TEOLOGIA MORALE VATICANO II E ACCADEMIA ALFONSIANA NEGLI ULTIMI 50 ANNI

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    TEOLOGIA MORALEVATICANO II E ACCADEMIA ALFONSIANA

    NEGLI ULTIMI 50 ANNI

    Sabatino Majorano C.Ss.R.*

    Il cammino della teologia morale in questi ultimi decenni ha co-nosciuto sviluppi significativi, in risposta all’istanza conciliare di una«specialis cura» per il suo rinnovamento1. La chiarificazione dellostatuto epistemologico e la conseguente ristrutturazione metodologi-ca sono state accompagnate e sollecitate dalla necessità di affrontare,in maniera significativa, le nuove problematiche poste dal rapidoevolversi di un mondo sempre più globalizzato.

    Il convenire su alcune acquisizioni – a livello sia di fondazione (co-me la centralità dell’istanza cristologico-trinitaria e la prospettivapersonalistico-comunitaria) sia di risposta a problemi specifici (qualila difesa della vita e la solidarietà a tutti i livelli) – è accompagnato daun crescente pluralismo nell’articolazione della proposta. È un plu-

    * An ordinary professor at the Alphonsian Academy. Profesor ordinario en la Academia Alfonsiana.

    1 Optatam totius , n. 16. Sul cammino più recente della teologia morale cf. A.BONANDI, Il difficile rinnovamento. Percorsi fondamentali della teologia morale post-conciliare, Cittadella, Assisi 2003; R. G ERARDI, Storia della teologia morale. Inter-

     pretazioni teologiche dell’esperienza cristiana. Periodi e correnti, autori e opere, EDB,Bologna 2003; V. G OMEZ MIER , La rifondazione della morale cattolica. Il cambia-

    mento della “matrice interdisciplinare” dopo il Concilio Vaticano II , EDB, Bologna2001; B. PETRÀ , «Teologia morale», in G. C ANOBBIO – P. CODA (edd.), La teo-logia del XX secolo. Un bilancio, 3. Prospettive pratiche, Città Nuova, Roma 2003,97-193; M. V IDAL, «Trasformazioni recenti e prospettive di futuro nell’eticateologica», in R. G IBELLINI (ed.),  Prospettive teologiche per il XXI secolo, Queri-niana, Brescia 2003, 183-212; ID., «L’etica teologica nell’era della globalizza-zione», in RTM 42 (2010) n. 166, 181-208.

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    ralismo molto più accentuato di quello che da sempre ha caratteriz-zato la riflessione teologico-morale. Su di esso influiscono fattori nu-merosi e diversi: le esigenze dell’incarnazione nei molteplici contesticulturali; la pluralità di cammini etico-spirituali presenti oggi nellaChiesa; la necessità di evidenziare che l’unica santità va vissuta «nel-le condizioni, nei doveri o circostanze» specifiche della vita di ognibattezzato e «per mezzo di tutte queste cose»2; l’urgenza di «spiega-re adeguatamente i motivi della posizione della Chiesa, sottolinean-do soprattutto che non si tratta di imporre ai non credenti una pro-

    spettiva di fede, ma di interpretare e difendere i valori radicati nellanatura stessa dell’essere umano»3.Questa articolazione al plurale costituisce certamente un arricchi-

    mento per la teologia morale4. Occorre però che venga vissuta nonsecondo la logica della contrapposizione, che assolutizza un percorsoescludendo gli altri, ma secondo quella della reciprocità, che porta adaffermare il proprio approccio e le proprie conclusioni come ric-

    chezza da condividere e, al tempo stesso, come bisogno di integra-zione, aprendosi costruttivamente a quelli degli altri. Credo debba valere per la teologia morale quello che la Gaudium et spes affermaparlando del discernimento che i laici devono operare nel loro impe-gno quotidiano: «Per lo più sarà la stessa visione cristiana della real-tà che li orienterà, in certe circostanze, a una determinata soluzione.

     Tuttavia, altri fedeli altrettanto sinceramente potranno esprimere un

    giudizio diverso sulla medesima questione, come succede abbastanzaspesso e legittimamente. Ché se le soluzioni proposte da un lato odall’altro, anche oltre le intenzioni delle parti, vengono facilmente da

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    2 Lumen gentium, n. 41.3 Novo millennio ineunte, n. 51.4

    È significativo quanto osserva la Commissione Teologica Internazionale nelsuo recente documento La teologia oggi: prospettive, principi e criteri (2012): «Nel-l’esplorare l’inesauribile Mistero di Dio e le innumerevoli vie attraverso le quali,in contesti diversi, la grazia di Dio opera per la salvezza, la teologia giustamentee necessariamente assume una molteplicità di forme, e tuttavia, nell’indagare l’u-nica verità del Dio uno e trino e il piano di salvezza incentrato sull’unico Signo-re Gesù Cristo, questa pluralità deve manifestare tratti familiari distintivi» (n. 2).

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    molti collegate con il messaggio evangelico, in tali casi ricordino es-si che nessuno ha il diritto di rivendicare esclusivamente in favoredella propria opinione l’autorità della Chiesa. Invece cerchino sem-pre di illuminarsi vicendevolmente attraverso un dialogo sincero,mantenendo sempre la mutua carità e avendo cura in primo luogo delbene comune»5.

    La specificità del contributo, che l’Accademia Alfonsiana (= AA)ha cercato di dare alla ricerca e all’insegnamento della teologia mo-rale6, è stato retto da questa tensione dialogica positiva nei riguardi

    degli altri percorsi e può essere compresa solo alla luce di essa.

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    5 Gaudium et spes , n. 43. Precedentemente si ricorda la diaconia che i pasto-ri svolgono nei riguardi del discernimento della coscienza: «Dai sacerdoti i lai-ci si aspettino luce e forza spirituale. Non pensino però che i loro pastori sianosempre esperti a tal punto che, ad ogni nuovo problema che sorge, anche a quel-li gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta, o che proprio a que-

    sto li chiami la loro missione; assumano invece essi, piuttosto, la propria re-sponsabilità, alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa al-la dottrina del magistero» (ivi ). Si tratta di una indicazione importante ancheper l’articolazione della stessa proposta morale.

