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  • 7/27/2019 Tex Willer Magazine 4

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    TEX WILLERMAGAZINESEMESTRALE DEL FORUM DI TEX - ANNO TERZO, N 4 - APRILE 2011

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    C a r i a m i c i ,

    l a p u b b l i c a z i o n e d i q u e s t o q u a r t o n u m e r o d e l T e x W i l l e r M a g a z i n e r a p p r e s e n t a p e r n o i u n r i -

    s u l t a t o i m p o r t a n t e : l a f f e r m a z i o n e c h e q u e s t o p r o g e t t o n a t o i n t e m p i r e l a t i v a m e n t e r e c e n t i b e n

    v i v o e c o n c r e t o , e s i s a p u t o c o n q u i s t a r e , g r a z i e a l l a p a s s i o n e e a l l a c o m p e t e n z a d e i r e d a t t o r i c h e

    s i s o n o s u c c e d u t i , i l s u o s p a z i o d e f i n i t o n e l m o n d o d e l l a c r i t i c a t e x i a n a .

    Q u e l l o c h e v i a c c i n g e t e a l e g g e r e u n n u m e r o s i c u r a m e n t e p i l e g g e r o d a u n p u n t o d i v i s t a

    q u a n t i t a t i v o ; m a l a q u a l i t , p o s s i a m o d i r l o c o n c e r t e z z a , c e s i s e n t e ! S o n o t a n t e , i n f a t t i , l e

    p r i m i z i e c h e i n g o l o s i r a n n o i l t e x i a n o v e r a c e .

    I n p r i m i s l e d u e s u c c o s e i n t e r v i s t e a M a u r o B o s e l l i e a R o s s a n o R o s s i - l a p r i m a r e a l i z z a t a d a l

    n o s t r o V i r g i n , c h e n o n h a e s i t a t o a s o t t o p o r r e l o s c e n e g g i a t o r e a u n v e r o e p r o p r i o t e r z o g r a d o !

    D a n o n p e r d e r e a n c h e i d u e e s a u r i e n t i a r t i c o l i s u l l e d i v e r s e e d i z i o n i d i T e x e s u i s o g g e t t i c h e n e l

    c o r s o d e g l i u l t i m i a n n i s o n o s t a t i p r o p o s t i d a l d i s e g n a t o r e F a b i o C i v i t e l l i e c h e s o n o d i v e n t a t i

    d e l l e b e l l e s t o r i e d i T e x .

    U n ' a m p i a p a n o r a m i c a d e d i c a t a a g l i a l b i d e l l a s e r i e r e g o l a r e e a g l i s p e c i a l i c h e c i h a n n o

    a c c o m p a g n a t o n e g l i u l t i m i s e i m e s i - u n a r t i c o l o c o m e a l s o l i t o a n t i c o n f o r m i s t i c o c h e f a r s i -

    c u r a m e n t e d i s c u t e r e

    D i r e t t a m e n t e d a l l o n t a n o P o r t o g a l l o , i n v e c e , p r o v e n g o n o l e u l t i m e n o v i t t e x i a n e i n c a s a V o l k s -

    w a g e n - l a f i r m a , o v v i a m e n t e , d i Z e c a !

    B u o n a l e t t u r a , i n f i n e , c o n u n b r e v e s a g g i o f o c a l i z z a t o s u i d i s e g n i d i G a l e p p e r l a b r e v e s t o r i a G l i

    s t e r m i n a t o r i .

    P a c o O r d o n e z

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    SETTIMAN ALE A STRISCIA (973 numeri). Lav-

    ventura editoriale di Tex a striscia inizia il 30 settem-

    bre del 1948 con lalbetto a striscia: Il Totem miste-

    rioso. Termina con la striscia n. 19 della serie Rodeo

    del 5 giugno 1967. La periodicit settimanale non

    mantenuta tra il n 15 e il n 16 della I serie

    RACCOLTIN A PRIMA SERIE o 1/7 (7 numeri).

    I ristampa delle avventure di Tex - novembre 1949 /maggio 1950 periodicit mensile - con pubblicazione

    di 7 volumetti di raccolta a striscia denominati 1/7

    ma classificabili tecnicamente come Raccoltina Pri-

    ma Serie.

    RACCOLTIN A SECON DA SERIE o SERIE BI-

    AN CA (132 numeri). II ristampa sulla stregua delle

    Raccoltina Prima Serie ne prosegue le avventure,

    datata novembre / dicembre 1950, 132 numeri clas-

    sificabili in Raccoltina Seconda Serie o Serie Bianca.

    Periodicit bimestrale poi mista. Cessa le pubblica-

    zioni nel novembre 1966.

    TEX ALBO DORO (205 numeri). III ristampa,

    fomato tipo albo doro Mondadori ed infatti viene

    denominato Tex Albo dOro. Datato, nel suo primo

    numero, 1 giugno 1952 con periodicit quindicinale.

    Lultimo numero del novembre 1960

    PRIMA SERIE GIGAN TE o 1/29 (29 numeri).

    IV ristampa, fatta sui resi dellAlbo dOro, il primo

    volume gigante. La periodicit variabile ma all'ini-

    zio probabilmente trimestrale, da giugno / novembre

    1954 ai primi mesi del 1961

    RACCOLTIN A TERZA SERIE o SERIE ROSSA

    (194 numeri). V ristampa, periodicit mensile da

    gennaio / febbraio 1956 sino al marzo 1972. 194

    numeri in totale. Esiste una ristampa 1/33 de-

    nominata Raccoltina non retinata

    SECON DA SERIE GIGAN TE (serie attuale). VI

    ristampa, novembre 1958 ad oggi, cui seguono

    varianti basate sulledizione non censurata (). Dal n

    95 (settembre1968) propone le avventure inedite.

    SERIE GIGAN TE 2926 ( 1/27? numeri). VII ri-

    stampa, la serie gigante spillata con aut. 2926.

    SERIE TRE STELLE (ristampa ufficiale attuale)

    VIII ristampa, la serie Tre Stelle che inizia lepubblicazioni dal Marzo 1964.

    COLLAN A SIMILSPILLATA (30/40 numeri). IX

    ristampa, la collana Similspillata databile marzo

    1965. Le date poste allinterno degli albi non sono

    indicative per i riferimenti cronologici. Parte dal n.15

    (esiste un 14 rarissimo) e si ferma al n. 53 ().

    LIRE 200 edicola nella lente. X RISTAMPA, la

    serie da lire 200 a partire dal dicembre del 1965 conin quarta di copertina la piccola edicola nella lente.

    Stampe a volte rifilate in alcune numerazioni specie

    in quelle 27/53 e 70/95.

    non possibile catalogare tutte le varianti

    censurate spillate in quanto differiscono una dallaltra

    anche solo per minimi particolari: inserti pubblicitari,

    presenza o meno dello strillo 100 pagine!, diciture

    e censure stesse

    () forse la prima collana stampata appositamente

    per un vero e proprio servizio arretrati. Questa serie

    non usc mensilmente nelle edicole ma fu distribuita

    nelle stesse in blocchi per accontentare le continue

    richiesta dei lettori.

    Tex Serie a striscia (1948)

    Prima serie (1) 30.9.1948

    TEXCOLLEZIONARE

    Tutto sulle edizioni dal 1948 ad oggi

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    La raccoltina 1/7 fu immessa sul mercato con unaprogrammazione ben precisa e, pur trattandosi di unaristampa, presentava una certa cura nella parte gra-fica, vedi le copertine di Galep eseguite dall autore in

    maniera pittorica.Oggi molti indicano questa breve serie come un pro-dotto nato nel solo tentativo di smaltire le rese dellestrisce: un prodotto sufficientemente serio, invece,solo un po caro per l epoca. Secondo il mio parere laAUDACE speriment con curiosit quest albetto.La Serie 1/7 non poteva sfuggire al suo destino: larapida periodicit, port lultimo numero talmente aridosso degli inediti che l'editore dovette interrom-perne le pubblicazioni. Lultimo numero riporta unadicitura nella terza di copertina che recita: Potreteleggere il seguito di questa avvincentissima avven-

    tura nellottavo volumetto che vi presenteremo fra

    qualche settimana dal titolo LIN FERN ALE BAT-

    TAGLIA.E l ottavo volumetto della I serie che usc circa seimesi pi tardi (novembre 1950) con indicazione bi-mestrale, altri non che il numero uno della racc.della II Serie.La nuova periodicit bimestrale rese possibile tenerea distanza le raccoltine dagli inediti. Una distanza chenon avrebbe costretto la casa editrice AUDACE adaltre sconvenienti interruzioni.

    Il numero 1 della Racc. II Serie usc in periodicitbimestrale nel novembre / dicembre 1950 autoriz-zazione n 478 con indicazione NUOVA SERIE incostina.

    La II Serie composta da 132 albetti con peculiaritdel tutto simili agli 1/7 quasi del tutto priva delledate di uscita. stata pubblicata nellarco di 16 anni(un record invidiabile).Pur sapendo della forbice nella quale furono editati i132 volumetti, risulta impossibile calcolarne la perio-dicit in quanto, se volessimo considerarli tutti bi-mestrali, come suggeriscono i primi numeri, arri-veremmo a 264 mesi. Ben pi di 16 anni, quindi!Si possono fare, come al solito, solo delle suppo-sizioni... la sola certezza che la periodicit dei volu-metti vari in corso di pubblicazione. Probabilmenteprima bimestrale poi, man mano, mensile.

    Tex raccoltina 1/7 (1949)

    Il Fuorilegge (1) senza data

    Tex raccoltina bianca (1950)

    LInfernale Battaglia (1) Novembre 1950

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    I volumetti dellAlbo dOro sono impreziositi dalle

    magnifiche copertine di Galep. Si parte da una car-

    rellata di avventurose cover delle prime due Serie

    che rimarranno negli annali della storia del fumetto

    italiana come tra le pi belle cose mai realizzate. Per

    chi non dovesse aver le possibilit economiche di ac-

    quistare questi magnifici fascicoli consiglio le ristam-

    pe anastatiche delleditore Piacentini che si possono

    prendere con un paio di centinaia di euro o poco pi

    (chiaramente parliamo delle prime due serie).

    La serie 1/29 pubblicata a partire dalla met del

    1954, sul primo numero troviamo infatti la pubblicit

    di un altro personaggio di casa Audace, Il Sergente

    York, le cui pubblicazioni iniziarono nellaprile 54.

    Si tratta di una collana proposta in formato gigante e

    in una tiratura limitata generata con i resi dellAlbo

    dOro. Si parla anche di una distribuzione che avven-

    ne nella sola Milano e non sappiamo se questa sia

    una leggenda metropolitana o se ne abbia parlato lo

    stesso Bonelli, fatto sta che gli albi di questa serie

    sono in alcuni casi rarissimi (vedi i nn. 13, 17, 18 e

    19). Il primo numero, La Tragica N otte, ristampa

    le avventure di Tex a partire dallepisodio omonimo

    facente parte della Prima Serie a striscia (n. 58) e

    raccoglie i fascicoli dal 20 al 26 dellAlbo dOro

    Prima Serie.

