Teatro Massimo di Palermo - FRANCESCO CILEA ......invece il monologo di Fedra (“Giusto Cielo! Che...

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FRANCESCO CILEA ADRIANA LECOUVREUR

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F R A N C E S C O C I L E A

ADRIANALECOUVREUR

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PARTNER PRIVATISOCI FONDATORI

REGIONE SICILIANAASSESSORATO AL TURISMO SPORT E SPETTACOLI

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FondazioneTeatro Massimo

Francesco Giambrone Sovrintendente

CONSIGLIO DI INDIRIZZOLeoluca Orlando (sindaco di Palermo) PresidenteLeonardo Di Franco VicepresidenteDaniele FicolaFrancesco Giambrone SovrintendenteEnrico MaccaroneAnna Sica

COLLEGIO DEI REVISORIMaurizio Graffeo PresidenteMarco PiepoliGianpiero Tulelli

Tasca d’Almerita

Angelo Morettino srl

Giovanni Alongi

Sais Autolinee

Agostino Randazzo

Marco Di Marco

Filippone Assicurazione

Giuseppe Di Pasquale

Alessandra Giurintano Di Marco

ALBO DEI DONATORIART BONUS

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TURNI

opera in quattro atti

Libretto di Arturo Colauttitratto dalla commedia-dramma omonima

di Eugène Scribe e Ernest Legouvé

Musica di Francesco Cilea

Prima rappresentazione:Teatro Lirico, Milano, 6 novembre 1902

Allestimento del Teatro Sociale di Como - As. Li. Co.

ADRIANA LECOUVREUR

La recita di domenica 22 ottobre sarà trasmessa in diretta su maxischermo in piazza Verdi.

Data Turno Ora

Venerdì 13 ottobre Prime 20.30Domenica 15 ottobre Danza 17.30Martedì 17 ottobre C 18.30Giovedì 19 ottobre B 18.30Sabato 21 ottobre S1 18.30Domenica 22 ottobre D 17.30

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INDICE

1

ARGOMENTO 13

SYNOPSIS 17

ARGUMENT 21

HANDLUNG 25

2IRENE SCALIA INTRODUZIONE ALL’OPERA 31

DARIO OLIVERI UNA TRAGEDIA DELLA BELLE ÉPOQUE RIFLESSIONI SU ADRIANA LECOUVREUR DI FRANCESCO CILEA 41

3IL LIBRETTO 69

ATTO I 70

ATTO II 89

ATTO III 101

ATTO IV 110

4IVAN STEFANUTTI NOTE DI REGIA 125

ADRIANA LECOUVREUR AL TEATRO MASSIMO 129

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE 139

NOTE BIOGRAFICHE 141

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1ARGOMENTO 13

SYNOPSIS 17

ARGUMENT 21

HANDLUNG 25

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Atto IIl foyer della Comédie Française. Agitazione prima della rappresen-tazione. Il principe di Bouillon, protettore dell’attrice Duclos, entra con l’abate di Chazeuil. Adriana, già in costume, ripassa Bajazet (“Del sultano Amuratte… Io son l’umile ancella”). Michonnet, rimasto solo con Adriana della quale è innamorato, scopre che lei ama un ufficiale. Maurizio, conte di Sassonia, entra, impaziente di salutare Adriana (“La dolcissima effigie”). Lei lo crede un semplice ufficiale ed è pronta a parlare al conte in suo favore. Dandogli appuntamento dopo lo spetta-colo, Adriana gli offre in pegno un mazzetto di viole. L’abate consegna al principe un biglietto con il quale la Duclos dà un appuntamento a Maurizio «per ragioni politiche» quella sera nel villino che il principe le ha messo a disposizione. Il principe vuole coglierli sul fatto invitando a cena al villino gli attori, che indovinano che il biglietto viene in re-altà dalla principessa di Bouillon, d’accordo con la Duclos. Michon-net ascolta commosso il monologo di Adriana (“Ecco il monologo…”). Maurizio crede che la principessa abbia importanti notizie da comu-nicargli e avverte Adriana con un biglietto che le viene consegnato in scena. Al termine della rappresentazione Adriana, per incontrare il conte di Sassonia, accetta l’invito del Principe.

ARGOMENTO

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ADRIANA LECOUVREUR

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braccialetto perduto: il principe, pur senza aver sentito il dialogo, rico-nosce il gioiello della moglie. La principessa, sprezzante, invita Adriana a recitare qualche verso dell’Arianna abbandonata. Adriana declama invece il monologo di Fedra (“Giusto Cielo! Che feci in tal giorno?”) e conclude additando la principessa che, furibonda, chiede a Maurizio di restare con lei mentre tutti si allontanano.

Atto IVSalottino in casa di Adriana che, sofferente, ha abbandonato le scene. Michonnet tenta di confortarla. Gli attori giungono con doni per festeg-giarla. Adriana, sostenuta dall’affetto degli amici, promette di tornare a recitare. Ma giunge un cofanetto, con un biglietto da parte di Mauri-zio: all’interno il mazzo di viole, avvizzito. Adriana è sconvolta: odora a lungo i fiori e poi li getta nel fuoco (“Poveri fiori”). Giunge Maurizio, chiamato da Michonnet; chiede perdono ad Adriana e le chiede di spo-sarlo. Adriana è felice, ma improvvisamente impallidisce, avvelenata dai fiori mandati dalla principessa. Adriana delira, crede di essere nuo-vamente sulla scena (“Scostatevi, profani!”), poi muore tra lo sgomen-to di Maurizio e Michonnet.

1 / ARGOMENTO

Atto II Salottino nel villino della Duclos. La principessa di Bouillon attende con impazienza (“Acerba voluttà”). Maurizio è costretto a donare alla prin-cipessa le viole di Adriana, ma fa capire che è innamorato di un’altra (“L’anima ho stanca”). Quando arriva il principe, la principessa si na-sconde in una stanza attigua. Giunge anche Adriana: Maurizio si diver-te alla sorpresa della donna nello scoprire la sua identità e le conferma il suo amore (“Tu sei la mia vittoria”). Michonnet e l’abate interrompono il colloquio: il primo vuol andar via per parlare con la Duclos, l’abate rivela che l’attrice è al villino. Quando Michonnet entra nella stanza dove pensa che sia nascosta la Duclos, Maurizio supplica Adriana di aiutarlo a far fuggire la donna misteriosa. Adriana riesce a impedire all’abate di entrare nella stanza e, nonostante i consigli di Michonnet, decide di salvare la sconosciuta. Rimasta sola, Adriana spegne i lumi e va a chiamare la Principessa (“Non risponde… Apritemi, signora”). La principessa vuol scoprire chi è la confidente di Maurizio, ma all’avvici-narsi del marito fugge da una porta segreta, perdendo un braccialetto.

Atto IIILa sala del teatrino nel palazzo di Bouillon. La principessa è tormentata dalla gelosia per la sconosciuta. Adriana, accompagnata da Michon-net, è l’ospite d’onore; la principessa ne riconosce la voce e finge che il conte di Sassonia sia stato ferito in duello. Adriana sviene, confer-mando i sospetti. Ma giunge Maurizio, e in segreto prega la principes-sa di concedergli un colloquio. Vedendoli parlare insieme, Adriana si insospettisce. Maurizio racconta le sue imprese in battaglia. Ha poi inizio il balletto che rappresenta il giudizio di Paride. Nel corso dello spettacolo la Principessa attacca velatamente Adriana parlando del mazzolino di viole regalato al conte, l’attrice ribatte mostrando a tutti il

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Act IFoyer of the Comédie Française. Agitation before the performance. Enters the prince of Bouillon, patron of the actress Duclos, with the ab-bot of Chazeuil. Adriana, already in costume, rehearses Bajazet (“Del sultano Amuratte… Io son l’umile ancella”). Michonnet, left alone with Adriana, whom he loves, discovers that she is in love with an officer. Maurizio, count of Saxony, enters, eager to greet Adriana (“La dolcissi-ma effigie”). She believes he is a simple officer and is ready to speak to the count in his favor. Adriana agrees to meet him after the show and offers him as pledge a bouquet of violets. The abbot gives the prince a letter in which Duclos gives an appointment to Maurizio “for politi-cal reasons” that same night in the villa that the prince has given to her disposition. Wanting to catch them in the act, the prince invites to dinner all the actors; but they guess that the letter is actually on behalf of the princess of Bouillon, in collaboration with Duclos. Michonnet, moved, listens to Adriana’s monologue (“Ecco il monologo…”). Maur-izio believes that the princess has important news to tell him and warns Adriana through a letter that’s given to her on stage. By the end of the performance Adriana accepts the prince’s invitation in order to meet the count of Saxony.

SYNOPSIS

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ADRIANA LECOUVREUR

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exposing to everyone the lost bracelet: the prince, not having heard the dialogue, recognizes the wife’s jewelry. The princess, contemptu-ous, invites Adriana to recite a piece of Arianna abbandonata. Adriana performs instead the monologue of Fedra (“Giusto Cielo! Che feci in tal giorno?”) and concludes pointing directly to the princess that furious, asks Maurizio to stay with her while everyone is leaving.

Act IVSmall room in Adriana’s house. She is suffering and has retired from the stage. Michonnet tries to comfort her. The actors come in with gifts to celebrate her. Moved by her friends’ affections, Adriana promises to go back to performing. But then arrives a small box with a card from Maurizio, inside is the faded bouquet of violets. Adriana is over-whelmed, deeply inhales the scent of the flowers and then throws them into the fire (“Poveri fiori”). In comes Maurizio, summoned by Michon-net. He apologizes to Adriana and asks her to marry him. Adriana is joyful but suddenly turns pale, poisoned by the flowers sent by the princess. Adriana hallucinates and believes she is back on the stage, then dies to Maurizio and Michonnet’s dismay.

1 / SYNOPSIS

Act IILiving room in the Villa of Duclos. The princess of Bouillon awaits im-patiently (“Acerba voluttà”). Maurizio is obligated to give Adriana’s vi-olets to the princess, but assures that he is in love with someone else (“L’anima ho stanca”). When the prince arrives, the princess hides in a nearby room. Adriana also appears: Maurizio is delighted to see the woman discover his true identity and confirms his love for her (“Tu sei la mia vittoria”). Michonnet and the abbot interrupt the conversation: the first one wants to leave to speak with Duclos, the abbot reveals that the actress is in the villa. When Michonnet enters the room where he thought Duclos was hiding, Maurizio begs Adriana to help the mys-terious woman escape. Adriana manages to prevent the abbot’s en-trance into the room. Despite Michonnet’s advice, Adriana decides to save the stranger. Left alone, Adriana turns off the lights and calls for the princess (“Non risponde… Apritemi, signora”). The princess wants to discover who is Maurizio’s confidant, but her husband is approach-ing and she escapes through a secret door, losing a bracelet.

Act IIIA small theater in Bouillon’s palace. The princess is tormented with jealousy because of the female stranger. Enters Adriana, the guest of honor, accompanied by Michonnet; the princess recognizes the voice and pretends that the count of Saxony has been wounded in a duel. Adriana faints, confirming her suspicions. In comes Maurizio and se-cretly begs the princess to grant him a meeting. Seeing them speak-ing together, Adriana gets suspicious. Maurizio tells his feats of battle. Then starts the ballet, that represents the judgment of Paride. During the performance, the princess covertly attacks Adriana making refer-ence to the bouquet of violets given to the count, the actress responds

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Acte IFoyer de la Comédie Française. Agitation avant la représentation. Le prince de Bouillon, mécène de l’actrice Duclos, entre avec l’abbé de Chazeuil. Adriana, déjà en costume, répète Bajazet (“Del sulta-no Amuratte… Io son l’umile ancella”). Michonnet, laissé seul avec Adriana, qu’il aime, découvre qu’elle est amoureuse d’un officier. Maurizio, comte de Saxe, entre avec la volonté de saluer Adriana (“La dolcissima effigie”). Elle croit qu’il est un simple officier et est prête à parler en sa faveur au comte. Adriana accepte de rencontrer Maurizio après la représentation et lui offre comme gage un bou-quet de violettes. L’abbé donne une lettre au prince dans laquelle la Duclos donne un rendez-vous pour le soir-même à Maurizio, “pour des raisons politiques”, dans la villa que le prince lui a mis à dispo-sition. Voulant les surprendre en flagrant délit, le prince invite tous les acteurs à dîner ; mais ils devinent que la lettre est en fait de la part de la princesse de Bouillon, en collaboration avec la Duclos. Michonnet, ému, écoute le monologue d’Adriana (“Ecco il monolo-go…”). Maurizio croit que la princesse a des nouvelles importantes à lui donner et prévient Adriana dans une lettre qui lui est portée sur scène. A la fin de la représentation, Adriana accepte l’invitation du prince, afin de rencontrer le comte de Saxe.

ARGUMENT

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ADRIANA LECOUVREUR

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tant le jugement de Paride. Pendant la représentation, la princesse attaque secrètement Adriana en faisant référence au bouquet de violettes offert au comte, l’actrice répond en exposant à tous le bracelet perdu: le prince, qui n’a pas entendu le dialogue, recon-nait le bijou de sa femme. La princesse, méprisante, invite Adriana à réciter une partie de Arianna abbandonata. Adriana récite à la place le monologue de Fedra (“Giusto Cielo! Che feci in tal giorno?”) et conclue en pointant directement la princesse qui, furieuse, de-mande à Maurizio de rester avec elle pendant que tout le monde part.

Acte IV Petite pièce dans la maison d’Adriana. Elle souffre et s’est retirée de la scène. Michonnet essaye de la réconforter. Les acteurs entrent avec des cadeaux pour la célébrer. Emue par les affections de ses amis, Adriana promet de jouer de nouveau. Mais arrive ensuite une petite boîte avec une carte de Maurizio, et à l’intérieur se trouve le bouquet de violettes fanées. Adriana est bouleversée, inspire profondément l’odeur des fleurs puis les jette dans le feu (“Poveri fiori”). Maurizio entre, convoqué par Michonnet. Il s’excuse auprès d’Adriana et la demande en mariage. Adriana est heureuse mais pâ-lit soudainement, empoisonnée par les fleurs envoyées par la prin-cesse. Adriana hallucine et croit qu’elle est de retour sur scène, puis meurt à la consternation de Maurizio et Michonnet.

1 / ARGUMENT

Acte IISalon de la villa de la Duclos. La princesse de Bouillon attend avec impatience (“Acerba voluttà”). Maurizio est obligé de donner les violettes d’Adriana à la princesse, mais assure qu’il est amoureux d’une autre (“L’anima ho stanca”). Quand le prince arrive, la prin-cesse se cache dans une pièce adjacente. Adriana apparait égale-ment: Maurizio est amusé de la voir découvrir sa vraie identité et confirme son amour pour elle (“Tu sei la mia vittoria”). Michonnet et l’abbé interrompent la conversation: le premier veut partir pour parler avec Duclos, et l’abbé révèle que l’actrice est dans la villa. Quand Michonnet entre dans la pièce où il pensait que Duclos se cachait, Maurizio supplie Adriana d’aider cette mystérieuse femme à s’échapper. Adriana réussit à empêcher l’abbé d’entrer dans la pièce. En dépit du conseil de Michonnet, Adriana décide de sauver l’inconnue. Laissée seule, Adriana éteint les lumières et appelle la princesse (“Non risponde… Apritemi, signora”). La princesse veut découvrir qui est la confidente de Maurizio, mais son mari s’ap-proche et elle s’échappe par une porte secrète, en perdant un bra-celet.

Acte IIIPetit théâtre dans le palais des Bouillon. La princesse est tourmen-tée par la jalousie à cause de la femme inconnue. Adriana, l’invité d’honneur, entre accompagnée de Michonnet; la princesse recon-nait la voix et prétend que le comte de Saxe a été blessé dans un duel. Adriana s’évanouit, confirmant ses suspicions. Maurizio entre et supplie secrètement la princesse de lui offrir un rendez-vous. En les voyant parler ensemble, Adriana devient suspicieuse. Maurizio raconte ses faits d’armes. Le ballet commence ensuite, représen-

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1. Akt Foyer der Comédie Française. Aufregung vor der Vorstellung. Der Prinz von Bouillon, Mäzen der Schauspielerin Duclos, kommt rein mit dem Abt von Chazeuil. Adriana, schon im Kostüm, probt Bajazet (“Del sul-tano Amuratte… Io son l’umile ancella”). Michonnet, allein mit Adria-na gelassen, die er liebt, entdeckt dass sie in einem Offizier verliebt ist. Maurizio, Graf von Sachsen, kommt rein, Adriana zu begrüssen (“La dolcissima effigie”). Sie glaubt er ist ein einfacher Offizier zu den Befehlen des Grafen. Adriana stimmt zu, ihm nach der Vorstellung zu begegnen, und schenkt ihm als Zusicherung ein Veilchenbouquet. Der Abt gibt dem Prinz einen Brief in dem Duclos, Maurizio ein Treffen «für politische Gründe» anbietet, am selben Abend, in der Villa die der Prinz ihr zur Verfügung gestellt hat. Da er sie in flagranti erwischen möchte, ladet der Prinz alle Schauspieler zum Abendessen ein; aber die Gäste raten dass der Brief eigentlich von der Prinzessin von Bouillon ist. Mi-chonnet, gerührt, hört Adriana’s Monolog zu (“Ecco il monologo…”). Maurizio glaubt dass die Prinzessin ihm wichtige Nachrichten zu mit-teilen hat und warnt Adriana mit einem Brief, der ihr auf die Bühne ge-geben wird. Am Ende der Vorstellung akzeptiert Adriana die Einladung vom Prinz, um dem Graf von Sachsen zu begegnen.

HANDLUNG

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ADRIANA LECOUVREUR

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Urteil von Paride darstellt. Während der Vorführung greift die Prinzessin heimlich Adriana an, durch eine Bezugnahme auf den Veilchenstrauss der dem Graf geschenkt wurde. Die Schauspielerin reagiert und zeigt allen das verlorene Armband: der Prinz, der das Gespräch nicht ge-hört hat, erkennt das Schmukstück von seiner Frau. Die Prinzessin, herablassend, fordert Adriana auf einen Teil von Arianna abbandonata vorzutragen. Adriana spielt dagegen den Monolog von Fedra (“Giusto Cielo! Che feci in tal giorno?”) und zeigt direkt auf die Prinzessin die, entsetzt, Maurizio bittet, mit ihr zu bleiben während alle gehen.

4. AktKleiner Raum in Adrianas Haus. Sie leidet und ist von der Bühne zu-rückgetreten. Michonnet versucht sie zu trösten. Die Schauspieler kommen rein mit Geschenken um sie zu feiern. Gerührt von den Affekti-onen ihrer Freunde verspricht Adriana auf die Bühne zurück zu kehren. Aber dann trifft eine kleine Schachtel ein mit einer Karte von Maurzio, und drinnen ist der verwelkte Veilchenstrauss. Adriana ist überwältigt, atmet Tief den Geruch der Blumen ein und schmeisst sie dann in das Feuer (“Poveri fiori”). Maurizio trifft ein, von Michonnet einberufen. Er entschuldigt sich bei Adriana und bittet sie um ihre Hand. Adriana ist fröhlich aber wird plötzlich blass, vergiftet durch die von der Prinzessin geschickte Blumen. Adriana halluziniert und glaubt, sie sei zurück auf der Bühne, stirbt dann zur Maurizios und Michonnets Bestürzung.

1 / HANDLUNG

2. Akt Wohnzimmer der Villa von Duclos. Die Prinzessin von Bouillon wartet ungeduldig (“Acerba voluttà”). Maurizio musst Adriana’s Veilchen der Prinzessin überreichen, aber er versichert dass er in einer Anderen ver-liebt ist (“L’anima ho stanca”). Als der Prinz ankommt, versteckt sich die Prinzessin in einen anderen Raum. Adriana erscheint auch: Mau-rizio ist entzückt zu sehen wie die Frau seine wahre Identität entdeckt und bestätigt seine Liebe für sie (“Tu sei la mia vittoria”). Michonnet und der Abt unterbrechen die Unterhaltung: der Erste will gehen um mit Duclos zu sprechen, der Abt aber offenbart dass die Schauspie-lerin sich in der Villa befindet. Als Michonnet den Raum bettrit wo er dachte dass Duclos sich versteckte, bittet Maurizio Adriana ihm zu helfen bei der Flucht von der mysteriösen Frau. Adriana schafft es den Abt davon abzuhalten den Raum zu betreten. Trotz Michonnet’s Rat-schlag entscheidet Adriana den Fremden zu retten. Alleine gelassen, schaltet Adriana die Lichter aus und ruft die Prinzessin (“Non rispon-de… Apritemi, signora”). Die Prinzessin will entdecken wer Maurizio’s Mitwisser ist, aber ihr Mann nähert sich und sie entkommt durch eine geheime Tür, und verliert dabei ein Armband.

3. AktKleiner Theater in Bouillon’s Palast. Die Prinzessin ist von Neid schika-niert wegen der fremden Frau. Adriana, der Ehrengast, kommt rein mit Michonnet; Die Prinzessin erkennt die Stimme und tut so als ob der Graf von Saxen in einem Duel verwundet wurde. Adriana fällt in Ohn-macht, und bestätigt so ihre Verdächtigungen. Maurizio kommt rein und bittet heimlich die Prinzessin ihm ein Rendez-vous zu gewähren. Adriana sieht sie zusammen reden und wird verdächtig. Maurizio er-zählt über seine Kampfleistungen. Dann startet das Ballet, dass das

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2INTRODUZIONE ALL’OPERA 31

UNA TRAGEDIA DELLA BELLE ÉPOQUERIFLESSIONI SU ADRIANA LECOUVREUR DI FRANCESCO CILEA 41

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«Un giorno» racconta con affetto Nino Zucco dell’amico Francesco Cilea (1866-1950), «mi fece intendere, in un discorso che facevamo, che non sapeva nemmeno lui com’era venuta fuori Adriana Lecou-vreur. Egli che aveva scritto tante pagine immortali». Il composito-re calabrese fu operista, eccellente pianista e non meno apprezza-to didatta (per un periodo fu anche alla guida del Conservatorio di Palermo); d’indole schiva, riservata, mite e modesta, possedette in particolare delicatezza e sensibilità, unanimemente riconosciute a lui quanto alle sue composizioni. La sua figura fu collegata al Verismo, movimento cui il maestro aveva aderito per poi negli anni distanziar-sene gradualmente, in cerca – dopo un rinnovamento del melodram-ma – di nuovi orizzonti musicali più confacenti alla propria natura. La sua formazione era avvenuta al Conservatorio di Napoli, a partire dal 1879; dieci anni dopo, a coronamento degli studi, lì era stata eseguita la sua prima opera lirica, Gina: essa segnò l’inizio della sua carriera operistica e della collaborazione con l’editore Sonzogno. La seconda opera di Cilea, La Tilda, venne infatti composta su suggerimento di quest’ultimo, che auspicava la messa in scena di un soggetto tratto dalla vita quotidiana delle classi popolari. L’accoglienza da parte del pubblico fu favorevole, anche se sulle prime priva di entusiasmi. A La Tilda seguì in un crescendo di approvazione L’Arlesiana, frutto di un lavoro di gestazione durato tre anni ed allestita dapprima a Milano,

INTRODUZIONE ALL’OPERA

di Irene Scalia

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ADRIANA LECOUVREUR

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ancora sotto l’egida di Sonzogno. L’opera dalla maggiore fortuna e quella che più saldamente sarebbe rimasta nei cuori e nella memoria del pubblico, ad ogni modo, dove-va ancora venire per Cilea: la composizione di Adriana Lecouvreur, tuttora la più conosciuta e amata, nonché ultimo lavoro di grande rilievo del maestro, fu intrapresa nel 1900 sempre grazie a Sonzogno; avrebbe condotto, due anni dopo, alla piena affermazione dell’au-tore fra gli esponenti della cosiddetta ‘giovane scuola’ italiana veri-sta. L’opera, suddivisa in quattro atti e composta sui versi di Arturo Colautti, fu tenuta a battesimo con gran successo il 6 novembre del 1902 al Teatro Lirico di Milano, sotto la direzione di Cleofonte Cam-panini e con la partecipazione nel ruolo di Maurizio dell’illustre tenore Enrico Caruso – il quale si era già esibito al proprio esordio nel cast di un’opera di Cilea, L’Arlesiana –, insieme ad Angelica Pandolfini (Adriana) e Giuseppe De Luca (Michonnet). Come rileva inoltre Mar-cello Conati, anche la disposizione scenica fu oggetto di una cura dettagliata nell’allestimento di quest’opera, sulla scia della tradizione francese ottocentesca (per ogni atto sono cioè state conservate in un’apposita compilazione scritta le direttive circa l’arredamento da porre in scena e la sua esatta collocazione, nonché le indicazioni per guidare i movimenti degli interpreti). L’azione di Adriana, ambientata nella Parigi del 1730, si concentra sull’infelice vicenda amorosa di una celebre attrice, culminata nella sua tragica morte; il medesimo soggetto era già stato affrontato in una commedia in cinque atti di Eugène Scribe e Ernest-Wilfrid Le-gouvé, che fu tra le ispirazioni per la realizzazione dell’opera. Non era la prima volta, ad ogni modo, che l’argomento veniva interpretato in forma di dramma lirico: già nel 1856 era stata eseguita Adriana Lecouvreur e la Duchessa di Bouillon di Edoardo Vera, composta sul

testo di Achille de Lauzières; nel 1857 Adriana di Tommaso Benvenuti e Leone Fortis; nel 1889 Adriana Lecouvreur di Ettore Perosio, il cui libretto era stato steso da Giuseppe Perosio. Questo soggetto venne scelto da Cilea perché presentava riunite in sé le due nature della commedia e del dramma; ma come annota Girardi, a prevalere su entrambi è comunque la musica. Dato non trascurabile nel contesto del Verismo, la vicenda narrata manteneva un legame con la realtà storica: era effettivamente esistita in Fran-cia un’apprezzata attrice di nome Adrienne Lecouvreur (1692-1730), amata da Voltaire e da Maurizio di Sassonia, sulla cui scomparsa prematura aleggiò il sospetto dell’avvelenamento da parte di una ri-vale in amore. Il fatto che sul palcoscenico venga presentata proprio la vita di un’attrice non è poi una scelta senza rilievo: come spiega Hans-Joachim Wagner, «i confini fra realtà e finzione cominciano a sfumare, si sviluppa un gioco artistico fra diversi piani della realtà. Ed è proprio il succedersi di questi piani che garantisce all’opera di Cilea un posto particolare all’interno della storia del teatro musicale veri-sta». Il compositore estese anche alla valorizzazione del dato storico il procedimento tipicamente verista del caratterizzare a livello musi-cale il sound proprio dell’ambiente che si sta ritraendo: infatti, così come nella Tilda sono presenti rimandi a musiche popolari, nell’A-driana si trovano allusioni alla musica del XVIII secolo, per ricreare l’atmosfera di quell’epoca e di quello specifico contesto. Il primo atto si apre dietro le quinte del teatro della Comédie Française, con gli attori che stanno provando le loro parti prima di andare in scena (reciteranno la tragedia Bajazet di Racine e la commedia Les Folies Amoureuses di Regnard); il direttore Michonnet (baritono), ‘accudisce’ indaffarato le sue star, lamentandosi e correndo da una parte all’altra per esaudire tutte le richieste degli attori impazienti. Le

2 / INTRODUZIONE ALL’OPERA

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2 / INTRODUZIONE ALL’OPERA

signorine Jouvenot (soprano) e Dangeville (mezzosoprano) ripassa-no le battute, mentre Quinault (basso) e Poisson (tenore) ultimano la propria toletta. Giunge in questo confusionario frangente il principe di Bouillon (basso) – la cui amante, l’attrice Duclos, non sarà mai presente in scena – insieme all’abate di Chazeuil (tenore); duettano cantando “Fior d’amore / Dell’augel di Leda”. Poco dopo, fa il pro-prio ingresso anche Adriana (soprano), assorta nel declamare fra sé il copione. Ammirata con lodi quasi sperticate dai presenti, ella canta l’aria “Io son l’umile ancella”, che come rileva H.-J. Wagner espone un credo artistico in accordo con i canoni del verismo: l’attrice non si ritiene che uno strumento al servizio del poeta, ed attraverso di lui della verità stessa. Il tema di quest’aria, inoltre, ritornerà più volte nell’opera, a costituire un filo conduttore legato al personaggio di Adriana. Appena può, Michonnet, da lungo innamorato in segreto di Adriana, approfitta di qualche istante di solitudine con lei per cer-care di confessarle i propri sentimenti: ma proprio quando sta per decidersi a parlare apertamente di matrimonio, ella fraintende. Non comprendendo di essere lei stessa l’oggetto dell’amore di Michon-net, infatti, Adriana gli confida di essere innamorata a sua volta, di colui che crede un alfiere al servizio del conte Maurizio di Sassonia – in realtà, il conte stesso. Michonnet, vedendo svanire i propri so-gni di felicità, decide di ritirarsi. Intanto l’alfiere/conte in questione giunge inaspettato, cantando per l’amata il breve solo “La dolcissima effigie sorridente”, prima che Adriana vada in scena lasciandolo col dono di un mazzolino di violette ed un appuntamento per dopo. Da qui la trama s’infittisce, gettando i presupposti di numerosi equivoci e fraintendimenti: il principe di Bouillon è geloso per la scoperta che la Duclos ha scritto un biglietto per il conte di Sassonia, in cui gli chiede di recarsi quella stessa sera nel villino sulla Senna che egli le