    6 Per una visione d’insieme del cammino dell’AA, cf. A. CÓRDOBA  CHAVES,«La Academia Alfonsiana: cincuenta años al servicio de la teología moral», inStMor 37/1 (1999) 229-268; S. M AJORANO, «Cinquant’anni di impegno per ilrinnovamento della teologia morale», in A CCADEMIA  A LFONSIANA , Cinquant’an-

    ni di storia, quarant’anni di incorporazione nella Pontificia Università Lateranense,Roma 1999, 21-40. Per gli aspetti più propriamente metodologici, restano fon-damentali le pagine di D. C APONE, «Historia» e «Ratio studiorum», in [R. R OY (a cura)], Academia Alfonsiana, 1957-1982. A pontificia approbatione XXV anniver-

     sarium, Roma 1982, 21-33 e 93-109. Sullo sviluppo della teologia morale pro-posta dall’AA negli anni post-conciliari, cf. i saggi contenuti in StMor 20/1(1982) e quelli de La recezione del Concilio Vaticano II nella teologia morale. Atti delconvegno dell’Accademia Alfonsiana (Roma, 25-26 marzo 2002), in Supplemen-

    to a StMor 40/2 (2002); cf. anche S. O’R IORDAN, «Il teologo moralista nell’Ac-cademia Alfonsiana», in StMor 33/1 (1995) 46-56; D. BILLY , «The Vocation of the Catholic Moral Theologian Formed in the Alphonsian Tradition», inStMor 46/1 (2008), 105-114; B. FORTE, «Attualità della morale alfonsiana. San-t’Alfonso e la coscienza morale, ieri e oggi», in StMor 45/1 (2007) 163-183; R.G  ALLAGHER , «Forty Years of Studia Moralia. A view from the inside», in StMor40/2 (2002) 271-290.

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    Attualizzando le grandi intuizioni alfonsiane

    L’AA è espressione della convinzione dei Redentoristi che costi-tuisce una parte importante del loro carisma7 il tramettere e l’attua-lizzare le grandi intuizioni che hanno permesso a S. Alfonso di por-si, nel Settecento, come «il rinnovatore della morale: a contatto conla gente incontrata in confessionale, specialmente nel corso della pre-dicazione missionaria, egli gradualmente e non senza fatica sottopo-se a revisione la sua mentalità, raggiungendo progressivamente il giu-

    sto equilibrio tra la severità e la libertà»8

    .Preceduta da una lunga gestazione, iniziata negli anni successivialla proclamazione di S. Alfonso a dottore della Chiesa nel 1871, l’AA muove i primi passi nel 1949. Dopo un biennio a carattere speri-mentale, nell’ottobre 1951 inizia un primo «biennio di attività già ab-

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    Negli Statuti Generali della CSSR (Roma 2001) si afferma nei riguardi del-lo studio della teologia morale e pastorale: «Secondo i desideri della Chiesa, icongregati si applicheranno allo studio delle scienze divine e umane per dare alpopolo di Dio, nella vita di ogni giorno, il nutrimento necessario alla salvezza.Si applicheranno in modo particolare allo studio della teologia morale e pasto-rale e della spiritualità, secondo la storia e l’indole della Congregazione. Perconseguire tale scopo è stata eretta a Roma l’Accademia Alfonsiana. Il suo finecoincide perfettamente con quello della Congregazione: essa perciò va sostenu-

    ta e favorita da tutta la Congregazione» (n. 023).8 G IOVANNI P AOLO II, Spiritus Domini , in AAS 79 (1987) 1367. Più recente-mente Benedetto XVI ha affermato: «Sant’Alfonso, soprattutto nella sua operaprincipale intitolata Teologia Morale, propone una sintesi equilibrata e convin-cente tra le esigenze della legge di Dio, scolpita nei nostri cuori, rivelata piena-mente da Cristo e interpretata autorevolmente dalla Chiesa, e i dinamismi del-la coscienza e della libertà dell’uomo, che proprio nell’adesione alla verità e albene permettono la maturazione e la realizzazione della persona. Ai pastori d’a-

    nime e ai confessori, Alfonso raccomandava di essere fedeli alla dottrina mora-le cattolica, assumendo, nel contempo, un atteggiamento caritatevole, com-prensivo, dolce perché i penitenti potessero sentirsi accompagnati, sostenuti, in-coraggiati nel loro cammino di fede e di vita cristiana. Sant’Alfonso non si stan-cava mai di ripetere che i sacerdoti sono un segno visibile dell’infinita miseri-cordia di Dio, che perdona e illumina la mente e il cuore del peccatore affinchési converta e cambi vita» (OR, 31 marzo 2011, 8).

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    bastanza articolata a forma di anno accademico organico» con 8 pro-fessori e 21 alunni9. Il progetto è ben sintetizzato nel discorso inau-gurale dal Superiore Generale L. Buijs: «l’Accademia Alfonsiana è unIstituto Superiore per la promozione degli studi morali». Muoven-dosi «in spiritu et virtute S. Alfonsi» si propone di costruire «unateologia morale cattolica nella sua interezza e tale che risponda allostato odierno di questa disciplina e con tutte le forze cerchi la solu-zione ai problemi anche più recenti della nostra epoca». Si tratta diuno studio «in senso ampio, in maniera da comprendere universam de

    vita christiana doctrinam, perciò anche lo studio della teologia pasto-rale e spirituale (ascetica e mistica)». Si realizzerà così un curriculumformativo valido, dato che «una formazione completa e rispondentealle esigenze del nostro tempo finora non esiste in nessuna parte perquesta disciplina». Il modello di teologia morale avrà un’improntachiaramente teologica, allontanandosi dai modelli più diffusi, in cuipredomina il rapporto con il diritto canonico: «Inizialmente si era

    pensato non solo alla teologia morale ma anche al diritto canonico; ein realtà la dottrina morale, come oggi viene presentata soprattuttonei manuali, è molto spesso ripiena di dottrine canoniche. Alla fineperò siamo giunti a questa convinzione: la dottrina morale occorreche venga separata con cura dalla dottrina dei sacri canoni per im-primerle una connotazione chiaramente teologica»10.

