THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE … · 2020. 6. 10. · CORRIERE ORTOFRUTTICOLO...

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GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:[email protected] / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR MENSILE DI ECONOMIA E ATTUALITÀ DI SETTORE daily news: www.corriereortofrutticolo.it corriereortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXIV Nuova serie Aprile 2020 Euro 6,00 3 PROTAGONISTI SERENA PITTELLA “Puntiamo di più sui valori dell’ortofrutta” PAG.43 EFFETTO VIRUS PAG. 13 VENDITE SOTTOSOPRA Code ai supermercati mentre l’Italia si scopre regina europea dell’e-food PRIMO PIANOPAG. 51 IMBALLAGGI Sempre più prodotto confezionato e vola il packaging, soprattutto se attento alla sostenibilità

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GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:[email protected] / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

M E N S I L E D I E C O N O M I A E A T T U A L I T À D I S E T T O R E

daily news: www.corriereortofrutticolo.it

corriereortofrutticoloTHE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXIV Nuova serie Aprile 2020 Euro 6,00

3

PROTAGONISTISERENA PITTELLA“Puntiamo di più sui valoridell’ortofrutta” PAG.43

EFFETTO VIRUS • PAG. 13VENDITE SOTTOSOPRACode ai supermercatimentre l’Italia si scopreregina europea dell’e-food

PRIMO PIANO• PAG. 51IMBALLAGGI Sempre più prodotto confezionatoe vola il packaging, soprattutto se attento alla sostenibilità

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

3www.corriereortofrutticolo.itAprile 2020

Nei primissimi giorni dell’emergen-za Covid-19 abbiamo lanciato sulnostro sito la campagna “Compratepiù italiano: la GDO ci sta?”. Era il10 marzo e l’Italia stava entrando inquarantena. Adesso ci stiamo av-viando verso la Fase 2 faticosamen-te e in una grande confusione istitu-zionale, ma è giusto qui ricordareche le imprese produttive e com-

merciali dell’ortofrutta non hanno mai chiuso, hannocontinuato a lavorare, a rifornire i Mercati generali, inegozianti al dettaglio, i mercati rionali, le piattafor-me delle catene della GDO. Non hanno mai chiuso,come non hanno mai chiuso i Mercati generali, chehanno dimostrato di esserci, eccome. Anche le catenedella GDO non hanno mai chiuso, anzi hanno godu-to di un boom di vendite di ortofrutta (in particolareconfezionata e bio) che da un lato ha fatto bene ai lo-ro bilanci e insieme ha fornito un contributo impor-tante alla normalità della nostra vita di tutti i giorni.Un ruolo importante, importantissimo. Per questoabbiamo chiesto alle principali catene di battere uncolpo, di dare un segnale positivo a favore delle pro-duzioni italiane, per sostenere lo sforzo delle impreseproduttive e commerciali. La nostra campagna, biso-gna dirlo, è andata oltre le attese. Tutte le principalicatene hanno risposto (vedere l’elenco qui sotto) di-chiarandosi a favore delle produzioni italiane, impe-gnandosi anche per un contenimento dei prezzi (chein alcuni casi sono stati anche bloccati), prezzi che in-vece si stavano surriscaldando nei piccoli negozi aldettaglio (pure loro sballottati nel caos di chiusure,aperture, norme di sicurezza, ordinanze di Regioni,Comuni, ecc).Parlando di prezzi dell’ortofrutta, non è mancato ilsolito teatrino durante l’emergenza. Coldiretti (forseincautamente) ha parlato di prezzi al consumo “40volte l’inflazione” (che alcuni giornali hanno equivo-cato in “prezzi aumentati del 40%”); ha replicato Pal-lottini, n.1 di Italmercati, che non c’era nessun allar-mismo, stando ai prezzi all’ingrosso. Poi le catenedella GDO, chi più chi meno, hanno tenuto i prezzicalmierati, recuperando marginalità sui volumi ven-duti (in deciso aumento). La riscoperta del negozio diprossimità (magari gestito da extracomunitari) o delmercatino rionale è stato un fatto positivo ma è pro-prio qui che i prezzi dell’ortofrutta sono schizzati. Chiha ragione? Nel teatrino italiano, tutti e nessuno. Ab-biamo vissuto momenti di grande tensione, di econo-mia quasi di guerra, tutti hanno avuto i loro problemie ognuno si è arrangiato come ha potuto per sbarca-re il lunario. D’altronde queste polemiche lasciano,come sempre, il tempo che trovano (ricordate i frul-lati d’aria fritta sulle zucchine d’oro in pieno inver-

no?). E’ più importante capire cosa succederà adesso,come conviveremo col virus, il che significa convive-re con la crisi che durerà ancora per molti mesi. Ca-pire come ne usciremo, certamente più poveri (PILin caduta libera tra -6 e -10%), quindi con meno con-sumi, meno volumi, prezzi in caduta libera o comun-que in preda ad un mercato schizofrenico (come hadenunciato l’amico Giacomo Suglia di Fruitimprese)mentre sono certi, certissimi gli aumenti dei costi co-sì come è certo il minor potere di acquisto dei consu-matori, mentre i prestiti del DL Liquidità sono inbalìa delle banche e della burocrazia per cui le azien-de agricole e commerciali dell’ortofrutta vivono nel-l’incertezza e nella confusione.Sul nostro Corriere on line ci siamo sforzati di segui-re (e continueremo a farlo) queste settimane di qua-rantena/lockdown attraverso gli interventi dei nostriesperti di economia e di food strategy come il prof.Giacomini o Claudio Scalise. Rimando alle loro ana-lisi, puntuali e ben argomentate (le trovate sul nostrosito) su temi come l’e-commerce e le nuove tendenzedel mercato. Dove atterrerà dopo la crisi il sistemaOrtofrutta Italia, dove si fermerà la sua resilienza?Qui ci vorrebbe davvero la sfera di cristallo. Certo chetante cose cambieranno, e non necessariamente in

✍ Lorenzo Frassoldati

Dàgli alle imprese

segue a pag. 5

Il 10 marzo, in un momento drammatico per il no-stro Paese, il direttore Lorenzo Frassoldati lanciaun appello alla grande distribuzione affinché so-stenga la produzione italiana. La campagna ha unnome: "Comprate più italiano”. La risposta superale aspettative. L’appello è raccolto con convinzionee concretezza; da parte di qualcuno persino contrasporto. Rispondono all’appello le seguenti inse-gne attraverso i responsabili acquisti ortofrutta:Aldi, Basko-Sogegross, Carrefour, Cedi Gros, CediMarche, Conad Bologna, Conad Adriatico, ConadSicilia, Coop Alleanza 3.0, Despar Nord Est, Ga-brielli, Gruppo Selex, Lidl, Maiora, Metro, Pam Pa-norama, Realco, Sait, Unicoop Tirreno. La cosa piùimportante: alle parole sono seguiti i fatti, cometanti produttori italiani di ortofrutta hanno potutoverificare. Hanno condiviso l’appello personaggi come PaoloBruni, presidente di CSO Italy, Felice Poli, presi-dente di UNAPROA, e tanti altri. Pensiamo di ave-re fatto qualcosa di utile. Grazie a tutti!

“Comprate più italiano” Successo della campagna

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3www.corriereortofrutticolo.itAprile 2020

Nei primissimi giorni dell’emergen-za Covid-19 abbiamo lanciato sulnostro sito la campagna “Compratepiù italiano: la GDO ci sta?”. Era il10 marzo e l’Italia stava entrando inquarantena. Adesso ci stiamo av-viando verso la Fase 2 faticosamen-te e in una grande confusione istitu-zionale, ma è giusto qui ricordareche le imprese produttive e com-

merciali dell’ortofrutta non hanno mai chiuso, hannocontinuato a lavorare, a rifornire i Mercati generali, inegozianti al dettaglio, i mercati rionali, le piattafor-me delle catene della GDO. Non hanno mai chiuso,come non hanno mai chiuso i Mercati generali, chehanno dimostrato di esserci, eccome. Anche le catenedella GDO non hanno mai chiuso, anzi hanno godu-to di un boom di vendite di ortofrutta (in particolareconfezionata e bio) che da un lato ha fatto bene ai lo-ro bilanci e insieme ha fornito un contributo impor-tante alla normalità della nostra vita di tutti i giorni.Un ruolo importante, importantissimo. Per questoabbiamo chiesto alle principali catene di battere uncolpo, di dare un segnale positivo a favore delle pro-duzioni italiane, per sostenere lo sforzo delle impreseproduttive e commerciali. La nostra campagna, biso-gna dirlo, è andata oltre le attese. Tutte le principalicatene hanno risposto (vedere l’elenco qui sotto) di-chiarandosi a favore delle produzioni italiane, impe-gnandosi anche per un contenimento dei prezzi (chein alcuni casi sono stati anche bloccati), prezzi che in-vece si stavano surriscaldando nei piccoli negozi aldettaglio (pure loro sballottati nel caos di chiusure,aperture, norme di sicurezza, ordinanze di Regioni,Comuni, ecc).Parlando di prezzi dell’ortofrutta, non è mancato ilsolito teatrino durante l’emergenza. Coldiretti (forseincautamente) ha parlato di prezzi al consumo “40volte l’inflazione” (che alcuni giornali hanno equivo-cato in “prezzi aumentati del 40%”); ha replicato Pal-lottini, n.1 di Italmercati, che non c’era nessun allar-mismo, stando ai prezzi all’ingrosso. Poi le catenedella GDO, chi più chi meno, hanno tenuto i prezzicalmierati, recuperando marginalità sui volumi ven-duti (in deciso aumento). La riscoperta del negozio diprossimità (magari gestito da extracomunitari) o delmercatino rionale è stato un fatto positivo ma è pro-prio qui che i prezzi dell’ortofrutta sono schizzati. Chiha ragione? Nel teatrino italiano, tutti e nessuno. Ab-biamo vissuto momenti di grande tensione, di econo-mia quasi di guerra, tutti hanno avuto i loro problemie ognuno si è arrangiato come ha potuto per sbarca-re il lunario. D’altronde queste polemiche lasciano,come sempre, il tempo che trovano (ricordate i frul-lati d’aria fritta sulle zucchine d’oro in pieno inver-

no?). E’ più importante capire cosa succederà adesso,come conviveremo col virus, il che significa convive-re con la crisi che durerà ancora per molti mesi. Ca-pire come ne usciremo, certamente più poveri (PILin caduta libera tra -6 e -10%), quindi con meno con-sumi, meno volumi, prezzi in caduta libera o comun-que in preda ad un mercato schizofrenico (come hadenunciato l’amico Giacomo Suglia di Fruitimprese)mentre sono certi, certissimi gli aumenti dei costi co-sì come è certo il minor potere di acquisto dei consu-matori, mentre i prestiti del DL Liquidità sono inbalìa delle banche e della burocrazia per cui le azien-de agricole e commerciali dell’ortofrutta vivono nel-l’incertezza e nella confusione.Sul nostro Corriere on line ci siamo sforzati di segui-re (e continueremo a farlo) queste settimane di qua-rantena/lockdown attraverso gli interventi dei nostriesperti di economia e di food strategy come il prof.Giacomini o Claudio Scalise. Rimando alle loro ana-lisi, puntuali e ben argomentate (le trovate sul nostrosito) su temi come l’e-commerce e le nuove tendenzedel mercato. Dove atterrerà dopo la crisi il sistemaOrtofrutta Italia, dove si fermerà la sua resilienza?Qui ci vorrebbe davvero la sfera di cristallo. Certo chetante cose cambieranno, e non necessariamente in

✍ Lorenzo Frassoldati

Dàgli alle imprese

segue a pag. 5

Il 10 marzo, in un momento drammatico per il no-stro Paese, il direttore Lorenzo Frassoldati lanciaun appello alla grande distribuzione affinché so-stenga la produzione italiana. La campagna ha unnome: "Comprate più italiano”. La risposta superale aspettative. L’appello è raccolto con convinzionee concretezza; da parte di qualcuno persino contrasporto. Rispondono all’appello le seguenti inse-gne attraverso i responsabili acquisti ortofrutta:Aldi, Basko-Sogegross, Carrefour, Cedi Gros, CediMarche, Conad Bologna, Conad Adriatico, ConadSicilia, Coop Alleanza 3.0, Despar Nord Est, Ga-brielli, Gruppo Selex, Lidl, Maiora, Metro, Pam Pa-norama, Realco, Sait, Unicoop Tirreno. La cosa piùimportante: alle parole sono seguiti i fatti, cometanti produttori italiani di ortofrutta hanno potutoverificare. Hanno condiviso l’appello personaggi come PaoloBruni, presidente di CSO Italy, Felice Poli, presi-dente di UNAPROA, e tanti altri. Pensiamo di ave-re fatto qualcosa di utile. Grazie a tutti!

“Comprate più italiano” Successo della campagna

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THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXIV Nuova serie Aprile 2020

3GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:[email protected] / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

Direttore responsabile:Lorenzo Frassoldati

Redazione:Emanuele Zanini

Hanno collaborato:Chiara Brandi, Mariangela Latella

Sede operativavia Fiordiligi, 6 - 37135 Verona

Tel. 045.8352317 [email protected]

EditoreGemma Editco Srl

Coordinatore editorialeAntonio Felice

Comitato di indirizzoDuccio Caccioni, Antonio Felice,

Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini,Claudio Scalise (coordinatore)

Sede legale e amministrativa:via Fiordiligi, 6 - 37135 Verona

[email protected] 01963490238

Fotocomposizione e stampa:Eurostampa Srl - Verona

Autorizzazione Tribunale di Vero-na n. 176 del 12-1-1965

Chiusura in redazione il 28.04.2020

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

S O M M A R I O

EFFETTO VIRUS. La spesa per l’e-food è la più alta d’Europa PAG. 13

EDITORIALEDàgli alle imprese 3

NOTIZIARIO 7

ATTUALITÀEFFETTO CORNONAVIRUS 13

La corsa alla manodopera 17

La bozza di decreto sulle OP 21

La mazzata delle gelate 24

FOCUS FRAGOLE 27

FOCUS PICCOLI FRUTTI 37

Copertina - ProtagonistiSERENA PITTELLADobbiamo crederci di più 43

PRIMO PIANO IMBALLAGGI 51

RUBRICHE

meglio. Abbiamo capito che siamo un Paese amma-lato di burocrazia, di mala-burocrazia, questo è il vi-rus che non riusciamo ad estirpare. Chiunque dica divoler eliminare la burocrazia mente sapendo dimentire, o non sa quello che dice. Perché comanda-no gli apparati non i politici. La politica è debole, pa-ralizzata dall’indecisionismo, dalla carenza di leader-ship, da una campagna elettorale permanente. Sonoi burocrati che decidono, che scrivono le leggi, le or-dinanze, i DPCM (e si vedono i risultati). Nel Paese-manicomio è impossibile capire chi comanda (il Go-verno? le Regioni? i Comuni?). Le norme nascono daun mix micidiale e devastante di burocrazia e di con-fuso sentimento anti-impresa (il contagio da Covid-19 assimilato a infortunio sul lavoro!). Ci sono 15 ta-sk force al lavoro per quasi 500 esperti. Manca quel-la per l’agroalimentare, e forse è un bene perché ser-virebbero altre centinaia di incarichi visto il moltipli-carsi delle rappresentanze. Mentre gli altri Paesi fa-cevano arrivare la manodopera stagionale con pontiaerei, noi ci siamo bloccati davanti a logori pregiudi-zi vetero-sindacali. Ultima riflessione: il mondo delvino si sta preoccupando di limitare la produzione

con misure nazionali e comunitarie (distillazione,vendemmia verde, ecc) perché i consumi (e l’export)caleranno. L’ortofrutta che fa? Ci sarebbe bisogno diun progetto strategico condiviso perché, come noto,la produzione italiana è largamente eccedentaria ri-spetto ai consumi e c’è il rischio di ritrovarsi con unaguerra tra poveri sui prezzi all’origine, in uno scena-rio prossimo venturo di forte calo dei redditi quindicalo dei consumi e pressione sui prodotti di maggiorconvenienza. Invece si naviga a vista, con gli attorisulla scena che procedono come sempre in ordinesparso . Per la ripresa servirebbe uno scatto nuovo ,come nel secondo Dopoguerra; non ci si può limita-re solo ad aspettare l’elemosina dello Stato, sotto for-ma di bonus o reddito di cittadinanza/emergenza.Può essere una occasione per ripartire , per ridare al-la nostra ortofrutta il ruolo di un bene pubblico datutelare e valorizzare perché fa bene, fa ambiente, fainnovazione, fa economia-sviluppo-occupazione.Oppure può essere una tempesta perfetta che sare-mo costretti a subire e solo chi ha spalle larghe ce lafarà.

[email protected]

segue editoriale

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5www.corriereortofrutticolo.itAprile 2020

THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXIV Nuova serie Aprile 2020

3GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:[email protected] / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

Direttore responsabile:Lorenzo Frassoldati

Redazione:Emanuele Zanini

Hanno collaborato:Chiara Brandi, Mariangela Latella

Sede operativavia Fiordiligi, 6 - 37135 Verona

Tel. 045.8352317 [email protected]

EditoreGemma Editco Srl

Coordinatore editorialeAntonio Felice

Comitato di indirizzoDuccio Caccioni, Antonio Felice,

Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini,Claudio Scalise (coordinatore)

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Autorizzazione Tribunale di Vero-na n. 176 del 12-1-1965

Chiusura in redazione il 28.04.2020

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

S O M M A R I O

EFFETTO VIRUS. La spesa per l’e-food è la più alta d’Europa PAG. 13

EDITORIALEDàgli alle imprese 3

NOTIZIARIO 7

ATTUALITÀEFFETTO CORNONAVIRUS 13

La corsa alla manodopera 17

La bozza di decreto sulle OP 21

La mazzata delle gelate 24

FOCUS FRAGOLE 27

FOCUS PICCOLI FRUTTI 37

Copertina - ProtagonistiSERENA PITTELLADobbiamo crederci di più 43

PRIMO PIANO IMBALLAGGI 51

RUBRICHE

meglio. Abbiamo capito che siamo un Paese amma-lato di burocrazia, di mala-burocrazia, questo è il vi-rus che non riusciamo ad estirpare. Chiunque dica divoler eliminare la burocrazia mente sapendo dimentire, o non sa quello che dice. Perché comanda-no gli apparati non i politici. La politica è debole, pa-ralizzata dall’indecisionismo, dalla carenza di leader-ship, da una campagna elettorale permanente. Sonoi burocrati che decidono, che scrivono le leggi, le or-dinanze, i DPCM (e si vedono i risultati). Nel Paese-manicomio è impossibile capire chi comanda (il Go-verno? le Regioni? i Comuni?). Le norme nascono daun mix micidiale e devastante di burocrazia e di con-fuso sentimento anti-impresa (il contagio da Covid-19 assimilato a infortunio sul lavoro!). Ci sono 15 ta-sk force al lavoro per quasi 500 esperti. Manca quel-la per l’agroalimentare, e forse è un bene perché ser-virebbero altre centinaia di incarichi visto il moltipli-carsi delle rappresentanze. Mentre gli altri Paesi fa-cevano arrivare la manodopera stagionale con pontiaerei, noi ci siamo bloccati davanti a logori pregiudi-zi vetero-sindacali. Ultima riflessione: il mondo delvino si sta preoccupando di limitare la produzione

con misure nazionali e comunitarie (distillazione,vendemmia verde, ecc) perché i consumi (e l’export)caleranno. L’ortofrutta che fa? Ci sarebbe bisogno diun progetto strategico condiviso perché, come noto,la produzione italiana è largamente eccedentaria ri-spetto ai consumi e c’è il rischio di ritrovarsi con unaguerra tra poveri sui prezzi all’origine, in uno scena-rio prossimo venturo di forte calo dei redditi quindicalo dei consumi e pressione sui prodotti di maggiorconvenienza. Invece si naviga a vista, con gli attorisulla scena che procedono come sempre in ordinesparso . Per la ripresa servirebbe uno scatto nuovo ,come nel secondo Dopoguerra; non ci si può limita-re solo ad aspettare l’elemosina dello Stato, sotto for-ma di bonus o reddito di cittadinanza/emergenza.Può essere una occasione per ripartire , per ridare al-la nostra ortofrutta il ruolo di un bene pubblico datutelare e valorizzare perché fa bene, fa ambiente, fainnovazione, fa economia-sviluppo-occupazione.Oppure può essere una tempesta perfetta che sare-mo costretti a subire e solo chi ha spalle larghe ce lafarà.

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NN

OT

IZIAR

IO

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

7www.corriereortofrutticolo.itAprile 2020

"Dal 2015 al 2019 il Gruppo Apo-fruit è cresciuto oltre il 50%, siaper volumi sia per fatturato, at-traverso lo sviluppo di linee inter-ne e acquisizioni esterne. Abbia-mo ampliato la presenza geogra-fica, ma anche il paniere dei pro-dotti ha subìto un processo di for-te cambiamento. Diversi progettiil cui percorso è iniziato alcunianni fa sono confluiti nel corsodel 2019 in Apofruit, creando lecondizioni per poterne raziona-lizzare la gestione. Credo che que-ste siano le giuste premesse dacui partire per affrontare il pros-simo triennio con nuove strate-gie”. Questa la premessa del presiden-te Mirco Zanotti al Piano strate-gico 2020-22 del Gruppo Apo-fruit che intende “attuare un per-corso di razionalizzazione e orga-nizzazione, tenendo conto dellanecessaria flessibilità necessariaa rispondere ai mercati in un con-testo produttivo diventato piùcomplicato a causa dei cambia-menti climatici e presenza di nuo-ve avversità".Apofruit ha sviluppato il biologi-co, oltre a una produzione inte-grata sulle superfici di fragole,kiwi giallo, mele a club, delinean-do progetti per lo sviluppo di pic-coli frutti e frutta secca, in modoparticolare il mandorlo. Al con-tempo in alcuni territori si è regi-strato un ridimensionamento

delle produzioni estive. Propriosulla risposta flessibile a mercatiche mutano rapidamente è statocostruito il nocciolo del Piano. Lospiega il direttore generale IlenioBastoni: “Abbiamo deciso di im-plementare un’impostazione percategory, strutturando un gruppodi figure di riferimento in gradodi avere, in ogni fase della filiera,una fotografia puntuale e precisadella produzione”.L’organizzazione per categoryprevede di individuare all’internodei diversi settori di Apofruit -commerciale, tecnico e gruppooperativo di magazzino - precisefigure come punti di riferimentocon l’obiettivo di ottimizzare i ri-sultati della programmazione,della gestione e valorizzazione deisingoli prodotti. Questo gruppodi figure è chiamato a fare un la-voro preparatorio molto impor-tante per avere un preciso quadropreventivo della produzione, co-municare alla base agricola gliobiettivi e organizzare i magazzi-ni in un’ottica di massima flessi-bilità, prendendo, quando neces-sario, decisioni su chiusura o me-no dei magazzini, razionalizzan-do così anche l’aspetto economicocon contenimento dei costi. Oltrea occuparsi del lavoro preparato-rio, il Gruppo Category sarà pun-to di riferimento quotidiano du-rante le campagne di raccolta e altermine si occuperà di fornireun’analisi consuntiva per com-prendere ed evidenziare le criti-cità incontrate. Altra linea di in-tervento del nuovo Piano è quellarelativa all'introduzione di mag-giore informatizzazione e auto-mazione di alcuni processi quali

contabilità industriale, gestionedelle giacenze di magazzino ed al-tro. “Nel piano strategico triennale -precisa Bastoni - investimenti sa-ranno indirizzati all’innovazionedel packaging in linea con le ri-chieste del mercato e con un oc-chio rivolto all’eco-sostenibilità”.il Gruppo cercherà di sostenere leproduzioni estive, soprattutto levarietà che potranno avere nuo-vamente interesse e sviluppo sulmercato.

Il 14 aprile il Comitato Marketingdi Assomela ha esaminato le gia-cenze italiane all’inizio del mese ele dinamiche del mercato. Sullascia di quanto accaduto nei mesipassati, le vendite del mese dimarzo, certamente influenzateanche dagli effetti del Covid-19sugli acquisti, in special modo diquelli italiani ed europei, sonostate sostenute, superiori alle 224mila tonnellate. Le giacenze han-no così raggiunto al 1° di aprile le556.714 tonnellate, quota del 18%inferiore alla media delle stagioniprecedenti (escludendo l’aprile2018, su cui ha influito la scarsitàdi produzione nel 2017).Il trend positivo di vendita si regi-stra per tutte le varietà. Per laGolden, che fa registrare buonevendite nel mese di marzo, la gia-cenza, di 314 mila tons, è del 18%inferiore alla media degli anni

Apofruit affidaun ruolo centralealla gestioneper category

Richiesta sostenutaper le mele: giù le giacenzedi magazzino

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IOCORRIERE ORTOFRUTTICOLO

7www.corriereortofrutticolo.itAprile 2020

"Dal 2015 al 2019 il Gruppo Apo-fruit è cresciuto oltre il 50%, siaper volumi sia per fatturato, at-traverso lo sviluppo di linee inter-ne e acquisizioni esterne. Abbia-mo ampliato la presenza geogra-fica, ma anche il paniere dei pro-dotti ha subìto un processo di for-te cambiamento. Diversi progettiil cui percorso è iniziato alcunianni fa sono confluiti nel corsodel 2019 in Apofruit, creando lecondizioni per poterne raziona-lizzare la gestione. Credo che que-ste siano le giuste premesse dacui partire per affrontare il pros-simo triennio con nuove strate-gie”. Questa la premessa del presiden-te Mirco Zanotti al Piano strate-gico 2020-22 del Gruppo Apo-fruit che intende “attuare un per-corso di razionalizzazione e orga-nizzazione, tenendo conto dellanecessaria flessibilità necessariaa rispondere ai mercati in un con-testo produttivo diventato piùcomplicato a causa dei cambia-menti climatici e presenza di nuo-ve avversità".Apofruit ha sviluppato il biologi-co, oltre a una produzione inte-grata sulle superfici di fragole,kiwi giallo, mele a club, delinean-do progetti per lo sviluppo di pic-coli frutti e frutta secca, in modoparticolare il mandorlo. Al con-tempo in alcuni territori si è regi-strato un ridimensionamento

delle produzioni estive. Propriosulla risposta flessibile a mercatiche mutano rapidamente è statocostruito il nocciolo del Piano. Lospiega il direttore generale IlenioBastoni: “Abbiamo deciso di im-plementare un’impostazione percategory, strutturando un gruppodi figure di riferimento in gradodi avere, in ogni fase della filiera,una fotografia puntuale e precisadella produzione”.L’organizzazione per categoryprevede di individuare all’internodei diversi settori di Apofruit -commerciale, tecnico e gruppooperativo di magazzino - precisefigure come punti di riferimentocon l’obiettivo di ottimizzare i ri-sultati della programmazione,della gestione e valorizzazione deisingoli prodotti. Questo gruppodi figure è chiamato a fare un la-voro preparatorio molto impor-tante per avere un preciso quadropreventivo della produzione, co-municare alla base agricola gliobiettivi e organizzare i magazzi-ni in un’ottica di massima flessi-bilità, prendendo, quando neces-sario, decisioni su chiusura o me-no dei magazzini, razionalizzan-do così anche l’aspetto economicocon contenimento dei costi. Oltrea occuparsi del lavoro preparato-rio, il Gruppo Category sarà pun-to di riferimento quotidiano du-rante le campagne di raccolta e altermine si occuperà di fornireun’analisi consuntiva per com-prendere ed evidenziare le criti-cità incontrate. Altra linea di in-tervento del nuovo Piano è quellarelativa all'introduzione di mag-giore informatizzazione e auto-mazione di alcuni processi quali

contabilità industriale, gestionedelle giacenze di magazzino ed al-tro. “Nel piano strategico triennale -precisa Bastoni - investimenti sa-ranno indirizzati all’innovazionedel packaging in linea con le ri-chieste del mercato e con un oc-chio rivolto all’eco-sostenibilità”.il Gruppo cercherà di sostenere leproduzioni estive, soprattutto levarietà che potranno avere nuo-vamente interesse e sviluppo sulmercato.

Il 14 aprile il Comitato Marketingdi Assomela ha esaminato le gia-cenze italiane all’inizio del mese ele dinamiche del mercato. Sullascia di quanto accaduto nei mesipassati, le vendite del mese dimarzo, certamente influenzateanche dagli effetti del Covid-19sugli acquisti, in special modo diquelli italiani ed europei, sonostate sostenute, superiori alle 224mila tonnellate. Le giacenze han-no così raggiunto al 1° di aprile le556.714 tonnellate, quota del 18%inferiore alla media delle stagioniprecedenti (escludendo l’aprile2018, su cui ha influito la scarsitàdi produzione nel 2017).Il trend positivo di vendita si regi-stra per tutte le varietà. Per laGolden, che fa registrare buonevendite nel mese di marzo, la gia-cenza, di 314 mila tons, è del 18%inferiore alla media degli anni

Apofruit affidaun ruolo centralealla gestioneper category

Richiesta sostenutaper le mele: giù le giacenzedi magazzino

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NOTIZIARIO CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

8 www.corriereortofrutticolo.it Aprile 2020

precedenti. Le vendite di Gala infebbraio sono state molto consi-stenti, superando le 31 mila tons.Stessa situazione per la Red Deli-cious con uno stock del 23% infe-riore rispetto alle scorse stagioni.Anche per la Granny Smith levendite sono state fluide ed al 1°di aprile si registrano giacenzepiù basse di sempre, di poco su-periori alle 27 mila tons. Buonaprestazione anche per la varietàFuji, con stock inferiori alle 40mila tons. Per tutte le altre culti-var, tra cui in modo particolare levarietà club, i piani di decumuloprocedono così come impostatiall’inizio della stagione commer-ciale. Al momento si confermanobuone prospettive per il prosie-guo della stagione, sia in terminidi vendita che di quotazioni. Otti-me prestazioni si registrano per iltrasformato, in modo particolareper i succhi di frutta.In Europa gli iniziali problemi lo-gistici sembrano essere superati,mentre qualche problema resi-duo, ma in via di risoluzione, ri-mane per alcune destinazioni ex-tra UE.

L’impegno di Jingold continua,seppur nel complicato contestoattuale. L’azienda romagnola hainfatti lanciato una nuova varietà,di cui Jingold detiene l’esclusiva,venduta a marchio Jingold Plus.Si tratta di un kiwi a polpa verdema molto diverso dalla comunevarietà Hayward. La varietà inquestione mantiene infatti un sa-pore molto dolce e delicato purpossedendo ben il doppio dellavitamina C normalmente conte-nuta in un kiwi verde (il che si-gnifica ben 4 volte quella conte-nuta in un’arancia). Questoaspetto è stato subito apprezzatodai consumatori, specie da coloroche a maggior ragione in questo

periodo intendono aumentare ledifese immunitarie senza ricorre-re ad integratori, attraverso unprodotto del tutto naturale e gu-stoso. Altro punto di Jingold Plusè sicuramente - avverte l’azienda- il packaging, attrattivo e realiz-zato in sola carta, dunque 100%ecosostenibile.

Tutto pronto per l’inizio dellanuova stagione neozelandese delkiwi Zespr in Europa perché laprima nave, la Crown Topaz, chetrasporta oltre 1.253 milioni ditrays di SunGold™ Kiwifruit, haattraccato il 20 aprile al portobelga di Zeebrugge. Per il kiwiverde si prevede di dare il via allastagione dalla 20esima settima-na.“Prevediamo di fornire circa 55milioni di trays del nostro kiwiZespri premium in tutta Europa.Le nostre ultime stime mostrano,per quest’anno, una fornitura di20 milioni di trays di SunGold™ ecirca 35 milioni di trays Green”,annunciano i responsabili di Ze-spri.Nei prossimi mesi sono attese 25navi a Zeebrugge. Le prime tre sa-ranno navi frigo e le successive 22

porta-container. Oltre a quelle di-rette a Zeebrugge, sono previstecirca 11 navi tra il porto ligure diVado e quello spagnolo di Tarra-gona.Nele Moorthamers, acting gene-ral manager per l’Europa di Ze-spri, afferma che “mentre si stacombattendo il Covid-19, tutti iporti europei funzionano bene.Continueremo a monitorare davicino la situazione e adotteremoun approccio precauzionale. Lasicurezza delle persone e dei frut-ti rimane la nostra priorità”.Il raccolto ha beneficiato di unclima mite e di una eccellente im-pollinazione. Per questo si preve-de una stagione speciale con unapack house completamente rin-novata a Zeebrugge. Ci sono statialcuni ritardi dovuti al COVID-19, ma sono attive tutte le infra-strutture dello scorso anno periniziare la stagione e l’obiettivo èdi essere pienamente operativinel nuovo deposito entro la metàdi maggio.Un nuovo marchio, con la tag li-ne globale “Make your healthy ir-resistible”, verrà progressiva-mente implementato sulle confe-zioni Zespri che saranno sugliscaffali da maggio in poi.

Peccato non ci sia stato più pro-dotto in campagna, sarebbe statoun anno eccezionale. OP Rosariasta terminando la raccolta da par-te delle aziende agricole associatee conferitrici, e chiude la com-mercializzazione della produzio-ne 2019-20 delle sue arance concirca un mese di anticipo per ef-fetto di tre settimane di richiesteeccezionali, anche tre volte più al-te della media del periodo. Pure iprezzi di vendita sono stati soste-nuti mentre si registra una cresci-ta del 30% delle vendite all’este-ro.

Arancia rossa:stagione super.Rosaria cresceanche all'estero

Kiwi /1 Jingold lanciala nuova varietàJingold Plus

Kiwi / 2La stagionedi Zespri parteda SunGold

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9www.corriereortofrutticolo.itAprile 2020

“Davanti alle difficoltà che ci sonostate e ci sono - afferma il presi-dente della OP Aurelio Pannitteri- tutta la filiera ha saputo rispon-dere e risponde a questa emer-genza sanitaria nazionale nellamaniera migliore. In campagna leoperazioni di raccolta sono anda-te avanti regolarmente, i dipen-denti, i trasportatori, tutti hannofatto fronte alla situazione, con lemisure di precauzione del caso, emeritano un plauso. Lo sforzo ri-chiesto dalla GDO nell’ultimo pe-riodo è stato eccezionale. Eviden-temente abbiamo in mano unprodotto, come Arancia Rosaria,che esprime salubrità e sicurezzae il consumatore lo premia speciein periodi di emergenza comequello che stiamo disgraziata-mente attraversando e che ha col-pito in modo particolare e dram-matico il nostro Paese”.“All’estero con la nostra aranciarossa – precisa il presidente Pan-nitteri – abbiamo sfondato ab-bondantemente i quantitativipreventivati. Un aumento del30% dell’export soprattutto versoi mercati scandinavi ha richiestol’organizzazione di spedizioni convolumi non indifferenti. Da unaparte ha influito la generale rea-zione dei mercati europei allapandemia in atto, ma dall’altra vasottolineato che l’arancia rossa si-ciliana sta acquisendo una consi-derazione sempre maggiore neimercati nordici rispetto agli agru-mi di altre provenienze ed è undato che si potrà rafforzare anchein stagioni più normali.”

Nella campagna che si sta ulti-mando il marchio Rosaria si èpresentato per la prima volta contre categorie di prodotto: affian-cando all’Arancia Rossa Rosaria,la Rosaria Arancia Bio e l’AranciaBionda Rosaria, una segmenta-zione dell’offerta dalla quale l’OPsi aspetta risultati di crescita peril prossimo futuro, soprattutto inabbinamento al rinnovamentovarietale in corso, in grado di al-lungare la stagione, in condizioninormali, fino a otto mesi.“In 14 anni di presenza sul merca-to – conclude Aurelio Pannitteri– Rosaria ha portato il Tarocco si-ciliano alla sua massima espres-sione. E’ tempo di gettare le basidel futuro. In questa direzionestiamo operando a vari livelli epensando all’organizzazione, nonappena le condizioni generali lopermetteranno, di un momentodi incontro e di riflessione ma an-che di celebrazione dei 15 anni delnostro marchio”.

