TERRA - quotidiano - 03/03/2011

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© ETXEZARRETA/ANSA Solare, si apre uno spiraglio 9 7 7 2 0 3 6 4 4 3 0 0 7 1 0 3 0 3 Il testo arriverà oggi in Consiglio dei ministri. È scontro tra i tecnici dello Sviluppo e dell’Ambiente per limare i tetti di produzione. Forza del Sud di Micciché minaccia la spaccatura nella maggioranza. I Verdi: «Violata la direttiva Ue» Governo ladro Ancora maltempo e altre vittime. Solo ieri, tre morti e un disperso. Dopo Sicilia e Calabria, emergenza nelle Marche. L’accusa dei geologi: «Manca la prevenzione» Rinnovabili Oltre 65 deputati, in gran parte della maggioranza, e 14mila cittadini chiedono all’esecutivo di ritirare il decreto Maltempo De Pascale a pagina 2 Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma Anno VI - n. 52 - giovedì 3 marzo 2011 - E 1,00 Dalle città Milano: Formigoni sostiene la dark- economy. Napoli: veleni a cielo aperto pagine 10 e 11 I Padri costituenti che il 1 gen- naio 1948 davano alla luce la Carta si auguravano che negli anni a venire quei principi di li- bertà scritti col sangue e col su- dore sarebbero stati difesi con le unghie e con i denti. E che i diritti sanciti dalla Carta sareb- bero stati ampliati. Ma a 63 an- ni di distanza piuttosto che fare passi in avanti si è tornati fune- stamente indietro. Altro che al ‘48, forse addirittura a un seco- lo prima quando lo Statuto Al- bertino nel segnare il tramonto dello “Stato assoluto” sanciva la nascita di un sistema di gover- no costituzionale moderno e la netta distinzione dei ruoli. Stefano Corradino direttore Articolo 21 Segue a pagina 15 Il 12 marzo tutti in piazza per la Costituzione L’appello Nomine Rifiuti Veleni 2 Nel giro di poltrone del governo entra anche Galan. Che propone il suo uomo più chiacchierato a capo del Corpo forestale dello Stato 4 Il Parlamento boccia la Regione Lazio sulla spazzatura. Svelato il patto tra La Russa e Alemanno sulla discarica di Allumiere 5 Dopo Quirra, anche Capo Teulada. Nuovi testimoni confermerebbero l’inquinamento dei poligoni di tiro in Sardegna Nuovi sbarchi a Lampedusa Aiuti italiani in Tunisia Servizi a pagina 3 Immigrazione Dina Galano ulle nostre coste potrebbe esserci un impatto senza pre- cedenti», ha pronosticato il ministro dell’Interno Roberto Maroni alla notizia della ripresa degli sbarchi dei profughi dal Nord Africa. Cinque imbarcazioni sono state rintracciate in ma- re e quasi 500 persone condotte al porto di Lampedusa tra la notte e la giornata di ieri. Gli arrivi sono ripresi, dunque, dopo una settima- na di stop dovuto alle cattive condizioni del mare. Con la situazione «drammatica» che si aggrava al confine, ieri il governo italiano ha deliberato un intervento umanitario in Tunisia che partirà «entro 48 ore». L’Alto commissariato Onu per i rifugiati ha descritto la folla che «per chilometri e chilometri» si accalca alla frontiera con la Tunisia. Il tappo è di nuovo saltato. «S Segue a pagina 2 Kerry Emanuel, climatologo dell’Mit, verso la fine del forum ha chiesto, rivolgendosi ai giorna- listi: «Perchè la stampa continua a rappresentare il tema dei cam- biamenti climatici causati dall’uo- mo come una controversia, o un dibattito, quando invece c’è largo consenso sull’argomento tra deci- ne di organizzazioni scientifiche in tutto il mondo?». «Perchè non avete convinto il pubblico» ha ri- sposto Elizabeth Shogren della National Public Radio. Emanuel ha avuto bisogno di pochi secondi per rispondere alla Shogren:«No, VOI non lo avete convinto». Il set di questo gustoso e simbo- lico scambio di qualche giorno fa era la conferenza dell’Associazione per l’Avanzamento della Scienza che si tiene ogni anno a Washing- ton d.c. La domanda effettivamen- te è di quelle da impazzire. Per un climatologo oggi vedere o leggere qualcuno che dubita dell’impat- to che gli esseri umani hanno sul clima ha lo stesso urticante effet- to di udire qualcuno che discetta dell’orbita solare intorno alla Ter- ra: è sbagliato! Spiegazioni? La prima è la scar- sa dimestichezza dei cittadini con i temi scientifici. Il (basso) livel- lo medio di preparazione condi- zionerebbe la capacità della gen- te di “capire” l’allarme. La seconda è “la negazione” ( forse gli psichia- tri parlerebbero di “annullamen- to”), ovvero quella tendenza degli esseri umani a cancellare (men- talmente si intende) pensieri spa- ventosi. Il terzo è quello dell’infor- mazione: la sua scarsa qualità, la condizionabilità di questa da par- te degli interessi economici dietro il climanegazionismo, l’ignoranza dei giornalisti ecc. Così negli Usa. In Italia invece siamo alla cancel- lazione totale. Chi ricorda l’ultimo intervento di Santoro o di Floris o della Bianca Berlinguer sul tema? Il circuito informativo nostrano è strettamente riservato ai soliti noti, il minutaggio ripartito scru- polosamente secondo il Cencel- li delle correnti Pd e dei potenzia- li alleati (notata l’onnipresenza di Casini ultimamente?). E, purtrop- po, tra i soliti noti di ambientalisti non ce n’è. Ma le cose cambieran- no: tra 20 o 30 anni le nostre peri- ferie somiglieranno molto a quel- le di Città del Messico o Calcutta, invase da ecoprofughi. Allora il cli- ma arriverà nel primetime. Luca Bonaccorsi CLIMA E NEGAZIONI In fondo

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Il testo arriverà oggi in Consiglio dei ministri. è scontro tra i tecnici dello Sviluppo e dell’Ambiente per limare i tetti di produzione.Forza del Sud di Micciché minaccia la spaccatura nella maggioranza. I Verdi: «Violata la direttiva Ue»

Governo ladroAncora maltempo e altre vittime. solo ieri, tre morti e un disperso. Dopo sicilia e Calabria,emergenza nelle Marche. L’accusa dei geologi: «Manca la prevenzione»

Rinnovabili Oltre 65 deputati, in gran parte della maggioranza, e 14mila cittadini chiedono all’esecutivo di ritirare il decreto

Maltempo

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Anno VI - n. 52 - giovedì 3 marzo 2011 - E 1,00

Dalle cittàMilano: Formigoni sostiene la dark-economy. Napoli: veleni a cielo aperto

pagine 10 e 11

I Padri costituenti che il 1 gen-naio 1948 davano alla luce la Carta si auguravano che negli anni a venire quei principi di li-bertà scritti col sangue e col su-dore sarebbero stati difesi con le unghie e con i denti. E che i diritti sanciti dalla Carta sareb-bero stati ampliati. Ma a 63 an-ni di distanza piuttosto che fare passi in avanti si è tornati fune-stamente indietro. Altro che al ‘48, forse addirittura a un seco-lo prima quando lo statuto Al-bertino nel segnare il tramonto dello “stato assoluto” sanciva la nascita di un sistema di gover-no costituzionale moderno e la netta distinzione dei ruoli.

Stefano Corradinodirettore Articolo 21

segue a pagina 15

Il 12 marzo tutti in piazza per la Costituzione

L’appello Nomine Rifiuti Veleni2nel giro di poltrone del governo entra anche Galan. Che propone il suo uomo più chiacchierato a capo del Corpo forestale dello stato

4Il Parlamento boccia la Regione Lazio sulla spazzatura. svelato il patto tra La Russa e Alemanno sulla discarica di Allumiere

5Dopo Quirra, anche Capo Teulada. nuovi testimoni confermerebbero l’inquinamento dei poligoni di tiro in sardegna

Nuovi sbarchi a Lampedusa Aiuti italianiin Tunisia

Servizi a pagina 3

ImmigrazioneDina Galano

ulle nostre coste potrebbe esserci un impatto senza pre-cedenti», ha pronosticato il ministro dell’Interno Roberto Maroni alla notizia della ripresa degli sbarchi dei profughi

dal nord Africa. Cinque imbarcazioni sono state rintracciate in ma-re e quasi 500 persone condotte al porto di Lampedusa tra la notte e la giornata di ieri. Gli arrivi sono ripresi, dunque, dopo una settima-na di stop dovuto alle cattive condizioni del mare. Con la situazione «drammatica» che si aggrava al confine, ieri il governo italiano ha deliberato un intervento umanitario in Tunisia che partirà «entro 48 ore». L’Alto commissariato Onu per i rifugiati ha descritto la folla che «per chilometri e chilometri» si accalca alla frontiera con la Tunisia. Il tappo è di nuovo saltato.

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Kerry Emanuel, climatologo dell’Mit, verso la fine del forum ha chiesto, rivolgendosi ai giorna-listi: «Perchè la stampa continua a rappresentare il tema dei cam-biamenti climatici causati dall’uo-mo come una controversia, o un dibattito, quando invece c’è largo consenso sull’argomento tra deci-ne di organizzazioni scientifiche in tutto il mondo?». «Perchè non avete convinto il pubblico» ha ri-sposto Elizabeth shogren della national Public Radio. Emanuel ha avuto bisogno di pochi secondi per rispondere alla shogren:«no, VOI non lo avete convinto». Il set di questo gustoso e simbo-lico scambio di qualche giorno fa era la conferenza dell’Associazione per l’Avanzamento della scienza che si tiene ogni anno a Washing-ton d.c. La domanda effettivamen-te è di quelle da impazzire. Per un climatologo oggi vedere o leggere qualcuno che dubita dell’impat-to che gli esseri umani hanno sul clima ha lo stesso urticante effet-to di udire qualcuno che discetta dell’orbita solare intorno alla Ter-ra: è sbagliato! spiegazioni? La prima è la scar-sa dimestichezza dei cittadini con i temi scientifici. Il (basso) livel-lo medio di preparazione condi-zionerebbe la capacità della gen-te di “capire” l’allarme. La seconda è “la negazione” ( forse gli psichia-tri parlerebbero di “annullamen-to”), ovvero quella tendenza degli esseri umani a cancellare (men-talmente si intende) pensieri spa-ventosi. Il terzo è quello dell’infor-mazione: la sua scarsa qualità, la condizionabilità di questa da par-te degli interessi economici dietro il climanegazionismo, l’ignoranza dei giornalisti ecc. Così negli Usa.In Italia invece siamo alla cancel-lazione totale. Chi ricorda l’ultimo intervento di santoro o di Floris o della Bianca Berlinguer sul tema? Il circuito informativo nostrano è strettamente riservato ai soliti noti, il minutaggio ripartito scru-polosamente secondo il Cencel-li delle correnti Pd e dei potenzia-li alleati (notata l’onnipresenza di Casini ultimamente?). E, purtrop-po, tra i soliti noti di ambientalisti non ce n’è. Ma le cose cambieran-no: tra 20 o 30 anni le nostre peri-ferie somiglieranno molto a quel-le di Città del Messico o Calcutta, invase da ecoprofughi. Allora il cli-ma arriverà nel primetime.

Luca Bonaccorsi

ClIMAe negAzIOnI

In fondo

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giovedì 3 marzo 20112

Energiail presidente del partito Verde eu-ropeo Monica Frassoni e il rela-tore della direttiva all’Europarla-mento Claude Turmes. «Il target già molto ridotto di 8.000 MW di fotovoltaico - aggiungono - verrà certamente raggiunto dall’Italia entro l’anno ed è inferiore di 6,5 volte rispetto a quello della Ger-mania». L’appello “Sos rinnovabi-li” è stato lanciato da Asso Ener-gie Future (Aef), un’associazione che lotta per la creazione di una forte industria italiana delle rin-novabili. «Il successo della mo-bilitazione dell’opinione pubbli-ca è il più tangibile segnale che la stragrande maggioranza degli italiani sa che le rinnovabili sono una delle leve più importanti per il futuro economico, ambienta-le e occupazionale del nostro Pa-ese», commenta il segretario di Aef Gaetano Buglisi. Del resto le energie pulite sono uno dei pochi settori non colpiti dalla crisi ma in crescita sia occupazionale che di fatturato e tecnologicamen-te in evoluzione. Soltanto in Ita-lia danno lavoro a 20mila perso-ne, altre 100mila nell’indotto, con quasi 200mila famiglie autosuffi-cienti energeticamente. Del resto «secondo le stime di Nomisma Energia, il fatturato delle “nuove rinnovabili” (idroelettrico e ge-otermia esclusi), nel 2010 ha su-perato i 13 miliardi di euro. Erano 8,6 miliardi nel 2009, poco più di 5 nel 2008», conferma il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli.

tamattina si saprà quale fu-turo energetico, vuole dare all’Italia il governo Berlu-sconi. Perché alle 8:30 ini-

zierà a Palazzo Chigi il Consiglio dei ministri che dovrà discute-re dell’attuazione di una serie di direttive europee in scadenza. Tra queste anche la 28 del 2009 sulla «promozione dell’uso dell’ener-gia da fonti rinno-vabili», per la quale lo Sviluppo econo-mico ha preparato un decreto legge, in parte contestato an-che dallo stesso mi-nistro dell’Ambien-te, che va approvato entro saba-to. Anche ieri i tecnici dei due ministeri, in un incontro al ca-lor bianco, tentavano di limare le parti più impopolari della bozza. I primi a protestare erano stati gli imprenditori del settore, le asso-ciazioni di categoria e gli ambien-talisti. Ma negli ultimi tre gior-ni ben 14mila cittadini e 65 par-

lamentari, soprattutto della mag-gioranza, hanno scritto al gover-no per chiedergli di non approva-re il decreto. Alcuni, come i depu-tati di Forza del Sud, che fa capo al sottosegretario alla Presiden-za del Consiglio con delega al Ci-pe Gianfranco Miccichè, ieri han-no addirittura minacciato di non votare la fiducia sul Federalismo

municipale se il decreto non ver-rà ritirato. Si oppongono al tetto massimo di 8.000 MW al 2020 per gli incentivi al fotovoltaico, una norma retroattiva che la Com-missione europea scoraggia per-ché rischia di perturbare il mer-cato, congelare gli investimen-ti e bloccare l’appoggio del siste-ma finanziario. Contrastato an-

>>Primo piano>>

Solare, governo in crisiPronta la retromarciaAlessandro De Pascale

S

Energia Il decreto sulle rinnovabili arriva oggi in Consiglio dei ministri. In tre giorni 14milacittadini e 65 parlamentari hanno firmato un appello per chiedere all’esecutivo di non approvarlo

che il blocco degli incentivi per i nuovi impianti su terreni agrico-li superiori ad 1 MW di potenza. Secondo i Verdi, i primi a chiede-re il ritiro del testo, questo decre-to «viola la direttiva Ue, perché rende di fatto impossibile realiz-zare gli obiettivi fissati dall’Eu-ropa in materia di produzione di energie rinnovabili», denunciano

a scelto una lettera, pub-blicata sul giornale di fa-miglia, per annunciare quello che in molti già

sapevano. Forse già da oggi, più probabile dalla prossima setti-mana, Sandro Bondi non sarà più il (contestatissimo) ministro del-la cultura. Al momento sembra questa l’unica notizia certa nella partita che riguarda il rimpasto, il movimento di poltrone e nomine che coinvolgerebbe anche il mi-nistero delle politiche comunita-rie e quello dell’agricoltura. Do-ve, la partita è doppia. Da un lato, Giancarlo Galan, attuale titolare del dicastero di via XX Settembre, è il candidato numero uno ad an-dare ad occupare la poltrona di Andrea Ronchi. Dall’altro, ci so-no tutta una serie di movimenti “minori” che riguardano proprio

Vincenzo Mulè

Hlo staff dell’ex presidente della Regione Veneto. Uno, in partico-lare, fa discutere. Sembrerebbe, infatti, trovare sempre più credi-to la voce che vorrebbe Giuseppe Ambrosio, attuale capo gabinetto all’agricoltura, promosso a capo del Corpo forestale dello Stato. Carica attualmente ricoperta da Cesare Patrone. A farsi portavoce dei malumori di questa, eventua-le, nomina è Francesco Ferrante. Il senatore del Pd è l’autore di una interrogazione al ministro delle politiche agricole, nella quale si ricorda come su Ambrosio pen-dano ancora cinque capi d’accu-sa: tre per concorso per truffa ag-gravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, uno per falsità materiale commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e l’ultima, pesantissima, per truf-fa aggravata finalizzata al conse-guimento di fondi pubblici. La vi-

cenda risale al 2003, alla nascita e alla gestione di Enoteca Italia, un carrozzone capace di ingoiare milioni di euro in un paio d’anni. Ambrosio venne sentito nel 2005 come persona informata dei fat-ti dall’allora procuratore capo di Asti Sebastiano Corbello. I capi d’imputazione, del pm della pro-cura di Roma Stefano Fava, so-no tutti relativi alla gestione dei finanziamenti, di cui Ambrosio aveva piena disponibilità. In quel periodo, infatti, il dirigente era capo dipartimento delle politi-che di sviluppo del Mipaaf e, per-tanto, pubblico ufficiale addetto alla gestione di quei fondi. «Se un semplice ragazzo volesse arruo-larsi – denuncia Ferrante – aven-do anche uno solo dei capi d’im-putazione che pendono su Giu-seppe Ambrosio, sicuramente la sua candidatura non sarebbe ne-anche presa in considerazione».

