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Denis Sacchi BUDO La Via che conduce alla PACE Tesi per Qualifica da Maestro

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Denis Sacchi

BUDO La Via che conduce alla PACE

Tesi per Qualifica da Maestro

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Prefazione

“Maestro è colui che sa insegnare la Vita attraverso ciò che sa fare meglio” In prospettiva di effettuare il salto da Istruttore a Maestro ho fatto una serie di considerazioni personali sul mio modo di vedere le Arti Marziali, considerazioni che sono poi le stesse che quotidianamente interessano il mio percorso nel Budo.

Parto con l’affermare che il Karate-Do, ha significato molto per me; mi ha avvicinato alle arti marziali orientali, mi ha fatto conoscere tanta bella gente, mi ha dato nuovi interessi ed orizzonti ed anche qualche soddisfazione agonistica, anche se oramai lontana nel tempo.

Con il passare degli anni, però, l’avvicendarsi di esperienze, l’ampliamento degli orizzonti, la maturità fisica e caratteriale mi hanno portato a “cercare oltre”.

Ho scoperto le tecniche del Ko-Budo Giapponese, derivate dal Daito-ryu e dal Ju-Jitsu, le tecniche di spada giapponese, il Katana ed ho scoperto lo Zen.

Mi si è aperto un mondo.

Ho capito che l’abbigliamento, la cura dello stesso, ha un senso profondo ed allo stesso tempo non ha nessuna importanza.

Ho capito che la tecnica esiste quando esiste chiarezza di intenti nella mente e nello spirito, in caso contrario la lotta non diverrà mai Arte (Jutsu).

Ho capito che la tecnica è lo scopo dell’Arte, ma è il mezzo per percorrere la Via (Do).

Ho capito che illudersi, auto compiacersi del proprio livello o confortarsi dei generosi complimenti altrui non serve: la perfezione passa per uno scrupoloso lavoro quotidiano che virtualmente non ha mai fine e che ha come unico riscontro il miglioramento nella vita.

Ho capito che praticare cercando di raggiungere uno scopo è inutile, non è quello lo scopo della pratica.

Ho capito che lo Zen è l’ampio piedestallo su cui poggiare la pratica marziale e non solo quella, se così non è ciò che costruiremo sarà instabile; pensiamo ad un albero senza radici.

Ill M° Yoshiaki Hirano

Adesso che ho capito un po’ di cose è tempo di provare a farle.

Gassho

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Introduzione alla tesi Il mio progetto, partito nel 2007, è quindi quello di proporre un programma in cui la pratica sia costantemente supportata da spiegazioni storiche, filosofiche, tecniche e biomeccaniche.

Di primo acchito avrei voluto scrivere un trattato filosofico che partisse da me, dalle mie convinzioni ed esperienze, ma poi il desiderio di fare un lavoro che, in qualche modo, potesse anche servire ad altri come riferimento o fonte di informazione ha prevalso.

Così si è materializzato questo scritto che amalgama, almeno nelle mie intenzioni, spunti tecnici a riscontri filosofici.

Oltre alle tecniche fondamentali (atemi, leve, proiezioni) ho selezionato una cinquantina di combinazioni a “mani nude”, kata e tecniche di spada, nonché i principi del Kyusho Jutsu (punti vitali) e della meditazione Zen (Zazen).

Le ho proposte a persone di diverse età, abilità e spessore tecnico annotando considerazioni e appunti.

Le ho proposte e spero di continuare a farlo, anche nel corso di seminari dove la possibilità di insegnare e spiegare è limitata spesso ad un solo incontro di poche ore.

Il testo comprende sia la parte teorica che la descrizione delle tecniche.

Un ulteriore dilemma che mi sono posto è l’ordine dell’esposizione, ovvero da dove iniziare? Dallo Iaido? dallo Zen? Dalle tecniche a mani nude?

La cosa più logica e corretta sarebbe stata partire dalla base, dallo Zen, ma ben comprendo che non sia la strada giusta da seguire in un contesto occidentale e, soprattutto, di ampio respiro.

Per questo la “scaletta” comincia con le tecniche di base a mani nude, precedute solo dal Reigi, dal Saho, il comportamento nel Dojo.

Lo scritto si chiude con una parte di “introduzione” allo Zazen, la cui pratica è fondamentale per la comprensione della arti marziali giapponesi, del Budo.

Che cos’è BUDO? 武道 Per chiarezza e perché non saprei fare di meglio, riporto la definizione che Wikipedia dà di BUDO

Il termine Budō (武道) deriva dal significato degli ideogrammi kanji di cui è composto "Dō" (道) significa letteralmente "ciò che conduce" nel senso di "disciplina" vista come "percorso", "via", "cammino" in senso non tanto fisico quanto piuttosto spirituale. L'ideogramma kanji "bu" 武 è a sua volta composto dai due ideogrammi, “hoko” 戈 e “tomeru” 止 che nella lingua giapponese significano: 戈 “hoko” = lancia, alabarda 止 “tomeru” = fermare, arrestare, lasciare ed anche cessare Da cui bu (武) nella lingua e nello spirito della tradizione giapponese, significa letteralmente "fermare, arrestare, lasciare le lance". Uscendo dal significato strettamente letterale, il termine "lance" assume il significato più ampio di "armi" e quindi quello traslato di "guerra" e di "combattimento" ed il termine "fermare" assume il significato traslato di "cessare". Nella concezione della tradizione marziale giapponese, quindi, il significato del termine bu implica quello di "abbandono delle armi" e quindi di "disarmo" e non di "guerra".

Il significato giapponese della parola Bu-dō (武 - 道) è quindi quello di: "Via che conduce alla cessazione della guerra attraverso il disarmo" e quindi anche il significato di: "Via che conduce alla pace".

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L'aspirazione etica e sociale del Budo

Il concetto che tale termine vuole esprimere è dunque quello di realizzare, attraverso la pratica di una disciplina marziale molto particolare fondata sul "principio di non-resistenza", l'elevata aspirazione del Budo consistente nella cessazione del combattimento e quindi delle ostilità mediante una condizione di disarmo dell'avversario e di sé stessi.

Il termine segue l'evoluzione che il concetto di "arte marziale" ha subito nella cultura giapponese attraverso il tempo, passando dall'originale concetto del Bujutsu (武術) a quello attuale del Budō (武道). Da notare come comunque l'evoluzione consista solo nella trasformazione da "jutsu" (術) a "dō" (道) e cioè dal significato di "sistema tecnico" (jutsu,術) a quello di "sistema spirituale" (dō,道).

Il Bujutsu (武術) era l'apprendimento di diverse tecniche marziali che consentivano di vincere il nemico in battaglia, difendersi dalle aggressioni, offrire i propri servigi ad una signore ed aumentare il proprio potere personale; le armi usate erano molto varie: spada, arco, lancia, bastone, catena, coltello fino ad oggetti apparentemente innocui come il ventaglio o la pipa; quando il Bujutsu (武術), come un fine di natura non meramente tecnica ma educativa ed etica, diventa la via da perseguire per raggiungere un risultato spirituale e non solo pratico, si parla di Budō (武道).

In Giappone questa rielaborazione della tradizione militare feudale avvenne principalmente dopo la restaurazione Meiji, fino a tutta la prima metà del XX secolo.

La concezione tecnica e spirituale coesistevano già in epoca feudale anche se a prevalere era l'abilità tecnica che rappresentava l'unico strumento di sopravvivenza ai veri combattimenti del tempo. In epoca moderna la necessità di difendere la propria vita in duello non esiste più, quindi l'attenzione si rivolge ai principi etici e alla tradizione che caratterizza quindi il Budō (武道).

Da quanto sopra si evince come la pratica delle Arti Marziali possa non coincidere con le pratica del BUDO; si può fare Karate senza fare Budo, si può fare Judo senza fare Budo.

Più avanti introdurrò il concetto di GYO e forse sarà più chiaro l’insieme.

Gendai-Budo e KoBudo Un’altra precisazione necessaria ed interessante è quella relativa alla differenza tra Gendai-Budo, il Budo moderno e KoBudo ovvero il Budo antico.

A far da spartiacque tra antico e moderno vi è la caduta dei Samurai, riconducibile al 1877 data della rivolta di Satsuma.

In quest’ottica tutte le arti che si sono delineate dopo tale data (Judo, Kendo, ecc…) sono da considerarsi moderne.

Il Karate fa caso a sé in quanto è un’arte marziale di origine Okinawense e non Giapponese, anche se prima di diffondersi nel mondo è “passato” per il Giappone.

In senso un po’ più lato traccerei la differenza tra il Budo che ha alla base la filosofia Zen (Ko) e quello che non ce l’ha (Gendai).

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Il BUDO nel XXI Secolo L’assioma su cui si basa questo lavoro è che la pratica di un’Arte Marziale in possesso di certe caratteristiche, tali da farla identificare come Budo, influenzi positivamente la vita quotidiana, tanto da determinarne un miglioramento qualitativo.

Ovviamente il riferimento non è, o non si limita, all’aspetto del benessere fisico, sebbene di primaria ed indiscussa importanza, ma si spinge oltre presupponendo un cambiamento evidente del nostro atteggiamento verso gli altri, del nostro modo di vedere e vivere le cose di tutti i giorni: la famiglia, il lavoro, gli amici.

Ben comprendo che sono diversi, e tutti validi, i motivi che spingono nuovi praticanti ad iscriversi nei vari Dojo ai corsi di arti marziali, non posso però evitare, dato il mio tipo di esperienza, di valutarne l’affinità con la pratica del Budo.

Non credo di dire nulla di nuovo affermando che un argomento così ampio e soggettivo potrebbe essere affrontato da innumerevoli prospettive e valutando parametri tra i più diversi.

Io ho fatto alcune scelte per motivi di tempo, semplicità di comprensione ed anche riconoscendone il valore esemplificativo.

I praticanti Senza la pretesa di essere esaustivo ho cercato di individuare alcuni “famiglie” di praticanti, che frequentemente si possono trovare come partecipanti ai corsi.

I Bambini – Per essere più preciso mi riferisco a soggetti tra i 6 ed i 16 anni cresciuti in una cultura occidentale. Non sono adatti alla pratica del Budo. Con questo non sto affermando che un bambino di 6 anni abbia le stesse caratteristiche di uno di 16 né, tantomeno, che non siano utenti validi per le arti marziali come il Karate, lo Judo e via dicendo.

Ragazzi – Diciamo tra i 17 ed i 25 anni. Nemmeno questi, nella maggioranza dei casi, sono pronti per accettare tutti gli aspetti inerenti la pratica del Budo. Sono impazienti, forti fisicamente, in continua crescita. Hanno “tutta” la vita davanti e vorrebbero afferrare tutto il Mondo. Cercano il confronto, vogliono “combattere", la loro idea è quella di Vincere, mentre il Budo mira a non perdere.

Un antico proverbio dice che “Quando nasciamo stringiamo i pugni con tutte le forze quasi volessimo afferrare tutto quanto ci circonda, da vecchi quando moriamo le nostre membra, le nostre mani, si distendono, quasi a lasciare tutto…”

Il Maestro DOGEN ha detto: “Tenete le mani aperte, tutta la sabbia del deserto passerà nelle vostre mani. Chiudete le mani, non otterrete che qualche granello di sabbia.” Uomini – (e Donne) Sono i praticanti ideali. Specie se hanno rinunciato all’agonismo, al “tutto e subito”, al fare una cosa per ottenere uno scopo.

Non si fa Zazen per ottenere qualcosa, non si pratica il Budo per ottenere qualcosa.

Questo vale anche per la difesa personale. Molte donne si avvicinano alle arti marziali per imparare ad affrontare i pericoli della società moderna, per affrontare eventuali aggressori o per sentirsi più sicure nella vita quotidiana. Non vedo nulla di male in tutto ciò, ma come ho detto “….. la tecnica è lo scopo dell’Arte, ma è il mezzo per percorrere la Via”.

Colui che dovesse limitarsi all’apprendimento tecnico dimostrerebbe di non aver colto l’essenza; faccio un esempio: se la tecnica fosse il metro allora il più abile sarebbe il Maestro, ma tutti sanno che così non è. Questo basta a dimostrare che la tecnica non basta.

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Ma allora chi veramente può seguire la VIA? La risposta più onesta è, ovviamente, chiunque, purché sia disposto a cambiare se stesso, ad eliminare le proprie certezze mettendosi in discussione, a seguire con “fede” gli insegnamenti dello Zen, del Maestro e della natura, a non perseguire un obbiettivo (le storie Zen dicono che l’Illuminazione può arrivare in qualunque momento, ma solo se non la si cerca!), in una parola a fare GYO.

Ma in realtà quante persone riescono a seguire la Via?

Così facendo esiste il pericolo di vedere i Dojo semi deserti?

La risposta nelle parole del Maestro (così come io le ho carpite ed appuntate, mi scuso per gli eventuali errori e incompletezze): “Funyou wa wakuza ni roku sichi nin. Yakuzan wa jushu mitazaru nari………”. “A Funyou erano soltanto in sette o sei. A Yakuzan non arrivavano a dieci……”, tuttavia fare Gyo sulla Via tracciata dal Buddha: questo! è fiorente vivaio di giovani piante……..non importa il numero!

GYO GYO significa seguire un percorso personale, evolversi, praticare.

Attraverso le Arti Marziali? NO, o meglio NON SOLO.

Quest’ultimo aspetto, ad esempio, l’ho capito grazie all’esempio degli amici della Shin Ho Kan, a Grazia Francese soprattutto, che mi hanno fatto vedere come si possa fare GYO anche costruendo la cuccia di un cane.

Allora GYO non è legato al Karate, allo Judo o simili, è legato al modo con cui si pratica un’attività, qualunque essa sia.

Allora non è importante la perfezione della tecnica, ciò che conta è lo spirito con cui pratico.

Praticare ricercando la perfezione denota il giusto spirito.

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Introduzione al Corso E’ noto che i risultati ottenibili in una qualsivoglia attività sono legati anche al tempo che ciascuno di noi può dedicare ad essa. Le arti marziali, il Budo, non fanno eccezione. Ore di pratica sotto la guida di un Maestro, ore ed ore di ripetizioni delle tecniche da soli o con l’ausilio di compagni portano ad un perfezionamento ed una metabolizzazione altrimenti impossibile. E’ altrettanto vero, però, che nelle nostra società, con i ritmi che impone, diventa molto impegnativo per una persona adulta ritagliare del tempo da dedicare all’apprendimento delle Arti Marziali. Si tratta di tempo che sicuramente deve essere sottratto alla famiglia, ai figli, al lavoro o anche semplicemente al relax. E’ una scelta non priva di sacrificio e rinuncia ad altri aspetti della vita. Alla luce di ciò il programma presentato non può che tenere conto dei limiti di tempo a disposizione; ciò sia a livello organico del corso, ossia della distribuzione delle varie tematiche e dello spazio loro riservato, sia all’interno della singola lezione. Il fruitore ideale del corso è una persona adulta, magari con un certo background di arti marziali o sport da combattimento, che non abbia alcun secondo fine al di fuori dell’apprendimento e del miglioramento personale; agonismo, prestazione atletica e simili non sono pertinenti con il Budo.

Struttura del Corso Come accennato non è possibile approfondire allo stesso modo ogni argomento trattato, data la mancanza cronica di tempo a disposizione. Allora si rende necessario effettuare una serie di scelte che portano alla definizione di un programma di massima, nel quale saranno privilegiate alcune tematiche a dispetto di altre. I criteri di scelta sono di tipo pratico e culturale; sarebbe bizzarro, a mio parere, dedicare più tempo allo studio del tambo, faccio un esempio, che non a quello del Katana. Per questo ho pensato alla seguente ripartizione: Argomento Tecnico %t Karate Jutsu (Mani Nude) 45%KenJutsu/Iaido (Katana, Bokuto) 45%Kobudo (Tambo, Hanbo, Naginata, ecc…) 10%

A ognuno degli argomenti verrà ovviamente associata la parte filosofico/culturale relativa.

Sistema di graduazione E’ piuttosto comune nelle arti marziali identificare i progressi degli studenti nonché l’esperienza dei praticanti avanzati attraverso il conferimento di gradi. Il metodo più diffuso, soprattutto in occidente, è quello che prevede una divisione in Mudansha - kyu (10) per i gradi inferiori ed in Yudansha – dan (10) per quelli superiori; i kyu sono inoltre contraddistinti da diversi colori delle cinture.

10° Kyu 9° Kyu 8° Kyu 7°-6° Kyu 5°-4° Kyu 3°-2°-1° Kyu 1°-10° Dan 6°-10° Dan*

* In talune scuole si usa indossare la cintura bianco/rossa al conseguimento del 6° Dan, ma la pratica è, ad oggi, controversa e per alcuni autorevoli Maestri anche priva di fondamenti storici.

I gradi superiori si chiamano anche Sempai (1° e 2° Dan), Sensei (3° e 4° Dan) e Shihan (5°e 6° Dan).

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Struttura della Lezione A prescindere dall’argomento trattato di volta in volta nelle singole lezioni deve essere definito un canovaccio comune, che abbraccia aspetti quali il cerimoniale del Dojo (saho), la meditazione (mokuso - zazen), la lettura e il commento di alcuni passi classici della letteratura marziale giapponese (il Gorin No Sho di Musashi, l’Hei Ho Kaden Sho, ed altri) e la dimostrazione dei progressi da parte dei praticanti.

Reigi Con Reigi si intende il comportamento, per molti aspetti cerimoniale, da tenersi nel Dojo, ossia nel “luogo dove si pratica la Via”. Una caratteristica che distingue i praticanti di Arti Marziali da quelli di altre discipline più strettamente sportive è l’abbigliamento. Si potrà obbiettare che in quasi tutti gli sport esiste un abbigliamento tipico. Certamente sì, però in essi l’abbigliamento è stato studiato per ottenere il massimo del confort durante la pratica e solo lontanamente si rifà alle origini culturali dello sport stesso. Viceversa nelle arti marziali anche il keikogi (ossia la divisa da lavoro, allenamento), per non parlare di capi più “formali”, viene portato con lo spirito di tramandare una certa etichetta a discapito, spesso, della comodità nella pratica. L’abbigliamento del praticante, a maggior ragione se esperto, dovrà essere conforme alle regole e curato. Il keikogi sarà quindi composto da una giacca molto resistente per poter effettuare prese e cadute senza problemi (tipo quelle da Judo per intendersi), da dei pantaloni abbinati e da una cintura o obi. Nessuna importanza ha il colore della divisa purché pulita e senza lacerazioni eccessive. Diverso è il discorso della cintura: qualora il praticante avesse già un grado superiore (Dan) in una disciplina potrà indossare la sua cintura nera, per tutti gli altri sarà bianca durante la pratica e del colore acquisito nelle occasioni formali. Quando si indossa l’obi da spada il colore ha significati differenti.

Ogniqualvolta si varca la soglia del Dojo è obbligo salutare rivolti verso la kamiza (l’altarino posto a nord del Dojo) con un profondo inchino. Per il saluto di inizio e fine lezione ci si dovrà disporre come segue: Una prima fila rispetto alla kamiza (o shomen) riservata ai Maestri. Alle loro spalle da est ad ovest i praticanti in ordine di grado/anzianità, lateralmente, ad est il/i sempai. Il primo a scendere in posizione Seiza (in caso di za-rei) sarà il Maestro e successivamente al comando “Seiza” del sempai tutti i praticanti si scenderanno in posizione in ordine di grado.