Teresa Bellanova ha firmato ametà aprile, dopo il via libera dal-la Conferenza Stato-Regioni, ilDecreto Rotazioni, provvedimen-to atteso dalle aziende impegnatenell’agricoltura biologica, chepunta a fare chiarezza su uno de-gli aspetti centrali del metodo

biologico, quello degli avvicenda-menti colturali.“Abbiamo accelerato l’emanazio-ne del decreto, nonostante lacomplessità del tema, per dare legiuste certezze agli agricoltori chedevono pianificare la propria atti-vità”, ha precisato la ministraBellanova, aggiungendo: “Ci sia-mo dotati di norme chiare e tra-sparenti a livello nazionale in ma-teria di rotazioni in agricolturabiologica, fornendo ulteriori ga-ranzie ai consumatori che fino adoggi hanno costantemente pre-miato il biologico italiano. Un set-tore che negli ultimi anni ha fattoregistrare una costante crescita,come testimonia l’incremento deiterreni destinati a queste coltiva-zioni, e che rende il nostro Paeseleader europeo per numero dioperatori biologici. Adesso, e pro-prio per questo abbiamo proroga-to al 31 maggio i termini di parte-cipazione ai bandi per le mensebiologiche, dobbiamo fare di tut-to perché l’emergenza sanitaria incorso non metta a repentaglio isuccessi raggiunti. E approvarepresto la legge sul biologico”.L’agricoltura biologica coinvolgein Italia 79 mila imprese. Il nu-mero degli operatori del settore ècresciuto dal 2010 di oltre il 65%.In 5 anni (2014-18) i consumi so-no cresciuti del 102%.

Despar Italia ha presentato i ri-sultati 2019 che confermano itrend positivi registrati negli ulti-mi anni posizionando stabilmen-te l’insegna tra le prime dieci nelpanorama della distribuzione ita-liana. Con un fatturato di venditaal pubblico di 3 miliardi 615 mi-lioni di euro, il Consorzio è cre-sciuto del 3% rispetto all’esercizioprecedente.Con l’ingresso a partire dal 1°gennaio 2020 del Gruppo 3 A nel

Despar salenella top 10della distribuzioneitaliana

Bellanova firmail decretosulle rotazioninel biologico

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“Davanti alle difficoltà che ci sonostate e ci sono - afferma il presi-dente della OP Aurelio Pannitteri- tutta la filiera ha saputo rispon-dere e risponde a questa emer-genza sanitaria nazionale nellamaniera migliore. In campagna leoperazioni di raccolta sono anda-te avanti regolarmente, i dipen-denti, i trasportatori, tutti hannofatto fronte alla situazione, con lemisure di precauzione del caso, emeritano un plauso. Lo sforzo ri-chiesto dalla GDO nell’ultimo pe-riodo è stato eccezionale. Eviden-temente abbiamo in mano unprodotto, come Arancia Rosaria,che esprime salubrità e sicurezzae il consumatore lo premia speciein periodi di emergenza comequello che stiamo disgraziata-mente attraversando e che ha col-pito in modo particolare e dram-matico il nostro Paese”.“All’estero con la nostra aranciarossa – precisa il presidente Pan-nitteri – abbiamo sfondato ab-bondantemente i quantitativipreventivati. Un aumento del30% dell’export soprattutto versoi mercati scandinavi ha richiestol’organizzazione di spedizioni convolumi non indifferenti. Da unaparte ha influito la generale rea-zione dei mercati europei allapandemia in atto, ma dall’altra vasottolineato che l’arancia rossa si-ciliana sta acquisendo una consi-derazione sempre maggiore neimercati nordici rispetto agli agru-mi di altre provenienze ed è undato che si potrà rafforzare anchein stagioni più normali.”

Nella campagna che si sta ulti-mando il marchio Rosaria si èpresentato per la prima volta contre categorie di prodotto: affian-cando all’Arancia Rossa Rosaria,la Rosaria Arancia Bio e l’AranciaBionda Rosaria, una segmenta-zione dell’offerta dalla quale l’OPsi aspetta risultati di crescita peril prossimo futuro, soprattutto inabbinamento al rinnovamentovarietale in corso, in grado di al-lungare la stagione, in condizioninormali, fino a otto mesi.“In 14 anni di presenza sul merca-to – conclude Aurelio Pannitteri– Rosaria ha portato il Tarocco si-ciliano alla sua massima espres-sione. E’ tempo di gettare le basidel futuro. In questa direzionestiamo operando a vari livelli epensando all’organizzazione, nonappena le condizioni generali lopermetteranno, di un momentodi incontro e di riflessione ma an-che di celebrazione dei 15 anni delnostro marchio”.

Teresa Bellanova ha firmato ametà aprile, dopo il via libera dal-la Conferenza Stato-Regioni, ilDecreto Rotazioni, provvedimen-to atteso dalle aziende impegnatenell’agricoltura biologica, chepunta a fare chiarezza su uno de-gli aspetti centrali del metodo

biologico, quello degli avvicenda-menti colturali.“Abbiamo accelerato l’emanazio-ne del decreto, nonostante lacomplessità del tema, per dare legiuste certezze agli agricoltori chedevono pianificare la propria atti-vità”, ha precisato la ministraBellanova, aggiungendo: “Ci sia-mo dotati di norme chiare e tra-sparenti a livello nazionale in ma-teria di rotazioni in agricolturabiologica, fornendo ulteriori ga-ranzie ai consumatori che fino adoggi hanno costantemente pre-miato il biologico italiano. Un set-tore che negli ultimi anni ha fattoregistrare una costante crescita,come testimonia l’incremento deiterreni destinati a queste coltiva-zioni, e che rende il nostro Paeseleader europeo per numero dioperatori biologici. Adesso, e pro-prio per questo abbiamo proroga-to al 31 maggio i termini di parte-cipazione ai bandi per le mensebiologiche, dobbiamo fare di tut-to perché l’emergenza sanitaria incorso non metta a repentaglio isuccessi raggiunti. E approvarepresto la legge sul biologico”.L’agricoltura biologica coinvolgein Italia 79 mila imprese. Il nu-mero degli operatori del settore ècresciuto dal 2010 di oltre il 65%.In 5 anni (2014-18) i consumi so-no cresciuti del 102%.

Despar Italia ha presentato i ri-sultati 2019 che confermano itrend positivi registrati negli ulti-mi anni posizionando stabilmen-te l’insegna tra le prime dieci nelpanorama della distribuzione ita-liana. Con un fatturato di venditaal pubblico di 3 miliardi 615 mi-lioni di euro, il Consorzio è cre-sciuto del 3% rispetto all’esercizioprecedente.Con l’ingresso a partire dal 1°gennaio 2020 del Gruppo 3 A nel

Despar salenella top 10della distribuzioneitaliana

Bellanova firmail decretosulle rotazioninel biologico

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11www.corriereortofrutticolo.itAprile 2020

Consorzio, ai 1.240 punti venditaoperativi del 2019, tra diretti edaffiliati, si sono aggiunti ulteriori149 esercizi. Despar, attraversoquesta operazione, è oggi presen-te anche in Piemonte, Liguria eValle d’Aosta.Dal punto di vista dello sviluppodella rete, nel 2019 le società delConsorzio hanno investito com-plessivamente oltre 95 milioni dieuro, impiegati prevalentementeper l’apertura di nuovi punti ven-dita e per interventi di ristruttu-razione.A fine 2019 il personale impiega-to dalle sei aziende del Consorzioammontava a 13 mila collabora-tori, considerando punti vendita,sedi e piattaforme logistiche. Perquanto riguarda le stime per l’an-no in corso, è evidente che l’attua-le stato emergenziale causato dal-l’epidemia ha modificato drasti-camente gli scenari, condizionan-do i protagonisti della distribu-zione nella revisione delle propriestrategie. In questa direzione, De-spar si è attivata immediatamen-te sia per accrescere la propria ra-pidità nel reagire ai cambiamenti,alcuni dei quali diventerannostrutturali come per esempio il ri-corso alla spesa on line, sia pertutelare il potere d’acquisto deiconsumatori.Saranno consolidate nell’anno incorso le partnership di lungo pe-riodo con produttori italiani, chegià rappresentano oltre il 98% deifornitori.“Le nostre strategie future siorienteranno su alcuni principistrategici, il primo dei quali è cer-tamente relativo alla sicurezzache sarà un fattore sempre piùdecisivo che orienterà le scelte deiconsumatori. Accanto a questocontinueremo a puntare sulla

qualità dei nostri prodotti, inve-stendo in particolare sulle lineesalutistiche e sulla riduzione dellequantità di sale, zuccheri e grassinelle referenze a marchio De-spar”, dichiara Lucio Fochesato(nella foto), direttore generale diDespar Italia.

Roberto Lion è dal 2 aprile il di-rettore generale di SOGEMI, lasocietà che gestisce il MercatoAgroalimentare di Milano, dopoExpo 2015 battezzato Foody. Ilmanager, classe 1965 e una laureain Economia aziendale consegui-ta all’Università Ca’ Foscari di Ve-nezia, era alla guida di HDS (Hol-ding Dei Sapori). Dal 2006 ad og-gi ha ricoperto diversi ruoli nelladirezione e gestione di società nelmondo alimentare. E’ stato consi-gliere d’amministrazione di ICAFoods, direttore generale delGruppo Pellegrini e general ma-nager Galbani nel gruppo Lacta-lis.Roberto Lion affianca il presiden-te Ferrero nel piano di sviluppodella società con l’obiettivo diportare il Mercato di Milano arappresentare uno dei più impor-tanti hub agroalimentari europeiin grado di competere con i mer-cati di Parigi, Madrid e Barcello-na (e cercando magari una buonacollaborazione con il CAR di Ro-ma e la rete Italmercati di cui giàfa parte).Il piano di sviluppo prevede nelprossimo triennio un investimen-to di oltre 100 milioni di euro, fi-nalizzato alla riqualificazione del-l’infrastruttura mercatale, e unasignificativa crescita del volumed’affari. La competenza ed espe-rienza di Lion sono viste in SO-GEMI come un tassello fonda-mentale del rafforzamento orga-nizzativo.

L'editoriale del Corriere Ortofrut-ticolo rilancia, dopo il successodel 2016-17, Italian Apples, pub-blicazione in inglese dedicata allamela italiana e rivolta ai buyeresteri. A 4 anni dalla prima edi-zione le situazioni aziendali, diproduzione e di mercato sonocambiate e meritano una rinno-vata e approfondita attenzione.La seconda edizione di ItalianApples presenterà un’analisi ag-giornata della melicoltura italia-na, con dati sulla produzione, levarietà, i territori di produzione, icanali di vendita, i mercati disbocco, i consumi. Una sezione aparte costituisce un vero e pro-prio repertorio delle aziende ita-liane di riferimento. La versionedigitale di Italian Apples sarà di-sponibile a partire da metà otto-bre e avrà una prima distribuzio-ne in PDF a 2.000 indirizzi e-maildi importatori e distributori in-ternazionali in Europa e nel mon-do, comprese le maggiori insegnedella distribuzione europea, asia-tica e latino-americana. La ver-sione cartacea sarà distribuita al-le fiere autunnali se confermate.E’ prevista la distribuzione a FruitLogistica 2021.

Roberto Lionnuovo direttore del Mercatodi Milano

Nuova edizioneaggiornatadi Italian Apples

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Consorzio, ai 1.240 punti venditaoperativi del 2019, tra diretti edaffiliati, si sono aggiunti ulteriori149 esercizi. Despar, attraversoquesta operazione, è oggi presen-te anche in Piemonte, Liguria eValle d’Aosta.Dal punto di vista dello sviluppodella rete, nel 2019 le società delConsorzio hanno investito com-plessivamente oltre 95 milioni dieuro, impiegati prevalentementeper l’apertura di nuovi punti ven-dita e per interventi di ristruttu-razione.A fine 2019 il personale impiega-to dalle sei aziende del Consorzioammontava a 13 mila collabora-tori, considerando punti vendita,sedi e piattaforme logistiche. Perquanto riguarda le stime per l’an-no in corso, è evidente che l’attua-le stato emergenziale causato dal-l’epidemia ha modificato drasti-camente gli scenari, condizionan-do i protagonisti della distribu-zione nella revisione delle propriestrategie. In questa direzione, De-spar si è attivata immediatamen-te sia per accrescere la propria ra-pidità nel reagire ai cambiamenti,alcuni dei quali diventerannostrutturali come per esempio il ri-corso alla spesa on line, sia pertutelare il potere d’acquisto deiconsumatori.Saranno consolidate nell’anno incorso le partnership di lungo pe-riodo con produttori italiani, chegià rappresentano oltre il 98% deifornitori.“Le nostre strategie future siorienteranno su alcuni principistrategici, il primo dei quali è cer-tamente relativo alla sicurezzache sarà un fattore sempre piùdecisivo che orienterà le scelte deiconsumatori. Accanto a questocontinueremo a puntare sulla

qualità dei nostri prodotti, inve-stendo in particolare sulle lineesalutistiche e sulla riduzione dellequantità di sale, zuccheri e grassinelle referenze a marchio De-spar”, dichiara Lucio Fochesato(nella foto), direttore generale diDespar Italia.

Roberto Lion è dal 2 aprile il di-rettore generale di SOGEMI, lasocietà che gestisce il MercatoAgroalimentare di Milano, dopoExpo 2015 battezzato Foody. Ilmanager, classe 1965 e una laureain Economia aziendale consegui-ta all’Università Ca’ Foscari di Ve-nezia, era alla guida di HDS (Hol-ding Dei Sapori). Dal 2006 ad og-gi ha ricoperto diversi ruoli nelladirezione e gestione di società nelmondo alimentare. E’ stato consi-gliere d’amministrazione di ICAFoods, direttore generale delGruppo Pellegrini e general ma-nager Galbani nel gruppo Lacta-lis.Roberto Lion affianca il presiden-te Ferrero nel piano di sviluppodella società con l’obiettivo diportare il Mercato di Milano arappresentare uno dei più impor-tanti hub agroalimentari europeiin grado di competere con i mer-cati di Parigi, Madrid e Barcello-na (e cercando magari una buonacollaborazione con il CAR di Ro-ma e la rete Italmercati di cui giàfa parte).Il piano di sviluppo prevede nelprossimo triennio un investimen-to di oltre 100 milioni di euro, fi-nalizzato alla riqualificazione del-l’infrastruttura mercatale, e unasignificativa crescita del volumed’affari. La competenza ed espe-rienza di Lion sono viste in SO-GEMI come un tassello fonda-mentale del rafforzamento orga-nizzativo.

L'editoriale del Corriere Ortofrut-ticolo rilancia, dopo il successodel 2016-17, Italian Apples, pub-blicazione in inglese dedicata allamela italiana e rivolta ai buyeresteri. A 4 anni dalla prima edi-zione le situazioni aziendali, diproduzione e di mercato sonocambiate e meritano una rinno-vata e approfondita attenzione.La seconda edizione di ItalianApples presenterà un’analisi ag-giornata della melicoltura italia-na, con dati sulla produzione, levarietà, i territori di produzione, icanali di vendita, i mercati disbocco, i consumi. Una sezione aparte costituisce un vero e pro-prio repertorio delle aziende ita-liane di riferimento. La versionedigitale di Italian Apples sarà di-sponibile a partire da metà otto-bre e avrà una prima distribuzio-ne in PDF a 2.000 indirizzi e-maildi importatori e distributori in-ternazionali in Europa e nel mon-do, comprese le maggiori insegnedella distribuzione europea, asia-tica e latino-americana. La ver-sione cartacea sarà distribuita al-le fiere autunnali se confermate.E’ prevista la distribuzione a FruitLogistica 2021.

Roberto Lionnuovo direttore del Mercatodi Milano

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“E’ triste constatare che ci sia vo-luto un dramma come questoperché la gente si accorgesse dinoi, del ruolo che svolgiamo perla società e per l’economia. Lo di-co senza retorica, nell’emergenzaabbiamo dimostrato di essere unsettore forte, responsabile e beneorganizzato e di svolgere un servi-zio indispensabile”.Così Marco Salvi, presidente diFruitimprese. Un settore allena-to, del resto, a fare fronte con lasua filiera da una parte, a livelloproduttivo, alle bizze di una natu-ra sempre più stressata dal cam-biamenti climatico, e dall’altra, alivello commerciale, a confezio-nare, vendere, spedire e distribui-re nel più breve tempo possibileun prodotto fresco o freschissi-mo, quindi quasi sempre alta-mente deperibile, era in grado didare una risposta efficiente e loha fatto. Un servizio indispensa-bile certo, ma anche difficile, cherichiede specializzazione e pro-fessionalità per fare arrivare sulletavole degli italiani un prodottocontrollato, buono, sano. Quando

il consumatore si porta l’ortofrut-ta a casa non sa tutto il lavoro chec’è dietro. Forse questa tragicacrisi è servita a farlo capire aquanti - e sono ancora troppi tra idecisori - guardano all’agricoltu-

ra e al settore ortofrutta con suffi-cienza.

Rispetto alla situazione di metàmarzo, descritta sul numero pre-cedente di questa rivista, le ten-

Code ai supermercati e la spesaper l’e-food è la più alta d’Europa

Mascherina e guanti, dotazioni obbligatorie per la spesa al supermercato

Gli effetti della pandemia sui consumi premiano la maggior partedelle categorie dell’ortofrutta. Penalizzati la IV Gamma e i prodottiad alta deperibilità. Salvi: ‘Nel dramma la gente si è accorta di noi’

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“E’ triste constatare che ci sia vo-luto un dramma come questoperché la gente si accorgesse dinoi, del ruolo che svolgiamo perla società e per l’economia. Lo di-co senza retorica, nell’emergenzaabbiamo dimostrato di essere unsettore forte, responsabile e beneorganizzato e di svolgere un servi-zio indispensabile”.Così Marco Salvi, presidente diFruitimprese. Un settore allena-to, del resto, a fare fronte con lasua filiera da una parte, a livelloproduttivo, alle bizze di una natu-ra sempre più stressata dal cam-biamenti climatico, e dall’altra, alivello commerciale, a confezio-nare, vendere, spedire e distribui-re nel più breve tempo possibileun prodotto fresco o freschissi-mo, quindi quasi sempre alta-mente deperibile, era in grado didare una risposta efficiente e loha fatto. Un servizio indispensa-bile certo, ma anche difficile, cherichiede specializzazione e pro-fessionalità per fare arrivare sulletavole degli italiani un prodottocontrollato, buono, sano. Quando

il consumatore si porta l’ortofrut-ta a casa non sa tutto il lavoro chec’è dietro. Forse questa tragicacrisi è servita a farlo capire aquanti - e sono ancora troppi tra idecisori - guardano all’agricoltu-

ra e al settore ortofrutta con suffi-cienza.

Rispetto alla situazione di metàmarzo, descritta sul numero pre-cedente di questa rivista, le ten-

Code ai supermercati e la spesaper l’e-food è la più alta d’Europa

Mascherina e guanti, dotazioni obbligatorie per la spesa al supermercato

Gli effetti della pandemia sui consumi premiano la maggior partedelle categorie dell’ortofrutta. Penalizzati la IV Gamma e i prodottiad alta deperibilità. Salvi: ‘Nel dramma la gente si è accorta di noi’

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di Claudio Scalise *

Dopo i momenti più critici della pandemia, si iniziacon prudenza a prefigurare un progressivo ritornoalla “normalità”. Non si conoscono ancora date pre-cise per riprendere a muoversi “liberamente”, mapossiamo già dire che non tutto sarà come prima.Alcuni cambiamenti nel comportamento di acquistoe nelle scelte di consumo rimarranno presenti e ca-ratterizzeranno il mercato dell’ortofrutta per i pros-simi anni. Diviene dunque opportuno cominciare aragionare su questi mutamenti per capire come leaziende potranno affrontare correttamente il mer-cato.Cosa caratterizzerà il comportamento del consuma-tore, quali fattori condizioneranno le sue scelte diacquisto?A questa domanda, come SGMARKETING, abbia-mo cominciato a dare delle risposte, che a nostro av-viso potranno offrire agli operatori prime linee gui-da per affrontare il prossimo futuro.Innanzitutto, va considerato il fatto che, purtroppo,l’area della popolazione che ridurrà il proprio pote-re di acquisto si allargherà ulteriormente. Il Paesesarà fortemente impoverito dalla pandemia, si parladi una riduzione del PIL di circa il 9% nel 2020: in-teri comparti produttivi fondamentali per l’Italia,come il turismo e l’Ho.Re.Ca., sono in ginocchio equesto aggraverà l’incertezza sul futuro.In termini di comportamento di acquisto, lo scena-rio delineato, si tradurrà in una maggiore richiestadi convenienza verso i prodotti alimentari, ortofrut-ta inclusa. Sarà dunque verosimile che la pressionedella GDO crescerà e che le marche del distributorecercheranno di farsi portatrici di questo concettonei confronti del consumatore. Le imprese dellaproduzione, i brand dell’ortofrutta, se non vorrannoessere ulteriormente schiacciati, dovranno porsi iltema di proporre esse stesse, riprogettando la pro-pria offerta e la propria comunicazione, soluzioni alconsumatore.Un secondo tema che rappresenterà un cambia-mento nel consumatore è rappresentato dalla ri-chiesta di rassicurazione circa la sicurezza alimenta-re. In questo ambito trovano la propria motivazionedi acquisto diverse tipologie di prodotti. Assistere-mo ad una rinnovata attenzione per i prodotti delterritorio e l’origine italiana. Maggiore apertura dicredito verrà riservata ai prodotti a filiera controlla-ta e/o residuo zero. A questa motivazione si rifà lospostamento di acquisto dallo sfuso al confezionato.Questo elemento per un insieme di motivazioni sarà

uno dei mutamenti più strutturali nell’offerta dellaGDO dei prossimi anni. Qui, il fattore di rassicura-zione è legato al fatto che il prodotto confezionatoall’origine non può essere manipolato sul puntovendita dai clienti e, quindi, viene preservato dapossibili contaminazioni.Un terzo ambito, anch’esso già presente, ma che su-birà un ampliamento importante nelle scelte di ac-quisto, sarà quello legato al salutismo. Basti pensa-re alle vendite che si sono registrate in queste setti-mane di alcuni prodotti con un vissuto di questo ti-po: arance rosse, limoni, kiwi, ecc. Quest’area verràdeclinata dal biologico, ai prodotti “nutraceutici” opresunti tali: prodotti ad alto contenuto di vitaminaC, antiossidanti, ecc.Tutti questi elementi avranno valore se verranno co-municati adeguatamente.Questa considerazione introduce il quarto elemen-to, che rappresenta sicuramente un’occasione di va-lorizzazione dei prodotti da parte delle imprese ita-liane.Per poter costruire un rapporto di valore, in parti-colare, i brand e le imprese che vorranno avere unruolo da protagonisti dovranno comunicare i bene-fit legati al consumo dei propri prodotti.Il consumatore dovrà sentire la cura, l’attenzione po-sta dai produttori nel dare risposte alle proprie esi-genze di consumo e nel rassicurarlo che con il pro-prio prodotto queste potranno essere soddisfatte.Bisognerà sviluppare una nuova modalità di comu-nicazione che abbia al centro (finalmente!!) il con-sumatore e le sue richieste e che ponga il brand co-me il soggetto che propone la soluzione alle sue in-certezze. Una comunicazione in cui l’”effetto comu-nità”, cioè la capacità di costruire un rapporto allapari tra esseri umani ed impresa, sia opportuna-mente enfatizzato.Questa strategia di comunicazione deve essere de-clinata in modo differente dal passato. Sarà neces-sario oltre alla declinazione ‘on pack’, prevedere unuso mirato e corretto dei social. La comunicazionedigitale costituirà la strategia più adeguata percoinvolgere e costruire comunità di persone che siritrovano intorno ai valori ed alle risposte propostedai brand.Questo è il terreno proprio di comunicazione del-l’impresa, che solo il produttore può garantire inmodo autentico al proprio cliente e, quindi, potràcostituire la strada per preservare il valore del pro-prio prodotto nel mercato.

*SGMARKETING Comitato di indirizzo del Corriere Ortofrutticolo

Come cambierà il mercato per imprese e consumatoriAlcune linee guida per prepararsi al post­Coronavirus

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denze di fondo, dopo un mese,non sono cambiate. L’ortofruttaha registrato buone performaceper quasi tutte le categorie convendite in quantità superiori allamedia stagionale e a buoni prezzi.Hanno sofferto i prodotti più de-peribili, non adatti a fare scorte, esono entrati in crisi tutti i fornito-ri dei canali di vendita dell’hore-ca. D’altra parte, hanno registratouna crescita esponenziale le ven-dite in e-commerce con consegnaa domicilio. "Come in tutte leguerre - hanno scritto sul Corrie-re della Sera Milena Gabanelli eFabrizio Massaro - c’è chi lottaper la sopravvivenza e chi va agonfie vele”. E’ successo ancheper l’ortofrutta, anche se ci risul-tano più numerosi quelli che seproprio non vanno a gonfie melecertamente non se la passano ma-le a fronte di un duro lavoro.Secondo dati Confcommercio, amarzo il comparto alimentare haregistrato un +9,6% di vendite ri-spetto al marzo 2019, perché lefamiglie hanno mangiato di più acasa e hanno fatto scorte di cibo. Iricercatori di Prometeia prevedo-no per l’intero 2020 un +6,5% neiconsumi per alimentari e bevan-de, ma anche che l’export sarà pe-nalizzato dalla cancellazione dellefiere di settore e dalle difficoltànegli spostamenti, e ciò, insiemeallo stop imposto a ristoranti, ho-tel e bar, porterà a un consuntivodi fine anno del settore di segnomeno.Un’altra analisi interessante è ar-rivata da un rapporto di ISMEA.Secondo l’istituto, i Mercati all’in-grosso, dopo una fase di diffi-coltà, hanno ritrovato equilibrioper due fenomeni: la necessità diapprovvigionarsi anche da partedella GDO e la ripresa delle ven-dite dei negozi di vicinato chehanno visto crescere il numero diclienti in considerazione dellelunghe file presso i supermercati.Ismea ha analizzato le vendite dal17 febbraio al 15 marzo dei pro-dotti alimentari confezionati nel-la GDO. Il report conferma le dif-ficoltà della IV Gamma e l’ottima

performance delle patate che,grazie a shelf-life lunga e prezzocontenuto, sono state apprezzatenel periodo facendo registrare+31% nei volumi e +37% in valo-re. La frutta fresca con codice Eanha segnano nel periodo un +16%in volume, trainata da agrumi, inparticolare arance per le quali ivolumi esitati sono stati superioridel 25% rispetto al 2019. Le mele,nello stesso rapporto, evidenzia-no volumi che crescono del 16%con incremento più che doppio(+35%) in valore causa prezzi insostenuto rialzo.Per le prime due settimane dimarzo ISMEA evidenzia un au-mento della domanda estera (inGermania, Belgio, Svizzera, Au-stria, Polonia). Questo fenomenoha reso più fluido il mercato di al-cuni prodotti determinando, inqualche caso, un rialzo dei listiniall’origine e all’ingrosso, ciò che èaccaduto per arance e pomodori. A livello internazionale, la societàdi consulenza americana Oliver

Wyman ha svolto un’indagine sunove Paesi colpiti dalla pandemiatra cui Italia, Francia, Spagna,Svizzera, Germania, Regno Unitoe USA. Le misure imposte dai va-ri governi per contenere l’emer-genza hanno costretto ovunque lefamiglie a cambiare le proprieabitudini: la maggioranza degliintervistati ha ridotto la frequen-za con cui fa la spesa, dato confer-mato anche dal campione italiano(56%). Allo stesso tempo, com’e-ra immaginabile, le limitazioni almovimento dei cittadini hannodato una forte spinta alla spesaonline: in Italia il numero di per-sone che ordinano su internet èpiù che raddoppiato, tanto che lapercentuale italiana di consuma-tori di e-food, regolari o per lomeno saltuari, è oggi la più eleva-ta in Europa (39%). Questo pro-babilmente anche per evitare ledifficoltà riscontrate da chi conti-nua ad andare nel punto venditafisico, come le lunghe code d’atte-sa e l’assenza dei prodotti cercati,segnalate rispettivamente dal44% e dal 49% del campione ita-liano. Ma i problemi non manca-no anche per chi acquista online,con ben il 50% dei partecipantiche lamenta la scarsità di finestreorarie per la consegna. Nonostan-te ciò, e sebbene il 47% delle fa-miglie italiane dichiarino chestanno sperimentando un calodel proprio reddito (seconda per-centuale più alta dopo il 58% del-la Spagna), la spesa per gli ali-

Super-lavoro per i rider. Le consegne a domicilio sono “impazzite”

La GDO ha aumentato gli approvvigionamentinei Mercati all’ingrosso

e sono cresciute le venditenei negozi di vicinato

a causa delle lunghe codeche ancora spesso si verificano

davanti ai supermercati

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denze di fondo, dopo un mese,non sono cambiate. L’ortofruttaha registrato buone performaceper quasi tutte le categorie convendite in quantità superiori allamedia stagionale e a buoni prezzi.Hanno sofferto i prodotti più de-peribili, non adatti a fare scorte, esono entrati in crisi tutti i fornito-ri dei canali di vendita dell’hore-ca. D’altra parte, hanno registratouna crescita esponenziale le ven-dite in e-commerce con consegnaa domicilio. "Come in tutte leguerre - hanno scritto sul Corrie-re della Sera Milena Gabanelli eFabrizio Massaro - c’è chi lottaper la sopravvivenza e chi va agonfie vele”. E’ successo ancheper l’ortofrutta, anche se ci risul-tano più numerosi quelli che seproprio non vanno a gonfie melecertamente non se la passano ma-le a fronte di un duro lavoro.Secondo dati Confcommercio, amarzo il comparto alimentare haregistrato un +9,6% di vendite ri-spetto al marzo 2019, perché lefamiglie hanno mangiato di più acasa e hanno fatto scorte di cibo. Iricercatori di Prometeia prevedo-no per l’intero 2020 un +6,5% neiconsumi per alimentari e bevan-de, ma anche che l’export sarà pe-nalizzato dalla cancellazione dellefiere di settore e dalle difficoltànegli spostamenti, e ciò, insiemeallo stop imposto a ristoranti, ho-tel e bar, porterà a un consuntivodi fine anno del settore di segnomeno.Un’altra analisi interessante è ar-rivata da un rapporto di ISMEA.Secondo l’istituto, i Mercati all’in-grosso, dopo una fase di diffi-coltà, hanno ritrovato equilibrioper due fenomeni: la necessità diapprovvigionarsi anche da partedella GDO e la ripresa delle ven-dite dei negozi di vicinato chehanno visto crescere il numero diclienti in considerazione dellelunghe file presso i supermercati.Ismea ha analizzato le vendite dal17 febbraio al 15 marzo dei pro-dotti alimentari confezionati nel-la GDO. Il report conferma le dif-ficoltà della IV Gamma e l’ottima

performance delle patate che,grazie a shelf-life lunga e prezzocontenuto, sono state apprezzatenel periodo facendo registrare+31% nei volumi e +37% in valo-re. La frutta fresca con codice Eanha segnano nel periodo un +16%in volume, trainata da agrumi, inparticolare arance per le quali ivolumi esitati sono stati superioridel 25% rispetto al 2019. Le mele,nello stesso rapporto, evidenzia-no volumi che crescono del 16%con incremento più che doppio(+35%) in valore causa prezzi insostenuto rialzo.Per le prime due settimane dimarzo ISMEA evidenzia un au-mento della domanda estera (inGermania, Belgio, Svizzera, Au-stria, Polonia). Questo fenomenoha reso più fluido il mercato di al-cuni prodotti determinando, inqualche caso, un rialzo dei listiniall’origine e all’ingrosso, ciò che èaccaduto per arance e pomodori. A livello internazionale, la societàdi consulenza americana Oliver

Wyman ha svolto un’indagine sunove Paesi colpiti dalla pandemiatra cui Italia, Francia, Spagna,Svizzera, Germania, Regno Unitoe USA. Le misure imposte dai va-ri governi per contenere l’emer-genza hanno costretto ovunque lefamiglie a cambiare le proprieabitudini: la maggioranza degliintervistati ha ridotto la frequen-za con cui fa la spesa, dato confer-mato anche dal campione italiano(56%). Allo stesso tempo, com’e-ra immaginabile, le limitazioni almovimento dei cittadini hannodato una forte spinta alla spesaonline: in Italia il numero di per-sone che ordinano su internet èpiù che raddoppiato, tanto che lapercentuale italiana di consuma-tori di e-food, regolari o per lomeno saltuari, è oggi la più eleva-ta in Europa (39%). Questo pro-babilmente anche per evitare ledifficoltà riscontrate da chi conti-nua ad andare nel punto venditafisico, come le lunghe code d’atte-sa e l’assenza dei prodotti cercati,segnalate rispettivamente dal44% e dal 49% del campione ita-liano. Ma i problemi non manca-no anche per chi acquista online,con ben il 50% dei partecipantiche lamenta la scarsità di finestreorarie per la consegna. Nonostan-te ciò, e sebbene il 47% delle fa-miglie italiane dichiarino chestanno sperimentando un calodel proprio reddito (seconda per-centuale più alta dopo il 58% del-la Spagna), la spesa per gli ali-

Super-lavoro per i rider. Le consegne a domicilio sono “impazzite”

La GDO ha aumentato gli approvvigionamentinei Mercati all’ingrosso

e sono cresciute le venditenei negozi di vicinato

a causa delle lunghe codeche ancora spesso si verificano

davanti ai supermercati

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menti è in crescita, anche se indi-rizzata maggiormente verso pro-dotti di primo prezzo e pacchi fa-miglia, con una ricerca dei forma-ti più economici. Ben il 38% degliitaliani - secondo la stessa fonte -ha cambiato supermercato, con il

13% che dichiara di averlo fatto inmaniera definitiva.Nordal Cavadini, partner retail &consumer goods di Oliver Wy-man, ha commentato: "Cambia-menti così marcati nelle preferen-ze a livello di prodotto, di punto

vendita e addirittura di canalepongono una sfida inaudita pergli operatori del settore. Moltospesso il problema non è l’offerta,quanto piuttosto la domanda cherimane di settimana in settimanadifficile da anticipare”. (a.f.)

di Antonio Felice

Il sistema sanitario e il sistema economico: i due po-li attorno ai quali si muovono le sfide cruciali postedall’epidemia da Covid-19. Ben oltre il nostro starea casa, che pure è importante, ma che da solo ci po-ne nelle condizioni di un progressivo e drammaticoimpoverimento. Vivi (forse) ma poveri, sempre piùpoveri.Il sistema sanitario italiano ha reagito in ritardo al-l’emergenza, ha mostrato i suoi eroismi (individua-li) e le sue lacune (di sistema), ma mentre a livelloospedaliero, dopo un primo sbandamento, ha retto,a livello territoriale ha svelato tutta la sua terribileinadeguatezza. Se l’Italia ha avuto per settimane iltragico primato del maggior numero di morti almondo da Covid-19 e la Germania ne ha avuti e neha così pochi, se l’Italia è chiusa in casa mentre inGermania si va a lavorare, se in Italia gli infettatimuoiono a casa o, più spesso, arrivano in ospedalequando è ormai troppo tardi, la differenza sta nellamedicina sul territorio: quella che ti dovrebbe dareil primo soccorso a casa se necessario, che ti do-vrebbe fornire i primi materiali per far fronte all’e-mergenza, quella che non c’è. La medicina territo-riale è stata ridotta in Italia, a causa di una politicasanitaria miope e sempre più priva di risorse, a unfatto burocratico, a un velo sottile, del tutto inade-guato a resistere a qualsivoglia emergenza, figuria-moci se in grado di tenere davanti allo tsunami delCoronavirus.Il dramma ha colpito i medici stessi: 116 morti al 14aprile. E anche per alcuni di loro non c’è stata assi-stenza, non c’è stato accesso all’ospedale. Così per ildottor Edoardo Valli, che prima di morire avevascritto su facebook: “Ho la febbre da 3 giorni manon mi fanno il tampone anche se sono un medico”.Così per il dottor Giovanni Tommasino, medico dibase che ha avuto il coraggio di assistere i suoi pa-zienti in piena emergenza, trasferito da un ospedaleall’altro per tre volte prima di morire.Gli ambulatori dei medici di base, in quasi tutta Ita-lia, sono rimasti per settimane senza il minimo diattrezzature, i medici stessi senza una mascherina;

alcuni hanno chiuso. In Germania la medicina dibase ha dato e dà invece un supporto alla preven-zione e alla prima cura dell’infezione e fa la diffe-renza.Ora, facendo un passetto in avanti, si può pensareche questa medicina territoriale italiana possa aiu-tare il Paese a entrare nella fase 2? Sì, se si è com-pletamente privi di realismo.La fase 2 significa varie cose ma innanzitutto una:tornare a lavorare, riaprire le aziende. Il ministerodell’Interno ha ben pensato di emettere qualchegiorno fa una circolare per dare il via a ispezioni del-la Guardia di Finanza nelle aziende rimaste aperte.I finanzieri – come spiegano i giornali del 15 aprile– dovranno verificare la veridicità delle comunica-zioni delle aziende riguardo l’inclusione nelle cate-gorie autorizzate e l’esistenza della relazione econo-mico-commerciale tra le attività d’impresa apparte-nenti alle varie filiere consentite. Giusto. Ma non èper caso che vinca, ancora una volta, una certa poli-tica italiana (che non c’è in altri Paesi d’Europa) dif-fidente riguardo al ruolo sociale delle imprese?Il 14 aprile il professor Massimo Galli, direttore delreparto malattie infettive dell’ospedale Sacco di Mi-lano, ha detto una cosa su cui riflettere: alla fase 2 sipuò passare solo se si chiede alle aziende di farsiparte attiva nel reperimento dei materiali e nell’ap-plicazione delle regole atti a permettere la ripresadelle attività produttive. Perché non si danno alleaziende incentivi per provvedere alle necessità del-l’emergenza e poi si manda la GdF a controllare se lerisorse derivate da quegli incentivi sono state inca-nalate in modo appropriato? Perché non si vuole su-perare il retaggio che ci viene dall’éra pre-caduta delmuro di Berlino, di un sindacato che fatica a vedereil ruolo sociale delle imprese che in Germania è am-piamente riconosciuto? Forse è venuto il momentodi un salto di mentalità, che non vuol dire sdogana-re furbetti e disonesti ma premiare i virtuosi. Sareb-be il momento di compierlo, altrimenti non ci restache aspettare il farmaco o meglio ancora il vaccino,il che significa aspettare fino a una data imprecisa-ta, forse troppo per evitare gravi difficoltà alla no-stra economia.

