Torino Napoli - Solo Andata_ - Gigliola Izzo

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TORINO NAPOLI – SOLO ANDATA gigliola izzo 1

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Il primo romanzo di Gigliola Izzo ora disponibile gratuitamente

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TORINO NAPOLI – SOLO ANDATA

gigliola izzo

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A mia sorellae allefanciulle in fiore

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Napoli, Settembre 1973

Stazione centrale – Binario 14

“Sono arrivati!!!!” dice Maria.“Cazzo, era ora” ….Aspettiamo da più di due ore. Tutte le volte con i treni è la stessa

storia. Sono sempre in ritardo.Fa’ caldo e abbiamo sete. Le fontanelle sono tutte guaste. L’aria

ha qualcosa di sporco. Le panchine sembrano ricoperte degli umori di tutti quelli che le hanno occupate prima di noi. Sono seduta proprio in un angolino, ma, lo stesso penso che dovrò lavare i jeans.

Spegniamo l’ennesima sigaretta e ci avviamo lungo il binario. Li vediamo. Già in lontananza sono riconoscibili. Capelli lunghi, zaini, sacchi a pelo, aria alternativa.

Finalmente sono arrivati a Napoli.…Sembra un secolo da quando abbiamo lasciato Torino e invece

sono solo tre mesi. Maria ha trascorso questi mesi in America a fare la babysitter a sei ragazzini. Io invece sono rimasta a Napoli e ne ho approfittato per fare la turista fra un pianto e l’altro.

Ormai conosco la città molto bene. Probabilmente meglio di molti napoletani. Ogni giorno vado ad esplorare luoghi diversi. La tecnica però è sempre la stessa.

Salgo su un pullman, arrivo al capolinea e torno indietro a piedi.140 = Capo Posillipo – Piazza del Gesù = mezza giornata.114 = Piazza Vittoria – Capodimonte = mezza giornata.….In qualche modo siamo sopravvissute a questa prima estate

lontano da Torino ed ora eccoci qua ad accogliere Gianni e Tony nella loro prima trasferta napoletana.

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Gianni e Maria si baciano. Sono un po’ imbarazzati. Non si vedono da tanto tempo. Tony ed io siamo impacciati. Alla fine Tony mi abbraccia e mi stringe forte. Sento i suoi capelli che mi solleticano il collo. Mi assale una specie di ansia. Fra noi non c’è nulla di chiaro. Lui è il migliore amico di Gianni e fa’ un po’ lo scemo con me già da un po’. Ma è più grande. Quasi un uomo. È venuto giù per accompagnare Gianni, certamente non per me.

Però un po’ ci piacciamo e siamo contenti di rivederci.Certo che bello è bello. I capelli ricci lunghi, gli occhi sempre

sorridenti. È poco più alto di me ma è molto atletico e sportivo. Rimaniamo un po’ ad abbracciarci, salutarci e parlarci addosso e

poi prendiamo la metropolitana per andare a casa. Gianni e Tony sono sorpresi dal caldo afoso. A Torino già è

arrivato il freddo invece qui è ancora piena estate. Loro con addosso le camicie a quadri di flanella si sentono ridicoli.

Arrivati a casa e salutati tutti gli altri si cambiano e poi scendiamo di corsa a vedere il mare.

Don Carlo ci guarda con sufficienza. È il portiere del nostro palazzo. È un po’ infastidito da questo gruppo di semi hippies. Ci giudica un po’ fuori luogo.

Lui è sempre vestito in maniera impeccabile. Meglio di molti inquilini. Ha un solo vezzo. Si tinge i capelli e ogni tanto sbaglia tinta. In questo momento per esempio è giallo paglierino. Ma per il resto è una persona squisita. Ci aiuta con le buste della spesa, ci apre l’ascensore. Insomma sembra uscito dal manuale del perfetto maggiordomo.

…La nostra casa è a due passi dalla Villa Comunale e dall’Acquario.

Un posto veramente fantastico. Gianni e Tony trovano tutto bellissimo. Il mare, il sole, la villa comunale, la grattata di limone del carretto, il traffico, la gente.

Anche io mi sono innamorata di Napoli appena l’ho vista. Mi piace il mare e il caldo. Ma soprattutto mi piace il fatto che la città sia

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così movimentata. Mare, colline, vicoli, sporcizia, panni stesi, gente simpatica.

Lasciare Torino però è stato molto duro. Gli amici, la scuola, la casa. È stato doloroso. Mi sono sentita molto sola. Intere giornate senza scambiare una parola con un amico. Certo ci sono mamma e papà e Bibì (lo so che a mio fratello non piace essere chiamato così ma non riesco a smettere) ma non è sufficiente. Sono veramente contenta di ritrovarmi con dei vecchi amici a parlare e a scherzare.

Passeggiando sul lungomare ci scambiamo notizie degli amici comuni e ci raccontiamo storie di vacanze. A Mergellina mangiamo un gelato allo chalet da Ciro.

Ogni minuto passa qualcuno che ci vuole vendere qualcosa. Sigarette di contrabbando escono magicamente da borse di plastica, “rose per le signorine” ci offrono degli zingari sorridenti (“non le prendete, sono i fiori dei morti” ci hanno raccomandato), nocelle tostate, taralli col pepe….

Seduti su un dondolo di fronte al mare parliamo dei giorni a venire. Ci sono tante cose da vedere. Capri, la costiera Amalfitana, visitare la città.

Tornati a casa continuiamo a chiacchierare e a scherzare fino a notte fonda. Gianni e Tony dormono nello studio di papà, io e Maria nella nostra camera.

....Mamma e papà si sono addormentati.“Vado di là da Gianni.”“E Tony?”“Non ci fa caso. Se no lo mando qui da te.”“Ma sei scema? Non ci pensare neanche per scherzo.”Gianni e Maria si infilano nella stanza per fare finalmente l’amore.

Tony non viene. Secondo me è finito sul balcone. Tanto fa caldo.Mi addormento con i loro bisbigli in sottofondo.La mattina dopo siamo tutti stanchi morti. Gianni e Tony hanno

un sonno pesantissimo e non riusciamo a svegliarli. Proviamo per mezz’ora a chiamarli a voce alta, li scuotiamo, ma loro niente. Alla

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fine dopo aver tentato di tutto decidiamo di aspettare che si sveglino da soli.

Quando finalmente si alzano è ormai ora di pranzo. “Ma siete venuti qui in vacanza o a ronfare tutto il giorno?”“Che cavolo. Vi abbiamo chiamato per mezz’ora!!!”Gianni e Tony si fanno una risata. Ridiamo anche noi.

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Il colera.

C’è il colera a Napoli. “’O vibrione”. Che cavolo, neanche siamo arrivati a Napoli e già scoppia

un’epidemia.All’inizio quasi nessuno ci ha fatto caso ma poi, un po’ alla volta,

la paura ha cominciato a impossessarsi delle persone. La gente non compra più la verdura. Bolle l’acqua. I bambini si tengono chiusi in casa. I vigili del fuoco bruciano e abbattono tutti gli chalet che vendono frutti di mare a Mergellina. Nonostante la nostra disattenzione anche noi ci siamo accorti che qualcosa non va. Mamma comincia a lavare la verdura con l’Amuchina, a bollire l’acqua e non mangiamo più verdura cruda.

Alla fine ci siamo dovuti vaccinare tutti. Mentre prepariamo la tavola ci ricordiamo che anche Gianni e

Tony si devono vaccinare. “Ragazzi, oggi pomeriggio dobbiamo andare a Piazza Municipio a

fare la siringa”. Davanti al Maschio Angioino è stata sistemata una grande tenda e

all’interno ci sono i dottori in una specie di ambulatorio pubblico. Fa caldissimo e sotto la tenda non si riesce a respirare. Tony è un fifone esagerato e non vuole farsi la siringa.

“Non ci voglio andare. Già ho dovuto fare la siringa in petto quando sono andato alla visita militare. Non voglio che me ne facciano un’altra.”

Insomma non si vuole vaccinare. Alla fine lo convinciamo ma quando entra nella tenda un po’ per colpa del caldo, un po’ per colpa della siringa sviene. Ci prendiamo un bello spavento.

Un esordio napoletano niente male.

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In giro per Napoli

Andiamo in giro tutto il giorno tutti i giorni. Non facciamo niente d’importante. Passeggiamo. Chiacchieriamo. Osserviamo le cose strane di Napoli. Andiamo in piazza del Gesù, a San Martino. Facciamo i turisti. Mangiamo la pizza.

Ci piace tutto. Il traffico, la gente. Certo alcune cose ci infastidiscono un po’. Non per niente siamo di Torino. Però ci si sente così liberi qui, la gente è molto più tollerante.

…Prendiamo un po’ di sole sugli scogli. Gianni è alto, biondo e con gli occhi chiari. Porta i capelli lunghi e

anche la barba. È molto bello. Cammina un po’ dinoccolato. La gente per la strada lo sfotte.

“Ma chi sì, Gesù?”Pensandoci è vero. Somiglia moltissimo all’iconografia classica di

Gesù.Lui e Maria sono una bellissima coppia. ………..Non so se Tony ed io siamo una bella coppia. Già non siamo una

coppia e io sicuramente non sono bella.“Tu non sei bella ma puoi essere un tipo. E poi ricorda che

l’altezza è mezza bellezza.” È stato il leit motiv di mia madre in tutti questi anni.

E pensare che io vorrei essere piccola e carina. Tipo Tina Aumont.

….Io e Tony parliamo moltissimo. Delle cose più strane.Lui è un po’ mistico. Gli interessa lo yoga, la meditazione. Io non

lo so. Anche io sono interessata a queste cose ma in maniera diversa. Mi interessa l’astrologia e sono anche brava a fare gli oroscopi.

Però quello che voglio fare veramente è la fotografa. E cantare.

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Parlo sempre. Sembro una radio. Mi sento sempre un po’ su di giri.

Alle volte Tony mi mette a disagio. Mi provoca sempre. Anche fisicamente. Mi mette sempre le mani addosso.

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Capri

Andiamo tutti e quattro a Capri. Prendiamo il traghetto al Molo Beverello. Il tempo è bellissimo e fa molto caldo. Io ho un vestito americano bello e strano. È stile impero. Lungo fino alle caviglie e tutto colorato. Lo scollo è rotondo e con l’elastico. Così lo porto abbassato sulle braccia. Reggiseno naturalmente niente.

Mi sento carina e sono contenta. Appena arrivati a Capri prendiamo la funicolare e saliamo su.

Abbiamo deciso di andare a fare il bagno vicino alla Grotta Azzurra. Prima però ci fermiamo in piazzetta a prendere un caffè americano. Naturalmente ci spellano vivi ma è tutto così bello. Era parecchio che non venivo qui. Sono contenta perché il mare era calmissimo e non mi sono sentita male sul traghetto. Odio il mare mosso.

Ci avviamo verso Anacapri. Mentre camminiamo Tony mi circonda le spalle con un braccio. Improvvisamente mette la mano nella scollatura del vestito e comincia a toccarmi il seno. Mi tocca i capezzoli. Non so cosa fare. Tony continua a toccarmi e nello stesso tempo mi parla come se niente fosse. Mi sento molto eccitata ma anche un po’ confusa. Non capisco perché non mi bacia. Mi tratta sempre come una ragazzina da stuzzicare, come se fosse soltanto un gioco.

Cerco di far finta di niente, di chiacchierare come al solito. Non mi riesce molto bene. Sono eccitatissima e molto imbarazzata all’idea che lui se ne accorga.

Camminiamo forse per mezz’ora e alla fine arriviamo al mare. Sotto di noi le scalette portano alla Grotta Azzurra.

Stendiamo le asciugamani e ci mettiamo a prendere il sole. Ci sdraiamo vicini e Tony ricomincia a toccarmi. È pieno di

stranieri che ci guardano e sorridono. Siamo due coppie così belle. A un certo punto Gianni e Tony si tuffano in acqua. Scendiamo anche io e Maria. Tony mi abbraccia. L’acqua è molto

profonda. Per non affondare ci appoggiamo alle rocce.

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“Questo tuffo nell’acqua fredda ci voleva proprio. Mi sento scoppiare. Devi smetterla di provocarmi.”

“Ma se non ho fatto niente.”Rido ma sono un po’ spaventata. Sono ancora vergine. Ho avuto qualche storia importante ma non ho mai fatto l’amore

con nessuno. …La giornata continua fra tuffi, toccamenti, scherzi e discorsi

profondi. Alla fine torniamo a Napoli. Sono stanchissima. Non è successo niente. È continuato tutto

come un gioco. Maria mi guarda un po’ preoccupata. Sono sicura che pensa che

io stia facendo una cazzata.…Me ne vado a letto.

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La Costiera

Andiamo a Sorrento con la circumvesuviana. Al Fauno ci prendiamo un bel gelato. Dopo aver girato un po’ decidiamo di andare in costiera.

Prendiamo il pullman della Sepsa e arriviamo a Positano. Ci mettiamo a prendere il sole sulla spiaggia. Siamo tutti stanchi.

La fermata è sulla statale e abbiamo dovuto fare “cinquantamila” scalini per scendere giù.

Tony va in acqua. Mi ha trattata tutto il giorno in un modo un po’ strano. Niente più abbracci e toccamenti. Mi è sembrato come imbarazzato.

Forse si è pentito. Avrà pensato che ha già abbastanza ragazze a Torino senza doversi preoccupare di una quindicenne chiacchierona che abita così lontano.

Mentre rifletto con la mia solita superficialità su tutto questo delle gocce d’acqua mi cadono addosso e mi fanno venire la pelle d'oca.

Apro gli occhi e vedo la faccia di Tony vicinissima.I suoi capelli mi bagnano.Mi sta baciando.Di colpo non è più uno scherzo.Non stiamo più giocando.È una cosa terribilmente seria.Mi sono innamorata.....“Era ora che ti decidessi. Sei sempre il solito pirla.” Gianni ci prende in giro. Forse Tony si era confidato con lui.

Forse gli aveva parlato di me. Non lo so.Io non ho parlato con Maria. Non c’è niente da dire. A Maria

Tony non piace molto. Credo che si chieda cosa ci trova Gianni per essere così amico suo. Forse è anche un po’ gelosa di lui. Anche Tony ha fatto un po’ lo stronzo. Secondo me ha suggerito a Gianni

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di lasciarla perdere. Soprattutto visto che si sarebbe trasferita a Napoli.

In ogni caso è così. Due sorelle con due amici per la pelle.Un quartetto perfetto. ….A furia di baciarci e cazzeggiare perdiamo il pullman per tornare a

Sorrento. Siamo costretti a fare l’autostop.Ci dividiamo. Io e Tony veniamo presi su da un camionista. Tutto il tempo ho una paura terribile. La strada è stretta e tutta

curve e alcune volte sembra che il camion cada di sotto. Finalmente arriviamo a Vico Equense. L’appuntamento è da

Gigino per mangiare la pizza a metro. Ho una fame che mangerei il cameriere. Sono le cinque del pomeriggio. Per fortuna Gigino è sempre aperto.

Aspettiamo ma Maria e Gianni non si vedono ancora.…Arrivano verso le sei. Non riuscivano a trovare un passaggio. Mangiamo gli antipasti, la pizza, beviamo la birra, mangiamo

anche la zuppa inglese che è una cosa buonissima che fanno solo a Napoli.

È proprio tardi.Riprendiamo di corsa la circumvesuviana e poi la metropolitana. Siamo di nuovo a casa. Stiamo facendo una vita un po’ selvaggia ma mamma e papà non

ci dicono niente.

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Napoli, Ottobre 1973

Gianni e Tony sono tornati a Torino. Fra grandi lacrime e promesse. Io sono particolarmente sconvolta perché siamo stati insieme pochissimo tempo e lui è tornato a casa. Sono sicura che lui abbia altre ragazze e non credo che le lascerà per me. Sono molto gelosa.

Gli scrivo quasi tutti i giorni. Ma non scrivo bene. Sono molto più brava a chiacchierare.

....Io e Maria abbiamo cominciato la scuola. La mia è assurda. È un ex convento. La mia aula era la cella di un

monastero. Sono l’unica donna di tutto l’istituto. Non ci sono neanche i bagni per le ragazze. Mi hanno dato la chiave del bagno dei professori e mi fanno salire da una scala diversa perchè i ragazzi non mi guardino le gambe.

Sono tutti gentili con me. Mi offrono continuamente caffè e sigarette. Il bidello mi prende in giro perché mi mangio le unghie.

“Se non la smetti di mangiarti le unghie diventerai come me!” Gli mancano tre dita a una mano.

….Sto imparando un sacco di parole napoletane. Alcune di queste

sono veramente straordinarie. Ci ho messo parecchio tempo a capire il senso di "aum aum". I miei compagni mi prendono in giro.

"Andiamo in quel negozio laggiù. È meglio. Tiene "uno di tutto"."È arrivato "all'intrasatta".Di alcune parole è quasi impossibile tentare una traduzione.Mi diverto molto.....La mia scuola è molto politicizzata e si fanno spesso assemblee e

manifestazioni. Ci sono anche parecchie mazzate. Siamo molto vicini a Piazza

Dante e ogni tanto vengono i fascisti con le spranghe.

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A Torino i mazzieri non avevano il coraggio di andare davanti alle scuole.

….Con Maria usciamo con dei ragazzi conosciuti al Be-in. Sono

simpatici. Usciamo però anche da sole. Nel nostro girovagare scoviamo il cinema Altro. È un posto

davvero fuori dal comune dove si proiettano film assolutamente sconosciuti. Cinema d’essai allo stato puro.

Alla proiezione delle nove ci siamo solo noi due e Antonio un amico del proprietario.

Antonio è simpatico, sono sicura che diventeremo amici. È un fanatico di cinema.

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Torino, Novembre 1973

1° giorno

Mamma e papà ci danno il permesso per andare a Torino durante il ponte di Ognissanti.

Partiamo in treno. Viaggiamo di notte. Non abbiamo neanche preso la cuccetta. Dormiamo stese sui sedili di pelle della seconda classe. Sono sporchi e duri. Per fortuna però ci siamo solo noi due nello scompartimento. Ci chiudiamo dentro. Si sa che sui treni rubano mentre si dorme.

Parliamo un sacco di tempo. Io sono preoccupata perché penso che finirò col fare l’amore con Tony. Ho paura di restare incinta.

Maria mi dà dei consigli e decidiamo di comprare quegli ovuli che si mettono nella vagina.

Maria vuole diventare ginecologa e poi soprattutto ha già fatto l’amore prima.

“Non è molto diverso dal mettersi un Ob. È solo un po’ più grosso. E poi ci pensa lui a infilarlo. Tu devi solo stare tranquilla e rilassata.”

