Tex Willer Magazine 5
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7/27/2019 Tex Willer Magazine 5
1/89
T W F M A G A Z I N E . T u t t i i d i r i t t i r i s e r v a t i .
S e r g i o B o n e l l i E d i t o r e e i r i s p e t t i v i a u t o r i p e r l e i m m a g i n i p r e s e n t i i n q u e s t a r i v i s t a
E ' v i e t a t a l a r i p r o d u z i o n e n o n a u t o r i z z a t a a s c o p i c o m m e r c i a l i d e l l a r i v i s t a
E ' c o n s e n t i t a l a s t a m p a a d u s o e s c l u s i v a m e n t e p e r s o n a l e .
E ' c o n s e n t i t a l a l i b e r a d i v u l g a z i o n e d e l f i l e a c r o b a t . p d f
P e r t u t t e l e i n f o r m a z i o n i , s c r i v e r e a l s e g u e n t e i n d i r i z z o :
t e x _ w i l l e r _ m a g a z i n e @ y a h o o . i t
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7/27/2019 Tex Willer Magazine 5
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TEX WILLERMAGAZINE
Semestrale
d'informazione
Texiana
ANNO III n 5
Dicembre 2011
TWF Press
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7/27/2019 Tex Willer Magazine 5
3/89
TEXWILLER
MAGAZINE
R I V I S T A S E M E S T R A L E A
C U R A D E L F O R U M D I T E X
texwiller.forumfree.org
N u m e r o 5 - D i c e m b r e 2 0 1 1
D i f f u s i o n e : S a m S t o n e
T e x F a n a t i c o
A n t h o n y S t e f f e n
R E D A Z I O N E
C a p o r e d a t t o r e : Y m
R e d a t t o r i : P a c o O r d o n e z
D o n F a b i o E s q u e d a
V i r g i n
A t T h e R o c k s
S a m S t o n e
C h e y e n n e
J a c k 6 5
C o l l a b o r a t o r i : R o g e r G o u d r e t
C a p . M e n d o z a
L ' A m m i r a g l i o
T h e L o r d
C o r r i s p o n d e n t e : Z e c a
TWFPress
s o m m a r i o
Cari amici... p a g i n a 3
I l q u i n t o n u m e r o d e l m a g a z i n e !
Lupe, cuore infranto! p a g i n a 4
d i y m
Yannis Ginosatis p a g i n a 8
d i P a c o O r d o n e z
Nadir Quinto p a g i n a 1 6
d i y m
Tex e le figure dell'alterit in "Patagonia" p a g i n a 2 2
d i J a c k 6 5
In edicola: le storie del 2011 p a g i n a 5 4
a c u r a d e l l a r e d a z i o n e
Il vecchio Ticci p a g i n a 6 8
a c u r a d i P a c o O r d o n e z
I viaggi di Guido p a g i n a 7 3
a c u r a d e l l a r e d a z i o n e
A r t w o r k : Y m
A n t h o n y S t e f f e n
2 0 1 1 T W F M a g a z i n e e S B E p e r l e i m m a g i n i . T u t t i i d i r i t t i r i s e r v a t i
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7/27/2019 Tex Willer Magazine 5
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3
Cari amici lettori,
il magazineha finalmente un indirizzo email con il quale d'ora in avanti potretecomunicarecon la redazione:
Pubblicandoil quartonumerodellarivista, sonotrascorsi giottomesi, parlavamodi unimportanterisultatoraggiunto. L''iniziativache, voglioribadirloancoraunavolta, eranataumilmentetreanni fa sul forumdi Tex senza troppepretese, da allora cresciuta signifi-cativamente, tanto da diventareun appuntamento ormai irrinunciabile. Gli oltremille-cinquecentodownloadsconteggiati nei mesi scorsi per il soloquartonumero, hannosorpresolenostrepi roseeaspettative, sottolineando ampiamentenon solo la stima dei numerosi
aficionados texiani cheormai ci seguono, ma anchela preoccupazioneda partenostra dioffriredellepaginecheci sembranosemprepidifficili dascrivere.
Nel tamburinodi paginaduetroveretei nuovi coloriti nomsdeplumedei nuovi redattori checi hanno raggiunto, assicurandoci con i loro "schizzi d'inchiostro" la sopravvivenza diquesto periodico texiano. Salutiamo con affetto i tanti chequesta volta non hanno colla-boratoallastesuradel quintonumero, sperandoin un loroprossimoritornosullepaginediquesta pubblicazionesemestrale.
Dopoletanterichiestecheci sonopervenute, questavoltasiamopronti adaccettarelasfidadella prova cartacea. Il Tex Willer Magazine, oltrechenel consueto formato (acrobat) .pdfdisponibilegratuitamentesullepaginedel nostro forum, avr per la prima volta ancheun'edizionestampata, limitataagli iscritti del forumchenefarannorichiesta. Per tutteleinformazioni scriveteci ocollegatevi onlinesul nostrosito!
Il primoarticolodedicato allarievocazionedi un personaggio, LupeVelasco, assai amatodai lettori, di cui molti si auguranoun prossimo ritornosullepaginedi Tex. Una brevechiacchierata con il principaleautoredella testata Mauro Boselli (gli altri sceneggiatorihanno dichiarato ai nostri microfoni di non sentirsi ancora pronti al recupero di unpersonaggiocos importantecomel'affascinantemessicana) ci permetterdi far finalmentechiarezzasuquestopunto.
La bella Lupesolo il punto di partenza di una rivista straordinariamentericca di in-terventi edi novitsul mondodi Texedei suoi autori chevi lasciamoil piaceredi scopriredasoli. Augurandovi unbuonNataleeunfelice2012incompagniadel TexWiller Magazine,
l'appuntamentoper il sestonumero, chesaronlinefrasei mesi!
Ym
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7/27/2019 Tex Willer Magazine 5
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L U P E
C U O R E I N F R @ N T O !
Lupe,cuorein
franto!
DiYm
LLuuppee,, sseeccoonnddoo FF.. BBoossccoo,,
uunn ppeerrssoonnaaggggiioo ddaa aattttrrii--bbuuiirree aa MMaarriioo UUggggeerrii..
Le procaci grazie maliziosamente evidenziate dalla
sensuale camicia aderente che porta lo sguardo in
modo provocatorio sul seno, l'angelica e romantica
Lupe Velasco innanzitutto una figura archetipicadel sesso debole, nella sua emotivit e nel bisogno di
cura, tenerezza e protezione.
Il personaggio di Lupe nasce dalla penna di Gianluigi
Bonelli nell'estate del 1950. La paternit grafica della
messicana invece controversa. Ufficialmente attribui-
ta al disegnatore Aurelio Galleppini, la giovane sembra
in realt essere figlia del ghost artist Mario Uggeri,
artista specialista delle bellezze con la frangetta, che in
quegli anni collabor con la casa editrice milaneseAudace. La parentela con l'affascinante dark lady
Pagan Lee (a sinistra), personaggio della storica striscia
Rip Kirby creata nel 1946 dal disegnatore statunitense
Alex Raymond, che influenz a
livello internazionale pi di una
generazione di fumettisti, arti-
sticamente parlando pare invece
meno amletica.
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Lupe,cuore
in
franto!
L'incontro con Lupe, nell'omonima striscia Lupe la messicana, a pagina 133
dell'albo "Doppio gioco", a dir poco fiabesco e non solo nel tema del risve-
glio della "bella addormentata", che Tex rinviene nella gola di Pozo Blanco,
nell'aspra e selvaggia Sierra messicana. Malinconicamente accoccolata presso
il margine di una cascata dagli echi lontani, al tocco della mano e della sua
calda voce, la fanciulla si scuote, si alza a sedere e fissa con gli occhi spauriti
l'uomo che vede chino su di lei. Ah! uno straniero... Santa Virgen! non fatemi
del male. Lasciatemi morire in pace! L'iniziale turbamento di Lupe, indebolita
Lupeuna figura primigenia
dalla fame e decisa alle estreme conseguenze pur di sot-
trarsi al prepotente Don Esteban de Queretaro, nella cui
fazenda cresciuta allevata da un vecchio zio - lei che non
ha mai conosciuto i propri genitori - tradisce l'intenzione
da parte dell'autore di infondere in un personaggio stra-niante, signoreggiato da un precipuo sentimento di ab-
bandono, i tratti distintivi di una forte personalit. Da
quando sono scappata dal villaggio ( di Las Bolas, nel nord
del Messico) non ho pi mangiato. Del resto cosa importa?
Io voglio morire, e per morire basta non mangiare... L'im-
probabile sillogismo mette assai di buon umore un Tex
gattamorta, impegnato nella preparazione di un frugale ma
sostanzioso spuntino che in un baleno far dimenticare i
truci propositi alla fanciulla messicana. La favola continua.