    Il radicamento nel magistero alfonsiano si fonde con l’ascolto at-

    tento della novità delle problematiche etiche e con il dialogo con ifermenti di rinnovamento già presenti nella Chiesa. Ne deriva unaproposta che recuperando la fondamentale unità della vita cristiana,mette in dialogo la riflessione morale con la spiritualità e la pastora-le e valorizza i contributi che possono venire dalle scienze umane. La“praticità alfonsiana” spingerà a mettersi al servizio del vissuto quo-tidiano, cercando risposte evangeliche alle problematiche nuove po-

    ste dall’evolversi della società.

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    19 D. C APONE, «Historia», 26-27.10 Cf.  Analecta CSSR 23 (1951) 152-154; D. C APONE, «Ratio studiorum»,

    95-96.

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    Sono le prospettive ribadite dal Reggente, il Prof. J. Visser, nellasolenne seduta inaugurale dei corsi, avvenuta il 15 ottobre 1957. Ilfine dell’AA è «contribuire a colmare il vuoto che si riscontra nellostudio della teologia morale», attraverso un duplice impegno: a)l’approfondimento dei «principi generali della teologia morale e delsuo metodo» e delle risposte concrete, da proporre nella pratica pa-storale; b) la formazione «di adeguati cultori e professori nelle scien-ze morali». Radicato «in spiritu et virtute S. Alfonsi», lo studioscientifico della morale dovrà essere retto da quattro istanze fonda-

    mentali: 1) «spirito apostolico e pastorale»; 2) praticità preoccupatadi arrivare a «formulare norme concrete e particolari per la vita cri-stiana»; 3) visione unitaria, che esige l’incontro tra «la teologia del-la misericordia» e «la teologia della perfezione» (teologia morale insenso stretto e teologia ascetica); 4) «fedele ossequio per il Magiste-ro della Chiesa»11.

    Nella lectio inaugurale del successivo anno scolastico, D. Capone

    pone l’accento sulla dimensione pastorale del pensiero morale di S. Alfonso come punto di riferimento fondamentale: «Il metodo dellapastoralità ha assunto in lui [S. Alfonso] una forma caratteristica chedeve essere sottolineata, perché lo rende veramente maestro. Se dauna parte la praticità pastorale lo ha portato al singolare tipizzato delcasus e alla concretezza della quotidianità della vita morale in asceti-ca, dall’altra egli, staccandosi dal pragmatismo di altri casisti e mae-

    stri di perfezione, si mantiene continuamente nella dialettica risolu-tiva, non logica nei principia cognoscendi, ma pastorale nei principia es- sendi , che nel campo morale si pongono con valore di finalità. Così incasistica ogni atto è giudicato, meglio è insinuato sottolineando il suo

     valore di salvezza; in ascetica pastoralmente egli insinua nell’anima laconcretezza di una norma, di un atto virtuoso ma allo stato intensivodi preghiera, o di amore di Dio che risolve in volontà di Dio, anche

    come forma ma soprattutto come fine ultimo, tutta la quotidianitàdella vita. Questa risoluzione non logica ma pastorale nel principio di

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    11 «Academia Alfonsiana. Sermo inauguralis anni academici 1957-58», in Analecta CSSR 29 (1957) 239-245.

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    finalità, meglio nel valore assoluto di finalità, sotto le forme psicolo-giche della preghiera e dell’amore di Dio, è la  MENS caratteristica diS. Alfonso, visibile in ogni sua pagina; questa  MENS lo rende veroDoctor, e più ancora: Doctor salutis; perché, come egli dice basan-dosi sulla gerarchia dei valori, che non è estrinseca ma intrinseca alla ve-rità entitativa ed assoluta, “omnium scientiarum finis nihil aliud essedebet quam salus aeterna” ( Prax. Conf . Ed. Gaudé, IV / n. 17). Nonè agnosticismo scientifico, ma sintesi ascensionale della Sapienza cherisolve il molteplice nell’Uno»12.

    Il 2 agosto 1960 l’AA diventa «parte» della Facoltà di Teologiadella Pontificia Università Lateranense, con la possibilità di conferi-re il dottorato in teologia re morali specialiter exculta. Il 29 ottobre,inaugurando l’anno accademico, il Rettore Magnifico, Mons. A. Pio-lanti, si esprime in questi termini: l’AA «è un vero e proprio Istitutodi teologia morale, il primo del genere in tutta la storia della Chiesa,che, ispirandosi all’insegnamento di S. Alfonso de Liguori, intende

    approfondire tutti i problemi della vita morale nei suoi aspetti natu-rali e soprannaturali, secondo le istanze del mondo moderno e sottola guida del Magistero della Chiesa»13.

    Scorrendo la programmazione dei primi anni Sessanta apparechiaro che queste istanze di rinnovamento determinano la scelta deicorsi e dei seminari che vengono tenuti in AA 14. È un rinnovamen-to che confluisce e trae nuovo impulso dai lavori del Vaticano II, ai

    quali l’AA partecipa attivamente. Mi limito a trascrivere il “ricordo”di uno dei maggiori protagonisti della vita dell’AA in quegli anni, ilprof. S. O’Riordan: «Gli stessi testi del Concilio rispecchiano il con-tributo dell’Accademia al rinnovamento conciliare della teologiamorale. Porto due esempi tra i tanti che si potrebbero citare. Il pri-mo è il tanto discusso articolo della Gaudium et spes sulla dignità del-la coscienza morale dell’uomo (art. 16) nel quale si trova l’insegna-

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    12 «S. Alfonso “Doctor salutis”», dattiloscritto conservato nell’archivio del-l’AA, 14b.