“Mi sembra un po’ riduttivo questo discorso.”“Ti assicuro che è così.”….Arriviamo a Torino. Gianni e Tony ci aspettano in stazione. Andiamo prima un po’ in giro, poi a casa di amici che non

vediamo da prima dell’estate. Sono felice di essere qui ma anche un po’ malinconica. Rimaniamo ancora un po’ insieme e poi ci dividiamo. Maria va a casa di Gianni che abita in un paese vicino Torino e io vado a casa di Tony.

Appena la vedo mi è chiaro che alla mamma di Tony non piaccio e probabilmente non piacerò mai. Il padre a stento mi saluta. Sta chiuso in camera da letto a suonare il clarinetto. Suona nella banda

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del suo dopolavoro. Il fratello di Tony si chiama Riccardo ed è una persona veramente strana. Parla a stento. Lui e Tony non vanno affatto d’accordo. É una cosa che non riesco a capire. Io e Maria praticamente viviamo in simbiosi.

Ce ne andiamo. Siamo molto nervosi. Entriamo in una farmacia per comprare questi ovuli e dei preservativi. Mi vergogno come una ladra ma non ci sono alternative.

Prendiamo il tram per andare a casa di Giuseppe e Al. È una casa di periferia con un cortile e il bagno fuori. C’è una

cucina che si affaccia sull’aia e dietro c’è la stanza dove dormono loro.

Ceniamo.“E allora come va a Napoli? Ti stai trovando bene?”“La città è bella e mi piace molto. Non conosco ancora tanta

gente. Solo qualche compagno di scuola. Però la gente è molto simpatica. Fanno amicizia con facilità.”

“Non come questi torinesi di merda.” Anche loro sono di origine meridionale. Giuseppe è siciliano e Al è pugliese.

“No. Direi proprio di no. Dopo cinque minuti che ti conoscono già ti invitano a casa loro a bere un caffè. Piuttosto voi quando venite giù a trovarci?”

“Non lo so. Non abbiamo tanti soldi per il momento. Intanto facciamocelo noi un caffè.”

Ci beviamo il caffè e poi Giuseppe e Al stendono una coperta per terra. Ci danno dei cuscini. Mettiamo i nostri sacchi a pelo sulla coperta.

Se ne vanno a letto e ci lasciano soli.Sono molto teneri. Mi sento in imbarazzo. So che loro non hanno

mai fatto l’amore con nessuna ma hanno preparato con cura il letto per la nostra prima notte d’amore.

Tony spegne la luce perché non ci vedano. Rimaniamo stesi al buio. Parliamo pianissimo per non farci sentire. Sono tesissima. Tony mi bacia, mi parla, cerca di rassicurarmi ma io non riesco a pensare a niente di bello. A un certo punto Tony mi entra dentro. Mi fa male.

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Quando finisce tutto non riesco a capire come è andata. Sono convinta che non siamo riusciti a far l’amore. Non lo so. Forse ho la vaginite. Ne ho sentito parlare. Una malattia che non permette alle donne di scopare.

“Sei bellissima. Quando ti bacio mi sembra di sentire ancora l’odore di Capri. Dio come mi sei mancata.”

“Anche tu mi sei mancato. Mi sono sentita tristissima senza di te.”Parliamo ancora un po’. È notte fonda. Siamo stanchi morti.Tony si addormenta. Io invece non riesco a dormire. Ho freddo. Sono sicura di essere

malata. Tony non ha voluto dirmelo ma sono quasi certa che non sia riuscito a entrarmi dentro.

Devo fare pipì ma per andare nel bagno bisogna uscire nel cortile. C’è anche un cane e io sono nuda. È tutto buio e io ho paura del buio. Non so cosa fare. Sono avvolta in una coperta e mi viene da piangere.

Faccio finta di essere in una camera oscura e cammino nella stanza. Trovo il lavandino. Dentro ci sono delle tazze. Faccio pipì in una tazza. Poi la lavo. Spero che non se ne accorgano. Mi sento veramente una merda.

Mi stendo di nuovo vicino a Tony. Tony si gira, mi abbraccia, mi fa entrare nel suo sacco a pelo.“Ti amo”Mi addormento vicino a lui.

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2° giorno

Ci siamo svegliati presto. Tony ha fatto il saluto al sole. Io non ce la faccio neanche ad

alzarmi. Ho dormito pochissimo e mi sento a pezzi.“Prova anche tu. È un toccasana che ti fa sentire meglio tutto il

giorno. Ti tonifica e risveglia tutto il tuo corpo.”Tony ha un’aria un po’ sconvolta. Ha cambiato faccia. Non mi

sfotte, non mi stuzzica. Sembra turbato. Giuseppe e Al devono uscire per andare al lavoro. Facciamo

colazione insieme. Siamo tutti un po’ imbarazzati.Escono e ci lasciano di nuovo soli. Tony comincia a parlare di quello che è successo e così mi

tranquillizzo. Capisco che non ho nessuna malattia. Ero solo troppo tesa.

Cominciamo a baciarci di nuovo. Tony mi accarezza. Facciamo di nuovo l’amore. Sono meno nervosa e le cose vanno meglio. Sono contenta che sia giorno così possiamo guardarci. Tony è talmente bello.

Ci dobbiamo preparare. Abbiamo appuntamento con Maria e Gianni in centro.

Fa proprio freddo e fuori c’è un sacco di nebbia. Questa casa è quasi in campagna.

Prendiamo il tram e scendiamo in città. Io e Tony siamo completamente avvolti nella tristezza. Stasera riparto per Napoli. Abbiamo ancora tutto il pomeriggio per noi ma ci sembra troppo

poco. Andiamo in giro senza una meta precisa. Camminiamo sotto i

portici. Arriviamo all’aula magna dell’università. Ci prendiamo una cioccolata da Ghigo.

Tutte cose che ho fatto tante volte quando abitavo a Torino e che ora mi sembrano già un po’ estranee.

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Passo davanti ai negozi che ricordo così bene e che rimpiango. Mi sento ancora straniera a Napoli ma anche qui non mi sento più a casa.

….È ora di andare alla stazione. Mille baci, promesse, raccomandazioni.“Scrivimi”“Telefonami”“Appena posso vengo giù”“Io ti amo”“Anch’io ti amo”Saliamo sul treno.Comincio a piangere.“Smettila di piangere” mi dice Maria. “Se piangi Tony si dispiacerà

ancora di più”“Me ne frego” Questo è il bello di Maria. Ha sempre ragione. È la più grande. È

più razionale. Ha le idee più chiare.Il treno parte. Ci buttiamo sui sedili. Sono duri e puzzolenti come

quelli dell’altra volta. In più questa volta siamo anche tristi. Parliamo un po’. Ci raccontiamo come sono andate le cose. Ci

stendiamo e cerchiamo di dormire un po’. Domani si torna a scuola.…

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Parlo con mamma. Le dico che ho fatto l’amore con Tony. Mamma si incazza e comincia a gridare.

“Ma insomma. Hai solo 15 anni.”“Ma tu mi hai detto tante volte che bisogna fare l’amore con chi si

ama davvero. E io sono innamoratissima.”“Ma che c’entra. Ho paura che te ne pentirai. Verrà un giorno un

uomo che amerai davvero e ti dispiacerà di non essere più vergine.”“Se lo avessi saputo non ti avrei detto niente. Dici sempre che

possiamo raccontarti tutto e poi ti arrabbi.”Mamma si calma. Lo racconta anche a papà. Papà non mi dice

niente. ….Vado con Maria all’AIED. Mi spiegano tanti sistemi diversi per

non rimanere incinta ma alla fine decido di prendere la pillola. Sono delle pillole enormi. Estrogeni con la pala. Spero non mi

facciano male. Io sono un po’ fifona.Mi vengono due tette grandi come meloni.

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Il T.I.N.

Io e Maria decidiamo di andare un po’ in giro per esplorare i paraggi.

Mentre scendiamo via Martucci vediamo un’insegna che ci incuriosisce. T.I.N.

Entriamo.È veramente un teatro. L’ingresso è in cima alle gradinate. Sotto

c’è un piccolo palco. Scendiamo. In fondo ci sono alcune persone che chiacchierano. Li salutiamo. Diciamo loro che siamo due ragazze appena arrivate

da Torino. Sono gentili e si presentano. Si chiamano Umberto e Marco.

Umberto è veramente grosso. Porta una salopette di jeans e dei sandali. Senza calze. Marco è il classico tipo intellettuale. Infatti è il regista. Umberto è un po’ quello che fa tutto.

Sono simpatici. Ci invitano ad andare a vedere gli spettacoli.Li salutiamo e ce ne torniamo a casa.….Ogni tanto andiamo al teatro. Ormai siamo diventati amici,

soprattutto con Umberto.Per Capodanno preparano una festa. Io e Maria pensiamo di andarci. Tanto più che dovrebbero esserci

anche Gianni e Tony.Hanno promesso che verranno giù per passare Natale con noi.Stanno lavorando tutti e due per fare i soldi per il viaggio.

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L’austerity.

Gianni e Tony tornano a dicembre. Napoli è fantastica. Fa caldo. Io non metto mai il cappotto. Cammino sempre in jeans, pullover a collo alto e camicia. Gianni e Tony portano le loro camicie a quadri di flanella.

È scoppiata la crisi energetica. C’è l’austerity. La sera le luci dei negozi sono tutte spente e la domenica le auto e

le moto non possono circolare. È davvero una bella sensazione.Andiamo tutto il giorno a spasso. A via dei Mille la gente va in

bicicletta, i bambini sui pattini.Noi quattro insieme a Bibì giochiamo a freesbee in mezzo alla

strada. Piazza Amedeo è piena di gente che passeggia. Ci divertiamo molto. Sembra strano poter camminare liberamente per strade normalmente strapiene di traffico. Per noi che non siamo abituati il traffico napoletano è veramente pazzesco.

Metà delle volte torno da scuola a piedi anche se ci vuole quasi un’ora ma il 140 è sempre talmente pieno che non si riesce neanche a entrare e anche quando riesco a salirci sopra c’è tanto di quel traffico che ci metto lo stesso un’ora. Preferisco camminare a piedi. Qualche volta vado a Montesanto a prendere la metropolitana. Ma anche lì a volte si aspetta un sacco di tempo. Sono sempre sola al ritorno da scuola. Nessuno dei miei compagni di classe abita dalle mie parti. Io sono l’unica persona benestante di tutta la classe. A un mio compagno i genitori danno soltanto 100 lire al giorno per prendere il pullman e quando c’è lo sciopero non gli danno neanche quelle. E che cavolo! Passo per una miliardaria soltanto perché posso offrire un caffè a qualcuno e mi compro le sigarette.

Oggi però viene a prendermi Tony e così torniamo a casa a piedi insieme. Per la strada ci mangiamo un panino napoletano. Adoro i panini napoletani. Sono una cosa untuosa e fetente ma sono buonissimi. C’è più pepe in un panino napoletano di quanto ne abbia mangiato in tutta la mia vita.

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Sono proprio contenta che sia venuto di nuovo giù. Non gli chiedo niente delle ragazze di Torino. Spero che ami solo me. In ogni caso mi ha scritto delle lettere molto belle.

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Capodanno.

Brindiamo con mamma, papà e Bibì.Ci avviamo prima di mezzanotte perché poi sparano. Boh!!!!

Anche a Torino noi a mezzanotte accendevamo i bengala e le stelline. Ma ci guardavano tutti perché eravamo i soli a farlo.

Camminiamo per via Santa Teresa e arriviamo al TIN.Per l’occasione ho la gonna lunga di velluto blu a coste e una

camicetta allacciata in vita. Sembro una corista. “Sei molto carina” mi dice Tony.Penso che menta.Al TIN c’è parecchia gente.Scocca la mezzanotte.Improvvisamente sembra di essere sotto un bombardamento.

Botti. Fuochi. Un fumo pazzesco.Usciamo fuori a guardare. Sembra Beirut. È bellissimo.Ci baciamo e ci abbracciamo tutti e quattro.È il più bel capodanno della mia vita.C’è tanto fumo che non si riesce a respirare. Ci appoggiamo

contro il muro a guardare i fuochi.È passata un’ora e ancora si sente sparare.Rientriamo in teatro. C’è lo spettacolo. Canta uno nuovo. Ha

appena fatto un disco. Io e Maria abbiamo affisso le locandine in giro per il quartiere. Si chiama Edoardo Bennato. Viene parecchia gente per sentirlo suonare. Sembra che piaccia.

Beviamo molto. Comincia il concerto.Fa’ un po’ ridere. Suona la chitarra e l’armonica. Suona anche un

coso che sembra un po’ una pernacchia. Fa’ dei versi strani con la bocca. Ridiamo. Ci divertiamo moltissimo. Gianni e Tony lo prendono per il culo tutto il tempo. In realtà alcune canzoni sono belle ma lui è veramente un po’ ridicolo.

Torniamo a casa un po’ rintronati. Le strade sono piene di roba vecchia che la gente ha buttato giù dai balconi. C’è veramente di

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tutto. I materassi non si contano. Vediamo persino un gabinetto. Si vedono ancora dei piccoli focolai di fuochi accesi. Si sente persino ancora qualche botto anche se sono le sei del mattino.

Meno male che papà ha parcheggiato la macchina nella villa comunale.

A casa ci facciamo un caffè. Si sente il rumore dei camion della spazzatura. Gli spazzini iniziano l’anno con una bella faticata.

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Nel teatro.

“Se volete potete trasferirvi a dormire qui per un po’. Ne avranno piene le palle a casa di Maria di tenervi lì. Potete dormire nei sacchi a pelo.” Dice Umberto a Gianni e Tony.

Sono diventati molto amici nonostante si conoscano da poco.E così prendono i sacchi a pelo e i loro zaini e si trasferiscono al

TIN. È una situazione piuttosto bizzarra. Dormono in uno spazio che

serve per riporre le scene, molto vicino al palcoscenico.Naturalmente io e Maria passiamo tutto il tempo libero lì.….Un giorno facciamo filone e ci presentiamo in teatro. Non

troviamo nessuno perché Gianni e Tony sono usciti a fare un servizio. Ci sediamo sul gradino dell’ingresso ad aspettare il loro ritorno.

Siamo così stanche che Maria, che ha una capacità incredibile di dormire ovunque, si appoggia allo stipite della porta e si addormenta. Rimango lì e comincio ad incazzarmi. Ma dove cavolo sono finiti.

All’ora di pranzo torniamo a casa senza averli incontrati. “Sono veramente degli stronzi” dico a Maria.….I pomeriggi andiamo da loro. Io e Tony non facciamo che parlare

e scopare. Più scopare che parlare. Lo facciamo talmente spesso che siamo diventati la favola del teatro.

“Voglio fare uno spettacolo con voi come protagonisti. Mettiamo un lenzuolo sul palco. Davanti degli attori recitano un testo e dietro il lenzuolo vi mettete voi e scopate come al solito. Vorrei proprio fare uno spettacolo sulla capacità che avete di estraniarvi da tutto e di pensare soltanto a voi.” Ci dice Marco. Naturalmente diciamo di no e poi forse sta solo scherzando.

….

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Per la verità tutti sono sbalorditi dalla nostra capacità di scopare. Un giorno Marco ci presta la sua casa per andare a passare un pomeriggio in un posto un po’ meglio. La casa è a Posillipo, è bellissima, a picco sul mare.

L’arredamento lascia molto a desiderare. C’è solo un letto. Ce lo giochiamo e lo vincono Maria e Gianni. A me e a Tony tocca una rete senza materasso. Sopra c’è solo una coperta. È veramente una sistemazione molto scomoda! Nonostante questo facciamo l’amore sette volte. Un record.

Forse siamo malati.

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Leggerezza.

Sono così contenta. Mi sento leggera. Mi secca ammettere che l’amore è proprio così. Una cosa un po’ da cioccolatini.

Da quando io e Tony stiamo insieme mi sento così felice. In realtà felice non è la parola adatta. Non c’è una parola adatta. Mi sento diversa, più piccola, più leggera.

Tony è forte, mi prende in braccio, mi porta a cavalcioni sulle spalle. Non mi sento più la ragazza di prima, alta, irrigidita da anni di busto ortopedico. Mi sembra quasi di essere diventata più piccola e carina. Più simile a come vorrei essere.

Tony non pensa che io sia un tipo. Pensa che io sia bella!!! Farebbe l’amore con me sempre.

Appena sono a portata di mano mi abbraccia e mi bacia.“Sei peggio di un polipo. Hai cinquanta mani.”Delle volte sono infastidita da tutti questi palpeggiamenti. Vedo le altre coppie che passano un po’ di tempo a fare altro. Mi

sembra invece che noi non facciamo che scopare. Capita che io non abbia tanta voglia. Inizio a farlo senza

entusiasmo, solo per essere condiscendente con lui. In qualche modo però Tony mi coinvolge sempre. Finisce che mi eccito, spesso in maniera improvvisa, quasi inaspettata. Deve essere il suo desiderio che mi fa questo effetto.

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Ciccibacco.

Dopo lo spettacolo andiamo tutti insieme a cenare da Ciccibacco. È un posto diverso. È una specie di scantinato con il soffitto a volta. Ha l’aria di una vecchia locanda. La proprietaria si chiama Regina. Aiutiamo a sparecchiare i tavoli vuoti e ci prendiamo quello che è avanzato e che si può ancora consumare. Il vino, la birra, l’acqua minerale, il pane. Mangiamo delle cose buonissime. La parmigiana di melanzane, le pizzette con le alghe.

Siamo tutti un po’ brilli e un po’ fatti. Girano moltissime canne. Io non fumo molto. Ho sempre un po’ paura che mi faccia male.

Sono famosa per il fatto che reagisco male agli stimoli eccessivi. Ogni tanto però fumo. Quando non fumo mi dà fastidio l’aria da coglioni che hanno tutti gli altri. Le risate senza senso.

Anche Maria non fuma quasi mai. Siamo due ragazzine perbene.Qualcuno ogni tanto si prende anche l’acido. Io ho il dubbio che

Umberto si faccia le pere ma non ne sono sicura. Di sicuro scopa come un riccio. Ha sempre un sacco di ragazze. Io e Maria non riusciamo a capire come faccia. È molto simpatico ma è veramente brutto. Misteri del fascino umano. Adesso sta con una ragazza della Napoli bene.

….In teatro si fanno tanti spettacoli interessanti e vengono spesso dei

cantanti. Una sera viene Francesco De Gregori che ha avuto un successo

enorme con il suo primo disco. Andiamo tutti insieme a cena da Ciccibacco. Lui è un figo pazzesco.

La sua compagna invece è veramente una stronza. Porta uno di quei montoni rovesciati con i bordi pieni di riccetti. Uno di quelli che costano un sacco di soldi.