    Tex Albo dOro (1952)

    N umero 1 Prima serie 1.6.1952

    Tex prima serie 1/29 (1954)

    N . 1 La Tragica N otte Aprile / Giugno 195

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    Il formato per i primi 25 numeri 23,4x16,7, mentreper gli ultimi quattro numeriri 19,8x14,5.La serie 1/29 o I serie gigante di Tex composta da29 volumetti ognuno dei quali, ricopertinato all oc-correnza con una inedita illustrazione. Il primo nu-mero fu proposto tra laprile e il giugno del 1954quando la striscia settimanale navigava tra la Serie

    Rossa e la Serie Azzurra e l Albo dOro tra la Primae la Seconda Serie. Immesso sul mercato forse senzaalcuna pretesa, questo formato verticale rappresentaoggi il prototipo degli albi giganti che solo in seguitoriscuoteranno tanto successo. Cos mentre l AlbodOro fu sicuramente il frutto di una preciso pianodellAudace, la serie 1/29 sfugg un po a questaprogrammazione poich lintento dell editore dovetteessere probabilmente quello di smaltire le giacenze dimagazzino, ma anche quello di sperimentare un albo

    ricco (ma anche un po costoso, 150 lire) sul merca-to.L arco temporale nel quale si muove la I Serie Gi-gante di circa 80/90 mesi possiamo quindi dedurre,con un semplice calcolo, che fu portata a compimen-to con albi a periodicit trimestrale tra il 1954 e il1961.

    La raccoltina II Serie o Serie Rossa inizia le suepubblicazioni probabilmente nel gennaio del 1956 dalmomento che nella gerenze indicata come supple-mento alla serie Topazio dell8.1.1956.La sua serie completa composta da 194 numeri, ilcui ultimo dellaprile 1972 e porta il titolo La

    Banda di Calver City. una delle serie pi collezio-

    nate dagli appassionati di Aquila della Notte data lasua facile reperibilit. Ha una sua replica nei numeri1/33, le cosiddette Raccoltine non retinate, che sidifferenziano dalle 1/194 per una serie di par-ticolari estetici che non sono solo legati alla retina-tura o alle pubblicit in 4 di copertina, ma soprattuttoad una struttura fisica degli albetti ben riconoscibile

    anche dallappassionato meno esperto.Le copertine di questa serie furono realizzate in partein redazione con montaggio di vecchi disegni. Altrefurono realizzate appositamente da Galep: moltosuggestiva quella del numero proposto in questapagina sotto a sinistra, che il parziale rifacimentodella cover dell'Albo dOro numero 1, Prima Serie.

    La seconda serie gigante di Tex, al contrario dellaprima, non nasce per smaltire resi di magazzino. probabile che Sergio Bonelli nel 1958 abbia percepitolesigenza di un albo pi corposo e ricco.Luscita nelle edicole del primo numero della IISerie Gigante collocabile negli ultimi mesi del 58quando la I Serie Gigante era attorno al suo n. 22.Con la pubblicazione di questo nuovo formato gi-gante evidentemente vennero meno le altre pubblica-zioni, di l a poco cesseranno infatti quelle dell albodoro e della I Serie Gigante.

    Tex raccoltina rossa (1956)

    N . 1 Il Totem Misterioso Gennaio 1956

    Tex II Serie Gigante (1958)

    N . 1 La Mano Rossa Ottobre 1958

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    I FORMATI DI TEX

    ___________________________________________

    Formati primari

    a) strisce settimanalib) albo doro

    c) raccoltina III serie (materiale datato)

    Ristampe a raccolta

    a) raccoltina 1/7b) raccoltina bianca 1/132c) I serie gigante 1/29d) II serie gigante (materiale parzialmente datato onon datato)

    L editore fa ruotare attorno ai formati primari leristampe a raccolta. Ad esempio lalbo della 1/29veniva editato ad una certa distanza dagli stessi AlbidOro dei quali ne era la ristampa, distanza quan-tificabile in non meno di 5/7 mesi. Anche le rac-coltine della Serie Bianca furono stampate a debitadistanza dalle strisce. Quindi non un caso che laserie bianca, la 1/29 e la II serie gigante non ripor-tino date di pubblicazione nella maggior parte deicasi. Come detto, quest'ultima cominci ad essere

    editata nellOttobre 58 dall Audace e dal Gennaio /Febbraio 1960 dallAraldo. La casa editrice ristampa grande richiesta molti dei numeri di questa serie,arrivando a replicare moltissime volte uno stesso al-bo. Possiamo contare ad oggi una quindicina di ver-sioni del solo n. 1 sia in edizione spillata che in bros-sura.

    La periodicit bimestrale.

    A completezza della scheda cronologica possiamoaggiungere che se la periodicit di pubblicazione erateoricamente bimestrale, dal 23 numero (giugno 62)a ritroso arriviamo a calcolare la data del n. 1(presupponendo per un buco editorile di 3 o 4mesi tra il nn. 6 e 7, causa passaggio da Audace adAraldo).Non meravigliatevi se nelle edizioni spillate, stam-pate da Araldo, trovate nelle gerenze la scritta Audacepoich le stampe censurate in prima edizione (quellecon strillo 100 pagine) furono assemblate con lestesse copertine delle stampe non censurate.Da notare che i primi sei numeri giganti presentano

    dei bollini del prezzo molto artigianali. Dal n. 7 deinon censurati (gennaio/febbraio 60) gli albi esconocon quello che sar il mitico bollino da L.200 cheaccompagner il lettore fino al numero 116, conlunica eccezione del 12 che presenta un cerchiettopi grande. Altra particolarit possono essere ilbollino giallo del 14 ecc. Anche albi censurati usciti

    in Araldo non riportano il bollino Araldo ma quelloAudace, tant che la copia del n. 3 censurata primaelencata non aggiornata graficamente nel bollino. evidente che essa fu confezionata si con fascicolicensurati ma con copertine che mantennero lo stessoclich di stampa dei non censurati. Forse, e azzardo,furono parzialmente utilizzate copertine di resa dellaversione non censurata miste a nuove fresche distampa ma con identiche caratteristiche.

    Autorizzazione 5926.

    Salta agli occhi di questa autorizzazione la sequenzadei tre numeri finali uguale a quella della 2926. Ilprotocollo di registrazione dell aut. 5926 datato 2maggio 1962. Il protocollo di registrazione dell aut.2926 datato 2 maggio 1962. Se ci fu un cambio diautorizzazione ci dovette essere anche un altra datadi protocollo ministeriale. E sicuramente un disguidoburocratico! Una comunicazione errata dall ufficio

    competente all editore o un semplice errore di tra-scrizione. Qualcosa successe perch 5 avrebbe do-vuto essere un 2. Di solito i numeri di protocollo van-no in crescendo: in questo caso si decresce da 5926 a2926. Poi perch laut. 5926 ebbe una cos brevedurata? Difficile rispondere, anche se 5926 edizioniAraldo (1962) giusta a livello temporale se laparagoniamo a 6235 edizioni Dardo (1964). Da no-tare anche che non ci sono edizioni di ristampa deiprimi 22 numeri della II Serie Gigante di Tex conlaut. 5926. Ne esistono invece una quantit infinitain aut. 2926. Quasi certamente sbagliata la trascri-zione 2926 nel suo numero iniziale: il 2. La II SerieGigante quella che trovate attualmente in edicola.Non riporta pi la gloriosa autorizzazione n. 2926con la quale veleggiava dal suo albo n. 28 Un Vile

    Attentato ma una registrazione del tribunale di Mila-no del 1973 n. 434. Sono sparite le gloriose spille, ilbollino Araldo e le belle storie di una volta.Anche Galep e Bonelli non ci sono pi, i due autori cihanno lasciato un segno indelebile ed hanno raccoltoattorno al personaggio sterminate schiere di lettori edrappelli di agguerriti collezionisti.

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    Mi ero anche preparato una frase ad effetto per

    lincipit di questo articolo. Avrebbe dovuto essere:

    Latmosfera pi bollente di un servizio foto-

    grafico di Ana Sofa Henao. Purtroppo il tempo mi

    ha giocato un brutto scherzo: alle nove di mattina, Via

    Buonarroti ancora nellombra e la temperatura non

    supera i quindici gradi. Entro nel bel palazzo corri-

    spondente al numero 38 e al piano terra trovo la porta

    dellappartamento nel quale si trova il fatidico ufficio.

    Purtroppo non esistono parole capaci di descrivere

    ci che sto provando, o se esistono non riesco a tro-

    varle: sono in quella situazione nella quale si ha quasi

    la sensazione che tutto scivoli addosso alla pelle sen-

    za che si riesca a percepirlo completamente, un po

    come bagnarsi in un fiume e vedere le acque che

    scorrono beffarde attraverso i pugni chiusi. Entro

    timidamente nellufficio, e la mia preda umana

    seduta ad una scrivania, a discorrere con un giova-

    notto dalla capigliatura tattica e laria simpatica. La

    preda solleva lo sguardo, mi nota, ed interrompe il

    lavoro per farmisi appresso:

    Questo Charles, Diego

    dice presentandomi al giovanotto,

    un grandissimo rompicoglioni!

    sorride ancora mentre stringo la mano sua e di Cajelli

    ...quel che peggio, che molto colto. Dunque,

    un rompicoglioni doppio.

    Ha qualcosa di speciale, questuomo, una sorta di

    energia che gli percorre il corpo nervoso. Non mi

    guarda negli occhi, un po come se con la mente fosse

    rimasto al lavoro sulla scrivania. Diego mi osserva

    divertito:

    Per, non un brutto ragazzo.

    Lo immaginavo un po pi patibolare

    borbotta lui. Il mio vestito, qualcosa a met fra un

    abito da becchino e una divisa da Balilla, in effetti

    non aiuta. Lui e Cajelli si scusano e tornano al lavoro,

    pregandomi di aspettare. Mi siedo sulla sedia davanti

    alla scrivania dirimpetto, guardandomi un po intorno.Sopra la testa della mia preda campeggia un colo-

    ratissimo disegno a pennarelli, uscito dalla mano di

    una bambina, che porta la dedica A pap Mauro.

    PLANET

    Borden

    Intervista a Mauro Boselli Un po mi si inumidiscono gli occhi, lo ammetto. So-

    no sempre stato un sentimentale. Osservo quelluf-

    ficio tappezzato di fotografie, manifesti e quadretti,

    fino a quando non entra la figura di un uomo che non

    mi del tutto sconosciuta. Viene salutato come

    Moreno, e il mio cervello ancora arrugginito si

    mette a lavorare mentre il signore si siede di fronte a

    me.

    Lei Moreno Burattini?

    chiedo, tendendo la mano. Temo si metta a ridere

    allintelligenza della mia domanda. Fortunatamente,

    la pazienza del soggetto encomiabile: la risposta

    affermativa, e costituisce linizio di una divertente

    chiacchierata sugli argomenti pi disparati. Anzitutto,

    ricevo i complimenti per i primi numeri della nostra

    rivista, che Burattini legge ed apprezza, poi vengo a

    conoscenza di una serie di curiosi aneddoti sui suoi

    primi passi come sceneggiatore.

    Lei ha cominciato a scrivere su Zagor con Boselli?

    domando.

    N o, veramente lavoravo su Zagor prima di lui.

    Mauro arrivato dopo qualche tempo.

    Gi

    interviene luomo alle mie spalle,

    Vorrei poter dire di essere stato io lo scopritore di

    Moreno, ma purtroppo le cose sono andate in modo

    diverso.

    Segue qualche parola sulla passione che Burattini

    prova per Tex e sui libri che ha scritto sui vari

    illustratori, fino a quando Cajelli non si ritira in

    disparte e la mia preda si dichiara pronta per

    cominciare lintervista. Eccolo l. Mauro Boselli,

    poco pi di un metro davanti a me. Mi guarda at-

    traverso gli occhiali. Pronto a rispondere. Non sono

    pi cos sicuro che sia lui la preda, comunque mi

    butto e parlo a mitraglietta con un orrendo accento

    bresciano che mi alieno, ma affiora quando sono

    pi agitato. Lui invece risponde con una voce al

    contempo pacata e decisa, un po' come se le in-

    numerevoli esperienze nel campo dell'avventura

    l'avessero mantenuto giovane come doveva apparire

    a non pi di vent'anni.