    13 D. C APONE, «Historia», 29.14 Per un quadro sintetico cf. S. M AJORANO, «Cinquan’anni di impegno»,

    29-35.

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    mento del P. Capone su questo argomento. Il secondo è l’intero trat-tato sulla dignità del matrimonio e della famiglia nel medesimo do-cumento (art. 47-52), dovuto in gran parte agli interventi del P. Hä-ring nelle lunghe discussioni che hanno preceduto la redazione deltesto definitivo»15.

    Non fa perciò meraviglia che negli anni successivi il riferimento alConcilio caratterizza tutto l’insegnamento e la ricerca dell’AA. Anzidall’insieme dei corsi appare con chiarezza che essa ha fatto suo l’au-spicio di B. Häring: «Nutriamo la speranza che il Concilio avrà una

    forte ripercussione sull’insegnamento della morale, rendendo l’eticaparte integrante dell’intera struttura dell’insegnamento cristiano»16.Nel primo articolo degli Statuti , approvati dalla Congregazione

    per l’Educazione Cattolica il 30 marzo 1995, viene così delineato ilmodello di teologia morale a cui tende l’impegno dell’AA: «theolo-giam moralem sub lumine Mysterii Christi, ita excolere atque prove-here, ut, novis progredientibus aetatis inventis atque culturae instan-

    tiis consideratis, veritas vitae moralis hominis in Historia salutis et Christi Mysterio fundata profundius penetretur; systematice enuclea-tur et problemata moralia recte investigantur et pro posse solventur,respectu Magisterii Ecclesiastici semper habito». Pur proponendosi didare «specialisationem veri nominis in theologia morali», la farà allaluce dell’unità del soggetto della teologia e «ratione habita oecumeni-smi, doctrinarum moralium religionum non christianarum atque

    atheismi moderni». Perciò l’insegnamento della teologia morale ri-guarderà «eius fontes, principia, methodos, applicationes et omnesscientias cum ipsa connexas, methodo interdisciplinari servata»17.

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    15 S. O’R IORDAN, «Il teologo moralista», 51.16 Verso una teologia morale cristiana, Ed. Paoline, Roma 1967, 28.17

     All’inizio dell’Ordo Biennio Accademico 2012-2014, troviamo la seguente sin-tesi: «L’Accademia Alfonsiana, secondo lo spirito di sant’Alfonso, ha come fine:a) Investigare la teologia morale alla luce del mistero del Cristo, dal quale tuttoè stato creato e riconciliato; approfondirne la ricerca secondo l’evoluzione deltempo e le necessità del popolo di Dio. b) Formare gli studenti in teologia mo-rale, nella ricerca intorno alle fonti, ai principi, ai metodi, alle applicazioni dellateologia morale, alle altre scienze in relazione con la stessa» (Roma 2012, 9-10).

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    Una visione unitaria e articolata

    Il radicamento nel mistero pasquale del Cristo, vertice e fulcro del-

    la storia della salvezza, permette di dare alla proposta morale il respi-ro propriamente teologico e al tempo stesso la prontezza a farsi cari-co della concretezza della vita quotidiana. È questo un dato general-mente condiviso nella riflessione teologico-morale odierna. In fedeltàalla visione alfonsiana, l’AA cerca di sottolineare che si tratta soprat-tutto di chenosi misericordiosa (copiosa redemptio) e che, perciò, la ve-rità morale è sempre e fondamentalmente verità salvifica: va sempre

    enucleata e proposta in maniera “sanante”, perché destinata a uominie donne segnati dalle conseguenze nefaste del potere del peccato18.La dimensione pastorale si svela allora una componente impre-

    scindibile. Il riferimento alla maniera in cui la Gaudium et spes  af-fronta le diverse problematiche diventa un punto di riferimento pre-zioso. Viene dall’AA concretizzato alla luce della sottolineatura al-fonsiana sulla praticità della teologia morale: le affermazioni di prin-

    cipio sono certamente importanti e necessarie, ma non ci si può fer-mare ad esse: occorre incarnarle nella concretezza della vita19. È que-sta incarnazione che, secondo S. Alfonso, rende particolarmente im-pegnativo il lavoro del moralista e del confessore: la teologia morale«difficillima evadit propter innumeras casuum circumstantias, ex qui-bus resolutionum pendet variatio: nam ex circumstantiarum diversi-tate, diversa applicanda sunt principia; et in hoc difficultas consistit,

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    18 È significativo il fatto che S. Alfonso attribuisca al confessore in quantomedico la comunicazione salutare della verità, ricordando che «dev’egli sì beneinsegnar le verità, ma quelle sole che giovano, non quelle che recano la danna-zione a’ penitenti» ( Istruzione e pratica pei confessori , cap. XVI, punto VI, n. 110,in Opere, vol. IX, Torino 1861, 415). Per l’approfondimento, rimando a quantoho scritto in Sant’Alfonso Maria de Liguori: il confessore “officio di carità istituito dal 

     Redentore solamente in bene delle anime”, in Chiesa e storia 1 (2011) 285-306.19 «Benché la legge sia certa, non però le circostanze diverse che occorronofanno che la legge ora obblighi ed ora non obblighi; giacché i precetti sono bensìimmutabili, ma alle volte non comandano sotto questa o quella circostanza. Quin-di... non vale il dire che le leggi son certe, perché, mutandosi le circostanze de’ ca-si, si rendono dubbie, e come dubbie non obbligano» (A LFONSO DE LIGUORI, Del-l’uso moderato dell’opinione probabile, cap. III, n. 89, Corbetta, Monza 1831, 199).

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    cum nequeat id fieri sine magna discussione, vel plurium accuratalectione librorum qui res examinant et dilucidant»20.