Servirebbe più fiducia nel ruolo sociale delle impreseper entrare con qualche problema in meno nella Fase 2

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ATTUALITÀ

Si calcola che a fine marzo man-casse quasi un milione di lavora-tori agricoli stagionali per le cam-pagne di raccolta primaverili neiprincipali Paesi agricoli dell’UE,oltre 350 mila solo in Italia. Acausa delle regole imposte a cau-sa del Coronavirus, i 200mila sta-gionali rumeni, polacchi, tunisini,marocchini e di molti altri Paesiche ogni anno contribuiscono airaccolti primaverili francesi nonavevano ancora potuto raggiun-gere il Paese e la FNSEA, la Coldi-retti d’Oltralpe, era in allarme. Ilministro dell’agricoltura DidierGuillaume ha invitato quanti sierano ritrovati senza lavoro acausa delle restrizioni impostedal Covid-19 ad “unirsi alla gran-de armata dell’agricoltura france-se!”, quasi una chiamata alle ar-mi. Il ministro dell’Agricoltura te-desco Julia Kloeckner ha propo-sto di impiegare come lavoratoristagionali in agricoltura i lavora-tori del settore alberghiero e dellaristorazione per colmare il vuotodi circa 300 mila unità lasciatodagli stagionali polacchi e rumeniche pesa anche sulla Spagna ri-masta, ad esempio, senza i soliti10 mila lavoratori stagionali ma-rocchini impegnati nella raccoltafragole e ha cercato nella popola-zione nazionale come coprirequesti posti vacanti e quelli dellecampagne successive.In Italia la ministra Teresa Bella-nova è intervenuta per prorogarei permessi di soggiorno per lavorostagionale in scadenza al fine dievitare agli stranieri di doverrientrare nel proprio Paese pro-prio con l’inizio della stagione diraccolta nelle campagne. La pro-roga, secondo la circolare del mi-nistero degli Interni, dura fino al15 giugno e riguarda i permessi disoggiorno in scadenza dal 31 gen-naio al 15 aprile ai sensi dell’arti-colo 103 comma 2 del D.L. 18.

Con la limitazione alla circolazio-ne delle persone tra un Paese el’altro, resta tuttavia aperto il ri-schio che nelle campagne italianimanchi manodopera. Nel 2019sono arrivati dall’estero nel no-stro Paese circa 370 mila lavora-tori regolari. Quest’anno si sonoregistrate, soprattutto in marzo enella prima settimana di aprile,disdette degli impegni di lavoroda parte di decine di migliaia dilavoratori stranieri che di solitocoprono il 27% del totale dellegiornate di lavoro necessarie alsettore agricolo in generale.La comunità di lavoratori agricolipiù presente in Italia è quella ru-mena con 107.591 occupati, da-vanti a marocchini con 35.013 eindiani con 34.043, che precedo-no albanesi (32.264), senegalesi(14.165), polacchi (13.134), tuni-sini (13.106), bulgari (11.261),macedoni (10.428) e pakistani(10.272). Sono molti i distretti or-tofrutticoli dove i lavoratori im-migrati rappresentano una com-ponente bene integrata nel tessu-to economico e sociale come nelcaso della raccolta di fragole e

asparagi nel Veronese, della pre-parazione delle barbatelle inFriuli, delle mele in Trentino, del-la frutta in Emilia Romagna, del-l’uva, delle mele, delle pere e deikiwi in Piemonte, dei pomodori,dei broccoli, cavoli e finocchi inPuglia.La situazione è così commentatadal presidente di CSO Italy PaoloBruni: "Indicativamente, secondole stime più recenti, quasi un ter-zo degli operai agricoli in Italia èdi provenienza straniera. A causadell’emergenza sanitaria, la chiu-sura delle frontiere nei Paesi UEed extra-UE ne ha ostacolato que-st’anno fortemente l’arrivo. Oltreal lavoro nei campi c’è tutta laparte delle lavorazioni di frutta eortaggi presso gli stabilimenti cheimpiegano un ingente numero dimaestranze provenienti princi-palmente da Paesi come Roma-nia, Albania e Polonia. Nella criti-cità generatasi dal Coronavirus,permettiamo all’agricoltura dirappresentare un grande ammor-tizzatore sociale in un periodo incui molte persone sono costrettea perdere il lavoro in altri settori

L’on. Paolo De Castro, e il presidente di CSO Italy Paolo Bruni

La corsa alla manodoperaIl settore ammortizzatore sociale

Apprensione nella frutticoltura nazionale. A fine marzo mancavano all’appello oltre 350 mila lavoratori agricoli stagionali

per le raccolte primaverili. Forti assenze tra gli stranieri

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ATTUALITÀ

Si calcola che a fine marzo man-casse quasi un milione di lavora-tori agricoli stagionali per le cam-pagne di raccolta primaverili neiprincipali Paesi agricoli dell’UE,oltre 350 mila solo in Italia. Acausa delle regole imposte a cau-sa del Coronavirus, i 200mila sta-gionali rumeni, polacchi, tunisini,marocchini e di molti altri Paesiche ogni anno contribuiscono airaccolti primaverili francesi nonavevano ancora potuto raggiun-gere il Paese e la FNSEA, la Coldi-retti d’Oltralpe, era in allarme. Ilministro dell’agricoltura DidierGuillaume ha invitato quanti sierano ritrovati senza lavoro acausa delle restrizioni impostedal Covid-19 ad “unirsi alla gran-de armata dell’agricoltura france-se!”, quasi una chiamata alle ar-mi. Il ministro dell’Agricoltura te-desco Julia Kloeckner ha propo-sto di impiegare come lavoratoristagionali in agricoltura i lavora-tori del settore alberghiero e dellaristorazione per colmare il vuotodi circa 300 mila unità lasciatodagli stagionali polacchi e rumeniche pesa anche sulla Spagna ri-masta, ad esempio, senza i soliti10 mila lavoratori stagionali ma-rocchini impegnati nella raccoltafragole e ha cercato nella popola-zione nazionale come coprirequesti posti vacanti e quelli dellecampagne successive.In Italia la ministra Teresa Bella-nova è intervenuta per prorogarei permessi di soggiorno per lavorostagionale in scadenza al fine dievitare agli stranieri di doverrientrare nel proprio Paese pro-prio con l’inizio della stagione diraccolta nelle campagne. La pro-roga, secondo la circolare del mi-nistero degli Interni, dura fino al15 giugno e riguarda i permessi disoggiorno in scadenza dal 31 gen-naio al 15 aprile ai sensi dell’arti-colo 103 comma 2 del D.L. 18.

Con la limitazione alla circolazio-ne delle persone tra un Paese el’altro, resta tuttavia aperto il ri-schio che nelle campagne italianimanchi manodopera. Nel 2019sono arrivati dall’estero nel no-stro Paese circa 370 mila lavora-tori regolari. Quest’anno si sonoregistrate, soprattutto in marzo enella prima settimana di aprile,disdette degli impegni di lavoroda parte di decine di migliaia dilavoratori stranieri che di solitocoprono il 27% del totale dellegiornate di lavoro necessarie alsettore agricolo in generale.La comunità di lavoratori agricolipiù presente in Italia è quella ru-mena con 107.591 occupati, da-vanti a marocchini con 35.013 eindiani con 34.043, che precedo-no albanesi (32.264), senegalesi(14.165), polacchi (13.134), tuni-sini (13.106), bulgari (11.261),macedoni (10.428) e pakistani(10.272). Sono molti i distretti or-tofrutticoli dove i lavoratori im-migrati rappresentano una com-ponente bene integrata nel tessu-to economico e sociale come nelcaso della raccolta di fragole e

asparagi nel Veronese, della pre-parazione delle barbatelle inFriuli, delle mele in Trentino, del-la frutta in Emilia Romagna, del-l’uva, delle mele, delle pere e deikiwi in Piemonte, dei pomodori,dei broccoli, cavoli e finocchi inPuglia.La situazione è così commentatadal presidente di CSO Italy PaoloBruni: "Indicativamente, secondole stime più recenti, quasi un ter-zo degli operai agricoli in Italia èdi provenienza straniera. A causadell’emergenza sanitaria, la chiu-sura delle frontiere nei Paesi UEed extra-UE ne ha ostacolato que-st’anno fortemente l’arrivo. Oltreal lavoro nei campi c’è tutta laparte delle lavorazioni di frutta eortaggi presso gli stabilimenti cheimpiegano un ingente numero dimaestranze provenienti princi-palmente da Paesi come Roma-nia, Albania e Polonia. Nella criti-cità generatasi dal Coronavirus,permettiamo all’agricoltura dirappresentare un grande ammor-tizzatore sociale in un periodo incui molte persone sono costrettea perdere il lavoro in altri settori

L’on. Paolo De Castro, e il presidente di CSO Italy Paolo Bruni

La corsa alla manodoperaIl settore ammortizzatore sociale

Apprensione nella frutticoltura nazionale. A fine marzo mancavano all’appello oltre 350 mila lavoratori agricoli stagionali

per le raccolte primaverili. Forti assenze tra gli stranieri

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ATTUALITÀ CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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o ad accedere alla cassa integra-zione o al reddito di emergenza".Il 20 aprile gli europarlamentariPaolo De Castro ed Herbert Dorf-mann hanno lanciato un appello:"C’è una soluzione per dare unarisposta immediata alla mancan-za di lavoratori stagionali nellecampagne italiane, garantendo laloro e la nostra sicurezza contro ildiffondersi del coronavirus. E’ la‘quarantena attiva’, che può con-tribuire a salvaguardare un quar-

to del made in Italy e la sopravvi-venza di molte aziende agricoleormai in ginocchio per la man-canza di manodopera. Il proto-collo per la ‘quarantena attiva’sta già dando buoni risultati eprevede che nei primi 14 giornidal loro arrivo, ai lavoratori stra-nieri venga concesso di svolgerele attività agricole, purché obbli-gatoriamente separati dagli altridipendenti per quanto riguardagli alloggi, occupati (a eccezione

delle famiglie) per la metà dellaloro capienza, con l’obbligo di se-guire norme igieniche rigorose.Sui campi, invece, i lavoratori de-vono essere ripartiti in squadre dilavoro costanti e ristrette in ter-mini numerici, in modo che incaso di sospetto di contagio, il di-pendente possa essere immedia-tamente isolato e segnalato alServizio sanitario nazionale alpari di tutti i componenti dellasua squadra”.

di Corrado Giacomini *

Per caso ho aperto il sito della Fédération Nationaledes Syndicats d’Exploitants Agricoles (FNSEA), lapiù grande organizzazione professionale francese, enella prima pagina del sito è apparso subito ungrande riquadro nel quale appariva un altoparlanteacceso da cui usciva un invito: "Mobilison-Nouspour sécuriser nos assiettes", e continuava: “La ma-nodopera manca come non mai. E’ necessario mo-bilitarci per rispondere ai bisogni alimentari dellapopolazione”.La FNSEA invitava quindi gli agricoltori che aveva-no bisogno di manodopera e chi aveva buone brac-cia (nell’invito è scritto che non è necessario averefatto il liceo!) e del tempo da dedicare al lavoro incampagna a iscriversi su una piattaforma, di cui ve-niva riportato il sito. Sorpreso da questa iniziativa,ho continuato a cercare e ho scoperto che, in realtà,era stata lanciata dal Ministero dell’Agricoltura il 26marzo e, secondo il presidente del Sindacato dei“Jeunes Agriculteurs”, altra forte organizzazionefrancese, già al secondo giorno erano iscritti 100mila volontari che, sempre secondo il Ministero,verranno impiegati in agricoltura secondo contrattiregolari e mantenendo l’indennità di disoccupazio-ne o altre contribuzioni sociali, qualora ne usufruis-sero. FNSEA stima un fabbisogno di manodoperaper le prossime operazioni di raccolta attorno a 200mila addetti. Non se l’obiettivo verrà raggiunto, per-ché anche l’agricoltura francese ha bisogno di ma-nodopera straniera, ma certamente è una iniziativainnovativa da apprezzare nel frangente in cui ci tro-viamo.Si stima che in Italia il fabbisogno di manodopera siaggiri attorno a 350/400 mila operai, purtroppo acausa del Coronavirus abbiamo perso la manodope-ra che veniva tradizionalmente dai Paesi dell’Est

(Polonia, Romania, Bulgaria, ecc.) per le operazionidi raccolta, soprattutto, nelle regioni settentrionali.Per fortuna (sic!) nelle regioni meridionali abbiamoancora i famosi ghetti (Borgo Mezzanone, Rosarno,ecc), che non fanno più notizia nemmeno se scoppiaun nuovo incendio tra le baracche, come è successoa Borgo Mezzanone poche settimana fa, e perfino sec’è la minaccia di diventare in questi giorni dei peri-colosissimi focolai di Coronavirus per i poveri di-sgraziati che ci vivono e per la popolazione circo-stante. Ma anche quella manodopera non basta.I sindacati dei lavoratori non vogliono che venganoreintrodotti i voucher, le organizzazioni professio-nali agricole li chiedono e propongono che venga ri-preso l’uso di impiegare pensionati, cassintegrati,studenti, familiari e i beneficiari del “reddito di cit-tadinanza”, nell’ambito della politica attiva del lavo-ro di cui dovrebbe essere strumento. Il ministro Te-resa Bellanova sta cercando di aprire “corridoi ver-di” per far riprendere l’arrivo di manodopera daiPaesi dell’Est e di riattivare al più presto il decretosui flussi migratori aumentando il numero previsto.Insomma non sappiamo come uscire da questo im-passe. L’unica cosa positiva che ho sentito nel corsodi una intervista al presidente di Confagricoltura,Massimiliano Giansanti, è che quella organizzazioneha deciso di espellere gli associati che dovessero ri-correre al caporalato per far fronte alle necessità dimanodopera. E’ la prima volta che lo sento da partedi una delle nostre organizzazioni professionali ed’altra parte se ci sono i caporali che lucrano sullespalle di quei poveri disgraziati vuol dire che c’è an-che chi ne approfitta. Sono i caporali, sono le azien-de agricole, è la grande distribuzione? Qualcuno cer-tamente ci guadagna. Ormai i tempi stanno per sca-dere, bisogna trovare una soluzione che permetta di“sécuriser nos assiettes”, come dicono i francesi.

*Economista agrario

L’esempio della Francia, invito alle raccolte primaverilicome se si trattasse di una chiamata alle armi

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

19www.corriereortofrutticolo.itAprile 2020

ATTUALITÀ

Lorenzo Frassoldati

Presidente Giansanti, ai tempidel Coronavirus sull’ortofrutta siaddensano sempre più emergen-ze. Partiamo dalla prima: la ma-nodopera che non si trova allavigilia delle grandi campagne diraccolta. Senza manodopera nonc’è prodotto. Che dice Confagri-coltura? “Noi per primi - risponde il presi-dente di Confagricoltura - abbia-mo proposto alle ministre dellePolitiche agricole e del Lavoro difacilitare il ricorso alla manodo-pera, dando da un lato la possibi-lità solo per questa fase emergen-ziale di impiegare persone chehanno perso il lavoro, cassinte-grati o fruitori del reddito di citta-dinanza, senza far perdere lorotali diritti acquisiti, garantendocondizioni sanitarie ottimali el’inquadramento nell’ambito delcontratto collettivo nazionale;dall’altro abbiamo proposto dipoter utilizzare in campagna lepersone che si trovano momenta-neamente inoccupate a causa delblocco di molte attività produtti-ve, individuando velocemente unpercorso comune, all’interno del-lo stesso CCNL, volto a dare ga-ranzie a tutti."Confagricoltura, inoltre, primatra le associazioni imprenditoria-li agricole, si è attivata per fare in-contrare domanda e offerta di la-voro attraverso AgriJob, la piat-taforma on line che facilita l’in-contro tra aziende agricole e lavo-ratori."

L’export di ortofrutta prima opoi dovrà ripartire… già era indifficoltà prima (il 2019 un mez-zo disastro) adesso poi con iprincipali mercati europei ed ex-tra-UE in difficoltà, non ne par-liamo. Se non riparte l’export, ri-schiamo di ritrovarci con una

produzione 2-3 volte eccedenta-ria rispetto ai consumi interni.Che si fa? Da più parti si comin-ciano a chiedere ritiri straordi-nari di prodotto…"L’export è un aspetto cruciale: ilnostro Paese si è sempre contrad-distinto per un’innata vocazioneall’esportazione, pertanto sonoconvinto che l’attuale situazioneemergenziale che stiamo vivendoha soltanto rallentato il processoe che quanto prima le nostre im-prese potranno tornare ad essereprotagoniste sui mercati interna-zionali puntando sull’eccellenza ela qualità indiscussa e riconosciu-ta dei nostri prodotti."Di certo alcuni comparti potran-no soffrire maggiormente rispet-to ad altri, e in questo senso lapossibilità di ricorrere ad even-tuali forme di ritiro straordinariopotrebbe indubbiamente esseredi supporto per le imprese, maquesto genere di interventi - chenoi stessi come Confagricolturaabbiamo richiesto alla Commis-sione di mettere in campo quantoprima - devono essere pensati epercepiti come misure tempora-nee e di emergenza, e non certo

come vie alternative al recuperodelle nostre posizioni commer-ciali sui mercati esteri, che rima-ne l’unica via da perseguire condeterminazione".

Emergenza gelate e cimice. La ci-mice è un problema del 2019 e isoldi per i danni non si sono an-cora visti, per le gelate il danno èsul 2020. Che si fa?"Calamità naturali e fitosanitariesono purtroppo minacce costantiche mettono in evidenza l’estre-ma vulnerabilità del settore epurtroppo anche l’inadeguatezzadegli strumenti di contrasto oggidisponibili: per i danni causatidalla cimice asiatica, nel 2019 ab-biamo sì apprezzato il varo dei re-centi provvedimenti comunitari,ma in tutta sincerità ci attendeva-mo interventi di ben diversa por-tata e coraggio. Sul piano nazio-nale il dilatarsi dei tempi per l’ac-cesso agli indennizzi compensati-vi ci mette chiaramente in allar-me e stiamo costantemente mo-nitorando e sollecitando il rapidovaro del decreto che consenta lapresentazione delle domande, au-spicando una gestione flessibiledi scadenze e termini che mal siconcilierebbero con questa fase diestrema restrizione degli sposta-menti. L’esperienza di questi ulti-mi anni, se mai ve ne fosse statobisogno, mette tuttavia in luceche le classiche misure compen-sative ex-post non possono essereuna risposta efficace, né tempe-stiva, alle esigenze delle impreseche subiscono danni da calamità,rendendo non oltre differibileuna profonda riflessione sul fun-zionamento del Fondo di Solida-rietà Nazionale."Allo stesso tempo, ciò che emer-ge è l’urgenza di orientare con de-terminazione le politiche di soste-gno per il settore oggi disponibili,sviluppo rurale e OCM innanzi-

Massimiliano Giansanti, Confagricoltura

L’INTERVISTA. Giansanti: “Nei campidisoccupati e cassintegrati”

Il presidente diConfragricoltura chiede

facilitazioni speciali

Page 21: THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE … · 2020. 6. 10. · CORRIERE ORTOFRUTTICOLO Aprile 2020 3 Nei primissimi giorni dell’emergen-za Covid-19 abbiamo lanciato sul

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Presidente Giansanti, ai tempidel Coronavirus sull’ortofrutta siaddensano sempre più emergen-ze. Partiamo dalla prima: la ma-nodopera che non si trova allavigilia delle grandi campagne diraccolta. Senza manodopera nonc’è prodotto. Che dice Confagri-coltura? “Noi per primi - risponde il presi-dente di Confagricoltura - abbia-mo proposto alle ministre dellePolitiche agricole e del Lavoro difacilitare il ricorso alla manodo-pera, dando da un lato la possibi-lità solo per questa fase emergen-ziale di impiegare persone chehanno perso il lavoro, cassinte-grati o fruitori del reddito di citta-dinanza, senza far perdere lorotali diritti acquisiti, garantendocondizioni sanitarie ottimali el’inquadramento nell’ambito delcontratto collettivo nazionale;dall’altro abbiamo proposto dipoter utilizzare in campagna lepersone che si trovano momenta-neamente inoccupate a causa delblocco di molte attività produtti-ve, individuando velocemente unpercorso comune, all’interno del-lo stesso CCNL, volto a dare ga-ranzie a tutti."Confagricoltura, inoltre, primatra le associazioni imprenditoria-li agricole, si è attivata per fare in-contrare domanda e offerta di la-voro attraverso AgriJob, la piat-taforma on line che facilita l’in-contro tra aziende agricole e lavo-ratori."

L’export di ortofrutta prima opoi dovrà ripartire… già era indifficoltà prima (il 2019 un mez-zo disastro) adesso poi con iprincipali mercati europei ed ex-tra-UE in difficoltà, non ne par-liamo. Se non riparte l’export, ri-schiamo di ritrovarci con una

produzione 2-3 volte eccedenta-ria rispetto ai consumi interni.Che si fa? Da più parti si comin-ciano a chiedere ritiri straordi-nari di prodotto…"L’export è un aspetto cruciale: ilnostro Paese si è sempre contrad-distinto per un’innata vocazioneall’esportazione, pertanto sonoconvinto che l’attuale situazioneemergenziale che stiamo vivendoha soltanto rallentato il processoe che quanto prima le nostre im-prese potranno tornare ad essereprotagoniste sui mercati interna-zionali puntando sull’eccellenza ela qualità indiscussa e riconosciu-ta dei nostri prodotti."Di certo alcuni comparti potran-no soffrire maggiormente rispet-to ad altri, e in questo senso lapossibilità di ricorrere ad even-tuali forme di ritiro straordinariopotrebbe indubbiamente esseredi supporto per le imprese, maquesto genere di interventi - chenoi stessi come Confagricolturaabbiamo richiesto alla Commis-sione di mettere in campo quantoprima - devono essere pensati epercepiti come misure tempora-nee e di emergenza, e non certo

come vie alternative al recuperodelle nostre posizioni commer-ciali sui mercati esteri, che rima-ne l’unica via da perseguire condeterminazione".

Emergenza gelate e cimice. La ci-mice è un problema del 2019 e isoldi per i danni non si sono an-cora visti, per le gelate il danno èsul 2020. Che si fa?"Calamità naturali e fitosanitariesono purtroppo minacce costantiche mettono in evidenza l’estre-ma vulnerabilità del settore epurtroppo anche l’inadeguatezzadegli strumenti di contrasto oggidisponibili: per i danni causatidalla cimice asiatica, nel 2019 ab-biamo sì apprezzato il varo dei re-centi provvedimenti comunitari,ma in tutta sincerità ci attendeva-mo interventi di ben diversa por-tata e coraggio. Sul piano nazio-nale il dilatarsi dei tempi per l’ac-cesso agli indennizzi compensati-vi ci mette chiaramente in allar-me e stiamo costantemente mo-nitorando e sollecitando il rapidovaro del decreto che consenta lapresentazione delle domande, au-spicando una gestione flessibiledi scadenze e termini che mal siconcilierebbero con questa fase diestrema restrizione degli sposta-menti. L’esperienza di questi ulti-mi anni, se mai ve ne fosse statobisogno, mette tuttavia in luceche le classiche misure compen-sative ex-post non possono essereuna risposta efficace, né tempe-stiva, alle esigenze delle impreseche subiscono danni da calamità,rendendo non oltre differibileuna profonda riflessione sul fun-zionamento del Fondo di Solida-rietà Nazionale."Allo stesso tempo, ciò che emer-ge è l’urgenza di orientare con de-terminazione le politiche di soste-gno per il settore oggi disponibili,sviluppo rurale e OCM innanzi-

Massimiliano Giansanti, Confagricoltura

L’INTERVISTA. Giansanti: “Nei campidisoccupati e cassintegrati”

Il presidente diConfragricoltura chiede

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20 www.corriereortofrutticolo.it Aprile 2020

tutto, per agevolare le impresenell’introduzione di strumenti didifesa attiva dalle calamità, a par-tire dalle coperture antigrandine,antibrina e dalle protezioni antin-setto, oltre che un potenziamentodegli strumenti assicurativi".

Soldi del DL sulla liquidità alleimprese: la Bellanova dice chearriveranno anche alle impreseagricole. Lei è tranquillo? “Innanzitutto esprimiamo ap-prezzamento per le parole di ras-sicurazione della ministra Bella-nova. Certamente la reale effica-cia delle misure dipenderà dallasemplificazione burocratica e daitempi di erogazione. Occorre agi-re urgentemente anche per tutti ipagamenti in sospeso della Pub-blica Amministrazione verso leimprese, a partire dalla PAC e dalPSR. La burocrazia rischia di di-ventare un ostacolo ancora mag-giore in un momento in cui, alcontrario, abbiamo assoluta ne-cessità di semplificazione per fa-vorire la ripresa”.

Consumi interni di ortofrutta: daanni arrancano. Non si potrebbefare di più? Forse si dovrà fare dipiù…"La pandemia Coronavirus devesegnare il punto di svolta perriorganizzare la filiera ortofrutti-cola italiana e migliorare la suagenerale tenuta sui mercati. Pen-siamo che siano necessari più in-terventi. Da un lato occorre in-centivare e migliorare la promo-zione per stimolare i consumi in-terni. Recentemente, ad esempio,

come Confagricoltura abbiamosostenuto la richiesta di poter an-ticipare già ai primi di aprile lacampagna di promozione per lafragola, che in un mese ha perso il15,5% del valore del prezzo all’o-rigine nei due principali distrettiproduttivi, la Basilicata e la Cam-pania."Le difficoltà attuali nelle espor-tazioni e la chiusura delle mensee dei ristoranti stanno causandogravi problemi al comparto, cheha costi di produzione costanti.Servono quindi operazioni ulte-riori, che vadano a incidere sulconsumatore finale. Anche laGDO può fare la propria parte,sostenendo maggiormente il pro-dotto italiano in questo periododi generale difficoltà economicaper le nostre imprese".

Come Corriere Ortofrutticolo ab-biamo sollevato recentemente iltema dell’efficienza delle OP, del-le loro dimensioni. Tutti chiedo-no, auspicano, sollecitano piùaggregazione: il 50% attuale nonbasta per mettere il settore al ri-paro da cicliche crisi strutturali edi mercato. Bisogna crescere macome? Altrove funziona l’Inter-professione, ma da noi non è maidecollata… "Confagricoltura storicamente hasempre sostenuto il rafforzamen-to del sistema aggregato nel set-tore ortofrutticolo e oggi, come inpassato, crede nell’aggregazione enel suo strumento attuativo, ov-vero le OP quali imprese che svol-gono un ruolo essenziale nel cor-retto funzionamento del mercato

e che si avvantaggerebbero mag-giormente con un sistema nor-mativo più snello e più aderenteal mutevole contesto in cui opera-no (cambiamenti climatici, nuovefitopatie, etc..). Per questo rite-niamo che innalzare ulteriormen-te il numero dei soci come requi-sito per il riconoscimento delleOP imponendo per decreto asset-ti organizzativi che non nasconodalle scelte dei produttori, non fa-vorisca di per sé una migliorequalità dell’aggregazione. Confa-gricoltura ritiene che se viene sal-vaguardato il principio fissato dalregolamento, vale a dire che l’OPnasce per iniziativa dei produtto-ri e indirizza correttamente leproprie azioni verso obiettivichiari, verrà premiata dal merca-to a prescindere dalla dimensionepiù o meno ampia della propriabase associativa. Quel che conta èla dimensione economica e la ca-pacità competitiva della “impresaaggregata OP”, che non deve es-sere subordinata al rispetto di pa-rametri. E’ un cambiamento dipasso che chiediamo alle istitu-zioni.

L’Interprofessione?“Confagricoltura è in OrtofruttaItalia e ritiene che la composizio-ne dell’OI ortofrutticola sia lacomposizione con le giuste rap-presentanze. L’OI è un ottimostrumento con delle notevoli po-tenzialità, ma serve crederci unpo’ di più e avere un po’ più di co-raggio per operare scelte più con-crete e vicine a ciò che il mercatoe le imprese richiedono”.

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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ATTUALITÀ

Ridurre ulteriormente il numerominimo di soci per costituire unaOP? Si può fare. E’ questo il sensodi una bozza di decreto elaboratain sede ministeriale e circolantetra gli addetti ai lavori a fine mar-zo (con l’avvertimento che “Il pre-sente documento è stato predispo-sto dall’ufficio PIUE V e non rap-presenta ancora la posizione uffi-ciale” del ministero) recante il tito-lo “Disposizioni nazionali in mate-ria di riconoscimento e controllodelle organizzazioni di produttoriortofrutticoli e loro associazioni,di fondi di esercizio e programmioperativi”. Qual è la novità, certa-mente dirompente, contenuta alcomma 2 dell’art.3 di questa boz-za? Eccola: “In deroga al comma 1,il numero minimo di soci è fissatoin 5 produttori per le OP ricono-sciute unicamente per funghi e pernoci (codice NC 080231 e NC080232) e per i prodotti di cui aicapitoli NC 09 e NC 12 e in 10 perle OP il cui VPC è costituito per al-meno il 90% da prodotti di quartagamma o prima gamma evoluta”.Quindi si propone di abbassare ilnumero minimo dei soci a 10 perIV Gamma o Prima Gamma evo-luta. Che non sono propriamentecomparti marginali o dove è diffi-cile trovare produttori. Basti pen-sare alla definizione “prima gam-ma evoluta” che si presta a tantis-sime eccezioni, una definizionetalmente elastica che si può pre-stare ad accogliere tantissime OP,il cui nuovo standard minimo sa-rebbe, appunto, quello dei 10 soci.La bozza sta circolando tra gli ad-detti ai lavori che faranno loroproposte, emendamenti, integra-zioni in vista del nuovo DM chevarrà a regolare l’attività delle OPin Italia per l’anno 2021.C’è da dire che la proposta assumei contorni di una deregulation cheva “in direzione ostinata e contra-ria” a quello che è stato detto in

decine e decine di convegni e tavo-le rotonde, cioè che bisogna pun-tare a OP più grandi e più efficien-ti, anche se non sempre la dimen-sione va di pari passo con l’effi-cienza. Però scendere a 10 soci dàl’impressione di una sanatoria disalvataggio per qualche strutturadi stampo familiare con scarsapropensione all’integrazione.Oggi l’aggregazione nel compartoortofrutticolo sta attorno al 50%del mercato, lontana dai parame-tri giudicati ottimali dall’Europa(65%), ma indubbiamente cre-sciuta rispetto al 30-35% di unadecina di anni fa. Funziona? Nonfunziona? Il dibattito è aperto. A questa notizia, data dal nostrodirettore Lorenzo Frassoldati il 26marzo sul Corriere Ortofrutticoloonline, non sono mancate le rea-zioni dei massimi rappresentantidelle Unioni nazionali che rag-gruppano le OP. Il presidente diItalia Ortofrutta Unione NazionaleGennaro Velardo si è così espres-so: "Il tema dei parametri del rico-noscimento delle OP torna ciclica-mente all’attenzione del settoreorganizzato ortofrutticolo e delMinistero. Taluni sostengono chel’aumento dei parametri di ricono-scimento sia una 'conditio sinequa non' per rafforzare le OP, il lo-

ro ruolo commerciale e le perfor-mance del sistema organizzato.Italia Ortofrutta tuttavia, a frontedi determinati dati e di esperienzeoggettive riscontrate durante isuoi numerosi anni di attività inmateria, ha maturato un’idea dif-ferente che ha preso forma dai se-guenti presupposti: 1. abbiamopotuto osservare che tutte le OP,anche quelle particolarmente af-fermate, sono state riconosciutecon i parametri minimi conformialla normativa dell’epoca; 2. le OPspagnole, che nostro malgradostanno ottenendo migliori risultaticompetitivi sul mercato, hannoparametri di riconoscimenti in li-nea o inferiori di quelli italiani; 3.abbiamo pertanto maturato l’ideache il successo delle Organizzazio-ni dei Produttori e del settore tut-to non sia necessariamente legatoai parametri da raggiungere perottenere il riconoscimento"."Partendo da questo assunto - sot-tolinea Velardo - dobbiamo ancheconsiderare che il 50% del settoreortofrutticolo italiano non è orga-nizzato e pertanto crediamo chenon si debbano creare troppi osta-coli alla nascita di nuove OP. Inconclusione crediamo quindi chegli attuali parametri di 15 produt-tori e di 4,5 milioni di euro di VPC

Bozza di decreto sulle OPabbassa il numero minimo di soci

Potrebbe ridursi a 5 e in taluni casi a 10 produttori. Il documento,circolato tra gli addetti ai lavori, ha sollevato perplessità. Ecco le posizioni delle Unioni nazionali Italia Ortofrutta e UNAPROA

I presidenti Gennaro Velardo, di Italia Ortofrutta, e Felice Poli, di UNAPROA

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Ridurre ulteriormente il numerominimo di soci per costituire unaOP? Si può fare. E’ questo il sensodi una bozza di decreto elaboratain sede ministeriale e circolantetra gli addetti ai lavori a fine mar-zo (con l’avvertimento che “Il pre-sente documento è stato predispo-sto dall’ufficio PIUE V e non rap-presenta ancora la posizione uffi-ciale” del ministero) recante il tito-lo “Disposizioni nazionali in mate-ria di riconoscimento e controllodelle organizzazioni di produttoriortofrutticoli e loro associazioni,di fondi di esercizio e programmioperativi”. Qual è la novità, certa-mente dirompente, contenuta alcomma 2 dell’art.3 di questa boz-za? Eccola: “In deroga al comma 1,il numero minimo di soci è fissatoin 5 produttori per le OP ricono-sciute unicamente per funghi e pernoci (codice NC 080231 e NC080232) e per i prodotti di cui aicapitoli NC 09 e NC 12 e in 10 perle OP il cui VPC è costituito per al-meno il 90% da prodotti di quartagamma o prima gamma evoluta”.Quindi si propone di abbassare ilnumero minimo dei soci a 10 perIV Gamma o Prima Gamma evo-luta. Che non sono propriamentecomparti marginali o dove è diffi-cile trovare produttori. Basti pen-sare alla definizione “prima gam-ma evoluta” che si presta a tantis-sime eccezioni, una definizionetalmente elastica che si può pre-stare ad accogliere tantissime OP,il cui nuovo standard minimo sa-rebbe, appunto, quello dei 10 soci.La bozza sta circolando tra gli ad-detti ai lavori che faranno loroproposte, emendamenti, integra-zioni in vista del nuovo DM chevarrà a regolare l’attività delle OPin Italia per l’anno 2021.C’è da dire che la proposta assumei contorni di una deregulation cheva “in direzione ostinata e contra-ria” a quello che è stato detto in

decine e decine di convegni e tavo-le rotonde, cioè che bisogna pun-tare a OP più grandi e più efficien-ti, anche se non sempre la dimen-sione va di pari passo con l’effi-cienza. Però scendere a 10 soci dàl’impressione di una sanatoria disalvataggio per qualche strutturadi stampo familiare con scarsapropensione all’integrazione.Oggi l’aggregazione nel compartoortofrutticolo sta attorno al 50%del mercato, lontana dai parame-tri giudicati ottimali dall’Europa(65%), ma indubbiamente cre-sciuta rispetto al 30-35% di unadecina di anni fa. Funziona? Nonfunziona? Il dibattito è aperto. A questa notizia, data dal nostrodirettore Lorenzo Frassoldati il 26marzo sul Corriere Ortofrutticoloonline, non sono mancate le rea-zioni dei massimi rappresentantidelle Unioni nazionali che rag-gruppano le OP. Il presidente diItalia Ortofrutta Unione NazionaleGennaro Velardo si è così espres-so: "Il tema dei parametri del rico-noscimento delle OP torna ciclica-mente all’attenzione del settoreorganizzato ortofrutticolo e delMinistero. Taluni sostengono chel’aumento dei parametri di ricono-scimento sia una 'conditio sinequa non' per rafforzare le OP, il lo-

ro ruolo commerciale e le perfor-mance del sistema organizzato.Italia Ortofrutta tuttavia, a frontedi determinati dati e di esperienzeoggettive riscontrate durante isuoi numerosi anni di attività inmateria, ha maturato un’idea dif-ferente che ha preso forma dai se-guenti presupposti: 1. abbiamopotuto osservare che tutte le OP,anche quelle particolarmente af-fermate, sono state riconosciutecon i parametri minimi conformialla normativa dell’epoca; 2. le OPspagnole, che nostro malgradostanno ottenendo migliori risultaticompetitivi sul mercato, hannoparametri di riconoscimenti in li-nea o inferiori di quelli italiani; 3.abbiamo pertanto maturato l’ideache il successo delle Organizzazio-ni dei Produttori e del settore tut-to non sia necessariamente legatoai parametri da raggiungere perottenere il riconoscimento"."Partendo da questo assunto - sot-tolinea Velardo - dobbiamo ancheconsiderare che il 50% del settoreortofrutticolo italiano non è orga-nizzato e pertanto crediamo chenon si debbano creare troppi osta-coli alla nascita di nuove OP. Inconclusione crediamo quindi chegli attuali parametri di 15 produt-tori e di 4,5 milioni di euro di VPC