Nel testo inviato al ministero del-le politiche agricole e che cita un articolo del 2009 del quotidiano Italia Oggi, Ferrante chiede, tra l’altro, «se il tutto fosse conferma-to, quali provvedimenti e di qua-le tipo, siano stati adottati per as-sicurare, da parte di una così alta carica dello Stato, il rispetto degli obblighi di diligenza, lealtà e im-parzialità stabiliti dalla Costitu-zione e dal Codice di comporta-mento dei dipendenti delle pub-bliche amministrazioni». Paola Balducci, avvocati di Am-brosio, bolla la vicenda come «una montatura per screditare Ambrosio, dal punto di vista per-sonale e professionale. Vogliono fargli la guerra». Rimane comun-que aperta la questione circa l’op-portunità di affidare una carica di polizia giudiziaria a un uomo sul cui operato ancora gravano so-spetti così pesanti.

Galan se ne va e premial’uomo più chiacchierato

Politica Prima di lasciare il Ministero dell’agricoltura, l’ex presidente della Regione Veneto studia l’ultimo blitz e propone Giuseppe Ambrosio a capo del Corpo Forestale dello Stato

Se sarà necessario, ha avver-tito ieri Maroni di fronte alle Commissioni riunite Affari co-stituzioniali ed Esteri, «per af-frontare l’emergenza ci com-porteremo come la Germania dopo la caduta del Muro di Ber-lino». Poco male, perché secon-do le stime del governo potreb-bero arrivare, contemporane-amente, 200mila persone. Nu-meri consistenti anche per il tempo che sarà impiegato per i rimpatri volontari. Dato che l’accordo bilaterale con la Tu-nisia prevede il rientro di solo quattro connazionali al giorno, Maroni ha spiegato che «con questo ritmo ci vorrebbero tre anni per rimpatriarli tutti». Da qui l’idea di una rinegoziazione dei vecchi accordi. Ma si ten-ta di partire anche dall’Egitto rivoluzionario, come ha ripor-tato l’agenzia masrawy che ieri ha riferito di un gruppo di uo-mini arrestati sulla spiaggia po-co prima di salpare. Quaranta-

Galano dalla prima

Riprendono sbarchi e antiche paure

Immigrazione

I Verdi: «Violata la direttiva Ue, perché di fatto diventa impossibile realizzare gli obiettivi fissati dall’Europa»

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giovedì 3 marzo 2011 3

Maltempoassiccia ondata di maltempo, e in Italia torna l’incubo frane. Solo un miracolo non

ha fatto vittime nella provincia di Messina, in particolare nelle fra-zioni di Mili San Pietro e Cama-ro Superiore. Passato l’incubo del temporale, la situazione resta cri-tica e il primo cittadino Giuseppe Buzzanca ha annunciato la richie-sta di stato di calamità naturale. Nel salernitano ha rotto gli argini il fiume Tanàgro, obbligando una ventina di famiglie a lasciare ca-sa, mentre nel tarantino sono nu-merose le case allagate a Ginosa, con alcuni residenti che si sono rifugiati sui tetti in attesa dei soc-corsi. La tragedia sfiorata nel Me-ridione si è invece concretizzata nelle Marche e nel teramano, zo-ne colpite duramente da piogge e neve. Si cerca una ragazza travol-ta dalla piena dell’Ete. Annegato l’uomo che era con lei. Una 85en-ne è affogata in un torrente. Nel-le prossime ore potrebbero esse-re le famiglie evacuate. La Prote-zione civile ha diffuso uno stato di allarme esteso fino a domani, sottolineando la criticità idrogeo-logica e idraulica di tutte le pro-vince interessate. Qui, le precipi-tazioni, lo scioglimento della ne-ve e la saturazione dei suoli ai li-velli idrometrici attuali compor-tano condizioni di elevata critici-tà, considerando che il limite del-

le nevicate è destinato a salire da 500 a 1.000 metri di quota, con uno scioglimento che provoche-rà nuova pressione a valle. An-che nella zona di Ascoli Piceno si è creato un clima di panico, ricor-dando l’alluvione del 1992. Come spiega Paolo Canducci, assessore all’Ambiente del comune di San Benedetto del Tronto, «l’eccezio-nalità del fenomeno atmosferico si è fatta sentire nelle aree più in-dustrializzate, lì dove gli stabili-menti sono stati costruiti a ridos-so dei fiumi, modificando il loro corso originale e non permetten-dogli di espandersi normalmen-te nei casi di piena. È quello che sta accadendo nelle zone pro-duttive di San Benedetto, Ascoli e Grottammare. Altra situazione che stiamo monitorando attenta-mente al momento è quella delle mareggiate che si stanno abbat-tendo sulla costa». Nuova emer-genza a Trieste e in tutto il litora-le del Friuli Venezia Giulia, dove la bora ha sfiorato i 180 chilome-tri all’ora e provocato centinaia di feriti e danni agli edifici. Traffico in tilt in Emilia Romagna. Altro

capitolo è quello delle coltivazio-ni e degli allevamenti: le decine di migliaia di ettari di terreno agri-colo sott’acqua e gli allagamenti delle campagne hanno provocato perdite a ortaggi, verdure, vivai e ucciso molti animali. Particolar-mente gravi i danni per le pian-te da frutto, come gli agrumeti. Il valore delle perdite potrebbe rag-giungere i cento milioni di euro complessivi, secondo quanto sti-mato da Coldiretti in un primo, provvisorio bilancio.

>>Primo piano>>

Acqua, vento e franeIl Belpaese affondato

Diego Carmignani

M

Maltempo Mezza Italia ripiomba nell’incubo. Nelle Marche due morti e un disperso.Danni incalcolabili a case, terreni e strade. E le aree industrializzate sono le zone le più a rischio

a Calabria e il messinese negli ultimi due anni sono state interessate da note-voli precipitazioni piovose

che hanno innescato dissesti su-perficiali e profondi ed eventi al-luvionali diffusi che hanno provo-cato anche vittime oltre ad ingen-ti danni alle infrastrutture e al pa-trimonio edilizio pubblico e priva-to. L’evento del 1 marzo scorso ha interessato un’area compresa tra il Messinese e la Calabria centrale che tra gennaio e febbraio 2011 è stata interessata da copiose piog-ge; la superficie del suolo predi-sposta a “reagire” per cause geolo-giche morfologiche ha alimentato numerose colate di fango rapide tipo quelle che hanno devastato il messinese l’1 ottobre 2009 e Ca-samicciola il 10 novembre 2009.

Franco Ortolani*e Peppe Caridi**

LMolti dissesti preesistenti sono stati riattivati e molti altri si sono innescati senza evolvere in frane lente o rapide. Le zone di fondo valle sono state invase da acque e detriti, come di solito avviene nelle zone urbanizzate senza ade-guate sistemazioni idrauliche e valide difese idrogeologiche. Inu-tile prevenire i danni e le vittime: meglio che si verifichino i disastri in modo che a cose fatte si deve intervenire in situazioni emergen-ziali che richiedono l’uso di poteri speciali e il conseguente disinvol-to ricorso a deroghe nell’eseguire interventi senza il rispetto delle leggi ordinarie. Le foto illustrano tipici dissesti causati dalle piog-ge cadute il 1 marzo scorso tra il Messinese e la Calabria centrale. Nell’abitato di Mili San Pietro (a sud di Messina) le intense piogge hanno provocato un grave evento alluvionale del tutto simile a quel-

lo accaduto ad Atrani il 9 settem-bre 2010. La situazione ambienta-le dei due abitati è del tutto simi-le. La strada principale che da val-le conduce alla parte alta dell’abi-tato è stata realizzata coprendo l’originario alveo torrentizio che è stato trasformato in alveo-stra-da. La portata d’acqua è stata tale da non poter essere smaltita dal-la fognatura per cui, forse anche a causa di una parziale ostruzio-ne dell’imbocco dell’alveo coper-to, una notevole quantità di ac-qua e detriti con alberi si è river-sata lungo la strada che si chia-ma Via Vallone. Come ad Atrani, la notevole portata incanalatasi lungo la strada ha trascinato alcu-ne decine di auto fino ad accata-starle in una strettoia. Per fortuna il progressivo aumento della por-tata del flusso che scorreva lungo la strada ha allarmato i cittadini che sono riusciti a mettersi in sal-

vo. Il grave evento avrebbe potuto avere conseguenze catastrofiche se si fosse verificato in un’ora di punta del traffico automobilistico e pedonale, ad esempio all’entrata o all’uscita delle scuole. Situazio-ni simili si rinvengono in miglia di abitati ubicati alla base dei rilievi e centinaia di migliaia di cittadini sono potenzialmente esposti a se-rio pericolo. Inutile dire che anco-ra non vi sono sistemi di allerta-mento efficaci e piani di protezio-ne civile locali e di bacino in grado di garantire l’incolumità dei citta-dini. La riduzione dei fondi pub-blici in questo comparto è mol-to preoccupante ed è una via per raggiungere uno sciagurato obiet-tivo: protezione ambientale pre-ventiva zero.

*Ordinario di Geologia,Università di Napoli Federico II

**Meteoweb

Messina come AtraniQuei disastri prevedibili

Focus Eventi alluvionali che travolgono alvei cementificati. Dalla Calabria alla Campania,zero prevenzione. E con i fondi drasticamente ridotti sarà sempre più difficile evitare tragedie

mila ghiné il prezzo del viag-gio. La situazione a Lampedu-sa, intanto, è tornata a preoc-cupare gli operatori, nonostan-te il Centro sia stato deconge-stionato in questi giorni, con il ponte aereo che ha trasferi-to 500 persone dall’isola verso i Cie e i Cara d’Italia. Il sistema di accoglienza rischia di non reg-gere il colpo: le rivolte nei Cen-tri, la fuga di molti non identifi-cati, l’eccessiva burocrazia che ha portato quasi la totalità de-gli irregolari ad essere iscritti nel registro degli indagati della Procura di Agrigento per il «re-ato di immigrazione clande-stina». Per l’Associazione giu-risti per l’immigrazione (Asgi) «si tratta di un paradosso, uti-le solo a produrre carta». Gian-franco Schiavone dell’Asgi spie-ga così il meccanismo tortuoso che obbliga ad aprire un proce-dimento e a sospenderlo subi-to dopo, quando viene avviata la pratica d’asilo. «È un proble-ma attuativo», chiarisce Schia-vone, «anche se alcune Procu-re sostengono che per le per-sone che fanno domanda d’asi-lo non si configura l’iniziale re-ato, proprio perché non c’è vio-lazione norma sull’ingresso». Interpretazioni a parte, “l’eso-do” finirà per ingolfare anche i tribunali penali.

© L

APR

ESSE

La frana di Atrani del 2010 e quella recente di Messina

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giovedì 3 marzo 20114 >>Primo piano>>

Il documento

Il caso

te un’audizione in Commissione Ecomafie a chi gli chiedeva con-to di questo rapporto privile-giato degli enti pubblici con un unico privato. Secondo il primo cittadino della Capitale, «Cerro-ni ha comunque garantito fino-ra la presenza di un’imprendito-ria sana, conosciuta e testata. L’uscita di scena di questo im-prenditore apre scenari che pos-sono essere pericolosi». Non pericoloso, ma di pessima qualità è invece il cdr, il combu-stibile da rifiuti, prodotto negli impianti laziali. I termovaloriz-zatori di Colleferro (al centro di una importante inchiesta della magistratura) e Frosinone sono costretti perciò a importare im-mondizia dalle altre regioni. La colpa è della carenza di stabili-menti di trattamento meccani-co biologico e della scarsa effi-cienza degli impianti di compo-staggio. Secondo la Commissio-ne ecomafie, gli inceneritori la-ziali sono molto più grandi del necessario e se la raccolta dif-ferenziata partisse sul serio, il problema aumenterebbe di di-mensione. Per questo motivo, si legge nella relazione, il termova-lorizzatore, che dovrebbe esse-re costruito ad Albano, non so-lo potrebbe avere conseguen-ze nocive sulla salute (nel testo viene dato ampio spazio al pa-rere contrario dell’Asl), ma pro-pabilmente sarebbe addirittura «inutile».

n Lazio l’emergenza rifiu-ti non è mai finita. E se nel 2008, a distanza di nove anni dal suo inizio, la crisi è stata

dichiarata risolta, si deve «più a motivazioni politiche che al su-peramento delle criticità nella gestione del ciclo». Le 81 pagi-ne della relazione sul ciclo dei ri-fiuti in Lazio, approvata ieri dal-la Commissione ecomafie, boc-ciano senza riserve la gestione della Regione e degli enti loca-li. La raccolta differenziata non è mai davvero partita: la media delle cinque province è ferma al 15 per cento, in teoria dovrebbe raggiungere il 60. I termovaloriz-zatori sono «sovradimensiona-ti», per funzionare sono costret-ti a importare rifiuti da fuori re-gione. E come in Campania, an-che nel Lazio tutto il ciclo si reg-ge ancora sulle discariche.«La più che decennale dura-ta dell’emergenza rifiuti ha di-mostrato purtroppo sia il falli-mento dei poteri d’urgenza, sia

Rifiuti, il Parlamentoboccia la Regione LazioGiorgio Mottola

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Il documento La Commissione Ecomafie ha approvato ieri la relazione sulla gestione regionaledell’immondizia. Raccolta differenziata mai partita, intrecci tra politica e affari: «È ancora emergenza»

la difficoltà di riportare a gestio-ne ordinaria la raccolta, il tratta-mento e lo smaltimento dei ri-fiuti prodotti», è la constatazio-ne della relazione parlamentare. Con la fine della gestione com-missariale la situazione non è migliorata di molto. Tre le gros-se falle individuate dalla Com-missione ecomfie: «scarso svi-luppo della raccolta differenzia-ta, lavorazione di bassa qualità dei rifiuti, commistione tra parte politica e parte gestionale». A queste si aggiunge la presenza in-vasiva della criminalità organizzata, capace, so-prattutto in provincia di Latina, di monopolizza-re il settore dei traspor-ti e di far entrare illegal-mente in discarica rifiuti peri-colosi.Della crescita a passo di lumaca dei tassi di raccolta differenzia-ta (Roma, Viterbo e Latina so-no tra il 16 e il 15 per cento, Ri-eti e Frosinone al 6) se ne è av-vantaggiato in questi anni so-

prattutto Manlio Cerroni, il re della spazzatura romana, che gestisce l’invaso di Malagrotta, la più grande discarica di Ita-lia e d’Europa. Ogni tonnella-ta conferita nella sua discarica costa 72 euro. Per cui, a conti fatti, nelle tasche dell’impren-

ditore romano finiscono 44 mi-lioni di euro ogni anno. Sol-di molto facili visto che Cerro-ni opera in regime di monopo-lio, come sottolinea in più pun-ti la relazione. «Non ci sono al-ternative», rispose il sindaco di Roma Gianni Alemanno duran-

l patto tra il sindaco Aleman-no e il ministro della Dife-sa La Russa per la creazio-ne di un polo integrato per

lo smaltimento dei rifiuti nel po-ligono militare di Allumiere ormai non è più un segreto. Ma lo è ri-masto per molto. Il protocollo di intesa con cui il ministero ha mes-so a disposizione del Campidoglio 145 ettari di terreno nel compren-sorio de “La Farnesiana” è stato si-glato il 13 dicembre 2010. Da quel giorno sono passati quasi tre me-

Rossella Anitori

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Discariche, quel pattotra La Russa e Alemanno

Il caso Il nuovo invaso della Capitale sorgerà ad Allumiere. È stato deciso il 13 dicembre. Dalla Provincia De Paolis (Sel) aveva lanciato l’allarme già tre mesi fa ma la Polverini aveva negato tutto