    Il percorso di studio proposto dall’AA è sorretto da questi convin-cimenti. L’approfondimento delle tematiche fondamentali va sempredi pari passo con quello delle problematiche concrete21. Le rispostenon possono essere semplicemente dedotte dai principi, ma vanno ri-trovate in ascolto costante dell’esperienza: «alla luce del Vangelo edell’esperienza umana»22. Per questo si richiede che la teologia mo-

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    20 Theologia moralis , lib. VI, tract. IV, cap. II, n. 628, ed. L. Gaudé, III, Poli-glotta Vaticana, Roma 1909, 652-653. È quanto ricorda anche ai confessori,contestando la posizione di coloro che «dicono che basta, per confessore, pos-sedere i principi generali della morale, poiché con quelli possono sciogliersi tut-ti i casi particolari. Chi niega che tutti i casi si hanno da risolvere coi principi? Ma qui sta la difficoltà: in applicare a’ casi particolari i principi che loro con- vengono. Ciò non può farsi senza una gran discussione delle ragioni che son dal-l’una e dall’altra parte; e questo appunto è quel che han fatto i moralisti: han

    procurato di chiarire con quali principi debbano risolversi molti casi particola-ri» ( Pratica del confessore per ben esercitare il suo ministero, cap. I, § III, n. 17, Ca-sa Mariana, Frigento 1987, 26).

    21 Nella programmazione, prevista per l’anno accademico 2012-2013, i corsisono così distribuiti: 1 nell’area metodologica, 4 in quella biblica, 4 in quella pa-tristico-storica, 10 in quella sistematico-fondamentale e 9 in quella sistematico-speciale, 3 in quella antropologico-sistematica e 3 in quella antropologico-empi-rica. Quanto ai seminari, 5 appartengono all’area biblica, 1 a quella storica, 9 a

    quella sistematico-fondamentale, 6 a quella sistematico-speciale, 2 a quella antro-pologico-sistematica, 2 a quella antropologico-empirica (Ordo, 43-45 e 79-82).22 Gaudium et spes , n. 46. Resta significativa la “confessione” di S. Alfonso sul-

    la sua “conversione” dal probabiliorismo della sua prima formazione: «In segui-to, scrive lo stesso Alfonso, nel corso del lavoro missionario, abbiamo scopertoche la sentenza benigna è comunemente sostenuta da numerosissimi uomini digrande onestà e sapienza... Ne abbiamo perciò ponderato accuratamente le ra-gioni e ci siamo accorti che la sentenza rigida non solo ha pochi patroni e segua-

    ci – e questi dediti forse più alle speculazioni che all’ascolto delle confessioni –,ma è anche poco probabile, se si vagliano i principi, e per di più circondata daogni parte da difficoltà, angustie e pericoli. Al contrario abbiamo scoperto che lasentenza benigna è accettata comunemente, è molto più probabile dell’opposta,anzi probabilissima e, secondo alcuni, non senza un fondamento molto grave,moralmente certa» (Dissertatio scholastico moralis pro usu moderato opininis probabilis in concursu probabilioris , in Dissertationes quatuor , Corbetta, Monza 1832, 77-78).

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    è protesa al futuro» e con «una metodologia tecnica per la ricerca e lacomposizione di un lavoro scientifico».

    La parte biblica «presenta i principi e i grandi temi della vita mo-rale, per quanto si possano enucleare a partire dall’ Antico e dal NuovoTestamento». Quella patristico-storica «tratta della dottrina morale,dapprima come è stata elaborata e tramandata dai Padri ( patristica) edagli scrittori ecclesiastici, e poi della sua evoluzione nei secoli, sia neicostumi e culture dei popoli, sia nelle opere degli scrittori ( storia)».

    Nella parte sistematica vengono approfonditi «i principi teologici

    e antropologici della morale» (teologia morale fondamentale) e gli«argomenti di grande importanza» (teologia morale speciale).Nella parte antropologica lo studio viene polarizzato sulla «verità

    morale della persona umana e dell’umanità sia teoricamente, sia sto-ricamente» (antropologia sistematica filosofica) e sulle «scienze mo-rali da un punto di vista biologico, sociologico, medico, sociale, so-cio-culturale, politico, economico, ecc.» (antropologia empirica)26.

    Nel piano di studio occorre che corsi e seminari delle diverse areeo parti siano presenti in modo da facilitare la visione globale del sa-pere morale. I 19 corsi, previsti per il conseguimento della licenza,dovranno comprendere un corso di metodologia, due della parte bi-blica (uno dell’Antico e l’altro del Nuovo Testamento), due di quellapatristico-storica (uno di patristica e uno di storia), quattro della par-te sistematica (due di fondamentale e due di speciale), due della par-

    te antropologica (uno di sistematica filosofica e uno di antropologiaempirica). Gli altri otto sono lasciati alla «libera scelta» dello stu-dente «purché non tutti nella stessa “sezione”»27.

    Negli ultimi anni questa articolazione per aree o parti è stata ulte-riormente arricchita con l’introduzione di indirizzi di studio più spe-

    254 SABATINO MAJORANO

    26

     Ivi , 15-16.27 Ordo, 17. Credo sia degno di nota il fatto che nel programma dell’AA non sidiano corsi obbligatori, tranne quello iniziale di metodologia. La determinazioneconcreta del piano di studio è affidata allo studente con l’aiuto di un consulente,scelto dallo stesso studente, che deve garantire della sua completezza e organici-tà: «La definizione del piano di studio sarà fatta con l’aiuto e l’approvazione delConsulente Accademico, rispettando le indicazioni del regolamento» (ivi , 12).

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    cifici, nel contesto sempre di una formazione integrale: «Nel rispet-to di questa formazione globale, gli studenti che lo desiderano pos-sono accentuare nel loro curriculum un indirizzo più specifico (mo-rale fondamentale, bioetica, morale sociale). L’indirizzo scelto verràsegnalato sul Diploma di licenza»28.

    Per una effettiva maturità delle coscienze

    Il radicamento nel mistero di Cristo, visto soprattutto come che-nosi misericordiosa, porta l’AA ad accentuare la dimensione di mini-sterialità propria di ogni riflessione teologica29. In continuità con leprospettive alfonsiane, assume la chenosi pasquale come via (cf. Gv 14,6) secondo la quale articolare la proposta morale30.

