibrillatore più e più volte, con ostina-zione. Dal momento dell’arresto cardia-co, le probabilità che questa manovra dirianimazione sortisca qualche effettodecadono del 7-10 per cento ogni 60secondi. Dieci minuti, un quarto d’ora almassimo, e sei spacciato. E se per casonegli istanti successivi riescono a riac-ciuffarti, i danni al cervello provocatidalla mancata ossigenazione delle cellulenervose sono già irreversibili. È il comaprofondo o lo stato vegetativo permanen-te.

Caterina era morta da un’ora e mezzoquando giunse sul posto don AndreaBellandi, assistente spirituale degli stu-denti di Comunione e liberazione.S’inginocchiò sul pavimento e cominciò

“Ora posso dirlo con certezza:la mia Caterina è resuscitata”

Accoglienza che cresce - 27

L’angolo delle famiglie

a recitare il rosario. L’équipe medica glifece capire che era fiato sprecato, chenon c’era più nulla da fare. Ma allaseconda, o terza, Ave Maria, «il miraco-lo», è così che lo chiama papà Socci: «Ilcuore riprese a pulsare di colpo. Un bat-tito forte, regolare, non deboli segnalicome avviene subito dopo una defibrilla-zione. Tornata di botto normalissimaanche la pressione arteriosa. Due eventiscientificamente inspiegabili. Perché miafiglia era morta, capisce? Morta».

Antonio Socci non ha paura di sco-modare una parola impegnativa: resurre-zione. Finora aveva sempre fermamentecreduto che questo evento soprannatura-le si fosse manifestato solo nei tre redi-vivi di cui narra il Vangelo, riportati invita da Gesù: la figlia di Giairo, il figliodella vedova di Nain e Lazzaro. Ma oggiche Caterina ha 29 anni, si regge sulleproprie gambe, ragiona, ascolta, capisce,si commuove, ride, chiama per nome igenitori e s’impegna giorno dopo giornoin un lento ma strabiliante ritorno allanormalità, che cosa poteva concludereun padre se non che la sua primogenita ètornata dall’aldilà? E proprio da questafiglia «resuscitata» prende le mosseTornati dall’Aldilà (Rizzoli), il saggioche Socci, dal 2004 direttore dellaScuola di giornalismo radiotelevisivo diPerugia, ha mandato in libreria quattrogiorni fa e che si leggerebbe come unromanzo se non si sapesse in partenzache quanto vi è descritto è tutto vero,tutto documentato, a cominciare dallemolteplici testimonianze di quelle che lascienza classifica come Nde (near-deathexperience), esperienze vicine allamorte. «Quando la sorte mi ha costrettoa occuparmene, sono rimasto sbalorditodai numeri: si calcola che circa il 5 percento della popolazione mondiale abbiaavuto una Nde. Quindi 3 milioni di per-sone soltanto in Italia. Il sondaggio l’hasvolto la Gallup, il più antico e autore-vole istituto di statistica statunitense. Iostesso, nella ristretta cerchia d’una ven-tina di amici, ho scoperto cinque casi, tredei quali sono riportati nel libro».

Socci, 55 anni, sposato conAlessandra Gianni, docente di iconogra-

cima al letto. L’indomani, mentre miamoglie e io accarezzavamo nostra figliae le parlavamo, il suo viso avvampò, ilcuore prese a galoppare, la pressionesanguigna e il respiro fecero scattare gliallarmi dei dispositivi di monitoraggioemodinamico. Strinse le nostre mani,come le avevamo chiesto di fare. I suoiocchi non erano più persi nel vuoto».

Vi aveva riconosciuto.«Ma il risveglio cominciò solo versoNatale. Fu agitato, travagliato. Urlava.Nel gennaio 2010, mentre la madre leleggeva una pagina del Giovane Holden,Caterina proruppe in una risata fragoro-sa, lunghissima, che commosse tutto ilreparto. Quattro giorni dopo le fu tolto ilrespiratore. Ricordava tutto. Ha spazzatovia ogni nostra previsione, si stupì il pro-fessor Roberto Piperno, primario dell’u-nità di neuroriabilitazione dell’ospedaleMaggiore di Bologna».

Vi ha spiegato com’è fatto l’aldilà?«Sì. Una testimonianza che ci ha moltoimpressionato. Un giorno sarà lei a rac-contarla in prima persona, se lo vorrà».

Ai genitori che perdono per sem-pre i loro figli che cosa si sente di dire?«Che nulla è per sempre. Che la separa-zione è temporanea. Che la comunionedei santi li rende vicini nel tempo e nellospazio. Che tutte le lacrime sarannoasciugate. Che siamo nati e non morire-mo mai più, come disse Chiara Corbella,la quale rifiutò le cure antitumorali peri-colose per la gravidanza pur di mettereal mondo il suo Francesco, sacrificandocosì la propria vita. Quando sento direche non vi è niente di peggio dellamorte, io rispondo che la sofferenza diun figlio è ben peggiore. Chi, padre omadre, non direbbe a Dio: “Prendi lamia vita adesso, ma guariscilo? È l’espe-rienza che il Padreterno ha messo nellanatura per farci capire che cos’è l’amorevero, quello che non prende, che nonpossiede, che è pronto a immolare séstesso».

