Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

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Università degli Studi di Firenze Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” Corso di Laurea Triennale in Studi Internazionali Tesi di Laurea in Storia Contemporanea Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri Relatore Candidato Prof. Fulvio Conti Francesco Romizi Anno Accademico 2014/2015

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Università degli Studi di Firenze

Facoltà di Scienze Politiche

“Cesare Alfieri”

Corso di Laurea Triennale in Studi Internazionali

Tesi di Laurea in Storia Contemporanea

Toponomastica e politica.

Il caso del Comune di Arezzo,

dall’Unità ai giorni nostri

Relatore Candidato

Prof. Fulvio Conti Francesco Romizi

Anno Accademico 2014/2015

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“Era quel tipo di persona a cui la bocca era fatta apposta per sorridere.

E quando sorrideva ci sapeva proprio fare” Luciano Ligabue

a Lea, mia nonna.

Ringrazio:

Il Dottore Franco Rossi, Direttore dell’Ufficio Archivio e Protocollo del Comune di Arezzo.

Il Dottore Tommaso Gramigni, Ufficio Archivio e Protocollo.

I dipendenti dell’Archivio Storico del Comune di Arezzo. Il Professore Massimo Baioni

Docente dell’Università di Siena. Il Dottore Marco Caneschi,

amico e grande studioso. Marco Tulli e Ivo Lisi,

storici esponenti della sinistra anarchica aretina.

Un ringraziamento particolare a mio fratello Lorenzo

e a mia zia Anna Maria, senza di loro la realizzazione

di questo lavoro non sarebbe stata possibile.

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Indice:

Capitolo 1: Analisi Legislativa della toponomastica

e denominazione delle strade ad Arezzo

1. 1 Introduzione 7

1. 2 Le trasformazioni odonomastiche di fine Ottocento 10

1. 3 L'ornamento simbolico della Città Fascista 12

Capitolo 2: La memoria pubblica del passato attraverso

l'odonomastica e la ridefinizione del nome di Vie e Piazze

2.1 Introduzione 19

2.2 L'incursione risorgimentale e la campagna nominalistica

della Grande Guerra 20

2. 3 L'era fascista e post-fascista 21

2. 4 La transizione post-fascista sul piano normativo 25

2. 5 Le rivisitazioni odonomastiche antifasciste 27

2. 6 Il nuovo riassetto del territorio repubblicano reso difficoltoso

dalla tradizione monarchica 30

2. 7 Istituzionalizzazione della toponomastica e dell'odonomastica urbane 32

Capitolo 3: Il caso del “Viva Maria”

3.1 Introduzione e cenni storici 34

3.2 La scelta dell’Amministrazione Comunale ( 1999/2006)

e il dibattito cittadino 36

3.3 La vittoria del centro-sinistra e il cambio dell’intitolazione 39

3.4 Intervista a Marco Caneschi, giornalista ed esperto di ebraismo 45

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Capitolo 4: Il caso “ Ramelli”

4.1 Gli anni di piombo e Sergio Ramelli 49

4.2 Il caso nazionale e quello locale 50

Capitolo 5: Camillo Berneri, un “aretino” dimenticato

5.1 Antefatti storici 53

5.2 La nascita del “ Comitato Camillo Berneri”

e la conseguente intitolazione di una scalinata nel centro di Arezzo 55

Conclusioni 60

Appendice: Stradari della città di Arezzo

-Stradario 1880 63

-Stradario 1935 66

-Stradario 1961 75-Stradario 2014 84 Delibere 121 Fonti, Bibliografia e Sitografia 148 Cartografia storica 153

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Capitolo 1: Analisi Legislativa della toponomastica e

denominazione delle strade ad Arezzo

1. 1 Introduzione

Nella riflessione sulla costruzione dell'identità nazionale sono numerosi gli studi sulla

formazione di “un'immaginario patriottico” che fondava il suo successo sugli usi pubblici

della storia: le memorie e i miti del Risorgimento, la Prima Guerra, la Resistenza che sono

stati scomposti in espressioni celebrative.

Monumenti, feste politiche e l'arredo urbano sono diventati parte integrante del territorio e

dopo il 1861 i percorsi di elaborazione e trasmissione della pedagogia patriottica si sono

confrontati con realtà locali strutturate su valori e cultura radicati nel territorio.

Come le istituzioni e i movimenti associativi locali si sono appoggiati ai ricordi della storia

nazionale, come hanno costruito le proprie immagini per generare consenso, come è stato

pensato e gestito il rapporto fra identità municipale e\o regionale e quella nazionale?

Si sono presentate ricerche su alcuni momenti significativi della storia di Arezzo e del

rapporto che la città instaurò con la memoria del Risorgimento (la festa del venti settembre, i

cambiamenti ai nomi delle vie e delle piazze, il movimento ai martiri del Risorgimento).

Il dibattito che tutto questo ha suscitato mostra l'attenzione con cui le comunità locali hanno

seguito queste operazioni che facevano riaffiorare tensioni non sopite; ne risultano, quindi,

divisioni non solo tra avversari tradizionali, ma anche all'interno dello stesso schieramento

liberale. La passione con cui erano seguiti i temi dell'uso della storia in funzione celebrativa e

pedagogica fa pensare che le sue ricadute fossero giudicate rilevanti anche se limitate ad

alcuni segmenti della società urbana.

Nel caso di Arezzo nel 1881 (ancora Comune modesto) l'attenzione che si riversava su queste

forme della propaganda educativa assumeva connotazioni rilevanti: si imponevano come

eventi cittadini, erano oggetto di curiosità, accendevano discussioni e polemiche (ad esempio

il venti settembre 1893, ricordo della Caduta di Roma e del potere temporale della Chiesa che

dette un profilo di provocazione politica e di educazione laica alla manifestazione sostenuta

dai circoli anti-clericali e massonici della città).

Gli studi sull'età liberale confermano su scala locale quanto è avvenuto in scala nazionale

negli anni ottanta del 1800: il tentativo di mettere il Risorgimento nell'immaginario collettivo

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degli italiani come la consacrazione laica delle figure di Vittorio Emanuele II e Garibaldi

nelle cui immagini gli italiani avrebbero dovuto riconoscere i tratti costitutivi della loro storia

e dell'identità della Nazione.

In questo momento di difficoltà il giovane Stato Italiano cercò nella memoria del

Risorgimento uno strumento di difesa e di legittimazione, molto attento a questo fu Crispi che

promosse il culto delle grandi memorie con una visione nazional-popolare del processo

unitario unendo monarchia e popolo; anche Arezzo segue questa linea anche se ci fu il

tentativo dei gruppi democratici e repubblicani di proporre rappresentazione del Risorgimento

esaltando le lotte per l'Indipendenza.

I monumenti alla Grande Guerra e il culto dei caduti sono celebrate anche in Europa con il

monumento al Milite Ignoto. Si inaugura una nuova fase della politica commemorativa, i

monumenti sono collocati in luoghi simbolo della memoria nazionale, per ricompattare la

Nazione, dopo le tensioni sociali del dopo-guerra e per elaborare un lutto di massa.

Il fascismo si rese interprete di questo passaggio rivendicando il monopolio della memoria

storica nazionale; il Regime intervenne, infatti, sul calendario delle feste nazionali, si

appropriò dei miti del Risorgimento della prima guerra mondiale, impose feste, culti che

presentavano il fascismo come solo interprete delle tradizioni nazionali.

La memoria monumentale della Prima Guerra ad Arezzo si colloca in modo abbastanza

anomalo nel panorama nazionale di quegli anni: infatti il progetto per un grande Monumento

ai Caduti è abortito. L'assenza è sorprendente se si pensa che Dario Lupi(Sotto-segretario

all'Istruzione del Governo Gentile) veniva da San Giovanni e lui inventò i parchi e i viali della

Rimembranza che ebbero gran successo, in quanto si voleva mostrare una continuità ideale tra

i caduti della guerra e i martiri fascisti.

Durante il fascismo furono più incisivi gli interventi per inserire l'arredo urbano nell'ideologia

e simbologia del Regime; si rivisitano i luoghi urbani per creare scenografie adatte alle

manifestazioni del Regime e della sua simbologia politica.

L'ansia futurista e modernista del Regime doveva fare i conti con le radici medievali della

città che divenne un'interessante laboratorio di incontro tra tradizioni e modernità con esiti

urbanistici alterni, ma efficaci a livello propagandistico e scenografico: ad esempio

l'anfiteatro, la romanità, il Medioevo(il centro storico), il mito di Petrarca precursore, la Città

Nuova( la modernità); si re-inventò anche la tradizione: il Saracino o la Festa dell'Uva.

Uscita dalla guerra con lutti e devastazioni la società locale portava nella democrazia un

patrimonio di valori e simboli legati alla lotta partigiana su cui doveva innestarsi la ricerca di

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nuovi elementi di coesione sociale e di appartenenza alla comunità nazionale, ma ciò

avveniva tra contrapposizioni ideologiche (guerra Fredda) e presenza di memorie divise che

rendevano l'identità nazionale un terreno di confronto con toni aspri.

I monumenti e le lapidi dedicati alla Resistenza mostrano una tipologia variegata nei tempi di

realizzazione e nelle caratteristiche artistiche, ai primi omaggi “poveri” perché privi di

sostegno economico si affiancano monumenti che recuperano spazio nel centro cittadino,

frutto di concorsi pubblici.

La Festa del 25 Aprile ad Arezzo, dopo essere stata guardata con diffidenza dalla cultura

centrista, conobbe una legittimazione sul piano nazionale e svolse una funzione unitaria, ma

ad Arezzo, sebbene amministrata dalla Sinistra fino al 1999, la memoria resistenziale non esce

dai binari che ne ritmavano l'evoluzione a livello nazionale.

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1. 2 Le trasformazioni odonomastiche di fine Ottocento

Il 2 luglio 1882 il Consiglio Comunale esamina la proposta di cambiamento di nomi di alcune

vie e piazze della città per onorare illustri concittadini e uomini a cui l'Italia è debitrice della

sua Unità. C'è in questa motivazione la pedagogia politica dei governi italiani per suscitare un

sentimento di identità nazionale.

La nazionalizzazione delle masse fu una questione urgente che dovettero affrontare i governi

di nazioni giovani come la Germania e l'Italia che dovettero fare uscire gli individui da una

visione campanilistica per farli sentir parte della nuova comunità nazionale.

Nei primi anni dopo l'Unità i governi della Destra storica cercano di raggiungere questo scopo

con la “Piemontizzazione” sia degli ambienti istituzionali che dell'universo culturale

simbolico: scuola ed esercito divennero gli strumenti con cui il Governo avrebbe educato a

sentirsi italiani e a riconoscersi nella cultura delle élite al potere.

Nel 1876, con il Governo della Sinistra storica e con Crispi, l'accento si spostò dall'individuo

alla realtà sociale in movimento, così, accanto alla scuola e all'esercito si usano strumenti

simbolici come musei, monumenti, feste laiche, atti a costruire una nuova fede fondata sul

culto laico della patria.

Il Risorgimento, premessa e fondamento di ogni progresso, fu esaltato insieme ad alcuni

grandi personaggi; il linguaggio e la simbologia religiosa furono usati per fare identificare il

popolo con il processo risorgimentale: a questo processo era stato estraneo, tranne alcuni

episodi, ma occorreva che il popolo si sentisse parte viva della storia per integrarsi nella

nuova realtà dell'Italia unita.

E' in questa ottica che per lo Stato diviene forte l'esigenza di occupare spazi sia reali che

simbolici ancora controllati dalla Chiesa e così sorgono numerosi musei risorgimentali e

monumenti ai padri della patria. Si adottano nelle città odonomi celebrativi ed educativi.

L'odonomastica ideologica serve ad occupare spazi detenuti dalla chiesa per esaltare la nuova

religione laica nata con la Rivoluzione Francese.

I Governi della Sinistra Storica la usano per creare un sistema toponomastico omogeneo

nazionale e per educare gli italiani al culto della Patria delegandola ai Comuni e questo

processo di ri-denominazione ebbe successo a partire dagli anni Ottanta dell'Ottocento; ad

Arezzo si ebbe un vero e proprio sconvolgimento, in dieci anni la città cambia ed è molto

attiva.

La Giunta approva nomi come Garibaldi, Cesalpino etc al posto di nomi di Santi; si cerca

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così di suscitare un sentimento nazionale facendo identificare il popolo con personaggi come

Garibaldi o il Re Umberto Primo. Più difficile restò il nome di Mazzini che tarda ad entrare

nella diarchia Garibaldi-Umberto I.

Tornando alle scelte aretine nel 1890, si propone di intitolare ad Aurelio Saffi la Via di Barota

che conduceva ai maggiori istituti scolastici in modo da educare i giovani al patriottismo e

alla virtù civile, come si vede l'uso introdotto dalla Rivoluzione Francese per educare è stato

recepito. In questi anni si dibatte anche sull'opportunità o meno di cambiare i vecchi odonomi

che avevano un legame con la storia della città, dalle tradizioni e del patrimonio locale. La

soluzione è data dalla costruzione di nuove vie e di nuovi quartieri il che permette di

distinguere gli intellettuali dai conservatori, venendo incontro alle esigenze della storia locale

e salvando l'istanza pedagogico-politica. 1

1 Martinelli Serena, Dal sacro al profano, aspetti di trasformazione odonomastica a fine Ottocento,

in I Volti della Città, Provincia di Arezzo, Le Balze, Montepulciano, 2004, p. 53-67.

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1. 3 L'ornamento simbolico della Città Fascista

Il fascismo si interessa all'organizzazione degli spazi urbani durante il Ventennio come

dimostrano numerosi convegni sull'urbanistica e il primo congresso dedicato all'urbanistica

nel 1928. Questo è legato alla modernizzazione della città e Arezzo doveva affrontare crescita

demografica e un principio di industrializzazione che richiedevano alternative alla vecchia

città.

Il Regime lavora sullo spazio locale per lasciare la propria impronta, ad Arezzo, si manifesta

con nuovi edifici, un intervento sui nomi, sull'arredo urbano: grandi sedi del partito, strade

ampie per le parate, parchi della rimembranza, monumenti al Duce e ai martiri del fascismo.

Le città, i loro spazi, i loro edifici diventano parte integrante dell'educazione del cittadino da

parte del Regime, difatti diventa un mezzo di comunicazione visiva forte. Il concorso per il

piano regolatore del 1929 mostra l'interesse del regime per l'urbanistica della città finalizzato

alla propaganda ma che alla ricerca di un'identità della città stesse, si vuole plasmarlo con i

simboli del regime e il culto degli ideali politici.

La trasformazione di Arezzo è portata avanti dal Podestà Occhini2 e dall'Architetto

Castellucci3 dal 1928, con interventi che esaltano il legame mitizzato col Medioevo e la

mitizzazione di vicende e fatti della storia fascista che si manifesta nel mito dei caduti di

Renzino. Questi due aspetti caratterizzano l'Acropoli fascista. Il Regime insiste anche sul mito

della romanità (ad esempio con la riscoperta dell'Anfiteatro Romano) e l'architettura

razionalista con le opere di Michelucci4, opere collocate appena fuori dell'acropoli fascista.

Quest'ultima corrisponde all'odierno centro storico, il fatto che il centro politico, culturale,

spirituale fosse nella parte alta ha il significato simbolico di “gerarchia” che muove tutta la

struttura fascista5.

Il Municipio, il Tribunale, la Prefettura, la Provincia, la cattedrale a cui si aggiungono la sede

del PNF, del sindacato, del dopo-lavoro sono determinanti per una città moderna e fascista e

2 Pier Ludovico Occhini (Arezzo 1874–Arezzo 1941), è stato un giornalista, scrittore e politico

italiano. Di ricca e nobile famiglia aretina, figlio di Luigi e della contessa Laura Digerini Nuti, Pier Ludovico Occhini fu sindaco di Arezzo nel 1909, e poi Podestà tra l'aprile 1930 e il luglio 1939. Nel 1934 fu nominato Senatore del Regno. Fu tra i fondatori della rivista"Il Regno"e padre dello scrittore Barna Occhini e nonno dell'attrice Ilaria Occhini.

3 Giuseppe Castellucci (Arezzo 1863–Firenze 1939) è stato un architetto italiano, tra gli esponenti principali dello stile neogotico in Toscana.

4 Giovanni Michelucci(Pistoia, 1891–Firenze1990) è stato un architetto, urbanista e incisore italiano. Fu uno dei maggiori architetti italiani del XX secolo, celebre per aver progettato ad esempio la stazione di Firenze Santa Maria Novella e la chiesa dell'Autostrada del Sole.

5 Galli G. , Arezzo e la sua provincia nel periodo fascista 1926-1943, Firenze, Centro Editoriale Toscano, 1992, p. 412-413.

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sono alla base dell'opera di restauro e ristrutturazione negli anni Trenta. La nuova “Casa del

Fascio” del 1932 è dedicata ad Arnaldo Mussolini e ai tre martiri fascisti (Roselli, Cinini,

Rossi) ed è situata nel Palazzo Albergotti nella scia della rilettura in chiave fascista della

storia aretina.

Tutto ciò giustifica anche le demolizioni volute da Occhini nel centro storico; e la Torre

Littoria sui basamenti della Torre medioevale della Bigazza su progetto di Castellucci

contribuiva a creare un carattere di solennità e valore eroico.

Il mito dei martiri fascisti locali trova il suo fulcro nel Sacrario, opera di Castellucci; fu

inaugurato nel 1934, la sua sacralità emerge anche nella struttura estetica, i colori evocano il

tema del sangue versato, la campana che “invoca i fedeli alla raccolta”, si utilizza quindi un

linguaggio visivo mutuato alla religione così come l'affresco che illustra i fatti ed educa le

masse(importanza che il fascismo dà all'affresco).

Illustrazione 1: Nel 1935 di fronte al Palazzo Pretorio viene iniziata la costruzione di un monumento funebre di modeste dimensioni, su disegno di Castellucci, alla memoria di Roselli per rafforzarne il mito e il culto. Inaugurato nel clima euforico della conquista coloniale dell’Etiopia del 1936, il podestà Occhini lo presenta come “Arca” di grande valore simbolico e come elemento centrale dell’“Acropoli Fascista”, identificata con la parte alta della città e destinata anche a suscitare il culto dei caduti nella guerra d'Africa.

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Gli affreschi sono inaugurati il 17 aprile 1936 insieme all'Arca ad Aldo Rosselli per

sacralizzare ulteriormente la memoria del martire, accrescerne il mito e la devozione del

popolo.

L'opera fu terminata nel 1936 nel clima di euforia per la conquista dell'Etiopia, il culto dei6

caduti nella Guerra d'Africa è accomunato a quello dei martiri fascisti. L'Arca a Rosselli ha

dunque un alto valore simbolico e fu situato al centro dell'Acropoli fascista accanto ad altre

due aree che rappresentano l'intreccio dei temi legati al culto della grande guerra: il

Tempietto della Vittoria di Castellucci demolito dopo la caduta del fascismo e il passeggio del

Prato adibito a parco della Rimembranza con il monumento a Petrarca del 1928. 7

La zona del Prato era concepita come uno spazio sacro come le piazze davanti agli edifici e

monumenti fascisti. Divenne parco della Rimembranza della Grande Guerra grazie agli alberi

piantati dai giovani delle scuole che dopo la riforma Gentile8 sono coinvolti nei riti della

6 Artt. de “La Nazione” 18, 19 e 20 aprile 1921. 7 Mannino S. , Origine e avvento del fascismo ad Arezzo 1915-1924, Provincia di Arezzo,

Montepulciano, Le Balze, 2004. 8 La Riforma Gentile è una serie di atti normativi del Regno d'Italia che costituì la riforma scolastica

organica varata in Italia. Prese il nome dall'ispiratore, il filosofo neo-idealista Giovanni Gentile, Ministro della Pubblica Istruzione del governo Mussolini nel 1923. «La più fascista» delle riforme, come la definì Mussolini, rimase sostanzialmente in vigore inalterata anche dopo l'avvento della Repubblica, fino a quando il Parlamento Italiano nel 1962, abolendo la scuola di avviamento, creò la cosiddetta scuola media unificata

Illustrazione 2: A sinistra, il Palazzo Pretorio e la ricostruita torre Sassoli; al centro, l'arca Roselli (caduto del Fascismo). Sul fondo, il campanile del Duomo con il nuovo pinnacolo ed il tempietto di S. Maria della Vittoria.

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Patria, essi piantano alberi per il bosco del Littorio per la morte di Arnaldo Mussolini9 nel

1931, dopo la Guerra di Etiopia.

I viali del passeggio del Prato portano i nomi degli eroi aretini fascisti; il Prato è importante

perché destinato ad accogliere il monumento al precursore dei tempi fascisti, cioè Petrarca.

Molte sono le vicende di questo monumento concepito nel 1872 come omaggio di Arezzo al

suo poeta prima di trovare la sua collocazione al Prato. Nel 1928 si inaugura il monumento

opera di Lazzerini10 fortemente condizionata da canoni iconologici precisi imposti dal

Comune: c'è infatti un mix di riferimenti al Petrarca e simboli fascisti.

9 Mussolini Arnaldo(1885-1931), fratello di Benito; maestro elementare, dopo la Prima Guerra

Mondiale si stabilì a Milano, collaborando all'attività politica del fratello; dal 1922 alla morte tenne la direzione del Popolo d'Italia. Esercitò un certo influsso sul fratello, specie per il problema della conciliazione con la Chiesa.

10 Alessandro Lazzerini(Carrara, 1860 – Carrara 1942). Scultore. Pur non essendo aretino, Lazzerini ha svolto un significativo ruolo per la città di Arezzo, essendo l'esecutore del monumento a Francesco Petrarca che, tra tutte le sue numerose commissioni, rappresenta la più prestigiosa ed impegnativa. È inoltre autore del bassorilievo raffigurante Giorgio Vasari (1911), collocato nel primo pilastro delle Logge Vasari e del monumento ai caduti della prima guerra mondiale (1922), situato al centro del cimitero monumentale di Arezzo.

Illustrazione 3: Tra il duomo di Arezzo e la Fortezza medicea, in posizione centrale del"Prato", si trova l'enorme monumento dedicato al grande poeta aretino del Trecento Francesco Petrarca. La storia di questo monumento relativamente recente (fu inaugurato il 25 novembre del 1928 da Re Vittorio Emanuele).

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Ci fu una forte volontà del fascismo di far rivivere i fasti del passato stabilendo una continuità

col Medioevo e con la Romanità: ad esempio Mecenate che rientra nell'universo ideologico

fascista negli anni trenta in occasione delle feste per il bimillenario di Augusto.

Il mito della romanità non assume ad Arezzo proporzioni di rilievo, l'Arezzo di Mecenate

rivive nell'Anfiteatro romano che diventa il fulcro delle celebrazioni del Natale di Roma del

1937. Il suo restauro fu finalizzato anche alle celebrazioni del passato glorioso dell'impero

romano in modo da creare simbiosi fra romanità e fascismo dove il fascismo è erede e

culmine della tradizione romana; si pensi a tutto quello che Mussolini ha fatto a Roma per

costruire via dei Fori Imperiali.

Ad Arezzo le opere moderne vengono affidate al “Gruppo Toscano Architetti” (G. T. A. ) che

opera in tutta la Regione, in città essi realizzano opere finalizzate all' “Educazione del

Popolo” come lo stadio Mancini11, in via Pescaiola, il villaggio scolastico, “Patria Fascista”

in Via Petrarca, edifici destinati alle elementari, alla scuola di Avviamento Commerciale

Giorgio Vasari e alla “Casa del Balilla” con palestra e teatro. Via Petrarca e via Pescaiola

rappresentano la parte nuova di Arezzo staccata dalla Città Vecchia, ma non da essa isolata, è

una zona vicina alle mura e mostra come la città segue il progredire dei tempi.

Lo Stadio Mancini nasce con finalità propedeutiche: “lo sport doveva contribuire a forgiare

il nuovo italiano fascista”, lo sport era anche legato al rituale del culto del littorio: ordine,

disciplina, armonia. 12

11 Nel 1933 l’Amministrazione Comunale di Arezzo decise di costruire un nuovo stadio per il gioco

del calcio e di intitolarlo al Tenente dei Bersaglieri Giuseppe Mancini, caduto nel corso della prima guerra mondiale, 5 dicembre 1917 nella battaglia di Monte Miella, vicino a Caporetto e per questa sua morte fu insignito della medaglia d'oro al valore militare. Il terreno dove venne costruito il nuovo stadio fu donato al Comune di Arezzo dalla Famiglia Mancini. Nel ricordo della medaglia d'oro e in riconoscenza alla famiglia, sempre impegnata della attività sociale e culturale della città di Arezzo, il nuovo stadio fu intitolato a"Giuseppe Mancini". Negli anni '60 del secolo scorso lo stadio Mancini venne demolito e l'intera aerea fu dichiarata edificabile, con lo spostamento dello stadio comunale in altra area.

12 Van Eldik Tommy, Lo sport come elemento della politica fascista in Italia, Letteratura e cultura occidentale, Utrecht, 2007, p. 28-40.

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Dalla seconda metà degli anni trenta si costruiscono case popolari o edifici di valore

rappresentativo secondo le tendenze razionalistiche; il concetto di modernità è unito al

criterio di salubrità per cui si demoliscono larghe parti di città, ad esempio il Palazzo di Via

Crispi e il Palazzo del Governo di Michelucci13.

In conclusione possiamo affermare ci siano state tre grandi “ondate monumentali”:

- La prima nell'età liberale è legata al mito del Risorgimento e ai suoi protagonisti;

- La seconda ai caduti della Grande Guerra;

- La terza alla memoria della Seconda Guerra Mondiale e si sviluppa nei decenni dell'Italia

repubblicana.