    Fin dai primi anni, la prospettiva ministeriale ha spinto l’AA a por-si al servizio delle giovani chiese dei paesi africani e asiatici e di quel-

    le dei paesi dell’Est europeo sotto il giogo del socialismo reale per laformazione dei futuri docenti di teologia morale. Questo ha com-portato lo sviluppo di un’accoglienza retta dalla consapevolezza del-le difficoltà reali, vissute dai giovani nella loro prima formazione, perpoterli aprire gradualmente alle esigenze della ricerca scientifica. Èstato e continua ad essere un impegno faticoso, ma indispensabile peril futuro della Chiesa. Del resto l’AA in questo è convinta di dover

    continuare la scelta fondamentale di S. Alfonso per gli abbandonati:«coloro che, come si legge nelle Costituzioni della CSSR, non hanno

    VATICANO II E ACCADEMIA ALFONSIANA NEGLI ULTIMI 50 ANNI 255

    28 Ivi , 12.29 «I teologi, ricorda la Commissione Teologica internazionale, hanno rice-

     vuto una particolare chiamata al servizio nel corpo di Cristo. Per questa chia-

    mata e per i doni ricevuti sono in un rapporto particolare con il corpo e tutti isuoi membri» ( La teologia oggi , n. 94; cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Donum veritatis , n. 6-7).

    30 Cf. S. M AJORANO, «Kénosis y verdad moral: el significado de la visión al-fonsiana», in M. R UBIO – V. G  ARCIA – V. G ÓMEZ MIER  (eds.), La ética cristianahoy: horizontes de sentido. Homenaje a Marciano Vidal, Ed. Perpetuo Socorro –Instituto Superior de Ciencias Morales, Madrid 2003, 193-211.

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    potuto avere ancora dalla Chiesa mezzi sufficienti di salvezza; coloroche non hanno ascoltato mai il suo messaggio, o non lo ascoltano piùcome “buona novella”; e infine coloro che sono danneggiati dalla di-

     visione della Chiesa» (n. 3).La chenosi misericordiosa esige però che la visione stessa di teologia

    morale venga caratterizzata dalla diaconia. Vale in maniera particola-re per la teologia morale l’affermazione di Giovanni Paolo II sulladiaconia della Chiesa alle coscienze: «La Chiesa si pone solo e sem-pre al servizio della coscienza, aiutandola a non essere portata qua e

    là da qualsiasi vento di dottrina secondo l’inganno degli uomini (cf.Ef 4,14), a non sviarsi dalla verità circa il bene dell’uomo, ma, spe-cialmente nelle questioni più difficili, a raggiungere con sicurezza la

     verità e a rimanere in essa»31. Lo stesso vale per la maniera con laquale questa diaconia va articolata: «Quest’opera della Chiesa trovail suo punto di forza – il suo “segreto” formativo – non tanto neglienunciati dottrinali e negli appelli pastorali alla vigilanza, quanto nel

    tenere lo sguardo fisso sul Signore Gesù. La Chiesa ogni giornoguarda con instancabile amore a Cristo, pienamente consapevole chesolo in lui sta la risposta vera e definitiva al problema morale»32.

    Sullo sfondo di queste affermazioni è possibile cogliere la sceltadecisiva della Gaudium et spes : «il santo Concilio, proclamando lagrandezza somma della vocazione dell’uomo e la presenza in lui diun germe divino, offre all’umanità la cooperazione sincera della

    Chiesa, al fine d’instaurare quella fraternità universale che corri-sponda a tale vocazione. Nessuna ambizione terrena spinge la Chie-sa; essa mira a questo solo: continuare, sotto la guida dello Spiritoconsolatore, l’opera stessa di Cristo, il quale è venuto nel mondo arendere testimonianza alla verità, a salvare e non a condannare, a ser-

     vire e non ad essere servito»33.

    256 SABATINO MAJORANO

    31 Veritatis splendor , n. 64.32 Ivi , n. 85.33 Gaudium et spes , n. 3. È una diaconia da vivere nella reciprocità: «Come è

    importante per il mondo che esso riconosca la Chiesa quale realtà sociale dellastoria e suo fermento, così pure la Chiesa non ignora quanto essa abbia ricevutodalla storia e dall’evoluzione del genere umano. L’esperienza dei secoli passati, il

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    Credo che la visione ministeriale della teologia morale, sviluppatadall’AA, è ben sintetizzata dalle parole con cui B. Häring apriva la suaultima opera sintetica di teologia morale: «La teologia morale non ri-guarda innanzitutto la decisione morale singola o gli atti singoli. Suocompito e scopo basilare è quello di aiutare a raggiungere la giusta vi-sione, di fissare le prospettive fondamentali e di presentare quelle ve-rità e quei valori che dovrebbero poi condurre alle decisioni da pren-dere davanti a Dio… Il lettore deve tener presente che l’autore nonsegue la corrente di coloro che praticamente riducono la teologia

    morale a “etica normativa”. Mia intenzione primaria è di formare unamentalità cristiana a quella visione profonda che è essenziale per lamaturità cristiana»34.

    Il riferimento al progetto formativo che Presbyterorum ordinis pro-pone ai presbiteri, in quanto «educatori nella fede», viene spontaneo:occorre che «ciascuno dei fedeli sia condotto nello Spirito Santo asviluppare la propria vocazione personale secondo il Vangelo, a pra-

    ticare una carità sincera e attiva, a esercitare quella libertà con cuiCristo ci ha liberati». Senza un tale respiro formativo «di ben pocautilità saranno le cerimonie più belle o le associazioni più fiorenti, senon sono volte a educare gli uomini alla maturità cristiana». A que-sto fine occorre che i presbiteri aiutino i fedeli «a diventare capaci dileggere negli avvenimenti stessi – siano essi di grande o di minoreportata – quid res exigant, quae sit Dei voluntas » e a «non vivere egoi-

    sticamente ma secondo le esigenze della nuova legge della carità, laquale vuole che ciascuno amministri in favore del prossimo la misu-

    VATICANO II E ACCADEMIA ALFONSIANA NEGLI ULTIMI 50 ANNI 257

    progresso della scienza, i tesori nascosti nelle varie forme di cultura umana, at-traverso cui si svela più appieno la natura stessa dell’uomo e si aprono nuove vie verso la verità, tutto ciò è di vantaggio anche per la Chiesa… Anzi, la Chiesa con-

    fessa che molto giovamento le è venuto e le può venire perfino dall’opposizionedi quanti la avversano o la perseguitano» (n. 44).34 Liberi e fedeli n Cristo, I, San Paolo, Cinisello Balsamo 19873, 18. Vi ritor-

    na in seguito: «la teologia morale cristiana è più di un’etica normativa; è la teo-logia della vita in Cristo Gesù, uno sforzo per giungere alla piena intelligenza diciò che significa sequela per i cristiani e per il mondo. Comunque l’etica nor-mativa costituisce una parte indispensabile della morale cristiana» (400).