    Potreste parlarci delle influenze culturali che la

    hanno maggiormente accompagnata nel corso del-

    la sua carriera?

    Sembra una cosa lunga. Come si fa a parlare di

    influenze in generale? Le influenze sono enormi!

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    Allora procediamo per campi. Per quanto

    riguarda i fumetti?

    In quel campo le influenze sono quelle che si hanno

    da bambino o da ragazzo. Dunque, la lettura dei

    fumetti complessi di Romano Scarpa apparsi su

    Topolino, che avevano diversi livelli di inter-

    pretazione, e le avventure della scuola franco-belga,

    come quelle scritte da Charlier ed Herg: anche loro

    hanno una raffinatezza che si scopre man mano, e

    quelli sono gli aspetti che mi hanno maggiormente

    ispirato. Mi piaceva molto anche il ritmo di quelle

    storie: essendo scritte in origine per essere pubblicate

    su riviste, ogni pagina movimentava la storia, a

    differenza degli albi italiani, in cui la trama era pi

    diluita. In effetti, nelle mie prime storie si nota questo

    tentativo di dare una sorpresa ogni due pagine.

    Almeno, Il passato di Carson e le mie prime storie di

    Zagor sono cos. Anche Romano Scarpa, pur lavo-

    rando su albetti, usava questa tecnica: laveva di-

    chiarato, voleva rifare le strip migliori di Floyd

    Gottfredson, per cui ogni due strisce cera una battuta

    o una sorpresa. Mi piace questa intensit creativa, che

    personalmente trovo difficile da sostenere. Quindi i

    fumetti che mi hanno maggiormente colpito sono

    quelli, ma anche le pubblicazioni italiane che leggevo

    allepoca, Pecos Bill e Tex. Il Tex delle origini, nel

    quale la storia, seppur assai ingenua, si movimenta

    molto di pi: quello degli anni Cinquanta, che usciva

    negli albetti a striscia, rimane tuttora il mio preferito.

    Chiaramente, tutti i narratori, da quelli grandissimi a

    quelli mediocri come me da bambino raccontavo

    delle storie agli amici: avevo una lista di titoli e

    quando fra amici ci annoiavamo, in collina perch,

    cosa fai in collina? Vai a cercar funghi, vai al lago,

    poi ti rompi, di pomeriggio, tutti dormono e allora

    loro tiravano fuori questa lista con titoli dementi,

    come lelenco dei titoli che abbiamo da scegliere per

    Tex, Zagor e le altre serie. Loro mi dicevano di rac-

    contare una storia ed io la inventavo l per l in qual-

    che modo, perch non avevo nemmeno una trama ini-

    ziale, ma devo dire che ci riuscivo abbastanza bene.

    Riesco quasi a immaginarmelo, Boselli ragazzino a

    raccontare storie non me lo figuro troppo diverso

    da adesso, forse perch il suo compito non cam-

    biato molto. Solo che adesso gli amici sono aumen-

    tati e la collina si fatta talmente grande che non

    riesco nemmeno ad afferrarla

    A livello cinematografico, invece, quali influenze

    ritiene pi opportuno citare?

    I film che vedevo a quellepoca: chiaro che mi han-

    no influenzato in epoche successive, non credere

    per che mi sia fermato l. Ad esempio, nei fumetti

    mi ha influenzato Sandman e tante altre cose. In ogni

    caso, sono maggiormente debitore verso i film che

    vedevo allora, dunque le pellicole degli anni Trenta e

    Quaranta trasmesse dalla televisione, come quelle di

    John Ford, Alfred Hitchcock e tanti altri: dunque, il

    cinema classico, sia western che horror e fantastico.

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    Invece, in campo letterario?

    Sai, le letture che ho fatto sono talmente vaste cheanche in quel campo mi riferisco alle influenzeinfantili, che vanno da Salgari allOrlando furioso:gi da ragazzo leggevo delle opere abbastanzacomplesse. Dickens mi ha influenzato molto, Shake-

    speare, ma soprattutto lOrlando furioso: come noti,in tutti questi autori, vi - abbondanza eccessiva dipersonaggi.

    Gi.

    Se Dickens e Ariosto possono gestire centomila per-sonaggi, perch io non posso? Per cui, trovo semprebuffe le osservazioni relative ai troppi personaggi.Certo, bisogna saperli gestire: non sempre le storie

    escono col buco, ma non riuscivano neanche sem-prissimo usiamo pure questo neologismo (ride) a Dickens. Per, loro in genere erano in grado digestire tutti questi personaggi. La mia ambizione non di fare come facevano loro (ride di nuovo). Mipiacciono le storie molto intricate con intrecci com-plessi. Ecco, unaltra opera che mi aveva moltoinfluenzato erano I misteri di Parigi.

    Di Eugene Sue.

    Esattamente. Poi ho letto ovviamente Dumas, masoprattutto mi piaceva molto Rocambole di Ponsondu Terrail (pronuncia queste parole con un ottimoaccento francese) allepoca facevano la versioneradiofonica e io fingevo di essere malato per restare acasa a sentirla, ma non solo: avevo sotto il cuscino ilibri di Rocambole, che per un bambino erano ab-bastanza proibiti, per cui me li leggevo, mi tiravodietro il cuscino fingendo di essere malato. Leggevoqueste cose anche Il Monaco di Matthew GregoryLewis.

    Pu parlarci dei suoi colleghi e dei suoi maestri?

    Qui ci sono Cajelli e Burattini dunque non par-liamo di loro

    Si interrompe un istante, rivolgendosi a Diego eporgendogli una domanda. Cajelli rispondeaffermativamente, stringe un pacco di scartafaccisotto il braccio e si congeda: Capo fuggo!" -Fuggi, fuggi mormora Boselli tornando a prestarmiattenzione).

    Quali sono stati i suoi compagni di percorso che le

    hanno insegnato di pi? Mi riferisco anche al suo

    periodo dapprendistato.

    La risposta abbastanza ovvia: dal punto di vistadellapprendistato, Gianluigi Bonelli, indubbiamente.A parte che lho conosciuto molto bene ho cono-

    sciuto lautore delle mie storie preferite!

    Lei ha anche fatto da segretario per Gianluigi

    Bonelli, se non sbaglio.

    S, s, per qualche anno, certo. Ero gi grande, avevopi di ventanni, comunque lo conoscevo da prima.Non che creassimo o facessimo molto chiac-chieravamo, io lo guardavo lavorare cos ho rubatodei trucchi, ho visto come era fatta una sceneg-

    giatura.

    Delle sue esperienze, quali sono state le pi

    significative? Quali le tornano pi utili, adesso che

    scrive Tex? Ad esempio, fra i servizi che lei

    scriveva sugli Almanacchi, ne ho visto uno su un

    viaggio in Alaska e vi ho ritrovato la medesima

    atmosfera, e a tratti le stesse parole riprese poi

    nella sceneggiatura di N ei territori del N ord Ovest.

    Be, chiaramente niente si butta via. interessanteche tu abbia citato dei viaggi: i viaggi mi hannosempre appassionato, perci chiaro che quando hocominciato a scrivere li ho usati ma non sempre,perch ovviamente non posso utilizzare tutto. Le mieesperienze in montagna penso non siano mai uscite inuna sceneggiatura, mentre quando ogni tanto facevola caccia ai fantasmi questo uscito, no? Tuttorasono un collezionista di storie di fantasmi e dellecosiddette - storie vere - e ci mi torna utile perDampyr. Ho creato una serie horror assieme aColombo proprio per riuscire ad inserire quel-limmaginario l che su Tex e Zagor non potevo pidi tanto mettere. Quindi, i viaggi sicuramente lo so-no, per lapprendistato pratico letterario statoquando ho tradotto per anni romanzi rosa. Soprattuttoromanzi rosa, purtroppo non mi hanno preso perromanzi di fantascienza e western. Io ci ho provato,ma ho dovuto tradurre quelli, se non altro perfacilitarmi il dialogo. In realt la mia era unatraduzione in riscrittura, come mi era espressamentechiesta.

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    Le capitava di tagliare, anche

    S, allungare o ridurre. Tutte cose utili. Poi, chia-ramente, quando ero qua ho fatto diversi testi re-dazionali. Forse non sai che ho scritto tantissimilibrini allegati agli speciali. Molti erano moltoelaborati ieri, per scrivere una cosa di Zagor sui

    cangaeiros mi sono riguardato quello che avevoscritto sullargomento e che stato recentemente ri-stampato dalle Edizioni Comma 22. Effettivamentemi sono reso conto della fatica che ho fatto per avereuno stile particolare, trasmettendo informazioni.Quello lapprendistato che mi ha permesso diarrivare qua abbastanza preparato alle mie primestorie di Zagor e Tex, perch anche se scrivevo gi asedici anni, non scrivevo propriamente bene comeora. Avevo provato a scrivere dei soggetti di Tarzan

    che avevo inviato alla Cenisio avevo scritto, comeforse saprai, dei soggetti per Tex, che sono stati tuttirespinti da Gianluigi Bonelli, giustamente, e unasceneggiatura che avevo provato a scrivere per lui, daragazzo, e me laveva criticata. Devo dire che eranello stile di Gino DAntonio. Chiss perch in quelmomento, pur frequentando Gianluigi Bonelli ioprediligevo lo stile di DAntonio, per cui dalluso dididascalie e dalla scelta di certi termini lui avevacapito che in quel momento ero influenzato dal suo

    collega-rivale. Dopo ho imparato molti sentonolinfluenza di DAntonio nelle mie storie e locriticano perch, chiaramente, allepoca DAntonioera il contrario di Tex. Un po quello che stato poiBerardi, no? Poi abbiamo visto che in realt Berardiha scritto un bellissimo Tex usando il suo stile.Berardi stato uno dei miei maestri: non che lhoconosciuto intimamente, ma da adulto quello che miha influenzato di pi stato sicuramente Berardi,anche grazie al suo modo di scrivere. Per cui, quandoho visto Oklahoma, ho pensato: - Allora si puscrivere Tex cos! - Ho provato a scriverlo a miomodo.

    N otevole, dunque, il tentativo di allargare i

    territori di Tex con spunti o concetti visti da altre

    parti e importando innovazioni. Insomma, mesco-

    lare il classico col moderno.