Gli inceneritori laziali costrettia importare rifiuti dal resto d’Italia

si: il sindaco della Capitale ha in-viato comunicazione formale alla Regione Lazio sull’assenza di luo-ghi idonei per una nuova disca-rica nel comune di Roma (29 di-cembre 2010) chiedendo alla pre-sidente Polverini di individuare altrove un sito alternativo a Ma-lagrotta; i sindaci della Provincia hanno rivolto un appello al presi-dente del Consiglio e al Capo del-lo Stato (30 dicembre 2010) scon-giurando l’apertura di una nuo-va discarica nel territorio provin-ciale; la governatrice Polverini, il sindaco Alemanno e il presiden-

te della provincia Zingaretti han-no pranzato insieme a Trastevere (20 gennaio 2011) per trovare una soluzione al problema dei rifiuti. Nonostante si sia sviluppato un dibattito fuori e dentro lo spazio istituzionale sul post-Malagrotta, e ognuna di queste date sia suc-cessiva alla firma del protocollo d’intesa tra il Comune di Roma e il ministero della difesa, del proget-to “Allumiere” nessuno è mai sta-to informato. Anzi. Quando Gino de Paolis, capogruppo di Sinistra e libertà alla Provincia di Roma, alla fine dello scorso anno lanciò

l’allarme affermando che quella di Allumiere fosse più di una me-ra ipotesi, l’assessore regionale al-le Attività produttive e alle Poli-tiche dei rifiuti, Pietro Di Paolo, lo tacciò di cialtroneria e respin-se ogni accusa al riguardo. Ma le carte parlano chiaro e le “illazio-ni” di De Paolis risultano oggi ve-rificate. Nel Comune di Allumie-re, in una zona sottoposta a vin-coli ambientali, potrebbe sorgere a breve la città dei rifiuti: oltre alla discarica il protocollo siglato tra Alemanno e La Russa prevede in-fatti anche un impianto per la cre-

azione di cdr (combustibile da ri-fiuti) e un inceneritore. Il sindaco di Allumiere annuncia battaglia e insieme all’amministrazione di Ci-vitavecchia e di Ladispoli ribadi-sce l’assoluta contrarietà al pro-getto. I Verdi stanno inoltrando un esposto a Bruxelles per ferma-re l’apertura del sito in un’area na-turale protetta. Alemanno si na-sconde dietro un dito e prova a giustificarsi dicendo che Allumie-re è solo una delle tante ipotesi in campo. Zingaretti alza le mani e nega un coinvolgimento al riguar-do: «Malgrado le diverse occasio-ni avute per confrontarci sul tema dei rifiuti, non ero mai stato infor-mato di un atto così importante e impegnativo». La Polverini invece lo sapeva, ma se lo era tenuto per sé. «Non si realizzerà alcuna città dei rifiuti ad Allumiere» ha ribadi-to ieri, ma visto i precedenti, non sono le dichiarazioni a fare la dif-ferenza. Alla faccia di un dibattito pubblico e partecipato.

Sembra un vero e proprio regolamento di conti quello consumato ie-ri dal governo del Bangladesh contro Muhammad Yunus, premio No-bel per la pace e pioniere della microfinanza. Con un blitz della Banca centrale, infatti, Yunus è stato estromesso dalla Grameen Bank, da lui fondata nel 1976. Il Nobel è accusato di evasione fiscale ma il tentativo è di prendere il controllo della Grameen Bank, che gestisce micropre-stiti per 955 milioni di dollari concessi a otto milioni di poveri.

Il governodel Bangladesh caccia Yunus

L’accusa:otto anni per Geronzi

Microcredito Crac Cirio

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giovedì 3 marzo 2011 5>>Primo piano>>

Veleni

Biotech

bianco del 2002, documento re-peribile, in maniera un po’ acro-batica, sul sito difesa.it. Nel foglio excel in cui compare Teulada so-no barrate le caselle “armi porta-tili”, “artiglierie e carri”, “mortai” e “missili”. La base può essere utiliz-zata da eserciti e aziende per 250 giorni l’anno. Quirra, la base di cui ora tutti parlano, è in una cartel-la a parte. Risulta l’unico “poligo-no militare interforze”. Eppure quel che succede nelle altre basi non sembra poi così diverso. «Qui si addestrano italiani e stranieri», racconta Stefano Gengu del comi-tato cittadino di Teulada. Anche qui ci sono tumori. «Non c’è nes-suno studio ufficiale recente – fa sapere Gengu – meno uno: quello commissionato dalla Regione Sar-degna nel 2006. Il periodo di riferi-mento è 1997-2001. In quelle car-te c’è scritto che i tumori polmo-nari superano del 93 per cento la media dell’isola, che per i linfomi non Hodgkin sale al 135 per cen-to». Numeri che inquietano. Co-me il silenzio su vicende.

*Ecoradio

io figlio veniva mandato al poli-gono senza ma-schera, senza tu-

ta, senza guanti, senza elmetto, senza niente. Raccoglieva a ma-ni nude quello che i mortai lascia-vano a terra. Gli altri, gli america-ni, avevano tutto l’occorrente». A parlare è Bastiano Faedda, padre di Gianni, giovane militare di le-va che nel 1997 presta servizio in una base della Sardegna. Il ragaz-zo entra nel poligono sano e ne esce malato. Nel 2002 muore, uc-ciso da un tumore al cervello. La notizia è che non siamo a Quirra, sede dell’ormai noto poligono mi-litare che ospita, senza distinzio-ni, sperimentazioni belliche e un tasso di linfomi decisamente so-pra la norma. I campi per le eser-citazioni sono tanti e anche in al-tre zone si registra un alto tasso di malattie. La base del soldato Fa-edda è a 150 chilometri di distan-za da Quirra, bagnata da un altro mare ma toccata dagli stessi pro-blemi. Siamo a Capo Frasca, sul-la costa occidentale dell’isola. La sindrome di Quirra è arrivata an-che qui, confermando il binomio “esercitazioni-tumori”. Faedda fa-ceva il lavoro sporco. E lo faceva senza guanti. I primi sintomi della malattia sono arrivati poco dopo la fine del servizio di leva. «Aveva la febbre altissima, gli faceva male ovunque, soprattutto la testa», ri-

Poligoni di tiro e uranioTroppe morti sospette

Gianluca Martelliano*

«M

Veleni Non solo Quirra. In Sardegna nuove testimonianze su militari deceduti per tumore che avevano prestato servizio a Capo Frasca. Dati epidemiologici inquietanti nell’area di Capo Teulada

corda il padre. I medici non colle-gano subito i primi sintomi all’at-tività nel poligono. «In quel perio-do non ci si pensava – continua a raccontare il padre – se ne è ini-ziato a parlare solo dopo la mor-te di Maurizio Serra, un commili-tone di mio figlio». Il soldato Serra

viene congedato nel febbraio del 1998. Nel maggio dell’anno succes-sivo ha un attacco epilettico. I me-dici scoprono che ha un astrocito-ma fibrillare. Significa, anche nel suo caso, tumore al cervello. Muo-re nel 2004, a 25 anni. La storia dei soldati che raccolgono rottami a

mani nude è confermata da Fal-co Accame, ex ammiraglio e presi-dente dell’Associazione che tutela le famiglie dei militari deceduti in tempo di pace. «I militari italiani dovevano bonificare il terreno, to-gliendo di mezzo pezzi di artiglie-ria e bossoli. Lo hanno sempre fat-to. Tutto il personale in Sardegna ha operato senza la minima misu-ra di precauzione», spiega Acca-me. Ma non c’è solo Capo Frasca.

Nella lista nera dei po-ligoni sardi l’ex ammi-raglio inserisce anche Capo Teulada. «Quel poligono – chiarisce Accame – è molto pe-ricoloso perché ci fan-no i tiri navali. Tenga conto che un proietti-le navale è alto un me-

tro, mentre un proiettile anticar-ro è grosso come un pollice. I con-ti sono facili da fare». A Teulada, il promontorio più a sud dell’iso-la, c’è uno dei 151 poligoni italia-ni a cielo aperto. Lo si trova nel-la speciale lista del ministero del-la Difesa. È tutto scritto nel Libro

n virus fino a oggi sco-nosciuto è stato identi-ficato nei mangimi per animali a base di soia e

mais geneticamente modificati. L’allarme è stato lanciato da Don Huber, patologo vegetale della Purdue University (Indiana, Sta-ti Uniti) e coordinatore del Siste-ma nazionale per la cura delle patologie vegetali (Npdrs) al Di-partimento Usa per l’agricoltura (Usda). Secondo Huber la presenza dell’agente patogeno potrebbe essere connessa all’uso dell’er-bicida glifosato applicato sulle piante di soia e mais genetica-mente modificate. Dai test di laboratorio sarebbe infatti emersa la presenza, in al-te concentrazioni, di un organi-smo micro-fungale, dalla forma di un virus e capace di auto-re-plicarsi, nei mangimi a base di

Federico Tulli

U Il virus sconosciutoche si annida negli ogm

Biotech La presenza dell’agente patogeno sarebbe dovuta all’uso dell’erbicida glifosato su soiae mais modificati. Il patologo Don Huber, autore della ricerca, ipotizza effetti nocivi anche sugli animali

«Mio figlio lavorava senza protezioni», denuncia il padre di Gianni Faedda, morto nel 2002

farina di soia e mais Roundup Ready, modificati geneticamen-te per la resistenza all’erbicida a base di glifosato. Il virus è sta-to intercettato anche nello sto-maco e nelle placenta di maia-li e bovini nutriti con tali man-gimi, e potrebbe aver provocato infertilità (in oltre il 20 per cen-to dei capi monitorati) e aborti spontanei (oltre il 45 per cento). Secondo fonti d’agenzia Don Hu-ber ha sollecitato il Dipartimen-to all’agricoltura ad intervenire con la massima urgenza per evi-tare gli effetti negativi che il nuo-

vo organismo potrebbe avere sia sulle piante che sulla salute degli animali e degli esseri umani, ma anche per scongiurare un col-lasso dell’agricoltura Usa e delle esportazioni di mais e soia. Il ri-cercatore ritiene infatti che sia-no evidenti le prove riguardo lo sviluppo dell’agente infettivo sia una conseguenza dell’abuso del glifosato sulle colture transgeni-che, quali soia, mais, colza, coto-ne ed erba medica.Diversi studi hanno documen-tato, in tali piante, una riduzio-ne della crescita e del vigore, un

aumento della popolazione dei patogeni e della loro virulenza, la modifica della microflora del suolo con diminuzione della bio-disponibilità dei nutrienti, con conseguenti effetti sulla dieta animale e umana. Nella sua let-tera all’Usda, Huber raccoman-da pertanto di indagare in mo-do approfondito sulle cause che hanno portato allo sviluppo del particolare agente infettivo, e di ritardare la deregolamentazio-ne dell’erba medica erbicida-re-sistente, in quanto tale approva-zione sarebbe una calamità nel

caso si accerti che o il gene RR oppure il Roundup stesso siano un promotore o un cofattore di questo patogeno. La soia transgenica Roundup Ready è commercializzata da Monsanto in Europa da quasi 15 anni. Approvata nel 1996 per il consumo alimentare e mangimi-stico dall’Unione europea, è sta-ta adottata come standard pro-duttivo oltre che negli Usa anche in Argentina e Brasile.Il Vecchio continente importa ogni anno da questi Paesi decine di milioni di tonnellate.

Nuova puntata dell’annosa storia del farmaco per l’infertilità Meropur. Il suo principio attivo è estratto da urine umane ma non riporta nel foglio illustrativo l’avvertenza prevista per gli altri farmaci urinari. Per questo motivo i senatori radicali Donatella Poretti e Marco Perduca, e Filomena Gallo, presidente di Amica cicogna, hanno chiesto al ministro della Sa-lute Ferruccio Fazio e all’Agezia italiana del farmaco di sospendere il Me-ropur dal commercio fino a quando il bugiardino non sarà aggiornato.

Condannare Sergio Cragnotti a 15 anni di reclusione e Cesare Geronzi (nella foto) a 8 anni: è questa la richiesta fatta ieri dalla pubblica accu-sa al processo per il crac da 1,1 miliardi di euro della Cirio. In totale il pm ha chiesto la condanna di 31 imputati, per un totale di 221 anni di carcere, con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, l’inabilitazione all’esercizio di una impresa commerciale e l’incapacità ad esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per la durata di dieci anni.

Infertilità, chiestala sospensionedel Meropur

Farmaci

Il poligono militare di Capo Teulada in Sardegna

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giovedì 3 marzo 20116

Taiwan

on sono ancora le 7 del mattino quando uno straordinario coro poli-fonico riempie l’aria fred-

da di febbraio, una voce di ange-li che si fa strada tra le palme di betel insieme alla bruma che sa-le abbondante dal fondo della valle. Dura mezzora e poi si che-ta, lasciando spazio di nuovo agli strani rumori della foresta e alle rare automobili di passaggio. Ac-cade qui, sulle montagne intor-no a Suili, nell’entroterra taiwa-nese, tra conche e precipizi rigo-gliosi di vita che si elevano fin ol-tre i mille metri. Qui vivono i bu-nun, una delle 14 tribù che abi-tavano l’isola bella, la Formosa, ben prima che i navigatori por-toghesi vi mettessero piede nel sedicesimo secolo. I bunun so-no stati i primi aborigeni taiwa-nesi a uscire dall’anonimato gra-zie al Pasibutbut, “Io ti aiuto, tu mi aiu-ti”, canto sacro fon-damentale nel com-plesso rituale che introduce la semina del miglio. Lo canta-no gli uomini in cer-chio mentre intrec-ciano le mani gli uni con gli altri dietro la schiena al fine di propiziare un anno di abbondanza. C’è chi lo chia-ma “voce dal paradiso”. Lo sco-prì nel 1952 un musicologo giap-ponese, Kurosawa Takatomo. Ne inviò una registrazione all’Une-sco dove, ad ascoltarlo, rimase-ro a bocca aperta. La complessa polifonia a otto voci risultò esse-re unica al mondo, un vero patri-monio dell’umanità che cambiò radicalmente le teorie sulla for-mazione musicale e trasformò il Pasibutbut in una vera e propria star planetaria.

In realtà tutti i canti tradizio-nali dei bunun sono una fanta-stica lezione di armonia vocale, disciplina alla quale i bambini vengono educati naturalmente fin dai primi anni di età. Essi im-parano a esprimersi in coro, a se-guire con spontaneità le proprie emozioni e a inserirle con peri-zia nella magia creata dal grup-po. Una metafora di questa so-cietà clanica basata più sul con-senso e sull’armonia tra i mem-bri che sull’autorità di un capo. Nessuno comanda davvero tra i bunun e ogni villaggio è quasi come un grosso condominio do-ve, inspiegabilmente, tutti van-no d’accordo con tutti. Pasibut-

Consumismo e cemento, cosìscompaiono gli ultimi bununBruno Picozzi da Taiwan

N

Taiwan Le antichissime tradizioni di una tribù dell’entroterra rischiano di sparire a causadella progressiva avanzata della società moderna. Ecco come si sta tentando di salvarle

Sai si interessa poco di politi-ca, non sa nemmeno che la cul-tura della sua gente ha già un suo posto tra le preoccupazio-ni dell’Unesco e che la sua lin-gua madre è classificata sull’At-lante internazionale delle lin-gue in pericolo. Armato della sua gentilezza infinita, residuo di quell’ingenuità che i coloniz-zatori attribuirono alla natu-ra dei nativi, combatte nel suo piccolo per mantenere le tradi-zioni del suo popolo, prima che scompaiano definitivamente. Il governo lo aiuta, moderata-mente. Ha scritto un proget-to per tramandare l’arte della tessitura a partire dalle cono-scenze dell’unica donna, oggi ultracinquantenne, ancora ca-pace di usare con perizia l’an-tico telaio. La provincia gli ha concesso un finanziamento per un anno grazie al quale quat-tro ragazze lavorano stipendia-te nel sito dell’associazione cre-ando fasce e tessuti. Con un al-tro progetto ha ottenuto l’aiuto di sei uomini per ripulire uno degli antichi villaggi sulla mon-tagna. Insieme hanno lavorato per un intero anno, rimuoven-do il fango dalla strada che sale verso la cima e strappando al-la foresta muri e sentieri. Ora il villaggio è visitabile ma il pro-getto è finito e la natura rico-mincia ad avanzare, lentamen-te ma inesorabilmente.

(continua)

but, “Io ti aiuto, tu mi aiuti”, è più una filosofia di vi-ta che un sempli-ce canto.