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    ra di grazia che ha ricevuto e che in tal modo tutti assolvano cristia-namente i propri compiti nella comunità umana»35.

    Il riferimento alle indicazioni conciliari viene sviluppato dall’AA facendo propria la visione alfonsiana della centralità della coscienza.Basta ricordare le parole iniziali della Theologia moralis del Santo. Lacoscienza è «aditus ad universam moralem Theologiam», perché èregola formale dell’agire umano: «Duplex est regula actuum humano-rum; una dicitur remota, altera proxima. – Remota, sive materialis, est lex divina; proxima vero, sive formalis, est conscientia: quia, licet con-scientia in omnibus divinae legi conformari debeat, bonitas tamenaut malitia humanarum actionum nobis innotescit, prout ab ipsa con-scientia apprehenditur»36.

    È una circolarità che deve ispirare tutto il cammino della teologiamorale. La verità morale va proposta in maniera che venga ricono-sciuta come tale dalla coscienza: le stesse «esigenze etiche» della leg-ge naturale, scriveva Giovanni Paolo II, «non si impongono alla vo-lontà come un obbligo, se non in forza del riconoscimento previodella ragione umana e, in concreto, della coscienza personale»37. Seinfatti la teologia morale deve affermare con forza che la ricerca e l’a-desione alla verità sono essenziali per la dignità della coscienza, deveugualmente affermare che esse sono «doveri» che «attingono e vin-colano la coscienza degli uomini»38.

    258 SABATINO MAJORANO

    35 Presbyterorum ordinis , n. 6. È un progetto formativo in sintonia con la de-scrizione della condizione battesimale sintetizzata in  Lumen Gentium: «Questopopolo messianico ha per capo Cristo… Ha per condizione la dignità e la liber-tà dei figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo come in un tem-pio. Ha per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati(cf. Gv 13,34). E finalmente, ha per fine il regno di Dio, incominciato in terradallo stesso Dio, e che deve essere ulteriormente dilatato, finché alla fine dei se-coli sia da lui portato a compimento» (n. 9).

    36

    Theologia moralis , lib. I, tract. I, Monitum e, cap. I, n. 1, ed. L. Gaudé, I,Poliglotta Vaticana, Roma 1905, 3.37 Veritatis splendor , n. 36; cf. S. M AJORANO, «Il riconoscimento previo della

    coscienza», in F. A  TTARD – P. C ARLOTTI, Teologia e pastorale in dialogo. Studi inonore del prof. Guido Gatti , Las, Roma 2002, 183-197.

    38 Dignitatis humanae, n. 1. Il Concilio poi afferma: «L’uomo coglie e ricono-sce gli imperativi della legge divina attraverso la sua coscienza, che è tenuto a se-

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    Una teologia morale, che riconosce la profondità e il ruolo “for-male” della coscienza, permette di ridare significatività vera all’impe-ratività morale, riconducendola all’amore: «Nell’intimo della co-scienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla qualeinvece deve obbedire. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare,a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nel-l’intimità del cuore: fa questo, evita quest’altro. L’uomo ha in realtàuna legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessadell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato… Tramite la co-

    scienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge che trova il suocompimento nell’amore di Dio e del prossimo»39.Le due encicliche di Benedetto XVI sulla carità (Deus caritas est e

    Caritas in veritate) sono stimoli preziosi per l’ulteriore approfondi-mento. Mi limito solo a ricordare l’insistenza sulla priorità dell’amo-re di Dio: «Egli per primo ci ha amati e continua ad amarci per pri-mo; per questo anche noi possiamo rispondere con l’amore. Dio non

    ci ordina un sentimento che non possiamo suscitare in noi stessi. Eglici ama, ci fa vedere e sperimentare il suo amore e, da questo “prima”di Dio, può come risposta spuntare l’amore anche in noi»40.

    Credo che la teologia morale debba dire con maggiore chiarezzaquesto “prima” dell’amore di Dio come esigenza e fondamento dellarisposta dell’uomo. Questo le permetterà di aiutare gli uomini di og-gi a riscoprire il “perché” del bene e di contribuire all’impegno di

    nuova evangelizzazione, prioritario per tutta la comunità cristiana.La visione di S. Alfonso è stimolante al riguardo. Egli infatti ri-conduce tutta la vita cristiana all’amore: «Tutta la santità e la perfe-

    VATICANO II E ACCADEMIA ALFONSIANA NEGLI ULTIMI 50 ANNI 259

    guire fedelmente in ogni sua attività per raggiungere il suo fine che è Dio. Non sideve quindi costringerlo ad agire contro la sua coscienza. E non si deve neppureimpedirgli di agire in conformità ad essa, soprattutto in campo religioso» (n. 3).

    39

    Gaudium et spes , n. 16.40 Deus caritas est , n. 17. Nel paragrafo seguente il Papa aggiunge: «Amore diDio e amore del prossimo sono inseparabili, sono un unico comandamento. En-trambi però vivono dell’amore preveniente di Dio che ci ha amati per primo.Così non si tratta più di un “comandamento” dall’esterno che ci impone l’im-possibile, bensì di un’esperienza dell’amore donata dall’interno, un amore che,per sua natura, deve essere ulteriormente partecipato ad altri» (n. 18).