In ciascuna di queste fasi si riscontrano caratteristiche diverse per quanto riguarda lo stile, la

scelta del luogo e le epigrafi. Quello che unisce le varie ondate monumentali è la storia interna

di queste celebrazioni ed è la mobilitazione dei Consigli Comunali, Comitati locali e

Associazioni per far sì che la memoria collettiva possa attivarsi.

13 Dei Mariella, La Città fascista, arredo urbano e simbologia politica negli Anni Venti e Trenta, in

op. cit. , p. 103-150.

Illustrazione 4: Tribuna della Stadio Giuseppe Mancini nel 1937.

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Capitolo 2: La memoria pubblica del passato

attraverso l'odonomastica e la ridefinizione del nome

di Vie e Piazze.

2. 1 Introduzione

In Italia ogni area pubblica nell'ambito di un abitato adibito a transito di pedoni e di veicoli

deve avere una denominazione ufficialmente riconosciuta e localmente attestata da

un'iscrizione stabile. Ogni singolo comune attinge liberamente a un limitato repertorio

collettivo di denominazioni.

Un omogeneo sistema odonomastico si era formato fra l'età medievale e il 18esimo secolo,

usando le caratteristiche del luogo o le vicende ambientali. Questo sistema tradizionale fu

sconvolto dalla Rivoluzione Francese che immise nomi propri con finalità celebrativa e

insieme didattica, attinenti dal linguaggio rivoluzionario e dall'epopea napoleonica (odomini

“applicati” o “esogeni”). 14 15 Questa innovazione portò all’unità lessicale (Corso, Piazza,

Via, Viale, etc. etc.) dei numerosi nomi comuni idiomatica testimonianza della

frammentazione linguistica e amministrativa della penisola.

Questo capitolo intende analizzare brevemente la topologia degli odonimi dal 1860 a oggi, le

istanze ideologiche e culturali, gli interventi del potere politico che hanno orientato le scelte

dei nomi di strade e piazze. Sono temi resi attuali anche di recente, laddove la crisi

repubblicana ha riaperto accessi conflitti simbolici su quello che si potrebbe definire il “volto”

delle nostre città.

Come in altri momenti di transizione, gli anni risorgimentali e post-unitari, la grande Guerra e

il primo dopoguerra; anche negli anni di fondazione e consolidamento della Repubblica si

registrò una profonda rivisitazione tanto dell'odonomastica quanto della toponomastica

urbana; c'è la necessità di unire sia l'identità locale che il senso di appartenenza nazionale.

Fino al primo dopoguerra lo Stato aveva lasciato di fatto alle Amministrazioni locali, con il

beneplacito del Prefetto, la deliberazione sulla toponomastica urbana. 14 È stato osservato che, a partire dalla diffusione degli odonimi celebrativi, definiti “applicati” o

“esogeni”, generati da un disposto normativo e non da atto spontaneo collegato per lo più a caratteristiche ambientali comprese quelle architettoniche, la titolazione di una strada obbedisce ad una volontà politica e ideologica che costituisce di per sé un elemento da interpretare nell’àmbito di una precisa temperie culturale.

15 Pasqualini Anna in https: //art.torvergata.it/retrieve/handle/2108/27185/53514/Pasqualini%2c%20Strade.pdf

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2.2 L'incursione Risorgimentale e la campagna

nominalistica della Grande Guerra

Nel 1862-63 lo Stato Unitario rivide la toponomastica per eliminare le omonimie o le forme

indecorose lasciando questo compito ai comuni senza dettare norme che ne vincolassero le

scelte fino al 1923. Si inizia un cambiamento di intestazioni secolari con nomi d'ispirazione

patriottico-didascalica, nell'area centrale di città e comuni si proponevano alla vista quotidiana

e alla venerazione del cittadino, gli artefici, i luoghi, gli eventi, i principi ispiratori dell'Unità

politica, le glorie nazionali e municipali, una nomenclatura estranea alla tradizione locale.

Particolarmente colpita fu la categoria degli agionimi ad esempio ad Arezzo Via

Sant'Agostino e Via Sacra divenne via Garibaldi, Via della Madonna di Loreto divenne Via

Mazzini. 16 A queste eliminazioni si contrapposero cultori di storia locale e intellettuali,

spesso però con inclinazioni conservatrici. I tutori della tradizione individuarono nella

costruzione di nuovi quartieri un modo per allontanare dal centro storico lo slancio celebrativo

delle amministrazioni comunali e sostennero il principio: a strade nuove nomi nuovi, a strade

vecchie nomi vecchi. La scelta di odonimi nuovi fu ispirata in questi decenni e anche in

seguito da criteri ideologico-politici.

La guerra del 1915-1918 favorì una proliferazione di nomi politici che, trovando scarso

sbocco in nuovi quartieri urbani, provocò devastazioni del vecchio assetto odonomastico

riattizzando le proteste dei tutori delle memorie locali (vedi Vie e Piazze Trento Trieste,

Gorizia, Cesare Battisti etc etc. . ).

Ogni Comune in quel dopo-guerra si fregiò di date, persone e località consacrate dalla recente

epopea militare, anche i caduti furono offerti alla memoria con la creazione di parchi o viali

della rimembranza; tale iniziativa fu sponsorizzata dal parlamentare fascista Dario Lupi in

quanto fondeva pietà municipale e ideologia.

16 Ricci C., I nomi delle strade, in Nuova Antologia, LXVII, 1932, n.1439, p.32.

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21

2. 3 L'era fascista e post-fascista

Il Governo Mussolini disciplinò l'odomastica nazionale con il decreto Legge 10 Maggio 1923-

Numero 115817 e con la Legge 23 Giugno 1927 Numero 1188; il decreto del 1923 impose

alle Amministrazioni Locali di ottenere preventivamente l'autorizzazione del ministero

dell'Istruzione Pubblica, tramite le competenti Sovraintendenze ai Monumenti, prima di

cambiare il nome delle vecchie strade o piazze, mentre per le nuove potevano farlo

autonomamente.

La Legge del 1927, dopo l'instaurazione del Regime, ebbe una forte impronta fascista e

prevedeva l'autorizzazione del prefetto e del sotto-prefetto per tutte le denominazioni di nuove

strade o piazze pubbliche. Corrado Ricci18 ne fu l'ispiratore, la legge prevedeva la rimozione

di nomi, o altri ricordi permanenti, di persone che non siano decedute da almeno dieci anni

ripristinando quello precedente o quello tra i precedenti più importanti rispetto alla topografia

e alla storia; la Legge prevedeva anche il parere della società del luogo o della regione.

E’ importante sottolineare come questa normativa disciplina ancora oggi le scelte

odonomastiche dell'Italia democratica e repubblicana.

Nel ventennio 1922-1943 il Repertorio Odonomastico Nazionale si arricchisce di intitolazioni

desunte dalla guerra del 1915-18, dalla propria epopea suggerendo una linea legittimatrice e

nobilitante che partiva dall'unificazione attuata dalla monarchia e, attraverso la guerra,

trovava nel regime il proprio coronamento.19 (Ad esempio città di Littoria20)

Mussolini cercò di impedire che piazze e vie gli fossero intestate(spedì moltissime

17 Regio Decreto Legge del 10 Maggio 1923, n. 1158 che detta norme per il mutamento del nome

delle vecchie Strade e Piazze Comunali, in GU n. 132 del 06-06-1923. Vittorio Emanuele III per grazia di dio e per volontà della nazione Re d'Italia sentito il Consiglio dei Ministri; su proposta del nostro Ministro Segretario di Stato l'Istruzione Pubblica; abbiamo decretato e decretiamo: Articolo 1 Le amministrazioni municipali, qualora intendano mutare il nome di qualcuna delle vecchie strade o piazze comunali, dovranno chiedere ed ottenere preventivamente l'approvazione del ministero dell'istruzione pubblica per il tramite delle competenti soprintendenze ai monumenti. Articolo 2Il presente decreto verrà presentato al parlamento per essere convertito in legge. Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello stato, sia inserto nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare, Roma, 10 Maggio 1923.

18 Corrado Ricci (Ravenna 1858 –Roma 1934) è stato un archeologo e storico dell' arte italiano. Fu Senatore del Regno d'Italia nella XXVI legislatura.

19 Mura Angela, I cambiamenti della città attraverso i nomi delle pubbliche vie, Dossier, 2011. 20 La città, che è il primo in ordine di tempo e di importanza dei nuovi centri urbani creati nell'Agro Pontino bonificato, fu elevata a capoluogo di provincia il 18 dicembre 1934, con la creazione della provincia omonima, A. De Santis, Bibl. della prov. di Littoria, Roma 1938.

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22

circolari)21e impose una scelta odonomastica d'estensione nazionale: una via Roma doveva

figurare in ogni comune d'Italia. 22

Negli ultimi anni del regime fascista il sistema odonomastico subì piccoli cambiamenti ma

interessanti:

A: Scarsi gli apporti della guerra d'Africa;

B: La xenofobia linguistica portò ad italianizzare l'odonomastica valdostana23.

Mussolini preferì targhe o medaglie d'oro per onorare i caduti, che intitolazioni di strade ma

aumentarono i riferimenti alla Corsica e ad altre terre irredente, come ad esempio Via Corsica

a Trieste e al Quartiere Lido di Roma.

Il crollo del regime provocò la perdita di un consistente numero di intitolazioni, la

sostituzione avvenne già dal 26 Luglio 1943 per iniziativa di gruppi spontanei che ne

imposero altri di segno ideologico opposto; questo indusse il Governo Badoglio ad impartire

direttive generali come la circolare 28 Agosto 1943 per il mutamento di toponimi fascisti,

rimozione di monumenti, lapidi celebrative: erano da eliminare “quelle ispirate ad

avvenimenti, date e persone del Regime” e “ da ripristinare le antiche denominazioni”.24 Gli

avvenimenti impedirono di applicarla e dopo l'8 Settembre ci furono due Italie riguardo a

modifiche diverse per orientamento e quantità. Nel Regno del Sud non si andò oltre

l'epurazione delle denominazioni del Regime; nell'Italia Repubblicana si epurarono toponimi

in senso anti-monarchico, si adottarono alcuni nomi della Reviviscenza fascista, si eliminano i

riferimenti ai traditori del “25 Luglio”.

I cambiamenti avvenuti in Italia dopo la guerra incisero poco sull'odonomastica e ancora

meno nel corso degli ultimi decenni e in ambito legislativo nessuna innovazione di respiro

nazionale.

Naufraga l'iniziativa del deputato P.C.I. Magma del 1955 che chiese di dare disposizioni ai

prefetti perché le vie o le piazze intitolate agli ex re o regine venissero denominate

diversamente. Il Ministro Tambroni25 fece presente di non poter impartire disposizioni in

21 Nonostante ciò molteplici vie furono intitolate “Via Benito Mussolini”, Mariani R., Latina.Storia di

una città, Alinari, Firenze, 1982. 22 Archivio Centrale dello Stato; Segreteria Particolare del Duce, Corrispondenza ordinaria, serie alfa-

numerica b.219, E\PSE; Ministero della Cultura Popolare, Gabinetto1931-1933, b.1445. 23 Omezzoli T., Lingua e Politica nella provincia fascista. Una antologia della stampa, Istituto Storico

della Resistenza in Valle D’Aosta, 1974, p.21-23. 24 Archivio Centrale dello Stato, 1940-1943, b.3015, f1.5,n 22329. 25 Nel 1955 fu Ministro dell'Interno nel I Governo Segni, nel 1957 e nel 1958 fu confermato nell'incarico nel Governo di Adone Zoli e nel II Governo Fanfani. Nel 1959 Antonio Segni tornò al governo e formò il suo secondo esecutivo in cui Tambroni fu responsabile dei Ministeri del Tesoro e

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23

materia che la Legge Numero 1158 del 1923 attribuiva ai Comuni.

L'odonomastica di due aree di confine un tempo chiamate Venezia-Giulia e Venezia

Tridentina ha avuto vicende e norme peculiari da approfondire, in ogni modo possono

regolare la toponomastica con norme speciali.

Sul repertorio odonomastico nazionale degli ultimi cinquanta anni si può osservare che le

tradizionali denominazioni concesse con il territorio hanno goduto, specialmente dagli anni

Settanta, di una crescente tutela, la tradizionale categoria degli odonomi dedotti è abbastanza

vitale, vedi Via dello Stadio, Piazzale dello Sport.

Le Amministrazioni Comunali dell'Italia democratica confermarono quasi in blocco i nomi in

uso, cancellarono sin dal 1945 le denominazioni di palese matrice fascista con criteri che, nel

corso dei decenni, sono sembrati a qualcuno permissivi e cancellarono le intitolazioni

monarchiche. Essi epurarono con una certa uniformità su tutto il territorio nazionale persone

ed eventi collegati al fascismo, seguirono criteri più o meno blandi nel vaglio degli altri

odonimi sabaudi.

Lo spazio creato da queste cancellazioni fu occupato da nomi provenienti dall' antifascismo e

dalla Resistenza, quasi rimossa è stata la memoria dei primi anni della guerra voluta dal

Regime e appoggiata dalla monarchia (solo la città di Milano ha Via El Alamein). Questo

filone politico delle nuove denominazioni si è sviluppato attingendo a eventi figure nazionali

e internazionali(Salvador Allende, Kennedy, Martin Luther King), per l'ambito nazionale ci

sono protagonisti dell'Italia democratica (Einaudi, De Gasperi. . etc) degli “anni di piombo”(2

Agosto 1980, Bachelet , Aldo Moro).

La distribuzione geografica delle intitolazioni celebrative e ideologicamente poco connotate,

sembra obbedire a libere istanze municipalistiche o internazionalistiche(Hegel, Kant, Marx. .

etc. . ), invece quelle politiche riflettono in vario grado l'orientamento ideologico prevalente

nelle amministrazioni comunali(ad esempio in Trentino ci sono 15 vie intitolate a De Gasperi;

in Emilia-Romagna a Gramsci e Berlinguer etc etc). Come si vede, però, la predilezioni per

odonomi ideologicamente congeniali non ha escluso, specialmente dopo gli anni Sessanta, la

tollerante accettazione di altri (la città di Bari ha Mafalda d'Assia, Gentile , Lenin e Don

Sturzo).

Nelle città risulta ben attestato l'odonimo avente come area semantica di riferimento il

sacrificio della vita con appellativi come Caduti del Lavoro, di Tutte le Guerre, Martiri della

Resistenza, Martiri di Marzabotto. . etc. . . del Bilancio. Nel 1960 fu Presidente del Consiglio dei Ministri.

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24

Oggi il patrimonio nazionale risulta arricchito da una nuova categoria di denominazioni

provenienti dal lessico settoriale delle scienze, senza dunque una connotazione ideologica o

celebrativa, che potremmo chiamare “neutra”. Essa ha incontrato un favore crescente dagli

anni Settanta in poi, nelle città in espansione, in quanto offre la possibilità di creare sotto

sistemi omogenei con notazioni didattiche ed ecologiche: Pioppo, Platano, Mimosa,

Pettirosso, Acquario, Toro, Pegaso, Nettuno etc etc.

Alcuni eruditi una volta attribuivano ai toponimi urbani un valore di “documento storico”,

oggi gli studiosi considerano sia quelli dedotti sia quelli applicati un ricordo storico o uno

stimolo a ricordare storicamente. Bisogna però ricordare che la vivezza dei loro riferimenti

ambientali e storici al passato risulta evanescente o del tutto spenta. Due sembrano essere le

cause; prima di tutto la difficoltà di risalire al significato originario (vedi Roma, Piazza del

Popolo, cioè del pioppo) e il misconoscimento di eventi e personaggi storici locali, inoltre la

cura per rendere visibili gli odonimi ai cittadini che oggi si muovono in veicoli chiusi. Da ciò

l'opportunità di evidenziarli graficamente togliendo gli eventuali connettivi preposizionali

della forma ufficiale(tipo Corso ai Due Mari a Taranto), scrivendo solo il cognome così la

maggior parte degli odonimi tende ad essere un'etichetta semanticamente e culturalmente

vacua. Tra il 1923 e il 1927 Mussolini promosse provvedimenti di legge che affidavano la

tutela di nomi antichi al Ministro dell'Istruzione Pubblica (tramite la Sovrintendenza ai

Monumenti) e l'autorizzazione per le nuove denominazioni al Prefetto26(sentito il parere della

locale “Società di Storia Patria”). Il regime impose una centralizzazione burocratica, prima

invece la conservazione delle tradizioni locali aveva potuto mantenere spazi di autonomia.

Nella transizione democratica da una parte, sul piano locale, si ebbero forti spinte a riscrivere

l'odonomastica e la toponomastica urbana non solo rispetto alle denominazioni di origine

fascista ma anche a quelle della tradizione sabauda; dall'altra, sul piano nazionale, la classe

dirigente tese ad attutire l'impatto sociale e culturale del fenomeno richiamando le norme

degli anni venti e facendo mancare una nuova legislazione capace di disciplinare il processo

di ri-denominazione di vie e piazze urbane.

Le rivisitazioni simboliche e le trasformazioni toponomastiche mutarono il volto di numerose

città italiane, rispetto agli anni liberali e fascisti, ma furono una significativa “spia” nella

competizione tra le più diffuse tradizioni politiche per orientare la rappresentazione delle

culture civiche.

26 Suggerisco la lettura dell'approfondimento sulla figura del Prefetto al seguente link: http: //www1.

interno. gov. it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/notizie/ministero/app_notizia_15773. html

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25

2. 4 La transizione post-fascista sul piano normativo

Quando cadde il regime il riassetto della toponomastica urbana impegnò la classe politica

almeno fino agli inizi degli anni Cinquanta.

Se sul piano generale il quadro normativo continuò a uniformarsi alle leggi degli anni venti, in

realtà l'eccezionalità del momento e le spinte contrastanti furono ben esemplificate dalle

circolari ministeriali che indicarono altrettanti vincoli alle amministrazioni municipali. Nella

compresenza di poteri territoriali diversi(Regno del Sud, Repubblica Sociale Italiana al Nord,

l'Amministrazione americana dell'Amgot27 nelle aree liberate) e nel susseguirsi di Governi, la

toponomastica fu uno dei più significativi terreni di riconoscibilità dell'élite pre-fascista e di

legittimazione della nuova classe politica resistenziale.28

Rivendicazioni contrapposte di soluzioni di continuità rispetto al passato e di recupero di

consuetudine consolidate contrassegnarono la ridefinizione delle mappe toponomastiche.

Emerse una sorta di territorialità civica repubblicana con peculiarità diverse in relazione alle

ideologie politiche e di caratteri assunti dalla transizione democratica tra il 1943 e il 1949.

Si riapriva la competizione per il controllo dei simboli materiali con cui rappresentare il volto

e la storia della nazione. I giornali restituivano il senso di rivendicazioni che esprimevano la

necessità di una ricomposizione unitaria della storia nazionale e del recupero delle sue radici

risorgimentali, personificate dai Savoia e dall'Esercito.

Prima si procedette a rimuovere le iscrizioni del Regime dagli edifici pubblici e a reintrodurre

vie e piazze a suo tempo fascistizzate. Le prime ri-denominazioni “a caldo” nelle settimane

successive sono sostituite da provvedimenti amministrativi con cui si riconducevano le nuove

intitolazioni alla giurisdizione nazionale. Viste le difformità locali nell'epurazione, il governo

Badoglio emanò disposizioni per un suo maggiore controllo e per ammortizzare le spinte più

radicali, anche se nei quarantacinque giorni che precedettero l'armistizio dell'otto settembre,

mancò il tempo per rendere operative queste disposizioni.

In ambito locale, però, i Prefetti tentarono di orientare le rivisitazioni, eliminando quelle

“ispirate ad avvenimenti, date e persone del regime” e ripristinando “ le antiche

denominazioni”29. Le ri-denominazioni riguardarono infatti eventi e personaggi del Regime,

personalità eminenti e gerarchi di minore o maggiore rilevanza, ma preferibilmente “Martiri”

della prima ora o “Eroi” caduti nella seconda metà degli anni Trenta. 27 Allied Military Government of Occupied Territory 28 Ridolfi Maurizio, Storia Politica dell’Italia Repubblicana, pag.26 29 Circolare del Ministero dell’Interno ai Prefetti, 28 Agosto 1943, in Archivio Generale dello Stato,

Presidenza del Consiglio dei Ministri, 1940-1943, b 3015, fasc.1,5, n 22329.

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Il complesso intreccio tra ripristino di antiche denominazioni e promozione di nuove

attribuzioni risultò evidente nel Regno del Sud e nella Repubblica Sociale Italiana di Salò. In

particolare fu nella contrapposizione delle memorie pubbliche e nella rappresentazione di

altrettanti simboli materiali che prese forma la guerra civile tra le forze della Resistenza e chi

aderì alla R. S. I.

Sebbene il sistema simbolico della RSI mantenesse una forte continuità col regime fascista, il

tentativo di una sua legittimazione si svolse anche nella creatività della toponomastica fascista

nelle città edificate dal regime: si ebbe un artificioso legame con la Repubblica Romana di

Mazzini e con l'epopea risorgimentale, si soppressero le intitolazioni alla Casa Savoia30 e a

quanti avevano “tradito” tra il 25 Luglio e l'8 Settembre; tutto questo è dimostrato da una serie

di esempi nelle città di Forlì e di Cesena.

Nel Regno del Sud la ri-denominazione della toponomastica urbana si estese solo

eccezionalmente oltre l'epurazione delle attribuzioni di segno fascista, dando visione alle

autorizzazioni rilasciate dalla Soprintendenze Meridionali e insulari emergono alcune

indicazioni prevalenti: furono Matteotti e Amendola le “persone benemerite”

dell'antifascismo che ebbero maggiori riscontri nella ri-denominazione.

La rivisitazione dei nomi non ebbe comunque un univoco indirizzo antifascista, ci furono ri-

denominazioni di indole cittadina o nel solco della religiosità popolare o nel recupero di una

certa tradizione liberale; erano tendenze che anche dopo il 25 Aprile 1945 si sarebbero

ritrovate.

30 Molti i Comuni italiani che portavano una denominazione legata a Casa Savoia e ai suoi Membri

come ad esempio Via: Carloforte, Castel Vittorio, Castell’Umberto, Ceresole Reale, Colle Umberto, Fiesso Umbertino, Jolanda di Savoia, Mafalda, Margherita di Savoia, Pieve Emanuele, Rocca Pia, Sabaudia, Santa Teresa Gallura, Savoia di Lucania, Venaria Reale, Verrua Savoia, Vittorio Veneto.

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27

2. 5 Le Rivisitazioni odonomastiche Anti-fasciste

Di segno antifascista furono le rivisitazioni odonomastiche promosse dove la libertà dal nazi-

fascismo fu conquistata col concorso delle formazioni partigiane e attraverso la giurisdizione

del locale Comitato di Liberazione Nazionale.

Nell'Italia liberata, informando i Soprintendenti ai Monumenti sui criteri normativi relativi

alla nuova toponomastica, il governo guidato da Ferruccio Parri, il 24 Luglio 1945,

congiuntamente con il Ministro della Pubblica Istruzione Ruiz emanò una circolare che

avrebbe segnato la cornice in cui ricondurre la riscrittura di nomi di vie e piazze. Si

sottolineava il ripristino di toponimi precedenti l'anno 1922, si ribadiva quanto prescritto dalla

legge del 1927 per la quale l'intitolazione a persone decedute da meno di 10 anni necessitava

dell'autorizzazione del Ministro dell'Interno. La circolare di Ruiz era importante perché

introduceva una sospensiva circa la sostituzione dei toponimi riguardanti Casa Savoia “tenuto

conto della tregua dei partiti circa la questione istituzionale”, una dilazione di scelte che

anche dopo la nascita della Repubblica, i governi avrebbero perpetuato nel tempo, con una

latitanza normativa intesa a non disciplinare la materia e quindi a smorzarne le forti spinte

esistenti in diverse località contro i simboli e gli odonimi della tradizione sabauda. Il criterio

di massima fu quello di ripristinare i toponimi precedenti al 1922; si introduceva una

sospensiva relativa alla sostituzione dei toponimi di Casa Savoia, in considerazione della

tregua istituzionale decisa dai partiti. Furono direttive spesso disconosciute, soprattutto nelle

regioni centro-settentrionali, senza che il Prefetto intervenisse; fu la “politica del fatto

compiuto”. Eppure, attraverso contenziosi insorgenti tra le istituzioni municipali e gli

organismi burocratici di controllo, la tendenza alla “repubblicanizzazione” dei nomi di vie e

piazze risalenti alla tradizione sabauda, ovvero a una loro riscrittura congeniale alla

rappresentazione della religione civile antifascista anche attraverso il volto della città, sarebbe

proseguita. 31

Dove erano attive le Giunte del C.N.L. si promossero mutamenti radicali nella toponomastica

urbana nel nome sia dei martiri dell'antifascismo sia dei caduti nella Resistenza, spesso senza

chiedere la preventiva autorizzazione ministeriale. Questa sostituzione avvenne sotto la spinta

degli eventi, ma sorse un primo problema relativo alla denominazione di vie e piazze in

memoria di caduti partigiani: rimaneva infatti valido l'articolo 2 della Legge Numero 1188 del

31 Le autonomie locali nell'Italia repubblicana, p. 608, in http: //www. 150anni.

it/webi/_file/documenti/province/Le%20autonomie%20locali%20nell'Italia%20repubblicana/A4repubblicaStor06. pdf

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23 Giugno 192732 che prevedeva intestazioni a persone decedute da almeno 10 anni.

