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Arch. Ferruccio Agazzi E.Ma Provincia di Bergamo 1

TEORIA DEI TEORIA DEI DISASTRIDISASTRI

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Disastro - Catastrofe

L’etimologia del termine disastro la riferisce ad àstrum stella preceduta da dìs suffisso negativo indica letteralmente cattiva stella quindi sfortuna. una sciagura rovinosa di uno o più eventi che apportano danni irrecuperabili

Termini scientifici si identifica un fenomeno che, pur provocando un certo danno, si riassorbe nel sistema in cui si è verificato in un lasso di tempo relativamente breve.

L’etimologia del termine catastrofe deriva dal greco“un’azione che reca seco rovine e dolori” che, innescando la partecipazione emotiva del pubblico, conduce alla catarsi, cioè allo sfogo delle emozioni, che la vicenda ha provocato.

Termini scientifici indica un fenomeno che imprime un cambiamento definitivo in un sistema, ovvero l’esito conseguente a una rottura della stabilità strutturale che lo modifica fino a determinarne, in alcuni casi, la scomparsa.

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Disastri naturali

L’umanità ha sempre dovuto fronteggiare terremoti. Incendi. Cicloni. Disastri “naturali”. La definizione di “disastro naturale” è tuttavia sempre più anacronistica, dato che l’attività umana accentua spesso i rischi naturali.

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Civiltà storiche interpretato come collera o capricci degli Dei

fine ‘700 immani conseguenze di un evento naturale

Oggi evento di origine naturale o antropica che ha una bassa probabilità di prodursi ma che provoca ingenti danni allorquando si verifica

Concetto di catastrofe

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Quando si verifica

Nel momento che si rompe l’equilibrio in un fenomen o

Una piccola causa interviene in un

sistema di equilibrio instabile

Entra in gioco una

grande forza nel sistema

Un grande effetto

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Cause predisponenti:

esistono condizioni particolari in natura

Cause scatenanti:

piccoli eventi determinano l’accadere di altri fenomeni a scala maggiore

Cause accelleranti:

Da attibuire in maggior misura all’uomo

LE CAUSE

antropizzazione dei territori le cui caratteristiche ambientali sono d per sé a rischio

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naturali

origine antropica

terrorismo

rischio chimico- nucleare

Disastri

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COSA CAUSANO

frequenza di inondazioni cicloni o siccità,

guasti del clima e delle condizioni atmosferiche e idrologiche

fenomeni

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I costi dei disastri raggiungono cifre esorbitanti

sale il debito con i paesi ricchi

vendita delle proprie risorse naturali

pianeta sempre più in sofferenza.

deforestazione

concentrazione di produzioni pericolose

imposizione di tecnologie inadatte

fattore sociale ed economico

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•di feriti, •di senzatetto, •di bambini rimasti orfani, •di storie umane intrise di tragedie familiari.

accanto all’elenco dei morti i disastri hanno lasciato un incredibile numero

ma anche Danni al patrimonio economico e culturale

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I DANNI

• danni dovuti all’entità del fenomeno e dalla vulnerabilità del territorio

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Il dopo disastro

Danni economici.Nel 2002 il costo per l’economia mondialeha superato i 70 miliardi di U.S.$

Vengono uccise più persone che le guerre. (Federazione Internazionale della Croce Rossa)

Danni all’ambiente, alle infrastrutture e ai beni culturali.

Si rileva un elevato numero di soggetti psicologicamente danneggiati

Viene modificato irreversibilmente il rapporto dell’uomo con la natura

L’inquinamento di fiumi e falde acquifere.(rottura di condotte sotterranee, la d islocazione di serbatoi e contenitori, la tracimazione di siti di stoccaggio dei rifiuti tossici o la dispersione di prodotti chimici depositati a livello del suolo)

Si hanno effetti sulla salute dell’uomo con aumento di malattie

Si produce una frattura delle strutture elementari della quotidianità della gente con conseguente perdita di alcuni pezzi della memoria collettiva