*Tratto da “Il giornale.it” del 6 aprile 2014

fia medievale nell’ateneo di Siena che gliha dato anche Maria, 28 anni, eMichelangelo, 16, è abituato a scavare inprofondità. Eredità di famiglia: «Miononno Adriano era minatore, estraevacarbone nel Chianti. Mio padre Silvanolo stesso: a 9 anni già lavorava, a 14scese in miniera. Era un cattolico vero,aveva capito cos’è il comunismo. Restòdisoccupato con tre figli a carico, mentremia madre aspettava me e mia sorellagemella, eppure non perse mai la speran-za. È stato il mio master universitario».

Lei pensa che sua figlia sia tornatadall’aldilà?«Ne sono fermamente convinto. Quandoricevetti la telefonata, il cuore era fermoda più di un’ora: una situazione incom-patibile con la vita. Per una frazione disecondo ebbi chiaro nella testa un soloconcetto: Dio può tutto. E supplicai imedici del 118 di continuare nei tentati-vi di rianimarla, pur sapendo che miavrebbero restituito un corpo in statovegetativo».

E oggi invece come sta?«È perfettamente cosciente, ilare,

vivace, tranquilla. Ha recuperato lamemoria che aveva perso. Pronunciaparole, dice mamma e papà, si fa capirecon i sì e con i no. È espressiva nel com-mentare i telegiornali. Sa che la riabilita-zione sarà lunga, ma è certissima diuscirne. È impegnata nella logopedia enella fisioterapia con il metodo Bobathche ridà il giusto allineamento al corpo.E resta incredibilmente bella».

Anche Caterina crede d’essere tor-nata a vivere per un miracolo?«Certo, frutto d’una catena di preghiereincessanti che ha coinvolto quattro con-tinenti. C’entra anche padre Pio. Undicigiorni dopo la tragedia, cadeva la suafesta. Quella mattina mi aggrappai allatonaca del santo di Pietrelcina. Dopo 10minuti ricevetti una telefonata da MarijaPavlovic, una dei sei veggenti diMedjugorje. Venne a trovare Caterina elì, in terapia intensiva, ebbe la sua visio-ne quotidiana: la Madonna le apparve in

28 - Accoglienza che cresce

Sapori Divini

I l prossimo 22 ottobre sarà laprima volta che festeggeremoSan Giovanni Paolo II e quale

modo migliore che omaggiarlo oltre chenella liturgia, anche in cucina, se nonpreparando il suo dolce preferito? LaKremówka papieskie (cioè del Papa) èun dolce polacco costituito da due stratidi pasta sfoglia, ripieni di uno spessostrato di crema. Noto anche come napo-leonka, per essere una variante delmille-feuille, il dolce francese compo-sto da tre strati di pasta sfoglia ripieni dicrema o marmellata, conosciuto comeNapoleone, o simile a un diplomatico,se volete, era il dolce preferito dal papapolacco quando viveva nella città nataledi Wadowice. Wojtyla ne era goloso eandava sempre a mangiarlo con i suoiamici. La pasticceria dove il futuroPapa santo era solito concedersi qualchepeccatuccio di gola si trovava nellapiazza centrale di Wadowice ed era diproprietà degli ebrei Hagenhuber giuntida Vienna. Per molto tempo è caduto indisuso, ma quando Papa GiovanniPaolo II tornò nella sua Wadowice nelgiungo 1999, ebbe nostalgia di queldolce che mangiava da bambino. E nonsolo fu accontentato, ma diede una svol-ta storica alla pasticceria polacca.

Ingredienti per la pasta sfoglia (se avete voglia di farla in casa):250 gr di farina 250 gr di burro a t. ambiente125-150 ml di acqua5 gr di sale

Formate la classica fontana e al centroaccomodate sale e metà dell’acqua,con le dita stemperate. Poi poco a pocoaggiungere la restante acqua, ottenendoun impasto morbido. Portare il panettoin una ciotola e coprire con un pannoumido e fate riposare per mezzora.Prendere ora due tovaglioli sciacquate-li bene con acqua freddissima e strizza-teli molto bene, ponete uno di questisulla spianatoia, ponetevi il burro ecopritelo con l’altro panno; lasciarlocosì esattamente per 20/25 minuti, lostesso tempo che il pastello riposerà infrigo. Stendere l’impasto in un foglio qua-drangolare spesso un paio di centimetrie largo esattamente il doppio del panet-to di burro, poggiare il panetto di burronel centro di modo che rispetto al ret-tangolo formi un rombo. Riprendete ilpanetto, e facciamogli fare altri due giri( 3° e 4°) e rimettiamo in frigo per30min. Ripetere il procedimento per igiri 5° e 6° .Col riposo si preserva elasticità e conle girate si distribuisce il burro inmodo uniforme dando in cottura lasovrapposizione dei fogli . Stendere lapasta sfoglia fredda da frigo su unfoglio di carta da forno, picchiettarlacon una forchetta e infornare per circa10 minuti a 220°C.