Apro una parentesi su Mokuso, la meditazione. E’ buona norma iniziare e terminare la lezione con un periodo di meditazione che ha diversi effetti, ma principalmente aiuta i praticanti a predisporsi mentalmente e spiritualmente ad un qualche cosa che è molto diverso da ciò che hanno vissuto fino ad un istante prima di entrare nel Dojo. Senza dilungarmi in questa sede sulla meditazione (vedi capitolo specifico sullo Zazen) ricordo solo alcuni principi:

• La posizione è quella naturale di seiza, con gli occhi socchiusi, non chiusi, così come le labbra. • Le mani assumono la classica posizione Mudra Hokkaijoin (Dhyana), in

alternativa a quella illustrata il pollice della mano sinistra potrà essere gentilmente stretto tra il pollice e l’indice della mano destra (come quando si prende una tazzina di tè)

• La respirazione dovrà seguire in fase di inspirazione il ciclo lungo (naso-addome) mentre l’espirazione avviene forzatamente dalla bocca, nella quale la punta della lingua appoggia alla base dei denti anteriori superiori.

I ritmi e le tecniche sono argomento ampio di approfondimento. Ritornando al saluto, particolare importanza simbolica riveste quello rivolto allo Shomen (dove si può trovare anche la Kamiza); al comando Shomen-ni rei tutti presenti devono inchinarsi profondamente poggiando

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prima la mano sinistra e poi la destra a formare una sorta di cuore (kokoro in giapponese) e rimanere in tale posizione per un periodo lungo, diciamo 5/10 secondi senza emettere alcun suono (il tipico “HAI” o “OSS”) per poi rialzare il busto avendo cura di riportare a posto prima la mano destra e poi la sinistra.. Dopodiché il Maestro si volta verso i praticanti per riceverne e contraccambiarne il saluto; al comando Sensei-ni rei ci si inchina e si pronuncia “Onegai Shimasu” ossia “onorato di imparare da/con Voi”. Infine, al comando Otagai-ni rei, ci si saluta tra praticanti. Al successivo comando del sempai “Kiritzu” i praticanti si riporteranno in posizione eretta (musubi-dachi) e dopo un nuovo inchino si possono cominciare gli esercizi.

Nello specifico praticando ecco alcuni comportamenti da evitare: Lasciare attrezzatura sul pavimento. Camminare sopra spade posate a terra. Passare tra l'insegnante e l'allievo quando il maestro sta osservando. Entrare nello spazio di qualcuno che si sta allenando. Arrivare in ritardo, o peggio uscire prima della fine. Rifiutare di partecipare ad una attività. Non avere rispetto per i più anziani, per esempio ignorando il loro aiuto, discutendo, ecc. Praticare forme diverse da quelle che sono insegnate in una classe formale. Prendere posto, erroneamente, nel lato riservato agli anziani nel dōjō.

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Abbigliamento ed Armi Come già accennato i praticanti dovranno indossare una divisa da allenamento detta keikogi, chiusa in vita da una cintura o da un obi da spada. I più esperti devono indossare un hakama ossia il tipico pantalone dalle caratteristiche pieghe. Esso oltre ad essere “tradizionale” costituisce anche un oggetto più “nobile” che non i pantaloni del keikogi e per tanto l’indossarlo, il ripiegarlo, i significati delle pieghe e dei colori sono oggetto di pratica e studio.

1. Posizionate il laccio anteriore 1-2 cm sotto il margine superiore dell'obi e portate le estremità dietro la schiena. 2. Incrociate le estremità sotto il nodo dell'obi e riportatele davanti.

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3. Incrociate il laccio tenuto dalla mano sinistra sotto quello nella destra ín corrispondenza dell'anca sinistra. 4. Piegate il laccio nella sinistra verso l'alto, sopra il margine inferiore dell'altro faccio. (Questo serve a far sì che l'incrocìo dei lacci non scivoli verso il centro.) 5. Portate !e estremità dietro la schìena e fate un nodo a fiocco più in basso rispetto al nodo dell'obi.

6. Inserite dall'alto la linguetta dell'hakama tra il keiko-gi e l'obì. 7. Una volta ben centrato il trapezio rigido sulla schiena, portate davanti i lacci posteriori. 8. Incrociate sul davanti le estremità, la sinistra sopra la destra.

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9. Tenete entrambe le estremità con la mano destra, e con la sinistra passate le estremìtà del laccio posteriore sotto il laccio anteriore (figura 9a), tirandole poi verso il basso (figura 9b). 10. Avvolgete il laccio sinistro sopra il laccio destro e il laccio anteriore.

11. Centrate le estremità sul davanti al punto dì incrocio. 12. Portate l'estremità destra verso sinìstra e sollevate verso l'alto l'estremità sinistra. (L'estremità che tenevate nella mano sinistra è ora nella destra, e viceversa). 13. Passate di nuovo il laccio nella mano destra sotto il laccio anteriore.

14. Per fare il fiocco orizzontale, portate l'estremità sinistra verso destra. Piegate poi verso l'intemo fino a ridurla ad un terzo della sua lunghezza originale. Centrate il fiocco orizzontale. 15. Portate l'altra estremità verso l'alto sopra il fiocco. 16. Passate questa estremità sotto il laccio anteriore.

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17. Portate l'estremità inferiore verso l'alto. Quindi passatela di nuovo dietro il laccio inferiore, lasciando un'asola in alto. Ora piegate l'estremità inferiore verso l'alto, infilandola sotto il laccio inferiore e lasciando un'asola in basso delle stesse dimensioni di quella in alto. 18. Sistemate il nodo a forma di croce. 19. Notate che il retro dell'hakama è leggermente più alto del davanti. Poichè il margine inferiore dello schienalino si trova ora proprio sopra il nodo dell'obi, l'obi sarà leggermente teso.

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Piegare l’hakama, oltre che una forma di etichetta, è una pratica che permette di trasportarla in un piccolo spazio mantenendone l’aspetto decoroso. Ecco uno dei modi:

Anche per quanto riguarda le pieghe esistono diverse interpretazioni a secondo della scuola; in alcuni casi si considerano solo le 5 anteriori, in altri le 5 anteriori e la posteriore come unica ed in altri ancora la posteriore come doppia. Nel caso noi consideriamo 6 pieghe, quindi la posteriore unica:

Per quanto concerne la armi, esse vanno portate nel dojo ed ivi deposte con cura. Ovviamente anche il maneggio delle stesse, anche qualora fossero di legno come i bokuto, deve essere effettuato con perizia al fine di evitare incidenti. Lo studio del Budo prevede, tra gli altri, la pratica con : Katana, Bokuto, Bo, Hanbo, Tambo, Naginata. Più avanti ci sarà la descrizione essenziale delle varie armi.

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Taiso Il Taiso costituisce la fase di riscaldamento e potenziamento che dovrebbe precedere ogni lezione. E’ fatto noto che l’affrontare una qualsiasi attività fisica, anche se a livello non agonistico, senza la dovuta preparazione fisica generale e senza un periodo di riscaldamento muscolare ed attivazione cardio-circolatoria espone a grossi rischi di infortunio. Il lato negativo del taiso risiede nel fatto che esso sottrae tempo prezioso allo studio dell’Arte; considerando che un amatore dedica non più di 2 o 3 ore settimanali alla pratica e che un buon taiso non può essere inferiore ai 15/20 minuti per lezione, si capisce che esso ha un peso specifico rilevante. L’idea, a questo punto, è quella di affiancare alla parte di taiso dei momenti di approfondimento filosofico e culturale attraverso, ad esempio, la lettura di brani di opere relative alle Arti Marziali ed al loro commento, all’insegnamento della terminologia, ecc… Dipendentemente dal tipo di lezione da affrontare il riscaldamento potrà anche avvenire, in vece che sottoforma di ginnastica e stretching, con una pratica lenta e controllata di alcune forme ad esempio.

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La tecnica Nella tradizione per assicurare un buon grado di apprendimento tecnico si usa suddividere la pratica in:

• Kihon – L’esecuzione delle tecniche fondamentali con ricerca dell’energia (KI) • Kata – La pratica delle forme (Kata appunto) • Bunkai – Lo studio dell’applicazione codificata dei Kata e dei fondamentali • Randori – Il combattimento libero rivolto allo studio e la ricerca

Volendo fare un parallelo si potrebbe dire che il Kihon è l’alfabeto, il Kata la grammatica ed il Randori il libero comporre.

Programma a mani nude Secondo i grandi Maestri la tradizione vorrebbe che l’addestramento dei praticanti seguisse un percorso che dalla spada porti alla lotta a mani nude; quindi anche le singole lezioni dovrebbero iniziare con la pratica del ken-jutsu. Un concetto che comunque occorre sempre applicare è quello del GO KYO. GO KYO, al di là del fatto di poter costituire gruppi di 5 (GO) tecniche secondo logiche di apprendimento, è il praticare (applicare) ogni singola tecnica in 5 varianti ogni volta che la si studia.

Kihon 基本:きほん

Ukemi (Cadute)

Mae Ukemi Mae Mawari Ukemi

Ushiro Ukemi Yoko Ukemi

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Tachi o Dachi (Posizioni)

Seiza

Heisoku Dachi Renoji Dachi Hachiji Dachi Hangetsu Dachi

Sochin (Fudo) Dachi Kiba Dachi Shiko Dachi Neko Ashi Dachi

Zenkutsu Dachi Kokotsu Dachi Sanchin Dachi Tsuru Ashi Dachi

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Uke (Parate)

Jodan Chudan Chudan Otoshi

Gedan Arai Shuto Teisho

Kakiwake Juji Morote Tecniche di Gamba

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Uchi (Percosse) – Le Armi

Seiken Empi Hitsui Koshi

Uraken Kumade Shuto Seryuto

Yohon Nukite Ippon Ken Teisho Haito

Nihon Nukite Ippon Ken Ude Tetsui

Kakuto Hiraken Keito Washide

Haishu Haisoku Sokuto Kakato Teisoku

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Uchi (Percosse)

Oi Tsuki Gyaku Tsuki Ura Tsuki Tetsui Uchi

Mawashi Hiji Ate Tate/Age Hiji Ate Otoshi Hiji Ate Ushiro Hiji Ate

Mae Geri Mawashi Geri Yoko Geri Ushiro Geri

Mikazuki Geri Ura Mikazuki Geri Hiza Geri Mawashi Hiza Geri

Mae Fumikomi Uchi Fumikomi Fumikiri Yoko Fumikomi

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Nage Waza (Proiezioni)

Ippon Seoi Nage Morote Seoi Nage Yama Harashi Seoi Otoshi

Tai Otoshi Uki Otoshi Ko Uchi Gari Gaeshi Kata Guruma

Uki Goshi O Goshi Koshi Guruma Harai Goshi

Sasae Ashi Hiza Guruma O Soto Guruma O Soto Otoshi

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O Soto Gari O Uchi Gari Ko Uchi Gari Ko Soto Gari

Tomoe Nage Sumi Gaeshi Tani Otoshi Teisho (Yoko Watare)

Asami Geri Soto Makikomi Uchi Makikomi Aiki Otoshi

Irimi Nage Juji Garami Kaiten Nage Kote Gaeshi

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Shiho Nage Sokumen Irimi Nage Hiji Kime Osae Ude Kime

Tenchi Nage Ude Garami Ushiro Kiri Otoshi

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Kansetsu Waza (Leve) e Katame Waza (Chiusure)

Kesa Gatame Kesa Gatame Shiho Gatame Juji Jime

Le 5 tecniche presentate di seguito, al di là della staticità dei disegni hanno svariate applicazioni e modalità di esecuzione. Anche la nomenclatura differisce a secondo degli stili (Aikido, Daito Ryu, JuJutsu, ecc..) nella fattispecie ho scelto di riportare i nomi del JuJutsu e il corrispettivo dell’Aikido

Ude Osae- Ikkyo – Bloccaggio del braccio

Kote Mawashi – Nikyo – Girare il polso

Kote Hineri – Sankyo – Girare la mano

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Tekubi Osae – Yonkyo – Premere per procurare dolore

Ude Nobashi – Gokyo – Prendere il gomito

Tai Sabaki (Spostamenti)

Ayumi-Ashi

Spostamento effettuato portando il piede posteriore* davanti all’altro ed incrociando le gambe

Tsuki Ashi Il piede anteriore si muove per primo seguito da quello posteriore

Yori Ashi Il piede posteriore avanza fino a toccare l’anteriore che avanza a sua volta (piede scaccia piede)

Kirikaeshi Il piede posteriore avanza fino a livello dell’anteriore e l’anteriore indietreggia fino alla precedente posizione del posteriore

Tenkan Rotazione in senso antiorario con perno sul piede avanzato

Irimi Tenkan Il piede posteriore avanza e poi esegue tenkan

Ushiro Tenkan Il piede anteriore arretra e ruota il corpo

Kaiten Rotazione sul posto

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Le sequenze di fondamentali proposte 1. Reishiki senza armi 2. Mokuso 3. Kata di parate: Age Uke, Uchi Uke, Soto Uke (Kiba Dachi), Gedan Barai (Tenkan) 4. Kata di calci: Mae Geri, Mawashi Geri, Yoko Geri (kiba dachi) e Ushiro Geri. 5. Kihon (fondamentali): Gyaku Tsuki e Gyaku Tate Tsuki da kamae 6. Kata di empi (gomito): Migi Kamae (Guardia Destra)

a) Mae Empi Sinistro avanzando – Kirikaeshi – Mae Empi Destro b) Yoko Empi Sinistro in Kibadachi – Tsuki Ashi – Yoko Empi Destro c) Irimi Tenkan – Ushiro Mawashi Empi Sinistro – Kirikaeshi – Ushiro Mawashi

Empi Destro d) Irimi Tenkan – Ushiro Empi Sinistro – Kirikaeshi – Ushiro Empi Destro e) Morote Ushiro Empi in Heisoku Dachi – Yoi

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Bunkai 分解 – Applicazioni di Kata e Fondamentali Nell’applicazione delle tecniche, oltre al già citato concetto di GO KYO, va tenuto conto di un insieme di fattori quali il realismo e la precisione dell’attacco portato, il mantenimento della forma durante l’esecuzione, la ricerca del significato delle tecnica studiata, questo per evitare che il tutto si riduca ad una lotta “amorfa” tra Tori ed Uke Viste le differenti caratteristiche delle tecniche (parate, schivate, leve, proiezioni, atemi, ecc….) è facile intuire che anche i tipi di attacco necessari allo studio sono diversi. Alcune discipline tipo Karate, JuJutsu, Aikido e via dicendo hanno codificato attacchi e contrattacchi in tal senso.

Posizioni di Studio

Tachi Waza Hanmi Hantachi Waza Suwari Waza

Attacchi per Studio

Katate Dori – Presa al polso con una mano. In figura Ai Hanmi (mano e piede corrispondenti), è possibile anche Gyaku Hanmi

Kata Dori – Presa alla spalla

Men Uchi – Colpo Verticale con la mano Shomen Uchi(nel caso con presa alla spalla) se laterale Yokomen Uchi

Ryote Dori - Presa ad entrambi i polsi

Ushiro Ryote Dori _ Presa ad entrambi polsi da dietro

Katate Ryote Dori _ Presa ad un polso con 2 mani

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Mune Dori – Presa al bavero basso (Eri Dori – Bavero Alto)

Ryo Kata Dori – Presa alle spalle con 2 mani

Ushiro Ryo Kata Dori

Ushiro Ryo Hiji Dori – Presa ai due gomiti da dietro

Ushiro Katate Dori Kubi Shime – Presa collo e polso da dietro

Ushiro Eri Dori – Presa al bavero posteriore

Attacchi di braccio

Attacchi di gamba

Attacchi di coltello Attacchi di bastone

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Le combinazioni proposte

Avversario disarmato E’ evidente che per motivi pratici le varianti, sempre almeno 5 per tecnica (Go-Kyo), e altre tecniche non sono descritte, ciò non sottintende che siano di minor valenza o non siano state analizzate.

Uke Tori 1°Tecnica

Shomen Uchi Morote Jodan Uke eseguendo Tenkan

Ude Kime (leva al gomito) sulla spalla

Presa al collo con pressione (Kyusho) dello sternocleidomastoideo (meridiano del tenue) col pollice.

Ayumi Ashi e portare a terra prono Uke

Ude Garami (Chiusura del braccio sulla schiena)

Uke Tori 2°Tecnica

Ushiro Katate Dori – Kubi Shime (o Eri Dori)

Sbilanciamento in avanti, Atemi alle costole fluttuanti

Cambio presa al polso, rotazione interna del corpo

Hiza Geri Controllo del colpo con mano aperta

Ude garami (Chiusura del braccio sulla schiena)

Superare la gamba dx avanzata di Uke ed afferrarla*

Proiettarlo al suolo, chiusura a X o 4 delle gambe

Controllo

*Varianti con presa al polso che sfugge

Uke Tori 3°Tecnica

Presa con abbraccio da dietro

Sbilanciamento a destra (kibadachi), rottura baricentro arretrando il bacino

Presa a due mani sulla caviglia di Uke

Leva e proiezione con Uke supino

Leva alla caviglia, torsione e portare Uke prono

Chiusura classica di gamba

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Uke Tori 4°Tecnica

Presa con abbraccio da dietro

Sbilanciamento a destra (kibadachi), rottura baricentro arretrando il bacino

Uke non controbilancia avanzando il piede destro

Presa a due mani sul braccio destro di Uke ed eseguire Seoi Nage

Chiusura o atemi

Uke Tori 5°Tecnica

Shomen Uchi Morote Jodan Uke eseguendo Tenkan

Leva al gomito (sulla spalla)

Presa al collo con pressione (Kyusho)

Tori scende sul ginocchio destro

Proiezione portando la testa di Uke nel centro

Uke cade supino, atemi

Juji Gatame (polso-gomito),Tori con ginocchio dx a terra

Uke Tori 6°Tecnica

Mawashi Tsuki Destro Entrata in guardia destra, Tate Shuto Uke Sinistro

Presa del braccio, atemi al corpo o capo con destra

Mawashi Tsuki Sinistro La mano che ha colpito (destra) para Ude Uke

Il piede sinistro si allinea con il piede sinistro di Uke

Il braccio destro cinge sotto le scapole (da sotto l’ascella)

Ruotare mettendo il bacino a contatto con quello di Uke

Eseguire O-Goshi, (facoltativo Hiza Geri verso il basso)

Juji Gatame (polso-gomito),Tori in piedi

-

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Uke Tori 7°Tecnica

Mawashi Tsuki Destro Entrata in guardia destra, Tate Shuto Uke Sinistro

Presa dell’avambraccio, atemi al corpo o capo con destra

Mawashi Tsuki Sinistro La mano che ha colpito (destra) para Ude Uke

La mano destra afferra la spalla destra di Uke

Testata Il braccio destro in posizione inibisce la testata di Uke

Presa al collo con pressione (Kyusho), tirare verso il basso

Piede scaccia piede, Kizami Hiza Geri destro al plesso

Otoshi Empi sinistro alla colonna, presa al viso

Rotazione del capo, leva vertebre cervicali-naso

Controllo di Uke, sbilanciamento e proiezione

Atemi

Uke Tori 8°Tecnica

Oi Tsuki Chudan Gyaku Ude Uke Destro andando a sinistra

Katate Dori (Presa al polso) di destro Chudan Mawashi Geri al plesso gamba destra

Fumikomi stessa gamba al ginocchio destro di Uke

Torsione trazione del braccio di Uke verso il fianco destro di Tori

Shuto Uchi alle vertebre cervicali

Uke Tori 9°Tecnica

Oi Tsuki Chudan Morote Ude Uke Destro andando a sinistra effettuare Kawashi Waza (evasione)

Katate Dori (Presa al polso) di destro Shuto Uchi sinistro alla gola di Uke

Ude Kime a due braccia con rottura in Kake Dachi

-

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Uke Tori 10°Tecnica

Oi Tsuki Chudan Gyaku Ude Uke Destro andando a sinistra effettuare Kawashi Waza (evasione)

Katate Dori (Presa al polso) di destro Haito Uchi sinistro alla gola/mento di Uke da sotto il braccio destro di Uke

Ruotare il braccio effettuando Shiho Nage

Ikkyo a terra

Uke Tori 11°Tecnica

Mawashi Tsuki Jodan Destro Ude Uke sinistro, controllo del braccio di Uke, Atemi destro

Tsuki Jodan/Chudan Sinistro Ude Uke destro, Atemi destro al volto (es. Yohon Nukite)

Proseguire la corsa del braccio destro ed afferrare il collo di Uke portandolo sotto l’ascella destra.