Seor... volete sposarmi? La scena giustamente celebre,
sar anche perch la prima volta che il ranger fatto
oggetto di una semiseria proposta di matrimonio. Seguro
Seor! Se tu mi sposi, quel prepotente di Don Esteban non
oser pi darmi fastidio, e cos io non avr pi bisogno di
morire. Il candore della giovane messicana tale che l'eroe
questa volta non pu contenere l'ilarit pi smodata.
Nell'indomito animo del ranger la perspicace Lupe ha per
indovinato i caratteri della forza e del coraggio che ne
fanno l'ideale paladino contro il brutale molestatore, che
giunto a percuoterla diverse volte ( ...e forte! ). Il pingue
Esteban si dimostrer infatti nella sua vilt un nemico
indiscutibilmente archetipico. Sar sbaragliato di l a poco
da Tex, in una sequenza in cui Lupe, uccidendo con una
pistolettata uno dei due caballeros che lo scortavano nella
caccia, mostrer il segno di un'insospettabile destrezza. La
ragazza, nella sua rustica ingenuit, infatti una figura
primigenia nella serie. Pard ante litteram, l'amorevole Lupe
vuole seguire Tex sulla Sierra Madre. Bueno! Verr con te!
Laver la tua roba, ti preparer i pasti, e... Bonelli lascia
timidamente interrotta una delle frasi pi maliziose del-
l'ormai pi che sessantennale storia di Aquila della Notte.
Che dapprima non vuole la "piccola" con se, come intanto
ha preso con tenerezza a chiamarla, ma siccome suo mal-
SSeeoorr...... vvoolleettee ssppoossaarrmmii ??
IIll pprriimmoo ee uullttiimmoo ""gguullpp"" ddii TTeexx
DDaa aaggnneelllloo ssaaccrriiffiiccaallee aa
eerrooiinnaa aall ffiiaannccoo ddeell RRaannggeerr
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7/27/2019 Tex Willer Magazine 5
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Lupe,cuore
infranto! grado ne rimasto stregato, finisce comunque per accettare
la proposta della messicana, che gli far da guida. Nemmeno
in questo frangente il ranger tuttavia riesce a camuffare la
sua innata diffidenza nei confronti del gentil sesso. Se trascu-
riamo il precedente peraltro subito censurato di Mary Gold
che come Lupe impugna le armi per difendere Tex nella
prima tavola dell'albo "Uno contro venti", la sua misoginia
peraltro giustificata. Non forse vero, infatti, che le donnegli hanno sempre procurato dei grattacapi ? Sugli altipiani
della Sierra Madre, Tex riabbraccia Drigo e gli altri com-
paeros e incontra la banda del disertore El Fierro. L'ex
capitano della guardia nacional che dovrebbe aiutarlo ad
assaltare il forte di Santo Stefano sull'isola di Tiburon, nelle
cui segrete l'amico Montales stato messo ai ferri dopo le
infauste giornate della controrivoluzione, si fa chiamare
l'Aquila della Sierra. Non il solo
rimando all'episodio successivo in
cui Tex, dopo essere convolato a
nozze con l'indianina Lilyth, si
guadagna il fiero appellativo di
Aquila della Notte. Le due eroine
sono infatti figure speculari e se
nell'avvicendamento la giovane fi-
glia di Freccia Rossa ha pi fortu-
na dove la caliente Lupe invece
nulla pu sperare, parafrasando
l'editore Sergio Bonelli, solo per-
ch Tex " in punto di morte"...
Il tradimento di El Fierro si ma-
terializza qualche giorno dopo con
l'agguato repentino dei milicianos.
Mentre l'eroe, statuario, non muo-
ve un muscolo del suo volto di pie-
tra, la coraggiosa messicana che,
approfittando della sorpresa gene-
rale, riesce a farsi largo tra le fila dei banditi e a gettarsi nelle
acque turbinose del fiume, nei cui flutti lotta disperatamente
con il pensiero che non le d requie di salvare non la sua vita,
ma quella dell'uomo di cui si appassionatamente innamo-
rata. Intanto Tex, schiaffeggiato dal vile El Fierro, viene
affidato alle cure del primitivo Raimundo "il pazzo" e dei
suoi implacabili urub. La striscia intitolata "Il covo sulla
Sierra" mostra manifestamente il passaggio della piccola
Lupe da semplice coadiuvante a indiscussa prim'attrice, ero-
ica e risolutrice, in un momento altamente drammatico che
vede l'eroe ferito e ridotto all'impotenza. Nella distrazione
generale suscitata dall'insolito e crudele spettacolo, l'india-
volata messicana sorprende alle spalle due sbalordite senti-
nelle - in un attimo Drigo e i suoi uomini sono liberi,
Raimundo e le sue bestiacce uccise - e scivola verso l'amato
Tex, protetta da un tiro serrato che costringe gli avversari
LLiillyytthh ((ddeeii CCeessttaarroo)),,
eerreeddee ddii LLuuppee,,
ccoonnvvoolleerr aa nnoozzzzee
ccoonn TTeexx..
I n n a m o r a t a
LUPE'S PROFILE
NNeellllaa sseessssaanntteennnnaallee ssttoorriiaa
ddeell rraannggeerr,, LLuuppee hhaa ooffffeerrttoo
iill pprriimmoo vveerroo rriittrraattttoo ddii
ddoonnnnaa iinnnnaammoorraattaa ddeellll''eerrooee!!
Sen su a l e
NNeeggllii aannnnii qquuaarraannttaa ee cciinnqquuaann--
ttaa,, nneeii sseettttiimmaannaallii iilllluussttrraattii
aarrrriivvaannoo ddaallll''AAmmeerriiccaa llee bbeellllee
ppiinn uupp,, nnuuddee oo sseemmiinnuuddee,, ssttrriittoo--
llaattee iinn ccaammiicceettttee mmiissuurraa
ffaazzzzoolleettttoo......
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7/27/2019 Tex Willer Magazine 5
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Lupe,cuore
in
franto!
a tenersi al riparo delle rocce. Il ranger libero, Gianluigi Bo-
nelli mette finalmente un po' di ordine. Nel racconto ci av-
viene gi durante la successiva fuga, quando rimasta inav-
vertitamente in coda, Lupe cade con un gemito al suolo,
ferita alla spalla. Tex non l'abbandona al suo destino - mi
sentirei l'ultimo dei mascalzoni - e sfidando una rovinosa
grandinata di piombo, riesce a portarla in salvo. Con la dolce
met Lilyth, nel campo alleato dei navajos, la possibilit di"riparazione" non potr avere invece luogo se non con l'inso-
lito matrimonio indiano. Le prime pagine dell'albo "Il patto
di sangue" offrono comunque alla lettura il primo vero ritrat-
to di donna innamorata dell'eroe. Indubbiamente se il profilo
di Tex in queste primissime strips inevitabilmente anche
quello del dongiovanni, perlomeno con le brune ( che nel-
l'universo bonelliano sottindendono evidentemente un'assen-
za di pericolo ), la figura verginale di Lupe, nella sua pube-
rale ingenuit, si distacca in maniera perentoria dalle figure
femminili che l'hanno preceduta, non solo per la forza dei
sentimenti sottolineati nell'ultima tavola dalle lacrime, ma
anche perch Tex indiscutibilmente il suo primo amore.
Nella stessa condizione di purezza si trover anche l'eletta
Lilyth, cresciuta nella missione delle sorelle bianche di
Alamosa. Nelle pagine successive il personaggio della mes-
sicana perde consistenza a vista d'occhio e la scena ormai
del tutto conquistata dal ranger che furoreggia in azioni spet-
tacolari, la cui eccezionalit ne cementifica poco alla volta il
mito. In rapida successione abbiamo cos l'agguato sul rio
Mayo, il pauroso salto nella cascata, la liberazione degli
amici a Ocampo e la corsa infernale del treno. L'ultima parte
della storia si svolge sull'isola di Tiburon. Prigionieri degli
indios yaquis, vittime da immolare agli dei nel consunto gran
tempio, i tre compagni d'avventura riescono comunque a sot-
trarsi all'agghiacciante sorte cui sono destinati grazie ad un
provvidenziale coltello nascosto nello stivale. Ma mentre
Tex affronta con temerariet la sua sorte attirando altrui-
sticamente su di se gli inseguitori fino al tempio, Lupe e
Drigo, dopo una folle corsa, possono invece approdare in-
denni sulle rive stagnanti di un fiumiciattolo, dove la ragazza
- che incomincia a manifestare la sua inquietudine per l'eroe -
pu dare ancora una volta prova della sua proverbiale inno-
cenza. Bonelli, in quello che appare quasi uno scanzonato
gioco in cui si diverte a rovesciare continuamente le posizio-
ni, ha per in serbo per la messicana una salgariana sostitu-
zione d'identit - agli occhi del comandante del forte apparir
infatti nelle vesti di Maria Miranda Lopez de Vega y Roc-
cablanca, nipote di un'eccellenza del luogo - che permetter
di togliere un'ultima volta dai guai Tex, ancora assediato dai
furibondi indios. Con la liberazione di Montales, la storia si
avvia rapidamente alla conclusione. La solitaria fuga nottur-
na e il laconico messaggio di addio destano in noi stupore e
lasciano in eredit quella che una reale insoddisfazione.