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•1138 terremoto in Siria (230mila); •1556 nella regione cinese dello Shansi, (800mila); •1737 l’uragano che si abbatté a Calcutta (300mila);•1783 eruzione in Islanda (10mila);•1792 il vulcano Unzen in Giappone (15mila);•1815 il vulcano Tambora, in Indonesia (90mila);•1856 terremoto in Iran, a Damghan, (200mila);•1857 terremoto in Basilicata (11mila).•1883 isola di Krakatoa, in Indonesia (36mila);•1902 eruzione nell’isola di Martinica (29mila);•1908 terremoto a Messina (70mila/100mila); •1915 Avezzano, in Abruzzo (32mila);•1920 terremoto in Cina a Gansu (200mila); •1927 terremoto ancora in Cina Xining, (200mila); •1925 tornado Stati Uniti (689unità);

Non sono mancati esempi più vicini alla nostra recente memoria •1970 uragano sul Bangladesh (300mila); •1976 terremoto a Tangsha, in Cina, (250mila);•1985 il vulcano Nevado del Ruiz in Colombia (22.mila); •1991 uragano in Bangladesh nel (140mila); •1999 terremoto a Izmit in Turchia (17mila)•2001 terremoto a Bhuj, Gujarat (India) (100mila)•2003 terremoto di Bam Iran (30.mila/45.mila)•2004 tsunami nei paesi del Sud-est asiatico (275mila).•2005 terremoto in Kashmir, Pakistan - India (80mila)•2008 Ciclone Nargis in Birmania (138mila)•2008 Terremoto del Sichuan (Cina) (80mila)

Molta della storia del nostro pianeta è stata segnata da disastri naturali

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Pianeta sempre più in sofferenza. La malattia si chiama disastri naturali: per il 90% (nove su dieci) sono dovuti ai guasti del clima e delle condizioni atmosferiche e idrologiche. •Le inondazioni sono al primo posto con il 37%•tempeste di vento (28%). •la colonnina di mercurio: le temperature estreme si guadagnano un 5% •al pari degli incendi delle foreste •superando le eruzioni vulcaniche (2%) •arrivando quasi alla quota degli smottamenti (6% frane e valanghe) •dei terremoti (8%). •Siccità e carestie al 9%. Allarme anche per il buco dell'ozono che quest'anno è stato il terzo più grande mai registrato dopo quello del 2000 e del 2003.

I disastri naturali

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I disastri naturali

• dal 1960 al 1990,( 30 anni) si è verificato un incremento annuale progressivo di circa il 6% delle vittime di disastri,• nel quinquennio 1985-90 poco meno di 800 milioni di persone sono state colpite da catastrofi negli ultimi dieci le cifre aumentano ulteriormente: •3.700 disastri hanno colpito circa 3miliardi della popolazione mondiale e ha causato nel complesso circa 1 milione di vittime.• i danni maggiori sono stati provocati da inondazioni e cicloni che hanno interessato 1 miliardo e 800 milioni di persone, seguono• la siccità che ha riguardato circa 800 milioni persone • i terremoti che hanno colpito 33 milioni di abitanti del pianeta .

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Calamità naturali? quali?

… quelle create dall’uomo!

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L’ ECOSISTEMA fratturato

Attività

antropicaProcessinaturali

DISASTRO

13 ed il 16 ottobre 2000,

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L’azione antropica degli ultimi 200 anni si è rivelata un fattore determinante di molti

fenomeni catastrofici legati al clima

desertificazione

cementificazione

Immissione di gas epolveri

Costruzione di dighe

Incuria del territorio montano

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LE CATASTROFI DELLA NUOVA ERA

Negli ultimi 20 anni sono affondate 8 petroliere

�marzo 1989 incidente della Exxon Valdez, al largo dell’Alaska,

�aprile 1991 la Haven sulla costa ligure,

�Dicembre 1999 la Erika in Francia,

�gennaio del 2001 La Jessica arenatasi al largo delle Galapagos, di fronte al ‘paradiso naturale di Darwin’.