Tutti pensiamo che sia proprio un peccato che scriva delle canzoni così belle per una così stronza.

…..

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“Fa troppo freddo qui in teatro. C’è un nostro caro amico che vi può ospitare per qualche tempo. Stasera vi viene a prendere così vi fa vedere casa sua. Vi troverete bene e casa di Stefano e Giovanna. Sono due compagni simpaticissimi.”

E così Gianni e Tony si trasferiscono un’altra volta. Vanno a casa di questi due che non conosciamo.

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Da Stefano e Giovanna.

Il giorno dopo io e Maria facciamo filone e andiamo a cercare la casa. È a Largo Donn’Albina. Vicino Piazza Cavour e Via Duomo. Sono zone che non conosciamo molto bene. Ci mettiamo un po’ di tempo ma alla fine troviamo il palazzo. È un portone vecchissimo in un vicolo dietro la Curia.

Saliamo al terzo piano. C’è una porta che si apre sopra una specie di corridoio. Dentro altre tre porte. Su una c’è il cognome che cerchiamo.

Cominciamo a suonare il campanello. Ovviamente non si svegliano. Bussiamo mille volte. Alla fine si affacciano tutti i dirimpettai. Cominciano a urlare insieme a noi.

“Gianniiiii!!! Tonyiiii!!!” Niente. Ormai tutto il pianerottolo è coinvolto nella vicenda. Tutti si divertono. Prendono dei coperchi e cominciamo a fare un sacco di rumore. Niente.

Uno dei vicini ci offre un caffè.….A un certo punto arriva un ragazzo alto. Si avvicina alla porta e ci

chiede chi stiamo cercando. Gli parliamo di Gianni e Tony e del fatto che non si riesce a

svegliarli. Improvvisamente la porta si apre e compare Gianni. Ci infiliamo

dentro. Cerco Tony e lo trovo in una camera da letto. Anche al buio si capisce che è molto grande. Il soffitto è altissimo. Tony è in un letto matrimoniale. Mi infilo sotto le coperte vicino a lui. Fa caldo e c’è puzza di chiuso e di notte. Tony ha la bocca impastata di sonno. Mi stringe e comincia a toccarmi. Cerco di raccontargli quello che è successo e mentre lo faccio vedo sul comodino la foto di un matrimonio e riconosco lo sposo. È il ragazzo che stava fuori.

Mi alzo e vado di là. Trovo Gianni e Maria che stanno parlando con Stefano. Ci offre il caffè. Giovanna è al lavoro. Lei è una professoressa. Lui invece si arrangia. Per il momento non ha ancora

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un vero lavoro anche se è laureato. Aggiusta lavatrici e fa vari lavori. La casa è bella. Molto allegra.

….Andiamo tutti i giorni da Stefano e Giovanna. Giovanna è

simpaticissima. La loro casa è sempre piena di gente. Stefano gioca a carte con il vicino di casa. È una specie di rito.

La sera spesso usciamo. Andiamo a teatro. Stasera al San Ferdinando c’è la Nuova Compagnia di Canto

Popolare. Riusciamo a trovare un posto sul loggione. Il teatro è stracolmo. Quasi non si riesce a entrare. Il concerto è eccezionale. Sono bravissimi.

Come vorrei avere la voce di Fausta Vetere.….Stefano conosce benissimo la città. Lui è un neoborbonico. È

convinto che l’unità d’Italia sia stata un grande danno per il meridione e per Napoli in particolare. Naturalmente io da buona torinese gli rido in faccia. Con lui andiamo a spasso per i vicoli di Montesanto. Mangiamo in alcune trattorie veramente orribili. In una di queste la padrona arriva con un ruoto pieno di teste di agnello. Io e Maria siamo sgomente ma alla fine Maria decide di assaggiarle. A me sembra veramente allucinante mangiare la testa di una bestia. Gli altri mi prendono in giro.

“Sono buonissime. Dovresti provarle, sono una specialità e sono anche difficili da trovare.”

“Sarà, ma io non le provo lo stesso.”…Con Maria e Giovanna andiamo ad Ancona al festival dedicato a

Sibilla Aleramo. Passiamo tutto il tempo in treno leggendo il libro “Una donna”. Ci sentiamo molto colte e intellettuali. Arriviamo in città e scopriamo che Ancona è davvero bella. Il festival è in un grande campeggio e ogni sera ci sono dibattiti e riunioni in cui si discute e ci si confronta sul movimento femminista. Siamo quasi tutte donne ma c’è anche qualche maschio. Secondo me si sono infiltrati per cercare di fare acchiappanza.

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Giovanna deve tenere una relazione ad uno dei convegni ed è molto emozionata. Fa una bella figura e la sua relazione è una delle più interessanti.

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L’acido.

Gianni e Tony si sono fatti un acido.Io e Maria non lo prendiamo ma decidiamo lo stesso di andare

con loro a spasso. Andiamo al Vesuvio.In realtà lo facciamo anche per controllare che non succeda niente. Non lo abbiamo mai provato ma sappiamo che l’acido è pericoloso. Ogni tanto si sente di qualcuno che ha fatto cose strane. Gente che si è uccisa o che ha fatto un “brutto viaggio” e ne ha avuto un trauma.

Io ho molta paura. Non riesco a capire perché lo abbiano preso. Sono sicura che abbiano fatto una scemenza ma ormai non si può più tornare indietro.

Tony comincia a fare discorsi strani. Gli chiedo di raccontarmi quello che gli succede. Lui comincia ad avere delle visioni alterate.

Sono sempre più spaventata.A un certo punto mi dice che si capisce che io ho paura e che

metto paura anche a lui.Mi chiede di andare via.Sono preoccupata ma me ne vado.Sono contenta di essere andata via. Non ho voglia di essere

tirata dentro queste cose e certamente non ho voglia di vederlo buttarsi sotto un treno.

Credo che lui abbia fatto un’esperienza solitaria e io non posso aiutarlo. Questo fatto mi fa stare male. E’ una specie di tradimento.

Non so perché ma questa cosa mi dà molto fastidio. Penso che gli chiederò di non farlo più.

Me ne torno a casa.

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Una serata di merda.

Tony è steso sul letto di Bibì. Siamo un po’ scagati. Non abbiamo niente da fare. Naturalmente lui è molto in crisi. Lui è molto fisico. Ha bisogno di muoversi e di sfogarsi. Queste giornate così lo abbattono.

“Perché non andiamo a farci un giro?” dice Tony“Non ho molta voglia. Restiamo qui. Magari possiamo giocare a

Risiko.”“Dio, che palle tu e questo Risiko.”In effetti non piace tanto neanche a me. L’ho detto tanto per dire

qualche cosa. In realtà non amo andare in giro con lui quando è di questo umore. Finisce sempre che litighiamo.

Squilla il telefono. “È Massimo.” Dice Maria “Chiede se vogliamo andare in un

nuovo locale a sentire un po’ di musica e a bere una birra.”“Si. Usciamo dai.” Sono contenta che qualcuno abbia avuto

un’idea su come trascorrere la serata.Scendiamo. Il locale non è niente di che. Tony è ancora più

scocciante di prima. Non vuole ballare. Non vuole stare seduto vicino a me. Insomma una vera palla. Non capisco perché fa così.

“Certo che quando Tony fa così mi fa veramente girare le palle.”“Pure tu però. Prima dici che non vuoi uscire e poi basta che ti

chiami qualcuno e subito corri.” Dice Maria.Non ci avevo pensato. Certo che delle volte stare insieme è

proprio pesante. Bisogna stare attenti a tutto, pesare ogni parola. Cerco di fare pace con Tony ma lui fa il difficile.Dio che serata di merda!!!

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Il treno.

Vorrei che mai, mai, mai, maiMai nessuno al mondo maiPotesse rubartiPortarti via lontanoCome ora quel trenoE so che mai, mai, mai, maiMai nessuna donna maiCon uno sguardo soloSaprà donarmi tanto.

Non è più uno sconosciuto. Le sue canzoni sono famose e sono la colonna sonora della nostra storia.

Il treno ci separa un’altra volta. Gianni e Tony ripartono. Vanno di nuovo a Torino. Lì è più facile trovare qualche cosa da fare. Ci sono i lavori trimestrali alle Poste e in altri uffici.

Qua non si riesce a trovare niente. Anche mamma e papà cercano di aiutarci a trovare una sistemazione per loro ma è molto difficile.

Siamo di nuovo sole. Sono molto triste. Non ho nessuna capacità di adattamento a questa situazione. Non credo che riuscirò a reggere a lungo senza avere Tony vicino.

Le canzoni sono piene di frasi su come sia più forte l’amore quando si è lontani ma sono tutte cazzate. Quando si è lontani ci si sente terribilmente soli e sconsolati.

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Due torinesi libere.

La sera io e Maria usciamo e andiamo al TIN. Siamo due torinesi libere e sole. Ci fanno il filo in parecchi. Veramente fanno il filo più a Maria che a me. Come sempre del resto.

Maria è molto carina. Piccola, curata, con i capelli cortissimi, simpatica, intelligente.

E poi è di gusti difficili. Sceglie. Mica come me. A me piacciono tutti. Trovo sempre qualcosa di interessante nelle persone che conosco. Penso che valga sempre la pena di uscire con chi dimostra interesse per me.

Tranne quei pochi che mi stanno sulle palle tutti gli altri meritano qualche bacio, qualche uscita. Poi mi accorgo che non fanno per me e passo oltre. Sono solo flirt innocenti. Che non lasciano il segno e non fanno male a nessuno.

Intorno a me però c’è molta riprovazione. Sono tutti amici di Tony e si incazzano per queste mie scappatelle.

Ma non posso farci niente. Non sono capace di stare da sola. Sono “esuberante”.

Maria invece è una seria.C’è Vittorio che le muore dietro. È un ragazzo fuori del comune.

Ma lei niente.“Dovresti uscirci anche se ami Gianni” le dico.La notte però faccio sogni orribili.Sogno Maria che piange. Le chiedo perché e lei non mi risponde.

Nel sogno le dico: ”Se ti fa del male devi solo dirmelo che io lo ammazzo”.

Mi sveglio pensando che è vero. Potrei anche uccidere qualcuno che le faccia del male.

….Nelle nostre uscite scopriamo un negozio di abiti usati e piccoli

oggetti di artigianato. È un posto dove è bellissimo entrare. Si sente odore di incenso e ci sono cuscini e piume di pavone e piccoli

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orecchini antichi. La padrona si chiama Patrizia ed è molto simpatica. Anche noi le facciamo simpatia.

Maria è molto creativa e sa fare delle cose all’uncinetto. Decidiamo di provare a fare delle bambole di pezza e venderle.

Produciamo queste bambole. La mia collaborazione è quasi nulla data la mia incapacità ma comunque alla fine andiamo al negozio con le nostre creazioni. Ci paga mille lire a bambola. Siamo contente.

Mi metto i soldi nella tasca dei jeans. Vado in bagno e per sbaglio butto i soldi nello scarico. Sono veramente un personaggio assurdo.

….I pomeriggi faccio molte fotografie. Faccio delle prove. Oramai

ho comprato la TANK per sviluppare i negativi e uso la dispensa della cucina come camera oscura. È un posto proprio buio. Piccolo e sinistro. Soprattutto perché ogni tanto ci troviamo degli scarafaggi. Ho una paura folle degli scarafaggi (trasmessami da mia madre) e sono sempre un po’ preoccupata quando devo sviluppare. Fortunatamente è una cosa che richiede pochissimo tempo. Solo il tempo di caricare il film e chiudere. Il resto lo faccio nel bagno di servizio. Poi appendo i film ad asciugare sulla vasca. Per il momento non ho ancora un ingranditore. Appena potrò me ne comprerò uno. Porto i negativi da un fotografo che ho conosciuto per far stampare i provini.

Fotografo di tutto. Una testa porta-parrucche di polistirolo (è di mamma), le piante sul balcone (piuttosto asfittiche per la verità). Vado a spasso per la città. Ho una macchina fotografica che non è un granchè. È una Voiglander. Ha una custodia di pelle marrone.

Con i compagni di scuola faccio delle gite per fotografare un po’ in giro.

I miei compagni sono tutti strani. C’è n’è solo uno che mi piace molto. È molto timido. Un giorno invita alcuni di noi a casa sua. Abita di fronte a un ospedale psichiatrico. La zona è veramente brutta. In più mi sento un po’ inquieta. Sono sempre in difficoltà davanti al disagio psichico. Non so bene come comportarmi. Passeggiamo. Alla fine della giornata mi accompagna alla fermata del

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pullman e aspetta con me. Tornare a casa è un viaggio. Col traffico di Napoli ci metto quasi due ore.

….Un altro giorno andiamo a Pozzuoli a fotografare la spiaggia. Un

altro ancora andiamo al Maschio Angioino e saliamo fin sopra. È molto bello il panorama da quassù. Non c’ero mai stata.

….Nonostante tutte le occasioni che ci sono state Ferdinando si

guarda bene dal farsi avanti. Forse è meglio così.

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Resina.

“Svegliati!!!” Maria mi sta chiamando. Sento il profumo del caffè che mi ha

portato a letto. “Ma che ore sono?” “Alzati che se no facciamo tardi e non troviamo più niente”“Non ce la faccio proprio. Andate voi.”“Dai alzati. Ti preparo la cioccolata.”Madonna mia. La mattina presto mi sento uno straccio. Sono solo

le quattro. Che cavolo. Alla fine mi alzo. Mi sento a pezzi. Vado in cucina e bevo la

cioccolata che ha preparato Maria. Ma come diavolo fa a svegliarsi alle quattro e ragionare. Mi trascino fino al bagno, mi lavo, mi vesto. Usciamo.

Fa freddo. Mi battono i denti e non riesco ad essere lucida. La passeggiata fino a piazza Amedeo mi distrugge definitivamente.

Metropolitana. Circumvesuviana. A piedi fino al mercato.Finalmente alle sei passate siamo a Resina. È una strada in discesa.

Ci sono bancarelle con gli ombrelloni da tutti e due i lati della strada. Ci sono anche tanti negozi.

Ogni tanto si sente qualcuno chiamare. Mettono delle balle enormi in mezzo alla strada e le tagliano. Da dentro escono un sacco di vestiti. C’è molta gente. Io mi sento stanchissima e oltre a tutto nei mercati non riesco mai a trovare niente. Questa volta non va meglio. Io e Maria non capiamo quasi niente di quello che dicono i negozianti. Non siamo brave a contrattare.

Però ci sono delle cose belle. In un negozio un po’ nascosto troviamo delle pellicce usate ma in ottime condizioni. Mi compro una specie di cappotto di finto astrakan. Mi piace molto. È la classica cosa assurda che mi diverte. È enorme. Maria compra una giacca di pelliccia. Troviamo anche un vestito antico bianco. Naturalmente abbiamo pochi soldi e non riusciamo a comprare tutto quello che ci

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piacerebbe. Alle otto e mezza siamo già di nuovo in stazione ad aspettare la circumvesuviana. Ho già fumato le prime dieci sigarette.

Oramai sono ridotta anche io come una pezza. Rifacciamo tutto il percorso al contrario. Quando torniamo a casa mi butto di nuovo sul letto. Le alzatacce mattutine non fanno per me.

“Non ci tornerò mai più” dico a Maria.“Sei veramente assurda”. Ha ragione ma che ci posso fare.

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Antonio.

Andiamo a scuola. Cominciamo a frequentare Antonio. Lui mi piace. È una persona simpaticissima. Mi fa conoscere i suoi amici e diventiamo una specie di gruppo. La sera ci vediamo a piazza del Gesù. Ci sediamo sotto al monumento e rimaniamo lì a parlare per ore. Non facciamo quasi niente perché non abbiamo soldi.

In piazza c’è tanta gente. Ma non siamo tutti amici, anche se chi non ci conosce lo pensa. C’è il gruppo dei fighi e il gruppo di quelli meno importanti. Se non vai alla scuola giusta nessuno ti caga. Io, naturalmente, faccio parte del gruppo degli sfigati.

….Faccio filone e vado al cinema insieme ad Antonio. Ci portiamo

dei piccoli panzarotti che compriamo in rosticceria.Vediamo “Frankenstein Junior”. Ridiamo talmente tanto che ci

escono le lacrime. Cadiamo dalla sedia per le risate. Usciamo e andiamo al bar a prenderci un cappuccino. Antonio ci

mette un chilo di zucchero. C’è un rapporto speciale fra di noi. Ci baciamo. Non so bene cosa succede. Sto combinando un bel casino.

Mi scrivo tutti i giorni con Tony. Piango pensando a lui e poi mi bacio con un ragazzo che mi piace molto ma che, sono sicura, è soltanto un grandissimo amico.

Per fortuna con Antonio ci chiariamo subito. In fondo ci piacciamo molto ma non vogliamo sciupare il nostro rapporto di amicizia. Facciamo marcia indietro senza rimpianti.

Continuiamo a vederci tutti i giorni. Siamo amici per la pelle. È una bella sensazione aver di nuovo un amico vero. Da quando ho lasciato Torino mi manca un’amicizia profonda come quella con Eleonora o con Giuseppe.

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Mazzate

In città si respira un’aria un po’ strana. C’è molta tensione politica e succedono continuamente mazzate. Ci sono dei punti della città dove passare fa paura.

….Vado con Paolo a casa di Antonio a cena. All’improvviso ci

arrivano addosso dei fascisti. Mi spingono da una parte. Prendono Paolo e lo picchiano. Gli levano la chitarra e la sfasciano a terra. Io corro verso piazza del Gesù chiedendo aiuto. Arrivano di corsa dei compagni ma ormai è tutto finito. Paolo è un po’ acciaccato ma tutto sommato sta bene. La chitarra invece è rotta.

“Adesso vengono fino in piazza. Bisogna fare qualcosa.”Non so come va a finire. Io e Paolo di corsa arriviamo da

Antonio. Quando andiamo via prendiamo un taxi.….Mi vedo spesso con Marta che fa parte di un gruppo storico di

femministe. Siamo diventate amiche. Lei è parecchio più grande di me. Studia per il concorso in magistratura. È una molto intelligente. È lesbica. All’inizio questo mi ha creato un po’ di imbarazzo perché è evidente che fra di noi c’è una sorta di attrazione ma per me è una cosa puramente intellettuale e non sentimentale.

Viene da una famiglia molto buona. Un suo cugino è un pezzo grosso fra gli extraparlamentari dell'estrema destra.

“Mio cugino vorrebbe conoscerti. Perché non andiamo una sera a berci una cosa insieme?”