Ingredienti per la crema:1 tazza di latte1 tazza di panna1 baccello di vaniglia

6 tuorli d’uovo70 g di zucchero40 g di maizena150 g di burro, freddo, tagliato a dadiniOpzionale: 1 cucchiaino di rum

Far bollire il latte mescolato con pannae vaniglia . Mettere da parte per 10minuti e poi filtrare. Sbattete i tuorlicon lo zucchero fino a ben addensare,aggiungere a questi la farina setacciata,mescolando bene e mettere in una pen-tola con fondo alto. Quindi versarenella pentola il latte caldo, mescolandocostantemente e addensando. Toglietedal fuoco, aggiungere il burro freddo erum e mescolare fino a quando il tuttosia legato. Mettere la pentola sul lato eattendere . Durante il raffreddamento,mescolare di tanto in tanto per evitarela formazione della pellicina in superfi-cie.

Assemblaggio:Una volta pronte sfoglia e crema, mette-te tra due strati di pasta la crema, for-mando un sandwhich e lasciandoloriposare in frigo per un paio d’ore, pre-feribilmente per una notte.Togliere dal Frigorifero quando lacrema è fredda e il dolce risulta abba-stanza rigido. Spolverare con zucche-ro a velo e tagliare con un coltello affi-lato . Un consiglio: consumate entro due gior-ni il vostro dolce (che avrete conservatoin frigo), perché poi la pasta sfogliaperde freschezza.

di Concita De Simone

La Kremówka papieskie: il dolce preferito di

San Giovanni Paolo II

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Come nasce l’Associazione AlzheimerRoma e quali sono i suoi obiettivi?L’Associazione Alzheimer Roma, costi-tuita con atto pubblico in Roma il 24Marzo 1998, persegue la missione dioffrire sostegno alle famiglie con unmalato di Alzheimer. Si tratta di unaONLUS fondata sul Volontariato, apoli-tica e composta prevalentemente dafamiliari di malati. L’Associazione col-labora con Istituzioni sanitarie e accade-miche, sia nazionali che locali e aderi-sce alla Federazione Alzheimer Italia. Isuoi obiettivi principali sono: informaree sensibilizzare l’opinione pubblica etutte le figure professionalmente coin-volte nella malattia di Alzheimer;?sti-molare la ricerca e, per quanto possibilecoordinarla, sulle case, prevenzione,assistenza e terapia della malattia diAlzheimer; assistere e sostenere i mala-ti di Alzheimer e i loro familiari, dive-nendone un punto di collegamento ecoordinamento; tutelare i diritti delmalato di Alzheimer e dei suoi familiariper ottenere una migliore politica pub-blica e una migliore legislazione; pro-muovere la nascita di centri pilota per ladiagnosi e l’assistenza, e per la forma-zione di personale socio-sanitario spe-cializzato nella malattia di Alzheimer.La nostra Associazione ha circa 600soci e 10 sono i volontari che si alterna-no (dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle13.00 e il lunedì e il mercoledì dalle15.00 alle 18.00). La media delle telefo-nate e/o visite giornaliere è di circa 10contatti. Nel complesso, in un anno,abbiamo circa 2.000 nuovi contatti.

Quali sono le principali attività dellaonlus?Ascolto e Ricevimento famiglie; in asso-ciazione, anche attraverso le nostre lineetelefoniche, è presente un volontario perinformare su la Malattia e i servizi dedi-

cati all’Alzheimer presenti sulterritorio della Regione Lazio(Centri UVA, Centri DiurniAlzheimer, Centri DiurniAnziani Fragili, CAD, assisten-za); Assistenza domiciliare pro-fessionale: un aiuto concreto perle famiglie che quotidianamentedevono affrontare le difficoltàderivanti dalla presenza di unmalato di Alzheimer. La nostraassistenza si realizza medianteprogetti finanziati dalla RegioneLazio, dal Comune di RomaCapitale e da Organizzazioniprivate. Dal 2001 la nostra Associazionepartecipa in modo prevalente alla gestio-ne operativa dei progetti di assistenza. IlN.E.S.A.(Nucleo Emergenza SocialeAlzheimer) è un servizio, totalmentefinanziato con fondi della nostraAssociazione ed è nato per risponderealle richieste di aiuto da parte dei fami-gliari dei malati di Alzheimer.Formazione dei Volontari/Operatori cherappresenta una priorità della nostraAssociazione e che si concretizza attra-verso l’organizzazione e la gestione dispecifici corsi rivolti a tutti coloro cheassistono una persona affetta daAlzheimer.