Risalendo il vil-laggio di Tamazuan è impos-sibile non notare innumerevo-li simboli di un’identità ben ra-dicata nella coscienza colletti-va. Statue, altorilievi, dipinti mu-rali, mosaici sono dappertutto a rappresentare le battute di cac-cia, gli antichi rituali, le azioni e gli strumenti del quotidiano. O anche solo i complessi moti-vi decorativi che da sempre or-nano i costumi tradizionali, tes-suti con pazienza su piccoli te-lai artigianali il cui uso va scom-parendo. Così come scompaio-no le danze ancestrali, il cibo, la lingua. Il villaggio moderno è fatto di cemento e asfalto come qualsiasi cittadina taiwanese. Le automobili di marca giappone-se affrontano pazientemente le tremende salite e tutti vestono all’occidentale, in maniera disor-dinata e senza un gusto partico-lare. L’intero universo bunun va scomparendo lentamente, come inghiottito dal tempo.

Intorno al villaggio il territo-rio è quasi vergine, la vegeta-zione tropicale cresce ancora ri-gogliosa, interrotta solo da qual-che corso d’acqua che si getta a valle verso l’impetuoso “fiu-

me nero”, lo Zhuoshui. Un tem-po, isolati su questi pendii sco-scesi, i bunun si autodefinivano “la gente”, come se non esistes-sero altri esseri umani al mondo. Ora si mescolano alla civiltà glo-balizzata senza possibilità di ri-torno. In passato le settimane e i mesi ruotavano intorno ai ritmi del miglio, tradizionale alimento di base per tutta la comunità. La semina avveniva in contempora-nea con la fioritura dei pruni, le fasi lunari definivano la cura dei campi e il raccolto. Ma il compli-cato calendario lunare costitui-to da una sequenza di segni cu-neiformi e pittogrammi, che ge-stiva i momenti della vita conta-dina, oggi è solo un oggetto orna-mentale incomprensibile ai più. Alla magia dei cori polifonici si sostituisce inesorabilmente l’or-rore assordante del karaoke. E al vino di miglio, bevanda tipica dal caratteristico colore biancastro, i giovani preferiscono la birra Asa-hi d’importazione giapponese.

Sai Taisnunan, simpatico pen-sionato membro della tribù, racconta che fino a trent’anni fa a collegare i villaggi sparsi c’era uno sterrato sul quale si pote-va solo camminare. Oggi c’è una strada asfaltata che costeggia la montagna. Ma avventurarsi sui costoni è ancora pericoloso per via delle frane ricorrenti e, quan-do durante l’estate la pioggia ca-de violenta, dalle cime scendono

fango, detriti e massi in quanti-tà. Dieci anni fa il fiume inondò la valle e si portò via tutto, com-preso il padre di Sai con tutta la sua casa. Lui allora era ancora arruolato nell’esercito col grado di maggiore e viveva altrove. An-ni dopo, finito il periodo di servi-zio, tornò alla sua comunità na-tia, circa 1200 aborigeni arrocca-ti ben all’interno nella contea di Nantou. «Quando vivevo in città potevo fare tante cose - raccon-ta -. Ma la vita lì è diversa e non ci si saluta nemmeno col vicino di casa. Al villaggio invece cono-sco tutti e sono amico di tutti». Spinto dall’amore per le sue radi-ci, Sai fondò l’Associazione per la rinascita del villaggio aborigeno di Tamazuan. Il sito web dell’as-sociazione si apre con le paro-le mi cu mi cang, una formula di ringraziamento e benvenuto in lingua bunun rivolta a tutti colo-ro che vogliono fare la conoscen-za con questa cultura in dispari-zione. Masticando una noce di betel dal vago sapore di menta, in una mescola di inglese e man-darino, Sai racconta le piccole storie che hanno accompagnato per secoli il suo popolo. Mostra il luogo dove le donne andavano a seppellire il filo di ramia per due giorni, affinché diventasse nero. Lo stretto sentiero, ora quasi del tutto scomparso, che i suoi ante-nati percorrevano a piedi maci-nando chilometri su e giù per la montagna.

La lingua madreè classificata«in pericolo». Un anziano: «Nel villaggio ero amico di tutti, in città non ci si saluta nemmeno col vicino di casa»

>>Reportage>>

La strada verso il villaggio di Tamazuan. Un antico calendario lunare

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>>Esteri>>

Rivolte«Non posso dimettermi: non governo la Libia, sono la Libia»

a democrazia è una beffa. Come altro si può definire un si-stema per cui qual-

cuno eletto dal 40% dei cittadini governa a nome di tutti?». era il 2007 e Muammar Gheddafi di-scuteva di sistemi politici col so-ciologo anthony Giddens. ieri il Colonnello, comparso per l’enne-sima volta in televisione da tripo-li per festeggiare il 34esimo com-pleanno dello “stato delle Masse”, la Jamahiriyya, ha affinato l’anali-si: non può dimettersi perché non è il presidente della Libia – lui «è» la Libia. e ha ribadito ancora una volta che le notizie in arrivo dalla Li-bia sarebbero gon-fiate, soprattutto sulla questione dei b o m b a rd a m e n -ti aerei, che sareb-bero strategici per la distruzione degli arsenali dell’eserci-to prima che cadano nelle mani della “coalizione del 17 febbraio”, (così ormai si autodefiniscono gli oppositori di Gheddafi, tempora-neamente rappresentanti dall’ex-braccio destro di Muammar stes-

Annalena Di Giovanni

«L

Rivolte Gheddafi non molla. Bombarda la raffineria di Brega ma i suoi miliziani vengonorespinti dalla “Coalizione 17 febbraio”. Solo Tripoli e 12 mila soldati restano ancora fedeli al rais

Cresce l’emergenza profughi: in decine di migliaia, senza acqua ne cibo, restano ammassati ai confini con Egitto e Tunisia

Le nuove rinnovabili usa il futuro costruito da arpa-e

i è chiuso ieri l’energy inno-vation summit, organizzato da arpa-e, l’agenzia federale di ricerca sulle energie alter-

native. Ospiti del meeting i prin-cipali operatori statunitensi, riu-niti per creare la prossima rivolu-zione industriale delle tecnologie energetiche pulite. arpa-e è sta-ta istituita nel 2010, dal segreta-rio del Dipartimento dell’energia steven Chu, per promuovere e fi-nanziare attività di ricerca e svi-luppo di tecnologie energetiche avanzate. progetti che altrimenti non potrebbero essere perseguiti in quanto caratterizzati da un ele-vato rischio di fallimento. L’edizio-ne 2011 sembra avvicinare sem-

Camilla Minarellie Emanuele Bompan da Washington

Spre di più i confini tra fantascien-za e realtà, con decine di idee ap-parentemente folli come pale eo-liche volanti, batteri Ogm per pro-durre biofuel, piattaforme sola-ri rotanti sempre orientate verso il sole e progetti di congelamento della CO2. «Questa innovazione è reale, avviene oggi - precisa arun Majumdar, direttore di arpa-e - e molti di questi progetti saranno fondamentali nel mercato ener-getico del futuro». alcuni sono de-stinati a fallire ma molti altri po-trebbero diventare i nuovi pilastri energetici. «La tecnologia energe-tica pulita è la lampadina del XXi° secolo», sintetizza il senatore del Colorado Mark udall. arpa-e è quindi l’incubatrice d’innovazio-ni che potrebbero rendere conve-niente installare pannelli solari su ogni casa, mettere su strada mi-

lioni di veicoli elettrici o sfrutta-re l’energia eolica che si trova ad altitudini elevate. Nel discorso di apertura, il segretario per l’ener-gia steven Chu, ha spiegato che l’obiettivo di arpa-e è rendere il costo delle rinnovabili inferiore ri-spetto ai combustibili fossili: «Cre-diamo sia più competitiva di quel-la derivata dal petrolio. La doman-da è se questo avverrà tra 10 o 50 anni». il governatore repubblica-no della California arnold sch-warzenegger ha parlato dei bene-fici della rivoluzione verde, spie-gando che nel suo stato il settore delle rinnovabili è cresciuto più di ogni altro creando migliaia di po-sti di lavoro: «in questa lotta de-mocratici e repubblicani sono uniti». perché per il governatore l’ideologia centra poco. «una so-cietà, la solazyme, sta lavorando

alla creazione di un combustibile ottenuto dalle alghe, con rilevan-te riduzione di gas serra, in speri-mentazione da parte della Mari-na, che non definirei “un gruppo di strambi ambientalisti”». unico ospite controcorrente, la senatri-ce repubblicana Lisa Murkowsky che ritiene ancora fondamentali le fonti fossili, visti i tempi neces-sari per immettere sul mercato le nuove tecnologie. La Murkowsky ha poi contestato i finanziamen-ti del presidente Obama: «eolico, solare, geotermico e biomasse ri-cevono aumenti significativi nel bilancio, mentre nulla è andato a fonti come idroelettrico, nucleare e gas naturale». il Congresso po-trebbe infatti rispedire al mitten-te la proposta Obama di stanzia-re 550 milioni di dollari per il pro-gramma arpa-e 2012.

Stati Uniti Termina l’Energy Innovation Summit, organizzato dall’Agenzia federale di ricerca sulle energie alternative. I progetti presentati corrono sulla sottile linea tra fantascienza e realtà

Muammar Gheddafi in un discorso pubblico

so, abdel Fattah Younes). «in america, in Francia e ovunque, se la gente attacca un deposito militare e ruba le armi, il gover-no reagisce sparando», ha insisti-to Gheddafi invitando una com-

missione d’inchiesta Onu in Libia per verificare direttamente la si-tuazione e le accuse di violazio-ni dei diritti umani contro il go-verno. Ma intanto ieri pomerig-gio mentre il Colonnello era an-

cora impegnato nel suo discorso, le forze aeree governative hanno cominciato a sorvolare la raffine-ria del porto di Brega. al Jazeera ha riportato di almeno una bom-ba scaricata, mentre sulla spiag-

gia la popolazione respingeva cir-ca 300 soldati pro-Gheddafi ri-conquistando la città. Ghedda-fi può contare ancora su almeno 12mila uomini fra le forze arma-te, più i presunti mercenari, ma la gran parte degli arsenali sono ormai in mano ai ribelli, come il resto del paese, a parte tripo-li. ancora una volta, la situazione sembra confusa, ma decisamen-te stabile e a favore della coalizio-ne del 17 Febbraio, estremamen-te ben organizzata tramite comi-tati di difesa regolati da ufficia-li dell’esercito passati dalla par-te della rivolta, e ormai in attesa di esaurire le capacità difensive dell’anziano leader. un solo allar-me: le decine di migliaia di lavo-ratori stranieri che si ammassa-no sui confini egiziano e tunisino cercando la fuga. per loro la situa-zione sembra disperata, con scar-si viveri e situazioni di sovraffol-lamento e mancanza di interven-to da parte della comunità inter-nazionale, che invece sembra di-scutere sempre più attivamente l’intervento contro Gheddafi, da ieri passibile di processo per vio-lazione dei diritti umani da parte della Corte penale internaziona-le dell’aja. Non è la sola decisio-ne presa ieri contro il Colonnello. ieri, nonostante i ripetuti appel-li da parte del Governo alterna-tivo autocostituitosi a Benghasi di non volere interventi stranieri, il senato ha votato a Washinton per la no-fly zone sulla Libia che ipedisca ulteriori raid da parte di quello che resta della flotta aerea di Gheddafi.

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giovedì 3 marzo 20118

L’idroelettrico due volte sostenibileL’iniziativa A Casalecchio vengono ripristinate le turbine nel Reno. I benefici ambientali si legano alla riscoperta della storia locale

Assessore provincia-le all’ambiente di Ferrara Giorgio Bellini giustifica la necessità di ampliare le

discariche presenti in provincia con l’aumento della produzione dei rifiuti urbani e con altre «cri-ticità» del Piano provinciale. Sul-la base di dati che, per altro, co-nosce solo lui (l’Osservatorio Ri-fiuti non ha nemmeno pubblica-to quelli relativi ai primi due qua-drimestri del 2010) afferma che “senza ampliamenti il 2012 diven-terà un anno critico per i rifiuti anche nel nostro territorio”. Nel-le sue ultime dichiarazioni l’anda-mento della produzione dei rifiuti e la raccolta differenziata sono as-sunti come dati oggettivi, non co-me obiettivi da perseguire, men-tre vengono dimenticate le azio-ni specifiche, indicate puntual-mente nel Piano, che la Provin-

Sergio Golinellie Lina Pavanelli*

L’

a Chiusa di Casalecchio e il canale di Reno, che fin dai primi secoli dell’an-no 1000 regolano il siste-

ma delle acque bolognesi, rap-presentano un sistema idrau-lico di grande valore culturale, che ha contribuito alla nascita di quel sistema protoindustriale le-gato alla produzione della seta, il quale ha fortemente caratteriz-zato nel corso della storia il ter-ritorio. Proprio nelle scorse set-timane, grazie al Consorzio della Chiusa e del Canale di Reno, ge-store dei manufatti, e del Comu-ne di Casalecchio che si sono fat-ti promotori dell’iniziativa, l’ope-ra idraulica è stata riconosciuta dall’Unesco come “Monumento per la Pace” in virtù del ruolo po-sitivo svolto durante i secoli nel-la gestione delle acque nel bolo-gnese. I segni di questo passa-to importante sono ben visibi-li e sono stati oggetto in questi anni anche di alcuni interven-ti di restauro: dal recupero del-la Casa del Ghiaccio lungo il ca-nale del Reno, dove fino all’ini-zio del Novecento risiedevano gli operai che avevano il compito di rompere manualmente i ghiac-ci in caso di gelate, al consolida-mento della struttura della Chiu-sa, gravemente danneggiata do-po le recenti piene del fiume Re-no. Adesso, invece, è in program-ma un intervento che riveste un duplice valore, sia storico che

Alessandro Conte

L

«Rifiuti, la Provincia sbaglia»Ferrara I Verdi: «L’assessore Bellini si deve dimettere. Vuole le discariche e dimentica la differenziata»

cia, i Comuni e le aziende han-no omesso da due anni di mette-re in atto. Il centro del recupero e del riuso, previsto nell’ex macel-lo comunale, già finanziato dalla Regione nel giugno 2009 con ol-tre 1.200.000 euro, è ancora in alto mare, se ha mai lasciato il porto di partenza. Il sistema di comunica-zione, educazione ed informazio-ne, fondamentale per promuove-re comportamenti virtuosi, è sta-to smantellato: lo sportello Eco-iodea è stato chiuso e le azioni di Agenda 21 Locale quasi azzera-te. Le stazioni ecologiche previste sono lungi dall’essere realizzate e i sistemi di raccolta non sono sta-ti potenziati, a partire dal porta a porta, se non in minima parte. L’ Autorità regionale per la vigilan-za dei servizi idrici e di gestione dei rifiuti urbani stima per il 2010 nella provincia di Ferrara una rac-colta differenziata ferma al 45,9% (penultimo dato in Emilia Roma-gna, migliore solo di quello di Bo-

logna), a fronte del 55% previsto dal Piano e dalla normativa. Pun-tare sull’ampliamento delle disca-riche rappresenta in questo qua-dro la decisione di rinunciare al-la riduzione dei rifiuti alla fonte e al recupero di materia, per asse-condare le esigenze di Area e delle altre aziende di fare bilancio con lo smaltimento. è una scelta con-traddittoria rispetto a quella di ri-durre progressivamente l’impat-to ambientale della gestione dei rifiuti attraverso la chiusura del-le discariche (incompatibili con la natura del nostro territorio, per quasi il 50% sotto il livello del ma-re e con la falda a pochi centime-tri dal piano di campagna) e la ri-duzione progressiva dell’utiliz-zo dell’inceneritore, decisa dalla passata amministrazione e con-fermata dal Tar. La resa della Pro-vincia rispetto alle spinte parti-colaristiche comporta un ritorno al passato inaccettabile, che va-nifica gli sforzi compiuti per da-

re a questo territorio un sistema di gestione dei rifiuti moderno, fi-nalizzato unicamente, come do-vrebbe essere, alla difesa dell’am-biente e della salute delle perso-ne. La paralisi politico – operativa che sembra caratterizzare l’azio-ne dell’assessore Bellini sta con-ducendo a risultati in netto con-trasto con il programma della co-alizione che ha eletto la Presiden-te Zappaterra. Per queste ragioni riteniamo che l’Assessore provin-ciale Giorgio Bellini debba dare al più presto le dimissioni.