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che ella sia innamorata di Maurizio, mentre questa intuisce altrettanto di lei; presa dalla gelosia, contravvenendo alle indicazioni del conte, Adriana cerca di scoprire chi sia la propria rivale, che tuttavia riesce a scappare, mantenendo l’incognito ma perdendo un braccialetto. Il terzo atto è ambientato nel palazzo del principe di Bouillon, e come rileva H.-J. Wagner «si basa sui principi veristi della realizzazione mu-sicale delle unità di spazio e di tempo dell’azione». Il far ritornare come delle reminiscenze alcuni motivi e temi lungo tutta l’opera è una prassi che consente a Cilea di conferire unità e coerenza all’in-sieme; alcuni di questi motivi, di derivazione settecentesca, costitui-scono come si è accennato un ulteriore elemento di caratterizzazione in senso realistico della narrazione drammaturgica: in quest’atto un tema di gavotta torna ciclicamente, e il balletto presenta un carattere storicizzante. L’azione riprende sui preparativi per una festa, guidati dall’abate con la principessa. Arriva il principe: egli, che si diletta di chimica, ha scoperto un veleno che se inalato causa delirio e morte, e ne espone le caratteristiche (in un passaggio solitamente espunto). Giunge quindi Adriana, che ha impegnato i propri gioielli per ottenere il rilascio di Maurizio, fatto imprigionare dalla principessa; questa, che crede di riconoscere nella voce di lei quella della rivale udita nel buio, le tende una trappola: dichiara che Maurizio è stato ferito in un duello, solo per sondare la reazione di Adriana, che quasi sviene alla notizia per rianimarsi subito dopo all’apparire di lui sano e salvo, anzi in vena di raccontare i propri aneddoti di guerra (“Il russo Mencikoff”). Il balletto cui si è fatto riferimento, Il giudizio di Paride, viene esegui-to a questo punto; in seguito, durante un’accesa conversazione, la principessa e Adriana cercano di smascherarsi a vicenda: l’una par-lando del mazzolino di violette, l’altra esibendo il braccialetto perso nella fuga, che viene riconosciuto dal principe come appartenente

2 / INTRODUZIONE ALL’OPERA

aveva messo a disposizione; tuttavia non sa che in realtà è stata sua moglie a convocare Maurizio. Desideroso di smascherare gli amanti, il principe invita quindi tutta la troupe a riunirsi giusto nel medesimo luogo ed ora. Il conte, per parte sua, riceve come se nulla fosse acca-duto il biglietto che era stato intercettato, e che sa provenire in realtà dalla principessa di Bouillon (mezzosoprano), di cui è stato amante in passato: impossibilitato ad incontrare Adriana come convenuto, le scrive a sua volta. Adriana rimane turbata, ma apprendendo che alla riunione dal principe di Bouillon parteciperà fra gli altri il xonte di Sas-sonia, decide di prendervi parte ella stessa nell’intento di conoscerlo e d’intercedere in favore del suo Maurizio. Il secondo atto si svolge nel nido della Duclos alla Grange Batelière, sulla Senna. Qui la principessa di Bouillon attende il conte con tre-pidazione, ben espressa nell’aria “Acerba voluttà, dolce tortura”; quand’egli giunge adorno del mazzolino di violette, però, ella sospet-ta subito un’altra amante: Maurizio tenta di scagionarsi offrendo a sua volta i fiori in dono a lei; finisce poi per ammettere in una romanza la nuova relazione (“L’anima ho stanca”). Giungono poco dopo il princi-pe e l’abate, convinti che l’amante di Maurizio sia la Duclos; egli non fa nulla per smentirli. Quando anche Adriana arriva, scopre che Mau-rizio è il conte di Sassonia: i due intonano un duetto felice, interrotto da Michonnet che giunge con un messaggio per la Duclos. Adriana teme che Maurizio sia venuto per incontrare in segreto l’attrice, ed il conte le confessa che davvero avrebbe dovuto incontrare una dama, quella sera, ma solo per ragioni politiche. Rivela così ad Adriana che è fondamentale che costei rimanga in incognito, nonostante in quel momento si trovi nascosta in una camera vicina. A questo scopo, egli chiede all’amata di proteggerla e di aiutarla a fuggire col favore del buio. Adriana obbedisce, ma parlando con la donna si persuade

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alla moglie. Per cercare d’insabbiare la cosa, la principessa cambia subito argomento e suggerisce che l’attrice reciti qualche verso per i convitati; Adriana esegue, ma scegliendo un passo dalla Fedra di Racine in cui viene accusata una donna lasciva: rivolgendosi plateal-mente nel recitare proprio alla principessa, accende la sua ira e il suo desiderio di vendetta. Nel quarto atto è la casa di Adriana a fare da sfondo: lì infatti l’eroina si è ritirata abbandonando le scene, convinta che Maurizio non l’ami più. Nel giorno del suo compleanno, Michonnet le fa visita (“Taci, mio vecchio cuor”), seguito dagli amici attori, e tutti le portano dei regali per consolarla, oltre che per cercare di convincerla a riprendere a recitare. Il dono di Michonnet sono i gioielli che ella aveva impegnato per Maurizio, riscattati usando l’eredità grazie alla quale egli avrebbe voluto proporle il matrimonio. Commossa, Adriana accetta di ritor-nare in teatro, e tutti cantano festosi per lei. Giusto in quel momento giunge un pacchetto ‘da parte di Maurizio’, che Adriana apre in priva-to per scoprirvi all’interno il mazzolino di violette che aveva donato al conte. Convinta che la sua restituzione sancisca la fine della loro re-lazione, canta disperata l’aria “Poveri fiori”, quindi li bacia inalandone il profumo e poi li getta nel fuoco. Maurizio però giunge inaspettato, dichiarando il suo amore. Adriana accetta felice la sua proposta di matrimonio, tuttavia d’improvviso si sente male e sragiona: il maz-zolino che aveva stretto a sé non era stato mandato dal suo amato, bensì dalla principessa, ed era stato cosparso di veleno. Nel volgere di poco, l’attrice muore davanti a Maurizio e Michonnet, sconvolti.

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1. Aspetti dell’Italia umbertinaLa storia italiana fra Otto e Novecento è stata raccontata innumerevoli volte: è la storia di un’epoca di forti contrasti, in cui permane sullo sfondo la Questione meridionale – archiviata ma non certo risolta – e cominciano le grandi migrazioni verso “la Merica”. Lo sguardo dell’o-pinione pubblica si concentra sulle inquietudini delle masse operaie e contadine, che ovunque patiscono dei bassi salari e delle terribili condizioni di vita e di lavoro. Nel 1891 sorge a Catania il movimento dei Fasci siciliani e l’anno successivo viene fondato a Genova il Partito Socialista Italiano. In varie regioni scoppiano scioperi e sollevamenti popolari, ai quali il governo risponde con la forza. Nel 1898 il Regno d’Italia s’infiamma: «A febbraio Perugia è sotto assedio, il mese dopo Bassano. A Bari il 1° maggio cinque morti. Si spara a Bagnacavallo e a Sesto Fiorentino. Il 5 maggio a Pavia viene ucciso un ragazzo du-rante una manifestazione contro il raddoppio del prezzo del pane».1 A Milano, l’8 maggio 1898, un corteo di operai rischia di degenerare in sommossa e la polizia arresta alcuni sindacalisti. Durante la notte proseguono i tafferugli e l’indomani s’innalzano le barricate in vari punti del centro (Porta Venezia, Porta Vittoria, Porta Ticinese…). Il capo del governo, Antonio di Rudinì, dà incarico di ristabilire l’ordine al gene-

1 Philippe Daverio, Il secolo lungo della modernità, Rizzoli, Milano 2012, p. 124.

UNA TRAGEDIA DELLA BELLE ÉPOQUERIFLESSIONI SU ADRIANA LECOUVREUR

DI FRANCESCO CILEA

di Dario Oliveri

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2 / UNA TRAGEDIA DELLA BELLE ÉPOQUE

rale Bava Beccaris, che ordina di sparare sulla folla con i cannoni. Il 29 maggio 1900 – il nuovo secolo è appena cominciato – l’anarchico Gaetano Bresci uccide a Monza il re Umberto I.Nel 1901, Giuseppe Pellizza termina Il Quarto Stato, al quale lavora as-siduamente da tre anni. L’opera è ambientata in una piazza di Volpedo e la sua concezione risale addirittura al 1894-95, come dimostra un quadro ad olio intitolato Gli ambasciatori della fame:

Son uomini, donne, vecchi, bambini: affamati tutti che vengono a reclama-re ciò che di diritto – sereni e calmi, del resto, come chi sa di domandare né più né meno quel che gli spetta – essi hanno sofferto assai – è giunta l’ora del riscatto, così pensano e non vogliono ottenere colla forza, ma colla ragione – qualcuno potrà alzare il pugno in atto di minaccia ma la

folla non è con lui […].2

In quei tempi difficili, mentre Verga si rinchiude nel suo “lungo silenzio”, Pascoli pubblica sulla rivista «Il Marzocco» il suo Fanciullino (1897) e Carducci – che nel 1906 sarà il primo italiano a vincere il Premio Nobel – pubblica la raccolta Rime e ritmi (1898), una moltitudine di scrittori e di scrittrici delle più diverse tendenze stilistiche si contende i favori del pubblico: da Emilio De Marchi, Paolo Valera e Francesco Mastriani sino a Matilde Serao e Carolina Invernizio, che verso la fine del secolo diventa famosa con alcuni romanzi di perdizione e delitto come Il bacio di una morta (1889) o La sepolta viva (1896). Su un piano ben diverso, ottiene grandi consensi anche Piccolo mondo antico di Antonio Fogaz-zaro (1895), mentre I Viceré di Federico De Roberto (1894) e Senilità di Italo Svevo (1898) appaiono come due capolavori sui generis, talmente originali da essere fatalmente predestinati all’insuccesso. L’autore più

2 Giuseppe Pellizza, nota del 19 gennaio 1895, in Aurora Scotti Tosini, Il Quarto Stato. Pellizza Da Volpedo, Electa, Milano 2013, p. 27.

letto, ammirato e imitato del tempo è invece Gabriele d’Annunzio, che fra il 1892 e il 1896 pubblica L’Innocente, Il trionfo della morte, Le Ver-gini delle rocce e la tragedia in cinque atti La città morta, presentata a Parigi nel 1898 da Sarah Bernhardt e poi tre anni dopo a Torino da Eleonora Duse. Nel 1897, il Vate partecipa alle elezioni politiche con un programma «al di là della destra e della sinistra» e fa il suo ingresso a Montecitorio «come deputato della bellezza», sedendo dapprima sui banchi della destra e poi della sinistra: «Come uomo d’intelletto», dirà, «vado incontro alla vita». Sull’ambito della musica, veglia da lontano il grande vecchio Giusep-pe Verdi: è ancora vivo infatti quell’uomo straordinario, nato prima del Congresso di Vienna e già famoso nel Risorgimento, che adesso si ac-cinge al commiato del Falstaff (1893). Sembra tuttavia che il graduale attenuarsi dell’esperienza verdiana debba coincidere – per uno strano destino – con la fine dell’opera italiana. In realtà non è così e dopo anni di stasi l’orizzonte viene infatti ridestato e rinnovato da Edoar-do Sonzogno, con il secondo concorso per giovani compositori dalla sua Casa Musicale: il bando era apparso il I luglio 1888 sulla rivista «Il Teatro Illustrato» e riprendeva, con alcune modifiche, il regolamento della prima edizione nel 1884, che si era conclusa con un nulla di fatto, malgrado la partecipazione del giovane Puccini:

Le varianti riguardavano l’istituzione di un secondo premio di 2.000 lire, mentre al primo classificato ne sarebbero spettate 3.000; le opere am-messe alla prova scenica sarebbero state tre anziché due, e la prova stes-sa si sarebbe effettuata al Teatro Costanzi di Roma, da quell’anno sotto l’impresa Sonzogno; un premio speciale di 1.000 lire era poi destinato all’autore del miglior libretto. Proprio per la duplice natura musicale e let-teraria del nuovo concorso, furono nominate due commissioni: la prima musicale, composta da Filippo Marchetti, Giovanni Sgambati, Eugenio

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Terziani, Francesco D’Arcais e Amintore Galli; la seconda letteraria, for-mata da Paolo Ferrari, Antonio Ghislanzoni e Felice Cavallotti.Dopo un anno, alla chiusura dei termini per la presentazione delle opere, addirittura 73 furono le candidate. Uno strepitoso successo che, ovvia-mente, obbligò la commissione – in cui Pietro Platania aveva sostituito Eugenio Terziani – a un estenuante tour de force, inducendo poi la direzio-ne del concorso a procrastinare sino alla primavera del 1890 la proclama-zione del risultato finale. Il 6 marzo un comunicato dichiarava ammesse all’ultima prova: Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, Labilia di Nicola Spinelli e Rudel di Vincenzo Ferroni; tutte sotto la direzione di Leopoldo Mugnone. Una particolare menzione ebbero poi altre nove opere, tra le quali Marina del giovanissimo Umberto Giordano.3

L’epilogo è noto e il successo di Cavalleria rusticana, che «in seno alla Commissione fece un’impressione addirittura straordinaria»,4 trasfor-ma il 1890 in una sorta di “anno zero” della musica italiana, a partire dal quale si afferma – con vari pregi e difetti – una nuova generazione di compositori. Mentre l’opera di Mascagni viene ripresa in tutta Euro-pa (da Palermo al Castello di Windsor)5 e nei più importanti teatri degli

3 Marco Capra, “La Casa Editrice Sonzogno tra giornalismo e impresariato”, in AA.VV., Casa Musicale Sonzogno. Cronologie, saggi, testimonianze, vol. I, Casa Musicale Sonzogno, Milano 1995, pp. 262-63.4 Ippolito Valletta (pseud. di Giuseppe Ippolito Franco-Verney della Valletta), in AA.VV., Casa Musicale Sonzogno cit., p. 263.5 Il giovane Gustav Mahler ascolta Cavalleria rusticana durante il suo viaggio in Italia del mag-gio 1890 e alla fine dell’anno dirige l’opera a Budapest, ottenendo uno straordinario successo di pubblico. Nel dicembre 1900, Alma Schindler assiste invece a una rappresentazione all’Hof-O-perntheater, dove l’atto unico di Pietro Mascagni è rappresentato insieme con Der Bundschuh di Joseph Reiter e la pantomima Harlequin der Elektriker di Josef Hellmesberger: cfr. Alma Mahler-Werfel, Tagebuch-Suiten 1898-1902, Fischer Verlag, Frankfurt am Main 1997, p. 596. Stranamente, pur apprezzando Cavalleria rusticana, Mahler detestava invece la Tosca di Puc-cini: in una lettera ad Alma del 1903 sintetizza causticamente la trama dell’opera («Nel secondo atto un tale viene torturato tra urli orrendi e un altro accoltellato con un acuminato coltello da pane») e racconta di avere lasciato la sala prima della fucilazione di Cavaradossi: «Non occor-re aggiungere», conclude, «che il tutto è messo insieme come sempre con abilità da maestro; al giorno d’oggi ogni scalzacane sa orchestrare in modo eccellente»: cfr. Alma Mahler, Gustav Mahler. Ricordi e lettere, a cura di Luigi Rognoni, trad. it. di Laura Dallapiccola, il Saggiatore, Milano 1960 (ed. orig. Gustav Mahler. Erinnerungen und Briefe, 1940), p. 228.

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Manon Lescaut (1893), Puccini non sbaglia più un colpo e diviene, con La bohème (1896), Tosca (1900) e Madama Butterfly (1904), il più importante compositore italiano della sua generazione, l’unico capace di proiettare il suo mondo espressivo sul più vasto orizzonte del teatro internazionale.

2. Percorsi di Francesco CileaGli anni in cui Giacomo Puccini raggiunge, attraverso la svolta creativa di Manon Lescaut, la fase centrale della sua esperienza, coincidono con l’esordio e i più grandi successi di Francesco Ci-lea. Nato a Palmi nel 1866, quest’ultimo era stato scoperto in un convitto privato a Napoli da Francesco Florimo, «bibliotecario del Conservatorio di San Pietro a Majella, autore di una monumentale Scuola musicale di Napoli e dei suoi Conservatori e famoso storico belliniano».8 Il padre del giovane artista, Giuseppe, era un avvocato molto affermato e temeva che la carriera musicale potesse rivelarsi per il figlio “un salto nel buio”. Ad ogni modo, alla fine diede il suo «amoroso e pieno assenso» e dal novembre 1878 il piccolo France-sco comincia a frequentare l’antico Collegio di San Pietro a Majella, proiettandosi un poco alla volta nel mondo musicale e culturale di Napoli. Come scrive Cesare Orselli, anche dopo il tramonto della sua grande stagione settecentesca, la città continuava infatti ad es-sere una capitale – e non solo del nostro Mezzogiorno – per la sua vivacità intellettuale:

Il Teatro di San Carlo, se dava spazio agli ultimi fantasmi dell’opera buffa, da tempo uscita di scena nel resto d’Italia […], esibiva anche un cartellone importante, con novità di Massenet, Gounod e Thomas, Lohengrin, Otello,

8 esare Orselli, Francesco Cilea. Un artista dall’anima solitaria, Zecchini editore, Varese 2016, p. 9.

Stati Uniti e dell’America Latina (dove trova ad accoglierla un’im-mensa platea di emigranti italiani), il numero del gennaio 1892 del «Teatro Illustrato» si apriva infatti

con alcune telegrafiche notiziole che informavano della consegna all’e-ditore di tre nuove opere da parte di compositori quasi esordienti: si trattava della Mala vita di Umberto Giordano, della Tilda di Francesco Cilea, della Teresa Raquin di Ernesto Coop. Già un abbozzo di “Giovine Scuola”. In quello stesso anno Cilea e Giordano avrebbero avuto l’o-nore del ritratto d’apertura della rivista; come pure un altro esordiente, Ruggero Leoncavallo, che nel mese di maggio aveva con successo

rappresentato i suoi Pagliacci al Teatro Dal Verme.6

Diretti a Milano da Arturo Toscanini, i Pagliacci diventano subito un successo mondiale dell’opera lirica. La romanza Vesti la giubba – un capolavoro di sintesi teatrale – viene ben presto estrapolata dal contesto drammaturgico e si trasforma in una magnifica, struggente canzone d’autore: nel 1904 Enrico Caruso incide il brano a New York e il disco, ovviamente a 78 giri, vende poco più di un milione di copie, come a dire che «praticamente chiunque avesse accesso a un grammofono aveva comprato […] la possibilità di ascoltare a casa propria la voce del cantante».7

Come già detto, al primo concorso della Casa Musicale Sonzogno aveva preso parte, ma senza alcuna fortuna, anche il giovane Puc-cini, la cui opera d’esordio – ribattezzata Le Villi – suscita però l’in-teresse di Arrigo Boito e trionfa a Milano nel 1884. Il successivo Edgar (1889) è un pericoloso incidente di percorso, ma a partire da

6 Marco Capra, op. cit., p. 264.7 Pietro Leveratto, Con la musica. Note e storie per la vita quotidiana, Sellerio editore, Palermo 2014, p. 17.

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Le Villi del debuttante Puccini. […] Aumentata era inoltre la curiosità e la diffusione della musica strumentale e non a caso la città vedeva nascere nel 1878, per iniziativa di un suo musicista di fama come Giuseppe Martucci, la Società del Quartetto e, da una costola del San Carlo, formarsi un’orchestra sinfonica (la “Società Orchestrale” napoletana, una delle primissime e forse la più importante d’Italia) diretta dallo stesso Martucci, che sarà per un bre-ve periodo anche maestro di Cilea negli studi del pianoforte.9

Sette anni dopo, nel 1885, Francesco Cilea è nominato “Primo alunno maestrino” con l’obbligo di dirigere i cori e l’orchestra del Conservatorio e di seguire gli allievi più giovani della classe di composizione. In quel periodo il giovane autore presenta due Serenate per voce e pianoforte (L’aere imbruna e Mormorante di tenero desio, 1885-86) cui fanno se-guito un Trio in re maggiore per violino, violoncello e pianoforte (1886), una Suite orchestrale in quattro tempi (1887), per la quale riceve una medaglia d’oro dal Ministero della Pubblica Istruzione, e la sorprenden-te Sonata in re maggiore op. 38 per violoncello e pianoforte (1888-89),

9 Cesare Orselli, op. cit., p. 10. Riguardo alla diffusione della musica strumentale nell’Italia di fine Ottocento, Julian Budden rileva l’importanza a Milano della Società del Quartetto, «il cui fondamento era il quartetto d’archi di Bazzini […] e che spesso offriva anche ospitalità a visitatori illustri come Sarasate, Joachim e Anton Rubinstein» e descrive l’attività della Società dell’Orchestra del Teatro alla Scala, costituita da Franco Faccio nel 1878. Quest’ultima, prose-gue Budden, «dava una media di sei concerti l’anno dopo la conclusione della stagione di Car-nevale-Quaresima. In queste manifestazioni, comunque, la prospettiva era alquanto limitata. Ogni concerto era diviso in due parti, che cominciavano e finivano entrambe con un’ouverture famosa. Nel mezzo non c’era niente di più sostanzioso di una suite (per esempio L’Arlésienne di Bizet), una Rapsodia ungherese di Liszt o, al massimo, il Settimino di Beethoven con le parti degli archi rafforzate fino a ottenere un organico orchestrale pieno. Si cercherebbe invano una sinfonia completa […] e l’Eroica avrebbe semplicemente svuotato la sala. Per chi fosse in cerca di un’offerta prettamente sinfonica c’erano solo i Concerti Popolari dati durante i mesi invernali dagli allievi del Conservatorio, proseguendo un’iniziativa lanciata da Alberto Mazzu-cato nel 1877. Il nome era eufemistico, perché i programmi non facevano concessioni al gusto popolare. La Prima Sinfonia di Brahms, la Scozzese di Mendelssohn o la Quinta Sinfonia di Beethoven potevano apparire accanto a un Concerto di Mozart o a un poema sinfonico di Dvořák e all’ouverture-fantasia Romeo e Giulietta di Čajkovskij, allora considerata il culmine del modernismo più audace. […] Molto più sorprendente è imbattersi in titoli come il Preludio ai Meistersinger o il Siegfreid-Idyll, perché se c’è un nome che spicca per la sua assenza dalla scena milanese è quello di Richard Wagner» (Puccini, Carocci editore, Roma 2005 [ed. orig. Puccini. His Life and Works, 2002], p. 36).

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un brano concepito secondo i modelli del linguaggio brahmsiano, ma reso interessante da un “Largo” dal quale si sprigiona «un profumo intenso di antico, autentico canto popolare del Meridione d’Italia» (Ro-man Vlad). Al termine dei suoi studi, Cilea riceve, secondo la tradizio-ne, l’incarico di comporre un’opera lirica da rappresentarsi nel teatrino dell’istituto: allo stesso modo Vincenzo Bellini aveva esordito nel 1825 con il dramma semiserio Adelson e Salvini.L’opera in tre atti presentata da Cilea come saggio di diploma s’intitola Gina e si avvale di un libretto di Enrico Golisciani, tratto dalla comme-dia Catherine ou La Croix d’or di Nicolas Brazier e Mélesville (pseud. di Anne-Honoré-Joseph Duveyrier). La prima rappresentazione venne diretta dall’autore il 9 febbraio 1889 e pur essendo «un semplice espe-rimento giovanile» fu accolta con grande favore e costituisce – in questi termini – il suo primo momento di affermazione. Al tempo stesso, e per una strana coincidenza, l’opera d’esordio di Francesco Cilea fu l’ultima scritta da un allievo per il teatrino del Conservatorio: «Con me», scri-ve infatti il compositore, «ebbe termine questa antica tradizione della Scuola napoletana. Dopo la mia Gina, non vi furono altre rappresenta-zioni del genere e, nel 1912, fu addirittura abolito lo storico Convitto».10 Nei mesi successivi al successo di Gina, Cilea pubblica con l’editore Ri-cordi la romanza Non ti voglio amar? e due brani per pianoforte (La pe-tite coquette op. 9 e C’est toi que j’aime op. 10). Nell’ottobre 1890 viene infine presentato a Edoardo Sonzogno: l’incontro si svolge a Roma, all’Hotel Quirinale, e l’editore, che dopo il successo di Cavalleria rusti-cana ambisce a riunire intorno a sé una squadra di giovani autori ita-liani, gli propone di mettere in musica la Tilda di Anneldo Graziani, non de plume – o meglio anagramma – di Angelo Zanardini, un esuberante compositore-librettista che oltre a collaborare con Catalani, Massenet

10 Francesco Cilea, cit. in Cesare Orselli, op. cit., p. 15.

e Ponchielli aveva tradotto in italiano il Ring di Richard Wagner, Don Carlos di Verdi (insieme con Achille de Lauzières-Thémines) e innume-revoli Lieder di Schubert, Schumann e Mendelssohn. L’opera è di «un verismo alquanto volgare»11 e piace poco a Cilea, che comunque de-cide di accettare l’incarico per timore di compromettere il suo rapporto con Sonzogno. Il debutto di Tilda al Teatro Pagliano di Firenze (7 aprile 1892) ottiene un buon successo e precede di poche settimane il trionfo dei Pagliacci di Leoncavallo a Milano (21 maggio 1892). L’accoglienza della stampa è per lo più positiva e dopo una ripresa al Teatro Malibran di Venezia, l’opera è presentata il 24 settembre nel teatro allestito da Edoardo Sonzogno al Prater di Vienna, in occasione dell’Esposizione Internazionale di Musica. L’editore milanese, che ha organizzato una sorta di piccolo festival del teatro verista, è l’uomo del momento e rice-ve anche il plauso di Eduard Hanslick, il più influente critico musicale dell’epoca:

Sonzogno, il grande editore musicale il cui “concorso” ha rivelato l’ingegno di Mascagni, ci ha voluto presentare i migliori cantanti che agiscono oggi sulle scene italiane nel più recente repertorio della sua casa. Egli ha dun-que portato all’Esposizione quattro opere nuove insieme ai loro autori. Si è fatto avanti, per così dire, con un tiro a quattro da parata: i Pagliacci di Leoncavallo e Il birichino di Leopoldo Mugnone [il primo direttore di Caval-leria rusticana], Tilda di Cilea e Mala vita di Giordano sono notevoli segni dei tempi: esse ci mostrano il sempre più deciso affermarsi della scuola naturalistica, del “verismo” nell’opera […]. In Francia la Carmen di Bizet è stata finora il primo e l’unico conseguimento valido in questa direzione. Proporzioni molto più ampie tale movimento è venuto assumendo in Italia.12

Fermamente deciso a «non lasciar raffreddare il primo successo», fin

11 Francesco Cilea, cit. in Ivi, p. 16.12 Eduard Hanslick, cit. in AA.VV., Casa Musicale Sonzogno cit., vol. II, pp. 80-81.

