Tracciati d'arte n8

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8 8 - AGOSTO - SETTEMBRE - OTTOBRE 2 “Volo sull’acqua”, (particolare) acrilico 100x70 di Ermanno Ciani

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Rivista d'Arte

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8 - AGOSTO - SETTEMBRE - OTTOBRE

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“Volo sull’acqua”, (particolare) acrilico 100x70 di Ermanno Ciani

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Il wrapping è una tecnica di decorazione che ha sostan-zialmente l›obiettivo di cambiare colore alle auto con pellicole adesive, pro-teggendo la verniciatura originale da graffi e abrasio-ni. Di fatto il wrapping copre semplicemente e può essere rimosso in qualsiasi momento, siamo lieti di ac-cogliervi per un preventivo gratuito.

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6 Stefano Rippo8 Ermanno Ciani12 Libri in vetrina13 Migliori Foto Ladispoli14 Cake Design16 Carmelo Segreto, un gioiello parlerà di te18 Aprite il Castello!19 Un nuovo promettente inizio per Ladispoli20 La Terra delle acque, Val di Chiana21 Museo Etrusco Chianciano Terme22 La Tomba delle statue di Ceri23 Saltandiars24 Le mostre di Tracciati D’Arte26 Mino Freda, Unchined Soul28 Max Smeraldi30 Grazie Signor G. - Omaggio a Giorgio Gaber32 50 opere in mostra - Renato Guttuso34 Arte nell’orto36 Mostre a Roma37 Mostre terminate38 Alessandro Costa “Destini Comuni”40 Su il sipario di Peppe Militello42 Andrea Cerqua, Appunti di Viaggio44 Un caso di morte apparente46 Favole e storie scritte dai più piccini per i più piccini

EDITORIALELettera aperta ai ragazzi

PER LA TUA PUBBLICITÀSU TRACCIATI D’ARTE

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TRACCIATI D’ARTEè un organo di divulgazione

dell’associazione culturale“Fatto a mano”

EDITOREAndrea Cerqua

DIRETTORERESPONSABILE

Luana Rossi

Tracciati D’ArteIN REDAZIONERoberto SerafiniClaudia Crocioni

Noemi ParisPatrizia IovinePatrizia Maio

Peppe MilitelloFlavio EneiFabio Papi

Eleonora Baliani

GRAFICAE IMPAGINAZIONE

Adriano Di Santowww.officina19.it

Lavorare tanto, si, ma con un obiettivo. Voglio dire a voi giovani, che non dovete sentirvi sfiduciati, anche se la si-tuazione sociale è grave. Ognuno di noi ha un potenziale, che è ricchezza. Lavorare tanto per raggiungere anche un piccolo obiettivo questo è il primo passo. Abbiate fiducia, ponetevi un primo piccolo obiettivo e cercate di capire quale può essere la giusta strada per arrivarci. Un primo passo che vi darà forza e vi farà pian piano conoscere le vostre possibilità. Raggiungere anche un piccolo tra-guardo vi darà energia e man mano che andrete avanti se ne accumulerà altra. Nello studio, nel lavoro, nelle vostre passioni, credete in voi e organizzatevi. Ogni obiettivo si raggiunge organizzando al meglio la propria settimana. Tutto nella vostra settimana deve trovare spazio, il diver-timento, il riposo, l’impegno. Rubare al tempo il proprio tempo è il segreto del successo, e il successo non è certo quello che si vede in TV o nelle riviste d’attualità. Il vero successo è la soddisfazione personale. Ci dà sicurezza, c’infonde gioia, e ci fa vivere pienamente. Organizzare al meglio la vostra settimana, nero su bianco, significa prendere in mano la propria vita dando spazio solo a ciò

che è più importante per voi e per i vostri obiettivi. Sarete voi a dare un nuovo andamento alla vostra giornata accet-tando anche le novità e prendendo al volo le occasioni, ma senza lasciarsi vivere da ciò che succede in modo ca-suale. Carissimi ho raggiunto delle grandi soddisfazioni personali lavorando sodo e organizzando al meglio il mio tempo così facendo posso averne sempre tanto altro a di-sposizione. Abbiate speranza nel futuro, Abbiate fiducia nelle vostre capacità, se pensate di non averne non è vero, dovete soltanto scoprirle e per scoprirle dovete cambiare qualcosa! Iniziate con il cambiare l’organizzazione della vostra settimana, provare non costa nulla, fatelo almeno per due settimane, vedrete, sarete più determinati e spe-rimenterete un semplice modo di gestire meglio la vo-stra vita! Poi, quando avrete ben capito qual è l’obiettivo che volete raggiungere inseritelo nel “piano settimanale” dando spazio anche al divertimento, al riposo e ai vari impegni che avete e il gioco è fatto! Vedrete, prima o poi il mondo intorno a voi cambierà, sarete più soddisfatti e più felici e vedrete nuovi orizzonti ancora celati ai vostri occhi.

Per chi volesse approfondire o avere chiarimenti sul “piano settimanale”può scrivere alla redazione: [email protected]

Andrea Cerqua,Artista, Editore Tracciati D’Arte

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Roberto serafini

www.tracciatidarte.wordpress.com

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Con viva soddisfazione e grande entusiasmo siamo lieti di annunciare che, da alcune settimane, la rivi-sta Tracciati d’Arte ha aperto un proprio blog. L’idea nasce dal fatto di voler rendere fruibile la rivista ad un pubblico sempre più vasto, come si direbbe oggi, anche al mondo degli internauti. Il blog è struttura-to principalmente come un grande contenitore che raccoglie tutti gli articoli pubblicati sulla rivista car-tacea che sono suddivisi in categorie o argomenti, in modo da facilitare la consultazione in base ai propri interessi. Avremo modo così di cercare facilmente tutti gli articoli pubblicati nei vari numeri che tratta-no per esempio dei pittori, oppure degli scrittori, ma anche visualizzare tutti gli articoli di una singola ri-vista semplicemente navigando nel menù posto sul-la sinistra. Possiamo anche affinare la nostra ricerca utilizzando il campo “trova” e ricercare direttamente un nome oppure un termine specifico. Nella pagina iniziale invece, fanno bella mostra tutte le bellissime

Nell’ambito del rinnovo delle cariche sociali, ci siamo trovati, in questo se-condo anno di vita dell’associazione culturale “Fatto a mano”, a dover eleggere il vice-presidente. Ebbene, con grande orgoglio sono qui ad an-nunciare agli affezionati lettori di “Tracciati d’Ar-te”, che la carica di vice-presidente sarà ricoperta quest’anno dal sottoscritto. Vorrei in poche righe pre-sentarmi a Voi, affinché possiate avere un ulteriore punto di riferimento, a te-stimonianza che l’associa-zione è viva e sempre in movimento, al fine di migliorarsi ogni anno di più e proporre continuamente novità che ci auguriamo possiate apprezzare. Mi chiamo Roberto Serafini, e vivo nel nostro amato territorio, ricco di storia e cultura, dal 1982. Trapianta-to da Roma, come moltissimi di voi credo, ho apprezzato sempre di più,

nel corso dei decenni passati, le bel-lezze naturalistiche che mi circonda-vano. In pochi chilometri, è possibile trovare una varietà di paesaggi che vanno dal mare alla collina, dal lago alle campagne dove le viti e gli ulivi

sembrano essere anti-chi testimoni del tem-po passato, con il suo carico di popoli, perso-naggi, artisti che han-no calcato questi stessi luoghi dove anche noi svolgiamo, a volte in-consapevoli, le nostre attività quotidiane.

L’arte posso dire fa parte della mia vita da sempre, nello specifico sono un appassionato di musica nonché musicista dilettante. Ho maturato questa vocazione e passione proprio qui, nella nostra terra, e in tanti anni ho potuto verificare e apprezzare la moltitudine di artisti crescere e af-fermarsi nelle forme d’arte più sva-

riate: pittori, scultori, poeti, musici-sti, cantanti… sembra proprio che le Muse, accompagnate da Apollo, amino danzare e cantare nella no-stra terra, ispirando e incoraggian-do quanti amano l’arte. È proprio per dar voce a questi artifex, artefici dell’arte, artigiani, creatori, che la rivista è nata. Vogliamo, come stia-mo facendo, contribuire a far amare l’arte e gli artisti che vivono tra noi, dando loro voce e possibilità di far-si apprezzare per il dono che hanno. Da parte mia, continuerò a dare il meglio di me nell’affiancare tutti gli amici della redazione e il presidente Andrea Cerqua, nel portare avanti questo intento. Ci auguriamo di cre-scere ogni giorno di più, grazie anche a tutti coloro che ci leggeranno e ci seguiranno con passione e fiducia.

Roberto Serafini,VicepresidenteAss. Cult. Fatto a Mano

copertine delle riviste che, se cliccate, conducono ad un altro sito di appoggio (it.calameo.com), dove sarà possibile leggere le stesse con il metodo sfogliabile, puntando il mouse su un angolo e trascinando oppure, per i possessori di tablet, sfogliando con la punta del dito proprio come si farebbe con un giornale cartaceo. Un regalo ulteriore che Tracciati d’Arte fa ai propri lettori è che dal sito it.calameo.com, è possibile scari-care in formato pdf la rivista, e questo senza obbligo di registrazione (come spesso invece viene richiesto in questo tipo di siti). Chi lo desidera potrà quindi ef-fettuare il download sul proprio PC o tablet e leggerla comodamente in un secondo tempo.Bene, a questo punto, non ci rimane che dire dove trovare tutto questo. L’indirizzo internet del blog è: tracciatidarte.wordpress.com. Venite a trovarci e iscri-vetevi, utilizzando la casella in fondo alla pagina, per ricevere via e-mail notizia sulle uscite dei nuovi nume-ri di Tracciati d’Arte.

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Stefano Rippo nasce a Roma nel di-cembre del ‘49. Dopo alcune espe-rienze lavorative entra nel mondo dell’ arredamento, studia ed inizia il suo per-corso creativo. La semplice rappresentazione di pro-getti d’ arredo si trasfor-ma in qualcosa di più am-pio: si allarga all’ esterno. Inizia a disegnare e a ri-trarre prevalentemente ad acquarello i paesaggi che lo circondano, il giardino di casa e la sua luce su cipressi e ginestre, le campagne toscane, i vecchi borghi. Non abbandonando la paesaggistica, lavora accanitamente allo studio del corpo umano. Sono molti i corsi di

nudo frequentati e non smette, tutt’og-gi, di esercitarsi in questa pratica che

ritiene essenziale. Trova in questa ricerca, a volte gioiosa, spesso inquieta, una soluzione laica ai problemi dello spirito. Non occorre più un’i-dentificazione religiosa. La carne quasi trascen-de e diviene una strada verso un tentativo di silenzio. L’essere uma-no, dipinto o disegnato,

oscilla tra due poli: l’ innocenza pre-peccato originale e la corruzione smo-data. Lo sguardo è sempre partecipe.