Bozza di decreto sulle OPabbassa il numero minimo di soci

Potrebbe ridursi a 5 e in taluni casi a 10 produttori. Il documento,circolato tra gli addetti ai lavori, ha sollevato perplessità. Ecco le posizioni delle Unioni nazionali Italia Ortofrutta e UNAPROA

I presidenti Gennaro Velardo, di Italia Ortofrutta, e Felice Poli, di UNAPROA

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ATTUALITÀ CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

22 www.corriereortofrutticolo.it Aprile 2020

di Corrado Giacomini *

Mi sono interessato altre volte della dimensione del-le OP, ma l’articolo “OP, una bozza di decreto ridu-ce il numero minimo di soci” sul Corriere Ortofrut-ticolo online del 26 marzo, mi solletica di nuovo.Credo che tutti concordiamo che per imprese chetrattano delle commodity, come è l’ortofrutta frescanel 95% dei casi, la dimensione è un fattore di suc-cesso molto importante, perché permette di rag-giungere economie di scala e di accrescere il poterecontrattuale. La conseguenza è che ogni impresa,per essere competitiva, dovrebbe adeguare la sua di-mensione al mercato di riferimento. Nel caso delleOP la dimensione minima per ottenere il riconosci-mento, in termini di numero di soci e di VPC, vienestabilita invece dalla Stato, salvo la possibilità per leRegioni di aumentarla, senza alcun riferimento allecircoscrizioni economiche entro le quali le OP do-vrebbero operare. Circoscrizioni, che il nostro Mini-stero non ha mai delimitato (Francia e Spagna lohanno fatto) malgrado lo richieda sia la regolamen-tazione comunitaria che nazionale. Riconosco che ilMinistero per esigenze amministrative e per rispon-dere a quanto dettato dal Reg. 1308/2013 all’art.154, paragrafo 1, lettera c). punto v), deve accertareper il riconoscimento, che l’OP abbia un numero mi-nimo di membri e un valore minimo di VPC, anchese viene specificato “..nella zona in cui opera….”. Ascusante del nostro Ministero, che non ne ha biso-gno, ricordo che anche la Francia, che spesso portoad esempio di migliore organizzazione delle filiereagricole, si comporta in maniera analoga.Se il nostro sistema di OP è caratterizzato da unaforte frammentazione, causa della sua scarsa effi-cienza ed efficacia, è dunque colpa del Ministero cheha fissato limiti minimi troppo bassi? Direi di no,perché è l’imprenditore che deve cercare di arrivarealla dimensione che meglio gli permette di raggiun-gere il suo obiettivo, un obiettivo che è fortementecondizionato dai Programmi Operativi finanziatidalla UE. In sintesi, l’art. 160 del Reg. 1308/2013stabilisce che le organizzazioni di produttori orto-frutticoli devono perseguire almeno uno degli obiet-tivi dell’art. 152, paragrafo, 1 lettera c), punti i), ii),iii). Questi obiettivi sono: “i) assicurare che la pro-duzione sia pianificata e adeguata alla domanda, inparticolare in termini di qualità e quantità; ii) con-centrare l’offerta ed immettere sul mercato la pro-duzione dei propri aderenti, anche attraverso lacommercializzazione diretta; iii) ottimizzare i costidi produzione e la redditività dell’investimento in ri-

sposta alle norme applicabili in campo ambientale edi benessere degli animali e stabilizzare i prezzi allaproduzione”.Se analizziamo i tre obiettivi, di cui una OP può an-che perseguirne uno solo, si può osservare che sevuole raggiungere soltanto il secondo ii) non occor-re essere una OP, basta una cooperativa. Ma unacooperativa concentra l’offerta per migliorare la re-munerazione dei soci, quindi tornano in ballo gli al-tri due obiettivi i) e iii), che vanno ben oltre l’obiet-tivo della gestione di una cooperativa, perché la pia-nificazione della produzione e la stabilizzazione deiprezzi alla produzione richiedono una capacità d’a-zione discendente o da una dimensione dell’OP ca-pace di influenzare la formazione dei prezzi nel mer-cato di riferimento o da poteri riconosciutigli capacidi imporre comportamenti degli operatori non socidella stessa area conformi alle decisioni da essa as-sunte. L’estensione delle regole e i contributi obbli-gatori previsti dall’art. 164 per OP operanti in unadeterminata circoscrizione economica, considerate“…rappresentative della produzione o del commer-cio o della trasformazione di un dato prodotto…”,attribuiscono alla forma giuridica che l’ OP si è da-ta, una cooperativa o una società di capitali, unafunzione di tipo para-pubblico.Insomma, la dimensione di una OP, anche se si li-mitasse a perseguire solo l’obiettivo i), deve essereadeguata per ottimizzare i costi di produzione, laredditività dell’investimento e stabilizzare i prezzialla produzione nell’area in cui opera e, persino, puòdiventare rappresentativa della produzione e delcommercio di un dato prodotto in una circoscrizio-ne economica, da cui discende il potere di estensio-ne delle regole.In conclusione, le OP restando sui livelli minimi didimensione fissati dal MIPAAF o dalle Regioni ri-nunciano all’obiettivo di ottimizzare i costi e stabi-lizzare i prezzi nell’area in cui operano e, ben chemai, a quello di estendere le regole, funzione finoramai richiesta nel nostro Paese. Non si deve pensaremale, ma qualche volta ci si azzecca: la vera mollaalla costituzione delle OP nel settore ortofrutticolosembra la possibilità di ottenere i benefici dei Pro-grammi Operativi, piuttosto che di regolare il fun-zionamento del mercato per il quale sono state idea-te e sostenute dalla Comunità Europea. Obiettivo ri-petuto anche nell’art. 42 della proposta di regola-mento sul Piano Strategico Nazionale (PSN) dellanuova PAC 2021-2027, che include anche le politi-che di settore ponendo al primo posto tra gli obiet-tivi del settore ortofrutticolo la pianificazione della

Ma può una OP svolgere la sua funzione se non ha una dimensione adeguata al suo mercato di riferimento?

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

23www.corriereortofrutticolo.itAprile 2020

ATTUALITÀ

(Valore della Produzione Com-mercializzata) siano adeguati esiano da mantenere soprattutto invista della tutela degli attuali pro-cessi di aggregazione e a garanziadi nuove Organizzazioni che ag-greghino nuovo prodotto. Fermorestando la facoltà delle singoleRegioni di aumentare tali parame-tri per i loro territori. Riteniamoinvece necessario tutelare le OPesistenti da comportamenti op-portunistici e/o disaggregativi deipropri associati ed abbiamo sug-gerito di inserire nel DM una nor-ma in tal senso. Ovvero che “Ai fi-ni del calcolo del VPC necessarioal riconoscimento di una nuovaOP non si terrà conto della produ-zione conferita da soci che abbia-no receduto da OP già riconosciu-te. Ciò al fine di scongiurare lospacchettamento delle OP già ope-ranti ed a vantaggio di nuove Or-ganizzazioni che aggreghino nuo-vo prodotto”. In questo modo,senza ostacolare la costituzione dinuove OP, otterremmo il raddop-pio delle dimensioni economicheperché i 4,5 milioni di euro cherappresentano il valore minimoper il riconoscimento dovrà essere

trovato in produttori che fannoparte del 50% non aggregato”.Da parte sua il presidente di UNA-PROA, Felice Poli, ha affermatotra l’altro: "Il modus operandi diUNAPROA prevede che, raccoltele indicazioni degli associati, que-ste vengano sintetizzate e delibe-rate dagli organi sociali. La posi-zione di UNAPROA è stata quindideliberata dal CDA del 27 marzo2020 e, successivamente, tra-smessa al competente ufficio mi-nisteriale con un documento disintesi riportante le indicazionidell’Unione, sia per rispondere al-le diverse sollecitazioni ministe-riali, come ad esempio i parametriminimi per il riconoscimento delleOP ed il loro funzionamento, sia inmateria di semplificazione delleprocedure per i controlli sui pro-grammi operativi. Il 27 marzo2020 è stato deliberato di esserefavorevoli ad un aumento del nu-mero di produttori e del VPC perla costituzione di una OP, ma almomento non è possibile indivi-duare una proposta operativa inquanto l’Unione ha attivato un’a-zione di monitoraggio con le OPassociate. Analoga richiesta è stata

inoltrata al Ministero per avere unquadro di riferimento nazionale.E' stata inoltre confermata la ri-chiesta di mantenere il numero di15 per le OP specializzate (adesempio Prima Gamma evoluta,IV Gamma) che rappresentanorealtà ad alto valore aggiunto e conun VPC ampiamente superioreagli attuali requisiti minimi previ-sti. Altresì è stato evidenziato chedevono essere tutelate le OP la cuirappresentatività è coerente con leesigenze di mercato”.E ha aggiunto: “Mi corre l’obbligodi evidenziare che il decreto mini-steriale rappresenta un’occasioneper ricercare forme di semplifica-zione per l’esecuzione dei pro-grammi operativi. Non dimenti-chiamoci mai - come amava ricor-dare spesso il compianto presi-dente di UNAPROA AntonioSchiavelli - che le OP/AOP com-mercializzano 'beni pubblici' otte-nuti con tecniche di produzioneche tengono conto sia della salva-guardia del territorio che della sa-lute del consumatore. Crediamosia fondamentale dare seguito adun progetto che incentivi processidi aggregazione tra le OP".

produzione e l’adeguamento della produzione alladomanda.Tornando all’articolo di Lorenzo Frassoldati sulCorriere Ortofrutticolo online del 26 marzo, a mioavviso l’aspetto da sottolineare non è la riduzionedel numero minimo dei soci, perché la bozza di DMmantiene per funghi, noci, zafferano, timo, basilico,malissa, origano-maggiorana selvatica la deroga a 5soci, presente anche nel precedente DM, ma l’intro-duzione di una novità assoluta, cioè, la fissazione a10 soci del numero minimo di aderenti ad OP “il cuiVPC è costituito per almeno il 90% da prodotti di IVGamma o di Prima Gamma evoluta”.E’ la prima volta che le OP vengono classificate nonin relazione al prodotto ortofrutticolo trattato, maalla sua lavorazione. Ci sono anche le OP per pro-dotti destinati esclusivamente alla trasformazione,ma queste sono classificate in relazione al prodottoortofrutticolo utilizzato assumendone i limiti sia per

numero di soci che per valore del VPC. Questo inse-rimento, peraltro privo del riferimento alla dimen-sione economica, è un po’ strano e, aggiungendo an-che il mio cattivo pensiero a quello di Lorenzo, midomando se per caso non risponde a qualche richie-sta interessata.Continuando a pensar male, mi permetto di racco-mandare al Ministero di verificare se queste OP cheoperano nel campo della IV Gamma o della PrimaGamma evoluta rispondono sempre al dettato delcomma 8, dell’art. 10, “Controllo democratico delleorganizzazioni di produttori e delle loro associazio-ni” del DM n. 5927/2017, tuttora vigente, ripetutoanche al comma 7 dell’art. 10 della bozza di nuovoDM che recita: “ Fatti salvi i commi 2,3 e 4 le OP nonpossono essere società controllate ai sensi dell’arti-colo 2359, primo comma, n. 3 del codice civile”.

*Economista agrario

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(Valore della Produzione Com-mercializzata) siano adeguati esiano da mantenere soprattutto invista della tutela degli attuali pro-cessi di aggregazione e a garanziadi nuove Organizzazioni che ag-greghino nuovo prodotto. Fermorestando la facoltà delle singoleRegioni di aumentare tali parame-tri per i loro territori. Riteniamoinvece necessario tutelare le OPesistenti da comportamenti op-portunistici e/o disaggregativi deipropri associati ed abbiamo sug-gerito di inserire nel DM una nor-ma in tal senso. Ovvero che “Ai fi-ni del calcolo del VPC necessarioal riconoscimento di una nuovaOP non si terrà conto della produ-zione conferita da soci che abbia-no receduto da OP già riconosciu-te. Ciò al fine di scongiurare lospacchettamento delle OP già ope-ranti ed a vantaggio di nuove Or-ganizzazioni che aggreghino nuo-vo prodotto”. In questo modo,senza ostacolare la costituzione dinuove OP, otterremmo il raddop-pio delle dimensioni economicheperché i 4,5 milioni di euro cherappresentano il valore minimoper il riconoscimento dovrà essere

trovato in produttori che fannoparte del 50% non aggregato”.Da parte sua il presidente di UNA-PROA, Felice Poli, ha affermatotra l’altro: "Il modus operandi diUNAPROA prevede che, raccoltele indicazioni degli associati, que-ste vengano sintetizzate e delibe-rate dagli organi sociali. La posi-zione di UNAPROA è stata quindideliberata dal CDA del 27 marzo2020 e, successivamente, tra-smessa al competente ufficio mi-nisteriale con un documento disintesi riportante le indicazionidell’Unione, sia per rispondere al-le diverse sollecitazioni ministe-riali, come ad esempio i parametriminimi per il riconoscimento delleOP ed il loro funzionamento, sia inmateria di semplificazione delleprocedure per i controlli sui pro-grammi operativi. Il 27 marzo2020 è stato deliberato di esserefavorevoli ad un aumento del nu-mero di produttori e del VPC perla costituzione di una OP, ma almomento non è possibile indivi-duare una proposta operativa inquanto l’Unione ha attivato un’a-zione di monitoraggio con le OPassociate. Analoga richiesta è stata

inoltrata al Ministero per avere unquadro di riferimento nazionale.E' stata inoltre confermata la ri-chiesta di mantenere il numero di15 per le OP specializzate (adesempio Prima Gamma evoluta,IV Gamma) che rappresentanorealtà ad alto valore aggiunto e conun VPC ampiamente superioreagli attuali requisiti minimi previ-sti. Altresì è stato evidenziato chedevono essere tutelate le OP la cuirappresentatività è coerente con leesigenze di mercato”.E ha aggiunto: “Mi corre l’obbligodi evidenziare che il decreto mini-steriale rappresenta un’occasioneper ricercare forme di semplifica-zione per l’esecuzione dei pro-grammi operativi. Non dimenti-chiamoci mai - come amava ricor-dare spesso il compianto presi-dente di UNAPROA AntonioSchiavelli - che le OP/AOP com-mercializzano 'beni pubblici' otte-nuti con tecniche di produzioneche tengono conto sia della salva-guardia del territorio che della sa-lute del consumatore. Crediamosia fondamentale dare seguito adun progetto che incentivi processidi aggregazione tra le OP".

produzione e l’adeguamento della produzione alladomanda.Tornando all’articolo di Lorenzo Frassoldati sulCorriere Ortofrutticolo online del 26 marzo, a mioavviso l’aspetto da sottolineare non è la riduzionedel numero minimo dei soci, perché la bozza di DMmantiene per funghi, noci, zafferano, timo, basilico,malissa, origano-maggiorana selvatica la deroga a 5soci, presente anche nel precedente DM, ma l’intro-duzione di una novità assoluta, cioè, la fissazione a10 soci del numero minimo di aderenti ad OP “il cuiVPC è costituito per almeno il 90% da prodotti di IVGamma o di Prima Gamma evoluta”.E’ la prima volta che le OP vengono classificate nonin relazione al prodotto ortofrutticolo trattato, maalla sua lavorazione. Ci sono anche le OP per pro-dotti destinati esclusivamente alla trasformazione,ma queste sono classificate in relazione al prodottoortofrutticolo utilizzato assumendone i limiti sia per

numero di soci che per valore del VPC. Questo inse-rimento, peraltro privo del riferimento alla dimen-sione economica, è un po’ strano e, aggiungendo an-che il mio cattivo pensiero a quello di Lorenzo, midomando se per caso non risponde a qualche richie-sta interessata.Continuando a pensar male, mi permetto di racco-mandare al Ministero di verificare se queste OP cheoperano nel campo della IV Gamma o della PrimaGamma evoluta rispondono sempre al dettato delcomma 8, dell’art. 10, “Controllo democratico delleorganizzazioni di produttori e delle loro associazio-ni” del DM n. 5927/2017, tuttora vigente, ripetutoanche al comma 7 dell’art. 10 della bozza di nuovoDM che recita: “ Fatti salvi i commi 2,3 e 4 le OP nonpossono essere società controllate ai sensi dell’arti-colo 2359, primo comma, n. 3 del codice civile”.

*Economista agrario

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ATTUALITÀ CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

24 www.corriereortofrutticolo.it Aprile 2020

Gelate terribili, completamentefuori stagione, tra la fine di marzoe i primi giorni di aprile, si sonoabbattute su tutte le produzionidi frutta e verdura nel momentopeggiore, colpendo con violenzaun comparto già gravemente pro-vato dalle difficoltà del 2019 emettendo centinaia di aziende, inparticolare in Emilia-Romagna,persino a rischio di sopravviven-za. Le temperature sono scesesotto lo zero più volte, a partiredalla sera del 23 marzo, a causa diun'irruzione di aria artica prove-niente dalla Scandinavia. “Un danno enorme - ha commen-tato Davide Vernocchi, presiden-te di APO Conerpo -. Dalle drupa-cee al kiwi, le gelate hanno colpi-to le produzioni in una fase cru-ciale per lo sviluppo dei frutti. Inun momento così difficile è dav-vero un brutto colpo per tutto ilmondo agricolo, frutticultori inprimis”.E così Giancarlo Minguzzi , presi-dente di Fruitimprese Emilia Ro-magna: "L’anno scorso la cimice,per cui non abbiamo ancora vistoalcun ristoro; quest’anno l’emer-genza manodopera legata al Co-vid-19 e le gelate di fine marzoche hanno colpito il raccolto dipesche e nettarine, susine e albi-cocche con perdite percentuali trail 60 e l’80 per cento. Le impresefrutticole che producono qui inEmilia-Romagna sono davveroall’anno zero. Le albicocche in al-cune zone ad esempio sono quasiazzerate. Chiediamo che la zonacolpita dalle gelate vada conside-rata area a tutti gli effetti depres-sa, con la concessione di tutte leagevolazioni fiscali conseguenti”.Ma il gelo ha colpito anche altreregioni, non solo al Nord, ma an-che Campania, Puglia e Sicilia(sull’Etna è caduta la neve) dan-neggiando intere coltivazioni dicarciofi, asparagi, bietole, finoc-

chi, rape, cicorie e piselli pronteper la raccolta.Il cambiamento climatico nonpuò più essere un fattore da sot-tovalutare. L’eccezionalità deglieventi atmosferici è ormai la nor-ma, con una tendenza alla tropi-calizzazione che si manifesta conuna più elevata frequenza di ma-nifestazioni violente, sfasamentistagionali, precipitazioni brevi edintense ed il rapido passaggio dalsole al maltempo, con sbalzi ter-mici significativi che compromet-tono le coltivazioni nei campi. Losbalzo termico di questa primave-ra ha colpito le campagne dopo

un inverno che si è classificato inItalia come il secondo più caldodal 1800 a livello climatologicofacendo registrare una tempera-tura addirittura superiore di 2,03gradi rispetto alla media di riferi-mento che ha favorito il risvegliodella natura con l’anticipo delleprimizie di stagione che poi sonostate fortemente danneggiatequando non distrutte.Solo in Emilia Romagna si conta-no danni per 400 milioni di eurosu una superficie interessata dicirca 48 mila ettari di frutteti checoinvolge quasi novemila impre-se di produzione.

Le gelate fuori stagioneuna mazzata per il settore

Dal 23 marzo ai primi giorni di aprile le regioni di riferimento dell’ortofrutta italiana sono state colpite da sbalzi meteorologici

micidiali per la frutta estiva e alcuni ortaggi del Sud

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

27www.corriereortofrutticolo.itAprile 2020

FRA

GO

LE

FOCUS PRODOTTO F

Emanuele Zanini

Il comparto fragole ha subìto inmaniera non secondaria gli effet-ti dell'emergenza sanitaria. Ilmercato ha viaggiato sulle mon-tagne russe per settimane intere,tra consumi e prezzi che oscilla-vano vertiginosamente. Un iniziopromettente, poi un crollo rapidoe verticale, quindi una ripresa cheha lasciato qualche speranza. Dicerto quella del 2020 rimarrà perle fragole una stagione che non sidimenticherà facilmente.La campagna era partita con pro-spettive ben diverse rispetto aquanto poi accaduto. A febbraio eai primi giorni di marzo le primeproduzioni, mediamente, sonostate di buona qualità e con quo-tazioni più che soddisfacenti, incerti casi ottime, grazie anche adun momentaneo calo dell'offertadovuta al clima che ha influenza-to per qualche giorno il mercato ascavalco dei due mesi. Fattori chefacevano presagire buoni risultaticommerciali. Ma già in febbraioqualche operatore riscontrava unandamento dei prezzi insoddisfa-

cente a causa di un anticipo dimaturazione dei frutti e un arrivomassiccio di prodotto sul mercatoin un periodo in cui i consumato-ri non sono ancora orientati adacquistare una referenza pretta-mente primaverile.Poi la tempesta del Covid-19 hastravolto la situazione. I pro-grammi pianificati da produttorie distributori sono stata cancella-ti o profondamente modificati. Ècambiato tutto, da Nord a Sud. IlDPCM governativo entrato in vi-gore il 10 marzo ha dato la primabastonata. Sono seguite settima-ne che possono essere definite

drammatiche. Lo stop al mondodell'horeca - e quindi ad alberghi,ristoranti, bar e catering - hachiuso le porte di un canale distri-butivo a cui venivano destinativolumi importanti di prodotto.Ad aggravare la situazione ci han-no pensato le nuove, rivoluziona-te modalità di acquisto e consu-mo. I prodotti freschi e freschissi-mi, comprese proprio le fragole -per antonomasia uno tra i pro-dotti più deperibili del mercato -hanno subìto una brusca frenatanelle preferenze dei consumatori.Le aziende hanno iniziato ad ap-pellarsi al governo, perché adot-

La prorompente crisi spagnolasalva una campagna difficile

Sopra il titolo, un impianto di fragole della cooperativa Zuccarella, in Basilica-ta. Qui sopra, un messaggio di buon auspicio su una confezione di Coop Sole

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LEFOCUS PRODOTTO F

Emanuele Zanini

Il comparto fragole ha subìto inmaniera non secondaria gli effet-ti dell'emergenza sanitaria. Ilmercato ha viaggiato sulle mon-tagne russe per settimane intere,tra consumi e prezzi che oscilla-vano vertiginosamente. Un iniziopromettente, poi un crollo rapidoe verticale, quindi una ripresa cheha lasciato qualche speranza. Dicerto quella del 2020 rimarrà perle fragole una stagione che non sidimenticherà facilmente.La campagna era partita con pro-spettive ben diverse rispetto aquanto poi accaduto. A febbraio eai primi giorni di marzo le primeproduzioni, mediamente, sonostate di buona qualità e con quo-tazioni più che soddisfacenti, incerti casi ottime, grazie anche adun momentaneo calo dell'offertadovuta al clima che ha influenza-to per qualche giorno il mercato ascavalco dei due mesi. Fattori chefacevano presagire buoni risultaticommerciali. Ma già in febbraioqualche operatore riscontrava unandamento dei prezzi insoddisfa-

cente a causa di un anticipo dimaturazione dei frutti e un arrivomassiccio di prodotto sul mercatoin un periodo in cui i consumato-ri non sono ancora orientati adacquistare una referenza pretta-mente primaverile.Poi la tempesta del Covid-19 hastravolto la situazione. I pro-grammi pianificati da produttorie distributori sono stata cancella-ti o profondamente modificati. Ècambiato tutto, da Nord a Sud. IlDPCM governativo entrato in vi-gore il 10 marzo ha dato la primabastonata. Sono seguite settima-ne che possono essere definite

drammatiche. Lo stop al mondodell'horeca - e quindi ad alberghi,ristoranti, bar e catering - hachiuso le porte di un canale distri-butivo a cui venivano destinativolumi importanti di prodotto.Ad aggravare la situazione ci han-no pensato le nuove, rivoluziona-te modalità di acquisto e consu-mo. I prodotti freschi e freschissi-mi, comprese proprio le fragole -per antonomasia uno tra i pro-dotti più deperibili del mercato -hanno subìto una brusca frenatanelle preferenze dei consumatori.Le aziende hanno iniziato ad ap-pellarsi al governo, perché adot-

La prorompente crisi spagnolasalva una campagna difficile

Sopra il titolo, un impianto di fragole della cooperativa Zuccarella, in Basilica-ta. Qui sopra, un messaggio di buon auspicio su una confezione di Coop Sole

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F FOCUS PRODOTTOFR

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tasse misure di sostegno al setto-re, e alla grande distribuzione ita-liana affinché acquistasse prodot-to italiano. Le enormi difficoltàriscontrate nei Centri agroali-mentari ha fatto il resto.A ciò si è aggiunta, ciliegina sullatorta, la drammatica assenza dimanodopera in campagna, spe-cialmente al Nord. Gli operaiagricoli dell’Est Europa, con il ri-

schio di essere messi in quarante-na, hanno deciso per la stragran-de maggioranza dei casi, di rima-nere nel proprio Paese d'origine,lasciando le aziende produttivesguarnite di persone dedite allaraccolta.Per fronteggiare l'emergenza, chedi fatto ha anche fortemente limi-tato le esportazioni, c'è chi ha ini-ziato a spingere sulle consegne adomicilio e sull'e-commerce, no-nostante i problemi da affrontarea causa dell'alta deperibilità dellefragole.La situazione si è parzialmente - efinalmente - risollevata nel perio-do pasquale, con le richieste chesono tornate a risalire, i prezziche hanno tenuto, con un calo fi-siologico subito dopo Pasquetta,per risalire leggermente già con ilfine settimana successivo.Ad aiutare le aziende italiane ciha pensato la prorompente crisispagnola. Il Paese iberico, che erapartito come di consueto con unapolitica aggressiva invadendo ilmercato italiano, è stato travoltoa sua volta dagli effetti del coro-navirus specialmente dall'iniziodi aprile, quando però la campa-gna si avviava verso la conclusio-ne. La Spagna ha chiesto a suavolta aiuti all'Europa per affron-tare la crisi.Mentre scriviamo (20 aprile) lacampagna del Nord Italia è pie-namente in corso e ancora da de-finire con precisione. Gli effettidella pandemia si sentiranno cer-tamente anche nelle aziende delSettentrione, anche se si potreb-bero aprire nuovi spiragli nell'at-tesa, e speranza, che l'emergenzarientri gradualmente.

Il 2020 è segnato da un calo del-le superfici coltivate a fragole.Secondo dati CSO Italy gli arealisono diminuiti del 4%, a 3.646ettari. Il Mezzogiorno, che rap-presenta oltre il 60% della pro-duzione italiana, ha registratoun -6% rispetto al 2019, mentreil Nord è sceso del 7%. In calo siaCampania che Basilicata, rispet-tivamente con 940 e 840 ettari,che soo le due regioni leader. Inflessione anche Veneto ed EmiliaRomagna, con un significativo -13%.Per quanto riguarda le cultivar,la Sabrosa Candonga continua adominare lo scenario varietale inBasilicata dove rappresenta qua-si l'80% del totale, mentre inCampania la varietà Melissa, chedetiene quasi il 50% del panora-ma varietale, ha superato Sabri-na, che non arriva al 30%.In base ai numeri diffusi dalCentro Servizi Ortofrutticoli diFerrara, lo scorso anno era statopositivo per l'export, cresciuto a

volume del 24% (quasi 13 milatons) rispetto al 2018 e del 10% avalore (32 milioni di euro). Ger-mania, Svizzera e Austria riman-gono le principali destinazionidel prodotto fuori confine. Inforte crescita la Repubblica Ce-ca, mentre è sceso il Regno Uni-to.Fa riflettere però che importia-mo sempre di più. Il consistenteaumento delle importazioni èrappresentato dalle 42 mila ton-nellate inviate dai concorrentiesteri nel Belpaese, segnando nel2019 un aumento di poco menodel 20%. Anche il valore dell'im-port è cresciuto, arrivando a 88milioni, un record. Quasi ottofragole estere su dieci arrivanodalla Spagna, che lo scorso annoha spinto ulteriormente aumen-tando l'export verso l'Italia del23% con oltre 34 mila tonnella-te. Segue, molto staccata la Ger-mania, che però è cresciuta di unnotevole 40% sul 2018 con pocomeno di 3.000 tonnellate. (e.z.)

Le importazioni in crescita Aumento del 20% in un anno

Tra clima, virus, Spagna, Pasqua, chiusura dell’horeca e politiche di acquisto della

GDO, per la fragola italianaè stata una campagna

davvero ardua. Eppure neusciamo senza le ossa rotte

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FRA

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FOCUS PRODOTTO F

Emanuele Zanini

Sul’altalenante e in parte dram-matica campagna 2020 della fra-gola italiana abbiamo raccolto ipareri di cinque aziende, con par-ticolare attenzione all’analisi del-la situazione nel Mezzogiorno.Eccoli.

Mirco Zanelli, direttorecommerciale di Apofruit, unodei colossi italiani nella produzio-ne e vendita di ortofrutta, fragolecomprese, traccia un primo bilan-cio della campagna, effettuandouna panoramica con riferimentoparticolare al Nord Italia. Zanellisottolinea come l'avvio della cam-pagna sia stato abbastanza antici-pato per il clima mite del mese digennaio ma anche come conse-guenza dei test di Apofruit sunuove varietà, effettuati nell’otti-ca di allungare il più possibile lacampagna di produzione e com-mercializzazione. Sono seguite fa-si alterne di mercato influenzatenon più solo dal clima, ma anchedall’emergenza sanitaria. “Com-plessivamente ad oggi (21 aprile,ndr) il bilancio è tutto sommatodiscreto sia per i volumi raccoltisia per i prezzi medi realizzati esoprattutto per la qualità del pro-dotto. Nel complesso prevediamodi gestire direttamente ottomilatonnellate di prodotto tra Basili-cata e Romagna ed altrettante in-sieme al partner Coop Sole attivonell’area campana”. La quota delbiologico si avvia verso un 15-20% concentrata su Campania eRomagna. “Per quel che riguardale produzioni del Sud abbiamosuperato la metà dei volumi pre-visti e ci avviamo nelle prossimesettimane verso una riduzione deivolumi complessivi per terminarein funzione dell’andamento cli-matico nelle prime settimane digiugno. In questi giorni si avvia la

campagna produttiva in Roma-gna dove i volumi negli ultimi an-ni si sono ridotti, ma comunquerimane una produzione interes-sante soprattutto per l'export ver-so Svizzera e Germania. Buone lerichieste anche dall'estero fino adoggi, con una produzione spagno-la che nelle ultime settimane hadiminuito la pressione”.Analizzando le conseguenze deri-vate dal Covid-19, Zanelli osservache “l’emergenza sanitaria è in-tervenuta nel momento in cui sisono registrati aumenti di volu-mi, influenzando in maniera im-portante i consumi nelle primesettimane di campagna. Sicura-mente i consumatori nei primigiorni di lockdown hanno modifi-cato le loro modalità di acquistoprediligendo prodotti maggior-mente conservabili, a scapito deiprodotti freschi”. Il manager ro-magnolo ricorda come anche lelunghe file ai supermercati abbia-no condizionato gli acquisti. Ma

nei giorni successivi al primosbandamento, anche i Mercatigenerali hanno risposto tornandoa volumi di vendita in linea con leaspettative, grazie anche al fattoche molti dettaglianti sono torna-ti ad essere protagonisti negli ac-quisti giornalieri e si sono orga-nizzati nelle vendite a domicilio.Per quello che riguarda l’organiz-zazione del lavoro “ci si è attivatida subito con smart working dovepossibile. In magazzino e in cam-pagna si sono seguite e anticipatele disposizioni sanitarie previste,con l'aumento dei distanziamentie l'utilizzo dei dispositivi di prote-zione, chiaramente con un impat-to soprattutto sui costi a discapitodelle aziende agricole, ma nonprescindendo mai dalla tutela deiproduttori e dei lavoratori”.

Pietro Ciardiello, direttoredi Coop Sole di Parete (Caser-ta), socio di Apofruit, analizza co-sì la situazione. A fine marzo l'im-prenditore osservava come laproduzione fosse in forte anticipocon una consistente crescita deivolumi in Campania. Il 27 marzoCiardiello ricordava come “alcunesettimane fa eravamo al 50% inpiù, il freddo rallenterà la matu-razione e chiuderemo il mese conun +20-30%. Alcune settimane fail prodotto spagnolo aveva invasoi supermercati. Ora si sta assi-stendo ad un graduale ridimen-sionamento e all’arrivo delle pri-me produzioni italiane”. Ma la si-tuazione, ricordava, non è parti-colarmente rosea: “La domandanon c’è, anche se le fragole sonouno dei pochi prodotti freschi almomento presenti. Per alcuni

Cinque pareri e una conclusioneFragolicoltura fuori dal dramma

Mirco Zanelli di Apofruit, Pietro Ciardiello di Coop Sole, AndreaBadursi di Asso Fruit Italia, Serena Pittella di AOP Luce e MarcoEleuteri di OP Armonia analizzano un’annata senza precedenti

Pietro Ciardiello, direttore della OPSole di Parete, provincia di Caserta

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Sul’altalenante e in parte dram-matica campagna 2020 della fra-gola italiana abbiamo raccolto ipareri di cinque aziende, con par-ticolare attenzione all’analisi del-la situazione nel Mezzogiorno.Eccoli.

Mirco Zanelli, direttorecommerciale di Apofruit, unodei colossi italiani nella produzio-ne e vendita di ortofrutta, fragolecomprese, traccia un primo bilan-cio della campagna, effettuandouna panoramica con riferimentoparticolare al Nord Italia. Zanellisottolinea come l'avvio della cam-pagna sia stato abbastanza antici-pato per il clima mite del mese digennaio ma anche come conse-guenza dei test di Apofruit sunuove varietà, effettuati nell’otti-ca di allungare il più possibile lacampagna di produzione e com-mercializzazione. Sono seguite fa-si alterne di mercato influenzatenon più solo dal clima, ma anchedall’emergenza sanitaria. “Com-plessivamente ad oggi (21 aprile,ndr) il bilancio è tutto sommatodiscreto sia per i volumi raccoltisia per i prezzi medi realizzati esoprattutto per la qualità del pro-dotto. Nel complesso prevediamodi gestire direttamente ottomilatonnellate di prodotto tra Basili-cata e Romagna ed altrettante in-sieme al partner Coop Sole attivonell’area campana”. La quota delbiologico si avvia verso un 15-20% concentrata su Campania eRomagna. “Per quel che riguardale produzioni del Sud abbiamosuperato la metà dei volumi pre-visti e ci avviamo nelle prossimesettimane verso una riduzione deivolumi complessivi per terminarein funzione dell’andamento cli-matico nelle prime settimane digiugno. In questi giorni si avvia la

campagna produttiva in Roma-gna dove i volumi negli ultimi an-ni si sono ridotti, ma comunquerimane una produzione interes-sante soprattutto per l'export ver-so Svizzera e Germania. Buone lerichieste anche dall'estero fino adoggi, con una produzione spagno-la che nelle ultime settimane hadiminuito la pressione”.Analizzando le conseguenze deri-vate dal Covid-19, Zanelli osservache “l’emergenza sanitaria è in-tervenuta nel momento in cui sisono registrati aumenti di volu-mi, influenzando in maniera im-portante i consumi nelle primesettimane di campagna. Sicura-mente i consumatori nei primigiorni di lockdown hanno modifi-cato le loro modalità di acquistoprediligendo prodotti maggior-mente conservabili, a scapito deiprodotti freschi”. Il manager ro-magnolo ricorda come anche lelunghe file ai supermercati abbia-no condizionato gli acquisti. Ma

nei giorni successivi al primosbandamento, anche i Mercatigenerali hanno risposto tornandoa volumi di vendita in linea con leaspettative, grazie anche al fattoche molti dettaglianti sono torna-ti ad essere protagonisti negli ac-quisti giornalieri e si sono orga-nizzati nelle vendite a domicilio.Per quello che riguarda l’organiz-zazione del lavoro “ci si è attivatida subito con smart working dovepossibile. In magazzino e in cam-pagna si sono seguite e anticipatele disposizioni sanitarie previste,con l'aumento dei distanziamentie l'utilizzo dei dispositivi di prote-zione, chiaramente con un impat-to soprattutto sui costi a discapitodelle aziende agricole, ma nonprescindendo mai dalla tutela deiproduttori e dei lavoratori”.