Portare a contatto la caviglia destra con la destra di Uke

“Sedersi” e lanciare alle spalle Uke

Leva mento – gomito. – polso

Ruotare prono Uke, chiusura Ude Garami

Uke Tori 12°Tecnica

Strangolamento a due mani Arretrare il piede sinistro ed il corpo sbilanciando Uke

Afferrare con la mano destra, dal basso, il braccio sinistro di Uke spingendolo con forza verso l’alto*

Contemporaneamente afferrare con la mano sinistra il braccio destro di Uke premendo con il medio l’intersezione del bicipite col flessore ulnare di Uke (meridiano del cuore) e tirare verso il basso

L’azione combinata porta ad un momento di forza ed allo sbilanciamento di Uke inibendone l’azione

Eseguire O Uchi Gari (ricordare il movimento dei piedi)

Atemi o chiusura

*Provare anche variante prendendo il capo (concetto Sankaku)

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Uke Tori 13°Tecnica

Strangolamento a due mani con Tori supino e Uke inginocchiato alla destra di Tori

Afferrare con la mano destra il fianco di Uke affondando il pollice sotto le costole fluttuanti di Uke, contemporaneamente portare il ginocchio destro tra il proprio corpo e quello di Uke colpendo la zona del fegato

Esercitando simultaneamente forza con la mano ed il ginocchio alleggerire la pressione dello strangolamento

Rapidamente afferrare il capo di Uke con la mano sinistra e, forzando la pressione del pollice tra lo sternocleidomastoideo e la parte inferiore della mandibola (meridiano del fegato), piegare Uke fino a controllarne il capo con la gamba sinistra

Proiettare Uke facendo forza con la gamba.

Chiudere in Juji Gatame

Uke Tori 14°Tecnica

Mune Dori Sinistro e Mawashi Tsuki Jodan Destro

Arretrare la gamba afferrando da sopra la mano sinistra di Uke e proteggendosi il volto con il braccio sinistro*

Atemi con mano sinistra

Cambio posizione verso l’avanti, kote gaeshi con sinistra

Colpire intersezione flessore ulnare con keito destro

Afferrare il collo di Uke da sotto la sua ascella sinistra

Forzare leva e pressione sul collo e proiettare.

Chiusura a terra

*Variante andando avanti e portare Sankyo

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Uke Tori 15°Tecnica

Strangolamento a due mani Arretrare il piede sinistro, ruotare il braccio destro all’esterno del destro di Uke

Abbassare il braccio colpendo col proprio tricipite l’intersezione del bicipite col flessore ulnare di Uke (meridiano del cuore)

Continuare la rotazione antioraria bloccando il braccio di Uke Musha Dori

La mano sinistra occlude gli occhi ed aggancia con il pollice la radice del naso di Uke

Costringere indietro e ruotare la testa di Uke fino a proiettare

Atemi o chiusura Uke Tori 16°Tecnica

A terra supino Kesa Gatame e varianti. Studio delle possibili reazioni di Uke e modi di uscita

A terra supino Shiho Gatame

A terra supino Juji Jime

A terra supino Juji Gatame come nel Judo (o Gendai Budo)

A terra supino Juji Gatame a terra

A terra supino Juji Gatame in ginocchio (dx a terra)

A terra supino Juji Gatame in piedi (Hiza Geri Dx) Uke Tori 17°-21°Tecnica

Ai Hanmi Katate Dori (Presa al polso 1 mano)

Tecnica di svincolamento

Leva - Atemi

Chiusura

5 Varianti

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Uke Tori 22-26°Tecnica

Gyaku Hanmi Katate Dori Tecnica di svincolamento

Leva - Atemi

Chiusura

5 Varianti

Uke Tori 27°-31°Tecnica

Katate Ryote Dori (Presa al polso 2 mani)

Tecnica di svincolamento

Leva - Atemi

Chiusura

5 Varianti

Uke Tori 32°-36°Tecnica

Ryote Dori / Ushiro Ryote Dori (Presa ai polsi 2 mani)

Tecnica di svincolamento

Leva - Atemi

Chiusura

5 Varianti Complessivamente

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Avversario armato di bastone Uke Tori 37°Tecnica

Shomen Uchi Gyaku Jodan Uke –Presa al polso

Atemi

Leva al braccio e disarmo

Colpo alla nuca, colpo al plesso (con bastone)

Ude Garami (Chiusura del braccio sulla schiena con bastone)

Uke Tori 38°Tecnica

Yoko Uchi Tate Shuto Uke Interno – Atemi

Katate Ryote Dori

Ude Kime (Leva al braccio con rottura e disarmo)

Colpo al ginocchio posteriore (con bastone)

Ude Nobashi (Chiusura del braccio/gomito in alto con bastone)

Uke Tori 39°Tecnica

Yoko Uchi Tate Shuto Uke Interno – Atemi

Katate Ryote Dori

Ude Kime (Leva al braccio con rottura e disarmo)

Colpo alle vertebre lombari (con bastone)

Chiusura del collo con bastone incrociando le mani

Ushiro Kiri Otoshi (portare a terra da dietro)

Ruotare prono Uke

Ude Garami (Chiusura del braccio sulla schiena con bastone)

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Uke Tori 40°Tecnica

Yoko Uchi Tate Shuto Uke Interno – Atemi

Katate Ryote Dori

Ude Kime (Leva al braccio con rottura e disarmo)

Colpo alle vertebre lombari (con bastone o gomito)

Chiusura della gamba con bastone incrociando le mani

Portare a terra Uke

Leva alla caviglia con ausilio del bastone

Hiza Geri all’inguine

Colpo al capo di Uke con bastone

Nota: la tecnica prevederebbe chiusura della gamba con Uke prono

Uke Tori 41°Tecnica

Tsuki (attacco con punta) Kawashi Waza (evasione) esterna ruotando sull’anteriore

Parata (accompagnare) con il braccio sinistro

Presa del bastone in punta con la mano sinistra

Ruotare in senso antiorario il bastone

Presa al polso destro con mano destra

Kotegaeshi e proiezione al suolo con disarmo (Uke supino)

Bloccaggio polso-gomito con ausilio del bastone

Far ruotare Uke in posizione prona

Chiusura polso-gomito con ausilio del bastone

La stessa tecnica, kotegaeshi, è stata dimostrata anche su attacco di katate dori e su katate ryote dori su avversario armato di spada

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Avversario armato di coltello Uke Tori 42°Tecnica

Attacco Jodan con impugnatura rovescia

Juji Uke – la destra afferra il polso armato la sinistra va sul gomito

Leva tirando il braccio di Uke verso il basso/destra

Contemporaneamente sferrare Hiza Geri al plesso

Otoshi Empi Sinistro presa al viso

Rotazione del capo, leva vertebre cervicali-naso

Uda Garami (leva del braccio dietro la schiena di Uke)

Ushiro Kiri Otoshi (portare a terra da dietro) bloccando braccio e coltello con suo corpo – Atemi o chiusura

Uke Tori 43°Tecnica

Attacco Jodan con impugnatura rovescia

Age Uke sinistro - Atemi

Avanzando Jodan Haito destro all’intersezione bicipite / flessore ulnare di Uke (Uke deve essere inarcato non Tori)

Ude Nobashi (La mano destra raggiunge la sinistra forza la leva e atterra Uke)

Atemi o chiusura

Uke Tori 44°Tecnica

Attacco Chudan Mawashi con impugnatura dritta

Entrata in guardia destra Kibadachi, Tate Shuto Uke Sinistro presa dell’avambraccio

Contemporaneamente atemi al corpo o al viso e perfezionare la presa verso la mano armata di Uke

Colpire con Keito l’intersezione bicipite / flessore ulnare di Uke, avanzare passando sotto al braccio di Uke

Eseguire Tenkan (rotazione del corpo) e chiudere Sankyo

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Uke Tori 45°Tecnica

Attacco Chudan Mawashi con impugnatura dritta

Entrata in guardia destra Kibadachi, Tate Shuto Uke Sinistro presa dell’avambraccio

Contemporaneamente atemi al corpo o al viso e Katate Ryote Dori

Ude Kime (Leva al braccio con rottura) sulla spalla

Proseguire nella rotazione e completare Shiho Nage

Uke Tori 46°Tecnica

Attacco Chudan diretto con impugnatura dritta

Entrata kaiten (ruotando) in guardia sinistra Neko Ashi Dachi, afferrando l’avambraccio di Uke

Contemporaneamente Ushiro Empi al plesso

Scendere sul ginocchio destro tirando il braccio di Uke nel centro

Afferrare con la destra il collo di Uke – Effettuare Soto Maki Komi – Atemi o chiusura

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Kata 型 Nel novero dei Kata Shotokan, pur riconoscendo che le esigenze agonistiche hanno portato a modificazioni quasi snaturanti delle forme, sono individuabili alcune forme che a mio parere sono significative ed il cui studio porta ad una comprensione tecnica elevata. Dovendo approntare un programma tecnico potenzialmente rivolto anche a principianti, lo studio iniziale dei kata Heian è essenziale. Un buon compromesso risulta, a mio modo di vedere, Heian Oi Kumi il cui studio analitico permette di estrapolare i concetti ed i bunkai dei 5 heian. Un altro kata, di estrazione Fudokan, molto bello è Taiji Shodan. Le forme avanzate da considerare sono: Bassai Dai, Bassai Sho, Kanku Dai, Hangetsu, Gangaku e Wankan. Di seguito gli schemi dei kata base:

Taiji Shodan

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Heian Oi Kumi

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Programma KenJutsu 剣術 e Iaido 居合道

Il Katana (刀) L’arma per eccellenza del Samurai è il Katana, ossia la tipica sciabola a lama ricurva con il filo da una sola parte. Il Katana è ritenuto, a ragion veduta, una delle massime espressioni dell’arte umana nella costruzione di armi da taglio. Il suo processo costruttivo molto complesso ne fa una vera e propria opera d’arte, eseguita da Maestri che custodiscono ancor oggi il segreto per trasformare il tamahagane in una lama dalle qualità eccezionali. Il Katana ed il suo processo realizzativo ha anche un che di mistico: la filosofia Shintoista permea nella spada. A onor del vero quelli utilizzati comunemente oggi nella pratica del Kenjutsu non sono quasi mai veri Katana, sebbene forgiati e battuti con ottima tecnica e qualità restano distanti dai prodotti antichi come le Nihonto. Per quanto mi riguarda, relativamente alla spada, mi importa sottolineare almeno la nomenclatura lasciando gli approfondimenti ad altre occasioni.

Lo Iaito 居合刀? Per una pratica sicura del KenJutsu, come dello Iaido, si utilizza uno strumento chiamato Iaito. Pur richiamando per molti versi un Katana, esso risulta privo di filo, normalmente più leggero e, se giapponese, non già in acciaio bensì in lega d’alluminio per evitare speculazioni. La nomenclatura ed il maneggio sono ovviamente gli stessi del Katana, come identico è il rispetto che gli si deve mostrare.

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Il Bokuto 木刀 o Bokken 木剣 Il bokken letteralmente spada di legno (bo=legno e ken=spada) è ben lungi dall’essere un bastone. Oltre ed essere fortemente simile, per dimensioni e peso, ad una spada, esso ne conserva anche la dignità e la spiritualità. Nato come surrogato del katana, per consentire allenamenti e duelli meno “rischiosi”, assurse ben presto al rango di arma vera e propria, tanto da essere studiato in tutte le scuole (ryu) di KenJutsu, ma nache nell’Aikido ad esempio, e da essere utilizzato da spadaccini quali Musashi per sostenere e vincere duelli reali. I bokuto si trovano di fogge diverse, spesso indicative di una determinata scuola, tuttavia caratteristiche quali i materiali costruttivi e la robustezza sono in comune.

Ecco una tabella riportante le sezioni più comuni di bokken e tipi di kissaki (punta)

Il bokken è l’arma principale per il kumidachi, esso consente di eseguire tecniche a contatto pieno tra le armi con un buon grado di sicurezza. Nelle versioni con saya e tsuba esso è anche un ottimo surrogato a costo contenuto del katana o dello iaito per la pratica dei fondamentali Batto, Noto e Kamae.

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La Pratica

Reishiki Seiza Inizio

Seiza Fine

In Piedi Inizio

In Piedi Fine Immagine indicativa

Batto (Estrazione) Notto (Rinfodero)

Kamae Chudan no (Seigan no) kamae

Jodan No Kamae

Gedan no Kamae

Hasso no (In no) kamae (migi e hidari)

Wakigamae (migi e hidari)

Seoigamae (sulla schiena)

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Giri (Tagli) Shomenuchi (o Kirioroshi) – Verticale

Makko-Giri – Verticale completo

Kesagiri – Spalla/Anca

Gyakukesa(giri) – Anca/Spalla

Kubi(giri) – Collo/Ascella

Kote – Polso

Tsuki – Stoccata

Ichimonji – Orizzontale al petto

Immagine Indicativa

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Makko Giri o Shomen Uchi

Kesagiri

Gyaku Kesagiri

Ichimonji

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Lo Spirito nello IAIDO L’esecuzione dei Kata è una pratica fondamentale per l’apprendimento dell’uso e dell’Arte della spada, tanto e forse più che non per l’addestramento al combattimento a mani nude. Ogni ryu (scuola) ha spesso codificato decine di kata che riassumono i concetti propri della scuola. Infatti il kata contiene, anche se mascherati, quindi da eviscerare, tutti principi e le tecniche necessari e sufficienti alla pratica del KenJutsu. Come per la pratica a mani nude non è tanto importante la quantità di kata appresi e praticati, quanto il livello perfezione e di comprensione che si arriva ad avere nell’esecuzione di una forma. E’ fondamentale che i kata vengano sempre praticati in uno stato di MUSHIN, termine che deriva da Mushin No Shin “mente non mente”, ossia di vuoto mentale. La capacità di raggiungere questo stato non è innata e va allenata, anzi la pratica delle arti marziali, delle tecniche, ha come fine ultimo la ricerca dello stato di Mushin. E’ indispensabile allenare la mente al Mushin in maniera tale da poterlo ritrovare in battaglia, quando le condizioni emotive sono ben diverse che non nel Dojo. Da non confondere con altri stati mentali/attitudinali tipici delle arti marziali quali lo Zanshin ed il Fudoshin. Lo Zanshin è quell’atteggiamento mentale e posturale che va tenuto durante l’applicazione delle tecniche e dei kata e che si può tradurre come “restare con la mente”, ossia il mantenere l’atteggiamento corretto anche dopo aver portato le tecniche. Fudoshin, o mente/spirito inamovibile, è l’atteggiamento del guerriero che si prepara alla battaglia. SAYA NO UCHI DE KATSU E’ il principio che sta alla base dello Iaido, ma anche di tutte le altre arti marziali mi permetto di sottolineare, e che dovrebbe guidare tutta la nostra Vita. Significa: Vincere senza sfoderare spada. KI KEN TAI ICHI Riassume come ogni tecnica dovrebbe essere eseguita: Intenzione, Spada e Spostamento del corpo insieme.

KI TEN TAI

DAI KYO SOKU KEI Grande, forte, veloce, morbido. Queste sono le quattro più importanti caratteristiche delle tecniche con la spada lunga, enfatizzate per il principiante. Primo, deve essere posta particolare enfasi nelle azioni grandi. perché solo se sono grandi posso essere forti. Una volta che sia stato sviluppata la forza interiore, si potrà gradualmente aumentare la velocità senza però cambiarla in fretta, precipitazione. Poi, quando le tecniche saranno grandi, forti e veloci, possono essere collegate in modo continuo e morbido, separate solo dal corretto kime ed evitando suki. ENZAN NO METSUKE Guardare le montagne lontane. Significa focalizzare lo sguardo in lontananza. Non fissare ciecamente ma piuttosto guardare tutto con la stessa intensità. Non necessariamente ogni piccolo dettaglio del nemico, ignorando così qualsiasi possibile minaccia. E’ necessario soltanto percepire la sua distanza e il suo tempo. Il nemico di fronte a noi sarà al centro del nostro campo visivo ma non sarà il punto focale, da cui il detto di Musashi “le percezione è forte, la vista è debole”. Questo fa parte del Fudoshin.

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FUDOSHIN Questo viene tradotto variamente come mente non ostacolata, che non si ferma, libera, di cui molto hanno discusso maestri illuminati come Yagyu Munenori e maestri zen come Takuan Soho. Viene chiamata anche Shi shin. Questo stato si riferisce alla mente libera di percepire tutte le cose senza alcun ostacolo essendo sostenuta da un pensiero conscio (Fushin). FUKAKU Caratteristica del carattere/attitudine del budoka esperto. Si sviluppa con anni di allenamento rigoroso. E’ impossibile da descrivere, ma diventa riconoscibile negli altri con la conoscenza. FUSHIN La mente che si ferma. Quando è ostacolata da paura o dubbio, o distratta da pensieri logici e concettuali (intellettualizzazione) la mente non è libera di reagire alle circostanze. JO HA KYU E un termine del teatro del Noh. Descrive azioni su scala complessiva e minuziosa. Viene tradotto con preparazione, sviluppo, conclusione. La sua rilevanza è nel tempo, una graduale accelerazione con una sensazione di crescente pressione fino al massimo, quando il movimento finisce. Il lavoro di piedi (ashi sabaki) del Noh e del Kendo è molto simile come lo è la forma drammatica delle opere Noh e dei kata di Iaidō sotto questo aspetto. KASSO TEKI Liberamente tradotto questo significa un avversario immaginario. Infatti si riferisce non solo alla distanza e alla posizione ma all’effetto che avrà la propria azione, per esempio, dopo un certo taglio il nemico potrebbe indietreggiare oppure cadere direttamente a terra, o muoversi di lato. In altre parole, la complessa logica della propria azione in relazione alla dimensione del corpo degli avversari, della loro posizione e movimenti. KIGURAI Modo di comportarsi, contegno. La superiorità che deriva dalla conoscenza dell’uso della spada. Ma non arroganza. E’ questa la caratteristica che dovrebbe alla fine trattenere qualsiasi potenziale aggressore dall’osare un attacco. KIRYOKU Potere della volontà. Quando l’attacco è caratterizzato da ki ken tai ichi, jo ha kyu e seme, e lo spadaccino dimostra kigurai e fudoshin, ci sarà una sensazione di inarrestabilità alla quale il nemico non sarà in grado di resistere. Questo è kiryoku. KOIGUCHI NO KIRI GATA Metodo di tagliare la bocca della carpa. Questa è la tecnica di apertura di saya, cioè il momento in cui le mani arrivano a tsuka e tsuba, la posizione e il metodo di spingere tsuba in avanti, il momento di far subentrare la mano destra alla sinistra quando comincia l’estrazione. KOKORO Non esiste una unica parola per tradurre questo termine. Spesso si traduce con spirito, cuore o anche onore. E’ l’attitudine alla lealtà e all’onestà, che induce confidenza e rispetto. RIAI Significato o logica. Cioè la comprensione di quello a cui mirate. Per la maggior parte si tratta di kasso teki, ma comprende anche non solo il fatto di tagliare il nemico ma di evitare ostacoli, la posizione di altra gente vicina a sé che non è coinvolta, e qualsiasi altro punto specifico che è determinato dalla forma. SATSU JIN KEN/KATSU JIN KEN Quando si usa la spada senza coscienza o senza disciplina, indiscriminatamente, essa è distruttiva, perciò questo viene chiamato spada che toglie la vita, satsu jin ken. Al contrario, quando lo sviluppo del carattere di uno spadaccino capace lo rende in grado di comportarsi pacificamente in ogni circostanza usando la sua abilità per risolvere i problemi senza ricorrere alla violenza, questo è la spada che dà la vita, katsu jin ken. SEI TO DO Calma e movimento. Anche se il corpo è attivo, la mente e lo spirito devono rimanere calmi, senza mostrare le proprie intenzioni al nemico. SEME Spingere, o meglio premere. La sensazione di tenere indietro l’avversario, o meglio, in basso. Col controllo del movimento del corpo e della spada con la sensazione di spingere indietro o verso il basso, l’avversario può essere controllato meglio rendendo lo spadaccino in grado di controllare il tempo a suo vantaggio, riducendo anche le aperture (suki) di cui potrebbe approfittare il nemico.