L'articolo 4 della stessa Legge aveva introdotto, però, una deroga automatica a vantaggio

delle persone della famiglia reale e quindi anche dei “caduti in guerra o per la causa

nazionale”.

Sebbene il Ministro della Pubblica Istruzione Molè33 si esprimesse a favore di una ripresa

degli antichi toponimi e di una limitazione delle nuove denominazioni, fu quel comma a

permettere alle giunte ci-ellenistiche di intraprendere una larga rivisitazione toponomastica.

Un ulteriore fattore di spinta fu il clima antifascista ridestato dalle prime celebrazioni della

Liberazione: a Milano, per esempio, la ri-denominazione di vie e piazze fu la parte essenziale

della Festa di Liberazione.

Il caso di Cesena è esemplare per le regioni Centro-Settentrionali dove alla rinascita di

vecchie tradizioni politiche popolari si aggiunse un fenomeno resistenziale diffuso sia sul

piano delle formazioni partigiane sia per il coinvolgimento della popolazione civile.34 Già

nell'Ottobre del 1944, il primo atto della Giunta Municipale ci-ellenistica era stato quello di

rendere omaggio ad alcune figure esemplari dell'antifascismo e, tramite loro, a “tutti i Martiri

e a tutti gli Eroi che hanno fatto sacrificio di sé per l'idea di liberazione dell'Italia”.35

L'intestazione di vie dedicate in precedenza a personaggi fascisti, ad alcune figure

dell'antifascismo e della Resistenza sia nazionali sia locali, assurgeva ad atto simbolico

fondativo di una nuova identità morale comunitaria. Attraverso questi odonimi si ridisegnava

una sorta di mappa della città ideale e si prefigurava una rinnovata memoria culturale

pubblica.

Tra la fine del ‘44 e la primavera del ‘46 la ri-denominazione di vie e piazze avvenne nel

32 Legge 23 giugno 1927, n. 1188 Toponomastica stradale e monumenti a personaggi contemporanei.

(G. U. 18 luglio n. 164) 1. Nessuna denominazione può essere attribuita a nuove strade e piazze pubbliche senza la autorizzazione del Prefetto, udito il parere della Deputazione di storia patria, o, dove questa manchi, della Società storica del luogo o della regione. 2. Nessuna strada o piazza pubblica può essere denominata a persona che non siano decedute da almeno dieci anni. 3. Nessun monumento, lapide o altro ricordo permanente può essere dedicato in luogo pubblico od aperto al pubblico, a persone che non siano decedute da almeno dieci anni. Rispetto al luogo dove sentirsi il parere della Commissione provinciale per la conservazione dei monumenti. 4. Tali disposizioni non si applicano ai monumenti, lapidi o ricordi situati nei cimiteri, né a quelli dedicati nelle chiese a dignitari ecclesiastici od a benefattori. 5. Le disposizioni degli art. 2 e 3, primo comma, non si applicano a caduti di guerra o per la causa nazionale. 6. È inoltre in facoltà del Ministero per l’Interno di consentire la deroga alle suindicate disposizioni in casi eccezionali, quando si tratti di persone che abbiano benemeritato della nazione. In http: //servizidemografici. interno. it/sites/default/files/RD%201188_1. pdf

33 Politico italiano. Fu Ministro dell'Alimentazione nel Governo Parri (1945) e Ministro della Pubblica Istruzione nel primo Governo De Gasperi (1945-1946), nelle file del Partito Democratico del Lavoro.

34 Dradi Maraldi, Storia di Cesena, La Cultura, Bruno Chigi Editore, Rimini, 2004,pp.83-84. 35 Comunicazione del Sindaco di Cesena Sigfrido Sozzi, 1944.

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segno delle diverse componenti ideali dell'antifascismo.

Vie, Piazze e Monumenti restituivano al centro cittadino un diverso volto in cui la

rappresentazione dell'idea della Resistenza come “Secondo Risorgimento” trovava un proprio

riscontro materiale.

Se guardiamo alle città dell'Italia Centro-Meridionali dove la Resistenza fu un fenomeno

meno corale ed ebbe una diversa capacità di influenzare i caratteri della cultura civica

cittadina, più rimarchevole fu la contaminazione fra odonimi pre-esistenti al regime fascista e

nuovi nomi legati alla memoria antifascista. Fu anche a causa della rivendicazione di distinte

competenze tra le varie istituzioni e delle diverse interpretazioni su ciò che fosse da

considerare “vecchio” o “nuovo” che sorsero numerosi contenziosi senza che però le autorità

preposte potessero contrastare le delibere municipali una volta divenute esecutive.

Quale è il processo con cui avveniva la ri-denominazione di Vie e Piazze?

Nell'Italia liberale furono gli intellettuali e le società culturali a orientare il volto della città;

nell'Italia del Regime non ci si poté sottrarre alla fascistizzazione degli spazi pubblici secondo

un modello accentratore e burocratizzato. Nell'Italia dell'immediato dopoguerra i mutamenti

derivarono dal concorso dei partiti politici e delle forme associative a essi legati.

La sostituzione dei toponimi rinvia a una tendenza presente in tutti i momenti di transizione

da un assetto politico ad un altro.

Ad esempio a Montevarchi, in provincia di Arezzo: 36

Età liberale Fascismo Repubblica

Piazza Dante D'Annunzio Matteotti

Piazza Della stazione Duca d'Aosta Della stazione

Piazza Umberto I E. Muti Diciotto Luglio

Via Fiorentina Italo Balbo Fiorentina

Dove al nuovo spirito antifascista si univa il senso della ripresa della tradizione civica.

Si veda anche l'esempio di Torino dove si sostituirono i nomi fascisti con nomi della

Resistenza locale e piemontese e simboli dell'antifascismo nazionale. 36 Archivio Comunale di Montevarchi, Atti della Giunta municipale, 1946, fasc. Toponomastica,

sottofasc.2-5.

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30

2.6 Nuovo riassetto del territorio repubblicano reso

difficoltoso dalla tradizione monarchica

Appare molto complessa la questione della soppressione dei nomi legati a Casa Savoia dopo

la nascita della Repubblica; già nel Luglio del 1945, essendo in vigore la tregua istituzionale,

il Ministro della Pubblica Istruzione Ruiz aveva rinviato la disciplina della materia in attesa di

indicazioni. Nelle aree già liberate le Giunte Municipali per marcare una discontinuità con il

passato e con la monarchia si erano affrettate a cambiare la topografia, ma erano state fermate

dalle Autorità. Anche dopo il 2 Giugno 1946 mancava una direttiva generale sulla

toponomastica dalla Presidenza del Consiglio, ma la rimozione di nomi monarchici diventa

più diffusa, più capillare in alcune aree centro-settentrionali, con più tolleranza, invece, in

quelle meridionali. Sebbene l'indagine vada allargata e meglio definita si può dire che la

soppressione di nomi sabaudi e monarchici avvenne con intestazioni di diverse connotazione.

In alcune realtà la correlazione tra vecchia e nuova intestazione repubblicana era esplicita(ad

esempio a Todi Piazza Umberto I diventa Piazza della Repubblica37); 38in altre realtà(ad

esempio a San Piero Patti in provincia di Messina) si uniscono omaggi a Mazzini, Garibaldi e

altri personaggi risorgimentali.

La rivisitazione di nomi sabaudi e monarchici non avveniva solo sulla base politico-

ideologica, ma anche su fattori storico-culturali, nazionali e locali. Ad Arezzo Piazza

Umberto I che diventa Piazza San Francesco e Piazza Principe Amedeo diventa Piazza della

Badia, dove prevalsero priorità di natura locale legate ad una radicata tradizione civica.

37 L'ultima modifica toponomastica della Piazza avvenne all'indomani del referendum istituzionale del 1946, quando acquisì l'attuale nome di Piazza della Repubblica. Il nome di Piazza Emanuele Filiberto fu quindi attribuita ad una piazzetta adiacente, in zona Quadrilatero Romano, precedentemente chiamata Largo Ignazio Giulio, prima ancora Via delle Ghiacciaie e prima ancora via del Baluardo settentrionale. 38 Archivio di Stato, Dir.Gen.AA.BB.AA, div.II,1945\1955,b.13,fasc Perugia. Lettera del

Soprintendente ai Monumenti e alle Gallerie dell’Umbria al Ministro della PI.

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Cartolina di Piazza Umberto I ad Arezzo, poi Piazza San Francesco Attraverso contenziosi tra le istituzioni municipali e gli organismi burocratici di controllo la

tendenza alla “repubblicanizzazione” dei nomi risalenti alla tradizione sabauda era comunque

proseguita. Le limitazioni si fecero più stringenti il 4 Febbraio 1947 sotto il Governo De

Gasperi quando il Ministro della Pubblica Istruzione Gonnella chiese la sospensione di ogni

autorizzazione a sostituire toponimi riferiti alla famiglia Savoia in attesa di disposizioni della

Presidenza del Consiglio dei Ministri.39 Il mancato intervento normativo da parte delle

istituzioni centrali lasciò il campo alle più disparate avvenenze: ci furono contrasti per

esempio nella sostituzione del nome Duca d'Aosta che sollecitava sentimenti patriottici anche

di ex combattenti di tradizione mazziniana e garibaldina. A Firenze si decretò la soppressione

della quasi totalità dei nomi sabaudi fuori dalla cerchia delle mura cittadine senza che il

prefetto intervenisse, diversa situazione nelle aree centro-meridionali nei comuni filo-

monarchici dove ancora oggi troviamo intitolazioni a Umberto I e a Vittorio Emanuele III.

La politica del “fatto compiuto” seguita a Firenze e in altri comuni centro-settentrionali

avrebbe disegnato il volto di tante città con una immagine antifascista e repubblicana.

39 Lettera circolare del Ministro della Pubblica Istruzione, n.7, 4 Febbraio 1947

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2.7 Istituzionalizzazione della toponomastica e

dell'odonomastica urbane

La sostituzione dei toponimi fascisti e sabaudi fu solo la punta del processo di rivisitazione della

memoria culturale pubblica che si rappresentava nel volto della città. Era uno dei modi per fare i

conti con il passato, a volte tanto ingombrante, che si preferiva occultarlo invece che ripensarlo in

termini critici.

L'eccezionalità del momento e la nascita di costruire un unito fondativo repubblicano spinsero la

visitazione della memoria storica fino alla grande guerra e al Risorgimento. Nelle mire iconoclaste

dei simboli del passato figurano: Crispi, Cavour, Diaz, Piave, Vittorio Veneto, Fiume. E' la riprova

di come , alla fine degli anni Quaranta, mentre si definivano le fondamenta repubblicane e i

rapporti di forza tra i partiti, le questioni toponomastiche tornassero ad avere uno specifico

significato storico-culturale.

Con la ricostruzione le denominazioni di vie e piazze cominciarono a essere il frutto di un iter

istruttorio concertato. Con la ricostruzione economica cambiava il volto della città con nuove

strade e quartieri, emerse quindi la necessità non solo di mettere fine alle soppressioni e nuove

dimensioni, dopo il ricordo dei partigiani e degli antifascisti, si poteva attingere nomi al di fuori del

campo politico-ideologico con nomi di cittadini che hanno illustrato la Patria in ogni campo. Negli

anni seguenti il repertorio si allarga con denominazioni “neutre” e nuove aree tematiche: letterarie,

musicali, scientifiche, geografiche, naturalistiche. Intanto altri provvedimenti di carattere nazionale

avrebbero impresso una spinta alla messa a punto della toponomastica urbana. Fin dal 1946 il

Governo aveva ricostruito la Commissione per la Revisione Toponomastica della carta d'Italia

presso l'Istituto Geografico di Firenze con Legge istitutiva del 194940. Nel 1940 la circolare

numero 93\80 dell'ISTAT concernente le “istruzioni per l'ordinamento iconografico” richiese ai

comuni la revisione e l'aggiornamento della numerazione civica e dell'odonomastica pubblica. Ciò

sarebbe stato seguito nel 1954, dall'entrata in vigore di una legge sul riordino dell'anagrafe civile e

sul compito dei comuni di un riassetto della toponomastica. Verso la metà degli anni Cinquanta si

può dire compiuto il processo avviato nel 1943 con la fine del fascismo. 41

40 La legge 8 giugno 1949, n. 605, che riguardava la composizione della Commissione permanente incaricata di dirigere il lavoro di revisione toponomastica della Carta d'Italia veniva approvata, dopo un dibattito articolato, specialmente nella commissione difesa del Senato. Il testo della Legge prevedeva l'istituzione di una Commissione permanente incaricata di dirigere il lavoro per la revisione toponomastica della Carta d'Italia 41 Ridolfi Maurizio, Storia politica dell’Italia repubblicana, Mondadori Bruno, 2010,pp.25-

49.

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Capitolo 3: Il caso del “Viva Maria”

3.1 Introduzione e cenni storici

Per poter parlare dei moti del Viva Maria occorre partire da quanto avvenne, secondo la tradizione

cattolica e popolare, il 15 febbraio 1796. Alcuni contadini aretini videro, infatti, diventare

luminoso il volto annerito di un'immagine di terracotta raffigurante la Madonna di Provenzano

nella cantina di un ospizio camaldolese presso Porta S. Clemente, mentre la città era sconvolta da

violente scosse di terremoto. Da subito il Vescovo Marcacci concluse che in quel frangente era

avvenuto un vero e proprio miracolo.

Il suddetto miracolo è solo il primo di una serie di episodi analoghi verificatesi in gran parte del

territorio del Granducato di Toscana; questi eventi non fanno altro che rafforzare la devozione

verso Maria, già forte in Toscana e in Umbria.

Sempre nel 1796 l’esercito francese, guidato da un giovane Napoleone Bonaparte, intraprese una

campagna militare per la conquista dell’Italia e nel 1799 furono aperte le ostilità e l’invasione del

Granducato di Toscana, sino a quel momento escluso dall’occupazione francese. Il sei aprile di

quello stesso anno i francesi entrarono nella città di Arezzo e issarono l’albero della libertà

(simbolo della Rivoluzione Francese) nella piazza principale della città: Piazza Grande.

Ad Arezzo l’esercito francese era guidato dal Generale Lavergne che aveva sotto il suo comando

uno scarso presidio incapace di reprimere un'insurrezione. Uno strano fermento regna nelle

campagne, le popolazioni rurali sono già pronte a precipitarsi in città. I municipalisti aretini,

nominati dal nuovo governo francese, erano invisi alla popolazione, la guardia nazionale era male

armata, la maggioranza dei credenti era urtata dall'audacia dei pochi giacobini presenti.

La notizia falsa che gli austriaci erano entrati in Firenze, l'aspettativa di tristi avvenimenti

nell'animo di tutti: questo era il clima in città alla vigilia del 6 Maggio 1799. Le strade principali

della città sono assiepate di contadini che osservano le milizie della guardia nazionale; quando

appare una carrozza vuota all'interno, a cassetta sedeva un vecchio che guidava e una vecchia che

sventolava una bandiera austriaca. La carrozza è trascinata da cavalli e attraversa le strade e le

piazze più popolate della città, proseguì fin verso la metà delle Logge, i vecchi discesero e non si

seppe più nulla di loro. Si sparse subito la voce che la vecchia fosse Maria Santissima e il vecchio

San Donato. In realtà la coppia veniva dalla fattoria di Frassineto dove il partito reazionario aveva

stabilito il quartier generale ed era corsa ad Arezzo per farvi scoppiare la rivoluzione. La notizia

Page 35: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

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dei due vecchi, si propaga, si attizza il fanatismo, i contadini presero le armi e si resero padroni

della città, le campane cominciano a suonare a martello, il furore del popolo raddoppia, nuovi

contadini accorrono dalle vicine campagne. Tutti gridano “Viva Maria, l'Austria , l'Imperatore,

Morte ai giacobini!” , bruciano l'albero della libertà e dove sorgeva l'altare della patria piantano

una croce. Vi furono morti e feriti da entrambe le parti, i soldati francesi minoritari, si dettero alla

fuga lasciando padroni del campo i contadini capitanati da un certo Dei che, con roncole, forconi e

vanghe si precipitano verso le case dei giacobini. Chi ebbe la disgrazia di cadere nelle mani di

questa turba che in nome di Maria del Conforto sfogava rancori personali e vendette di partito fu

percorso e incarcerato, ci si avventava anche contro persone sconosciute. Il 6 Maggio da Arezzo

scoppiò la scintilla che alimentò l'incendio della Toscana, i papisti celebrano nelle chiese del

Granducato il primo trionfo del Viva Maria.42

Fu, quindi, un’insurrezione che vide una forte unità d’intenti tra contadini, aristocratici e clero,

classi sociali che lottano tra di loro in ogni frangente e che in quest’occasione trovano una

convergenza nel comune sentire anti-francese, anti-illuministico e anti-ebraico.43

Se la prima fase dell’insurrezione era caratterizzata dallo spontaneismo e dal ricorso a guide

popolari, successivamente il gruppo si allea con gli austriaci e individua negli elementi di spicco

del clero e della nobiltà locale le proprie figure di guida. Ed è proprio con questa nuova

organizzazione delle truppe che il suddetto esercito fronteggiò anche i polacchi (alleati con i

francesi) nelle zone a sud della città di Arezzo riportando anche in questo caso un importante

successo sul campo.

L’esercito, che prese il nome di Armata Aretina, iniziò ad attaccare i francesi presenti su tutto il

territorio del Granducato di Toscana e corre l’obbligo di ricordare che in molte cittadine toscane

(in particolar modo a Monte San Savino e a Siena) tali attacchi portavano con sé anche episodi di

antisemitismo ( maltrattamenti , uccisioni e perquisizioni nei confronti degli ebrei). 44

Il 4 luglio 1799 i francesi lasciarono Firenze, assediata dall’esercito aretino, e tra il 15 e il 17 luglio

fu liberata anche Livorno; il 5 settembre fu sciolta l’Armata Aretina completando così la

liberazione di tutto il Granducato. Per riconoscere l’impegno degli aretini nella “lotta di

liberazione” contro gli invasori francesi, il Granduca di Toscana, il 10 febbraio 1800, nominò

Arezzo nuova provincia.

42 E. A. Brigidi - Giacobini e realisti; o, Il Viva Maria; storia del 1799 in Toscana con documenti

inediti 43 Marco Caneschi - http:

//www.eosarte.it/2007/ARTICOLI%202007/art%20guerisoli%20vaccari/art%20caneschi%20viva%20maria/viva%20maria%20pag%201.htm

44 Roberto Salvadori- Bibliografia aretina 1790-1815 e Rassegna Bibliografica del Viva Maria

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3.2 La scelta dell’Amministrazione comunale ( 1999-2006)

e il dibattito cittadino

Nel 1999 si tennero le elezioni amministrative in varie città d’Italia tra le quali anche la città

di Arezzo; furono elezioni storiche per la città toscana perché, dopo oltre cinquant’anni di

governi targati PSI\PCI prima e DS\Popolari poi, la città passò nelle mani della coalizione di

centro-destra guidata dall’Ing. Luigi Lucherini. Quest’ultimo non era un politico di

professione, ma bensì un professionista liberale che decise di scendere in campo sostenendo il

partito di Silvio Berlusconi.

Dopo poco meno di un anno dal suo insediamento la Giunta Lucherini approvò una delibera45

con la quale concedeva il patrocinio e la collaborazione organizzativa a un convegno dal

titolo: “A duecento anni dalla liberazione della Toscana. Digitus Dei Hic Est!: Il Viva Maria

di Arezzo (1799-1800). Aspetti religiosi, militari e politici; organizzato dall'Istituto per la

Storia delle Insorgenze e dall’ Alleanza Cattolica Nazionale. Si voleva pertanto celebrare e

approfondire, assieme ad illustri docenti universitari e figure del Clero, quanto avvenuto

duecento anni prima: i moti del Viva Maria e il conseguente riconoscimento, da parte del

Granduca Ferdinando III, di Arezzo quale provincia del granducato. 46

Qualche mese dopo il convegno, il 7 settembre, viene inviata al Sindaco del Comune di

Arezzo una lettera a firma dell’allora Vescovo delle diocesi aretina, Gualtiero Bassetti;

l’occasione è il duecentesimo anniversario dell’istituzione delle provincia di Arezzo concessa

da Ferdinando III “.. in seguito alla vittoriosa insurrezione del Viva Maria contro gli invasori

francesi”. La lettera prosegue definendo il Viva Maria un’azione di popolo a difesa della “

propria identità civile e religiosa che non può essere ulteriormente passata sotto silenzio”. Per

valorizzare, quindi, questa identità occorreva, conclude il Vescovo, intitolare una piazza al

moto del Viva Maria; viene pure individuata la localizzazione ovvero “ lo slargo tra Via dei

Pileati e Via dell’Orto, uno dei pochi angoli del centro storico rimasti innominati”. Ci vorrà

un anno, prima che il Sindaco e la Giunta del comune di Arezzo rispondano, positivamente,

alla richiesta del Vescovo; il 10 settembre 2001 la Giunta delibera infatti di intitolare “ l’area

di circolazione ricompresa tra il tratto terminale di via dei Pileati, Via dell’Orto e il muro

sottostante il viale Bruno Buozzi” Piazzetta del Viva Maria- insurrezione popolare

1799\1800.47 Nella delibera stessa si fa riferimento proprio alle motivazioni espresse nella

45 Giunta Comunale n° 419, adunanza del 2 maggio 2000 46 Atti del Convegno, Arezzo, 3 giugno 2000 / a cura di Oscar Sanguinetti 47 Giunta Comunale n° 683, adunanza del 10 settembre 2001

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lettera di Bassetti e, insolitamente, non si richiede un parere alla competente Commissione

Toponomastica, parere comunque non vincolante.

A questo punto la discussione sull’intitolazione della piazzetta si sposta nell’ aula del

Consiglio Comunale aretino dove, i Consiglieri di Rifondazione Comunista Alfio Nicotra e

Roberto Marzocchi, presentano una Mozione che chiede al Sindaco e alla Giunta di

modificare la delibera 683\2001 intitolando la piazza “ ai martiri israeliti del Viva Maria”. 48

La discussione in aula risulta essere molto accesa toccando in alcuni momenti vere e proprie

disamine storiografiche rispetto all’avvenimento in questione; i proponenti chiedono la

modifica della delibera perché “ i fatti del Viva Maria portarono a veri pogrom antisemiti con

l’assassinio brutale di tredici ebrei nella città di Siena e alla cancellazione della intera

comunità israelitica presente nella città di Monte San Savino; ogni riabilitazione

dell’antisemitismo è contrario ai principi dello statuto del Comune di Arezzo (…) e quindi si

richiede di intitolare la piazzetta, attualmente intitolata ai moti del Viva Maria, in piazzetta

dei Martiri israeliti del Viva Maria”. Ai proponenti rispondono gli stessi colleghi della

minoranza ( Partito dei Democratici di Sinistra e Margherita) dicendosi disponibili a votare la

mozione stessa ma “ chiedendo ai consiglieri di Rifondazione Comunista di non contrapporre

alla scelta sbagliata del Sindaco Lucherini un’altra scelta altrettanto sbagliata ( quella di

dedicare la piazza ai martiri israeliti), occorre revocare la delibera della giunta e far tornare

al dibattito culturale i vari giudizi perché la comunità aretina si senta rappresentata da una

sua esigenza di autonomia che giustamente in parte ha rappresentato sicuramente il moto del

Viva Maria, ma anche di coloro che ritengono quei moti siano stati all’insegna di un sangue

che non andava versato e contro un atteggiamento politico diverso di chi non era d’accordo

con la cultura dell’allora chiesa cattolica.” 49

Durante il dibattito in aula interviene anche il Sindaco Lucherini che difendendo la sua scelta

afferma: “ Se torniamo indietro a questo piccolo episodio del Viva Maria, io credo si da

stigmatizzare l’evento in cui nasce questo episodio, non i risvolti successivi, negativi sotto

tutti i punti di vista. Il Viva Maria nasce per liberarsi dall’oppressore; liberarsi da un

esercito che aveva occupato tutti i nostri territori e che comandava in maniera durissima.”

Il consigliere di Rifondazione Comunista accoglie, quindi, la proposta dei colleghi della

minoranza consiliare e modifica la mozione nel senso chiesto precedentemente dagli 48 Mozione di Nicotra e Marzocchi inerente la modifica dell’intitolazione di piazzetta del Viva

Maria, prot. CC n. 250 adunanza del 19 luglio 2002 49 Mozione di Nicotra e Marzocchi inerente la modifica dell’intitolazione di piazzetta del Viva

Maria, prot. CC n. 250 adunanza del 19 luglio 2002

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esponenti dei Ds e della Margherita; fu poi messa ai voti dell’aula risultando respinta per 13

voti a 9 e 1 astenuto.

Ma la battaglia contro la targa non si ferma nelle sedi istituzionali; qualche anno dopo, nel

2005, l’allora settimanale “ Arezzo” avvia un vero e proprio forum cartaceo all’interno del

quale intellettuali, uomini di Chiesa, politici si confrontano per mesi sulla reale portata dei

moti del Viva Maria e sull’opportunità o meno che il Comune di Arezzo intitoli una piazza a

tale evento. Anche “ la Repubblica”, “ Il Riformista”, “ Il Secolo XIV” hanno ospitato

articolo autorevoli contro il movimento del Viva Maria e durante la trasmissione “ Gr

Parlamento”, dal titolo “ Storia e Geografia dell’antisemitismo” il giornalista aretino e

studioso del mondo ebraico Marco Caneschi lancia la sua “ crociata” contro la targa

appellandosi al candidato del centro- sinistra Giuseppe Fanfani ( siamo ormai arrivati alle

elezioni amministrative, convocate prima della scadenza naturale in seguito a uno scandalo

giudiziario che ha investito la maggioranza di centro-destra) affinchè modifichi quanto prima

la succitata delibera 683\2001.