Pietro Ciardiello, direttoredi Coop Sole di Parete (Caser-ta), socio di Apofruit, analizza co-sì la situazione. A fine marzo l'im-prenditore osservava come laproduzione fosse in forte anticipocon una consistente crescita deivolumi in Campania. Il 27 marzoCiardiello ricordava come “alcunesettimane fa eravamo al 50% inpiù, il freddo rallenterà la matu-razione e chiuderemo il mese conun +20-30%. Alcune settimane fail prodotto spagnolo aveva invasoi supermercati. Ora si sta assi-stendo ad un graduale ridimen-sionamento e all’arrivo delle pri-me produzioni italiane”. Ma la si-tuazione, ricordava, non è parti-colarmente rosea: “La domandanon c’è, anche se le fragole sonouno dei pochi prodotti freschi almomento presenti. Per alcuni

Cinque pareri e una conclusioneFragolicoltura fuori dal dramma

Mirco Zanelli di Apofruit, Pietro Ciardiello di Coop Sole, AndreaBadursi di Asso Fruit Italia, Serena Pittella di AOP Luce e MarcoEleuteri di OP Armonia analizzano un’annata senza precedenti

Pietro Ciardiello, direttore della OPSole di Parete, provincia di Caserta

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prodotti, come le fragoline di bo-sco, utilizzate molto in ristoranti,gelaterie e pasticcerie chiusi acausa del Coronavirus, il mercatosi è quasi azzerato”. Ad aprile,grazie anche al periodo pasquale,“i prezzi sono ritornati ad esserebuoni, seppur con volumi inferio-ri, con un mercato vivace. Leesportazioni verso l'Europa cen-trale (Germania, Svizzera e Au-stria) sono state soddisfacenti.Ciardiello precisa che “a causa delcoronavirus, il mercato a finemarzo era stato comunque terri-bile. I prezzi erano bassi con ilprodotto spagnolo a farla da pa-drone. Oggi (21 aprile, ndr) sulmercato l'Italia è quasi da sola epuò approfittarne, in attesa del-l'imminente arrivo del prodottotedesco. La domanda è buona.Ma il coronavirus, tutto somma-to, a parte l'horeca, ha creato piùproblemi nell'organizzazione dellavoro. I grattacapi maggiori dob-biamo però ammettere ce li hadati, come ogni anno, la Spagna”.Il manager campano, tra i piùspecializzati in Italia nel prodottospecifico così conclude: “Dal pun-to di vista varietale stiamo effet-tuando delle prove con nuove va-rietà. L'ottica è quella di insisteresul prodotto premium, su cui cisono ottimi spazi e possibilità, co-sì come sul biologico. Ma do-vremmo fare delle scelte ed effet-tuare una selezione. Non possia-mo puntare su troppe tipologie difragole”. Intanto la nuova creatu-ra di Coop Sole, la linea di fragoleSìBon, marcia.

Andrea Badursi, direttoregenerale di Asso Fruit Italiadi Scanzano Jonico (Matera), sot-tolinea come la fragolicoltura stiavivendo un momento particola-rissimo, probabilmente uniconella storia più recente. Tuttaviale notizie che giungono dai mer-cati e dai consumi più in generalese per un verso non sono dellemigliori che ci si possa aspettare,dall’altro offrono buoni spuntiper un prosieguo incoraggiantedella campagna fragole: “Sulfronte della qualità i nostri asso-ciati hanno raggiunto livelli pro-duttivi e qualitativi elevatissimi:sapore ottimo, consistenza, shelflife e sicurezza alimentare sono icanoni a cui i fragolicoltori asso-ciati si ispirano e che attuano”.Riguardo la concorrenza estera,Badursi afferma: “E’ noto che glispagnoli, ma non solo loro, hannoquantitativi ingenti, ma noi conti-nuiamo a puntare al consumatoreche cerca alta qualità. La sfidadella nostra fragolicoltura dun-que è qualitativa ed è la stradache intendiamo proseguire fortidell’esperienza aggregata che

contraddistingue in tutti i conte-sti produttivi, e non solo, di AssoFruit Italia”.A fare un interessante resocontodel 2019 e a fotografare l’attualesituazione per Asso Fruit Italia èGiuditta Signorella, agronomo re-sponsabile dell’ufficio tecnico. Il2019 ha registrato una campagnanegativa che ha risentito moltodell’influenza di un clima che nonha rispettato le caratteristiche delterritorio lucano dando origine afasi altalenanti dei flussi produt-tivi. Dopo un forte ritardo e ral-lentamento dovuto al freddo digennaio e febbraio, si è visto unincremento successivo, quando icampi hanno ripreso a produrrequantità interessanti. Il periodopost festività di Pasqua ha vistopoi il consueto crollo della do-manda. A quel punto, osserva Si-gnorella, ci si è messo nuovamen-te il freddo che ha accompagnatoi campi per tutta la primaveraprovocando oltre ad una scarsaproduzione anche un precoce ab-bandono delle produzioni rispet-to ad altre annate. Con questo an-damento climatico e le consueteconcorrenze dei prodotti stranie-ri, il bilancio della campagna2019 per molte aziende è statouno dei peggiori degli ultimi anniper produttività e reddito. Solopoche imprese hanno raggiuntole 40 tonnellate per ettaro e iprezzi medi sono stati accettabilisolo per alcune varietà come Sa-brosa.Sulla stagione 2020 Signorellaspiega come sia partita con un

Andrea Badursi, direttore generale di Asso Fruit Italia, Mirco Zanelli direttore commerciale di Apofruit, e Marco Eleuteri amministratore di OP Armonia, tre dei cinque manager che abbiamo intervistato

Il settore ha rispettato rigorosamente le norme

di sicurezza sanitaria e ha cercato nuovi sbocchi alla

chiusura dell’horecaapprocciando il canale

di vendita dell’e-commerce

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trend positivo: “L’inverno mite haofferto lo slancio alla produzione.I campi sono andati in produzio-ne precocemente, le fragole italia-ne sono arrivate sui mercati già afine gennaio con ottime qualitàorganolettiche con frutti saporiti,dolci, di buona pezzatura e colo-razione. Il flusso produttivo e laqualità del prodotto hanno pre-sentato circa un mese di anticiporispetto all’ordinario anche setendenzialmente i quantitativiraccolti non sono stati subitoadeguati alle aspettative. La situa-zione ha fatto intravedere unastagione potenzialmente positivama poi ci siamo dovuti imbatterenelle problematiche derivate dalCoronavirus”. Un'emergenza che“inizialmente non ha avuto effettisul mercato italiano della fragolase non quando il decreto del mini-stro dello Sviluppo Economicodel 26 marzo ha ristretto il nume-ro delle attività produttive auto-rizzate a rimanere aperte. Con lachiusura di ristoranti, pasticcerie,bar, mercati rionali, in concomi-tanza di un momento climaticofavorevole allo sviluppo dellapianta e alla maturazione dei frut-ti, si è assistito ad una forte fles-sione nella domanda ed un conse-guente crollo dei prezzi di vendi-ta. Probabilmente questi effetti sisono avuti non solo per la chiusu-ra di parte di attività commercialima anche a causa dell’influenzache il Decreto #IoRestoaCasa haavuto sulle abitudini di vita limi-tando e concentrando le uscite dacasa solo per lo stretto necessarioe orientando gli acquisti verso be-ni di consumo più duraturi. Laproblematica è stata avvertita inmaniera più lieve dalle varietà edalle produzioni che per le lorocaratteristiche qualitative sonodestinate alla GDO. Questo mo-mento di forte criticità sembraaver trovato una sospensionequando le condizioni climatiche,con qualche giorno di temperatu-re più basse, hanno riequilibratol’offerta alla domanda con un mi-glioramento anche dei prezzi. Dalperiodo pre-pasquale si è assistito

La cooperativa Zuccarella è unadelle storiche realtà italiane dedi-te alla produzione di fragole. Sia-mo in Basilicata, in campi doposi applicano le più avanzate tec-niche di produzione. Un’espe-rienza maturata nel corso di tregenerazioni, ha fornito strumentiper una crescita sia nella qualitàsia nella sicurezza alimentare.Il presidente, Rocco Zuccarella,attento all’innovazione e allasperimentazione, anche que-st’anno, oltre alla classica "Can-donga Fragola Top Quality" haprodotto in via sperimentale di-verse varietà che si sono rivelateall’altezza e che dalla campagna2021 entreranno a pieno titolofra le produzioni dell’azienda.“Nel settore della fragolicoltura èfondamentale guardare al futuroper poter programmare al me-glio ed essere sempre pronti a of-frire al consumatore il prodottomigliore, realizzato secondoschemi avanzati, rispettosi del-l’ambiente e che assicurino gustoe tenuta”, afferma il presidente.Commentando l'andamento dimercato, Zuccarella fa una pre-messa sulla campagna 2019: “Hagenerato risultati soddisfacenti,anche perché il mercato ha sem-pre le sue turbolenze ma, quandosi punta sulla qualità, e per noiquesto è un impegno quotidiano,si ottengono fidelizzazione deiclienti e vendite costanti”.Sull'andamento della campagna2020, abbiamo sentito Zuccarel-la l'11 aprile, quando la produzio-ne si attestava fra il 35 e il 40%del consuntivo annuale. Ecco lasua dichiarazione: “Siamo statiindubbiamente rallentati dall’e-mergenza sanitaria e dalla colle-gata difficoltà nel reperimentodella manodopera. Come azien-da abbiamo adottato fin da subi-to tutte le precauzioni necessarieall’osservanza delle norme go-

vernative. Quanto ai lavoratori,raggiungono i campi con gli au-tobus che viaggiano con un nu-mero inferiore a quello massimo:meno della metà dei passeggericonsentiti. Tutti hanno masche-rina, guanti e osservano il rispet-to della distanza di sicurezza. Lestesse disposizioni sono stateadottate nei campi, in magazzinoe negli uffici. L’intera filiera lavo-rativa è stata rimodulata per ri-spettare le esigenze sanitarie. Ri-guardo al mercato, non dobbia-mo dimenticare la presenza diimportanti quantitativi di fragoledi origine spagnola, greca e alba-nese. È di fondamentale impor-tanza tenere in debito conto lapresenza di questi nostri compe-titor anche se offrono un prodot-to che non raggiunge nemmenolontanamente i nostri elevatistandard qualitativi. Nonostantele difficoltà che hanno coinvoltotutti, la nostra azienda sta regi-strando un andamento soddisfa-cente dei prezzi. Lo dobbiamoanche al buon nome delle fragoledella Basilicata, che sono ricchedi proprietà nutrizionali, conten-gono vitamina C e sali minerali.Lo dobbiamo all’arrivo della Pa-squa che favorisce la crescita del-la domanda, e anche al netto mi-glioramento del clima che incidesulla resa qualitativa”.“La nostra cooperativa quest’an-no - precisa Rocco Zuccarella -ha lanciato con successo la lineapremium di Fragole CandongaTop Quality®, che in Basilicatasi esprimono al massimo diven-tando un indiscusso testimonialdi qualità superiore. Stiamo pas-sando tuttavia una fase delicatasaremmo in difficoltà come set-tore se la grande distribuzionenon avesse favorito la produzio-ne italiana. Come azienda debboringraziare i nostri collaboratoriper il loro impegno”. (e.z.)

Zuccarella: “La qualità premiumassicura vendite costanti”

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trend positivo: “L’inverno mite haofferto lo slancio alla produzione.I campi sono andati in produzio-ne precocemente, le fragole italia-ne sono arrivate sui mercati già afine gennaio con ottime qualitàorganolettiche con frutti saporiti,dolci, di buona pezzatura e colo-razione. Il flusso produttivo e laqualità del prodotto hanno pre-sentato circa un mese di anticiporispetto all’ordinario anche setendenzialmente i quantitativiraccolti non sono stati subitoadeguati alle aspettative. La situa-zione ha fatto intravedere unastagione potenzialmente positivama poi ci siamo dovuti imbatterenelle problematiche derivate dalCoronavirus”. Un'emergenza che“inizialmente non ha avuto effettisul mercato italiano della fragolase non quando il decreto del mini-stro dello Sviluppo Economicodel 26 marzo ha ristretto il nume-ro delle attività produttive auto-rizzate a rimanere aperte. Con lachiusura di ristoranti, pasticcerie,bar, mercati rionali, in concomi-tanza di un momento climaticofavorevole allo sviluppo dellapianta e alla maturazione dei frut-ti, si è assistito ad una forte fles-sione nella domanda ed un conse-guente crollo dei prezzi di vendi-ta. Probabilmente questi effetti sisono avuti non solo per la chiusu-ra di parte di attività commercialima anche a causa dell’influenzache il Decreto #IoRestoaCasa haavuto sulle abitudini di vita limi-tando e concentrando le uscite dacasa solo per lo stretto necessarioe orientando gli acquisti verso be-ni di consumo più duraturi. Laproblematica è stata avvertita inmaniera più lieve dalle varietà edalle produzioni che per le lorocaratteristiche qualitative sonodestinate alla GDO. Questo mo-mento di forte criticità sembraaver trovato una sospensionequando le condizioni climatiche,con qualche giorno di temperatu-re più basse, hanno riequilibratol’offerta alla domanda con un mi-glioramento anche dei prezzi. Dalperiodo pre-pasquale si è assistito

La cooperativa Zuccarella è unadelle storiche realtà italiane dedi-te alla produzione di fragole. Sia-mo in Basilicata, in campi doposi applicano le più avanzate tec-niche di produzione. Un’espe-rienza maturata nel corso di tregenerazioni, ha fornito strumentiper una crescita sia nella qualitàsia nella sicurezza alimentare.Il presidente, Rocco Zuccarella,attento all’innovazione e allasperimentazione, anche que-st’anno, oltre alla classica "Can-donga Fragola Top Quality" haprodotto in via sperimentale di-verse varietà che si sono rivelateall’altezza e che dalla campagna2021 entreranno a pieno titolofra le produzioni dell’azienda.“Nel settore della fragolicoltura èfondamentale guardare al futuroper poter programmare al me-glio ed essere sempre pronti a of-frire al consumatore il prodottomigliore, realizzato secondoschemi avanzati, rispettosi del-l’ambiente e che assicurino gustoe tenuta”, afferma il presidente.Commentando l'andamento dimercato, Zuccarella fa una pre-messa sulla campagna 2019: “Hagenerato risultati soddisfacenti,anche perché il mercato ha sem-pre le sue turbolenze ma, quandosi punta sulla qualità, e per noiquesto è un impegno quotidiano,si ottengono fidelizzazione deiclienti e vendite costanti”.Sull'andamento della campagna2020, abbiamo sentito Zuccarel-la l'11 aprile, quando la produzio-ne si attestava fra il 35 e il 40%del consuntivo annuale. Ecco lasua dichiarazione: “Siamo statiindubbiamente rallentati dall’e-mergenza sanitaria e dalla colle-gata difficoltà nel reperimentodella manodopera. Come azien-da abbiamo adottato fin da subi-to tutte le precauzioni necessarieall’osservanza delle norme go-

vernative. Quanto ai lavoratori,raggiungono i campi con gli au-tobus che viaggiano con un nu-mero inferiore a quello massimo:meno della metà dei passeggericonsentiti. Tutti hanno masche-rina, guanti e osservano il rispet-to della distanza di sicurezza. Lestesse disposizioni sono stateadottate nei campi, in magazzinoe negli uffici. L’intera filiera lavo-rativa è stata rimodulata per ri-spettare le esigenze sanitarie. Ri-guardo al mercato, non dobbia-mo dimenticare la presenza diimportanti quantitativi di fragoledi origine spagnola, greca e alba-nese. È di fondamentale impor-tanza tenere in debito conto lapresenza di questi nostri compe-titor anche se offrono un prodot-to che non raggiunge nemmenolontanamente i nostri elevatistandard qualitativi. Nonostantele difficoltà che hanno coinvoltotutti, la nostra azienda sta regi-strando un andamento soddisfa-cente dei prezzi. Lo dobbiamoanche al buon nome delle fragoledella Basilicata, che sono ricchedi proprietà nutrizionali, conten-gono vitamina C e sali minerali.Lo dobbiamo all’arrivo della Pa-squa che favorisce la crescita del-la domanda, e anche al netto mi-glioramento del clima che incidesulla resa qualitativa”.“La nostra cooperativa quest’an-no - precisa Rocco Zuccarella -ha lanciato con successo la lineapremium di Fragole CandongaTop Quality®, che in Basilicatasi esprimono al massimo diven-tando un indiscusso testimonialdi qualità superiore. Stiamo pas-sando tuttavia una fase delicatasaremmo in difficoltà come set-tore se la grande distribuzionenon avesse favorito la produzio-ne italiana. Come azienda debboringraziare i nostri collaboratoriper il loro impegno”. (e.z.)

Zuccarella: “La qualità premiumassicura vendite costanti”

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ad un momento di euforia che an-cora si sta prolungando anche secon una leggera flessione. Il pro-dotto che a Pasqua è arrivato sul-le tavole degli italiani è stato di ot-tima qualità, i produttori hannospuntato prezzi buoni. Oggi (metàaprile, ndr) si registra una leggeraflessione, anche se non problema-tica, di prezzi e domanda di frago-le. È comunque ancora presto percapire come si evolverà la situa-zione in quanto le variabili che in-fluenzano l’andamento della cam-pagna sono molte ed a queste diaggiunge l’incertezza sulle moda-lità del futuro sblocco del lock-down e sulle ripercussioni che siavranno sulle domande di generialimentari ortofrutticoli. Va co-munque detto che il settore ha ri-sposto prontamente, seppure conqualche difficoltà iniziale, a tuttigli adempimenti previsti metten-do in pratica tutte le misure dicontenimento del contagio. Perquesto motivo, nelle nostre azien-de non si sono riscontrati grossiproblemi nella continuità di repe-rimento della manodopera”.

Serena Pittella, responsabilemarketing di AOP Luce (no-stra Protagonista dell’OrtofruttaItaliana di aprile, come potetelegge nelle pagine seguenti) sot-tolinea come l'emergenza sanita-ria abbia influito sul mercato del-

la fragola pesantemente, con ladomanda crollata anche del 40%rispetto al 2019 specialmente acausa della chiusura del canalehoreca, sul quale AOP Luce evi-dentemente è abituata a fare vo-lumi importanti. Dopo un marzoda dimenticare, in cui oltre al vi-rus ha pesato la concorrenza spa-gnola, la situazione è leggermentemigliorata a inizio aprile. Un ef-fetto positivo hanno avuto "le po-litiche di acquisto nazionale in-traprese dalla grande distribuzio-ne nostrana e la massiccia cam-pagna di comunicazione dellerappresentanze dei produttori,fortemente ripresa dai media ge-neralisti”, fattori che si sono ri-flesse in termini positivi sulla do-manda, invertendo "un trend ne-gativo devastante". La situazionedel mercato è migliorata netta-mente durante le festività pa-squali e, dopo una flessione fisio-logica nei giorni successivi, si èsubito dopo ripresa con prezzi indeciso aumento.

Marco Eleuteri, amministra-tore di OP Armonia di Battipa-glia, tracciando il quadro dellascorsa annata, parla di un annoabbastanza regolare per le frago-le, sia in termini di volumi che diquotazioni. L’OP ha prodotto 500tonnellate di fragole con un fat-turato intorno ai due milioni di

euro. “Lo stesso non si può certodire per quest’anno”, osservaEleuteri. “Prima un clima bizzar-ro ha favorito un forte anticipoproduttivo che ci ha portato aprodurre volumi importanti già afebbraio, in una fase stagionale diconsumo non ancora pronta a so-stenere i maggiori volumi prodot-ti, e questo ha generato già dafebbraio, una marcata flessionedelle quotazioni medie. Poi ci si èmesso il coronavirus che purtrop-po ha peggiorato ulteriormente loscenario. Infatti la fragola per lasua limitata shelf life è sicura-mente uno dei prodotti più pena-lizzati dalle nuove abitudini diconsumo e dalla minore frequen-za con cui vengono fatti gli acqui-sti. Questo ha prodotto nella se-conda metà di marzo una flessio-ne dei prezzi molto marcata conquotazioni ben inferiori ai costi diproduzione. I costi tra l’altro sonoaumentati per l’adeguamento chele strutture produttive e di confe-zionamento hanno dovuto sop-portare in merito alle condizionidi lavoro, dovendo garantire ne-cessariamente le più stringenticondizioni di sicurezza nei luoghidi lavoro per limitare al massimoi rischi di contagio”.“La forte riduzione delle venditedi ortofrutta nei mercati all’aper-to - precisa Eleuteri - ha ulterior-mente ridotto gli sbocchi di mer-cato di questo prodotto, che vede-va in questo canale commerciale,specie per le vendite di prodottonon confezionato, un importanteveicolo distributivo. Anche le mo-dalità di vendita sono molto cam-biate, essendosi spostate pesante-mente sul prodotto confezionato,più per mere questioni igienicheche altro. Dopo un miglioramen-to fisiologico del mercato durantela settimana di Pasqua, favoritoanche da una minore produzioneseguita alle giornate particolar-mente fredde degli ultimi giornidi marzo ed i primi giorni di apri-le, prevedo che il mercato torneràa posizionarsi nuovamente suquotazioni non particolarmentesoddisfacenti”.

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Quale è stata l'evoluzione delcomparto della fragola negli ulti-mi anni e quali sono le prospetti-ve e le tendenze dal punto di vistadell'innovazione varietale? Do-mande a cui ha risposto per ilCorriere Ortofrutticolo il CIV,Consorzio Italiano Vivaisti di Fer-rara, tra i leader italiani ed euro-pei nella selezione, ricerca e inno-vazione varietale nel settore dellefragole ma non solo, attraversoMarco Bertolazzi, internationalbusiness development managerdell'azienda emiliano-romagnola.Per comprendere l'attuale anda-mento del mercato italiano è ne-cessario fare un passo indietro,ricordando come negli anni Set-tanta e Ottanta l'Italia fosse lea-der in Europa per la coltivazionedella fragola con aree dedicateche arrivavano quasi a 14 mila et-tari, di cui circa il 60% nel NordItalia e il restante 40% nel Mezzo-giorno. Le superfici sono progres-sivamente diminuite perdendooltre 10 mila ettari: nel 2019 in-fatti gli ettari investiti sono statiinferiori a 4 mila ettari. Negli ulti-mi anni la contrazione si è tutta-via arrestata. Di questi 4 mila et-tari le percentuali delle aree dicoltivazione si sono praticamenteinvertite: solo poco più del 30% alNord e quasi il 70% al Sud. Uncambio spiegato dall'evoluzionevarietale e colturale del prodotto:ad oggi, le varietà coltivate alNord sono tendenzialmente uni-fere (caratterizzate da una singo-la fioritura primaverile che pro-duce frutti prima dell’estate) adalto fabbisogno di freddo, mentrequelle al Sud, sempre unifere, so-no a basso fabbisogno di freddo.“L'evoluzione della tecnica coltu-rale - precisa Bertolazzi - è passa-ta da una pianta refrigerata a unapianta fresca a radice nuda, che

permette di ottenere una campa-gna di raccolta molto estesa dagennaio a giugno”. Questo fattoha reso il Meridione un areale piùvocato alla coltivazione della fra-gola, consentendo di allungare lastagione allargando la finestraproduttiva e commerciale, chetradizionalmente era da metàaprile a metà maggio, periodo ti-pico delle produzioni al Setten-trione".L'areale del Nord Italia sta suben-do sempre più la concorrenza delNord Europa, a partire dalla Ger-mania, e si vede schiacciato tra leproduzioni del Meridione semprepiù tardive, e quelle nordeuropee,che puntano sulla precocità. Leunifere a basso fabbisogno difreddo a pianta fresca hanno tro-vato uno degli areali più vocatid’Europa a Huelva, in Spagna,dove sono coltivati oltre 5 mila et-tari.

"L'Italia dal punto di vista pedo-climatico ha caratteristiche uni-che, in quanto permette di colti-vare tutte le tipologie di fragole.“Per esempio, grazie all’altitudinedelle nostre montagne riusciamoa compensare la latitudine meri-dionale alla quale siamo ubicatirispetto ai Paesi nordici, dove letemperature nei mesi estivi sonomiti e non causano un blocco ve-geto-produttivo della pianta, co-me quello che invece si ha in am-biente padano e/o costiero. Gra-zie all’altitudine, quindi, il CIVriesce a testare varietà rifiorentiad alto fabbisogno di freddo (co-me quelle coltivate nelle zonemontane del Veronese, a poco piùdi 100 chilometri da Ferrara, sededel CIV, ndr) che sono le stesseche si piantano nel Regno unito,in Belgio e in Olanda", sottolineail manager del Consorzio emilia-no.

La sfida del CIV: selezionarevarietà adatte ai climi più diversi

Il Consorzio Italiano Vivaisti intende avviare progetti integrati con la GDO al fine di portare sugli scaffali

le varietà più rispondenti alle esigenze del consumatore

Flavia, una delle varietà di maggior successo tra quelle selezionate dal ConsorzioItaliano Vivaisti

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Emanuele Zanini

Quale è stata l'evoluzione delcomparto della fragola negli ulti-mi anni e quali sono le prospetti-ve e le tendenze dal punto di vistadell'innovazione varietale? Do-mande a cui ha risposto per ilCorriere Ortofrutticolo il CIV,Consorzio Italiano Vivaisti di Fer-rara, tra i leader italiani ed euro-pei nella selezione, ricerca e inno-vazione varietale nel settore dellefragole ma non solo, attraversoMarco Bertolazzi, internationalbusiness development managerdell'azienda emiliano-romagnola.Per comprendere l'attuale anda-mento del mercato italiano è ne-cessario fare un passo indietro,ricordando come negli anni Set-tanta e Ottanta l'Italia fosse lea-der in Europa per la coltivazionedella fragola con aree dedicateche arrivavano quasi a 14 mila et-tari, di cui circa il 60% nel NordItalia e il restante 40% nel Mezzo-giorno. Le superfici sono progres-sivamente diminuite perdendooltre 10 mila ettari: nel 2019 in-fatti gli ettari investiti sono statiinferiori a 4 mila ettari. Negli ulti-mi anni la contrazione si è tutta-via arrestata. Di questi 4 mila et-tari le percentuali delle aree dicoltivazione si sono praticamenteinvertite: solo poco più del 30% alNord e quasi il 70% al Sud. Uncambio spiegato dall'evoluzionevarietale e colturale del prodotto:ad oggi, le varietà coltivate alNord sono tendenzialmente uni-fere (caratterizzate da una singo-la fioritura primaverile che pro-duce frutti prima dell’estate) adalto fabbisogno di freddo, mentrequelle al Sud, sempre unifere, so-no a basso fabbisogno di freddo.“L'evoluzione della tecnica coltu-rale - precisa Bertolazzi - è passa-ta da una pianta refrigerata a unapianta fresca a radice nuda, che

permette di ottenere una campa-gna di raccolta molto estesa dagennaio a giugno”. Questo fattoha reso il Meridione un areale piùvocato alla coltivazione della fra-gola, consentendo di allungare lastagione allargando la finestraproduttiva e commerciale, chetradizionalmente era da metàaprile a metà maggio, periodo ti-pico delle produzioni al Setten-trione".L'areale del Nord Italia sta suben-do sempre più la concorrenza delNord Europa, a partire dalla Ger-mania, e si vede schiacciato tra leproduzioni del Meridione semprepiù tardive, e quelle nordeuropee,che puntano sulla precocità. Leunifere a basso fabbisogno difreddo a pianta fresca hanno tro-vato uno degli areali più vocatid’Europa a Huelva, in Spagna,dove sono coltivati oltre 5 mila et-tari.

"L'Italia dal punto di vista pedo-climatico ha caratteristiche uni-che, in quanto permette di colti-vare tutte le tipologie di fragole.“Per esempio, grazie all’altitudinedelle nostre montagne riusciamoa compensare la latitudine meri-dionale alla quale siamo ubicatirispetto ai Paesi nordici, dove letemperature nei mesi estivi sonomiti e non causano un blocco ve-geto-produttivo della pianta, co-me quello che invece si ha in am-biente padano e/o costiero. Gra-zie all’altitudine, quindi, il CIVriesce a testare varietà rifiorentiad alto fabbisogno di freddo (co-me quelle coltivate nelle zonemontane del Veronese, a poco piùdi 100 chilometri da Ferrara, sededel CIV, ndr) che sono le stesseche si piantano nel Regno unito,in Belgio e in Olanda", sottolineail manager del Consorzio emilia-no.

La sfida del CIV: selezionarevarietà adatte ai climi più diversi

Il Consorzio Italiano Vivaisti intende avviare progetti integrati con la GDO al fine di portare sugli scaffali

le varietà più rispondenti alle esigenze del consumatore

Flavia, una delle varietà di maggior successo tra quelle selezionate dal ConsorzioItaliano Vivaisti

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Il CIV collabora nel Sud Italia condiverse realtà del Casertano, dellaSicilia e di Policoro, in Basilicata,riuscendo a testare fragole unife-

re a basso fabbisogno di freddo,oltre a quelle ad alto fabbisognodi freddo al Nord, grazie alle con-dizioni pedoclimatiche eteroge-

nee che si trovano lungo lo Stiva-le.“Lavoriamo a 360 gradi su tuttele tipologie di fragola" spiega Ber-tolazzi ed aggiunge: “Storicamen-te il nostro Consorzio si è inizial-mente concentrato sullo sviluppodi varietà unifere ad alto fabbiso-gno di freddo, alcune delle qualihanno avuto un’enorme diffusio-ne in Europa e nei Paesi dell’exURSS, come la Clery per citarneuna, che tutt’ora ricopre un ruolocentrale nel segmento precoce.Ma per quanto attiene alle frago-le rifiorenti adatte al Nord, Mura-no è certamente il nostro cavallodi battaglia e, ad oggi, è una dellevarietà più apprezzate dai super-mercati inglesi ed olandesi, rico-prendo nei rispettivi areali ampiesuperfici in coltivazione”.Il lavoro del CIV si è negli ultimianni fortemente orientato sullosviluppo di unifere a basso fabbi-sogno di freddo, dato che, a livel-lo di mercato potenziale, l'areamediterranea può contare su cir-ca 10 mila ettari (anche di più sesi aggiungesse il Nordafrica) trala zona di Huelva in Spagna, ilSud Italia e l'area del Peloponne-so in Grecia. In questi areali, ilCIV è conosciuto per la varietàNabila, molto produttiva, chemantiene una significativa nic-chia di mercato nella zona del Ca-sertano; mentre la più recenteFlavia è oggetto di test commer-ciali avanzati sia nella zona diBattipaglia, sia nel Policorese, do-ve il Consorzio conta nei prossimianni di aumentarne la presenza,vista la maturazione precoce el’alta qualità.“Come obiettivi generali, perquanto attiene all’attività del CIVin questi ambienti caldi a bassofabbisogno di freddo, stiamo la-vorando su varietà precoci checonsentano, nell’emisfero Nord,di entrare sul mercato già nel pe-riodo natalizio", osserva Bertolaz-zi. "L'obiettivo è arrivare con unaproduzione precoce, ma di altaqualità, anticipando almeno didue settimane l'attuale picco pro-duttivo, che oggi cade in media

Marco Bertolazzi, a sinistra, con il presidente CIV Pier Filippo Tagliani

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verso fine marzo/metà aprile (di-pende dalle temperature inverna-li ovviamente). In questo modo iproduttori sarebbero soddisfattiperché potrebbero raggiungere lametà della produzione totale an-nuale a inizio marzo spuntandoprezzi molto buoni. Parallela-mente, sempre sulle unifere abasso fabbisogno di freddo per ilSud, stiamo lavorando su varietà

medio tardive. In questo modol'intenzione nostra è offrire alproduttore un paio di proposte difragole precoci e medio precoci,affiancate da altre soluzioni me-dio tardive, resistenti alle altetemperature, contraddistinte dauna qualità elevata del frutto dametà aprile fino a metà giugno,quando di solito, con l'aumentodelle temperature molte varietà

mostrano un decadimento dellaconsistenza della polpa e dellashelf life".Per gli areali mediterranei e abasso fabbisogno di freddo, ilConsorzio Italiano Vivaisti sta la-vorando sulla nuovissimaCIVS115 a marchio Parthenope®,contraddistinta da precocità eforma conica regolare del frutto, esu una selezione molto precoce

Nel campo della ricerca e dell’in-novazione varietale nel settorefragolicolo stanno acquistandosempre più importanza i temidella qualità e della sostenibilità.In passato, infatti, i breedershanno focalizzato l’attenzionesulla ricerca di varietà moltoproduttive, a scapito della qua-lità organolettica. Il mercato èstato invaso da quantitativi in-genti di fragole con scarse carat-teristiche organolettiche, deter-minando una perdita di valore eun prodotto commodity.Ad analizzare l'evoluzione delsettore è Nova Siri Genetics diNova Siri (provincia di Matera),specializzata nell'attività di ricer-ca, sperimentazione e moltipli-cazione di nuove varietà di frago-la.“Oggi le richieste del mercato siincentrano su una fragola cheabbia determinate caratteristi-che organolettiche quali sapore,aroma e shelf life”, spiega NicolaTufaro, genetista di Nova SiriGenetics. “Una fragola, cioè, chepossa soddisfare sia le esigenzedel produttore che la domandadei consumatori. L’attività di ri-cerca di Nova Siri Genetics è for-temente orientata all’innovazio-ne. Il nostro obiettivo è quello diindividuare varietà che possanoconciliare elevate caratteristicheorganolettiche e rusticità dellapianta, per ridurre l’uso di pro-dotti fitoiatrici e adottare tecni-

che di produzione integrata o aresiduo zero”.Nova Siri Genetics fa parte di ungruppo di imprese specializzatenella ricerca, produzione e com-mercializzazione di prodotti vi-vaistici e coltivazione di fragole eberry. Il gruppo di imprese, chefa capo agli imprenditori RoccoSuriano, Pasquale Casalnuovo eal genetista Nicola Tufaro, simuove in una logica di filiera,partendo dalla ricerca di nuovecultivar per giungere, diretta-mente o tramite altre società, al-la commercializzazione dei pro-dotti ottenuti sui principali mer-cati europei.Ad oggi Nova Siri Genetics habrevettato 7 cultivar e altre sele-zioni sono in corso di valutazio-

ne. Le varietà selezionate sonoadatte agli areali mediterranei,ossia a quelli di Italia, Nordafri-ca, Grecia, Spagna e Portogallo.Le varietà di NSG vengono mol-tiplicate in differenti Paesi euro-pei, a seconda della tipologia dipianta che si vuole ottenere. Lepiante ottenute vengono distri-buite ai produttori delle più im-portanti aree fragolicole nazio-nali ed estere.Le varietà lanciate nel corso de-gli anni sono Melissa, Marisol ele novità dell'ultimo anno: Ros-setta® (nome commerciale dellavarietà NSG 120), Marabella®(nome commerciale della varietàNSG 203) e Gioelita® (nomecommerciale della varietà NSG207). (e.z.)