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SHU HA RI Tre stadi nello sviluppo complessivo dello spadaccino: SHU: stadio dell’apprendimento nel quale l’allievo segue ogni dettaglio degli insegnamenti senza porre domande. HA: nel quale l’allievo più avanzato guarda al di fuori degli insegnamenti del suo maestro al fine di porre quello che ha imparato in una prospettiva più ampia. A questo stadio è possibile insegnare ad allievi che sono ancora in quello precedente. RI: quando la comprensione è sufficiente a rendere in grado di stare da soli come un insegnante a buon diritto competente. Questi tre stadi si sovrappongono considerevolmente, specialmente i primi due. Nel moderno sistema di gradi, Renshi rappresenta approssimativamente lo stadio di transizione da Shu ad Ha, Kyoshi quello da Ha a Ri e Hanshi rappresenta Ri. TACHI KAZE Vento della spada. Qui viene riferito al suono che emette la spada quando taglia. Quando il taglio è focalizzato correttamente il suono indica dove si trova l’avversario e così la spada sembrerà silenziosa all’avversario stesso. TAI CHI TAI BUN Ascolta col corpo, pensa col corpo (in opposizione ad orecchie e cervello). ZANSHIN Questa è un’altra parola che non è traducibile. Viene spesso resa con consapevolezza, ma non è esattamente così. La consapevolezza di ciò che si trova attorno, le potenziali minacce, e potenzialipericoli ecc., tutto questo ne è parte. Riguarda maggiormente lo stato della mente dopo che è stata eseguita un’azione. E’ caratterizzato da kamae o shisei dopo il taglio, da seme dopo il taglio, dallaproiezione del ki e la continuazione della respirazione (o kiai quando richiesto) dopo il taglio. Nei suoi 12 articoli sulla Muto Ryu, Yamaoka Tesshu lo spiega come colpire senza che rimanga la mente. Questa non mente è la mente che ritorna alle sue origini (fudoshin). Egli descrive questo ritorno come una specie di indugio, cioè come una goccia di acqua che rimane in una tazza quando questa è stata scrollata. L’acqua ha lasciato la tazza (totale impegno nell’azione) ma ne rimasta unpo’, come se fosse ritornata (la mente che ritorna alle origini). Ma ancora è difficile da comprendere. Essa rimane non attaccata alla vittoria dopo che questa è stata conseguita, nello stesso tempo essa conserva lo stesso stato di preparazione dopo il compimento. E ancora non è tutto.

Hei Ho (Strategia) Oltre la tecnica e lo spirito, nel combattimento, serve Hei Ho (strategia). Sebbene nella pratica, specialmente nei kata, il combattimento preveda che gli avversari siano immaginari,è indispensabile atteggiarsi come se fossero reali. Ecco alcuni punti da fare propri. Si noti come siano validi, a ben vedere, anche nella vita quotidiana.

• Non nutrire sentimenti malvagi • Non addestrarti col pensiero: pratica! • Impara molteplici arti e tecniche • Non conoscere solo le tue tecniche, ma anche quelle altrui • Impara a scoprire dove c’è profitto e dove la perdita • Percepisci l’essenza: ciò che è ma non si vede • Cura ogni dettaglio • Fai solo ciò che è essenziale

Padroneggiare Kyo Jutsu (vuoto) è essenziale! Ricordare Shuko (la scimmia dalle braccia corte) significa avanzare con il corpo e non solo con le braccia. La Mente deve essere come l’acqua, Honshin, se si cristallizza diventa Moshin e si perde, arriva la sconfitta. Come detto la mente dello spadaccino deve essere in stato di Mushin Munen (no mente, no pensiero).

Kiai Anche il Kiai (grido) è parte della stategia. Vi sono tre kiai:

1. Prima di attaccare: forte. 2. Durante lo scontro basso e profondo. 3. Dopo la vittoria: forte.

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I casi del combattimento Tratto del “Libro del Fuoco” del Gorin No Sho di Miyamoto Musashi Nel suo capolavoro Musashi identifica le seguenti strategie per affrontare vittoriosamente un duello. La condizione principale, tuttavia, è lo stato mentale più volte ripreso anche nel presente scritto, quello di Mushin. Altro componente fondamentale è il “seme”, la pressione, la minaccia verso l’avversario, che deve essere costante e possente, solo così si potranno creare le situazioni per applicare i tre sen o distruggere la guardia dell’avversario e ribaltare una situazione tattica. Seme è anche uno degli otto punti di attenzione per la pratica dei kata di Iaido (dettagliati più avanti nello scritto). 1) Ken no sen 2) Tai no sen 3) Taitai no sen 1) “Ken no sen" è una tecnica con cui si vince attaccando in anticipo,significa ottenere la vittoria attaccando

per primi, mentre l’avversario non è ancora in grado di attaccare, oppure facendo in modo che l’avversario non possa essere in grado di attaccare.

2) "Tai no sen" significa vincere rispondendo più velocemente o con più forza ad un avversario che è venuto

ad attaccare in anticipo; è una tecnica di risposta (ôjiwaza) con cui si vince prendendo l’anticipo e annullando l’attacco dell’avversario che si è invitato ad attaccare in anticipo. "Tai no sen" non significa essere passivi e lasciare l’iniziativa, bensì significa che mentre si indovina il movimento dell’avversario rimanendo tranquilli, si opprime il avversario col "ki" e si contrattacca nell’istante in cui l’avversario, non sopportando più la pressione, è partito per attaccare; creando intenzionalmente uno spiraglio all’avversario, si tratta di contrattaccare proprio quando l’avversario, cercando di coglierlo, è venuto ad attaccare.

3) "Taitai no sen" significa vincere cogliendo l’insorgenza del "ki", che nasce nell’istante in cui l’avversario cerca di attaccare, e attaccando a nostra volta un attimo prima. Può essere che i movimenti di "Ken no sen" e di "Taitai no sen" a prima vista sembrino uguali, ma "Ken no sen" significa che noi attacchiamo in anticipo mentre l’avversario ancora non è determinato o in grado di attaccare. "Taitai no sen" invece significa reprimere l’attacco dell’avversario cogliendo proprio l’istante in cui cerca di attaccare una volta che sia determinato e perfettamente in grado di attaccare.

Questi tre "sen" indicano le strategie di "ki" con cui i due contendenti cercano di prendere l’anticipo sull’altro.

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Comportamento In occasione di una esibizione (Enbu) davanti all'altare, nel dojo, è importante seguire il comportamento qui sotto indicato. Lo stesso comportamento dovrebbe essere osservato quando si pratica di fronte all'immagine di una persona deceduta o alla bandiera nazionale o ad un ospite d'onore.

Avvicinarsi alla zona in cui si dovrà praticare, il Shutsujo, con la spada nella posizione Keito Shisei e chinarsi all'altare (Shinza E no Rei). Procedendo in diagonale verso l'altare (Enbu no Hoko), sedersi in Seiza, posare la spada di fronte a sé e chinarsi (Hajime no Torei). Prendere la spada, infilarla in cintura (Taito) e cominciare l'esecuzione.

Una volta finita, sedersi nuovamente, prendere la spada e posarla di fronte a sé e chinarsi (Owari no Torei). Quindi prendere la spada, sollevarsi e chinarsi verso l'altare, Shinza E no Rei e lasciare la zona (Taijo).

Nota: alcuni particolari possono variare al variare dello stile praticato. Lo spirito, però, resta lo stesso.

1. Keito Shisei (come tenere la spada)

Posare il pollice sinistro sulla coccia della spada (Tsuba) mentre si tiene la bocca del fodero (Koiguchi) assieme al Sageo nelle altre quattro dita. Il braccio sinistro dovrebbe essere leggermente piegato al gomito. Tenere il filo della spada verso l'alto, indirizzando l'estremità dell'impugnatura (Tsukagashira) verso la linea centrale dell'addome. Puntare l'estremità inferiore del fodero (Kojiri) ad un angolo di 45° e posare la base del pollice sinistro sull'osso dell'anca. La mano destra dovrebbe essere posata lungo il lato del corpo in una linea verticale diritta.

2. Shutsujo (entrare nella zona di pratica)

Procedere verso la zona di pratica cominciando a camminare col piede destro e portando la spada in Taito Shisei. Prima di cominciare, assicurarsi che il pioletto dell'impugnatura (Mekugi) sia ben saldo al suo posto, che l'abbigliamento sia in ordine e l'Obi legato in modo adatto.

3. Shinza E no Rei (inchino all'altare)

In Taito Shisei, in piedi di fronte all'altare. Portare la mano sinistra passando davanti al corpo verso il lato destro, a livello delle anche, e prendere la spada con la mano destra. Afferrare Kurigata e Sageo con la mano destra. Portare il filo verso il basso con Tsukagashira verso dietro. Togliere la mano sinistra dalla spada e riportarla con naturalezza al lato sinistro. Portare la spada lungo il lato destro. Piegare la parte superiore del corpo in avanti a circa 30° con rispetto. Dopo l'inchino, portare la mano destra attraverso la parte frontale del corpo all'altezza dell'ombelico, cambiare mani e tenere la coccia della spada con il pollice sinistro, e quindi ritornare in Keito Shisei.

4. Enbu no Hoko (direzione verso cui fare la dimostrazione)

Ruotando il corpo nella direzione del piede destro, portarsi diagonalmente a destra dell'altare tenendo la spada in Keito Shisei. Dovreste essere in posizione tale che Shinza si trovi in diagonale a sinistra. Questa direzione diventerà Shomen per l'Enbu.

5. Hajime no Torei (inchino alla spada prima dell'esibizione)

Da Keito Shisei, sedersi (a), posare la spada a destra (b), da Seiza (c) inchinarsi alla spada (d). a. Chakuza (sedersi) Da Keito Shisei, senza spostare i piedi verso dietro, aprire leggermente e piegare entrambe le ginocchia e mentre si spostano i bordi dell'Hakama con la mano destra, posare il ginocchio sinistro, seguito dal destro, sul pavimento. Lasciare circa 10 cm di spazio tra le ginocchia. Estendere le punte degli alluci e metterle una accanto all'altra. Sedersi in modo confortevole. Mettere la mano destra sulla coscia destra con le dita leggermente distese. Tenere la spada nella mano sinistra sulla coscia sinistra.

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b. Katana no Okikata (come posare la spada) Con la mano sinistra spingere la spada in avanti verso il proprio centro. Mentre la mano destra afferra la spada, posare il pollice destro sulla coccia. Tenere Saya con le altre dita vicino al Koiguchi. Assicurandosi che il filo della lama sia rivolto verso l'avanti, distendere il braccio destro, controllando di tenere assieme Sageo e Saya. Afferrare da sopra con la mano sinistra la parte finale di Saya. Piegare in avanti la parte superiore del corpo e posare la spada frontalmente. Fare attenzione a non lasciare che la punta di Saya sia rivolta verso l'altare. Riportare la parte superiore del corpo alla posizione di partenza e posare la mano destra sulla coscia destra, seguita dalla mano sinistra. Stare in Seiza con calma.

c. Seiza no Shisei ( posizione da seduti) Allungare la schiena e concentrare la forza nell'addome. Rilassare le spalle e spingere in avanti con naturalezza il petto. Distendere la parte posteriore del collo e della testa. Posare entrambe le mani sulle cosce. Guardare a 4-5 metri di fronte. Tenere gli occhi socchiusi in Enzan no Metsuke (guardare la montagna lontana). Si deve essere consapevoli di tutto ciò che sta attorno.

d. Zarei (inchino) Dalla posizione seduti piegare in avanti la parte superiore del corpo. Posare la mano sinistra sul pavimento davanti alla spada e fare un piccolo triangolo con i pollici e gli indici che si toccano. Continuare a chinarsi finché i gomiti toccheranno il suolo con naturalezza. Il sentimento dovrebbe essere di profondo rispetto. Dopo aver fatto ciò, sollevarsi con morbidezza e riportare la mano destra e poi la sinistra sulle cosce.

6. Taito (infilare la spada) Dopo Hajime no Torei, si è spiritualmente uniti con la spada. Piegare la parte superiore del corpo e prendere la spada (col Sageo) con tutte e due le mani. Con il palmo della mano destra prendere Saya vicino al Koiguchi. Posare il pollice destro sulla coccia e nello stesso momento posare la mano sinistra a circa 10 cm dalla base di Saya e tenerla con delicatezza. Mentre ci si solleva, portare la punta di Saya al centro dell'addome e inserire la spada nell'Obi. Sistemare la spada in modo che la coccia sia di fronte all'ombelico. Legare il Sageo all'Hakama e posare le mani sulle cosce.

7. Owari no Torei (inchino alla spada dopo l'esecuzione) Dopo avere terminato la dimostrazione, sedersi in Seiza e togliere la spada (a), posare la spada con l'impugnatura (Tsuka) sul lato sinistro e inchinarsi (b). Posare la spada sulla coscia (c) e sollevarsi (d).

a. Datto (togliere la spada) Mentre ci si siede in Seiza con la spada nell'Obi, tirare e sciogliere il nodo del Sageo solo con la mano destra. Posare la sinistra su Saya vicino al Koiguchi assicurandosi che il pollice sinistro sia sulla coccia. Spingere leggermente in avanti la spada verso destra, un po' fuori dal centro. Posare l'indice destro sulla coccia e le altre dita vicino al Koiguchi. Posare la mano sinistra sul lato sinistro della coscia, sopra l'Obi e stendendo il gomito destro, tirare in fuori la spada. Assicurarsi che il filo della lama sia verso l‘interno.

b. Katana no Okikata To Zarei (come posare la spada e chinarsi) Tenendo la mano sinistra sulla coscia sinistra, con la mano destra posare la spada perpendicolare sul pavimento davanti e a destra del ginocchio destro e con delicatezza farla scendere in modo da renderla orizzontale. Assicurarsi che il Sageo sia in ordine e che il filo della lama sia rivolto verso l’interno. Posare le mani sulle cosce (prima destra e poi sinistra) e assumere Seiza no Shisei. Eseguire Zarei (vedi 5d) e ritornare in Seiza.

c. Katana no Torikata (come prendere la spada) Lasciare la mano sinistra sulla coscia sinistra, stendere la mano destra e posare l'indice sulla Tsuba mentre si posano le altre dita attorno a Saya, vicino al Koiguchi. Mantenendo il filo della lama verso l’interno, portare con delicatezza la spada in posizione perpendicolare al centro del corpo. Muovere la mano sinistra verso il centro di Saya e afferrarla con delicatezza facendola quindi scivolare verso la base. Con entrambe le mani posare la spada sulla coscia sinistra. Togliere la mano destra dal fodero, posare il pollice sinistro sulla coccia e afferrare l'imboccatura di Saya con le altre dita. Tenere la spada con la mano sinistra e riportare la destra sulla coscia destra.

d. Tachi Agari Kata (come sollevarsi) Sollevare il petto puntando le ginocchia. Posare il piede destro in linea con il ginocchio sinistro e sollevarsi senza chinarsi in avanti. Quando si è in piedi portare il piede sinistro in linea con il destro per assumere Keito Shisei.

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8. Taijo (lasciare la zona)

In piedi in Keito Shisei di fronte all'altare. Passare la spada dalla mano sinistra a destra attraverso la parte frontale del corpo ed eseguire Shinza E no Rei. Riportare la spada alla mano sinistra di nuovo in Keito Shisei. Fare due o tre passi indietro partendo con il piede sinistro, girarsi di 180° e lasciare la zona.

Punti cardine per l’esecuzione dei Kata di Iaido L’esecuzione dei kata di Iaido, al pari di quelli di altre arti marziali, come detto, richiede uno stato mentale particolare che dovrebbe essere il più prossimo possibile a quello che si pretende in combattimento. E’ possibile, anche se non è un dogma, identificare 4 fasi e 4 sottofasi sulle quali porre l’accento durante lo studio e l’esecuzione dei kata di Iaido (sia Seitei che Koryu) Fasi principali:

1) Nuki Tsuké (tagliare sguainando) 2) Kiri Tsuké (taglio finale) 3) Tchiburi (togliere il sangue dalla lama) 4) Noto (rimettere la spada nel fodero)

Sotto-fasi: 5) Koiguchi no Kiri Kata (sganciare la spada dal fodero) 6) Semé (minaccia-pressione) 7) Furi Kaburi (armare la spada) 8) Zanshin (e cambio di guardia)

L’ordine durante l’esecuzione è il seguente: a) Koiguchi no Kiri Kata (5) b) Nuki Tsuké (1) c) Semé (6) d) Furi Kaburi (7) e) Kiri Tsuké (2) f) Tchiburi (3) g) Zanshin (8) h) Noto (4)

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Kata Iaido Nel programma, proprio per dare una visione di ampio respiro, è previsto l’insegnamento dei Kata SEITEI, ampiamente descritti di seguito, ma anche dei kata che ritengo rappresentativi di alcuni Ko-Ryu (di mia conoscenza chiaramente). Ecco un breve elenco di ciò che viene insegnato a livello di Ko-Ryu (per il Seitei vedi capitolo dedicato): Ko RYU Kata Ko RYU Kata Yagyu Seigo Ryu Junnuki Hokushin Shinoh Ryu Shin Ken Hirakinuki Makko Hikimi Ichimonji Sagarifuji Ura Omote Ichidome TenChi Yokemi Makikiri Komagawa Kaishin Ryu Inazuma (Iaido Tamiya Ryu) Oshi Nuki Koden Enshin Ryu Jumonji Mune no Katana Joiuchi Mawari Kakari Jinrai Tendo Hasegawa Eishin Ryu Yokogumo Aun Tora Issoku Mujin Inazuma Sasso Ukigumo Migi Santen Yama Oroshi Hidari Santen Iwanami Uroko Gaeshi Mani Gaeshi Taki Otoshi Nuki Uchi L’aspetto più interessante, a mio modo di vedere, dello studio “tecnico” dello Iaido consiste proprio nel ricercare le analogie presenti nei vari stili. Il Seitei è una sintesi di diversi Ko-Ryu iniziata nel primo dopoguerra e presentata ufficialmente al pubblico nel 1969. Dodici tra i più grandi Maestri di Iaido si riunirono per gettare le basi di uno stile moderno, che potesse fungere da base per chi, per diversi motivi, volesse approcciare lo Iaido come disciplina, anche in modo collaterale ad altre (es: il Kendo). Se ne deduce che il Seitei sia, in qualche modo, scevro di contenuti storici e spirituali, ma in ogni caso a mio modo di vedere ha grande valenza tecnica, non ultimo per il fatto di essere rigidamente codificato e quindi di poter essere ritrovato identifico pressoché in tutto il mondo. Certo le continue modifiche, spesso incomprensibili, che vengono apportate ai kata sanno più di capriccio di qualche Maestro o di giustificativo per qualche aggiornamento federale, che non di reali miglioramenti tecnici. La storia racconta che all’inizio furono presentati 7 kata, poi altri 3 ed infine 2 per un totale, ad oggi, di 12: KATA SEITEI KORYU di origine Anno Mae Ohmori Ryu 1969 Ushiro Ohmori Ryu 1969 Uke Nagashi Muso Jikiden Eishin Ryu 1969 Tsuka Ate Enshin Ryu 1969 Kesagiri Hoki Ryu 1969 Morote Tsuki Enshin Ryu(In realtà si ritrovano i movimenti in molte scuole) 1969 Sanpo Giri Muso Jikiden Eishin Ryu 1969 Ganmen Ate Muso Shinden Ryu 1977 Soete Tsuki Hoki Ryu 1977 Shiho Giri Hoki Ryu 1977 Sogiri 2001 Nuki Uchi 2001

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All’interno dello stesso Ko-Ryu sovente si riscontrano delle differenze, anche accentuate, nella proposizione delle tecniche e nei nomi, questo perché è comune il formarsi di più “rami” della scuola, ciascuno con le proprie peculiarità.