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ERMANNO CIANITrasparenze, giochi di luce, riflessi inaspettati si compongono su super-fici acquatiche, specchio della vita umana che ogni giorno si compie. Ermanno Ciani, con la sua arte inda-ga l’essere umano ed i suoi più inti-mi segreti, facendo dell’acqua il suo elemento. Con la sua fluidità, libera dai vincoli, filtra nelle coscienze por-tando a galla sentimenti nascosti, re-pressi, a volte dimenticati. In un con-nubio tra passato e presente, con uno slancio verso un futuro positivo, fi-ducioso, Ciani fonde la materia con il

LE FLUIDE TRASPARENZE DELLA LUCE

proprio spirito, entra in contatto con la natura circostante e le affida i suoi pensieri che, come l’acqua, diven-gono limpidi. La natura, con i suoi elementi, è, quindi principio fondan-te per quest’artista che ne fa metafo-ra di vita e fonte di forza, oltre che espressione del proprio essere. L’uso dell’acrilico e dell’acquarello per-mettono a Ciani di poter creare tra-sparenze attraverso velature leggere, passate in rapida successione, grazie anche alle proprietà delle tecniche usate. La cromia verte su toni freddi, propri dell’acqua, dal blu intenso al verde, passando dalle innumerevoli sfumature possibili. Soggetti, colori, tecniche, pensieri, si legano, dunque, armonicamente, dando vita ad opere di immenso valore estetico e momen-ti di intensa riflessione.

di Alessia Cervelli

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ESTATE IN LADISPOLI

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Spesso Tracciati d’Arte getta uno sguardo anche allo sport del nostro ter-ritorio, sottolineando a volte situazio-ni interessanti che meritano continuità. Una voce impor-tante al riguardo ce la fornisce puntual-mente Fabio Ciam-pa, delegato allo sport del comune di Ladispoli che come moltissime persone già conoscono, rap-presenta per il terri-torio una personalità di tutto rispetto in quanto si impegna e crede nei suoi obiet-tivi con passione e sincerità di intenti. E’ proprio in pe-riodi come questi, ci dice Fabio, in cui la trasparenza, l’onestà, e la passione per le cose buone e giuste sono luce

che guida verso una ripresa e un uscita dal buio della crisi che è prima di tutto crisi dei valori. A Ladispoli, nei mesi

di Luglio e di Ago-sto le tantissime iniziative artistiche e sportive organiz-zate sul viale Italia, in Piazza Rosselli-ni, Piazza della Vit-toria, sul Lungo-mare, ma anche in altri luoghi come la Grottaccia, i giar-dini pubblici di via Firenze, nell’Are-na Polifunzionale di via De Begnac, sono state una di-mostrazione di

come le persone di buona volontà che amano la terra in cui vivono e soprat-tutto hanno a cuore il bene comune e lo sviluppo, unendosi e credendo fer-

mamente ad una collaborazione oltre le barriere, siano riuscite a dare un nuovo impulso turistico ad una citta-dina potenzialmente ricca di risorse. D’accordo con molti commercianti coordinati da Giuseppe Pierucci e i suoi collaboratori, il Viale, la Piazza e il Lungomare dal 5 Luglio al 31 Ago-sto si sono colorati di eventi di arte e sport, coinvolgendo un pubblico pro-veniente da tutto il territorio a nord-ovest di Roma. Tutto ciò ci dice Fabio è stato possibile soprattutto con l’aiuto degli uffici di Sport, Turismo, Cultura e Spettacolo del comune di Ladispoli. Fabio Ciampa ci saluta e sottolinea che l’organizzazione sportiva degli eventi del viale Italia da lui coordina-ta è stata possibile grazie anche alla pronta collaborazione di Roberto Ros-si e dei suoi amici Rugbisti nelle per-sone di: Cavallini Lillo, Claudio De Silvestri, Marco Cavicchia.

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LIBRI IN VETRINA A CURA DI CLAUDIA CROCIONI

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Adesso altre pecore è un romanzo sulle anime migranti, ma il tema principale è solo lo spunto per una scrittura libera, giocosa, leggera. Il protagonista è convinto d’aver vissuto infinite volte e racconta dei tempi lontani in cui era corbezzolo, molecola or-ganica, abete su una pista di sci. La sua adorata Adelina è caduta in un dirupo a Canale Monterano e lui crede che si sia reincarnata nell’orologio a cucù appeso in salotto. Spera in cuor suo che si rompa e che l’anima di Adelina trovi alloggio nel corpo di

una donna. Quando ciò accade, va a cercarla a Parigi accom-pagnato da un’amica barbona ex docente universitaria e un ladro in pensione che sostiene d’esser fittizio, inventato. A Parigi ha inizio l’azione vera e propria, il ritmo si fa serra-to, con fughe in taxi, risse, raffiche di mitra, travestimenti, svenimenti.

Guido Piccoli sul Mattino ha scritto che «se ridere fa bene perché dicono riduca la pressione arteriosa, irrori l’organi-smo di ossigeno, moltiplichi le endorfine anti-dolorifere e agevoli la digestione, leggere Adesso altre pecore dovrebbe fare benissimo». Un libro che diverte e fa bene alla salute, ma è anche molto di più. La scrittura ha la forma e l’incon-

sistenza del sogno, dove il rapporto tra causa ed effetto è labile se non inesistente, e il racconto, come ha scritto Sergio Durante sul Corriere del Mezzogiorno: “Pur condotto sul crinale di assoluta volatile fantasia, è sempre brillante, pieno di grazia e di arguzia, d’informale eleganza e si nutre d’infiniti riferimenti, prelievi, rinvii e allusioni alla grande letteratura”.

Enrico Careri (Roma, 1960)è professore di musicologia all’Università“Federico II” di Napoli.Ha pubblicato libri e articoli sulla musica strumentale italiana del diciottesimo secolo, tra cui la prima monografia sul compositore, violinista e trattatista Francesco Geminiani(Oxford University Press 1993;Lim, 1999), diversi saggi sull’uso espressivo del silenzio nelle composizioni di Haydn, Mozart, Beethoven e Schubert, e ha curato l’edizione critica dell’opera seria in tre atti La verità in cimento (1720) di Vivaldi, della Inchanted Forrest di Geminiani e delle sonate a tre di Bonporti. È direttore del Centro Studi Canzone Napoletana presso la Fondazione Roberto Murolo di Napoli.

Thule, l’isola del sole, e Iperborea erano i centri principali del ciclo nordico, il cui ricordo si è conservato nelle leggende, nella saga, nei poemi e nella concezione religiosa di molti popoli dell’antichità. I Veda, l’Edda e l’epos omerico rivelano molte inequivocabili tracce di questa pri-mitiva patria nordica degli Indoeuropei.Da questi studi ed approfondimenti Gianfranco Rucco ha raccolto e pubbli-cato alcuni dati e racconti in una sorta di “diario di viaggio”: Il racconto del rapporto che dura ormai da quasi venti anni tra l’autore, un uomo del nostro tempo, ed alcune Guide, Ma-estri Invisibili che lo accompagnano nel cammino della vita parlando per bocca della Veggente, la sua Compagna Eterna, ritrovata grazie ad uno di Loro dopo anni molto bui. Quest’opera letteraria vuole raccontare di come a volte gli avveni-

menti della vita, apparentemente casuali, siano in realtà ricollegabili ad un “filo rosso” che li riunisce e li indirizza ver-so un’unica direzione. Riscoprendo quel filo sottile possiamo riassaporare la vera essenza della vita e capire il senso secondo il quale vale la pena di viverla.

Gianfranco il tuo libro par-la in qualche modo di Teo-logia?

Fondamentalmente, que-sto è un libro sul “senso” e tenta di trasmettere l’espe-rienza del progressivo, fa-ticoso e profondo processo di disvelamento del senso dell’esistenza attraverso la rilettura dei segni che nel corso degli anni si sono manifestati me-diante gli eventi della vita e che recupe-rano il loro vero significato alla luce dei Messaggi delle Guide.Essendo l’argomento molto intrigante e soprattutto a tratti metafisico, come hai pensato di strutturare il testo?

Questo libro non ha una struttura siste-matica: è fatto di ricordi, di “risonanze” e d’immagini, miei e di Altri; è fatto di racconti di avvenimenti appartenenti a tempi e luoghi diversi, a volte percepi-

bilmente storici, a volte più apparentemente “mitici”, che sembrano affiancarsi e so-vrapporsi senza un nesso; è scritto intenzionalmente così perché non serve a insegnare qualcosa, serve a far reagire, in chi lo abbia, un Immagi-nario Archetipico specifico: quello della Memoria Iper-borea e a provocarne il ri-sveglio. Sono perfettamente consapevole che alcune scel-

te strutturali e sostanziali fanno di questo libro un testo di una certa complessità, ma negli scritti iniziatici vale la regola che… vede chi ha occhi per vedere.

Gianfranco Rucco.Figli della luce.Il risveglio di una memoria iperborea.Settimo Sigillo Edizioni.

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LADISPOLI IN POSAMIGlIORI FOTO

La nuova rivista on line MIGLIORI FOTO LADISPOLI nasce per caso dal-la collaborazione fra me, Marco Izzo e Claudia Crocioni, una sera di un mese fa. Ci siamo conosciuti a una cena e tra una chiacchiera e l’altra, Marco e Clau-dia esprimevano il loro desiderio di vo-ler fondare una casa editrice ed io mi ritrovavo a esprimere, in grosse linee, il loro stesso desiderio; pur avendo sem-pre diretto il mio pro-getto verso le edizioni digitali. Avevamo in comune l’idea di cre-are una rivista gratuita per dare importanza e prestigio alla nostra città, quindi visti que-sti buoni propositi, decidemmo di creare il periodico di Mi-gliori Foto Ladispoli. Per questo abbiamo puntato sulla diffusio-ne di cultura non retri-buita, il nostro obietti-vo è di far conoscere Ladispoli sotto il punto di vista fotografico, vogliamo comunicare informazioni riguar-do com’era la nostra città, vogliamo insegnare a fotografare grazie agli articoli che riguardano le at-trezzature fotografiche e le lezioni base di fotografia, includendo fra le pagine al-cune interviste ai fotografi che ogni gior-no postano i loro capolavori sul nostro profilo Facebook, valorizzando la nostra città attraverso i loro scatti. Parlando del nostro profilo Facebook, Migliori Foto Ladispoli ha da subito conquistato il cuore dei Ladispolani ed è diventato in

meno di due anni un punto di riferimento per la città e per coloro ai quali piaccia abitarci o venirci in vacanza. Spesso sot-tolineo di amare Ladispoli per la sua bel-lezza. Io stesso che vivo in viale Florida dal 1991, mi sono accorto che qualche particolare della zona mi era sfuggito e mi emoziona vederne le foto scattate da ogni sua particolare angolazione e forti di quelle sfumature di colore che solo i

nostri bellissimi tra-monti sanno effondere. Vedere le antiche foto di Ladispoli mi emo-ziona molto e mi ven-gono i brividi quando ripenso alla crescita che la nostra città ha avuto nel giro di pochi anni. Chiunque può partecipare ai nostri contest, sui quali è fon-data la classifica espo-sta nella rivista stessa. Ovvero sarà sufficiente condividere le vostre foto della città proprio sulla pagina Facebook Migliori Foto Ladispoli e ricevere il punteggio migliore per partecipa-re al grande gioco di

fine anno, dove saranno messi in palio tanti bei premi da parte della nostra as-sociazione. Voglio cogliere l’occasione per ringraziare tutti i nostri lettori, le nostre lettrici, chi ci segue su Facebo-ok, Tracciati d’Arte e chi ogni giorno ci sostiene per far sì che Migliori Foto La-dispoli abbia un futuro sempre migliore. Adesso siamo un’associazione culturale e vantiamo, appena al nostro esordio, più di 3000 lettori. Vi invito a sfogliare

la nostra rivista on-line su www.issuu.com oppure su Facebook e leggere i no-stri articoli riguardo la cultura, l’arte e la storia di Ladispoli, oltre che le lezioni di fotografia ed i consigli sull’attrezzatura e molto altro ancora. Buon prosegui-mento di lettura e buona cultura gratuita.

Christian Albert Sena

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La torta è, da sempre, la regina indiscussa di ogni festa! E’ impossibile pensare a un party senza una torta. Che si tratti di un battesimo, di un matrimonio, di un com-pleanno o di un anniversario la torta rimane l’elemento principale di tutte le celebrazioni. Già nell’antichità gli Egizi conoscevano il modo di cuocere una torta, ma è solo nel diciassettesimo secolo che si possono trovare i primi esempi di decorazioni. In questo periodo, infatti, l’aristocrazia europea iniziò a sfoggiare splendide torte come elemento decorativo di feste e banchetti. Le vere origini del cake design vengono fatte risalire al dician-novesimo secolo quando i francesi iniziarono a intro-durre le torte decorate come dessert alla fine del pasto. La storia vuole che la prima torta decorata sia stata re-alizzata in occasione delle nozze della regina Vittoria. Partita dalla Francia quest’usanza si diffuse poi in tutta l’Europa. Nel 1840 poi, con l’introduzione sul mercato

del bicarbonato di sodio, dei lieviti e dei forni a tempe-ratura controllata, la cottura delle torte diventò sempre più facile. Così il cake design iniziò a essere sempre più popolare e si svilupparono vari metodi di decorazio-ne. Tra tutti, i cake designer più famosi furono Joseph Lambert che scrisse il primo manuale di Cake Design e Dewey McKinley Wilton che aprì la prima scuola dedicata a questa forma d’arte dolciaria. In particolare quest’ultimo iniziò a commercializzare singoli materia-li e kit per decorare dolci anche in casa. L’ingrediente “base” per questo tipo di torte è un composto a base di zucchero e albume d’uovo che una volta asciugato assume l’aspetto del ghiaccio (royal ice). Oggi l’indu-stria legata al sweet design è fiorente in tutto il mondo e l’arte di decorare i dolci come torte e cupcakes si sta espandendo sempre di più.