Un’esperienza da raccontare…Un giorno al Museo d’Arte Modernacon i nostri malati ed i loro familiari.Un’esperienza meravigliosa resa possi-bile grazie ai nostri volontari professio-nisti e non. Un’iniziativa di grandissi-mo valore perché avvicina il mondo delsociale a quello della cultura: coinvolgepazienti con malattia di Alzheimer,mettendo insieme la loro necessità disocializzare con quella di passare unagiornata normale dedicata al “bello”.Ma ha anche un valore terapeutico.L’arte e le attività creative, infatti, agi-

scono sui circuiti emozionali che,rispetto a quelli cognitivi, restano pre-servati più a lungo nel decorso dellamalattia.

Com’è nata la collaborazione con laParrocchia di S. Caterina da Siena econ il coro 5-50+?La collaborazione nasce da una miarichiesta di apertura del punto d’ascoltosulla malattia al nostro parroco DonHumberto, presso la parrocchia S.Caterina da Siena dove il coro familiare5-50+, diretto da Camilla Di Lorenzo, siriunisce per le prove. Dunque sono unavolontaria dell’associazione, ma ancheuna corista, appunto dei 5-50+ insiemea mio marito e a mia figlia. Per inaugu-rare e promuovere il punto d’ascolto(aperto tutti i primi sabato del mesepresso gli uffici della Parrocchia SantaCaterina da Siena dalle ore 10:00 alleore 12:00) ho chiesto a Camilla unevento a carattere solidale in favoredella parrocchia e dell’associazione. Ilconcerto che si è tenuto lo scorso 25gennaio è andato benissimo, e cogliamol’occasione per ringraziare di cuore iparrocchiani che hanno risposto conentusiasmo, numerosi e con grandegenerosità alla nostra richiesta.

di Federica Martufi

L’intervista

Associazione Alzheimer RomaIntervista a Maria Morganti, Consiglio Direttivo Associazione Alzheimer Roma

30 - Accoglienza che cresce

StorieConcita De Simone

cantante – continua Ilaria-. Ero brava e ho parteci-pato a parecchi concorsiin tutta Italia, e ogni voltaperò questo meccanismodi non poterti esprimereper quello che sei vera-mente, ma di mettertisempre in competizionecon qualcun altro, milogorava. Finalmente ungiorno ho ottenuto la pro-posta di un contrattodiscografico con unagrande major. Ce l’avevofatta! Ma mi sono resaconto che mi considerava-no un “prodotto”, in cam-bio volevano la miaanima. Volevano decideredove dovessi vivere, chipotessi frequentare. Misono sentita un pupazzonelle loro mani. Ero moltodelusa. Tornata a casa èandata anche peggio. Ho chiuso la sto-ria con il ragazzo con cui stavo già daun po’ e con cui parlavo di matrimonio.Una delusione dietro l’altra. Nonavevo più nulla in cui credere. E cosìè arrivata la cocaina. Avevo 24 anni esono entrata in un giro di cocainoma-ni navigati, iniziando subito ad ade-guarmi. Nel frattempo mi ero trasferi-ta alle porte di Roma. Per procurarmile dosi ero disposta a tutto. In quelperiodo mi sarebbe potuto accaderequalsiasi cosa. Ma non mi importavadella mia vita. Pensavo che non ne

G iovanni Paolo II è Santo,ma, oltre ai miracoli rico-nosciuti, ci sono innume-

revoli grazie ottenute pregando il Papapolacco, che non saranno ufficiali, masono fondamentali per la vita di chi leha ricevute. Come nel caso di Ilaria,oggi 36enne, un passato da cocainoma-ne, un presente da donna liberata daquella schiavitù, un futuro nella comu-nità di Nuovi Orizzonti con cui colla-bora per salvare, a sua volta, altri gio-vani. Tutto ha inizio il 2 aprile 2005,proprio mentre il mondo piangeva lascomparsa di Giovanni Paolo II, dopoessersi commosso per la sua lungamalattia. Da quella notte la vita diIlaria non sarebbe più stata la stessa.«Avevo una vita normale, una famiglianormale. Vivevo nella provincia diCagliari e i miei erano due professioni-sti. Non avevamo particolari situazionidi disagio, eppure, a quattordici anni,ho iniziato a frequentare le classichecattive compagnie, a fumare spinelli, avoler sballare un po’, come fanno tanti.Avevo un grande senso di solitudine,sentivo un vuoto dentro di me e pensa-vo di colmarlo con la droga». Il rac-conto di questa gioventù dissennata edi tanti «macelli combinati», è dellastessa Ilaria, e dal suo visto trasparetutta la gioia di chi ha incontrato laSalvezza. «Non ho mai pensato di pas-sare a droghe più pesanti. Anzi, ero laprima a mettere in guardia i miei amici.Pensavo di riuscire a controllare la miadipendenza». Invece, scopriremo, nonci è riuscita. «Volevo affermarmi come

sarei mai uscita, che potessi soloandare avanti così».