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3.3 La vittoria del centro-sinistra e il cambio

dell’intitolazione

Nel 2006, in seguito allo scioglimento anticipato del Consiglio Comunale di Arezzo, vengono

indette le elezioni amministrative; il candidato di area cattolica del centro-sinistra, Giuseppe

Fanfani, vince con più del 60 per cento dei consensi.

Già durante la campagna elettorale il candidato Fanfani aveva ricevuto numerosi appelli a

esprimersi in merito alla “ questione Viva Maria” e a impegnarsi, qualora eletto, per

modificare l’intitolazione della piazzetta; partecipando, tra l’altro, a un’iniziativa di

campagna elettorale, di fronte a un gruppo di professori ed esponenti della cultura, il Fanfani

si espresse chiaramente: rimozione della targa e dedica della piazzetta a Francesco Petrarca,

dato che nella piazzetta stessa insiste la casa natale del poeta. Un impegno preciso in vista

della, probabile, elezione a Sindaco della città di Arezzo. La questione rimane comunque

all’ordine del giorno sia della campagna elettorale aretina che del dibattito politico-culturale

nazionale; il lunedì antecedente le elezioni amministrative, Mario Pirani scrive un articolo su

“La Repubblica” che non lascia spazio a equivoci:

Domenica prossima, assieme a molte altre città, anche Arezzo rinnoverà il Consiglio

comunale. L' amministrazione, attualmente sotto commissario, era in Toscana una delle

poche di centro destra (Forza Italia, An e Udc), vincente nel 1999 e nel 2004, dopo un

cinquantennio dominato dalle sinistre. Il motivo per cui ne parlo è apparentemente minore

ma di grande valore simbolico. Poco dopo il suo insediamento la giunta di centrodestra,

malgrado l' opposizione dei laici, si affrettò, su richiesta del vescovo, a intitolare la piazzetta

prospiciente la Casa di Petrarca, in pieno centro, alla «insurrezione popolare dei Viva

Maria». I partiti di centrosinistra si rassegnarono. Solo Rifondazione comunista presentò un

odg per la rimozione della targa, rimasto senza seguito. Un piccolo gruppo di storici e di

intellettuali laici, sostenuti da un coraggioso giornalista, Marco Caneschi, dalle colonne del

settimanale Arezzo, seguitò a documentare l' infamia dell' iniziativa e a riportare i messaggi

indignati delle comunità ebraiche in Italia e all' estero. Nell' attuale campagna elettorale è

stata la Rosa nel Pugno a riportare sul piano politico la questione mentre il resto del centro

sinistra svicola per timore che la Margherita e il capolista, nipote di Amintore Fanfani,

patisca qualche reazione della Curia. Ricordo di che si tratta anche per chi non ha letto o ha

dimenticato un articolo del 1999 in cui ne parlai su queste colonne, ancor prima che

divampasse la polemica aretina. Ero stato sollecitato dalla rivalutazione che Il Foglio aveva

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fatto, anticipando la sua più recente svolta cattolico-ortodossa, del movimento delle

Insorgenze, come vengono battezzati i moti sanfedisti del 1796-1799. Le «armate della santa

fede», così venivano denominate, organizzate dal cardinale Ruffo di Calabria, agirono a

Napoli e nel Mezzogiorno, ma anche nel Granducato di Toscana, nello Stato pontificio e

altrove. Ovunque, in concomitanza con il ritorno dei sovrani assoluti sostenuti dalle armate

austro-russe, dopo il primo ritiro di Napoleone dall' Italia, si abbandonarono a sanguinosi

massacri dei giacobini italiani che avevano dato vita alle effimere repubbliche locali e a

municipalità provvisorie, degli esponenti simpatizzanti del ceto medio emergente e dei pochi

aristocratici che avevano abbracciato la Carta dei Diritti dell' Uomo. Ma soprattutto l' odio

veniva indirizzato contro gli ebrei che gli eserciti della Rivoluzione francese avevano appena

liberato dai ghetti dove erano rinchiusi. Veri e propri pogrom vennero effettuati non nel Sud,

dove non vi erano ebrei, almeno palesi, ma in Toscana, nelle Marche (Senigaglia fu teatro di

un massacro), mentre a Roma il ghetto appena aperto venne assaltato. Ora, è pur vero che le

Insorgenze, animate e guidate dal rancore nobiliar-clericale, riuscirono a far presa sulla

disperazione atavica di masse contadine poverissime, rese ancor più insofferenti dalle tasse

introdotte da francesi e giacobini, ma far passar tutto questo, come abbiamo letto, per un

eroico moto di popolo di «uomini e donne di ogni ceto sociale che eroicamente impugnarono

falci e forconi in nome della propria identità, della religione cattolica e dei legittimi sovrani»,

è qualcosa che solo qualche prete forcaiolo dell' 800, spogliato dei benefici ecclesiastici o

qualche legittimista nostalgico dei sovrani assoluti, avrebbe potuto scrivere. Soprattutto non

è dato ignorare gli aspetti tragici che assunse in quel frangente l' odio antiebraico di marca

cristiana, ispirando, appunto, nel caso in questione, le bande aretine dei "Viva Maria".

Queste, dapprima scacciarono violentemente gli ebrei da Monte San Savino, quindi, saputo

che alcuni si erano rifugiati presso i correligionari di Siena, si precipitarono in quella città.

Era la notte dello shabbat. Guidati da un prete, tal Romanelli, devastarono la sinagoga

uccidendo tre ebrei che vi si erano rifugiati, altri vennero pugnalati nella strade. Sulle

gradinate della chiesa di S. Martino ne fu assassinato un altro con la moglie incinta, accorsa

al suo fianco. Il culmine dell' orrore venne raggiunto al mattino del sabato 28 giugno 1799,

quando un gruppo di ebrei e un soldato francese ferito vennero bruciati su un falò a piazza

del Campo. sotto lo sguardo del vescovo che assisteva da una finestra. In tutto 14 ebrei

vennero massacrati. Due secoli dopo, in un' altra notte di shabbat, tra il 5 e il 6 novembre

1943 altri 14 ebrei senesi che non erano riusciti a nascondersi vennero deportati senza

ritorno ad Auschwitz. Quella lapide è una offesa intollerabile ai martiri dell' uno e dell' altro

eccidio. Va cancellata senza se e senza ma.50 50 Pirani Mario, La Repubblica, 22 Maggio 2006 in http:

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All’ articolo di Pirani, il candidato Fanfani risponde, per l’ennesima volta, senza

tentennamenti: appena eletto rimuoverà la targa e modificherà l’intitolazione della piazza.

Dopo le elezioni amministrative, vinte dal candidato del centro-sinistra, il dibattito non

accenna a placarsi e soltanto il 27 marzo 2007 ( quasi un anno dopo) la Giunta Comunale di

Arezzo con la delibera n°233/07 decide di cambiare il nome alla piazzetta Viva Maria,

sostituendola con la denominazione di “ Piazza Madonna del Conforto”. Ma andiamo per

ordine.

Nel settembre del 2006 la Consigliera Comunale dei Democratici di Sinistra Edi Bacci,

responsabile del Centro di Documentazione della Shoah di Villa Oliveto (Civitella in Val di

Chiana, Arezzo), presenta un’interrogazione urgente al Sindaco Fanfani chiedendo

delucidazioni sul perché ancora la Giunta da lui presieduta non abbia deliberato quanto a più

riprese promesso in campagna elettorale: la modifica dell’intitolazione della piazzetta.

All’interrogazione il Sindaco risponde che “non sarebbe politicamente opportuno rinnovare

motivi di divisione, quando invece ritengo compito primario dell’Amministrazione comunale

il diffondere valori di tolleranza, di reciproco rispetto e di interazione tra culture e

confessioni diverse”.

La polemica torna a infuriare sui giornali, sui blog e nelle sedi delle forze politiche della

maggioranza tanto che la Bacci, assieme al suo capogruppo e a quelli di SDI, Verdi e

Rifondazione Comunista, presenta un atto d’indirizzo volto a impegnare la Giunta e il

Consiglio Comunale alla modifica della denominazione della piazzetta.

All’atto d’indirizzo della Bacci e ai numerosi articoli apparsi sui quotidiani nazionali e locali

contro l’intitolazione della piazzetta al Viva Maria risponde Santino Gallorini ( cultore di

archeologia e storia locale, da molti anni interessato specificamente alle vicende del passato

della Valdichiana aretina):

L’atto di Indirizzo che verrà discusso nel Consiglio Comunale di venerdì prossimo, volto a

cambiare nome alla Piazzetta del Viva Maria, non è altro che l’epilogo di una lunga

campagna denigratoria dell’Insorgenza aretina del 1799, che ha visto impegnati alcuni noti

esponenti dell’anticlericalismo aretino e nazionale.

//ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/05/22/quella-targa-da-togliere-senza-se- senza.html

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Si è attaccato in tutti i modi il Vescovo di Arezzo, «reo» di aver richiesto – su invito del

Consiglio Presbiteriale – all’Amministrazione Comunale un elemento toponomastico che

ricordasse l’Insorgenza antifrancese, che vide coinvolti i nostri antenati contro la più grande

potenza militare di allora.

Si è polemizzato contro il Sindaco Fanfani, «reo» di non voler riaprire divisioni e polemiche

nonché "epurazioni" toponomastiche, non accogliendo un’interrogazione volta a cancellare

la suddetta Piazzetta.

Si è continuato a sostenere che il Viva Maria fu responsabile di «una successione di violenze

gravi e continuate nei confronti degli ebrei toscani in ogni dove». Ho cercato di dimostrare

con documenti inoppugnabili che il Via Maria non fu aprioristicamente antisemita o

antiebraico, che a Monte San Savino la popolazione locale era da decenni in astio con la

comunità ebraica (almeno dal 1753!); che i dirigenti savinesi del Viva Maria (Veltroni e

Ciari) fecero di tutto, anche a rischio della loro incolumità, per difendere la popolazione

ebraica; che a massacrare gli ebrei a Siena furono popolani senesi e che i comandanti

aretini fermarono le violenze e misero sentinelle al Ghetto. Tutto inutile …

Hanno firmato un appello affinché la Piazzetta aretina continuasse a chiamarsi del Viva

Maria studiosi come: Prof. Franco Cardini, Prof. Massimo Viglione, Prof. Antonio Batinti,

Prof.ssa Andiloro Rosadoni, Prof. Claudio Santori, Prof. Giulio Dante Guerra, Prof. Virgilio

Ilàri, Prof. Rino Cammilleri, Dott. Francesco Maria Agnoli, Prof. Massimo de Leonardis,

Prof. Roberto de Mattei, Prof. Don Antonio Bacci e altri ancora. Il Prof. Jean Pierre

Delumeau, illustre storico francese e Cittadino Onorario di Arezzo, ha inviato una lettera al

nostro Sindaco: «[…] il Viva Maria fu una insurrezione popolare che fa parte dell'eredità

storica aretina, e di una memoria storica e civile aretina che anche noi riteniamo divisa.

Siamo consci di queste divisioni, e sappiamo che al Comune spetta l'intitolazione delle vie e

piazze: chiediamo alla benevolenza del Comune di Arezzo e al suo chiarissimo signor

Sindaco che la piazzetta Viva Maria possa conservare il suo nome».

Appare chiaro come la cosa che dia più fastidio sia quel «Maria» e il fatto che gli insorgenti

gridassero quel nome. Altri nomi sarebbero stati tollerati, quello no.

Si è in continuazione spostato in avanti l’oggetto del contendere. In ultimo ci si è appigliati al

fatto che durante il fascismo, sulla rivista Giovinezza, qualcheduno fece riferimento al Viva

Maria. Come se per il fatto che i fascisti si appropriarono dell’antica Roma, dovessimo

rinnegare il passato romano. Tanto più che nel medesimo giornale fascista scrissero

personaggi divenuti in seguito ferventi antifascisti, come l’ex sindaco Ducci.

Si è preteso, con bell’esempio di totalitarismo, di affibbiare pagelle, stabilendo quali siano i

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"cristiani" buoni e quelli meno buoni; quali le opinioni accettabili e quelle no, quali i morti

da piangere e quelli che non contano.

Credo che a questo punto occorrano alcune domande:

1 – È cosa logica cambiare la toponomastica cittadina ad ogni cambio di maggioranza

consiliare?

2 – È cosa logica farsi condizionare da personaggi arrivisti e invasi da anticlericalismo?

3 - Per quale motivo a noi elettori non è stata manifestata in campagna elettorale (con un

chiaro programma) la volontà di cambiare il nome alla Piazzetta?

4 – Che cosa dovranno pensare i cattolici del Centro Sinistra in vista del futuro Partito

Democratico, quando è palese che ogni occasione è buona per umiliare la loro appartenenza

e la loro fede?

In ogni caso, che sia chiaro come la rimozione di quella targa sia a tutti gli effetti un sonoro

SCHIAFFO:

al VESCOVO, che fece richiesta di questa intitolazione all’Amministrazione Comunale.

al SINDACO FANFANI che nel novembre scorso rispose ufficialmente all’interrogazione in

merito, che per non rinnovare vecchie divisioni, polemiche e rancori, credeva utile

lasciare la targa al suo posto. Quale sarà da ora in poi la sua autorevolezza agli

occhi della pubblica opinione?

Agli ARETINI DEL 1799-1800, i nostri Padri, che umiliati e violentati per secoli trovarono

l’orgoglio e la forza per ribellarsi all’ennesima invasione. Ne sopportarono le

conseguenze con i più di 100 morti (fra cui bambini e vecchi novantenni!), le

centinaia di feriti e i 2.000 fuoriusciti scampati al saccheggio dell’ottobre 1800.

Evidentemente anche i morti non sono tutti uguali: alcuni sono più uguali …

Ai Cattolici aretini che non possono fare a meno di vedere con quanta virulenza sia stato dato

l’assalto alla innocua Piazzetta, solo perché denominata del "VIVA MARIA". La

prova di tal anticlericalismo ci è stata data dalla confessione fatta dal Prof. Salvadori

(uno dei sostenitori dello spoil system toponomastico) che ha affermato come già nel

1996 aveva fatto di tutto per non far celebrare al Comune di Arezzo il 200°

anniversario della Madonna del Conforto.

Uno schiaffo alla MADONNA DEL CONFORTO, che i nostri antenati, anche a costo della

loro vita, vollero difendere dall’asportazione e distruzione da parte dei francesi,

mentre oggi si vuole nascondere il loro operato.

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L’imminente spaccatura della maggioranza di centro-sinistra, le pressioni del mondo della

cultura e di parte dei media locali e nazionali portano, infine, il Sindaco Fanfani a scegliere la

rimozione della targa e a individuare nella Madonna del Conforto la figura giusta per

sostituire l’intitolazione della piazzetta antistante la casa del Petrarca.

51

51 Corriere di Arezzo, 01 Febbraio 2007.

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3.4 Intervista a Marco Caneschi, Giornalista ed esperto di

ebraismo

Secondo lei perché soltanto nel 2000 si inizia a pensare ad una piazza dedicata al Viva Maria?

Perché in duecento anni nessuno, né i fascisti né le forze politiche che si sono succedute nei

successi cinquant’anni, avevano mai sollevato l’esigenza di ricordare quell’avvenimento

storico?

Sicuramente per la prima volta nella storia della città di Arezzo il “profondo” reazionario ha

dei riferimenti politici nell’amministrazione comunale e anche nel Vescovo stesso.

Personalità come Don Antonio Bacci fiutano il momento propizio per avanzare proposte

reazionarie e divisive. Non il Sindaco Lucherini che, probabilmente, ha sottovalutato la

portata storica e culturale di una scelta del genere.

Perché figure come lei contrarie alla scelta della Giunta Lucherini si sono attivate soltanto

dopo che questa fosse assunta?

Occorre una risposta lunga e articolata; la fine della prima repubblica ha determinato, a

mio parere, una vittima chiara e determinata: il pensiero laico. Il pensiero laico non è

l’anticlericalismo, ma è il pensiero critico. Si inizia a vivere con il pensiero unico frutto della

vittoria della finanza sulla politica. C’è stata la fine della capacità di elaborazione della

politica. Quando poi roccaforti del socialismo italiano, passano in mano a maggioranze

politiche di centro-destra, c’è disorientamento tra i cittadini e tra gli intellettuali, vengono a

cadere dei veri e propri punti di riferimento politici e le nuove maggioranze si impegnano a

recuperare acriticamente e asetticamente elementi del passato locale. Prima esisteva almeno

un comune humus culturale nel quale sia gli attori politici e istituzionali che parte dell’elite

intellettuale si riconoscevano. L’urlo adesso, invece, vince sulla riflessione.

Di quale urlo sta parlando nel caso specifico? Pensa ci sia stata una volontà popolare nella

decisione di riconoscere una strada al Viva Maria?

Assolutamente no. Pochissimi ad Arezzo avevano approfondito lo studio di quel fenomeno e

non penso proprio che i fedeli, la gente di Chiesa conoscesse approfonditamente quanto

avvenuto nel 1799. Penso, però, che alcuni elementi del Clero abbiano fortissimamente

voluto questo riconoscimento. Sia chiaro il Clero non dimentica mai nulla. Il Vescovo

Agostino Albergotti fu, infatti, il massimo apologo di quell’avvenimento perché fu proprio con

il Clero e per il Clero che quel movimento nacque e si sviluppò.

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E la politica cittadina come reagì, secondo lei? Ci fu una divisione netta tra destra e sinistra?

Tutt’altro; quello che mi sorprese di più in quegli anni, fu che anche dentro i Democratici di

Sinistra c’era gente che avallava la scelta del Sindaco Lucherini. Quando si presenta la

scelta come “popolare” ti sembra una cosa che debba assumere necessariamente una

connotazione positiva. Manca, ripeto, una capacità di studio e di analisi da parte della nostra

classe dirigente politica. Intitolare quella piazza al Viva Maria è come se a Zagabria

intitolassero una strada al movimento ustascia!

Un movimento contro-rivoluzionario, quindi?

Ricordiamoci sempre che quell’avvenimento fu stranamente realizzato grazie all’apporto dei

contadini aretini spinti, però, dal Clero e dalla Nobiltà. Insomma ci fu una strana alleanza

tra oppressi e oppressori contro gli ideali di Libertà. Contro gli ideali di Uguaglianza e

Fratellanza che avrebbero minato alle fondamenta il potere delle due classi dominanti a tutto

vantaggio delle classi subalterne, a quel periodo rappresentate nel nostro territorio quasi

esclusivamente dai contadini. Con gli ideali della rivoluzione francese si portava, finalmente,

in italia la mobilità sociale e questa cosa faceva paura, appunto, al Clero e all’Aristocrazia.

E sotto al nome “Viva Maria” fu scritto insurrezione popolare del 1799.. ma quale

insurrezione popolare? Le insurrezioni popolari furono quelle delle cinque giornate di

milano, quelle contro gli austriaci, le rivolte contro i nazi-fascisti. Questo era solo e soltanto

un movimento reazionario contro le libertà.

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immagine di repertorio: la targa di Piazza Viva Maria presso l’Archivio Comunale di

Arezzo

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Capitolo 4: Il caso “ Ramelli”

4.1 Gli anni di piombo e Sergio Ramelli

Il 13 marzo del 1975, a Milano, venne aggredito in maniera brutale il diciottenne, militante e

dirigente del Fronte della Gioventù, Sergio Ramelli ( morirà poi il 29 aprile dello stesso anno dopo

più di quaranta giorni di agonia in ospedale). Fu uno dei tanti episodi violenti che caratterizzano

quegli anni, gli anni di piombo, gli anni degli scontri ideologici tra estrema destra ed estrema

sinistra, gli anni bui delle stragi delle Brigate Rosse e dei gruppi terroristici neri. Ramelli era un

giovane studente dell’ ITIS “ Ettore Molinari” di Milano; impegnato politicamente nella

federazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, passò gli ultimi anni della sua vita

dedicandosi allo studio e all’attività politica. Ramelli fu costretto a cambiare scuola, spostandosi in

un istituto privato, a causa dei ripetuti attacchi ricevuti dai compagni di scuola perché in più

occasioni il Ramelli si ergeva a difensore dell’ideologia fascista e del suo partito.

A seguito delle indagini vennero individuati i colpevoli dell’omicidio: Marco Costa e Giuseppe

Ferrari Bravo, che avrebbero attaccato il giovane con delle enormi chiavi inglesi. Entrambi furono

condannati a 15 anni e 6 mesi di carcere per aver materialmente effettuato il crimine, ma furono

condannati anche altri esponenti sempre di Avanguardia Operaia, ritenuti complici dell’accaduto.

Giuseppe Ferrari Bravo, uno dei due colpevoli dell’omicidio dichiarò, infatti, durante il processo:

“Aspettammo dieci minuti, e mi parve un'esistenza. Guardavo una vetrina, ma non dicevo nulla.

Ricordo il ragazzo che arriva e parcheggia il motorino. Marco mi dice: "Eccolo", oppure mi dà

solo una gomitata. Ricordo le grida. Ricordo, davanti a me, un uomo sbilanciato. Colpisco una

volta, forse due. Ricordo una donna, a un balcone, che grida: "Basta!". Dura tutto

pochissimo...Avevo la chiave inglese in mano e la nascosi sotto il cappotto. Fu così breve che ebbi

la sensazione di non aver portato a termine il mio compito. Non mi resi affatto conto di ciò che era

accaduto.”52

La storia di Sergio Ramelli è la storia di un militante politico dell’estrema destra italiana

assassinato da militanti dell’estrema sinistra; fatti come questo sono all’ordine del giorno in quel

periodo. Il periodo della Guerra Fredda e della strategia della tensione, quando numerosi attori,

politici ed economici, avevano tutto l’interesse affinché l’Italia restasse un paese “moderato” dove

gli opposti estremismi prestavano il fianco ad atti terroristici e violenti; atti che sconvolgevano

l’opinione pubblica italiana e allontanavano consenso tanto dal PCI quanto dal MSI. 52 Luca Telese, Cuori neri, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 2006, pag. 297

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4.2 Il caso nazionale e quello locale

Sono passati più di quarant’anni dal giorno della morte di Sergio Ramelli, il 29 aprile 1975 ,

ma il nome di Sergio è ancora vivo, e non solo per i suoi familiari, ma anche per i suoi amici e

per tutti gli eredi del Movimento Sociale Italiano. E’ impossibile, in questa sede, elencare le

iniziative che negli anni hanno commemorato la sua figura: migliaia di manifesti e volantini e

poi concerti, dibattiti, manifestazioni pubbliche. Numerosi circoli e associazioni politiche in

tutta Italia portano ancora il suo nome.

Ma il suo nome è presente anche sui cartelli stradali di alcune città italiane. La prima fu

Verona, il 23 aprile 1988, quando l’allora capogruppo in Comune per l’MSI, Nicola Pasetto,

fu il primo a battersi perché la proposta andasse avanti, prima nella commissione

toponomastica del Comune stesso, poi in Consiglio Comunale, dove la delibera fu votata

all’unanimità con la sola astensione dei consiglieri del PCI.

Fu Pasetto a redigere la formula che è stata poi sempre utilizzata in tutte le altre richieste di

intitolazione che hanno interessato circa trenta città italiane:

“In nome di una pacificazione nazionale

che accomuni in un’unica pietà

i morti di un periodo oscuro della nostra storia

e come monito alle generazioni future

affinché simili fatti non debbano più accadere”.53

Dopo il Comune di Verona, infatti, numerosi altri comuni d’Italia, su proposta di Consiglieri

Comunali del MSI prima e di Alleanza Nazionale poi, riconobbero una strada, una piazza o

uno slargo al diciottenne ucciso nel 1975. Questo perché, come dicevamo all’inizio del

paragrafo, la memoria di Ramelli è stata negli anni mantenuta viva, in primis dalla famiglia

del ragazzo che, assieme a un gruppo di militanti politici della destra italiana, nel 1997

pubblicarono un libro che esaltava la storia del diciottenne e le sue idee politiche.

Tra le città italiane che decisero di intitolare una strada al Ramelli ci fu anche Arezzo dove,

come detto in precedenza, dal 1999 fino al 2006 governava una coalizione di centro-destra

con la forza politica erede del MSI tra i partiti di punta della maggioranza stessa. Fu infatti il 53 http: //www.sergioramelli.it

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Consigliere Comunale di Alleanza Nazionale, Alessandro Palloni, a presentare nel gennaio

del 2002 un atto di indirizzo con il quale si chiedeva all’allora Sindaco Lucherini e alla sua

Giunta di attivare la commissione toponomastica per l’intitolazione di una via o di una piazza

cittadina al nome di Sergio Ramelli.