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dal maggio 1892 l’editore Sonzogno ha scritturato Leopoldo Marenco per realizzare un nuovo libretto per Francesco Cilea: in un primo mo-mento, la scelta sembra cadere sull’idillio Celeste, ma durante l’estate il compositore cambia idea, concentrando la sua attenzione sul dram-ma di Alphonse Daudet L’Arlésienne, per il quale Bizet aveva realizzato un commento musicale nel 1872. Ribattezzata L’Arlesiana – dalla bella e fatale ragazza di Arles di cui è innamorato il protagonista – l’opera va in scena al Teatro Lirico di Milano il 27 novembre 1897, ottenendo un successo parziale e dovuto soprattutto alla presenza del giovane Enrico Caruso, che imprime uno slancio straordinario alla pagina più famosa dell’opera, il cosiddetto Lamento di Federico («È la solita storia del pastore… / Il povero ragazzo / volea raccontarla, e s’addormì»). Pur avendo già interpretato i ruoli di Canio nei Pagliacci e di compare Turiddu in Cavalleria rusticana, Caruso non era ancora riuscito ad affer-marsi completamente e l’incontro con Francesco Cilea risulta dunque cruciale per la sua carriera. Come scrive E. A. Mario (pseudonimo di Giovanni Ermete Gaeta),

c’era a Napoli, in quel tempo, un giovane cantante che eseguendo ‘E spin-gule francese del Di Leva, pareva fosse baritono, mentre eseguendo il Se del Danza, pareva invece tenore; poi aveva preso a sfiatare nelle chiese e […] negli stabilimenti balneari, fin quando non tentò la lirica nei teatri di second’ordine: ecco l’artista che il rappresentante di casa Sonzogno aveva mandato a Milano, perché debuttasse nella “prima” dell’Arlesiana e

decidesse dell’avvenire del suo autore.13

A quel «giovane cantante» Cilea “imbeccò” la parte nota per nota, sug-gerendo di utilizzare la mezza voce per dare al personaggio di Federico

13 A.E. Mario, Francesco Cilea di fronte alla critica e al pubblico, in «Quaderni dell’Accademia Chigiana», Siena 1951, pp. 44-45-

un colore espressivo del tutto nuovo, come se fosse «insaporito dalle canzoni di Napoli».14 Al di là del successo personale di Enrico Caruso, l’opera non convince comunque del tutto, e mentre il compositore la-menta lo scarso impegno di Sonzogno sul piano produttivo, quest’ulti-mo pretende – e ottiene – la stesura di una nuova versione alleggerita di vari episodi, che va in scena a Milano il 22 ottobre 1898.Ad ogni modo Cilea è alquanto amareggiato e nel dicembre 1897 ac-cetta la cattedra di Armonia che gli è stata offerta dall’Istituto Musicale di Firenze. Il suo ritorno al teatro avviene alcuni anni dopo con Adriana Lecouvreur, una commedia-dramma in quattro atti alla quale lavora, seguendo i ritmi incostanti del librettista Arturo Colautti, fra il 1900 e il 1902. Quest’opera gli donerà – come vedremo – la notorietà inter-nazionale che aveva atteso tanto a lungo, anche se la sua carriera è ormai giunta quasi al termine: dopo lo sforzo creativo dell’opera Gloria, un dramma d’argomento «medievale italianissimo» diretto da Arturo Toscanini al Teatro alla Scala nel 1907, Cilea avverte infatti i sintomi di una «alterazione del sistema nervoso» e decide, dopo un lungo silenzio e vari tentativi e progetti rimasti in sospeso, di partecipare al concorso per la direzione del Conservatorio di Palermo. La commissione mini-steriale, presieduta da Arrigo Boito, lo proclama vincitore preferendolo al più giovane Respighi e a partire dall’Anno scolastico 1913-14 Cilea comincia dunque in Sicilia la sua carriera di direttore di Conservatorio. Palermo viveva in quegli anni la fase cruciale dell’Età dei Florio ed era, come scrive Cesare Orselli,

musicalmente assai agguerrita (nella Stagione 1914 il Teatro Massimo presen-tò Parsifal, Lohengrin, Salome, Conchita di Zandonai): al gentilhomme Cilea, pur accolto con favore dalla stampa, non fu facile tuttavia “destreggiarsi in

14 Francesco Cilea, cit. in Cesare Orselli, op. cit., p. 21.

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quel groviglio di intrighi ripicche e di illusioni inappagate di speranze cadute che, sebbene ben dissimulati, minacciavano di spazientirlo e di disorientarlo (D’Amico). […] Non privo d’interesse sarebbe dunque riferire della vita quo-tidiana come direttore, delle qualità umane, della competenza musicale che Cilea espresse a Palermo in questo ruolo. Dopo il trasferimento di Guglielmo Zuelli a Parma e la reggenza di Alberto Favara […], sotto la gestione di Cilea il Conservatorio vide rafforzata l’efficienza degli uffici, la disciplina degli allievi […] e la qualità degli insegnamenti, confermata dai saggi di classe, veri con-certi che concludevano gli anni scolastici, “nonostante la Grande guerra si

annunziasse vicina…” (Cilea).15

In seguito, a partire dal 1916, Cilea fu posto alla guida del Conservato-rio di Napoli, lo stesso in cui aveva studiato da ragazzo e al quale ebbe modo di imprimere, nell’arco di vent’anni, una svolta epocale.Intanto, però, il quadro della politica e della società italiana è profon-damente mutato. Nel 1922 Benito Mussolini è stato nominato Presi-dente del Consiglio e in seguito assume la carica di Capo del governo e Primo segretario di Stato. L’Italia degli anni Venti è dunque assai diversa da quella dei primi anni del secolo, anche se, com’è noto, uno degli aspetti più singolari della politica culturale del fascismo riguarda-va proprio la coesistenza di elementi regressivi e progressisti: se da un lato si annoverava tra i caratteri distintivi del movimento «l’esaltazione [...] di Roma antica e dei valori spirituali da essa rappresentata» (cfr. la voce “Fascismo” sull’Enciclopedia Treccani, 1932), dall’altro emergeva infatti un piglio rivoluzionario e antiborghese tendente a imprimere agli

15 Cesare Orselli, op. cit., p. 34. Le opere citate nel testo venivano tutte rappresentate a Palermo per la prima volta e furono tutte dirette da Gino Marinuzzi: cfr. Guido Leone, L’Opera a Palermo dal 1653 al 1987. Vol. II. L’Opera al Teatro Massimo dalle origini (1897) al 1987, Publisicula editrice, Palermo 1988, pp. 64-65. Riguardo invece alla presenza di Francesco Cilea a Palermo, cfr. Consuelo Giglio, “Francesco Cilea direttore del Conservatorio di musica ‘V. Bellini’ di Palermo (1913-1916)”, in AA.VV., Cilea e il suo tempo. Atti del Convegno internazionale di Studi (Palmi-Reggio Calabria 20-22 ottobre 2000), a cura di Gaetano Pitarresi, Edizioni del Conservatorio “Francesco Cilea”, Reggio Calabria 2002, pp. 279-99.

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ADRIANA LECOUVREUR

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italiani un passo diverso, più veloce, diretto verso il cuore stesso della modernità. In particolare, nell’ambito della musica gran parte delle atti-vità promosse dal fascismo tendeva all’idea di «fare teatro per il popo-lo», attraverso iniziative come il Carro di Tespi Lirico, il Sabato Teatrale e l’Estate Musicale Fascista. Tra l’altro, come osserva Fedele D’Amico, «dal fascismo la musica moderna non fu mai osteggiata ma piuttosto protetta»,16 anche attraverso una regolare attività di committenza.17 L’interesse per la produzione contemporanea coesisteva tuttavia con la prevedibile valorizzazione del repertorio tradizionale, dal Barocco sino al Romanticismo e al Verismo. Da tale clima culturale trae vantaggio in qualche modo anche France-sco Cilea, le cui opere – e non soltanto Adriana Lecouvreur – vengono frequentemente riproposte, anche attraverso la radio, al grande pub-blico italiano. In particolare, L’Arlesiana è rappresentata al Teatro alla Scala nel 1936 (con Tito Schipa) e poi diretta da Fernando Previtali negli Studi E. I. A. R. di Roma nel 1940 e ripresa l’anno successivo al Teatro Reale dell’Opera di Roma da Oliviero De Fabritiis (con Beniami-no Gigli e poi Ferruccio Tagliavini). Una nuova versione di Gloria, con il libretto rielaborato da Ettore Moschino, va in scena invece al Teatro di San Carlo nel 1932, all’Opera di Roma nel 1938 (con Maria Caniglia, Beniamino Gigli e Tito Gobbi) e in alcuni nuovi, grandi spazi popolari come il Teatro dei Seimila di Bologna (aprile 1938) e il Teatro dei Venti-mila del Castello Sforzesco di Milano (giugno 1939). Poco prima dell’inizio della Seconda Guerra mondiale, Cilea viene chiamato, grazie all’intervento di Pietro Mascagni, a far parte dell’Ac-cademia d’Italia, di cui era stato presidente sino al 1938 Gabriele d’An-nunzio e dalla quale riceve l’incarico di curare un’edizione in facsimile

16 Fedele D’Amico, “La musica sotto il fascismo”, in Un ragazzino all’Augusteo. Scritti musicali, a cura di Franco Serpa, Einaudi, Torino 1991, p. 231. 17 Fiamma Nicolodi, Musica e musicisti nel ventennio fascista, Discanto, Fiesole 1984, p. 18.

delle opere giovanili di Vincenzo Bellini. La sua ultima composizione, una lirica per voce e pianoforte su versi di Jacopone da Todi (Dolce amor di povertade), risale al 1943: già da molti anni il maestro ha scelto tuttavia di rifugiarsi nella solitudine della villa di Varazze, sulla riviera ligure. La notizia della sua scomparsa – che risuona in un mondo che si era ormai dimenticato di lui – fu trasmessa alla radio il 20 novembre 1950: «Dopo Mascagni e Giordano», scrive Nino Zucco, «se n’andava anche lui, l’ultimo di quella famosa scuola verista»18 che ci appare, nel-la prospettiva del tempo e della storia, come immersa nella luce di una tarda estate, di un lungo estenuante crepuscolo.

3. «Io son l’umile ancella del genio creator…»Tosca e Adrienne Lecouvreur, una cantante lirica e un’attrice, erano fra i ruoli più amati da Sarah Bernhardt, anche se i due testi – che pure appartengono alla medesima linea del teatro francese – appaiono non solo assai diversi sul piano espressivo, ma concepiti in maniera del tut-to contrastante. Nella tragedia di Victorien Sardou, andata in scena per la prima volta a Parigi nel 1887, «l’azione si svolge a Roma il 17 giugno 1800»19 e attraverso le numerose, dettagliatissime didascalie l’autore rende chiaro l’intento di disporre i suoi personaggi d’invenzione20 in

18 Nino Zucco, Francesco Cilea. Ricordi e confidenze, Barbaro editore, Oppido Mamertina (Reggio Calabria) 1981, p. 69.19 Victorien Sardou, La Tosca, a cura di Guido Davico Bovino, Einaudi, Torino 2012, p. 3.20 Nella sua «fedeltà maniacale al verisimile storico» (Guido Davico Bovino), Sardou si ri-ferisce costantemente alla cronaca politica del tempo, descrivendo minuziosamente anche i luoghi dell’azione. Riguardo ai protagonisti della tragedia, preferisce però fare da sé, sia pure ispirandosi – ma senza mai dichiararlo – ad alcuni personaggi realmente esistiti. È stato infatti osservato che «Tosca, orfanella accolta in un convento di Verona dove studia musica per poi di-ventare una grande artista, ricorda molto la figura di Angelica Catalani, nata a Venezia nel 1785 finita in un monastero di Sinigaglia da cui esce come celebre cantante lirica. Mentre il nome di Cesare Angelotti, “console della spenta Repubblica Romana”, ricorda quello del medico Liborio Angelucci, sfuggito però all’arresto e rifugiatosi in Francia». Il personaggio di Scarpia, infine, del quale Sardou indica – a differenza di Puccini – anche il nome di battesimo, Vitellio, e l’origi-ne siciliana, si richiama probabilmente alle figure del barone Gerardo Curcio detto “Sciarpa” e di Vincenzo Speziale, le cui iniziali corrispondono a quelle di Vitellio Scarpia e che fu «dapprima

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ADRIANA LECOUVREUR

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uno scenario storico e monumentale ricostruito con la massima esat-tezza; nella loro commedia-dramma in cinque atti del 1849, Eugène Scribe ed Ernst-Wilfried Legouvé seguono invece un percorso diame-tralmente opposto, portando sulla scena, con grande libertà narrativa, le vicende – e leggende – legate alla vita di alcuni personaggi real-mente esistiti come Adrienne Lecouvreur o Le Couvereur (1692-1730) e il suo amante Hermann Maurice (1696-1750), conte di Sassonia e maresciallo di Francia.Nata in una famiglia di condizioni assai modeste, Adrienne era la domi-natrice assoluta della Comédie Française nell’epoca dell’Illuminismo, celebre per le sue interpretazioni delle tragedie di Corneille e di Racine, ma anche di testi teatrali più moderni di Lamotte-Houdar e di Voltaire, che le dedicò una commossa elegia Sur la mort de Mademoiselle Le-couvreur. Musa e amante di alcuni degli uomini più in vista del tempo, fu realmente legata al principe Hermann Maurice, figlio naturale dell’e-lettore di Sassonia e re di Polonia Augusto il Forte. La sua morte, all’età di 38 anni, non ebbe tuttavia niente di misterioso e avvenne per cause naturali: «È vero che un certo abate Bouret dichiarò di averle donato delle pastiglie (o delle rose) avvelenate per conto della principessa di Bouillon [in realtà Maria Karolina Sobieska, principessa di Turenne e duchessa di Bouillon, 1697-1740], altra amante di Maurizio; ma fu una confessione poi ritrattata; il che però non impedì che si creasse d’in-torno alla scomparsa della grande tragédienne un alone di leggenda e d’intrigo».21

Non è noto chi abbia suggerito a Francesco Cilea di condurre sulle

pretore a Palermo, poi Procuratore Fiscale con funzione di assicurare l’adempimento delle leggi ricorrendo anche alla tortura e infine, a partire dal 1799, membro della Giunta Statale per processare i repubblicani» (Enrico Silvestri, Altro che Tosca e Cavaradossi…, «il Giornale.it», 19 aprile 2012).21 Cesare Orselli, op. cit., p. 81.

scene dell’opera lirica il celebre testo di Scribe e Legouvé: un primo accenno al progetto si ritrova comunque in una lettera di Arturo Co-lautti del gennaio 1899; poi sorsero alcune difficoltà legate all’acquisi-zione dei diritti, sui quali pretendeva di avere la priorità Enrico Goliscia-ni (già librettista di Gina), ma grazie all’intervento di Edoardo Sonzogno negli ultimi mesi del 1900 il compositore poteva finalmente cominciare un lavoro che lo tenne impegnato per circa due anni, costringendolo a superare la sua fragilità nervosa, alternando l’impegno creativo a quel-lo d’insegnante all’Istituto Musicale di Firenze. La genesi dell’Adriana Lecouvreur è d’altronde narrata dallo stesso Cilea nei suoi Ricordi:

Profittai delle vacanze del Natale e del Capodanno del 1900-1901 per imprimere il più forte impulso al mio lavoro. Composi di getto fino a tutto il monologo di Michonnet. […] Rimessomi alquanto in salute, partii alla volta di Milano per far udire la musica al Colautti. Egli rimase vivamente sorpreso dell’unità che avevo saputo dare al primo atto […]. Sotto la spin-ta di quell’impressione, entro due giorni mi consegnò il secondo atto con parole di viva, salda fede.Ritornato a Firenze, fra una lezione e l’altra all’Istituto, lo abbozzai; e così pure successe per il terzo quando lo ricevetti; ma […] alla fine dell’anno scolastico fui costretto a sospendere ogni occupazione per andare a ripo-sarmi e curarmi a Sant’Agata sui Due Golfi, presso Sorrento. Completamente ristabilito ritornai a Firenze prima di iniziare il nuovo anno d’insegnamento e scrissi di getto, con una passione e un fervore mai prima provati, in due sole settimane, tutto l’atto quarto.22

La prima rappresentazione di Adriana Lecouvreur, diretta da Cleofonte Campanini e con Enrico Caruso nel ruolo di Maurizio di Sassonia, si svol-se al Teatro Lirico di Milano il 6 novembre 1902, richiamando alcuni fra i

22 Francesco Cilea, cit. in Ivi, p. 25.

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ADRIANA LECOUVREUR

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nomi più importanti della cultura italiana, come Alberto Franchetti, Umber-to Giordano, Ruggero Leoncavallo e Gabriele d’Annunzio. L’accoglienza è trionfale, Jules Massenet fa pervenire a Cilea un affettuoso biglietto di congratulazioni23 e l’opera viene replicata ben 13 volte, prima di iniziare il suo cammino verso i più importanti palcoscenici del mondo: da Amburgo, Barcellona e Lisbona fino a Bologna, Firenze, Genova, Ginevra, Napoli, Odessa, Varsavia, Verona e Trieste. Nel luglio 1903, Arturo Toscanini dirige Adriana Lecouvreur al Teatro de la Opera di Buenos Aires (di nuovo con Enrico Caruso) e poco dopo l’opera va in scena anche al Covent Garden di Londra, a Città del Messico, al Cairo e ad Alessandria d’Egitto. Il debut-to al Teatro Massimo di Palermo si svolge il 19 aprile 1904, con la direzio-ne di Edoardo Mascheroni e alla presenza del compositore:

Adriana Lecouvreur ha superato la prova del fuoco anche a Palermo ed al Cilea sono stati tributati dal pubblico del nostro Massimo gli onori che merita. Ieri sera il pubblico non si abbandonò ai facili entusiasmi; il pub-blico fu conquistato a poco a poco dalla potenza suggestiva dell’azione, dell’esecuzione e della musica e i suoi applausi sgorgarono poi spontanei

e calorosi…24

Accolta come «la partitura più aristocratica della nostra Giovine Scuo-

23 «Caro Collega, il vostro pensiero va dritto al mio cuore – mercoledì sono stato al Teatro Lirico e ho ammirato la vostra Adriana; io amo la vostra musica; la vostra strumentazione è così nitida, così espressiva, così colorita; quanto vivido sentimento a fianco dell’espressione drammatica! È quella della vostra Adriana una partitura piena di movimento e di seduzione; e ebbe un grande successo. L’interpretazione fu ammirevole, la messa in scena riuscita e assai efficace». Jules Massenet si trovava a Milano per la prima rappresentazione italiana della sua Grisélidis (Teatro Lirico, 25 novembre 1902); il messaggio indirizzato a Cilea reca la data del 22 novembre: cfr. AA.VV., Casa Musicale Sonzogno cit., vol. I, p. 91. 24 «Il Giornale di Sicilia», 20-21 aprile 1904, in AA.VV., Casa Musicale Sonzogno cit., vol. I, p. 93. Mascheroni si alternava sul podio con Giovanni Bossa. La recita del 21 aprile fu una «serata di gala in onore della Presidenza del Consiglio Comunale di Parigi». Fra le altre opere in cartellone figuravano La Gioconda, Lucia di Lammermoor, Il barbiere di Siviglia, Tannhäuser, Cavalleria rusticana-Pagliacci e La traviata: cfr. Guido Leone, L’Opera a Palermo dal 1653 al 1987 cit., vol. II, pp.48-53.

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la» (Amintore Galli), Adriana Lecouvreur è ovviamente assai lontana da qualsiasi tentazione verista e si ricollega – intrecciando in maniera assai originale i caratteri della commedia e del dramma – a quel filone francesizzante e settecentesco del teatro italiano, che partendo dal finale dei Pagliacci (in cui l’imitazione del passato funge tuttavia da cornice a un crescendo di follia omicida) giunge, attraverso Manon Lescaut (1893), Andrea Chénier (1896) e Le Maschere (1901), sino ai rifacimenti goldoniani di Ermanno Wolf-Ferrari. Il libretto di Arturo Colautti non è di per sé molto riuscito e appare spesso frammentario, discontinuo, segnato dall’alternanza fra registri diversi: dall’evocazione classicista si passa infatti ai toni spigliati dell’o-peretta e a momenti di gusto più moderno, che si rifanno ai modelli – peraltro assai lontani fra di loro – di Gozzano e d’Annunzio. Cilea, tut-tavia, risolve tale “ibridismo” con i propri mezzi creativi, dando vita a un percorso musicale molto vario, ma di grande coerenza, che dall’inizio alla fine dell’opera trapassa gradualmente dal gioco alla tragedia. Da questo punto di vista, appare emblematico soprattutto il primo atto, concepito come un’unica scena suddivisa in vivaci sequenze e che potremmo descrivere come un caso molto estremo di teatro nel teatro: l’azione si svolge infatti nel foyer della Comédie Française, una grande sala in «stile Rinascimento» con quattro porte laterali: «Una grande, a sinistra, comunica colla scena; una piccola, a destra, coi camerini. Quella a sinistra, sul davanti, conduce ai palchetti. Quella di destra è l’entrata degli artisti».25 Un brevissimo preludio “Allegro vivo e deciso” immette direttamente nel vivo del racconto, con una piccola folla di attori in costume, comparse, attrezzisti e macchinisti che si preparano all’inizio dello spettacolo. Il direttore di scena Michonnet, «con le mani

25 Le didascalie, il libretto e le indicazioni musicali fanno riferimento allo spartito per canto e pianoforte di Adriana Lecouvreur, nella nuova edizione realizzata da Giacomo Zani per la Casa Musicale Sonzogno, sulla base della prima edizione del 1903.

cariche di cose sceniche, corre su e giù, a dritta e a sinistra affaccen-dato e trafelato, trovando una risposta e un sorriso per tutti». Sta per cominciare una recita del Bajazet di Racine – e questo spiega le accon-ciature moresche di alcuni attori – in cui Adriana interpreta il ruolo della protagonista e si prefigge di risolvere in suo favore il confronto con la Duclos (nome d’arte di Marie-Anne de Châteauneuf), sua rivale alla Comédie Française. Nel foyer giungono il principe di Bouillon, amante della Duclos, e l’abate di Chazeuil. Un tenue arpeggio in pianissimo (“Andante”) accompagna l’ingresso di Adriana, in «costume orientale […]; il collo adorno d’un magnifico diamante», che risponde agli elogi del principe e dell’abate con l’aria «Io son l’umile ancella del Genio cre-ator…» (“Andante con calma”), la cui melodia limpidissima diviene – a partire da questo momento – una sorta di motivo ricorrente legato alla protagonista dell’opera. Il clima generale è quello di una vivace com-media, che anticipa quasi le atmosfere della Rondine di Puccini e in cui si alternano, con estrema eleganza, rapidi scambi di battute e momenti di estremo lirismo: con Cilea, scrive infatti Gavazzeni, «siamo ancora in un ordine estetico […] che intende il linguaggio melodico come ele-mento primario».26 Non a caso, gli altri momenti cruciali del primo atto sono la romanza di Maurizio «La dolcissima effige», un breve “Andan-te” in la bemolle maggiore da eseguirsi «a mezza voce con trasporto», il duetto d’amore di Adriana e Maurizio (al termine del quale lei porge all’amante un mazzetto di viole) e il monologo intonato da Michonnet mentre ascolta Adriana che recita in scena. Il finale, che riprende l’“Al-legro vivo e deciso” delle prime battute dell’opera, è invece un vero e proprio concertato, con l’intera compagnia di attori che festeggia il trionfo di Adriana in un clima di divertissement quasi rossiniano. Il secondo atto, ambientato «nella villetta dell’attrice Duclos alla Gran-

26 Gianandrea Gavazzeni, cit. in Cesare Orselli, op. cit., p. 89.

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ADRIANA LECOUVREUR

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ge-Batelière», racchiude alcune pagine molto famose come la scena iniziale della principessa di Bouillon («Acerba voluttà, dolce torura»), l’aria di Maurizio «L’anima ho stanca» (“Andante mesto, quasi ada-gio”), il suo concitato duetto con Adriana e il finale in cui quest’ultima dialoga – ma senza riuscire a riconoscerla – con la sua rivale, che però approfitta dell’arrivo di alcuni ospiti per fuggire da una porta segreta. Nel terzo atto, che si svolge nella «galleria dei ricevimenti in ricco stile barocco» del palazzo Bouillon, l’azione si sviluppa in un crescendo di tensione che s’interrompe all’improvviso quando comincia – un altro esempio di teatro nel teatro – la rappresentazione del balletto Il giudizio di Paride, un episodio di elegante arcaismo il cui svolgimento è co-munque scandito dalle battute “fuori scena” dei vari personaggi. Alla fine Adriana accetta di declamare il monologo della Fedra di Racine («Giusto Cielo! Che feci in tal giorno»), con il quale ribadisce il proprio sdegno nei confronti della principessa di Bouillon.L’ultimo atto è «ravvolto di crepuscolare mestizia». La scena è ambien-tata in casa di Adriana: è il crepuscolo di un pomeriggio di marzo, Mi-chonnet attende l’arrivo dell’attrice, che appare tormentata dalla gelo-sia e dal silenzio di Maurizio. È il giorno del compleanno di Adriana e gli altri attori della Comédie sopraggiungono a festeggiarla e per indurla a tornare sulle scene. L’atmosfera diviene finalmente più lieta, ma a un tratto la cameriera porge ad Adriana «un cofanetto ricoperto di velluto cremisi, cui è rilegato un biglietto» con la firma di Maurizio. Sollevando il coperchio l’attrice viene travolta come da «un gelido soffio» e resta ammutolita riconoscendo il mazzolino di viole, ormai appassite, che aveva donato a Maurizio come pegno d’amore: «I fiori offerti in un’ora di oblio / Oh crudeltà!...». Cantando con infinita tristezza «Poveri fiori, / gemme de’ prati, / pur ieri nati, / oggi morenti…» Adriana bacia le

violette e poi le getta via.27 Subito dopo è colta da un improvviso malo-re – il veleno sta iniziando a fare effetto – e l’arrivo di Maurizio e i suoi abbracci non valgono a mutare il corso degli eventi: Adriana è colta da vertigini, «impallidisce, trema, vacilla» e appare quasi trasfigurata, poi il suo volto si rischiara e lei sorride a una visione lontana: «Ecco la Luce, / che mi seduce, / che mi sublima, / ultima e prima luce d’amor…». La musica rallenta un poco alla volta e poi si sofferma in un lungo accor-do tenuto: Maurizio scuote il corpo senza vita di Adriana e comincia a singhiozzare, mentre scorrono le ultime battute “Adagio” in pianissimo e scende lenta la tela.

27 L’immagine dei fiori appassiti come simbolo di una felicità perduta ricorre anche nella Sonnambula di Vincenzo Bellini (1831), nell’episodio del delirio di Amina: «(Si toglie dal seno i fiori ricevuti da Elvino) Né te, d’eterno affetto tenero pegno, / o fior, né te perdei. / Ancor ti bacio, ancor ti bacio / ma… inaridito sei. / Ah! Non credea mirarti / sì presto estinto o fior…» (Atto II, scena 2). Com’è noto, Felice Romani trasse il libretto dell’opera dal ballet-pantomine di Eugene Scribe La Somnambule, ou L’arrivé d’un noveau seigneur, presentato a Parigi nel 1827 con la musica di Ferdiand Hérold.

2 / UNA TRAGEDIA DELLA BELLE ÉPOQUE

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1ARGOMENTO 9

SYNOPSIS 11

ARGUMENT 13

HANDLUNG 15

ATTO I 70

ATTO II 89

ATTO III 101

ATTO IV 110

3IL LIBRETTO

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IL LIBRETTO

ADRIANA LECOUVREUR

opera in quattro attiLibretto di Arturo Colautti

tratto dalla commedia-dramma omonima di Eugène Scribe e Ernest Legouvé

PERSONAGGI DEL DRAMMAMaurizio, conte di Sassonia (tenore)

Il principe di Bouillon (basso)L’abate di Chazeuil (tenore)

Michonnet, direttore di scena alla Comédie Française (baritono)Quinault, socio della Comédie (basso)Poisson, socio della Comédie (tenore)

Adriana Lecouvreur, della Comédie (soprano)La principessa di Bouillon (mezzosoprano)

Mad.lla Jouvenot, socia della Comédie (soprano)Mad.lla Dangeville, socia della Comédie (mezzosoprano)

Un maggiordomo (tenore)

Dame, signori, comparse, servi di scena, valletti.

Parigi nel marzo del 1730.

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ADRIANA LECOUVREUR3 / IL LIBRETTO

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mani e le braccia cariche di cose sceni-che, corre su e giù, a dritta e a sinistra, affaccendato e trafelato, trovando una risposta e un sorriso per tutti, a tutti re-cando gli oggetti richiestigli.Nel fondo, di là dall’usciale, passa-no attori e comparse nei costumi del Bajazet e delle Follie d’amore; servi di scena imparruccati portano attrezzi; macchinisti dispongono i praticabili. — Movimento animato.

SCENA I M.lla Jouvenot, M.lla Dangeville, Michonnet, Quinault, Poisson

LA JOUVENOT dalla mensola Michonnet, della biacca!

MICHONNET alla Jouvenot, indicando la mensola Là sopra, signorina…

POISSON dal tavoliere Michonnet, del rossetto!

MICHONNET a Poisson, accennando al tavolino Là dentro, nel tiretto…

LA DANGEVILLE dal canapè Michonnet, la mia ventola!

QUINAULT dal caminetto Michonnet, il mio manto!…

MICHONNET correndo dall’uno all’altro Ecco qua, miei signori…

ATTO PRIMO Il foyer della Comédie Française.Sala quadrangolare di stile Rinasci-mento.Nel mezzo, in fondo, caminetto adorno del busto di Molière.Quattro porte laterali. Una grande a si-nistra comunica colla scena, una pic-cola, a destra, coi camerini. Quella a si-nistra, sul davanti, conduce ai palchetti. Quella di destra è l’entrata degli artisti.Ai lati della scena, due mensole a spec-chi con vari oggetti teatrali.Presso al caminetto acceso un piccolo paravento, una tavola dorata, poltron-cine, sedie e sgabelli di damasco fiori-to, disposti in semicerchio: a destra, in fondo, un tavolino da giuoco con sopra una scacchiera: nel mezzo altre poltro-ne e un canapè.Sulle mensole doppieri accesi. Il fuoco arde nel caminetto. All’alzarsi della tela, madamigella Jou-venot, turchescamente vestita da «Za-tima» nel Bajazet, siede a sinistra di-nanzi al cristallo, e dà l’ultimo ritocco alla sua acconciatura.Nel mezzo, adagiata sul canapè, nel civettuolo costume di «Lisetta» delle Follie d’amore, madamigella Dangeville ripassa a tratti la sua parte.A destra, in piedi presso il caminetto, Quinault, sotto le spoglie del «visir Aco-nat» si pavoneggia rimpetto alla men-sola, mettendosi il turbante.Più innanzi, seduto al tavoliere, Poisson nelle vesti campestri di «Crispino» sta consultando uno specchietto a mano.Michonnet, in abito comune, con le

LE DUE DONNE. Spicciatevi!