DESIGN

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UN GIOIELLO PARLERÀ DI TEA cura di Eleonora Baliani

AuRORA - Nato il 23 Maggio 2012. L’emo-zione del cliente nel descrivere l’evento del suo ven-ticinquesimo anniversario con la moglie, hanno ispirato la creazione del gioiello, disegnato e realiz-zato da Carmelo Segreto, simboleggia l’unione tra loro che, nel corso degli anni, si è affinata sempre più. L’amore e la passione consolidati in questi anni, rappresentati alla base del gioiello è un intreccio di diamanti che sostiene un rubino. la moglie, pilastro della famiglia, sempre presente nella vita delle sue fi-glie, costituisce l’elemento primario del gioiello con un atteggiamento protettivo e fiera di trasmettere loro tutti i valori condivisi in questi anni con il marito, solido sostegno per tutta la famiglia. Le figlie sono racchiuse nell’abbraccio dei genitori, rappresentate da due delfini portatori di pace. Tre diamanti come la Trinità, presenza costante dell’Eterno.

Nella parte più antica ed affascinante di Cerveteri, ad un passo dal belvedere, un negozio ha attirato la mia attenzione. L’inse-gna, intrigante, indica “SEGRETO”. Entro e mi ritrovo in un ambiente confortevole dalla luce soffusa. Mi accoglie il sorri-so di Carmelo Segreto, artista e titolare del negozio. Conosco poco di lui, giusto per sentito dire. Vorrei conoscerne l’anima e il cuore. Non faccio domande, decido di farlo parlare “a ruota libera” e scopro cose straordinarie, che superano di gran lun-ga la preparazione teorica e tecnica acquisita con gli studi e la sua lunga esperienza nel settore: concepisce il gioiello come essenza, interpretando, con sensibilità e profonda conoscenza, l’immagine di ciò che si vuole rappresentare e tradurla “magi-camente” in un oggetto prezioso che esprime appieno le emo-zioni, i ricordi e i valori del cliente. Ha una capacità straordi-naria di spaziare con la fantasia, senza porsi alcun limite, ed è questo che gli rende possibile dare forma anche alle richieste più strane! Carmelo Segreto, rende così il gioiello un’opera d’arte che parla di vita vissuta. Il gioiello prende vita, diven-ta una “creatura”, non più un semplice oggetto, ma lo scrigno di tante piccole e grandi cose che lo rendono unico e irripe-tibile, destinato ad essere tramandato proprio perché parte di un vissuto. Non abbiamo memoria storica di questo genere

ARMONIA - Armonia”, è nato il 4 maggio 2013. “Siamo Angeli con una sola ala, voleremo solo se uniti”, proprio come la rappresentazione del-le iniziali in positivo e negativo che formano le ali di una farfalla. Il gioiello “Armonia” è stato disegnato da Carmelo Segreto, realizzato e incastonato nel laboratorio della gioielleria Segreto. “Armonia” è nato il 04 Maggio 2013, ispirato dalla volontà di Lisa di voler augurare, al figlio Giorgio e alla nuora Daniela, per le loro nozze, di vivere con felicità i valori del matrimonio.“ Siamo angeli con una sola ala, voleremo solo se uniti”, proprio come la rappre-sentazione delle iniziali in positivo e negativo che compongono le ali della farfalla, augurando a Da-niela e Giorgio di poter camminare sempre insieme, uniti e complici nelle difficoltà della vita.

di gioielli. Nei gioielli figurativi, per esempio, venivano rap-presentate scene o immagini prive di contenuti emozionali e della personalità del committente. Nel nostro mondo cosiddet-to moderno, la globalizzazione ci isola e ci priva della nostra personalità; spesso siamo semplici numeri. Proprio questo con-cetto è lo stimolo per Carmelo Segreto ha creare gioielli, che invece, esaltino la personalità e l’io interiore del cliente. È un connubio indissolubile, così come la natura ha predisposto il concepimento di una creatura, Carmelo, insieme al cliente, in un momento di stretta e intima confidenza, danno vita ad una creatura preziosa ed unica. Questo gioiello può realizzarsi solo con il contributo di entrambi: Carmelo è l’artista che realizza l’oggetto, il cliente, a sua volta, è l’altra metà dell’opera, quella che dà l’input alla creazione: l’uno è il compendio dell’altro.

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Rivenditore ufficiale

Gioielleria - oreficeria - arGenteria - oroloGeria - laboratorio orafo - creazioni

ha un laboratorio interno in cui si eseguono creazioni, riparazioni, saldature laser, incastonatura e incisioni. Il laboratorio della gioielleria Segreto produce in sede i propri gioielli con il marchio di identificazione “RM 1024” essendo quindi riconosciuto fabbricante, gli acquisti avvengono direttamente dai più importanti fornitori italiani ed esteri, riducendo così notevolmente i

costi e mantenendo scrupolosamente alta la qualità. I gioielli con diamanti, Zaffiri, Rubini, Smeraldi, Acquemarine, Perle,Coralli ecc. vengono corredati da certificati e, per gemme più preziose, da certificati gemmologici internazionali. I gioielli del cliente

possono essere lavorati in sua presenza su appuntamento.

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Il lIBRO DEllA VITA - Carmelo Segre-to ha ideato e disegnato ”Il libro della vita”, un libro realizzato in vari modelli, da maestri librai umbri, in cuoio e carta cotone, materiali che sot-tolineano, in un mondo in cui tutto sta diventando virtuale, il piacere del tatto, degli odori, del dise-gnare e dello scrivere a mano. Il libro contiene un’opera pittorica originale di artisti affermati; vuole essere il seme e lo stimolo, per chi lo riceve, a lasciare traccia del proprio vissuto, arricchen-do le biblioteche del futuro. Il libro viene valoriz-zato da una scultura orafa dello stesso Carmelo.

lINFA - L’uomo si è evoluto nel corso dei mil-lenni, lasciando tracce del suo percorso sotto mol-teplici forme. le grandi passioni, vissute con forza e convinzione, sono destinate a lasciare un segno indelebile nel mondo tanto che noi, oggi, fondia-mo la nostra esistenza e la nostra evoluzione su quel-lo che hanno pensato, progettato e realizzato i no-stri genitori e antenati. linfa è nato il 28 Aprile 2012 come segna pagina. Il gioiello nell’armonia delle pro-prie forme, racchiude questi valori. E’ stato richiesto da una nonna per sua nipote. la base del gioiello, rappresentata da elementi acquatici, simboleggia la presenza costante della nonna sostegno per la nipo-te Ludovica. Al centro, l’albero custode e fonte da cui attingere la conoscenza necessaria per la crescita. le due piante simboleggiano i due emisferi della vita: “professione e affetti” attingono dall’albero il neces-sario nutrimento per esprimere appieno le proprie passioni. Ai lati due delfini vogliono essere l’augurio affinché Ludovica possa trasmettere a sua volta, pas-sioni e valori, nutrimento di chi vivrà il domani. Sopra tutto e tutti tre diamanti simbolo di eternità, segno di protezione e legame con Gesù.

Un regalo che accresce il vissuto e arricchisce il vivere del do-mani. L’arte contemporanea non è vissuta come possibile dono o come messaggio di un valore che rappresenti un sentimento e, nella convinzione che l’arte e la cultura sono cibo per la mente e per il cuore, che le opere dei nostri antenati sono state e sono ancora oggi strumento di crescita materiale e culturale, Carmelo Segreto ha ideato e disegnato ”Il libro della vita”

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APRITE IL CASTELLO!

Si è appena svolta la grande manifestazione di fine anno scolastico a cura delle scuole di Santa Marinella e Civi-tavecchia che negli scorsi mesi hanno adottato il Castello di Santa Severa come ideale memoria storica da conoscere e valorizzare. Ben quarantacinque classi di ogni ordine e grado, dalle elementari al liceo hanno lavorato a un gran numero di ricerche e di attività che sono state presentate in occasione della pacifica e simbolica conquista del Castello, purtroppo an-cora chiuso al pubblico dopo anni di restauri. All’arrivo dinanzi alle mura il fiume colorato di ragazzi ha trovato il portone chiuso e soltanto dopo un lun-go e prolungato coro generale che ha gridato ritmicamente “Aprite il Castello!!” le grandi porte di legno si sono miracolosamente spalancate e il fiume di ragazzi si è potuto riversare negli ampi cortili medievali.I giovani con i loro insegnati hanno allestito una ricchis-sima mostra dei lavori che raccontano la storia, l’archeo-logia e le peculiarità paesaggistiche del complesso monu-mentale e del territorio circostante.Un gran numero di disegni colorati narrano come antiche storie illustrate fantasiosi attacchi di demoni cattivi che cercano di rubare il castello a chi lo abita…Ovviamente i cattivi vengono sempre sconfitti! Il gran lavoro fatto da-gli insegnanti ha consentito di realizzare diversi spettacoli di musica e danza medievale che hanno allietato la bella mattinata nel Cortile delle Barrozze. Giovani danzatrici e musici hanno intrattenuto con vivaci e liete melodie i loro compagni e i genitori intervenuti al suono di flauti, chi-tarre e tamburi. Molto applauditi i brani Rap con il pez-zo dedicato al castello che ha inneggiato alla sua storia e alla necessità di difenderlo come bene di tutti. Ogni ora le “Piccole Guide” hanno assicurato ai compagni la visita del Museo Civico “Del Mare e della Navigazione Antica” descrivendo sala per sala i reperti e le tematiche ad essi collegate.Un gioco dell’oca castellano e tanti lavori eseguiti dai ra-gazzi nei laboratori del Museo durante l’intero anno sco-lastico sono stati posti in bella mostra e sono stati molto

apprezzati dai visitatori. A seguire, la comune lettura de-gli articoli della Costituzione, del Codice dei Beni Cultu-rali e della legge regionale che prevede la tutela e la va-lorizzazione del nostro patrimonio ha creato un momento di grande attenzione nella suggestiva cornice del castello.Infine, i ragazzi del Liceo Galilei hanno presentato tra-mite un’interessante proiezione all’interno del Museo del Mare un ottimo lavoro di sintesi storica sulle vicende di Pyrgi e del successivo insediamento romano e medieva-le, con approfondimenti sulle indagini archeologiche in corso e sullo studio antropologico della popolazione me-dievale che sta effettuando l’Università di Roma di Tor Vergata. La manifestazione è stata il bellissimo risultato del lungo lavoro delle insegnanti che hanno aderito al progetto pro-posto dal “Comitato Cittadino per la difesa del Castello di Santa Severa”, affinché il complesso monumentale possa avere un degno futuro “di cultura e turismo” e soprattut-to possa essere a disposizione dei cittadini e delle scuole

del territorio. Una lezione di civiltà e di cultura che ha fatto avvicinare i giovani alla conoscenza del patrimo-nio e della memoria storica che gli appartiene.Un ottimo risultato per i docenti che si sono impegnati nel lavoro, per il Museo Civico di Santa Marinella, per le tante persone e per le 42 Asso-ciazioni del Comitato che da oltre un anno si sta battendo per fare in modo che il Castello di Santa Severa resti un bene pubblico fruibile per tutti,

centro di scienza, educazione e ricerca. Al nuovo sinda-co di Santa Marinella che è stato appena riconfermato il compito di vincere la battaglia.