Tra le considerazioni che il Consigliere Palloni portò a sostegno del suo atto d’indirizzo e

della sua richiesta di riconoscere una strada al Ramelli c’era anche la tesi secondo la quale il

ragazzo rappresenta il “ simbolo di una strategia della tensione che è riuscita a trovare negli

opposti estremismi l’alibi alla sua incapacità di dare risposte ai problemi sociali ed

economici della Nazione, che ha trovato nelle giovani generazioni di destra o di sinistra,

l’una contro l’altra armata, i morti e l’odio che cercava per continuare a sopravvivere” e

ancora “il simbolo che deve essere un monito, affinchè, quegli anni di piombo, possano essere

ricordati, consegnati alla storia e mai più riproposti”. 54

Durante la presentazione dell’atto d’indirizzo in Consiglio Comunale nessun consigliere, ad

eccezione del rappresentante del Partito della Rifondazione Comunista, intervenne;

quest’ultimo si dichiarò contrario all’intitolazione di una strada a Ramelli perché “ se si

continua in questo modo, tu dedichi la strada a Ramelli, io voglio la strada a Giorgiana

Masi, un altro vuole la piazza per le Torri Gemelle..”. Insomma il Consigliere Marzocchi (

PRC) con la sua dichiarazione di voto contrario criticava non tanto la scelta di Ramelli quanto

la volontà di riconoscere a una vittima degli anni di piombo una strada perché questo avrebbe

aperto le porte alla volontà politica di ciascun gruppo politico di veder riconosciuta dalla

toponomastica cittadina il “suo” martire o il proprio atto terroristico. La delibera passò in

Consiglio Comunale con i voti favorevoli di (quasi) tutta l’assemblea, ad eccezione, appunto,

del consigliere rifondarolo Marzocchi. Fu poi la Giunta del 21 Luglio dello stesso hanno a

deliberare ufficialmente l’intitolazione di una strada a Sergio Ramelli; una strada in un’area

periferica della città di Arezzo ( in fondo a Via Fiorentina, la vecchi strada che porta verso il

capoluogo di regione).

La scelta della suddetta zona non fu casuale; come si può infatti evincere dal verbale della

Commissione Toponomastica dell’ 8/07/2003, in quei mesi in seguito a nuove urbanizzazioni

sorsero due nuove arie di circolazione una delle quali posta proprio nella parte finale di Via

Fiorentina. La “ scelta periferica” della strada a Ramelli è, quindi, da intendersi come mera

opportunità toponomastica e urbanistica e non, come a molti potrebbe sembrare, dettata da

valutazioni di tipo politico.

54 Atto d’indirizzo n° 49 del 18/01/02, prot. Gen. n° 5591

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Capitolo 5:

Camillo Berneri, un “aretino” dimenticato

5.1 Antefatti storici

Camillo Berneri è stato uno scrittore, filosofo e anarchico italiano, ucciso nel 1937 in Spagna

durante le cosiddette “ giornate di maggio”. Le giornate di maggio furono una serie di eventi

avvenuti a Barcellona tra il 3 e l’8 maggio del 1937 durante le quali due diverse anime del

fronte repubblicano antifascista si affrontarono violentemente; da una parte gli anarchici e i

trotzkisti ( tra i quali Camillo Berneri) e dall’altra i comunisti di stretta osservanza moscovita.

Durante quegli scontri, appunto, Berneri fu ucciso dagli stalinisti, anche se sul suo assassinio

esistono varie e diverse versioni dei fatti. 55

In merito all’assassinio del Berneri intervenne anche l’allora leader socialista Pietro Nenni

che ebbe a dire: “ Se l’anarchico Berneri fosse caduto su una barricata di Barcellona,

combattendo contro il governo popolare, noi non avremmo niente da dire, e nella severità del

suo destino ritroveremmo la severa legge della rivoluzione. Ma Berneri è stato assassinato, e

noi dobbiamo dirlo”. 56

Berneri, nato nel 1897 a Lodi, aveva militato per tanti anni nel Partito Socialista Italiano e

nella Federazione Giovanile Socialista collaborando anche con l’ Avanguardia e facendo parte

del Comitato Centrale della Federazione Giovanile stessa. Durante la sua adolescenza aveva

vissuto qualche anno nella città di Arezzo, frequentando il Liceo Classico della città toscana (

nel 1916), spostandosi spesso tra la città capoluogo, la vicina Cortona e la città di Firenze.

C’era la prima guerra mondiale e Berneri in quegli anni affina i suoi studi di filosofia politica

interessandosi soprattutto di anarchismo libertario e approfondendo le tesi politiche di

Gaetano Salvemini e dell’amico Piero Gobetti. Dopo la parentesi aretina l’intellettuale viene

dapprima chiamato alle armi e poi escluso dall’ Accademia Militare di Modena, inviato al

fronte nel 1918 e successivamente confinato nell’isola di Pianosa in occasione dello sciopero

generale del 1919, al quale aveva partecipato in qualità di organizzatore. Con lo pseudonimo

di Camillo da Lodi aveva, in quegli anni, iniziato la sua copiosa attività pubblicistica

collaborando con varie riviste e giornali di ispirazione anarchica e libertaria, oltre ad essere un

attivista dell’ Unione Anarchica Italiana. Con l’avvento del fascismo dovette espatriare prima 55 Mirella Serri, I profeti disarmati. 1945-1948, la guerra fra le due sinistre, Milano, Corbaccio 2008 56 Pietro Nenni, Nuovo Avanti, Parigi, 28 Giugno 1937

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in Francia e poi in Spagna, dove si unì ai gruppi libertari che combattevano contro il fascismo

franchista spagnolo.

Il pensiero politico di Berneri si discosta molto dall’anarchismo classico e dogmatico; la

rivoluzione anarchica è un’utopia, mentre è realizzabile una rivoluzione sociale che sia

orientata in senso libertario.

Per Berneri, infatti, non è importante la radicalità della trasformazione, ma la direzione

assunta dalla “marcia rivoluzionaria” . L’intellettuale di Lodi è attento, quindi, alla

costruzione di una strada possibilista e realizzabile del percorso anarchico, più che agli

obiettivi specifici ( che dovranno essere definiti contesto per contesto) a lui preme individuare

una metodologia chiara e condivisa.57 L’anarchismo non deve essere tagliato fuori dal gioco

politico a causa del suo estremismo ideologico, ma deve trovare pieno spazio nella

discussione e nella proposta politica di quegli anni.

57 Berti Gian Pietro, Un' idea esagerata di libertà. Introduzione al pensiero anarchico, Milano Eleuthera 2015

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5.2 La nascita del “ Comitato Camillo Berneri” e la

conseguente intitolazione di una scalinata nel centro di

Arezzo. In occasione del settantesimo anniversario della morte di Camillo Berneri, viene organizzato

ad Arezzo un convegno dal titolo “Camillo Berneri. Un libertario in Europa, fra totalitarismi e

democrazia: 5 maggio 1937 /2007”. L’iniziativa è promossa dall’ Archivio famiglia Berneri -

Aurelio Chessa di Reggio Emilia in collaborazione con l’Amministrazione provinciale di

Arezzo

Il convegno, ha fornito un contributo specialistico e innovativo alla già importante

storiografia dedicata all’intellettuale e al suo pensiero; un incontro, quindi, a carattere

prettamente scientifico.

Tra gli altri sono state presentate le relazioni di Giampietro Berti (Università di Padova):

"L'anarchismo italiano e internazionale fra le due guerre"; Giorgio Sacchetti (Università di

Trieste): "Un intellettuale fra Arezzo, Firenze e Cortona"; Stefano d’Errico (Associazione

culturale L’AltrascuolA-Unicobas): “Anarchismo e politica: il ‘caso’ Berneri”; Francisco

Madrid Santos (Ateneo Libertario Al Margen - Valencia): “Evoluzione e interpretazioni del

pensiero berneriano”; Enrico Acciai (Università della Tuscia): “Berneri e Rosselli in Spagna.

L’esperienza della Sezione italiana della Colonna Ascaso”; Claudio Venza (Università di

Trieste): "Barcellona, maggio 1937. Il nodo storico e politico". In quella pomeridiana invece

quelle di Carlo De Maria (Università di Bologna): "Giovanna Berneri e la memoria di

Camillo”; Pietro Adamo (Università di Torino): "Camillo Berneri tra militanza politica e

riflessione intellettuale"; Marco Palla (Università di Firenze): “Camillo Berneri e l'analisi del

fascismo italiano"; Gianni Carrozza (BDIC-Nanterre): “En Russie bolchéviste: l’analisi di

Berneri sull’Unione Sovietica tra gli anni ’20 e 30”; Fiamma Chessa (ABC - Reggio Emilia):

“Le nuove carte dell’Archivio famiglia Berneri A. Chessa a Reggio Emilia”. 58

Fu proprio su spinta di uno dei relatori del convegno che l’evento stesso fu organizzato:

Giorgio Sacchetti, aretino, anarchico e docente dell’Università degli Studi di Padova. Il

Sacchetti, profondo conoscitore delle teorie anarchiche e della storia dell’anarchismo

nazionale e internazionale, decise nei mesi successivi al convegno di farsi promotore di un

comitato in ricordo e in onore dell’intellettuale ucciso in Spagna nel 1937. Al comitato

aderirono intellettuali, politici, semplici cittadini e associazioni culturali aretine tutti uniti nel

58 G. BERTI, G. SACCHETTI (a cura di), Un libertario in Europa. Camillo Berneri: fra totalitarismi e

democrazia. Atti del convegno di studi storici, Arezzo, 5 maggio 2007, Reggio Emilia, Archivio fam. Berneri A. Chessa, 2010

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chiedere al Comune di Arezzo di ricordare Berneri, cittadino aretino dal 1916 al 1918,

attraverso l’intitolazione di una strada o l’apposizione di una lapide. Ma il Comitato, che

protocollò una formale richiesta al Sindaco di Arezzo, non si occupò soltanto di ricordare

l’anarchico volle anche sollevare in città un dibattito politico e culturale sull’attualità del

pensiero anarchico e libertario partendo proprio dal luogo dove il Berneri aveva

maggiormente vissuto quando risiedeva ad Arezzi: il Liceo Classico “Francesco Petrarca”.

Curioso fu, infatti, che mentre il Comitato iniziava le sue attività giunse all’attenzione dell’

allora Presidente del Consiglio Comunale Giuseppe Caroti, una petizione firmata da un

centinaio di aretini residenti a Barcellona che chiedeva al Comune di Arezzo di rimuovere la

targa apposta nell’atrio del Liceo stesso che ricordava l’aviatore italiano Vittorino

Ceccherelli. E’ dalle parole di Rolando D’Alessandro, rappresentante dell’Associació Cultural

Altraitalia di Barcellona, che si può ben capire le ragioni della richiesta: “la nostra iniziativa

vuole salvaguardare la verità storica di quanto compiuto dagli italiani fascisti in Spagna,

storia contrassegnata da ferite aperte che occorre rimarginare per un senso di giustizia e per

dare un contributo all’Europa. Noi vediamo il nostro continente non in termini meramente

commerciali ed economici ma come proiezione di valori importanti quali il rispetto dei diritti

umani, della pace, della legalità internazionale. La petizione serve ad avviare un dibattito che

sentiamo doveroso: l’antifascismo è per noi imprescindibile ma anche lasciando da parte

questo presupposto, la storia ci narra che la partecipazione dell’esercito italiano alla guerra

civile spagnola venne concepita, al pari dei tedeschi, come guerra di aggressione; che dopo

la presa di Malaga i fascisti e i franchisti fecero un massacro. Insomma, l’esercito italiano

mandato da Mussolini è condannabile in ogni senso. E qui vorrei infine smontare il mito degli

‘italiani brava gente’ che una certa retorica contribuisce a divulgare: gli italiani nelle

guerre coloniali e d’invasione si comportarono malissimo ovunque: Spagna compresa.

Perché poi proseguire a ricordare la presenza italiana fascista in Spagna e non anche la

parte che combatté con i repubblicani, come gli anarchici che pagarono un prezzo

elevatissimo in termini di sangue? La situazione attuale in terra iberica vede una grossa

disputa su quegli anni; finalmente, visto che è prevalsa negli scorsi decenni una sorta di

rimozione: ricordo ad esempio che nei confronti delle autorità franchiste non si è svolto

alcun processo”.59

La curiosa coincidenza porterà il Comitato, coadiuvato da due Consiglieri Comunali del

Partito dei Verdi e della Rifondazione Comunista, a organizzare in città numerose iniziative

59 http: //www.informarezzo.com/politica/1276-petizione-degli-italiani-Catalogna-contro-targa-Vittorino-

Ceccherelli.html

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per ricordare l’anarchico ucciso, ma anche per spingere l’amministrazione comunale a

rimuovere la targa posta nell’atrio del Liceo Classico. Tra le tante proposte sottoposte

all’attenzione delle Istituzioni e della società civile aretina il Comitato chiese al Comune di

Arezzo di apporre una targa, sempre nell’ingresso del Liceo aretino, che ricordi le

responsabilità dei fascisti italiani nella Guerra civile spagnola. Una targa con su scritto:

Ai civili di Catalogna

a migliaia uccisi

dall’aviazione legionaria

dell’Italia fascista.

Fu poi il Consigliere Comunale Paolucci a rilanciare, nell’ottobre del 2009, la richiesta negli

organi di stampa e nell’ aula del Consiglio Comunale perché “ i simboli rivestono importanza

particolare per un luogo, i cittadini possono specchiarsi in quelle che sono le loro radici e

riconoscersi o meno nei loro concittadini, storici o contemporanei, e nel loro operato.

Ritengo allora che l’amministrazione comunale e Arezzo tutta debbano dare risposta alle

richieste dei cittadini italiani residenti in Catalogna rispetto all’offesa che la targa esposta al

Liceo Classico e dedicata a Vittorino Ceccherelli rappresenta. Una targa che chiarisce i

termini di questa richiesta simbolica visto che riporta il ruolo avuto da Ceccherelli e dalle

truppe fasciste mandate a combattere a favore dei golpisti in Spagna contro il governo

repubblicano legittimo. Oltre a sottoscrivere la lettera degli italiani residenti in Catalogna mi

impegno a proseguire con l’impegno istituzionale che mi compete presentando un atto di

indirizzo, sulla scia dell’interrogazione di Marco Tulli, per la rimozione di questa offesa alla

memoria dell’antifascismo cittadino, italiano ed europeo, o almeno apporre una didascalia

storica che renda noto a tutti gli studenti e visitatori della lapide ciò che è stata la barbarie

nazi-fascista, Guernica docet, nella guerra civile spagnola.”60

Ma l’attività del Comitato antifascista per Berneri si caratterizzerà soprattutto per la richiesta

al Comune di Arezzo di una strada o una piazza in ricordo dell’intellettuale che aveva vissuto

qualche anno nella città toscana; richiesta di fronte alla quale l’Istituzione cittadina, almeno

per tutto il 2009, non replicherà né in senso positivo nè negativo e nemmeno la Commissione

Toponomastica affronterà in quei mesi la pratica. Tutto ciò rende la questione sempre più

oggetto dell’attenzione dei media locali; in particolar modo il giornalista Federico Sciurpa,

tramite il quotidiano “ Il Corriere di Arezzo”, ne farà oggetto di numerosi editoriali e articoli

di approfondimento. Lo Sciurpa diviene il “portavoce” giornalistico della battaglia del

60 http:

//www2.comune.arezzo.it/retecivica/URP/Comunicati.nsf/ComunicatiStampaBoxViewWeb/28DAE9EF60D84D90C12576430041CE1D?opendocument

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Comitato, sposando in tutto e per tutto la richiesta d’intitolazione e facendone una vera e

propria battaglia culturale: “Berneri ha fatto il liceo classico come Ceccherelli, ha abitato in

una traversa del Corso, ha insegnato a Cortona, è stato giornalista e scrittore, una mente

libera, libertaria, una intelligenza eclettica. Berneri è nell’oblio e a nulla fin qui è servito un

comitato di intellettuali e gente della strada che ne chiede a Fanfani e alla sua

amministrazione un ricordo tangibile con una via, una lapide ecc., a nulla è servito un

gruppo su face book con centinaia di adesioni e un convegno di due giorni sul pensiero e

l’azione dell’anarchico che si è svolto ad Arezzo. Ombre di storia, misteri di chi manovra,

qualche presa per il naso (o peggio ignoranza) ai cittadini e agli studenti che non sanno.

L’ideologia, per favore, lasciamola fuori: qui proprio nulla c’entra.”61

Ma la svolta si avrà nei primi mesi del 2010 quando il Sindaco Fanfani, presidente della

Commissione Toponomastica, farà esaminare dalla stessa Commissione la richiesta

d’intitolare una strada a Camillo Berneri; richiesta sottoposta alla sua attenzione da un

comitato, si ricorderà, formato da professori universitari, politici, manager di enti pubblici,

giovani e associazioni culturali della città di Arezzo. La Commissione darà parere positivo e

individuerà nella scalinata posta tra via Giudo Monaco e Piazza del Popolo il luogo idoneo

dove apporre la targa; la scalinata si trova, tra l’altro, a pochi metri dal Liceo Classico luogo

dove il Berneri aveva trascorso una parte della sua adolescenza e dove aveva perfezionato la

sua formazione politica antifascista. Sarà il Corriere di Arezzo, per mano del giornalista

Sciurpa, a dare la notizia alla città: “L’annuncio all’inizio della prossima settimana, ma la

giunta delibererà il prossimo 25 maggio (…)L’intitolazione della via, in questo caso della

scalinata, arriva con colpevole ritardo da parte della giunta Fanfani, una amnesia culturale e

storica imperdonabile rispetto alla statura del personaggio che questa città ha formato e

ospitato. Una figura che va invece ricordata e fatta conoscere, indipendentemente da

convinzioni e pensieri politico-amministrativi dominanti.”62

Il 25 maggio la Giunta comunale delibererà: la scalinata, posta tra l’edificio delle Poste

Centrali e il Teatro comunale “ Francesco Petrarca”, si chiamerà “ Scalinata Camillo Berneri-

Militante Libertario”63.

Un successo, seppur arrivato con qualche anno di ritardo, per le tante personalità, politiche e

culturali, che in quegli anni si erano impegnate per ricordare l’anarchico ucciso in Spagna.

L’ intitolazione della scalinata sarà l’occasione per il neonato movimento di organizzare una

vera e propria “festa libertaria” e di farla precedere da un incontro culturale presso il Liceo

61 Federico Sciurpa, Corriere di Arezzo, 18/10/2009, pag.3 62 http: //federicosciurpa.blogspot.it/2010/05/scalinata-berneri-e-fatta.html 63 Delibera n.364, Giunta Comunale del 25/05/2010

Page 59: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

59

Classico di Arezzo: la presentazione del libro “ Un libertario in Europa. Camillo Berneri: tra

totalitarismi e democrazia”, curato dal capofila del Comitato aretino Giorgio Sacchetti e dal

collega docente universitario Giampietro Berti.

L’annuncio sul quotidiano “ Il Corriere di Arezzo” dell’inaugurazione della scalinata

Dipendenti del Comune di Arezzo mentre appongono la targa sulla scalinata

Page 60: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

60

Page 61: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

61

Conclusioni

La toponomastica rappresenta uno specchio nel quale ciascuna comunità può guardarsi fino a

riconoscere, a volte, profonde rughe nel volto della propria identità altre volte può riconoscere

le personalità di spicco che hanno plasmato o costruito la cultura della comunità stessa.

Questa valutazione è sempre di profonda attualità, si pensi a quanto sta avvenendo in queste

settimane a Madrid dove la neo-sindaca Manuela Carmena ( espressione di una lista politica

di estrema sinistra) ha avviato una profonda revisione dello stradario cittadino: via tutti i

nomi delle strade e delle piazze che richiamano leader e personalità del fascismo franchista.64

Sì perché, differentemente da quanto avvenuto in gran parte delle città d’Italia dopo la caduta

del fascismo, in Spagna ancora numerose vie e piazze sono intitolate a figure legate al periodo

della dittatura di Franco; solo a Madrid almeno centosettanta!

L’odonomastica di una città ci dice tanto della comunità che lì risiede sia da un punto di vista

culturale che politico; le scelte dei Consigli Comunali e delle Giunte non sono mai fatte a

caso. Portano sempre con sé le convinzioni e i valori dei Sindaci e delle diverse maggioranze

politiche che si sono succedute e, da una approfondita lettura di quanto avvenuto nella città di

Arezzo e nei Comuni limitrofi, appare chiaro quanto l’avvento della cosiddetta Seconda

Repubblica abbia impoverito il ruolo del politico quale guida, anche morale, di una comunità

e abbia, quindi, portato a far scelte “neutre”. Tranne che in pochi casi degni di

approfondimento ( come quelli citati nel presente lavoro) nell’ultimo decennio si è preferito,

infatti, intitolare strade a luoghi geografici o a personaggi e fatti della storia locale senza

aprire, quindi, dibattiti pubblici che potrebbero apparire come divisivi.

Forse, invece, ripartendo proprio dai nomi delle strade e delle piazze sarà possibile ricostruire

quel substrato culturale comune che può portare una comunità locale e nazionale ad avere una

propria identità pronta e disponibile a confrontarsi con l’altro e con il diverso senza xenofobie

e paure, ma con la giusta capacità di interpretare i cambiamenti ed esserne a pieno titolo parte

integrante.

64 La Repubblica, 9/07/15, pag. 36

Page 62: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

62

Page 63: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

63

Appendice: Stradari della città di Arezzo

(registro dei fabbricati intorno al 1880)

Prato

Fortezza

Piazza del Duomo

Piazza del Comune

Via Ricasoli

Sassoverde

Piazza del Seminario

Via Montetini

Via Bicchieraia

Via della Fioraia

Piazza della Fioraia

Via del Chiavello

Via di Badia

Via de' Pecori

Via di Barota(oggi via Carducci)

Piaggia di San Piero(oggi Via Cesalpino)

Via di Murello

Vicolo del Marcianello

Via della Chiassaia

Via di San Vito(oggi Via Venti Settembre)

Sdrucciolo di Santa Maria in Gradi

Piazza di Santa Maria in Gradi

Piazza Fossombroni

Via di San Domenico

Via di San Clemente

Viale Garibaldi

Via della Madonna del Duomo

Via San Lorentino

Via delle Fosse

Via delle Paniere

Via di Santa Maria Maddalena

Page 64: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

64

Via degli Albergotti

Via dell'Orto

Via Pellicceria

Piaggia di San Martino

Via del Praticino

Piazza Grande

Via di Seteria

Via di Pescaia

Via Pescaiolina

Via Borgunto

Piaggia San Bartolomeo

Via San Niccolò

Piazza San Niccolò

Piazza Sant'Agnese

Piaggia di San Lorenzo

Via di San Lorenzo

Vicolo di San Lorenzo

Vicolo delle Mura di Colcitrone

Via di Colcitrone

Via dei Pescioni

Via della Madonna di Loreto

Via Mazzini

Via dell'Agania

Vicolo della Volta

Vicolo Appuntellato

Via delle Torri

Borgo Piano

Vicolo dei Luoghi

Piazza San Michele

Via Delle Derelitte

Via della Fontanella

Via delle Mura dei Giuochi del Pallone(poi delle Mura del Giuco del Pallone)

Vicolo dell'Orto

Vicolo Dietro le Campane

Vicolo del Pozzo in Tondo

Page 65: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

65

Via della Madonna del Duomo

Vicolo del Capitano Ardella

Via dei Mannini

Via Sant'Agostino

Piazza Sant'Agostino

Via dell'Ascensione

Piazza San Giusto

Via delle Gagliarde

Via Lungo le Mura dalle Gagliarde a Santo Spirito

Via dell'Anfiteatro

Vicolo Baccerelli

Corso V. Emanuele

Vicolo Piscina

Via Crocina

Via San Giovanni Decollato

Piazza e Vicolo Sant'Adriano

Via dell'Ospedale

Via de' Cenci

Via de' Redi

Piazza e Via San Francesco

Via Beccheria

Via Tolletta

Via Madonna del Prato

Piazza Guido Monaco

Via Guido Monaco

Via Arco del Mulino

Via Sagra

Piazza del Popolo

Via Porta Buia

Piazza della Posta

Canto al Bancaccio

Via delle Mura da San Lorentino a Santo Spirito

Poggio

Via Cavour

Via San Lorentino

Page 66: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

66

Stradario 1935:

Agania

Albergotti

Alberti Leon Battista

Anconetana

Anfiteatro

Vicolo Appuntellato

Vicolo Ardella(Capitano)

Bacci

Balilla

Bancaccio(ora sostituito da Isidoro del Lungo)

Beccheria

Bicchieraia

Borgunto

Cacciatore

Canto alla Croce

Carducci Giosuè

Castro

Cavour

Cenci

Cesalpino

Chiassaia

Colcitrone

Vicolo Comune

Crocina

Dea

Dietro le Campane

Piazza Duomo

Via Duomo Vecchio

Vie Erbosa

Piazza e Via Fioraia

Fiorentina

Fontanella

Fonte Veneziana

Page 67: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

67

Fortezza Medicea

Fosse

Fossombroni

Fra Guittone

Fra le Torri

Gagliarde

Garibaldi

Guadagnoli Antonio

Guido Monaco(Via e Piazza)

Isonzo

Leone Leoni

Madonna

Madonna del Prato

Mannini

Marcianello

Margaritone

Mazzini

Montegrappa

Montetini

Mulino Vecchio

Mura

Murello(Piaggia e Piazza)

Nuova

Orciolaia

Orto(Via e Vicolo)

Palestra

Paniere(Piazza e Via)

Pecori

Pellicceria

Pescaia

Pescaiolina

Pescioni

Petrarca

Piana

Piave

Page 68: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

68

Pietro Aretino

Pileati

Piazza del Popolo

Porta Buia

Porta Crucifera

Porta Sant'Andrea

Porta Santo Spirito

Piazza Praticino

Principe Amedeo

Provenza

Redi

Redi Francesco

Ricasoli

Rismondo Francesco

Sant'Adriano Piazzetta

Saffi Aurelio

Piazza Sant'Agostino

Piazza Santissima Annunziata

Piaggia San Bartolomeo

San Clemente

Borgo Santa Croce

San Domenico

San Francesco(via)

Piazzetta San Gimignano

San Giovanni Decollato

Piazza San Giusto

San Lorentino

Piaggia San Lorenzo

Piazzetta San Lorenzo

Piazza e Via Santa Maria Maddalena

Piazza Santa Maria in Gradi

Piaggia San Martino

Via e Vicolo San Niccolò

Saracino

Sasso Verde

Page 69: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

69

Sella

Seteria

Setteponti

Sopra i Ponti

Tolletta

Trento e Trieste

Umberto I

Vecchia

Venti Settembre

Vingone

Vittorio Emanuele

Vittorio Veneto

Vicolo Volta

Conte Nocciolo

Osservazioni: Si nota che si sono conservati nomi riguardo all'Unità d'Italia come Cavour,

Garibaldi, Isonzo, Mazzini, Montegrappa, Piave, Ricasoli, Trento e Trieste, Venti Settembre,

Vittorio Veneto.