“Non lo so. Mi sembra una cosa un po’ strana.”Ci vediamo a casa sua. Ha una casa bellissima. Mi offre un caffè.“Ero molto curioso di conoscerti. Marta mi parla sempre di te.

Volevo vedere questa compagna che ha conquistato il suo cuore. Marta è di gusti molto difficili. E anche io.”

Mi sento un po’ a disagio. Lui è uno strano e il fatto che sia un picchiatore non lo rende certo simpatico.

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Mi dà il suo numero di telefono ma credo sia sicuro che non lo userò mai.

….“Mi ha detto mio cugino di non andare dalle parti di piazza

Sannazzaro questa settimana. Anzi ha detto di rimanere proprio a casa.”

Questa dichiarazione di Marta mi lascia perplessa. Lo dico ai miei amici.

“Chi te lo ha detto?”“Nessuno che conosci. L’ho saputo per caso. Forse i fascisti

hanno in mente qualcosa.”“In ogni caso è meglio tenere gli occhi aperti.”….Cammino per piazza Dante. Dei ragazzi cominciano a seguirmi e a

sfottermi.A un certo punto uno dice agli altri.“Lasciala stare. L’ho vista con Alessio. È una amica di Marta”Se ne vanno. Non credevo che Alessio fosse così conosciuto.

Sono impressionata. In ogni caso mi è andata bene.….Ho saputo da Marta che Alessio è dovuto andare via per un po’.

Era nel mirino della DIGOS. E anche in quello dei compagni.C’è decisamente un’aria molto pesante.

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Il compleanno di papà.

È il compleanno di papà. Gianni e Tony gli mandano un regalo. È il disco di un concerto di Albinoni per orchestra e tromba. La

musica è straordinaria. Tony dice a papà che sentendolo ha pensato che gli sarebbe piaciuto. Non so se gli piacerà. Io lo trovo bellissimo. Lo ascolto fino a consumarlo.

Ogni volta che lo sento penso a quanto Tony sia profondo. Riesce sempre a sorprendermi. Scopro di continuo cose nuove di lui.

Credo che non mi capiterà mai più di trovare una persona come lui. È così aperto, scoperto, senza remore, senza paure. È come se fosse sempre a nudo davanti a me. Senza corazza, senza protezioni. Anche se sa che io potrei fargli male. E forse gliene farò.

Paolo dice che Tony è l’uomo nuovo, l’uomo moderno. Io invece non sono la donna nuova, sono solo una ragazza che

vorrebbe essere felice senza tante complicazioni.

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La Nikkormat.

Ho comprato una macchina fotografica usata in ottime condizioni. È una Nikkormat. È favolosa. Ho solo il 50 mm Nikkor e un grandangolo non di marca ma per il momento va benissimo.

Sono contentissima e vado in giro a fare un sacco di fotografie. Spesso Antonio viene insieme a me. Lui si interessa di cinema e

così cerchiamo insieme scorci particolari e luoghi insoliti.Camminiamo e esploriamo la Sanità. In fondo ai vicoli, dopo mille

fotografie, arriviamo al cimitero delle Fontanelle. È un luogo oscuro e inquietante. Delle donne camminano nel buio con delle candele in mano recitando delle preghiere.

Tutto intorno ci sono teschi ammucchiati uno sull’altro. Alcuni sono chiusi dentro delle teche, con davanti fiori e lumini.

Le grotte sono umide e fredde. La differenza con il sole caldo di fuori è impressionante. C’è un ragazzino che ci guida. Ci racconta la differenza fra i vari gruppi di scheletri. Ci spiega che quelli nelle teche sono teschi che hanno fatto una grazia a qualcuno.

Io e Antonio, che non brilliamo certo per audacia, siamo abbastanza impauriti. Usciamo dal cimitero e salutiamo la guida. Gli diamo una mancia ma lui ci dice che lo fa soltanto per passione.

In questa piazzetta sembra di essere in un altro mondo. È una piazza di campagna. Le case tutto intorno sono case coloniche. Sulla porta persone vestite in maniera quasi contadina. Sembra impossibile che sia sempre Napoli.

Ci incamminiamo verso Capodimonte. La strada che percorriamo è una stradina di campagna ripida e circondata da campi coltivati. Li chiamano gli orti di città. Ma non sono orti. Sono proprio campi coltivati. Ci sono addirittura le pecore. I contadini ci salutano. Per questa strada passa pochissima gente. Si fanno fotografare volentieri. Si mettono in posa.

La strada finisce in un vallone ai piedi della chiesa di Capodimonte. Non si può proseguire neanche a piedi.

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Torniamo indietro. Prima di andare a prendere la metropolitana a Piazza Cavour andiamo a vedere la casa di Totò.

È stata una giornata bellissima ma siamo veramente stanchi.

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A casa di Fortunato.

Antonio ha preso una casetta insieme a Fortunato. È una specie di mansarda in un palazzo molto fatiscente. La casa è vecchissima. Sembra che debba crollare da un momento all’altro. Vedendola mi viene in mente che mi piacerebbe fotografare Maria vestita in maniera molto elegante all’interno di questo ambiente così squallido e sporco.

Patrizia ci presta un vestito damascato molto bello e un cuscino. Prendiamo anche delle collane e della bigiotteria.

Andiamo io, Maria e Antonio a fare il servizio fotografico. Prima fotografo Maria mentre si trucca. La riprendo riflessa nello specchio in bianco e nero. Indossa una sottoveste nera di pizzo appartenuta a mia nonna. Sembra veramente una donna degli anni 50. Poi si mette il vestito. È bellissima con questo abito addosso.

Le faccio molte foto. Decido di farne alcune in cucina. La cucina è davvero un cesso.

Piatti sporchi, incrostazioni antiche, un pavimento che non vede uno straccio da mesi.

Maria sorride bella e scosciata in questo ambiente degradato.Andiamo via e Antonio si porta via i negativi a colori per

svilupparli nel suo laboratorio. Io sviluppo a casa quelli in bianco e nero. Adesso ho anche l’ingranditore e stampo a casa nel bagno.

Sono molto contenta del risultato. Alcune foto sono proprio belle.Dipingo un paio di quelle in bianco e nero.….Maria è la mia musa ispiratrice e la mia modella. Lei si presta

volentieri.Prepariamo le ambientazioni come un set. Oggi si è messa la camicia da notte di pizzo bianco che abbiamo

comprato a Resina.Tiro le tende per rendere la luce più soft. Non abbiamo quasi

niente. Solo la fantasia e il piacere di fare le cose.

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Le foto sono molto belle. Le stampo in bianco e nero e ne dipingo un paio. Questa tecnica mi piace molto.

….Vado in biblioteca a leggere libri antichi di fotografia. Studio delle

tecniche strane. Faccio molte prove. Con la gomma arabica preparo delle gelatine, provo a produrre fotografie senza macchina fotografica. Insomma mi diverto. Copio con la macchina da scrivere le formule scritte nei libri. Viraggi, pozioni per fare solarizzazioni, di tutto un po’. Procurarmi i prodotti chimici è molto difficile. Alcune cose si possono comprare soltanto nei laboratori delle case farmaceutiche dichiarando il proprio nome e facendo vedere un documento. Forse hanno usi diversi che io ignoro. Compro su una bancarella gestita da un russo uno di quei piccoli bilancini precisissimi. Ha tutti i pesi, un piccolo contenitore di legno. È molto divertente.

Tutti gli amici mi sfottono. Sembra un oggetto da tossico.

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La Mini Minor.

Con la Mini Minor di Maria ci avventuriamo in giro per la città.Mentre attraversiamo Piazza Dante una Cinquecento si stacca dal

marciapiede e ci entra direttamente nello sportello dal mio lato. Accostiamo e io esco urlando come una pazza.

“Ma sei veramente un cretino”. “Non hai visto che stavamo passando?”

Maria cerca di calmarmi.“Dai smettila, non fa niente.”Guardo meglio e vedo questa macchina microscopica piena di

gente. Una intera famiglia. Dietro c’è una vecchietta che si è messa a piangere.

Mi sento un verme.Percorriamo Via Cavallerizza a Chiaia. Il traffico pedonale è così

pazzesco che è come se fossimo a piedi anche noi. Improvvisamente il clacson salta per aria. Siamo sgomente. Camminare per Napoli senza clacson è

impossibile.Abbasso il finestrino e mi sporgo.“Permesso, permesso.”La gente si gira. Si mettono a ridere quando vedono che a

chiedere permesso è una macchina. Per arrivare a casa ci mettiamo un’ora.….Maria scende per prendere la macchina. Non la trova più. Era

parcheggiata davanti all’Elettroforno Catania. L’hanno rubata. Nonostante l’allarme. Se le sono portata via forse con un carro attrezzi.

La Mini Minor nuova è durata solo un mese.

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L’America.

Ecco la scaletta dell’aereo. Cavolo. È enorme.Io e zia Ida saliamo. Ho paura. È la prima volta che prendo un

aereo. Il 747 dà un impatto notevole. Partiamo per New York. Sono emozionata per la partenza ma

sono triste per Tony.....Vedere l’America e innamorarmene è un attimo.....La macchina di zio Cesare è enorme. L'autostrada che porta verso

Hartford è a 5 corsie. Ogni tanto c'è una specie di casello con dei cestini dove bisogna buttare gli spiccioli per pagare il pedaggio.

Arriviamo a casa di zia Rosa. La casa è grande ma non riesco a vedere quasi niente. Si è fatta notte fonda e io sono distrutta.

La mattina facciamo colazione con strani cereali e dolcetti buonissimi. Alcuni si chiamano Donuts e sono delle specie di ciambelle alla cannella che mi piacciono da impazzire. Ma più di tutto mi piacciono i Corn Muffin. Mamma mia. Potrei mangiarne un quintale.

Con zia Rosa andiamo al centro commerciale: il Mall. È una cosa enorme. C'è un grande supermercato e intorno ci sono decine e decine di negozi. Nel supermercato ci sono dei reparti pazzeschi. Il reparto dei fili interdentali è talmente fornito che non riesco a decidermi e non ne compro nessuno.

....La macchina di zia non è molto bella ma ha la radio incorporata. In casa di zia c'è il basement. È una specie di cantina attrezzata.

C'è tutto. La cucina, la lavanderia dove ci sono una lavatrice che si carica dall'alto, una asciugatrice e uno di quei ferri che si chiudono e fanno il vapore e c'è un salotto con il camino e un mobile molto grande e, quando lo apri, appare un televisore enorme.

Zio Gay ha una poltrona che si reclina ed esce fuori il poggiapiedi.

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La televisione è divertente e mi aiuta ad allenarmi con la lingua. Ci sono un sacco di giochi a premi e di quiz.

Nella mia camera da letto c'è l'aria condizionata perchè qui fa molto caldo. La sera non si può rimanere in giardino perchè arrivano i mosquitos. Nugoli di zanzare cattivissime.

I vicini di zia hanno la piscina e io ogni tanto vado a fare una nuotata. I loro figli sono al college e in piscina non c'è mai nessuno.

Quando esco dall'acqua le mosche mi assalgono per avere un pò di fresco. Il clima qui è veramente schifoso.

Con i miei cugini andiamo a fare un sacco di passeggiate. Andiamo a vedere il Marine World di Mistic un paese molto carino sul mare. Visitiamo il parco archeologico con le orme dei dinosauri e un castello antico (secondo i loro criteri).

....Passiamo una giornata in un parco di divertimenti. È bellissimo.

Ci sono delle giostre che non ho mai visto in vita mia. Molte fanno paura. C'è anche una specie di pallone gonfiabile. Dentro c'è la simulazione della gravità sulla luna. Quando sei dentro puoi saltare e volare in aria. Si può rimanere poco tempo perchè manca il respiro. Mangiamo degli hamburger cotti su dei barbecue a disposizione di tutti. Alla fine vado su una di quelle giostre che fanno venire il mal di stomaco. Peccato.

....Andiamo a trovare dei parenti di zio Gay a Newport. È una

cittadina di mare molto elegante. Ci sono le ville di alcune delle famiglie più ricche del New England, compreso i Kennedy. Visitiamo alcune di queste ville. Qui in America si può visitare quasi tutto.

Mi compro un cappello coreano larghissimo. È così largo che non si vede più la faccia.

....La settimana a New York è uno sballo. Tutto mi piace da

impazzire. Le macchine, le strade, i grattacieli, la metropolitana, il cibo cinese. Brooklyn.

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Tutto, tutto, tutto.Faccio tantissime foto.…Scrivo a Tony tutti i giorni per raccontargli com’è l’America. Non

credo però di riuscire a spiegargli le sensazioni che provo qui. Lui ha promesso di scrivermi ma non arriva niente. Sono

preoccupata.Gli telefono.Possiamo parlare poco perché costa molto.“Ciao, come stai?”“Io sto bene. E tu?”“Anche io. Che stai facendo?”“Hai sentito? Si sente l’eco quando parliamo.”“È vero. È strano”“Come sono contenta di sentirti. Mi manchi tanto.”“Anche tu mi manchi.”Sono imbarazzata dalla presenza di zia Rosa. Mi sento anche un

po’ sotto pressione perché devo fare in fretta.Riattacco. …..Compro un piccolo regalo e vado con zia Rosa alla posta per

spedirlo in Italia. Non costa molto. Spero che gli arrivi presto.…….Un paio di giorni prima della partenza per l’Italia arriva il postino

e mi porta una quindicina di lettere. Le leggo in ordine cronologico. È vero. Mi ha scritto praticamente

tutti i giorni.

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A Ischia.

Siamo a Ischia ospiti di zio Carlo e zia Paola. La casa è carina. È la classica casetta ischitana. È in una zona tranquilla. Scendiamo al mare. L’ombrellone è sulla spiaggia dei Pescatori. Si vede vicinissimo il Castello Aragonese. Il posto è molto bello.

Gli zii hanno orari molto precisi e rigidi. Alle due si ritorna a casa. C’è una salita molto ripida. Fa così caldo che l’asfalto si squaglia e le ciabatte si attaccano a terra.

A casa ci aspetta zia Paola con delle cose da mangiare esagerate. Melanzane imbottite, pizze, crocchè di patate.

Dopo queste mangiate siamo costretti a rimanere a casa fino alle cinque. La nostra camera è un immenso letto. Ci sono delle reti singole legate insieme a delle assi di legno così da creare dei letti matrimoniali enormi. Dormiamo quattro ragazzine insieme. Dobbiamo chiudere le imposte. Io passo queste ore a leggere. Il pomeriggio non riesco a dormire. Mi sono portata Alla ricerca del tempo perduto.

Ho cominciato a comprare i libri dell’Einaudi a rate. La prima spesa folle che mi sono permessa è stato il cofanetto di Proust. Costa un occhio ma ne vale la pena. Tutti mi prendono in giro perchè leggo sempre.

Mio zio invece ascolta musica classica ininterrottamente. Ha una specie di mangianastri con le cuffie. Passa tutto il tempo libero con le cuffie in testa ad ascoltare musica lirica.

Ogni tanto la sera andiamo al porto a mangiare un gelato. Lungo il corso c’è tantissima folla. Non si riesce neanche a camminare.

Un paio di volte andiamo in discoteca a ballare. È una discoteca all'aperto sotto i pini e in certe ore è riservata ai ragazzi più piccoli.

A volte andiamo a fare il bagno agli scogli di Sant’Anna. Ci sono i ricci e i polipi e un’acqua stupenda.

Com’è bella quest’isola.….

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Esco con due ragazzi che vengono qui da tanti anni. Lucio è proprio di Ischia. Ha una casa sulla spiaggia dei Pescatori, in pratica direttamente nella sabbia. D'inverno vive a Napoli e studia come grafico. Suona la chitarra. Compone delle finte musiche classiche con parole assurde. Disegna benissimo. Naturalmente mi piace da morire ma ha già la ragazza ed è un tipo fedele. Michele invece è di una famiglia benestante napoletana. Ha un appartamento in un complesso turistico estivo molto bello. Michele è altissimo. È un tipo un po’ strano. Vive con una zia a due passi da casa mia.

Hanno anche un amico vegetariano strettissimo. Mangia macrobiotico ed è pallido come un cencio. Ogni tanto gli sanguinano le labbra. Non ha un aspetto sano. Sicuramente non è una gran propaganda per i vegetariani.

Con loro mi diverto moltissimo.La sera usciamo e restiamo in spiaggia fino a notte fonda.

Scendiamo sulla spiaggia, suoniamo la chitarra, cantiamo, parliamo. Torno sempre molto tardi a casa.

….Mi viene un'infezione alle orecchie. Papà mi accompagna dal

dottore. È un medico specializzato in malattie tropicali. Ha un’aria antipatica.

“La ragazza ha un’aria stanca. È pallida. Forse dorme troppo poco. Si alza molto presto al mattino?”

“Veramente va a dormire molto presto al mattino.”“Non è una vita sana. Una ragazza così giovane.”“Non credo che questi siano problemi suoi. Decido io quello che

può fare o meno mia figlia.”….Ascolto papà che mi difende da questo medico buffone e mi

ricordo di tanti anni fa. Mi aveva portato da un dentista per farmi curare un dente.

Appena arrivati il medico si era mostrato antipatico e scostante. Papà mi aveva comprato un gelato per farmi stare buona e subito il medico ebbe da ridire.

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A un certo punto il dentista si avvicinò per farmi l’iniezione e io gli tirai il gelato in faccia.

Poi mi alzai dalla sedia e scappai. Papà mi raggiunse in piazza dopo un po’.

“Hai fatto bene. Quel dottore è veramente un cretino. Non ti preoccupare non ci torneremo più. Ne troveremo un altro.”

Mi prese per mano e ce ne tornammo a casa.…..Il medico ischitano mi dà una cura. Prendo l’antibiotico e cerco di

proteggermi le orecchie dalla sabbia e dall’acqua di mare. E continuo a fare tardi la sera.

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A Castelvolturno.

Il posto è strano. Un po’ spiaggia desolata e un po’ periferia urbana. Dormiremo sulla spiaggia con i sacchi a pelo. C’è un festival interessante, gente che suona, molti musicisti di strada. Conosco qualcuno di loro.

Lo spettacolo è finito. Comincia a calare un po’ di nebbia.Io e Tony camminiamo sulla spiaggia. Cerchiamo un posto un po’

riparato.La nebbia si è fatta più fitta.Stendiamo il sacco a pelo per terra e ci sdraiamo.Ci baciamo e ci tocchiamo. È una sensazione stranissima. I suoni

sono tutti ovattati. È buio e la sabbia è fredda e umida. Facciamo l’amore. Dalla nebbia emerge una figura. Ci guarda per un po’ e poi si

allontana. Non ci fermiamo. Non abbiamo nessuna vergogna. Io sono sopra

di lui e mi muovo lentamente. Mi sembra di essere una dea. Una dea della notte, della sabbia, del mare, dell’amore.Una dea dispensatrice di piacere. Una dea potentissima. “Adoro il rossore che ti sale sulle guance. Sei così bella dopo che

abbiamo fatto l’amore.”Sono felice e anche un po’ imbarazzata. Non sono brava ad

accettare i complimenti.La nebbia ci avvolge e ci copre. In lontananza vediamo dei falò.

