TISO - Desideri
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Francis V. Tiso, Ph.D.
Ippolito Desideri e il dialogo interreligioso con il buddhismo vajrayana
Forte dei Marmi, sera del 23 luglio 2009
1. Paragone del resoconto del Desideri sulla tolleranza, la piet, la curiosit dei tibetani, con la mia
esperienza nel Dolpo, nel Kham, e nel Tibet centrale.
I. D ESIDERI , Relazion e ( MITN VI, DR.2, pp.80-81): Non solamente per lor genio affabile, cortese e
domestico, ma oltre di ci per la politica, tanto i Thibetani quanto i Tartari (non per i Tartari di Giongr)
son amanti de forestieri, co quali usano e riverenza e amorevolezza. [] Non per communemente
permesso a forestieri laver casa propria (specialmente in Lhas), ma solamente labitare nelle case a
nolo. Contuttoci il primo ministro e il re Cinghes Khang mi avevano conceduto, come a missionario
europeo, licenza di comprar una casa grande e posta in un buon sito, quasi su la piazza di Lhas e nella
strada principale detta del Khor. Cos ancora dopo la mia partenza [] i P.P. Cappuccini hanno ottenuto,
comessi affermano, facolt di comperare un pezzo di terreno e di fabbricare in esso un lor ospizio.
Permettono di pi a missionarj daver nelle loro case le cappelle e di celebrare in esse il Santo Sacrifizio
della Messa. Anzi dimandano con somma instanza di potervi assistere. M succeduto molte volte, nel dar
loro a intendere che cosa rappresentasse limmagine del Crocifisso, di vederli, prostrati a terra, non
solamente far adorazione al Divin Salvatore, ma battersi divotamente il petto, e domandando daver la
Sacra Immagine nelle mani, con molto affetto baciarla e tutta bagnarla di lacrime, per un gran sentimento
eccitatone loro cuori dalludire che Nostro Signor Gies Cristo, che rappresentato in quella, ha tanto
patito e sofferto per la redenzione delle loro anime. Spessissimo ancora ero costretto dalle efficacissime
instanze che mi facevano a permetter loro dintervenire alla Santa Messa, ed era cosa che compungeva il
vederli tutto quel tempo stare inginocchiati in terra con le mani giunte e con molta attenzione. Talvolta
alcuni di essi portavano profumi, pregando che si facessero ardere sopra laltare. N solamente mi
permettevano luso della cappella dentro la mia casa di Lhas ma ancora quando abitavo nel loro Gran
convento e universit di Ser, avevo quivi la mia cappella, dove concorrevano e facevano tutto il qui
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esposto molti religiosi, anche dottori e qualificati e di grande autorit fra di loro. A tutto ci conferisce
molto la stima che hanno concepito de Missionarij Europei, considerandoli e riconoscendoli per Lama,
cio non solamente per Religiosi che hanno rinunziato al mondo e come dottori che hanno acquistato lescienze, ma come maestri e direttori spirituali, che spontaneamente si son dedicati a questo ministero e a
tutti i travagli ad esso annessi per il motivo di ritirar glaltri daglerrori e dal male e di guidargli e
condurgli al bene e alleterna felicit. Questi tre sono appresso i Thibettani le constituzioni essenziali dun
vero Lama.