*Verdi per la Costituente ecologista di Ferrara

«Puntare sull’ampliamento degli invasi significa rinunciare di fatto alla riduzione dei rifiuti alla fontee al recupero di materia»

Un giovane lupo di due anni ucci-so con una fucilata al torace pochi giorni fa sulle colline intorno a Bri-sighella, in provincia di Ravenna. Una lupa trovata morta a gennaio nella stessa località. Due cuccio-li rinvenuti morti a Fontana Mo-neta, sempre nel ravennate. Un quinto lupo ucciso tra Brisighella e Faenza. Per il giovane esemplare preso a fucilate è evidente l’azione di bracconaggio. Per gli altri casi si fanno ipotesi di avvelenamen-to o di non ben chiare cause natu-rali. Purtroppo la gioia del ritorno di una specie protetta come i lupi sull’Appennino romagnolo (le pri-me foto furono di Zavalloni a me-tà degli anni ottanta nelle foreste casentinesi e pubblicate sulla rivi-sta ecologista La Malalingua) vie-ne guastata da queste azioni cri-minali. I lupi sono naturali preda-tori che tengono sotto controllo anche le popolazioni dei caprioli e dei cinghiali, molto diffuse. In par-ticolare i cinghiali dell’est Europa,

Paolo Galletti

Ancora i lupi nel mirino

Ravenna

Terra Emilia Romagna A cura di Arianna Bianchi e Paolo Gallettiwww. verdiemiliaromagna.org

ambientale. è stato presentato la scorsa settimana il progetto per il ripristino delle turbine idroe-lettriche nel salto del canale in località Canonica a Casalecchio di Reno. Si tratta di un impianto di 330 Kw di potenza che consen-te di sfruttare l’energia prodotta da una cascata d’acqua che fino al 1930 ha fatto funzionare l’anti-co canapificio della Canonica. «Il progetto prevede che il Canale di Reno torni a svolgere in territo-rio casalecchiese la funzione di produzione di forza motrice per la quale è stato realizzato nel XIII secolo attraverso lo sfrutta-mento del salto idraulico presen-te – spiega Fabio Marchi, segre-tario del Consorzio della Chiu-sa di Casalecchio e del Canale di Reno - . Viene inoltre valutata la possibilità, qualora si verificasse-ro le condizioni, di realizzare un secondo impianto utilizzando la portata di acqua che, a valle del salto della Canonica, potrà essere immessa nel canale Scaricatore e restituita al fiume Reno». I lavo-ri, che potrebbero iniziare già dal prossimo ottobre su progetto di Giancarlo Picotti e Matteo Badiali della Sime Energia, secondo i dati di producibilità energetica stima-ti, consentiranno di coprire l’80% del fabbisogno di energia elettrica degli edifici pubblici dell’Ammini-strazione comunale (municipio, scuole, ecc.), generando un sur-plus di oltre il 50% in caso di rea-lizzazione del secondo impianto. L’energia in più verrebbe in ogni

caso immessa nella rete locale di-minuendo l’importazione di ener-gia dall’esterno. Infine, l’impianto ridurrebbe le emissioni di gas ser-ra con un risparmio in CO2 sti-mato in 1800 tonnellate l’anno di equivalente petrolio. Questi dati raddoppierebbero in caso di re-alizzazione del secondo impian-to. «Per l’Amministrazione co-munale questo intervento rap-presenta un contributo impor-tante per la produzione di ener-

gia rinnovabile sul nostro territo-rio – sostiene Beatrice Grasselli, assessore all’ambiente del Comu-ne di Casalecchio di Reno -. Que-sto ci consentirà, nell’ambito del-la nostra pianificazione energeti-ca, di raggiungere più facilmente gli obiettivi di riduzione di emis-sione di anidride carbonica fissa-ti dalla Comunità europea per il 2020. Inoltre, i cittadini avranno la possibilità di conoscere in pri-ma persona le modalità di pro-

duzione di energia idroelettrica e, nello stesso tempo, di appro-fondire il legame con la cultura e la storia locale. Una volta rien-trato in funzione, l’impianto po-trà essere visitato dal pubblico attraverso tour guidati, in questo modo il canale del Reno vissuto dal dopoguerra in poi come un retro della città potrà riassumere la centralità che merita, in virtù della sua rilevanza storica, cultu-rale e architettonica».

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giovedì 3 marzo 2011 9Terra Emilia Romagna

A Rimini l’italiano si mette in ReteMigranti La conoscenza della lingua è necessaria per il permesso di soggiorno. Un’iniziativa della Provincia per la sua diffusione

Imola sorgerà uno dei centri di ricerca per l’am-biente frutto della colla-borazione tra Universi-

tà di Bologna, Regione Emilia Ro-magna, Fondazione Cassa di Ri-sparmio di Imola e Comune. Que-sto centro fa parte di un proget-to più ampio partito qualche an-no fa, denominato Rete dei tecno-poli regionali, che mira a promuo-vere ricerca e innovazione nel si-stema produttivo dell’Emilia Ro-magna. Progressivamente le isti-tuzioni e gli enti di ricerca si so-

Marino Cavallo

A

a lingua italiana rappre-senta uno strumento fon-damentale per la buona riuscita di ogni proget-

to migratorio nel nostro Paese e un fattore di partecipazione at-tiva alla cittadinanza. Dal 9 di-cembre scorso, inoltre, la cono-scenza dell’italiano è diventata un requisito previsto dalla leg-ge. Con il decreto 4/6/2010, in-

Mario Galasso*

L

Imola punta sull’innovazioneEconomia Nascerà un Centro di ricerca per l’ambiente e unirà istituzioni e aziende a vocazione green

no accorti che alcuni degli ambi-ti più promettenti per l’innovazio-ne riguardano proprio l’ambiente, l’energia, le tecnologie per la di-minuzione degli impatti ambien-tali, la riprogettazione dei proces-si produttivi secondo criteri di so-stenibilità. Così una fetta impor-tante di risorse è stata destinata a sviluppare centri di eccellenza sulle tecnologie verdi. La rete re-gionale dell’alta tecnologia preve-de sei diverse aree: agroalimenta-re, costruzioni, energia e ambien-te, Ict e design, meccanica e mate-riali, scienze della vita. Sono atti-vi 34 laboratori, 7 centri per l’inno-vazione e sono impegnati 1.600 ri-cercatori, di cui 560 nuovi studio-si dedicati espressamente a questi progetti. Parliamo di 240 milioni di investimenti di risorse europee, regionali, delle università e degli enti locali. Sono già 369 i contratti di ricerca attivati, che rappresen-tano opportunità concrete di fare innovazione e ricerca per giova-

ni laureati o dottorati, in un con-testo nazionale che invece pena-lizza e riduce gli spazi per la ricer-ca e l’alta formazione. I centri di ri-cerca sull’ambiente probabilmen-te contribuiranno a ridisegnare il tessuto della nostra economia re-gionale: bioedilizia, tecnologie per il risparmio e l’efficienza energe-tica, riutilizzo dei materiali, fonti energetiche alternative, su ciascu-no di questi temi ci sono progetti e iniziative rivolte al mondo del-le imprese. Idee destinate a cam-biare il nostro sistema produttivo e a diventare concrete possibilità di migliorare le produzioni e i pro-cessi delle tante piccole e medie imprese che stanno considerando l’ambiente come area di possibile business. Questo modello può es-sere una via italiana all’innova-zione, basata su strutture di ricer-ca strettamente collegate al terri-torio, in grado di mettere in rete risorse, professionalità e proget-tualità. Intanto a Imola, nei pros-

simi mesi, 25 giovani ricercato-ri potranno cominciare a studia-re e a sperimentare nuovi prodot-ti e servizi dedicati all’ambiente. All’inizio il Centro avrà sede in lo-cali del centro storico. Poi si spo-steranno nel suggestivo spazio dell’Osservanza, un tempo area manicomiale. Ora ci sono i padi-glioni in sfacelo e uno splendido parco con alberi secolari. Gli ex manicomi conservano un’aria ve-ramente suggestiva, basta ricor-dare Trieste, per tutti. Ci ricorda-no la follia e l’ambigua linea di de-marcazione con la ragione. Credo sia emblematico che domani ci troveranno posto intelligenze che lavorano sull’equilibrio e sull’am-biente. E sarà bene prestare la massima attenzione alla reale vo-lontà di preservare questo impor-tante luogo della memoria. E non cadere nella tentazione di utiliz-zare questi spazi per altri e poco credibili programmi di “valorizza-zione” delle aree.

della lingua italiana, sottoscrit-to da Prefettura, enti locali, cen-tri per l’educazione territoria-le adulti e soggetti del Terzo set-tore, Rimini avvia una sperimen-tazione innovativa che mette in rete e qualifica le significati-ve esperienze già attive. Oltre al-la qualificazione dell’attuale of-ferta di corsi, il progetto provin-ciale “L’Italiano si mette in rete” permette un importante poten-ziamento dei percorsi nelle real-

tà periferiche e montane quali, ad esempio, Perticara, San Leo, Monte Gridolfo e Saludecio. Il Protocollo condurrà a un siste-ma di corsi per il riconoscimen-to di un titolo che attesti il rag-giungimento di un livello di co-noscenza della lingua italiana non inferiore al livello A2, suffi-ciente per presentare la doman-da di rilascio del permesso Ce per soggiornanti di lungo perio-do. Il Protocollo prevede la quali-

fica dei soggetti che programma-no, sostengono ed erogano cor-si di lingua italiana e educazione civica ai cittadini stranieri, par-tendo da una piattaforma con-divisa di moduli didattici, mate-riali, test di ingresso. Potenzie-rà inoltre la rete istituzionale per favorire una gestione organizza-ta dell’impatto sul territorio di nuovi adempimenti normativi, attenta ai diritti e ai bisogni dei cittadini. Naturalmente la parte-cipazione ai corsi e all’esame per ottenere l’attestazione ufficiale di conoscenza della lingua italia-na - livello A2 - sono totalmente gratuiti. Questo protocollo rap-presenta il coronamento di una partnership che finora ha sem-pre avuto risultati efficaci e che potrà rivelarsi particolarmen-te preziosa anche in applicazio-ne della nuova normativa che ri-schia di escludere e non include-re. La normativa, infatti, attraver-so un sistema di punti misurerà la possibilità di un migrante di esercitare i propri diritti. Solo un processo di conoscenza recipro-ca e non unilaterale, che aiuta a sconfiggere i sentimenti di diffi-denza ed i pregiudizi, eliminerà i fantasmi agitati anche nelle linee guida previste dal Piano per l’in-tegrazione nella Sicurezza stilato dal Governo, cioè che le diverse tradizioni e culture di provenien-za entrino in collisione con il no-stro assetto valoriale.

*assessore verde alla Provincia di Rimini

La Rete regionale dell’alta tecnologia prevede sei aree: agroalimentare, costruzioni, energia, design, meccanicae scienze della vita

più massicci e prolifici di quelli autoctoni, importati dai cacciato-ri, hanno invaso molte zone cre-ando grossi problemi alle attività agricole. La presenza di predato-ri che contribuiscano a ristabilire un certo equilibrio tra le specie è sicuramente una buona notizia. Se poi ci fossero danni ad anima-li domestici scatterebbero i risar-cimenti. Ma evidentemente non tutti apprezzano e bipedi decere-brati con fucile o boccone avve-lenato entrano vilmente in azio-ne. Il bracconaggio a Ravenna ha purtroppo precedenti criminali, come l’uccisione di una guardia forestale anni fa ed è un fenome-no non represso con la dovuta de-terminazione. Anche se il mondo venatorio oggi è in forte calo per numero di cacciatori e per con-senso sociale, rimane una lobby ambita alla quale oggi strizza l’oc-chio anche il leghismo locale. Pa-droni a casa propria anche di spa-rare a specie protette? Una bro-daglia di malinteso autonomi-smo da bar può legittimare anche azioni inqualificabili come spara-re a un lupo? Finché i delinquenti non saranno individuati non po-tremo capire se queste azioni si ammantano di nuove giustifica-zioni fasulle.

fatti, il ministero dell’Interno su-bordina il rilascio del “Permesso di soggiorno Ce per soggiornan-ti di lungo periodo” (l’ex carta di soggiorno) all’attestazione della conoscenza della lingua italia-na corrispondente al livello A2 del quadro comune di riferimen-to europeo approvato dal Consi-glio d’Europa. Unico territorio in Italia ad aver stretto un Protocollo d’intesa sulla qualificazione e diffusione

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giovedì 3 marzo 201110

© a

nsa

Formigoni? è per la dark economyRinnovabili Il governatore tace sulle misure contro le energie pulite che hanno prodotto migliaia di lavori in Lombardia

iascuno si diverte come può, chi immaginandosi fantomatiche celebrazio-ni di alberto da Giussa-

no, rivisitando la storia lombar-da come fosse il signore degli anelli, chi agitando lo spaurac-chio degli sbarchi di milioni di nord africani che piantano ten-de sulle rive del Ticino dichia-rando una nuova costituenda repubblica islamica. Purtrop-po, in tutto questo, sembra che le istituzioni lombarde cedano ad ogni tremore della Lega pur di ingraziarsene i voti e trasfor-mino la nostra regione in un bi-vacco per camicie verdi. anche il parlamento regionale in sal-sa padana è riuscito a dare il peggio di sé accettando l’istitu-zione di una festa dedicata al-la battaglia di Legnano da ce-lebrarsi il prossimo 29 maggio. Un baratto, come si usava, ap-

Stefano Bettera

C

l tema della green eco-nomy è un punto di for-za nel nostro program-ma» aveva assicurato il

Presidente della Regione Lom-bardia Roberto Formigoni non meno di un mese fa, in occasio-ne di un convegno con un titolo che a posteriori potrebbe sem-brare profetico: ‘’Politiche e azio-ni per dare energia al Paese”, or-ganizzato a Milano da assolom-barda e Camera di commercio. Ma in quelle che in tutto il paese sembrano essere le ore decisive per il futuro delle energie rinno-vabili, dal Pirellone non sono ar-rivati segnali chiari e prese di po-sizione riguardo alla discussione del testo provvisorio del decre-to legislativo presentato dal Mi-nistro Paolo Romani. Il testo po-trebbe avere effetti devastanti sull’intero mercato delle rinno-vabili, ma dalla regione nessun messaggio a sostegno di un set-tore strategico che, in Lombar-dia, ha visto nascere e consoli-darsi importanti iniziative im-prenditoriali, che hanno crea-to migliaia di posti di lavoro, in una fase decisamente critica per l’economia tradizionale.In regione, la mancanza di una presa di posizione in merito al decreto sulle rinnovabili da par-te del Governatore è stata de-nunciata anche da Giuseppe Ci-vati del Pd: «Le rinnovabili - ha

Anna Pellizzonee Erica Sirgiovanni

«I

Quella festa “riparatoria”Ricorrenze Per farsi perdonare le celebrazioni dell’Unità d’Italia Formigoni s’inventa il 29 maggio leghista

punto nel medioevo. Formigo-ni, la cui ambizione non smette di proiettarne fantasie sul pia-no politico nazionale, non può smentire il Presidente napoli-tano e così ha alzato, con fie-rezza celeste lo sguardo al cielo al grido di “no pasaran”. L’Uni-tà d’Italia non si discute. salvo poi, a distanza di pochi giorni, dare il via libera a questa paro-dia istituzionale. Tu dai una festa a me, e io do una festa a te. Con buona pa-ce della storia e della coeren-za. Peccato, appunto, che la da-ta scelta dai lumbard per cele-brare il mitico condottiero le-gnanese non abbia alcun fon-damento. Ma, si sa, la fantasia è ben più divertente e funzionale della realtà, soprattutto quando serve a creare consenso. E allora dagli con il sole del-le alpi e affini, un armamen-tario di imprecisioni, per esse-re gentili, di cui questa festa è

l’ultima trovata. L’importan-te è non scontentare il poten-te alleato padano che, dietro a questa immagine popolar pae-sana nasconde una scaltrezza nella gestione della politica e degli affari degna della miglio-re prima repubblica. se Formi-goni se la cava con una celebra-zione, conto ben più salato toc-ca pagare alla signora Morat-ti. L’appoggio del Carroccio alla sua ricandidatura ha avuto fino ad ora un prezzo salatissimo. Chiusura verso ogni politica pro immigrati, scontro frontale con la curia e la Casa della Ca-rità sul tema dei Rom, polemi-ca e conseguente appoggio alle sparate del segretario milane-se padano contro l’Unione Eu-ropea, rea di totale inefficienza verso l’invasione dei mori nor-dafricani. E poi, via di seguito, con la sconfessione di tutte le altre promesse fatte nella pre-cedente campagna elettorale a

partire da Ecopass, di cui salvi-ni è sempre stato acerrimo ne-mico. Ma intanto in via Pado-va, teatro degli scontri tra al-cuni immigrati esattamente un anno fa, la situazione è esatta-mente la stessa e se non fosse per il costante lavoro delle as-sociazioni e dei comitati di zo-na, la miccia si sarebbe acce-sa chissà quante volte. Ma l’im-portante, ovviamente, è dare al popolo padano ciò che si aspet-ta. Panem circensem, lo chia-mavano i romani. Peccato che qui il circo sia solo quello del Comune e della Regione.