Lupe&
Mauro
Boselli
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1 9 6 0 . D o p o a v e r f r e q u e n t a t o l a F a c o l t d i P i t t u r a p r e s -
s o l a S c u o l a d i B e l l e A r t i d i A t e n e , i n i z i a a c o l l a b o r a r e
c o m e i l l u s t r a t o r e c o n l e p i p r e s t i g i o s e a g e n z i e p u b -
b l i c i t a r i e i n t e r n a z i o n a l i ( J . W . T h o m p s o n , B B D O , A s h -
l e y a n d H o l m e s , L i n t a s ) . E n t r a n e l l o s t a f f d i T e x n e l
2 0 0 7 e f a i l s u o e s o r d i o n e l 2 0 1 1 c o n l ' a v v e n t u r a
" Caccia infernale" s c e n e g g i a t a d a M a u r o B o s e l l i .
L a v i t a e l e o p e r e
Il misterioso Y
Inaspettatamente, lesordio texiano di Yannis Gino-
satis si rivelato foriero di delusioni. Dopo le prime
tavole mostrate da Carlo Monni mesi prima dellus-
cita di Caccia infernale, un coro pressoch unani-
me di consensi e un entusiasmo generalizzato salu-
tava larrivo del debuttante greco. Le cose sono pe-
r cambiate dopo luscita dellalbo finale della lun-
ga storia in tre albi scritta da Mauro Boselli. In giro
per la rete si sono letti alcuni giudizi veramente in-
generosi nei confronti di Ginosatis in alcuni casi si
completamente perduta la bussola, nel senso che la
prova del greco stata valutata senza il bench mi-
nimo tentativo di contestualizzazione: fondamenta-
le, per esempio, il fatto che egli fosse un debuttante
assoluto nel mondo del fumetto! E non bisogna
nemmeno sottovalutare il fatto che il suo debutto
avvenuto con una storia lunga e molto complessa da
realizzare, dato il gran numero di personaggi e le
numerose scene dazione, nonch per le ambienta-
zioni spesso particolari. Gi solo alla luce di queste
considerazioni, questa prima prova non pu che
apparire come un qualcosa di ancor pi straordinario
- se poi pensiamo al futuro, a quello cio che un
Ginosatis pi maturo sapr regalarci nei prossimi
anni, non ci resta che alzare i calici! Ora, cercando
una spiegazione al fatto che Ginosatis stato ber-
saglio di critiche quantomeno esagerate anche da
parte di molti lettori forumisti, sono pervenuto a tre
- probabilmente contestabili - conclusioni:
1) linsoddisfazione congenita di buona parte dei
lettori di Tex, anche per quel che riguarda i dise-
gnatori. Ora: il sintetismo di Font e Mastantuono
non va bene, Ticci anche lui troppo sintetico si
potrebbe concludere che alla maggior parte dei
-
7/27/2019 Tex Willer Magazine 5
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texiani lo stile sintetico non va a genio! E invece no, la
faccenda devessere ben pi complessa, perch nel mo-
mento in cui a esordire un disegnatore meticoloso, in-
teramente precisionista ecco che neanche lui va bene!
Col che mi viene la riconferma che quella dello stile
texiano, in materia di disegni, una grossa sciocchez-
za.
2) Forse intorno alla figura di Ginosatis stata creata
unaspettativa esagerata. Sia ben chiaro: non voglio
certo gettare la croce addosso allincolpevole Monni e al
suo lavoro benemerito, ma quella Y, quellaccenno a un
passato forumistico, e forse anche le poche tavole in
anteprima, a Ginosatis hanno fatto pi male che bene.
La mia impressione che a un certo punto una parte dei
lettori si sia convinta che a disegnare Caccia infernale
sarebbero state le reincarnazioni contemporanee di Mi-
chelangelo, Raffaello e Caravaggio (che forse nemmeno
li avrebbero soddisfatti)!
3) La delusione nei confronti della storia di Boselli (altra
cosa che non comprendo) ha investito di conseguenza
anche la parte grafica.
Veniamo quindi allo specifico dei disegni.
Probabilmente il sottotitolo con la parola difetti vi
avr tratti in inganno: certamente parler dei difetti di
questa prova grafica, ma pi che altro per ridimen-
sionarne limportanza ai fini di un giudizio complessivo
dellopera.
Insomma, i termini pregi e grande sono quelli che
dovete tenere pi a mente, cos se Ginosatis non vi
piaciuto proprio per niente potrete anche fare a meno di
continuare questa lettura: quella che vi accingete a
leggere una difesa a spada tratta dellesordio di questo
disegnatore.
1 - Possibili influenze
E molto difficile tentare un inquadramento stilistico di
un artista di cui, oltre allopera che abbiamo sotto gli
occhi, non si conosce nientaltro. Questo discorso vale
ancor di pi quando questo artista un debuttante as-
soluto. Cos, per cercare di capirci qualcosa, conviene
rivolgersi a quello che gi conosciamo. Se vero quello
che scrive Wolfflin, e cio che larte ha una sua sto-
ria (ovvero: un insieme di opere precedenti a cui gli ar-
tisti si rifanno), allora possiamo esser certi che a qualche
fumettista Ginosatis si pur sempre ispirato, pren-
dendone in prestito qualche particolare caratteristica
stilistica. Il primo artista che mi viene in mente non
probabilmente tra le influenze pi determinanti dello
stile di Ginosatis: Fabio Civitelli. I due hanno in comune
linteresse per i giochi di luci e ombre (ombre che in
Civitelli non sono cos onnipresenti e gravose, e gio-
chi di luce che in Ginosatis non toccano la ricercata bel-
lezza di quelli del Maestro aretino), e una visione della
forma artistica sicuramente classica e fedele al dato na-
turale. Ma lelemento civitelliano che Ginosatis accoglie
, in un certo senso, secondario alla globalit del suo
stile, e non a caso compare solo da La valle degli dei,
il secondo albo della trilogia boselliana, come se una vi-
sione successiva dei lavori civitelliani (o magari un loro
ricordo improvviso) lo avesse folgorato - il che ci dimo-
stra che, probabilmente, ancora presto per parlare di
stile "ginosatisiano" in termini assoluti e definitivi. Uno
dei tratti pi grandiosi dellarte di Civitelli il suo
caratteristico puntinato a mano libera che forma le fi-
gure in secondo piano o gli sfondi paesaggistici (in real-
t egli usa questa tecnica anche per altri elementi for-
mali). Ecco un esempio tratto da Giochi di potere.
Come dicevo, in tutto l'albo Caccia infernale non c
traccia di questa tipologia stilistica civitelliana. Ma gu-
ardiamo il secondo albo. La vignetta sotto ci mostra la
montagna sullo sfondo che ricorda molto da vicino gli
sfondi puntinati di Civitelli.
Sicuramente la qualit del segno diversa (lo spessore e
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7/27/2019 Tex Willer Magazine 5
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Ya
nnisGinosatis e la variabilit dei puntini la loro alternanza con segni
grafici diversi in Ginosatis), ma anche qui siamo di fron-
te a un qualcosa che sicuramente realizzato a mano
(ce lo dice il perimetro non del tutto preciso della mon-
tagna) e che, ricercando evidentemente un effetto pi
suggestivo, sfuma verso il basso evitando che lo sfon-
do montuoso diventi un elemento troppo piatto e mo-
notono. Guardiamo cosa succede in questaltra vignetta.
Se il primo piano occupato dal cazzottone di Parkman
a LongKnife, lo sfondo tutto unesaltazione di punti-
ni, non solo nella catena montuosa in lontananza, ma
anche nelle due figure umane in secondo piano,
anchesse sfumanti verso il basso e fuse col terreno
sottostante, puntinato a sua volta. Ovviamente, pensare
che sempre e comunque Ginosatis agisca in questa ma-
niera quando si tratta di disegnare queste forme sarebbe
sbagliato.
Oltre a Civitelli, un altro disegnatore al quale possiamo
rivolgerci - forse vi sembrer strano - Giolitti. Non
solo e non tanto per la comune volont precisionista
(che altrimenti Ginosatis dovremmo accostarlo a chiss
quanti altri disegnatori!), ma per una caratteristica
precisa: la resa delle rocce e della loro morfologia, e pi
in generale dei complessi montuosi.