MICHONNET umilmente Ho soltanto due mani…

QUINAULT deridendolo E quattro gambe…

LA DANGEVILLE Le mie pasticche!… Presto…

LA JOUVENOT Un nèo!… Presto…

QUINAULT La mia spada!… Presto…

POISSON La cintola!… Presto…

TUTTI E QUATTRO spazientiti Presto, dunque, Morfeo!…

MICHONNET con sdegno represso Michonnet, su! Michonnet, giù! Auff! non ne posso più… A me tutti gl’incarichi, tutti i fastidi a me… Un direttor di scena sta peggio d’un lacchè… In mezzo a tanti re di cartapesta c’è da perder la testa… Seguir le chiacchiere, molcer le invidie, placar le collere, romper le cabale, sventar le insidie delle pettegole, mattino e vespro, vespro e mattin, senza mai fin! malinconicamente Ah! se non fosse

il posto sospirato di socio proprietario, per sbarcare il lunario e starle sempre allato… fa un gesto di minaccia verso gli attori

POISSON seccato, a Michonnet Che mai borbotti?

MICHONNET scuotendosi Nulla…

LA DANGEVILLE sbadigliando e masticando pasticche Che noia, l’aspettare!…

QUINAULT studiando un atteggiamento dinanzi allo specchio con la scimitarra sguainata «Trema, codardo!»Tirando una botta, infilza quasi Michonnet, che è risalito Scusa…

MICHONNET schivandola con un salto Fate pur…

POISSON a Michonnet, che ridiscende Che ti par?

MICHONNET ironico Magnifico! Un Narciso…

LA JOUVENOT sempre allo specchio Un nèo ancor mi manca…

LA DANGEVILLE interrompendo la lettura, perfidamente Solamente?

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MICHONNET cerimoniosamente ai sopraggiunti Il principe di Bouillon… e l’abate di Chazeuil… Che fortuna!…

QUINAULT piano a Poisson (Colui?)

POISSON in disparte (Il mecenate della Duclos… di chimica dilettante e d’amore…)

QUINAULT (E l’abatino?)

POISSON (Il ninnolo della moglie…)

L’ABATE arricciando il naso Che odore!

MICHONNET con un inchino esagerato Odor di palcoscenico…

IL PRINCIPE con fatuità, sbirciando con l’occhialino le attrici Delle Grazie è il respir…

POISSON piegandosi fino a terra dinanzi al Principe Principe!

IL PRINCIPE con un gesto di protezione Caro, caro…

LA JOUVENOT voltandosi, come punta da un insetto Sfacciata!

LA DANGEVILLE con una spallata di sprezzo Superba!

LA JOUVENOT alzandosi di scatto Sono stanca!… Sfacciata!

LA DANGEVILLE alzandosi pure Ed io nauseata!

LA JOUVENOT con una riverenza esagerata Marchesa morganatica!

LA DANGEVILLE imitandola Principessa di picche!

POISSON Badate alla grammatica!

MICHONNET spaventato si slancia per dividere le due attrici e si busca colpi di ventaglio Signore, si va in scena!

QUINAULT Molière v’ascolta… là…

SCENA II Il principe di Bouillon, l’abate di Cha-zeuil e detti. L’uscio di sinistra si apre. Il principe en-tra solennemente, seguito da Chazeuil.

QUINAULT all’Abate, salutando all’uso turco Abate!…

L’ABATE familiarmente Gran Visir!

IL PRINCIPE galantemente alla Jouvenot Madamigella, come vi chiamerem stasera?

LA JOUVENOT con una moina «Zatima».

L’ABATE alla Dangeville, con grazia affettata E voi?

LA DANGEVILLE svenevole «Lisetta»…

IL PRINCIPE c.s. Siete una vera Sultana del Serraglio…

L’ABATE E voi la Primavera…

LA JOUVENOT indicandogli la spalla Principe, questo nèo…

IL PRINCIPE chinandosi fin quasi a baciarlo D’Amor parmi un bersaglio…

L’ABATE tra due sospiri Ardo nel guardarvi…

LA DANGEVILLE ridendo forte Abate, eccovi il mio ventaglio…

IL PRINCIPE leziosamente Fior d’amor, arma di Venere, dolce nèo che splendi al seno come un astro nel sereno, per le vie d’un bianco mar verso il porto dell’oblio, Argonauti del desio, fai gli sguardi navigar…

L’ABATE leziosamente Dell’augel di Leda eburneo vaga piuma ondoleggiante sovra un petto d’adamante che d’Artemide è l’altar, se l’ardor ne ammorzi un poco d’altri mille il chiuso foco fai repente divampar… I due galanti si scostano e vanno ad os-servare nelle scene dagli usci socchiu-si, l’uno a destra e l’altro a sinistra.

L’ABATE a Michonnet, che ridiscende E la Duclos?

IL PRINCIPE come a caso Infatti, la Duclos?

MICHONNET asciutto Si veste…

LA JOUVENOT ammiccando, ridendo forte Volete dir: si spoglia…

LA DANGEVILLE velenosa Per sembrar più celeste!

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tra le mani. Le altre attrici le voltano dispettosamente le spalle; il Principe e l’Abate s’inchinano; Michonnet la contempla estatico. Ella non si accorge d’alcuno, restando in fondo alla sala.

ADRIANA ristudiando la parte, declama lentamente «Del sultano Amuratte m’arrendo all’imper…Tutti uscite! e ogni soglia sia chiusa all’audace…» interrompendosi No, così non va bene!… facendosi più innanzi, e ricominciando in tono più solenne «Tutti uscite; e ogni soglia sia chiusa all’audace… E ritorni al Serraglio l’augusta sua pace…»

IL PRINCIPE Splendida!

L’ABATE Portentosa!

IL PRINCIPE accostandosi Musa!

L’ABATE egualmente Diva!

IL PRINCIPE baciandole la mano Sirena!

ADRIANA con vera modestia Troppo, signori… troppo! Ecco: respiro appena…. semplicemente

IL PRINCIPE impaziente a Michonnet Ma quando si principia?

MICHONNET Bajazet fra un istante: poi le Follie d’amore…

L’ABATE indicando il teatro La sala è riboccante…

MICHONNET con importanza Lo credo ben… Stasera la Duclos e Adriana nella stessa tragedia!

IL PRINCIPE entusiasta La Duclos è sovrana!…

MICHONNET di ripicco La Lecouvreur, divina!

LA JOUVENOT con una smorfia In ciel non è rimasta!…

L’ABATE indeciso Scandisce bene i versi…

LA DANGEVILLE Per caso…

MICHONNET accennando verso il fondo Eccola… basta!

SCENA III Adriana e detti. Adriana Lecouvreur, nel costume orientale di «Rossana» entra dall’ultimo uscio di destra, col rotolo della sua parte

lo son l’umile ancella del Genio creator: ei m’offre la favella, io la diffondo ai cuor… Del verso io son l’accento, l’eco del dramma uman, il fragile strumento vassallo della man… Mite, gioconda, atroce, mi chiamo Fedeltà: un soffio è la mia voce, che al nuovo dì morrà…

IL PRINCIPE E che cercate voi?

ADRIANA La verità…

L’ABATE accennando a Poisson e Quinault Temprata foste da insigni artisti…

ADRIANA alzando le spalle No, da nessuno… accorgendosi di Michonnet Ingrata! Umile cor devoto, forte ingegno modesto, il consiglier mio solo, il solo amico mio, è questo… Michonnet…

MICHONNET commosso fino alle lagrime Adriana… tu scherzi, figlia mia… Fai male… vedi… soffoco! l’avvisatore, dal fondo, fa un cenno a Michonnet Signori, sono pronti?…

LA JOUVENOT protestando Non sono a punto ancora!

LA DANGEVILLE Io neppure…

ADRIANA Io lo sono…

IL PRINCIPE E L’ABATE a Michonnet E la Duclos?

MICHONNET Or ora nel camerino stava scrivendo in fretta…

IL PRINCIPE vivamente A chi?

LA JOUVENOT al principe, con intenzione A voi no, certamente…

LA DANGEVILLE egualmente Sa che attendete qui…

QUINAULT al tavolino Scacco al re!

POISSON mangiando un pezzo, trionfalmente Scacco matto!

QUINAULT protestando Matto sarete voi…

POISSON inalberandosi A me del «voi»?… Mi manchi d’ogni riguardo…

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indietreggiando Che giova? È tanto giovane…mentr’io nol sono più! avviandosi Devo o non devo dirglielo? indietreggiando ancora Meglio doman… ma doman sarò vecchio anche di più… risolutamente Sbigottimenti vani! Dunque si parli, orsù!… si accosta vivamente ad Adriana, poi di nuovo si arresta, finalmente chiama Adriana!…

ADRIANA senza voltar la testa Che c’è?…

MICHONNET Una notizia…

ADRIANA Buona o cattiva?

MICHONNET titubante Secondo… Lo zio di Carcassona… il farmacista…

ADRIANA subito E poi?

MICHONNET È morto…

ADRIANA Male!

MICHONNET rapidamente Ma… mi lascia diecimila lire in eredità…

QUINAULT in piedi, la mano sull’elsa, con esagerata dignità E poi?

MICHONNET dal fondo Signori, andiam!

La Jouvenot e la Dangeville scappano, ridendo, tra le quinte del teatro. Quinault e Poisson, seguono le due attrici minacciandosi comicamente.

IL PRINCIPE all’abate, sbuffando Abate, quel biglietto…

L’ABATE Della Duclos?

IL PRINCIPE Lo voglio!…

L’ABATE imbarazzato Ma come fare?

IL PRINCIPE dandogli una borsa Ho detto!!!… Il principe esce dall’uscio ond’era entrato; l’abate dal fondo, dalla porta dei camerini.

SCENA IV Michonnet e Adriana

MICHONNET tra sé, guardando amorosamente Adriana Eccoci soli, alfin!… per un minuto… s’avanza d’un passo, sospirando Son cinque anni che l’amo e che sospiro… e resto muto… e dentro mi martiro!…

ADRIANA Bene!

MICHONNET con intenzione Che devo farne? Eccomi imbarazzato…

ADRIANA Tanto peggio!

MICHONNET Non tanto, perché m’hanno ispirato un’idea…

ADRIANA Un’idea?

MICHONNET insinuante Strana, bizzarra…

ADRIANA Quale?

MICHONNET risoluto Un matrimonio…

ADRIANA ridendo Tanto meglio!

MICHONNET dolcemente sorpreso Che! Naturale ti sembra?

ADRIANA Certamente… sospirando Ah, se potessi anch’io!

MICHONNET palpitante Come! Anche tu?

ADRIANA Ci penso… un poco…

MICHONNET tra sé (Immenso Iddio!) decidendosi (Allora, glielo dico…)

ADRIANA malinconicamente L’ingegno mio è mutato…

MICHONNET con impeto Cresciuto, vorrai dire!…

ADRIANA esitando Ier sera…

MICHONNET Hai recitato «Fedra» come Melpòmene stessa…

ADRIANA confidenzialmente Correa la voce d’una battaglia… Niuna notizia!… un’ansia atroce!… Era forse ferito!…

MICHONNET spaventato Chi?

ADRIANA abbandonandosi Il mio cavalier…

MICHONNET rabbrividendo Un cavalier?…

ADRIANA con gioia Ma oggi…

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MICHONNET tra sé, disperatamente (Michonnet, sei servito!…)

ADRIANA alzandosi pure Oh, come son felice!

MICHONNET Ragazza mia, paventa la gioia tentatrice… s’odono tre colpi di bastone dal fondo Ecco il segnale…

Michonnet risale e scompare tra le quinte. Adriana si rimette a sedere presso il caminetto, per ripassare ancora la parte.

SCENA V Adriana e Maurizio. Maurizio, in costume di semplice ufficiale, apre il primo uscio di destra riservato agli artisti; rimane incerto un momento; poi volgendosi per ridiscendere, scorge Adriana intenta nella lettura, e corre a lei, palpitante.

MAURIZIO Adriana!

ADRIANA alzandosi, con ebbrezza Maurizio!

MAURIZIO Regina mia!

ADRIANA ricomponendosi Voi qua?

MAURIZIO Oh! tardavate tanto… Vedo là una scala…

MICHONNET come un’eco Oggi?

ADRIANA … è ritornato!

MICHONNET tremante E l’ami?

ADRIANA ardente Se l’amo!…

MICHONNET tra sé, le braccia penzolanti (Io casco giù)

ADRIANA non potendo più tacere Per voi non ho misteri…

MICHONNET lasciandosi cadere in una poltrona (Non glielo dico più!)

ADRIANA Era un semplice alfiere del conte di Sassonia, l’eroico pretendente figlio al re di Polonia… Partì per la guerra di Curlandia… Né più ebbi di lui novella… Ier lo rividi…

MICHONNET balzando in piedi, smarrito Lui?

ADRIANA senza comprendere Ed oggi udrà «Rossana»…

Vogliono opporsi… Chieggo di voi.

ADRIANA tra offesa e lusingata Incauto!

MAURIZIO Perché? Sincero amor non soffre divieto, non conosce rossor… La dolcissima effigie sorridente in te rivedo della madre cara; nel tuo cor, della mia patria, dolce, preclara l’aura ribevo, che m’aprì la mente… Bella tu sei, come la mia bandiera, delle pugne fiammante entro i vapor; tu sei gioconda, come la chimera della Gloria, promessa al vincitor… Bella tu sei, tu sei gioconda…

ADRIANA commossa, ma sorridente Ciel! quante belle frasi…

MAURIZIO Sì! Amor mi fa poeta…

ADRIANA per mutar discorso E il vostro avanzamento?

MAURIZIO protestando Parliam di cosa lieta…

ADRIANA insistendo Ed il ministro? E il conte di Sassonia?

MAURIZIO gaiamente, con una punta d’ironia Ho tentato… promette, e non mantiene!…

ADRIANA Conoscerlo vorrei…

MAURIZIO Perché?

ADRIANA Senza tradirmi, piegarlo io ben saprei in favor vostro…

MAURIZIO simulando timore Grazie!… È un uomo pericoloso.

ADRIANA Lo so: tutte le donne l’amano.

MAURIZIO Io son geloso…

ADRIANA Fanciullo!

MAURIZIO con finta rassegnazione Ebben, di me parlategli… la bacia sull’avambraccio

ADRIANA schermendosi Che fate? guardando verso il fondo Entrar debbo in iscena…

MAURIZIO Crudele, mi discacciate!

ADRIANA prendendolo per mano Per voi, per voi soltanto, reciterò stasera… tenerissimamente E beverò nei tuoi sguardi l’anima intera, e ti farò pianger, se tu m’ascolterai… Che importa a me dei plausi, dei doni e degli omaggi? Ah, della Francia tutti non valgono i tesor

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sinistra, l’abate dal fondo di destra.

IL PRINCIPE ansioso Or dunque, Abate?

L’ABATE mostrandogli in atto di trionfo una lettera Corpus delicti…

IL PRINCIPE diffidente Come?

L’ABATE facendo schioccare le dita Penelope…

IL PRINCIPE La cameriera?

L’ABATE abbassando la voce Cento luigi!…

IL PRINCIPE prendendo la lettera Caro!… la cera è molle…

L’ABATE Meglio! il principe la dissuggella Son suoi caratteri?

IL PRINCIPE soffregandosi gli occhi Ma contraffatti…

L’ABATE Pessimo segno!

IL PRINCIPE ridandogli il biglietto Leggi… M’offusca gli occhi lo sdegno… a questo punto fan capolino la Jouvenot e la Dangeville

una tua pura lagrima, diamante d’amor…

MAURIZIO inebriato T’ascolterò, Adriana, come un devoto ascolta la divina parola…

ADRIANA Dove sarai stavolta?

MAURIZIO Nel terzo palco a destra…

ADRIANA respingendolo dolcemente Lasciami!…

MAURIZIO anelante E poi?

ADRIANA Non qua… Attendimi all’uscita… staccandosi dal seno un mazzetto di viole e mettendolo alla bottoniera del giovane. Un pegno…

MAURIZIO baciandolo Grazie!

ADRIANA Va’! Adriana corre verso il fondo poi entra con incesso solenne in palcoscenico. Maurizio esce dalla porta dei palchi, a sinistra.

SCENA VI Il principe, l’abate; poi M.lla Dangeville e M.lla Jouvenot. Il principe entra da

L’ABATE leggendo «Stasera alle undici, laggiù, nel solito villino presso la Senna…»

IL PRINCIPE sbuffando Il mio!

L’ABATE seguitando «… per un affare d’alta politica…» fra due sbuffi Ah, graziosissima!

IL PRINCIPE dolorosamente Lo so ben io!…

L’ABATE ripigliando la lettura «… atteso siete… Fede e silenzio… Punto…»

IL PRINCIPE E la firma?

L’ABATE Costanza…

IL PRINCIPE scattando Perfida!…

L’ABATE frenando a stento le risa Il suo pseudonimo?

IL PRINCIPE Da me trovato!…

L’ABATE per secondarlo O donna immemore!

IL PRINCIPE smaniando O cuore ingrato.

L’ABATE Costanza ironica!

IL PRINCIPE Fede istrionica!… dopo una pausa Ed il recapito?

L’ABATE guardando la soprascritta Terzo palchetto a destra… battendosi la fronte Diavolo!… Quale sospetto!…

IL PRINCIPE ansiosamente Conosci il complice?

L’ABATE Forse… Maurizio…

IL PRINCIPE stupefatto Il conte?…

L’ABATE Entrare l’ho visto là…

IL PRINCIPE furioso È dunque lui?

L’ABATE Dubbio non v’ha…

IL PRINCIPE incrociando le braccia Che far?

L’ABATE imitandolo Che far?

IL PRINCIPE stillandosi il cervello Laggiù…

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IL PRINCIPE Di Marte e di Venere…

L’ABATE l’error si ripete…

IL PRINCIPE ma tende la rete…

L’ABATE l’offeso Vulcan

IL PRINCIPE e tutta Parigi…

L’ABATE appena ridesta…

IL PRINCIPE dell’ilare festa…

L’ABATE l’intento saprà…

IL PRINCIPE Già ridono incauti…

L’ABATE Amore ed Imene…

IL PRINCIPE con un gesto di minaccia ma riderà bene…

L’ABATE imitandolo chi poi riderà…

Il principe risale verso il fondo, e visto un servo di scena fra le quinte, lo chiama con un cenno.

L’ABATE grattandosi la fronte Nel villino?

SCENA VII M.lla Jouvenot, M.lla Dangeville, Quinault, Poisson, quindi Michonnet. Le due attrici, inoltrandosi cautamente un pochino, tendono il collo per meglio udire

IL PRINCIPE afferrando un’idea Un gaio festino…

L’ABATE cogliendola a volo offerto agli attor?…

IL PRINCIPE all’abate Ti piace il disegno?

L’ABATE inchinandosi Mirabile! ardito!

IL PRINCIPE Di guerra partito…

L’ABATE tranello d’amor…

IL PRINCIPE infervorandosi Cogliamo due tortori…

L’ABATE secondandolo senz’altro sospetto…

IL PRINCIPE e il dolce duetto…

L’ABATE rimetter dovran…

La Jouvenot e la Dangeville lo seguono con lo sguardo attentamente. In quella Quinault e Poisson discendono dal fondo.

LA JOUVENOT Quanto è burlevole!

LA DANGEVILLE Quanto è piacevole!

QUINAULT Perché ridete?

POISSON Che grilli avete?

LA JOUVENOT L’arzillo principe…

LA DANGEVILLE maturo satiro…

LA JOUVENOT è protettore

LA DANGEVILLE a tutte l’ore…

LA JOUVENOT della Duclos…

QUINAULT Chi non lo sa?

LA DANGEVILLE detta Rondò…

POISSON Ciascun lo sa…

LA JOUVENOT Ma la fraschetta…

LA DANGEVILLE è pur protetta…

LA JOUVENOT per buona sorte…

QUINAULT Nobile cuor!

LA DANGEVILLE dalla consorte…

POISSON Senza rancor…

LA JOUVENOT una spagnola…

LA DANGEVILLE che si consola…

LA JOUVENOT Dunque, un terzetto…

LA DANGEVILLE anzi, un quartetto…

QUINAULT Per la Duclos?

POISSON Detta Rondò?

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LA DANGEVILLE degno di Gnido…

QUINAULT Che bel bisticcio!

POISSON Che gran pasticcio!

LA JOUVENOT fuor delle mura…

LA DANGEVILLE tutto natura…

LA JOUVENOT schiuse alla bella…

LA DANGEVILLE Ma la monella…

LA JOUVENOT di greca fede…

LA DANGEVILLE la chiave cede…

LA JOUVENOT spesso alla moglie…

LA DANGEVILLE che poi v’accoglie…

LA JOUVENOT senza rossor…

LA DANGEVILLE il suo amator…

LA JOUVENOT E LA DANGEVILLE poi che c’è un altro… ed è il più scaltro…

QUINAULT E POISSON Sicché, lei stessa? La principessa?

IL PRINCIPE ad un servoQuesto al numero tre, a destra… con mister. gli consegna il foglio e una moneta d’oro; il servo parte all’uscio indicato Non soltanto dei Numi…

L’ABATE terminando la frase … la vendetta è piacer!…

LA JOUVENOT Sicuramente…

IL PRINCIPE avviandosi con l’abate Un gaio festino… etc.

LA DANGEVILLE naturalmente…

L’ABATE offerto agli attor?… etc.

LA JOUVENOT Il vecchio ardente…

LA DANGEVILLE molto prudente…

LA JOUVENOT un verde nido…

QUINAULT Intrigo amen…

POISSON di Lafontaine!…

LA JOUVENOT Ma già una lettera…

LA DANGEVILLE di quella… eccetera.

QUINAULT Nel vecchio Adon…

POISSON spunta Atteon…

LA JOUVENOT certo, un invito…

LA DANGEVILLE nel dolce sito…

LA JOUVENOT al generoso…

LA DANGEVILLE principe ombroso…

LA JOUVENOT vendè stasera…

LA DANGEVILLE la cameriera…

QUINAULT E la commedia…

POISSON volge in tragedia!…

LA JOUVENOT e il vecchio bello…

LA DANGEVILLE Vulcan novello…

LA JOUVENOT sulla civetta…

LA DANGEVILLE giurò vendetta…

LA JOUVENOT Or si domanda…

LA DANGEVILLE chi va? chi manda?…

QUINAULT Aspro quesito!…

POISSON Problema ardito!

LA JOUVENOT L’appuntamento…

LA DANGEVILLE in tal momento…

LA JOUVENOT val per la sposa?

LA DANGEVILLE o l’amorosa?

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Men sincera è la stessa verità! sdegnato Che fanno, dunque, là? Applaudite, beoti! di dentro il pubblico applaude, e anch’egli batte le mani Ah, stupenda, mirabile! sublime! con uno scatto di gelosia, osservando sempre Ah! L’ha visto!… e glielo esprime con gli sguardi, i sorrisi, i gesti, i moti… con le lagrime nella voce E dir che così bene recita per un altro, e non per me!… Ma rimedio non c’è! non c’è costrutto!… In ascoltarla, affogo le mie pene, e rido, e piango, e sogno, e dimentico tutto… battendosi la fronte Dov’è, dunque, il biglietto di Zatima? L’avevo nel farsetto… fruga nel tiretto della mensola a destra Bisogna che lo trovi ad ogni costo…

SCENA IX Maurizio, Michonnet, poi Quinault; indi M.lla Jouvenot. Maurizio rientra turbato dal primo uscio di sinistra, mentre Michonnet seguita a rovistare in tutti i mobili della sala.

MAURIZIO tra sé, fermandosi nel mezzo Maledetta politica!… maledetto il momento che accettai quei favori!… Perder l’appuntamento con Adriana? Mai!… spiegazzando la lettera mandatagli dal principe

Il principe esce con passo marziale dal primo uscio a sinistra che dà sui palchetti: l’abate lo segue contraffacendolo.

MICHONNET dal fondo Signori, tocca a voi!

LA JOUVENOT rassettandosi la veste Tosto.

LA DANGEVILLE E POISSON Per me c’è tempo…

MICHONNET Perdete la battuta!…

LA JOUVENOT sprezzante Che importa?

QUINAULT Al vostro posto!… la Jouvenot e Quinault escono verso il palcoscenico. La Dangeville e Poisson rientrano nei camerini

SCENA VIII Michonnet

MICHONNET ascoltando nel fondo verso la scena Ecco il monologo… Silenzio sepolcral!… grave momento! Strugger di gioia e di timor mi sento… Bene! Benissimo!… inebriato Così… così… che fascino! che accento! Quanta semplicità! Com’è profonda e umana!

Però, questo biglietto che la Duclos m’invia…

MICHONNET tra sé, indicando la mensola a sinistra (Ah! forse in quel tiretto…)

MAURIZIO seguitando E sempre per quell’altra… Si tratta, certamente, della mia nuova impresa…

MICHONNET (Eccolo, finalmente!)

MAURIZIO tentennando Parlato al Cardinale la Principessa avrà… Che fare?… Aspetterò l’uscita d’Adriana…

Michonnet depone sopra la tavola a destra la pergamena trovata nel tiretto: Maurizio si adagia su una poltrona a destra. Rientra Quinault.

MICHONNET scorgendo Quinault Darete il foglio per «Rossana» a «Zatima».

QUINAULT di malumoreGlielo darò…Quinault esce dal fondo verso il palcoscenico, Michonnet si rimette ad osservare. Maurizio sempre seduto, prende sbadatamente sulla tavola vicina la pergamena depositatavi da Michonnet.

MAURIZIO tra sé, spiegando la lettera Neppure una parola! colpito da un’idea Io ce ne metterò… un’astuzia di guerra!

si mette a scrivere con la matita sul rotolo spiegato

MICHONNET guardando fra le quinte Ah! ecco la Duclos… compassionando Povera figlia, sgòlati!… meglio se stessi zitta!… Cantar ti piace? Canta, canta… sei fritta!…

LA JOUVENOT a Michonnet Michonnet, la mia carta per «Rossana»?

MICHONNET indicando la tavola È là…

MAURIZIO alzandosi e porgendo la pergamena all’attrice Madamigella…

LA JOUVENOT prendendola, con una riverenza Grazie!

MICHONNET facendo segno di sbrigarsi Presto! la Jouvenot entra di corsa nelle quinte

MAURIZIO soddisfatto Adriana avrà due mie parole dalla man di «Zatima». Così saprà che prima di domani non posso. con un gesto di sconforto O grama Curlandia, quanto mi costi! Andiamo… ché l’altra è in agonia…

MICHONNET fra sé, guardando sempre verso il palcoscenico

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LA JOUVENOT stupita, al principe Come! anche voi?

IL PRINCIPE con un gesto di minaccia Mi vendico!…

LA DANGEVILLE stupita, all’abate Come! anche voi?

L’ABATE imitando il principe Mi emancipo!

Adriana entra dal fondo, pallida, fremente, disfatta. Si regge appena, tanta è ancora la sua emozione.

IL PRINCIPE E L’ABATE inchinandosi Gloria dell’arte al fior!

TUTTI Ad Adriana onor!

IL PRINCIPE Io tutti v’invito a gaio convito. ad Adriana Farannovi omaggio… indicando gli attori e i nobilila scena… la Corte…

L’ABATE a se stesso il Clero…

IL PRINCIPE sardonico Ed il forte eroe di Sassonia, nonché di Polonia…

ADRIANA colta da un’idea Conoscerlo bramo…

«Zatima» entra in iscena… Ma che! non ha il biglietto? Sì… lo porge a «Rossana»… Ciel! malgrado il rossetto impallidisce… trema… vacilla… Arte divina!… un uragano di applausi prorompe dal teatro

SCENA X Tutti meno Maurizio. M.lla Jouvenot, M.lla Dangeville, Quinault, Poisson, Michonnet rientrano, seguiti da altri attori ed attrici. Michonnet è raggiante: gli altri son di pessimo umore.

QUINAULT furibondo Un delirio! Io soffoco!

LA JOUVENOT sdegnata Che furore! Io la sfido!

POISSON sprezzante Che pubblico! Io fremo!

LA DANGEVILLE nauseata Che orrore! Io piango!

MICHONNET asciugandosi gli occhi Io rido!

Dalla porta dei palchi rientrano il Princi-pe e l’Abate, insieme a vari altri signori.

IL PRINCIPE entusiasta Magnifica! Sublime!

L’ABATE rincarando Sovrana! Sovrumana!

IL PRINCIPE inchinandosi e porgendole una chiave Ed ecco la chiave del nido soave ..

L’ABATE completando Il verde villino al vostro vicino…

ADRIANA tra sé (Parlargli potrò…)

IL PRINCIPE E L’ABATE Verrete?

ADRIANA decisa Verrò.

IL PRINCIPE A mezzanotte!

TUTTI A mezzanotte!

Adriana, al braccio di Michonnet, risale al fondo, in mezzo ai grandi saluti ed agli applausi del compagni e dei signori.