dichiarato a Terra il consiglie-re regionale - si sono dimostra-te tali non solo dal punto di vista energetico, ma anche da quello economico, nel senso che hanno rinnovato numerose figure pro-fessionali e hanno creato nuo-vi posti di lavoro. In Lombardia questo fenomeno è stato clamo-roso ed è proprio per questo che da parte di Formigoni avremmo voluto una presa di posizione forte sul decreto. Ma non è arri-vato nulla». Che l’economia lombarda abbia di che essere riconoscente al set-tore delle energie rinnovabili, lo

confermano anche gli ultimi da-ti diffusi dal Gse (Gestore servi-zi Energetici). Con circa 400 mi-lioni di euro di fatturato nel solo settore fotovoltaico, la regione si aggiudica in Italia il primo posto in quanto a numero di impianti installati, oltre24 mila.Ma secondo gli esperti la Lom-bardia potrebbe fare di più. Le prospettive di crescita ci sono, resta però da capire in che li-nea andrà il decreto rinnovabi-li. secondo Civati, in questa vi-cenda «la cosa più drammatica e più vistosa è che il disimpegno nei confronti delle rinnovabili è

andato di pari passo con un im-pegno nei confronti del nuclea-re. La cosa peggiore è che non si è neanche pensato di aprire un confronto con il mondo delle as-sociazioni e con i gruppi che da sempre si sono interessati a que-ste tematiche». Della stessa idea anche ser-gio Zabot, ingegnere lombar-do specializzato in Ergotecni-ca ed Energetica: «La Lombar-dia è una delle regioni nelle qua-li le rinnovabili si sono sviluppa-te maggiormente, il tutto in ma-niera assolutamente compatibi-le con le possibilità offerte dal

territorio. sembra che si stia cer-cando di ostacolare le grandi po-tenzialità che ha dimostrato il mondo della green economy, ca-sualmente quando si ricomincia a parlare di nucleare. È possibi-le che dietro il tentativo di inde-bolimento delle rinnovabili ci sia la “longa manus” delle lobby nu-cleariste».Ma non esiste solo il settore fo-tovoltaico, infatti nella regione che ospiterà l’ esposizione uni-versale del 2015, anche il Biogas da qualche anno fa la sua par-te. «È anche questo un elemen-to di grande sviluppo economico che non dobbiamo sottovalutare - continua Zabot - la nostra re-gione è leader nazionale in que-sto settore». Un’altra dimensio-ne del mondo delle energie rin-novabili, forse meno nota, che comunque fornisce dati impor-tanti e cifre in costante cresci-ta. Il Biogas è una fonte alterna-tiva di energia elettrica prodotta soprattutto nelle aziende agrico-le poiché ottenuta dalla fermen-tazione delle biomasse, ovvero dei rifiuti vegetali e da liquami di origine animale, derivanti da-gli allevamenti zootecnici. «Le tecnologie per produrre biogas sono sicure e consolidate, fun-zionano bene- conclude Zabot - l’unico problema di questi im-pianti è che puzzano un po’, ma penso che tutti possano fare un piccolo sforzo e sopportare. La potenzialità insita è decisamen-te enorme».

Peccato che la data scelta dai lumbard per celebrare il mitico condottiero della battaglia di Legnano non abbia alcun fondamento

Terra Milano A cura di Anna PellizzoneInfo: [email protected]

Il Governatore ha illustrato ieri la sua riforma della leg-ge elettorale regionale da re-alizzare in questa legislatu-ra: «La mia posizione è per il mantenimento del premio di maggioranza, che serve per la governabilità. Per vo-glio l’individuazione dei 16 componenti non attraverso un listino ma con il voto di preferenza, quindi attraver-so il recupero dei primi 16 non eletti». In tutt’altra di-rezione la proposta del Pd: abolizione del listino bloc-cato, elezione di tutti i con-siglieri attraverso le prefe-renze, limite di due manda-ti per il presidente della Re-gione, premio di governa-bilità al 55%, introduzione della doppia preferenza uo-mo-donna e la garanzia di elezione di almeno un con-sigliere per ogni provincia.

Scontro Formigoni-Pd

Legge elettorale

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giovedì 3 marzo 2011 11

Bomba ecologica a San GiuseppeDenuncia Un’antica Vasca nel tempo si è trasformata in discarica di ogni tipo di veleni. E oggi è destinata ad accoglierne altri

isale alla mattinata di ie-ri la definitiva approva-zione del nuovo piano faunistico venatorio da

parte del Consiglio Provinciale di Napoli. Il via libera alla nuo-va regolamentazione arriva do-po un iter in cui gli esperti scien-tifici ne hanno attentamente va-gliato la sostenibilità, e dopo un esaustivo dialogo tra i rappre-sentanti delle associazioni agri-cole, ambientaliste e venatorie, che ha permesso di sintetizzare con successo prospettive e pro-poste diverse. L’istituzione di un nuovo piano si faceva attendere da quasi 13 anni: la legge 157 del ’92 stabilisce che debbano essere le Regioni a stanziare le normati-ve coerenti con le caratteristiche territoriali e naturalistiche del-le varie province, aggiornando gli standard per le pratiche ve-natorie ogni cinque anni. Si trat-

Pierluigi Schiano Moriello

R

asca al Pianillo, San Giu-seppe Vesuviano: una ve-ra e propria bomba eco-logica, un invaso nel qua-

le nel corso degli ultimi decenni è stato sversato di tutto. Un’ope-ra che risalirebbe al 1600 facente parte del sistema dei Regi Lagni destinata ad accogliere le acque chiare per l’irrigazione ma che di fatto, col passare del tempo, si è trasformata in una fogna a cielo aperto e discarica di rifiuti tossi-ci e pericolosi di provenienza il-legale: negli anni ’80 la camor-ra di Cutolo vi ci andava a getta-re i cadaveri dei morti ammazza-ti, ma a rendere putrido l’odore che si avverte anche a chilometri di distanza sono ben altre sostan-ze, cancerogene, a giudicare dal-lo spaventoso aumento dei morti per tumore nelle zone circostan-ti (manca come al solito un re-gistro tumorale, ma la conferma arriva dai medici curanti di San Giuseppe Vesuviano, spaventati dai dati drammatici provenien-ti dal comune vesuviano). Tal-mente inquinato questo “lagno” (le cui “acque”, per modo di dire, vengono ancora utilizzate per ir-rigare le coltivazioni, in partico-lare i noccioleti) che sul suo con-to sono sorte leggende di ogni ti-po: qualcuno dice che una vol-ta al suo interno venne scaricato un elefante morente provenien-te da un circo. In ogni caso siamo di fronte a uno degli scempi am-

Francesco Servino

V

I cacciatori sono la metàProvincia di Napoli Il Consiglio approva un nuovo Piano: i permessi scenderanno da 3.001 a 1.639

ta dunque di un aggiornamen-to agognato e necessario che ha messo d’accordo, nell’Aula di Pa-lazzo Matteotti, tutte le parti in campo: un’approvazione all’una-nimità, che lascia intendere un momento politico di proficua cooperazione. «Abbiamo soste-nuto il nuovo piano - spiega il consigliere del Pd Livio Falcone - perché è ragionevole e tecni-camente sostenibile. Quando la maggioranza presenta atti cor-retti noi li votiamo sempre. Ab-biamo anche costretto il Consi-gliere Comunale Granato del Pdl di Somma Vesuviana a dimetter-si prima di insediarsi come di-fensore civico. Erano tre mesi che doveva farlo». Le nuove leg-gi dimezzano di fatto l’attività dei cacciatori sul territorio provin-ciale, un compromesso dovuto alla proporzionale diminuzione delle aree non urbanizzate negli ultimi anni; le nuove norme so-no in linea con il Piano Territo-

riale di Coordinamento Provin-ciale, oltre alle direttive europee che controllano il ruolo e l’opera dei cacciatori. Il dipartimento di Scienze Zootecniche e Ispezio-ne degli alimenti della Federico II, che ha curato la redazione del documento, assicura innovazio-ni specifiche a tutela della bio-diversità e integrazioni normati-ve importanti, che saranno por-tate a piena effettività con la re-alizzazione di un Osservatorio Faunistico Provinciale. «è sta-to un lavoro ampio ed articola-to - spiega uno dei membri del-la commissione tecnico scienti-fica, il Prof. Luigi Esposito - para-dossalmente la diminuzione dei cacciatori è stata dovuta anche e soprattutto alla costante cemen-tificazione. Per fare un esempio, ad Ischia o sui Monti Lattari, che sono zone con forti tradizioni di caccia, i continui abusi e l’au-mento vertiginoso di costruzio-ni hanno prodotto una drastica

riduzione dei permessi di caccia. Delle due l’una: o si va a caccia o si costruisce». Esprimono soddi-sfazione anche i Verdi: «Un atto dovuto - spiega il commissario regionale Francesco Emilio Bor-relli - che porta da 3.001 a 1.639 i permessi per i cacciatori, anche perché sono passate da 70mila a 45mila le aree agro-forestali del nostro territorio a causa dell’ur-banizzazione selvaggia che pro-segue anche a causa dei continui abusi». Il nuovo documento sarà ora presentato alla Regione per l’approvazione di un piano fauni-stico venatorio regionale.

bientali più gravi dell’area vesu-viana. Ebbene, qualche giorno fa il Generale Jucci, alto commissa-rio per la bonifica del fiume Sar-no, ha annunciato ai rappresen-tanti di alcune associazioni am-bientaliste di San Giuseppe Vesu-viano che a luglio partiranno i la-vori per la bonifica della Vasca. Il costo dell’opera è di 18 milioni di euro e gli oltre 200mila metri cubi di sedimenti verranno stoccati in un’area al confine col comune di Poggiomarino (via Martiri di Nas-sirya), dove verranno avviati al-la depurazione e al riciclo, men-tre la parte inerte finirà in disca-

rica (a cava Sari?). La buona noti-zia, che ha reso inizialmente en-tusiasti i cittadini sangiuseppe-si cela in realtà una magagna: fi-no a luglio la struttura verrà uti-lizzata per la bonifica del canale Bottaro – Fienga del fiume Sar-no, sarà quindi destinata ad ac-cogliere i fanghi tossici prove-nienti da Scafati (Salerno): a que-sta decisione i cittadini si oppon-gono, anche perché nel territorio vesuviano ci sono altri tre lagni da bonificare (tra Terzigno e Ot-taviano) che, in teoria, avrebbero la precedenza: «Se la soluzione non vi sta bene tenetevi la vasca

per sempre!» ha sbottato Jucci. «Vi rendete conto di cosa signifi-ca far viaggiare 18000 tonnellate di melma tossica sui camion tra Scafati e San Giuseppe Vesuvia-no?», rispondono gli ambienta-listi. I lavori per la bonifica par-tiranno a Luglio perché nel frat-tempo c’è da completare la rete fognaria che porta le acque nere al depuratore di Angri. Di fatto i sangiuseppesi si sono trovati di fronte a un ricatto bello buono: rassegnarsi ad accogliere prima i fanghi tossici del Sarno e poi, se tutto andrà per il verso giusto, i sedimenti della Vasca.

I Verdi: «Le aree agro-forestali del nostro territorio a causa dell’urbanizzazione selvaggia sono passate da 70mila a 45mila»

Terra NapoliA cura di Francesco Emilio BorrelliInfo: [email protected]

«Sosteniamo da anni la battaglia per l’uso dei sac-chetti biodegradabili so-prattutto a Napoli e pro-vincia - dichiarano il com-missario regionale Verdi Francesco Emilio Borrelli ed il presidente provinciale Carlo Ceparano - e da tem-po segnaliamo la vergogna dei falsi sacchetti ecologi-ci. Dalle nostre stime però il 70% abbondante dei ne-gozi si è adeguato alla nor-mativa mentre resta un 30% che tentano di rispar-miare continuando ad uti-lizzare la plastica illegal-mente».«Per chi ha sospetti o veri-fica comportamenti illeci-ti preghiamo - continuano Borrelli e Ceparano - di in-viarci segnalazioni a [email protected] e prov-vederemo noi ad informa-re direttamente le autori-tà competenti. Vorremmo rendere noto infine un da-to positivo circa il 10% dei clienti dei negozi napole-tani si presenta alla cassa con un sacchetto persona-le e riutilizzabile».

«Abbiamo le 31 firme per lo scioglimento del Consi-glio comunale». Carlo La-mura, capogruppo del Pdl in Consiglio, annuncia che hanno firmato per le di-missioni 31 consiglieri su 60, portando così a com-pimento l’iniziativa an-nunciata dall’opposizione per far sciogliere in antici-po, di poche settimane ri-spetto alla scadenza natu-rale, l’assemblea munici-pale provocando la caduta dell’amministrazione Ier-volino.Le firme per le dimissioni della maggioranza dei con-siglieri saranno depositate tra poco alla segreteria ge-nerale del Comune.Questa iniziativa rende su-perflua la mozione di sfi-ducia presentata ieri dal centrodestra, che sarebbe stata discussa nei prossi-mi giorni.

Stop ai falsisacchetti

Scioglimento in arrivo

I Verdi

Comune

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giovedì 3 marzo 201112

i terrà oggi a Palazzo Valen-tini a Roma, la conferen-za “Trashware e Responsa-

bilità Sociale d’Impresa” organiz-zata da Binario Etico (www.bina-rioetico.org), cooperativa che dal 2006 promuove l’uso consapevole delle tecnologie informatiche e la diffusione del software libero. Al-la conferenza parteciperanno rap-presentanti delle istituzioni, del mondo accademico, delle impre-se e della società civile per affron-tare i diversi aspetti legati alle ri-cadute sociali ed ambientali del-la gestione dell’Ict nelle imprese. Le imprese private, così come la pubblica amministrazione, si tro-vano sempre più spesso a dover gestire lo smaltimento di migliaia di computer dismessi. In passato la soluzione più praticata era am-

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ERLI

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ESSE

Libia, rivoluzione e internet Intervista Il giornalista Rosario Simone, esperto di Paesi arabi: «Rete e tv hanno un ruolo fondamentale»

ulla rivoluzione in corso in Libia contro il regime di Gheddafi, inizia finalmen-

te a muoversi la comunità inter-nazionale. La situazione è tutta-via ancora incerta. Per capire in quale quadro si muovono le for-ze in campo, abbiamo intervi-stato Rosario Simone, giornali-sta, esperto di Medio Oriente e Paesi arabi.

Come si è evoluta la Libia ne-gli ultimi anni?Ho frequentato la Libia moltis-simo dalla fine degli anni 80 fi-no al 1994. Da allora il paese e la sua immagine nel mondo han-no vissuto numerosi cambia-menti. I più importanti sono la riabilitazione della Libia dalla condizione di cosiddetto “Sta-to canaglia”, dovuta alle decisio-ni di Gheddafi di risarcire le fa-miglie delle vittime di Lockerbie e, a partire dal 2003, di smantel-lare il programma di armamen-to nucleare ed i missili balistici, alle quali ha fatto seguito la ri-presa dei rapporti con la Gran Bretagna e con gli Stati Uniti. Ci sono poi da ricordare alcu-ne grandi liberalizzazioni inter-ne, che hanno trasformato la Li-bia in un paese in parte sociali-sta ed in parte liberale, almeno

da un punto di vista economico. Si pensi che il reddito pro capi-te annuo del cittadino libico è di 12.000 dollari all’anno, una cifra non alta per noi, ma comunque una delle più alte di tutta l’area. E poi non dimenticherei il nuo-vo ruolo della Libia nel control-lo dei flussi migratori.

Si parla di Libia, ma il popolo libico è di fatto una realtà ine-sistente. Puoi farci un quadro più chiaro della situazione?non essendo la Libia, con i suoi sei milioni e mezzo di abitanti, un paese caratterizzato da gran-di masse, come invece è l’Egit-to, l’ago della bilancia sarà rap-

Susanna Marietti

presentato dall’equilibrio del-le forze in campo, che si sta de-lineando proprio in queste ore, e soprattutto da come si schie-reranno nel conflitto le forze ar-mate. Un altro aspetto impor-tante sarà costituito dall’asset-to tribale. In queste ore bisogna prestare la massima attenzio-ne alle prese di posizione del-le tribù, anche perché gran par-

Ste del territorio è desertico ed è controllato da gruppi etnici lo-cali. nell’esercito stesso, dopo i primi dieci anni di presenza di Gheddafi, hanno iniziato ad es-sere rappresentati tutti i più im-portanti gruppi tribali. Una del-le tribù dell’est del paese ha fat-to sapere che potrebbe bloccare le esportazioni di greggio, che partono proprio dalla zona con-trollata da questo clan.