Infine, ovviamente, Claudio Villa, il disegnatore a cui il
greco si ispira maggiormente, sia per quel che riguarda
la caratterizzazione di Tex sia per quel che riguarda lo
stile nel suo complesso - influenza, questultima, co-
mune a molte delle nuove leve texiane e che sembra
confermare il fatto che Villa sta sostituendo, o quanto-
meno affiancando, il modello ticciano in quanto punto di
riferimento dei disegnatori pi giovani.
In conclusione di questo paragrafo bisogna aggiungere
un fatto fondamentale: per quanto il nostro greco sia un
giovane esordiente con uno stile non ancora del tutto
maturo, e per quanto influenze e modelli siano visibilis-
simi, lui non copia vignette altrui! Questo un indizio
che ci dice che quella di Ginosatis, per quanto non
ancora compiuta e matura, in ogni caso una perso-
nalit artistica forte e fondamentalmente autonoma. So-
no sicuro che in questo il futuro non potr che darmi
ragione!
2 - I difetti
Errori nelle posture dei corpi, o nelle proporzioni, si
vedono spesso specie nei fumetti pi vecchi. A mio
modo di vedere non sono niente di grave anzi, tutto il
contrario: perch la bellezza del fumetto anche nella
sua artigianalit: i disegni sono realizzati manualmente,
e in quanto realizzati da mano umana, lerrore sempre
possibile. Lerrore occasionale, insomma, pu essere la
miglior prova che i disegni che abbiamo sotto gli occhi
sono autenticamente disegnati a mano, e non ottenuti via
computer.
Quindi ben venga la posizione sbagliata del piede destro
di Tex nella vignetta sottostante!
Pi in generale, per quel che riguarda i corpi umani, si
potrebbe dire che spesso, specie quando sono in piedi,
sembrano un po troppo statici, quasi come dei pupazzi
o delle statue bloccate in ununica posizione. Mancano,
voglio dire, di una buona dose di naturalit. Prendiamo
Tex: quando alzato e parla con qualcuno sembra
spesso troppo rigido, quasi del tutto immobile: Ginosatis
lo configura sovente in un medesimo atteggiamento, con
le mani (a volte anche solo una delle due) poggiate sul
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7/27/2019 Tex Willer Magazine 5
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cinturone. Ma il fatto che pi salta allocchio e che mag-
giormente pu esser visto come difetto, il piccolo e pi
o meno evidente calo che si registra col terzo numero.
Un calo, a mio avviso, che pi che riguardare i disegni
in genere, dettagliati e precisi come quelli dei numeri
precedenti, e altrettanto potentemente espressivi, riguar-
da le fisionomie dei personaggi. Tex, in particolar mo-
do: specialmente quando appare senza cappello, nelle
battute finali dellavventura, sembra alquanto diverso
dallo splendido Tex villiano visto in precedenza. E pi
in generale, alcuni particolari dei visi, sembrano trattati
con pi approssimazione. I nasi, in particolare, grossi e
quasi caricaturali.
Ma possiamo dare addosso a Ginosatis per questo? No,
assolutamente no, se abbiamo lintelligenza di conte-
stualizzare. Perch, al di l dei problemi personali avuti
dal disegnatore nel corso della realizzazione del terzo
albo, non vi sembra normale, per un disegnatore esor-
diente, debuttante assoluto nel mondo fumetto, mostrare
delle incertezze nella fisionomia dei protagonisti, dei
piccoli cali nel realizzarli? Assolutamente s, e basta gu-ardare gli esordi dei grandi disegnatori di Tex: padr-
oneggiare il volto del nostro ranger fin dalla prima storia
fatto quasi mai possibile!
In conclusione, i difetti appena elencati a me sembrano
davvero poca cosa. In primis perch sono presenti in un
contesto graficamente eccezionale. Poi perch sono
quantitativamente e, soprattutto qualitativamente, pochi:
infatti la forza espressiva, la dinamicit, la tensione del-
le tavole di Ginosatis rimangono intatte e potentissime.
3 - Un grande disegnatore western
Non credo affatto di esagerare nel dire che questo
esordiente col western davvero a suo agio! Trovo che
le ambientazioni e i paesaggi di questa storia, facenti
capo al pi tipico immaginario del genere - quello delle
regioni del sud ovest - siano assolutamente straordinari.
Nell'immagine sottostante abbiamo dei cactus, un po di
arbusti e qualche roccia nel piano pi vicino il gruppo
del colonnello Cunningham nel piano intermedio e sul-
lo sfondo, sempre pi possenti, questi rialzamenti mon-
tuosi che incombono minacciosi sugli uomini. Detto
questo, non aggiungo altro: perch davvero la vignetta
parla da sola. Da notare come lo sfondo del cielo, del
tutto vuoto di segni grafici, renda il tutto arioso e
comunichi alla perfezione lidea di una giornata calda
sotto un sole cocente, laggi al
confine col Messico.
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7/27/2019 Tex Willer Magazine 5
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Ya
nnisGinosatis
In alto, una composizione poetica, oserei dire sublime.
Sublime perch ci rende del tutto partecipi della bellezza
dei luoghi, della loro grandiosit: il colonnello ne
catturato, ne sente la superba bellezza, e noi con lui. E il
sole al tramonto, ben visibile nella sua sfericit, coi
raggi che partono come saette a fendere le nubi nere, e
le ombre che si fanno sempre pi scure, costituiscono un
efficace presagio dei nefasti avvenimenti che avverran-
no di l a poco .
E che dire di questaltra? In un colpo solo, con unin-
quadratura efficacissima, Ginosatis ci mostra il deserto e
la sua fine: la terra riarsa, simile ai gretti che si formano
sulle tele antiche, lascia il posto alle prime asperit della
sierra, pi densa di ombre e rocce: quasi una promessa
di salvezza alla fine di un calvario. E c ancora lo stes-
so cielo, privo di qualsiasi segno, a rendere il caldo che
l deve essere ancora pi estremo!
E, a concludere questa carrellata davvero troppo ri-
stretta, questultima magnifica immagine. Il canyon nel
punto pi lontano, imponente, con le sue ombre grevi le
capanne del villaggio nella piccola radura e in primo
piano il rialzamento roccioso, coi due criminali ap-
postati. Infine, sullo sfondo, la catena montuosa pun-
tinata come sempre, e le nubi nel cielo. Gi, le nubi nel
cielo: questo un fatto sicuramente secondario ma in-
teressante, e molto presente nelle tavole di Ginosatis, di
cui ancora non ho detto niente. Se ci fate caso, in quasi
ogni vignetta che si svolge allaperto e in cui sianopresenti nubi, esse vengono disegnate - o meglio, trat-
teggiate - solo in un angolo della vignetta, quasi fossero
le dita rachitiche di una vecchia strega.
Ginosatis un grande disegnatore western. I suoi pae-
saggi parlano da soli, e credo che qualsiasi lettore che
riaprir i tre albi che compongono Caccia infernale
non potr che rimanere a bocca aperta di fronte a tanta
evidente bellezza.
4 - Capolavori grafici note di stile
Non voglio arrivare al punto di dire che la prova di
Ginosatis sia un capolavoro grafico. Per, e questo sen-
to di poterlo dire senza tema di smentita, le sue 300 e
passa tavole sono costellate da una serie di scene che
lappellativo di capolavoro grafico se lo meritano
tutto!
La scena dellattacco alla diligenza su cui si trova Kit
una di queste. E un capolavoro di dinamismo e virtuo-
sismo grafico, che dimostra una volta di pi quanto
detto nel paragrafo precedente: e cio che il nostro greco
un grande disegnatore western.
Altro capolavoro la scena nella capanna di Revetki: la
vignetta in questione offre un tratteggio e un puntinato
costanti che creano un effetto atmosferico e luminoso
sensazionale - purtroppo i due balloons smorzano un
poco leffetto grafico, interrompendo nel vero senso
della parola il libero fluire di tratteggio e puntini.
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YannisGinosa
tis
Ovviamente capolavori grafici singoli, ossia vignette
varie sparse in tutti e tre gli albi, e definibili come
capolavori, ce ne sono a bizzeffe! A titolo di esempio, e
tanto per metter qualcosa anche del terzo albo, ecco la
drammatica immagine che potete vedere sotto, in cui
una pletora di personaggi viene disposta nella maniera
pi chiara e leggibile, sullo sfondo di un minaccioso
cielo nero.