F. T ISO , Just This Side of Tibet (1999), 23 maggio 1997, a Samten Ling, gompa di Tarakot, nel Dolpo
inferiore. Qui tutti sono "lama" e fanno la p j, sia uomini che donne. Ho celebrato la S. Messa
stamattina in ringraziamento a Sant'Antonio per l'aiuto nel ritrovare la tenda perduta lungo la pista
qualche giorno fa, e per l'alacrit del Nabin Gurung in quelle circostanze di grande pericolo. Era forse la
prima S. Messa cattolica mai celebrata nel Dolpo. Dal momento che tutta la gente qui prega spesso e
molto, e si affida in ogni momento ai riti, non ci sorprende che gli abitanti del gompa (sul tetto del quale
abbiamo messo il nostro accampamento), fossero affascinati dalla mia S. Messa. Guardavano dal cortile,
felicissimi. Ho spiegato che stavo pregando per una benedizione sull'intera casa e i suoi abitanti, per i vivi
e per i morti. In modo particolare, apprezzavano il canto: ho usato i canti liturgici in latino con le melodie
gregoriane, cose facili che potevo cantare a memoria. "E' un lama come noi" hanno detto. S, qui
abbiamo l' Issu Lama, il Lama di Ges (perch conoscono qualcosa del cristianesimo). Ho capito pi tardi
che, per loro, la maggior parte degli europei sono "barbari" senza religione, senza spiritualit, materialisti
e spesso (anche i giovani "trekkers", purtroppo) sfruttatori. Trovare un lama occidentale era un vero
sollievo per questo popolo portato piuttosto a pensare bene degli altri: "Ah, anche loro hanno una cultura,
una religione, anche il canto sacro meno male, non sono del tutto ignoranti e sfortunati come abbiamo
temuto".
Un episodio simile accadeva vicino un grande ponte dove ubicato un grande chorten (= st pa )
consacrato a Padmasa bhava (Guru Rinpoche). Stavo celebrando la S. Messa all'aperto, seduto in postura
di loto davanti a un piccolo altare costruito sul posto con delle pietre. Mentre pregavo, passavano alcunidei Lama locali portando sulle spalle i famosi tamburini a doppia testa per il rito del chd, che di solito
qui si usa in suffragio dei morti. Bastava un sorriso di comprensione scambievole accompagnato da un
saluto caloroso con la mano destra, e continuavano il cammino con cuori liberi e gioiosi e volti
irraggianti.
Nella spedizione del 2000, sempre nel Dolpo, c'era un rito al bodhisattva Vajrasattva il trentesimo giorno
dopo la morte di un bambino, figlio di uno dei lama. Tutti i lama della vallata Tarap, compreso il
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sottoscritto, furono invitati alla cerimonia, recitata interamente dagli antichi libri scritti in maiuscole
tibetane. Dopo questo rito, sono salito sul tetto con un compagno (uno studente cattolico dall'Universit
statale Humboldt, in California) per celebrare l'Eucaristia. Compiuto il rito della S. Messa, successo unodi quei segni e meraviglie da cui parla il Nuovo Testamento. Nel cielo, visibile per tutta la vallata, ci
furono due arcobaleni accompagnati da poche nuvole segno evidente a tutti che i due riti furono
ugualmente efficaci; la natura stessa ha comunicato il messaggio del divino gradimento. Il mio gruppo di
ricerca (in quell'anno stavamo raccogliendo dati sulle thangka dei sette gompa della Tarap Valley) mi
riferiva la gioia sulle labbra di tutti gli abitanti all'altro lato della vallata, perch erano tutti informati sui
due riti. Sulla base di queste esperienze sono tuttora in buoni rapporti con gli abitanti del Tarap-Dho; ho
mandato qualche sostegno al progetto di una clinica di medicina tradizionale al Ri-'bum Gompa e
rimaniamo in contatto per posta elettronica quando Lama Namgyal si trova a Kathmandu.
2. Il contenuto del dialogo interreligioso; il valore delle idee e della comprensione scambievole come
fondamento indispensabile per eventuali collaborazioni. L'importanza del dialogo come fonte
dell'amicizia, o almeno di reciproco conoscenza. Importanza che i leader delle comunit religiose si
conoscano attraverso gli anni, se fosse possibile, dal periodo della formazione accademica.
Un cenno sul mio itinerario personale: ho incominciato con un primo discorso [sull'evoluzione biologica
in prospettiva teologica cristiana] alla scuola catechetica dei luterani del mio paese all'et di sedici anni.