Da Nova Siri Genetics tre nuove varietàadatte ai climi dell’area mediterranea

Rossetta, una delle tre nuove varietà di fragola lanciate da Nova Siri Genetics

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verso fine marzo/metà aprile (di-pende dalle temperature inverna-li ovviamente). In questo modo iproduttori sarebbero soddisfattiperché potrebbero raggiungere lametà della produzione totale an-nuale a inizio marzo spuntandoprezzi molto buoni. Parallela-mente, sempre sulle unifere abasso fabbisogno di freddo per ilSud, stiamo lavorando su varietà

medio tardive. In questo modol'intenzione nostra è offrire alproduttore un paio di proposte difragole precoci e medio precoci,affiancate da altre soluzioni me-dio tardive, resistenti alle altetemperature, contraddistinte dauna qualità elevata del frutto dametà aprile fino a metà giugno,quando di solito, con l'aumentodelle temperature molte varietà

mostrano un decadimento dellaconsistenza della polpa e dellashelf life".Per gli areali mediterranei e abasso fabbisogno di freddo, ilConsorzio Italiano Vivaisti sta la-vorando sulla nuovissimaCIVS115 a marchio Parthenope®,contraddistinta da precocità eforma conica regolare del frutto, esu una selezione molto precoce

Nel campo della ricerca e dell’in-novazione varietale nel settorefragolicolo stanno acquistandosempre più importanza i temidella qualità e della sostenibilità.In passato, infatti, i breedershanno focalizzato l’attenzionesulla ricerca di varietà moltoproduttive, a scapito della qua-lità organolettica. Il mercato èstato invaso da quantitativi in-genti di fragole con scarse carat-teristiche organolettiche, deter-minando una perdita di valore eun prodotto commodity.Ad analizzare l'evoluzione delsettore è Nova Siri Genetics diNova Siri (provincia di Matera),specializzata nell'attività di ricer-ca, sperimentazione e moltipli-cazione di nuove varietà di frago-la.“Oggi le richieste del mercato siincentrano su una fragola cheabbia determinate caratteristi-che organolettiche quali sapore,aroma e shelf life”, spiega NicolaTufaro, genetista di Nova SiriGenetics. “Una fragola, cioè, chepossa soddisfare sia le esigenzedel produttore che la domandadei consumatori. L’attività di ri-cerca di Nova Siri Genetics è for-temente orientata all’innovazio-ne. Il nostro obiettivo è quello diindividuare varietà che possanoconciliare elevate caratteristicheorganolettiche e rusticità dellapianta, per ridurre l’uso di pro-dotti fitoiatrici e adottare tecni-

che di produzione integrata o aresiduo zero”.Nova Siri Genetics fa parte di ungruppo di imprese specializzatenella ricerca, produzione e com-mercializzazione di prodotti vi-vaistici e coltivazione di fragole eberry. Il gruppo di imprese, chefa capo agli imprenditori RoccoSuriano, Pasquale Casalnuovo eal genetista Nicola Tufaro, simuove in una logica di filiera,partendo dalla ricerca di nuovecultivar per giungere, diretta-mente o tramite altre società, al-la commercializzazione dei pro-dotti ottenuti sui principali mer-cati europei.Ad oggi Nova Siri Genetics habrevettato 7 cultivar e altre sele-zioni sono in corso di valutazio-

ne. Le varietà selezionate sonoadatte agli areali mediterranei,ossia a quelli di Italia, Nordafri-ca, Grecia, Spagna e Portogallo.Le varietà di NSG vengono mol-tiplicate in differenti Paesi euro-pei, a seconda della tipologia dipianta che si vuole ottenere. Lepiante ottenute vengono distri-buite ai produttori delle più im-portanti aree fragolicole nazio-nali ed estere.Le varietà lanciate nel corso de-gli anni sono Melissa, Marisol ele novità dell'ultimo anno: Ros-setta® (nome commerciale dellavarietà NSG 120), Marabella®(nome commerciale della varietàNSG 203) e Gioelita® (nomecommerciale della varietà NSG207). (e.z.)

Da Nova Siri Genetics tre nuove varietàadatte ai climi dell’area mediterranea

Rossetta, una delle tre nuove varietà di fragola lanciate da Nova Siri Genetics

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CIVL519 (che spera di convertirein varietà il prossimo anno), dipezzatura e qualità intrinseche eshelf-life ottime, oltre che sullagià conosciuta Flavia, precoce e diqualità organolettica eccellente,che sta dando riscontri positivi incerti areali. Infine, la CIVS906*, amarchio commerciale Elide, cheda metà aprile in poi mantieneinalterata la qualità all’aumenta-re delle temperature, anche a giu-gno.Per l'areale della Pianura Padana,oltre a Francia, Germania e Paesidell'Est, dove si piantano uniferead alto fabbisogno di freddo, co-me Clery, Joly, Dely, Aprica e Si-billa ed oltre alle rifiorenti daNord, come la Murano, il CIV stalavorando a varietà interessanti.Un altro aspetto che Bertolazzitiene a sottolineare è il rinnovatointeresse da parte dei retailer ver-so i programmi di miglioramentogenetico delle fragole. L'attenzio-

ne iniziata all'estero, in particola-re nel Regno Unito, dove la gran-de distribuzione organizzata perprima si è interessata ad acquisi-re nuove varietà di frutta in formaesclusiva o co-esclusiva, si sta orariscontrando anche in Italia. "Cisiamo resi conto che alcune cate-ne distributive, anche nel nostroPaese, si stanno muovendo percercare d’inserire all’interno deipropri private label nuove va-rietà, possibilmente made in

Italy”, precisa il manager.“Negli ultimi due anni - concludeMarco Bertolazzi - ci stiamo quin-di muovendo nella direzione diaumentare il livello di collabora-zione tra il nostro Consorzio, chesta alla base della filiera impegna-to a produrre nuove varietà, e laGDO, che invece rappresenta l’a-nello finale della catena distribu-tiva e possiede il contatto direttocon il consumatore. Da qui l'op-portunità d’implementare pro-getti integrati, dove gli attori del-la filiera vengono scelti tra CIV eGDO al fine di portare negli scaf-fali dei supermercati frutta dinuove varietà, migliorata da unpunto di vista organolettico equindi garantire maggiori introitia tutti i partecipanti al processoproduttivo e distributivo. Un ap-proccio appunto già conosciutonel Nord Europa che ora si staprogressivamente affacciando inItalia”.

Marco Bertolazzi: “Ci siamofortemente orientati sullo

sviluppo di varietà a bassofabbisogno di freddo perché èl’area del Mediterraneo il più

grande mercato potenzialedella fragola potendo contare

su almeno 10 mila ettari”

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Il settore dei berry, nel panoramafrutticolo italiano, sta registrandouna crescita continua ed ha cono-sciuto una forte evoluzione, spin-to dall’esplosione dei consumi diprodotti - dai mirtilli ai lamponi,dalle more alle fragoline di bosco,ai ribes - ricchi di principi attivi epertanto considerati un toccasanaper la salute. L’offerta nazionaleresta comunque fortemente defi-citaria, con la Spagna, il Perù e al-tri Paesi dell’Emisfero Sud che,almeno in determinati periodidell’anno, dominano il mercato. Ma che previsioni si fanno ora,nell’aprile 2020, per questo com-parto che dà soddisfazioni econo-miche a produttori e distributorima che richiede una forte specia-lizzazione, perché si occupa diprodotti delicati e difficili da trat-tare?Abbiamo rivolto sei domande atre produttori: il numero uno ita-liano, la cooperativa trentinaSant’Orsola, il Gruppo Apofruit,prima cooperativa ortofrutticolaitaliana, e un operatore fortemen-te specializzato, il Consorzio Pic-coli Frutti di Verona che gestisceil marchio Aurora Fruit.

Ecco le nostre domande: 1. Chequantità di piccoli frutti produce-te in un anno e di quali prodotti sitratta? 2. A che punto siete dellavostra campagna di produzione?3. Che valore esprime in un annola vostra produzione di piccolifrutti? 4. Quali sono i vostri cana-li di vendita e come ha impattatosulle vendite l’emergenza Covid-19? 5. Comperate prodotto dall’e-stero? Esportate? 6. Come giudi-cate la situazione generale delcomparto piccoli frutti in Italia?

SANT'ORSOLALeader in Italia, Sant’Orsola, consede a Pergine Valsugana, in fra-zione Cirè, dove il 7 aprile 2019ha inaugurato un nuovo grandestabilimento, si pone come polo

nazionale di una coltura che ri-chiede una forte specializzazionema che, come poche, può dare va-lore aggiunto ai produttori.Sant’Orsola mantiene la sua iden-tità trentina ma, nello stesso tem-po e sempre di più, si fa inevita-bilmente, per le dimensioni rag-giunte, polo trainante del settore,in grado di accogliere nuovi soci,di formarli e assisterli, di fornire idistributori per 12 mesi all’anno edi esportare in Europa prodottiche sono il risultato di una filieracontrollata tutta made in Italy.Sant’Orsola tratta tutta la gammadi piccoli frutti: lampone, mirtil-lo, mora e ribes accompagnati dafragola e ciliegie, oltre a una seriedi frutti minori come uva spina ekiwi arguta. La produzione nelcomplesso si aggira sulle 6.000tonnellate.“Abbiamo appena concluso il ci-clo di produzione autunno-inver-nale - riferisce il direttore genera-le Matteo Bortolini - e siamo pra-ticamente agli inizi della campa-gna 2020 con la produzione deinostri soci in Sicilia e Calabria.Dalla metà maggio in poi iniziaanche la produzione dei nostri so-

Continua la corsa dei berryma importiamo ancora troppo

Le tendenze e gli sviluppi del mercato nazionale visti da Sant’Orsola, Apofruit e

Aurora Fruit. In vendita soloconfezioni da 125 gramminella GDO: troppo poco

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Il settore dei berry, nel panoramafrutticolo italiano, sta registrandouna crescita continua ed ha cono-sciuto una forte evoluzione, spin-to dall’esplosione dei consumi diprodotti - dai mirtilli ai lamponi,dalle more alle fragoline di bosco,ai ribes - ricchi di principi attivi epertanto considerati un toccasanaper la salute. L’offerta nazionaleresta comunque fortemente defi-citaria, con la Spagna, il Perù e al-tri Paesi dell’Emisfero Sud che,almeno in determinati periodidell’anno, dominano il mercato. Ma che previsioni si fanno ora,nell’aprile 2020, per questo com-parto che dà soddisfazioni econo-miche a produttori e distributorima che richiede una forte specia-lizzazione, perché si occupa diprodotti delicati e difficili da trat-tare?Abbiamo rivolto sei domande atre produttori: il numero uno ita-liano, la cooperativa trentinaSant’Orsola, il Gruppo Apofruit,prima cooperativa ortofrutticolaitaliana, e un operatore fortemen-te specializzato, il Consorzio Pic-coli Frutti di Verona che gestisceil marchio Aurora Fruit.

Ecco le nostre domande: 1. Chequantità di piccoli frutti produce-te in un anno e di quali prodotti sitratta? 2. A che punto siete dellavostra campagna di produzione?3. Che valore esprime in un annola vostra produzione di piccolifrutti? 4. Quali sono i vostri cana-li di vendita e come ha impattatosulle vendite l’emergenza Covid-19? 5. Comperate prodotto dall’e-stero? Esportate? 6. Come giudi-cate la situazione generale delcomparto piccoli frutti in Italia?

SANT'ORSOLALeader in Italia, Sant’Orsola, consede a Pergine Valsugana, in fra-zione Cirè, dove il 7 aprile 2019ha inaugurato un nuovo grandestabilimento, si pone come polo

nazionale di una coltura che ri-chiede una forte specializzazionema che, come poche, può dare va-lore aggiunto ai produttori.Sant’Orsola mantiene la sua iden-tità trentina ma, nello stesso tem-po e sempre di più, si fa inevita-bilmente, per le dimensioni rag-giunte, polo trainante del settore,in grado di accogliere nuovi soci,di formarli e assisterli, di fornire idistributori per 12 mesi all’anno edi esportare in Europa prodottiche sono il risultato di una filieracontrollata tutta made in Italy.Sant’Orsola tratta tutta la gammadi piccoli frutti: lampone, mirtil-lo, mora e ribes accompagnati dafragola e ciliegie, oltre a una seriedi frutti minori come uva spina ekiwi arguta. La produzione nelcomplesso si aggira sulle 6.000tonnellate.“Abbiamo appena concluso il ci-clo di produzione autunno-inver-nale - riferisce il direttore genera-le Matteo Bortolini - e siamo pra-ticamente agli inizi della campa-gna 2020 con la produzione deinostri soci in Sicilia e Calabria.Dalla metà maggio in poi iniziaanche la produzione dei nostri so-

Continua la corsa dei berryma importiamo ancora troppo

Le tendenze e gli sviluppi del mercato nazionale visti da Sant’Orsola, Apofruit e

Aurora Fruit. In vendita soloconfezioni da 125 gramminella GDO: troppo poco

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ci in Trentino”.L'ultimo fatturato della coopera-tiva, per la sola frutta, s'è aggiratosui 50 milioni di euro. "La com-mercializzazione - precisa Borto-lini - coinvolge tutti i canali: lagrande distribuzione organizzata,i mercati, l’horeca e, come ultimoarrivato, la vendita on-line. L’e-mergenza sanitaria in corso hacambiato le vite e le abitudini alconsumo di tutti i cittadini. Lachiusura quasi totale di alberghi eristoranti è stata molto negativasull’attività dei mercati ortofrutti-coli, tuttavia i consumi si sono ro-vesciati sul canale della distribu-zione consentendoci di collocaretutto il prodotto conferito dai so-ci, del quale registriamo un signi-ficativo aumento"."L’acquisto del prodotto estero -riferisce il direttore - è limitato aiperiodi in cui la produzione deisoci non è sufficiente a coprire lerichieste dei nostri clienti. Ciò av-

viene tipicamente nel periodo in-vernale e ad inizio primavera,mentre le esportazioni hannoluogo principalmente durante l’e-state. Raggiungiamo normalmen-te i Paesi della Comunità Europeae stiamo lavorando per crearenuovi canali di vendita".Sulla situazione generale delcomparto dei piccoli frutti in Ita-lia, Bortolini afferma: "È una si-tuazione che ha visto e vede tutto-ra una crescita importante, pena-lizzata in questa fase dal cambia-mento di vita indotto dall'emer-genza sanitaria, ma speriamo chesi possa presto tornare alla nor-malità. La produzione dei piccolifrutti in Italia è ormai presente intutte le regioni. Registriamo uncontinuo aumento dei consumi enotiamo che, essendo il settoredisponibile a seguire le richiestedel mercato, i margini di crescitasono ancora importanti. L’Italia èad oggi un importatore di piccoli

frutti, piuttosto che un esportato-re, il che ci spinge a cercare solu-zioni tecniche e varietali in gradodi coprire sempre più periodi del-l’anno ed ulteriori quote di mer-cato”.

APOFRUITSe non sono gli ultimi arrivati, ipiccoli frutti sono certamente trale specializzazioni più recenti delcolosso Apofruit, che tuttavia hatanta voglia di crescere in frettanel comparto. "Negli ultimi anni inostri volumi di piccoli frutti - ri-ferisce il responsabile commer-ciale del Gruppo, Mirco Zanelli -sono cresciuti fino a circa 100tonnellate e in quest’annata pre-vediamo il raddoppio delle pro-duzioni. I volumi principali sonorelativi a lamponi e mirtilli , conuno spazio per more e kiwi berry.Le aree produttive interessatevanno dalla Sicilia alla Basilicata,alla Campania, al Lazio, alla To-

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scana, all’Emila-Romagna, al Ve-neto, al Trentino e alla Lombar-dia. Questo per evidenziare comesi tratti di un prodotto trasversalein termini produttivi, adattabilecon le dovute tecniche a diversearee produttive, per prolungare almassimo la campagna di disponi-bilità di prodotto di filiera italia-na". "Attualmente - precisa Zanelli -siamo in produzione con i lampo-ni in Basilicata, Calabria e Cam-pania e con i mirtilli in Sicilia eCalabria. Poi, nei mesi prossimi,ci sposteremo con le produzionisoprattutto dei mirtilli in Lazioper poi terminare nelle regionidel Nord Italia. Attualmente ab-biamo raccolto circa un 40 % deivolumi previsti”. Nel pacchetto di prodotti del

Gruppo Apofruit, attualmente ilvalore dei piccoli frutti rappre-senta un modesto 2%, ma per leprevisioni di aumento ipotizzate esoprattutto per la possibilità deiberry di essere prodotti in tantiterritori, Apofruit si aspetta unacrescita piuttosto rapida. I berryoffrono infatti una grande oppor-tunità per aziende agricole comequelle del Gruppo, che a voltehanno necessità di differenziarele loro produzioni. "I canali di vendita - riferiscesempre Mirco Zanelli - sono percirca il 60% la GDO nazione e peril 40 i Mercati Generali. L’emer-genza sanitaria ha impattato nel-le prime settimane di chiusura sulconsumo dei prodotti freschi afavore di prodotti più conservabi-li, poi le modalità di acquisto si

sono riallineate portando allanormalizzazione del comparto". Apofruit compera dall’estero pic-coli frutti da metà novembre adaprile. Per l’export vengono gesti-te quote di prodotto solo nei mo-menti di massima produzione eper testare un mercato "che anco-ra deve conoscere le peculiaritàdel prodotto Italiano che si disco-sta come sulle fragole da produ-zioni di altri areali produttivi".Per rispondere alla domanda diclienti internazionali in termini dicompletamento di gamma e perdare un servizio di continuità aglistessi, in particolari periodi Apo-fruit ricorre a piccoli frutti acqui-stati in altri Paesi. Finché la pro-duzione interna al Gruppo noncrescerà, questo è anche funzio-nale allo sviluppo del progetto di

I consumi mondiali di piccolifrutti in dieci anni sono raddop-piati con un valore che è passatoda 600 milioni di euro nel 2005a 1,3 miliardi nel 2015. Un trendche vede l’Europa protagonista,con il Regno Unito e la Germaniaai vertici. Entro il 2020 è previ-sto un ulteriore raddoppio deiconsumi rispetto al 2004. Leesportazioni spagnole verso l’In-ghilterra nel 2010 ammontavanoa circa 100 milioni di euro, nel2015 ad oltre 250 milioni.Per quanto riguarda la produzio-ne, dati aggiornati al 2017, la Ci-na è il Paese con i maggiori volu-mi con 3,8 milioni di tonnellate(ma praticamente non li espor-ta), mentre l’Italia è al 14esimoposto. Per quanto riguarda piùnello specifico le varie tipologiedi berry, la Russia è al primo po-sto per il lampone (150 milatons, ma non esporta), l’Italia èal 22esimo posto. Per il mirtillo imaggiori produttori sono gli Sta-ti Uniti (240 mila tons, esporta-no), l’Italia è al 14esimo posto. I

Paesi europei maggiori esporta-tori di frutti di bosco sono la Spa-gna, la Grecia e la Turchia, conquesti ultimi due orientati prin-cipalmente verso il mercato rus-so. Tra novembre e dicembre, inparticolare per i mirtilli, il mer-cato europeo è dominato dai pic-coli frutti importati da Sudafrica,Perù, Cile e Argentina.L’Italia è un forte importatore,anche se negli ultimi anni ha co-minciato ad avere una piccolaquota di export grazie ad un nuo-vo dinamismo delle aziende pro-duttrici. La Spagna però è davan-ti e allunga il passo. La Onuba-fruit di Huelva è uno dei piùgrandi produttori europei di mir-tilli e si prepara a rivoluzionare ilmercato con un programma va-rietale e produttivo che dovrebbepermetterle di coprire il mercatoeuropeo da novembre a metà lu-glio avendo a disposizione volu-mi pressoché illimitati. Franci-sco Sánchez, manager dell’azien-da, ha dichiarato che Onubafruitdisporrà nel 2022 di “almeno 10

milioni di piantine” di mirtillo.Attualmente l’azienda conta sumille produttori. Non sappiamose un programma così ambiziososarà realizzato fino in fondo, cer-to non c’è niente di simile in Ita-lia. Ma gli spagnoli devono stareattenti all’altra faccia della su-per-produzione: il suo effetto suiprezzi, perché di mirtilli nelmondo se ne producono già tan-ti. Secondo l’International Blue-berry Organization, i volumicomplessivi di prodotto (fresco edestinato alla trasformazione in-dustriale) sono passati nel mon-do dalle 864 mila tonnellate del2016 alle 1.165.000 tonnellatedel 2018, con un incremento del35% in due anni.Intanto il vertice dell'Organizza-zione internazionale del mirtillo(IBO), che si sarebbe dovutosvolgere a Trujillo, in Perù, tra il10 e il 12 agosto 2020, è stato uf-ficialmente riprogrammato. L'e-vento si terrà nella stessa cittàperuviana tra il 22 e il 25 agosto2021.

Dalla Spagna al Perù al CileSono questi i “colossi” che ci schiacciano

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scana, all’Emila-Romagna, al Ve-neto, al Trentino e alla Lombar-dia. Questo per evidenziare comesi tratti di un prodotto trasversalein termini produttivi, adattabilecon le dovute tecniche a diversearee produttive, per prolungare almassimo la campagna di disponi-bilità di prodotto di filiera italia-na". "Attualmente - precisa Zanelli -siamo in produzione con i lampo-ni in Basilicata, Calabria e Cam-pania e con i mirtilli in Sicilia eCalabria. Poi, nei mesi prossimi,ci sposteremo con le produzionisoprattutto dei mirtilli in Lazioper poi terminare nelle regionidel Nord Italia. Attualmente ab-biamo raccolto circa un 40 % deivolumi previsti”. Nel pacchetto di prodotti del

Gruppo Apofruit, attualmente ilvalore dei piccoli frutti rappre-senta un modesto 2%, ma per leprevisioni di aumento ipotizzate esoprattutto per la possibilità deiberry di essere prodotti in tantiterritori, Apofruit si aspetta unacrescita piuttosto rapida. I berryoffrono infatti una grande oppor-tunità per aziende agricole comequelle del Gruppo, che a voltehanno necessità di differenziarele loro produzioni. "I canali di vendita - riferiscesempre Mirco Zanelli - sono percirca il 60% la GDO nazione e peril 40 i Mercati Generali. L’emer-genza sanitaria ha impattato nel-le prime settimane di chiusura sulconsumo dei prodotti freschi afavore di prodotti più conservabi-li, poi le modalità di acquisto si

sono riallineate portando allanormalizzazione del comparto". Apofruit compera dall’estero pic-coli frutti da metà novembre adaprile. Per l’export vengono gesti-te quote di prodotto solo nei mo-menti di massima produzione eper testare un mercato "che anco-ra deve conoscere le peculiaritàdel prodotto Italiano che si disco-sta come sulle fragole da produ-zioni di altri areali produttivi".Per rispondere alla domanda diclienti internazionali in termini dicompletamento di gamma e perdare un servizio di continuità aglistessi, in particolari periodi Apo-fruit ricorre a piccoli frutti acqui-stati in altri Paesi. Finché la pro-duzione interna al Gruppo noncrescerà, questo è anche funzio-nale allo sviluppo del progetto di

I consumi mondiali di piccolifrutti in dieci anni sono raddop-piati con un valore che è passatoda 600 milioni di euro nel 2005a 1,3 miliardi nel 2015. Un trendche vede l’Europa protagonista,con il Regno Unito e la Germaniaai vertici. Entro il 2020 è previ-sto un ulteriore raddoppio deiconsumi rispetto al 2004. Leesportazioni spagnole verso l’In-ghilterra nel 2010 ammontavanoa circa 100 milioni di euro, nel2015 ad oltre 250 milioni.Per quanto riguarda la produzio-ne, dati aggiornati al 2017, la Ci-na è il Paese con i maggiori volu-mi con 3,8 milioni di tonnellate(ma praticamente non li espor-ta), mentre l’Italia è al 14esimoposto. Per quanto riguarda piùnello specifico le varie tipologiedi berry, la Russia è al primo po-sto per il lampone (150 milatons, ma non esporta), l’Italia èal 22esimo posto. Per il mirtillo imaggiori produttori sono gli Sta-ti Uniti (240 mila tons, esporta-no), l’Italia è al 14esimo posto. I

Paesi europei maggiori esporta-tori di frutti di bosco sono la Spa-gna, la Grecia e la Turchia, conquesti ultimi due orientati prin-cipalmente verso il mercato rus-so. Tra novembre e dicembre, inparticolare per i mirtilli, il mer-cato europeo è dominato dai pic-coli frutti importati da Sudafrica,Perù, Cile e Argentina.L’Italia è un forte importatore,anche se negli ultimi anni ha co-minciato ad avere una piccolaquota di export grazie ad un nuo-vo dinamismo delle aziende pro-duttrici. La Spagna però è davan-ti e allunga il passo. La Onuba-fruit di Huelva è uno dei piùgrandi produttori europei di mir-tilli e si prepara a rivoluzionare ilmercato con un programma va-rietale e produttivo che dovrebbepermetterle di coprire il mercatoeuropeo da novembre a metà lu-glio avendo a disposizione volu-mi pressoché illimitati. Franci-sco Sánchez, manager dell’azien-da, ha dichiarato che Onubafruitdisporrà nel 2022 di “almeno 10

milioni di piantine” di mirtillo.Attualmente l’azienda conta sumille produttori. Non sappiamose un programma così ambiziososarà realizzato fino in fondo, cer-to non c’è niente di simile in Ita-lia. Ma gli spagnoli devono stareattenti all’altra faccia della su-per-produzione: il suo effetto suiprezzi, perché di mirtilli nelmondo se ne producono già tan-ti. Secondo l’International Blue-berry Organization, i volumicomplessivi di prodotto (fresco edestinato alla trasformazione in-dustriale) sono passati nel mon-do dalle 864 mila tonnellate del2016 alle 1.165.000 tonnellatedel 2018, con un incremento del35% in due anni.Intanto il vertice dell'Organizza-zione internazionale del mirtillo(IBO), che si sarebbe dovutosvolgere a Trujillo, in Perù, tra il10 e il 12 agosto 2020, è stato uf-ficialmente riprogrammato. L'e-vento si terrà nella stessa cittàperuviana tra il 22 e il 25 agosto2021.

Dalla Spagna al Perù al CileSono questi i “colossi” che ci schiacciano

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category sui piccoli frutti, com-mercializzati da Apofruit attra-verso una linea dedicata a mar-chio Chicche di Natura.

AURORA FRUITIl Consorzio Piccoli Frutti di Ve-rona, che si presenta al mercatocon il marchio Aurora Fruit, pro-duce 250 tonnellate di mirtilli,200 di lamponi, 100 di more e 30di ribes rosso. La nuova stagione,nel Veronese, deve ancora inizia-re, partirà a inizio maggio con ilamponi, a giugno con i mirtilli ele more, per poi proseguire nellezone di montagna del Veronese edel vicino Trentino. La produzio-ne diretta del Consorzio, esclusala fragola, è di 5 milioni di euro acui si aggiunge il fatturato delleimportazioni dall’Emisfero Sudnei mesi freddi. Per il 40% l’azien-da vende nella GDO, per il 30 neiMercati Generali e per il 30%esporta. Quest’ultima percentuale

è più alta se si considerano solo imirtilli. In tempi di Coronavirus ilmercato è instabile. Dice LucianoMattivi, il titolare: “L’andamentodelle vendite ha risentito dei de-creti e dei loro effetti sui puntivendita e sui consumatori. Abbia-mo avuto sia qualche momento dieuforia sia periodi di depressione,per esempio per la quota vendutanei Mercati all’ingrosso, che peròsi sono un po’ ripresi quando i ne-gozi di prossimità si sono conqui-stati, in questa confusione, la lorofetta di mercato. Per fortuna inquesta stagione la produzione di-retta non è partita. Commercializ-ziamo ancora prodotto di impor-tazione sulla base di quanto ci vie-ne ordinato. Speriamo di non ri-sentire di assenza o penuria dimanodopera nelle fasi che segui-ranno”. Sulla situazione generaledel comparto, Mattivi afferma:“Siamo molto distanti dai consu-mi del Nord Europa. In Inghilter-

ra chi era nel commercio dei berryha fatto una fortuna. Gli inglesi limangiano a colazione. Ne man-giano 20 volte di più degli italiani.C’è stata una campagna moltoforte a favore dei consumi perchéi piccoli frutti fanno bene. Da noic’è un maggiore interesse rispettoal passato ma siamo molto lonta-ni dal Nord Europa. Ai berry do-vrebbe essere dedicato più spaziosugli scaffali della GDO. Non sidovrebbero vendere solo le confe-zioni da 125 grammi ma anchequelle da 250, la qual cosa avreb-be un effetto benefico sui prezzi alconsumo, che rischiano di esseretroppo alti se si vendono solo con-fezioni piccole. Ciò sarebbe di be-neficio al consumatore perché iberry fanno bene davvero con i lo-ro valori di antiossidanti e polife-noli. E i vantaggi ci sarebbero an-che per la GDO che potrebbe ve-der lievitare i fatturati del repartoortofrutta”. (s.t.)

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La fotografia degli ultimi anni delvivaismo dei piccoli frutti in Italiaregistra un dato inequivocabile. Èun mercato all’insegna della cre-scita. “In generale, possiamo direche il mercato dei piccoli frutti è,da Nord a Sud, un mercato in cre-scita, sia per quanto riguarda larichiesta di piante da parte dell’a-gricoltore sia per quanto riguardala richiesta del consumatore fina-le” conferma Alessandro Gualan-di, technical and sales managerdella Vivai Molari di Cesena. Il panorama attuale deve ovvia-mente tenere in considerazione lasituazione creata dal Covid-19.Questo, rende più ostica l’accura-tezza dell’analisi. Non sembra,tuttavia, essere in grado di oscu-rare la prospettiva di crescita chei vivaisti si aspettano. Le ragioni delle buone perfor-mance del mercato dei piccolifrutti sono diverse. “L’attenzionesempre maggiore verso l’alimen-tazione degli ultimi anni ha mes-so sotto i riflettori l’importanzadei piccoli frutti nella nostra die-ta, sia per i loro preziosi valorinutrizionali, sia per gli effetti be-nefici del loro consumo”, sottoli-nea Marco Vuocolo della VivaioPiccoli Frutti di Eboli, in provin-cia di Salerno. Un trend di crescita decisamenteimportante, ma anche caratteriz-zato da frammentazione. "La ra-gione principale è da ricercarsinel fatto che le varietà di recentecostituzione sono spesso di pro-prietà di grandi gruppi commer-ciali, che cercano di differenziarsinel mercato della frutta", rilevaIlario Ioriatti, titolare di BerryVerona. E aggiunge: “Questo hafatto sì che convivano molte va-rietà diverse, anche quelle nonnecessariamente migliori, il cherende più difficoltoso il lavoro di

noi vivaisti per coprire il merca-to”.Lo scenario appare comunquepositivo, anche per il livello dispecializzazione raggiunto daiprincipali players italiani del vi-vaismo dei piccoli frutti, sia intermini di innovazione varietale,sia di selezione di piante atte a ga-rantire nelle fasi successive diproduzione e consumo garanziedi qualità e salubrità. Lo affermacon convinzione Alessandro Gua-landi di Vivai Molari: “Grazie abreeder di fama internazionaleche lavorano da anni su progettidi ricerca, ad oggi nel mondo deipiccoli frutti si è raggiunto un li-vello molto elevato di migliora-mento genetico e quindi di inno-vazione varietale”. In tal senso, lachiave per rispondere pronta-mente ai potenziali rapidi cam-biamenti delle esigenze del mer-cato appare lo sviluppo del bree-ding. Perseguendo l’obiettivo di inno-vazione varietale, Berry Veronaha recentemente costituito un’a-zienda, la Berrytech Srl che “harilevato le attività di migliora-

mento genetico precedentementesvolte da Berryplant e si occupaora, come attività principale, diricerca ed innovazione su lampo-ne e mora nell’area del Triveneto.Vanta già la costituzione di cin-que varietà di lamponi e altre tresono in dirittura d’arrivo”.A livello commerciale, il 2019 èstato un anno positivo con fattu-rati interessati da crescite più omeno importanti rispetto all’an-no precedente. Un ruolo rilevanteè svolto anche dalla quota diesportazione verso altri Paesi. Ilvolume d’affari del mercato este-ro pesa notevolmente per alcunerealtà vivaistiche. Ad affermarlo èMonia Dall’Ara, office and salesmanager di Vivai Molari: “I prin-cipali Paesi di esportazione risul-tano essere per noi quelli europei,soprattutto Est Europa e penisolaIberica e fuori dall’Europa so-prattutto in Marocco. Relativa-mente invece all’interesse verso levarietà da noi brevettate, il rico-noscimento è mondiale, con or-mai tutti i continenti coinvolti.Nello specifico, possiamo segna-lare uno sviluppo importante diun progetto in Messico e un avan-zamento rilevante per quanto ri-guarda l’Australia”. Nel caso di Berry Verona la quotadi export è limitata e, pur riguar-dando anche grosse quantità, èlegata a progetti a breve termine,specie nei paesi dell’Est. Non ri-sulta quindi strategica.Vivaio Piccoli Frutti precisa inve-ce che la loro fragolina di boscovanta una richiesta annua cre-scente anche oltreconfine: “Noiriforniamo l’Italia da Nord a Sud,l’Europa dell’Est e ultimamente

Troppe le varietà sul mercatoE non sempre sono le migliori

Vivaisti di piccoli frutti, un lavoro non facile ma in fase di forteevoluzione. Da Ilario Ioriatti a Marco Vuocolo ai manager della

Vivai Molari gli specialisti a confronto. Trend di crescita nel 2019

Ilario Ioriatti, trentino dell’Altopianodi Pinè, titolare di Berry Verona

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Stefania Tessari

La fotografia degli ultimi anni delvivaismo dei piccoli frutti in Italiaregistra un dato inequivocabile. Èun mercato all’insegna della cre-scita. “In generale, possiamo direche il mercato dei piccoli frutti è,da Nord a Sud, un mercato in cre-scita, sia per quanto riguarda larichiesta di piante da parte dell’a-gricoltore sia per quanto riguardala richiesta del consumatore fina-le” conferma Alessandro Gualan-di, technical and sales managerdella Vivai Molari di Cesena. Il panorama attuale deve ovvia-mente tenere in considerazione lasituazione creata dal Covid-19.Questo, rende più ostica l’accura-tezza dell’analisi. Non sembra,tuttavia, essere in grado di oscu-rare la prospettiva di crescita chei vivaisti si aspettano. Le ragioni delle buone perfor-mance del mercato dei piccolifrutti sono diverse. “L’attenzionesempre maggiore verso l’alimen-tazione degli ultimi anni ha mes-so sotto i riflettori l’importanzadei piccoli frutti nella nostra die-ta, sia per i loro preziosi valorinutrizionali, sia per gli effetti be-nefici del loro consumo”, sottoli-nea Marco Vuocolo della VivaioPiccoli Frutti di Eboli, in provin-cia di Salerno. Un trend di crescita decisamenteimportante, ma anche caratteriz-zato da frammentazione. "La ra-gione principale è da ricercarsinel fatto che le varietà di recentecostituzione sono spesso di pro-prietà di grandi gruppi commer-ciali, che cercano di differenziarsinel mercato della frutta", rilevaIlario Ioriatti, titolare di BerryVerona. E aggiunge: “Questo hafatto sì che convivano molte va-rietà diverse, anche quelle nonnecessariamente migliori, il cherende più difficoltoso il lavoro di

noi vivaisti per coprire il merca-to”.Lo scenario appare comunquepositivo, anche per il livello dispecializzazione raggiunto daiprincipali players italiani del vi-vaismo dei piccoli frutti, sia intermini di innovazione varietale,sia di selezione di piante atte a ga-rantire nelle fasi successive diproduzione e consumo garanziedi qualità e salubrità. Lo affermacon convinzione Alessandro Gua-landi di Vivai Molari: “Grazie abreeder di fama internazionaleche lavorano da anni su progettidi ricerca, ad oggi nel mondo deipiccoli frutti si è raggiunto un li-vello molto elevato di migliora-mento genetico e quindi di inno-vazione varietale”. In tal senso, lachiave per rispondere pronta-mente ai potenziali rapidi cam-biamenti delle esigenze del mer-cato appare lo sviluppo del bree-ding. Perseguendo l’obiettivo di inno-vazione varietale, Berry Veronaha recentemente costituito un’a-zienda, la Berrytech Srl che “harilevato le attività di migliora-

mento genetico precedentementesvolte da Berryplant e si occupaora, come attività principale, diricerca ed innovazione su lampo-ne e mora nell’area del Triveneto.Vanta già la costituzione di cin-que varietà di lamponi e altre tresono in dirittura d’arrivo”.A livello commerciale, il 2019 èstato un anno positivo con fattu-rati interessati da crescite più omeno importanti rispetto all’an-no precedente. Un ruolo rilevanteè svolto anche dalla quota diesportazione verso altri Paesi. Ilvolume d’affari del mercato este-ro pesa notevolmente per alcunerealtà vivaistiche. Ad affermarlo èMonia Dall’Ara, office and salesmanager di Vivai Molari: “I prin-cipali Paesi di esportazione risul-tano essere per noi quelli europei,soprattutto Est Europa e penisolaIberica e fuori dall’Europa so-prattutto in Marocco. Relativa-mente invece all’interesse verso levarietà da noi brevettate, il rico-noscimento è mondiale, con or-mai tutti i continenti coinvolti.Nello specifico, possiamo segna-lare uno sviluppo importante diun progetto in Messico e un avan-zamento rilevante per quanto ri-guarda l’Australia”. Nel caso di Berry Verona la quotadi export è limitata e, pur riguar-dando anche grosse quantità, èlegata a progetti a breve termine,specie nei paesi dell’Est. Non ri-sulta quindi strategica.Vivaio Piccoli Frutti precisa inve-ce che la loro fragolina di boscovanta una richiesta annua cre-scente anche oltreconfine: “Noiriforniamo l’Italia da Nord a Sud,l’Europa dell’Est e ultimamente