CINQUECENTORAGAZZI

DELLE SCUOLEDI SANTA MARINELLA

CONQUISTANOIL CASTELLO

DI SANTA SEVERA

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A cura di Flavio Enei

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La sera del 14 giugno 2013, ha avuto termine, dopo tre intense giornate, la prima edizione della Rassegna cine-matografica “Ladispoli Città aperta”, rassegna di stampo per così dire “gio-vanile” che prende il nome dal ca-polavoro filmico del mitico Roberto Rossellini; una rassegna che parla di un cinema non spazzatura come trop-po siamo abituati a vederne al giorno d’oggi ma di un cinema quasi “nuo-vo”, fatto da giovani e fatto bene. Un cinema che si ripropone di raccontare davvero qualcosa, che vuole scuote-re le coscienze del pubblico facendolo divertire ma anche pensare, senza na-scondere la vera es-senza dei problemi ma portandoli alla luce con raffinata grazia e puntigliosa eleganza. Ne sono esempio le due ope-re proiettate l’ulti-mo giorno della ras-segna, il cortome-traggio di Cristiano Celeste, La Siga-retta e il lungome-traggio di Matteo Vicino OUTING- Fidanzati per sbaglio. Il primo dei due lavori ha lasciato un’impronta a shock sui volti degli spettatori. Uno straordinario Leo Gullotta, “drogato” di sigarette, convinto erroneamente di aver finito il pacchetto, si trova a vi-vere delle avventure allucinanti pur di poter fumare una sigaretta … una sola … che non riuscirà a fumare e che anzi lo porterà alla sedia elettrica. E’ risultata chiara la metafora usata dallo sceneggiatore/regista che, tramite una piccola e scontata sigaretta, ha voluto in realtà raccontare molto di più, po-nendo l’uomo moderno di fronte ai propri limiti ed alle proprie debolez-ze. Di seguito OUTING- Fidanzati per sbaglio, ha portato alla luce altre denunce non certo meno forti. Quella del dramma del panorama lavorati-vo italiano del giorno d’oggi; quella dell’immensa difficoltà di essere “di-versi” e di sentirsi quindi per questo “bollati”; quella di un finto pudore e

perbenismo; quella del non poter ga-reggiare contro un sistema marcio ma di doversi trovare ad affrontarlo com-battendolo con le sue stesse armi. Alla serata, entusiasta del film, ho avvici-nato il regista per un’intervista.Buonasera Sig. Vicino. Mi dica, da cosa Le è venuta l’idea per realizzare questo film?(Ride) In realtà non mi è “venuta” … nel senso che i miei Produttori mi hanno dato questa idea ed io non ho fatto che un lavoro su commissione … anche se poi il film è stato trasfor-

mato in qualcosa di molto più comples-so rispetto a quella che era l’idea origi-naria dei produttori (due ragazzi che si devono fingere gay, il loro “colpo di genio”!). Loro vo-levano un prodotto molto commer-ciale, esattamente quello che non vo-levo io. E’ invece diventato un film di merito, un film che parla di due persone costrette alla truffa perché

non sanno cos’altro poter fare; così come, dal mio personale punto di vista metaforico, accade per molti di noi che, non sapendo per l’appunto cosa fare devono accettare, per forza di cose, lavori su commissione. Io considero OUTING un po’ come una scatola che contiene qualcosa di più profondo; in ogni dialogo troverete qualcosa di molto più intelligente dietro. Però si ride e di questo non ci dobbiamo vergognare perché anche il grande Totò faceva ridere, quindi io non mi vergogno assolutamente delle battute comiche che ci sono. E’ un film diverso pur essendo italiano, speriamo che non sia che l’inizio.Lei non è solo regista ma anche sog-gettista, sceneggiatore, montatore …Non è un desiderio di onnipotenza mi creda, è solo che dovevo controllare al 100% il prodotto, altrimenti la “mac-china cinema italiana” me lo avrebbe distrutto. Sarebbero intervenuti i pro-

duttori con alcuni “colpi di genio”, poi sarebbe intervenuto il montatore con altri “colpi di genio”! Quindi do-vevo cercare, nell’ambito dell’idea che mi hanno dato, nel rispetto chia-ramente del fatto che doveva essere un film comico, di fare qualcosa che però avesse un’identità reale.Come si è trovato a lavorare con gli attori più emergenti?Con Andrea Bosca mi sono trovato benissimo perché è estremamente preparato. Ritengo che lui insieme a Mia Benedetta e a Camilla Ferranti siano stati i migliori di questa espe-rienza.C’è qualcosa di particolare che desi-dera far sapere al Suo pubblico?Sì. “Outing” è un film molto più in-telligente e sofisticato di quello che sembra e di quello che la distribu-zione ha mostrato con il trailer. Non è assolutamente un cinepanettone. Purtroppo il Cinema, non italiano ma proprio Romano, voleva un prodotto molto comico, per il basso pubblico; non hanno capito che la gente è molto più intelligente di loro.Inoltre Le chiedo una cortesia ed è la stessa che chiedo a chi leggerà il Suo articolo: a casa cerchi su Youtube il mio primo film che si chiama Young Europe; quello è esattamente ciò che volevano i miei colleghi attori prima, un film diverso.Dall’intervista sono rimasta ammi-rata ed interdetta allo stesso tempo; ammirata per la caparbietà dell’uo-mo, interdetta ed un po’ dispiaciuta per l’amarezza dell’artista. è avvilen-te pensare che al giorno d’oggi non ci si possa mai davvero esprimere, che tutto il mondo lavorativo giri unica-mente intorno alle solite leggi vec-chie come il mondo … sarebbe ora di buttarsi, di osare, di lasciarsi andare ed essere finalmente originali e inve-ce …! Tuttavia, se le nuove leve del Cinema d’oggi hanno e continueran-no ad avere la forza e la caparbietà che si sono palesate nei giovani re-gisti di questa rassegna, senza farsi inglobare dal vortice del Sistema, una speranza allora certamente c’è ... grandi trasformazioni ci attendono!

UN NUOVO PROMETTENTEINIZIO PER LADISPOLI A cura di Eleonora Baliani

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ITINERARI D’ARTE E BENESSERE

LA TERRA DELLE ACQUEVAL DI CHIANA

la Val di chiana, fa parte del territorio delle terre di Sie-na. originariamente assediata dalle acque in cui lo stesso Leonardo da Vinci si cimentò in un progetto di bonifica, è da tempo immemorabile ricchissima di fonti e sorgen-ti. Acque termali dalle miracolose proprietà benefiche comprese già duemila anni fa da quando gli etruschi si insediarono in questi luoghi. Di siti termali nella Val di chiana ce ne sono molti e visitarli immergendosi nei ri-flessi di una terra ancora incontaminata vuol dire entrare in sintonia con un mondo in cui storia, gusto e benessere si fondono insieme. federico fellini, celebra nel famo-so capolavoro 8 e ½ le terme di chianciano, allo stesso modo luigi Pirandello, premio nobel, vi ambienta due dei suoi racconti. lo stile di vita di questo territorio attrae tutt’oggi artisti e personaggi famosi che scelgono qui di fermarsi a vivere. Moltissimi i romanzi e film ambientati nelle strade, nelle piazze dei centri storici o nelle terme. Sogno di una notte di mezza estate, il paziente inglese, il recentissimo non ti muovere, ambientato nelle terme prestigiose di San casciano dei bagni. il paesaggio, col-linare, nelle albe e nei tramonti avvicina visioni di raro fascino e suggestione e richiama l’anima di un popolo an-cora avvolto nel mistero: gli etruschi.

la fertile Val di chiana, dominata dalla cittadina di chianciano terme e posizionata su un’alta col-lina svolgeva una funzione di controllo sull’im-portante tracciato viario che collegava l’etruria settentrionale interna con il mare, posto lungo la valle dell’astrone nacque un centro etrusco abbastanza rilevante. Un ruolo importante nel-lo sviluppo di chianciano etrusca ebbero anche le numerose sorgenti, che abbondanti sgorgano presso la città, tanto che la località già nel V seco-lo a.c. era sede di un culto di apollo, a cui in età ellenistica (III-II secolo a.C.) si affiancò quello di Diana-Sillene. nel secolo scorso furono sco-perti resti imponenti pertinenti a statue di bronzo di ottima fattura. Più recentemente è stato indivi-duato un altro tempio, posto poco lontano dalla sorgente di fucoli, per cui sembra lecito supporre la connessione di questo luogo di culto con quella fonte salutare. le numerose tombe scoperte nelle colline che circondano il moderno centro urbano, mostrano l’estrema raffinatezza della committen-za etrusca esistente presso chianciano.

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l’Ultimo Piano ospi-ta la suggestiva sezione sul simposio etrusco. il visitatore è virtualmente invitato a visitare l’abita-zione di un principe etru-sco “aranth”.

il museo archeologico etrusco di chianciano terme è considerato uno tra i più bei musei etruschi sia per la ricchezza degli oggetti esposti che per il suggestivo allestimento. i reperti esposti provengono da scavi con-dotti negli ultimi 20 anni nel territorio comunale grazie specialmente alla dedizione e alla passione dei soci dell’ associazione Geoarcheologica di chianciano terme.

MUSEO ARCHEOLOGICO ETRUSCODI CHIANCIANO TERME

entrare in questo museo è veramente un piacere, sia per la cura con la quale è stato allestito, sia per l’ospitalità e per l’attenzione al benessere dei visitatori. il museo è organizzato per sezioni tematiche, che illustrano tutti gli aspetti della vita e della morte degli antichi abitanti della toscana, attraverso suggestive ricostruzioni, descrizioni, immagini e video.

il Piano terra ospita la suggestiva ricostruzio-ne a grandezza naturale della camera sepolcrale di una delle tombe più ricche rinvenute nel territorio di chianciano terme.

al Piano interrato si trova una bella camera cir-colare con pilastro centrale detta “l’oliera” poiché qui in passato veniva conservato l’olio. Si prosegue poi verso le vecchie cantine dell’edificio, qui l’effetto scenografico della galleria scavata nella sabbia della collina si sposa perfettamente con le ricostruzioni delle tombe del Vii sec. a.c. e con le suggestive ricostruzioni delle camere sepol-crali nelle varie tipologie: a ziro, a camera, a cassone etc. con i misteriosi cinerari a forma umana detti canopi. al termine di questa galleria spicca l’imponente figura della mater matuta che introduce all’esposizione permanente sulla figura della donna nella società etrusca dove viene illustrato l’importante ruolo che la donna svolgeva con-trariamente a quanto succedeva nelle altre civiltà coeve.

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Salendo al Primo Piano si entra nel regno della sa-cralità e religiosità. Qui si possono ammirare i resti di un santuario etrusco di iV° sec. a.c. i principi fondamenta-li della religiosità etrusca sono illustrati sia con pannelli che con video. Si passa poi alla sala principale dove c’è la ricostruzione a grandezza naturale di un frontone tem-plare etrusco dove sono state collocate le statue e i fregi rinvenuti in prossimità di una sorgente termale tutt’ora sfruttata: “i fucoli”. Si segnala l’acroterio laterale con la splendida figura femminile alata, forse la dea Thesan, e una enigmatica testa virile barbata.

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LA TOMBA DELLE STATUE DI CERI

Ceri, incantevole paesino arroccato su un ”panettone“ di tufo a pochi chilometri da Cerveteri, ha una storia antica che risale già al XI-X secolo a.C. in piena età del ferro, come ne testimoniano le sepolture nelle sue vicinanze e in epoca etrusca la presenza della vasta necropoli delle Fornaci posta nelle rupi intorno all’abitato. Si è sempre suppo-sto che la stessa Ceri (l’antica Caere Nova) fosse, come da deduzione logi-ca, l’abitato antico delle sue necropoli, ipotesi però questa, confermata in un ritrovamento effettuato nell’aprile 2002 dal Settore Ricognizione del Gruppo Ar-cheologico del Territorio Cerite, che rin-venne nelle immediate vicinanze sotto le mura medievali in uno scasso dovuto a opere di consolidamento, vari frammen-ti di ceramica dell’età del ferro, etrusca e medievale, proveniente dalla sommità e quindi dell’abitato, www.gatc.it (“Un po’ di luce sulla storia di Ceri” 04 - 2012). Un luogo fantastico. Tutto intor-no al paese a 360°, boschi fitti e macchia mediterranea, celano sorprese inaspettate e note solo a pochi….purtroppo. Come le tre incredibili “tagliate” pa-rallele, strade etrusche scolpite nel tufo, l’antico molino con il suo acquedotto, diga e laghetto con annessa casca-tella, la piccola chiesetta diruta (in pericolo di crollo…o già crollata..) di San Felice….la Tomba delle Statue.