Poi alla Cornell University, facevo parte del gruppo di ospitalit per i predicatori di ogni religione invitati
alla cappella universitaria nel periodo 1968-1972. A Cornell ho avuto modo di conoscere parecchie
persone di altre religioni e per fare lunghi dibattiti con loro in quei tempi di grande fermento politico e
culturale. Alla Cornell University, ho conosciuto il mio padre spirituale, dom David Steindl-Rast,
benedettino, uno dei grandi pionieri del dialogo con il buddhismo zen; ho passato molti giorni di ritiro nel
suo monastero non lontano dall'universit. Gi nei primi mesi del seminario, ho scritto sulle questioni
riguardanti il dialogo interreligioso. Lasciando il seminario cattolico (dove non ero particolarmente
"gradito" a certi dei miei superiori! ironicamente, ora sono gradito e ci sono andato spesso per vari
incontri ecumenici o semplicemente per amicizia), ho compiuto la laurea in teologia alla Harvard
University, ove ho studiato gli aspetti teorici del dialogo inter-religioso con il professore George Rupp e
con l'inimitabile professore Harvey Cox, il quale tuttora rimane un caro amico e fonte di tante idee utili
sia per l'ecumenismo che per il dialogo inter-religioso. Per due anni dopo la laurea, cercavo di
approfondire lo studio con la pratica della vita monastica presso la Grangia benedettina con padre John
Giuliano e dom David Steindl-Rast. In quel periodo, abbiamo fatto diversi incontri soprattutto con i
buddhisti zen e i sufi. Compiuta la formazione, ho trovato un posto di lavoro presso la casa editrice
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teologica "Seabury Press" a Manhattan, a due passi dall'ONU. Seabury era un centro del dialogo
inter-religioso ed ecumenico all'epoca e ho potuto conoscervi tantissime persone sia nell'ambito
accademico che nel mondo delle ONG. Oggi va di modo per i giovani a fare gli "internships" (tirocinionon rimunerato) presso queste ONG, per rinforzare il proprio curriculum vitae . Non potrei sottolineare
mai abbastanza l'importanza di queste esperienze per i giovani che aspirano al "leadership" in qualsiasi
professione, perch viviamo in un mondo multi-culturale dove le interfacce sono numerose e gli incontri
tra persone esigono sempre pi una conoscenza degli altri e delle loro idee. Dopo l'esperienza di Seabury,
ove ho fatto pubblicare le edizioni americane delle opere di Marco Pallis, del padre Yves Congar, del
canonico Alan Jones, dei gesuiti Barry e Connolly (ora quel libro sulla direzione spirituale si trova
dappertutto tra quelli che fanno questo ministero), e di vari altri, ho vinto una borsa di studio per
completare il dottorato di ricerca alla Columbia University sotto l'indimenticabile Alex Wayman,traduttore delle opere di Je Tsong Kha pa e figura di perenne controversie. Ho scritto la dissertazione sulle
pi antiche versioni della biografia di Milarepa, grande figura di santit nel buddhismo vajray na ,
ispiratore di una cultura poetica e yoghica nel Tibet, e uno dei fondatori dell'ordine dei kagyupa .
Ho tradotto due antiche agiografie del "Mila rnam thar" mai conosciute e completamente trascurate dagli
studiosi; ora grazie a Carla Gianotti, l"UTET ha pubblicato una nuova traduzione italiana della biografia
di Milarepa scritta dal grande "Yoghi Matto" gTsang smyon Heruka attorno a 1500; nella sua
introduzione al testo, la Gianotti fa generosi riferimenti al mio lavoro, che finora non ho potuto pubblicare
in italiano (lei ha usato un testo inedito nella biblioteca del Centro Milarepa a Torino).
Per riassumere lattivit degli anni '90, sono stato in Italia come sacerdote della diocesi di Isernia-Venafro,
collaborando fuori diocesi con i PP. PIME, i PP. benedettini, e il PCID per promuovere una conoscenza
sana e teologicamente salda delle altre religioni e del dialogo. Sono stato a Taiwan nel 1995 con S.
Eminenza cardinale Francis Arinze per l'incontro con le varie scuole del buddhismo; con i benedettini in
India nel 1992; in sabbatico in Nepal nel 1997; la spedizione sui thangha nel 2000 e sempre nel 2000 in
Tibet orientale per ricercare un caso del corpo di arcobaleno ( Khenpo A-chs ).