«Ero andata via di casa, avevo bruciatole mie amicizie, ero rimasta sola con lacocaina – continua Ilaria -. Ricordoperfettamente quel 2 aprile 2005, erosola in casa e avevo acceso lo stereoper sentire un po’ di musica. Ma senti-vo più che altro un grande silenzio, hoavvertito la sensazione che fosse suc-cesso qualcosa di grave. Non avevoidea di cosa fosse accaduto, ma ho sen-tito dentro di me qualcosa di strano. Ho

Ilaria, ex cocainomane: «Giovanni Paolo II mi ha salvata»

Accoglienza che cresce - 31

Storie

“Non abbiatepaura! Aprite,spalancate leporte a Cristo”.

Ho piantotutta la notte. Ilgiorno dopomi sono sve-gliata diversa.Sentivo diavere una forzache non era lamia. Ho capitoche GiovanniPaolo II erastato un trami-te. Avevo ricevuto una grazia».

Ora Ilaria è un membro attivo dellaComunità di Nuovi Orizzonti,Associazione che opera in tutte le real-tà di emarginazione sociale, con parti-colare attenzione al mondo giovanile,che ha incontrato nel 2007 e non ha piùlasciato. Ha messo il suo talento musi-cale al servizio della Comunità diChiara Amirante ed è diventata“Giullare di Dio”, cantando e testimo-

acceso la tv e ho visto le immagini dapiazza San Pietro, migliaia di personecon i volti rigati dalla lacrime e unimmenso silenzio. Era morto il Papa.Sono nata nel 1978 e Giovanni Paolo IIera l’unico Papa che avessi conosciuto.Da piccola andavo a messa con i mieigenitori, non ho mai abbandonato deltutto la fede. Credevo in Dio ma, quan-do ero cocainomane, ho pensato chenon potessi più essere perdonata. E poi,vedevo il Papa malato in tv e mi davafastidio. Anch’io stavo male, ma nonero capace di innalzare la mia sofferen-za come un baluardo, come faceva lui.Quando lo vedevo cambiavo canale».

L’esempio del Papa sofferente, cheha portato la sua croce fino alla fine,era entrato nel cuore di Ilaria e le avevaaperto quello spiraglio di luce che nonpensava potesse più esistere nella suavita.«Mi aveva colpito il suo ringrazia-mento per i giovani, fatto poco primadi morire: “Vi ho chiamati e siete venu-ti a me”. E mi sono tornate alla mentele parole dell’inizio del suo pontificato,che quella sera hanno fatto risentire:

niando in tutta Italia. L’anno scorso hacantato davanti a Papa Francesco evenerdì Santo scorso ha portato lacroce durante una stazione della viaCrucis con il Papa al Colosseo, dopoaverla incarnata nella sua stria persona-le. «Non avrei mai pensato che la miavita potesse diventare così bella», chio-sa Ilaria, che, con la sua storia vuoleessere di esempio per tutti coloro chesentono di avere più Speranza.

Membri di diritto ed eletti

Sr. Paola Iacovone Sr. Bertilla Cipolloni Sr. Lissy Kanjirakattu Sr. Jardiolyn AmadorSr. Monica ChikweSr. Aurelia Damiani

Sr. Rosalia Perumannil Sr. Mary Sebastian Kodackanal

Sr. Yolanda SirilanSr. Teresina ThadathilSr. Odile Razaiarisoa

Sr. Mary IbeSr. Alessandrina Rossi

Sr. Beatrice SandriSr. Fiorenza Rossi

Sr. Marykutty KaruvelilSr. Elsamma ThevaraSr. Celine Chirayil Sr. Herminia Gare

Sr. Teresita TomultoSr. Mary Ann Cameros

Sr. Edith SeravilloSr. Sofina Onyegbule

Sr. Meena ThonakkaraSr. Lucy Adinuso

Sr. Daisy MacciadoSr. Annabelle Mamon Sr. Shelly Kottukapallil

Sr. Claire RahelinandrianinaSr. Aurelie Armandine

Sr. Anna Sadowska

DallaMisericordia alla Tenerezza per una riscopertadel carisma Som

44° Capitolo Generale SOM

32 - Accoglienza che cresce

Biblioteca

N el mese di febbraio è statapubblicata la terza edizionedel Volume (prima edizione

2002, seconda 2009, andate, da tempo,completamente esaurite) nel qualemons. Gemma rende testimonianzadella sua ormai più che ventennaleesperienza di esorcista che lo ha visto, avolte anche personaggio contestato, alcentro di molte considerazioni edapprezzamenti, nell’ambito e fuori dellaChiesa per la dedizione e l’amore cheriversa su questo suo ministero.Traiamo uno stralcio dalla Prefazione

alla nuova edizione: «(…)Il libro si pre-senta pressoché immutato rispetto allaprima stesura. Oltre a qualche ritocco,parsomi necessario, ho voluto in appen-dice arricchirlo di alcuni pronuncia-menti del Santo Padre Francesco, ilquale, sin dall’inizio del Suo MinisteroPontificale, ha ricordato alla Chiesa ilnefasto e diffuso potere del nemico dellenostre anime, rompendo così quel silen-zio su cui il Maligno stesso ha giuocatola sua pervicacia e spavalderia a dannodelle anime. Devo dire pure che nel frat-tempo ho pubblicato un nuovo volume ditestimonianze (A.GEMMA “I Trofei delSatana; il grido inascoltato delle suevittime” ed. Avvertenze Generali, 2013,ROMA) che, a mio parere, sollecitanosempre più l’impegno diretto dellaChiesa e dei suoi ministri in quella lotta