Situata a circa 400 metri dal paesino, su una piccola rupe nascosta da un canneto, rappresenta un unicum nel suo genere. Dromos (rampa d’acceso) crollato, porta ad arco con stipiti inclinati, due camere ad asse, nella prima ca-mera a pianta rettangolare con soffitto liscio, sulle pare-ti di destra e di sinistra sono raffigurate in bassorilievo nel tufo, due figure umane in assise a grandezza naturale, forse due demoni a guardia dei defunti o forse la rappre-sentazione dei defunti stessi. Entrando, la figura di destra avvolta in un mantello impugnava il lituo, bastone del comando, la testa andata perduta era in tutto tondo, s’in-travede la tipica barba a punta etrusca e parte della capi-gliatura. I piedi nei tipici calzari, poggiavano su un “ban-chetto” a forma di spirale. La figura di sinistra, anch’essa avvolta in un mantello e piedi su “banchetto”…testa per-duta, impugnava un ventaglio o uno scettro a palmette.La camera di fondo con banchine soffitto a volta, era de-stinata ai defunti.Nel febbraio 2001, la tomba è deturpata a “picconate” da ignoti e da circostanze ignote. Reminescenze medievali sulla paura dei demoni?Ci domandiamo come si può commettere un atto simile? E’questa solo ignoranza e pura stupidità dilagante? www.gatc.it (Monumenti all’inferno 02-2001).

Le due statue rappresentano attualmente la testimonianza delle più antiche for-me scultoree ritrovate in tutto il mondo etrusco forse per opera di artisti siriaci, datata 690-670 a.C. Si fa in questa sede, l’ennesimo appello per, almeno salvare quello che resta. A tute le associazioni locali, alla soprintendenza, al Comune di Cerveteri, noi del G.A.T.C. mettiamo la nostra più completa disposizione vo-lontaria per un’eventuale ripulitura del sito, accesso facilitato da scalette, pan-nello didattico esplicativo, sorveglianza, cancello di chiusura della tomba (anche e qui lancio un ulteriore appello con rac-colta di fondi e magari sponsor per la re-alizzazione delle opere). Difficile??

Acura di Fabio PapiResponsabile ricognizionee tutela territorio GATC.

IL TRITONEAcque poco profonde per i più picciniPresentazioni di libri e incontri d’Arte

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Per la Direzione Artistica e Core-ografia di Rita Marozza, il gruppo SaltandiArs nasce nel 1998. Parte da una formazione di base della Ritmi-ca Sperimentale e della Danza, per poi seguire un percorso di ricerca legato all’emozionalità e allo studio dell’espressione del corpo e della sua percezione e trasmissione di energia, definendo uno stile unico e contami-nato che va dal teatro fisico al con-tact, dal movimento nella sua forma danzata all’uso della potenzialità espressiva degli interpreti. Il mo-vimento coreo-grafico diventa strumento di co-municazione nel quale si perce-pisce soprattutto lo studio della sua appartenen-za geometrica nello spazio, la ricerca di armonia tra il singolo e l’insieme, la tensione verso un’espressività comunicativa. SaltandiArs si avvale inoltre delle

arti visive attraverso l’utilizzo di vi-deoinstallazioni che producono l’ef-fetto di una rappresentazione tridi-

mensionale in con-tinuo mutamento e coinvolge l’utente totalmente, renden-dolo protagonista di questa realtà pa-rallela e parte inte-grante della perfor-mance. Videoinstal-lazioni tratte dallo Spettacolo OFFLi-

ne di SaltandiArs Partecipano a “IL Coreografo Elettronico 17 edition” selezionati e proiettati presso il Mu-seo Pan di Napoli. Ultimo lavoro di

SAlTANDIARSRicerca del MovimentoDanzato

SaltandiArs è ATIELLE – Lungo la Linea: rappresenta il nostro modo di percepire il percorso umano: proiet-tato fin dalla nascita verso un cam-mino codificato, preconfezionato, perfettamente aderente ad una linea guida che il mondo, prima di noi, ha scrupolosamente stabilito. Cammi-niamo a fatica lungo la linea come se fosse una fune sospesa nel vuoto; la possibilità di muoverci è limitata e la paura di cadere ci attanaglia… Ma se torniamo alla nostra originaria ca-pacità immaginativa e fingiamo che la fune non sia altro che un disegno fatto col gesso e l’aria intorno il pa-vimento, riusciremo a procedere con sicurezza su tutte le funi.

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Piazza d’Arte26 LUGLIO 2013 PIAZZA D’ARTE

Con il Patrocinio del Comune di Cerveteri

e con la collaborazione dell’Assessorato

alla Cultura e Spettacolo nella persona di

Lorenzo Croci, la suggestiva cornice della

piazza Risorgimento a Cerveteri la sera del

26 luglio si è colorata di Arte e Musica. 20

artisti hanno creato opere in estemporanea

accompagnati da ottima musica dal vivo.

LE MOSTRE DI

ARTISTI: ALESSANDRO COSTA, ANDREA COLUSSO, GIANPAOLO SIDOTI, GABRY, MANUEL,ANDREA CERQUA, NOEMI AVERSA, MARCO SCHEMBRI, VITTORIA SCHEMBRI, YOLANDA ZERBONI,ANNA PROIETTI, CARLO MARCUCCI, SALVATORE MACRì, ANTONELLA RICCI, KIM COLACE,CARMELO FERRARO, CARLO GRECHI, E FRANCESCA LUCARINI.

L’organizzazione della mostra e dell’estemporanea è stata curata da Tracciati d’Arte in collaborazionecon l’associazione culturale ”Fatto a mano”, gli artisti che vogliono partecipare alle prossime esposizionipossono contattare la redazione della rivista alla mail: [email protected]

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JOLLY BARVia Santa Maria, 24

BAR 2000Via A. Ricci, 5

MIllE 800 - Stazione del gustoVia A. Ricci, 9

Roma In Duo:Chiara Viola, voceFlavia Ostini, contrabbassohttps://www.facebook.com/romainduo?fref=ts

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HOFFICINAd’ARTE31 MAGGIO 2013 HOFFICINAd’ARTENella storica galleria di via del Vantaggio 14 artisti han-no esposto in una collettiva curata dallo staff di Traccia-ti D’Arte. Durante il finissage della mostra, presenziato dal presidente dell’A.R.G.A.M. , Carmine Siniscalco, è stata presentata l’esibizione di Peppe Militello “il me-nestrello degli artisti”.

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ARTISTI: NOEMI AVERSA, SEBASTIANO BENARDINELLI, ANDREA CERQUA, ERMANNO CIANI,DANZARE A MARZO, GIOHà GIORDANO, ROSATO FABBRI, GISELLA FARININI, GIADA TAMBURRINI,SANDRO FRINOLLI PUzzILLI, CLAUDIO LANzIDEI, MARCO MASChIETTI, STEFANO RIPPO, VIOLA ROJO.

BAR CENTRAlECerveteri, Piazza Risorgimento

CARONTECerveteri, Via Ceretana

lA CHICCHERIACerveteri, Piazza Aldo Moro

SI RINGRAZIANO GLI SPONSOR DEL CENTRO STORICO DI CERVETERI

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Mino Freda, Unchained SoulMusica e cinema in magica simbiosiLa nota etichetta CNI - Compagnie Nuove Indye pro-pone una ricca raccolta di musiche da film composte, arrangiate e dirette da Mino Freda dal titolo “UNCHAI-NED SOULS”, un cd da lui stesso prodotto insieme a Uno.cinque di Firenze.Una compilation che annovera musiche originali ideate per l’ulti-mo film del grande regista Mario Monicelli (Le Rose del Deserto, Luna Rossa prod. 2006), insieme a quelle nate per i lavori cinema-tografici di giovani registi italia-ni tra cui Francesca Garcea (Il volo di Dio, Contrari Prod. 2012), Massimo Fersini (Totem Blue, Leucasia Film, 2010 pluripremiato al Film Indie Fest Film, Ca-lifornia, Usa), Raffaello Sasson (Il Demonio, 39 Steps Prod. 2011) e Marco Carlucci (Il punto Rosso, Prima-film 2006). Il contenuto musicale è d’indubbio valore poiché racchiude, tra le note, una vellutata eleganza e un pathos dai toni marcatamente mediterranei. Lo sti-le di Freda è originalissimo, colpisce le corde emotive

e cattura i sensi. La molteplicità sonora, altalenante tra richiami classici e ritmi moderni, si sposa felicemente con la musica da film e ne esprime appieno i sentimenti.Dopo l’analisi attenta delle immagini lasciate scorrere

dietro la lente delle emozioni, il compositore riesce a creare sono-rità capaci di svelarne significati reconditi e immutabili. L’ultima raccolta di musiche da film è stata concepita soprattutto per un ascol-to autonomo e intimo in cui sem-brano rincorrersi e prender forma

le immagini scivolando giù proprio per liberare le nostre anime, come recita il titolo, dalle catene. Il significato di “Unchained Souls”, oltre a riferirsi alla suite orchestra-le contenuta nel CD e tratta dal lavoro cinematografico “Il Demonio” denota proprio la possibilità di affranca-re le musiche dalla funzione natia e renderle palpabili nell’immensità dell’inconscio, inesauribile Eldorado di passioni ed emozioni.

Oltre a lavorare per il cinema, il romano Mino Freda musicista-compositore dotato di un singolare talento artistico che abbraccia le varie discipline dell’arte musicale, è

attivo nel settore del Sound Design, nella pubblicità e nelle tecniche visive contemporanee. Collabora come arrangiatore e compositore con la CNI con cui ha pubblicato Mixtus (2005) e Totem Blue (2008). E’ insegnate IED

di Storia della Musica nel Cinema al corso di Sound Design ed è titolare del CM Studio (sezione produzioni e post-produzioni multimedia di Uno.

Cinque). Vive e lavora a Cerveteri.

Sito Ufficiale: www.minofreda.it Per l’acquisto del CD: www.cnimusic.it o in tutti i circuiti Feltrinelli. On line iTunes www.itunes.com

“Quando in sala montaggiosi procede all’inserimento

della giusta musica sotto le immagini di un film,questo assume le sembianze

di una mongolfiera in procinto di partire.Si gonfia e poi si stacca da terra”.

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Page 27: Tracciati d'arte n8

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Nel precedente numero di Tracciati d’Arte abbiamo brevemente presentato un noto musicista del nostro territorio. Vorremmo ora parlarne in modo un po’ più ampio per meglio approfondire la sua conoscenza e mettere in risalto le sue qualità artistiche, che raramente si trovano così concentrate in una singola persona. Parliamo di Max Smeraldi, nato a Roma nel 1960, chitarrista dalla tecnica sopraffina che da oltre trent’anni è definito un vero talento e virtuoso delle sei corde. Non siamo noi a dirlo né lui stesso, ma la sua lunghissima carriera in diversi gruppi più o meno noti e il genere musicale in cui si è cimentato negli anni: dall’Heavy Metal all’Hard Rock, dal Neoclassic al Progressive. Tutti generi in cui velocità e tecnica non possono certo mancare, qualità tra l’altro che non sfuggono ai veri intenditori e appassionati di questi generi musicali.Del resto basta leggere qualche commento dei suoi fans nelle decine di video musicali che girano su Youtube.Musicista completo dicevamo, infatti, oltre che eccelso chitarrista, Max è anche compositore, arrangiatore, autore di testi, polistrumentista (suona a buoni livelli anche altri strumenti quali basso, batteria e tastiere) e insegnante.Ma andiamo con ordine e ripercorriamo, seppur brevemente, la sua lunga carriera. Tutto iniziò con un regalo da parte del nonno materno, ricevuto all’età di sette anni: una chitarra. Fu amore a prima vista. Da allora Max non se ne separerà mai e in pochissimi anni di studi, arrivò a conoscere e a padroneggiare lo strumento come pochi altri… al mondo! Chi lo conosce da una vita, ripete spesso una frase, che non è il classico “modo di dire”: “Max a sedici anni già suonava come oggi lo ascoltiamo”. A dimostrazione che ha bruciato in brevissimo tempo tutte le tappe e i corsi di studio necessari per imparare questo difficile strumento. Tant’è che il suo maestro privato di allora, il prestigioso chitarrista Lorenzo Pietrandrea (una carriera concertistica di almeno cinque lustri al fianco della cantante Maria Carta) dopo un solo anno di lezione (1972-73) disse che aveva appreso tutto quanto poteva insegnargli. La fame di musica era infinita e ne ascoltava tanta, riuscendo poi a eseguire gli stessi brani che ascoltava nei dischi o nelle musicassette. Il suo musicista preferito, neanche a dirlo, è Jimi Hendrix, del quale imparò ogni singolo brano, emulandolo alla perfezione. Ovviamente il suo pane quotidiano da