Troppe le varietà sul mercatoE non sempre sono le migliori

Vivaisti di piccoli frutti, un lavoro non facile ma in fase di forteevoluzione. Da Ilario Ioriatti a Marco Vuocolo ai manager della

Vivai Molari gli specialisti a confronto. Trend di crescita nel 2019

Ilario Ioriatti, trentino dell’Altopianodi Pinè, titolare di Berry Verona

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anche il Nordafrica”.Un tema meritevole di approfon-dimento è quello della specializ-zazione a livello di prodotti e del-le eventuali prospettive di seg-mentazione dell’offerta. Ioriattidi Berry Verona risponde conconvinzione: “Il nostro obiettivoper il futuro è quello di specializ-zarci sempre più sui piccoli frutti,che rappresentano in realtà unsettore variegato e complicato,perché ogni piccolo frutto richie-de cure colturali molto diversedall’altro”. Tra i progetti innova-tivi di quest’azienda figura quellodella vendita on line dei piccolifrutti “perché nel territorio italia-no molte aree sono sguarnite didistributori specializzati nel set-tore hobbistico”.Vivaio Piccoli Frutti precisa che lapunta di diamante dell’azienda èla fragolina di bosco, la "fragrariavesca", ma la gamma dei prodottiproposti dall’azienda è comunqueeterogenea tra frutta da pianta ar-borea ed erbacea, e ortaggi misticon coltivazione a tutto campo.Matteo Molari, marketing andcommunication manager di VivaiMolari, sostiene: "Crediamo che ilnostro punto di forza sia l’atten-zione alle esigenze ed agli obietti-vi dei nostri clienti. L’attenzione al

prodotto e alle varietà è massima,sotto ogni aspetto. Il nostro cata-logo comprende numerosi forma-ti indirizzati a target specifici percoprire al meglio tutte le tipologiedi clientela”. E precisa: "I progettiper il futuro sono tanti, rivolti so-prattutto al miglioramento gene-tico delle varietà di piccoli frutti eai relativi programmi di marke-ting e branding”. Altri progetti ri-guardano la tutela di marchi ebrevetti, l’ampliamento dellestrutture e una maggiore struttu-razione aziendale da un punto divista organizzativo, grazie a unteam manageriale già oggi in gra-di di portare l’azienda "verso nuo-vi importanti traguardi futuri”.Interpellati rispetto agli effettidell’emergenza Covid-19, i vivai-sti rispondono in maniera piutto-sto univoca: le vendite ai produt-tori erano state programmate, mavi è incertezza su una presenza dimanodopera sufficiente alla rac-colta. “Ad oggi non riscontriamogrossi cambiamenti per quantoriguarda le consegne di questoperiodo, che per noi è storica-mente il periodo di picco di lavo-ro - sottolineano a Vivaio Molari -. Chiaramente gli effetti si faran-no sentire anche nel nostro setto-re, ma crediamo a scoppio ritar-

dato rispetto ad altre realtà. Leattuali condizioni di mercatostanno cambiando il modo di faregli acquisti da parte del consuma-tore finale e questo potrebbe inci-dere su tutta la filiera”. Da partesua BerryVerona registra l’impat-to del contagio da Coronavirussul settore hobbistico, "essendo imesi di marzo e aprile i più im-portanti dell’anno per le vendite”.Cosa aspettarsi dal futuro, quin-di? E qual è il ruolo del vivaismoitaliano nel mercato dei piccolifrutti? Gli auspici raccolti sonochiari. “Innovazioni varietali im-portanti e una migliore cura deiclienti potranno permettere alsettore di essere più competitivoe di seguire l’andamento crescen-te dei consumi”, afferma Ioriattidi Berry Verona. E anche i mana-ger di Vivaio Molari sono d’accor-do, precisando l’importanza dinuove varietà "che si possanoadattare a nuovi mercati e a nuo-vi territori” ma che nello stessotempo rispondano alle aspettati-ve salutistiche dei consumatori.Anche dagli auspici di MarcoVuocolo di Vivaio Piccoli Fruttiemergono chiaramente le paroled’ordine per il futuro: innovazio-ne, cura e valorizzazione del ma-de in Italy. Chiara Brandi

AOP Luce è una realtà da 35 mi-lioni di fatturato e circa 25 milatonnellate di output, costituitanel 2015 dall’unione delle Orga-nizzazioni di Produttori Giotto diSessa Aurunca in provincia di Ca-serta e La Flacca di Fondi (Lati-na).Quando è nata, l’Associazione diOP raccoglieva l’eredità di un’i-dea di Gennaro Galdiero, manca-to prematuramente nel maggio2014, che ambiva ad unire i pro-duttori ortofrutticoli dell’arealecompreso tra il basso Lazio e laprovincia di Caserta. Un progettoche con determinazione e corag-gio è stato ripreso e dato a nuovavita da Giacomo Galdiero, FelicePetrillo e Serena Pittella, oggi ri-spettivamente amministratoredelegato, presidente e responsa-

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I pomodori rappresentano il 25% della produzione di AOP Luce, attiva tra Lazio e Campania con 200 ettari di impianti sotto serra e 450 ettari di frutteti

Dobbiamo crederci di più

SERENA PITTELLA. Da La Linea Verde alla AOP Luce, dal Nord al Sud

Giovane ma con una forte esperienza già alle spalle Serena Pittellalancia un appello al settore: “Puntiamo su noi stessi e sul valore del nostro lavoro. Comunichiamolo. Dobbiamo ripartire da qui”

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Chiara Brandi

AOP Luce è una realtà da 35 mi-lioni di fatturato e circa 25 milatonnellate di output, costituitanel 2015 dall’unione delle Orga-nizzazioni di Produttori Giotto diSessa Aurunca in provincia di Ca-serta e La Flacca di Fondi (Lati-na).Quando è nata, l’Associazione diOP raccoglieva l’eredità di un’i-dea di Gennaro Galdiero, manca-to prematuramente nel maggio2014, che ambiva ad unire i pro-duttori ortofrutticoli dell’arealecompreso tra il basso Lazio e laprovincia di Caserta. Un progettoche con determinazione e corag-gio è stato ripreso e dato a nuovavita da Giacomo Galdiero, FelicePetrillo e Serena Pittella, oggi ri-spettivamente amministratoredelegato, presidente e responsa-

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I pomodori rappresentano il 25% della produzione di AOP Luce, attiva tra Lazio e Campania con 200 ettari di impianti sotto serra e 450 ettari di frutteti

Dobbiamo crederci di più

SERENA PITTELLA. Da La Linea Verde alla AOP Luce, dal Nord al Sud

Giovane ma con una forte esperienza già alle spalle Serena Pittellalancia un appello al settore: “Puntiamo su noi stessi e sul valore del nostro lavoro. Comunichiamolo. Dobbiamo ripartire da qui”

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AOP LUCEÈ un consorzio di Organizzazio-ni di Produttori che dal 2015 as-socia parte degli imprenditoriortofrutticoli dell’areale al confi-ne tra Lazio e Campania. Con200 ettari di impianti sotto ser-ra, specializzati nella produzio-ne di ortaggi e 450 ettari di frut-teti (oltre ai 50 ettari di serre de-dicati a fragole), AOP Luce èuna realtà da 35 milioni di eurodi fatturato con una produzioneannua di circa 25 mila tonnella-te di frutta e verdura. La produzione di ortaggi si con-centra principalmente nella pia-na di Fondi-Sperlonga, lungo lafascia costiera caratterizzata daterreno sabbioso e da un micro-clima particolare, ideale per lacoltivazione di cetrioli, insalate,melanzane, pomodori, sedano ezucchine. Alla lavorazione degliortaggi è dedicato lo stabilimen-to di Fondi, in provincia di Lati-na, di 2.500 metri quadri, la cuisuperficie è in fase di amplia-mento grazie alla realizzazionedi ulteriori 2.500 mq.I terreni al confine tra Lazio eCampania, di origine vulcanica,dunque particolarmente ricchidi minerali, sono invece dedicatialla produzione di frutta. La la-vorazione e stoccaggio avven-gono nell’impianto di Sessa Au-runca, nel Casertano, dove i la-vori di realizzazione di un nuovostabilimento, terminati a mag-gio 2019, si sono tradotti in4.000 metri quadri di area alcoperto e 8.000 mq scoperti, inaggiunta ai 4.000 mq copertigià esistenti.Giovane e promettente realtàdel Centro-Sud, AOP Luce è lascommessa di una nuova gene-razione di imprenditori agricoli:il presidente è l’avvocato qua-rantunenne Felice Petrillo, giàvice presidente dell’OP La Flac-ca e vice presidente del MOF(Mercato Ortofrutticolo di Fon-

di). Petrillo ha saputo portareavanti con successo la professio-ne da giurista senza mai tradireil forte legame alla terra d’origi-ne ed entrando fin da giovanis-simo nell’azienda di famigliaspecializzata in orticole (pomo-doro rosso a grappolo in pri-mis).Amministratore delegato diAOP Luce è il presidente dell’OPGiotto, Giacomo Galdiero. Nato45 anni fa a Napoli, Galdiero se-gue sin da piccolo le orme delpadre nella gestione dell’azien-da di famiglia a Sessa Aurunca(Caserta), specializzata da tregenerazioni nella produzione didrupacee e Melannurca Campa-na IGP.

SERENA PITTELLABresciana, classe 1984, laureatain Economia all’Università de-gli Studi di Brescia, Serena Pit-tella trascorre gli ultimi 7 mesi

del percorso universitario in In-dia a studiare le strategie dimarketing internazionale delleimprese italiane nelle economieemergenti, in collaborazionecon Ferrero. Rientrata in Italiaviene assunta all’ufficio marke-ting di La Linea Verde - Dimmi-disì, l’azienda di Manerbio (BS)leader nel comparto della IVGamma, dove rimane per quat-tro anni. Trasferitasi in Campa-nia per amore, non lascia il set-tore ortofrutticolo continuandoa lavorare per quella che diven-terà AOP Luce.Passano gli anni, alle gioie delledue gravidanze e ai successi la-vorativi si alternano il profondodolore per la perdita del compa-gno e le difficoltà che ne conse-guono. Sono periodi bui che Pit-tella affronta a testa alta concoraggio e determinazione perrealizzare il sogno di portarecoesione e unità in un territorioche, per quanto ricco a livelloproduttivo, sconta fin troppo lasua frammentazione e la disag-gregazione organizzativa. Oggi Serena Pittella è responsa-bile marketing di AOP Luce e vi-ce presidente dell’AssociazioneNazionale Le Donne dell’Orto-frutta con delega di rappresen-tanza per la Regione Campa-nia.

CHI è :-)

bile comunicazione e marketingdi AOP Luce. La vision aziendale è chiara e inlinea con quella pregressa, cosìcome lo sono i driver che concor-rono a raggiungere l’obiettivo fi-nale. Tra questi, la valorizzazionedel territorio attraverso i prodottidella terra. “Al giorno d’oggi la crescita diun’azienda non può prescinderedall’innovazione sostenibile, intermini ambientali ed economici.Per noi questo percorso passa at-traverso il recupero di varietà an-tiche ad elevato valore aggiunto,perché radicate nel territorio maanche elementi importanti dellanostra biodiversità nazionale, or-goglio e peculiarità unica che cicontraddistingue da qualsiasi al-tro Paese in Europa e non solo”,mette subito in chiaro Serena Pit-tella.Una filosofia che AOP Luce tra-duce quotidianamente nella pra-tica dando vita a prodotti straor-dinari, di origine protetta e/opresidi Slow Food. Un omaggio asapori di antica memoria, che ali-menta l’indotto locale a vantaggiodei produttori e dell’ambiente.Stiamo parlando del sedano bian-

co di Sperlonga, dei pomodorinidel Piennolo del Vesuvio DOP,delle fragole Favette di Terracinae della Melannurca CampanaIGP, vero fiore all’occhiello del-l’AOP. “Fino a una quindicina di anni fala Melannurca rappresentava unprodotto relegato al consumo lo-cale o poco più. Oggi è uscito dalsuo status di nicchia e, sebbenerappresenti solo il 5% della pro-duzione melicola italiana, la do-manda è in continua crescita, so-prattutto al Nord. Un risultatoraggiunto attraverso un piano divalorizzazione importante, porta-to avanti insieme al Consorzio diTutela di cui siamo soci”, spiega

Pittella al Corriere Ortofrutticolo. La campagna 2019/20 si è con-clusa con soddisfazione per que-sta varietà: a fronte di volumi incalo rispetto all’anno precedente,a causa di avversità climaticheabbattutesi su un’annata fisiolo-gicamente scarica, i prezzi sonostati più che positivi, conferman-do il buon momento di una meladal gusto unico e dalla storia affa-scinante, che deve il colore rossovivo e l’elevato grado brix ai 15giorni di arrossamento passati suappositi cuscini di paglia, chia-mati melai, in fase di post-raccol-ta. Un’altra produzione importantedi AOP Luce, pari al 5% dei volu-mi totali e all’8% del fatturato, èquella delle fragole. L’attualecampagna tuttavia registra un an-damento infausto. L’emergenzasanitaria da Covid-19 sta avendoeffetti negativi sulla domanda,crollata a marzo tra il 30% e il40% rispetto alla stagione 2019.“Una contrazione sensibile dovu-ta in parte alla chiusura del cana-le horeca e in parte al cambia-mento del comportamento di ac-quisto. In questo periodo di qua-rantena il consumatore va al su-

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Serena dà un tocco di qualitàall’azione coraggiosa di AOP

Luce nata dall’unione delle OPGiotto, con sede nel Casertanoe La Flacca, con sede a Fondi.

L’organizzazione sviluppa un fatturato di 35 milioni di euro e una produzione

di 25 mila tonnellate

La Melannurca Campana IGP è un fiore all’occhiello di AOP Luce. La domanda di questa mela speciale continua a crescere

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bile comunicazione e marketingdi AOP Luce. La vision aziendale è chiara e inlinea con quella pregressa, cosìcome lo sono i driver che concor-rono a raggiungere l’obiettivo fi-nale. Tra questi, la valorizzazionedel territorio attraverso i prodottidella terra. “Al giorno d’oggi la crescita diun’azienda non può prescinderedall’innovazione sostenibile, intermini ambientali ed economici.Per noi questo percorso passa at-traverso il recupero di varietà an-tiche ad elevato valore aggiunto,perché radicate nel territorio maanche elementi importanti dellanostra biodiversità nazionale, or-goglio e peculiarità unica che cicontraddistingue da qualsiasi al-tro Paese in Europa e non solo”,mette subito in chiaro Serena Pit-tella.Una filosofia che AOP Luce tra-duce quotidianamente nella pra-tica dando vita a prodotti straor-dinari, di origine protetta e/opresidi Slow Food. Un omaggio asapori di antica memoria, che ali-menta l’indotto locale a vantaggiodei produttori e dell’ambiente.Stiamo parlando del sedano bian-

co di Sperlonga, dei pomodorinidel Piennolo del Vesuvio DOP,delle fragole Favette di Terracinae della Melannurca CampanaIGP, vero fiore all’occhiello del-l’AOP. “Fino a una quindicina di anni fala Melannurca rappresentava unprodotto relegato al consumo lo-cale o poco più. Oggi è uscito dalsuo status di nicchia e, sebbenerappresenti solo il 5% della pro-duzione melicola italiana, la do-manda è in continua crescita, so-prattutto al Nord. Un risultatoraggiunto attraverso un piano divalorizzazione importante, porta-to avanti insieme al Consorzio diTutela di cui siamo soci”, spiega

Pittella al Corriere Ortofrutticolo. La campagna 2019/20 si è con-clusa con soddisfazione per que-sta varietà: a fronte di volumi incalo rispetto all’anno precedente,a causa di avversità climaticheabbattutesi su un’annata fisiolo-gicamente scarica, i prezzi sonostati più che positivi, conferman-do il buon momento di una meladal gusto unico e dalla storia affa-scinante, che deve il colore rossovivo e l’elevato grado brix ai 15giorni di arrossamento passati suappositi cuscini di paglia, chia-mati melai, in fase di post-raccol-ta. Un’altra produzione importantedi AOP Luce, pari al 5% dei volu-mi totali e all’8% del fatturato, èquella delle fragole. L’attualecampagna tuttavia registra un an-damento infausto. L’emergenzasanitaria da Covid-19 sta avendoeffetti negativi sulla domanda,crollata a marzo tra il 30% e il40% rispetto alla stagione 2019.“Una contrazione sensibile dovu-ta in parte alla chiusura del cana-le horeca e in parte al cambia-mento del comportamento di ac-quisto. In questo periodo di qua-rantena il consumatore va al su-

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Serena dà un tocco di qualitàall’azione coraggiosa di AOP

Luce nata dall’unione delle OPGiotto, con sede nel Casertanoe La Flacca, con sede a Fondi.

L’organizzazione sviluppa un fatturato di 35 milioni di euro e una produzione

di 25 mila tonnellate

La Melannurca Campana IGP è un fiore all’occhiello di AOP Luce. La domanda di questa mela speciale continua a crescere

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permercato con minor frequenzae non si abbandona a gesti di im-pulso, attenendosi con rigore allalista della spesa, che per ovvie ra-gioni non comprende prodotti adelevata deperibilità come le fra-gole”.Durante l’ormai famosa ‘settima-na di svuotamento’ dei supermer-cati (tra l’8 e il 15 marzo) anchequesti ‘falsi frutti’ hanno seguitoun trend in linea con il generaleincremento delle vendite. Dallasettimana successiva la situazio-ne ha però preso una piega diffe-rente, con richieste significativa-mente ridotte da parte della GDOe i produttori costretti - in casiestremi - a lasciare il raccolto incampo. Tra fine marzo e i primigiorni di aprile si è tuttavia intra-visto qualche spiraglio positivo:“Il mese scorso - precisa SerenaPittella - oltre alla crisi dei consu-mi abbiamo fortemente subito laconcorrenza della Spagna. Conl’arrivo della pandemia anche là,la situazione è cambiata: i proble-mi logistici e di reperimento dellamanodopera hanno creato di fat-to un blocco alle esportazioni spa-gnole. A questo si sono aggiuntele politiche di acquisto nazionaleintraprese dalla grande distribu-zione italiana e la massiccia cam-pagna di comunicazione dellerappresentanze dei produttori,fortemente ripresa dai media ge-neralisti, che si sono riflesse intermini positivi sulla domanda,invertendo un trend negativo chesarebbe stato devastante. Ovvia-mente ci siamo dovuti adeguareai prezzi a cui le importazionispagnole di inizio stagione aveva-no abituato il mercato, eliminan-do di fatto il premium price delprodotto italiano. Nei giorni pri-ma di Pasqua, tuttavia, la situa-zione è migliorata in modo decisograzie ad un buon aumento deiconsumi. La curva ha poi subitouna lieve flessione fisiologica allariapertura dei supermercati dopoil lungo weekend per riprendersimolto bene già da metà settimanacon domanda e prezzi in forte au-mento".

La campagna delle fragole è dun-que la prima a subire gli ‘effetticollaterali' del Coronavirus. Evi-denza non riscontrata per le pro-duzioni di ortaggi, che al contra-rio registrano un aumento dellerichieste (anche le lattughe stan-no andando bene dopo una primafase critica). Lo stabilimento diFondi, deputato alla lavorazionedi tutti gli ortaggi dell’AOP, fun-ziona a pieno ritmo, pur nel ri-spetto delle nuove misure di sicu-rezza e a dispetto delle gelate chehanno colpito l’areale nei primigiorni di aprile, superate senzagravi problemi poiché le produ-zioni sotto quasi tutte sotto serra. In questo periodo storico senzaprecedenti, tuttavia, le possibiliminacce sono tante. All’orizzontesi è ormai delineato un’ulteriorecriticità, solo in parte scongiuratadall’apertura dei cosiddetti ‘corri-doi verdi’, relativa al reperimentoe alla gestione della manodoperaper le campagne estive. “Attual-mente non stiamo riscontrandograndi difficoltà in questo sensoma siamo preoccupati in prospet-tiva dell’apertura della stagioneestiva. Abbiamo bisogno di stru-menti contrattuali maggiormenteflessibili per andare incontro alleesigenze di tutti, che siano in gra-do di rispettare la sicurezza deilavoratori e rispondere ai bisognidella collettività e dei nostri pro-duttori. Da parte nostra abbiamoadottato tutti i dispositivi di sicu-rezza necessari, introducendo an-che lo smart working laddovepossibile. In generale - sostienePittella - questa pandemia cam-

bierà l’organizzazione del lavoronel lungo periodo, ovvero anchedopo la fine dell’emergenza, e perquesto vorrei venissero affrontateda subito questioni relative al re-perimento del personale e alla lo-gistica. Aspetti importanti da de-finire affinché ci si possa prepara-re con serenità e in sicurezza al-l’arrivo della prossima campagna,per noi fondamentale nel traccia-re il bilancio dell’intero anno”.Tra i prodotti di punta dell’AOP cisono infatti le drupacee, che rap-presentano il 25% della produzio-ne totale, e i pomodori, un altro25%. Aspettando l’inizio dellanuova stagione, Pittella ha tiratole somme dell’andamento 2019.Per le drupacee, le perdite dovuteai bassi prezzi corrisposti non so-no state compensate dagli elevativolumi movimentati; “solo i fruttidi calibro più grande, dall’AA asalire, hanno avuto quotazionipremianti”. Per i pomodori, inve-ce, il sentiment è migliore: “Qual-che problema di allegagione loabbiamo avuto con il tondo liscio,i costoluti e il pomodoro oblungoverde con conseguenze sui quan-titativi, ma i prezzi sono stati buo-ni. Durante la campagna abbia-mo avuto alcune problematichecon la tuta absoluta (o tignola delpomodoro, uno degli insetti piùdannosi per questa pianta) masiamo riusciti a contrastarla mol-to bene nel periodo del picco dicaldo estivo attraverso mezzi tec-nici e biologici. Solo a fine estatela situazione è peggiorata ma for-tunatamente la maggior partedella produzione era già stata rac-colta e i danni sono stati limitati”.Arrivata a Sessa Aurunca dopoanni trascorsi all’ufficio marke-ting di La Linea Verde, aziendaleader nel comparto della IVGamma, Serena Pittella ha porta-to con sé una logica managerialeinnovativa e originale se calatanella realtà della prima Gammadi ortofrutta. “Ho cercato di sfrut-tare le mie esperienze pregresseanche in questo comparto, co-minciando da ciò che si potevavalorizzare al meglio, la Melan-

La valorizzazione delterritorio da parte della AOPpassa anche dal recupero di

varietà antiche: oltre a Melannurca, il sedano

bianco di Sperlonga, ipomodorini del Piennolo

del Vesuvio DOP e le fragoleFavette di Terracina

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nurca, e come detto prima, i risul-tati sono arrivati. Per motivi lega-ti al budget e all’awareness delbrand ( AOP Luce produce ingran parte a marchio del distribu-tore), le attività su cui ho puntatosono più dirette al punto vendita,ovvero laddove è possibile arriva-re al consumatore comunicandovis-à-vis. Abbiamo realizzato ma-teriale espositivo, cartellonisticae postazioni video, distribuitogadget e previsto la presenza dihostess. In linea con questo ab-biamo dato particolare attenzioneal packaging, di forte impatto vi-sivo e ‘parlante’. Grazie all’intro-duzione di un apposito QR Code edi leaflet interni alla confezione,abbiamo cercato di ‘iniziare’ laMelannurca al magico mondodello storytelling”. Altrettanto importanti le attivitàsui social, oggi tra i principali ca-nali di comunicazione, ancora piùin questo periodo di quarantena.“Al momento stiamo puntandomolto sul canale web e social percercare di comunicare la rilevan-za dell’ortofrutta. L’intenzione èdi mostrare ciò che c’è dietro adogni prodotto, ovvero personeche con le dovute precauzioni la-vorano per garantire frutta e ver-dura salubre e fresca a chi resta acasa. Vorrei ricordare ai consu-matori e alle Istituzioni che l’agri-

coltura è uno dei motori dell’eco-nomia, che non si ferma mai.Nemmeno ora. Lo si dovrebbe te-nere sempre presente, anchequando l’emergenza sarà final-mente passata. In una fase di dif-ficoltà senza precedenti, il nostrosettore regge l’intera struttura.Non andrebbe mai dimenticato”. In conclusione Pittella fa un ap-pello all’intero comparto: “Cre-diamo più in noi stessi e nel valo-re del nostro lavoro quotidiano;uniti cerchiamo di comunicarloall’esterno, anche ai non addettiai lavori. E’ da qui che dobbiamoripartire insieme”. La coesione e l’unità sono per Se-rena Pittella una strategia impor-tante da adottare per crescere. Unvalore che difende insieme allarete di donne professioniste delsettore, l’Associazione Nazionale

Le Donne dell’Ortofrutta, di cui èvice presidente e delegata per laRegione Campania. “Con la no-stra Associazione, insieme a Ci-trus l’Orto Italiano e FondazioneUmberto Veronesi, abbiamo ap-pena concluso un’esperienza uni-ca quanto innovativa. Sto parlan-do del progetto ‘Donne per(il)be-ne’, dove alla vendita di box di or-tofrutta prodotta da alcune dellesocie, parte del ricavato è statodevoluto alla ricerca contro i tu-mori che colpiscono le donne.Purtroppo il periodo di lancio èstato sfavorevole poiché il proget-to è stato proposto in GDO nelledue settimane tra l’approvazionedei due decreti emanati per farfronte al dilagare dell’epidemiada Coronavirus. La confusione eil panico generale suscitati daquei primi provvedimenti non sisono mostrati lo scenario idealeper questo tipo di proposta d’ac-quisto. Sui social però la risonan-za è stata straordinaria, con in-fluencer seguitissime che parla-vano di noi, delle nostre box edella bontà della frutta e dellaverdura made in Italy. Un succes-so eccezionale che mi rende orgo-gliosa di aver contribuito a rag-giungere con la nostra Melannur-ca e che sprona l’Associazione ariproporre l’iniziativa anche in fu-turo”.

L’esperienza ha portato Serena Pittella a questeconclusioni: “I risultati

arrivano quando si valorizzanoal meglio i prodotti

promuovendoli insieme al territorio. Importante

il packaging che deve essere di forte impatto visivo”

Serena Pittella, sesta da destra in piedi è vicepresidente dell’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta

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nurca, e come detto prima, i risul-tati sono arrivati. Per motivi lega-ti al budget e all’awareness delbrand ( AOP Luce produce ingran parte a marchio del distribu-tore), le attività su cui ho puntatosono più dirette al punto vendita,ovvero laddove è possibile arriva-re al consumatore comunicandovis-à-vis. Abbiamo realizzato ma-teriale espositivo, cartellonisticae postazioni video, distribuitogadget e previsto la presenza dihostess. In linea con questo ab-biamo dato particolare attenzioneal packaging, di forte impatto vi-sivo e ‘parlante’. Grazie all’intro-duzione di un apposito QR Code edi leaflet interni alla confezione,abbiamo cercato di ‘iniziare’ laMelannurca al magico mondodello storytelling”. Altrettanto importanti le attivitàsui social, oggi tra i principali ca-nali di comunicazione, ancora piùin questo periodo di quarantena.“Al momento stiamo puntandomolto sul canale web e social percercare di comunicare la rilevan-za dell’ortofrutta. L’intenzione èdi mostrare ciò che c’è dietro adogni prodotto, ovvero personeche con le dovute precauzioni la-vorano per garantire frutta e ver-dura salubre e fresca a chi resta acasa. Vorrei ricordare ai consu-matori e alle Istituzioni che l’agri-

coltura è uno dei motori dell’eco-nomia, che non si ferma mai.Nemmeno ora. Lo si dovrebbe te-nere sempre presente, anchequando l’emergenza sarà final-mente passata. In una fase di dif-ficoltà senza precedenti, il nostrosettore regge l’intera struttura.Non andrebbe mai dimenticato”. In conclusione Pittella fa un ap-pello all’intero comparto: “Cre-diamo più in noi stessi e nel valo-re del nostro lavoro quotidiano;uniti cerchiamo di comunicarloall’esterno, anche ai non addettiai lavori. E’ da qui che dobbiamoripartire insieme”. La coesione e l’unità sono per Se-rena Pittella una strategia impor-tante da adottare per crescere. Unvalore che difende insieme allarete di donne professioniste delsettore, l’Associazione Nazionale

Le Donne dell’Ortofrutta, di cui èvice presidente e delegata per laRegione Campania. “Con la no-stra Associazione, insieme a Ci-trus l’Orto Italiano e FondazioneUmberto Veronesi, abbiamo ap-pena concluso un’esperienza uni-ca quanto innovativa. Sto parlan-do del progetto ‘Donne per(il)be-ne’, dove alla vendita di box di or-tofrutta prodotta da alcune dellesocie, parte del ricavato è statodevoluto alla ricerca contro i tu-mori che colpiscono le donne.Purtroppo il periodo di lancio èstato sfavorevole poiché il proget-to è stato proposto in GDO nelledue settimane tra l’approvazionedei due decreti emanati per farfronte al dilagare dell’epidemiada Coronavirus. La confusione eil panico generale suscitati daquei primi provvedimenti non sisono mostrati lo scenario idealeper questo tipo di proposta d’ac-quisto. Sui social però la risonan-za è stata straordinaria, con in-fluencer seguitissime che parla-vano di noi, delle nostre box edella bontà della frutta e dellaverdura made in Italy. Un succes-so eccezionale che mi rende orgo-gliosa di aver contribuito a rag-giungere con la nostra Melannur-ca e che sprona l’Associazione ariproporre l’iniziativa anche in fu-turo”.

L’esperienza ha portato Serena Pittella a questeconclusioni: “I risultati

arrivano quando si valorizzanoal meglio i prodotti

promuovendoli insieme al territorio. Importante

il packaging che deve essere di forte impatto visivo”

Serena Pittella, sesta da destra in piedi è vicepresidente dell’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta

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Sorma, gruppo leader a livellomondiale nella progettazione erealizzazione di sistemi di confe-zionamento, selezione e pesaturaper il settore ortofrutticolo, halanciato in occasione di Fruit Lo-gistica 2020 una novità destinataa rivoluzionare il comparto delpackaging di frutta e verdura.Si tratta di SORMAPEEL, un’ine-dita soluzione patent pending svi-luppata dal gruppo romagnoloche, in nome dell’economia circo-lare e frutto di una ricerca plu-riennale di proposte funzionali esostenibili, offre vantaggi concre-ti a tutta la filiera ortofrutticola enon solo, dal confezionatore, alconsumatore finale, fino a chi sioccupa del recupero di plastica ecarta. SORMAPEEL è la nuova linea dipackaging applicabile a tutta la li-nea di macchinari Sorma e nonadibiti al confezionamento di frut-ta e verdura. La sua adozione nonrichiede quindi alcun nuovo inve-stimento per modificare o cam-biare le macchine già in dotazio-ne. Il secondo punto di forza con-siste nelle prestazioni: la nuovasoluzione mantiene infatti le me-desime caratteristiche di visibilitàdel contenuto, traspirabilità, resi-stenza, velocità e forza applicate atutta linea di confezioni Sorma.Il contenuto di innovazione è da-to dall’introduzione di una bandain carta “spellicolabile” (da qui“Sormapeel”), cioè facilmente ri-movibile da parte del consumato-re, che potrà quindi riciclare se-paratamente e velocemente laplastica e la carta. Inoltre, la com-ponente in plastica è mediamenteinferiore di oltre il 50% rispetto aun imballaggio tradizionale ed ècompletamente riciclabile: in mo-nomateriale, o tutta in PE (Polie-tilene ad alta densità) o tutta inPP (polipropilene), rende ancorapiù semplice e immediato il recu-

pero del materiale. La banda in carta conferisce a suavolta una molteplicità di vantag-gi. In primo luogo, oltre a essereun materiale che conferisce robu-stezza, permette di avere un filmplastico più sottile del 70% rispet-to alla norma: la carta funge daprotezione al sottilissimo stratodi plastica che compone il film. Insecondo luogo, questa innovazio-ne vanta l’economicità dei costi(vicini rispetto alla linea standarddell’azienda), rispetto ad altre so-luzioni decisamente molto più di-spendiose.Grazie quindi al minor contenutodi plastica e alla sostituzione par-ziale con la carta, la nuova linea èin definitiva ultraleggera, supe-rando sia le versioni in poliaccop-piato eterogeneo non riciclabileche quelle in monomateriale. Inconcreto, il formato da 1 kg di Ro-sapack e di Sormabag, rispettiva-mente 2,79g e 2,22g, è più legge-ro persino delle retine a clip chepesano 2,88g e non riciclabili.Sormabag da 1 kg, nello specifico,pesa meno di una moneta da 1cent.“Con SORMAPEEL – commentaAndrea Mercadini, AD del Grup-po – possiamo dire di avere vintouna difficile sfida contro il tempo

e a favore dell’ambiente. Da anni,come Gruppo, siamo impegnatinella ricerca di materiali innova-tivi e di soluzioni “amiche” diquell’economia circolare semprepiù necessaria per il rispetto dellerisorse del nostro pianeta. Oggicompiamo un importante passoin avanti perché, in un momentostorico in cui è in corso un ampiodibattito sui polimeri plastici e illoro futuro, Sorma offre una solu-zione che tiene conto degli aspet-ti più diversi in termini di packa-ging: praticità, economicità e re-cuperabilità. E la convivenza diquesti aspetti la rendono una so-luzione concreta, che davveropuò essere pensata per tutte le li-nee di prodotto, e non solo peruna piccola selezione di categoriespecifiche, come la bio. Una solu-zione talmente innovativa, peral-tro, per cui è in corso l’ottenimen-to del brevetto”. “Abbiamo inoltre utilizzato mate-riali di largo consumo – continuaMario Mercadini, Large ScaleManager - dove il sistema di rici-clo che sta a valle è consolidato,in grado di gestirli facilmente e dismaltirli in modo efficace, a diffe-renza di altri materiali come adesempio i prodotti compostabili.Al nostro interno, l’innovazioneSORMAPEEL ha comportato uncambiamento nel processo pro-duttivo, ma già da ora siamo ingrado di rifornire con costanzatutti i clienti interessati, in ogniPaese del mondo”.

Sormapeel, Less Plastic. L’imballaggio ultraleggero e riciclabile

Pratico ed economico, èla soluzione del Gruppo Sorma

per l’economia circolare

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PRIMO PIANO P

Antonio Felice

C’è chi è avanti, chi è indietro (bi-sogna vedere rispetto a che cosa)e chi sta nel mezzo. In ogni caso ilsettore del packaging per l’orto-frutta è in Italia un settore impor-tante, radicato nei distretti dellaproduzione ortofrutticola, benpresente a livello internazionale,a sua volta globalizzato perché at-trattivo per i grandi gruppi inter-nazionali. Fa tanta innovazione.Produce in diversi materiali e informe e dimensioni le più svaria-te. E’ sempre più attento al pro-dotto che contiene al punto, in ta-luni casi, di interagire con essoper conservarne se non addirittu-ra per allungarne la shelf-life. Of-fre soluzioni che sempre più valo-rizzano l'ortofrutta che quindi di-venta più attrattiva per il consu-matore finale. Il packaging comu-nica, quasi è diventato parlante.Il settore sta attraversando unacruciale fase di transizione se nondi conversione, come nel caso delpassaggio dalla plastica punto-e-basta alla plastica riciclabile e al-la bio-plastica, dal cartone a nuo-

vi materiali misti sofisticati e ri-spettosi dell’ambiente, all’uso in-fine di ancor più nuovi materialivegetali di scarto che dopo studiimpegnativi si presentano oggicome soluzioni affidabili e perfor-manti sul mercato mondiale.Decidendo di occuparcene, ci sia-mo trovati davanti ad un’esplo-sione di situazioni, di materiali,

di aziende che vogliono dire qual-che cosa, anche se alcune nonhanno certo bisogno di farsi co-noscere. Presentiamo in questonumero la posizione di cinqueaziende. Il nostro viaggio negliimballaggi per l’ortofrutta avràuna seconda, importante puntatanel numero di maggio della no-stra rivista.