Nel 1998, tornai negli USA per un periodo di aggiornamento pastorale mentre si completavano i lavorianti-sismici all'eremo dei SS. Cosma e Damiano a Isernia. Una cosa port a un'altra, e inizialmente fui
invitato dall'arcivescovo di San Francisco mons. William Levada (attualmente cardinale Prefetto della
Congregazione per la Dottrina della fede della Santa sede) ad aiutare in una parrocchia gravemente
polarizzata e poi incaricato di riorganizzare l'associazione degli studenti cattolici alla San Francisco State
University. Come sempre sviluppai moltissimi contatti con i partner ecumenici ed inter-religiosi nel
mondo multi-culturale della California e fui nominato alla commissione per il dialogo con le comunit
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zen e ch'an. Dopo un anno, fui nominato Direttore associato del Segretariato per l'ecumenismo e il
dialogo inter-religioso della Conferenza episcopale dei vescovi cattolici degli USA (USCCB) a
Washington, DC, incarico che ho coperto per cinque anni. Il nostro lavoro abbracciava sia il dialogo congli altri cristiani (in modo particolare per me, i Riformati, cio i Calvinisti) sia con le altre religioni: con i
buddhisti, gli ind, i sikh, gli ebrei, e i musulmani. Convocavo riunioni, scrissi documenti, pubblicavo
articoli, valutavo la teologia dei colleghi professori, svolgevo consulenze per i vescovi, guidavo la
formazione dei delegati diocesani per il dialogo, e mantenevo una vasta corrispondenza tramite posta
elettronica. Il nostro segretariato si occupava molto delle problematiche del dialogo con un approccio
sia critico dal punto di visto teologico, sia in una prospettiva pragmatica. Per esempio, c' il problema del
"dialogo" gestito da persone che non sono rappresentanti di una consistente comunit religiosa o culturale,
oppure da persone che hanno poco conoscenza delle religioni (anche di quella propria!), oppure da quelliche hanno lo scopo del proselitismo, oppure da quelli che vedono tutto il bello dell'altro e niente di bello
nel suo ecc. Perci, nel mio lavoro alla Conferenza episcopale, ho dato molta importanza all' approccio
di "antropologia culturale" nel metodo scientifico delle mie ricerche nellAsia meridionale e in Estremo
Oriente, ovviamente temperato con la critica strettamente teologica. Potrei commentare in modo assai
esteso sul collegamento tra la teologia dei documenti del Concilio Vaticano II e la pratica attuale del
dialogo inter-religioso sia nella Chiesa cattolica che negli altri ambienti, ma preferisco fornirvi alcune
osservazioni dalla ricerca nel Dolpo, regione al nord della montagna Dhaulagiri, sui confini con il Tibet
occidentale:
27 maggio 1997. Vallata del Fiume Tarap. La religione del Dolpo, sia il vajray na buddhista ( chs pa )
sia il vajray na bn po , consiste dei seguenti elementi:
- esperienza mistica personale e auto-conoscenza coltivate in lunghi ritiri attraverso l'intero percorso della
vita delle persone;
- culto di varie divinit, ognuna delle quali ha un suo ruolo pratico per la gente comune, quel che
qualcuno forse chiamerebbe 'superstizione' ha per anche la capacit di affrettare il raggiungimento della
piena illuminazione, cio della buddhit;
- il virtuoso religioso per eccellenza il Lama, il quale non soltanto uno specialista per i riti e per gli
insegnamenti, ma ha anche acquistato il potere spirituale attraverso la pratica assidua del culto tantrico
degli di, facendo i loro rispettivi yoga durante i lunghi periodi di ritiro; in tal modo, i suoi riti sono non
soltanto belli, ma efficaci;
- cura medica nella tradizione tibetana del menzikhang (centro per la medicina e per l 'astrologia);
- cultura "folcloristica" dell'arte, della musica, dell'astrologia, del calendario, dei miti, ecc.;
- pratica regolare della divinazione soprattutto attraverso il "mo" - cio l 'uso del mala come fonte di
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numerologia, ma anche attraverso i sogni ed altri "segni" (il volo degli uccelli, ecc.);
- esorcismo e eliminazione degli ostacoli (cio togliere le fatture, le maledizioni, ecc.): il ngag pa
(sanscrito: mantrika , praticante dei mantra) sempre una specie di mago o santone professionista;- cura dei luoghi sacri, ad esempio i templi curati dalle famiglie che fanno da generazione a generazione i
lama ereditari.