quel momento in poi sono i Deep Purple, Van Halen, Def Leppard, Santana, Malmsteen. Queste influenze musicali lo orientano al genere Heavy Metal, anche se non esclude altri generi di musica (pop, leggera) che gli danno l’opportunità di affrontare i primi palchi e il pubblico. È proprio con il suo primo gruppo, Gli amici della sera (1979-83) che partecipa a un concorso nazionale di gruppi emergenti e vince il suo primo premio: la realizzazione e promozione di un 45’ giri inedito.Dal 1984 e per un decennio il suo percorso artistico si orienta invece, sempre più prepotentemente, verso il genere Metal, suonando con diversi gruppi e musicisti romani. È del 1985 lo storico EP “Poker” inciso con gli “Alter Ego”, band romana tra le prime a fare metal in lingua italiana. Frequentando per così dire, un certo “underground”, viene notato dal “guru” del mondo metal romano di quegli anni, Richard Benson che, sempre alla ricerca di talenti, gli chiede di partecipare a una “compilation” da lui prodotta e pubblicata dalla RCA, dal titolo “Metal Attack 2” (1987), nella quale Max propone un brano composto e suonato da lui. Nel 1994 finalmente il grande salto, che lo porta ad essere chiamato dal Banco del Mutuo Soccorso, con il quale registra il “13” e partecipa a Sanremo alla 19a Edizione della “Rassegna della canzone d’autore”. Conclusa l’esperienza con il Banco, Max si concentra nella carriera da solista, sfornando il suo primo CD interamente suonato e cantato da lui dal titolo “Strade Roventi” (1997). Da quel momento in poi si dedica quindi alla composizione e all’autoproduzione di CD e Demo (“Iperfusion” 2002, “Kadabra” 2004, “Classic Sweet Opus” 2005, Our Shadows 2009 e contemporaneamente si dedica a collaborazioni con altri artisti componendo, arrangiando e registrando brani, alcuni dei quali vincitori di premi a manifestazioni e concorsi musicali (Bi.Live, Premio Poggio Bustone, Pyrgi Contest Festival). Anche come esecutore lo vediamo vincitore nell’edizione del 1999 dell’”Heavy Metal Guitar War” e secondo classificato nel 2000 alla “Notte mondiale dei chitarristi”. Attendiamo ora impazienti il suo prossimo CD, che è in preparazione, dove ci farà sicuramente ancora sognare con la sua “Musicamagica”.Per maggiori informazioni

e per seguire Max Smeraldi,visita il suo sito:http://maxsmeraldi.webnode.com

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OMAGGIO A GIORGIO GABER30

GRAZIE, SIGNOR G.

Ritengo che raccontare un’amicizia sia una prova ben più ardua che descrivere un amore, soprattutto quando si parla di un’ami-cizia tra due uomini. Il rischio maggiore è scendere in un comu-nissimo cameratismo per paura di lasciar trapelare l’intimità di un sentimento che potrebbe essere interpretato come melenso. Massimiliano Paris ha invece sorpreso la platea, intervenuta nell’aula consiliare di Ladispoli domenica 30 giugno, in occa-sione della presentazione del suo ultimo libro: Grazie Signor G.Iniziando con una proiezione di alcuni filmati di Gaber, l’autore ha voluto comunicare l’uomo e l’umanità, l’amore e la soli-darietà, la condivisione e l’arricchimento reciproco quando si abbandona l’individualità per confrontarsi anche con la diver-sità. Finalmente un’analisi di Gaber lontana da qualsiasi con-notazione politica su cui ben troppo è stato scritto. Attraverso la narrazione del suo rapporto personale con il Signor G, Mas-similiano ha voluto donare al pubblico perle, piccoli e grandi dubbi, spunti di riflessione, nuove partenze. ha comunicato la forza di un uomo che è tale solo amando la propria fragilità, perché è nel buio della crisi che scocca la scintilla del cam-biamento. Emozionante è il tema dell’amore, degno di questo nome solo quando non conosce termini di possesso, quando si dà per ciò che è e si riceve senza proiettare sull’altro le nostre personali aspettative. L’amore che ti lascia essere “persona” con la propria individualità anche appartenendo. La commo-zione di Massimiliano nel ridare un’intima affinità elettiva con Gaber è prova di condivisione e di analisi personale sul concet-to di amicizia. Il suo soffermarsi sulla gestualità, sugli occhi, sul naso, esprime un contatto che va ben oltre le parole e la

“Grazie, Signor G.” è l’ultimo nato dalla penna di Massimiliano Paris, me-dico, dietologo e psicoterapeuta nato e residente a Ladispoli. Si potrebbe pen-sare che libri su Giorgio Gaber ne sono stati scritti molti e che questo di Paris non è altro che un ennesimo “racconto” degli spettacoli e delle canzoni dell’artista, scritto, non a caso, nel de-cennale della sua scompar-sa. Spiacenti, ma niente di tutto questo. “Grazie, Signor G.” na-sce dopo una lunga e soffer-ta gestazione, iniziata negli anni ’90, con la consegna dei primi tre capitoli a Ga-ber e maturata in questi anni, carichi di tutto e di niente, d’ideali spenti dal vento delle ideologie, crescendo in Paris una forte emozione che lui stesso delinea come sentimento di giustizia, senza sottovalutare la sofferen-za personale di una perdita irrimediabile. Lo scrittore attua una profonda e sof-ferta analisi del PIANETA GABER (da intendere come PIANETA UOMO) e va

alla ricerca dei suoi satelliti che lo iden-tificano, quello della politica, del socia-le, dell’amore, dell’umanesimo e della dimensione personale, con una spiccata sensibilità e un’accurata ricerca del loro significante più profondo.

Nell’universo Gaber, Paris ci invita a metterci in viaggio insieme al Comandante Si-gnor G., il quale è salpato da un mondo orizzontale, dove tutto è preordinato, dove la vita si consuma nell’adesio-ne incondizionata ai valori di un’esistenza massificata; un mondo privo di critica e di ricerca, dove la vita scor-re come un film in bianco e nero visto troppe volte, sem-pre uguale a se stesso; i rap-

porti con gli altri sono privi di emozio-ni, la propria umanità sotterrata e l’aria odora di paura di tutto ciò che è nuovo e diverso: un mondo di AUTOMI. Ma una spinta utopica interiore, porta Gaber a cambiare rotta, spronandolo ad abban-donare le comode poltrone, alla ricerca del significato personale della propria

esistenza. L’arte del dubbio e la ricerca della realtà oggettiva, sono diventate le coordinate personali per scoprire il mon-do verticale; il cammino è faticoso per raggiungere la meta, ma bisogna impa-rare ad accettare il dolore, la lacerazione, la sofferenza. Imparare a rimanere fedeli a se stessi ha un prezzo, chiamato incom-prensione ed emarginazione; imparare a guardare nella nostra anima, è necessario per compiere una pulizia del sentire. La paura non si vince, ma si attraversa, c’è la ricerca costante di nuovi strumenti per scendere e risalire da dentro noi stessi. Un libro quindi, che evidenzia un per-corso di vita strettamente personale, ma al tempo stesso, comune all’essere uma-no, un viaggio in parallelo con l’alter ego G. nei “sotterranei dell’anima”. A questo punto mi è doveroso conclu-dere con le parole di Paris:“…….. e sono profondamente convinto Giorgio, che quando io, quando l’essere umano sarà capace di amare, ……. ame-rà come te! Grazie, Signor G.”

Elisabetta Ghezzi

frequentazione. Quante cose potremmo comprendere se osser-vassimo maggiormente un gesto o ascoltassimo un silenzio…Ma il pubblico ha percepito e compreso la sincerità e la sem-plicità delle sue parole, dimostrando che quando ci si dispone all’ascolto dell’altro con umiltà, si accettano anche le cose più difficili da riconoscere. Per concludere, penso che se il Signor G, avesse frequentato più assiduamente Massimiliano, avrebbe detto anche lui, come me: GRAZIE MASSIMILIANO!

Ester Tina

Massimiliano Paris e Max Smeraldi alla chitarra

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Avendo seguito l’intero percorso del Signor G. è sempre stato chiaro dentro di me che l’opera di Gaber non rappresenti solo le incredibili capacità artistiche di un cantante, funambulo, attore e poeta, ma che rappresenta invece il viaggio di un uomo che ci ha insegnato delle modalità per scendere dentro noi stessi e che quindi sia possibile concepire e sentire la nostra vita in una forma più completa, se potessimo vedere quello che di più intimo alberga in noi. E’ quindi fondamentale custodire e ri-scoprire l’opera di un maestro, di una guida che possa essere di esempio per le future generazioni. Questa idea d’altronde non è nuova perché alcuni intellettuali stanno già portando Gaber nelle scuole. La novità che vorrei proporre sta nel fatto di cre-are un centro studi Gaber ripercorrendo dall’inizio alla fine la modalità psicologica con cui il Signor G. ha partorito se stesso come umanista e illustrare il percorso tecnico oltre che emo-tivo. Ho parlato di questo con Paolo Dal Bon Presidente del-la Fondazione Gaber e con il Sindaco di Ladispoli Crescenzo Paliotta, i quali si sono contattati, nonché con l’Assessore alla cultura Francesca Di Girolamo. Il comune è pronto a mette-re a disposizione delle stanze per la Fondazione. Quello che io vorrei fare è promuovere Gaber nelle scuole e fare quattro incontri l’anno ripercorrendo tutti gli spettacoli e le opere tea-

PROPOSTA DELLA FORMAZIONE DI UN CENTRO STUDI PERMANENTE DEL “PENSIERO DI GABER”.

trali della coppia Gaber-Luporini. Nel nostro comprensorio ci sono attori, poeti, scrittori, registi, cantanti, musicisti e gente di cultura. Attraverso la calamita Gaber possiamo creare un pre-mio letterario nazionale. Gaber ha spaziato su tutti i temi che interessano l’essere umano; dall’amore, al sociale, alla politica alla dimensione personale. Possiamo creare dei responsabili di settore che gestiscano il proprio modo di concepire la cultura e raccordarci poi come iniziative e come confronto. Credo che non debba specificare che questa mia iniziativa non ha fini di lucro, per lo meno per coloro che mi conoscono, ma è impor-tante essere chiari. Invito tutti gli interessati a comunicare tra-mite mail per eventuali forme partecipative. Essendo vicini alle vacanze vi risponderò entro il 15 settembre e concorderemo la prima riunione. Un abbraccio a tutti e il Signor G. ci ricorda che non l’abbiamo rubata la gioia di vivere ma ci spetta di diritto e che la vita è semplice anzi dovrebbe.