che Gesù stesso ha inaugurato(…)».Per coloro che sono interessati all’argo-mento e a conoscere più da vicino levarie considerazioni svolte sulla temati-ca dal nostro Gemma, va menzionatoanche un terzo volume: “Confidenze diun esorcista”, ed. Villadiseriane, 2009. Ivolumi formano un trittico che, quan-d’anche non esaustivo, costituisce unvalido supporto per comprendere chenella nostra esistenza è sempre inagguato il male, sotto svariate forme,anche, a volte, sotto mentite spoglie. Dacui ne deriva il fatto che deve esserepresente in noi, costantemente, lo spiri-to di vigilanza, di preghiera e di affida-mento alla Misericordia divina.ANDREAGEMMA, “Io, Vescovo esor-cista”, Edizioni Avvertenze Generali,Roma, 2014, pp. 215, euro 15,00

“I o sempre ai novelli sposido questo consiglio: litiga-te quanto volete, se volano

piatti lasciateli volare, ma non finite mai lagiornata senza fare la pace”. Si potrebberacchiudere in questa frase, pronunciata dapapa Francesco lo scorso anno nellaCattedrale di San Rufino ad Assisi, ilsenso del nuovo libro di ValentinoSalvoldi, “Il sorriso dell’ottavo giorno.Litigio e riconciliazione”. Di chi è il sorri-so dell’ottavo giorno? L’autore immaginaDio che, dopo aver lavorato e riposato peri primi sette giorni della Creazione, all’ot-tavo sorride, osservando le sue creature,troppo spesso pronte a litigare. Sorrideperché guarda con benevola compassione isuoi figli, accogliendo paternamente i lorolimiti. Sorride perché sa che quel litigiopuò diventare utile, significativo e, infine,a volte, cosa buona. Da qui nascono lepagine di questo piccolo libro, arricchito

dalla prefazione di S.E. Mons Enrico dalCovolo, Rettore della Pontificia UniversitàLateranense. Il libro è composto da quattrobrevi ma ricchi capitoli, in cui ValentinoSalvoldi evidenzia la necessità di “litigarecon arte”, attraverso alcune regole desun-te, come lui stesso scrive “dal buon senso,dal sentire comune, facendo una sintesi diquanto ho appreso da genti diverse e dadifferenti culture”.

Quelle da lui visitate e vissute inAfrica, India, America Latina. Nel primocapitolo vengono date alcune indicazioni,solitamente presentate durante i worldwi-de marriage encounter , gruppi di spiritua-lità matrimoniale diffusi in tutti i paesi delmondo. Sono regole finalizzate ad aiutarei coniugi a dialogare, rinnovando la loroalleanza d’amore. Nel secondo capitolo,invece, vengono posti dei quesiti per ricer-care un metodo che aiuti a litigare intelli-gentemente, ricorrendo all’armonia tra

ragione e senti-menti. Nel terzocapitolo vengonopoi fatte delle pro-poste in cui la con-flittualità è mostra-ta come mezzo dagestire intelligente-mente allo scopo di cambiare il litigio indialogo, il dialogo in comprensione, lacomprensione in amore. Ne scaturiscel’ultimo capitolo, che mostra la logica diun fecondo lavoro a due o di gruppo, in cuile potenzialità di ciascuno vengono messea disposizione per il bene comune, affin-ché per tutti sorga l’ottavo giorno, il gior-no del sorriso.

VALENTINO SALVOLDI,“Il sorrisodell’ottavo giorno. Litigio e riconcilia-zione”, Collana Psicologia e personalitàn. 115, pp. 80, euro 10,00

Il sorriso dell’ottavo giornoLitigio e riconciliazione

a cura della Redazione

Andrea Gemma Vescovo “Io Vescovo esorcista”

La Superiora Generale e il suo Consiglio ringraziano i lettori di “Accoglienza che Cresce”

Il Capitolo Generale è innanzi tutto un tempo di grazia e dirinnovamento per ciascuna sorella dell’Istituto. È Un’assemblea internazionale che rappresenta l’interacongregazione e normalmente avviene ogni sei anni.Ci stiamo preparando a questo evento con preghiera,riflessione e discernimento con il desiderio di comprendere dovelo Spirito vuole condurre la congregazione nei prossimi sei anni.Il 44° Capitolo Generale si svolgerà a Loreto dal 24 agosto al12 settembre 2014. Durante questo evento le sorelle capitolariascolteranno le relazioni sia della Superiora Generale che quelledi ciascuna Delegata delle sei Delegazioni di cui è composta lacongregazione. Verrà presentata la storia dell’Istituto come èstata vissuta negli ultimi sei anni. Tenendo presente la realtàascoltata, i bisogni del mondo e le nuove esigenze emerse,si cercherà di discernere il tipo di leadership necessaria percondurre il cammino dei prossimi sei anni. Dopo intensapreghiera e ascolto dello Spirito, si procederà alle elezioni.Nell’ultima tappa i membri guarderanno avanti alla via cheDio vuole che percorriamo per incarnare la sua Misericordia ela sua Tenerezza nel mondo di oggi.