E’ anche complicato trasmettere per iscritto i kata perché per quanto bene li si possa descrivere non sarà mai abbastanza.

Ho trovato chi li appunta con dei disegni molto schematici e la cosa mi è sembrata simpatica ed efficace, al che ho provato a farlo anche io, considerando che sono negato per il disegno.

Di seguito riporto alcuni esempi trovati in rete relativi ai Kata dello Yagyu:

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I 12 Kata SEITEI Il paragrafo seguente ed i successivi relativi a ciascuna forma sono un riassunto e presentano la sensazione generale e il significato di ciascun Kata.

SEIZA NO BU (serie in ginocchio)

1. Ipponme - Mae (di fronte)

Sentendo l'intenzione minacciosa di chi sta di fronte, anticiparlo usando la punta della spada per tagliarne la tempia in una azione orizzontale e poi portare la spada dall'alto verso il basso in una azione verticale.

a. Seduti in Seiza rivolti verso l'avanti. Prendere con delicatezza la spada con entrambe le mani, sganciandola leggermente dalla bocca del fodero. Sollevarsi sulle anche mentre si estrae la spada assicurandosi che il filo della lama rimanga rivolto verso l'alto. Mentre si estrae la spada, tenere la mano sinistra sulla bocca del fodero tirandolo indietro e assicurandosi che il mignolo sinistro sia in contatto con la cintura. Il filo della lama è rivolto verso l'alto. Facendo forza sulle punte delle dita dei piedi, portare la spada in posizione orizzontale subito prima che la lama esca dal fodero. Distendere le anche, posare il piede destro in avanti e mirare per tagliare la tempia destra dell'avversario.

b. Portare il ginocchio sinistro in una linea diritta vicino al tallone destro. Nello stesso tempo portare di nuovo la bocca del fodero davanti all'ombelico e muovere velocemente la spada sopra la testa come se si volesse colpire con la punta dietro l'orecchio sinistro (1). Portare la mano sinistra sull'impugnatura mentre si sposta in avanti il piede destro, tagliare verso il basso lungo la linea centrale (2).

(1) Nella posizione di Furikaburi con la spada sopra la testa, assicurarsi che Kissaki non sia sotto la posizione orizzontale.

(2) Alla fine del taglio, il pugno sinistro dovrebbe essere davanti all'ombelico e Kissaki dovrebbe essere appena sotto la linea orizzontale.

c. Togliere la mano sinistra dall'impugnatura e posarla contro l'anca sinistra sopra l'Obi dove è infilata Saya. Muovendo il pugno destro sopra Tsuka, ruotare il filo della lama della spada in modo che sia rivolto verso destra. Cominciare a sollevare la spada verso destra fino all'altezza della spalla. Piegare il braccio al gomito in modo che mano e spada siano vicine alla tempia destra. Mentre ci si solleva, scuotere il sangue facendo oscillare la spada verso il basso ad un angolo di 45° (sulla linea di Kesa, in diagonale attraverso il petto lungo il risvolto della giacca). Dopo aver scosso il sangue, prepararsi per effettuare Iai Goshi (2).

(1) Il Chiburi eseguito sulla linea di Kesa dovrebbe dare la sensazione di scuotere l'acqua da un ombrello. Alla fine di Chiburi, la mano destra dovrebbe essere alla stessa altezza della sinistra posizionata sul davanti in diagonale a destra. Il Kissaki dovrebbe essere circa a 45° con la punta rivolta verso il basso e leggermente all'interno della mano destra. Assicurarsi che il filo della lama punti nella stessa direzione in cui si è eseguito il Chiburi.

(2) Iai Goshi è una dimostrazione di Zanshin (consapevolezza) con le ginocchia leggermente piegate e con la sensazione che le anche siano abbassate.

d. Mentre si esegue Iai Goshi assicurarsi che le ginocchia siano leggermente piegate. Portare il piede dietro in linea con quello avanti e quindi spostare indietro il piede destro. Prendere Koiguchi con la mano sinistra ed eseguire Noto. Abbassare il ginocchio dietro fino a toccare il pavimento nello stesso momento in cui Noto è completato. Mentre si rinfodera la spada il dito medio della mano sinistra dovrebbe reggere il Koiguchi e pollice e indice dovrebbero sostenere il dorso della spada vicino a Tsuba. Distendere il gomito destro in diagonale avanti a destra e far puntare la spada in direzione del petto a sinistra. Inserire la punta della spada nel Koiguchi facendo scivolare e muovere le mani in direzioni opposte. Assicurarsi che la mano sinistra

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abbia il controllo del fodero. Alla fine del rinfodero, posare il pollice sinistro sulla coccia. La coccia dovrebbe trovarsi di fronte all'ombelico. Tenere la spada in una posizione naturale. Sollevandosi, portare avanti il piede dietro in linea con quello davanti. Togliere la mano destra dalla Tsuka e assumere Taito Shisei. Ritornare alla posizione di partenza in piedi retrocedendo di tre passi a cominciare dal piede sinistro.

2. Nihonme - Ushiro (dietro)

Sentendo l'intenzione minacciosa di chi sta dietro di voi, anticiparlo usando la punta della spada per tagliare la sua tempia con una azione orizzontale e poi portare la spada dall'alto in basso da sopra la testa con una azione verticale.

a. In piedi verso l'avanti. Ruotare di 180° in senso orario facendo incrociare il piede sinistro sopra il destro per dare le spalle alla direzione di partenza e sedersi in Seiza. Afferrare con delicatezza la spada con entrambe le mani e sganciarla nello stesso modo descritto nella forma n.1 - Mae. Mentre si estrae la spada, sollevare il corpo e fare un giro in senso antiorario verso sinistra usando il ginocchio destro come perno. Porsi frontali all'avversario. Posare il piede sinistro nella posizione corretta e mirare un taglio alla tempia. I movimenti successivi sono gli stessi di Mae, ma effettuati con il piede sinistro avanti. Dopo Kirioroshi, Chiburi e Noto, assumere Taito Shisei. Ritornare alla posizione di partenza retrocedendo di tre passi a cominciare dal piede sinistro.

3. Sanbonme - Ukenagashi (ricevo, eludo e taglio)

Quando la persona che si trova alla vostra sinistra, improvvisamente si alza con l'intenzione di portarvi un colpo dall'alto in basso, parare con lo spigolo sul lato della vostra spada e tagliarlo da sopra la testa verso il basso con una azione diagonale.

a. Seduti in Seiza rivolti verso destra. Mentre si gira la testa a sinistra per guardare il nemico, afferrare velocemente la spada con entrambe le mani. Senza pausa, sollevare le anche e applicare forza sulla punta delle dita del piede destro. Estendere il petto e muovere avanti il piede sinistro in modo che tocchi l'interno del ginocchio destro con le dita leggermente puntate verso fuori. Estrarre la spada vicino al petto mentre ci si solleva e completare l'estrazione sopra e davanti alla testa. Facendo questo, portare il piede destro vicino e all'interno del sinistro e ricevere la spada dell'avversario. In questa azione la spada dovrebbe essere angolata verso il dietro in alto e il Kissaki angolato in basso in modo che venga protetta la parte superiore del corpo. NB. L'angolo del corpo mentre si effettua la parata dovrebbe idealmente essere leggermente rivolto verso destra. Dopo che la spada ha effettuato la parata portandola alta sopra la testa, ci si dovrebbe trovare naturalmente proprio di fronte all'avversario.

b. Dopo la parata, ruotare la punta della spada verso l'alto a destra e di fronte all'avversario. Posare la mano sinistra sull'impugnatura e, senza fermare la spada, fare un passo indietro e portare la spada in diagonale verso il basso dalla spalla sinistra dell'avversario. Fermare la mano sinistra di fronte all’ombelico e assicurarsi che Kissaki sia un po' più bassa dell'orizzontale.

c. Posare il Monouchi della spada sulla parte inferiore della coscia destra ruotando e distendendo la mano sinistra in direzione oraria e assicurarsi che la lama rimanga rivolta verso l'avanti. Tenere il palmo della mano destra verso l'alto e tenere con morbidezza l'impugnatura.

d. Togliere la mano destra dall'impugnatura e riportarla su di essa questa volta afferrando Tsuka da sopra.

e. Togliere la mano sinistra dall'impugnatura e afferrare il Koiguchi. Con la mano destra sollevare la punta della spada e portare il Mune in contatto con la mano sinistra in posizione orizzontale ed effettuare Noto. Mentre si rinfodera, appoggiare a terra il ginocchio sinistro.

f. Sollevandosi, portare il piede dietro in avanti in linea con l'altro piede. Togliere la mano destra dall'impugnatura, assumere Taito Shisei e ritornare alla posizione di partenza facendo mezzo passo col piede sinistro.

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IAI HIZA NO BU (serie con ginocchio sollevato)

4. Yonhonme - Tsuka Ate (colpire con l'impugnatura)

Due persone, una di fronte e l'altra dietro, intendono attaccare. Colpire con l'estremità della propria spada il plesso solare dell'avversario di fronte, poi estrarre e colpire di punta l'avversario dietro. Girandosi verso l'avanti, portare la spada in basso in una azione verticale da sopra la testa per sconfiggere il primo avversario.

a. Seduti in Iai Hiza (1) rivolti verso l'avanti. Velocemente posare entrambe le mani sulla spada e sollevare le anche. Mettere forza nelle dita del piede sinistro e, sollevandosi, metterlo in linea con il ginocchio. Portando avanti il piede destro, colpire il plesso solare dell'avversario con Tsuka Gashira (estremità dell'impugnatura), facendo una azione di affondo con la spada ancora nel fodero.

(1) Dopo aver assunto Taito Shisei, spostare il bordo dell'Hakama per liberare le caviglie e piegare le ginocchia. Abbassare il ginocchio sinistro al suolo e portare il piede destro di fianco ad esso, appiattendo il piede sinistro. Assicurarsi che il ginocchio destro punti in diagonale verso destra e sedersi con naturalezza posando le natiche sul tallone sinistro. Chiudere leggermente i pugni e posarli a metà delle cosce. Assumere lo stesso atteggiamento che in Seiza no Shisei.

b. Tirando indietro il fodero con la mano sinistra, girarsi e guardare verso l'avversario che si trova alle spalle. Il piede sinistro si muove di 90° girando in senso antiorario, facendo perno sul ginocchio. Girarsi a sinistra e nello stesso tempo estrarre la spada e portare al petto Mune all'altezza del Monouchi. Il filo della lama dovrebbe essere verso l'esterno. Distendere il braccio destro e portare un affondo al plesso solare dell'avversario dietro. Assicurarsi che la punta della spada sia orizzontale e diretta al centro del corpo dell'avversario. Nello stesso momento riportare la sinistra al centro del corpo mantenendone il contatto finchè Koiguchi si ferma di fronte all'ombelico.

c. Girarsi verso l'avversario di fronte riportando la gamba sinistra nella sua posizione di partenza usando come asse il ginocchio sinistro. Nello stesso momento portare la spada sopra la testa. Posare la mano sinistra sull'impugnatura e tagliare l'avversario dall'alto in basso nello stesso modo descritto in Mae.

d. Senza cambiare la posizione, togliere la mano sinistra dall'impugnatura e posarla sull'anca sinistra, sopra la cintura. Nello stesso momento eseguire una azione orizzontale verso destra con la mano destra, Migi ni Hiraite no Chiburi (Yoko Chiburi). Mentre si scuote il sangue dalla spada, il pugno destro dovrebbe trovarsi alla stessa altezza della mano sinistra. Mantenere la punta della spada inclinata leggermente verso l'interno e un po' più bassa dell'orizzontale.

e. Portare la mano sinistra dalla cintura al Koiguchi ed eseguire Noto mentre si riporta indietro il piede destro in una linea diritta per terminare vicino all'altro. Mentre si esegue questo movimento, portare le anche in posizione di Sonkyo. Mantenere una postura eretta rivolta verso l'avanti con il ginocchio sinistro a terra.

f. Portare in avanti il petto e il piede destro e sollevarsi. Facendo questo, portare il piede dietro in linea con quello avanti. Togliere la mano destra dall'impugnatura, assumere Taito Shisei e ritornare alla posizione di partenza cominciando dal piede sinistro.

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TACHI IAI NO BU (serie delle forme in piedi)

5. Gohonme - Kesagiri (Taglio diagonale)

Mentre state camminando, un avversario viene verso di voi e cerca di tagliarvi portando la spada sopra la testa. Immediatamente lo tagliate in diagonale, prima verso l'alto dal suo fianco destro e poi verso il basso dalla spalla sinistra.

a. Fare un passo avanti cominciando dal piede destro. Mentre si avanza col piede sinistro, posare rapidamente le mani su Tsuka. Ruotare sia Saya che la spada in senso antiorario finché il filo della spada è rivolto verso il basso. Appena posato il piede destro, tagliare l'avversario dal fianco destro verso l'alto attraverso la sua spalla sinistra, con la mano destra. Alla fine del taglio, la mano destra dovrebbe trovarsi sopra la spalla destra con la spada verso l'alto in posizione naturale.

b. Senza spostare i piedi, riportare Saya nella sua posizione originale con la mano sinistra. Togliere la mano dal Koiguchi, afferrare Tsuka e tagliare l'avversario in diagonale verso il basso attraverso il punto tra la base del collo e la spalla. Il taglio verso l'alto e quello verso il basso dovrebbero essere eseguiti in un unico fluido movimento. Al termine dell’azione, la mano sinistra dovrebbe trovarsi di fronte all’ombelico, la punta della spada leggermente più bassa dell'orizzontale e rivolta verso sinistra come in Ukenagashi.

c. Riportare indietro il piede destro assumendo Hasso no Kamae e mostrare Zanshin. d. Mentre si porta indietro il piede sinistro, togliere la mano sinistra dall'impugnatura e afferrare la bocca del fodero. Eseguire Do Kesa ni Furi Oroshite no Chiburi portando la spada in basso diagonalmente, per finire a 45° di fronte a destra. e. Eseguire Noto senza altri movimenti dei piedi.

f. Portare il piede dietro in linea con quello avanti. Togliere la mano destra dall'impugnatura e assumere Taito Shisei. Ritornare alla posizione di partenza con tre passi cominciando dal sinistro.

6. Ropponme - Morotezuki (affondo a due mani) Mentre camminate, tre persone - due davanti e una dietro, intendono attaccarvi. Anticipate l'attacco frontale estraendo la spada e tagliando sul viso il primo avversario, alla tempia destra, proseguendo con un affondo a due mani sul suo plesso solare. Girando verso l'avversario dietro, portare la spada sopra la testa e tagliare verso il basso verticalmente. Infine ruotare di nuovo verso l'avanti e tagliare l'ultimo avversario nello stesso modo.

a. Avanzare cominciando dal piede destro. Appena posato il piede sinistro, afferrare la spada con tutte e due le mani. Mentre si avanza il piede destro, ruotare leggermente verso sinistra la parte superiore del corpo e tagliare l'avversario al viso dalla tempia destra al mento.

b. Portare il piede dietro in avanti fino al tallone del piede destro e nello stesso momento portare la spada in Chudan no Kamae (guardia media) tenendo la Tsuka con entrambe le mani. Senza esitazione, fare un passo avanti con il piede destro e portare un affondo al plesso solare dell'avversario con entrambe le mani.

c. Facendo una rotazione di 180° verso sinistra usando come asse il piede destro, tirare fuori la spada. Muovere il piede sinistro leggermente a sinistra e, in una azione di parata, sollevare la spada sopra la testa. Appena girati verso l'avversario, fare un passo avanti col piede destro e tagliare verso il basso con una azione verticale Kirioroshi. Al termine del taglio, le mani dovrebbero trovarsi davanti all'ombelico e la spada orizzontale.

d. Girandosi di nuovo verso la direzione frontale, tagliare l'ultimo avversario in una azione verticale dall'alto in basso nello stesso modo, avanzando col piede destro.

e. Mantenere la stessa posizione ed eseguire Migi ni Hiraite no Chiburi (Yoko Chiburi) mentre si porta la mano sinistra sulla cintura sul lato destro.

f. Togliere la mano sinistra dalla cintura e afferrare il Koiguchi del fodero ed eseguire Noto.

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g. Portare il piede dietro in avanti in linea con il destro, togliere la mano destra dall'impugnatura e assumere Taito Shisei. Ritornare alla posizione di partenza cominciando dal piede sinistro.

7. Nanahonme - Sanpogiri (Tagli in tre direzioni)

Tre avversari, di fronte, a sinistra e a destra, intendono attaccare mentre state avanzando. Estrarre la spada e tagliare immediatamente il primo avversario verso destra da sopra la testa. Tagliare il successivo a sinistra ruotando verso di lui e infine ritornare verso la direzione frontale e tagliare l'ultimo avversario verticalmente dall'alto in basso.

a. Fare cinque passi in avanti cominciando dal piede destro. Afferrare la spada con entrambe le mani mentre il piede sinistro sta avanzando. Minacciando l'avversario di fronte, estrarre la spada e girarsi verso l'avversario a destra usando il piede sinistro come asse e posando il destro leggermente avanti sulla destra. Tagliare da sopra la sua testa fino al mento.

b. Ruotare di 180° a sinistra per portarsi frontali al secondo avversario senza modificare la posizione e usando come asse il piede destro. Facendo così, portare la spada sopra la testa in una azione di parata prendendo l'impugnatura con la mano sinistra. Senza esitare, tagliare dall'alto in basso in una linea diritta al centro dell'avversario.

c. Ruotare verso l'ultimo avversario usando come asse il piede sinistro. Effettuare una azione di parata mentre la spada viene portata sopra la testa. Poi, muovendo avanti il piede destro, tagliare come descritto al punto precedente.

d. Portando indietro il piede destro, assumere Morote Hidari Jodan no Kamae (spada tenuta con entrambe le mani sopra la testa ad un angolo di 45° con il piede sinistro avanti) e mostrare Zanshin.

e. Mentre si porta indietro il piede sinistro, togliere la mano sinistra dalla Tsuka e posarla sull'anca sinistra sopra la cintura. Effettuare Kesa ni Furi Oroshite no Chiburi (ampia azione di scuotere il sangue dalla lama cominciando dalla posizione di Jodan con la spada che taglia lungo una linea simile a Kesa Giri), portando la spada verso il basso diagonalmente.

f. Far scivolare la mano sinistra dalla cintura al Koiguchi ed effettuare Noto.

g. Avanzare col piede dietro portandolo in linea con quello davanti, togliere la mano destra dall'impugnatura e assumere Taito Shisei. Ritornare alla posizione di partenza retrocedendo di cinque passi a partire dal piede sinistro.