Massimiliano [email protected]

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A cura di Patrizia Maio, docente e Storica dell’Arte.Quest’anno il Museo Archeologico Regionale di Aosta, apre la stagione primaverile con la mostra pittorica “Il Realismo e l’attualità dell’immagine”, dedicata al gran-de artista siciliano Renato Guttuso scomparso nel 1987.La sezione mostre del Museo ha presentato cinquanta quadri dell’artista, esposizione curata da Flaminio Gual-doni e Franco Calarota. Passeggiando adagio attraverso le sale, illuminate da una penombra che non aggredisce i dipinti, si ha la sensazione di trascorrere la vita del pit-tore. Si percepisce, quanto effettivamente Guttuso scel-ga una doppia identità per la sua pittura. Da un lato le attribuisce un valore di racconto simbolico che mi riporta indietro nel tempo a quando nell’Antica Roma gli scultori dei rilievi storici o delle colonne Aureliana e Traia-na, utilizzavano le sculture come linguaggio storico e celebrativo.Guttuso ci presenta i suoi quadri come un manifesto, ma con la dif-ferenza che raffigurare in maniera realistica dei soggetti, significava non fare della retorica celebra-tiva, come nell’antichità, bensì interpretare seriamente il proprio tempo, per giungere alla creazio-ne addirittura di un nuovo periodo epico. Dall’altro la sua pittura è testimonianza del rapporto attivo dell’artista con la storia.Renato Guttuso ha occupato un posto di rilievo nell’arte del II dopoguerra; quando “l’impasse” per i pittori del ‘900 era mitizzare la propria disciplina. Il pittore riesce attraverso l’utilizzo di diversi registri; natura morta, ritratto, pittura popolare, l’amore per il Ri-nascimento, la famosa arte murale messicana, a fondere i soggetti passando da un’oggettività a un’allegoria, fino a trasmettere un’enorme forza comunicativa.Intorno agli anni ’60 scriveva: ”Se io potessi, per un’at-tenzione del Padreterno, scegliere un momento nella sto-ria e un mestiere, sceglierei questo tempo e il mestiere di pittore…”Quando Guttuso dipingeva, aveva sempre una certezza e un dubbio, che non gli provenivano dal mondo, ma dalla consapevolezza che dipingere non era una convenzione, ma una necessità. Un quadro che a mio avviso incarna pienamente questo concetto è sicuramente” L’Eroina garibaldina” del 1954, (olio su tela, cm 110x120, Gal-leria d’arte Maggiore, Bologna). La donna stesa a ter-ra, esanime e gigantesca, occupa quasi l’intera superficie della tela, comunica al mondo il dramma politico della guerra, il bisogno di testimoniare la lotta partigiana. La straordinaria resa di questi colpi di pennellate vivaci ros-se, anche tra i capelli, che inneggiano il sangue versato per la patria, rende l’opera rappresentativa per il periodo

storico che l’Italia stava vivendo. Guttuso non si limita a raffigurare un’arte che parli solo di se stesso, ma che riconduca l’uomo “al centro dell’attenzione” (Flaminio Gualdoni). Ogni soggetto rappresentato è come se gri-dasse dal suo interno un’energia, ricercatrice di un ruolo primario nell’arte. Il dipingere deve diventare un dialogo che inviti lo spettatore a “pensare insieme alla pittura” (Franco Calarota). Tuttavia per Guttuso la vera libertà per l’essere umano stava proprio nell’esprimere la verità anche attraverso, perché no, la raffigurazione di tante na-ture morte che servono all’artista per segnare in maniera permanente momenti cruciali della sua esistenza. Interes-

sante dal punto di vista interpre-tativo è la sezione dedicata allo Zodiaco. Nella sala sono esposte dodici litografie a 6-18 colori, cm 50x70, del connubio sinuoso tra la mitologia, la classicità gre-ca, legata alla riproduzione di un bronzo di Riace e l’essere umano la cui parte bestiale si sostituisce a quella fatale. Questo ciclo fu ispirato dal trionfo della morte celebrato nell’opera Guernica di Picasso, realizzata nel 1937. Fu Brandi che regalò a Guttuso nel 1938 una cartolina dell’ope-ra e lui la conservò fino al 1943 in tasca, divenendo una chiave di lettura su quest’aspetto dell’ani-mo umano che arriva a condizio-nare il nostro destino. L’opera più nota è certamente “Il Comizio di quartiere”, realizzato nel 1975,

acrilico e collage su carta intelata, cm 210x200, del GAM di Bologna. E’ una testimonianza del suo tempo, utilizza-ta dall’artista per comunicarci, il dubbio, la certezza, la speranza e la fiducia del suo vissuto, come fosse una re-altà tutta da scoprire. Opera emblematica è “L’Omaggio agli Impressionisti” del 1966, con il sole e l’orecchio di Van Gogh, Seurat, Cézanne e Picasso. Dopo gli anni sessanta, Guttuso cominciò a definire il Realismo, come un tentativo da parte dell’arte di non precipitare in un ba-ratro, ma di fronteggiare il pericolo attraverso la pittura. Sicuramente Renato Guttuso rappresenta il caso limite di un artista che è riuscito a far coesistere la politica con una sorta di sintesi stilistica; questa oggi è la giusta chiave di lettura che offrono i critici d’arte del grande pittore. Sarebbe bello e così farò, concludere questo viaggio at-traverso le opere di Guttuso, con una citazione, che in-vita chi come me ama l’arte dal profondo dell’animo, a riflettere sul significato vero di ciò che essa ci trasmette: “Il pittore è un filosofo, la sua filosofia è la pittura e non il discorso filosofico. Dipingere non è difficile, è difficile pensare”. R. Guttuso, 1965.

A cura di Patrizia Maio, Storica dell’arte

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Dopo il meritato successo delle edizioni precedenti, anche quest’anno l’artista Claudio Marini ci ha accolto nella sua residenza di Velletri (Rm) per la VII edizione dell’evento ARTE NELL’ORTO. La residenza dell’artista è ormai di-ventata un vero e proprio “museo a cielo aperto”, dimo-strazione tangibile di un fenomeno di riappropriazione de-gli spazi pubblici e privati che avviene attraverso l’arte ed espressione del desiderio avvertito dagli artisti e dal pubbli-co, di liberare l’arte dagli spazi a essa deputati, per inserirla e viverla in un contesto sociale, collettivo, condivisibile. Ciò che nasce dall’uomo per l’uomo, sulla stessa terra, si afferma.Il 12 Luglio sono state inaugurate due nuove installazioni: “Sagoma” di Stefano Trappolini, una tavola di legno alta circa 3 metri, incisa dalla silhouette della Sagoma viag-giante dell’artista, elemento riconoscibile in tutta l’ultima produzione del maestro e “Cacciato dalla porta rientra dalla finestra” di Enzo Lisi, intervento in site specific. Lisi instal-la una Sagome-segnaletica di legno rappresentata nell’atto di una fuga, sulle parteti della cantina preesistente di Marini ridipinta di verde, rendendola parte integrante del suo lavo-ro. La cantina stessa quindi, diventa contenitore e contenuto di simbolo segnaletico.Interessante è l’affinità del soggetto Sagoma, che con di-versa caratterizzazione, è adottata da entrambi gli artisti, in ambedue le opere e sempre rappresentata nel lampo in cui si libera da un cliché e cammina, corre, viaggia. La comuni-cazione che si realizza per analogia del tema, diventa un di-scorso capace di coinvolgere lo stesso spettatore in un invi-to all’azione come risposta a un presente che troppo spesso ci vede immobili, passivi. L’opera di Trappolini e quella di Lisi, sono dunque un appello ad assumere un comportamen-to responsabile, militante, sollecitazione che si rivela nell’i-stante in cui le opere sono percepite dall’osservatore come “specchio”: quelle Sagome, siamo noi. Vogliamo ricordare tutti i lavori che sono stati realizzati nelle sei edizioni pre-cedenti di Arte nell’Orto, ringraziando ancora ogni maestro

ARTE NELL’ORTO 2013VII EDIZIONEA cura di Claudio Marini

“SAGOMA”di Stefano Trappolini

La nave nuda e arenata, di Vincenzo Pennacchi

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che negli anni permette che da terra fertile, nasca altra bel-lezza, tra la bellezza: “L’albero del sole” di Fausto Roma; “Non c’è difesa” di Claudio Marini; Giancarlo Soprano autore di “ La valigia degli angoli retti”; Sergio Gotti au-tore di “Oltre la porta”; “Alberi e alberi” (sette guardiani di un piccolo giardino) di Francesco Pernice; “ Nuvola” di Giorgio Galli; “Totem e totem” di Roberto Pruneddu; il “Centro della sfera” di Carmine Mario Muliere e “L’orga-no ad acqua” di Manfred Vogt; infine l’opera di Vincenzo Pennacchi che di anno in anno viene modificata riuscendo sempre a sorprendere i visitatori.

Romina Guidelli

ARTE NELL’ORTOVelletri - via colle San Francesco, 87Tel. 06 9627651 - 347 [email protected] www.claudiomarini.itOpera di Enzo Lisi

Sopra, “Non c’è difesa”di Claudio MariniSotto, “L’organo ad acqua”di Manfred Vogt

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STuDIO SDal 18 Settembre 2013 fino al 10 Ottobre.

Pittura CorsaraPersonale di Flavia Mantovan

DivagazioniOpere inedite su Cartadi Piero Mascetti

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ARTE A ROMAMACRO• Scrivere la pittura disegnare il linguaggio. Gastone Novelli. Opere su carta Fino al 1 settembre 2013

• Ji Dachun. I desideri dimenticati e le nuvole che li accompagnanoFino al 1 settembre 2013

• SAM DURANT La stessa storia a cura di Bartolomeo Pietromarchi Fino al 1 settembre 2013

• Ritratto di una città #2. Arte a Roma 1960 - 2001 Fino al 1 settembre 2013

MACRO• Marina Ballo Charmet, SGUARDO TERRESTRE5 ottobre 2013 - 17 novembre 2013

• FOTOGRAFIA - Festival Internazionale di Roma5 ottobre 2013 - 8 dicembre 2013

• Imran Qureshi - Deutsche Bank’s Artist of the Year 201325 settembre 2013 - 17 novembre 2013

SCUDERIE DEL QUIRINALE

• Augusto1 ottobre 2013 - 31 gennaio 2014

MERCATIDI TRAIANO

• T.R.I.P. Travel Routes In Photography

Fino all’8 settembre 2013

MuSEO CARlO BIlOTTI

ARANCIERADI VIllA BORGHESE

• Justin PeyserFino all’8 settembre 2013

• Franco Mulas Opere dal 1980 al 2013

Fino all’8 settembre 2013

• Museo delle Mura

Vittorio Messina. Percorsi d’Occidente

Fino all’8 settembre 2013

GALLERIA NAZIONALED’ARTE MODERNAE CONTEMPORANEA• Marcel Duchamp. Tracce di un percorso italiano,8 ottobre 2013 - 19 gennaio 2014

• Giosetta Fioroni. L’argento.26 ottobre 2013 - 19 gennaio 2014

PALAZZO DELLE ESPOSIZIONIAnni Settanta. Roma in mostra .11 ottobre 2013 - 2 febbraio 2014

MUSEO NAZIONALE DEL PALAZZO DI VENEZIA DI ROMAVENANZO CROCETTI E IL SENTIMENTO DELL’ANTICO

L’eleganza nel Novecento2 settembre 20 ottobre 2013

CHIOSTRO DEl BRAMANTE Cleopatra - Roma e l’incantesimo dell’Egitto12 ottobre 2013 - 2 febbraio 2014

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MOSTRE TERMINATE

In concomitanza con la ricorrenzadel Natale di Roma del 21 aprile,è stata presentata una Rassegna che unisce i lavori di tre artisti che,da diverse angolature, ritraggono Roma,i personaggi che la affollanoe gli stati d’animo che questa città suscita.