Importante ricordare che i laici diventano lama oppure ngag pa attraverso l'intensa pratica del ritiro. Nel
Dolpo inferiore non ci sono monasteri dei gelong classici del buddhismo tibetano (ci sono nel Dolpo
superiore) e sono pochi quelli che scelgono il celibato ( tra pa ). Il gompa di solito un affare di famiglia,
un focolare nel senso vero della parola. Troviamo quindi analogia alla cultura dei guaritori e dei santoni
che caratterizzano altri luoghi, ma apparentemente senza le polemiche e i contrasti con il clero monastico,
i sacerdoti, i ministri e i rappresentanti del governo. L'autorit si basa sul lignaggio della trasmissione da
maestro a discepolo, l'efficacia sentita dei riti celebrati dal singolo lama, e la pratica del ritiro (ad esempio,
in cicli di tre anni, tre mesi e tre giorni, spesso ripetuti; il primo ritiro di solito si compie in adolescenza,
chiudendosi in una stanza superiore della casa, che funge sempre come tempio; altri ritiri si possono fare
in grotte locali oppure in centri di ritiro appositi).
3. Il nostro Segretariato ha dato molto rilievo all'ideale del servizio alle comunit religiose: scopo del
dialogo; servizio all'umanit: scopo inscindibile del dialogo tra comunit. Esempio: assistenza alle vittime
di eventi catastrofici, collaborazione nelle opere di misericordia. Per, il motivo per questo tipo di
servizio diverso tra una religione e un'altra, e i motivi vanno rispettati, altrimenti facciamo troppo in
fretta una "traduzione" dell'altro in termini nostri, senza rispettare la soteriologia ed altre caratteristiche
dell'altro negandogli la sua vera identit e dignit. Esempio: si presume che il buddhismo sia una religione
"ecologica" e lo , come sottoprodotto, ma non come scopo principale. Confondere il rapporto tra
l'uomo e la natura nel sistema buddhista dimostra una mancanza di rispetto per elementi fondamentali di
quella dottrina; significa non "ascoltare" il partner nel dialogo. Altro esempio diffusissimo, al quale sono
stato messo in guardia dal mio grande direttore di tesi del dottorato, Alex Wayman, la tendenza di
tradurre le parole chiave del buddhismo in maniera falsificante. Dappertutto si parla delle "Quattro nobili
verit" ma in realt la parola sanscrita "caturaryasatya" viene spiegato come "le quattro verit che
appartengono agli rya " cio, riferisce alle quattro verit al cuore della dottrina buddhista le quali sono
riconosciute, raggiunte, intese e spiegate solo da chi le ha realizzate attraverso la pratica della meditazione
e l 'esperienza dell'illuminazione cio dagli rya , i santi, gli illuminati; per la gente comune, queste
verit non sono particolarmente chiare, conosciute, apprezzate ed abbracciate! Ma forse per un falso
rispetto per la democrazia e l'uguaglianza sociale, sembra pi proficuo parlare di quattro verit che sono
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apparentemente "sublimi" e non distinguere tra vari tipi di persone. Ma in realt, tutto il buddhismo si
fondato sull'idea che ci sono due tipi di persone, quelli che hanno raggiunto lo scopo dell'esistenza umana,
e quelli che sono ancora nella confusione mentale.
4. Tra il buddhismo e il cattolicesimo: contrasto tra le due escatologie e quindi tra le due
soteriologie.