Terminata questa carrellata di immagini, penso che
possiamo giungere finalmente a quello che considero
come il momento clou di ogni discorso riguardante gli
artisti: usando proprio le immagini di questo paragrafo,
che ci presentano Ginosatis al suo apice artistico,
tratter del suo stile. In precedenza abbiamo visto come
il puntinismo alla Civitelli venga accolto dal nostro
disegnatore per realizzare gli sfondi e i personaggi in se-
condo piano, e come egli, sempre sulla scorta dellesem-pio civitelliano, raggiunga mediante il puntinato sug-
gestivi effetti di sfumatura. Potremmo dire che il punti-
nato sia un elemento aggiuntivo al disegno, un acces-
sorio che, a seconda dei modi in cui viene usato, pu
impreziosirlo o penalizzarlo (personalmente trovo gene-
ralmente poco gradevole, per esempio, il puntinato coi
retini tipico di Diabolik). Lo stesso si pu dire per il
tratteggio, accessorio che, se usato bene, pu dare mol-
tissimo al disegno realistico per quel che riguarda ombre
e volumi - non a caso il chiaroscuro a tratteggio usatissimo negli Istituti dArte nel disegno dal vero - e
pu invece essere deleterio, quando adoperato male, in
quanto foriero di confusione e disordine, nonch
sporcizia.
Per inciso, Ginosatis il tratteggio lo usa divinamente!
E la vignetta sopra - quella nella capanna di Revetki -
in questo senso straordinaria: mescola insieme il
tratteggio e il puntinato in un modo straordinario. Il
primo si condensa nello sfondo dietro i personaggi:
capiamo che c qualcosa, in quella capanna buia,
poich Ginosatis in alcuni punti lo rende meno fitto,
composto da un numero minore di segni: qualcosa
emerge dal fondo e quindi attenua le tenebre (si veda la
parte sinistra della vignetta e quel qualcosa tra Re-
vetki e il suo guerriero) cambia la quantit del segno, e
cambia la qualit del segno, capace di evocare oggetti
senza rappresentarli del tutto. Al puntinato invece la-
sciato uno spazio quantitativamente pi ridotto, ma di
sicuro effetto: perch esso va a completare il fascio di
luce che entra nella capanna - visibile tra il guerriero e
lo stregone - evocando a sua volta qualcosa di poco chi-
aro e non definito dietro il fascio di luce, posizionato sul
pavimento. Leffetto insomma molto suggestivo: il
mistero di un luogo quasi ultraterreno si coniuga alla
concretezza di oggetti concreti non visibili ma di certa
presenza. Ma Ginosatis il tratteggio lo usa solo per
realizzare sfondi particolari come questo? Certamente
no. E tale uso costante del tratteggio ci autorizza a con-
siderare questo artista un incisore della vignetta ?
Rispondo negativamente unaltra volta. Ginosatis stato
- forse ancora - un pittore: dalle tavole di Caccia
infernale questo suo passato, questa sua formazione,
emerge in un modo a mio avviso esplicito. Linsieme
delle tecniche grafiche che usa, lo stile ginosatisiano
nella sua globalit, hanno come risultato una "potenza
plastica" impressionante. Non metto - potenza plastica -
in evidenza casualmente: credo che laccostamento di
quei due termini sia il modo migliore per definire la sua
arte, il risultato verso cui tende il suo stile e che compiu-
tamente viene raggiunto nel Ginosatis migliore. Potenza
plastica: la capacit di rendere gli oggetti nello spazio,
di rendere la loro tridimensionalit. A questo serve il
chiaroscuro, lo sfumato, e le altre tecniche pittoriche e
grafiche che si usano dai greci in poi. Per ottenere que-
sto risultato Ginosatis usa tratteggi, puntini e quantal-
tro: elementi grafici, certamente, che non appartengono
ai pittori ma lui, a mio avviso, di fronte alla tavola da
disegnare in bianco e nero, non smette neanche per un
attimo di pensare e ragionare da pittore, da pittore rea-
lista il cui scopo primario la perfetta mimesis, ovvero
il pi alto grado di naturalezza e realisticit delle figure.
Tratteggi, puntini e quantaltro, dicevo prima gi,
perch le tecniche che formano lo stile di Ginosatis non
si fermano ovviamente a questi due soli fattori. Ma
rimango un altro po sul tratteggio, perch il nostro
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artista lo adopera in maniera eclettica e differenziata.
Vediamo cosa succede nei primi piani dei personaggi:
ecco, come esempio, questo magnifico ritratto di Tex,
forse il pi bello di tutte le trecentotrenta tavole.
Vediamo che la parte destra del viso quella in cui ci
sono i maggiori giochi di ombre. Vediamo una striscia
nera, verticale, che lo attraversa quasi per intero fino a
ingrossarsi in corrispondenza della guancia, per poi di-
latarsi totalmente nella parte pi bassa: questi sono i
punti in cui lombra pi fitta, la parte del viso che si
trova maggiormente nelloscurit (a parte la zona sotto il
naso, non a caso campita di un nero piatto) dunque,
qui che Ginosatis concentra la maggior quantit di
tratteggi, in un gioco grafico che si fa fittissimo. E se
quella la parte pi in ombra, le altre parti pi esposte
alla luce - quindi pi chiare - hanno bisogno di un
trattamento diverso: ed cos che il gioco di linee, per
quanto serrato, si fa pi arioso, meno concentrato, e
raggiunge effetti di una delicatezza deliziosa: Ginosatis
non calca la mano sul foglio, anzi, la tiene cos leggera
che certi punti delle singole linee sembrano sparire tra
laltro vediamo come la linea del naso sparisce per via
della luce: gioco luminoso anchesso ben presente in
Civitelli. E ancora: si noti la variet del tratteggio, che,
pur composto per la maggior parte di linee verticali e
orizzontali, non disdegna le diagonali. Tutto ci porta a
un risultato preciso: quella potenza plastica propria del
segno ginosatisiano!
E andiamo oltre il tratteggio, ma rimaniamo sul tema
delle ombre, quellessenziale fatto grafico che rende la
tridimensionalit e la naturalezza delle cose disegnate.
Concentriamo la nostra attenzione sulla vignetta ripro-
dotta in basso, quella con Tex e Laredo che entrano nel
Dead Mans Canyon. Ginosatis ama le ombre, le ombre
nette, precise, le ombre che danno concretezza e volume
alla scena. Nella fattispecie, i neri potenti sulle rocce,
sui cavalli, e sui due uomini rendono questa vignetta (e
tutta la scena di cui parte) un qualcosa di potentemente
realistico e fortemente drammatico! Luso abbondante
della china stato tra gli elementi dello stile del Nostro
che maggiormente ha colpito lattenzione dei lettori
tangto che alcuni hanno anche avuto da ridire su questo.
Un tale modus operandi ci dice alcune cose: la prima
(che forse, tanto per essere cinici, la meno impor-
tante) che Ginosatis ama il suo lavoro, ama disegnare,
e non concepisce una vignetta che sia tirata via, o che
dia unaria seppur vaga di approssimazione Tutto, nelle
sue tavole, frutto di un lavoro certosino, accura-
tissimo, quasi da amanuense medioevale ( e oltre a que-
sto, i dettagli delle sue tavole, nonch il mix di trat-
teggio e puntinato di cui abbiamo parlato pi sopra, lo
dimostrano). La seconda cosa che lartista esagera con
la china buttandone in quantit industriale solo ed esclu-
sivamente quando il caso di esagerare e di buttarne in
quantit industriale! Nella vignetta in cui Cunningham
appare a testa in gi nel fuoco, riprodotta nella pagina
precedente, il cielo bituminato, opprimente, tragico e
Ya
nnisGinosatis
LLee oommbbrree,, nneettttee ee pprreecciissee,, ddaannnnoo vvoolluummee ee ccoonnccrreetteezzzzaa aallllaa sscceennaa..
-
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YannisGinosa
tis
IIll TTiiggeerr ggiinnoossaattiissiiaannoo
ssttaattoo uunnoo ddeeii
mmiigglliioorrii nneeggllii
uullttiimmii aannnnii..
quasi claustrofobico: la scena a cui assistiamo non essa
stessa opprimente e tragica, non disgustosa? E il dise-
gno fumettistico non deve essere il pi aderente pos-
sibile al contenuto della scena che visualizza? Dunque,
almeno a mio avviso, Ginosatis non esagera affatto. Di
sicuro non lo fa in questa particolare storia, drammatica,
tragica, piena di massacri e morti uccisi nei modi pi
disparati, con indiani drogati che sembrano posseduti e
la figura quasi dark dellantagonista Revekti.
Per tornare alla vignetta con Tex e Laredo a cavallo, una
piccola nota a margine: vediamo il modo tipico con cui
Ginosatis rende le zampe in movimento (maniera molto
simile, tra laltro, a quella di Garcia Sejas): le forme so-
no indistinte, sfumate, e questo rende bene leffetto della
polvere - in altre scene con cavalli al galoppo la cosa
pi visibile.