Vincitori del concorso d’arte,Personal Exibitcurato da Simona De Pinho21 Giugno 2013

Michela CrisostomiAzita ManiìYan Feng Wei

23 Aprile - 7 MaggioA cura di Gloria Porcellae Lamberto Petrecca

BARBARA BOuCHET

SIGFRIDO OlIVA

ENRICO DI NICOlANTONIO

CA’D’ORO

PRIMI PIANI DI ROMA

HOFFICINAd’ARTE

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Esposizione d’arte “Destini Comuni”ALESSANDRO COSTA

Costa nasce come restauratore, lo spazio in cui sarà aperta al pubblico la sua prima mo-stra, è la bottega che condivide con l’ami-co e collega Federico Costantini, in Via di Monserrato a due passi da Campo dei Fiori, Roma. “Ombelico” di un Centro Storico che accoglie con passione Antico, per poi “rilanciare” con illustre Moderno nato dalla ricerca dell’equilibrio come fondamento di bellezza; dove Contemporaneo esplode in ogni intervento nuovo come ex novo, ribal-tando qualsiasi stabilità conquistata e ogni scorcio, ogni folgorazione, deflagrazione stessa è capace di suscitare un disinibito e attuale sentimento del Sublime. Alessan-dro lavora su quelle strade che conducono ad antiche costruzioni sbocciate in nuovi palazzi, dove l’intervento contemporaneo preserva, distrugge o nobilita; tra antiche fabbriche e nuovi esercizi, dove è possibile riscoprire passati mestieri legati a materiali mai superati, perché innegabilmente pre-senti. Cammina su Roma, sopra Dadi di pietre nere che creano percorsi tra i discor-si: incrociano storie, incontrano uomini e lasciano che quotidianamente essi s’incon-

A cura di Romina Guidelli

trino; rappresentano altezza e resistenza di cui Costa subisce il fascino fino all’assillo. Così, per racconto o per liberazione, inizia a dipingere reale dal vivo e la consistenza del soggetto Sampietrino, si traduce in ma-teria e gesto, riconoscibili anche quando l’artista forza i colori che lo caratterizzano per lasciare che insieme alla pittura esca il significato della mutevolezza del Tem-po e delle esperienze dell’Uomo. Nei suoi quadri r-accoglie la meraviglia passata e la decadenza attuale capaci di creare altre strade tra le strade, di cui i sassi neri diven-tano guardiani protettori. La sua ricerca parte da una tecnica accademica in grado di rendere riconoscibili maestranze e testi-

monianze, per poi trasformarle attraverso materiali e punti di vista attuali. Atteggia-

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DAL 21 SETTEMBRE AL 12 OTTOBRE 2013VERNISSAGE 21 SETTEMBRE 2013 ORE 18.30Apertura al Pubblico: LUN/SAB Dalle 9.30 alle 19.30ROMA - Via di Monserrato, 6ASabato 21 Settembre alle ore 18.30

mento metodico, figlio di un Post Moderno promotore della cultura del frammento e della Pop Art Italiana: poco commerciale, molto ideologica. Costa è perfettamente consapevole che sfruttare l’immagine di un oggetto comune, ben oltre la seduzione su-bita e l’ovvietà (polemica o estetica) dello stesso, significa creare un punto d’unione senza filtri con il pubblico, ecco perché la conversazione si apre e ciò che conta è il contenuto condivisibile. Il racconto dell’ar-tista, è strada percorsa e percorribile, è trac-cia di chi è passato prima e di chi passa, di chi tutti i giorni ha sotto gli occhi l’opera del Tempo, il vero protagonista. Attraverso le Epoche il punto di vista si modifica e cam-bia la percezione dei “frammenti”. Così, diventa evidente che l’intero paesaggio è frutto di una performance in continuo di-venire firmata dal Tempo. Costa lo sa e per questo motivo chiede attenzione: per vede-re oltre. Dalle scritture criptate delle vie di Roma, insieme a lettere di alfabeti privati, la sua pittura fa da eco alla voce della Città. Su Sampietrini fatti di terra, acqua, vento e passi, Tempo trascorre e “scrive”. Sullo

stesso tappeto riposano i simboli della so-cietà del consumo, che l’artista rielabora per stravolgerli con audaci prospettive, con il colore e il gesto pittorico. Satura il sog-getto scelto perché avvenga un transfert consapevole, che permetta un doppio punto di vista: dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto, totale, libero, possibile perché umano. Allora l’artificio è custode d’inne-gabili realtà: vero è che la terra si sfalda e

che i Sampietrini scoprono nera bellezza, esattamente come possono considerarsi semplice supporto, oppure, labirinti magi-ci. Il suo lavoro è comunque un augurio di buon viaggio per ogni visitatore e ogni pas-sante; per tutti gli uomini, in tutte le strade in cui s’incontreranno e in cui ancora una volta Tempo lascerà che si sfiorino Desti-ni Comuni. Unica grande esclusa, Signora Noncuranza”.

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lE MANI DI AlBERTO MORAVIADisegno di Renato Guttuso

L’affermazione è unica, nel dire che le MANI sono come la vita, il loro linguaggio è universale. La volon-tà, la forza, la potenza delle mani, non c’è organo che possa imitarle. Lo stesso cuore s’inchina a baciar-le. Barysnikov, il più grande balle-rino di tutti i tempi, affermava fino all’ultimo momento prima di mori-re: “Muoio con tristezza perché non

sono riuscito a imitare le mani, le loro coreografie sono inimitabili ma, nello stesso tempo sono felicissimo perché nessuno ci riuscirà”. Le mani ti fanno godere, ti salvano la vita di continuo, ti vendicano dei nemici. Ma il momento più bello è quando arriva la notte, da sole incomincia-no a danzare. E’ vero movimento, come fossero corpo a parte. Poi c’è

un altro momento: quando si nasce. Le mani del neonato già parlano, corrono e senza conoscerti ti amano. Credo sia il solo organo che nasce già vecchio, e quando uno muore le mani non stanno ferme. Il loro movimento, lento e silenzioso, va a stringersi per aggrapparsi in un unico abbraccio eterno.

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A CURA DI PEPPE MILITELLO - il menestrello degli artisti

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Il CARuSO DEl 1950PUPI AVATI, REGISTA, SCRITTORE,MA SOPRATTUTTO UN GRAN SIGNORE!

Un giorno mi venne l’idea di consegnare nella buca delle lettere di Pupi Avati, un mio scritto…Una storia siciliana dal titolo: UN CARUSO DEL 1950.Dopo due mesi nessuna risposta, ormai non ci speravo più, “…in fondo, pensavo, volevo solo un suo giudizio”. Mi chiesi, “ma ti pare che un regista serio come Pupi Ava-ti risponde a te, caro Peppe?”.Alcuni giorni dopo mi suona il postino per consegnarmi un plico. Era proprio la risposta di Pupi Avati, che, scu-sandosi per il ritardo, dopo aver letto il tutto, si compli-mentava dicendomi che ”il Caruso del1950” lo trovava interessante dandomi dei consigli preziosi. Un pomerig-

STORIE E FOTO INEDITE DI VITA VISSUTA

gio, passeggiando per Via del Babbuino incontrai Pupi Avati e lo ringraziai! Proprio quella sera mi invitò alla Libreria Feltrinelli della Galleria Alberto Sordi. Presen-tava un suo libro, accettai con tanto entusiasmo. La sala della Feltrinelli era stracolma, era circondato dai suoi fans. Ebbe un gran successo, alla fine lo salutai e andai via. Mentre tornavo verso casa riflettevo, quest’uomo è meraviglioso, “dando un mio pensiero personale”, Pupi Avati è un uomo che guarda dalla parte dei deboli e dei meno fortunati dando affetto e rispetto, un vero Signore!. In fondo noi tutti abbiamo una storia da raccontare, basta però che qualcuno ti ascolti, se poi questo qualcuno si chiama Pupi Avati…Grazie Maestro.Lunga vita a Pupi Avati!

Con affetto, Peppe Militello

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...a volte c’è bisogno di lasciare che le cose vadano come devono andare per scoprire la forza del Creato, non solo la sua Bellezza. Servono buoni osservatori per buone mani, quelle dell’arte. Oltre il piacere estetico, c’è l’emozione e il pensiero, ecco perchè l’artista è capace di giocare con il Sublime. Possiamo scegliere di non guardare. Quasi impossibile resistere all’urto di quello che osservando la pittura di Cerqua, ci esplode davanti agli occhi. Nessuno può dire di non aver visto, sentito.

Romina Guidelli

ANDREA CERQUAAPPUNTI DI VIAGGIO

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Andrea Cerqua da “Appunti di viaggio”

…IL VENTO CHE SOFFIA MENTRE GUARDO CERCANDO RISPOSTE……LA BIANCA SPUMA CHE SORSEGGIA LA SPIAGGIACOPRENDO SENZA REMORE ORME E CONCHIGLIE…

IN LONTANANZA FIGURE CHE SEMBRANO MONTAGNE SCOMPARIRE…… QUESTO IO SONO…

Patrizia Maio

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Il gruppo Junior Play del Laborato-rio Teatrale Permanente è andato in scena con una commedia da far quasi “morire dal ridere”. Tratta dal romanzo di A. Campanile, per l’adattamento e la regia di M. Concetta Galluso, gli interpreti, tutti di età compresa tra i sei e gli undici anni, hanno dato pro-va di saper tenere la scena sorprendente-mente con un’energia e una maturità artisti-ca che ha lasciato il pubblico estasia-to. Completamente a loro agio questi piccoli artisti hanno saputo rendere la brillantezza della commedia e il rit-mo vorticoso della scrittura di Cam-panile. Alla morte del “povero Piero” i familiari cercano di rispettarne le ultime volontà: comunicare la notizia a esequie avvenute. Ma non è faci-le nascondere l’accaduto e il salotto di casa diventa sempre più affollato di parenti e amici che arrivano per unirsi al dolore della vedova. E così mentre il defunto viene sballottato, trafugato, nascosto negli armadi, ini-ziano i rituali, i gesti convenzionali e le piccole ipocrisie legati ad ogni morte: le frasi di cordoglio, le trat-tative con l’impresario delle pompe funebri, gli addobbi floreali, i necro-logi, i messaggi degli amici. Aldilà

della trama, che rientra in quel tea-tro dell’assurdo, contano gli episodi collaterali, una dilagante sequela di

vicende surreali che, in un crescendo di equi-voci e sorprese, vede alternarsi il riso e il pianto dei protagonisti fino al colpo di scena finale. Un carosello di personaggi ridicoli e spassosi, patetici e nevrotici, diciannove piccoli attori che han-no saputo divertirsi e divertire in maniera

travolgente, sapientemente diretti dalla loro insegnante Concetta che ha voluto mantenere la serissima ri-flessione sulla vita e sulla morte, con lo spensierato sorriso che l’autore voleva e che appartiene ai bambini. La scenografia, re-alizzata da Rosa Saltarini in collabo-razione con la regi-sta, e con la gentile partecipazione delle responsabili del Te-atro Claudio a Tol-fa, le signore Fio-rella e Simona, ha voluto mantenere un’atmosfera sobria ma dettagliata, ri-producendo il salot-to di casa D’Aven-

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“uN CASO DI MORTE APPARENTE” LA STAZIONE DEI PICCOLI ARTISTIIN SCENA Al TEATRO ClAuDIO DI TOlFA

Renato Palazzotto - Ilaria Lipperi - Sofia Barrale - Ginevra Mortellaro - Gabriele Cerqua - Margherita TostiMatteo Bellucci - Nello Berardo - Ismaele Spinelli - Sara Tesini - Giorgio Guarnieri - Simone Cama - Deniz GulenFrancesca Brunone - Francesco Sarcinella - Alessandra Trani - Veronica Tomei - Marina Capobianco - Giulia Rossi

za, palcoscenico di rocamboleschi malintesi e personaggi, grotteschi, seri, faceti, reali, ogni volta diver-si. Il proscenio e la platea sono stati quel luogo altro, il fuori campo dove agiva l’animo del Povero Piero, e di tutti noi. Quei pensieri a voce alta di un uomo qualunque, che senza mora-lismi invitano semplicemente a con-dividere e confrontarsi su concetti astratti e universali come la vita e la morte e le conseguenti reazioni uma-ne. Grazie a tutti gli interpreti e a tutti gli allievi de “La Stazione dei Piccoli Artisti” per esserci stati e per esser-ci, per le irripetibili emozioni che si rinnovano nella loro unicità, grazie a tutte quelle persone che anche incon-sapevolmente vi hanno preso parte.

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C’era una volta, in una giornata torbida, un cucciolo di cane il cui nome era FILY che girovagava per le strade di Gheopard City. A un certo punto, mentre il cuccioletto Fily camminava, non sentendo più il terreno sottostante si rese conto che stava volando. E così si chiese se avesse altri poteri e si sforzò a metterli in atto ma proprio in quel momento vide un bimbo piangere su un marciapiede davanti a una gelateria. A quella vista andò subito da quel bimbo e gli chiese il motivo di quel lago di lacrime tanto grande da tuffarcisi da un tranpolino alto 20 metri!!!Il bimbo rispose che lui era troppo piccolo per arrivare al bancone dove stanno tutti i gelati e così il gelataio che prepara tutti i gelati non lo vedeva. Il cuccioletto riflettè e poi disse al bimbo la sua idea: - ora andiamo dentro e io ti prederò in braccio e volerò in alto tanto da farti vedere dal gelataio e avrai il tuo gelato ma attento a non fartelo sciogliere dal sole, sai con questo caldo...- E così fecero e il bimbo ebbe il suo gelato. Il cuccioletto diventò MEGA BAU con il suo aiutante BIMBO GELATO e da quel momento nessuno pianse più per le strade di Gheopard City

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STORIE E FAVOlE SCRITTE DAI PIù PICCINI PER I PIù PICCINI46

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Sei un bimbo? Scrivi una fiaba, firmala e inviala a: [email protected] avere la soddisfazione di vederla pubblicata.

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