perdita di enormi tonnellate di greggio con conseguente inquinamento di migliaia di chilometri di coste e morie impressionanti di animali

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LE CATASTROFI DELLA NUOVA ERA

esperimenti e incidenti nucleari

Il 25 aprile 1986 l’esplosione causata dalle le barre di

combustibile fece saltare in aria la copertura del reattore

dell’impianto nucleare di Chernobyl, 200 persone furono

ricoverate immediatamente, di cui 31 morirono (molti di loro

er ano pompieri e addetti che cercarono di mantenere l'incidente sotto

controllo e che non erano stati informati di quanto pericolosa fosse

l'esposizione diretta alle radiazioni). 135.000 abitanti furono

evacuati dalla zona.

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incidenti aerei

epidemie

incidenti negli stadi

collisioni ferroviarie

terrorismo

incendi

Incidenti aerei

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Manifestazioni

Incidenti viabilistici

La fame

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LA PREVENZIONE

La Terra è un pianeta attivo sul piano geodinamico pertanto i disastri naturali compresi quelli a carattere catastrofico sono avvenimenti naturali che hanno il limite della frequenza temporale

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Il verificarsi dei disastri naturali è un dato di fatto e bisogna pertanto confrontarsi senza paura ne rabbia contro la natura

gli umani possono ben poco?

LA PREVENZIONE

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Uno dei più antichi disastri naturali documentati f u la Uno dei più antichi disastri naturali documentati f u la carestia che si verificò nell’antico Egitto al temp o di carestia che si verificò nell’antico Egitto al temp o di Giuseppe, figlio di Giacobbe. Giuseppe, figlio di Giacobbe.

Durò sette anni e colpì l’Egitto, Canaan e altri pa esi. La carestia però non ridusse Durò sette anni e colpì l’Egitto, Canaan e altri pa esi. La carestia però non ridusse la popolazione alla fame perché Dio l’aveva predett a sette anni in anticipo. Aveva la popolazione alla fame perché Dio l’aveva predett a sette anni in anticipo. Aveva predetto inoltre che i sette anni che l’avrebbero p receduta sarebbero stati anni di predetto inoltre che i sette anni che l’avrebbero p receduta sarebbero stati anni di abbondanza in Egitto. Sotto la sorveglianza di Gius eppe, servitore di Dio che abbondanza in Egitto. Sotto la sorveglianza di Gius eppe, servitore di Dio che provvidenzialmente era stato costituito primo minis tro e amministratore provvidenzialmente era stato costituito primo minis tro e amministratore annonario, gli egiziani ammassarono tanto grano che “smisero di contarlo”. annonario, gli egiziani ammassarono tanto grano che “smisero di contarlo”. Così l’Egitto poté sfamare non solo la sua popolazi one, ma anche genti di “tutta Così l’Egitto poté sfamare non solo la sua popolazi one, ma anche genti di “tutta la terra”, inclusa la famiglia di Giuseppe. — Genes i 41:49, 57; 47:11, 12.la terra”, inclusa la famiglia di Giuseppe. — Genes i 41:49, 57; 47:11, 12.

QUANDO DIO SALVÒ DELLE NAZIONI DA UN DISASTRO

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cercare di prevedere per mitigare i danni

comprendere i meccanismi d’azione di possibili disastri al fine di poterli prevedere con significativo anticipo

creare una valida rete di allerta ed allarme

la comunità va informata della presenza di uno specifico rischio

costruzione di edifici con materiale in grado di resistere al disastro

Che deve poter essere incanalata in strutture adeguate alla ricezione e diffusione e con il necessario coordinamento degli interventi.

individuato un problema, simulato un evento, definito un rischio per la popolazione e l’ambiente