Ricapitoliamo: tratteggio e puntinato, effetti di luce e
largo uso delle ombre. Il tutto unito a una cura certosina
per i dettagli. Il risultato, come detto, quella potenza
plastica che si pone come fine e risultato dello stile di
Yannis Ginosatis. Ritorno per a dire che, dato che
Caccia infernale solo il suo esordio, probabilmente
in futuro questo paragrafo, incentrato sullo stile, dovr
essere ampiamente rimaneggiato - e questa, per quanto
mi riguarda, sarebbe una gran bella cosa!
Conclusione.
Come dicevo, per i miei gusti, un saggio, un libro, o un
articolo che parla di un artista ha il suo momento cul-
minante quando si giunge a parlare dello stile. Lo stile
- la visibilit delle arti visive - il problema che le-
gittima la storia dellarte come campo di ricerca auto-
nomo, scrive Irving Lavin, e io sono daccordo. Per cui
questo articolo finisce qui. A dire il vero ho un solo
rimorso: essere giunto alla fine senza aver aggiunto il
paragrafo che avevo immaginato con questo titolo :Un
Tiger straordinario!. Gi, perch il Tiger disegnato da
Ginosatis davvero meraviglioso, forse il migliore degli
ultimi anni (e guai a Faraci se non lo metter in scena
nella storia che sta scrivendo per il nostro artista!), ed
forse lelemento che pi di tutti pu metterci daccordo
per quellatto di cui parlavo allinizio: lalzare insieme il
calice per brindare al futuro texiano di Yannis Gino-
satis! E come si evince dal gesto della vignetta sotto,
anche il nostro amato navajo, nonostante lespressione
perennemente scontrosa e impenetrabile, pienamente
daccordo!
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N [ ^ i r
Q u i n t o
C l [ s s _ _ _ l _ g [ n z [ !
Nadi
rQuinto,classeeele
ganza!
diYm
Lopera di Nadir Quinto uno sfavillante universo di tavole da cui spiccano im-
magini dai colori caldi e avvolgenti, pennellate morbide e delicate, ricche di sug-
gestioni e di magia.
Nadir Quinto, il cui nome orientaleggiante richiama i capolavori della letteratura fantastica che
amava e che illustr senza mai cadere in incertezze, coneleganza classica e sensibilit tutta italiana, stato uno dei
pi grandi illustratori del novecento.
Con Galep del 17, lui di un anno pi giovane, apparteneva
a una generazione di artisti emergenti e improvvisati che
nellera pioneristica del fumetto, quando le nuvole parlanti
erano presuntuosamente disprezzate dagli intellettuali, illu-
stravano racconti con personaggi e ambientazioni
tra le pi diverse, appoggiandosi artigiani
primancora che maestri sulle doti naturali
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NadirQuinto,
classeeeleganza!
Nadir Quinto nasce a Milano il 26 novembre 1918. Dopo
aver studiato architettura e aver frequentato per due annilAccademia di Belle Arti di Brera, nel 1938 conosce ledi-
tore Mario Conte che gli commissiona i due episodi de
Larciere nero. Lanno succcessivo lavora invece per il
settimanale LAudace di Lotario Vecchi.
La guerra. Nel giugno 1940 il giovane Quinto richiamato
alle armi. Inizialmente di stanza a Bobbio, parte per il fronte
africano ma non lo raggiunge a causa di un naufragio. Nel
settembre 1943 dopo lannuncio della firma dellarmistizio
con gli anglo-americani si d alla macchia e combatte con i
partigiani. Dopo pochi mesi, catturato dalle formazioniarmate della Repubblica di Sal, evita la deportazione solo
grazie alla sua abilit nel ritrarre le fidanzate dei suoi
carcerieri. Sar liberato solo il 25 aprile 1945.
Il periodo postbellico. Negli anni in cui era stato di stanza
a Piacenza lautore aveva conosciuto Luciano Pedrocchi
con il quale aveva collaborato disegnando un episodio di
Volpe apparso nel dicembre 1944 e intitolato La
missione segreta. Finita la guerra, continua a lavorare con
lui e li ritroviamo sulle pagine di Dinamite con Lis-
pettore Burke e le avventure comiche di Tonino e Gel-somina. Nel 1946 scrive e disegna da solo i quattro episodi
de Lultima tigre pubblicati sugli Albi Salgari. Inizia
intanto una lunga collaborazione con leditore Vincenzo
Baggioli, disegnando per lui alcuni liberi e nellottobre del-
lo stesso anno esordisce anche sulle pagine dell'Intrepido
dellEditrice Universo con I ragazzi di Chicago.
Il Corriere dei piccoli. Nel 1947 entra nello staff de Il
corriere dei piccoli e vi rester fino al 1953. Per questa tes-
tata realizza gli episodi de Il labirinto della morte e quin-
di Le avventure di Tom Sawyer, riduzione del romanzo diMark Twain. Collabora nel frattempo anche con Baggioli
che gli pubblica varie illustrazioni per novelle e diversi
racconti: La figlia del peccato, Bill Dakota e Helga
fiore del nord. Nel 1949 realizza Il dominatore della Ma-
lesia e lanno successivo Il segreto dei fachiri, entrambi
ospitati negli "Albi dOro" della Mondadori. Sulle pagine
de Il corriere dei piccoli continua intanto a illustrare di-
verse avventure tra le quali Il volo nellinfinito, Le
quattro stelle, La citt doro, La spada del dolore, La
corte dei miracoli, Riccardo Cuor di Leone, Selim
menestrello di Baghdad, Il protetto del gran diavolo,
Fort Hope resiste ancora, La terra dei pozzi di fuoco e
infine La capanna dello Zio Tom che chiude la sua es-
perienza sul Corrierino. Chiamato nel 1953 dal vicedirettore
La vita e l e opere.
P e t e r P a n
a n d
W e n d y
del loro talento e della loro fantasia in un epoca in cui,
come ricorda lamico e collega Sergio Asteriti, non si
copiava mai, perch negli anni quaranta cera ben poco
o niente da copiare.
Con lindiscussa modernit della loro arte, anche se i
percorsi che seguirono furono diversissimi Galep an-
dando incontro a una straordinaria notoriet con lico-
na nazionalpopolare Tex e Quinto incantando invecegenerazioni di adolescenti anglosassoni con le mira-
bolanti riduzioni dei capolavori della letteratura fan-
tastica (ricordiamo per esempio Robin Hood, "Cin-
derella" o il Peter Pan & Wendy) hanno accompa-
gnato il fumetto nella sua crescita fino ai nostri giorni.
Dopo la lunga parentesi sul "Corriere dei piccoli, les-
perienza professionale di Quinto maturava cos so-
prattutto allestero, sono gli anni cinquanta e sessanta,
con linglese Fleetway che annoverava allora tra i suoi
collaboratori altri prestigiosi artisti italiani come Ug-
geri, Giolitti o DAntonio. Quando alcuni problemi di
salute lo portano a cessare questa collaborazione, lui co-
s schivo e riservato, che non fatichiamo ad immaginare
ai margini delle mode, nei primi anni settanta deve pe-
nare un po per farsi riconoscere in Italia. Lavorer poi
a lungo e fino alla sua morte per Il Giornalino. Non
bisogna credere per che la sua bravura fosse sfuggita
allocchio sempre attento di Sergio Bonelli, appas-
sionato scrutatore di talentuosi virtuosi del pennello.
Ma bisogna aspettare, come per Alberto Giolitti, la fine
della sua carriera per vederlo impegnato, dopo quello
che crediamo un lunghissimo corteggiamento, sulle
tavole di un Texone intitolato I lupi del Colorado,
scritto per lui da Claudio Nizzi, con il quale aveva gi
collaborato in pi occasioni sulle pagine del settimanale
cattolico. La S.B.E. non pubblicher per il frutto di
quelli che furono due anni travagliati di lavoro, in-
terrotto dalla morte dellartista nel marzo del 1994.
Mancano delle tavole e diverse necessitano verosimil-
mente di qualche revisione. Il Texone di Quinto non
pu purtroppo arricchire la prestigiosa collana divulgata
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NadirQuinto,clas
seeeleganza! Dino Buzzati, inizia a collaborare alla Domenica del Cor-
riere", illustrando le rubriche I fatti della settimana e
Sette giorni nel mondo, e la riduzione del romanzo "Elai-
ne di Franay. Collabora nel frattempo anche con la Monda-
dori illustrando a colori delle novelle per Bolero film, la-
vora quindi per Grandi firme e infine nel 1956 per le
"Strenne" illustra il volume Piccolo alpino.