    Certo. Io so benissimo che tu sei lautore di certeosservazioni sul forum, per cui parliamo anche diquesto. Tu noterai, e chi lha notato ha ragione, che Ilupi rossi risente molto dellinfluenza di DAntonio,almeno nella struttura iniziale, mentre nella seconda

    parte, per equilibrare, ma forse non lho fattoadeguatamente, ho scritto un finale totalmente bonel-liano. Io sento questa dicotomia, che ad alcuni piaciuta, mentre le prime storie che ho fatto per Tex eanche per Zagor risentono molto dellinfluenza diBerardi. Berardi aveva scritto un paio di storie libereper la collana Rodeo, che chiaramente non erano

    intense come Ken Parker, ma ci si pu riconoscere uncerto stile epico, con pathos, che si ritrova anchenelle mie prime storie per Zagor come Passaggio aN ord Ovesto La congiura degli dei, ma anche ne Il

    passato di Carson. Non che ho copiato Berardi,per quando ho cominciato a scrivere seriamentefacevo delle sedute di lettura per cui, tutto il mioretroterra letterario e fumettistico servito: tutto,dalla lettura dei gialli, alla fantascienza, a Tin Tin,eccetera per, nel momento in cui ho cominciato a

    scrivere Il passato di Carson o Passaggio a N ordOvest e Lesploratore scomparso per Zagor, ognitanto, quando ero in crisi o dovevo affrontare unascena critica e non ero ispirato, mi fermavo e mileggevo un Ken Parker, un episodio di Storia delWest o una storia di Blueberry. Non che li copiavo!Lingenuo pensa: - Lha copiato - no, mi ispiravo,mi veniva voglia di scrivere, mi stimolava. comequando, per scrivere delle filastrocche, mi sono lettotutto il teatro di Tofano, poi le filastrocche mi veni-

    vano con grande facilit. Quindi, leggendosi un paiodi buoni Ken Parker, uno che gi ha voglia diraccontare stimolato e gli vengono delle idee. Pertornare ogni tanto faccio dei riferimenti a quelloche tu dici sui cambiamenti di stile che ho, per cuiultimamente alcune storie ti hanno deluso: ti faccionotare che, quando parlo dei buoni Ken Parker,intendo uno dei primi Ken Parker. Io stesso, dalettore fan, trovo una differenza enorme fra il primoperiodo di Ken Parker, e il secondo e il terzo. Vengoinfluenzato soprattutto dal primo. Chiaramente, esisteunevoluzione, e in parte anche involuzione, per ogniautore, ed naturale e fisiologico, per cui non cniente da fare. Quando ho parlato, prima, dellin-tensit narrativa, che tenevo allora e che ti potreianche dimostrare, episodio alla mano, che inPassaggio a N ord Ovestc una sorpresa ogni paginao ogni due pagine. Non la tengo ora per vari motivi.Anzitutto, il mio lavoro aumentato, sono ormai unprofessionista: non conveniente, dal punto di vistapratico. Cerco sempre, ovviamente, di non scrivereciofeche o robe noiose, per anche lo stile di Tex nonconsentiva quellintensit, e in realt non era neanchetanto tradizionale. Per cui molto pi facile, adesso,

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    che io scriva una scena in cui Tex e Carson stanno

    seduti a parlare in un saloon, come succede abi-

    tualmente nelle storie di Gianluigi Bonelli, cosa che

    allepoca io trovavo non si dovesse fare, perch

    volevo gettare un sasso in uno stagno e fare qualcosa

    di nuovo. Chiaramente questa mia normalizzazione,

    che ha questo motivo personale, alcuni lhanno intesa

    come unimposizione dettata dallesterno, altri, come

    te, come un processo fisiologico ma non pro-

    priamente una normalizzazione: una specie di per-

    corso. Cambier di nuovo, eh, non credere.

    Dovendo scrivere sei storie allanno, infatti

    Tu stesso hai fatto un errore quando hai messo non

    so perch non ti piace una storia... Morte nella nebbia

    secondo me ben riuscita. A te invece non piace, e

    lhai messa nel ciclo delle storie successive. In realt

    Morte nella nebbia, come si sa, stata scritta prima,

    in contemporanea a La grande invasione

    Sa, su Morte nella nebbia cera stata tutta quella

    discussione riguardo ai congiuntivi

    S, ma quella una cazzata. Ma quella storia scritta

    col mio vecchio stile.

    Dovrei rileggerla per notare quegli aspetti. Forse

    centrano anche i disegni, non nego di non amare

    eccessivamente Font, nonostante in alcune storie

    mi sia piaciuto, come N ei territori del N ord Ovest.

    Eppure, dabitudine ci non mi d troppi pro-

    blemi: ho imparato a legarla al suo stile e

    e quindi non ti piace.

    N o, al contrario

    Font un grandissimo, questo lo puoi dire. Hai tutto

    il diritto di non amarlo, ma un grandissimo. Anche

    lui, per, certi suoi stilemi, che possono piacere o non

    piacere, li ha estremizzati. Nel disegnatore perfino

    pi evidente che nel narratore, si mette pi facilmente

    il dito sul difetto: si ha una sensazione e basta. Anche

    l ci sono degli stilemi che, se non sorvegliati, pos-

    sono diventare difetti, no? Lespressione troppo

    caricaturale, liconicit estrema del segno che in

    alcuni autori geniali come Font, Mastantuono, Luca

    Rossi, se non sorvegliata pu diventare poco leg-

    gibile, leggi Milazzo. Voglio dire, sono geni, questi di

    cui ti sto parlando, sia ben chiaro. Sono gli autori pi

    geniali che abbiamo, tuttavia liconicit estrema del

    segno in un racconto popolare pu diventare un

    difetto.

    A proposito di Font, ho visto che prima di

    illustrare Tex usava molto i retini, diluendone poi

    luso nel corso del Texone fino a perderlo del

    tutto.

    Questo gli stato chiesto espressamente.

    N on amo troppo i retini, ma devo ammettere che

    lui li applicava con gusto.

    Questo vero, per non utile nel fumetto popolare,

    dove dobbiamo fare interventi. Con i retini non

    possiamo. Purtroppo, sai, per il discorso dello stile

    non c niente da fare: quando un disegnatore

    invecchia, anche fisicamente, il suo stile cambia, non

    c niente da fare. Quando io invecchier, pro-

    babilmente, comincer a non poter mettere pi tanti

    personaggi o vedrai che me li confondo. Adesso,

    per, uso una tecnica particolare: io in questo

    momento sto scrivendo sedici-diciotto storie e in

    media sto due giorni su una storia, non posso

    permettermi di pi. Scrivo una ventina di pagine, poi

    passo ad unaltra. Ogni pomeriggio, quando torno a

    dedicarmi ad una storia, leggo tutto ci che ho fatto.

    Quindi, per finire la storia di Andreucci, che di

    trecentosettantasei pagine, mi mancavano venti

    pagine e laltro pomeriggio mi sono letto tutte le

    trecentocinquanta pagine che avevo scritto fino a

    quel momento. A dire il vero, lerrore sempre in

    agguato: infatti mi arrabbio molto quando i miei

    colleghi mi portano una sceneggiatura e hanno

    sbagliato un personaggio. Basta rileggere.

    Ci accadeva molto spesso con i ritmi di una volta,

    no? Ai tempi di Gianluigi Bonelli spesso i per-

    sonaggi si scambiavano di nome o mutavano

    aspetto.

    S. Tieni conto che ora abbiamo una redazione molto

    pi numerosa, per cui si suppone che pi errori

    vengano acchiappati, ma non tutti: errare umano.

    Pu succedere, per stiamo molto attenti. Su una

    serie come Dampyr, poi, il rischio enorme, perch

    intricatissima, non so se la segui Ci sono decine di

    personaggi che io sto usando, e mi devo ricordare

    sempre: quando scrivo una storia, mi rileggo sempre

    gli episodi che li riguardano, per vedere a che punto

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    sono della conoscenza fra di loro e dei loro nemici,dove li abbiamo lasciati e come si evoluta la situa-zione nel frattempo, in modo da non commettereerrori. Eppurtuttavia, un paio di volte, un fan mi hafatto notare un piccolo errore ed io ne sono uscito conun escamotage (ridacchia divertito, sollevando leg-germente gli occhi) Nel numero successivo ho fatto

    dire: "Ah, non mi ricordavo di te". Hai presente, cosedel genere.

    Lei ha fatto riferimento alle proprie esperienze su

    Zagor e Dampyr. In parte ha gi risposto a questa

    domanda: che trucchi le hanno insegnato? Quanto

    lhanno influenzata e quanto lhanno arricchita

    nello scrivere Tex?

    Sai, sono tutte cose che si uniscono. chiaro che

    forse tu, adesso, leggi un Tex mio pi tradizionale, epoi vorrei sapere cosa ne pensi, perch il tentativo di farlo pi tradizionale. In realt mi sono accorto cheogni tanto s, stiamo parlando di forumisti, unaparte molto piccola, dunque non ci faccio neanchecaso

    Lo diceva anche N izzi

    sembra che io scontento quelli a cui piacevano le

    mie storie - eccessive -, prima, e scontento anche itradizionalisti.

    Secondo me molti ormai giudicano secondo il

    nome, senza nemmeno percepire i mutamenti di

    stile.

    Infatti mi sono accorto che una storia secondo memolto bella, come quella di Ruju, a prescindere da ciche ne pensi tu, che per non affatto tradizionale,nota, piaciuta stranamente ai siti tradizionalisti, co-me Baci e spari, eccetera eccetera. Invece non avreb-be dovuto piacere a loro, secondo me. Voglio dire, una cosa abbastanza ridicola.

    Forse anche dovuto al fatto che i meno tradi-

    zionalisti abbiano sparato su Ruju a priori, ren-

    dendolo pi simpatico agli altri.

    La storia veramente innovativa: veramentediversa, anche le storie di Faraci sono diverse, sottoun certo punto di vista, ma soprattutto diversa lastoria di Manfredi, molto diversa, e tuttavia piaciutaa Baci e spari anche quella. Non capisco. Voglio dire:

    se non gli piacciono le mie storie, pacifico, ma selaccusa di - lesa maest di Tex -, allora dovrebberoaccusare soprattutto queste due bellissime storie diManfredi e Ruju che per sono molto diverse dal Texdi Gianluigi Bonelli. Sia per atmosfere, molto moder-nista la storia di Manfredi, sia per psicologia, e miriferisco alla storia di Ruju.

    Mmm io sono cresciuto nel periodo in cui

    ceravate tu e N izzi

    Ah, questo dillo, ovviamente: facciamo purepolemica (lo dice ridacchiando e raccomodandosisulla sedia).

    Certo, sicuramente. Comunque percepivo questa

    differenza: ero bambino, ma quando vedevo il tuo

    nome, lo collegavo a qualcosa di innovativo.

    Percepivo questa differenza, e forse proprio per

    questo per i pi tradizionalisti il tuo stile

    diventato il simbolo di qualcosa che si oppone alla

    tradizione.

    C effettivamente un pregiudizio nel lettore, equesto credo che sia umano e fisiologico, riguardoalla firma. C chi ha deciso, ad esempio, che Meddanon scriveva storie di Tex, cosa che io non penso

    affatto, e quindi adesso, se trovasse una storia di Texdi Medda, direbbe che non va bene. una scioc-chezza, la storia va giudicata per quello che , senzaleggere il nome dellautore, secondo me. Ribadiscoquello che avevo detto prima: uno, stanco di Nizzi eBoselli, aspetta Manfredi come il salvatore giusta-mente, Manfredi un grande sceneggiatore, per lestorie vanno giudicate allo stesso modo. Voglio dire,non che puoi dire che una storia mia tradizionale pi innovativa e non Tex, mentre quella di Man-fredi Tex. Sono tutte e due visioni di due sceneg-giatori che non si chiamano Gianluigi Bonelli. Nonmi metto neanche a dire, cosa che potrei fare, checonosco benissimo Gianluigi Bonelli e lo conoscomeglio di chiunque. Conosco anche Tex meglio dimolti.

    Lei lo leggeva dai tempi delle strisce.