Sentiamo suoni e voci e canti. I nostri compagni di avventura che passano la notte cantando e ballando.

Li raggiungiamo. Ci sediamo vicino al fuoco. È bellissimo stare qui. E un po’ surreale.

Comincia a fare giorno. Per un po’ tutto rimane magico. La nebbiolina che si alza. I fuochi che mandano ancora qualche bagliore. Poi iniziano ad emergere le prime brutture. La spiaggia è piena di immondizia. Anche noi siamo sporchi.

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La festa è finita. Raccogliamo le nostre cose e ci avviamo verso la Domitiana. Prendiamo un pullman e torniamo a casa.

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Umbria Jazz.

Il treno sferraglia verso Perugia. In questo momento il significato della parola sferragliare mi appare chiarissimo. Questo treno è di una lentezza esasperante e fa un caldo bestiale.

Siamo di nuovo tutti e quattro. Di nuovo in partenza. Questa volta andiamo a Umbria Jazz. Ci hanno detto che è una bellissima manifestazione. Io non amo particolarmente il jazz ma invece a Tony piace molto e così abbiamo deciso di andare.

Oggi il concerto è in piazza a Perugia. Poi la manifestazione si sposterà. Noi ci muoveremo in treno. Ci siamo portati i sacchi a pelo per dormire fuori. Tanto fa caldo. Anzi caldissimo.

Arriviamo alla stazione e ci è subito chiaro che sarà una sfacchinata. La stazione è lontana dal centro e la gente non sembra particolarmente contenta di vedere gente coi capelli lunghi e i sacchi a pelo.

La piazza è strapiena. In tanti hanno sistemato i sacchi a pelo e si sono messe giù aspettando lo spettacolo. A essere sincera non credevo ci sarebbe stata tutta questa gente. Il jazz è più apprezzato di quanto pensassi. Finalmente tramonta il sole. Non ne potevamo più del caldo. Nonostante la stanchezza l’atmosfera è bellissima.

Il concerto rende ancora più magica questa serata. Quando finisce ci guardiamo intorno e decidiamo di restare a dormire qui. La polizia ha cercato di mandarci via ma siamo centinaia di persone che non hanno dove dormire. Finiamo col rimanere tutti in piazza.

…..Ci svegliamo e la situazione è piuttosto difficile. Andiamo in un

bar e, con la scusa della colazione, riusciamo a lavarci. Ma decisamente tutto questo non è comodo.

…Stasera il concerto è a Piediluco, vicino a un lago. Ci avviamo

verso la stazione. Arrivati lì scopriamo che la maggior parte della gente ha deciso di non fare il biglietto. Una specie di esproprio

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proletario. In effetti seguire tutti gli spostamenti del festival è piuttosto caro. Soprattutto tenuto conto che i concerti non si pagano. Ci accodiamo anche noi.

Il treno è pieno come un uovo. È un piccolo treno locale con un paio di carrozze e noi saremo mille persone. Dopo un po’ di parapiglia la polizia decide di farci partire lo stesso.

Il viaggio dura un’eternità. Siamo tutti ammucchiati e accaldati. Si è fatto pomeriggio inoltrato e ancora non siamo arrivati al parco.

Arriviamo che è quasi buio. Naturalmente il lago è lontanissimo dalla stazione. Un’altra scarpinata. Finalmente ci stendiamo su un bel prato. Siamo distrutti ma queste serate sono così belle che fanno dimenticare tutta la fatica fatta. Mi stendo vicino a Tony e mi addormento. Essere qui insieme a lui mi rende felice. Non pensavo che ci saremmo ritrovati. È stato un anno pesante. Ma adesso è tutto passato.

……A Piediluco è tutto più organizzato. Ci sono i bagni e ci possiamo

lavare senza difficoltà. Oramai il festival è diventato una carovana di gente che si sposta per tutta l’Umbria. Invadiamo tutti i posti dove arriviamo. Adesso a Città della Pieve la gente ci saluta, i giornali parlano di questo evento, di questi ragazzi arrivati da tutta l’Italia e che se ne vanno in giro in treno a seguire i concerti. È quasi un’utopia diventata realtà. La musica gratis per tutti.

…..Questo giro per l’Umbria è straordinario. Questa terra è

straordinaria, sembra di respirare un’aria diversa. Quasi antica, sebbene siano tutti di sinistra. Ci accolgono bene, senza diffidenza. Naturalmente sono un po’ sconvolti da tutto il chiasso e la confusione che portiamo.

Vediamo anche Gubbio e poi torniamo a Perugia.Questa volta la polizia ha organizzato le cose diversamente e alla

fine del concerto siamo costretti a lasciare la piazza. Ci disperdiamo per la città. Noi quattro ci avviamo. È molto tardi e non riusciamo a

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trovare un posto dove metterci. Tutti i giardinetti e le aiuole sono piene di sacchi a pelo.

Decidiamo di fermarci in un piccolo slargo. È molto buio e non si vede quasi niente. Ci mettiamo giù a dormire.

“Sai, ho visto alla televisione di un tizio a cui è entrato uno scarafaggio in un orecchio. Lo hanno dovuto ricoverare in un ospedale psichiatrico.”

“Tony, sei veramente uno stronzo. Che racconti a fare queste cose che poi questa non riesce a dormire.”

“Ma non ti preoccupare che ti difendo io.” Mi dice Tony.Ovviamente dopo due minuti dorme alla grande e io invece passo

tutta la notte con la testa coperta da un fazzoletto e le mani sulle orecchie.

Ci svegliamo che è giorno fatto. Praticamente siamo distesi davanti alla vetrina di un negozio e tutti ci guardano. Per fortuna il negoziante è molto gentile e ci offre il suo bagno per sistemarci un po’.

“Io quasi quasi tornerei a Napoli. Che ne dici?”“Va bene. Vuol dire che Orvieto lo saltiamo.”“OK. Anche per me va bene.”Alla stazione prendiamo il primo treno per Roma e ce ne

torniamo a casa.….È notte fonda. Il treno per Napoli è quasi vuoto. Nel nostro

scompartimento c’è una bellissima ragazza. Deve andare a Capri ma ha perso il treno e così è un po’ preoccupata perché dovrà passare la notte nella stazione.

È simpatica e così io e Maria decidiamo di portarla a dormire da noi.

Entriamo in casa e tutti dormono. Giulia si va a fare una doccia. Esce dal bagno. È uno schianto. Alta, magra, rossa, con i capelli lunghi e ricci, gli occhi verdi. Ha addosso una piccola camicia da notte.

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Nel frattempo si è alzato papà. Si trova faccia a faccia con Giulia. Gli escono gli occhi da fuori.

Ci viene da ridere. Mangiamo qualcosa e poi tutti a nanna. Sono le tre di notte.

La mattina ci svegliamo e Giulia è già andata via.Sul tavolo della cucina c’è un bigliettino: “Grazie.”Anche oggi abbiamo fatto la nostra buona azione. Per fortuna

Giulia non si è fregata niente….

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Il militare.

“Perché! Perché! Perché!” Non posso smettere di piangere. Piango da ore. Sono stesa sul letto e piango. Zia Antonietta cerca di consolarmi.

“Non è possibile! Con tanti posti dove potevano mandarlo! Potevano mandarlo qui a Napoli. Perché!!!”

È arrivata la cartolina. Tony ha fatto domanda per fare il pompiere e rimanere così a Torino. Ma non l’hanno preso. Lo hanno mandato negli alpini. In Friuli. In un paese di merda a 20 chilometri dal confine jugoslavo.

“Lo sapevo che era un rischio fare la domanda da pompiere. Pensavo proprio che mi avrebbero preso. Dio che inculata.”

Non riesco a crederci. Fino all’ultimo ho sperato che lo mandassero giù. Magari non a Napoli ma poteva andare in tanti posti vicini. Invece và nel posto più lontano possibile.

Mi calmo un po’. Ma non ce la faccio proprio. Mi sembra un’ingiustizia tremenda. Ricomincio a piangere.

…..Tony parte senza che lo abbia rivisto. Gli scrivo tutti i giorni. Lui mi scrive di meno. Non ha niente da

dirmi. Le cose che sta facendo e che gli stanno succedendo sono di merda. Mi racconta di un suo commilitone che ha preso un calcio da un mulo ed è quasi morto. Lui ama molto la montagna ma gliela stanno facendo odiare. Non ha niente in comune con gli altri alpini. Sono quasi tutti montanari. Gli alpini che vengono da grandi città sono pochissimi. Il paese poi è orribile. Ci sono ventimila soldati e mille abitanti. Tutti a proteggere i confini nazionali. Ma che stronzata!!! Non c’è niente di più lontano da Tony di queste sciocchezze.

Si è anche incattivito un po’. Forse è geloso della nostra libertà. Del nostro stare a Napoli al sole e al caldo.

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Mi scrive cose assurde. Pensieri terribili. Mi racconta che tutti pensano di farsi del male per andare in licenza e per non tornare più in montagna. Gli fanno fare delle marce lunghissime con lo zaino sulle spalle. Ogni tanto qualcuno si perde. Alcuni si sono persi e sono finiti per sbaglio al di là del confine e li hanno arrestati.

Non so veramente cosa dirgli per tirarlo un po’ su di morale. È un mondo che non conosco assolutamente e che non capisco. Non riesco a immaginare cosa voglia dire essere costretti a eseguire ordini dalla mattina alla sera senza poter esprimere la propria opinione e il proprio pensiero. Deve essere orribile.

….Dopo un po’ di tempo mi scrive che ci sono due suoi commilitoni

che devono venire a San Giorgio a Cremano a fare un corso di un mese e mezzo. Mi dice anche che non gli hanno voluto cedere il posto. Gli ha dato il mio numero di telefono.

….Il telefono squilla e sono i due militari che vogliono conoscere me

e Maria e uscire con noi. Decidiamo di andare al mare insieme. Andiamo allo Scrajo. È una giornata bellissima. Cerchiamo di essere gentili ma io non faccio che pensare al fatto che nessuno di questi due stronzi ha voluto cedere il posto a Tony.

Dopo pranzo si addormentano al sole. Sono bianchi come mozzarelle.

“Dobbiamo svegliarli se no si bruciano”“Io non li sveglio, per me possono pure crepare”Quando si svegliano uno dei due ha il segno della mano bianco

impresso su un torace viola. Sono letteralmente cotti. Mi sento un poco in colpa ma solo un po’.

Torniamo a Napoli e ci salutiamo. Non credo che ci rivedremo più.

…..“Non venire al giuramento. Non voglio che tu mi veda con la

divisa addosso. Ci vediamo quando posso venire giù.”Finalmente arriva la prima licenza e viene a Napoli.

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Lo vedo e mi viene da piangere. I suoi bellissimi capelli sono scomparsi. Io adoro i suoi capelli. Mi sembra impossibile che abbiano voluto tagliarglieli. Si è tolto la divisa in treno e porta una maglietta bianca e i jeans. È sempre bello. Solo sembra più serio con i capelli corti corti. Ci baciamo. Cerchiamo di capire se tutto è ancora come prima. Questa lontananza ci sta sfibrando.

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La partenza di Maria.

Maria ha caricato tutta la roba in macchina. Guardo la stanza senza le sue cose e sono veramente depressa. È venuta anche Giovanna per salutarla.

Ci abbracciamo. Se ne va. Io e Giovanna guardiamo dal balcone la Mini Minor che si

allontana. Cominciamo a piangere. Mamma ci sgrida. “Perchè piangete. Se ne va di sua spontanea volontà. Non è stata

mica cacciata.”Ha ragione. È andata a vivere di nuovo a Torino. Da Gianni.

Studierà lì. Ha deciso che la sua vita sarà lontano da noi, senza di noi. Mi viene ancora di più da piangere. Mi sento solissima. Giovanna

cerca di consolarmi ma anche lei sa che non sarà più lo stesso senza Maria.

Stefano non è venuto. Lui pensa che sia giusto così. Le femmine seguono gli uomini e se ne vanno con loro.

Pensa che io sia una stronza e che faccio soffrire Tony. Non è vero. Sarò anche stronza ma non è colpa mia se non

riusciamo a stare insieme. ....Per la prima volta da quando sono nata dormo da sola in una

stanza. La notte ho paura e leggo fino a notte fonda. Lascio sempre una lucetta accesa. Mi sento in difficoltà. Sento di non poter parlare con nessuno di questo. C'è gente che farebbe carte false per avere una stanza tutta per se e io invece mi lamento.

....Mamma è rimasta molto male per questa scelta di Maria, ha un

atteggiamento duro e con lei non posso parlare. Sono sicura che papà soffre molto della lontananza di Maria ma non ne parla e Bibì è ancora un ragazzino. Sicuramente è dispiaciuto ma non vive questo fatto come me.

....

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La stanza prende subito l'aspetto trasandato e disordinato che mi contraddistingue.

....Oramai sono qui da sola. La sera esco con Antonio e gli altri. Lavoro come fotografa e

spesso la sera vado a teatro. Faccio una vita scombinata. Il lavoro mi piace ma so che nessuno mi apprezza. Mi trattano tutti come una capitata per caso fra i grandi fotografi. È un mondo di maschi. Dormo poco, mangio male, fumo molto.

Dal punto di vista sentimentale poi non ne parliamo proprio. Sto combinando solo casini.

Mi vedo con persone strane. Scopo con persone che non mi interessano. Insomma un disastro.

Sono sempre stata una persona molto emotiva ma mi sembra di non avere più neanche la pelle a proteggermi. Mi sento completamente esposta.

Tony mi manca ma non so cosa fare. Certamente non andrò a Torino e per il momento lui non parla più di venire qui. Del resto lavoro non ce n’è.

Ormai conosco tanta gente ma sono tutti senza grandi prospettive. Quella che sta meglio economicamente sono io. Figurati!!!

....Dal fotografo con cui lavoro non guadagno niente. Lui è un artista

e guadagna pochissimo. È bravo ma è molto presuntuoso. Del resto è circondato esclusivamente da persone che lo incensiscono. E poi mi ha preso a lavorare con lui solo perché glielo ha chiesto la moglie.

....Da lui sto imparando molte cose. La cosa più importante che ho

imparato è quella di non sprecare. Di cercare di fare sempre buone fotografie. Di essere attenta ogni volta che scatto. Anche dal punto di vista tecnico sto imparando molto. Speriamo di durare. Io sono una che si rompe le palle con una certa facilità.

….

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Le giornate corrono via veloci. Ci sono tante cose da fare. Spettacoli da fotografare. Idee da proporre.

Fotografiamo spessissimo a teatro. Vedo delle cose bellissime. Andiamo quasi tutte le sere in piazza

Mercato a fotografare il Masaniello. C’è un tendone da circo montato al centro della piazza e lo spettacolo si svolge all’interno. La gente assiste in piedi e si muove intorno al palco. Ogni sera quando esce Lina Sastri e recita il monologo finale mi vengono le lacrime agli occhi. È uno spettacolo straordinario. E le foto di Fabio sono bellissime.

…..Andiamo a Salerno a fotografare il Living Theatre. Sono talmente

sfasulata che mi vesto decente e poi mi dimentico le pantofole ai piedi. Sono costretta a rimanere tutta la sera in ciabatte. L’ambientazione è bellissima. Non è un teatro ma un locale. Sulla pista da ballo rotonda si dispongono gli attori. Sono quasi nudi. Sullo sfondo in lontananza si vede il mare. Un’atmosfera molto suggestiva.

…..Di nuovo a teatro. Questa volta è il Cabaret Voltaire. Lo

spettacolo si svolge su una specie di camper all’interno di un ospedale psichiatrico. Sono molto a disagio. Lo spettacolo però è veramente interessante.

…..Improvvisamente Fabio ci avverte che parte. Andrà a Edimburgo

al festival del teatro. Ci molla qui a Napoli, senza soldi e senza prospettive.

Mi arrabbio. Non mi piace dover chiedere i soldi per le vacanze ai miei genitori dopo che ho passato tutto l’anno a lavorare con lui. Mi sembra una cosa sbagliata.

Decido di andarmene. A settembre cercherò un modo diverso di guadagnarmi da vivere.

….

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Con Stefano e Giovanna non mi sto vedendo quasi più. Quando li vedo Stefano mi attacca sempre una pippa su Tony e sul fatto che è molto sbandato. Da' sempre la colpa a me.

Ma io che ci posso fare. Anche io sono sbandata. E ho perso pure Maria. E nessuno mi aiuta.

….Con Maria ci sentiamo per telefono. Lei si scrive con mamma. Sta

da Gianni. La sua famiglia le vuole bene e la tratta un po’ come una figlia. Loro sono piemontesi purosangue. Con il loro atteggiamento smentiscono tutti i luoghi comuni sui piemontesi “falsi e cortesi”. Sono sinceri e gentili. Con lei e anche con noi.

Maria studia all’università e lavora come baby sitter. Dice di trovarsi bene. Spero sia così.

….Torino mi manca. È difficile ammetterlo anche a me stessa. Ho

fatto tanto per tenermi lontana da questo pensiero ma ogni tanto mi assale la malinconia.

Sono cose piccole quelle che mi mancano davvero. L'ondata di caldo che mi assaliva entrando a scuola dal freddo e

dalla nebbia di fuori. Gli occhiali tutti appannati e la sensazione di essere al sicuro. Dentro.

Le cioccolate calde seduti al tavolino di un bel caffè. Scendere dal tram in mezzo alla nebbia e raggiungere la scuola

quasi a tentoni.Camminare per i vicoli di Porta Palazzo per andare a comprare le

uova dal pollivendolo.Mangiare il panino wurstel e crauti anzi l'hot dog a via Garibaldi. Stare seduta sul cornicione della finestra della mia camera.La veranda dove scacciare i piccioni insieme a papà.L'enorme corridoio buio.Forse quello che manca davvero qui è il dentro. Sembra che

nessuno ne senta il bisogno.

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Nella mia scuola si congela. Porto i guanti senza le dita per poter scrivere. Nelle case fa freddo. Bisogna sempre indossare enormi pullover di lana. A volte si sta meglio per la strada che in casa.

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Canzoni e libri.