Il mercato inglese. Dal 1954 disegna anche per il RegnoUnito attraverso lagenzia di Pietro e Rinaldo DAmi. Tra le
varie storie pubblicate tra il 1956 e il 1959 ricordiamo
Robin Hood, The story of Cinderella, Pauline and her
pets e Peter Pan and Wendy. Dopo una breve interru-
zione dovuta alla rottura tra i DAmi, durante la quale pu
disegnare le figurine dellalbum Vita di Garibaldi delle
Ed. Lampo, il volume Cin Fu principe del bamb e La
storia pi bella per la Peruzzo, nonch Il re dei mari
riduzione dellomonimo film per Baggioli, lautore pu ri-
prendere la collaborazione con le testate inglesi. Pinoc-
chio, Tales of the princess Marigold, The wonderful
adventures of baron Munchausen. Bobo, Tales from
many lands, Heidi e Wilhelm Tell sono alcuni dei ti-
toli che si succedono tra il 1964 e il 1969.
LEdiperiodici. Conclusa lesperienza inglese, nei primi
anni settanta Quinto collabora con la Cenisio che gli pub-
blica Il racconto di natale e La leggenda del Maya. Nel
1972 lavora quindi con la Ediperiodici, colorando alcuni
albi di Oltretomba Colore e la serie western Mortimer
scritta da Pedrazzi e disegnata da De La Fuente. Nel 1975
segue un albo per Terror. Lo stesso anno, su testi di
Silverio Pisu, disegna Tom Boy per il Corriere dei
ragazzi e lesperienza prosegue anche lanno successivo,
quando inizia a lavorare su Swea, testi di D'Argenzio.
Il Giornalino. Dal 1977 lo ritroviamo tra i nomi de Il
Giornalino con Igor e I delfini ( questultimo su testi
della figlia Diana ). Riprende quindi la serie western Larry
Yuma di Nizzi, disegnandone ventitre episodi. Lesperien-
za con il settimanale cattolico prosegue anche nei primi '80,
quando si susseguono numerosi liberi tra i quali Il mago di
Oz su testi della figlia Diana, Jacopo del mare sceneg-
giato da Mino Milani e Piccole donne, testi di Claudio
Nizzi. Nella seconda met degli anni ottanta la produzione
continua ininterrottamente con altri liberi come Le mille e
una storia che illustra fino al 1988 oppure lautocon-
clusivo Detective per un giorno. Nel 1990 inizia gli
episodi di Bimbasu testi di Lidia Cannatella.
La SBE. Contattato dalleditore Sergio Bonelli, accetta di
illustrare una storia per Tex che comincia nel 1992, con-
tinuando a produrre storie libere per il "Il Giornalino, fino
alla sua morte avvenuta a Milano il 15 marzo 1994. Lascia
incompiuti sia I lupi del Colorado, sia la serie Issing del
fiume destinata al settimanale cattolico.
dalla casa editrice milanese. Dopo alcuni mesi la sua sto-
ria infatti affidata a Fusco e infine pubblicata sulla serie
regolare mensile nei numeri 428 e 429, nellestate 1996.
Prima di lasciar spazio a una breve intervista con la figlia
Diana che ha risposto gentilmente alle nostre domande,
diamo una sommaria descrizione delle poche tavole del
Texone che abbiamo potuto vedere in anteprima. Il Tex di
Quinto, asciutto e longilineo, mediato indubbiamentedalla tradizione galleppiniana. Quinto come Magnus guar-
da direttamente al creatore grafico del personaggio, di cui
ha una profonda stima. Il suo Tex conserva per nel volto
una profonda originalit, non un caso dunque se stato
accostato a quello atipico di Giolitti. Come il protagonista,
anche il pard Kit Carson appare leggermente invecchiato.
Una peculiarit quintiana? Le frange del vestito del vec-
chio cammello, che l'artista disegna allungate. La stessa
cosa si nota anche in Tiger, che nei tratti somatici quello
che maggiormente ricorda il personaggio di Galleppini.
Il saggista Gianni Brunoro parla della solida costruzione
della figura, basata su una profonda conoscenza dellana-
tomia umana e animale, oltre che del paesaggio, che pu
essere applicata senza remore anche a queste tavole, che
stupiscono per le capacit scenografiche del disegnatore,
elegante nella composizione del paesaggio boschivo come
nella gestione delle luci e delle ombre. Il tratto preciso e
calibrato nella gestualit e nelle espressioni del viso dei
personaggi, che riesce a rendere figure viventi.
Intervista a Diana Quinto
Siamo nei primi anni novanta, suo padre diventa un
disegnatore di Tex. Pu raccontarci come avvenne l'in-
contro tra due giganti del fumetto italiano?
Per rispondere dobbiamo risalire a parecchi anni prima,
quando mio padre, in seguito a problemi di salute fu
costretto ad abbandonare i suoi rapporti professionali con
lInghilterra e ricominci a lavorare per case editrici
Italiane. I primi tempi furono molto duri ma ben presto
riusc a farsi conoscere di nuovo e inizi a collaborare
prima con lEditrice Cenisio e poi col Corriere dei
Ragazzi. Proprio in uno di quegli anni siamo nella
seconda met degli anni 70 ci recammo alla Fiera del
Libro di Bologna e incontrammo Sergio Bonelli. Lin-
contro fu molto cordiale e caloroso soprattutto da parte
del grande editore che, stringendogli la mano gli dis-
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NadirQuinto,
classeeeleganza!
se: Ah, Quinto, il fior che mai non colsi!. Racconto
questo perch credo che il corteggiamento di Bonelli sia
durato parecchio e forse negli anni novanta, proprio per
non avere il rimpianto di non avere mai disegnato Tex,
mio padre decise di accettare la proposta di Bonelli.
Quanti anni aveva allora?
Mio padre aveva circa settanta anni e lavorava ancora
molto, anche se la salute cominciava a dargli dei seri
problemi. Daltra parte metteva nel lavoro molta pas-
sione e col lavoro riusciva ad appagare la sua curiosit e
la sua sete davventure. Senza di queste non avrebbe
potuto vivere e quindi non poteva vivere senza lavoro.
Suo padre era un lettore di Tex. Ricorda per caso il
titolo di qualche storia che maggiormente l'aveva
appassionato?
Sicuramente amava Tex e lo leggeva ma non saprei dire
se ci sia stata per lui qualche storia prediletta.
Cosa signific per lui il passaggio a una produzione
seriale, ma anche cos popolare?
Come dicevo prima credo che mio padre avesse ac-
cettato la proposta di Bonelli per non avere il rimpianto
di non averlo mai fatto. Era consapevole dellimportan-
za di Tex nel mondo del fumetto, di quale pubblico
esteso ed esigente avesse, e credo che fosse orgoglioso
di poterlo disegnare in una fase della sua vita in cui
vedeva avvicinarsi il momento di mettere un po a ri-
poso matite e pennelli.
Che tipo di approccio vi fu con il personaggio?
Sicuramente si avvicin al personaggio, come sempre
faceva, studiandolo e facendo ricerche in merito ai co-
stumi e ai paesaggi. Era molto meticoloso nella pre-
parazione delle storie, anzi questa fase di ricerca e di
preparazione era quella che forse pi gli piaceva, e
spesso me ne metteva a parte facendomi vedere bozzetti
e studi e spiegandoli nei dettagli. Daltra parte mio padre
cominci a disegnare cavalli e cavalieri nel 1938 con il
racconto Larciere nero, prosegu poi, nella sua vita
artistica, a costruire i personaggi delle bellissime e spes-
so esotiche tavole degli anni cinquanta per il Corriere
dei Piccoli e, negli anni settanta cre "Tom Boy", lex
schiavo nero degli stati del sud che, spesso a cavallo,
combatte al fianco dei confratelli per labolizione della
schiavit e "Swea", la principessa della trib indiana,
bionda e, appunto, abilissima amazzone. Per non parlare
di "Jacopo del Mare" e dellultima storia, disegnata
parallelamente a I lupi del Colorado, che ha per
protagonista un cavaliere senza macchia e senza paura:
"Issing del Fiume". Mio padre amava tutti gli animali,
ma soprattutto i cani e i cavalli e a questi ultimi ha
dedicato studi e analisi proprio per migliorarne di con-
tinuo la rappresentazione grafica.
Il personaggio di Tex estremamente difficile da
caratterizzare, basta sbagliare anche un singolo
dettaglio per renderlo quasi irriconoscibile. Suo pa-
dre ebbe qualche difficolt nell'affrontare le prime
tavole?
Certamente non lo preoccupava disegnare Tex e il
contesto in cui Tex si muoveva, piuttosto io credo che la
sua preoccupazione principale fosse non deludere i suoi
numerosissimi fans e, proprio per questo, resistere alla
tentazione, sicuramente molto forte in lui, di sbrigliare
la sua fantasia.
A quale Tex cerc graficamente di ispirarsi?
Amava molto il tratto di Galep e credo sia andato a
rivedere i Tex che portavano la firma di questo
eccezionale disegnatore per capire come realizzare le
190 tavole de I Lupi
Se osserviamo le sue tavole ci sorprende soprattutto
la cura per i fondali, con la natura che offre uno
squisito contrasto con i personaggi che figurano nelle
vignette.