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    zione di un’anima consiste nell’amare Gesù Cristo nostro Dio, no-stro sommo bene e nostro Salvatore». Si tratta però di amore chescaturisce dall’esperienza e dalla memoria dell’anticipo di amore, cheDio non si stanca di farci in Cristo: il Redentore «ci amò e, perché ciamava, si diede in mano de’ dolori, dell’ignominie e della morte piùpenosa che abbia patito alcun uomo sovra la terra. Quindi ebbe a di-re il grande amante di Gesù Cristo, S. Paolo: Caritas... Christi urget nos (2Cor 5,14). E volle dire l’Apostolo che non tanto ciò che ha pa-tito Gesù Cristo, quanto l’amore che ci ha dimostrato nel patire per

    noi, ci obbliga e quasi ci costringe ad amarlo»41

    .La prospettiva allora non potrà essere altra che quella della santi-tà: «È un grande errore poi quel che dicono alcuni: Dio non vuol tut-ti santi . No, dice S. Paolo:  Haec est... voluntas Dei, sanctificatio vestra(1Ts 4,3). Iddio vuol tutti santi, ed ognuno nello stato suo, il religio-so da religioso, il secolare da secolare, il sacerdote da sacerdote, ilmaritato da maritato, il mercadante da mercadante, il soldato da sol-

    dato, e così parlando d’ogni altro stato»42

    .

    Conclusione

    Nell’ Instrumentum laboris del recente Sinodo dei Vescovi, dopoaver ricostruito sinteticamente gli «scenari» che caratterizzano il

    mondo attuale, si osserva: «l’esame di questi scenari permette di fare

    260 SABATINO MAJORANO

    41 Pratica di amar Gesù Cristo, cap. 1, n. 1 e 7-8, in Opere ascetiche, I, Sant’Al-fonso, Roma 1933, 1 e 5. Dovrà essere questo l’impegno centrale di chi evan-gelizza: «da noi non si parla d’altro che della passione del Redentore, affin di la-sciare le anime legate con Gesù Cristo». Occorre infatti «persuadersi che leconversioni fatte per lo solo timore de’ castighi divini son di poca durata... se

    non entra nel cuore il santo amore di Dio, difficilmente persevererà». Perciò«l’impegno principale del predicatore nella missione ha da esser questo, di la-sciare in ogni predica che fa i suoi uditori infiammati del santo amore» ( Fogliet-to in cui si tratta brevemente di cinque punti su de’ quali nelle missioni deve il predica-tore avvertire il popolo di più cose necessarie al comun profitto, in Opere, III, Mariet-ti, Torino 1847, 288-289).

    42 Pratica di amar , cap. 8, n. 10, 79.

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    una lettura critica degli stili di vita, del pensiero, dei linguaggi pro-posti attraverso di essi. Questa lettura serve anche come autocriticache il cristianesimo è invitato a fare su di sé, per verificare quanto ilproprio stile di vita e l’azione pastorale delle comunità cristiane sia-no state realmente all’altezza del loro compito evitando l’immobili-smo attraverso una attenta lungimiranza» (n. 68).

    Si tratta di un discernimento al quale la teologia morale deve con-tribuire in maniera convinta. L’obiettivo è una proposta morale cheporti a «rinnovare noi stessi, per rendere presente con maggiore in-

    cisività nel mondo in cui viviamo la speranza e la salvezza donataci daGesù Cristo. Si tratta di imparare un nuovo stile, di rispondere “condolcezza e rispetto, con una retta coscienza” (1Pt 3,16). È un invito a

     vivere con quella forza mite che ci viene dalla nostra identità di figlidi Dio, dall’unione con Cristo nello Spirito, dalla novità che questaunione ha generato in noi, e con quella determinazione di chi sa diavere come meta l’incontro con Dio Padre, nel suo Regno» (n. 118).

    Il cammino finora compiuto deve essere di stimolo per l’AA a con-tribuire costruttivamente a queste nuove sfide, continuando semprea lasciarsi guidare dalle prospettive delineate dal Vaticano II e dalleintuizioni alfonsiane, sviluppandole alla luce dei segni dei tempi.

    VATICANO II E ACCADEMIA ALFONSIANA NEGLI ULTIMI 50 ANNI 261

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    262 SABATINO MAJORANO

     The research and teaching of the Alphonsian Academy appear as supportedby three fundamental aspirations: the actualization of the moral and pastoral

    proposal of Saint Alphonsus, the fidelity to the renewal aspirations of the Sec-

    ond Vatican Council, and the practicality which is the fruit of an attentive lis-

    tening to the signs of the times. From these emerge a moral theology that, in

    dialogue with other disciplines, aims at placing itself at the service of the full

    maturing of consciences and consequently capable of contributing to the

    challenges of the new evangelization.

    * * *

    La investigación y la enseñanza de la Academia Alfonsiana aparecen orienta-

    das por tres instancias fundamentales: la actualización de la propuesta moral

    y pastoral de San Alfonso, la fidelidad a las instancias renovadoras del Vati-

    cano II, la practicidad como fruto de la escucha atenta a los signos de los

    tiempos. De ahí surge una teología moral que, en diálogo con las otras disci-

    plinas, tiende a servir a la madurez integral de las conciencias y, por eso, es-

    tá en capacidad de colaborar a los desafíos de la nueva evangelización.

    * * *

    La ricerca e l’insegnamento dell’Accademia Alfonsiana appaiono retti da tre

    istanze fondamentali: l’attualizzazione della proposta morale e pastorale di S.

     Alfonso, la fedeltà alle istanze di rinnovamento del Vaticano II, la praticità frut-

    to di un ascolto attento dei segni dei tempi. Ne deriva una teologia morale che,

    in dialogo con le altre discipline, mira a porsi al servizio della maturazione pie-

    na delle coscienze e perciò capace di contribuire alle sfide della nuova evan-

    gelizzazione.

    SUMMARIES