La ricerca sui materiali, dalle plastiche di nuova generazione al cartone,protegge e valorizza l’ortofrutta come non era mai successo in passato

Packaging verso nuovi orizzontispinto da un’innovazione continua

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C’è chi è avanti, chi è indietro (bi-sogna vedere rispetto a che cosa)e chi sta nel mezzo. In ogni caso ilsettore del packaging per l’orto-frutta è in Italia un settore impor-tante, radicato nei distretti dellaproduzione ortofrutticola, benpresente a livello internazionale,a sua volta globalizzato perché at-trattivo per i grandi gruppi inter-nazionali. Fa tanta innovazione.Produce in diversi materiali e informe e dimensioni le più svaria-te. E’ sempre più attento al pro-dotto che contiene al punto, in ta-luni casi, di interagire con essoper conservarne se non addirittu-ra per allungarne la shelf-life. Of-fre soluzioni che sempre più valo-rizzano l'ortofrutta che quindi di-venta più attrattiva per il consu-matore finale. Il packaging comu-nica, quasi è diventato parlante.Il settore sta attraversando unacruciale fase di transizione se nondi conversione, come nel caso delpassaggio dalla plastica punto-e-basta alla plastica riciclabile e al-la bio-plastica, dal cartone a nuo-

vi materiali misti sofisticati e ri-spettosi dell’ambiente, all’uso in-fine di ancor più nuovi materialivegetali di scarto che dopo studiimpegnativi si presentano oggicome soluzioni affidabili e perfor-manti sul mercato mondiale.Decidendo di occuparcene, ci sia-mo trovati davanti ad un’esplo-sione di situazioni, di materiali,

di aziende che vogliono dire qual-che cosa, anche se alcune nonhanno certo bisogno di farsi co-noscere. Presentiamo in questonumero la posizione di cinqueaziende. Il nostro viaggio negliimballaggi per l’ortofrutta avràuna seconda, importante puntatanel numero di maggio della no-stra rivista.

La ricerca sui materiali, dalle plastiche di nuova generazione al cartone,protegge e valorizza l’ortofrutta come non era mai successo in passato

Packaging verso nuovi orizzontispinto da un’innovazione continua

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Da 26 anni l’ortofrutta rappresen-ta per Polymer Logistics - societàitaliana entrata nel 2019 nelnetwork internazionale della so-cietà americana Tosca - il settoredi riferimento ed ha portato all’of-ferta sul mercato di una gammamolto ampia di imballaggi specifi-ci: cassette, bins, pallet, dolly e al-tro. L’attività ha avuto negli ulti-mi anni una forte evoluzione.Ne parliamo con Gian Paolo Mez-zanotte, managing director diPolymer Logistics."L’ottica di Customer Social Re-sponsibility dell’azienda - ci riferi-sce il manager - è sempre stataquella di sviluppare imballaggi inplastica durevoli e riutilizzabili,declinati con gli standards dei di-versi mercati internazionli dovePolymer opera, che potesseropermettere la massima efficienzanella filiera logistica, la miglioreprotezione ed integrità dei pro-dotti ortofrutticoli trasportati, masoprattutto la più alta sostenibi-lità ambientale attraverso il desi-gn, i materiali, i sistemi e servizidi gestione (noleggio con serviziopooling)."Imballaggi quindi - spiega GianPaolo Mezzanotte - che da un la-to hanno sempre guardato ai con-cetti di Retail Ready Packaging,cioè al fatto di poter essere imme-diatamente esposti sulle superficidi vendita, e dall’altro, con la ge-stione in pooling, hanno piena-mente sposato i concetti di 3R (ri-duzione, riutilizzo, riciclo) e quin-di di economia circolare e sosteni-bilità ambientale ormai ampia-menti comprovati dagli studi diLCA – Life Cycle Assesment svol-ti nel settore. Inoltre, la nostramission per la sostenibilità è stataaccompagnata in questi ultimianni da una spiccata vocazioneper processi di innovazione deinostri imballaggi: innovazione difunzione (ad esempio bins con si-

stemi automatici per il solleva-mento della base quando svuotatidal prodotto), di processo (siste-mi IoT per la digitalizzazione e latracciabilità) ed in particolare didesign. A tal fine, in particolare,occorre ricordare tutta la lineadelle cassette abbattibili EffettoLegno che, insieme agli espositoriEffetto Legno, hanno rappresen-tato la migliore soluzione integra-ta espositiva dei reparti ortofruttaper molte superfici commerciali,garantendo funzionalità, grade-volezza, percezione di genuinità eaumento della shopping expe-rience e dei sell out dei negozi”.Abbiamo rivolto al direttore diPolymer Logistics alcune doman-de. Eccole, con le sue risposte.

Qual’è stata l’evoluzione deivostri prodotti nel 2019 e co-me si è chiuso il bilancio eco-nomico dello scorso annoper queste categorie di pro-dotti?"Il 2019 è stato sicuramente unottimo anno, abbiamo avuto au-

menti significativi di attività e gi-ro d’affari, nell’ordine di un 35%sul 2018. Alla base di questi risul-tati troviamo nuovi ed importantiretailers che hanno scelto le solu-zioni di imballaggi in pooling diPolymer Logistics e di conseguen-za si è anche notevolemente am-pliato il parco dei produttori e for-nitori ortofrutticoli serviti. Cer-tamente il driver di questa cresci-ta è stata la linea delle CassetteWood Effect (Effetto Legno) of-ferte in servizio pooling. Questoprodotto ha rappresentato unainnovazione che il mercato stasempre più apprezzando in quan-to interpreta al meglio la valoriz-zazione espositiva dell’offerta or-tofrutticola nelle superfici di ven-dita".

Come si presenta il primotrimestre 2020?"Il 2020 è cominciato molto benein quanto si sono attivate nuovecollaborazioni commerciali conulteriori retailers, oltretutto in-troducendo il pooling di cassette(quindi la sostenibilità) in circuitidi distributori commerciali cheprecedentemente facevano utiliz-zo di imballaggio a perdere. L’at-tuale emergenza sanitaria, purnella sua drammaticità umana,sociale ed economica per tantepersone, ha rappresentato un ac-celeratore della nostra attività edei volumi svolti in particolarenelle prime settimane di marzo,con picchi di richiesta di difficilegestione, e tutto questo in relazio-ne alle dinamiche di accaparra-mento merce ed impennate deiconsumi che hanno caratterizzatoil mercato in quel periodo. In que-

Effetto legno e servizi di poolingrafforzano Polymer Logistics

Agli imballaggi in plastica durevoli e riutilizzabili prodottidall’azienda si abbinano sistemi di gestione efficienti sempre più

apprezzati dai distributori. Ulteriori sviluppi con il network Tosca

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ste ultime settimane stiamo inve-ce riscontrando volumi di richie-sta cassette per ortofrutta chestanno ritornando a livelli piùnormali. In qualità di azienda chelavora nella filiera agroalimentatesiamo consapevoli del fatto di es-sere stata e di essere una aziendaprivilegiata, fortunata, che non èstata colpita dal lockdown che in-vece sta drammaticamente im-pattando su tante altre attivitàeconomiche del Paese, ma allostesso tempo siamo consapevolidi aver contribuito per la nostraparte alla continuità della filiera edell’offerta ortofrutticola in mo-menti difficili. Allo stesso modosiamo sinceramente grati sia ainostri collaboratori, che in moda-lità smart working hanno gestitotutta l’attività di coordinamentocentrale, sia ai nostri operatori epartners logistici. Consci dellafortuna avuta per non aver dovu-to interrompere l’attività è stato

ancora più forte l’impulso ad atti-vare iniziative di solidarietà versostrutture sanitarie pubbliche."

Su cosa si focalizzano i pro-getti per il prossimo futuro?Come vedete l’evoluzione delvostro mercato di riferimen-to?"Pur permanendo un’incognital’andamento del mercato dei pro-dotti ortofrutticoli nei prossimimesi in relazione alla possibileerosione del potere d’acquisto diuna fascia di consumatori a causadella crisi pandemica, tuttavia, al-la luce del continuo allargamentodella base dei retailers che si av-valgono del servizio pooling diPolymer Logistics nel settore or-tofrutta, il nostro outlook 2020 ciporta a identificare per fine announ aumento delle movimentazio-ni nell’ordine di un 75% verso il2019, il che ci porterà a diventareil secondo player nel segmento

servizi imballaggi in pooling per ilsettore ortofrutta in Italia. "In parallelo a questo sviluppocommerciale ci stiamo concen-trando sulla realizzazione di duenuovi impianti di lavaggio e sani-ficazione cassette (uno già attiva-to ad inizio aprile) che si andran-no ad aggiungere ai tre già esi-stenti, per aumentare la qualità ecapillarità del servizio offerto.L’aumento delle vendite onlinesta incrementando inoltre la ri-chiesta di imballaggi riutilizzabilie sostenibili che abbiamo specifi-catamente sviluppato per questosegmento. Ma soprattutto, il pro-cesso in corso di integrazione nelGruppo americano Tosca deter-minerà sinergie operative, com-merciali e finanziarie per svilup-pare attività di imballaggi in poo-ling anche in altri settori dei pro-dotti freschi (quali carni, eccete-ra) dove Tosca è leader di merca-to negli USA".

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E’ da tempo e con un certo antici-po che Ulma Packaging ha postoin primo piano la ricerca di solu-zioni di packaging sostenibili.Forte di una presenza a livelloglobale con filiali in 21 Paesi delmondo, Ulma ha sentito la re-sponsabilità di porsi in prima li-nea nel conciliare crescita e ri-spetto dell’ambiente. L’introdu-zione dello slogan “We care” al-l’interno della propria immaginecommerciale rappresenta la na-scita di una rinnovata filosofiaaziendale che pone la massimaattenzione allo sviluppo di siste-mi di confezionamento che pos-sano ridurre i materiali di origineplastica e nel contempo privilegi-no la riciclabilità favorendo il

concetto di “economia circolare”.Filosofia che con uno sguardo at-tento alle nuove generazioni si fainoltre promotrice dell’utilizzo dimateriali di origine naturale chegrazie alla loro biodegrabilitàpossano generare il minimo im-patto ambientale possibile."Il 2019 - afferma Maurizio Zioni,general manager della società,che ha sede a Piacenza - ha con-fermato la crescita a due cifre delnostro comparto termosigillaturadi vaschette preformate che trova

la sua massima espressione nellecategorie merceologiche di uva,ciliegie e pomodoro. Allo stessotempo anche il comparto del con-fezionamento flowpack ha vissu-to un incremento spinto dalla rin-novata esigenza di utilizzare ma-teriali vegetali biodegrabili ecompostabili quali PLA e cel-lophane che in questa tecnologiatrovano ampia applicazione”.Abbiamo chiesto al general ma-nager di Ulma Packaging Italiacome si è presentato il primo tri-

Ulma, crescita a due cifre con le vaschette preformate

Un 2019 molto positivo per l’azienda di Piacenza. Anche il comparto del confezionamento floowpack ha visto uno sviluppo

spinto dall’esigenza di materiali vegetali biodegradabili

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mestre 2020 e quale impatto staavendo sull’attività l’attuale si-tuazione di emergenza sanitaria.Ecco la risposta di Maurizio Zio-ni: "Credo di poter affermare cheil settore alimentare sia tra quellial momento meno colpiti dallaemergenza sanitaria ed anzi in al-cuni comparti stia vivendo unacrescita indotta da maggiori con-sumi. Anche per noi il primo tri-mestre 2020 presenta controogni previsione un incremento dicirca il 25% rispetto allo stessoperiodo del 2019 le cui ragioniprincipali sono da ricercarsi inuna maggior richiesta di prodottoconfezionato per la maggiore si-curezza che rappresenta”.Sui trend del prossimo futuroZioni non ha dubbi: "Dobbiamo

essere pronti alle nuove sfide checi si prospettano, consapevoli chesi dovranno mettere in campotecnologie capaci di reggere la do-manda di sostenibilità senza ri-nunciare alla sempre maggiore ri-chiesta di confezionamento che lostile di vita e le esigenze di igienee salubrità vanno determinando.In altre parole vedo un mercatodel packaging in costante crescitama sempre più esigente in termi-ni di specializzazione, il che inevi-tabilmente favorirà le aziende chesapranno mantenere il passo of-frendo soluzioni mirate e tecnolo-gicamente sostenibili”.

Un imballaggio per ortofrutta inpolpa di canna da zucchero si stadiffondendo in Australia e Nuo-va Zelanda ed è disponibile an-che in Europa. Lo commercializ-za l’azienda BioPak di Sidney,leader in Australia negli imbal-laggi sostenibili, producendoloin partnership con un’azienda ci-nese. BioPak distribuisce diret-tamente, oltre che in Oceania,anche in Inghilterra mentre inEuropa continentale la distribu-zione avviene attraverso l’azien-da svedese Duni di Malmö, capo-fila di Duni Group di cui BioPakè parte.Si tratta di una gamma di vassoiche, superata completamente lafase sperimentale, si presenta incommercio come un’alternativanaturale ai vassoi in plastica perortofrutta. Jon Owen, responsa-bile delle vendite di BioPak, hadichiarato nei giorni scorsi che ilvassoio è robusto, repellente al-l’umidità, resistente alle tempe-rature della catena del freddo edi aspetto gradevole per il consu-matore.È inoltre compatibile con le pel-licole avvolgenti e può essere ter-mo-saldato. Può entrare nel for-no e nel microonde così come nelfreezer. È certificato per rispon-dere agli standard europei comeprodotto compostabile.La linea dei vassoi in polpa di

canna da zucchero è stata inseri-ta nell’offerta BioPak con lo spe-cifico obiettivo del suo utilizzonel settore ortofrutticolo dopoalcuni anni di sperimentazioniavvenute in Australia con pro-duttori e confezionatori di orto-frutta e la catena di supermerca-ti Woolworths, sperimentazionisuperate brillantemente.Il prodotto risponde alle logichedell’economia circolare. La polpadi canna da zucchero è infatti unprodotto di scarto da cui si ricavaqualcosa di utile e sostenibile. InCina ve n’è una grande disponi-bilità e proprio un’azienda cinesefornisce la materia prima cheviene lavorata attraverso un pro-cesso di pressione a vapore.“Abbiamo sentito dai nostriclienti – afferma Owen – chenelle loro conversazioni con i su-permercati non dicono solo difornire ortofrutta di qualità maanche ortofrutta confezionatacon un grande imballaggio”.

Arrivano in Europa i contenitoriin polpa di canna da zucchero

Maurizio Zioni: “Prontialle nuove sfide

per reggere la domanda di sostenibilità”

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mestre 2020 e quale impatto staavendo sull’attività l’attuale si-tuazione di emergenza sanitaria.Ecco la risposta di Maurizio Zio-ni: "Credo di poter affermare cheil settore alimentare sia tra quellial momento meno colpiti dallaemergenza sanitaria ed anzi in al-cuni comparti stia vivendo unacrescita indotta da maggiori con-sumi. Anche per noi il primo tri-mestre 2020 presenta controogni previsione un incremento dicirca il 25% rispetto allo stessoperiodo del 2019 le cui ragioniprincipali sono da ricercarsi inuna maggior richiesta di prodottoconfezionato per la maggiore si-curezza che rappresenta”.Sui trend del prossimo futuroZioni non ha dubbi: "Dobbiamo

essere pronti alle nuove sfide checi si prospettano, consapevoli chesi dovranno mettere in campotecnologie capaci di reggere la do-manda di sostenibilità senza ri-nunciare alla sempre maggiore ri-chiesta di confezionamento che lostile di vita e le esigenze di igienee salubrità vanno determinando.In altre parole vedo un mercatodel packaging in costante crescitama sempre più esigente in termi-ni di specializzazione, il che inevi-tabilmente favorirà le aziende chesapranno mantenere il passo of-frendo soluzioni mirate e tecnolo-gicamente sostenibili”.

Un imballaggio per ortofrutta inpolpa di canna da zucchero si stadiffondendo in Australia e Nuo-va Zelanda ed è disponibile an-che in Europa. Lo commercializ-za l’azienda BioPak di Sidney,leader in Australia negli imbal-laggi sostenibili, producendoloin partnership con un’azienda ci-nese. BioPak distribuisce diret-tamente, oltre che in Oceania,anche in Inghilterra mentre inEuropa continentale la distribu-zione avviene attraverso l’azien-da svedese Duni di Malmö, capo-fila di Duni Group di cui BioPakè parte.Si tratta di una gamma di vassoiche, superata completamente lafase sperimentale, si presenta incommercio come un’alternativanaturale ai vassoi in plastica perortofrutta. Jon Owen, responsa-bile delle vendite di BioPak, hadichiarato nei giorni scorsi che ilvassoio è robusto, repellente al-l’umidità, resistente alle tempe-rature della catena del freddo edi aspetto gradevole per il consu-matore.È inoltre compatibile con le pel-licole avvolgenti e può essere ter-mo-saldato. Può entrare nel for-no e nel microonde così come nelfreezer. È certificato per rispon-dere agli standard europei comeprodotto compostabile.La linea dei vassoi in polpa di

canna da zucchero è stata inseri-ta nell’offerta BioPak con lo spe-cifico obiettivo del suo utilizzonel settore ortofrutticolo dopoalcuni anni di sperimentazioniavvenute in Australia con pro-duttori e confezionatori di orto-frutta e la catena di supermerca-ti Woolworths, sperimentazionisuperate brillantemente.Il prodotto risponde alle logichedell’economia circolare. La polpadi canna da zucchero è infatti unprodotto di scarto da cui si ricavaqualcosa di utile e sostenibile. InCina ve n’è una grande disponi-bilità e proprio un’azienda cinesefornisce la materia prima cheviene lavorata attraverso un pro-cesso di pressione a vapore.“Abbiamo sentito dai nostriclienti – afferma Owen – chenelle loro conversazioni con i su-permercati non dicono solo difornire ortofrutta di qualità maanche ortofrutta confezionatacon un grande imballaggio”.

Arrivano in Europa i contenitoriin polpa di canna da zucchero

Maurizio Zioni: “Prontialle nuove sfide

per reggere la domanda di sostenibilità”

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Innovazione e sostenibilità spes-so coincidono. Sicuramente valeper Ciesse Paper, l’azienda diBorgo Virgilio di Mantova, checome dice il nome stesso lavorafin dalle origini sul materiale car-ta e su tutte le evoluzioni di que-sto materiale in grado di rispon-dere alle necessità dei clienti chetrattano prodotto fresco e fre-schissimo. Come si sta sviluppan-do il lavoro di Ciesse Paper inquesta direzione?

"Siamo stati la prima azienda eu-ropea - ricorda Lorenzo Govi, di-rettore commerciale, della terzagenerazione dei Govi ai vertici diCiesse Paper - che a partire dal1986 ha risposto alle esigenze delmercato lanciando vassoi prodot-ti solamente con carta, adatti alconfezionamento sia con filmestensibile sia con flowpack, chestampati con tecniche modernevalorizzano il contenuto dando alcontempo informazioni sul pro-dotto e sul marchio".

"I vassoi - precisa Lorenzo Govi -rappresentano una soluzione so-stenibile e rapidamente biodegra-dabile e soprattutto sono ricicla-bili se smaltiti nella carta. Oggiutilizziamo più di 250 diversi for-mati sia in cartone microonda siain cartone teso per soddisfare lepiù svariate esigenze dei nostriclienti. Abbiamo introdotto nuovimateriali e modelli che eliminanocompletamente vassoi e vaschetterealizzati in qualsiasi tipo di pla-stica tradizionale”.Abbiamo rivolto a Lorenzo Govialcune domande. Eccole, insiemealle sue risposte.

Quale è stata, per quanto ri-guarda il packaging dell’or-tofrutta, l’evoluzione dei vo-stri prodotti di maggior suc-

cesso nel 2019 e come si èchiuso il vostro bilancio eco-nomico dello scorso anno?"Il bilancio economico si è chiusocon un notevole incremento. Perquanto riguarda i nostri prodottiabbiamo continuato il nostro im-pegno nell’innovazione, con le va-schette con coperchio e finestrain bioplastica (PLA) e con solu-zioni 100% carta, come i vassoiaccoppiati a fascette (sleeve, let-teralmente ‘maniche') realizzatecompletamente in cartone che so-stituiscono i materiali in plasticaattualmente utilizzati per il confe-zionamento. Queste sleeve sonocompatibili con le vaschette giàcorrentemente in uso permetten-do sempre che il prodotto sia visi-bile al consumatore. Questa solu-zione è già stata adottata sia in

Ciesse Paper, combinazionivincenti tra carta e bioplastiche

Nell’azienda mantovana innovazione e sostenibilità coincidono da quando sono stati lanciati i primi vassoi prodotti solamente

con carta. Quota export del 35% verso i Paesi più evoluti

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Italia che all’estero. Inoltre, aFruit Logistica 2020 a Berlino eal Macfrut 2019 a Rimini abbia-mo presentato un tipo di vaschet-te in materiale completamentecompostabile già adottato da chiproduce soprattutto prodotti bio-logici”.

Come sono andate le venditeall’estero e quali sono stati imercati con i risultati mi-gliori?“I mercati esteri sono sensibili giàda tempo al tema dell’eco-soste-nibilità, e questo ha facilitato lanostra crescita. Il Paese in cuimaggiormente esportiamo è laFrancia, seguita da Svizzera, Ger-mania e Austria, Gran Bretagna epenisola scandinava, tutti merca-ti molto evoluti. L’export è au-mentato anche grazie alla certifi-cazione FSC (Gestione Sostenibi-le delle Foreste) e alla BRC, chegarantisce standard qualitativi

applicati agli ambienti produttivi.Tali certificazioni hanno datomodo di espandere le vendite inPaesi in cui tali requisiti di qualitàsono di fatto auspicati. Aggiungoche negli ultimi anni si è incre-mentato l’export verso i Paesi del-l’Est Europa ed in particolare ver-so la Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. La nostraquota export è del 35%”.

Come si presenta il primotrimestre 2020 e quale im-patto sta avendo sulla vostraattività e sul vostro mercatola particolare situazioneprovocata dall’attuale emer-genza sanitaria? "L’emergenza sanitaria ha chiara-mente comportato un diversomodo di lavorare, anche se l’uti-lizzo del sistema di gestione BRC,focalizzato sulla qualità e sulla si-curezza igienico sanitaria da noigià applicato, ha velocizzato l’ap-

prendimento delle nuove regolecomportamentali da parte dei no-stri collaboratori. L’azienda, giàin sviluppo dal 2019, non ha subì-to contrazioni anche perché con ilCovid-19 i consumatori hannopreferito per motivi igienici lafrutta confezionata rispetto aquella sfusa".

Su che cosa si focalizzano iprogetti dell’azienda per ilprossimo futuro? Come ve-dete l’evoluzione del vostromercato di riferimento?"Già da qualche anno Ciesse Pa-per ha iniziato ad investire sullabase del Piano Nazionale Indu-stria 4.0, con l’acquisto di nuovimacchinari. L’intenzione è quelladi migliorare il servizio, ridurre letempistiche e ottemperare sem-pre più alla richiesta di prodottipersonalizzati da parte dei clientiin un mercato che è in continuaevoluzione".

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Angolari di qualità per risponde-re alla tenuta in massima sicurez-za dell’unità di misura della logi-stica dell’ortofrutta, il pallet, manon solo angolari bensì anche so-luzioni di imballaggio per rispon-dere a necessità più ampie. Cheeffetto ha avuto sull’attività e sulrisultato economico di GrazianiPackaging questa segmentazionedell’offerta? Come è nata e si èsviluppata questa idea di offrire almercato non più solo varianti suuno stesso prodotto ma un piùampio sistema di soluzioni?Abbiamo rivolto questa e altredomande al presidente dell’azien-da di Mercato Saraceno, 27 km daCesena, Roberto Graziani e allamarketing and sales managerAlessandra Graziani."La nostra azienda - precisanoRoberto ed Alessandra Graziani -ha sempre avuto nella propriastoria un range di articoli ampio evariegato. Ciò che è cambiato èsolo il passaggio per diversi pro-dotti dalla commercializzazionealla produzione. Ed in questi ulti-mi anni, anche a lavorazioniesterne con partnership produtti-ve. Chiaro che il core businessdell’azienda si è concentrato so-prattutto su materiali relativi allalogistica, tra cui angolari, regget-te, reti, sacchi PP e contenitori".

Come si è chiuso il 2019 diGraziani Packaging? Comeprocedono le vendite e lapresenza all’estero?"Il 2019 è stato un anno positivocon una crescita costante soprat-tutto all’estero, sia nell’UnioneEuropea che oltreoceano. Il fattu-rato generale è cresciuto del 5%.E’ stato anche un anno di svoltaper i nuovi progetti organizzativie produttivi".

Come si presenta il primotrimestre 2020 e quale im-

patto sta avendo sulla vostraattività e sul vostro mercatola particolare situazioneprovocata dall’attuale emer-genza sanitaria?"Il primo trimestre non ha risen-tito della attuale situazione. Fac-ciamo parte dei codici di filieraessenziali, e quindi abbiamo sem-pre lavorato. Ad aprile, si è vistoun cambiamento più a favore delmercato Italiano e più problema-tico all’estero. La nostra azienda èstata messa in sicurezza già dafebbraio perché lavorando conmercati molto operativi sulla Ci-na, come il Sud America, abbia-mo avuto le prime avvisaglie conun certo anticipo. Ora siamo,piuttosto, molto preoccupati deidanni climatici sia in Italia che inaltri Paesi dell'Unione Europea".

Su che cosa si focalizzano iprogetti dell’azienda per ilprossimo futuro? Come ve-dete l’evoluzione del vostromercato di riferimento?"Pensiamo che il 2020 sia desti-nato a divenire un anno di pas-saggio in attesa di tante nuove so-luzioni e strategie. Al momentoabbiamo messo in stand-by i nuo-vi progetti ed abbiamo deciso distudiare nuove strategie organiz-zative, soprattutto commerciali”.

Innovazione ma anche so-stenibilità. Come vedete ilcontributo della vostraazienda alla costruzione diun’economia più sostenibi-le?"Già da diversi anni lavoriamo suinnovazione sia di prodotto che diprocesso. Oggi abbiamo un con-trollo di gestione anche produtti-va che ha portato il numero dicontestazioni, sia di prodotto chedi servizio, ad un valore molto vi-cino allo zero. Nel 2019 è statoportato a termine un progettotriennale che si chiamava ‘Grazia-ni Evoluzione’. Da cinque anniabbiamo un laboratorio internoche ci permette di controllare intempo reale sia i nostri prodotti emateriali che quelli del nostronetwork. Nel packaging il principale obiet-tivo perseguito è divenuto quellodi materiali sempre più leggericon caratteristiche di resistenzameccanica sempre migliori. Conla nostra linea Magic PackagingSystem® studiamo costantemen-te questi processi per prodotti bioe compost. Questo naturalmenteprevede la partnership con altreaziende Italiane e straniere con lequali procedere in questi progetti,carte o plastiche che siano. Siamoinfatti certi che il problema am-bientale non si risolva con la scel-ta dell’uno a scapito dell’altro,bensì con lo studio di una miglio-re gestione comune sia delle ma-terie prime che dei prodotti finiti.E la diffusione di una culturacomportamentale che, se non se-guita, dovrà essere pesantementesanzionabile. Solo così difendere-mo l’ambiente e noi stessi".

La qualità c’è, la sfida di Grazianisono le strategie organizzative

L’azienda romagnola, specialista assoluta degli angolari perpallet, che vende in tutto il mondo, ha accresciuto le sue capacitàproduttive e commerciali segmentando l’offerta anche di servizi

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CPR System, leader italiana degliimballaggi in plastica riutilizza-bili si conferma un’azienda inno-vativa, proiettata con coerenzasui temi della sostenibilità am-bientale e mai come ora questiargomenti sono all’ordine delgiorno.L’emergenza di questi mesi hamesso in evidenza il ruolo fonda-mentale della produzione e di-stribuzione di alimenti in Italiaed ha suscitato una grande atten-zione sul tema della sostenibilitàambientale e della sicurezza ali-mentare. Sono emersi con forza,in questo momento di grandetrasformazione, le priorità peruna vita sostenibile: rispettarel’ambiente e difenderlo dall’in-quinamento, tutelare la salutecon sempre maggiore attenzionea tutta la filiera di produzionealimentare, sviluppare modelli dieconomia circolare che non pro-ducano impatto sulla terra.Con questa consapevolezza e nelrispetto delle indicazioni dell’U-nione Europea su questi temi,CPR prosegue dunque con coe-renza nella linea della circolaritàsostenibile e del riutilizzo degliimballaggi che da sempre è suoelemento caratterizzante e cheoggi diventa sempre più impor-tante. Le cassette in plastica asponde abbattibili CPR System,per l’ortofrutta, ma anche percarne e pesce, sono infatti unesempio vincente di riutilizzo deimateriali nel panorama produtti-vo italiano e non solo.I pilastri dell’economia circolare,come è noto, sono le 4 R (Ridur-re, Riusare, Riciclare e Recupe-rare) e dovrebbero stare alla basedei processi produttivi in atto rancora di più nel prossimo futu-ro. Il riuso o riutilizzo è definitodal Testo Unico Ambientale(D.Lgs 152/2006 art. 183) come"qualsiasi operazione attraverso

la quale prodotti o componentiche non sono rifiuti sono reim-piegati per la stessa finalità per laquale erano stati concepiti".Riusare quindi significa non ge-nerare rifiuti e reimpiegare al-l’infinito il prodotto di partenza.Una enorme valenza ambientalee un modello di business che noninquina, questo è il valore delriuso messo in pratica da oltrevent’anni da CPR System.“È evidente - dichiara MonicaArtosi, direttore generale di CPRSystem, che qualsiasi soluzionesi scelga per gli imballaggi, pre-vede un consumo di risorse, indi-pendentemente dalla materiautilizzata. Il riuso, non creandorifiuti, è il modello di consumoche aiuta l’ambiente. Abbiamovoluto rappresentare questo con-cetto chiave per la sostenibilità,identificando l’idea del riuso conun boomerang che si lancia, per-corre l’ambiente e ritorna sem-

pre indietro. Un ciclo continuo,senza immettere rifiuti nell’am-biente".“CPR - sottolinea Monica Artosi– è un esempio virtuoso di come,con il riutilizzo si riesca ad evita-re inquinamento da rifiuti nel-l’ambiente creando un modello aciclo chiuso. É molto importantein questo momento capire la va-lenza enorme del riutilizzo pertrovare soluzioni adeguate aitanti problemi di gestione dei ri-fiuti nell’ambiente.”CPR si definisce un’azienda all’a-vanguardia "che rappresenta unmodello di riferimento di grandeinteresse per tutta la movimen-tazione di prodotti nella GDO,non solo per i freschi quali orto-frutta, carne e pesce ma, poten-zialmente, per tantissime altremerceologie".Il trend di crescita del gruppo diGallo è costante, con 150,7 milio-ni di movimentazioni di cassettea cui seguono 6,7 milioni di mo-vimentazioni di pallet (dati2019). L’azienda, con base ope-rativa a Ferrara, dove producetutti gli imballi immessi sul mer-cato, dispone di 20 centri di la-vaggio e deposito, distribuiti sul-l’intero territorio nazionale.

Cassette a ciclo continuo senza immettererifiuti nell’ambiente. È la formula di CPR

Una rete di 20 centri di lavaggio e deposito distribuitisull’intero territorio nazionale

sono la chiave del successodell’azienda ferrarese

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Novapack Sud ha sede a Vittoria,nel cuore di uno dei distretti orto-frutticoli più importanti della Sici-lia e d’Italia, e la sua nascita e lasua evoluzione sono a questo ter-ritorio strettamente legate. L'a-zienda ha investito al fine poterutilizzare quote crescenti di mate-riale riciclato proveniente dal finevita degli imballaggi scegliendo diconvertire l'intera gamma produt-tiva in materiali R-ecuperabili eriutilizzabili, pricipalmente dimi-numendo le diversificate sigle deimateriali polimerici verso la gran-de famiglia degli R-PET. Ne riferisce la responsabile dell’a-zienda, signora Lisa Pisani. “Sia-mo testimoni - afferma la signoraPisani - di un’epoca che avvertel’esigenza di conciliare il fattoreproduttivo con il ‘rispetto perl'ambiente e per il pianeta’, il checi deve porre in una posizione diascolto rispetto a ciò che è soste-nibile oggi ma anche a ciò che saràsostenibile domani sulla base distrategie politiche utili a persegui-re modelli anche produttivi in gra-do di segnare un cambio di passoin n-anni. Venendo all'oggi, lo slo-gan 2020 di Novapack Sud è 'Ri-Ciclo’ perché crediamo che l'unicasoluzione a breve sia dotarsi distrumenti utili a garantire la rea-lizzazione di un’economia circola-re, che nel nostro settore significare-immettere nella catena produt-tiva buona parte del packaging afine vita, risparmiando tra l’altro i

costi di smaltimento. Nella pro-spettiva di medio-lungo termineinvece, Novapack Sud ha avviatoinvestimenti, in particolare pun-tando su linee di produzione inte-ramente in cartoncino per offrireai clienti un’alternativa valida eperformante. Grazie alle tecnichedi trattamento e laminazione deimateriali utilizzati, l'alternativacartoncino è oggi una reale solu-zione di diversificazione ricercatae gradita anche dalla GDO”.Ma qual’è stata nel 2019 la tenutadegli imballaggi in plastica?Ecco la risposta dell’imprenditri-ce: "Abbiamo temuto, fino a tuttol'ultimo trimestre, che la demo-nizzazione della plastica seppurecon certificazione R-, determi-nasse le condizioni di una con-trazione della domanda a favoredi altre categorie merceologiche.Al contrario, abbiamo assistito adun aumento della domanda dipackaging in materiali plasticicertificati che ha espresso un te-nore di gran lunga superiore ri-spetto alla quota, tuttavia crescen-te, dei materiali eco- sostenibili,tra cui PLA e cartoncino. Occorreprecisare che la frontiera tecnolo-gica avanzata raggiunta nell'espe-rienza dei materiali plastici è an-

cora una prospettiva lontana per inuovi materiali. Inoltre, le risorsedisponibili per l'industria delpackaging non sono sufficienti asupportare una conversione signi-ficativa. Possiamo quindi dire chel'unica via d'uscita per migliorareo ridurre il terrificante impattoambientale resta la via del ricicloche, nell'esperienza italiana ed eu-ropea, è un virtuoso e potente cir-cuito con sufficienti mezzi atti adaumentare le quantità e le catego-rie dei prodotti”.Arriviamo a questa prima partedel 2020. Così la descrive Lisa Pi-sani: “Ormai è noto. La filiera ali-mentare ha conservato la propriavivacità anche nel trimestre diemergenza sanitaria. Abbiamo as-sistito alla rivisitazione dei model-li di packaging ispirati alla sicu-rezza alimentare, dalle mono-por-zioni alle confezioni completa-mente richiudibili, agli involucrisalva-contatto. La ricerca e svilup-po è oggi impegnata ad impiegaremateriali completamente ‘barrie-rati' e in questo la plastica è in to-tale riuso, con design funzionali.E’ ancora presto per poter analiz-zare compiutamente l'impattodell'emergenza sul settore orto-frutticolo, ma possiamo celebrareun momento di patriottismo eitalianità a cui non assistevamo daanni. La domanda interna ha pre-miato il prodotto interno, scegliitaliano ha vinto, complice la diffi-cile situazione logistica che ha in-ciso sull'import ma anche graziead efficaci politiche di difesa delprodotto interno a cui abbiamoassistito e che speriamo possanorappresentare un risultato mante-nibile”.

Strategia in 2 tappe per Novapack Sud

L’azienda di Vittoria verso gli R-PET e il cartoncino.

Comunque la domanda cresce

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PROTAGONISTISERENA PITTELLA“Puntiamo di più sui valoridell’ortofrutta” PAG.43

EFFETTO VIRUS • PAG. 13VENDITE SOTTOSOPRACode ai supermercatimentre l’Italia si scopreregina europea dell’e-food

PRIMO PIANO• PAG. 51IMBALLAGGI Sempre più prodotto confezionatoe vola il packaging, soprattutto se attento alla sostenibilità