    S, e come ho cercato di dire in uno dei due forum diTex ho cercato di far capire questo concetto basi-lare, che Tex diverso a seconda di quando tu seinato. Se io nasco nel cinquantatre e leggo il primoTex, che non neanche il primissimo voglio dire,

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    avrei dovuto essere gi grande nel 1948 chiara-mente io vedo quel Tex e quello diventa il mio Tex. Equello successivo, che si evolve, perch il Tex diGianluigi Bonelli non un Tex solo, questo va dettouna volta per tutte: sono sei-sette-otto Tex diversi.Lui ha raccontato delle buone storie, e non solo cTex che si evolve, ma anche il Tex di una storia

    diverso da quello di unaltra per non parlare di Car-son: c il Carson deciso e il Carson buffo. Ci sar ilKit intraprendente pistolero che ammazza un sacco digente, cosa inaccettabile dal punto di vista realistico:un sedicenne che ammazza un sacco di gente appenariceve una pistola, adesso ci farebbero delle pulcigrandi come una casa. Sia dal punto di vista moraleche dal punto di vista logico, intendo dire. E poi c ilKit incerto allora a quale devo credere? In realt,dipende dalla storia. Io, invece, e come me gli altri

    sceneggiatori moderni, cerchiamo di dare una nostracoerenza interna. Quindi, il Carson ed il Tex di Nizzisi sono evoluti in un certo modo, che diverso dalprimo Nizzi. E probabilmente anche il mio Tex, unpochino. Molti mi accusano di fare un Tex piserioso. In realt, questa una cosa, secondo me,leggermente deformata: anzitutto, dallatteggiamentoche gli danno i disegnatori. chiaro che io cerco dicontrollarli pi che posso, ma quando io chiedo aMastantuono: "Fai un sorriso a Tex", lui mi fa una

    riga che si increspa lievemente. Il suo Tex sembra piserioso, putacaso, di quello di Seijas, che se potessegli piacerebbe far ridere Tex ma allora sembrerebbeun telefilm buffo, e dico a Seijas: "Non farlo rideretroppo". Conclusione: pu darsi che Seijas me lofaccia un po troppo serioso. Allora l c da faredevi lavorare con un collaboratore.

    Su questo rapporto, io ho fatto la recensione del

    texone che apparso sul numero precedente

    Che non ti piaciuto.

    N on molto.

    Siamo daccordo, non che

    N on la trovo una brutta storia, ma non la trovo

    riuscita sotto il profilo della gestione dei ritmi

    (Abbassa un po lo sguardo, pensieroso) S?

    Tex secondo me fa delle battute spettacolari io

    qui ho ghignato un sacco "Hai due pistole, sei

    un mercenario?" - "E tu hai la penna in testa. Sei

    un gallinaccio?

    E lo fa senza ridere ma le battute si fanno senzaridere. la classica espressione da dead pan diBuster Keaton. Chiaramente lui fa delle battute ar-roganti, e non potrebbe ridere.

    Ma anche in altre scene

    Ti faccio un esempio: Tex e Montales scherzanomolto, tra di loro. lo stile di Suarez che lo fagranitico e sempre cupo con insomma, non sono ioche lho disegnato! (ride divertito) Detto questo, iotrovo la storia ben riuscita, e il disegno di Suareznotevole.

    Come ho scritto nella recensione sul numero

    scorso, a proposito della quale abbiamo discusso,

    a me ha dato limpressione di essere ecces-

    sivamente retorica, con tutti quei discorsi sulla

    libert e la schiavit.

    Eh, questa una cosa legittima e personale.

    Ho visto che nessuno ha fatto questa osservazione,

    in tutti i forum e gli articoli che ho letto, dunque

    non so quanto valga.

    Attenzione: quello che tu hai notato prima vero, equi ti do un attimo di ragione, che ci sono storiemie pi personali e storie mie meno personali:ovviamente, questa, derivando da un soggetto altrui,non sar personalissima. Quindi un certo tipo diretorica, che per io condivido, che ho messo inquesta storia, ovviamente dovuta al soggetto diGuido Nolitta. La scena di lui che libera gli schiavi chiaramente unidea di Nolitta. Poi la scena lhoscritta io, chiaramente, ma ho cercato di scriverlacome lavrebbe fatta lui. Poi non so se lui era con-tento, ma io ho cercato di scriverla cos.

    Questa retorica a me sembrata fasulla.

    Non sono riuscito a convincerti, purtroppo. In realtio la sento molto, e le parole che lui dice sono quelledel famoso De Cespedes, un uomo politico cubano.Sono parole prese dalla storia, il discorso che fa ilfazendero alla fine.

    Annuisco ammirato. Questa non me laspettavo

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    Quindi era la retorica dellepoca. La retorica

    rivoluzionaria (sorride). Il problema che non si pu

    accontentare tutti, e tu lo sai: uno che fa una storia

    politica che tocca certi argomenti non pu non cadere

    in quello che per alcuni retorica e per altri latteg-

    giamento politico giusto.

    Dal punto di vista politico mi sembrava qualcosa

    di molto universale.

    Per esempio, la storia dei Buffalo soldiers ha

    stranamente irritato molte persone: al di l del con-

    tenuto della storia non so, Burattini mha detto:

    "Due flashback di troppo" e ha ragione, un po

    intrecciata, non lineare e uno pu discutere della

    tecnica, ma altri, invece, hanno detto "Troppa re-

    torica.

    Anchio ho avuto questa sensazione

    Perch questa una cosa strana. Anzitutto, Bonelli,

    che aveva paura ci fosse troppa retorica perch

    largomento lo rendeva pericoloso, ha giudicato che

    fosse eseguita nel modo giusto, nel senso che

    abbiamo tenuta bassissima la soglia di retorica. Poi,

    se il lettore lha trovata, vuol dire che largomento era

    tale che per alcuni lettori era retorico di per s.

    Questo per un errore di punto di vista, poich io

    credo di leggere, in questo, una punta di razzismo

    inconscio. Per cui hanno detto: "Uh, sono troppo

    eroici questi Buffalo soldiers" e non si ricordano che

    in altre storie ci sono trib indiane che vengono

    trattate cos, ci sono gruppi di pionieri, soldati

    perch loro no? Perch sono bianchi? Perch sono

    indiani? Perch sono negri e devono essere trattati

    come dei pezzenti? Questo razzismo, e secondo me

    venuto fuori.

    In quella storia mi aveva dato fastidio lacce-

    lerazione del finale, poich lei mi ha detto essere la

    storia inizialmente prevista su tre albi

    Io accelero sempre nel finale, mi piace.

    Spesso trovo sia fatto bene. Come Gli assassini: si

    conclude in quattro pagine, ma ottimamenteorchestrata.

    S, riesce bene e mi piace molto fare cos. Anche

    Patagonia si conclude in quattro pagine, forse mi

    servivano due pagine in pi per i saluti, ma a questo

    punto meglio che non labbia fatto, visto che ci

    sono alcuni che hanno paragonato la striscia finale ad

    Asterix. Solo perch si rincontrano. Allora, ridicolo.

    Anche li stato rimproverato un eccesso di pathos,

    perci capisci, la lettura di ogni cosa estremamente

    personale. Questa una cosa di cui tutti i critici sono

    consapevoli, sembra che solo i forumisti non lo sia-

    no. La lettura di ogni cosa estremamente personale,

    anche a seconda del periodo in cui la leggi. Io leggo

    da bambino i libri di Louis LAmour o di Max Brand,

    western che mi avevano emozionato e commosso. Li

    ho letti da grande e mi sono sembrati quelli di

    Louis LAmour assolutamente freddi e non risolti dal

    punto di vista emotivo, il contrario di quello che

    avevo pensato da ragazzo quelli di Max Brand

    estremamente ingenui e retorici. Due autori che da

    bambino mi piacevano molto e che a leggerli da

    adulto sono crollati completamente. A proposito di

    Gianluigi Bonelli non spaventarti, non intendo

    certo criticare quello che il mio Maestro leg-

    gendo Il giuramento o, ancora peggio, Tra due ban-

    diere, due buone storie oppure, perfino peggio, una

    storia che io non esito a definire brutta, come Il

    passato di Tex: i momenti di commozione, nelle pri-

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    me due storie, sono risolti con una retorica quasi

    insopportabile agli occhi del lettore adulto e

    moderno, mentre ne Il passato di Tex c una fred-

    dezza totale, per quanto riguarda la morte del padre e

    del fratello, che mi domando come i lettori che non

    hanno gli occhi foderati dallemozione di quando

    erano bambini, riescano a giudicare buona la storia. Il

    passato di Tex una storia con unidea buona realiz-

    zata molto male, volutamente fredda, in un periodo in

    cui Bonelli non voleva abbandonarsi allemozione

    per motivi suoi, per sua precisa scelta narrativa.

    Anche la storia de I due rivali soffre di questo difetto:

    essendo un soggetto che gli stato imposto, Gianluigi

    Bonelli non lha sentito. E per anni io mi ricordo le

    chiacchierate con lui, con Sergio e altri che gli dice-

    vano: "Certo che quella storia l potevi farla meglio".

    Il finale freddo.

    Ho letto una recensione in cui viene valutata benis-simo.

    Eh, ognuno ha diritto alle sue opinioni. Io trovo

    invece straordinarie storie come Il tesoro di Victorio o

    Apache Kid o Lucero, che invece da altri vengono

    giudicate non adatte a Tex. Non capisco perch. Chia-

    ramente trovo straordinario El Morisco o Diablero:

    Diablero una storia molto commovente, con pathos,

    una splendida versione del lupo mannaro.

    A me era sembrato anche di scorgervi un discorsoallegorico di fondo. Poi, certo, tendo sempre adintellettualizzare.

    Chiaramente, Bonelli era in grado anche lui, e lo

    dimostra con Diablero e Lucero, di scrivere storie

    commuoventi, per non voleva che questo capitasse

    ai suoi personaggi principali, che dovevano

    mantenere un certo virile distacco.

    Un discorso delicato.

    Io sono andato a toccare lievemente delle corde

    sentimentali, pi che ne Il passato di Carson, ne I

    sette assassini, ho coinvolto specialmente Kit e

    Carson, ma mai Tex, e comunque quando Tex

    affronta dei momenti intimi, secondo me deve farlo

    con il distacco che gli ha imposto il creatore.

    Chiaramente, in alcuni momenti, sia io che Nizzi

    mi riferisco alla bella storia di Nizzi in cui Tex crede

    morto Kit, che invece sta con unindianina, e si gira

    dallaltra parte della tenda. Ecco, quello un

    momento di grande pudore emotivo che Nizzi ha

    realizzato benissimo, ed quello il modo in cui Tex

    deve affrontare la morte, eventuale, di un figlio o di

    un amico (si interrompe un istante e la sua voce si

    abbassa) Come vedremo in una mia futura storia

    Trovo sbagliato, invece, latteggiamento eccessivo,

    per li demerito del grande Seijas, che Tex ha as-

    sunto nellultima storia di Ruju, quando prende in

    braccio Kit e giura vendetta. Ha quasi le lacrime agli

    occhi quello non Tex. Forse solo il Tex di Nolitta

    ha agito cos in passato. E per, per tornare a quello

    che ti avevo detto prima e difendere la mia stessa

    concezione di libert, quello un altro tipo di Tex.

    Chi pu dire che un personaggio, se vivo, non pu

    cambiare opinione? Adesso rido con te, domani ti

    butto dal balcone

    Si, la prossima volta che recensisco un tuo texone.

    Voglio dire, si pu cambiare

    anche affascinante.

    Esatto. Quindi, voglio dire, le storie di Nolitta, che

    sono bellissime, anchio non le ritenevo da Tex, per

    devo dire che alcune le ho rivalutate molto, rileg-

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    gendole, perch sono veramente avvincenti.

    E passando, invece, ai mutamenti di stile in

    parte mi hai gi risposto.

    Gi parlando dei mutamenti dello stesso Bonelli

    in realt ogni vero autore, come il vero essere umano,

    deve cambiare stile. Ci sono degli esseri umani

    sempre uguali a se stessi, no? Quelli che a ventanni

    si chiudono in casa, scendono sempre dalla parte

    sinistra del letto, mettono sempre prima il calzino

    destro, mangiano solo patate bollite o non mangiano

    mai i funghi, vogliono solo donne dai capelli neri,

    mai donne dai capelli rossi che ne so? Leggono so-

    lo Tex, e magari non leggono mai Topolino hai

    capito? Invece il vero essere umano si evolve cio,

    che ne so, io a ventanni andavo in montagna tutte le

    settimane, a trenta andavo con gli sci di fondo e a

    quaranta andavo sempre al mare. Una volta leggevo

    solo fantascienza, poi ho letto solo gialli per dieci

    anni, poi ho letto poesia ermetica

    Lei fa riferimento alla fantascienza in generale.