ATTO SECONDO Il nido della Grange Batelière. Salotto esagonale semplice, ma elegante, nella villetta dell’attrice Duclos, alla Grange Batelière. In fondo e più in alto gran porta a vetri che dà su una loggia da cui per ampia gradinata marmorea si scende in giardino. Vedesi di scorcio il viale che conduce al cancello e il parapetto a balaustra, sotto il quale scorre la

Senna. La luna diffonde il suo timido pallore sulle piante ancor quasi nude e sulle statue allineate secondo lo stile euritmico dell’epoca. A sinistra una porta dà nell’interno dell’appartamento. Ogni parete ha un uscio: quello del primo lato a destra reca in un gabinetto. Di fianco a questo, mascherata dalle tappezzerie, una porticina segreta. Quello di sinistra dà alla sala da pranzo. Nel mezzo, verso dritta, un tavolino con sopra un candelabro a due rami con le candele accese; presso il tavolino una poltrona, più in là un canapè e sgabelli. A sinistra un’alta specchiera mobile; più in fondo un altro tavoliere con altri candelabri.

SCENA I La principessa. La principessa di Bouillon è seduta presso il tavolino in atto di attesa

LA PRINCIPESSA dolorosamente Acerba voluttà, dolce tortura, lentissima agonia, rapida offesa, vampa, gelo, tremor, smania, paura, ad amoroso sen torna l’attesa! l’orologio d’una torre lontana suona undici tocchi Ogni eco, ogni ombra nella notte incesa contro la impazïente alma congiura: fra dubbiezza e disìo tutta sospesa, l’eternità nell’attimo misura… (va all’invetriata, ne apre un battente e investiga con lo sguardo il viale per metà immerso nell’ombra. Verrà? M’oblìa? S’affretta? O pur si pente?… Ecco, egli giunge!…

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MAURIZIO Mi stimate menzognero? La principessa ha notato sulla bottoniera di Maurizio il mazzolino di viole datogli da Adriana; un impeto di gelosia le mette nella persona un sussulto.

LA PRINCIPESSA con un riso amaro Il ritardo cagionato non fu già da un profumato pegno?

MAURIZIO semplicemente Quale?

LA PRINCIPESSA indicando i fiori Quel mazzetto…

MAURIZIO inchinandosi È per voi…

LA PRINCIPESSA rasserenata Siete un perfetto seduttor…

MAURIZIO supplichevole M’assolverete?

LA PRINCIPESSA Nol dovrei…

MAURIZIO Grazie!

LA PRINCIPESSASedete… Con la regina a lungo favellai dei dritti vostri e delle vostre gesta, e vidi il pianto ne’ suoi dolci rai… Il cardinale consente… ma protesta…

No, del fiume è il verso, misto al sospir d’un arbore dormente… O vagabonda stella d’Oriente, non tramontar: sorridi all’universo, e s’egli non mente, scorta il mio amor!… si abbandona sul canapè sopraffatta dall’angoscia

SCENA II Maurizio e detta. Maurizio di Sassonia entra dal fondo.

MAURIZIO inchinandosi Principessa…

LA PRINCIPESSA irritata Finalmente!

MAURIZIO piegando un ginocchio Perdonate…

LA PRINCIPESSA minacciando col ventaglio Sconoscente!…

MAURIZIO Fui seguito…

LA PRINCIPESSA incredula Da chi mai?

MAURIZIO Da due ignoti… Li affrontai… ma non tennero…

LA PRINCIPESSA un po’ inquieta Davvero?

MAURIZIO freddamente cortese Grazie o gentil! Tra musiche di gloria per voi l’astro vedrò della vittoria…

LA PRINCIPESSA con ansia affettuosa Ma prudenza… Siete cinto di nemici…

MAURIZIO con un lampo d’orgoglio Chi m’ha vinto?

LA PRINCIPESSA scuotendo il capo Son possenti…

MAURIZIO scrollando le spalle Non li temo…

LA PRINCIPESSA incalzando Pronti stanno ad ogni estremo… Oggi stesso al Re fu chiesto…

MAURIZIO gaiamente Il mio collo?

LA PRINCIPESSA Il vostro arresto…

MAURIZIO ridendo La Bastiglia non vedrò!…

LA PRINCIPESSA spaventata Che farete?

MAURIZIO con un gesto di sprezzo Partirò…

LA PRINCIPESSA Che mai diceste? Dopo sì gran vagabondaggio,

partir volete senza un fremito d’amor? Ed io dovrei lasciarvi sparir come un miraggio, un fascino, un inganno del sitibondo cor?

MAURIZIO Quando il dover ci chiama, al suo messaggio ogni rimpianto tace… ogni lusinga muor…

LA PRINCIPESSA fissandolo negli occhi Maurizio!

MAURIZIO freddamente Signora…

LA PRINCIPESSA Se parti, non m’ami…

MAURIZIO Mi salvo…

LA PRINCIPESSA più forte Mi sfuggi!

MAURIZIO Lo debbo…

LA PRINCIPESSA gettandogli le braccia al collo Ah! I richiami dei baci cocenti, dei baci procaci non senti?

MAURIZIO respingendola lentamente La gloria m’invita, m’invita l’onore…

LA PRINCIPESSA Tu menti! L’onor d’un amante sta nella sua fede.

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Assai vi debbo; ma se amor cadrà memore affetto in cor mi fiorirà…

LA PRINCIPESSA sdegnosa Amore è fiamma, cener l’amistà… a questo punto s’ode un rumore lonta-no ma crescente di ruote

MAURIZIO tendendo la mano verso la vetrata Signora, ascoltate…

LA PRINCIPESSA fermandosi a un tratto, sorpresa Un’altra vettura!…

MAURIZIO Qualcuno aspettate?

LA PRINCIPESSA Nessuno… Ho paura!…

MAURIZIO osservando sempre Si ferma al viale…

LA PRINCIPESSA trasalendo O ciel! Mio marito!

MAURIZIO sorpreso Il principe?

LA PRINCIPESSA allibita Ei sale…

MAURIZIO tra sé M’ha dunque seguito?

LA PRINCIPESSA smaniando Perduta mi veggo!…

MAURIZIO fra sé L’istante è propizio…

LA PRINCIPESSA amaramente Lo sguardo mio vede nell’anima tua… Di me sei già stanco… la noia t’imbruna la fronte… Sii franco!

MAURIZIO fra sé Mentire non so… Che cosa dirò…

LA PRINCIPESSA leggendogli in volto Che amate un’altra… di me più scaltra?

MAURIZIO dolente Signora, devoto ognora vi sono…

LA PRINCIPESSA scattando Déi dir chi è costei…

MAURIZIO retrocedendo È vano!…

LA PRINCIPESSA con impeto maggiore Il nome io voglio… Come si chiama?… Guai, se taci!…

MAURIZIO freddamente Mai!

LA PRINCIPESSA con un gesto di minaccia Ed io la maschera le strapperò!…

MAURIZIO dolorosamente Grazia! grazia, signora! L’anima ho stanca, e la mèta è lontana: non aggiungete la rampogna vana all’ansia che m’accora…

MAURIZIO cavallerescamente Difendervi io vo’… Maurizio vede il primo uscio a dritta, lo apre subitamente e lo mostra alla principessa tremanteLà dentro…

LA PRINCIPESSA vacillando Non reggo!

MAURIZIO Salvarvi saprò…

La principessa entra nel gabinetto; Maurizio ne richiude l’uscio.

SCENA III Il principe, l’abate e Maurizio. Il principe e l’abate, sospinti i battenti dell’invetriata, sporgono insieme il capo, per investigar nel salotto. Maurizio, che si è avanzato risolutamente verso di loro, si ferma presso i gradini. Il principe e l’a-bate, riconosciutolo, si mettono a ridere.

IL PRINCIPE con disinvoltura elegante Vi cogliam, conte, sul fatto…

L’ABATE In flagrante!

MAURIZIO fingendo sorpresa Voi, signori!

IL PRINCIPE gaiamente Re di picche!

L’ABATE imitandolo Asso di cuori!

MAURIZIO tra lo stupito e l’offeso È una celia?

IL PRINCIPE Niente affatto…

L’ABATE misteriosamente Io l’ho vista…

IL PRINCIPE secondandolo Vista io l’ho.

MAURIZIO destreggiando Chi?

L’ABATE La dama!

MAURIZIO Che?

IL PRINCIPE La bella!

L’ABATE Veste bianca…

IL PRINCIPE Vita snella.

MAURIZIO fingendo sorpresa Non capisco…

IL PRINCIPE E L’ABATE Tutto io so!

MAURIZIO gravemente Principe, se ciò v’accora… sono agli ordini vostri…

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IL PRINCIPE E L’ABATE Buon pretesto è di rottura…

IL PRINCIPE Qua la man…

L’ABATE Senza rancor!…

Il principe e Maurizio si stringono la mano. Un’ombra bianca appare dietro i vetri. L’Abate accorre a schiudere i battenti.

SCENA IV Adriana e detti.

L’ABATE porgendole la mano per aiutarla a scendere Eccovi alfin, Divina!

IL PRINCIPE andandole incontro V’aspetta, o gran Sultana, il Conte di Sassonia… Il principe, conducendo per mano Adriana, la presenta a Maurizio Basta dire: Adriana… Maurizio, volgendosi, vede Adriana: ella riconoscendolo getta un grido soffocato.

ADRIANA portandosi una mano al cuore (Cielo!)

MAURIZIO stupefatto (Dessa!)

ADRIANA con uno sforzo, quasi parlando a sé stessa Maurizio… il Conte… l’eroe…

IL PRINCIPE meravigliato Un duello?

L’ABATE atterrito A quest’ora?…

IL PRINCIPE Ridere noi vogliamo…

MAURIZIO con ira Ridereste di me?

IL PRINCIPE con finezza Creditor mio voi siete…

L’ABATE a Maurizio, indicando il principe Debitor vostro egli è…

IL PRINCIPE La Duclos…

L’ABATE Capriccio antico…

MAURIZIO sorpreso più che mai Che! colei?

IL PRINCIPE con fatuità N’ero già stanco… Voi l’amate, ed io mi affranco…

L’ABATE furbesco Un servigio gli è d’amico…

IL PRINCIPE con enfasi affettata Un gratissimo favor…

MAURIZIO indovinando l’equivoco Or comprendo… l’avventura…

MAURIZIO sottovoce Taci!

IL PRINCIPE a Maurizio Conte, la grande attrice patrocinar vorrìa un giovane ufficiale…

L’ABATE Amore e strategia…

ADRIANA guardando con intenzione Maurizio Ora non l’oso più…

MAURIZIO sorridendo E perché mai?

ADRIANA con intenzione Perché quel giovane non ha d’uopo, forse, di me…

IL PRINCIPE all’abate Abate, tu dimentichi l’essenzial…

L’ABATE La cena? Corro a disporla…

IL PRINCIPE ammiccandoEd io veglio sul retroscena… Còlta l’abbiamo in trappola, e dentro ci starà… escono

SCENA V Adriana e Maurizio.

ADRIANA Ma, dunque, è vero?… Dite… Il gran Maurizio, voi?

MAURIZIO schermendosi alquanto E volevi sedurlo?

ADRIANA guardandolo con ammirazione In tuo favor…

MAURIZIO sorridendo Lo puoi! contrariato, eppur commosso Adriana!…

ADRIANA fremente Eri degno d’un trono nell’assisa dell’umil alfier: or la frode gentil ti perdono, poi che sei qual ti pinse il pensier…

MAURIZIO Adriana deh, taci!…

ADRIANA Lasciami dir…

MAURIZIO No! Che giova? Tu sei la mia vittoria, la mia corona nova, tu sorridente sei, tra le procelle irate il lido della calma, il candido vessillo e l’incorrotta palma. O mia adorata, della vita mia sei la ragion suprema, la somma poesia!

ADRIANA estasiata Son del tuo sole un raggio, un fior della tua gloria… Tu con la spada ardente scrivi l’eterna istoria: io, come stel reciso, nell’ombra languirò…

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L’ABATE scoppiando a ridere Allor restate…

MICHONNET sorpreso Che dite, abate?

L’ABATE Dico che a cena l’alma sirena con noi verrà… poi ch’ella è qua…

ADRIANA palpitante Lei qui? Con noi?…

MICHONNET attonito Davvero?… E poi?

L’ABATE con finezza svenevole Questa è Citera, dove stasera dava segreto convegno lieto all’armi l’arte, Venere a Marte. accenna a Maurizio

ADRIANA sorreggendosi alla spalliera d’una seggiola Al conte?

MAURIZIO quasi minaccioso Abate!…

ADRIANA Continuate…

MAURIZIO con forza all’Abate Tacete, ripeto: tacete!… È falso!

L’ABATE ad Adriana, indicando l’uscio È vero!… Ciascun potrà coglierla là…

MAURIZIO accarezzandola Fanciulla!… sciogliendosi vivamente Ma ti scosta… accennando al fondo Ecco, ritornan già…

SCENA VI L’abate, Michonnet e detti.

MICHONNET supplichevole Signor abate, cortese siate…

L’ABATE seccato Sono dolente…

MICHONNET Affare urgente!

L’ABATE È la consegna!…

MICHONNET Me non impegna…

L’ABATE con solennità Ciascun può entrare, nessun uscir…

MICHONNET insistendo Questione d’arte!… Per una parte nuova m’è imposto di parlar tosto con la Duclos…

L’ABATE voltando la testa. Con la Duclos?

MICHONNET Vado e ritorno prima di giorno…

ADRIANA Io stessa!… Adriana si slancia verso l’uscio di destra: Maurizio, che le sta davanti attentissimo, la ferma e la riconduce a sinistra.

MAURIZIO piano ad Adriana Un solo detto!…

MICHONNET decidendosi Io volo!…

Spinge l’uscio indicato, ed entra pre-stamente nel gabinetto, mentre Mauri-zio ed Adriana ridiscendono e l’Abate si allontana verso il fondo.

SCENA VII Adriana, Maurizio e l’abate.

MAURIZIO rapidamente in tono di mistero Adriana, ascoltate… Politico disegno qui mi condusse: è in gioco il futuro mio regno…

ADRIANA dubitante E la Duclos?

MAURIZIO afferrandole le mani Non è lei, non è lei… Lo giuro sull’onor mio… Mi credi?

ADRIANA dopo avergli scrutato l’anima negli occhi Sì…

MAURIZIO amorosamente Ed or ti scongiuro… che l’abate non penetri là dentro… ove si cela quella persona. Poscia con ogni cautela vo a disporne la fuga… Ma vederla non dèi… Me lo prometti?

ADRIANA generosamente Andate… io veglierò su lei…

MAURIZIO baciandole le mani Grazie, Adriana… Addio!

ADRIANA fra sé (Sull’onor suo giurò… Egli non sa mentire… La promessa terrò…).

SCENA VIII Michonnet, Adriana e l’abate. Michonnet ritorna stranito.

L’ABATE Ebbene?

MICHONNET Che granchio! Che bel qui pro quo!… dopo una pausa, abbassando la voce Non è la Duclos!

ADRIANA E L’ABATE nello stesso tono Chi dunque sarà?

MICHONNET pianissimo Silenzio!… Segreto di Stato!…

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passo presso l’uscio di destra.

L’ABATE fingendo di non capire Del conte è l’amica…

ADRIANA sorridente, ma risoluta Abate, fermatevi!… Qui niun passerà…

L’ABATE fermandosi contrariato col lume in mano E il principe, dunque?

ADRIANA dando in una risata Si deve rallegrar… La bella è innocente!…

L’ABATE ridendo esso pure Lo vado a informar…

L’abate consegna il candelabro a Michonnet stupefatto ed esce dalla porta opposta.

SCENA IX Adriana e Michonnet.

MICHONNET Che mediti, Adriana?

ADRIANA alzando la testa e accennando all’uscio segreto Salvar quella persona… chiunque sia…

MICHONNET lusingato Per me?

ADRIANA sopra pensiero No…

L’ABATE sbuffando Faceto!

ADRIANA Almen la vedeste?

MICHONNET desolato No, tenebre peste… Le mani già allungo, e a un ago mi pungo… «Chi siete?» domanda la voce più blanda: «Per chi mi scambiate?… Colei che cercate non sono… Se tosto fuggir di nascosto mi fate, contento sarete di me…».

ADRIANA ridendo Che strana avventura!

L’ABATE incredulo Stranissima, affé!

ADRIANA E poi?

MICHONNET Son tornato… Che devesi far?

L’ABATE Che fare? deciso Vederla… Un lume per me!

ADRIANA all’abate Non siete discreto… È d’altri un segreto…

L’abate ha preso uno dei doppieri accesi e ritorna: Adriana gli sbarra il

MICHONNET colpito al cuore Per lui?… Troppo buona!…

ADRIANA Glielo promisi…

MICHONNET asciugandosi un occhio col dorso della mano Incauta!… Noi siam povera gente… Lasciam scherzare i grandi… non ci si lucra niente.

ADRIANA indispettita Lo voglio!

MICHONNET cedendo, con le lagrime nella voce Che debbo far?

ADRIANA rabbonita a un tratto, indicando la porta del fondo Vegliare che niuno entri…

MICHONNET rassegnato Ho capito…

Michonnet esce lentamente dal fondo.

SCENA X Adriana, indi la Principessa. Adriana spegne soffiando, ad una ad una, tutte le candele dei doppieri; il salotto rimane debolmente rischiarato dalla luce lunare, filtrante dalle vetrate. Ella resta un momento immobile, irresoluta, rivolta all’uscio del gabinetto.

ADRIANA decidendosi ad un tratto Sia!…

bussa tre colpi all’uscio di destra (Non risponde…) Aprite!… Apritemi, signora… nel nome di Sassonia… l’uscio si apre lentamente; una forma bianca appare sulla soglia, Adriana sorride (L’avrei giurato!)

LA PRINCIPESSA sul limitare Ancora! Che volete?

ADRIANA con slancio, ma frenando la voce Salvarvi…

LA PRINCIPESSA dubbiosa E come? Ogni cammino m’è tolto…

ADRIANA traendo una piccola chiave dal busto Questa chiave vi schiuderà il giardino… Un passo, e siete libera…

LA PRINCIPESSA tendendo la mano incertamente Grazie!…

ADRIANA cercando la mano dell’altra M’udiste bene?

LA PRINCIPESSA afferrando la chiave Date, date…

ADRIANA Ma scendere non vista vi conviene… M’è questa casa ignota… il mio consiglio è incerto…

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LA PRINCIPESSA con intenzione E il buon consiglio per me chi ‘l porse?

ADRIANA senza sospetto Chi mi confida tutto…

LA PRINCIPESSA alzando la voce Badate; questa è una sfida…

ADRIANA stupita Perché, signora?… Forse è un delitto?

LA PRINCIPESSA concitata Ma chi a Maurizio dava un tal dritto?

ADRIANA indovinando subitamente E a voi chi, dunque, concesse quello di nominarlo come… un fratello? con voce soffocata, ma veemente Ammutoliste?… Su, via, parlate! afferrando una mano della Principessa La vostra mano trema… con un grido L’amate!…

LA PRINCIPESSA svincolandosi Sì, con l’ansia, con l’impeto ardente di chi sente primamente dischiudersi il core… Egli è mio! L’amor suo m’appartiene: chi mai viene le catene sue dolci a tentar?

ADRIANA Io son sua per l’amor ch’è più forte della sorte!…

LA PRINCIPESSA con impeto crescente

LA PRINCIPESSA con gioia Io la conosco… tastando sulla parete Un uscio segreto… è qui… sollevando la tappezzeria, lo scopre e lo spinge Eccolo aperto!… Ma voi, chi siete?

ADRIANA schermendosi Che importa?… Andate…

LA PRINCIPESSA insistendo Troppo vi debbo!

ADRIANA Dimenticate…

LA PRINCIPESSA cercando di scoprire i lineamenti Vorrei vedervi…

ADRIANA Non è prudente…

LA PRINCIPESSA colpita, tra sé (Ma questa voce l’udii sovente!…) chinandosi per meglio vederla Duchessa, siete voi?

ADRIANA facendo un passo indietro No…

LA PRINCIPESSA con simulata dolcezza Perché celarvi?…

ADRIANA sospingendola verso l’uscio L’attimo fugge… cresce il periglio…

Egli è il sol, che raccende e rischiara l’alma ignara, nell’amara sua notte crudele…

ADRIANA quasi delirante Egli è il re de’ miei sogni, egli il lume, egli il nume che mi assume nell’ultimo Cielo!…

LA PRINCIPESSA scattando a un tratto Ah! ti scopro!

ADRIANA padroneggiandosi Voi chi siete?

LA PRINCIPESSA furente Son possente!

ADRIANA sprezzante No! Temete!

LA PRINCIPESSA con odio profondo Ti disprezzo, ti calpesto!

ADRIANA con superba ironia Vi salvo.

LA PRINCIPESSA avanzando d’un passo Non più!

A questo punto molti staffieri recanti torcie accese passano dietro le vetrate lungo la loggia.

LA PRINCIPESSA fuor di sé, scorgendo il principe nel giardino Ciel! (Mio marito!)

ADRIANA sorpresa (Il principe!) alla Principessa Restate!

LA PRINCIPESSA torcendosi le mani Dio!

ADRIANA gridando verso i valletti Presto dei lumi… Scendete dunque! La principessa vedendo che i valletti con i lumi aprono le vetrate e si accin-gono a discendere apre l’uscio segreto e scompare.

ADRIANA corre verso il punto ove ave-va lasciata la Principessa e s’accorge della sua fuga. Ha un gesto di rabbia e grida, tendendo il braccio. Fuggita! vile!! Preceduti dagli staffieri già discesi in giardino conle torcie, si vedono pas-sare in fondo il principe, l’abate, poi madamigella Dangeville a braccetto di Quinault, poi madamigella Jouve-not con Poisson; infine le altre attrici insieme agli altri attori della Comédie. Michonnet, scendendo dalla gradinata, si avvicina ad Adriana e le mostra un braccialetto rinvenuto per terra. Adria-na prendendolo vivamente, dopo aver-lo esaminato, si lascia cadere affranta sulla poltrona che è presso il tavolino. Michonnet la conforta.

ATTO TERZO Il Palazzo Bouillon La galleria dei ricevimenti in ricco stile

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(Dicea: «Chi mi confida tutto…». Tutto? È questo, adunque, de’ miei baci il frutto? Egli è prigion… Ma di me l’altra ride!… Oh, quella voce che carezza e uccide, quella voce di scherno e di furore sempre mi suona, come squilla, in cor!…).

SCENA III L’abate e la principessa.

L’ABATE inchinandosi, lezioso Voi, principessa? Fulgida più della bionda Aurora…

LA PRINCIPESSA con un sorriso beffardo Dopo il tramonto?

L’ABATE baciandole la mano Sempre!… Voi siete il sol che indora l’eterna notte al polo…

LA PRINCIPESSA guardandosi nello specchio L’eterno madrigale!

L’ABATE galantemente Non vi garba? N’ho un altro…

LA PRINCIPESSA seccata Basta il primo… Mi sale troppo la gonna?

L’ABATE chinandosi, per meglio vagheggiarla Ohibò!…

LA PRINCIPESSA sempre davanti al cristallo E il busto?

barocco. Nel centro un rialto dov’è un teatrino col velario chiuso. Due grandi arcate di fianco con due usci a destra e due a sinistra. Grandi ritratti e grandi specchiere nei riquadri delle pareti. Dia-gonalmente a destra un duplice ordine di canapè, poltrone e sgabelli. A sinistra altre poltrone e sedie. È prima sera.

SCENA I L’abate con vari valletti. Alcuni valletti dispongono a giusta di-stanza le seggiole; altri calano i corti-naggi; altri ancora trasportano grandi vasi di fiori e piante ornamentali.

L’ABATE Eh, via! Così non va… Lasciate fare a me… Voi non avete gusto… Il principe mi diè di regolar la festa ogn’ampia facoltà…

SCENA II La principessa, l’abate e i domestici. La principessa di Bouillon, in vestito di gran gala, entra dal primo uscio di destra.

LA PRINCIPESSA ragionando, tra sé (Ah! quella donna… mia rivale!… Oh, come scoprirne il grado, le fattezze, il nome?… Che fa? Che vuol?… Rubarmi l’amor mio! Perdonar nol potrei nemmeno a Dio…).

L’ABATE dal fondo ai valletti Quel candelabro a manca… e questo vaso qua…

LA PRINCIPESSA camminando lentamente

L’ABATE ammirandone il contenuto Ohimè!

LA PRINCIPESSA guardandolo di traverso Che fate?

L’ABATE tra due sospironi Lo vedete… sospiro!…

LA PRINCIPESSA schernevole Troppo!

L’ABATE giungendo le mani Crudele!

LA PRINCIPESSA voltandosi un po’ minacciosa Abate!

L’ABATE sdolcinato Dite che il dio d’Amore, per ironia fatal, non vi compose il core di marmo funeral… O nova Galatea, dite alla mia canzon ch’io vi farò men rea, novo Pigmalion… Dite…

LA PRINCIPESSA scrollando le spalle Dite molte sciocchezze…

L’ABATE sconsolato Le dico in poesia…

LA PRINCIPESSA con asprezza Piuttosto di Maurizio ricercate stasera

l’amante nuova…

L’ABATE assicurandola Sì, presto la scoprirò!

SCENA IV Il principe, dame, signori e detti. Il principe in abito da cerimonia entra dalla sinistra, mentre introdotte dal mag-giordomo entrano successivamente dal-la porta del fondo dame, cavalieri, ecc.

L’ABATE alla prima coppia Sempre la prima. Grazie!

LA PRINCIPESSA alle dame Siete deliziose…

L’ABATE Uno scrigno di gemme…

IL PRINCIPE Un canestro di rose…

LA PRINCIPESSA La mia festa v’attende.

L’ABATE Verrà la Lecouvreur…

LA PRINCIPESSA Il Giudizio di Paride, balletto di Champfleur.

L’ABATE Un incanto, un portento!…

IL PRINCIPE Io ne sono felice!

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voltandosi per guardare Adriana, che è assao festeggiata (Ecco! l’adoran tutti… Io lo saprò).

L’ABATE al principe Principe, s’incomincia?

IL PRINCIPE Attendiam Maurizio…

LA PRINCIPESSA con intenzione L’attenderete invano… Adriana si scuote: la principessa, sempre in piedi, l’osserva di sottecchi (Si scosse?… Ecco un indizio!…)

IL PRINCIPE Perché? Non forse Amor gli aperse ogni cancello? Adriana, scossa dal nome di Maurizio, tende l’orecchio per meglio seguire il discorso, la principessa l’avverte, e ne segue ogni moto.

LA PRINCIPESSA fra sé (Ascolta…) forte al principe Ben sapete… quel duello.

ADRIANA trasalendo con voce soffocata (Un duello?)

LA PRINCIPESSA fra sé, come sopra (Mutò color…) forte L’abate seppe dalla sua gente…

L’ABATE Sì, per la principessa!

LA PRINCIPESSA ironica No, per la grande attrice.

SCENA V Il maggiordomo, poi Adriana, Michonnet e detti.

IL MAGGIORDOMO dal fondo, annunciando Madamigella Lecouvreur! Adriana entra a braccio di Michonnet.

IL PRINCIPE ad Adriana Venite… D’ammirar più da presso i vostri incanti son lieto, e vi ringrazio… Il principe presenta Adriana alla principessa

ADRIANA con vera emozione Io son confusa… Commossa io sono per sì grande onor…

LA PRINCIPESSA udendo la voce, con un sussulto, tra sé (Cielo!)

ADRIANA seguitando L’artista, ancella della Musa, tutte le grazie e le dolcezze in voi mira e i fulgor…

LA PRINCIPESSA fra sé (Oh, quella voce!… Forse mai?… Non oso pur pensarlo… Un’attrice?… E perché no?…)

L’ABATE stranito Io?…

LA PRINCIPESSA piano all’abate (Zitto!) forte, guardando Adriana … ch’è ferito… pericolosamente…

Adriana colpita al cuore cade riversa sul canapè

LA PRINCIPESSA correndo al canapè Madamigella sviene…

MICHONNET chiamandola disperato M’odi, Adriana!…

LE DAME soccorrendola Cielo!

ADRIANA risollevandosi a sedere È nulla… il caldo… i lumi… alla principessa, che la sogguarda biecamente Grazie, signora!… tra sé, turbata (Oh, il gelo di quello sguardo!)

LA PRINCIPESSA all’abate, che non capisce Cieco!…

SCENA VI Il maggiordomo, indi Maurizio e detti.

IL MAGGIORDOMO dal fondo Il conte di Sassonia!

ADRIANA respirando (Ah!)

MICHONNET piano ad Adriana Fermati!… La gioia t’accusa…

IL PRINCIPE giovialmente Che fandonia! Conte, qui si diceva che voi foste ferito…

MAURIZIO ridendo Eh, via! Dopo re Carlo, la Svezia è a mal partito…

IL PRINCIPE Adunque, quel Kalkreutz?