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il territorio va solo protetto

meno lo si modifica e meglio è

costruire bene e nel posto giusto

prevenzione e

comunicazione dei dati in tempo reale anche con la

scienza della meteorologica

figure professionali sempre più differenziate e specializzate per

determinate le caratteristiche multidisciplinari, tecniche e

ambientali degli interventi dell’uomo nella natura

Siamo in possesso di tutti gli strumenti tecnologici e

abbiamo le capacità per perseguire quanto sopra,

basta volerlo

monitorare le aree a rischio

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Per mitigare l’impatto dell’evento disastroso

1^ individuazione di un ordine temporale

la preparazione

Pianificazione e

allertamento

- Evacuazione della

popolazione

- Fornitura delle prime forme di

soccorso

ritorno alla

normalità

.riassestamento e ricostruzione

la risposta

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Per mitigare l’impatto dell’evento disastroso

2^ individuazione dello spazio

L’ambiente colpito è costituito dalla natura e da una società a più livelli

individuale

della struttura formale (le organizzazioni)

della struttura informale (i gruppi)

della struttura comunitaria

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Per mitigare l’impatto dell’evento disastroso

3^ tipo di evento

due tipi di disastri

tecnologici

naturali

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Per mitigare l’impatto dell’evento disastroso

4^ dimensioni del disastro

sociale

fisica

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ITALIA

Pur non avendo una pericolosità molto alta la vulnerabilità in Italia è molto elevata per la presenza di :

• estimabile patrimonio artistico e architettonico storico e antico

• edifici vetusti• abusivismo diffuso• occupazione di aree instabili

La morfologia del nostro paese si configura come un territorio giovane, ancora in

formazione, costituito da una superficie di 301.000 chilometri quadrati di cui il 35% è occupato da montagne, il 42% da colline e

il restante 23% da pianure.

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TERRITORIO

progressivo corrugamento e sollevamento in

corrispondenza della dorsale appenninica

inondazioni

faglie sismiche gran numero di vulcani attivi.

soggetto a

LA SITUAZIONE IN ITALIA

rilievi

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Rischio vulcanico

Le zone vulcaniche da millenni sono popolate proprio per l’elevata fertilità del suolo. Quelle adiacenti ai fiumi, esposte ai monsoni, sottoposte a periodiche alluvioni, ma ricche di acqua e quindi fertili.

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Rischio SISMICO

•Calabria e lo stretto di Messina il 28 dicembre 1908, provoca oltre 86.000 morti•Friuli nel 1976 •Irpinia nel 1980•Umbria nel 1997 Dal 1000 d.C. in Italia la letteratura, certamente incompleta per il passato, indica circa 30 mila terremoti, di cui 200 disastrosi, con 120 mila vittime nell’ultimo secolo.

sono circa 8mila quelli che interessano annualmente l’Italia, anche se oltre 6mila sono registrabili solo dalla Strumentazione.

Arch. Ferruccio Agazzi E.Ma Provincia di Bergamo 36Gragnano

Rischio Idrogeologico Idraulico

I pericoli sono ovunque. l'acqua trascina ogni cosa, indistintamente: animali morti che inquinano le acque; bombole di gas per uso domestico, che rischiano di esplodere, se colpite inavvertitamente dalle benne dei soccorritori. Decine di queste bombole galleggiano nel fango poco prima di Morbegno

-aree a potenziale rischio idrogeologico molto elevato: 21.500 kmq (7% sup. nazionale)

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CAUSE

- fortemente condizionato dall’azione dell’uomo dalle continue modifiche del territorio- aumentato la presenza di beni e di persone nelle zone dove tali eventi erano possibili

abbandono dei terreni montani,

abusivismo edilizio disboscamento

uso di tecniche agricole poco rispettose dell’ambiente

occupazione di zone di pertinenza fluviale

estrazione incontrollata di fluidi (acqua e gas) dal sottosuolo

prelievo abusivo di inerti dai fiumi

mancata manutenzione dei versanti e dei corsi d’acqua

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I costi per lo Stato

-oltre 1 Miliardi di Euro/anno di danni per solo eventi alluvionali

-600 milioni di Euro/anno per interventi statali(in media negli ultimi 5 anni)