Mio padre amava molto larchitettura e il paesaggio. La
cura per i fondali sempre stata una caratteristica dei
lavori di mio padre, la sua sempre una scenografia
ricca, dove gli sfondi lasciano intravedere citt, archi-
tetture di interni, una natura rigogliosa e comunque
molto viva nei suoi passaggi stagionali, sotto la neve o
sotto il sole rovente.
L' ambientazione montana de "I lupi del Colorado"
era gradita a suo padre ?
Per i motivi che ho descritto sicuramente l'ambien-
tazione gli era congeniale, e sicuramente desiderava
molto disegnare Tex e disegnarlo con la passione e len-
tusiasmo che hanno contraddistinto tutte le sue opere,
credo per che la malattia e quellentrare e uscire dagli
ospedali in alcuni momenti abbiano reso il lavoro che
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NadirQuinto,clas
seeeleganza! amava tanto una grandissima fatica.
Suo padre realizz la storia completamente da solo?
Abitualmente mio padre non si avvaleva di alcuna
collaborazione, ma alcune volte, per alcune serie, il suo
studio e quello di mia madre si trasformavano in un ori-
ginale laboratorio: io scrivevo i soggetti e le sceneg-giature, lui disegnava la storia, mia madre faceva il
lettering e mia sorella colorava le pellicole. Come
potrete immaginare erano momenti di vivaci scambi, di
qualche discussione ma anche di tanta allegra
soddisfazione.
Quali furono i tempi di lavorazione della storia?
Non ne ho la certezza ma credo che gli ci vollero circa
due anni.
Quante tavole mensili riusciva a produrre media-
mente suo padre?
Nel pieno della sua attivit mio padre riusciva a
disegnare una tavola al giorno, negli ultimi anni la sua
produttivit fu discontinua e sicuramente non riusc pi
a raggiungere il record di una tavola al giorno.
Sa se riusc a finire la storia?
Non so se la storia finita. Dalle illustrazioni delle
ultime tavole credo di s, ma non avendo la sce-
neggiatura, non posso esserne completamente sicura.
Sa dirci se I lupi del Colorado fu pensata per la
serie dei Texoni ?
S, "I Lupi del Colorado" avrebbe fatto parte della serie
dei Texoni.
Da lettori lavremmo visto volentieri alla prova su
quelle tavole giganti. Lo stile stato molto ap-
prezzato sul nostro forum.
Sono felice di sapere che il suo lavoro, lultimo, sia
apprezzato dai lettori del vostro forum, che sicuramente
sono competenti.
Veniamo al 1994. La storia inspiegabilmente non
viene pubblicata e Bonelli di l a poco la fa ridise-
gnare a Fusco. Si possono raccontare le ragioni di
questa scelta?
Le ragioni della scelta sono oscure anche per noi
familiari, per tutti i suoi amici disegnatori e illustratori e
per molti suoi ammiratori dopo la sua morte per un po
di tempo abbiamo atteso la pubblicazione del Texone,
poi un caro amico disegnatore, Sergio Asteriti, si in-
formato e ci ha riferito che la Casa editrice aveva
trovato nelle tavole alcune lacune ed errori e aveva
deciso di non pubblicarle. Inutile dire che ci rima-
nemmo molto male: forse il lavoro aveva risentito delle
sue condizioni di salute, ma ritenevamo che pubblicare
I lupi del Colorado avrebbe significato un doppio
omaggio, uno del mondo del fumetto a mio padre e lal-
tro di mio padre al mondo del fumetto, attraverso un
personaggio cos amato e famoso.
Si, non possiamo che essere d'accordo con queste
ultime parole. A distanza di pi di quindici anni, non
c secondo lei la possibilit di veder lultima storia
di Quinto pubblicata magari in un volume speciale?
Vorrei davvero che esistesse questa possibilit e met-
tiamo a disposizione tutta la nostra collaborazione. Cre-
do che la pubblicazione de I Lupi del Colorado po-
trebbe far felici non solo tutti gli amici di Tex e noi -
parenti ed amici - ma anche Nadir, che ci guarda dai
Pascoli del Cielo.
S B E e f a m i g l i a Q u i n t o
L a t a v o l a 6 8 d a l s i t o u f f i c i a l e w w w . n a d i r q u i n t o . i t
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22/892 1
NadirQuinto,
classeeeleganza!
S B E , f a m i g l i a Q u i n t o , T e x W i l l e r M a g a z i n e
L a t a v o l a n 9 9 , i n e d i t a
L a t a v o l a n 1 5 7 , i n e d i t a
La tavola 99 mostra un segno pulito, netto, pre-
ciso un segno che sa mediare tra il dettaglio
scenico e la scorrevolezza di lettura: nessun or-pello, nessuna ricerca decorativa fine a se stes-
sa.
I disegni, pur mancando del supporto dei dia-
loghi, riescono a raccontare la scena in modo
chiaro.
Cristallina la maestria di Quinto nel dosare le
ombre: si vedano quelle nella terza vignetta, o
lalbero in primo piano nella quarta un segno
elegante e fluido, piacevole allocchio, in lineacon la miglior tradizione del disegno fumetti-
stico italiano.
Solo lultima vignetta, a dire il vero, non con-
vince del tutto: il corpo di Tex sembra un po
goffo e grassoccio, quello di Tiger troppo smil-
zo.
Siamo comunque di fronte a unottima tavola:
abbiamo cambi di inquadrature costanti, che
mettono in risalto, dati i campi lunghi, la bel-
lezza del paesaggio.
Nella tavola 157, molto bella la prima vignetta:
in particolare pi che apprezzabile luomo in
primo piano, dallespressione del volto molto
eloquente grande espressivit anche nel perso-
naggio colpito nella terza vignetta: sembra pi
stupito che dolorante, sorpreso per il colpo ri-
cevuto (si nota lo sconfinamento del cavallo fu-
ori dal bordo della vignetta - indizio di moder-
nit compositiva nella creazione della tavola).
Significativa la totale assenza di sfondo nelle
due vignette centrali: le azioni dei personaggi
sono protagoniste.
Abbiamo un Tex espressivo (evidente tutta la
concentrazione nello sparare), robusto e ben pia-
ntato come nella miglior tradizione del perso-
naggio.
Buona la resa del dinamismo e del movimento
evidente in entrambe le tavole, specie nellaseconda.
E grande il rimpianto di non poter vedere il re-
sto!
La parola dell'esperto: Paco Ordonez
-
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T _ x
_ l _ f i g u r _ ^ _ l l ' [ l t _ r i t [ '
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Tex
e
le
figure
dellalterit
in
Patagon
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diJack65
Indice
Introduzione . . . pag. 23
Parte prima - Identit di una missione
Capitolo 1 - La missione impossibile del maggiore Mendoza . . . pag. 23Capitolo 2 - La missione ambigua del capitano Willer . . . pag. 26
Parte seconda - Identit come missione
Capitolo 1 Attribuzioni identitarie . . . pag. 34
Capitolo 2 Razzismo . . . pag. 40
Parte terza - Tex e il gioco delle identit
Capitolo 1 Quale identit per Tex? . . . pag. 43
Capitolo 2 Tex e le relazioni identitarie in Patagonia . . . pag. 48
Epilogo. . . pag. 52
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Tex
e
le
figure
dell'alterit
in
"Patag
onia"
Introduzione
Nel bellissimo libro La conquista dellAmerica, lo studioso Tzvedan Todorov analizza limpatto della coloniz-
zazione spagnola del Messico dal punto di vista dellincontro con laltro: identit, alterit, differenza, uguaglian-
za, disuguaglianza, superiorit, inferiorit, sono alcune delle categorie esaminate dallautore.
Le distinzioni avvengono in base a tre assi portanti, tre piani attorno ai quali ruota il problema dellalterit:
- piano epistemologico, che riguarda la conoscenza dellidentit dellaltro, con una scala pressoch
infinita che va da un grado minimo a gradi sempre pi elevati senza mai esaurirla del tutto
- piano assiologico, che riguarda giudizi di valore espressi nei confronti dellaltro ( buono cattivo,
mio pari mio inferiore, eccetera)
- piano prasseologico, che riguarda lavvicinamento o lallontanamento nei confronti dellaltro, che
va dalla sottomissione allaltro (identificazione completa con i suoi valori e la sua cultura) alla sotto-
missione dellaltro (assimilazione, ossia negazione della sua identit e imposizione della propria), con
tutta una serie di stadi intermedi.
Questo scritto vuol essere un tentativo di applicazione della problematica dellalterit al fumetto Tex Willer, e in
particolare a una storia, Patagonia, apparsa nel giugno 2009 come albo gigante n.23.
Perch proprio Patagonia? Perch a mio avviso questa storia funge benissimo come specchio da cui vedere