Compaiono pochi nomi legati alla Famiglia Savoia che non era molto simpatica al Duce(come

Principe Amedeo, Umberto Primo, Vittorio Emanuele).

C'è anche un viale “Re” ma non ci sono numeri civici.

Page 70: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

70

Stradario 1935: Nomi Strettamente legati al Fascismo

(Si nota grande attività di intitolazione di nomi alle strade)

Nome Deliberazione podestarile Approvazione

Prefettizia

Adigrat 12/11/25 05/02/30

Adua 12/11/35 05/02/36

Arca Rosselli(in memoria dei Martiri

dfascisti)

12/11/35 05/02/36

Arimondi(Generale) 12/11/35 05/02/36

Asmara 12/11/35 05/12/36

Assab 12/11/35 05/02/36

Balbo Italo(sostituisce Piazza del

Popolo)

08/10/40 \

Benadir Largo(ora soppressa) 12/11/35 05/02/36

Brava 12/11/35 05/02/36

Cheren 12/11/35 05/02/36

Coatit(battaglia e vittoria italina in

Eritrea)

12/11/35 05/02/36

Corsica Piazza(durante il fascismo la

Corsica fu annessa all'Italia)

02/07/38 03/01/39

Piazzale Duce \ \

Eritrea 12/11/35 05/02/36

Piazzetta Fascio 24/07/30 \

Galliano Maggiore (famoso per le

battaglie di Argodat e Coatit)

12/11/35 05/02/36

Libia 12/11/35 05/02/36

Littorio \ \

Macallè 12/11/35 05/02/36

Page 71: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

71

Massaua 12/11/35 05/02/36

Mogadiscio 12/11/35 05/02/36

Rodi 02/12/38 11/01/39

Roma 24/08/31 \

Rosselli Aldo 21/06/21 \

Rossi Dante \ \

Toselli Maggiore 12/11/35 05/02/36

Trionfo 26/02/31 05/02/36

Tripoli 12/11/35 05/02/36

Page 72: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

72

Stradario 1935: Il fascismo si mostra attivo anche nello scegliere nomi di Vie legati alla storia della città o

della Prima Guerra Mondiale e Risorgimento.

Nome Delibera

podestarile

Approvazione

Prefettizia

Accolti 24/02/20 \

Acropoli 24/02/30 \

Alessandro dal Borro 24/02/30 \

Aliotti 12/11/35 05/02/36

Arco Via 12/11/35 05/02/36

Avignone 12/11/35 05/02/36

Baldaccio di Anghiari 24/07/30 \

Bartolomeo di San Gorello 24/07/30 \

Battisti 21/11/26 \

Bottego 12/11/35 05/02/36

Buon Conte da Montefeltro 24/02/30 \

Piazzale Campanile 12/11/35 05/02/36

Vicolo Cancello 12/11/35 05/02/36

Cenne della Chitarra 24/02/30 \

Cesti Marcantonio(compositore di opere liriche) 24/02/30 \

Chimera 24/02/30 \

Cittadini Luigi 24/02/30 \

Crispi 13/10/27 \

Curtatone 09/01/30 \

Da Bormida Generale 12/11/35 05/02/36

Ippolita degli Azzi 24/02/30 \

Del Lungo Isidoro 15/12/42 05/01/43

Page 73: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

73

Dovizi Bernardo 09/01/30 \

Fanale 12/11/35 05/02/36

Filzi Fabio(patriota irredentista) 24/02/30 \

Folli Francesco(medico 1600 di Poppi) 24/02/30 \

Gamurrini 12/11/35 12/11/36

Ghibellina 26/02/31 26/08/31

Piazza Grande(già Vasari) 12/02--1882 \

Guelfa 26/02/31 26/08/31

Lampione 12/11/35 05/02/36

Lorentino d'Arezzo 24/02/30 \

Madonna Laura 24/02/30 \

Maginardo 24/02/30 \

Marco Perennio 24/02/30 \

Marconi Gugliemo 07/02/39 24/03/39

Masaccio 01/07/29 31/07/29

Mecenate 05/04/20 \

Michelangelo 09/01/30 \

Vicolo Minerva 12/11/35 \

Via Minerva 01/07/36 14/08/36

Mino da Poppi 24/07/30 \

Mochi Francesco 24/07/30 \

Montanara(battaglia risorgimentale Curtatone e

Montanara)

24/07/30 \

Nardi Antonio(artista) 24/07/30 \

Niccolò Aretino 05/10/09 \

Ninfeo 24/07/30 \

Oberdan 22/12/21 \

Palagi 24/07/30 \

Page 74: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

74

Pier della Francesca 09/01/30 \

Pietramala 26/02/31 26/08/31

Pietro da Cortona 26/02/31 26/08/31

Piazza Priori 24/07/30

Provenza \ \

Rismondo Francesco(patriota Prima Guerra) \ \

Ristoro d'Arezzo 24/07/30 \

Rose 26/02/31 26/08/31

Sangallo Antonio 24/07/30 \

Sansovino 09/01/30 \

Sauro Nazario 24/07/30 \

Ser Petraccolo 26/02/31 26/08/31

Signorelli Luca 09/01/30 \

Spinello 28/12/01 \

Tarlati Guido 24/07/30 \

Terme 26/02/31 26/08/31

Testa Arrigo 26/02/31 26/08/31

Torre Rossa 12/11/35 05/02/36

Trasimeno 24/08/31 \

Varchi Benedetto 09/01/30 \

Vezzosi Emilio 26/02/31 26/08/31

Nomi di Santi

Piazzetta Sant'Agnese 12/11/35 05/02/36

Via San Lorenzo 12/11/35 05/02/36

Viale Santa Margherita 26/02/31 26/08/31

Piazzetta San Niccolò 12/11/35 05/02/36

Page 75: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

75

Stradario 1961:

Via degli Accolti

Via dell'Acropoli

Via Adige

Via Adigrat

Via Adua

Via Dell'Agania

Via Degli Albergotti

Via Leon Battista Alberti

Via Aliotti

Via Anconetana

Via Dell'Anfiteatro

Vicolo Appuntellato

Vicolo dell'Arco

Vicolo del Capitano Ardelli

Via Generale Arimondi

Via Arno

Via Asmara

Via Assab

Piazzale Autostazione

Via Avignone

Via Ippolita degli Azzi

Piazzetta dei Bacci

Piazza di Badia

Via Baldaccio d'Anghiari (ex Balilla)

Via Bartolomeo di Ser Gorello

Via Cesare Battisti

Via Dei Bastioni

Via Beccheria

Piazzale Benadir

Pietro Benvenuti

Via Colonnello Bettini

Via Della Bicchieraia

Via Di Borgunto

Page 76: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

76

Via Borri Pio

Via Bottego

Via Brava

Via Bonconte da Montefeltro

Via Bruno Buozzi

Via Caboto G.

Via Dietro le Campane

Piazzale del Campanile

Via dei Cappuccini

Via Carducci G.

Via Casentinese

Via Casolino

Via Salvi Castellucci

Via Di Castelsecco

Via Castro

Vicolo dei Cavallanti

Vicolo del Cavallo

Vicolo Cavour

Via Antonio Cecchi

Via Della Cella

Via Dei Cenci

Via Cenne della Chitarra

Via Cesalpino

Via Cesti Marcantonio

Via Cheren

Via Chiarini Giuseppe

Via Chiassaia

Via Della Chimera

Via Cittadini Luigi

Via Cocchi Igino

Via Cognaia

Via Colcitrone

Via Cristoforo Colombo

Piazza del Commissario

Via Concino Concini

Page 77: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

77

Via Delle Conserve

Via Crispi F.

Via Canto alla Croce

Via Crocina

Via Curtatone

Via Da Bormida Generale

Via Dal Borro Alessio

Piazza Dante

Via Della Faggiola Uguccione

Via Bartolomeo della Gatta

Via Isidoro del Lungo

Via Dovizi Bernardo

Via Piazza del Duomo

Piazza Dietro il Duomo

Via Duomo Vecchio

Via Erbosa

Via Eritrea

Vicolo del Fanale

Via Filzi Fabio

Pizza della Fioraia

Via Della Fioraia

Via Della Fiorandola

Via Fiorentina

Via Folli Francesco

Via Fontanella

Via Fonte Veneziana

Via Delle Fonti

Via Della Fornacina

Via Fortezza Medicea

Via Delle Fosse

Piazza Fossombroni

Via Delle Ghagliarde

Via Maggiore Galliano

Via Gamurrini Francesco

Via Garibaldi G.

Page 78: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

78

Via Del Gattolino

Via Ghibellina

Via Giotto

Piazza Grande

Via Guadagnoli Antonio

Via Guelfa

Piazza Guido Monaco

Via Guido Monaco

Via Guido Guinicelli

Via Fra' Guittone

Via Isonzo

Corso Italia

Via Laparelli Francesco Pitti

Via Lazio

Via Leonardo da Vinci

Via Leone Leoni

Via Piazza della Libertà

Via Libia

Via Liguria

Via Lombardia

Via Lorentino d'Arezzo

Via Pietro Lorenzetti

Via Macallè

Via Della Madonna

Via Della Madonna del Prato

Via Madonna Laura

Via Maginarda

Via Della Magnanima

Via Mannini

Via Marche

Vicolo del Marcianello

Via Marcillat Guglielmo

Via Marconi Gueglielmo

Via Margaritone

Via Masaccio

Page 79: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

79

Via Massaia Cardinale

Viale Matteotti

Via Mazzini G.

Via Mecenate

Via Di Poggio Mendica

Viale Michelangelo

Via Mincio

Via Della Minerva

Vicolo della Minerva

Via Mino da Poppi

Via Mochi Francesco

Via Mogadiscio

Via Molinara

Via Molin Vecchio

Via Montanara

Via Monte Bianco

Via Monte Cervino

Via Monte Falterona

Via Monte Fumaiolo

Via Monte Grappa

Via Monte Rosa

Via Montetini

Via Montione

Via Delle Mura

Piaggia del Murello

Piazza di Murello

Via Nardi Antonio

Via Neschieto

Via Nencetti

Via Niccolò Aretino

Via Del Ninfeo

Via Oberdan

Via Orciolaia

Villaggio Oriente

Via Dell'Orto

Page 80: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

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Vicolo dell'Orto

Padre Teodosio

Via Dei Palagi

Via Dei Palazzetti

Via Della Palestra

Via Delle Paniere

Via Del Pantanino

Via Del Pantano

Via Paolo Uccello

Via Dei Pecori

Via Pellicceria

Via Perelli Tommaso

Via Perennio Marco

Via Pescaia

Via Pescaiola

Via Pescaiolina

Via Dei Pescioni

Via Di Ser Petraccolo

Via Petrarca Francesco

Via Piana

Via Piave

Via Piemonte

Via Piero della Francesca

Via Di PietraMala

Via Pietro Aretino

Via Pietro da Cortona

Via Pignotti Lorenzo

Via Dei Pileati

Via Toscanelli A. (ex Pionta)

Via Po

Via Di Poggio Mendico

Via Mondo

Via Marco Polo

Piazza del Popolo

Porta Buia

Page 81: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

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Porta Crucifera

Porta del Foro

Porta Sant'Andrea

Porta San Biagio

Porta Santo Spirito

Piazzetta del Praticino

Via Provenza

Via De' Redi

Via Redi Francesco

Via Reno

Piazzale della Repubblica

Via Ricasoli

Via Rismondo

Via Risorgimento

Via Ristoro d'Arezzo

Via Della Robbia Andrea

Via Rodi

Via Roma

Via Romana

Via Delle Rose

Via Ippolito Rossellini

Via Modesta Rossi

Via Saffi Aurelio

Piazza di Saione

Via Salvadori Giulio

Piaggia San Bartolomeo

Via San Bernardino da Siena

ViaSan Clemente

Via San Domenico

Via San Fabiano

Via San Filippo

Via San Francesco(Via e Piazza)

Via Antonio da San Gallo

Via San Gemignano

Via San Giovanni Decollato

Page 82: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

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Piazza San Giusto

Via di San Leo

Via San Lorentino

Piaggia di San Lorenzo

Via San Lorenzo

Piazza San Lorenzo

Piaggia di San Martino

Piazza San Michele

Piazza San Niccolò

Via San Niccolò

Via San Pergentino

Via Sansovino Andrea

Piazza Sant'Adriano

Piazzetta Sant'Agnese

Piazza Sant'Agostino

Borgo Santa Croce

Via Santa Fiora

Viale Santa Margherita

Via Santa Maria delle Grazie

Piazza Santa Maria in Gradi

Piazzetta Santa Maria Maddalena

Via Santa Maria Maddalena

Santi di Tito

Piazzetta della Santissima Annunziata

Via Del Saracino

Via Di Sassoverde

Via Sauro Nazario

Via Schiapparelli Ernesto

Via Di Seteria

Via Setteponti

Via Severi Giovanni

Via Signorelli Luca

Via Della Società Operaia

Via Somalia

Via Sopra i Ponti

Page 83: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

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Via Spinello

Via Tagliamento

Via Tanaro

Via Sante Tani

Via Tarlati Guido

Via Vicolo Delle Terme

Via Testa Arrigo

Via Tevere

Via Ticino

Via Tolletta

Via Della Torre Rossa

Via Fra le Torri

Via Tortaia

Via Tortelli Giovanni

ViaToscanelli Paolo(già Via Pionta)

Via Toselli Maggiore

Via Trasimeno

Via Trento e Trieste

Via Del Trionfo

Via Tripoli

Via Degli Ubertini

Via Umbria

Via Varchi Benedetto

Via Vasarri Logge

Via Vecchia

Via Venezia

Via Venti Settembre

Via Verdi

Via Vespucci Arrigo

Via Vezzosi Emilio

Via Stradone di Villarada

Via Vingone

Via Vittorio Veneto

Via Vicolo della Volta

Page 84: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

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Stradario 2014

Nomi della Resistenza antifascisti, sindacalisti, uomini

politici(aretini e non):

-Amendola

-Verneri: anarchico ucciso dai comunisti spagnoli nel 1937 a Barcellona.

-Bettini: medaglia d'oro, fucilato dai tedeschi nel 1943.

-Borri: partigiano morto nel 1943

-Buozzi: sindacalista, politico, resistente

-Caduti del Mulinaccio

-Caduti di Cefalonia e Corfù

-Caduti di El Alamein

-Caduti di San Polo

-Caduti sul lavoro

-Calamandrei: avvocato e politico

-Calò: partigiano

-Campioni: ammiraglio della Seconda Guerra Mondiale

-Caponnetto

-Padre Carrara: aiutò i partigiani

-Cheren: battaglia in Eritrea persa con gli inglesi; segna la fine dell'impero coloniale

-Chiari: sindacalista

-Croce Fulvio: assassinato dalle Brigate Rossetto

-Curina: partigiano

-Dalla Chiesa

-De Gasperi

-Di Vittorio: politico e sindacalista

-Dieci Dicembre 1948: Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo

-Divisione Folgore

-Divisione Garibaldi

-Donat Cattin: politico DC

-Due Giugno

-Falcone Giovanni e Borsellino Paolo

-Gobetti: giornalista, intellettuale fatto assassinare da Mussolini

Page 85: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

85

-Gramsci

-Grandi A. : sindacalista

-Impastato

-Piazza della Libertà

-Maestri del Commercio

-Maestri del Lavoro

-Maestrini: medico antifascista

-Mancini: medaglia d'oro al valore militare

-Martiri delle Foibe

-Martiri di Civitella

-Matteotti

-Meattini: medaglia d'oro al valor militare

-Medaglie d'oro

-Menci: medaglia d'oro valor militare(ucciso mentre inseguiva un ladro nel 1948)

-Nineo: partigiano

-Don Minzoni

-Montegrappa: rifugio di partigiani durante la Seconda Guerra mondiale e luogo di battaglia

durante la prima Guerra Mondiale

-Mori: militare deportato e morto a Rasselstein

-Mencetti: partigiano

-Nenni

-Paracadutisti d'Italia

-Parisi: medaglia d'oro al merito civile

-Pastore: politico, sindacalista

-Pertini

-Petri: medaglia d'oro al valor civile

-Pieraccini O. : antifascista morto a Mathausen

-Piazza del Popolo

-Primo Maggio

-Quattro Novembre

-Ramelli: membro del Fronte della Gioventù ucciso da Avanguardia operaia

-Recapito: partigiano

-Piazza della Repubblica

-Fratelli Rossellini: antifascisti

-Rossi E. : politico antifascista

Page 86: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

86

-Rossi M. : partigiana medaglia d'oro al valor militare

-Salvemini

-Saragat

-Sedici Luglio: epilogo Rivoluzione Russa, lo zar venne giustiziato

-Società Operaia

-Don Luigi Sturzo

-Sante Tani: partigiano

-Turati

-Venticinque Aprile

Page 87: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

87

Elenco vie con nomi geografici: Adda

Adige

Alpe Luna

Anconetana

Arno

Avignone

Bologna

Emilia

Fiorentina

Firenze

Genova

Italia

Lazio

Liguria

Mincio

Montebianco

Monte Cervino

Monte Falco

Monte Falterona

Ombrone

Palermo

Perugia

Piemonte

Po

Provenza

Reno

Romagna

Sicilia

Tanaro

Tevere

Ticino

Trasimeno

Umbria

Venezia

Page 88: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

88

Elenco nomi di stampo fascista con nomi anche della

Prima Guerra che servivano alla gloria del regime:

-Adigrat: Città etiope presa dagli italiani nella Prima e Seconda Guerra italo-etiopica ma

persa nel 1943.

-Adua: Città etiope, luogo della battaglia persa nel 1886

-Generale Arimondi: caduto nella battaglia di Adua

-Asmara: capitale Eritrea, capitale della colonia italiana nel 1897(persa nel 1941)

-Assab: città eritrea costruita nel 1882, sviluppata nel 1936, persa nel 1941

-Balilla

-Baracca: asso aviazione morto nel 1918

-Battisti: patriota e irredentista, morto nel 1916

-Benadir: città somala facente parte della colonia persa nel 1943

-Brava: città somala

-Carabini: pilota medaglia d'oro per azioni su Tobruk nel 1940

-Cecchi: esploratore, console di Aden e Zanzibar

-Generale Da Bormida: caduta nella battaglia di Adua

-Eritrea

-Maggior Galliano: battaglia Macallè

-Isonzo: battaglia 1915-1918

-Libia

-Macallè: battaglia persa contro il negus(1896)

-Cardinal Massaia: considerato fondatore di Addis Abeba

Mogadiscio: capitale Somalia

Montegrappa: prima guerra di resistenza contro gli austriaci

Nicchiarelli: pilota morto in Spagna(1937-1938), medaglia d'oro

Piave

Pietro Leopoldo: Granduca della Toscana, Restaurazione

Rismondo: medaglia d'oro

Rodi: assegnata all'Italia nella prima guerra italo-turca(1912)

Roma

Somalia

Tagliamento: battaglia della prima Guerra Mondiale

Maggiore Toselli: morto ad Amba Alagi

Page 89: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

89

Trento e Trieste

Trionfo

Tripoli

Vittorio Veneto

Page 90: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

90

Elenco nomi riguardanti l'Unità d'Italia:

Cairoli: Presidente del Consiglio dei Ministri(1879-1881)

Capponi: Senatore liberal-democratico del Senato toscano

Cavour

Crispi

Curtatone: Battaglia della Prima Guerra indipendenza

Filzi Fabio: patriota irredentista

Garibaldi

Giusti: scrittore risorgimentale toscano

Mazzini

Montanara: battaglia 1848

Oberdan: irredentista

Pisacane

Ricasoli: Presidente del Consiglio dopo Cavour

Risorgimento

Saffi

Sauro

Severi G. : garibaldino di Arezzo

Stoppani: partecipò ai 5 giorni di Milano; geologo e patriota

Venti Settembre: presa di Roma

Page 91: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

91

Elenco vie con nomi di Santi: San Bartolomeo

San Bernardino da Siena

San Biagio

San Clemente

San Domenico(Piazza e Via)

San Donato

San Fabiano

San Francesco(Piazza e Via)

San Gemignano

San Giovanni Decollato

San Giusto

San Jacopo

San Leopoldo

San Lorentino(Porta e Via)

San Lorenzo(Via, Piaggia e Piazzetta)

San Martino

San Michele

San Niccolò(Piazza e Via)

San Pergentino

Sant'Adriano

Sant'Agnese

Sant'Agostino

Santa Croce

Santa Margherita

Santa Maria delle Grazie

Santa Maria in Gradi

Santa Maria Maddalena(Via e Piazza)

Santissima Annunziata

Page 92: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

92

Elenco nomi riguardanti la città con nomi di località,

vecchi nomi, nomi riguardanti le sue caratteristiche:

Acropoli

Anfiteatro

Vicolo Appuntellato

Archiano

Vicolo dell'Arco

Piazza della Badia

Gradinata Bastione

Beccheria: dei macellai

Bicchieraia

Borgunto

Ca' del Lanino

Ca' di Cio

Campaldino

Piazzale del Campanile

Campo di Marte

Vicolo del Cancello

Vicolo dei Cappuccini

Viale dei Carabinieri

Casa Comunale per i senza fissa dimora

Casentinese

Casentino

Del Casolino

Castelsecco

Castro

Catenaia

Vicolo dei Cavallanti

Vicolo del Cavallo

Vicolo della Cella

De' Cenci: si pensa agli stracci o tessuti o famiglia nobile romana

Certomondo: famoso monastero presso Poppi

Chiassaia

Page 93: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

93

Chimera

Cognaia

Colcitrone

Piazzetta del Commissario

Conserve

Canto alla Croce

Vicolo della Dea

Dietro il Duomo

Dietro le campane

Piazza del Duomo

Via del Duomo vecchio

Erbosa

Etruria

Vicolo del Fanale

Via della Filandra

Piazza e Via della Fioraia

Via della Fiorandola

Della Fontanella

Della Fonte Veneziana

Fontebrana

Via delle Fonti

Via della Fornacina

Via delle Fosse

Via del Fosso

Fra le Torri

Via delle Gagliarde

Via del Cavardello

Ghibellina

Via Della Ghirlanda

Piazza Grande

Guelfa

Il Prato

Via dell'Impresa

Piazza Logge del Grano

Via Della Madonna

Page 94: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

94

Madonna del Prato

Maspino: torrente

Fortezza Medicea

Via e Vicolo della Minerva

Montione

Del Mulinaccio

Delle Mura

Del Murello

Neschieto: località

Del Ninfeo

Orciolaia

Orto

Dei Palagi

Via dei Palazzetti

Via della Palestra

Delle Paniere

Del Pantanino

Del Pantano

Pellicceria

Pescaia

Pescaiola

Pescaiolina

Piana

Pietramala

Parco Pionta

Poggio del Sole

Poggio Mendico

Poggio Mondo

Pontalto

Porta Buia

Porta Crucifera

Porta del Foro

Porta Sant'Andrea

Porta Santo Spirito

Praticino

Page 95: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

95

Pratomagno

Della Regghia: canale, fossa

Romana

Della Rugginaia

Piazza di Saione: da Saio, c'era e c'è un convento

Sala Vecchia

Del Saracino

Sassoverde

Del Sellina: torrente

Di Seteria

Setteponti

Sopra i Ponti

Sotto la Volta

Vicolo delle Terme

Tolletta: cosa tolta, rubata, rapina

Torre Rossa

Tortaia

Valdarno

Val di Chiana

Valtiberina

Vecchia

Delle Vignacce

VillaRada

Vingone

Page 96: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

96

Elenco nomi di personalità internazionali o nazionali

“neutri”:

Acuto: condottiero inglese John Hawhood

Alberti

Alfieri

Ambrosoli

Baden-Powell

Barsanti: ingegnere e inventore toscano

Beato Angelico

Bellini

Benedetti Michelangeli

Berchet

Boccioni

Bonamici: scrittore del Settecento toscano

Bottego

Bruno Giordano

Caboto

Cagli

Capponi

Capuana

Carducci

Carpaccio

Cellini

Cimabue

Cimarosa

Cristoforo Colombo

Concino Concini

Cook

Copernico

Croce Benedetto

Curie Madame

Caravaggio M.

Da Gama

Page 97: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

97

Da Maiano B.

Da Mosto: navigatore

Da Palestrina

Da San Gallo

Da Verrazzano

Da Vinci

Dante

Darwin

De Andrè

Del Verrocchio

Della Faggiuola

Della Robbia

Di Buoninsegna

Diaz Bartolomeo

Donatello

Doninzetti

Doria A

Edison

Einstein

Fattori

Fermi

Ferraris G.