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Rischio industriale

L’errore si innesta in una situazione caratterizzata da molteplici falle latenti e difetti di funzionamento e da una situazione gestionale della sicurezza caratterizzata da superficialità e assenza di coordinamento tra gli enti preposti al compito.

l'incapacità dei diversi attori coinvolti nel prendere atto dei segnali di pericolo e del fallace stato di sicurezza del sistema. I segnali premonitori o la percezione che qualcosa non vada sono ridotti e assorbiti nella routine quotidiana

gli incidenti deriverebbero dalla complessità interattiva ovvero dal fatto che questi sistemi organizzativi sono composti da un numero elevato di componenti che possono interagire tra loro in modo inatteso e incontrollabile e, in caso di guasti e malfunzionamenti, queste interazioni potrebbero aumentare di intensità.

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La costa Calabra e la Sicilia rappresentano una zona ad alto rischio di maremoti.

Rischio MAREMOTO

Il più intenso dei terremoti in Italia, che provocò un violentissimo tsunami, in assoluto il più grande

mai registrato nel nostro Paese, che ovunque si manifestò con un iniziale ritirarsi delle acque del

mare seguito dopo pochi minuti da almeno tre grandi ondate che portarono ovunque distruzione e morte.

Le località più duramente colpite furono Pellaro, Lazzaro e Gallico sulle coste calabresi e Riposto,

S. Alessio, Briga e Paradiso su quelle siciliane.

L'Italia è, infatti, zona potenzialmente soggetta ag li tsunami, non fosse altro che per la sua posizione peninsulare e per l'alta sismicità di alc une regioni.

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IL RISCHIOIL RISCHIOLa nostra società è essenzialmente società del risc hio, nel La nostra società è essenzialmente società del risc hio, nel doppio senso che lo produce e se ne difendedoppio senso che lo produce e se ne difende (Roberto Esposito)

Il rischio è Il rischio è definito come definito come l’entità del l’entità del pericolo che pericolo che minaccia le minaccia le popolazioni popolazioni moltiplicato moltiplicato con le con le probabilità di probabilità di accadimentoaccadimento

Terremoto - Maremoto

Eruzione vulcanica

Ciclone - Tromba d'aria

Valanga di neve

Alluvione

Siccità

Incendio boschivo

Scontro del trasporto

Esplosione in fabbrica

Contaminazione radioattiva

Inquinamento dell'acqua

Moto popolare

Contaminazione cibo

Fumare

Scalare montagna

il numero atteso di perdite di vite umane, di feriti, di danni a proprietà, di distruzione di attività economiche o di risorse naturali, dovuti ad un particolare evento dannoso;

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PERICOLOPERICOLO

Pericolo naturale la probabilità di avvenimento durante uno specifico periodo di tempo in una data area geografica di un fenomeno potenzialmente dannoso

La pericolosità è dunque funzione della frequenza dell’evento

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VULNERABILITÀVULNERABILITÀ

il grado di perdita di un dato elemento o gruppo di elementi a rischio che risulta dal manifestarsi di un fenomeno pericoloso di una data magnitudine da 0 a 1

l’attitudine di una determinata “componente ambientale” (popolazione umana, edifici, servizi, infrastrutture, etc.) a sopportare gli effetti in funzione dell’intensità dell’evento(La capacità di essere danneggiati)

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VALOREVALORE

Attribuisce un valore agli elementi vulnerabili

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ESPOSIZIONE – E -ESPOSIZIONE – E -

Queste possono essere influenzate direttamente o indirettamente dall'evento (insediamenti, edifici, attivita' economiche-produttive, infrastrutture, densità di popolazione).

I beni e le attività presenti sul territorio

la dislocazione

la consistenza

la qualità

il valore

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ESPOSIZIONEESPOSIZIONE

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VulnerabilitàVulnerabilitàVulnerabilitàVulnerabilità

XXXX

ValoreValoreValoreValore

conseguenze derivanti all’uomo, in termini sia di perdite di vite umane, che di danni materiali agli edifici, alle infrastrutture ed al sistema produttivo.