Cosa significa escatologia? Quel che si propone come scopo della vita umana in vista dello stato eterno
della persona umana. Cosa significa la soteriologia: la dottrina della salvezza, (soteria, in greco), sia sotto
l'aspetto del fine ultimo, sia sotto l'aspetto del cammino per raggiungerlo. Molto interessante rilevare,
per, che dalla mia esperienza in Himalaya, sia nel 1997 sia nel 2000, risulta come l'ambiente stesso abbia
un effetto sul cambiamento, sulla trasformazione, spirituale/interiore; cominciamo cos a capire come sia
possibile sfruttare alcuni metodi per riscoprire elementi quasi scomparsi della nostra tradizione
contemplativa cattolica. Un estratto dal mio diario di viaggio:
F. V. T ISO , Just This Side of Tibet (1999, inedito): 16 maggio 1997, in campeggio a 2500 metri, sulla
pianura "Phagorne". Dopo una breve seduta di preghiera, aumentava la velocit del vento e alle 7 e 52
prendevamo la strada accompagnati da un cavallo di nome "Thur-ri" portando 50 kg con noi. Fa bel
tempo per il trekking: fresco, ventilato, e parzialmente nuvoloso. Sempre con un panorama splendido,
ruscelli freddi e sorgenti purissime. Una grande quantit di rododendri e una specie di lilla di colore pirosa che lavanda e meno profumata di quella coltivata da noi. Ho raccolto anche una quantit di achillea
per uso medicinale.
Iniziava subito l'ascesa verso un passo oltre 4500 metri sul livello del mare. Ero davvero incapace di
farcela col mio zaino, e quindi come un vero guerriero gurkha, il bravissimo Nabin Gurung ha messo la
mia roba in testa ed ha ripreso il cammino. Con l'aiuto di Jamphel, ho raggiunto il passo dopo due ore di
salita dolorosissima. Poi, altre due ore per arrivare al meraviglioso luogo di campeggio. Lungo la pista, ho
avuto forti esperienze interiori: intuiti, lacrime, riflessioni esistenziali sul mistero della Santissima Trinit
(ad esempio: il paradosso tra movimento e stasi dentro le processioni delle Persone Divine),
comprensione del significato dell'ascetismo e della rinuncia per motivi spirituali, e una bellissima
visualizzazione della lettera A dentro una goccia luminosa ( A-tigl ) dei colori dell'arcobaleno, ed altre
ancora. Le lacrime scaturivano quando ho meditato in gratitudine per i miei genitori; ho capito anche la
gentilezza e la severit attraverso gli anni di formazione ai piedi del mio maestro dom Davide il
benedettino ho avuto un fortissimo desiderio di vederlo di nuovo nella sua vecchiaia. Il vero guru,
archetipo del monaco e maestro padre-e-madre nelle visualizzazioni tantriche. Mi ricordo molto forte il
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lo vedevo nelle pietre e ora lo vedo nella mia memoria, e mi vengono delle intuizioni sulla danza circolare
della Trinit, cos' e cosa significa. Perch ho l'idea che se la Sindone di Torino una "foto" della
Resurrezione, cos queste pietre e queste montagne sono delle foto del momento primordiale dellaCreazione stessa. Il Nome Divino si trova scritto e sigillato dappertutto. E' una danza, la Gnosi! Nel
Vangelo di Giovanni, troviamo questa parola greca molte volte e si tratta di come il Padre e il Figlio
stanno prodigandosi affinch queste "scimmie" (noi cosiddetti Homo sapiens ...) scelte per diventare i
sacerdoti di tutto il creato partecipino a questa grande celebrazione dell'Essere. Attraverso l'agape,
raggiungiamo la gnosis, e dalla gnosis saliamo verso la koinonia! La rinuncia si incarna in questo
pesantissimo trekking!