Che ruolo hanno giocato le nuove tecnologie e la circo-lazione globalizzata dell’in-formazione in questa cate-na di rivoluzioni avvenuta nel mondo arabo e partita dalla Tunisia?Mi sono trovato il mese scorso in quell’area, anche se lontano dal-le zone calde. Ho visto che tutti stavano seguendo i fatti egizia-ni con estrema attenzione e ap-prensione. Credo che le tv arabe, più che internet in modo diret-to, abbiano avuto un ruolo fon-damentale nella crisi egiziana e, secondo il mio parere, il regime libico questo lo ha capito, facen-do del suo meglio per controlla-re quello che ha potuto, a parti-re dal flusso delle immagini dai luoghi dello scontro, e poi pro-ponendo a sua volta delle im-magini più tranquillizzanti at-traverso la tv di Stato.

Trashware e responsabilità d’impresaGreen economy Si discute di uso sostenibile degli strumenti informatici in un convegno oggi alla Provincia di Roma

«Il regime del colonnello Gheddafi sta facendodel suo meglio per riuscire a controllareil flusso delle immagini dai luoghi dello scontro»

Tra buone prassi e quotidiane emergenze si consumano i so-liti discorsi sul carcere. Il so-vraffollamento, i suicidi, le vio-lenze, la malasanità, e poi un call center, un laboratorio, la scuola, il lavoro all’esterno. ne-ro e bianco si alternano e con-vivono. E non si capisce per-ché quel nero continua a fare da sfondo e quel bianco debba restare puntiforme: se a tutti piace Bollate e non Poggiorea-le, se nessuno vuole che i dete-nuti si ammalino e si ammaz-zino in carcere, se tutti pensa-no che queste condizioni di de-tenzione rischiano di essere inumani e degradanti, perché il bianco e il nero continuano a convivere così ambiguamen-te? Forse perché rappresenta-no degli estremi, così netti co-me così irreali? Forse. Forse per capire il carcere è meglio guar-dare la sua quotidianità, la or-dinaria sofferenza che esso im-pone ai suoi ospiti, una soffe-renza fatta di banali prevarica-zioni e di minime, progressive degradazioni. Qualche tempo fa a Francesco viene in men-te di comprarsi un compu-ter. è un ergastolano, il tempo non gli manca, vuole investire su di sé e un pc può fare al ca-so suo. Ma quando l’aveva visto usare da certi suoi compagni di detenzione, non immaginava costasse tanto: quasi 1.700 eu-ro gli chiedono, sottoponendo-gli un preventivo senza alcuna offerta concorrente. Prende-re o lasciare. E Francesco pren-de, senza sapere che gli sareb-be costato altri 3.600 euro di ri-parazioni, prima di collassare dopo due anni. Avendoci spe-so ormai 5.300 euro, France-sco vorrebbe mandarlo in ripa-razione all’esterno, ma il nuo-vo direttore dubita che quel ti-po di computer possa resta-re in carcere, nella disponibili-tà di un detenuto. Passa quin-di un anno e mezzo (e un recla-mo al magistrato di sorveglian-za) prima che il pc vada in ri-parazione. Riparato è riparato, ma qualche dubbio sopravvi-ve sulla sua legittimità e Fran-cesco vien informato che il pc è in magazzino e non gli vie-ne dato. Comincia così il primo sciopero della fame, interrotto da una promessa. Poi il secon-do, il terzo e il quarto, ancora fermati da analoghe promesse. Ci riprova ora. Ma perché Fran-cesco non può avere il suo pc, pagato come un cacciatorpedi-niere? Qualcuno gli ha raccon-tato di un ignoto regolamento. Ma se anche non esistesse que-sta occhiuta normativa, la veri-tà è che l’essenza del carcere è proprio in questo potere di di-sposizione, incomprensibile e (quasi) assoluto. Tra il bianco e il nero, c’è questo grigio della sofferenza quotidiana.

IL PC E LA SOFFEREnzAStefano Anastasia

Difensore civico

Smucchiare in magazzino i vecchi pc, opzione non più praticabile. Le imprese e la pubblica ammini-strazione si trovano oggi a gestire un elevatissimo quantitativo di pc dismessi, non perché non più fun-zionanti, ma perché ritenuti non adeguati a far funzionare softwa-re sempre più avidi di risorse. La vita media di un computer, prima di diventare realmente obsoleto, è di circa 10 anni, ma le aziende rin-novano il proprio parco macchi-ne mediamente ogni 4 anni. Mac-chine ancora perfettamente fun-zionanti vengono messe da par-te a causa di strategie di produ-zione e vendita non del tutto leci-te. Computer sempre più potenti fanno sviluppare software sempre più dispendiosi, che a loro volta necessiteranno di computer sem-pre più potenti. Potenza che so-lo raramente è effettivamente ne-

cessaria nell’utilizzo ordinario di un pc. Questo continuo ricambio prematuro e frenetico porta con sé un serio problema ambientale. Ogni anno - secondo i dati forni-ti da Binario Etico - in Italia ven-gono prodotte circa 850.000 ton-nellate di rifiuti di apparecchiatu-re elettriche ed elettroniche (Ra-ee), dei quali solo una piccola par-te viene smaltita adeguatamen-te. Come dimostrano molti stu-di, i rifiuti elettronici contengo-no sostanze altamente tossiche, causa di inquinamento del suo-lo, dell’aria e dell’acqua. Un corret-to smaltimento di Raee presuppo-ne un iter complesso e molto one-roso. Smaltimento che, ad un cer-to punto, è comunque inevitabi-le, ma può essere ritardato di mol-to se si pone fine al circolo vizioso della rapida obsolescenza. E’ qui che entrano in gioco il trashwa-

re e la responsabilità sociale d’im-presa. Il trashware è la pratica di recuperare computer dismessi per dargli nuova vita e un impiego di utilità sociale. Le imprese pos-sono cedere i loro computer di-smessi, che vengono poi riquali-ficati con software libero e utiliz-zati per scopi sociali, ad esempio donandoli alle scuole, a coopera-tive sociali o ad enti di formazio-ne per l’alfabetizzazione informa-tica. Operando in questo modo, è possibile ottimizzare le risorse, ri-durre gli sprechi e contenere l’in-quinamento. Le aziende possono così continuare a sostituire i lo-ro computer ogni volta che lo ri-tengono opportuno, seguendo pe-rò una condotta etica. I vecchi pc verranno utilizzati per anni e con un impiego socialmente utile, an-ziché essere avviati ad un costoso smaltimento prematuro.

Bartolo Scifo

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giovedì 3 marzo 2011 13>>Ecostyle>>

L’astrattismosu due ruote

n gioiello dell’Italia centrale, capolavori d’arte e un antico for-te che ritrova una nuo-

va vita. Sono questi gli elemen-ti fondamentali che caratte-rizzano Aspetti di arte astratta nella raccolta Fiocchi: da Balla a Sol Lewitt, la mostra ospita-ta nel Forte Malatesta di Asco-li Piceno è stata prolungata fi-no al prossimo 30 maggio. Se a tutto questo si aggiunge an-che un inedito percorso in bi-ci che dalla centrale piazza del Popolo conduce i visitatori fi-no al Forte, l’occasione diventa da non perdere. Infatti, inclu-so nel biglietto della mostra c’è la possibilità di prendere a no-leggio una bici da piazza Arri-go e da qui partire all’esplora-

Pierpaolo De Lauro

U

Arte Ad Ascoli Piceno un vecchio forte rinascimentale torna alla cittàe diventa uno spazio espositivo raggiungibile comodamente in bicicletta

zione della città e raggiunge-re il Forte Malatesta. Proprio questa struttura è uno dei gio-ielli dell’architettura fortifica-ta rinascimentale. Chiuso dal 1978 e ridotto in stato d’abban-dono, torna, dopo dieci anni di restauro, a diventare un centro nevralgico della città. La fortez-za a forma di stella irregolare, la cui attuale struttura di mastio dodecagonale porta la firma di Antonio da Sangallo il Giovane, riapre definitivamente ospitan-do come primo evento proprio la mostra sull’Astrattismo. Nelle antiche stanze è raccol-to un consistente nucleo di 230 opere, un corpus formida-bile per la conoscenza delle di-namiche dell’arte contempora-nea in Italia, riunite in oltre cin-quant’anni da Serafino Fiocchi, collezionista ascolano.

L’esposizione, si apre idealmen-te con una cartolina postale di-segnata da Giacomo Balla re-cante un testo indirizzato a Fortunato Depero, il padre del design italiano e autore di mol-ti degli oggetti che hanno ca-ratterizzato l’Italia (in primis la forma della bottiglietta del Cro-dino). Si prosegue poi con un interessante confronto fra una Amalassunta di Osvaldo Licini e un disegno visionario di Mi-rò. Per quanto riguarda l’astrat-tismo italiano si parte dagli an-ni Cinquanta con opere di Fon-tana, Burri, Veronesi, Crippa, Capogrossi, Scanavino per ar-rivare a Vedova, Accardi, Peril-li e Parmeggiani. E non manca lo spazio dedicato a interessan-ti esempi legati al contesto in-ternazionale con opere di Mas-son, Beuys e Sol Lewitt.

Giunge alla quinta edizione Bilbolbul, il tradizionale ap-puntamento bolognese col fumetto d’autore internazio-nale. Come ogni anno l’in-tera città, fino al 6 marzo, si trasforma nello spazio idea-le del fumetto tra strisce, di-pinti, convegni, performan-ce e dibattiti che hanno co-me sfondo luoghi diversi, dai musei alle gallerie d’arte, dal-le librerie fino alle bibliote-che. Centro nevralgico del Festival è la Piazza Coperta di Salaborsa, dov’è possibi-le incontrare gli artisti ospi-ti intenti a disegnare e a fare dediche per l’attento pubbli-co della manifestazione. Te-ma di questa edizione è l’or-mai stretto rapporto che si intesse tra l’arte del fumetto e la letteratura. Una grande

Ricordate il vecchio pulmino della Volkswagen? Quello che ha caratterizzato la stagione di Woodstock e la scena freak anni Settanta? Sulla base di quello storico modello la casa produttrice tedesca ha presentato al Sa-lone di Ginevra il suo Bulli. A differenza del suo antenato, però, il veicolo in questione col passare degli anni assume un cuore tutto verde. Al suo interno, infatti, tutto funziona grazie a un motore elettrico in grado di erogare 85 kw di po-tenza e alimentato da una batte-ria agli io-ni di litio da 40 kWh. Se-condo la ca-sa produttri-

retrospettiva, inoltre, fa lu-ce sul lavoro di Josè Munoz grande disegnatore arginto cresciuto nella scuola di So-lano Lopez, il disegnatore de L’Eternauta. Nel suo tratto si fondono Borges, Cortazar, e i romanzi hard-boiled ba-se del suo Alack Sinner. L’al-tro grande omaggio è quello che il Festival dedica a Vanna Vinci. Con Sulla soglia si trac-cia un percorso nel lavoro di una delle più significative vo-ci del fumetto italiano, autri-ce di romanzi illustrati come Aida al confine. Spazio anche ai bambini presso la Cinete-ca che si trasforma in un la-boratorio permanente per ospitare mostre, proiezioni e incontri con gli autori, nei giorni del festival ma anche nel mese successivo.

ce l’alimentazione è in grado di garantire un’autonomia di 300 km, un record nel setto-re elettrico, sempre che i da-ti siano rispettati nella prova su strada. Oltre al motore, Bulli mostra anche un’altra particolarità: è la prima vettura ad essere do-tata di un iPad di serie. Il ta-blet della Apple, posizionato nella plancia, funge da centra-lina di comando per tutta l’au-tovettura. Attraverso lo scher-mo touch si può attivare il cli-matizzatore, tenere sotto con-

trollo il sistema di navi-gazione e regolare il

volume. Una vol-ta a destina-

zione si stac-ca e si ripone nella borsa.

BilBolBul, tra fumetto e letteratura

Il pulmino dal cuore verde

Bologna

Mobilità

l senso de Il Grinta, remake del-la pellicola del 1969 con cui i fra-telli Coen sono saltati in grop-pa al genere western, è forse da rintracciare nella colonna sono-

ra originale composta da Carter Bur-well, musicista newyorchese che deve una bella fetta di fama ai due di Min-neapolis: indimenticabili in particola-re le soundtrack per Barton Fink e Far-go, stra-premiati anche per i loro tra-gici voli musicali, contrappunti inediti tra grottesco e dramma, propri del ci-nema dei Coen. Anche la scelta di regi-stro per Il Grinta (Warner music) va di pari passo col taglio cinematografico, qui quanto mai “trasgressivo” rispet-to alla media “coeniana”. Nel senso che l’impianto del film è classico, lontano

da allucinazioni alla Big Lebowski e pri-vo di pezzi rock-pop a caratterizzare le sequenze. Così, Burwell ha mani libere per valorizzare l’impatto di ogni scena, saldando le immagini (epiche, roman-tiche, comiche) con 20 brevi composi-zioni, includenti estratti di gospel e ca-paci di incorniciare, via via, le emozio-ni suscitate, in primis, nella protago-nista Mattie alla disperata ricerca del padre: si va da brani che usano pochi strumenti a composizioni orchestrali sempre più complesse, man mano che la giovane eroina si allontana da casa e si avvicina all’assassino ricercato. Un viaggio in territori, geografici ed emo-zionali, sconosciuti che non avrebbe demeritato la presenza nella cinquina candidata all’Oscar

Carter Burwell per la colonna sonora dell’ultimo film dei fratelli Coen, crea la giusta struttura per valorizzare ogni scena, saldando le immagini con 20 brevi composizioni

Il Grinta, selvaggi sentieri musicali

I

Soundtrack di Diego Carmignani

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giovedì 3 marzo 201114

Un momento del presidio davanti alla Regione Lazio© R

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>>Cultura>>

Cultura, un bene comune

i è svolto ieri mattina a Ro-ma davanti alla sede del-la Regione Lazio il presidio conferenza stampa, “Cultu-

ra Bene Comune”, di tutte quel-le realtà collegate allo spettaco-lo dal vivo vincitrici dei bandi le-gati alla legge regionale n.32, che finanzia le attività culturali del-

Alessia Mazzengafoto di Raffaele Petralla

S

Mobilitazione Ieri a Roma 162 strutture tra associazioni, cooperative e fondazioni che da tempo lavoranocon impegno sul territorio hanno reclamato i fondi per le attività svolte e una politica trasparente per il futuro

la Regione. Centosessantadue strutture tra associazioni, coope-rative, fondazioni e comuni che nel 2010 hanno realizzato festi-val artistici, spettacoli dal vivo, creato officine culturali e soste-nuto progetti di promozione cul-turale e di spettacolo, da mesi so-no ferme in attesa di indicazioni da parte della Regione sul desti-no delle attività e dei progetti dif-fusi sul territorio. Questo perché

nonostante le rassicurazioni da parte dell’assessore alla Cultura, arte e Sport fabiana Santini so-no ancora da erogare parte dei saldi delle attività già svolte, cioè quelle del 2009, parte degli antici-pi per le attività del 2010 e non c’è stata ancora nessuna indicazione riguardo le attività del 2011, che sarebbero dovute iniziare a gen-naio. a peggiorare la situazione a dicembre la Regione è intervenu-

ta con un taglio sull’erogazione dei fondi per le attività culturali che da sei milioni e mezzo previ-sti sono diventati 5 milioni per il 2011. «Sembra che questo milio-ne e mezzo sia stato distratto per l’evento “Donna sotto le stelle” - spiega Ilaria Di Stefano del coor-dinamento regionale dedicato al-la danza (Core) -. a parte la que-stione che in un contesto nazio-nale in cui la cultura è sotto attac-

co su tutti i fronti ci sembra ab-bastanza peculiare e indicativo il fatto di togliere soldi per desti-narli alla moda, quello che ci pre-occupa di più è il discorso lega-to alla qualità di ciò che faccia-mo». Questo perché le «attività con i centri diurni, con le scuole e le asl in aree come quella della provincia di frosinone, di Rieti o della zona della Sabina - continua elisa Maurizi di Officina cultura-le della Bassa Sabina - zone che già soffrono di una depressione culturale e dove mancano cen-tri d’aggregazione hanno bisogno di una programmazione di am-pio respiro temporale. Una conti-nuità che era la forza dei proget-ti biennali. Ora, invece siamo fer-mi da gennaio e la Regione sem-bra voler favorire grandi eventi che non hanno niente a che vede-re con una politica quotidiana e capillare sul territorio, che cerca di dare delle risposte alle piccole realtà. per questo chiediamo una politica culturale trasparente da parte dell’amministrazione con la quale poterci confrontare». esi-genza a cui l’assessore regionale alla Cultura ieri sembra aver co-minciato ad interessarsi riceven-do una delegazione delle varie as-sociazioni a termine della confe-renza stampa. La Santini ha pre-so l’impegno di saldare entro la fi-ne di marzo i pagamenti non an-cora erogati, di verificare la situa-zione relativa al bando per attivi-tà culturali svolte nei Municipi di Roma e di avviare la ristruttura-zione dei teatri.