Canto dalla mattina alla sera. Suono e canto tutto l’L.P. “Aria” di Alan Sorrenti. Lo adoro da quando l’ho sentito la prima volta a Torino. L’ho anche rivisto a P. Sono stata così male quando lo hanno fischiato. Canta in una maniera speciale. Non ne parliamo poi di come canta la sorella. La gente non riesce a capire la profondità e la straordinarietà del loro canto. Non capiscono che il canto viene dalla pancia, dal centro di noi ed è con la pancia che bisogna ascoltarlo.

Io ascolto tanta musica. Di tutti i generi. Ma ognuno di noi ha un suono speciale. Il suono che gli fa vibrare l’anima.

Io adoro il rock e amo tantissimo i cantautori italiani. Ma ci sono delle cose che toccano delle corde diverse. Ogni volta che ascolto “Ti ricordi Michel” mi metto a piangere. Non riesco a trattenermi.

E anche alcuni pezzi dei Genesis mi fanno questo effetto. E tutti i Blood, Sweat & Tears. E alcune cose dei Traffic.

….. Mi dedico alle canzoni napoletane. Strimpello la chitarra sempre

allo stesso livello da secoli. Non riesco a progredire. Mi accompagno in alcune canzoni ma non vado più in là di questo.

“Reginella” è la passione di Gianni. Vuole sempre che gliela canti. Io sono contenta. La sento molto vicina a me. Ma quella che proprio mi strazia è “Lacreme napoletane”. Quando la canto mi viene da piangere. Non so come mai. Forse perché anche nella nostra famiglia ci sono stati degli emigranti. Forse anche io mi sento un po’ così. Ma forse è solo in sintonia con me. Con il mio essere un po’ malinconica anche se pochi sembrano accorgersene.

……. Leggo sempre tantissimo. Come al solito sono monografica. Sto

leggendo tutto Remarque. Sono molto colpita da quello che scrive. Alcuni pezzi dei suoi libri li scrivo a macchina per esercitarmi. Mi è sempre piaciuto riscrivere i libri. Mi aiuta a ricordare le parti che mi piacciono particolarmente.

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Ogni tanto leggo poesie. Qualcuna me la dice qualche amico.Tony mi dice questa:

“Un dì del mese azzurro di settembrequieto all’ombra di un giovane susinotenevo il quieto e pallido amor miotra le mie braccia come un dolce sogno.E su di noi nel bel cielo d’estateC’era ed a lungo la guardai, una nuvola.Era assai bianca e alta da non credereE quando la cercai non c’era più.

Da quel giorno molte e molte luneCon tante acque son corse via.Sono i susini già tutti recisi E, dell’amor, mi chiedi, che fu?E ti rispondo non me ne ricordoEppure, credi, so che cosa intendi:ma quel suo viso, io non lo so più.Questo soltanto sò: che la baciai.

Ed anche il bacio, l’avrei dimenticatoNon fosse per la nuvola che andavaQuella ancora so e sempre la saprò:era assai bianca e mi veniva incontro.Sono forse i susini ancora in fioreForse il settimo figlio già quella donna avrà.Ma pochi istanti fiorì quella nuvolaE quando la cercai era già vento.”

Bella vero? Come noi. Belli e malinconici. Sempre lontani. Sempre con la coscienza che il nostro amore finirà male. Che non staremo sempre insieme.

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....

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Vico Vasto a Chiaia.

Vado con mamma a Vico Vasto. La mamma di un suo alunno ha una piccola casa che può affittare a Tony.

La casa è sulle scale in fondo al vicolo. È una specie di basso umido e abbandonato. A vederlo mi si stringe il cuore però penso che pitturandolo e aggiustandolo un po’ diventerà un posto decente.

Telefono a Tony e gli racconto dell’appartamento. Gli dico anche del lavoro a Barra nel vivaio di rose.

Tony è contento. Ha finito di fare il trimestrale alle Poste e non vede l’ora di venire a vivere a Napoli da me.

….Pitturo di azzurro la porta del bagno. Uso una di quelle vernici a

spruzzo. Spero che non mi venga un accidenti. Per giorni ogni volta che mi soffio il naso esce sempre il colore azzurro. Pulisco bene dappertutto. Metto delle tendine. Compro un letto, dei piatti. Insomma allestisco una parvenza di casa. Devo dire la verità. Il risultato non è granchè. Mi viene una tristezza. Speriamo che a Tony piaccia.

….Tony quando vede la casa si finge entusiasta ma non gli credo. In

ogni caso è bello avere un posto tutto per noi. Qui nel vicolo tutti ci guardano come degli alieni. Un torinese venuto a Napoli per amore e una ragazza così libera.

Tony comincia a lavorare nella serra. La mattina deve alzarsi prestissimo per arrivare fino a Barra. Anche se porta i guanti la sera le sue mani sono distrutte dalle spine. È sfiancato dalla fatica. Fa solo una pausa per mangiare insieme agli altri lavoranti.

Credo che nemmeno nei nostri peggiori incubi avremmo immaginato che lui potesse fare l’agricoltore. È quanto di più lontano esiste da lui. Per certi versi però lui si adatta. Tutti gli vogliono bene in campagna. Lo trattano come un giovin signore perduto dall’amore.

È una vita assurda e finisce con l’ammalarsi.

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Io vado da lui tutti i giorni ma la mia presenza non basta. Nella casa fa freddo e io sono angosciata che gli venga qualcosa di serio.

Decidiamo che deve tornare a casa mia. Lasciamo vico Vasto senza rimpianti.Siamo solo tristi per questo sogno infranto. Per un attimo

abbiamo creduto ci fosse una possibilità per noi di stare insieme qui a Napoli. Non era vero.

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Il colloquio alla FIAT.

Ci avviamo con la macchina per andare all’appuntamento alla FIAT. Non sappiamo la strada. Ci perdiamo cinquanta volte. Alla fine arriviamo alla FIAT IVECO. Certo che sarebbe veramente demenziale se un torinese che vuole vivere a Napoli venisse assunto dalla FIAT a Caivano.

Tony và al colloquio. Io lo aspetto in macchina. Quando torna non ha una faccia particolarmente contenta.“Non mi prenderanno mai. Figurati. Sono venuto solo per

accontentare i tuoi ma non penso che abbiano bisogno di gente. Mi hanno fatto capire che forse mi potrebbero assumere per una sede del nord.”

Veramente stiamo parlando con cani e porci. Mentre andiamo via in una curva sbaglio tutto e finisco contro

una macchina parcheggiata.Invece di frenare continuo ad accelerare. Nella macchina c’è un

signore seduto che sta leggendo il giornale. Mi guarda sbigottito. Fortunatamente la macchina si spegne. Mi metto a piangere con la

testa sul volante. Ho solo il foglio rosa e non dovrei andare fuori Napoli. Il signore scende dalla macchina dalla portiera del passeggero e viene a consolarmi. Mi dice di non preoccuparmi

“che tanto ci stanno le assicurazioni”.Poi offre un caffè a me e a Tony. Certo che a Napoli le persone

sono davvero straordinarie. Torniamo a casa e devo raccontare a papà dell’incidente. Non si

arrabbia. Fra l’altro la macchina è praticamente intatta. Non so come sia successo. L’altra macchina invece ha tutta la portiera rovinata.

Papà comunque non ha certo bisogno del mio aiuto visto che fa l’assicuratore.

Io e Tony siamo depressi per il colloquio e per l’incidente. Siamo sempre contenti di stare insieme ma ci mancano Gianni e Maria. Adesso che loro sono a Torino e noi siamo qui ci sentiamo soli. È

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dura. Non abbiamo nessuno con cui confidarci. Io conosco tante persone ma non riescono a capire cosa significa aver perso le proprie radici.

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La patente.

Di sera vado con papà a fare scuola guida. Prendiamo la 124 verde e andiamo a Fuorigrotta. Lì papà mi cede il volante e mi lascia guidare. Fuorigrotta è un quartiere perfetto per la scuola guida. Sembra di essere a Torino. Ci sono i semafori, le strisce pedonali, gli stop, i sensi unici. È come una città normale.

Vado avanti e indietro davanti alla piscina Scandone. Poi faccio un po’ su e giù nelle strade intorno allo stadio.

Anche l’esame si fa da queste parti. “Te la cavi abbastanza bene. Bisogna vedere cosa combini di

giorno in mezzo al traffico.”La cosa che mi riesce peggio è la marcia indietro. Sono proprio

negata. Vuol dire che non la userò mai. Sono piuttosto scarsa anche nei parcheggi.

L’ultima sera prima dell’esame papà mi lascia guidare da San Pasquale fino a Fuorigrotta. Affronto la grotta con un certo timore. Va tutto bene. Domani vedremo cosa succede.

….All’esame sono nervosissima e sbaglio un sacco di cose.

L’ispettore ha un’aria cattiva e penso che mi boccerà.Finito il giro l’ispettore prende il mio documento.“Lei è nata a P.?”“Si.”“Io sono di A.”“Davvero? I miei genitori hanno tanti amici là e i miei nonni ci

vivono 6 mesi l’anno.”“Va bene. Vada. Però mi raccomando sia molto prudente le prime

volte che esce da sola.”Caspita. Ho passato l’esame grazie alle mie origini sannite. Meno

male.

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Di nuovo Capodanno.

Maria torna a casa per Natale.Si porta dietro Elena, la bimba cui fa da babysitter. Non ha ancora

due anni. La mamma ha gravi problemi familiari e così la piccola finisce a casa nostra.

Mamma e papà se ne innamorano.La portiamo in villa comunale e a spasso. È deliziosa. Le faccio

tantissime fotografie. Ritrarre le persone mi piace molto. Mi intriga cercare di cogliere

l’essenza anche se forse è una pretesa eccessiva. Con i bambini poi mi sento maggiormente in sintonia. Sono spontanei e anche quando si mettono in posa rimangono sempre loro stessi. Non cercano di sembrare diversi dal solito. Sono solo più seri.

….Maria ha la valigia piena di semolino, pappa di riso e pastina

glutinata. Elena mangia pochissimo.….Maria è contenta. A Torino si trova bene. Noi le manchiamo un

po’ ma in generale si è riambientata. A casa di Gianni tutti le vogliono bene. Mi aggiorna sugli amici torinesi. Su Tony sorvoliamo. Non ci stiamo sentendo ma da Stefano so che cambia una ragazza alla settimana.

….Il cenone di Natale si svolge con la solita celerità e con i soliti cibi.

L’insalata di rinforzo, il capitone, il baccalà fritto. A me non piace quasi niente.

L’unica cosa divertente è Elena che assaggia gli spaghetti a vongole e non la smette più di mangiare.

“Per forza che non mangia, povera anima di Dio.”“Non ne poteva più di quelle pappette schifose.”“Hai visto come mangia.”“La mamma non ci crederà.”

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Alle nove e mezza già stiamo aprendo i regali. Da noi Babbo Natale arriva sempre molto presto.

….È di nuovo capodanno. Con Maria andiamo a casa di una ragazza

assurda che conosco.La casa è in quartiere molto popolare.Sparano in una maniera spaventosa. Si sentono dei botti esagerati.

Sembra di essere sotto un bombardamento. Tremano tutti i vetri. Per fortuna la casa è all’ultimo piano così ci possiamo affacciare. Un po’ di paura c’è lo stesso. Ogni tanto si sente di qualcuno che è stato raggiunto da un proiettile!!!!

Il capodanno napoletano è sempre bello però ci sentiamo un po’ sole e anche un po’ tristi.

….Chiamo un taxi che ci riporti a casa.Sono quasi le sei. Il telefono bussa cinquanta volte.“Buongiorno. Cavolo, ci avete messo un’ora a rispondere. Per

piacere un tassì a corso Garibaldi.”“E lo volete subito?”“Che fa a fare lo spiritoso? Certo che deve venire subito.”“Scusate. Allora non mi posso vestire. Devo venire in pigiama,

così come sto.”“Ma non è il radiotaxi?”“No avete sbagliato numero. Buon anno.”“Buon anno anche a lei.”“Cazzo Maria. Ho sbagliato numero.”Ci viene un attacco di ridarella e ci torna il buon umore.Scendiamo a cercare un tassì allo stazionamento.Finalmente alla stazione ne troviamo uno. Ce ne andiamo a letto.

All’una dobbiamo essere a pranzo dai nonni come sempre.

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Di nuovo a Torino.

Passeggio per le strade. Torino è sempre la stessa. Sono io che sono cambiata. Le cose mi sembrano diverse.

Devo consegnare un pacchetto ad una amica di mamma. Raggiungo la piazza e percorro un viale enorme. Attraverso il controviale. Poi il viale. Poi l’altro controviale. Ci metto dieci minuti. Che palle. Questo corso è larghissimo. A Napoli ci farebbero dieci strade.

Per la strada di mattina non c’è nessuno. Tutti sono a scuola o al lavoro. Si incontra qualche persona a spasso per negozi ma si contano veramente sulle dita di una mano.

Ormai sono abituata al caos di Montesanto. Torino mi sembra deserta.

….Vado con Eugenio a funghi. Mentre cammino nella nebbia mi

fermo a guardare sotto un albero. È un attimo. Alzo la testa e non trovo più nessuno. Una nebbiolina triste mi circonda.

“Eugenio. Eugenioooooo. Eugenioooooo!!!!”Non mi risponde nessuno. Raggiungo il sentiero ma è deserto. Comincio a essere

preoccupata. Decido di percorrere il sentiero al contrario. ….Devo aver sbagliato qualcosa perché il sentiero finisce in un

canalone e non porta da nessuna parte. Torno indietro e imbocco un altro sentiero. Ho chiaramente sbagliato di nuovo ma continuo a camminare anche perché ci sono un sacco di cani da pastore che mi abbaiano contro appena mi avvicino al ciglio della strada.

….Decido che ne ho piene le palle di camminare in tondo per questi

sentieri del cavolo nella nebbiolina. Mi butto giù per un canalone. Almeno arriverò a valle. Le foglie mi arrivano fino alle spalle. Spero

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che non ci siano le vipere. Cerco di consolarmi pensando che si sente molto raramente di ragazze morte mentre cercano funghi.

….Arrivo a valle e mi trovo su una strada statale. Non ho niente.

Neanche la borsa. Ho solo la giacca a vento con le tasche piene di funghi.

….Un’auto si ferma. Spiego la situazione al guidatore.“Ne hai fatta di strada. Siamo dall’altra parte della montagna. Ti

accompagno a P., a casa.”….Arrivo a casa e Maria e Enrichetta mi guardano stupite.“Che ci fai qui?”“Dove sono gli altri?”“Non lo so. Mi sono persa e ho camminato per un sacco di tempo

in mezzo al bosco. Questo signore mi ha dato un passaggio per tornare qui.”

“Bisogna correre ad avvertire gli altri. Ti staranno cercando.”….Ci mettiamo in macchina e arriviamo all’imboccatura del bosco.

C’è parecchia gente.“Che succede?”“C’è una napule che si è persa a funghi. La stanno cercando.”“È tornata. Eccola qua.”“È tornata. È tornata.”Arriva Eugenio. “Che cazzo hai combinato. Non ti porterò mai più a funghi nel

bosco. C’è mezzo paese che ti sta cercando nel bosco.”Anche se urla si vede che è contento di vedermi. Si è preso un

bello spavento.“Chi glielo diceva a Riccardo che la figlia si è persa.”Mi sento un po’ Cappuccetto Rosso.….

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Tolgo dalla tasca i funghi che ho raccolto e li faccio vedere a Eugenio. Sono tutti velenosi.

…. Tony lavora la mattina e quindi sono in giro da sola.Ho appuntamento con lui verso le due a casa sua. Faccio un giro lunghissimo a piedi. In una latteria mi fermo a

prendere un bastoncino di liquirizia. Raggiungo la periferia. Mentre cammino dietro una vecchia fabbrica abbandonata ho un flash.

Realizzo che non tornerò più qui. Non voglio lasciare Napoli. Ho fatto una grande fatica a

dimenticare Torino e le persone che ci abitano. Non ripeterò la stessa esperienza un’altra volta.

Io e Maria ci siamo comportate in maniera molto diversa.Lei quando ci siamo trasferite ha fatto nuove amicizie ma ha

conservato un legame molto forte con gli amici torinesi.Io invece ho adottato una tecnica di sopravvivenza diversa. Ho

cercato di ambientarmi a Napoli e ho evitato di rimanere legata a Torino. Ho fatto bene perché anche i miei migliori amici hanno lasciato la città. Giuseppe pare sia finito in Toscana a fare l’agricoltore e Eleonora è andata a vivere in Sardegna con uno che fa le cinture di cuoio.

Ma anche quelli che sono rimasti hanno ormai un atteggiamento diverso. La loro vita va avanti, così come è andata avanti la mia e inevitabilmente ci siamo allontanati. Naturalmente c’è Tony che mi ama e che io amo ma credo che non basti.

….“Io adesso ho un lavoro. Potremmo vivere insieme. Penso che

dovresti venire a stare qui.”“Tony lo sai che non posso.”“Perché non puoi. Nessuno te lo impedisce. Oramai sei

maggiorenne e puoi fare quello che vuoi. A Torino ci sono più possibilità anche per te di trovare un lavoro decente. Puoi anche iscriverti al Bodoni e prendere il diploma.”

“Ma non abbiamo neanche una casa.”

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“Potresti venire da me mentre troviamo qualcosa. Come fa Maria con Gianni.”

“Ma scherzi? Tua madre mi odia. Figurati se posso venire a vivere da te. Che cazzo di paragone fai. Enrichetta adora Maria.”

“Forse non mi ami più.”“Non c’entra. Io ti amo ma non voglio venire a vivere qui.”“Ma se hai ancora tanti amici. Se torni vedrai che nel giro di poco

tempo ti ambienterai di nuovo. E poi ci sono io.”“Mi dispiace Tony. Io ti amo ma non ce la faccio a tornare qui.”Ci lasciamo.

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Scandinavia.

Siamo molto emozionate per il viaggio. Abbiamo preparato tutto. I biglietti Interrail, i passaporti, i soldi. Gli zaini pesano una tonnellata. Ci sono i sacchi a pelo, le pentole, il caffè, un sacco di cose. Una parte dei soldi li abbiamo cuciti nelle mutande per evitare la dogana.

Patrizia ci ha dato delle murrine da portare in Olanda per venderle se avessimo bisogno di soldi.

“Sei sicura che non ci saranno problemi con Tony?” “Ma no, figurati! Ormai ci siamo lasciati da tanto tempo. Non ci

sarà nessun problema, non ti preoccupare. Non credo che lui farà lo scemo. Andrà tutto bene.”

Maria è un po’ preoccupata per questo viaggio di nuovo noi quattro insieme. Io anche sono un po’ nervosa. In realtà non so bene come comportarmi con Tony. Non ci sentiamo e non ci vediamo da qualche mese.