8. Happonme - Ganmenate (colpire alla faccia)

Mentre si avanza, due persone, una di fronte e una dietro, intendono attaccare. Prima effettuare Tsuka Ate contro la faccia dell'avversario di fronte, poi affondare la punta della spada nel plesso solare di quello che sta dietro. Girarsi e tagliare il primo avversario verticalmente dall'alto in basso da sopra la vostra testa.

a. Avanzare di tre passi cominciando dal piede destro. Afferrare la spada con entrambe le mani mentre si porta avanti il piede sinistro e colpire con forza l'avversario tra gli occhi usando Tsuka Gashira mentre si avanza col piede destro. Questa azione usa spada e fodero tenuti assieme con la mano sinistra e con la destra.

b. Ruotare immediatamente di 180° in senso antiorario, estrarre la spada dalla Saya, posare il piede sinistro a sinistra e girarsi verso l'avversario che sta dietro. Posare il pugno sul fianco e tenere la spada orizzontale con la lama rivolta verso l'esterno. Senza pausa, fare un passo avanti con il piede destro e distendere il gomito destro senza far ondeggiare la parte superiore del corpo e affondare la punta della lama nel plesso solare dell'avversario. Mentre si esegue questo affondo, la mano destra dovrebbe essere più bassa della punta della spada.

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c. Girarsi quindi verso il primo avversario facendo una rotazione di 180° usando come asse il piede destro. Far scivolare a sinistra il piede sinistro e portare la spada sopra la testa in una azione di parata. Afferrare l'impugnatura con la mano sinistra e portarsi frontali all'avversario. Fare immediatamente un passo avanti col piede destro e tagliare verticalmente dall'alto in basso.

d. Senza muovere i piedi, togliere la mano sinistra dall'impugnatura e posarla sull'anca sopra 20 la cintura. Eseguire Migi ni Hiraite no Chiburi (Yoko Chiburi).

e. Far scivolare la mano sinistra dall'anca sinistra al Koiguchi, afferrarlo ed eseguire Noto. f. Dopo aver rinfoderato la spada, portare il piede dietro in linea con quello avanti, togliere la mano destra dall'impugnatura e assumere Taito Shisei. Ritornare alla posizione di partenza cominciando dal piede sinistro.

9. Kyuhonme - Soetezuki (affondo a mani unite)

Mentre camminate, una persona all'improvviso compare da sinistra con l'intenzione di attaccarvi. Bloccatela prendendo l'iniziativa con l'estrarre la spada e tagliandola diagonalmente attraverso la spalla destra. Poi affondate la spada nel suo addome mentre fate un passo avanti.

a. Fare tre passi avanti cominciando dal piede destro. Avanzando col il piede sinistro, girarsi verso sinistra e guardare l'avversario posando entrambe le mani sulla spada. Continuare avanzando di mezzo passo con il piede destro e usandolo come perno ruotare il corpo portandosi frontali all'avversario. Fare un passo indietro con il piede sinistro, aprire un po' la parte superiore del corpo in diagonale a sinistra e portare un taglio attraverso la spalla destra dell'avversario al lato dell'addome, tagliando lungo la linea di Kesa. Alla fine del taglio, la mano destra dovrebbe trovarsi all'altezza dell'ombelico e la punta della spada un po' più alta della mano destra.

b. Puntare le dita del piede destro verso destra e fare mezzo passo indietro per assumere Soetezuki no Kamae (1). Portare immediatamente avanti il piede sinistro e affondare la spada nell'addome dell'avversario. A questo punto la mano destra dovrebbe essere di fronte all'ombelico e la spada orizzontale.

(1) Afferrare con forza a metà il bordo superiore della lama tra pollice e indice della mano sinistra. Posare la mano destra vicino al fianco destro tenendo l'impugnatura con la punta della spada in posizione orizzontale. La parte superiore del corpo dovrebbe essere naturalmente ruotata verso destra.

c. Senza muovere la mano sinistra, estrarre la spada dal corpo (ruotandola sopra il dorso delle dita della mano sinistra) e abbassando la punta della spada con il filo verso il basso e verso l'avanti. Portare la mano destra di fronte al petto a destra, Kamae (1), e mostrare Zanshin.

(1) Nell’eseguire questa Kamae, tenere la lama della spada con pollice e indice della mano sinistra. Ruotare il palmo verso il basso e stendere leggermente il gomito destro per assicurarsi che l'angolo tra l'avambraccio e la spada sia di circa 90°.

d. Togliere la mano sinistra dalla lama e afferrare il Koiguchi. Mentre si fa un passo indietro col piede sinistro, eseguire Migi ni Hiraite no Chiburi. L'angolo di questo Chiburi è di circa 30°.

e. Eseguire Noto come descritto precedentemente.

f. Portare il piede dietro in linea con quello davanti e togliere la mano destra dall'impugnatura. Assumere Taito Shisei e indietreggiare alla posizione di partenza prima girandosi verso la parete frontale e quindi facendo tre passi cominciando dal piede sinistro.

10. Jupponme - Shihogiri (tagliare in quattro direzioni)

Incontrate quattro nemici che intendono attaccarvi. Anticipate il primo, in diagonale avanti a destra, usando Tsuka Ate sulla sua mano destra. Poi fate un affondo al plesso solare dell'avversario successivo in

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diagonale dietro a sinistra. Continuate tagliando gli altri in diagonale di fronte e dietro finché tutti sono sconfitti.

a. Fare due passi avanti cominciando col piede destro. Appena il piede comincia ad avanzare, girarsi verso l'avversario in diagonale davanti a destra e afferrare la spada con entrambe le mani. Spingere in fuori la spada senza estrarla e colpire la mano destra dell'avversario con la parte piatta di Tsuka mentre si porta avanti il piede destro.

b. Immediatamente eseguire Sayabiki con la mano sinistra e ruotare verso l'avversario in diagonale dietro a sinistra. Quando la punta della spada esce da Koiguchi, fare un mezzo giro e assumere la posizione Hitoemi (1). Posare il dorso della spada dietro il Monouchi sul lato sinistro del petto. Senza pausa, avanzare il piede sinistro e spingere la mano sinistra verso l'interno sull'ombelico. Stendere il gomito si posa il dorso della spada sul petto e quando si affonda la spada nell'avversario, la parte superiore del corpo dovrebbe avere la stessa posizione che in Tsuka Ate.

(1) Quando si assume la posizione Hitoemi, la parte superiore del corpo dovrebbe essere un po' più laterale che in Hanmi no Kamae (posizione laterale).

c. Girarsi nuovamente verso il primo avversario in diagonale di fronte a destra. Portare la spada sopra la testa estraendola dall'avversario dietro. Afferrare Tsuka con la mano sinistra e girare verso destra usando il piede destro come asse per portarsi frontali all'avversario. Fare un passo avanti con il piede sinistro e tagliare verticalmente con una azione dall'alto in basso. (N.B. Questa azione di Furi Kaburi deve essere fatta con fluidità e in un unico movimento).

d. Girarsi adesso verso l'avversario che si trova in diagonale a destra (90°). Parando un tentativo di taglio con la spada, usare il piede sinistro come asse per girare e con il piede destro fare un passo avanti ed eseguire un taglio verticale dall'alto in basso fino all'orizzontale.

e. Ruotare di 180° verso sinistra usando come asse il piede destro. Muovere verso sinistra il piede sinistro e portarsi frontali all'avversario dalla parte opposta (Waki Gamae). Ancora con la sensazione di parare qualsiasi attacco, portare la spada sopra la testa e, facendo un passo avanti col piede destro, tagliare verticalmente dall'alto in basso l'avversario che si trova in diagonale davanti a sinistra.

f. Fare un passo indietro con il piede destro ed assumere la posizione di Morote Hidari Jodan no Kamae (piede sinistro avanti, spada sopra la testa a circa 45° ) e mostrare Zanshin.

g. Portare indietro il piede sinistro, togliere la mano sinistra dall'impugnatura e posarla sulla cintura. Eseguire Do Kesa ni Furi Oroshite no Chiburi.

h. Togliere la mano sinistra dalla cintura e afferrare Koiguchi. Eseguire Noto.

i. Portare il piede dietro in linea con quello davanti. Togliere la mano destra da Tsuka e assumere Taito Shisei. Indietreggiare alla posizione di partenza cominciando dal piede sinistro.

11. Juipponme - Sougiri (tagli completi)

Mentre avanzate, incontrate una persona di fronte a voi che intende attaccarvi. Anticipatelo tagliandolo in diagonale a sinistra alla faccia, poi attraverso la spalla destra fino al plesso solare e poi al petto a sinistra. Tagliate l'addome attraverso i fianchi orizzontalmente e finitelo con un taglio verticale dall'alto in basso.

a. Fare tre passi avanti cominciando col piede destro. Mentre si avanza col piede sinistro, afferrare la spada con entrambe le mani. Mentre il piede destro va avanti, estrarre la spada naturalmente in avanti leggermente verso destra. Portare indietro il piede destro vicino al sinistro e parare il taglio dell'avversario portando la spada sopra la testa e tenendo Tsuka con la mano destra. (Si tratta della stessa Kamae del n.3 - Ukenagashi). Immediatamente posare la mano sinistra sulla spada, avanzare col piede destro e tagliare il lato sinistro della testa dell'avversario verso il basso fino al mento.

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b. Mantenendo lo stesso angolo dal primo taglio, portare la spada sopra la testa. Avanzare col piede destro e tagliare l'avversario attraverso la sua spalla destra in basso fino al plesso solare.

c. Mantenere lo stesso angolo come prima e portare la spada sopra la testa. Avanzare col piede destro e tagliare l'avversario da sinistra sopra il petto verso il basso al centro dell'ombelico. Alla fine del taglio, tenere la spada orizzontale.

d. Tenere lo stesso angolo mentre si solleva la spada sopra la testa, portarla in basso e sopra il fianco sinistro in modo che il filo della lama sia rivolto verso l'esterno. Tenerla orizzontale e senza esitazione effettuare un taglio orizzontale da destra a sinistra (180°) mentre si avanza col piede destro. Assicurarsi che il taglio sia esattamente orizzontale e non sollevare le mani. NB. Nell’assumere questa postura, assicurarsi che la spada sia tenuta abbastanza bassa al fianco sinistro in modo che la punta sia rivolta naturalmente verso il dietro a sinistra. La caratteristica di questo taglio è di muoversi in avanti e non solamente tagliare verso destra.

e. Di nuovo senza fermarsi, portare la spada sopra la testa e mentre si avanza col destro, eseguire un taglio verticale dall'alto in basso fino all'orizzontale. f. Senza cambiare posizione, portare la mano sinistra all'Obi a sinistra ed effettuare Migi Ni Hiraite no Chiburi (Yoko Chiburi) con la mano destra.

g. Far scivolare la mano sinistra in avanti dalla cintura al Koiguchi ed eseguire Noto.

h. Portare il piede dietro in linea con quello davanti, togliere la mano destra dall'impugnatura e assumere Taito Shisei. Ritornare alla posizione di partenza indietreggiando a partire dal piede sinistro.

12. Junihonme - Nukiuchi (estrazione improvvisa)

Mentre siete in piedi di fronte ad una persona, questa improvvisamente cerca di tagliarvi. Lasciatelo tagliare l'aria indietreggiando mentre estraete la spada. Eseguite un taglio verticale verso il basso per sconfiggerlo.

a. Mentre si è in piedi, afferrare la spada con entrambe le mani. Fare un passo indietro col piede sinistro. Mentre si porta il piede destro indietro vicino al sinistro, ma non sulla stessa linea, estrarre la spada con la mano destra e portarla sopra la testa. (N.B. Il modo corretto di estrarre la spada è far salire la mano destra direttamente lungo la linea centrale del corpo, senza portarla in avanti). Senza pausa, afferrare Tsuka con la mano sinistra, fare un passo avanti col piede destro ed effettuare un taglio verticale dall'alto in basso fino all'orizzontale.

b. Fare un passo indietro portando il piede destro dietro al sinistro. Posare la mano sinistra sulla cintura ed eseguire Migi ni Hiraite no Chiburi (Yoko Chiburi) nello stesso momento.

c. Far scivolare in avanti la mano sinistra, afferrare Koiguchi ed eseguire Noto.

d. Avanzare il piede dietro portandolo in linea con quello davanti, togliere la mano destra dall'impugnatura ed assumere Taito Shisei. Muovere in avanti il piede destro e poi ritornare alla posizione di partenza (Moto no Ichi).

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Kumidachi (o Kumitachi) Si tratta di esercizi da eseguirsi in coppia (a volte gruppo) in cui un praticante attacca in modo preordinato e l’altro reagisce di conseguenza sempre in modo preordinato. Per quanto ci riguarda le possibili varianti sono: Uchitachi (Attaccante) Uketachi (chi riceve) Bokken Mani Nude Bokken Hanbo (Jo) Bokken Bo (o meglio pensare di avere una Naginata) Bokken Bokken Bo Bokken Hanbo Bokken

Dai Ichi Kihon A livello didattico, alla luce anche dei diversi livelli di abilità dei praticanti, un buon modo per approcciare il kumidachi è, secondo me, quello di esercitarsi nel Dai Ichi Kihon della ZNKR. Oltre ad essere uno standard, si presta anche per la pratica con lo Iaito (dopo il bokken). REI 1. Rei

”Rei” KAMAE KATA 2. Kamae Kata

”Kamae kata. Sankyo do – Ichi, Ni, San” ”Kamae kata. Ikkyo do – Kamae”

DATOTSU TAN ITSU WAZA 3. Men no uchi kata

”Men no uchi kata. Sankyo do – Ichi, Ni, San” ”Men no uchi kata. Ikkyo do, Men wo – Ute”

4. Hidari men no uchi kata ”Hidari men no uchi kata. Sankyo do – Ichi, Ni, San” ”Hidari men no uchi kata. Ikkyo do, Hidari men wo – Ute”

5. Migi men no uchi kata ”Migi men no uchi kata. Sankyo do – Ichi, Ni, San” ”Migi men no uchi kata. Ikkyo do, Migi men wo – Ute”

6. Kote no uchi kata ”Kote no uchi kata. Sankyo do – Ichi, Ni, San” ”Kote no uchi kata. Ikkyo do, Kote wo – Ute”

7. Migi do no uchi kata ”Do no uchi kata. Sankyo do – Ichi, Ni, San” ”Do no uchi kata. Ikkyo do, Do wo – Ute"

8. Hidari do no uchi kata ”Do no uchi kata. Sankyo do – Ichi, Ni, San” ”Do no uchi kata. Ikkyo do, Do wo – Ute"

9. Nodo no tsuki kata ”Nodo no tsuki kata. Sankyo do – Ichi, Ni, San" ”Nodo no tsuki kata. Ikkyo do, Nodo wo – Tsuke"

DATOTSU RENZOKU WAZA 10. Renzoku men

”Renzoku men wo – Ute” 11. Renzoku sayu men

”Renzoku sayu men wo – Ute” 12. Renzoku kote men

”Kote Men wo – Ute” 13. Renzoku kote do

”Kote Do wo – Ute” 14. Renzoku kote men do

”Kote Men Do wo – Ute” REI 16. Rei

”Rei”

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Tameshigiri In tempo di “pace” l’unico modo che i praticanti di KenJutsu hanno di provare la correttezza e la reale efficacia del loro taglio è quello di esercitarsi nel Tameshigiri, ossia nel colpire, cercando di tagliarlo secondo le direttrici succitate, un bersaglio costituito da fascine di canne o segmenti di canna di bambù. Nelle nostre zone risulta più facile reperire del bambù e pertanto ci si esercita prevalentemente con esso. Esistono negozi che commercializzano anche le fascine, ma il costo è significativo. E’ evidente che per effettuare il Tameshigiri si deve utilizzare un Katana affilato e , per tanto, l’estrazione, l’impugnatura e la traiettoria del colpo sono da effettuarsi con estrema perizia ed attenzione perché non privi di rischi per l’incolumità Esiste anche un’arte che sviluppa a 360° l’uso del Katana e del taglio di bersagli, si chiama Batto-Do. I concetti di seguito illustrati sulle modalità di maneggio del Katana devono essere applicati anche durante l’utilizzo dello Iaito sia perché è corretto da un punto di vista mentale considerarli analoghi, sia per abituarsi ad una pratica corretta. La prima cosa a cui prestare attenzione è il batto, in quanto il rischio di ferirsi il pollice della mano sinistra durante l’estrazione è alto (ricordo che il Katana va portato sempre col filo della lama verso l’alto), l’illustrazione seguente mostra la tecnica corretta. Anche la conseguente impugnatura deve essere salda e corretta; anche in questo caso la figura può essere un utile riferimento.

Nell’eseguire i tagli, oltre la tecnica corretta sviluppata con lo Iaito occorre valutare il reale impatto della lama col bersaglio.

Come si può notare dalla figura, seppur indicativa, angoli di impatto eccessivamente aperti o chiusi possono comportare il fallimento del taglio. Ricordo che mentre in alcuni stili il taglio è solo un fatto marginale, basilare importanza viene data all’approccio, nella pratica del Tameshigiri il risultato ha una sua importanza perché dimostra abilità nell’uso della spada. Una traiettoria corretta della lama è data prima di tutto dal caricamento, che a secondo degli stili può avvenire con particolari diversi, e poi dal controllo della spada. La figura seguente mostra un corretto caricamento Jodan (alto), tra i più comuni, nel quale la spada è perfettamente allineata con il corpo.

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Di fondamentale importanza, non solo rituale, è la pulizia della lama, che essendo in acciaio al carbonio è suscettibile ad ossidazione specialmente quando oltre al maneggio la si usa per il taglio. Esiste un “kit” per la pulizia, il cui utilizzo è tema di insegnamento.

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Manutenzione del Katana Come si procede. Estratta la lama dalla saya, prima di posare la saya, si fanno uscire eventuali schegge di legno della stessa saya battendo con dolcezza il Koiguchi sulla coscia. Poi, posata la saya, per prima cosa passate un fazzoletto di carta pulito sulla lama dallo habaki alla punta, sempre e solo in questa direzione, per rimuovere tutte le tracce di sporco, umidità o l’olio; poi passate l’uchiko (bisogna toccare la lama con il tampone a distanze regolari in modo da depositare la polvere dell’uchiko sulla lama). Quando la lama, compreso il mune, ha sufficiente polvere, togliete la polvere con la carta di riso passando sempre nello stesso verso di prima, ripetendo l’operazione due volte. Poi mettete l’olio sull’abure-giri e passatelo sulla lama, sempre seguendo la stessa direzione di prima. Così applicate la giusta quantità di l’olio che aiuta a far scorrere la spada senza entrare in contatto con il sudore della mano, che con il suo PH più o meno acido può ossidare l’acciaio degli shinken. Finito l’allenamento si ripete la stessa operazione più a lungo, l’uchiko va passato almeno 3 volte e quando si mette l’olio bisogna controllare che questi si depositi tipo pellicola. Se invece notate che si separa in microgoccioline vuol dire che è presente ancora umidità, quindi ripetete con l’uchiko sino al raggiungimento di un velo di protezione, infine riponete la spada sino al prossimo allenamento. Ovviamente con gli iaitō, che non sono soggetti a ossidazione, può bastare di norma l’olio, però eseguire queste operazioni di tanto in tanto fa mantenere sempre in perfetto stato la nostra spada.

1. Sedersi in seiza 2. e 3. Sguainare a sinistra

4. Pulire l'interno della saya battendo dolcemente il koiguchi sulla coscia 4bis. Riporre la saya

5 e 6. Pulire con carta intonsa dalla tsuka alla punta

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7. Battere con uchiko a intervalli regolari sia il dorso che la lama

9. e 10. Togliere la polvere strofinando con nugui-gami sempre dalla tsuka verso la punta.