MAURIZIO L’ho tosto disarmato… Maurizio si avvicina alla principessa e le bacia la mano

MAURIZIO sottovoce alla Principessa Per voi qui venni…

LA PRINCIPESSA piano con gioia Grazie!…

MAURIZIO Voleva partir celato… ma dopo il vostro ausilio, che accettar non potrei…

ADRIANA fra sé (Favellano sommesso… Qual dubbiol… Fosse lei quella nobile dama?…)

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TUTTI Gloria a Maurizio, gloria al valor!…

MAURIZIO animandosi I miei s’appiattano dietro ogni ostacolo… tre giorni infuria la gaia musica: tre giorni zufola la morte, e gongola… Alfine i pifferi l’assalto intimano… L’istante è tragico… Come resistere? Non v’è da scegliere tra piombo e allor…

TUTTI Sassonia, avanti! trionfa o muor…

MAURIZIO con impeto Le torcie fumano; pronto è l’incendio… Ma nel vestibolo io stesso rotolo baril di polvere… Stringo la miccia e… cento saltano cosacchi in aria… Gli altri indietreggiano, gli amici accorrono… e qua la storia posso ridir!…

TUTTI con grande entusiasmo Viva il coraggio! Viva l’ardir! I signori stringono tutti la mano a Mau-rizio, le dame lo complimentano; il prin-cipe lo abbraccia addirittura; la princi-pessa è raggiante; l’abate saltella di crocchio in crocchio, senza compren-dere, Adriana, sopraffatta dall’emo-zione, si abbandona su una seggiola, Michonnet, dietro a lei, tentenna me-lanconicamente il capo.

IL PRINCIPE ai signori Dopo Marte, Tersicore…

MAURIZIO alla Principessa Un colloquio vi chieggo…

LA PRINCIPESSA piano a Maurizio Quando saran partiti… più tardi…

ADRIANA fra sé (Io più non reggo!…)

La principessa abbandona il braccio di Maurizio: questi si volta e, scorgendo Adriana, la saluta profondamente.

MAURIZIO ad Adriana, inchinandosi Madamigella!

IL PRINCIPE a Maurizio Conte, non ci narraste ancora la maggior vostra impresa di Curlandia…

MAURIZIO giocondamente Ch’io mora, se me ne rammento…

L’ABATE a Maurizio Dite… Dite…

IL PRINCIPE Vogliam gustar quell’assalto di Mittau…

L’ABATE Non fatevi pregar…

MAURIZIO Il russo Mèncikoff riceve l’ordine di côrmi in trappola nel mio palagio… Era un esercito contro un manipolo, un contro quindici… Ma, come a Bèndera Carlo duodecimo, nemici o soci contar non so…

L’ABATE alle dame Dopo il pugnar, la danza…

IL PRINCIPE Signori miei, di Paride… il Giudizio s’avanza…

Le signore si mettono a sedere, i cava-lieri si collocano alle loro spalle in piedi. Sul davanti a destra la principessa e Adriana con altre dame, dietro di loro l’abate e Michonnet. A sinistra siedono il principe con Maurizio e altri signori.

SCENA VII Il divertimento danzante. Due valletti sollevano il velario del te-atrino, segnato ai lati da quinte orna-mentali e in alto da ghirlande di fiori: lo sfondo rappresenta un paesaggio clas-sico col mare in lontananza. Paride in abito di pastor frigio, riposa adagiato sovra un poggetto di verzura. Uno stuolo d’Amorini tesse, intorno all’assopito, una carola. Al suono tenue di strumenti pastorali, voci lontane ac-compagnano le danze puerili.

VOCI LONTANE Dormi, dormi o pastorello! È l›amor dolce ruina, al suo regno ti destina! Dormi pur, non ti destar! Bel pastor di Frigia, bada! Ogni frutto un verme serra. La Discordia è scesa in terra: temi il dono e chi lo fa…

L’ABATE piano alla Principessa, accennando ad una delle dame creduta amica di Maurizio È quella dama al certo!…

LA PRINCIPESSA piano all’Abate Non capite niente…

L’ABATE tutto umiliato Infatti!…

LA PRINCIPESSA indicando col capo Maurizio, rivolgendosi ad Adriana La bella del conte… non ignota, forse, a madamigella…

ADRIANA di soprassalto Io?…

LA PRINCIPESSA con sottile ironia Si parlava a corte d’una commediante…

ADRIANA di rimando Ed a teatro invece d’una dama galante…

LA PRINCIPESSA insistendo Un incontro notturno…

ADRIANA rincarando Un convegno segreto…

L’ABATE stupefatto La storia è assai piccante…

ALCUNE DAME solleticate Il caso è assai faceto…

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ADRIANA LECOUVREUR3 / IL LIBRETTO

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IL PRINCIPE avvicinandosi, curioso, alle signore Che consultate, in grazia?

LE DAME Un braccialetto…

Il principe ha preso dalle mani d’una dama il monile, e lo osserva attenta-mente insieme a Maurizio.

IL PRINCIPE sorridendo È quello di mia moglie…

LE DAME quasi spaventate (Sua moglie!)

LA PRINCIPESSA fra sé, guardando Adriana (È lei.)

ADRIANA fra sé, guardando la Principessa (È lei.)

DAME E CAVALIERI Qual mister! Che cosa avviene! C’è un mistero fra le due dame. Dàn baleni al par di lame gli occhi lor, senza pietà!

LA PRINCIPESSA che ha ricevuto da Paride il pomo, si sforza di sorridere, poi rivolta ad Adriana, con grazia affettata Invano avrem sperato d’udirvi in qualche brano?

ADRIANA signoreggiandosi appena, fra sé (Dei versi, a lei?)

L’ABATE incredulo Ma quali son le prove?

LA PRINCIPESSA fissando Adriana Un mazzolin gentile dato all’eroe…

ADRIANA trasalendo tra sé (Il mio!) fissando a sua volta la Principessa O piuttosto un monile perso fuggendo…

LA PRINCIPESSA allibita (Il mio!)

ALCUNE DAME ridendo Un proverbio cinese…

L’ABATE imitandole Un romanzo spagnolo…

ADRIANA con forza No, la vita francese… poiché quel braccialetto me l’han recato or or… Eccolo!… Adriana si toglie dal braccio sinistro un monile e lo mostra. L’abate lo prende e lo passa alle signore. La principessa fa violenza a se stessa per serbarsi calma.

L’ABATE alle dame del crocchio Bello!

LE DAME osservando curiosamente Splendido!

LA PRINCIPESSA con simulata indifferenza Prezioso lavor!

MICHONNET sottovoce ad Adriana Prudenza!

IL PRINCIPE ad Adriana Che mai reciterete?

LA PRINCIPESSA con intenzione Il monologo d’ «Arianna abbandonata»?

ADRIANA affogando di sdegno, fra sé (È troppo!)

IL PRINCIPE Meglio «Fedra», la scena del richiamo…

ADRIANA subitamente E «Fedra» sia!

TUTTI Udiamo…

ADRIANA declamando «… Giusto Cielo! che feci in tal giorno? Già s’accinge il mio sposo col figlio al ritorno: testimon d’un’adultera fiamma, ei vedrà in cospetto del padre tremar mia viltà, e gonfiarsi il mio petto de’ vani sospir, e tra lacrime irrise il mio ciglio languir! guarda Maurizio, che conversa con la principessa, la quale ostentatamente gli si piega sull’omero, per parlargli più sommesso Credi tu che, curante di Tèseo la fama, disvelargli non osi l’orrendo mio drama? Che mentire ei mi lasci al parente ed al re? E raffreni l’immenso ribrezzo per me? Maurizio raccoglie il ventaglio lasciato cadere a bello studio dalla principessa,

e glielo rende con garbo galante. Egli invan tacerebbe! So il turpe mio inganno, o Enon, né compormi potrei, come fanno… avanzandosi fuori di sé, verso la Prin-cipessa le audacissime impure, cui gioia è tradir, una fronte di gel, che mai debba arrossir!» Adriana, dicendo l’ultimo verso di Raci-ne, ha mostrato col gesto la principes-sa, e rimane alcun tempo in quell’atto. Tutte le dame, che han seguito con grande emozione ogni suo moto, si alzano quasi sbigottite. La principessa sola resta seduta, affettando la massi-ma calma, e dà il segno degli applausi.

LA PRINCIPESSA battendo le mani Brava!…

TUTTI applaudendo Brava! Sublime!

MICHONNET piano ad Adriana O sconsigliata, che mai facesti?

ADRIANA con impeto (Son vendicata!)

LA PRINCIPESSA fra sé, lacerando il fazzoletto con rabbia (Un tale insulto! Io sconterà!…) rapidamente a Maurizio Restate!!!…

ADRIANA al principe che viene a felicitarla Chiedo in bontà di ritirarmi… piano a Maurizio

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ADRIANA LECOUVREUR3 / IL LIBRETTO

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MICHONNET alla cameriera, in atto di rassicurarla So ch’ella dorme… Non sarebbe attrice se non dormisse quando il mondo è desto. Ma, se si sveglia, ditele ch’io resto ad aspettarla, d’aspettar felice…

Mentre la cameriera sta per andarsene s’ode squillare di dentro un campanel-lo. La ragazza si dirige verso l’uscio di mezzo, vi bussa tre volte, indi lo apre e lo richiude dietro di sé.

MICHONNET premendosi il petto Taci, mio vecchio cuor! Non brontolar, crogiuol d’un insensato amor! consultando il proprio orologio Fa come l’oriuol, tuo fido amico ognor, che batter più non vuol… ascoltando verso l’uscio della camera di Adriana Dorme?… Non dorme, no!… Malata ella è d’amor… Infermità di cor, lenta tortura che troppo tardi io so… siede alla scrivania, tituba alquanto indi si decide a scrivere. La cameriera ritor-na e accenna che Adriana sta per en-trare. Michonnet le porge la lettera già suggellata con un’ostia. Fate mandar, piccina… la ragazza prende la lettera, ed egli sospira Quest’è la medicina!…

SCENA II Adriana e Michonnet.

Sèguimi!…

MAURIZIO piano ad Adriana A domattina… Il principe offre la mano ad Adriana, che risale con lui verso l’arcata di de-stra, seguita da Michonnet. I signori aggruppati a sinistra e le dame in piedi a destra s’inchinano. Adriana manda a Maurizio un’ultima occhiata piena d’a-marezza, mentre la principessa, rimasta indietro, fremente d’ira, la segue con la minaccia degli occhi.

ATTO QUARTO La casa d’Adriana. Salottino elegante pieno di ninnoli gra-ziosi. Nel fondo, un uscio chiuso e una finestra: l’uscio è quello della camera da letto: la finestra dà sul giardino, i cui alberi appena cominciano a rivestirsi di fronde. Due usci laterali: quello di sini-stra reca alla sala da pranzo, e l’altro, a destra, nell’anticamera. A sinistra, un caminetto col fuoco acceso, presso al quale sono una piccola scrivania e una piccola poltrona; più innanzi una sedia a sdraio. A destra un’«étagère» e un’altra poltroncina, sulla quale è get-tato uno scialle. Più in là un cavalletto con trofei artistici della celebre attrice. Pomeriggio di marzo, verso il tramonto.

SCENA I Michonnet e la cameriera. Michonnet entra dalla dritta, seguito dalla cameriera, la quale gli addita l’u-scio della camera da letto.

Adriana in bianco accappatoio ap-pare sull’uscio del fondo e si arresta sulla soglia.

ADRIANA dolcemente dall’uscio a Michonnet seduto Amico mio!

MICHONNET scattando in piedi Figliuola! Perché così stravolta?

ADRIANA entrando Non chiusi ciglio…

MICHONNET scuotendo il capo Ancora?

ADRIANA con un sospiro Sempre!

MICHONNET in atto di dolce rimprovero Che cosa stolta!

ADRIANA stringendosi nelle spalle Fosse pur?…

MICHONNET Ma il teatro?

ADRIANA Non ci penso…

MICHONNET insistendo E la fama?

ADRIANA con un riso stridulo Miraggio!

MICHONNET E la carriera?

ADRIANA Disinganno!

MICHONNET intenerendosi E chi t’ama?

ADRIANA amaramente Dov’è?

MICHONNET balbettando Io stesso…

ADRIANA attonita Voi!

MICHONNET ravvedendosi Sì… come un padre, almeno…

ADRIANA dolorosamente con un grido Ah! no… non posso! Infranta ogni corda ho nel seno… La fronte m’arde… Immobile è il mio pensiero… Più non ricordo… tranne…

MICHONNET con ansia Che mai?… Spiegati, orsù!…

ADRIANA avanzandosi ancora con tragica ebbrezza Quella sera!… La mia rivincita!…

MICHONNET sgranando gli occhi Quale temerità!

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ADRIANA LECOUVREUR3 / IL LIBRETTO

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ge frenando a stento le lagrime.

MICHONNET Prendi: ti farà bene…

ADRIANA svogliata Cos’è?

MICHONNET Un farmaco miracoloso…

ADRIANA respingendola con un gesto di collera Che? Ci vuol altro!

MICHONNET posando la tazza, teneramente Bambina, non ti crucciar, non piangere!

ADRIANA abbandonandosi tutta all’angoscia Troppo è il martirio mio!…

MICHONNET Fa cor!… Non soffri sola… Piango d’amore anch’io

ADRIANA guardando tra le lagrime Voi pur?… Dite davvero?…

MICHONNET quasi sforzandosi a sorridere Ti sembra insanità? Che vuoi? Cupido è cieco, e non conosce età…

ADRIANA quasi dimenticando se stessa Voi pur… Sareste mai tradito?

ADRIANA vieppiù appassionata Non la vedesti forse, di collera fremente, mordersi a sangue il labbro, tremare, illividir, quando gridai: declamando «la fronte che mai debba arrossir»? con ira crescente Ma no… vaneggio! La cortigiana rubò l’amor mio… Che m’oda ancor!… Adriana, smaniosa, convulsa, si strap-pa l’accappatoio, afferra uno scialle e se ne cinge gli omeri, poi corre all’uscio di destra.

MICHONNET sbarrandole il passo Dove vai?…

ADRIANA cercando di passare A colpirla!

MICHONNET resistendo E poi?

ADRIANA risoluta Che importa?

MICHONNET supplichevole Vuoi perderti?… Eh, via!…

ADRIANA quasi cedendo Di gelosia dovrò languir?… Meglio morir!…

Michonnet con dolce violenza ricondu-ce Adriana, le ritoglie lo scialle, e la fa sedere sulla poltroncina: là ella scoppia in singhiozzi, mentr’egli, presa una taz-za preparata sulla scrivania, gliela por-

MICHONNET No: di me solo è il torto…

ADRIANA E ne soffrite assai?

MICHONNET Sì… ma non son morto…

ADRIANA ricadendo nel proprio dolore Io ne morrò… Io sento…

MICHONNET Che brutta malattia!

ADRIANA quasi scrutandosi dentro Io ne morrò… Il sospetto è uno spasimo…

MICHONNET secondandola suo malgrado La certezza è agonia…

ADRIANA Si smania…

MICHONNET Si farnetica…

ADRIANA Si gela…

MICHONNET Si divampa…

ADRIANA Si nega il Ciel… s’invoca la morte…

MICHONNET tristemente E pur si campa!

ADRIANA con strazio Perché?

MICHONNET Per abitudine…

SCENA III La Jouvenot, la Dangeville, Quinault, Poisson e detti. Alle ultime parole dei due, i quattro soci della Comédie entrano dall’uscio dell’anticamera.

ADRIANA movendo loro incontro con le mani tese Lieta sorpresa!

QUINAULT E POISSON baciandogliele insieme Ma sottintesa…

ADRIANA Perché?

QUINAULT E POISSON La vostra festa…

LA JOUVENOT E LA DANGEVILLE baciando Adriana … è la nostra…

ADRIANA stranita Che! la mia festa?

MICHONNET battendosi la testa Oh, la mia testa!

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ADRIANA LECOUVREUR3 / IL LIBRETTO

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ADRIANA prendendo l’astuccio I miei brillanti!…

MICHONNET ammiccando Stelle filanti!…

LA JOUVENOT ad Adriana La collanina della Regina?

ADRIANA seccata Appunto quella…

I QUATTRO ammirando loro malgrado Oh, com’è bella!

ADRIANA seria Dite: come faceste?

MICHONNET con comica modestia Semplicissimamente… Li riscattai dal principe…

ADRIANA Voi?… Ma con qual valsente?

MICHONNET mendicando le parole L’eredità, ricordi?… di quel mio zio droghiere…

ADRIANA rasserenandosi E il matrimonio?

MICHONNET con un sorriso triste In fumo!… Non era il mio mestiere…

ADRIANA stringendogli commossa le mani Nobile cor!

LA DANGEVILLE porgendo ad Adriana un serico sacchetto Questi confetti…

LA JOUVENOT offrendo una scatola Questi merletti…

POISSON presentandole un medaglione Il mio ritratto…

QUINAULT cavando fuori un rotolo infettucciato Un mio misfatto…

MICHONNET tra sé, borbottando (Ciò nulla prova… Gatta ci cova!…)

Adriana, sforzandosi di essere amabile, guarda compiacentemente i regali, indi li passa a Michonnet, che li depone sul-la scrivania.

ADRIANA agli attori, stringendo loro la mano Grazie, fratelli! Son dei gioielli… indi sorridendo a Michonnet E voi Maestro?

MICHONNET traendo di tasca un astuccio Io fui più destro… Ecco il mio dono…

I QUATTRO ARTISTI curiosamente Vediam…

MICHONNET scostandone le mani Perdono!

QUINAULT E POISSON ad Adriana con intenzione Di tutti i soci in nome dobbiam parlarvi…

ADRIANA con un sospiro di rassegnazione Orsù! i quattro artisti circondano Adriana

LA JOUVENOT con tragica gravità O Fedra!

LA DANGEVILLE parimenti O Chimene!

POISSON O Rossana!

QUINAULT O Mirra!

I QUATTRO insieme Dell’arte sovrana, tornate alle scene!…

ADRIANA decidendosi con entusiasmo Sì, tornerò!… Nel trionfal sorriso dell’Arte io voglio inebriarmi ancor!

I QUATTRO insieme Tutta Parigi n’esulterà…

ADRIANA distrattamente Dunque, a teatro?

I QUATTRO Grandi notizie!

ADRIANA con maggior interesse Della Duclos?

LA JOUVENOT con sprezzo Lasciava il principe…

QUINAULT Una piccante canzon già circola…

ADRIANA E il titolo?

I QUATTRO «La fedeltà» cantando insieme «Una volta c›era un principe, vecchio, avaro, ma galante, che da filtri e segni magici trar volea l’esca sonante per regnar di Nice in cor; oro falso a falso amor… Ma la bella, ingrata e perfida, accogliea quel dotto Argante mentre ascoso con perizia, sotto l’ampio guardinfante, stava il damo del suo cor: a fals’oro falso amor…»

SCENA IV La cameriera e detti. Tutti si abbandonano alla gaiezza. La cameriera rientra recando un vassoio sopra il quale è un cofano ricoperto di velluto cremisi, cui è legato con nastri un biglietto. Adriana si alza e va a pren-derlo. Gli altri continuano a folleggiare, tranne Michonnet che segue lentamen-te Adriana.

ADRIANA stupita Un cofanetto? agli amici

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ADRIANA LECOUVREUR3 / IL LIBRETTO

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Michonnet, che tosto ritorna presso ad Adriana intenta ad aprire il cofanetto.

SCENA V Michonnet e Adriana.

ADRIANA forzando il cofanetto (Vediam…) Cielo! come colpita da un improvviso malore, ha vacillato, sorreggendosi alla spallie-ra d’una sedia

MICHONNET sbigottito Che fu?

ADRIANA riavendosi Nulla. Schiudendo forte, mi salse al viso un gelido soffio, quasi di morte…

MICHONNET Pazza! Ma che contiene questa scatola?

Adriana ne cava un mazzolino di viole appassite, lo riconosce e getta un grido soffocato.

ADRIANA premendosi il cuore Ah! I fiori offerti in un’ora d’oblìo… li lascia cadere nel cofanetto. Oh, crudeltà… L’avessenegletto, calpestato… Ma rimandarlo! Aggiungere al disdegno l’oltraggio!… È troppo! … Soffoco… Si abbandona affranta sopra una seg-giola, nascondendo il viso tra le mani. Michonnet, smarrito, non sa che fare per consolarla.

Scusate…

MICHONNET ai comici Forse qualche altro omaggio…

ADRIANA in disparte (E un biglietto…) aprendo e leggendo («Da parte di Maurizio»…) portandosi una mano al cuore (Un messaggio di lui!) sottovoce a Michonnet Michonnet, liberatemi…

MICHONNET avvicinandosi agli attori Sete voi non avreste?

QUINAULT E POISSON insieme Sempre!

MICHONNET con garbatezza affettata indicando l’uscio Se favorir volete…

LA JOUVENOT E LA DANGEVILLE ai due attori Andiam.

ADRIANA rivolgendo la testa Andate pure, amici…

MICHONNET ai comici Poi vi raggiungerà…

La cameriera va a sollevare la portie-ra dell’uscio a sinistra. La Jouvenot, la Dangeville, Quinault e Poisson entrano nella sala da pranzo, seguiti dalla came-riera e accompagnati fino alla soglia da

MICHONNET con falsa sicurezza Adriana, coraggio! Non è lui… ci scommetto… È una femmina…

ADRIANA tra i singhiozzi E sia! Ma perché mai discendere a tanta scortesia?… Adriana ha ripreso dalla scatola il maz-zetto, e lo rigira tra le mani, mirandolo con occhi gonfi di lagrime.

Poveri fiori, gemme de’ prati,pur ieri nati, oggi morenti,quai giuramenti d’infido cor!L’ultimo bacio, o il bacio primo,ecco v’imprimo, soave e forte,bacio di morte, bacio d’amor.Tutto è finito!Col vostro olezzo muoia il disprezzo: con voi d’un giorno senza ritorno cessi l’error!Tutto è finito!Adriana s’alza vacillando, e getta il mazzolino nel caminetto, prima che Mi-chonnet possa impedirglielo. MICHONNETT’inganni... Non è finito tutto...Egli verrà! ADRIANAChe dite?

MICHONNETForse a momenti... È istrutto d’ogni cosa.

ADRIANADa chi?

MICHONNETDa me... Gli scrissi.

ADRIANAVoi?

MICHONNET Ho fatto male? in quella giunge dal giardino una voce

MAURIZIO chiamando di dentro Adriana!

MICHONNET sorridendo ad Adriana Non odi?

ADRIANA palpitante di speranza La sua voce! dubitando ancora Gran Dio!… No, m’illudo!…

MAURIZIO di dentro, ma più vicino Adriana!

ADRIANA con un urlo di gioia È lui!

MICHONNET È lui! Già sale…

ADRIANA fuori di sé Io volo… Adriana corre verso l’uscio di destra, e lo spalanca; ma poi si arresta sulla soglia. Michonnet la segue cogli occhi malinco-nicamente, poi va a raggiungere i comici

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ADRIANA LECOUVREUR3 / IL LIBRETTO

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MAURIZIO piegando un ginocchio Io prego l’angelo mio…

ADRIANA con un ultimo dubbio Ah, s’io potessi credervi ancora!

MAURIZIO alzandosi Cor di soldato menzogna ignora…

ADRIANA fissandolo negli occhi Ma quella donna?

MAURIZIO con forza Io la disprezzo!… Delle sue frodi conosco il prezzo…

ADRIANA schermendosi ancora Troppo tardaste!

MAURIZIO seguendola No, non fu invano… Se liberato m’ha la tua mano, or questa mia t’offro di sposo… Maurizio stende in nobile atto la mano: Adriana rapita non crede ai propri sensi.

ADRIANA premendosi il cuore Cielo!… Che dite?

MAURIZIO Il glorioso mio nome accetti?

ADRIANA quasi atterrita Serbato a un trono egli è…

MAURIZIO dolcemente Mi basta il tuo perdono…

nella sala da pranzo a sinistra.

SCENA VI Adriana e Maurizio. Maurizio entra ansioso. Al primo veder-lo Adriana gli corre incontro palpitante: poi si ravvede, e ristà.

ADRIANA ebbra d’amore Maurizio! poi con forzata freddezza Signore!… scostandosi Che mai qui vi sprona?

MAURIZIO supplicando Perdona!… perdona l’oblìo d’un istante…

ADRIANA allontanandosi ancora Tal d’ogni incostante l’accento trasvola!…

MAURIZIO incalzando Credetti una fola… Confesso l’errore…

ADRIANA amaramente Più nobile amore altrove vi chiama…

MAURIZIO Te sola il cor brama… implora te sola…

ADRIANA È vana parola, che invano risuona!…

MAURIZIO appassionatamente Perdona!… perdona, tu mia salvatrice…

ADRIANA torcendo il viso Partite!… Felice vivete lontan…

ADRIANA con soave tristezza No, la mia fronte, che pensier non muta, regale insegna non sapria portar: la mia corona è sol d’erbe intessuta, ed è un palco il mio trono e un falso altar…

MAURIZIO con entusiasmo amoroso No, più nobile sei delle regine, tu signora dei sensi e dei pensier: la mia gloria sen va tra le ruine, mite al mondo e soave è il tuo poter…

ADRIANA E MAURIZIO strettamente allacciati Il nostro amor sfida la sorte, fuga la morte nel sogno d’or… Deh, vien sul cor… I due giovani sempre abbracciati riman-gono un momento uniti e quasi sopraf-fatti dalla felicità. Maurizio la conduce lentamente verso la sedia a sdraio. Subitamente Adriana colpita come da vertigine impallidisce e vacilla.

MAURIZIO sgomento Che? Tu tremi… trascolori…

ADRIANA reggendosi a stento È la gioia… no… quei fiori…

MAURIZIO Quali?

ADRIANA dolorosamente I fior che ti donai… e rinviasti…

MAURIZIO meravigliato Io? no, mai… Vo’ vederli…

ADRIANA con fievole voce Erano là… Poi nel foco… o crudeltà!… li gettai… Nei dolci fior mi parea morto il tuo amor… Adriana si porta le mani sul petto che le brucia dentro, e si torce sotto la stret-ta del dolore; mentre Maurizio corre a esaminare il cofanetto.

MAURIZIO ritornando a lei, spaventato Ma tu soffri, amor mio?

ADRIANA ricomponendosi Non più… Dopo una pausa è quasi trasfigurata: il volto terreo, le pupille sbarrate, le mani contratte, tutte le membra agitate come da un’intima fiamma.

MAURIZIO con ansia Perché così mi fissi?

ADRIANA guardandosi intorno smarrita Ove, dunque, son io?… Che dicevi?… Che dissi?… fissando Maurizio senza riconoscerlo E chi sei tu?

MAURIZIO teneramente Maurizio, lo sposo tuo diletto…

ADRIANA respingendolo ancora Menzogna! guardando e mostrando nel vuoto Non lo vedi?… È laggiù, nel palchetto… come se vedesse il teatro Quanta gente! Che ressa!…

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ADRIANA LECOUVREUR3 / IL LIBRETTO

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deliquio

MAURIZIO gridando Soccorso! soccorso! Maurizio trae Adriana svenuta verso la sedia a sdraio, in quella rientra da sini-stra Michonnet.

SCENA ULTIMA Michonnet e detti.

MICHONNET Dio!

MAURIZIO Venite…

MICHONNET balbettando Adriana?

MAURIZIO Ella svien… i due uomini procurano di far rinvenire la giovane donna.

MICHONNET con gioia Respira…

MAURIZIO Io tremo!

MICHONNET con ansia Confido ancor… Ma come avvenne?

MAURIZIO Fiutò dei fior…

MICHONNET battendosi la fronte I fior?… Qual dubbio!

Tutta la Corte è là… Io non vedo che lui…

MAURIZIO con angoscia Adriana, pietà! Maurizio, lasciando per un momento Adriana, corre alla scrivania ed agita un campanello ivi deposto

SCENA VII La cameriera e detti. La cameriera entra dalla camera da letto e guarda sbigottita.

MAURIZIO affannosamente alla ragazza La vostra signora soffre… Orsù! correte… Presto! un farmaco…

ADRIANA con rabbia È lei!

MAURIZIO cingendole la vita Adriana, amor mio!

ADRIANA con un riso stridulo Quale amore?… Costei me lo ruba… Sorridono… gridando disperatamente Maurizio mio… Maurizio mio!

MAURIZIO Tu sei fra le sue braccia… Guardami bene… ravvisami, Adriana!

ADRIANA divincolandosi Va’ via! riconoscendolo, con un grido Maurizio mio! gli getta le braccia al collo, e cade in

MAURIZIO Parla!…

MICHONNET abbassando la voce Un velen… Quella rival?…

MAURIZIO atterrito fra sé (Fiero balen!) curvandosi su Adriana Ella muor! Vela gli occhi… Adriana! Oh, amor!

MICHONNET Figlia! Figlia!

MAURIZIO ad Adriana, con ansia Guarda, sorridi, deh parla!

ADRIANA con un grido straziante, indovinando il suo stato Salvatemi! salvatemi!… Morir non voglio!… con gioia suprema Ei m’ama!… Ei m’ama! Ei m’ama! E sua sposa oggi mi chiama…

MAURIZIO con passione Ah! Io t’amo, io t’amo!

ADRIANA Perché morire?… Vivere… del suo amor…

MICHONNET Dà tregua al tuo dolor!

ADRIANA contorcendosi fra gli spasimi No, qua dentro è la morte!… m’addenta un serpe il cor… Ah!… Ah! s’alza subitamente in preda al delirio Scostatevi, profani!… Melpòmene son io!

tendendo le mani all’invisibile Ecco la Luce, che mi seduce, che mi sublima, ultima e prima luce d’amor… Sciolta dal duolo io volo, io volo come una bianca colomba stanca, al suo chiaror… Con un rantolo lungo Adriana cade a un tratto fra le braccia di Maurizio e di Michonnet, abbandonando pesante-mente la testa. Essi la riadagiano amo-rosamente, cercando di farla rinvenire. Silenzio angoscioso.