Assomiglia alle antiche pratiche ascetiche dei santi, cose che ho sempre pensato di essere al di l della
mia capacit. Forse ora avr la purificazione desiderata e necessaria: camminando e salendo, completo la
pratica preliminare antecedente all'accesso ai tantra pi esigenti e sublimi. Il digiuno si fa facilmente con
quest'orrendo dhal bhat , denso e disgustoso come la colla. La veglia si fa con questa intensissima
attenzione mentre si cammina, e anche durante le notti in cui non si riesce a prendere sonno, sdraiato nel
sacco a pelo sul pavimento roccioso di una grotta. L'Himalaya ci impone e insegna lezioni dure. Un passo
sbagliato e si entra nel "bardo" subito! Quelli che bisticciano su roba da niente sulle isole, sulla pianura,
sulle costiere, non trovano posto qui in alto. Qui si trova un'economia delle parole, dei sentimenti, della
stessa verit. Ogni tanto, per, mi scappa qualche lunga lezione magistrale, e la assorbe tutta il caro
compagno americano, Bob. Maggiormente, per, tutta questa va al di l di N grjuna, oltre il vuoto del
vuoto. L'altezza ci mette in uno stato alterato della consapevolezza, e finalmente le cose vengono viste
come sono, con chiarezza esistenziale, e non come nella bassa pianura, o nei conventi accoglienti e
comodi. Il pensiero libero, selvaggio, proibito qui ha senso, e diventa chiaro, puro, limpido come il cielo.
5. Cosa possiamo imparare dal buddhismo vajray na , e dall'esperienza storica del Tibet? Il viaggio
del missionario-esploratore Ippolito Desideri ci ha lasciato qualche lezione ancora rilevante?
A mio avviso, si possono elencare alcune cose di grande valore che sono state approfondite dal
buddhismo. Esempi:
a) l'unit del corpo e della mente nell'esperienza dell'illuminazione, comprendente anche il concetto dei
cakra, i canali energetici, e il flusso dell'energia vitale nel corpo (cosiddetto pr a, per convenientemente
distinto dalla "pranoterapia");
b) l'importanza dell'armonia tra la ricerca filosofica e la ricerca per la liberazione spirituale: l'una sostiene
l'altra;
c) il ritiro, anche prolungato, come mezzo indispensabile per raggiungere lo scopo della vita spirituale;
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d) il ruolo indispensabile del maestro spirituale, il direttore spirituale, e lo stile di un vero maestro della
vita spirituale;
e) lopportunit di entrare nel cammino spirituale anche da molto giovani; la vita spirituale come vera epropria professione, un'arte da imparare con ogni fibra delle forze umane. Quindi, hanno ancora valore i
seminari minori, anche se questo non va pi di moda ...;
f) la possibilit di fare la vita spirituale come famiglia e in famiglia, trasmettendo l'arte di generazione in
generazione, in armonia (anzich in contrasto) con il monachesimo e il celibato sacerdotale.
g) lapprendimento dal dialogo stesso che ogni scoperta umana vive in reciprocit con altre scoperte,
comprese anche quelle spirituali; quindi l'esclusione delle verit altrui modo sicuro per indebolire la
verit propria, cio del proprio sistema soteriologico, come diceva l'Imperatore A oka nel terzo secolo
avanti Cristo.
Penso che quel che ha scoperto padre Desideri rimane un fondamento ancora molto utile e rilevante per
un dialogo fecondo tra cristiani e buddhisti. Inoltre, direi, tale dialogo perch oggi soprattutto in
Occidente spesso accade tra persone della stessa formazione accademica diventa fonte di metodologie e
scoperte che rendono pi efficaci i dialoghi con altre religioni, che in certi casi sono prevalentemente
presenti nelle comunit di formazione straniera (ad esempio quelle musulmane). Si formulano le
problematiche in modo compatibile, cos agevolando la comprensione scambievole. Si va al profondo,
soprattutto nel parlare dell'esperienza interiore del credente. Si d la giusta misura di importanza
all'ascolto, alla conoscenza scambievole, al rispetto per l 'integrit del sistema filosofico-soteriologico
altrui. Spero che molto presto possiamo condividere il cammino spirituale!