    Qual il periodo che lha influenzata di pi?

    Eh anche l, per cui, c chi ha cominciato a

    leggere faccio lesempio della fantascienza o del

    jazz, io sono appassionato di entrambi. Negli anni

    sessanta io leggevo moltissima fantascienza. Io sono

    abbastanza adesso, Charles, io non voglio

    spaventarti o spaventare chi legger questa intervista,

    sono abbastanza esagerato nelle mie manifestazioni.

    Moreno lo sa, lui tendenzialmente cos, per si

    chiede sempre: "Come cazzo fai tu?". Probabilmente

    una questione di priorit (sorride) Ad esempio,

    quando io mi interesso di detective stories, io leggo

    lintera produzione, potendo mi leggerei tutti i libri

    del mondo. Credo non tutti quelli con N ero Wolfe,

    perch sono, credo, sessantatre, per sicuramente

    quelli di Ross McDonald o di Ellery Queen li ho letti

    tutti, o quelli di John Dickson Carr, che sono riuscito

    a procurarmi o quelli di Agatha Christie chiaramente,

    no? Adesso me li sto rileggendo in inglese. Quindi,

    c stato un periodo in cui mi sono appassionato di

    fantascienza, fra i quindici e i ventitre anni, per cui ho

    letto lintera produzione di fantascienza, che allepo-

    ca si poteva trovare facilmente esempi di fanta-

    scienza di tutte le epoche, fino a quello che il

    fulgore assoluto della fantascienza, che i primi anni

    sessanta, quando sono arrivati Samuel Delany e

    Roger Zelazny. Dopo la fantascienza ha dato poco.

    Mi ricordo che allepoca frequentavo anchio dei

    forum di fantascienza, o che andavo ai concerti jazz,

    altra grande forma darte che secondo me s un po

    fermata c chi rimasto ancora, chi rimasto l,

    chi segue solo fantascienza: io sono andato oltre,

    voglio dire, gi allepoca non mi limitavo a fare

    quello. Voglio dire: la vera personalit si evolve. La

    personalit fissa non so cosa sia. Quello che legge

    sempre le stesse cose e ha sempre gli stessi pensieri,

    mangia sempre gli stessi cibi non so se mi spiego.

    Quindi, il personaggio che deve essere organico lo

    stile dellautore deve cambiare. Perch mi hai fatto

    questa domanda sulla fantascienza?

    E un genere che mi piace molto ma mi riferisco

    soprattutto agli anni ottanta, ai cyberpunk come

    William Gibson e Bruce Sterling.

    Ecco, invece devo ammettere che quella mi fa

    abbastanza chier, diciamolo nella tua lingua,

    mentre mi piace molto Dan Simmons. Tu hai letto Il

    ciclo di Hyperion?

    N o.

    Leggilo, te lo consiglio: fantastico, lho scoperto di

    recente. Dan Simmons bravo in tutti i generi,

    perch fa anche horror, giallo ecco uno scrittore

    che non si ferma a un solo genere. Ha saputo ricreare

    latmosfera della fantascienza degli anni Cinquanta,

    quella di Ray Bradbury, Clifford Simak, Frederick

    Pohl, Kornbluth e questi grandi autori, insomma.

    Jack Vance bravissimo Philip Jos Farmer.

    Io ammiro molto Kornbluth. Il suo cinismo

    incredibile.

    Anche Robert Sheckley grandissimo Robert Shec-

    kley. Tanto per dire io ho smesso di leggere fan-

    tascienza a quellepoca. Voglio dire cos (ride)

    La personalit si evolve. Sentivo solo jazz, prima

    ancora solo rock, che poi non ho rinnegato, lo sento

    ancora, poi mi sono dedicato alla musica antica

    cio, normale.

    Perfettamente normale, direi. Dunque tornando

    alle sue passioni, lei ama molto il sovrannaturale,

    tanto che ha creato una serie come Dampyr, che

    permette di fondere elementi realistici, come

    situazioni dattualit, unite per ad unatmosfera

    sovrannaturale. Quale futuro c per il sovran-

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    naturale sulle pagine di Tex?

    La letteratura fantastica la mia mania: colleziono,ho anche mentre, chiaro, dei romanzi westerntengo solo i migliori

    Che sono pochi, invero.

    Gi, sono pochi (ride) Ammettiamolo. Perchanche Zane Grey una palla. Invece nella letteraturafantastica io colleziono anche le ghost-stories pinoiose, capito? Mi piacciono anche quelle. La ripe-titivit, che nel western fondamentale, anche se tiraun po la corda, e nel romanzo damore insoppor-tabile, nelle storie fantastiche la trovo affascinante. Setu mi fai leggere un racconto in cui uno deve andarein vacanza in una regione desolata della Scozia, in

    una locanda o in un castello, invitato da un suovecchio amico, un compagno di universit, che pernon sta pi tanto bene ecco, gi mi affascina lideaanche se lho letta mille volte. Detto questo, a mepiaceva lidea di fare una serie horror, per questi mo-tivi. E chiaramente, come pu vedere chi legge Dam-pyr, io non lesino gli omaggi a tutti questi autorifantastici.

    Una ricerca dotta direi quasi callimachea

    Alessandrina, s.

    perch sovente cita degli autori dei quali io non

    conoscevo nemmeno lesistenza.

    Li conosco da sempre. Per quanto riguarda Tex, inve-ce, in questo tu hai detto di notare un certo cam-biamento.

    Da quando ha cominciato a scrivere Dampyr noto

    una certa differenza fra La luce dallo spazio e Il

    ritorno del Morisco e storie che ha scritto suc-

    cessivamente come Omicidio in Bourbon Street e I

    ribelli di Cuba.

    Che differenze senti?

    N elle scene fantastiche, trovo ritmi e gestioni dei

    tempi molto differenti. Forse nelle prime storie

    guardava pi al Gianluigi Bonelli e successi-

    vamente si emancipato da questo modello?

    Pu anche darsi. Rifletto meno su quello che faccio:

    allepoca di Nizzi non potevo permettermi di sba-gliare. Adesso, come direbbe anche Sergio Bonelli,posso scrivere davanti alla TV. Non lo faccio, per.Attenzione! (sorride) Quindi, riflettendo o meno, setu lhai notato, pu darsi che qualche particolare inOmicidio in Bourbon Street, che a molti piaciuta,ma non a tutti, come tu hai letto c stata una dop-

    pia recensione di UBC. Secondo me la recensionecattiva stata troppo severa, ma sono stati anchetroppo buoni quelli che hanno detto che un capo-lavoro. Io non lo ritengo affatto un capolavoro loritengo una storia piena di trovate, per un poslegata, e chiaramente risente anche delle condizioniin cui stata scritta, come tutte le cose. Quindi l nonmi sono premurato, se non nel rapporto fra Tex eCarson, tante piccole cose, di fare un GianluigiBonelli dannata. Alcuni, invece, lhanno vista cos:

    una cosa sorprendente che fa un po ridere. Quandoio faccio una storia che so che molto vicina alBonelli dannata mi viene criticata, quando invecescrivo una storia assolutamente fuori dalle mieregole, come questa, che somiglia pi ad altre storiemisteriose che ho scritto per Zagor, invece vienevista come Qualcuno non s fatto ingannare, per:su Baci e spari lhanno criticata. vero, invece, che

    Il ritorno del Morisco una storia molto western,dove ho tenuto il fantastico al minimo. Ma ancheColorado Belle, che a me piace molto, personal-mente: il fantastico viene trattato, credo, nel modo incui viene trattato ne La dama di picche o La leg-genda della vecchia missione.

    In Colorado Belle secondo me ci sono dei punti

    quasi geniali.

    Be, una storia semplice, ma stata un posottovalutata, secondo me. Ci sono diversi elementiwestern: gli indiani, i banditi

    Ma anche pagine di una sensibilit incredibile

    Certo.

    Colorado Belle vive soltanto con la potenza del

    sentimento negato: con lamore del fratello che

    non potr pi rivederla. N on sentimentalismo,

    autentico pathos.

    Che in alcuni punti viene abbandonato, per. Lastoria in due albi, ma era stata originariamentepensata in un albo per Capitanio: sarebbe stata pi

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    intensa, una ghost-story, no? Invece cos ho dovutoarricchirla, allungandola su due albi per Font, capisciche cosa succede. Ci sono delle cose interessanti inquesti sviluppi dovuti allartigianato: in due albi hodovuto arricchirla e ho introdotto gli Utes, che primanon cerano. Il che mha dato, per, un sacco dipossibilit nuove, di disegno, per Font, con la nebbia

    e gli indiani, quindi ha reso pi western e allariaaperta una storia che poteva diventare un po clau-strofobica, se ci fossimo limitati alla citt morta, aibanditi e al fantasma. In questo modo, tenendosi ilfantasma alla fine come escamotage che potrebbeesserci, ma anche non esserci, no? Due o tre personelo vedono soltanto, no? Per agisce, in un certo sen-so. Poi il finale molto commuovente.

    Vedo che lei un appassionato della Jeunesse de

    Picsou (indico lalbero genealogico dei paperi

    disegnato da Don Rosa, che Boselli tiene appeso

    sopra il disegno della figlia) Anchio apprezzo mol-

    to Don Rosa

    S, abbastanza, bravo. Diciamo che nei confrontidi Gianluigi Bonelli mi sento un po come Don Rosanei confronti di Carl Barks. (ride)

    N on so se ricorda, ma nel nono episodio della

    Jeunesse, quando Zio Paperone torna a casa in

    Scozia, e poi riparte con le sorelle per andare negli

    Stati Uniti. C il padre Fergus che li saluta dalla

    finestra, poi si gira e vede la moglie, che morta

    diversi anni prima. Si prendono per mano e

    attraversano insieme il muro.

    In quella scena Don Rosa rende ancora pi senti-mentali storie che gi in origine lo erano, quelle diCarl Barks, perch c la commozione del lettore. Lui un autore che ha letto il personaggio da ragazzo eha conservato la commozione del lettore. Io ho un potrattato Tex e Carson cos, per chiaramente parto dastorie molto meno sentimentali di quelle di CarlBarks, quindi Il passato di Carson non una storiacos cio, il sentimento che c in Carson quelloche ho io per Carson, capito? Per cui Il passato diCarson una storia sentimentale per questo, e alcunestorie degli inizi, come Gli invincibili sono piene disentimento perch io provo sentimento nei confrontidi questi personaggi, gli irlandesi, eccetera. Chiara-mente Tex rimane sempre un po da parte, anche inColorado Belle i personaggi sentimentali sono altri.

    Era cos anche in Gianluigi Bonelli, in effetti.

    S, soltanto che modernamente secondo me si puusare un po di pi. Non si pu scrivere sempre lastessa storia per seicento numeri con patatine ebistecche, questo assodato.

    N on che le patatine e le bistecche siano malvagie,

    ma abusarne sarebbe stucchevole.

    S, le bistecche ce le ho messe anchio.

    Oppure si pu fare come DAntonio, che riprese il

    topos in modo giocoso e ammiccante.