MICHONNET chiamando con voce soffocata Adriana!

MAURIZIO più forte Adriana!

Ella rimane irrigidita. Maurizio reso de-mente dal dolore, la scuote: Michonnet le mette una mano sul cuore.

MICHONNET con un grido Morta!

MAURIZIO disperatamente Morta! morta! Si abbandona sul corpo di lei. Scende lentissimamente la tela.

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4NOTE DI REGIA 125

ADRIANA LECOUVREUR AL TEATRO MASSIMO 129

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di Ivan Stefanutti

Adriana Lecouvreur è un’attrice di teatro all’apice della sua carriera, famosa e venerata dai suoi ammiratori. La sua vicenda privata si svol-ge tra teatro e palazzi nobiliari, tra recite e declamazioni. Tutto mi fa pensare che nella definizione del personaggio di Adriana si deve tenere conto di quelle che erano le dive operanti al momento della composi-zione dell’opera.La loro magia nasceva in teatro ma per alcune raggiungerà l’apice con l’apparizione della nuova arte, il cinematografo. Nella decima musa, che dovrà fare i conti con le nove che l’hanno pre-ceduta, confluiranno tutte le esperienze teatrali, letterarie e musicali e, naturalmente, le relative attrici.

Adriana è un’attrice che discende dalla stirpe di Sarah Bernhardt.

Nel teatro leggero parigino spumeggiavano le stelle della belle epoque, come la Belle Otero, Cléo de Mérode e Lina Cavalieri.Nel teatro classico stavano per affacciarsi nuovi nomi come Eleonora Duse, Leda Gys, Francesca Bertini e Lyda Borelli. Trovo che Adriana assomigli molto più a queste ”umili ancelle” che a quelle effettivamente vissute nel ‘700.Una definizione della Borelli mi ha fatto pensare che una strada inte-ressante era quella di ambientare l’opera nell’epoca in cui il teatro e

NOTE DI REGIA

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4 / NOTE DI REGIA

il neonato cinema respiravano la stessa aria e le stesse emozioni. Un mondo ancora in bianco e nero fatto di forti contrasti.Anche il libretto mi suggeriva l’atmosfera di quegli anni venata di de-cadentismo che consentiva di vivere con estrema emotività tutte le vicende di amore e gelosia.

“…Lyda Borelli fu la prima grande sacerdotessa del nascente divismo. La sua morbida bellezza preraffaellita, le sue pose da femme fatale dannunziana, la sua recitazione fatta di gesti eccessivi, di subitanei languori e di sguardi torbidi, divennero il modello di una intera gene-razione di attrici, ed influenzarono la moda fino a diventare un vero e proprio fatto di costume…”

Lyda Borelli debutta in teatro nel 1902 come “Adriana Lecouvreur” e legherà il suo nome alla musica interpretando il film di Oxilia “Rapsodia satanica” per il quale Pietro Mascagni scriverà la partitura.

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La prima rappresentazione di Adriana Lecouvreur il 19 aprile 1904 al Teatro Massimo coincide con la prima palermitana dell’opera, alla presenza di Cilea, protagonista acclamatissima Gemma Bellincioni, prima di un lungo elenco di dive interpreti dell’opera a Palermo. Ac-canto a lei Armanda Degli Abbati (principessa di Bouillon), France-sco Bravi (Maurizio) e Giovanni Polese (Michonnet), con la direzione di Edoardo Mascheroni. Nonostante il successo l’opera torna in scena solo il 25 ottobre 1923 per la stagione autunnale: Adriana è Lina Rossi, Maurizio Franco Tafuro, la principessa di Bouillon Irene Voltolini e Michonnet Marco Redondo, dirige Franco Ghione.Il 12 gennaio 1933 è un’altra grande diva, Adelaide Saraceni, l’inter-prete di Adriana Lecouvreur con la direzione di Ferruccio Calusio, insieme a Albertina Dal Monte (principessa di Bouillon), Giuseppe Bentonelli (Maurizio) e Carlo Togliani (Michonnet). La prevista pre-senza di Francesco Cilea fu poi annullata, per un’indisposizione: il compositore inviò un telegramma di scuse.Da questo momento Adriana Lecouvreur diviene una presenza co-stante sul palcoscenico del Teatro Massimo: il 25 aprile 1936 con la direzione di Edoardo Vitale e la regia di Riccardo Moresco, canta-

Nella pagina precedente: Magda Olivero (Adriana Lecouvreur) nel 1959 al Teatro Massimo.

ADRIANA LECOUVREUR

AL TEATRO MASSIMO

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no Giuseppina Cobelli (Adriana), Antonio Melandri (Maurizio), Cloe Elmo (principessa di Bouillon) e Gino Vanelli (Michonnet). Cinque anni dopo, il 3 marzo 1941, torna a interpretare Adriana Giu-seppina Cobelli, insieme a Gilda Alfano (principessa di Bouillon), Alessandro Ziliani (Maurizio) e Armando Dadò (Michonnet), dirige G. Armani, la regia è di Enrico Frigerio. Ed è di nuovo Gilda Alfano la principessa di Bouillon il 22 maggio 1945, insieme a Gustavo Gallo (Maurizio) e Saturno Meletti (Michon-net). Pia Tassinari è non solo la protagonista di questa Adriana ma insieme al marito, il tenore Ferruccio Tagliavini, domina anche tutta la prima parte di questa stagione del Teatro Massimo, cantando insieme in Faust e Werther, mentre Tagliavini è protagonista anche de I pescatori di perle e L’elisir d’amore. Dirige Mario Rossi, la regia è di Aldo Mirabella Vassallo.Il 21 marzo 1950 la protagonista è Mafalda Favero, che quattro anni dopo abbandonerà le scene. Di nuovo Gilda Alfano è la principessa di Bouillon, Maurizio è Giacinto Prandelli, Michonnet Leo Piccioli. La regia è ancora quella di Aldo Mirabella Vassallo, dirige Mario Cordone. Su «L’Ora del Popolo» del 23 marzo 1950 Pietro Ferro scrive: «Mafalda Favero, presa dal personaggio che sente inten-samente, ha messo in rilievo il suo temperamento drammatico e generoso. Anche là dove il timbro della sua bella voce non è perfet-tamente a posto col carattere fiero e forte della donna che incarna, essa riesce a sostenersi». Il 30 aprile 1959 la protagonista è Magda Olivero, interprete che ha indissolubilmente legato al ruolo il proprio nome: il «Giornale di Sici-lia» del I maggio 1959 definisce la sua interpretazione al Teatro Mas-

Nella pagina successiva: Antonietta Stella (Adriana Lecouvreur) nel 1966 al Teatro Massimo.

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ADRIANA LECOUVREUR

simo «di superbo taglio scenico», «vivida di presa spettacolare». Sul podio Tullio Serafin, la regia è di Aldo Mirabella Vassallo con scene e costumi di Camillo Parravicini, Maurizio è Nicola Filacuridi, la princi-pessa di Bouillon Myriam Pirazzini, e Michonnet Renato Capecchi.Il 30 dicembre 1966 l’applaudita protagonista di Adriana Lecouvreur è Antonietta Stella, che, come scrive Roberto Pagano sul «Giornale di Sicilia» del 31 dicembre 1966, «si è “immersa” nell’affascinante personaggio con tutto il suo temperamento d’artista e di cantan-te; meritatissima l’ovazione che il pubblico ha riservato all’illustre soprano alla fine del terzo atto». Accanto a lei Franco Tagliavini (Maurizio), Franca Mattiucci (principessa di Bouillon) e Mario Ba-siola (Michonnet), direzione di Nino Sanzogno, mentre la regia «mi-suratissima e preziosa» di Mauro Bolognini «ha fatto piazza pulita di un certo tipo di routine “melodrammatica”, realizzando una rico-struzione obiettiva e perciò esemplare di un’ambientazione storica favorita da giochi di luce indovinatissimi e favorita in modo decisivo dalle splendide scene di Ettore Rondelli e dai magnifici costumi di Maria De Matteis».Passano più di vent’anni prima che l’opera torni nelle stagioni del Teatro Massimo, il 20 maggio 1988 al Politeama Garibaldi, con la direzione di Angelo Campori, la regia di Carlo Maestrini e le scene di Antonio Mastromattei. Il conte di Sassonia è Giorgio Merighi, Mi-chonnet Alessandro Cassis, Adriana Giovanna Casolla e la princi-pessa di Bouillon Sofia Salazar.Il 26 maggio 1996 con la direzione di Maurizio Arena, la regia di Beppe De Tomasi, le scene di Ferruccio Villagrossi e i costumi di

Nella pagina precedente: Giovanna Casolla (Adriana Lecouvreur) nel 1988 al Politeama Garibaldi per la stagione del Teatro Massimo.

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Pier Luciano Cavallotti è un’altra grandissima interprete di Adria-na Lecouvreur quella che incanta il pubblico del Teatro Massimo al Politeama Garibaldi: Raina Kabaivanska. Maurizio di Sassonia è di nuovo Giorgio Merighi, Alessandro Cassis Michonnet e Luciana D’Intino la principessa di Bouillon, con un cast alternativo compo-sto da Maurizio Frusoni (Maurizio), Stefano Antonucci (Michonnet), Maria Pia Jonata (Adriana) e Bruna Baglioni (principessa di Bouillon). Daniela Dessì e Fabio Armiliato sono la coppia protagonista di Adriana Lecouvreur che il 21 febbraio 2009 ritorna al Teatro Massi-mo. Insieme a loro Alberto Mastromarino (Michonnet) e Ildiko Kom-losi (principessa di Bouillon). Dirige Donato Renzetti, la regia è di Giulio Ciabatti, le scene e i costumi quelli storici di Ettore Rondelli e Maria De Matteis. Sul «Giornale di Sicilia» del 24 febbraio 2009 Sara Patera definisce Daniela Dessì «interprete attenta all’umanità del personaggio, di elegante finezza di fraseggio già nell’aria d’esordio, flessibile alla leggerezza di “un soffio è la mia voce” e poi d’inten-sa accensione nell’incontro con Maurizio di Sassonia. Di notevole rilievo e in realtà momento focale dell’opera lo scontro delle due rivali al secondo atto, che tocca apici di furente tensione resa con vibrante violenza da Daniela Dessì e da Ildiko Komlosi, principessa di Bouillon e sua antagonista scenica. E ancora frementi vibrazioni di efficace espressività vocale della Dessì per i “Poveri fiori” dell’at-to conclusivo, un po’ estenuate invece nel monologo della Fedra ».

Nella pagina successiva: Raina Kabaivanska (Adriana Lecouvreur) nel 1996 al Politeama Garibaldi.

Alle pagine 136-138: Daniela Dessì (Adriana Lecouvreur) e Fabio Armiliato (Maurizio) nel 2009 al Teatro Massimo.

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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Adrienne Lecouvreur, «L’Avant-Scène Opéra», n. 155, 1993.

La dolcissima effigie. Studi su Francesco Cilea nel trentesimo anniversario dell’istituzione del Conservatorio di Reggio Calabria, a cura di Gaetano Pitarresi, Laruffa, Reggio Calabria 1994, 19992.

Francesco Cilea, a cura di Domenico Ferraro, Nandi Ostali, Piero Ostali, Casa Musicale Sonzogno, Milano 2000.

Francesco Cilea. documenti e immagini, a cura di Maria Grande, Laruffa, Reggio Calabria 2001.

Cilea e il suo tempo. Atti del Convegno internazionale di Studi (Palmi-Reggio Calabria 20-22 ottobre 2000), a cura di Gaetano Pitarresi, Edizioni del Conservatorio “Francesco Cilea”, Reggio Calabria 2002.

Cesare Orselli, Francesco Cilea. Un artista dall’anima solitaria, Zecchini editore, Varese 2016.

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Daniel OrenDotato di un talento naturale e precocissimo, maturò il suo partico-lare interesse per l’opera grazie al grande Leonard Bernstein che nel 1968 lo scelse, appena tredicenne, come voce solista nei suoi Chi-chester’s Psalms in occasione dell’inaugurazione della Televisione di Israele; ma in realtà fu la madre ad iniziare il giovane Daniel, ancora in tenera età, ad una formazione musicale completa con lo studio non solo del pianoforte e violoncello, ma anche del canto, armonia e contrappunto. Perfezionò poi i suoi studi in Europa, dedicandosi qua-si esclusivamente alla direzione d’orchestra e nel 1975 prese parte, vincendolo, al prestigioso Concorso “Herbert von Karajan” riservato a giovani direttori d’orchestra: da quel momento iniziò per il giovane artista una carriera internazionale.Dopo il debutto negli Stati Uniti, con la sua acclamata partecipazione al Festival dei Due Mondi nel 1978, la sua fama si consolida anche in Italia: gli verrà infatti affidata la direzione stabile dell’Opera di Roma e, successivamente, del Teatro Verdi a Trieste dove recentemente è stato nominato Direttore musicale, del San Carlo di Napoli e del Carlo Felice a Genova. Anche negli ultimi anni ha continuato a dirigere con successo nei maggiori teatri italiani (Firenze, Parma, Torino, Venezia), coltivando nel contempo stretti rapporti di collaborazione con i più autorevoli teatri europei e americani, tra i quali il Metropolitan di New

NOTE BIOGRAFICHE

Daniel Oren

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York, il Covent Garden di Londra, la Staatsoper di Vienna, il Colón di Buenos Aires, il Teatro dell’Opera di Tokyo, i teatri di Houston, Dallas, San Francisco e l’Opéra-Bastille di Parigi dove ha ottenuto un successo senza precedenti con Leo Nucci, Roberto Alagna e Angela Gheorghiu.Alla predilezione per la lirica, con un repertorio che abbraccia la mag-giore produzione romantica e verista italiana, affianca la passione per la musica sinfonica, nella quale ha riscosso grande successo alla guida di importanti orchestre come quella dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma (diretta per la prima volta nel 1978), l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, la Filarmonica d’Israele, la Filarmonica di Berlino, e le orchestre radiofoniche di Monaco, Colonia, Stoccar-da, Francoforte e Berlino tra le molte altre.La sua partecipazione con Nabucco di Verdi alla stagione inaugurale della Nuova Opera di Israele nel dicembre 1994 ha rappresentato un momento particolarmente significativo nella sua carriera: questo evento musicale è riuscito a far collimare la sua passione per l’uni-verso operistico e l’amore per la sua terra d’origine; per un musicista come Oren infatti la musica rappresenta il miglior veicolo per la pace e la tolleranza, e l’unico linguaggio che ci accomuna tutti.È Direttore artistico del Teatro Verdi di Salerno per il quale dirige molti titoli nel corso della stagione operistica. È inoltre ospite regolare a Parigi, alla Royal Opera House Covent Garden di Londra così come a Tel Aviv, Verona, Firenze, Madrid, Colonia e Barcellona.

Ivan StefanuttiDopo una lunga collaborazione con Sylvano Bussotti, agli inizi degli anni novanta del XX secolo, inizia a firmare le sue regie. La sua attività, in Italia e all’estero, è molto intensa nell’opera lirica, dove spazia dal grande repertorio, ai titoli meno frequentati, all’opera contemporanea.

NOTE BIOGRAFICHE

Ivan Stefanutti

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ADRIANA LECOUVREUR

Mette in scena sia spettacoli di matrice tradizionale come Andrea Chénier, sia personali allestimenti come Aida in versione intergalat-tica, apprezzata da spettatori giovanissimi ma anche da quelli più tradizionalisti. Disegna allestimenti per i più diversi palcoscenici: dal gigantesco teatro all’aperto allestito dal Teatro dell’Opera di Roma a Villa Borghese, al piccolo ma prezioso Teatro dell’Opéra di Montecar-lo. Alcuni suoi spettacoli tornano periodicamente in scena. Uno per tutti La bohème che in pochi anni è stato visto in oltre 28 teatri e attualmente ancora in programmazione; o Andrea Chenièr andato in scena la prima volta nel 1996 e tuttora in repertorio.Parallelamente si avvicina al teatro leggero, al musical ed all’operetta, diventando uno dei registi di punta del Festival dell’operetta di Trie-ste. Nell’estate 2001 debutta l’opera rock Metropolis, ispirata al film di Fritz Lang.Dalla collaborazione con Silver nasce un nuovo musical In bocca al lupo!…e basta!, spettacolo che si avvale di tecnologie che consento-no ad attori virtuali (Lupo Alberto) di recitare assieme ad attori reali. Nel suo operare trasversalmente in ogni tipologia di spettacolo, met-te in scena anche commedie per il grande pubblico con attori molto popolari come Gianfranco D’Angelo o Enrico Beruschi. Il rapporto con la danza inizia al Teatro Regio di Torino nel 1993, dove cura due allestimenti con le coreografie di R. Castello e continua, con regola-rità, con C. Ronda e la Compagnia Fabula Saltica. (Pinocchio - bu-rattino senza fili con le musiche di Edoardo Bennato ed ispirato alle tavole illustrate di Jacovitti ha superato le 250 repliche ed è tutt’ora periodicamente in scena).Nel maggio 2004 dirige un attore d’eccezione, Placido Domingo, ne Le donne di Puccini al Festival Puccini di Torre del Lago, dove il gran-de tenore interpreta il ruolo (in prosa) di Giacomo Puccini.

Il primo ottobre 2011 inaugura la stagione del Teatro dell’Opera di Stato Ungherese a Budapest, con un nuovissimo allestimento di Si-mon Boccanegra di Verdi. Lo spettacolo è entrato nel loro repertorio e viene periodicamente riproposto.Nel 2014 la rivista inglese The Scenographer gli dedica un numero monografico (The eclectic world of Ivan Stefanutti).Dal libro Il formaggio e i vermi di C. Ginzburg viene tratta l’opera lirica Menocchio di R. Miani che mette in scena al Mittelfest nel 2016.Debutta negli Stati Uniti con La fanciulla del west a Charlotte, Opera Carolina nella primavera 2017 ed in settembre è al New York City Opera. Nel giugno 2017, al Teatro Olimpico di Vicenza cura la regia del vivaldiano La Gloria e Himeneo con I Solisti Veneti.

Claudio SchmidLaureato in Architettura a Venezia nel 1985, si avvicina al teatro di prosa in qualità di tecni-co luci. Cura le luci di numerose produzioni del Teatro Stabile di prosa del F.V.G. per la regia di A. Calenda. Dal 1996 cura le luci per molte pro-

duzioni del Teatro Lirico Verdi di Trieste sia per le stagioni liriche che per il Festival internazionale dell’operetta. Collabora con Francesco Bellotto, Henning Brockhaus, Luciano Cannito, Giulio Ciabatti, Paul Curran, Francesco Esposito, Gian Luigi Gelmetti, Joseph Franconi Lee, Gino Landi, Lorenzo Mariani, Maurizio Nichetti, Leo Nucci, Ales-sio Pizzech, Manfred Schweigkofler, Ivan Stefanutti, Federico Tiezzi, Stefano Vizioli nei principali teatri d’opera italiani.All’estero è invitato alle Chorégies d’Orange, all’Opera di Santa Cruz de Tenerife, all’Opera di Oviedo, all’Orchard Hall e al Nissay Theatre di Tokyo, al Biwako Hall di Otsu Osaka, al Teatro Olimpia di Atene,

NOTE BIOGRAFICHE

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all’Hungarian State Opera di Budapest, all’ABAO-OLBE di Bilbao e al Teatro Muzical Nao Leonard di Galati in Romania.Dal 2013 inizia una collaborazione con il Teatro Comunale di Piacenza per Luisa Miller, L’elisir d’amore, L’amico Fritz, Il turco in Italia e Un ballo in maschera per la regia di Leo Nucci. Recentemente ha curato le luci per La traviata, regia di Alessio Pizzech e Madama Butterfly, regia di Francesco Esposito nell’ambito di Opera in Puglia svoltasi a Lecce, Brindisi, Foggia e Barletta.

Giuseppe BonannoInizia lo studio della danza classica a Catania con Maria Patti e successivamente con Salvo Di Mauro e si specializza come ballerino e co-reografo. Vincitore di borsa di studio del Centro Internazionale Danza di Roma, studia con ma-

estri di fama internazionale. Ha danzato al Teatro Massimo Bellini di Catania, al Teatro Regio di Torino, a Cannes, Macao (Cina), Torre del Lago e al Teatro Donizetti di Bergamo. Dal 1995 lavora costantemen-te con il Teatro Massimo e dal 2001 è tersicoreo stabile del corpo di ballo, ricoprendo anche ruoli da solista e primo ballerino che spaziano dal repertorio classico a quello moderno, collaborando con coreografi, registi, cantanti, musicisti e danzatori di fama internazionale. Con la Fondazione Teatro Massimo ha preso parte alle tournée in Giappone (Teatro Biwako Hall di Otsu, Teatro Bunkamura Orchard Hall di Tokyo) e in Oman (Royal Opera House di Muscat). Per il Teatro Massimo si è oc-cupato della coreografia per Il piccolo Mozart con la regia di Francesco Micheli e per Lucia di Lammermoor con la regia di Gilbert Deflo, anche al Teatro Petruzzelli di Bari. È stato coreografo per La traviata al Luglio Musicale Trapanese e primo ballerino e coreografo per l’Orchestra Sin-

fonica Siciliana nella Sinfonia “Patetica” di Čajkovskij. Di recente per il Teatro Massimo ha curato la coreografia di For Seasons for Six ed è stato coreografo e primo ballerino per La traviata con la regia di Mario Pontiggia, anche in tournée in Giappone.Attualmente ancora dipendente presso il Teatro Massimo come balle-rino, coreografo e maître de ballet.

Agostino TabogaNasce a Faenza nel 1967. Dopo la laurea in eco-nomia aziendale a Venezia, dove vive, si dedica al teatro e alla danza fino ad approdare al teatro lirico nel 1997. Quale attore, mimo e ballerino si esibisce nelle produzioni internazionali e nazio-

nali di enti lirici italiani (Scala di Milano, Opera di Roma, Regio di Par-ma, Carlo Felice di Genova, Arena di Verona, Rossini Opera Festival di Pesaro, Teatro Fortuna di Fano) e internazionali (Teatro di Montecarlo, Teatro Principal Santiago de Compostela).Nel 2000 incontra Mario Pontiggia con cui instaurerà una collaborazio-ne ultra decennale da cui nasceranno più di sessanta produzioni realiz-zate nei teatri Cuyas e P. Galdos a Las Palmas, Campoamor a Oviedo, Auditorium ad A Coruña, Principal a Santiago de Compostela, Calde-ron a Valladolid (Spagna); Verdi a Sassari, Lirico a Cagliari, Comunale a Firenze, Carlo Felice a Genova, Comunale a Treviso, Comunale a Fer-rara, Sferisterio a Macerata (Italia); Opera du Vallonie a Liegi (Belgio); Salle du Canton, Opera Garnier e Auditorium (Principato di Monaco); Capitôle a Tolosa e Theatre Gallo-Romain a Sanxay (Francia); Winter-tuhr Theater (Svizzera); Bunkamura a Tokyo (Giappone). Nella veste di assistente alla regia ha collaborato con diversi maestri italiani e stranieri (M. Pontiggia, P. Pizzi, I. Stefanutti, E. Sagi, I. Nunzia-

NOTE BIOGRAFICHE ADRIANA LECOUVREUR

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ADRIANA LECOUVREUR

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Mannheim from 2013 to 2015, dove ha cantato i ruoli principali di La Wally, La Damnation de Faust, Simon Boccanegra, Turandot, Madama Butterfly, Carmen e Stiffelio. Nelle recenti stagioni ricordiamo inoltre Carmen al Theater St. Gallen, Radames al St. Margarethen Opera Fe-stival in un nuovo allestimento di Aida, Siegmund in Die Walküre al Theater Detmold e in concerto con la Croatian Radio Symphony Or-chestra a Zagabria, infine Arrigo in I Vespri Siciliani a Friburgo. La registrazione per Naxos di Francesca da Rimini con la Philharmonic Orchestra Freiburg diretta da Fabrice Bollon è stata molto apprezzata dalla critica.

Angelo VillariNato a Messina, si è diplomato in canto presso il Conservatorio di Parma e successivamente si è specializzato presso la Fondazione Toscanini con Alain Charles Billard.Vincitore del primo premio al Concorso Interna-

zionale di canto Simone Alaimo (2010), nell’ambito del concorso Il Bel Canto nella Valle dei Templi ad Agrigento ha vinto il ruolo del Duca di Mantova in Rigoletto. Ha debuttato in Il filosofo di campagna, L’oca del Cairo, Le convenienze ed inconvenienze teatrali e Mosè in Egitto. Nel 2007 prende parte a Luisa Miller diretta da Donato Renzetti al Festival Verdi di Parma; sempre al Teatro Regio si è esibito in Szenen aus Goethes Faust di Schumann, nel Corsaro e in Lucia di Lammer-moor. Tra gli impegni passati ricordiamo: Cavalleria rusticana a Lecce e al Teatro Argentina di Roma; Attila a Rovereto; Il trovatore al Festival Donizetti di Bergamo. Grande successo ha riscosso ne I Shardana di Porrino al Teatro Lirico di Cagliari, regia di D. Livermore e direzione di A. Bramall. Ha fatto il suo debutto in Madama Butterfly all’Opera di

ta, P. Mailler, B. De Tomasi, G. Paganini, M. Gasparon). Diverse sono le produzioni realizzate e rimontate in Italia (Pisa, Firenze, Cagliari, Le-gnago, Lignano Sabbiadoro), Giappone (Yokohama) e Principato di Monaco (Montecarlo). Nel 2014, incaricato dal festival Soirée Lyriques de Sanxay cura la re-gia di Nabucco (2014), cui seguiranno Turandot (2015 – programmata da ACO presso il P. Galdos nel 2018) e Rigoletto (2016).

Martin MuehleNato a Porto Alegre in Brasile, ha studiato alla Musikhochschule di Lubecca, in Germania. È apprezzato per le sue qualità vocali e l’intensità drammatica in scena in alcuni dei più difficili tra i ruoli tenorili.

Nella stagione 2016-17 ha debuttato in alcuni importanti ruoli e teatri: Lohengrin in una nuova produzione di Vincent Boussard al Theater St. Gallen e poi al Nationaltheater di Mannheim con la direzione di Alex-ander Soddy; Turandot (Calaf) in una nuova produzione all’Opera di Colonia e al Teatro Filarmonico di Verona; Andrea Chénier (ruolo del ti-tolo) alla Deutsche Oper di Berlino diretto da Ivan Repusic; il debutto al Bregenz Festival come Don José in una nuova produzione di Carmen con regia di Kasper Holten e direzione di Paolo Carignani.Nella stagione 2015-16 ha debuttato il ruolo di Des Grieux in un nuovo allestimento di Manon Lescaut a São Paolo, ha cantato per la prima volta all’Opera di Graz in Carmen ed è tornato al Nationaltheater di Mannheim per Der ferne Klang di Schreker diretto da Dan Ettinger e al Theater St. Gallen per Norma. Ha inoltre debuttato in Il tabarro al Theater Bielefeld.Dal 2013 al 2015 ha fatto parte dell’ensemble del Nationaltheater di

NOTE BIOGRAFICHE

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Lubecca e ha inaugurato il Festival della Valle d’Itria di Martina Fran-ca ne La donna serpente di Casella sotto la bacchetta di Fabio Luisi. Ha recentemente cantato in Adriana Lecouvreur nei teatri del Circuito Lirico Lombardo, in Madama Butterfly a Bari, al Teatro Regio di Parma e alle Terme di Caracalla. Particolarmente apprezzata è stata la sua interpretazione in Guglielmo Ratcliff di Mascagni al Festival di Wexford; sono seguiti Il trovatore a Cesena e Catania, La campana sommersa di Respighi e Un ballo in maschera al Teatro Lirico di Cagliari, Madama Butterfly alle Terme di Caracalla, Astana e Palermo, Requiem di Verdi a Madesano con il Teatro Regio di Parma, Tosca a Tours.Tra i suoi prossimi impegni ricordiamo La Ciociara di Marco Tutino in prima mondiale al Teatro Lirico di Cagliari, Norma a Rennes.

Carlo Striuli Ha studiato canto con Mario Del Monaco e si è perfezionato con Marcello Del Monaco ed Ettore Campogalliani. È stato premiato ai concorsi Bat-tistini, Viotti e I Nuovi del Carlo Felice di Genova.È stato scelto da Luciano Pavarotti fuori concorso

(Pavarotti Voice Competition di Filadelfia) per cantare Colline ne La bohème, sia al Teatro dell’Opera di Genova che in tournée a Pechino, nel 1986.Ha cantato nei principali Teatri Italiani tra i quali: La Scala, il Maggio Musicale Fiorentino, Opera di Roma, Carlo Felice di Genova, San Car-lo di Napoli, Petruzzelli di Bari, La Fenice di Venezia (Premio “Abbiati” con Turandot di Busoni), Terme di Caracalla, Arena di Verona, Teatro Lirico di Cagliari, Anfiteatro Romano di Cagliari, Torre del Lago Puc-cini, Regio di Torino, Massimo di Palermo, Verdi di Trieste, Bellini di Catania, Stadio Olimpico di Roma nelle produzioni realizzate dal Te-

atro dell’Opera di Roma, Teatro Verdi di Salerno. Ha partecipato alle tournée dell’Arena di Verona a Tokyo nel nel 1989 e 1991 con Aida e Turandot e a Francoforte, Zurigo e Vienna, con Nabucco. È stato ospite a N. I. O. di Tel-Aviv, Arena di Cesarea, Israel Philarmonic Orchestra, Bilbao-Abao, Parigi, Teatro Municipal do Rio de Janeiro, Suntury Hall e Teatro Nazionale di Tokyo, Bol’šoj di Mosca, Seul; e nelle coproduzioni del Metropolitan di New York e Covent Garden di Londra a Shanghai e Guangzhou. Ha preso parte a numerose serate inaugurali dell’Arena di Verona proseguendo la sua collaborazione per 23 stagioni consecu-tive. Oltre alle numerose registrazione realizzate, ha preso parte al film Rossini! Rossini! di Mario Monicelli.