ESPOSIZIONEESPOSIZIONE

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Cos’è il rischioCos’è il rischio

PericoloPericoloPericoloPericolo

XXXX

VulnerabilitàVulnerabilitàVulnerabilitàVulnerabilità

RischioRischioRischioRischio

ImpattoImpattoImpattoImpattoRisposta Risposta Risposta Risposta all’emergenzaall’emergenzaall’emergenzaall’emergenza

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I RISCHI devono I RISCHI devono essereessere

identificati

stimati

paragonati

gestiti

comunicati alle persone soggette

al rischio

analizzati

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� Si definisce “frana” un movimento di una massa di roccia, terra o detrito lungo un versante. Il rischio da frana è definito come la combinazione di diverse componenti:

� la pericolosità del territorio, legata alla probabilità di occorrenza dei fenomeni franosi presenti, passati o potenziali;

� la presenza e la vulnerabilità degli elementi a rischio presenti sul territorio.

Rischio Idrogeologico da frana

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rischio rischio

(diapositiva del Prof. David Alexander)

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La matrice culturale di una società assume un ruolo fondamentale nella percezione e reazione al rischio.

(diapositiva del Prof. David Alexander)

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Riduzione del rischio alla soglia di accettabilità

interventi strutturali

e non strutturali

Pianificazione del territorio

monitoraggio, preannuncio, procedure di protezione civile, sensibilizzazione della popolazione alla percezione del rischio e a un rapporto col territorio adeguato

laminazione delle piene, messa in sicurezza dei versanti, pulizia dei torrenti, ecc…

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Sistemi d’allarmeAcquisizione di informazioni su:-catalogazione degli eventi

-analisi ed interpretazione dei fenomeni

-mappe tematiche

-vulnerabilità del sistema antropizzato e suo valore

Riduzione del rischio alla soglia di accettabilità

tecnologici legislativi

procedurali

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Confusione nella gestione del rischio

-strumenti di finanziamento diversi

-molteplici Enti coinvolti

-dati censiti con criteri disomogenei

-carenza di informazioni georeferenziate

-database diversificati e non aggiornati

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E’ necessario conoscere i contributi che ogni singolo elemento interviene nel processo. Ogni elemento può essere rappresentato attraverso delle mappe tematiche (carte di pericolosità, di vulnerabilità e di esposizione) la cui correlazione porta alla valutazione del rischio

valutazione del rischiovalutazione del rischio

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Può essere stimato il Può essere stimato il rischio?rischio?

Identificare il tipo di pericolo e individuarne la fonte

Stimare il livello del rischio in rapporto con il dosaggio, l’esposizione e la risposta

Determinare l’intensità, la frequenza e la durata dell’esposizione

Stimare il rapporto tra l’esposizione eventualità di effetti negativi

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La dimensione culturale del rischio

La reazione della popolazione al

rischio non dipende dal livello oggettivo di pericolo ma dal

livello di pericolo percepito

Il rischio oggettivo può essere calcolato da dati statistici sugli eventi del passato

Il rischio percepito è la stima di un pericolo fatto in modo soggettivo da singole persone

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Livello di percezione del rischio

(diapositiva del Prof. David Alexander)

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La riduzione del rischio

- organizzazioni preposte alla gestione del territorio devono lavorare insieme

- attività umane nel segno della sostenibilità

- responsabilità chiare

- formazione

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I messaggi di comunicazione del rischio

(diapositiva del Prof. David Alexander)

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ESPERTI

monitoraggio

Interpretazione, valutazioni, informazione

AMMINISTRATORI Strutture tecniche per il governo del

territorio (Agenzie)Risposta, normative

Indirizzi uso del territorio

MEZZI DI INFORMAZIONE

informazione

COMUNITA’ ESPOSTA

Coordinamento

Seminari, dibattiti, formazione

Processo per la prevenzione del rischio

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(diapositiva del Prof. David Alexander)

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Grazie per l’attenzioneGrazie per l’attenzione