Partiamo per Torino. Mamma e papà non la finiscono più di farci raccomandazioni.

Eccoci di nuovo in treno.Arriviamo a Torino. In stazione ci sono Gianni e Tony. Ci

aspettano. Dobbiamo rimanere in stazione fino all’una di notte ad aspettare il treno per Parigi.

Soltanto a vedere Tony da lontano già mi sento sciogliere. Cazzo!!! È sempre lo stesso. Fa finta di niente. A stento mi guarda.

Gianni ci prende in giro. “Mica starete tutto il viaggio senza parlarvi. Che palle.”“Come stai?” “Bene. E tu?”“Anche io sto bene. Che si dice a Napoli?”“Stanno tutti bene. Matteo ti manda tanti saluti. E anche Stefano e

Umberto. Insomma tutti mi hanno detto di salutarti. Che cosa hai fatto?”

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“Ho lavorato.” “Anche io ho lavorato.”Arriva il treno. Prendiamo posto. Maria e Gianni si

addormentano. Io entro e esco dallo scompartimento. Sono stanca morta ma sono anche molto nervosa. Non faccio che fumare.

Mi siedo su uno strapuntino nel corridoio del treno. I finestrini sono aperti e le tende svolazzano nella penombra. Tutti dormono. Il rumore del treno nella notte è assordante.

Tony mi raggiunge. Si accovaccia vicino a me. Siamo vicinissimi. Il vento che entra con violenza dai finestrini mi porta il suo odore che conosco così bene.

Non ce la farò a ignorarlo per un mese.Non ci riesco nemmeno per dieci minuti.Ci troviamo abbracciati a baciarci senza neanche sapere come sia

successo.Cavolo. Siamo stati bravi. Ci abbiamo messo quasi tre ore a

rimetterci insieme. Speriamo che Maria non si incazzi.Parliamo per un sacco di tempo. Bisbigliamo per non farci sentire

da nessuno. Ci mettiamo di nuovo seduti nello scompartimento. Ci addormentiamo.

Parigi ci aspetta.…..Ci svegliamo. Io e Tony cerchiamo di fare gli gnorri. Ho paura che

ci abbiano già sgamato. Gianni sfotte Tony e Maria ha già l’aria incazzata. Alla fine sbotta.

“Cha cazzo. Manco cinque minuti e già state lì a pomiciare. Siete una cosa assurda.”

È vero, siamo una cosa assurda. Ma non c’è molto da dire. Succede tutto con tanta naturalezza. È come se non ci fossimo mai lasciati. Invece siamo stati mesi senza vederci e abbiamo avuto storie ed esperienze diverse. Alcune di queste sono state importanti. Non capisco come siano potute sparire così di colpo. Però è così.

….

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Finalmente a Parigi. Ci sediamo in un bar e facciamo colazione. Già fa freddo. Mi devo mettere un pullover. Ho una gonna lunga di jeans e una specie di canotta colorata. Sopra ho uno scialle. Ho freddo ai piedi. Mi metto le espadrillas. Sono le scarpe più pesanti che mi sono portata. Speriamo che bastino.

Faccio molte fotografie. A Parigi non ci fermiamo. Aspettiamo soltanto la coincidenza per

Copenhagen. Ripartiamo. Il treno è pieno di ragazzi con gli zaini come noi. Molti vanno ad Amsterdam ma altri proseguono.

A Copenhagen ci fermiamo un po’ di più. Facciamo una passeggiata nel centro della città. Le strade sono strapiene di biciclette. Ci sono moltissimi ragazzi seduti nei caffè. C’è una bella atmosfera. Ci diamo una pulita in un bagno pubblico. Per fortuna abbiamo lasciato gli zaini al deposito bagagli. Il mio è così pesante che non ce la faccio proprio a portarlo. Ogni dieci minuti mi devo fermare.

……Partiamo diretti a Stoccolma. Il treno si imbarca su una nave. Fa

veramente freddo e questa nave è brutta. Il mare è agitato e io sono un po’ impaurita. Siamo dovuti scendere dal treno lasciando tutto dentro lo scompartimento. Siamo preoccupati per la nostra roba. Il treno è strapieno e non siamo neanche riusciti a sederci tutti insieme. Ci prendiamo qualcosa da bere al bar del traghetto. I biondi diventano sempre di più. Noi bruni stiamo diventando una rarità. Tutti notano l’abbronzatura mia e di Maria. Si capisce che siamo due mediterranee. Solo Gianni potrebbe passare per un nordico. In effetti è anche l’unico che lo sia veramente. Tony è di origine pugliese e noi siamo campane. Quindi.

Alla fine il traghetto arriva a destinazione. Abbiamo un po’ di difficoltà a ritrovare il nostro vagone.

Scendiamo dal traghetto e il treno riprende la sua corsa verso Stoccolma.

Appena arrivati ci dirigiamo verso un campeggio che si trova proprio in città. Fortunatamente c’è posto. Il campeggio ha anche

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una spiaggia. Montiamo le tende. Siamo piuttosto negati. Io soprattutto. Una delle due tende è veramente una schifezza. Praticamente è soltanto la garzina interna perché il telo impermeabile si è strappato. Qui comunque non fa troppo freddo. Sempre ci saranno quindici gradi meno che a Napoli ma si sta abbastanza bene.

Di mattina scendiamo alla spiaggia. Ci mettiamo in costume da bagno. La gente si tuffa in acqua. Decidiamo di tuffarci anche noi.

Cazzo. È gelata. Nuotiamo per dieci minuti nel disperato tentativo di scaldarci ma non c’è niente da fare. L’acqua è freddissima. È acqua corrente. Risaliamo e ci asciughiamo al sole. Ci sentiamo quasi degli eroi per avere avuto il coraggio di bagnarci.

……Siamo di nuovo in viaggio. Faremo tutta una tirata fino a

Rovaniemi poi al ritorno ci fermeremo a vedere dei posti lungo la strada. Man mano che saliamo verso nord le stazioni si fanno sempre più strane. Ci sono triple porte e i termometri segnano fino a –40°. I treni hanno lo spalaghiaccio davanti. Il sole non tramonta mai.

….Arriviamo a Rovaniemi. Cerchiamo il campeggio. Siamo in

difficoltà con la lingua. Nessuno parla inglese. Neanche all’ufficio del turismo. Fra l’altro la loro lingua è difficilissima. Non si capiscono neanche le scritte.

In ogni modo arriviamo al campeggio e ci sistemiamo.....C’è ancora il sole e così non ci rendiamo conto che si sono fatte le

11 di sera. Nei bagni non c’è l’acqua calda e non ci sono i vetri alle finestre. Fa un freddo esagerato. Mi lavo i capelli e alla fine sono costretta ad asciugarli vicino al barbeque perché la corrente è diversa dalla nostra e il phon non funziona.

....Nel campeggio ci sono degli italiani. Loro però sono venuti in

macchina da Milano. Ci mettiamo a dormire.....

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Di notte mi viene da fare pipì. Siccome sono sempre la solita paurosa non voglio andare fino al bagno da sola di notte e decido di farla dietro la tenda. Esco e mi accorgo che c’è luce come di giorno. Una specie di tramonto cupo. Sono ancora più impaurita, questa cosa della luce di notte è veramente inquietante.

….Sono super raffreddata. Ci siamo portate le medicine più assurde,

quelle per la diarrea, quelle per il mal di stomaco, per il mal di testa ma non ci siamo portate niente per la tosse e il raffreddore. Per fortuna i milanesi hanno delle aspirine.

....Nel campeggio c’è la sauna. È in una piccola palafitta di legno

direttamente sul fiume. Uomini e donne fanno la sauna insieme. Naturalmente nudi. Ci adeguiamo. Mi sento un po’ a disagio a stare nuda con dei perfetti sconosciuti. Sono imbarazzata dal mio disagio.

….In un angolo ci sono delle pietre roventi. Ogni tanto qualcuno ci

butta un mestolo d’acqua sopra. Subito la temperatura si alza. Il calore è quasi insopportabile. Ho un forte batticuore. Quando non resisto più esco nell’anticamera. I finlandesi si tuffano nel fiume da un trampolino per rinfrescarsi. In alternativa si tirano addosso secchiate di acqua gelata. Io non ho il coraggio e così Tony mi tira una secchiata d’acqua. Mi sento morire. Non credo che lo farò più. La sauna non è per me.

....Le nostre tende sembrano due bassi napoletani. Abbiamo messo

un filo per stendere i panni. Ci sono sempre mutande, calzini e magliettine che svolazzano al vento.

….Ci sono delle zanzare grandi come uccelli e dei ragni che

sembrano frittelle. Sono terrorizzata. Ci spruzziamo Autan con la pala nel tentativo di non essere mangiati vivi. È strana questa Finlandia. Molto diversa da come ce l’aspettavamo.

….

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Fa molto freddo. Dormo vestita. Oppure nel sacco a pelo con Tony.

….In campeggio conosciamo una coppia di ragazzi finlandesi. Ci

fanno un po’ impressione. Sono biondissimi. Altissimi. Bellissimi. Pallidissimi. Ceniamo insieme. Ci guardano divertiti e a un certo punto ci dicono che sono colpiti dal modo in cui gesticoliamo. Loro in effetti parlano stando fermi fermi. Ci raccontano di essere stati in Italia a Venezia ma di aver sofferto moltissimo il caldo.

Parliamo della famiglia e così scopriamo che loro sanno di avere delle zie ma di non averle mai conosciute. Tale e quale alla nostra famiglia dove è tutto un grande coacervo.

….Compriamo la licenza e una canna da pesca. Peschiamo. Io

prendo una trota enorme. Ci mangiamo per due giorni. Dormiamo sui prati, nei boschi, nelle stazioni. La cosa più difficile è organizzare un pranzo decente. Non c’è quasi niente. Pochissima frutta e verdura. Hanno tanti insaccati ma molti sono strani, con cose dentro che galleggiano.

Nei supermercati è difficile capire cosa comprare perché non capiamo la lingua. Compriamo un purè in busta. Quando lo mangiamo scopriamo che è un passato di cavolfiore.

Anche fare una pasta è difficile perché a causa del freddo l’acqua ha difficoltà a bollire. Tutto si paga. Ed è tutto carissimo. Siamo già quasi senza soldi. Telefoniamo a casa. Io mi lamento.

“Ma che cazzo fai. Perché dici queste cose a mamma. La fai preoccupare inutilmente.” Mi rimprovera Maria.

….Mentre camminiamo di sera verso il campeggio trovo per terra

cinquanta corone. È una grossa cifra. Ci fa proprio comodo.….Nelle cabine telefoniche c’è una grata a terra per far sgocciolare la

neve. Sotto ci sono un sacco di spiccioli che la gente perde. Ci attrezziamo con dei bastoncini e ce li prendiamo.

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….Dormiamo in un campeggio sulla riva di un lago. Fa freddo,

pioviggina, c’è una nebbiolina angosciante. Io e Maria abbiamo dormito insieme perché abbiamo litigato con Gianni e Tony. Camminiamo lungo un sentiero sulla riva del lago.

“Che tempo di merda. Oggi è ferragosto. Mamma mia!!! Ci pensi, mamma e papà sono a Ischia. Il sole, il mare. Come cavolo abbiamo fatto a finire quassù.”

“Ma che ne so.”….Io e Maria andiamo a preparare da mangiare. La cucina è a tempo

e si paga. Decidiamo di preparare un piatto di pasta. Sul fornello accanto al nostro c’è una pentola con dentro dell’acqua e della pasta cruda. Il tutto ha un aspetto orribile. Dopo un po’ vediamo arrivare i proprietari della pentola. Sono dei ragazzi norvegesi. Quando scoprono che siamo italiane ci chiedono quanto tempo devono far cuocere la pasta. Così scopriamo che avevano messo tutto insieme sul fuoco senza aspettare che l’acqua bollisse. Gli spieghiamo che hanno sbagliato tutto e li invitiamo a mangiare la nostra pasta. Rimangono molto impressionati dal sugo e da come sia buona la pasta. Modestamente ce la caviamo.

….Arriviamo in una piccola stazione. Dobbiamo aspettare una

coincidenza. Mentre cerchiamo di capire se potremo passare la notte qui dentro vediamo appoggiato al muro uno zaino alto quasi quanto Maria.

“Vieni a vedere questo zaino. Sembra lo zaino di Hulk.”Mentre sghignazziamo parlando delle dimensioni dello zaino il

proprietario si materializza davanti a noi.È una specie di gigante biondo. Bellissimo come quasi tutti questi

cavolo di norvegesi.Scambiamo qualche parola con lui.Scopriamo che la stazione chiude durante la notte e che dovremo

cercare un altro posto per dormire.

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Ci dice di seguirlo. È pratico della zona. Ci avviamo tutti insieme. Arriviamo in un parco con al centro un bel lago e una fontana. Lui ci dice che in realtà sarebbe vietato dormire nel parco ma nessuno controlla. Ci sistemiamo in uno spiazzo un po’ riparato e ci corichiamo.

Noi siamo tutti intabarrati nei nostri sacchi a pelo. Lui dorme a torso nudo mezzo fuori dal sacco a pelo.

Io e Maria non la smettiamo più di ridere pensando alle dimensioni di questo tizio. Finisce che Gianni e Toni si incazzano un po’.

….A Narvick andiamo in un campeggio con delle piccole casettine di

legno. È bellissimo. Siamo vicini alla spiaggia. Una spiaggia con delle rocce levigate enormi e coperte di alghe. Proprio come uno immagina il mare del nord. Sembra di essere nelle pagine dei Buddenbrook. Che meraviglia. C’è il sole anche se fa molto freddo.

....Nel campeggio scorre un fiumiciattolo che arriva direttamente da

un ghiacciaio sulla montagna. Lo attraverso a piedi nudi. Perdo dieci anni di vita ma la gente applaude.

....Con Tony va tutto a meraviglia. Nella nostra casetta siamo

contenti. Prendiamo il sole, peschiamo. Tony mi porta a cavalluccio sulle spalle. Come sembrano lontani i problemi di Torino e di Napoli. La lontananza, la mancanza di lavoro, di prospettive per noi due. Ci godiamo questa vacanza.

....Quando parlo con lui sento che lui vede in me qualcosa che

neanche io so di avere. Come se valessi di più di quello che penso.….Sulla strada del ritorno ci fermiamo a Bergen. È un posto di una

bellezza impressionante. Le casette colorate, le insegne di legno dipinto, i piccoli locali. C’è molta gente. È un posto famoso.

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Dormiamo in una piccola pensione. Domani ripartiamo. Prima qualche giorno ad Amsterdam e poi a casa.

….L’unico problema è che non abbiamo più niente da leggere. I

pochi libri che ci siamo portati li abbiamo finiti e qui non riusciamo a trovare niente nemmeno in inglese.

…..Ad Amsterdam troviamo posto in un campeggio che sembra un

lager. Ci sono i fari accesi giorno e notte e c’è una specie di coprifuoco. Dicono che lo fanno per evitare problemi di droga e altro ma è un posto allucinante. C’è molta polizia in giro per la città. Ma ci sono anche hippy con la pala. Ci divertiamo. Andiamo in giro. Andiamo a vedere il museo di Van Gogh. Vedere i quadri dal vivo mi riempe di emozione. Lui è sempre stato il mio pittore preferito.

....Ognuno ha le proprie fissazioni. Quella di Tony è di visitare

Utrecht. Prendiamo una specie di metropolitana e ci andiamo. La città è molto bella. Ma la cosa migliore ci capita in un supermercato. Troviamo un barattolo grande di Nutella. Lo compriamo e ce la mangiamo con le mani perché non abbiamo neanche un cucchiaino. Non ci sembra vero. Sapore di casa!!!

…..Dobbiamo ripartire. Siamo rimasti completamente senza soldi. Le

murrine non le ha volute comprare nessuno. Prima di partire mettiamo ai voti l’utilizzo dei pochi soldi rimasti.

La scelta è fra qualche cosa da mangiare e le sigarette.Alla fine decidiamo di comprare le sigarette e dei crackers. Il viaggio è lungo 16 ore. Non male. Abbiamo fame ma almeno

possiamo fumare.….Eccoci di nuovo a Torino. Tony va a casa sua e io vado con Maria

a casa di Gianni. Enrichetta ha preparato le polpette. Ne mangio un quantitativo industriale. E pane, e vino, e una bella insalata. Non ci sembra vero. Avevamo una fame.

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.... Mi faccio una bella doccia. Il viaggio è stato bello ma sono

contenta di essere qui. ....Con Tony non sono rimasta in nessun modo. Lo chiamo al

telefono. Mi risponde la madre. Come al solito mi odia. Non è colpa sua. Pensa che io sia una stronza che si porta sempre via il figlio. Tony non c’è. È uscito.

Forse mi chiamerà lui. …..Mi chiama la mattina dopo e mi chiede di andare a trovarlo a casa

dopo pranzo. Odio andare a casa sua ma tant’è.Prendo il pullman e scendo a Torino. Arrivo da Tony. Suono alla

porta. Mi apre lui.Ha un’aria strana. Mi fa entrare in camera sua. Sulla poltrona c’è

seduta una ragazza. Me la presenta. Si chiama Anna. Non capisco cosa significa. Mi seggo sul letto. Tony si siede sulla poltrona e Anna si siede sul

bracciolo accanto a lui. Tony le passa un braccio attorno alla vita. Si baciano.“Noi stavamo insieme prima che tu salissi a Torino. Mi sembrava

giusto che tu lo sapessi.”Mi sento una morsa allo stomaco. È una cattiveria assolutamente

inutile. Perché mi fa questo. Io domani parto. Poteva non dirmi niente. Vuole solo farmi del male. Vendicarsi. Rimango seduta facendo finta di niente per un po’.

“Adesso devo andare. Ho appuntamento alla stazione con Maria per decidere quando partire. Ciao Anna. Piacere di averti conosciuto. Ciao Tony. Ci sentiamo.”

Mi sembra che la madre sghignazzi. Che stronza. ....L’appuntamento in realtà è fra due ore. Mi siedo su una panchina

nei giardinetti. Mi sento frastornata. Sono così scioccata che non

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riesco a pensare. Non riesco a credere a quello che è successo. Mi sento come se mi avessero preso a calci.

Riesco solo a pensare che Tony è uno stronzo.E Anna è ancora più stronza di lui.Come ha potuto accettare che lui facesse un viaggio di un mese

con un’altra. Che razza di storia è.Questa città poi è proprio cupa. Il tempo fa schifo e questo

quartiere è veramente orribile. È una zona popolare con dei palazzi enormi. Senza vita. Senza storia.

....A fatica mi alzo e mi avvio verso la stazione. Devo attraversare un

sottopasso che fa veramente paura. Passano le macchine sfrecciando e si respirano solo gas di scarico. Mentre cammino mi metto a piangere. Mi sento uno straccio.