    A parte che le patatine non esistevano. uninven-zione belga, allora esistevano, semmai, le patate

    bollite e le mashed potatoes ma tornando a noi,La mano del morto strutturata un po come Co-lorado Belle. Nel senso che il personaggio di Ca-lamity Jane ha una storia damore con Wild Bill, evidente, ma lunico momento in cui si vede quando entrano nella capannuccia, scostano letendine e trovano il diario. Fine. Anche nella storia

    Bad River, che un mio Almanacco disegnato daCapitanio, il bandito innocente che era uscito diprigione dopo dieci anni, entra nella vecchia capanna

    e trova che qualcuno lha tenuta in ordine. Trova ifiori freschi sul tavolo. Abbiamo dovuto cambiarequella scena per esigenze narrative, ma io ho ancorauna striscia di Capitanio appesa in uno dei miei studi,nella quale il bandito entra e vede i fiori di cactus sultavolo. Ecco, questa una striscia molto commu-ovente, senza parole. Anche quello, come tu hainotato, il fulcro della storia, come Calamity Jane,che per compare solo alla fine, molto rude, diceparolacce, quasi, nei limiti che possiamo permetterci.Non dimostra nessun sentimento, per tu sai che ilsentimento c, ed questa la trovata. Questo rendela storia calda, e non fredda. Chiaramente, quello chetu senti e non ami, quando la storia fredda. Iodivido gli autori di storie a fumetti, o narrative ingenerale, in caldi e freddi. Nonostante ci che ab-biamo detto sul suo distacco virile dal sentimen-talismo, Gianluigi Bonelli era molto caldo. Direirovente. Mentre ci sono autori freddi che non cito,perch sono miei amici e sono bravi autori co-munque. Fanno storie tecnicamente belle, ma sonofredde e non riescono ad appassionarmi. Un altroautore caldo Medda: scrive delle storie calde,magari cerebrali, come le mie. Ogni tanto ci riu-

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    sciamo, per non sempre, a volte non lo vogliamofare. Una normale storia western, perch dovrei met-terci palate di commozione? Non ha senso. E tu que-sto lhai notato ultimamente ho scritto storie piprofessionali, ma non altrettanto emotive, e forse que-ste ti sembrano diverse, ma non sono le sole.

    Quella che mi sembrava la tua meno riuscita era

    Missouri, quella col flashback sulla guerra di Se-

    cessione. Sar perch lho letta in un periodo in

    cui ero un po stanco

    Forse per quello.

    ma facevo fatica ad andare avanti, la storia mi

    scorreva intorno senza che riuscissi a coglierla, e

    ci non mi mai accaduto.

    Ma normale che ci siano storie che possono nonpiacere perch uno la legge in un momento par-ticolare. Voglio dire normale. Sul vostro forumho anche letto un intervento interessante e buffo: cun tipo al quale non piaciuta nessuna delle ultimeotto storie pubblicare, nemmeno le mie, quelle diManfredi e dice: "Forse lho letta in un momento

    difficile" be, allora quello: non ti piace Man-fredi, non ti piace Nizzi allora non ti piace Tex!(ride) ridicolo! Lui lo ammette, ma non ne trae leconclusioni logiche, che sarebbero: "Sono io, non so-no le storie". Detto questo, possibile che tu abbiaanche ragione: in Missouri linterazione fra la miaidea, che era quella di fare una storia non emotiva,

    ma interessante, e lo stile di Mastantuono che geniale, ma un po freddo, probabilmente ha creato inte, e non in altri, un po di distacco per cui non ti seilasciato emozionare. Per l la ricerca del pathos noncera volutamente, ammettiamolo. Non era necessa-rio, secondo me, sarebbe stato di troppo: cerano gialtre cose. Ne Lultima diligenza, che era una storiainizialmente prevista in tre albi, Sergio Bonelli miaveva richiesto, nel soggetto, di non essere troppopatetico e di non scavare troppo nei personaggi della

    diligenza. Io ho eseguito, in quel caso, per cui il per-sonaggio di Shadow non molto emozionante: po-teva esserlo, poteva venirmi meglio sono stato unpo raffreddato nellesecuzione. Anche ne La minieradel fantasma questa cosa funziona. Magari un poeccessivo che il bambino si rimetta a parlare, ma ame piacciono questi momenti patetici ottocenteschi.

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    Tra laltro, ho copiato spudoratamente quella sce-

    na in un racconto.

    Davvero? (ridacchia) Sai, avevo preso lo spunto dibase da La miniera del tedesco di Blueberry, perlho fatto tranquillamente perch quella era unaleggenda del West, non ho preso niente dalla storia di

    Charlier.

    Laveva ripresa anche Don Rosa ne La miniera

    dellolandese.

    Labbiamo tutti presa dalla leggenda, rispiegandola amodo nostro. Io lho fatto in modo pi o meno plau-sibile, per senza mai tradire i personaggi dellaleggenda. Ecco, ricollegandoci al discorso di prima,quella storia mi venuta da una ricerca che avevo

    fatto: avevo scritto un libricino per Zagor sui tesoriperduti, nel quale cerano in nuce i soggetti de Gli in-vincibili e La miniera del fantasma.

    Passando dallemotivit ai personaggi, invece, par-

    liamo dei suoi personaggi femminili: N izzi ha

    cominciato ad introdurli come personaggi secon-

    dari, accennando degli elementi sentimentali, men-

    tre lei ha proseguito su questa strada, creando per

    primo dei personaggi femminili di grandissimo

    spessore che sono rimasti nel cuore dei lettori

    Anzitutto mi fa piacere che Nizzi abbia creato deipersonaggi femminili. Una volta ha detto, e spero chesia vero, di averli fatti dopo che io avevo dimostratoche si potevano fare con Il passato di Carson. Mipregio che sia vero che lalbone con Goran Parlov,una storia molto importante, labbia scritto sentendosiliberato da questo peso. Questo vuol dire che ancheun po mio merito se il Texone di Parlov buono, no?

    A proposito delle anteprime, invece sulle pagine

    del nostro forum, Villa le aveva proposto un sog-

    getto, che lei ha accettato

    Certo, era molto bello.

    pi tornato a pensarci?

    No be, Claudio fermo, come sai, per le copertinedella famosa serie a colori di Repubblica. Eravamoconvinti si fermasse alla ristampa del numerocinquecento, e invece come sai proseguir fino alnumero seicento. Mi spiace per il texone che sta

    disegnando, ma sono anche contento perch nellaristampa ci sono le mie storie

    Sono sempre soldi in pi che entrano, e non mai

    un male, no?

    Bravo! Sai che in un primo tempo non ci avevo

    pensato? Mi venuto in mente quando ho visto iprimi resoconti non ci avevo pensato! Per dirtiquanto sono bamba (ridiamo entrambi) o disin-teressato, probabilmente. Ero completamente contra-rio a che andassero oltre il numero cinquecento,invece (sorride ammiccando) vorr dire che miprender un altro studio, o una bella macchina dascrivere depoca.

    Ha qualche anteprima o retroscena per i lettori?

    Be, vorrei scusarmi per il numero seicento, perch stato fatto in fretta cio, la storia non stata fattain fretta, ma stata decisa in fretta, perch eravamocon lacqua alla gola, Ticci doveva cominciare e isoggetti che avevo presentato non erano piaciutinon che fossero eccezionali, semplicemente nonerano piaciuti. una storia divertente, ma non celebrativa. Devo dire che in questi giorni, in cui misento abbastanza vivace mentalmente, mi vengono in

    mente storie che avrebbero potuto andare bene per ilnumero seicento, ma non mi erano venute in menteallora le tengo in caldo per il numero settecento,mi auguro (sorride) Ci proveremo. Per quantoriguarda le anticipazioni, invece uscir la storia diPiccinelli, molto classica, di cui gi conoscete qual-cosa perch qualcuno parla troppo. Penso sia CarloMonni questa storia si svolge nel nord, in parti-colare nel parco di Yellowstone. Non , per, un epi-sodio storico non mi ricordo se lo , e non importante. Tutti quelli che mi rompono le balledicendo che adesso metto troppa storia, che stianozitti e pensino ai casi loro scrivi pure cos, ehperch non si tratta di un episodio storico, ma di unamia idea. Effettivamente successo, una volta, cheuna diligenza stata fermata dai Nez Perc, poi nonso cosa sia successo e mi sono inventato una storia apartire da questo fatto di cui non so altro, per cuidevo dire che di storico c poco. storico perch ilparco di Yellowstone cera gi. Quindi, quando si fauna storia di Tex, sai che il western ripetitivo, noicerchiamo sempre di mettere una piccola idea. Aparte il parco di Yellowstone, tutto il resto asso-lutamente tradizionale e riconoscerete in questa sto-

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    ria, spero, unatmosfera un po simile a quella dellestorie di Bonelli e di Nizzi sullargomento. La storiaseguente, invece, che sar legata dalla contiguit, quella di Leomacs, che invece una storia pi mia,in quanto c anche un forte personaggio femminile,per cattivo oddio, ho gi detto troppo! Mondego il nome di un killer, c la ferrovia, insomma

    Entrambe le storie sono gradevoli, avventurose, senzacomplicazioni particolari. Altre storie che sto facen-do be, su Tex non possiamo rivelare troppo. Se tunon fossi stato qui stamattina avrei scritto un soggettoper un autore importantissimo, che far un numerounico, dunque puoi immaginarti di che numero unicosi tratti. (mi guarda ammiccante attraverso gli oc-chiali) Che numeri unici ci sono in Tex?

    Ci sono Texoni, Maxi, Almanacchi

    S. (sorride, come accarezzando un pensiero) unodei tre. Poi c unanticipazione, della quale non so seposso parlartene. La rivista esce in aprile? (annuisco)No, non te la do.

    So che c qualcosa di bizzarro rispetto a Brindisi.

    S, c qualcosa di bizzarro rispetto a Brindisi, per ilquale sto scrivendo una storia. Poi sto lavorando con

    Civitelli sai che una storia del Morisco? E poicon chi sto lavorando? Ah, con Seijas, per il quale stoscrivendo una storia tripla, che non so come verr. Epoi chi c? Fra i futuri autori con cui lavorer cAndreucci: sto per iniziare la storia per lui, perch lastoria di quattro albi per Dampyr finita, quasi. Dellastoria per lui ho gi parte del soggetto non la scenainiziale, per tutto il resto del soggetto, e Kit Willeravr una parte importante.

    Andreucci stato molto apprezzato al suo esordio,

    con una storia come Eroe per caso.

    S, quella carina, speriamo che anche questa siabuona Font, avrei dovuto cominciare con lui, mapoich non posso far tutto ci sta lavorando qualcunaltro, adesso, ma penso che torner con lui presto,con una storia abbastanza semplice, innocua, senzadonne violentate o episodi del genere. E eccounaltra cosa che non metterei mai in Tex. Va be, chealtro vuoi dire? Qualche critica, qualcosa?

    N o, non direi per lei ha nominato adesso il

    tema delle donne violentate, e mi tornata in

    mente unosservazione: lei stato spesso additato

    come lo sceneggiatore che pi ha osato. Per mi

    sono accorto di una cosa: ho letto i romanzi che ha

    scritto N izzi e ho notato che la componente

    sessuale vi ha un ruolo molto forte.

    vero. (annuisce pensoso)

    Ci si ritrova anche in Tex: nelle sue storie,

    soprattutto in quelle dellultimo quindicennio,

    sono presenti molte scene di violenza sessuale sulle

    donne

    (Si alza e batte una mano sulla spalla a Burattini chesta trafficando sulla propria scrivania) Mai comenelle storie di Moreno. Nizzi e Burattini sono duemaniaci sessuali, in realt (sghignazzano insieme)

    No! Sto scherzando! Sto scherzando (Burattini ridedi nuovo) per magari no, non lo so. Non li cono-sco intimamente. Io invece sono molto riservato,trovo che quella violenza sulle donne non mi piaceneanche narrativamente. (Moreno protesta bonaria-mente: Va be, un modo per far vedere quanto uno cattivo, no?) Non vero, non vero, a te piaceperch sei un ehm trovo veramente che questasia una delle cose che non metterei mai in Tex, nonso perch. Cio, io non lo sento da Tex, son sicuro al

    centocinquanta per cento che Bonelli non avrebbemai messo questa cosa in Tex. Bonelli avrebbe agitodiversamente. Poi sia ben chiaro che Burattini e Nizzisono stati liberi di farlo, ma io non lavrei mai messo.