11. e 12. controllare che non vi siano imperfezioni nella pulizia

13. e 14. rinfoderare, la mano sinistra sul kuri-gata

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Naginata なぎなた, 薙刀 Nello studio delle armi non si dovrebbe tralasciare la Naginata (alabarda) e Yari (lancia) per le caratteristiche che le contraddistinguono. Purtroppo la possibilità di studio di queste armi è piuttosto limitata, almeno per quanto mi concerne, e quindi la conoscenza è limitata ad alcune nozioni di base, che comunque rendono l’idea del loro utilizzo. Altro fattore di complicazione è dato dal fatto che Naginata da pratica sono difficilmente reperibili nelle palestre e per tanto, quale surrogato, di usa impiegare un Bo, con l’unico accorgimento di marcare un’estremità per capire dove si trova la lama in ogni momento e di maneggiarlo tenendo conto appunto della presenza di una lama.

Una naginata si suppone essere un bastone in legno della lunghezza media di circa 6 shaku (180cm) con fissata ad una estremità una lama tipo quella di un katana, anzi spesso si riciclavano lame di katana. L’altro particolare, che mi è stato fatto notare nella pratica e quindi non so se è tradizione diffusa, è la sezione del manico della naginata che è ovale, questo per controllare meglio l’orientamento della lama. Cosa non riscontrabile nelle naginata da pratica (totalmente in legno anche la lama) è il contrappeso (ishizuki) all’altro lato del manico, che compensa la lama e che può essere acuminato per stoccare.

Fondamentali per Studio

Shizentai Yoi Chudan No Kamae Jodan No Kamae Gedan No Kamae

Waki Kamae Hasso No Kamae Ten No Kamae In No Kamae Kowaki No Kamae

Hanbo半棒 e Tambo 短棒 Il Samurai, il guerriero , che in battaglia si vedevano troncare in due il manico della loro naginata o yari, dovevano saper utilizzare efficacemente ciò che ne restava. Ecco nascere l’esigenza di studiare l’hanbo, un bastone che misura circa 3 shaku (90cm).

Spesso lo si confonde con il Jo 杖:じょう un bastone che misura però circa 4 shaku (120-130cm), molto studiato, ad esempio, nell’Aikido. A mio modo di vedere, per quanto concerne la pratica, l’hanbo può anche essere assimilato al jo, per certi aspetti, ma è giusto riconoscere loro un’identità propria. Per quanto concerne il tambo,mi riesce ancor più difficile inquadrarne le caratteristiche con precisione per due motivi: primo perché sulle misure effettive del tambo vi è poca chiarezza o comunque persone anche autorevoli hanno dato versioni abbastanza differenti, si passa da 1 shaku a 2,5 shaku e oltre (empiricamente si dice che dovrebbe essere lungo come la distanza tra la caviglia e l’anca del soggetto). Secondo perché nelle poche volte che ho avuto modo di praticarlo, mi è sempre stato presentato in modo non molto dissimile da uno sfollagente (in alcune chiusure più un tonfa).

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Kyusho Jutsu 急所術 Il kyusho jutsu è definibile come l’arte di colpire o sottoporre a pressione i punti vitali del corpo umano. Capisco che possa sembrare qualcosa di strano o addirittura millantatorio, ma se si pensa ai principi delle arti marziali, alla cultura che le permea, al fatto di vincere la potenza fisica con la tecnica, ecco che lo studio del come e del dove portare i propri attacchi (atemi) diventa indispensabile. Ritengo sia un’arte difficile da padroneggiare ed ancor più difficile sia trovare validi insegnanti. Senza arrivare agli eccessi (in ogni senso) di “tocchi mortali” o altro, è necessario nella pratica quotidiana ricercare continuamente e studiare le tecniche di kyusho. Per fare ciò è necessario conoscere quali sono e dove si trovano i punti da interessati. Ci viene in aiuto l’agopuntura; infatti seguendo un po’ la filosofia del bene e del male indivisibili, gli stessi punti stimolati per curare innumerevoli problemi possono essere colpiti per tecniche molto efficaci. Detti punti seguono i “meridiani” del corpo. Posso ben capire lo scetticismo, ma personalmente ho provato ad essere “curato” da un Maestro con la Moxa (erba che brucia dal giapponese Moe (bruciare) e Kusa (erba) ed il risultato è stato sorprendente. Mi ero recato al Dojo per portare i miei rispetti e comunicare che non avrei potuto fare Asageiko perché mi ero svegliato con un dolore terribile alla schiena, al che mi è stato proposto di sottopormi ad una seduta di “moxa”, che per inciso sfrutta gli stessi punti dell’agopuntura, dopodiché ho potuto fare sia Zazen che Iaido. Di seguito riporto tavole dei punti per gli atemi e le tavole dei meridiani.

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Zazen 坐禅 Ho detto in precedenza che Zazen è la base, il fondamentale, sulla quale costruire. Anche se inizialmente può risultare difficile comprendere il legame indissolubile che esiste tra Zen e arti marziali (e non solo), è importante praticare Zazen con costanza.

Zazen e Buddhismo La parola Zazen si costruisce colle parole giapponesi za, sedersi, e zen. La parola zen proviene dalla parola cinese ch.an che è a sua volta una translitterazione della parola sanscrita dhyana, che significa «meditazione». Diverse forme di meditazione esistevano prima dalla nascita del Buddha Gotama. Ad esempio, le forme di meditazione dello Yoga e così via. Nel Buddhismo, c’interessiamo della pratica consistente nello stare seduti nella medesima postura in un medesimo stato di corpo e mente del Buddha Gotama. In questa postura, facciamo l’esperienza del Dharma, la semplice realtà che sta di fronte a noi, tale quale, senza più il minimo filtraggio dal pensiero, la speranza, le intenzioni, le ambizioni, i gusti ed i disgusti.

Gli insegnamenti buddhisti Benché il semplice atto di sedersi in Zazen sembri perfino troppo semplice per essere interessante, è molto importante notare che, nelle nostre vite quotidiane normali, stiamo sempre interpretando il mondo che abbiamo davanti a noi, e che è raro che ci accontentiamo di «essere» in questo mondo così com’è. In modo che, sedersi nella postura di Zazen è una maniera di fare l’esperienza del semplice «essere» nel mondo, piuttosto che l’atteggiamento carico d’intenzioni sul «divenire», che forma una così gran parte dell nostre attività quotidiane.

I Tre Tesori Il Buddhismo tradizionalmente riverisce i tre «tesori» : il Buddha, il Dharma, ed il Sangha. Buddha Buddha fa riferimento al Buddha Gotama, il fondatore del Buddhismo. Egli nacque circa dell’anno 463 prima della nostra era, al confine di ciò che oggi è il Nepal con l’India, figlio di un re del clan dei Çakya. All’età di 29 anni, lasciò il palazzo per andare in ricerca del senso della vita, e, dopo di parecchi anni, quando aveva 35 o 36 anni, dopo aver messo a punto un metodo semplice di pratica fisica che equilibrava il suo corpo e la sua mente, scoprì ciò che stava cercando : che il mondo esiste solo qui ed adesso, e che l’universo è splendido così com’è. Durante parecchi anni, insegnò ai suoi discepoli questa pratica semplice e ciò che essa significava in quanto verità essenziale che dovettero conoscere tutti gli esseri umani. Il Buddha Gotama non era un dio, ma un uomo. Ed insegnò che tutti noi possiamo tornare alla nostra condizione di origine, che è serena e pacata. I suoi insegnamenti non sono spirituali, ma essenzialmente umani ; grazie a questa semplice pratica, possiamo tutti giungere alla nostra perfezione in quanto esseri umani. Dharma Dharma fa riferimento tanto agli insegnamenti del Buddha Gotama quanto alla semplice realtà o verità che esiste davanti a noi. Il Buddha Gotama insegnava che il mondo reale nel quale esistiamo in quest’istante, non è identico ai nostri pensieri (al suo proposito), e non è identico neanche alle percezioni che ne abbiamo. Egli dice che il mondo reale al quale si era risvegliato era diverso dell’immagine astratta che ne abbiamo, che ci portiamo appresso dappertutto e alla quale ci riferiamo costantemente. E chiamò Dharma quell’esperienza reale di «ciò che è qui ed adesso» : realtà o verità. Sangha Il Buddha Gotama ha organizzato i suoi discepoli come monaci, monache e laici dei due sessi, e questa struttura è stata perpetuata sino ai nostri giorni. La chiamo il Sangha. E. la famiglia buddhista.

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Azione corretta Il Buddhismo afferma l’importanza centrale del comportamento morale ed etico in tutte le sfere della vita. Tuttavia, il suo approccio al comportamento morale è diverso rispetto agli insegnamenti di altre religioni. Pur credendo nell’azione corretta, il Buddhismo insiste sul fatto che l’azione corretta non coincide col nostro concetto di azione corretta; che l’azione morale non corrisponde sempre alle nostre concezioni della moralità. La ragione è che il Buddhismo crede che solo questo posto qui e questo momento qui sono reali e che tutto il resto, passato e futuro, non hanno esistenza reale. Ne consegue quindi che l’unico posto dove possa essere corretto o scorretto il comportamento, è qui ed adesso. In modo che il Buddhismo mette l’accento sul fatto che il giusto e lo sbagliato hanno a che vedere col momento presente, qui ed adesso. Agire moralmente significa agire correttamente in questo preciso momento. Agire correttamente in quest’istante è l’unica vera moralità. Ovviamente, potremmo discuterere del bene e del male in quanto concetti astratti, ma queste astrazioni saranno sempre staccate dalla situazione reale alla quale stiamo di fronte, adesso, ciò che fa sí che esse risultino parziali e non possano in alcun caso servire di guida completa per le nostre azioni nell’istante presente.

Causa ed effetto Il Buddhismo dice che la causa e l’effetto sono assoluti; non c’è sfera alcuna che non venga governata dalla causa e dall’effetto. Così, non c’è conflitto tra la credenza buddhista e le dottrine scientifiche. Il Buddhismo afferma totalmente i principi fondamentali su cui si basa la scienza, e poi continua aldilà. Dice che la causa e l’effetto operano tanto nella sfera mentale quanto nella sfera fisica. Ciò su cui insiste il Buddha è semplice, ma è probabilmente ciò che c’è di più difficile da seguire : un comportamento corretto porterà la felicità ; un comportamento sbagliato porterà sfortuna.

Quattro concezioni del mondo Il Buddha Gotama insegnava che ci sono quattro punti di vista fondamentali, e questo medesimo insegnamento fu ulteriormente sviluppato da Nagarjuna nel secolo II° della nostra era in India, così come da Dogen Zenji nel secolo XIII° in Giappone. Due di questi punti di vista sono fondamentali nella civiltà occidentale, ma gli altri sono specifici del Buddhismo. Il primo punto di vista si fonda sul pensiero, ed è generalmente conosciuto sotto il nome d’idealismo. Comprende l’aspetto soggettivo, e la maggioranza dei rami della filosofia. Il secondo punto di vista è fondato sulla materia, e lo si chiama solitamente materialismo. Comprende tutte le scienze, ed è una concezione del mondo soggettiva e fisica. Il terzo punto di vista è specifico al Buddhismo, e si fonda sull’azione. Il punto di vista dell’azione parte dal fatto che quando si agisce pienamente al momento presente, siamo parte di un «tutto» indifferenziato che chiamiamo realtà o Dharma. Nello stato dell’azione, non formiamo astrazioni a proposito di ciò che si trova dinanzi a noi, ma agiamo semplicemente nel tutto indifferenziato del momento. Il quarto punto di vista non è propriamente detto un punto di vista, ma fa riferimento alla totalità. dell’esperienza stessa della vita nel mondo reale. Tutto quanto l’Universo contiene ogni cosa ed ogni fenomeno, vivere nel mondo reale comprende tutti questi punti di vista.

La filosofia dell’azione I punti di vista idealista e materialista, così come le filosofie che ne sono derivate, sono familiari a tutti, ma una filosofia fondata sull’azione ha bisogno di qualche spiegazione, perché forma il cuore degl’insegnamenti filosofici del Buddhismo. Per costruire una teoria del presente, per capire come lavora il tempo, e così la nostra stessa esistenza, dobbiamo dirci che viviamo in una successione di momenti, che possiamo immaginare come una progressione abbastanza simile alle immagini di un film’ Ogni momento è completo per sè, ma concepiamo l’esistenza qui ed adesso come collegata ai momenti passati e tesa verso dei momenti futuri perché è l’unico modo che abbiamo per pensarci. In fatti, ogni momento è legato dal passato eppure rimane sempre libero. Questo può sembrare un paradosso insolubile, se ci pensiamo sopra, ma è la situazione reale nella quale stiamo vivendo, istante dopo istante. E. una cosa che confermiamo nella nostra stessa esistenza, e particolarmente in Zazen. L’azione nel momento presente è assolutamente libera. E. la filosofia dell’azione, la filosofia del momento presente. E agire pienamente nel momento presente, è buttare via il nostro pensare idealista e le nostre percezioni materialiste. Questa libertà di ogni istante ci offre una scelta : fare quel che è bene o fare quel che non lo è. Non si tratta di una scelta intellettuale : è una scelta nel momento dell’azione, una scelta che svolgiamo col nostro stesso agire. Il maestro Dogen scrive nello Shobogenzo : «Anche se le diverse specie di bene vengono incluse nel [concetto di] giustezza, non c’è mai stata alcuna specie di bene che sia stata realizzata in anticipo e che abbia aspettato di essere compiuta in seguito da qualcuno». La filosofia dell’azione indica la via di mezzo tra l’ottimismo esagerato dell’idealista ed il pessimismo deterministico del materialista. Nell’azione, siamo tanto legati quanto liberi.

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Di che cosa facciamo l’esperienza, in Zazen? Zazen è la forma più semplice di azione, e quando si pratica Zazen non si pensa intenzionalmente ad alcunché., e non ci si concentra sui propri sentimenti e percezioni. Ci si siede in un semplice stato di non discriminazione dove il nostro corpo-mente è bilanciato e indiviso. Tuttavia, dal momento che stiamo descrivendo lo stato in Zazen, non possiamo evitare di fare delle divisioni e delle categorie. Malgrado queste categorie, l’esperienza fattuale di Zazen resta olistica. Si possono descrivere quattro aspetti della pratica di Zazen. Essi sono: 1) Diverso dal pensiero; 2) Rettificare il corpo; 3) Unità di corpo-mente 4) Unità coll’Universo. 1. Diverso dal pensiero Lo stato in Zazen è senza intenzione ed è diverso dal pensiero. Quest’affermazione pare strana, visto che crediamo normalmente che stiamo sempre pensando. Evitiamo intenzionalmente di seguire il flusso dei pensieri durante Zazen col concentrarci e col mantenere la postura. Naturalmente, pensieri ed immagini spontanei sorgono dalla nostra coscienza durante Zazen, ma non hanno importanza. Quando notiamo di stare pensando a qualcosa, dovremmo soltanto smettere. Se correggiamo la nostra postura, il pensiero o la percezione sparirà e la nostra coscienza ridiventerà lentamente chiara, ci sentiremo pacificati. In questa condizione di pacificazione e di equilibrio, staremo nello stato che è «diverso dal pensiero». Eppure, se tentassimo deliberatamente di giungere allo stato che è diverso dal pensiero, non ce la faremo mai. Quando la nostra coscienza è piena di pensieri e di sentimenti durante Zazen, dobbiamo lasciare il nostro stato così com’è. Le nostre preoccupazioni faranno bolle alla superficie e svaniranno nell’universo! Così, concentrandoci sulla postura, torneremo naturalmente al nostro stato originale durante la nostra pratica. 2. Raddrizzare il corpo . un sistema nervoso autonomo bilanciato In Zazen ci si siede per terra su di un cuscino con le due gambe incrociate e col basso e l’alto della colonna vertebrale cosicché la nostra testa raddrizzati alla verticale. Mantenere la schiena dritta ha un effetto diretto ed immediato sul sistema nervoso autonomo che controlla numerose funzioni corporee. I suoi effetti includono il controllo del ritmo cardiaco, e della forza di contrazione, costrizione e dilatazione dei vasi sanguigni, la contrazione e il rilassamento dei muscoli involontari di diversi organi, la capacità di accomodamento visivo e la dilatazione delle pupille, oltre che la secrezione delle ormoni di diverse ghiandole, direttamente nel flusso sanguigno. Il sistema nervoso autonomo è composto di due sottosistemi : il sistema nervoso simpatico ed il sistema nervoso parasimpatico. Quando il sistema nervoso simpatico viene stimolato, il nostro ritmo sanguigno aumenta, le nostre arterie e vene si contraggono, i polmoni si espandono, e le nostre pupille si dilatano; in breve, diventiamo tesi ed allerta. Quando il sistema nervoso parasimpatico viene stimolato accade il contrario : il ritmo cardiaco diminuisce, le arterie e le vene si dilatano, i polmoni si contraggono come pure le pupille. In tutto questo si può vedere che i due sistemi preparano il corpo a delle risposte attive o passive . a volte chiamate sindrome del «combattimento o della fuga». Quando viene bilanciato l’effetto dei due sistemi sugli organi, non siamo né disposti a batterci, né a fuggire; stiamo nello stato normale. I nervi parasimpatici emergono dal midollo spinale alla base della colonna (all’altezza della seconda, terza e quarta vertebra sacrale) e dalle vertebre cervicali, nel collo, mentre i nervi simpatici emergono dal midollo spinale all’altezza delle vertebre medie della schiena (le vertebre T1 a L2). Mantenere la schiena normalmente dritta, colla testa posta in linea con la colonna vertebrale minimizza la compressione dei nervi di questi due sistemi nei punti dove emergono i nervi dalle vertebre, e assicura un flusso ininterrotto di sangue, il che gli permette di funzionare normalmente. Quando i sistemi parasimpatico e simpatico lavorano tutti e due normalmente, funzionano in opposizione per darci un stato d’equilibrio di corpo e- mente; né troppo teso, né troppo disteso, né esageratamente ottimista, né pessimista; non troppo aggressivo ne. troppo passivo. E. questo stato fisico di equilibrio nel sistema nervoso autonomo che da. luogo a quel che chiamiamo un corpo-mente bilanciato. Oltre a cio., il fatto di sedersi con una postura bene eretta, dove la forza della gravità agisce attraverso la schiena sul bacino, permette ai nostri riflessi di lavorare in modo efficiente per integrare il funzionamento di tutto il corpo. 3. Unità del corpo e della mente nel momento presente In linea di massima, pensiamo che c’è qualcosa che si suol chiamare «mente» ed altra cosa che si suol chiamare «corpo» e che questi due sono separati, anche se hanno un grande influenza l’uno sull’altro. Nel Buddhismo, crediamo che il corpo e la mente non siano altro che due aspetti di una medesima entità, nella quale siamo portati ad identificarci, ma che in

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realtà. e. inafferrabile. Crediamo che ogni fenomeno mentale abbia un lato fisico e che ogni fenomeno fisico abbia un lato mentale. Non crediamo nell’esistenza indipendente di qualcosa che si suol chiamare «mente» e che sarebbe separato del corpo fisico, del cervello, del sistema nervoso e così via. Quando stiamo seduti in Zazen, poiché non ci concentriamo sui pensieri, sulle percezioni, il nostro corpo-mente esiste indiviso nel momento presente. Quando la nostra mente è nello stato ordinario e il nostro sistema nervoso autonomo è bilanciato, ci troviamo nello «stato bilanciato del corpo-mente» 4. Unità coll’Universo Quando stiamo praticando Zazen, non solo possiamo dire che il corpo-mente è uno solo, ma stiamo ugualmente seduti nello stato dove non c’è distinzione alcuna tra noi stessi ed i fenomeni esteriori - il mondo che ci circonda. La maggioranza delle persone ha prima o poi fatto l’esperienza di questo sentimento semplice di unità con il tutto, e in Zazen si può costatare che non si tratta solo di un sentimento, ma dello stato reale delle cose nel momento presente. Quando stiamo seduti in Zazen, siamo un tutt’uno coll’Universo, e questo stato include ogni cosa e fenomeno. In questo senso, benché proviamo questo stato, non possiamo afferrarlo intellettualmente. Non possiamo descriverlo completamente. Lo chiamiamo «ineffabile», o «dharma», o «verità», o ancora «realtà». Ma persino queste parole sono inadeguate per descrivere lo stato semplice ed originale al quale ritorniamo durante Zazen

Di che si ha bisogno per praticare Zazen? Zazen richiede il minimo di spazio; solo quel tanto che basta per potersi sedere a gambe crociate. Nello Shobogenzo, il Maestro Dogen descrive le condizioni ideali per praticare Zazen: «Per sedersi in Zazen, serve un posto tranquillo. Preparate uno spesso tappeto su cui sedere. Non permettete ch’entrino il vento ed il fumo. Non permettete neanche alla pioggia ed alla rugiada d’introdursi. (?? Mettete da parte una zona che contenga il corpo??). Il luogo dove sedersi dovrebbe essere chiaro. . . » Lo zafu: un cuscino per lo Zazen Uno zafu è un cuscino tondo che si usa per lo Zazen. Uno zafu medio misura da 30 a 40 centimetri di diametro, con una circonferenza all’incirca dei 115 cm’, ma si può scegliere la dimensione dello zafu a propria guisa. Lo zafu è imbottito di kapok in modo che possa mantenere un’altezza da 10 a 13 cm, quando ci si è seduti sopra; un zafu morbido non va troppo bene. Naturalmente, è possibile praticare senza zafu, servendosi di una coperta ripiegata più volte , di un copriletto arrotolato, o di un paio di cuscini ordinari ma sodi, posti l’uno sopra l’altro. Zabuton: un tappeto da pavimento Il pavimento della maggioranza delle case moderne è duro, e sarebbe meglio quindi porre il proprio zafu in una stanza provvista di un buon tappeto, o piazzare un tappeto sotto allo zafu. Il tappeto di tipo giapponese, o zabuton, misura un po. meno di un metro quadro, ed è mollemente imbottito di cotone o di kapok in modo da ottenere l’effetto di cuscino sotto alle ginocchia. In viaggio, pratico a volte Zazen sul letto, a patto che sia sodo il materasso, servendomi di una coperta arrotolata o di cuscini come zafu.