....Sono quasi all’uscita quando mi sento acchiappare sulla spalla. Ho

una paura terribile. In quel sottopasso hanno violentato delle ragazze. Mi giro.

È Tony. Mi stringe così forte che quasi non riesco a respirare. Piango. Non riesco a smettere.

Lui mi bacia e mi dice che mi ama. Che gli dispiace. Gli credo ma so che non riuscirò mai a dimenticare l’immagine di

lui e Anna che si baciano seduti sulla poltrona.

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Lavorare.

Stampo sempre le fotografie. Porto a vedere alcune cose che ho fatto in Norvegia a Cesare.

....Lui mi fa un po’ il filo. Una volta abbiamo fatto anche l’amore ma

poi la cosa è finita lì."Dovresti darmi un'altra possibilità. Sai adesso sono migliorato a

letto e poi quando siamo stati insieme ero molto nervoso e emozionato."

Lo guardo stupita. I ragazzi sono veramente assurdi. Danno importanza a cose che non hanno nessun peso. Non capisco come possa credere che la nostra storia non sia andata avanti per un motivo così scemo.

Eppure è una persona intelligentissima e molto profonda. Il problema è che, come tutti i fotografi, ha una cupezza di fondo che mi rende difficile pensare a lui come a un compagno per me. Io ho bisogno di una persona che mi alleggerisca la vita.

....“Mi sembrano poco interessanti. Sono solo degli esperimenti

vero?”“Si, certo. Sono prove di questa tecnica di dipingere con i viraggi.

Volevo solo sapere cosa ne pensi.”“Non so. Dovresti provare con altre foto.”Ci rimango veramente di merda. Speravo che mi incoraggiasse un

po’. Forse è meglio se mi metto a fare la dattilografa.Il mondo della fotografia non credo che sentirà la mia mancanza.….L’unico che sembra dispiaciuto per questa mia decisione è

Antonio.“È assurdo che lasci perdere. Sei così brava.”

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“Anche tu sei bravo. Dovresti andare a Roma alla scuola di cinematografia e invece non ci vai. Io voglio lavorare e guadagnare dei soldi. La fotografa ai matrimoni non la voglio fare. Quindi meglio se lascio perdere.”

Sono dispiaciuta ma anche motivata. Ho voglia di cambiare vita.…. Vado a scuola di dattilografia. Voglio imparare a scrivere a

macchina così potrò cercare qualche lavoro trimestrale. Vado tutti i giorni in una scuola che si trova a Bagnoli. È la più economica che ho trovato. È lontana ma con la metropolitana è abbastanza comoda.

Incontro la figlia di una amica di mia mamma. Anche lei vuole prendersi il diploma. Ha una storia triste alle spalle. Non è felice. Ma anche io non è che sia combinata tanto meglio.

Le lezioni sono noiose ma io sono brava. In tre mesi mi diplomo. Sono veloce e anche piuttosto pulita e

precisa. Forte del mio diplomino faccio varie domande in giro. In pretura,

alle poste, all’Inps. Insomma dappertutto.….Mi offrono di proiettare i film dell’Istituto Luce al Festival

dell’Unità. Accetto anche se non l’ho mai fatto prima. Mi pagano e questo è l’importante. Lo stand è allestito veramente con i piedi e per spegnere la luce all’inizio di ogni proiezione sono costretta a salire su una sedia e girare l’interruttore al lato dello schermo.

La pellicola si rompe di continuo. Sono diventata lo zimbello di tutto il festival. Ogni tanto esco a fumarmi una sigaretta o a prendere una birra e quando torno trovo tutto il pubblico che mi aspetta fiducioso nella sala buia. Una sera la pellicola prende addirittura fuoco. Per fortuna non succede niente di grave.

Proietto solo documentari. Testimonianze delle manifestazioni più importanti. Un sacco di gente viene per vedere Berlinguer a colori. È commovente.

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Mi diverto molto e conosco tanta gente interessante. L’atmosfera è bella. C’è gente venuta da tutta l’Italia. Faccio amicizia con dei ragazzi di Cagliari. Continuiamo a scriverci per un po’ di tempo.

....

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Un periodo terribile.

È un periodo terribile. Mio nonno è morto. Era malato da tempo ma siamo rimasti tutti sconvolti. Mamma è distrutta. Era molto legata a suo padre. La nostra casa è diventata di colpo molto triste.

....

Non è passato neanche un anno da quando è morto zio Peppe, il fratello di mamma. È morto in un incidente stradale molto grave in cui sono morte sei persone. La cosa più brutta è che lo abbiamo saputo dalla radio.

È stata una brutta mazzata per mamma. Portava ancora il lutto e adesso un altro dolore così grande. La nostra casa è piombata in una specie di limbo. Mamma non sembra accorgersi che noi siamo ancora vivi e abbiamo bisogno di lei. È tutta assorbita e concentrata nel suo dolore. Non sono tanto preoccupata per me ma penso che Bibì e anche papà ne stiano soffrendo.

....

Maria arriva alla stazione. È venuta giù a trovare nonno che sta male. Ancora non sa che è morto nella notte. Mentre io e papà andiamo a prendere Maria alla stazione sentiamo alla radio che hanno rapito Aldo Moro.

"Meno male che nonno non ha sentito questa cosa. Non avrebbe potuto credere a un mondo così cambiato."

Nonno è stato tutta la sua vita un comunista di ferro. Con un grande rigore morale. Considerava i brigatisti dei nemici della classe operaia. Figurarsi sentire una cosa del genere.

Maria è venuta giù portando anche Elena. Un piccolo conforto per mamma.

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Tutto finisce, anche l’amore.

Spinta da Tony che ormai è un vero esperto comincio a fare yoga.C’è un insegnante di tibetano dell’Orientale che lo insegna. Seguo

le lezioni. È molto bello e interessante. Tony mi ha regalato un libro di Hata Yoga. È pieno di fotografie e si possono fare le asana seguendo le indicazioni.

Ogni giorno stendo una coperta a terra nello studio di papà, metto sul piatto Aguirre Furore di Dio dei Popol Vuh e faccio yoga.

Mi sento bene e anche più vicina a Tony. Per lui lo yoga è diventato molto importante. Lo pratica ormai a livelli molto alti. Io invece ho grande difficoltà nella concentrazione e nella meditazione. Mi distraggo con molta facilità. Il disco è abbastanza deprimente e quando mi distraggo mi viene in mente il film e mi deprimo ancora di più.

….Con Tony le cose vanno così così. Lui lavora a Torino e ogni

tanto riusciamo a vederci. Non parliamo più di cosa faremo. Ci lasciamo vivere senza troppo entusiasmo. Non ci scriviamo quasi più. Del resto non ci sono tante cose da dire.

Io ogni tanto esco con qualcuno ma senza una vera decisione è difficile andare avanti sia con Tony che senza di lui.

….Un amico mi invita ad andare a vedere un concerto.C. suona nell’aula di anatomia del secondo Policlinico. Lui è un

cantautore e suona la chitarra. Ci conosciamo da tanto tempo però ci siamo sempre sfiorati in momenti sbagliati. Mi è sempre piaciuto molto. Decido di mettermi un po’ più carina. Mi metto i fermagli nei capelli e una delle mie solite gonne lunghe.

Arrivare al Policlinico Nuovo è un’impresa. Cammino per i viali cercando la sala. Finalmente la trovo e scopro che è sopra l’obitorio e che si chiama così perché ci fanno le autopsie.

La cosa ha dell’assurdo. Tenere un concerto sopra dei cadaveri.

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Inizia il concerto. C. è più bravo di quanto pensassi e sentirlo suonare mi emoziona. Le sue canzoni sono belle e piene di significato. Capisco guardandolo che me ne sto innamorando. Ho i crampi allo stomaco e mi sento un verme. Penso che sia ridicolo che soltanto guardarlo suonare mi faccia sentire così ma non posso farci niente. Invece di pensare a Tony e a quello che succederà penso soltanto a come riuscire a farmi notare da C.

L’amico che mi ha invitata fa un po’ lo scemo ma io ho l’impressione che mi si legga in faccia quello che provo per C.

Speriamo di no. ….Tony è venuto a Napoli. Gli ho scritto e gli ho detto che c’è un

altro. Cerco per quanto possibile di essere sincera. Ovviamente non gli posso dire che sono persa dietro a C.

....Sono confusa.C. mi ha fatto una scenata di gelosia. Non me lo aspettavo. È

sempre molto distaccato. Fa discorsi sulla libertà e tutto il resto. Ma non è possibile fare diversamente. Devo per forza parlare con

Tony di persona. Certo non posso spiegargli quello che succede per lettera e tanto meno per telefono.

....Vado a prendere Tony alla stazione. Mi sembra vestito in una

maniera assurda. Indossa una salopette rossa che lo imbruttisce molto. Sembra che voglia dirmi “o mi prendi così o niente.”

Andiamo a casa delle zie. Ceneremo lì. Le zie scendono a fare un po’ di spesa.

Appena siamo soli facciamo l’amore.Mentre facciamo l’amore capisco che c’è oramai come una

barriera, una distanza.È la distanza del mio cuore dal suo.Purtroppo è così.“A volte penso che tu stia con me solo per scopare.”È la prima volta che proprio non capisce quello che succede.

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Gli dico che dobbiamo lasciarci perché io sono innamorata di un altro.

La serata si svolge nervosamente e con grande imbarazzo. Cerco di non far capire agli altri quello che sta succedendo. Credo che però sia chiaro a tutti che qualche cosa non va.

Lo accompagno alla stazione. È sempre la solita stazione. Sporca. Triste.

Se ne va. Prende l’ennesimo treno della nostra storia e torna a Torino.

Rimango ferma sul marciapiede fino a quando il treno non scompare.

Piango.….Per parecchi mesi non ho sue notizie.Ci rivediamo a Torino.Al funerale di Gianni.Una parte della nostra vita è finita per sempre.....

T’aggio vuluto bene a teTu m’è vuluto bene a meMo’ nun c’amammo cchiuMa e vote tuDistrattamente pienz ‘a me

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Napoli, Settembre 1973 ........................................................... 3 Stazione centrale – Binario 14 ................................................. 3 Il colera. ................................................................................... 7 In giro per Napoli .................................................................... 8 Capri ...................................................................................... 10 La Costiera ............................................................................. 12 Napoli, Ottobre 1973 ............................................................. 14 Torino, Novembre 1973 ........................................................ 16 1° giorno ................................................................................ 16 Il T.I.N. .................................................................................. 22 L’austerity. ............................................................................. 23 Capodanno. ............................................................................ 25 Nel teatro. .............................................................................. 27 Da Stefano e Giovanna. ......................................................... 32 L’acido. .................................................................................. 35 Una serata di merda. .............................................................. 36 Due torinesi libere. ................................................................ 38 Resina. ................................................................................... 41 Il compleanno di papà. .......................................................... 46 A casa di Fortunato. ............................................................... 49 L’America. ............................................................................. 52 A Ischia. ................................................................................. 55 A Castelvolturno. ................................................................... 58 Umbria Jazz. .......................................................................... 60 Il militare. .............................................................................. 64 La partenza di Maria. ............................................................. 67 Canzoni e libri. ...................................................................... 71 Vico Vasto a Chiaia. .............................................................. 73 Il colloquio alla FIAT. ........................................................... 75 La patente. ............................................................................. 77 Di nuovo Capodanno. ............................................................ 78

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Di nuovo a Torino. ................................................................ 80 Scandinavia. ........................................................................... 84 Lavorare. ................................................................................ 95 Un periodo terribile. .............................................................. 97 Tutto finisce, anche l’amore. ................................................. 98

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Rassegna stampa.

Arcilettore.it

Di questo libro colpisce soprattutto la vivacità e la freschezza della scrittura dell'autrice che rende oltremodo piacevole la lettura di questa storia. Una piccola nota: bella anche la copertina! Ma restiamo al racconto che ci parla di due ragazze e due ragazzzi, dei loro innamoramenti e degli inevitabili percorsi di vita che compiono, in una situazione certamente complicata dal fatto che le prime abitano a Napoli e i secondi a Torino. Può un amore resistere alla lontananza? Per saperlo dovete leggere il libro e... ne vale la pena

lerimesse.it

“Torino Napoli sola andata" ci racconta l'adolescenza di una ragazza torinese trapiantata nel napoletano. In questo romanzo scritto in modo semplice, quasi a mo' di diario, si avvicendano le prime importanti esperienze di vita: la scuola, le "temute" e nascenti esperienze sessuali, le fatiche alla ricerca di un lavoro e i rapporti del tutto cordiali e per niente combattuti - direi - quasi facilitati, con i genitori, a mio avviso fin troppo permissivi, comprensivi e sempre dalla parte dei figli.La notte di capodanno del '74 i nostri giovani protagonisti incontrano un ancora sconosciuto cantautore italiano dall’aspetto strano, un tal Edoardo Bennato che allieterà

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una platea di gente venuta a curiosare mentre fuori fuochi d’artificio imperverseranno fino a mattina inoltrata. Due città perennemente a confronto, la caotica e solare Napoli contro la nebulosa e fredda Torino.Sono gli anni Settanta, gli anni delle ribellioni, della libertà, con loro percorriamo luoghi della terra campana e della nostra penisola, i primi viaggi in interrail, intervallati dalle tipiche faccende amorose, degli amori sbocciati che ti fanno sussultare il cuore ma che con grande spensieratezza a 17 anni riesci anche per poco tempo in cui si è lontani, a “rimpiazzare".I due protagonisti vivono appunto in queste due metropoli, non riescono a stare lontani l'uno dall'altra, ma vista anche la giovane età di lei non hanno la volontà e la capacità di vivere insieme. Alla fine il lasciarsi e il riprendersi diventa quasi una routine troppo comoda.Un racconto quello della Izzo che può essere la storia vissuta di ognuno di noi, tra gioie, aspettative, sogni, amori perduti e morti improvvise. L'autrice ci tiene a sottolineare che non è autobiografico, ma alla fine qualche dubbio fa capolino...

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la Repubblica – 7 luglio 2007Il mito dei Settanta tra Fiat e Montesanto

Avere diciassette anni negli anni '70 e scoprire l'amore, vivere le prime esperienze sessuali, i viaggi all'estero. L'autrice, al suo esordio, ci consegna un romanzo di facile presa sia per chi ha oggi diciassette anni e sia per chi li aveva trent'anni fa. attraverso le esperienze di un gruppo di ragazzi "figli dei fiori", viene fotografata una generazione che ha vissuto di sogni, speranze e desideri, ma anche di ansie ed inquietudini. Sull'asse Torino-Napoli si consumano incontri e storie tra il "caos" di Montesanto e il "deserto" che attraversa la città della Fiat durante le ore di lavoro. Un piccolo concentrato di ciò che accadeva in quegli anni: le tensioni e gli scontri politici, l'austerity e la rivoluzione sessuale, passando per il mito dell'interrail e le pratiche yoga.

Leggere:Tutti - Gennaio/Febbraio 2008

L'esordio narrativo di Gigliola Izzo, con i ragazzi degli anni Settanta, le loro aspettative, i sogni, gli ideali, i miti e gli sbandamenti, tutti racchiusi in questo scatto narrativo di una figlia dei fiori. I personaggi sono di pura fantasia ma è autentico il contesto storico e sociale in cui sono inseriti. Un romanzo che fa sorridere e che porta a chiedersi che cosa nei giovani di oggi sia diverso da allora.

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Capitoloprimo.it

Dal Sud al Nord e poi di nuovo indietro. Quante volte e quante persone hanno compiuto questo stesso tragitto, inseguendo la speranza di un lavoro, alla ricerca di un futuro che, in un estremo o l’altro della penisola, si facesse garante della felicità?Tante, tantissime persone come i protagonisti di “Torino-Napoli solo andata” vivono aspettando un treno che dal freddo del nord li riporti al sole del sud e poi ancora indietro, verso una meta che, sebbene geograficamente sia sempre la stessa, non è mai uguale per le emozioni e le aspettative che suscita.Il libro di Gigliola Izzo, che in prima persona si è divisa tra un’adolescenza torinese e una giovinezza napoletana, racconta come negli anni ’70 degli adolescenti si affaccino al mondo in due città così diverse, reagendo in maniera diversa al cambiamento e guardando in maniera diversa ai grandi avvenimenti del periodo.Sì, perché quello che a prima vista potrebbe sembrare un romanzo per under 20, in realtà si snoda in una godibilissima cronaca dei fatti storici della vita napoletana attraverso gli occhi di una diciassettenne cresciuta fino a quel momento a Torino: il colera, la disoccupazione contro la prospettiva di impiego a nord, il fermento artistico dei teatri e lo scorrere incessante della vita nei vicoli.Scritto in prima persona dalla protagonista (che forse è anche l’autrice), “Torino-Napoli solo andata” parla con la nonchalance tipica degli adolescenti, o è solo

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l’inconsapevolezza di vivere in un’epoca che avrebbe gettato le basi per la nostra modernità: i giovani protagonisti incontrano un ancora sconosciuto cantautore dall’aspetto buffo, un certo Edoardo Bennato che, la notte di capodanno del 1974 al T.I.N., allieta la platea di curiosi mentre fuori sparano i fuochi d’artificio e viene giù di tutto.E Napoli è descritta in tutta la sua caoticità, in quella frenetica ricerca di trovare un posto per tutti all’interno del suo immenso ventre: agli occhi di quattro torinesi sembra tutto senza senso, anche il calore e l’ospitalità spontanea che trovano negli sconosciuti che si mettono sul loro cammino, però si fanno travolgere dall’atmosfera libera e allegra.Sullo sfondo di questo racconto ci sono le insicurezze, i desideri e il bisogno di un sentimento vero che metta in fuga la nebbia di Torino, ci sono i viaggi in treno lungo l’Italia e oltre, ci sono gli amori mai pienamente sentiti e mai consapevolmente vissuti che alla fine mettono addosso una grande malinconia.Siamo negli anni ’70, ma non ci vuole molto a fare il confronto con oggi: Napoli è sempre la grande e caotica fucina di arte, politica, emozioni e delusioni di allora; gli adolescenti si lanciano ancora a capofitto in tutte le esperienze possibili; i treni viaggiano ancora verso nord carichi di cercatori di lavoro; gli amori iniziano e finiscono, spesso con tristi risvolti inaspettati.Al suo esordio narrativo, la Izzo ha saputo tracciare la spontaneità e la confusione dell’adolescenza universale, a Napoli come a Torino, ma ha saputo rendere anche l’ansia

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di trovarsi sul precipizio dell’età adulta improvvisamente senza appigli.

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