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    Anche in Sentieri selvaggi questa cosa viene sotta-ciuta, no? chiaro: che cosa faranno gli indiani alleragazze rapite in Sentieri selvaggi? Non lo so: magarile ammazzano soltanto, magari prima le stuprano,non lo so e non ce ne frega niente. Noi sappiamo chesono morte e vanno vendicate, perch stata una cosaatroce. Non vediamo la scena. Invece nella storia di

    Kubert e in altre storie di Nizzi la scena viene fattaquasi vedere. Devo dire che secondo me questo antitexiano. Questo il mio pensiero quindi, comevedi, non affatto vero che io sono uno sceneggiatorerivoluzionario. Mi spingo dove si sarebbe spintoGianluigi Bonelli se fosse vissuto fino ad oggi conlenergia creativa di allora. Ovviamente fantascien-tifica ma Gianluigi Bonelli non avrebbe mai scrittouna storia in cui una donna viene violentata. NeancheSergio Bonelli ne scrive. Neanche Gino DAntonio

    ne parlo come se fosse ancora vivo. Detto questo: ibambini muoiono anche nelle storie di GianluigiBonelli, ma sempre senza eccessiva crudezza. Nonc mai nemmeno una volta una scena tipo Cera unavolta il West. Anche questo non farei mai. Muoiono ibambini, ma perch la vita, non perch c un assas-sinio crudele a cui si dedicano delle pagine o dellevignette: questa una cosa che non si dovrebbe fare.Quindi se la trover in una delle prossime storie deimiei colleghi andr da Marcheselli a dirgli di non

    farglielo fare (le sue labbra si allargano in un sorrisoadombrato di malinconia).

    Lintervista finita. Siamo andati ben oltre iltempo consentito. (Ci alziamo e mi concede iltempo di scattargli qualche fotografia) Volevoringraziarla per linfinita disponibilit. statodavvero paziente.

    Grazie. Avrei dovuto dirti di darmi del - tu - per. Ciproverai la prossima volta?

    Di persona faccio fatica

    Gi.

    stato un grandissimo piacere conoscerla.

    Cosa posso fare? Ti faccio visitare la redazione?

    Se non un disturbo

    S, una roba veloce, per.

    Ed cos che, con Mauro Boselli in persona a farmida Cicerone, ascendo ai piani alti della Redazione.Entro nellingresso tappezzato di tavole appese aimuri come se si trattasse di quadri, fra le quali spicca,iconica e decisa, una tavola di Bernet che finalmentemi permette di comprendere la fama del disegnatore.Boselli mi introduce negli altri ambienti della re-

    dazione, una visita in archivio, ed gi tempo diandarmene. Prima di ritirarmi nella mattinata mila-nese che, l fuori, si sta lentamente riscaldando, tornonellufficio dellultimo piano per recuperare i mieiattrezzi da improvvisato pseudo-giornalista dilettante,ed ho anche la ventura di incontrare Genzianellagiunto per consegnare delle tavole. Ora, per, dav-vero giunto il momento di lasciare questi profes-sionisti ai loro compiti, ed esco lasciando dietro dime un fin troppo interessato augurio di buon lavoro.

    Mentre mi incammino nella tiepida ombra di ViaBuonarroti, laria mi pare insospettabilmente buona.Non bollente come mi sarebbe piaciuto millantare,ma buona comunque.

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    CHINENonsolo

    I soggetti texiani di Fabio Civitelli

    La vera arte del disegno civitelliano non da ricer-

    carsi nella cristallizzata freddezza dell'illustrazione,

    bens nel fumetto, forma mediale pi avanzata ed

    espressiva. Fabio Civitelli un autore eclettico che si

    lasciato sedurre dalla narrazione. Il confronto con il

    personaggio non si esaurisce per lui sul piano pura-

    mente grafico, il raccontare storie l'aspetto che mag-

    giormente lo appassiona nel suo lavoro d'artista. Con

    Claudio Nizzi nata nel corso degli anni una sintonia

    e un affiatamento tale che gli ha permesso non solo di

    intervenire sulle sceneggiature con variazioni e pic-

    cole modifiche, ma anche di scribocchiare alcuni sog-

    getti: Proporgli delle mie idee stato naturale, e la

    sua accoglienza stata talmente buona che i miei

    soggetti sono diventati delle storie sceneggiate e di-

    segnate. Quella di Civitelli una scrittura semplice

    ed elegante, profondamente emozionale, che testimo-

    nia di una visione se non malinconica, indubbiamente

    nostalgica del passato.

    Le suggestioni civitelliane, senza discostarsi peraltro

    troppo dagli scenari tipici dell'avventura, si situano

    su un piano accentuatamente intimistico. Si tratta di

    elementi che sono evidenti sin dalla prima storia, "Il

    duello", pubblicata sul settimanale "Lo Specchio" nel

    maggio del 1998. Ricordo e sogno sembrano fonder-

    si in questa breve avventura di sedici pagine abil-

    mente sceneggiate da Claudio Nizzi. Il giovane e va-nesio pistolero Arizona Kid uccide i suoi avversari

    solo per il gusto di segnare con una nuova tacca il

    calcio della sua pistola d'oro. A Window Rock, spinto

    dal desiderio di mostrare che lui il migliore, sfida a

    duello Tex, ma nella main street, fissandone lo

    sguardo limpido, calmo e deciso, ne riconosce la

    superiorit. E il racconto diventa confidenza: ...pro-

    v una sensazione difficile da descrivere... Di colpo

    si rese conto di essere uno che aveva sempre e solo

    "giocato" con le pistole, mentre il suo avversario neaveva fatto un uso molto diverso... Tex Willer le

    aveva sempre usate per battersi in favore di un

    ideale, sapendo sempre distinguere tra il bene e il

    male, tra la causa giusta e quella sbagliata. Della

    catarsi il ranger l'involontario e inconsapevole ar-

    tefice: l'animo dell'antagonista matura attraverso

    questa esperienza, con il duello che finisce per confi-

    gurarsi come un vero e proprio rito iniziatico a una

    nuova vita.

    .

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    I ricordi del nostalgico pistolero Arizona Joe lasciano

    spazio al secondo soggetto di Civitelli, "Il presagio",

    pubblicato nei nn. 475/477 della serie regolare a par-

    tire dal maggio 2000. Lidea nata molto sempli-

    cemente, a Lucca nel 1996, in un ristorante racconta

    l'autore. Eravamo io e N izzi: Perch non mi fai

    una storia in cui Tex perde il ruolo di agente india-

    no?. E mi disse: "Che bellidea! Prova a buttarlagi!. L per l ero molto perplesso. Dopo qualche

    mese (nel frattempo io mi ero dimenticato!) mi tele-

    fona e mi fa: Allora, me lhai scritta questa sto-

    ria?. Cos presi carta e penna e la buttai gi, con

    molti difetti. Lui la sistem e nacque Il presagio".

    I romantici sentieri dell'avventura civitelliana questa

    volta sono stemperati dalle reminiscenze del passato

    di Tex. La storia di Zhenda e Il grande intrigo

    sono tra le avventure che pi mi erano rimaste im-

    presse di Tex e inconsciamente sono ritornate fuo-

    ri... continua a raccontare Civitelli. Il primo albo si

    apre con le inquiete e infauste visioni della notte,

    apportatrici di cattivi presagi, che annunciano guerre

    e rovina per i Navajos di Aquila della Notte. Il se-

    dizioso Orso Veloce, istigato e illuso dalla strego-

    neria evocatoria del malvagio stregone Yanado (che

    ricorda la familiare figura di Zhenda la strega),

    risoluto a strappare lo scettro del commando all'usur-

    patore bianco e a riportare i valorosi guerrieri navajos

    sugli antichi sentieri perduti dell'onore e della gloria.

    Sulla strada di Tex si staglia anche la figura proterva

    e intollerante di un ufficiale di Fort Defiance, il mag-

    giore Wellman, che invece di ripristinare l'ordine,

    mette sotto chiave il Ranger e fomenta la rivolta nel

    tentativo di approppriarsi dei giacimenti auriferi pre-

    senti nella riserva. Fabio Civitelli intanto ammalia e

    conquista con le sue tavole spettacolari che seducono

    proprio nella descrizione dell'assolata wilderness deiterritori del sud-ovest americano. L'apice della parte

    grafica probabilmente raggiunto con la scena del

    trasferimento al carcere militare di Holbrook, quando

    dopo un furioso temporale, una valanga d'acqua si

    abbatte sul Puerco River in piena, travolgendo la

    diligenza e lasciando Tex pericolosamente in balia

    delle onde. Se questo episodio abbastanza serrato non

    coinvolge tanto emotivamente, ne Carson ne Kit

    Willer sembrano infatti mai perdere la speranza di

    ritrovare vivo il pard, l'approdo dell'eroe esausto sulle

    rive sabbiose del fiume, favorito dalla sorte, merita

    tutta la nostra attenzione perch l'incipit di una

    mancata storia d'amore, che si pone sulla falsariga di

    quanto si era gi visto nella storia "L'uomo senza

    passato". In una serie caratterizzata da un sistema

    unilaterale, prevalentemente maschile e patriarcale,

    basato sulla razionalit e scarsamente disposto a

    accettare l'aspetto pi interiore e emotivo, tipica-

    mente femminile, la figura di Alison Sydor

    profondamente modernista. L'incontro di Tex con la

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    giovane donna innanzitutto quello di due persone

    che sembrano aver perduto molte delle loro certezze.

    Nella mitologia antica la nascita nell'acqua alla base

    di diversi miti. Il tronco che si arena sulla lingua di

    sabbia costituisce un punto di svolta nella storia e

    segna una rinascita per l'eroe. L'arrivo di Tex

    barcollante al ranch dei Sydor, nell'oscurit della

    notte profonda, un percorso iniziatico simboli-

    camente sottolineato alla fine da Claudio Nizzi con la

    parola "luce". La stessa Alison attraversa un doloroso

    momento e anche il suo un cammino fatto di tappe

    che contemplano pure la morte. L'incontro al ranch

    rende possibile la salvezza e la rivalsa di Tex, ma

    anche quella di Alison e del figlioletto Billy. E il buon

    cane Dick, novello Argo, che abbaiando allegra-

    mente va incontro a Tex, saluta il ritorno a casa di una

    figura maschile che era venuta a mancare. La vedova

    per, prim'ancora di svolgere la funzione dell'amante,

    assolve a quella di madre e non solo in riferimento al

    figlio. Non ingannano in questo senso le ammorevoli

    cure che la donna presta a Tex, si veda per esempio il

    materno rammendare la camicia nel secondo albo. Il

    ranger d'altro canto, seppure debole e ancora febbri-

    citante, non esita a prendere l'iniziativa difenden-

    do il ranch e la sua nuova famiglia nel momento in

    cui uno sparuto gruppetto di navajos vi fa minac-

    ciosamente ritorno. Il successivo trasferimento nella

    riserva navajo spezza l'equilibrio della coppia e il

    susseguirsi de