Notizie

100 anni di Sr Severina

Festa nella comunità delle Suore Ospedaliere dellaMisericordia per il compleanno della religiosa origi-naria di Canosa: una vita al servizio dei malati. Entrònella Congregazione nel 1936 «È la prima volta cheuna religiosa compie 100 anni di vita nella nostracomunità!». Con questa esclamazione, carica di orgo-glio, ci accolgono nella casa generalizia delle SuoreOspedaliere della Misericordia, in via Latina, a unpaio di chilometri da quell’ospedale San Giovanni cheha visto nascere la prima comunità nel 1821. C’è ariadi festa in casa perché suor Severina compirà 100 anniil prossimo 31 marzo, ma i festeggiamenti sono giàiniziati lo scorso 8 marzo, alla vigilia della partenza diun lungo viaggio per le missioni in Asia della Madre Generale, Sr Paola Iacovone, che non poteva mancare per una ricorrenzacosì importante e, per una felice coincidenza, nel giorno della festa delle donne, in onore di una consacrata eccezionale.Sono passati 78 anni dall’ingresso nella congregazione di Sr. Severina D’Alto, originaria di Canosa, pugliese come la fonda-trice principessa Teresa Orsini Doria. Una vita spesa per l’accoglienza dei malati, il quarto voto delle Som, il loro carisma prin-cipale. Le consorelle descrivono la centenaria come allegra, vitale, ottimista, amante della preghiera, innamorata di Dio e, silasciano sfuggire, sorridendo, «ancora golosa di dolcetti». Precisa e appassionata nel suo lavoro, ha passato la vita tra gli ospe-dali San Giacomo e San Gallicano. Le erano stati affidati il reparto della lavanderia e del guardaroba. Sotto il suo controllo, lelenzuola per i malati uscivano bianche immacolate e piene di benedizioni. Tutto il personale, dai medici ai portantini, passavada lei per ritirare le divise, ma anche per confidarle pensieri, preoccupazioni o gioie della professione e della propria vita. Oggi,nelle giornate di sole, suor Severina ama restare nell’ampia veranda della casa. Le gambe non reggono più e per non stancarsi,l’anziana religiosa si aiuta con una sedia a rotelle. Le mani sono quelle rugose di una vecchia nonna: tante pieghe quante carez-ze che ha dato ai suoi malati. Accanto a lei c’è suor Leonia, di una trentina di anni più giovane, per aiutarla a ricostruire qual-che ricordo. «Mi ha insegnato a lavorare all’uncinetto», confida la consorella. «Quanti centrini fatti per venderli al mercatinoe raccogliere fondi per le nostre missioni!». «Aveva sempre un occhio di riguardo per le suore giovani che prestavano servi-zio mentre ancora studiavano. Così, spesso, quando ancora dovevano finire il turno per aiutarla, le mandava a casa a studia-re, terminando da sola il lavoro», racconta Sr Leonia mentre Sr Severina sorride ripensando alle sue premure. «Cucivo, ram-mendavo per tutte», esordisce finalmente Sr. Severina alzando le spalle. «Adesso posso solo pregare per tutte le mie sorelle».

Estratto da “Roma Sette”

ITALIA

Celebrazione Giubilare

L’ 11 Maggio con una Solenne Celebrazione Eucaristica,presieduta da Sua Eccellenza Mons. Rino Fisichella pressola Chiesa parrocchiale di Santa Caterina da Siena, Sr.Fiorenza Rossi e Sr. Giorgina Cossù hanno celebrato i 50anni della vita religiosa e altre 10 sorelle i 25 di ProfessioneReligiosa. Ringraziamo il Signore per queste sorelle per laloro vita spesa a servizio dei malati nella fedeltà al Signore.