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giovedì 3 marzo 2011 15>>Commenti>>

Rivolta in Nord Africa, è giunta l’oradi riformare la legge sulla cittadinanza

Organo ufficiale d’informazionedella Federazione dei VerdiReg. Trib. di Roma n. 34 del 7/2/2005Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 c. 1 DCB - RomaLa testata fruisce dei contributidi cui alla legge 7/10/ 1990 n. 250via del Porto Fluviale, 9/a - 00154 Romatel. 06.45.47.07.00 - fax [email protected] - www.terranews.it

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Chiuso in redazione alle ore 19.00

prevenzione, una replica dal ministero

Cara Terra, apprezziamo l’atten-zione con cui il giornale segue i temi della sanità e dell’ambiente. Proprio per questo spiace che nell’articolo pubblicato il primo marzo a pag. 5 dal titolo “Pre-venzione sanitaria, il governo az-zera tutto”, a firma Antonio Fag-gioli, sia contenuta un’inesattez-za che riguarda il punto centra-le del ragionamento dell’autore. Nell’articolo si legge infatti che il Consiglio dei ministri, nell’ap-provare la riorganizzazione del Ministero della Salute, avrebbe ridotto “le Direzioni generali da 4 a 3: quella soppressa è la Dire-zione ‘Prevenzione e Comuni-cazione’”. In realtà, nella riorga-nizzazione del Dicastero, dispo-sta in attuazione di un obbligo di legge, non è stata affatto sop-pressa la Direzione generale del-la prevenzione, ma più sempli-cemente il Dipartimento della prevenzione e della comunica-zione e il Dipartimento dell’in-

novazione sono stati accorpa-ti nel nuovo “Dipartimento del-la sanità pubblica e dell’innova-zione”, al cui interno continuerà regolarmente a operare la Dire-zione generale della prevenzio-ne. Il nuovo assetto è stato pen-sato, tra l’altro, con l’obiettivo di potenziare la prevenzione, inte-grando sempre più strettamen-te la tutela della salute, la sicu-rezza del lavoro, la tutela am-bientale e delle condizioni di vi-ta e di benessere delle persone, con la promozione della ricerca scientifica e tecnologica in ma-teria sanitaria, come attestato anche dal fatto che il capo di ta-le nuovo Dipartimento sia indi-viduato, nelle relazioni europee e internazionali, quale Chief Me-dical Officer del nostro Paese.

Mario Alberto Di NezzaCapo di Gabinetto del Ministero

della Salute

La notizia della soppressione del-la Direzione Generale Prevenzio-ne e Comunicazione è stata diffu-

sa da Doctornews33 il 20 febbra-io scorso. Non può che fare piace-re se la notizia era inesatta, come ha precisato il Capo di Gabinet-to del Ministero. Resta tuttavia il fatto che l’accorpamento del Di-partimento Prevenzione con il Di-partimento Innovazione nel nuo-vo Dipartimento Sanità Pubbli-ca e Innovazione, in cui continue-rà a operare la Direzione Gene-rale Prevenzione, fa temere il ri-schio di mettere in subordine ad altre strategie per la salute quel-la della prevenzione che dovreb-be essere prioritaria. Si prende at-to che non vengono smentiti i gra-vi limiti posti dal Piano Nazionale Prevenzione ai controlli sulle atti-vità economiche da svolgere solo quando siano in esercizio.

a.f.

caos taxi a roma, ecco le proposte dell’adoc

L’Adoc parteciperà al prossimo tavolo di confronto tra Comune, tassisti e consumatori fissato per lunedì 7 marzo, ribadendo

le proprie proposte tra cui l’in-troduzione della ricevuta obbli-gatoria automatica, della com-missione disciplinare paritetica, licenza con foto esposta in vet-tura, tariffari in doppia lingua stampati dal Comune e esposti sul taxi, in ogni parcheggio taxi e disponibili online, il completa-mento delle corsie preferenzia-li, il numero unico di chiama-ta taxi. L’Adoc si siederà al tavo-lo con la volontà di individuare soluzioni che migliorino l’effica-cia del servizio taxi, che sia più veloce e con costi contenuti, so-stenibili da qualsiasi utente. Ap-prezziamo l’apertura del Fron-te dei Volenterosi, in particolare sulla polizza assicurativa unica, del numero di chiamata unico e sulla vettura unica soprattutto quest’ultima soluzione caratte-rizzerebbe la città di Roma, di-ventandone potenzialmente un suo simbolo, con l’augurio che possa segnare un nuovo inizio della storia dei taxi a Roma.

Carlo Pileri, presidente Adoc

La rivoluzione in corso nel nord dell’Africa apre scenari imprevedibili. Un’emergenza umanitaria potrebbe tocca-re presto il nostro paese, con l’arrivo di tanti profughi. Il go-verno italiano appare impre-parato. Diffonde la paura per creare allarme e sfuggire alle proprie responsabilità. Quan-to durerà? Il dibattito sull’immigrazione dei prossimi mesi potrà an-cora esaurirsi – come accade da anni – nell’alternativa tra ordine pubblico e assistenza più o meno benevola dei nuo-vi arrivati? C’è il rischio che non si parli più di un tema emergente, da tempo omes-so, ormai improrogabile: la condizione dei numerosi im-migrati che in Italia già risie-dono e lavorano da anni. Pos-siamo continuare a far finta che non si tratti di cittadini come noi?La legge italiana fonda l’at-tribuzione della cittadinan-za nazionale su una sorta di “familismo giuridico”: si è cit-tadini per eredità di sangue o per via di matrimonio. è pos-sibile che sia ancora così? La cittadinanza non dovrebbe acquisirsi per la libera e auto-noma scelta di chi decide di vivere nel nostro paese e qui si impegna con il proprio la-voro, le proprie attività eco-nomiche, le proprie iniziative civiche, nella costruzione di una casa comune aperta, ac-cogliente e solidale?La cittadinanza, fatta di dirit-ti, appartenenza e partecipa-

zione, non è più solo “affare di stato”. Si fonda sul riconosci-mento della persona umana al di là dei propri legami con una comunità specifica. Na-sce dall’esercizio concreto e attivo dei diritti, al di là della loro titolarità formale. Si àn-cora al regime internazionale dei diritti umani. La Costituzione italiana è all’avanguardia in questo: re-cepisce la Dichiarazione uni-versale dei diritti dell’uomo, e, con questa, le tutele di dirit-ti che vengono ben prima di quelle legate alla cittadinan-za nazionale. Basti pensare al diritto alla salute di cui i citta-dini immigrati godono: il no-stro Servizio sanitario nazio-nale deve tutelarli, anche se non sono italiani (lo spiegano le sentenze della Corte costi-tuzionale). Insomma, i diritti della personalità, basati sulla cittadinanza costituzionale e universale, sono estesi a tut-ti. E tra i diritti di libertà per eccellenza, garantiti a tutti dai trattati costituzionali eu-ropei, stanno proprio il “dirit-to di residenza” ed il “diritto di circolazione”. In molti casi, poi, la cittadi-nanza diventa “attiva”. Per il principio di sussidiarietà co-stituzionale, tutti i cittadini, singoli o associati, compresi i cittadini immigrati, possono esercitare i propri diritti, as-sumersi responsabilità nella vita pubblica, dare il proprio contributo per lo sviluppo so-ciale e civile del luogo in cui risiedono.

Viceversa, la gestione in chia-ve securitaria dell’immigra-zione, lo strazio burocratico cui viene sottoposto chi chie-de o rinnova il permesso di soggiorno, lo stato di limbo al quale vengono condannati gli immigrati di seconda gene-razione (italiani a tutti gli ef-fetti) sono forme di violenza gratuita, una negazione bella e buona dell’umanità e dei di-ritti di queste persone. C’è tanto da fare, dunque. Ma il primo passo, ormai, è la ri-forma della legge sulla citta-dinanza: bisogna renderla più accessibile ai tanti che ormai risiedono da anni qui e sono ormai italiani anche loro. Il secondo passo è rappresen-tato da serie politiche di in-tegrazione che rimuovano gli ostacoli allo sviluppo umano di tutti i cittadini, senza di-stinzioni di sorta, nemmeno di etnia (è il compito della Re-pubblica, previsto dall’artico-lo 3 della Costituzione). Infine, sulla base del principio di sussidiarietà scritto nell’ar-ticolo 118, servono misure per accogliere e favorire ‘tut-ti’ quei cittadini, spesso im-migrati, che svolgono attività di interesse generale. Anche così si costruirà un’Italia più unita, accogliente, europea. Varrebbe la pena che il go-verno lo ricordasse in que-sto speciale 2011 in cui si ce-lebrano l’Anno europeo della cittadinanza attiva e i 150 an-ni dell’Unità d’Italia.

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Vittorino Ferla

Il 12 marzo tutti in piazzaper difendere la Costituzione

Al potere legislativo il com-pito di fare le leggi, a quello esecutivo di farle rispettare e al potere giudiziario l’attua-zione della giustizia. Tre po-teri che nello “Stato assolu-to” sono monopolizzati da un’unica persona. Come scriveva in quegli an-ni il buon vecchio Marx la storia si ripete, la prima vol-ta come tragedia, la secon-da volta in farsa. L’accentra-mento dei poteri sembra or-mai l’unica strategia di un presidente del Consiglio dei ministri autoproclamato-si “sultano” e tutto proteso a piegare le regole e le leggi a suo favore, esautorando il Parlamento a colpi di decre-ti legge, denigrando, ormai quotidianamente, la magi-stratura e facendo così carta straccia della Costituzione.Proprio per questa ragione abbiamo deciso di scendere in piazza il 12 marzo prossi-mo in una grande mobilita-zione a Roma (e non solo) per dire che la Costituzione è sana e robusta ma deve es-sere difesa dalle troppe ten-tazioni di stravolgimento, vi-lipendio, cancellazione. Ieri durante la nostra con-ferenza stampa alla Came-ra abbiamo cercato di spie-gare lo spirito con cui tan-te associazioni e movimenti, del più diverso orientamen-to, hanno sentito il bisogno di rinunciare ad un pezzo di sé per dare un segno di uni-tà. E scendere in piazza non con i propri vessilli e le pro-

prie sfumature cromatiche ma con il Tricolore e la Co-stituzione.E per una volta vorremmo vedere rovesciata la pirami-de. Ci piacerebbe che i ri-flettori fossero puntati non sui big della politica ma sul-le facce delle donne e degli uomini “normali” quelli che tutti i giorni, siano essi stu-denti o pensionati, lavora-tori, precari, o disoccupati, subiscono sulla propria pel-le i segni di una Costituzione sempre più sbeffeggiata e ol-traggiata. A Roma, in corteo da piaz-za della Repubblica a piaz-za del Popolo. Con la Costi-tuzione in mano. Per riaffer-mare che quei 139 articoli non sono merce di scambio. Che tutti i cittadini han-no diritto ad avere un lavo-ro. Che la scuola è pubblica. Che la magistratura è auto-noma. Che l’informazione è libera. E ancora: che la Re-pubblica italiana promuo-ve lo sviluppo della cultura e della ricerca e tutela il pa-esaggio e il patrimonio sto-rico artistico. Che la legge è uguale per tutti. E non dise-guale per pochi come reci-ta la Costituzione e qualsia-si manuale di diritto. Testi che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dovrebbe conoscere bene dal momento che, oltre ad aver giurato sulla Costituzione si è laureato in Giurisprudenza, esattamente 50 anni fa e con il massimo dei voti…

Corradino dalla prima

Page 16: TERRA - quotidiano - 03/03/2011

giovedì 3 marzo 201116

Uno squalo bianco fotografato nell’isola di Guadalupe, al largo delle coste della California

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orientamento e mappe mentali degli squali

razie alla tecnologia satel-litare pochi giorni fa, e per la prima volta, i ricercato-ri dell’Università di Mia-

mi erano riusciti a seguire il per-corso migratorio di un esemplare di squalo, nella fattispecie un pe-sce martello (Sphyrna mokarran), dalle coste della Florida a quelle del new Jersey, itinerario compiu-to passando per il centro dell’oce-ano atlantico. l’animale aveva impiegato sessantadue giorni per coprire circa milleduecento chi-lometri, dunque un breve lasso di tempo per una grande distan-za, evidenziando agli scienziati le zone a lui importanti per l’alimen-tazione, l’accoppiamento e la na-scita dei piccoli. restava tuttavia da capire come questi animali ri-uscissero a muoversi con preci-sione nello spazio marino senza perdersi. ora a chiarire questo aspetto è in-tervenuto uno studio pubblicato ieri sul Journal of Animal Ecology, dal titolo quanto mai indicativo: Come fanno gli squali a capire do-ve stanno andando? secondo i ri-cercatori del Florida Museum of natural History in Gainesville, al-cune specie fra cui lo squalo tigre hanno la capacità di memorizza-re le mappe dei luoghi chiave per la loro sopravvivenza utilizzan-

Alessio Nannini

G

Animali Alcune specie come il tigre e il pesce martello sanno costruirsi itinerari per spostarsie cercare cibo basandosi su esperienza e campo magnetico. Lo studio sul Journal of Animal Ecology

sembra che abbia almeno 89 milioni di anni il fossi-le di rettile volante sco-perto in Texas, che potreb-be rappresentare il più an-tico pteranodonte finora noto. visse all’incirca nella stessa epoca dei dinosauri e aveva un’ampia apertura alare e un corpo molto esi-le. alcune caratteristiche identificano il reperto co-me appartenente alla fa-miglia degli pteranodonti-di: ha cioè una cresta del-topettorale prominente e l’incurvatura caratteristica dei membri di quella fami-glia. sulla morte del rettile il fossile non fornisce indi-cazioni certe, ma gli scien-ziati ipotizzano che l’ani-male sia morto in volo, for-se a causa di un combat-timento, e poi sia caduto in acqua. Il ritrovamento è importante perché con-sente di restringere l’incer-tezza sull’epoca in cui av-venne la transizione dal-la specie dotata di denti a quella senza, visto che so-lo pochi milioni di anni se-parano questo campione da un suo simile, l’aeto-dactylus.

Nuovi fossili in Texas

Dinosauri

do alcuni parametri ambientali. Già un precedente studio aveva dimostrato la capacità di alcuni esemplari delle Hawaii nel ritro-vare banchi di cibo anche a cin-quanta chilometri di distanza. In questo progetto i biologi hanno usato tecniche basate sulla sta-tistica per mostrare che gli spo-stamenti non erano dovuti al ca-so ma coincidenti con una pre-ciso intento. Ma in che modo gli squali sanno dove stanno andan-do? probabilmente grazie al rile-vamento del campo magnetico, o

in alternativa alle correnti oceani-che, agli odori e alla temperatu-ra dell’acqua. «la questione ine-rente alla capacità di orientar-si in mare aperto è ancora aper-ta - ha spiegato Yannis papasta-matiou, primo autore dell’articolo -. Il fatto che molti di questi viag-gi si svolgano di notte rende con-creta la possibilità che siano pro-prio i campi magnetici a indiriz-zare gli squali sulla rotta giusta». Questa capacità si affina con il tempo e l’esperienza, così da dif-ferenziare il comportamento de-

gli esemplari adulti da quelli più giovani, e fra diverse specie. In ba-se al modo in cui vivono, esse ma-turano una capacità diversa di re-alizzare le mappe dei luoghi. per esempio lo squalo pinna nera del reef (Carcharhinus melanopterus), sebbene sia diffuso in tutto l’ocea-no pacifico, immagazzina dati re-lativi a un raggio limitato a partire dalla barriera corallina. al contra-rio lo squalo tigre (Galeocerdo cu-vier) riesce a coprire anche tremi-la chilometri, tanti quanti è solito percorrerne in vita.

Di forma cilindrica, largo quat-tro metri e lungo poco più, il modulo leonardo è stato ag-ganciato alla stazione spaziale internazionale e sarà utilizza-to dagli astronauti come labo-ratorio e come riserva per gli esperimenti. Una stanza in più e tutta tricolore, essendo stata fabbricata interamente dalla asI, l’agenzia spaziale italiana.

SpazioLeonardo a bordo