Ferruccio

Ferrucci: condottiero

Fleming

Fogazzaro

Forlanini

Foscolo

Frank Anna

Franklin Roosevelt

Galilei Galileo

Galvani

Garbasso

Gentileschi A.

Ghirlandaio

Page 98: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

98

Giambologna

Giotto

Giovanni e Nicola Pisano

Giovanni Paolo Secondo

Giovanni 23

Giusti

Golgi

Guinicelli

Kennedy

Lansel: farmacista

Lazzerini: scultore dell'Ottocento Toscano

Lega S. : pittore

Leoncavallo

Leopardi

Levi Civita: matematico

Levi Montalcini

Linneo: botanico

Lippi: pittore

Lorenzetti

Lorenzo Magnifico

Lumière

Magellano

Malaspina A. : navigatore

Malpighi: medico naturalista

Maltese G. : pittore, scultore, fine Ottocento di Ischia

Mannini: pittore del Seicento

Mantegna

Manzoni

Marchionne: letterato, storico fiorentino

Marconi

Martini L. : pittore primi Novecento

Martini S.

Mascagni

Mattei

Matteucci

Page 99: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

99

Mendel

Meucci

Michelangelo

Modigliani

Montale

Monteverde

Monti

Morgagni

Morse

Nardi A. : pittore

Newton

Nievo

Nono L. : musicista Novecento

Paganini

Papini

Parini

Pascoli

Pasteur

Vergolesi

Pietri: compositore di operette

Pigafetta

Pirandello

Pitagora Di Samo

Pizzuto

Poliziano

Polo Marco

Puccini

Quasimodo

Respighi

Ricci M. : cartografo

Righi

Rosellini: egittologo

Rossellino

Rossini

Sanzio R.

Page 100: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

100

Savonarola

Scarlatti

Schiapparelli: egittologo

Soffici

Spallanzani L.

Testa A. : poeta siciliano tredicesimo secolo

Tiepolo

Tiziano

Tolomeo C.

Toniolo: economista, sociologo cattolico

Torricelli

Tortora E.

Toscanelli: astronomo del Cinquecento

Uccello Paolo

Ungaretti

Uso di Mare: navigatore

Varchi B.

Verdi

Verga

Vespucci

Viani L. : pittore Nocecento toscano

Vico

Vivaldi

Volta

Weber: scienziato

Page 101: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

101

Elenco nominativi riguardanti famiglie e uomini illustri di

Arezzo e dintorni: Accolti: famiglia nobile aretina

Albergotti: famiglia nobile aretina

Aliotti: famiglia nobile aretina

Ippolita degli Azzi: donna nobile aretina

De Bacci Canto e Piazzetta: famiglia nobile aretina

Bastanzetti: industriale, c'era famosa fonderia

Benvenuti: pittore neoclassico nato ad Arezzo

Borghini: scienziato Ottocento

Bracciolini Poggio: Umanista di Terranuova

Bruni: umanista nato ad Arezzo

Bruschi: antiquario

Bucciarelli Ducci: politico

Campanacci: medico di Cortona

Cassi: ingegnere

Castellucci: pittore

Catastini: cappuccino morto in odore di santità(17esimo secolo)

Cenne della Chitarra: poeta di Arezzo

Cesalpino: medico e naturalista

Cesti: compositore del 17esimo secolo

Chiarini: letterato di Arezzo

Cittadini: medico

Cocchi: geologo non di Arezzo ma si ritirò in una fattoria in provincia di Arezzo per fare

agricoltura sperimentale

Cocci: chirurgo di Arezzo

Conti: studentessa di Arezzo morta allo Stadio Heysel

Coradini: sacerdote musicista

Corti: compositore organista

Baldaccio di Anghiari: condottiero

Lorentino di Arezzo: pittore

Ristoro di Arezzo: scrittore

Pietro da Cortona: pittore di Cortona

Da Montefeltro: condottiero

Page 102: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

102

Mino da Poppi: scultore 1500 di Poppi

Dal Borro: condottiero 17esimo secolo

De Giudici: matematico

Del Lungo: storico, scrittore di Montevarchi

Del Vita: critico d'arte

Della Francesca Pier

Della Gatta: pittore fiorentino morto ad Arezzo nel 15esimo secolo

Di Sergorello: scrittore 14esimo secolo

Di Tito: pittore 16esimo secolo di SanSepolcro

Doppioni: ultimo padre del convento di Sargiano

Ducci: sindaco di Arezzo

Duranti: sindaco fine Ottocento

Fabroni: medico

Falciai: medico, scrittore dell'Ottocento

Fanfani

Folli: medico di Poppi, 1600

Fossombroni: matematico

Funghini: ingegnere 1800

Gamurrini: storico 1800

Gori e Zucchi: industriali orefici

Grazi: ingegnere di Sinalunga

Gregorio Decimo: Papa morto ad Arezzo, fatto Santo, sepolto nel Duomo di Arezzo

Guadagnoli: letterato 1800

Guazzesi: giureconsulto 1700

Guido Monaco

Guittone Fra': poeta

Innocenti: politico

Konz: imprenditore svizzero

Pievan Landi: poeta del 1700

Landucci: Senatore

Laparelli Pitti: architetto del 1500 di Cortona

Laschi: ingegnere fine 1800

Lazzeri: canonico discepolo di Gamurrini

Lebole Fratelli: industriali

Leoni: scultore del 1500

Page 103: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

103

Lorentini: medico morto Heysel

Madonna del Conforto

Madonna Laura: forse Laura del Petrarca

Maetzke: storico dell'arte, Direttore sovrintendenza di Arezzo

Magi: giornalista

Maginardo: architetto 11esimo secolo

Marcillat: fece vetrate del Duomo di Arezzo

Margaritone: pittore

Marsupini: umanista 15esimo secolo

Masaccio: pittore di San Giovanni

Mecenate

Mignone Monsignor: vescovo

Mochi: scultore barocco di Montevarchi

Niccolò Aretino: scultore 14esimo secolo

Occhini: giornalista, scrittore, sindaco di Arezzo

Pacioli: matematico di San Sepolcro

Pancrazi: critico di Cortona

Paolo Aretino: compositore del 1500

Pasqui: storico dell'arte

De' Pecori: famiglia nobile

Perelli: astronomo

Perennio: vasaio Primo Secolo AC

Dei Pescioni: famiglia nobile

Petrarca

Pieraccini A. : medico psichiatra di Poggibonsi morto ad Arezzo

Pietro Aretino: scrittore drammaturgo

Pignotti: poeta di Figline

Dei Pileati: nobile famiglia aretina

Polidori: poeta originario della Valtiberina

De' Redi: famiglia nobile

Redi Francesco: medico biologo

Salmi: storico d'arte di San Giovanni

Salvadori: poeta di Monte San Savino

Salvini: scultore dell 1800 e\o erudita del 1700

Sanarelli: medico del 1800 di Monte San Savino

Page 104: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

104

Sansovino: scultore di Monte San Savino

Severi Francesco: matematico

Severini: pittore di Cortona

Scricci: attore di Castiglion Fiorentino

Signorelli: pittore di Cortona

Signorini: matematico

Spinello: pittore

Tafi Monsignor: storico della città

Tanucci: uomo di Stato di Stia

Tarlati: vescovo e ultimo signore della città

Tavanti: ingegnere

Teodosio Padre: religioso francescano di Sargiano

Tigrini: compositore di Arezzo del 1500

Torri: pittore di Arezzo del 1600

Tortelli: umanista del 1400

Tricca: caricaturista del 1800 di San Sepolcro

Boso Ubertini: vescovo

Ubertini Guglielmo Degli: vescovo

Vasari

Vezzosi: allievo di Cesalpino

Viviani: psichiatra

Page 105: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

105

Elenco nomi non trovati, incerti etc. . . : Agania

Ardelli Capitano

Via delle Biole

Piaggetta Faenzi

Villaggio Gattolino(forse San Piero Gattolino)

Vicolo Marcianello(forse volgare di Castrum Arcionis)

Molinara: opera di Paisello, 1700, oppure mugnaio

Montetini: famiglia nobile

Neschieto: località

Sergio Petraccolo

Pileati

Tramarino

Page 106: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

106

Elenco nomi dedicati a donne: Aleramo S.

Ippolita degli Azzi

Conti G.

Curie Madame

Frank Anne

Gentileschi

Levi Rita Montalcini

Maetzke A. M.

Madonna Laura

Modesta Rossi

Page 107: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

107

Nomi di vie presenti nel 2014 ma assenti nel 1961

(Nuove Vie)

Acuto

Adda

Aleramo

Alessi

Alfieri

Alpe della Luna

Ambrosoli

Amendola

Andromeda

Archiano

Canto de Bacci

Baden-Powell(fonda gli scout)

Baracca

Barsanti(ingegnere e inventore)

Bastanzetti

Bastione

Beato Angelico(pittore)

Bellini(musicista)

Benedetti Michelangeli(Piazza)(musicista)

Benedetti Michelangeli(Via)

Berchet(poeta scrittore)

Berneri

Biole

Boccioni(scultore)

Page 108: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

108

Bologna

Bonamici(scrittore del 1700 toscano)

Borghini(pionierie aretino)

Bracciolini(umanista di Terranuova)

Bruni(?)

Bruno(filosofo)

Bruschi

Bucciarelli-Ducci

Ca' del Lanino

Ca' di Cio

Caduti del Mulinaccio

Caduti di Cefalonia e Corfù

Caduti di El-Alamein

Caduti di San Polo

Caduti sul Lavoro

Cagli(pittore)

Cairoli

Calamandrei

Calò

Campaldino

Campanacci(medico di Cortona)

Campioni

Campo di Marte

Cancello

Caponnetto

Capponi

Caprara

Page 109: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

109

Capuana(scrittore)

Carabini

Carabinieri

Carpaccio(pittore)

Casa Comunale

Casentino

Cassi

Catastini

Catenaia

Cellini(scultore)

Certomondo

Chiari

Cimabue(pittore)

Cimarosa(compositore)

Cocci

Conti

Cook(navigatore)

Copernico(scienziato)

Coradini

Corti

Croce Benedetto(letterato)

Croce Fulvio

Curie(scienziata)

D'Anghiari(condottiero)

D'Arezzo Lorentino

D'Arezzo Ristoro

Da Caravaggio(pittore)

Page 110: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

110

Da Cortona(pittore)

Da Gama(navigatore)

Da Mariano(scultore)

Da Montefeltro

Da Mosto(navigatore)

Da Palestrina(musicista)

Da Poppi(scultore del 1500)

Da San Gallo(architetto)

Da Verrazzano(navigatore)

Da Vinci(pittore)

Dalla Chiesa

Darwin(scienziato)

De' Andrè(compositore)

De' Gasperi

De' Giudici

Dea

Del Lungo(storico, scrittore di Montevarchi)

Del Verrocchio(pittore)

Del Vita

Della Francesca

Della Robbia(ceramista)

Di Buoninsegna(pittore)

Di Ser Gorello

Di Tito(pittore sedicesimo secolo di Sansepolcro)

Di Vittorio

Diaz(esploratore)

Dieci Dicembre 1948

Page 111: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

111

Dietro il Duomo

Dietro le Campane

Divisione Folgore

Divisione Garibaldi

Donat-Cattin

Donatello(scultore)

Doninzetti(musicista)

Doppioni

Doria(navigatore)

Ducci

Due Giugno

Duranti

Edison

Einstein

Emilia

Etruria

Fabroni

Faenzi

Falciai

Fanfani

Fattori

Fermi

Ferraris

Ferrucci

Filandra

Firenze

Fleming(medico biologo)

Page 112: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

112

Fogazzaro(scrittore)

Fonte Branda

Forlanini(inventore pneumotorace)

Foscolo(poeta)

Fosso

Fra le Torri

Frank

Franklin(inventore)

Funghini

Galilei(scienziato)

Galvani(fisico anatomista)

Garbasso

Gavardello

Gelsi

Genova

Gentileschi(pittrice)

Ghirlanda

Ghirlandaio(pittore)

Giambologna

Giovanni e Nicola Pisano(scultori)

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Giovanni Paolo II

Giovanni XXIII

Giusti

Gobetti

Golgi(scienziato e medico)

Gori e Zucchi

Page 113: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

113

Gramsci

Grandi

Grazi(ingegnere da Sinalunga)

Gregorio X

Guazzesi

Il Prato

Impastato

Impresa

Innocenti

Kennedi

Konz

Landi

Lansel(farmacista)

Laschi

Lazzeri

Lazzerini(scultore)

Lebole

Lecci

Lega(pittore)

Leon Cavallo(musicista)

Leopardi

Levi Civita(matematica)

Levi Montalcini

Linneo(botanico)

Lippi(pittore)

Logge del Grano

Lorentini

Page 114: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

114

Lorenzo il Magnifico

Lumiere

Luna

Madonna del Conforto

Maestri del Commercio

Maestri del Lavoro

Maestrini

Maetzke

Magellano(navigatore)

Magi

Malaspina(navigatore)

Malpighi(medico naturalista)

Maltese(pittore, scultore fine 1800 di Ischia)

Mancini

Manzoni

Marchionne(letterato storico fiorentino)

Marsupini

Marte

Martini(pittore primi 1900)

Martiri delle Foibe

Martiri di Civitella

Mascagni

Maspino

Mattei

Matteucci(fisico)

Meattini

Medaglie d'Oro

Page 115: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

115

Medicea

Menci

Mendel(monaco cattolico botanista)

Mercurio

Meacci

Mignone

Mineo

Minzoni

Modigliani

Montale

Montefalco

Monteverdi

Monti

Morgagni

Mori

Morse

Mulinaccio

Nenni

Nettuno

Newton

Nicchiarelli

Nievo

Nono

Occhini

Olmo

Ombrone

Orione

Page 116: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

116

Pacioli

Paganini

Palermo

Pancrazi(critico di Cortona)

Paolo Aretino

Papini

Paracadutisti d'Italia

Parini

Parisi

Pascoli

Pasqui

Pasteur

Pastore

Pergolesi

Pertini

Perugia

Petri

Pianeti

Pieraccini Largo(medico psichiatra di Poggibonsi in Arezzo)

Pieraccini Via

Petri

Pietro Leopoldo

Pigafetta(navigatore)

Pionta

Pioppi

Pirandello

Pisacane

Page 117: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

117

Pitagora di Samo

Pizzuto(scrittore)

Platani

Plutone

Poggio del Sole

Polidori(poeta originario della Valtiberina)

Poliziano

Pontalto

Pratomagno

Primo Maggio

Puccini

Quasimodo

Quattro Novembre

Ramelli

Recapito

Regghia

Respighi

Ricci(cartografo)

Righi(fisico)

Rodi

Romagna

Rosselli

Rossellino(scultore)

Rossi

Rossini

Rugginaia

Sala Vecchia

Page 118: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

118

Salmi(storico dell'arte di San Govanni)

Salvemini

Salvini(scultore di Arezzo del 1800 oppure erudito del 1700)

San Biagio

San Donato

San Jacopo

Sanarelli(medico del 1800 di Monte San Savino)

Sanzio

Saragat

Saturno

Savonarola

Scarlatti

Sedici Luglio

Sellina

Sette Ponti

Severi

Severini(pittore di Cortona)

Sgricci(attore di Castiglion Fiorentino)

Sicilia

Signorini

Sirio

Soffice(scrittore e poeta)

Sotto la Volta

Spallanzani

Stoppani

Sturzo

Tafi

Page 119: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

119

Tanaro

Tani

Tanucci(uomo di Stato del 1700 di Stia)

Tavanti

Teodosio

Tiepolo

Tigli

Tigrini

Tiziano

Tolomeo(astronomo)

Toniolo(economista, sociologo cattolico)

Torricelli(matematico)

Tortora

Tamarino

Tricca(caricaturista del 1800 di Sansepolcro)

Turati

Ungaretti

Urano

Uso di Mare(navigatore)

Valdarno

Valdichiana

Valtiberina

Venticinque Aprile

Verga

Viani(pittore del 1900)

Vico

Vignacce

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Vivaldi

Viviani

Weber(scienziato)

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Delibera Numero 650 del 23 Ottobre 1933

Atteso che non ha alcun nome il Largo esistente all'esterno di Porta Trento Trieste,

circoscritto dalle mura urbane, dal recinto frontale del “Gioco del Pallone”, dalla Via Andrea

Sansovino e dal muro di recinzione dell'ex maneggio;

considerando che detto luogo trovasi nel quartiere di Porta Sant'Andrea, per cui appare

opportuno imporgli il nome del Quartiere stesso, a somiglianza di quanto già in precedenza è

stato fatto per due piazze del Quartiere di Porta Santo Spirito e di Porta Crocifera;

visto l'articolo della legge 23 Giugno 1927 numero 1188;

sentito il parere favorevole, espresso dalla Consulta Municipale nella sua adunanza del cinque

corrente

Delibera

di richiedere autorizzazione al Prefetto di imporre il nome di “Porta Sant'Andrea” al Largo

esistente all'esterno di Porta Trento e Trieste.

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Delibera Numero 732 del 16 novembre 1933

Atteso che in quest'anno ricorre il primo centenario della nascita del concittadino Giuseppe

Chiarini, poeta critico e scrittore di chiara fama, amico di Carducci e dei più nobili ingegni del

suo tempo, al quale spetta il grande onore di aver fatto conoscere per primo i meriti letterari di

Gabriele D'Annunzio.

Ritenuto che non possa onorarsi in modo migliore la memoria dell'Illustre concittadino che

con l'imporre il suo nome ad uno degli edifici scolastici urbani.

Sentito il parere favorevole espresso dalla consulta municipale nella sua adunanza del 14

corrente

Delibera

di imporre il nome di Giuseppe Chiarini all'edificio scolastico urbano di Via Pellicceria.

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Delibera numero 735 del 16 Novembre 1933

Ritenuto doveroso per la nostra città di rendere onore alla memoria del concittadino Giuseppe

Benvenuti del Dott. Pietro, morto in combattimento nel monte Kuk (Plava- Isonzo) il 19

maggio 1917 ed insignito della medaglia d'oro al valor militare con la seguente motivazione:

“Con slancio e ardimento mirabili, sempre alla testa dei suoi uomini, ai quali seppe dare,

durante aspre giornate di combattimento e di lotta, fulgido esempio di valore e di devozione

alla dovere e che seppe trascinare col suo esempio all'assalto e alla vittoria, concorse alla

conquista di una forte linea nemica facendo pure numerosi prigionieri.

Ferito il giorno successivo volle rimanere al suo posto e più tardi in un momento di crisi si

offrì volontario per una ardita ricognizione durante la quale, mentre era in prossimità

dell'obiettivo assegnato, cadde da prode, mortalmente colpito, coronando la sua opera con

una fine gloriosa” (Monte Kuk, 14- 19 maggio 1917) .

Ritenuto che non possa onorarsi in modo migliore la memoria dell'eroico concittadino che con

l'imporre il suo nome ad un viale del passeggio del pubblico Prato e ad un edificio scolastico.

Rilevato che alla memoria del Tenente Benvenuti anche il Liceo Scientifico di Arezzo ha

dedicato una delle sue aule; visto l'articolo uno della legge 23 giugno 1927- 1188; sentito il

parere favorevole espresso dalla Consulta Municipale nella sua ordinanza del 14 corrente

Delibera

1) di richiedere autorizzazione al Prefetto di imporre il nome della Medaglia d'oro Giuseppe

Benvenuti al Viale circolare del Pubblico Passeggio del Prato.

2) di imporre lo stesso nome all'edificio scolastico urbano di Piazza del Popolo.

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Delibera Numero 349 del 30 giugno 1934

Ritenuta l'opportunità di dare un nome a vari viali del pubblico passeggio del Prato;

ritenuto doveroso di onorare, con l'imposizione del loro nome nei viali, la memoria dei

gloriosi caduti per la causa della rivoluzione fascista;

vista la lettera del Fiduciario Provinciale dell'Associazione Fascista delle Famiglie dei Caduti

per la Rivoluzione;

visto l'articolo uno della legge 23 giugno 1927 numero 1188;

sentito il parere favorevole espresso dalla Consulta Municipale nella sua adunanza del 23

corrente

Delibera

di richiedere autorizzazione al Prefetto di imporre seguenti nomi ad alcuni viali del pubblico

passeggio del Prato:

- Viale Tolemaide Cimini: al tratto che dall'entrata della Fortezza Medicea conduce in linea

retta alla parte opposta dell'ovale del Prato

- Viale Dante Rossi: al tratto che a destra del precedente conduce dalla Fortezza all'ovale del

Prato

- Viale Giovanni Forzoni: al tratto che a sinistra del primo, conduce dalla Fortezza all'ovale

del Prato.

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Delibera Numero 531 del 20 ottobre 1934

Ritenuto che la Piazza all'interno dell'ex fabbricato ospedaliero,

con accesso dalla Via Ser Petraccolo e dal Corso Vittorio Emanuele dalla quale si ha ingresso

al nuovo Ufficio dei Telefoni non ha nome;

atteso che appaia opportuno di addivenire all'imposizione alla detta Piazza di un nome che

ricordi l'antica denominazione dell'Ospedale Antico di Santa Maria Sopra i Ponti, appunto

perché costruita sopra il torrente Castro;

visto l'articolo sette della legge 23 giugno 1927 numero 1188

Delibera

di richiedere autorizzazione al Prefetto di imporre il nome di “Piazzetta Sopra i Ponti” alla

Piazza all'interno dell'ex fabbricato ospedaliero.

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Delibera Numero 65 del 17 gennaio 1935

Ritenuta l'opportunità, per altre ragioni di ordine ideale di imporre a due Vie della città il

nome delle isole di Corsica e di Malta;

considerando che nessuna ragione di carattere storico si oppone a che vengano cambiati i

nomi, di non remota imposizione, delle due strade ora denominate Via dell'Anfiteatro e Via

della Società Operaia;

visto l'articolo uno della legge 23 giugno 1927 numero 1188;

sentito il parere favorevole espresso dalla Consulta Municipale nella sua adunanza del 16

corrente

Delibera

di richiedere autorizzazione al Prefetto di imporre il nome di Via Malta al tratto di strada dal

Corso Vittorio Emanuele alla Chiesa di San Bernardo, ora denominata Via dell'Anfiteatro, ed

il nome di Via Corsica al tratto di strada da Via dell'Anfiteatro, ora Malta, alla Via Niccolò

Aretino, denominata Via della Società Operaia.

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Delibera Numero 557 del 12 novembre 1936

Vista la circolare numero 14780 in data 23 Agosto 1936 di Sua Eccellenza il Prefetto della

Provincia con la quale si fa presente che da parte dell'Istituto Centrale di Statistica(circolare

17 luglio 1936, numero 18964) è stato fra l'altro disposto che per la buona esecuzione del

prossimo censimento demografico sia completata la denominazione delle strade, piazze

località dei comuni e sia compilato un apposito stradario;

atteso che, quindi, occorra procedere alla imposizione di nomi ad alcune vie e piazze di nuova

costruzione ed ad altre vie che ne sono mancanti;

visto elenco compilato dall'Ufficio Tecnico Comunale in accordo con l'Ufficio di Censimento;

visto l'articolo uno della legge 23 giugno 1927 numero 1188;

sentito il parere favorevole espresso dalla Consulta Municipale nella sua con adunanza

odierna

Delibera

di richiedere l'autorizzazione al Prefetto di imporre i seguenti nomi ad alcune Vie e Piazze

della città e del suburbio:

- Via Brava: al tratto di strada normale alla Via Ghibellina che corre lungo la Palestra.

- Largo Benadir: in via Garibaldi, innanzi alla Via Ghibellina.

- Via del Fanale: il vicolo che portava questo nome univa la Via Bartolomeo di Ser Gorello

alla Via Francesco Folli. E' stato adesso compreso nel Viale del Littorio, tale denominazione

viene passata al tratto di strada che unisce Via delle Fosse alla via Garibaldi.

- Via Aliotti: al tratto di strada fra la Via Chiassaia e la Piazza di Santa Maria in Gradi, ove

appunto è l'ingresso dell'Istituto omonimo.

- Via Eritrea: tratto di strada privata fra Via Guido Monaco e la Via Fra' Guittone, attraverso

la proprietà Chierici ed altri.

- Via Coatit: tratto di strada che si stacca da Viale Andrea Sansovino e va lungo il Castro

parallelamente a Via dell'Acropoli.

- Via Assab : il tratto di strada che corre fra il lato destro dell'Istituto delle Case Popolari in

via Crispi e la casa Casi fino al Castro.

- Via Massana: in fondo a Via del Trionfo, il prolungamento di Via Masaccio.

- Via Cheren : una traversa di Via del Trionfo, parallela alla precedente e che si estende da

ambo le parti.

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- Via Macallè: normale a Via Guadagnoli, in prossimità del Ponte sul Castro.

- Via Asmara: normale a Via Garibaldi, finale negli orti verso il Castro.

- Via Adua: si stacca dalla precedente ed è parallela alla Via Garibaldi.

- Via Libia: strada che si stacca da Via Emilio Vezzosi e va' verso l'ingresso del deposito

della “Nafta”.

- Via Maggiore Galiano: lungo la Via Vittorio Veneto, una traversa a destra, venendo alla

città, quasi di fronte alla Via del Trionfo.

- Via Bottegone: una traversa della Via Vittorio Veneto presso la casa segnata dal numero

163.

- Via Generale da Bormida: la via senza nome, comunemente detta Via di Paloma, che va da

via Vittorio Veneto al passo a livello presso il Vingone.