34 - Accoglienza che cresce

Notizie

Accoglienza che cresce - 35

Le Suore richiamate all’ospedale di Ovada

«Grazie all’associazione Vela e alla Fondazione Cigno, per la loro disponibilità. Grazie ai padri Cappuccini, che ci hannoofferto il loro convento. Grazie ai cittadini di Ovada, che ci hanno fortemente volute di nuovo qui». Le Suore Ospedaliere dellaMisericordia sono di nuovo in città e dal 1° aprile hanno ripreso servizio nei reparti del nosocomio di via Ruffini dopo il tra-vagliato rinnovo della convenzione con l’Asl. Il vescovo di Acqui, Piergiorgio Micchiardi, ha presieduto la S.Messa, presentianche i vertici dell’azienda sanitaria il direttore sanitario Francesco Ricagni e molti volontari, membri di associazioni, sempli-ci cittadini. Presente anche la Vicaria generale, Sr Bertilla Cipolloni che prima dei ringraziamenti non ha dimenticato di riper-correre quanto accaduto in questi mesi: «Dopo la decisione dell’Asl di non rinnovare la convenzione con noi, la congregazio-ne aveva deciso di chiudere la casa, aperta dal 1992, unica in Piemonte. Solo la grande reazione della popolazione ci ha richia-mate qui. Spero che la nostra presenza e il nostro carisma portino frutti abbondanti». La casa ovadese, che troverà posto nell’ex convento dei Cappuccini, ospiterà 4 suore: Sr Jeanne D’Arc, Sr Annabel, SrLeonedes e Sr Michaeline. Le prime 3 saranno in servizio in ospedale (una caposala in Fisiatria e 2 OSS in Medicina), la quar-ta si occuperà del convento e di riaprire anche in settimana l’annessa chiesa della Beata Vergine Immacolata che, dalla mortedell’ultimo cappuccino, padre Giancarlo, è stata fruibile solo per la messa domenicale.

Estratto da “LA STAMPA” - Alessandria - Ovada del 27/03/2014

Professione Religiosa

Il 16 Maggio 2014 sei novizie hanno emesso la Professionetemporanea nella cappella del Noviziato a Orsini SadanBangalore, nelle mani della Madre Delegata Sr Mary SebastianKodakanal. A tutte auguriamo ogni bene nel Signore.

Professione Religiosa e 25° di Professione

Il 26 Aprile 2014 a Manila è stata solennementecelebrata la Professione religiosa di 4 novizie, unita-mente al 25° di 5 sorelle. La concelebrazioneEucaristica a Victoria Homes è stata presieduta daSua Ecc.za Mons. Jesse Mercado vescovo diParañaque. Hanno partecipato numerosi parenti,amici e benefattori. Dalla Redazione della Rivistarivolgiamo le nostre congratulazioni a tutte le sorel-le per l’importante evento della loro vita.

INDIA

FILIPPINE

ORIZZONTALI1. Pianta della foresta equatoriale 6. Roditore simile alcastoro 12. Aspettato 14. Non cattive 15. Parola giappone-se che significa saluto 16. Sono in saldo quelli di magaz-zino 18. Grammo 19. Centro balneare in provincia diRavenna 20. Escursionisti Esteri 21. Nota musicale 22. Virazzola il pollame 23. Prefisso per vino 24. Luogo di pro-pagazione delle onde elettromagnetiche 27. Angelo, arci-vescovo di Milano. 29. La più piccola particella costituen-te un elemento chimico 31. Pianta tipica della zona medi-terranea 33. Le medaglie degli atleti al primo posto 34.Premesso indica precedenza 36. Simbolo chimico delmolibdeno 37. Dio del sole 38. Insicuri, introversi 40.Simbolo del berillio 41. Il compito dei portieri 42. Disparein alacre 43. Un modo di mangiare le patate 45. Sorta dalleacque 47. Tisi 48. Tipi di calli.

VERTICALI1. Ampie, abbondanti 2. Percorso di pratiche 3. Città delCiad 4. Particella negativa 5. Tavola di legno di ridottospessore 7. Beone 8. L'usa il meccanico 9. Eroi senza ini-zio 10. Dentro, all'interno 11. Un tipo di spazio 13. Un colore 17. Associazione di donatori di sangue 19. Candela 20. Ente chesovraintende ai voli 21. Pericoli per i pesci 23. Gas con numero atomico due 25. Peso lordo meno peso netto 26. Celestiali, para-disiaci 28. Piante ad alto fusto 30. Impronta 32. Lavoratori manuali 33. Segue lo scritto 35. Nome gaelico dell'Irlanda 38. Agenziadi stampa di stato russa 39. Il maestro Morselli 40. Parte inferiore di un oggetto 41. Partito socialista italiano 42. Arte latina 44.Congiunzione telegrafica 46. Iniziali di Sacchi, uomo politico.

Relax

36 - Accoglienza che cresce

a cura di Concita De Simone

Tra chi invierà la risposta esatta al rebus e la soluzionedel cruciverba entro il 31 maggio 2014 verranno sorteggiati graditi premi. Potete inviare le vostre risposte al seguente indirizzo:Concita De Simone, Via Latina, 30 - 00179 Romac/o Rivista Accoglienza che CresceFax: 06 70452142 e-mail: [email protected]

Soluzione rebus numero precedente: Allevamento di ovini

Vincitore numero 1/2014: Barbara Sant’Angelo - Viterbo

REBUS (5,10)Ricava dalle sillabe e dai disegni la frase risolutiva!

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

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38 39

Soluzione cruciverba numero precedente

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9

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17

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I N A N E C O R N A C

N E L A S A R T O O

S O L S O R T I M M

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A servizio dell’Amore

In caso di mancato recapito inviare al CMP Romanina per la restituzione al mittente previo pagamento resi

Mittente: “Accoglienza che cresce” Congregazione Suore Ospedaliere della Misericordia

Via Latina 30 – 00179 Roma