Come praticare Zazen Mettete il tappeto e lo zafu per terra a circa 90 cm da un muro di tinta unita. Tradizionalmente, si pratica Zazen faccia al muro, e ci sono due stili per sedere, tutti due metodi autentici. Si comincerà col descrivere quello più facile per tutti i principianti: il mezzo loto. Postura di mezzo loto Dapprima, sedetevi con i glutei posti al centro dello zafu, faccia al muro. Poi piegate un ginocchio, portate il piede il piu. vicino possibile allo zafu e girate il ginocchio all’infuori, finche. il suo lato esterno non avra. toccato il tappeto. Poi, ponete il piede sulla coscia dell’altra gamba. Si, certo, è un poco difficile per i principianti. Quindi, se diventasse doloroso all’inizio, potrete cambiare di lato, ponendo l’altro piede sull’altra coscia. A forza di praticare regolarmente, le vostre gambe si ammorbidiranno e questa postura diventerà più agevole e più naturale. Se sentite che sedersi sempre nella medesima posizione vi sbilancia il bacino, potete cambiare di lato dopo qualche mese di pratica. Postura del loto La postura del loto è la postura avanzata standard per Zazen. Dapprima, mettetevi in mezzo loto. Poi, mantenendo questo piede in posizione sulla vostra coscia, afferrate l’altro piede con la mano, e sollevatelo sulla coscia opposta. Di conseguenza, le vostre gambe saranno incrociate con un piede su ciascuna coscia, e (speriamolo!) i vostri ginocchi posti sul tappeto. Questa posizione sarà scomoda e sembrerà non naturale per la maggior parte dei principianti, ma con la pratica, diventerà comodissima. Troverete che è molto più facile sedersi in questa postura dopo aver praticato il mezzo loto per un certo periodo, in modo da rilassare le vostre gambe e caviglie.

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Le mani Una volta sistemate le gambe in mezzo o in pieno loto, ponete le vostre mani in grembo, con i palmi rivolti verso l’alto e con le dita della mano inferiore che sostengano quelli della mano superiore. Se il vostro piede destro sta sopra l’altro, allora la vostra mano sinistra dovrebbe essere sotto, e vice versa. Incurvate le mani formando un ovale, in modo che i pollici si tocchino. I vostri pollici si dovrebbero incontrare all’incirca all’altezza dell’ombelico, ed essere posati

leggermente contro il vostro corpo Mantenete le braccia leggermente staccate dai fianchi, e rilassate le spalle. La testa e il collo Le gambe e le braccia in posizione, stendete la vostra schiena verso l’alto. Vorrete forse far oscillare piano piano la testa da destra a sinistra e avanti indietro finché sentirete che pone il proprio peso al vertice della colonna vertebrale. Immaginate che la colonna vertebrale con la testa al vertice sia una colonna di mattoni che si deve mantenere in equilibrio verticale per evitare che cadano. La schiena ha una curvatura naturale e dobbiamo cercare di stendere la colonna verso l’alto in questa postura bilanciata senza forzarla. Mantenere la schiena naturalmente dritta e bilanciata verticalmente è il punto più importante della pratica di Zazen. La gente prende l’abitudine di sedersi con la schiena curvata in avanti, ma in Zazen, ci si siede colla schiena dritta. Mantenere la parte bassa della schiena dritta a volte richiede uno sforzo iniziale per vincere le abitudini quotidiane, con lo spingere piano piano i glutei verso l’esterno ed il ventre in avanti. Con la testa bilanciata al vertice dalla colonna vertebrale, tirate leggermente il mento in giù ed indietro e stendete il collo in alto come se foste legati da una cordicella legata al vertice del cranio. In questa postura, oscillate piano piano da destra a sinistra e da sinistra a destra fino a trovare la posizione di equilibrio nel mezzo. Il vostro corpo non deve pendere né a destra né a sinistra, né in avanti né indietro. All’inizio, è utile chiedere ad un amico di verificare se la vostra postura è corretta. Questa postura eretta potrà sembrare strana all’inizio, perché è raro che ci sediamo dritti. Non significa rigidità, ma si serve dell’equilibrio naturale del corpo per stare in posizione. Mantenere naturalmente dritta la schiena è l’essenza di Zazen. Mantenere dritta la schiena ci permette d’entrare in uno stato calmo e bilanciato di corpo e mente. La bocca Chiudete la bocca e le mascelle. Respirate normalmente attraverso il naso. Non contate i vostri respiri. Lasciate che la vostra lingua posi naturalmente contro la barriera dei vostri denti. Gli occhi Mantenete aperti gli occhi di modo naturale; non avete né bisogno di aprirli di modo eccessivo, né di mantenerli socchiusi. Ponete naturalmente gli occhi su di un punto del muro a circa un metro dinanzi a voi, guardando in giù ad un angolo di circa 45°; non state seduti senza mantenere lo sguardo a fuoco (su un punto del muro) Cominciare Zazen Seduti nella postura bilanciata che abbiamo appena descritta, prendetevi un respiro

profondo e lasciatelo fuoruscire. Poi fate oscillare il busto due o tre volte a sinistra e a destra come un metronomo, fino a fermarvi al centro. Allora cominciate la pratica. Tradizionalmente, quando ci s’incontra per praticare Zazen, ciascuno va fino al proprio zafu, si inchina davanti ad esso con le mani giunte, poi si gira in senso orario verso il centro della stanza e si inchina verso gli altri partecipanti nella stanza. Dopo di che si rigira verso il suo zafu e assume la postura. A quel punto si batte tre volte una campana come segnale dell’ inizio di Zazen. Certe scuole di Buddhismo insegnano che dobbiamo praticare la respirazione addominale o contare deliberatamente i nostri respiri. Alcuni propongono i koan, o storielle buddhistiche sulle quali meditare. Ma queste tecniche non fanno parte della pratica autentica. Gli occhi naturalmente aperti e la bocca naturalmente chiusa, non si ha bisogno ne. di controllare il proprio respiro, né di concentrarsi sul pensiero o sulle sensazioni. Sedersi semplicemente nella postura bilanciata è l’inizio e la fine di Zazen. Ed è questo semplice stato, che

chiamiamo «fare l’esperienza della realtà» o «della verità», che i maestri buddhisti hanno usato come base dei loro insegnamenti. Terminare Zazen Quando finite Zazen, state semplicemente tranquilli e calmi un attimo. Non abbiate fretta di alzarvi. Se le vostre gambe si sono addormentate, muovetele finché la sensazione non ritorna e allora alzatevi lentamente. Tradizionalmente, si batte una campana una volta alla fine di Zazen. Dopo esservi alzati, sistemate il vestito e inchinatevi una volta colle mani giunte davanti allo zafu, quindi rivolgevi verso il centro ed inchinatevi di nuovo.

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Come praticare Kinhin Kinhin è il modo tradizionale di camminare lentamente per vincere l’intorpidimento delle gambe o riscuotere dall’addormentamento, mentre ci permette di mantenere lo stato calmo e pacato di Zazen. Quando si ha finito Zazen, ci si china dinanzi al proprio cuscino, a mani giunte, e ci si rivolge dall’altro lato per chinarsi dinanzi agli altri partecipanti nella stanza. Le mani Formate un pugno colla mano sinistra, col pollice ripiegato all’interno, e posatelo contro il plesso solare con il dorso della mano verso l’alto. Ricoprite il pugno sinistro col palmo della mano destra, quindi disponete i gomiti in modo che le vostre braccia siano in linea retta. La camminata Giratevi verso sinistra e formate una fila con gli altri partecipanti.

Cominciate ad avanzare col piede destro, posandolo all’altezza della metà del piede sinistro. Poi, portate il piede sinistro a metà della lunghezza del vostro piede destro. Poi, ricominciate dal destro e così via. Cadenzate lentamente la vostra camminata, in modo che un passo corrisponda

approssimativamente ad un’ispirazione-espirazione. L’andatura di Kinhin è molto lenta e la vostra postura è importante; provate a mantenere lo stesso stato di Zazen. Camminate in linea retta e quando incontrate un muro o un ostacolo, girate verso destra ad angolo retto e, mantenendo il vostro ritmo, ricominciate ancora dal piede destro. Postura Dovete stare comodamente eretti, come se foste appesi ad un filo legato alla sommità del vostro capo, con le vertebre allineate. Il corpo non dovrebbe pendere né a sinistra né a destra, né avanti né indietro. La colonna dovrebbe mantenere la curvatura minimale ma naturale del corpo umano. Questa curvatura non deve venir accentuata da un ribaltamento del bacino in avanti o indietro, né portando le spalle indietro né incurvandole in avanti. Gli occhi Non guardate intorno a voi quando camminate in Kinhin; fissate la vostra attenzione naturalmente su di un punto a circa due metri dinanzi a voi. Cominciare e terminare Kinhin Formalmente, alla fine di Zazen, si suona una campana due volte per significare che Zazen è finito e che si comincia Kinhin. Dopo avere camminato in Kinhin per la durata di 10 - 15 minuti, si suona la campana una volta. Cessate di camminare, e chinatevi una volta. Poi continuate nella stessa direzione e tornate al vostro zafu a velocità normale. Allora si suona tre volte la campana per indicare l’inizio del successivo Zazen.

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Tiro le somme Credo di non sbagliare se affermo che molto altro lavoro ci sarebbe da fare per rendere più completa ed interessante questa tesi e non è escluso che continuerò a lavorarci in futuro. Tuttavia è necessario, ad un certo punto, fare delle considerazioni su quanto esposto. Ricordo che il postulato della tesi è che la pratica del Budo aiuta a migliorarsi nella vita di tutti i giorni, nel lavoro, in famiglia e nei rapporti con gli altri. E’ davvero così? Sinceramente devo dire di sì! Con ciò non sottintendo di essere “arrivato”, dico semplicemente che, considerato ciò che natura mi ha dato, ossia il mio carattere (brutto), i miei atteggiamenti (spesso insofferenti) e le mie idee (nette), credo di essere migliorato molto e questo grazie alla pratica “quotidiana” del Budo. La prima reazione alla mia affermazione potrebbe essere di stupore, prima di tutto perché ci si potrebbe domandare se davvero io pratichi quotidianamente. La risposta è ovviamente no! Almeno nell’accezione più comune del termine. Certo non eseguo kata di Iaido o Karate tutti giorni o faccio Zazen tutte le mattine, mi sarebbe veramente difficile, però mi impegno quotidianamente affinché almeno una parte di quello che faccio sul lavoro, a casa, con gli amici sia fedele ai principi del Budo. Ho imparato ad amare tutti gli esseri viventi, a ricordarli nelle mie preghiere, così come i miei morti nel bruciare un incenso sul mio kamidana (神棚). Non sono Buddhista, semplicemente trovo un momento (e non è poco nella vita di oggi) per queste cose. Il risultato è un equilibrio maggiore. La mente, il cuore, lo spirito! Queste sono le cose che contano e che vanno allenate nel Dojo per essere poi pronti nella vita. Anche nelle piccole cose: quando vado in montagna, arrampico o corro cerco di entrare in simbiosi con la natura, di ascoltare e capire. Applico gli stessi principi dello Iaido, del Karate-Do e via dicendo. Riflettendo si capisce anche che tutto quanto esposto in questo scritto è inutile e superfluo, alla meglio è solo un metodo, un mezzo per raggiungere lo scopo. In fondo chi se ne importa di brandire un katana con la precisione di un chirurgo o calciare con la potenza di un mulo? Nessuno che abbia un minimo di senno. Ed ecco che si coglie come debba per forza esserci qualcosa di più: non avrebbe senso dedicare una vita a fare Bassai Dai (cito un esempio) fine a se stesso. Chi si approccia alle arti marziali spesso si perde ad osservare la punta del dito quando il saggio indica la luna; si pone obbiettivi che a lui sembrano eccezionali, ma che in realtà sono effimeri. Sarà capitato a tutti di sentire dei praticanti interrogarsi sull’efficacia delle tecniche; domande tipo “Saresti in grado di uccidere un uomo con un pugno?” sono comuni. Sinceramente la risposta è : “Probabilmente, se ben assestato sì!” Questa basta a crearsi un’aura autorevolezza, ma solo agli occhi degli sciocchi. La verità è che “uccidere” non è difficile, lo è molto di più dare la Vita. Tanto è vero che solo Dio ne è capace, Lui e nessun altro, nemmeno il più grande Maestro del Mondo. Allora si capisce perché è grande colui che sa migliorare, anche se di poco, il più grande mistero dell’Universo: la Vita; sia la propria, sia quella altrui. Ho iniziato la tesi scrivendo “Maestro è colui che sa insegnare la Vita attraverso ciò che sa fare meglio” e così intendo finirla.

Gassho!

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Sommario Prefazione ............................................................................................................................ 1 “Maestro è colui che sa insegnare la Vita attraverso ciò che sa fare meglio” ......................... 1 Introduzione alla tesi ............................................................................................................ 2 Che cos’è BUDO? 武道 ........................................................................................................... 2 Gendai-Budo e KoBudo ......................................................................................................... 3 Il BUDO nel XXI Secolo .......................................................................................................... 4 I praticanti ........................................................................................................................ 4 Ma allora chi veramente può seguire la VIA? ...................................................................... 5 GYO................................................................................................................................... 5 Introduzione al Corso ............................................................................................................ 6 Struttura del Corso ................................................................................................................ 6 Sistema di graduazione ......................................................................................................... 6 Struttura della Lezione .......................................................................................................... 7 Reigi ..................................................................................................................................... 7 Abbigliamento ed Armi ......................................................................................................... 9 Taiso .................................................................................................................................. 14 La tecnica ........................................................................................................................... 15 Programma a mani nude ..................................................................................................... 15 Kihon 基本:きほん .......................................................................................................... 15

Ukemi (Cadute) .......................................................................................................... 15

Tachi o Dachi (Posizioni) ............................................................................................ 16

Uke (Parate) ............................................................................................................... 17

Uchi (Percosse) – Le Armi .......................................................................................... 18

Uchi (Percosse) .......................................................................................................... 19

Nage Waza (Proiezioni) .............................................................................................. 20

Kansetsu Waza (Leve) e Katame Waza (Chiusure) ................................................... 23

Tai Sabaki (Spostamenti) ........................................................................................... 24 Le sequenze di fondamentali proposte ................................................................................. 25 Bunkai 分解 – Applicazioni di Kata e Fondamentali ......................................................... 26

Posizioni di Studio ...................................................................................................... 26

Attacchi per Studio ...................................................................................................... 26

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Le combinazioni proposte ................................................................................................... 28 Avversario disarmato ...................................................................................................... 28 Avversario armato di bastone .......................................................................................... 35 Avversario armato di coltello ........................................................................................... 37 Kata 型 ............................................................................................................................ 39

Taiji Shodan ................................................................................................................ 39

Heian Oi Kumi ............................................................................................................ 40 Programma KenJutsu 剣術 e Iaido 居合道 ........................................................................... 41 Il Katana (刀) .................................................................................................................. 41 Lo Iaito 居合刀? ............................................................................................................... 41 Il Bokuto 木刀 o Bokken 木剣 .......................................................................................... 42 La Pratica ........................................................................................................................ 43

Reishiki ....................................................................................................................... 43

Batto (Estrazione) Notto (Rinfodero) ........................................................................... 43

Kamae ........................................................................................................................ 43

Giri (Tagli) ................................................................................................................... 44 Lo Spirito nello IAIDO ...................................................................................................... 46 Hei Ho (Strategia) ............................................................................................................ 48 Kiai ................................................................................................................................. 48 I casi del combattimento .................................................................................................. 49 Comportamento .............................................................................................................. 50 Punti cardine per l’esecuzione dei Kata di Iaido ................................................................ 52 Kata Iaido ........................................................................................................................ 53 I 12 Kata SEITEI .............................................................................................................. 55 Kumidachi (o Kumitachi) ................................................................................................. 63 Dai Ichi Kihon .................................................................................................................. 63 Tameshigiri ..................................................................................................................... 64 Manutenzione del Katana ................................................................................................ 66 Naginata なぎなた, 薙刀 .................................................................................................. 68

Fondamentali per Studio ............................................................................................. 68 Hanbo半棒 e Tambo 短棒 ................................................................................................ 68 Kyusho Jutsu 急所術 ........................................................................................................... 69 Zazen 坐禅 .......................................................................................................................... 74

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Zazen e Buddhismo ......................................................................................................... 74 Gli insegnamenti buddhisti .............................................................................................. 74 I Tre Tesori ..................................................................................................................... 74 Azione corretta ............................................................................................................... 75 Causa ed effetto ............................................................................................................... 75 Quattro concezioni del mondo ......................................................................................... 75 La filosofia dell’azione ..................................................................................................... 75 Di che cosa facciamo l’esperienza, in Zazen? ..................................................................... 76 Di che si ha bisogno per praticare Zazen? ......................................................................... 77 Come praticare Zazen ...................................................................................................... 77 Come praticare Kinhin ..................................................................................................... 79

Tiro le somme ...................................................................................................................... 80