- Via Tripoli: la prima traversa dal lato sinistro di Via Vittorio Veneto venendo alla città oltre

la Via della Sella, a lato della casa Belloni segnata dal numero 288.

- Via Mogadiscio: la seconda traversa di Via Vittorio Veneto, a sinistra dopo la Via della

Sella, fra le case Papini e Tenti, segnate rispettivamente dai numeri 264 e 268.

- Via Adigrat: la terza traversa di Via Vittorio Veneto, subito prima del Torrente Vingone,

messa alla casa di proprietà Barbagli.

- Via Maggiore Toselli: la prima traversa a sinistra di Via Vittorio Veneto, dopo il torrente di

Vingone fra le case Bartolini e Bisaccioni, segnate rispettivamente dai numeri 222 e 228.

- Via Generale Arimondi: la seconda traversa a sinistra di Via Vittorio Veneto dopo il

torrente di Vingone, fra le case Beoni e Pagani distinte rispettivamente dai numeri 208 e 204.

- Via Gian Francesco Gamurrini: tratto di strada fra la via Antonio da Sangallo presso il

cimitero fino agli Archi.

- Vicolo del Cancello: unisce la piazza del Praticino alla Via dei Palagi.

- Vicolo dell'Arco: la scalinata che unisce le Logge Vasari alla Piazza del Praticino.

- Piazzale del Campanile: il largo adiacente al pubblico Prato davanti alla canonica della

Cattedrale.

- Piazza dietro il Duomo: la Piazzetta in via Madonna Laura.

- Vicolo della Minerva: dalla Piazza di San Lorenzo fino alla Via San Lorenzo.

- Piazzetta Sant'Agnese: di fronte alla chiesa omonima.

- Piazzetta San Lorenzo: di fronte alla chiesa omonima.

- Piazzetta San Nicolò: di fronte alla chiesa omonima.

- Piazzale delle Bandiere: di fronte al palazzo Pretorio e l'Arca di A. Rosselli.

- Via della Torre Rossa: ove si trova la soppressa Via del Praticino.

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Delibera numero 293 del 3 Luglio 1937

In data 19 febbraio 1937 per il tramite della Sovrintendenza all'Arte Medioevale e Moderna

della Toscana viene inoltrata al Ministero dell'Educazione Nazionale una istanza del seguente

tenore

“Il sottoscritto Podestà del Comune di Arezzo, ai sensi del Regio Decreto Legge 10 maggio

1923, domanda l'autorizzazione a cambiare la denominazione di “Via della Società Operaia”

in “Via Dante Rossi”.

L'attuale denominazione fu stabilita con deliberazione del consiglio comunale del 9 ottobre

1889 in omaggio alla Società Operaia di Mutuo Soccorso che in detta strada (allora priva di

nome) aveva costruito un edificio per la propria sede.

Oggi la Società Operaia sta per sciogliersi e l'edificio farà passaggio al Gruppo Rionale

Fascista “Dante Rossi” che vi trasferirà tutti i propri uffici.

Questa circostanza si presenta propizia a soddisfare il vivo desiderio manifestato dalla

cittadinanza e in special modo dalla locale Federazione dei Fasci di Combattimento per

onorare e ricordare degnamente e perennemente il caduto fascista Dante Rossi, perito

tragicamente nell'imboscata comunista di Renzino il 17 aprile 1921 e il sottoscritto confida

che da parte della Signoria Vostra non verrà a mancare l'autorizzazione come sopra invocata.

Veduta la lettera Primo Luglio corrente con la quale la Sovrintendenza ai monumenti, mentre

comunica che la soprascritta domanda fu inviata al Ministero, dichiara che occorre procurarsi

l'approvazione di S. E. il Prefetto mediante apposita deliberazione da trasmettersi di poi a

quella Sovrintendenza.

Delibera

Di procedere, per le considerazioni di cui alle premesse e con le superiori approvazioni di

legge, al cambiamento della denominazione di “Via della Società Operaia” in “Via Dante

Rossi”.

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Delibera Numero 64 del 7 febbraio 1939

Atteso ché, allo scopo di onorare degnamente anche nella nostra Città, la memoria di

Guglielmo Marconi, si ravvisi l'opportunità di intitolare al suo nome una delle vie dell'abitato

urbano, dando poi concreta attuazione al Provvedimento per il 25 Aprile prossimo venturo,

giorno in cui sarà celebrato l'Anniversario della nascita del Grande Italiano;

ritenuto che, per l'imposizione del nome dell'immortale scienziato, è stato prescelto

l'importante tratto di strada che dalla Via Petrarca conviene al Poggio del Sole, nei pressi del

Palazzo dell'I. N. C. I. S. e del nuovo Palazzo del Governo, tratto ora comunemente chiamato

Via Poggio del Sole;

vista la legge 23 giugno 1927 numero 1188;

cista la circolare prefettizia del 1 febbraio 1939 numero 171 div. Gab. ;

Delibera

di richiedere autorizzazione di imporre il nome di Via Guglielmo Marconi al tratto di strada

che dalla Via Petrarca conduce a Poggio del Sole.

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Delibera Numero 302 del 12 luglio 1939

Vista la lettera in data 4 Luglio del Segretario della Federazione Provinciale dei Fasci di

Combattimento, con la quale si fa presente che il Direttorio Federale ha espresso il voto che la

nuova grande Piazza che verrà a stendersi di fronte alla costruenda “Casa Littoria” al termine

della Via Petrarca, sia intitolata al nome di Costanzo Ciano;

ritenuto che l'Amministrazione Comunale si sente veramente orgogliosa di rendere tale

doveroso omaggio alla memoria del grande scomparso associandosi così al profondo

cordoglio di tutti gli italiani per la morte di questo fulgido Eroe, che, dopo aver compiuto in

guerra le leggendaria imprese di Buccari e di Castellazzo, dette poi prova dei più elevati

sentimenti di patriotta, di fascista, di cittadino, di camicia nera sempre fedele al Duce;

ritenuto che l'imposizione del nome dell'Eroe alla nuova Piazza, oltre che rievocare alla mente

e al cuore dei cittadini la grande figura di Costanzo Ciano, tipica espressione delle virtù

marinare, guerrieri e civili della nostra gente, intenda altresì costituire una prova di fiducia

nella ferma volontà della cittadinanza di dare concreta sacralizzazione ad un'opera pubblica di

così grande importanza e di così alto significato, quale la progettata costruzione della nuova

“Casa Littoria”;

vista la legge 23 giugno 1927 numero 1188;

sentito l'unanime parere favorevole espresso dalla Consulta Municipale nella sua adunanza

odierna

Delibera

di richiedere autorizzazione al Prefetto di imporre il nome di Costanzo Ciano alla nuova

Piazza che verrà a stendersi di fronte alla costituenda “Casa Littoria” alla confluenza della Via

Petrarca di Porta Buia.

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Delibera numero 385 dell'8 Ottobre 1940

Intitolazione della Piazza del Popolo al nome di Italo Balbo.

C'è una lettera datata 4 luglio 1940 della Federazione dei Fasci di Combattimento di Arezzo

che propone all'Amministrazione comunale di onorare la memoria del quadrumviro della

rivoluzione, Maresciallo dell'aria, Italo Balbo, deceduto eroicamente nel cielo di Tobruk il 28

giugno 1940 intitolando a suo nome una via cittadina. L'Amministrazione podestarile è

orgogliosa di rendere tale doveroso omaggio alla memoria del grande scomparso, che l'eroica

sua vita volle coronata da ardimentoso sacrificio, fulgidissimo esempio alle generazioni

future, con atto in data 12 luglio 1940, chiese l'autorizzazione prevista dalla legge per

l'intitolazione al nome di Italo Balbo della Piazza del Popolo in cui eloquenti segni

testimoniano del valore dimostrato dai figli di Arezzo nelle battaglie per l'indipendenza e la

grandezza della patria.

Il prefetto approva il 5 settembre 1940, il Ministro dell'interno ha concesso l'autorizzazione

secondo il regio decreto- Legge 10 maggio 1923 e la legge 23 giugno 1927.

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Delibera Numero 255 del 18 luglio 1941 Il Podestà

premesso:

Il 7 gennaio 1937 moriva a Firenze il Senatore Lando Landucci.

Nato a Sansepolcro in provincia di Arezzo il 2 giugno 1855, illustrò con il suo ingegno e con

le sue opere la patria e la provincia che gli dette i natali.

Laureatosi in Giurisprudenza a Pisa il 12 luglio 1877, salì appena 22enne la Cattedra

universitaria nell'Ateneo di Urbino, passando due anni dopo a quella di Padova, alla quale

dedicò per ben dieci lustri la sua mirabile attività di scienziato e di maestro, tenendo la

Cattedra di Diritto Romano.

Scrittore molto fecondo, pubblicò cinque grandi opere giuridiche e di Storia del Diritto, e

numerose monografie, che meritatamente gli assicurarono fama nazionale, fu ammirato pure

per le sue celebrazioni e conferenze, dotte e forbite;

per Arezzo, in cui compì gli studi medi, nutrì sempre amore filiale e delle sorti della sua città

d'adozione fu sempre patrocinatore attivo e illuminato, tanto che essa lo mandò suo

rappresentante alla Camera dei Deputati per quattro legislature di seguito dall'anno 1900 al

1919.

Per il suo atteggiamento politico durante e dopo la Grande Guerra(fece pure parte del Fascio

Parlamentare di Difesa Nazionale) ed in riconoscimento della sua dirittura politica e morale,

delle sue benemerenze patriottiche e degli alti meriti scientifici, nel 1934 venne nominato

Senatore del Regno;

premesso quanto sopra e rilevato che per soddisfare il vivo desiderio della cittadinanza

l'Amministrazione Podestarile con atto in data 21 aprile 1941 chiese al Ministero dell'Interno

la preventiva autorizzazione a intitolare al nome di Lando Landucci la Piazza posta nella parte

alta della città a fianco del Palazzo ove ha sede l'Intendenza di Finanza, Piazza che

attualmente non ha alcuna denominazione ufficiale propria;

ritenuta che giusta comunicazione di questa Prefettura in data 11 maggio 1941 numero 9646,

il Ministero dell'Interno, su conforme parere della Deputazione di Storia Patria di Firenze, ha

concesso la richiesta preventiva autorizzazione;

veduta la legge 23 giugno 1927 numero 1188 concernente la toponomastica stradale;

sentito il parere favorevole espresso ad unanimità di voti dalla Consulta Municipale nella

seduta del tre corrente

Delibera

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di richiedere autorizzazione al Prefetto della provincia di intitolare al nome di Lando

Landucci la Piazza posta al fianco del Palazzo ove ha sede la R. Intendenza di Finanza e che

dà accesso alla Via Sasso Verde.

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Delibera Numero 382 del 15 dicembre 1942

Il Podestà

premesso

in data 4 maggio 1927 moriva in Firenze l'insigne dantista e letterato Isidoro Del Lungo che il

20 Dicembre 1841 aveva visto la luce in Montevarchi, provincia di Arezzo.

Nel Dicembre dell'anno scorso, ricorrendo il centenario della nascita del Del Lungo, la Reale

Accademia Petrarca volle celebrare l'avvenimento esprimendo il voto di perpetuare anche in

questa città con un segno visibile il ricordo di questo illustre figlio della terra aretina;

premesso quanto sopra rilevato che per secondare il vivo desiderio della cittadinanza,

l'Amministrazione Podestarile con atto in data 16 luglio 1942 chiese al Ministero

dell'Educazione Nazionale la preventiva autorizzazione di intitolare al nome di Isidoro Del

Lungo la via attualmente detta del “Bancaccio”, la quale fiancheggia a Nord della Piazza

Principe Amedeo e porta un nome che non rappresenta importanza storica degna di rilievo;

ritenuta che giusta comunicazione della Reale Soprintendenza ai Monumenti della provincia

di Firenze, Arezzo e Pistoia in data 21 novembre 1942 numero 3073, il Superiore Ministero

con lettera del 18 novembre corrente, numero 4902 ha concesso la richiesta autorizzazione;

veduto il Regio Decreto legge 10 maggio 1923, numero 1158 concernente la toponomastica

stradale, sentito il parere favorevole espresso ad unanimità di voti dalla Consulta Municipale

nella seduta odierna

Delibera

di intitolare al nome di Isidoro Del Lungo la via attualmente denominata Via della Bancaccio.

Page 136: Toponomastica e politica. Il caso del Comune di Arezzo, dall’Unità ai giorni nostri

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Delibera Numero 395 del 22 novembre 1943 Il commissario

ravvisata l'opportunità di intitolare una Via cittadina al nome della medaglia d'oro Ettore

Muti, super decorato al valore combattente volontario di tre guerre, caduto per la Causa

Nazionale;

ritenuto che in relazione all'attuale momento possa intitolarsi al nome di Ettore Muti il Viale

del Re

Delibera

di cambiare la denominazione del Viale del Re in Viale Ettore Muti.

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Delibera Numero 8 del 15 gennaio 1944

Il commissario

Veduta la circolare del Capo della Provincia in data 4 gennaio ultimo scorso numero 9989

Gab. , con la quale a seguito del telegramma 25 dicembre ultimo scorso della Presidenza del

Consiglio dei Ministri si invitavano le Amministrazioni Comunali al mutamento dei nomi di

determinate vie e piazze cittadine;

ritenuto che, in conformità alle disposizioni di cui sopra, si rende necessario mutare il nome

del Corso Vittorio Emanuele, della piazza Umberto I e della Piazza Principe Amedeo;

ravvisata l'opportunità di restituire alla Piazza Umberto I l'antico nome di Piazza San

Francesco e di mutare il nome del Corso Vittorio Emanuele e della Piazza Principe Amedeo

rispettivamente in Corso Italia e Piazza del Risorgimento;

Delibera

di mutare il nome del Corso Vittorio Emanuele in Corso Italia, della piazza Umberto I in

Piazza San Francesco e della Piazza Principe Amedeo in Piazza del Risorgimento.

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Delibera Numero 183 del 5 settembre 1944

La giunta

viste le istanze prodotte dal Parroco di San Michele allo scopo di ottenere il ripristino del

nome di “Piazzetta San Michele” alla Piazzetta attualmente intitolata “Guglielmo Oberdan” e

di alcuni abitanti della ex Via Aldo Rosselli, perché alla stessa sia imposto il nome di

Guglielmo Oberdan anziché sostituito quello di Via delle Derelitte;

rilevato che dagli atti d'ufficio che il nome di Piazzetta Guglielmo Oberdan fu imposto alla

Piazzetta San Michele con deliberazione 22 Dicembre 1921 e che il nome di Via delle

Derelitte è stato ripristinato con deliberazione 18 Agosto 1944 Numero 750;

considerata l'opportunità di accogliere la duplice richiesta, sia perché in tal modo viene ad

intitolarsi al martire triestino un'arteria abbastanza importante, sia perché si elimina una

denominazione, quale quella delle Derelitte priva di alcuna importanza storica e di scarso

gradimento per gli abitanti;

vista la legge 23 giugno 1927 numero 1188;

Delibera

1) di ripristinare il nome di Piazzetta San Michele alla Piazzetta attualmente intitolata a

Guglielmo Oberdan.

2) di imporre il nome di Guglielmo Oberdan alla Via delle Derelitte, già Via Aldo Rosselli.

La presente deliberazione è stata approvata ad unanimità di voti.

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Delibera Numero 744 del 2 agosto 1945

Il Sindaco rileva che il tratto di strada che da via Trieste conduce alla Località detta del

“Pantanino” è senza nome pur trovandosi sulla strada stessa otto casa abitate, il che dà luogo

ad inconvenienti di vario genere.

Gli abitanti di quelle case desidererebbero che alla strada fosse attribuita la denominazione di

“Via del Pantanino” essendo tale località conosciuta da tutti.

Ritiene che si desiderio degli interessati possa essere assecondato.

La Giunta Municipale sentita l'esposizione del Sindaco;

veduta la legge 23 giugno 1927 numero 1188 concernente la toponomastica stradale ad

unanimità di voti nei modi di legge;

Delibera

di richiedere autorizzazione al Prefetto della Provincia di attribuire la denominazione di Via

della Pantanino al tratto di strada che congiunge la Via Trento e Trieste con la località detta

del Pantanino.

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Delibera Numero 166 del 27 settembre 1946

Enunciato l'oggetto iscritto al numero 10 dell'ordine del giorno, l'Assessore Montanini da

lettura del verbale della seduta tenuta in data 23 agosto dalla Commissione Speciale per il

cambiamento della denominazione di alcune Vie e Piazze cittadine, nominata con

deliberazione consiliare del 21 giugno 1946 numero 67.

Le variazioni proposte dalla suddetta commissione sono le seguenti:

1) Piazza Umberto I in Piazza San Francesco

2) Corso Vittorio Emanuele in Borgo Maestro.

3) Piazza Principe Amedeo in Piazza della Badia.

4) Piazzale della Stazione in Piazzale della Repubblica.

Il Sindaco osserva che la Commissione non ha svolto in modo completo il compito affidatole

in quanto nessuna proposta ha formulato per intitolare una Via cittadina al nome di Sante

Tani.

L'Assessore Angiolini dal conto suo rileva che la denominazione di Borgo Maestro da

attribuire al Corso Vittorio Emanuele risente troppo di antico e paesano, meglio la

denominazione di Corso Italia senza guardare se tale denominazione fu già attribuita dai

“repubblichini”.

Il consigliere Marzocchi invece ritiene ben appropriata la denominazione di Borgo Maestro

che sta ad indicare la Via principale della città;

anche il consigliere Professor Pieraccini si pronuncia in favore di questa soluzione facendo

rilevare che è una caratteristica delle nostre città conservare sulla parte più antica le vecchie

denominazioni.

Il Sindaco mette ai voti la proposta della Speciale Commissione concernente il cambiamento

di denominazione Via Corso Emanuele in Borgo Maestro.

In 23 consiglieri presenti il risultato è il seguente:

- Voti favorevoli numero 10

- Voti contrari numero 12

- Astenuti numero uno

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Messa successivamente ai voti la proposta dell'Assessore Angiolini, e cioè di attribuire il

nome di Corso Italia all'attuale corso Vittorio Emanuele, viene approvata con i seguenti

risultati:

- Voti favorevoli numero 11

- Voti contrari numero 10

- Astenuti numero due

Per quanto concerne le altre proposte formulate dalla Speciale Commissione i risultati delle

singole votazioni sono i seguenti:

- Piazza Umberto I in Piazza San Francesco: approvata ad unanimità.

- Piazza Principe Amedeo in piazza della Badia: approvata ad unanimità.

Terminata tale votazione il Sindaco richiama l'attenzione del Consiglio sull'opportunità di

attribuire o meno il nome di Sante Tani ad una Via o Piazza cittadina.

L'Assessore Montanini riferisce che la Commissione più volte menzionata si occupò anche di

ciò e da alcuno dei membri fu proposto di dare il nome di Sante Tani a quel tratto di Via

Garibaldi che va dall'incrocio con Via San Lorentino fino a San Clemente, senonché non

essendo stata raggiunta una completa unità di vedute fra i vari membri, non fu formulata

alcuna proposta concreta.

Inoltre deve rilevare che alla Commissione spettava unicamente l'incarico di proporre al

cambiamento dei nomi incompatibili con l'attuale ordinamento politico.

L'Assessore Angiolini osserva che nelle carceri, in quel tratto ubicate, furono trucidati quattro

martiri e pertanto ritiene che la nuova denominazione potrebbe essere “Via dei Quattro

Martiri”.

L'Assessore Mori si associa alla proposta.

L'Assessore Montanini osserva a sua volta che, esistendo già la “Piazza Martiri Antifascisti”,

si avrebbe un doppione di denominazione.

A sua volta il consigliere Niccolai ricorda che fin dai primi giorni della liberazione si pensò di

dedicare al nome di Sante Tani la Piazza dei Priori, ma anche allora per mancanza di un

consenso unanime nell'Amministrazione fu deciso per il nome di Piazza dei Martiri

Antifascisti.

Il Consigliere Smuraglia è d'avviso di dedicare al nome di Sante Tani il tratto di Via Guido

Monaco che va dalla Piazza omonima a Piazza San Francesco ma il Consigliere Casi osserva

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che nell'eccidio Tani trovarono la morte altri martiri ed onorando la sola memoria del primo

ne verrebbe una menomazione per gli altri.

Replica il consigliere Avvocato Niccolai, facendo rilevare che la figura di Sante Tani emerge

ben più di quella di coloro insieme ai quali trovò la morte; di lui infatti non solo è degna la

memoria, la morte, ma tutta la vita.

Il Consigliere Professor Pieraccini riconosce che effettivamente la figura di Sante Tani è

quella di un esponente, è contrario però al frazionamento della denominazione di Via

Garibaldi, in quanto tale Via meglio si presta così come, con unica denominazione da Porta

San Clemente a Porta Trento Trieste, agli effetti delle indicazioni per la circolazione stradale.

E' di avviso pertanto che era più opportuno ricordare il sacrificio di Sante Tani e dei compagni

apponendo una lapide all'esterno del carcere.

Poiché la discussione prosegue con la partecipazione di vari consiglieri il sindaco interviene

invitando i presenti a formulare proposte concrete.

Il Consigliere Professor Pieraccini presenta allora proposta formale di apporre sul muro

esterno del carcere una lapide che ricordi la figura di Sante Tani e dei compagni caduti con

lui, proposta che il Consiglio approva ad unanimità.

Dopodiché per consenso unanime, vengono incaricati dalla redazione del testo da inscrivere

nella lapide il Sindaco Ingegner Grazi, l'Assessore Montanini ed i Consiglieri Professor

Curina, Professor Pieraccini, Raschi, Avvocato Niccolai e Ragionier Busachi.

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Fonti: Fonti Archivio Storico Comune di Arezzo:

Delibere ( Consiglio Comunale, Giunta e Podestà) di un arco temporale che va dal 1867 al

2013.

Gli stradari sono ricavati da Delibere del Comune di Arezzo e dalla ricerca web.

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Periodici:

1. La Nazione, edizione di Arezzo

2. Il Corriere di Arezzo

3. La Repubblica

4. Arezzo, Il Settimanale

5. Il Nuovo Corriere di Arezzo

6. Notizie di Storia, semestrale della Società Storica Aretina

7. Il Corriere della Sera

8. Il Secolo d’Italia

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Bibliografia: 1. Baioni Massimo, I volti della città, politica simboli, rituali ad Arezzo in età

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2. Isneghi Mario, I luoghi della memoria, simboli e miti dell'Italia unita, Editori

Laterza, Bari, Settembre 1996.

3. Isneghi Mario, Le guerre degli italiani, Parole immagini, ricordi 1848-1945, Le

Scie, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1989.

4. Rossi Franco, Toponomastica e denominazione strade. Il quadro giuridico. La prassi

amministrativa, I servizi demografici, 2012 n. 1-2.

5. Ridolfi Maurizio, Storia Politica dell'Italia repubblicana, Mondadori Bruno, 2010.

6. Antoniella Augusto, Moriani Antonella, Occupazione Francese e insorgenza

antifrancese nelle carte dell'archivio di Stato di Arezzo(1799-1801), Progetto Archivi,

Provincia di Arezzo, Arezzo, 1991.

7. Brigidi E. A. , Giacobini e Realisti o il Viva Maria, Arnaldo Forni Editore, Prato,

1974.

8. Tognarini Ivan, Arezzo tra rivoluzione e insorgenze 1790-1801 : documenti e

immagini per una ricerca storica, Aretia Libri, Arezzo, 1982.

9. Donati Edgardo, Ancora un "Viva Maria"? : le reazioni nell'Aretino all'annessione

della Toscana all'Impero napoleonico (1808-1809) , atti del Convegno Arezzo, 29 novembre

- 1 dicembre 2005.

10. Dondi Stefano, Giorni Maria, Pescini Ilaria, Fonti per la storia di Arezzo dal 1799 al

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11. Lazzeri Corrado, Arezzo e la sua insurrezione del 06 Maggio 1799, Scheggi, Arezzo,

1934.

12. Medici Leopoldo, A proposito della più recente toponomastica cittadina, Bollettino

d'informazione Brigata Aretina degli Amici dei Monumenti, n. 33, 1982.

13. Nocentini Alberto, Agli inizi della toponomastica aretina, Atti e memorie della

Accademia Petrarca di lettere, arti e scienze, Nuova Serie n. 65, 2003, p. 123-137.

14. Mastrelli Carlo Alberto, Elementi germanici nella toponomastica aretina, Atti del

convegno su: Arezzo e il suo territorio nell'alto Medioevo, Arezzo, Casa del Petrarca, 22-23

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15. Van Eldik Tommy, Lo sport come elemento della politica fascista in Italia, Letteratura

e cultura occidentale, Utrecht, 2007

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16. Salvadori Roberto - Bibliografia aretina 1790-1815 e Rassegna Bibliografica del Viva

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17. Telese Luca, Cuori neri, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 2006

18. Serri Mirella, I profeti disarmati. 1945-1948, la guerra fra le due sinistre, Milano,

Corbaccio 2008

19. Berti Gian Pietro, Un' idea esagerata di libertà. Introduzione al pensiero anarchico,

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20. Berti Gian Pietro, Sacchetti Giorgio (a cura di), Un libertario in Europa. Camillo

Berneri: fra totalitarismi e democrazia. Atti del convegno di studi storici, Arezzo, 5 maggio

2007, Reggio Emilia, Archivio fam. Berneri A. Chessa, 2010

21. Caneschi Marco, Storie e dinastie degli ebrei aretini, Arezzo, Il Laboratorio, le

edizioni 2010

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2. www.informarezzo.com

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11. www.facebook.com

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