Luca Casalin Nato a Castiglione dei Pepoli (BO) ha debutta-to inizialmente come baritono interpretando tra l’altro Il Pipistrello di Strauss, La bohème, Morte dell’aria e La prova di un’opera seria di Gnecco e Il barbiere di Siviglia di Paisiello per poi passare

al registro di tenore guidato da Sergio Catoni.Come tenore ha cantato in tutti i principali teatri italiani (Scala di Mila-no, Opera di Roma, Fenice di Venezia, San Carlo di Napoli, Regio di Torino, Carlo Felice di Genova, Massimo di Palermo, Bellini di Catania, Arena di Verona) ma anche in Francia, Spagna, Portogallo, Brasile e Messico collaborando con importanti direttori d’orchestra tra cui è do-veroso ricordare quantomeno Riccardo Muti, Zubin Mehta, Lorin Maa-zel e Riccardo Chailly.Nelle ultime stagioni ha cantato tra l’altro Pagliacci al Teatro La Fenice a Venezia, Ariadne auf Naxos al Carlo Felice a Genova, I due Foscari, Turandot e Tosca al Teatro alla Scala di Milano, Tosca, Rigoletto e La

NOTE BIOGRAFICHE ADRIANA LECOUVREUR

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traviata al Teatro Regio di Torino, Falstaff di Verdi al Teatro Regio di Par-ma, Anna Bolena al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Nabucco all’Arena di Verona, Guglielmo Tell al Teatro Regio di Torino, al Festival di Stresa e a Edimburgo, La traviata a Minorca, Madama Butterfly al Festival Puccini di Torre del Lago e Tosca a São Paulo. Tra gli impegni recenti e futuri: Candide e Rigoletto al Maggio Musicale Fiorentino, La traviata e Tosca al Teatro Regio di Torino, Madama But-terfly al Festival Puccini e Adriana Lecouvreur a Montecarlo e Napoli, Lucia di Lammermoor a Muscat e a Torino, Tosca al Regio di Torino, Madama Butterfly a Piacenza, Venezia e Roma, Lo specchio magico a Firenze, Adriana Lecouvreur al Teatro San Carlo di Napoli, Turandot al Filarmonico di Verona, Otello a Trondheim, Andrea Chénier a Roma ancora Adriana Lecouvreur a Monte Carlo.

Nicola AlaimoPremio Abbiati 2016 per la sua interpretazione di Falstaff al Teatro alla Scala, è tra gli interpreti più apprezzati del panorama musicale nazionale ed internazionale, applaudito in prestigiosi teatri e festival tra cui: Metropolitan Opera di New York,

La Scala di Milano, Teatro Regio di Torino, Festival di Salisburgo, La Monnaie di Bruxelles, Concertgebouw di Amsterdam, Opéra di Mon-tecarlo, Opéra di Parigi, Opera di Roma, Royal Opera House Covent Garden di Londra, Teatro Real di Madrid, Deutsche Oper di Berlino. Artista di riferimento anche nel repertorio rossiniano, è ospite regolare del Rossini Opera Festival, dove nel corso delle stagioni si esibita in La Cenerentola, Il barbiere di Siviglia, Matilde di Shabran, Guillaume Tell, La gazzetta, Il turco in Italia, Torvaldo e Dorliska e recital. Particolarmente apprezzato nei panni di Guillaume Tell, lo ha interpre-

tato oltre che al Rossini Opera Festival nei teatri di Parigi, Montecarlo, Amsterdam, Monaco e Bruxelles. Tra gli altri impegni: Don Quichotte alla Lyric Opera di Chicago, La Cenerentola con Cecilia Bartoli in un tour europeo con l’Opera di Montecarlo, Simon Boccanegra (ruolo del titolo) ad Anversa, Il turco in Italia a Bologna, Il trovatore a Montecarlo e recentemente ha debuttato alla Royal Opera House di Londra inter-pretando Germont ne La traviata.Collabora e ha collaborato con maestri del calibro di Maurizio Benini, Bruno Campanella, Gianluigi Gelmetti, James Levine, Michele Mariotti, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Evelino Pidò, Jean Christophe Spinosi, Alberto Zedda. Tra i prossimi impegni ricordiamo: La bohème a Bologna; I masnadieri, Falstaff, Il trovatore all’Opéra di Montecarlo; Don Pasquale a Vienna; Rigoletto a Marsiglia; Guillaume Tell a Lione; La traviata al Covent Gar-den di Londra e a Toulouse; Simon Boccanegra (ruolo del titolo) a Pa-rigi; Falstaff a Budapest, Hong Kong e Madrid; La Cenerentola ad Am-sterdam; Il pirata alla Scala di Milano; Messa di Gloria di Puccini al Real di Madrid; importanti future produzioni al Metropolitan Opera di New York.

Angelo NardinocchiHa studiato canto al conservatorio di Santa Ceci-lia in Roma con Jolanda Magnoni. Ha debuttato a Spoleto, vincendo un concorso internazionale, con La bohème (Marcello) con la regia di Giusep-pe Di Stefano e l’anno dopo è stato chiamato ad

interpretare Rigoletto nel ruolo del titolo. Perfeziona i suoi studi con Sesto Bruscantini e si specializza in ruoli buffi e di carattere come Il maestro di cappella, Il signor Bruschino, fra Melitone, Leporello, il Sagrestano, Benoit e Alcindoro, Spinelloccio e

NOTE BIOGRAFICHE ADRIANA LECOUVREUR

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Amantio de Nicolao cantandoli in italia, in Olanda, in Germania, in In-ghilterra e in Brasile, in Cina e a Macao. Ha cantato con successo di critica e di pubblico il repertorio italiano settecentesco. Ha sempre frequentato i principali teatri italiani: Teatro dell’opera di Roma, San Carlo di Napoli, Massimo di Palermo, Bellini di Catania, Regio di Torino, Verdi di Trieste, Fenice di Venezia, Comu-nale di Bologna, Arena di Verona, Rossini Opera Festival di Pesaro, Petruzzelli di Bari, Torre del Lago (in una memorabile Bohème con la regia di Ettore Scola), Verdi di Salerno e Accademia di Santa Cecilia; ed ha affiancato artisti come Ruggero Raimondi, Pavarotti (Tosca e Ballo in maschera), Domingo (Otello e Fedora), Mirella Freni (Fedora), e le bacchette più prestigiose: Oren, Mehta, Bartoletti, Muti, Arena, Renzetti, Santi, Tieleman. Ha partecipato a una tournée in Germania e in Giappone col Teatro dell’Opera di Roma, esibendosi in Tosca e Traviata. Si è recato spesso all’estero in Giappone, a Tienjin (Cina) in Brasile, a Daegu (Corea) ed anche a Tel Aviv sia al teatro che alla Filar-monica Israeliana.

Francesco PittariDopo gli studi musicali di violino e composizio-ne inizia lo studio del canto e si diploma a pieni voti presso il Conservatorio di Salerno. Dopo il debutto in Macbeth nel 2006 a Salerno inizia a lavorare con importanti teatri italiani e stranieri

quali Arena di Verona, il Teatro Carlo Felice di Genova, il Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Massimo di Palermo, Teatro Verdi di Salerno, Festival Pucciniano di Torre del Lago, Guangzhou Opera House, Mu-scat Royal Opera House, ROH, Daegu Opera Festival, Fondazione La

NOTE BIOGRAFICHE

Verdi di Milano. È un caratterista molto richiesto, con più di quaranta ruoli all’attivo. Partecipa nel 2014 alla tournée nel Sultanato dell’Oman della Fondazione Arena con I Capuleti e i Montecchi. In Fondazione Arena di Verona debutta nel 2011 con Aida per poi tornare dal 2013 al 2016 per Aida, Carmen e Turandot. Nella stagione 2015/2016 è stato Mastro Trabuco in La forza del Destino per la Fondazione Arena di Ve-rona e al Teatro Verdi di Salerno, Flavio in Norma al Teatro San Carlo di Napoli, Normanno in Lucia di Lammermoor al Teatro Massimo di Palermo, Arlecchino in Pagliacci e Spoletta in Tosca al Teatro Verdi di Salerno. Con il Teatro Massimo di Palermo è stato impegnato anche nella produzione di Pinocchio (mal) visto dal gatto e la volpe di Lucio Gregoretti. Nella stagione 2017 è stato Beppe in Pagliacci per la Fon-dazione Arena di Verona, Normanno in Lucia di Lammermoor al Teatro San Carlo di Napoli, Remendado in Carmen al Teatro Verdi di Salerno, presso la Fondazione Arena di Verona per la stagione estiva è Goro in Madama Butterfly e Borsa in Rigoletto.

Angela GheorghiuLa più affascinante e dotata cantante dei nostri tempi è nata a Adjud, piccola cittadina romena. Dalla prima infanzia è stato chiaro che sarebbe diventata una cantante, il suo destino era la mu-sica. Ha frequentato la Scuola di Musica di Bu-

carest e si è laureata all’Università Nazionale di Musica di Bucarest, dove ha studiato con la famosa Mia Barbu. La sua magnifica voce e l’abbagliante presenza scenica l’hanno resa una superstar inter-nazionale unica. È diventata una stella in seguito al suo debutto alla Royal Opera House di Londra nel 1992, quando ha cantato Mimì ne La bohème. Nello stesso anno ha debuttao alla Metropolitan Opera di

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dove riprende con grande successo Adriana Lecouvreur, celebrando-ne anche la centocinquantesima rappresentazione sul palcoscenico del Covent Garden. I prossimi impegni comprendono La bohème a Berlino, Tosca a Vienna, Londra e Amburgo, e concerti e recital in Co-rea del Sud e ad Aarhus, Vienna, Berlino, Parigi e Madrid.

Fiorenza CedolinsVincitrice nel 1995 del Concorso lirico interna-zionale “Pavarotti International”, Premio Abbia-ti della Critica Italiana che la definisce soprano simbolo della tradizione rinnovata del belcanto italiano e Premio Campoamor della critica spa-

gnola, debutta come Tosca a fianco del grande Luciano Pavarotti al Teatro dell’Opera di Philadelphia, sviluppando una grande carriera in-ternazionale che la vede protagonista nei più prestigiosi teatri d’opera e auditorium mondiali, quali Teatro alla Scala di Milano, Metropolitan Opera House di New York, Royal Opera House Convent Garden di Londra, Opéra Bastille di Parigi, Wiener Staatsoper, Teatro del Liceu di Barcelona, Auditorium di Santa Cecilia di Roma, Royal Albert Hall di Londra, Wienerfestwochen e nei maggiori festival internazionali, quali Festival del Maggio Musicale Fiorentino, Festival Arena di Verona, Fe-stival di Salisburgo, Festival Verdi di Parma. Di riferimento le sue interpretazioni dei più ardui ruoli sopranili in Adria-na Lecouvreur, Fedora, Don Carlo, Aida, Norma, Madama Butterfly, Tosca, Manon Lescaut, Suor Angelica, Cavalleria rusticana, Il trovatore, I masnadieri, Poliuto, Andrea Chénier, Messa da Requiem, con la di-rezione d’orchestra di Abbado, Bartoletti, Chailly, Chung, Gatti, Luisi, Luisotti, Maazel, Masur, Mehta, Muti, Oren, Valčuha e con registi quali Agostinucci, Asari, Brockhaus, Carsen, De Ana, Del Monaco, Martone,

New York e alla Staatsoper di Vienna. È stato alla Royal Opera House Covent Garden che ha cantato per la prima volta nel 1994 la sua ap-prezzatissima Traviata: in quell’occasione la BBC modificò il proprio palinsesto per trasmettere l’opera. Da allora è richiestissima nei teatri e sale da concerto in tutto il mondo: New York, Londra, Parigi, Sa-lisburgo, Berlino, Tokyo, Roma, Seoul, Venezia, Atene, Monte Carlo, Chicago, Philadelphia (con la Philadelphia Orchestra), Zurigo, Vienna, Madrid, Barcellona, tra gli altri.Tutti i suoi dischi hanno ricevuto generale apprezzamento critico e han-no ricevuto premi quali Gramophone Awards, Diapason d’Or Awards, Choc du Monde de la Musique in Francia etc. Ha ricevuto il titolo di “Female Artist of the Year” ai Classical Brit Awards nel 2001 e nel 2010. In 2017 è in uscita il disco Eternamente - The Verismo Album. Nel 1999 ha partecipato con grande successo al concerto “Michael Jackson and Friends” a Monaco di Baviera. Ha cantato per la riaper-tura della Royal Opera House Covent Garden (1999) e per quella del Teatro Malibran di Venezia (2001) e all’inaugurazione del nuovo teatro di Valencia, alla presenza della regina Sofia di Spagna (2005). Ha can-tato anche nello storico concerto Prom at the Palace che ha segnato il Giubileo d’Oro della Regina Elisabetta II (2002), concerto disponibile in DVD. Nel 2003 ha cantato al concerto per il Premio Nobel per la Pace. Nel 2000 è stata la protagonista di Tosca, film diretto da Benoît Jac-quot, distribuito nei cinema di tutto il mondo con successo di pubbli-co e di critica. Da ricordare in particolare i successi per La rondine e Pagliacci alla Royal Opera House, Roméo et Juliette alle Chorégies d’Orange e al Festival di Salisburgo, Faust alla Metropolitan Opera di New York, alla Royal Opera House e all’Opéra di Monte Carlo, Simon Boccanegra alla Royal Opera House e al Metropolitan.Il 2017 segna i venticinque anni con la Royal Opera House di Londra,

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rio sono Preziosilla ne La forza del destino (La Monnaie di Bruxelles e Liceu di Barcellona); Abigaille in Nabucco (Metropolitan Opera e New National Theatre di Tokyo); Lady Macbeth in Macbeth (Deutsche Oper Berlin); Ulrica in Un ballo in maschera (ROH Covent Garden di Londra e De Nederlandse Opera di Amsterdam).Nel 2005 ha cantato il suo primo ruolo wagneriano, Ortrud in Lohen-grin presso il Teatro Verdi di Trieste. In seguito ha continuato a esplo-rare questo repertorio debuttando Brangäne in Tristan und Isolde al Teatro dell’Opera di Roma. Ha cantato Ortrud ad Amsterdam, Parigi e Palermo, e Brangäne a Genova. Il suo repertorio include inoltre ruoli quali la Principessa di Bouillon in Adriana Lecouvreur (Teatro dell’Opera di Roma, Teatro Regio di Torino, De Nederlandse Ope-ra Amsterdam), Santuzza in Cavalleria rusticana (Teatro alla Scala), Laura in La Gioconda (Deutsche Oper di Berlino, Teatro Massimo di Palermo) e Rosa ne L’arlesiana di Cilea, ruolo che ha cantato con grande successo presso la Carnegie Hall di New York con l’Opera Orchestra of New York diretta da Eve Queler. Tra gli impegni recenti Il trovatore alla Frankfurt Oper ed al Liceu di Barcellona; Aida all’Arena di Verona; Le Prophète all’Aalto-Musikthe-ater Essen; Falstaff (Mrs Quickly) alla San Diego Opera; Adriana Le-couvreur al Teatro San Carlo di Napoli; Don Carlo al Festival Verdi del Teatro Regio di Parma; Hänsel und Gretel alla Lyric Opera of Kansas City; Rusalka alla Minnesota Opera. I prossimi progetti comprendo-no Cavalleria rusticana (Santuzza) alla Metropolitan Opera; Gianni Schicchi e L’enfant et les sortilèges al Rohm Theatre di Kyoto, al Bunka Kaikan di Tokyo e all’Art Theatre di Nagoya.

Michieletto, Monicelli, Pizzi, Scola, Stefanutti, Vick, Zambelli, Zeffirelli.Inaugura da protagonista le stagioni del Teatro alla Scala, del Teatro La Fenice di Venezia, del Teatro San Carlo di Napoli, del Comunale di Bologna, del Regio di Torino e le celebrazioni verdiane 2001 e 2013 di Verona, Firenze, Parma e Salisburgo. La discografia include Aida, Don Carlo, Madama Butterfly, La bohème, La rondine, Falstaff, Il trovatore, Luisa Miller, Norma, Maria Stuarda.Grandissimo successo riscuotono sempre i suoi recital grazie alle indub-bie qualità artistiche unite a una personalità carismatica e coinvolgente. Maestra di canto, è costantemente invitata nelle più prestigiose isti-tuzioni musicali italiane e straniere, quali Accademia del Maggio Mu-sicale Fiorentino, Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna, Conservatorio di Parma e Accademia del Teatro Regio-Festival Verdi di Parma, Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, Accade-mia del Festival pucciniano di Torre del Lago e in città quali São Pao-lo, Barcellona, Tokyo, Nagoya, Seoul, Istanbul, Shanghai.

Marianne Cornetti Tra i mezzosoprani verdiani più apprezzati al mondo, ha cantato i ruoli di Amneris in Aida, Azucena ne Il trovatore e Principessa di Eboli in Don Carlo nei più prestigiosi teatri del mondo, fra i quali Teatro alla Scala, Royal Opera House

Covent Garden di Londra, Metropolitan Opera di New York, Wiener Staatsoper, Bayerische Staatsoper di Monaco, Teatro dell’Opera di Roma, Deutsche Oper di Berlino, Théâtre Royal de La Monnaie di Bruxelles, Maggio Musicale di Firenze, Arena di Verona, Gran Teatre Liceu di Barcellona, Teatro San Carlo di Napoli, NCPA di Pechino, New National Theatre di Tokyo. Altri ruoli verdiani nel suo reperto-

NOTE BIOGRAFICHE

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Inés BallesterosNata a Madrid, si diploma con il massimo dei voti in pianoforte presso il Conservatorio J. Turina di Madrid e in canto presso la Escuela Superior de Canto a Madrid con Carmen Rodríguez. Si è perfezionata in diverse masterclass con Claudio

Desderi, Helmut Deutsch, Giulio Zappa, Chris Merritt, Fiorenza Cedo-lins, Teresa Berganza, tra gli altri. Attualmente, è sotto la guida di Lola Bosom e Santiago Calderón. Il suo debutto è stato il ruolo di Clarita ne La del manojo de rosas nella stagione 2013/14 del Teatro de la Zarzue-la di Madrid. Nello stesso anno ha cantanto Raquel nella zarzuela La corte de faraón, la Messa in Fa maggiore di Bach, Ein Deutsches Re-quiem di Brahms, il ruolo di Anquises nella zarzuela Vendado es amor, no es ciego, e i ruoli di Sandmann e Taumann in Hänsel und Gretel di Humperdinck. Ha eseguito Così fan tutte (Despina), Don Giovanni (Zerlina), Die Zauberflöte (Pamina). È stata selezionata per far parte dell’Opera Studio dell’Opera di Tenerife come Susanna delle Nozze di Figaro all’Auditorio De Tenerife e al Teatro Comunale di Bologna. È stata invitata a tornare presso l’Auditorio de Tenerife per interpretare Inés nel Trovatore, Frasquita in Carmen, Olympia ne Les contes d’Hof-fmann e Francisquita nella zarzuela Doña Francisquita. È stata anche selezionata per partecipare all’IOS Opera Studio di Gijon come Oscar ne Un ballo in maschera al Teatro Jovellanos de Gijòn. Ha cantato sot-to la direzione musicale di José de Felipe, Antoni Ros Marbá, Enrique García Asensio, Josep Pons, Miguel Roa, Sir Neville Marriner, Andreas Schüller, Miguel Ángel Gómez Martínez, Julian Reynolds, Yi-Chen Lin, Hirofumi Yoshida e Massimiliano Stefanelli; e con registi quali Juan Carlos Pérez de la Fuente, Albert Boadella, Paco Mir, Emilio Sagi, Silvia Paoli, Paul Curran, Michal Znaniecki, Nicola Berloffa.

Carlotta VichiNata a Milano, si diploma con il massimo dei voti presso il Conservatorio Verdi di Milano sotto la guida di Cristina Rubin. Vince numerosi concorsi tra i quali Ottavio Ziino, Sarzana e Voci Verdiane. Frequenta l’Accademia di Alto Perfezionamento

del Festival Puccini, interpretando Zia Principessa in Suor Angelica. Debutta quindi al Teatro Regio di Torino come Lapak ne La piccola Vol-pe astuta di Janaček per tornarvi come Tisbe ne La Cenerentola e Ter-za Dama ne Il flauto magico, al Teatro Verdi di Busseto come Giovanna in Rigoletto, al Festival Verdi di Parma come Ines ne Il Trovatore, al Festival dei Due Mondi di Spoleto nell’opera contemporanea di A. Col-la Delitto e dovere come Lady Gladys Windermere con ripresa al Coc-cia di Novara, nei teatri del Circuito toscano come Terza Dama in Die Zauberflöte, al Teatro Municipale di Piacenza, Comunale di Modena e Valli di Reggio Emilia come Afra ne La Wally. Tra gli altri ruoli debuttati ricordiamo inoltre Suzuki in Madama Butterfly a Milano, Mamma Lucia in Cavalleria rusticana a Livorno, Dorabella in Così fan tutte, Cherubino ne Le nozze di Figaro e Fenena in Nabucco in Germania, Maddalena ne Il viaggio a Reims a Novara e rarità come La bella dormente nel Bosco di Respighi e Siberia di Giordano a San Pietroburgo, Il tramonto di Respighi, I cinque frammenti di Saffo di Dallapiccola e il ruolo della Monaca di Monza ne I Promessi Sposi di Ponchielli a Milano. Al Teatro Massimo di Palermo interpreterà nella prossima stagione Giovanna in Rigoletto. Come vincitrice del Concorso Voci Verdiane vestirà a Bus-seto i panni di Flora ne La traviata. Ha collaborato con direttori come J. Latham-König, M. Zanetti, D. Savic, F.I. Ciampa, M. Beltrami, F. Cas-si, V. Galli e registi come R. Carsen, A. Pizzech, E. Courir, L. Kemp, N. Berloffa, G. Aliverta e G. Solari.

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Carlo Morgante Ha intrapreso gli studi musicali con Giusep-pe Pastorello, perfezionandosi sotto la guida di Pietro Ballo. Nel 1999 è stato tra i vincitori del concorso lirico internazionale A. Catalani di Ostra (AN). Nel 2002 è entrato nel Coro del

Teatro Massimo dove ha spesso ricoperto piccoli ruoli solistici nelle produzioni lirico-sinfoniche. Nel 2006 a Malta si esibisce al Teatro Manoel, alla Cattedrale di Mdina (Requiem Mozart) e al parco nazio-nale di Ta’Qali (selezione Don Giovanni e Così fan tutte). Nel 2007 è ospite presso il Teatro Rossini di Pesaro e del Teatro della Fortuna di Fano con l’Orchestra Sinfonica Rossini per i concerti di Capodanno. Nel 2006 e nel 2008 ha partecipato alla Settimana Internazionale di Musica Sacra di Monreale eseguendo la Messa da Requiem di Mo-zart e il Salve Regina di A. Fortunato (prima esecuzione). Nel 2007 per il concorso A. Scontrino di Trapani ha eseguito la Messe Solennelle di S. Cecilia di C. Gounod. Nel 2008 ha partecipato, nel ruolo di Ga-stone, al nuovo allestimento de La traviata che ha inaugurato la XIX edizione del Ravennafestival con la regia di C. Mazzavillani Muti e la direzione di P. Fournillier. Nel 2010 ha debuttato nel ruolo di Nemorino ne L’elisir d’amore.

Fabio Correnti Intraprende lo studio della danza classica nel 1990, studiando poi con Stefan Banica e presso la Scuola di balletto classico di Liliana Cosi e Marinel Stefanescu di Reggio Emilia.Nel 1999 supera l’esame di ammissione all’Ac-

cademia del Teatro alla Scala di Milano. Grazie alla vittoria al Con-

corso Acqui Danza ad Acqui Terme, vince una borsa di studio di tre settimane per frequentare i corsi della Cunningham Dance Founda-tion di New York. Dal 2001 intraprende la sua carriera artistica presso la Fondazione Teatro Massimo di Palermo e fino al 2010 collabora con le maggiori Fondazioni lirico-sinfoniche italiane, tra cui: Teatro San Carlo di Napoli, Fondazione Arena di Verona, Teatro alla Scala di Milano, Teatro Sferisterio di Macerata, e all’estero presso l’Opéra Na-tional di Bordeaux e l’Opéra di Nizza. Lavora con Micha Van Hoeche, Eric Vu An, Charles Jude, Marc Ribaud, Roland Petit, George Iancu, Lorca Massine, Elisabetta Terabust, Alan Parsons, Amedeo Amodio, Derek Deane, Luciano Cannito, ricoprendo ruoli da corpo di ballo, solista e primo ballerino. Collabora inoltre con Giorgio Albertazzi e il regista Maurizio Scaparro interpretando il ruolo di Antinoo, con core-ografie di Eric Vu An, nello spettacolo Le Memorie di Adriano, in più di 100 rappresentazioni in Italia e all’estero. Dal 2010 ad oggi lavora presso la Fondazione Teatro Massimo di Palermo.

Elisa Arnone Muove i primi passi di danza a Palermo tra l’Ac-cademia del Teatro Massimo e la scuola di dan-za classica “Aurino e Beltrame” dove si diploma nel 1990. Studia contestualmente pianoforte al Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Palermo e

si diploma al Liceo classico “Garibaldi”. Nel 1991 lavora per il corpo di ballo dell’Arena di Verona, come solista al Teatro Bellini di Catania e nella compagnia di Carla Fracci. Dal 1993 lavora continuativamen-te per il Teatro Massimo di Palermo diventando nel 2001 tersicorea stabile del Corpo di ballo, dove ricopre anche ruoli da solista e da prima ballerina, spaziando dal repertorio classico a quello moderno

NOTE BIOGRAFICHE

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e contemporaneo e collaborando con importanti coreografi, registi, cantanti, musicisti e danzatori di fama nazionale ed internazionale.

Francesca DavoliAllieva di Rodica Murgu e Filip Ilie (Opera di Ti-misoara), Maria Stan e George Postelnicu (Ope-ra di Bucarest), è stata ammessa all’età di 14 anni all’Accademia Nazionale di danza di Roma dove si è diplomata. Nel 2004 è entrata a far

parte del Corpo di ballo dell’Arena di Verona e nel 2005 di quello del Teatro Massimo di Palermo, interpretando ruoli solistici e da prima ballerina nelle produzioni Lo schiaccianoci, Giselle, La bella addor-mentata, Cenerentola, Il corsaro, Omaggio a Ravel, Carmen, Verdia-na, Don Chisciotte, Il lago dei cigni, Schiaccianoci à la carte e Cin-derella. Ha preso parte ai “Gala RAI” all’Anfiteatro Arena di Verona e ha partecipato anche a tournées in Italia ed all’estero. Ha danzato, inoltre, al Teatro San Carlo di Napoli, all’Opera Nazionale di Maribor (Slovenia) e al Balletto del Sud di Lecce. Nel 2002 ha vinto il primo premio, solista repertorio classico, al Con-corso Federazione Italiana danza F.I.D.S./CONI e ha ricevuto il premio “Aurel Milloss”, giovane talento 2003, al Teatro Olimpico di Roma, presidente di giuria Alberto Testa. È vincitrice di borsa di studio al concorso “Agon” al Teatro Nuovo di Torino, che le consente di esi-birsi al Festival Internazionale Vignale Danza. Attualmente è ballerina stabile nel Corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo.

NOTE BIOGRAFICHE

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Sovrintendente Francesco GiambroneDirettore artistico Oscar PizzoDirettore musicale Gabriele FerroMaestro del Coro Piero MontiCoordinatore del Corpo di ballo Marco BelloneDirettore operativo Elisabetta TesiDirettore della programmazione Giovanni MazzaraDirettore dell’allestimento scenico Renzo MilanDirettore comunicazione, Gery Palazzottonuovi media e marketing Responsabile rapporti con la stampa Laura AnelloEditoria Angela FodaleResponsabile delle relazioni nazionali Chiara Zarconee internazionali della Fondazione e del coordinamento delle attività di staff

Fondazione Teatro Massimo

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Segretario artistico Marcello IozziaCasting manager e assistente del direttore musicale Alessandro Di GloriaDirettore musicale di palcoscenico Danilo LombardiniDirettore di scena Ludovico RajataRegista collaboratore Alberto CavallottiMaestri collaboratori di sala e di palcoscenico Giuseppe Cinà, Giacomo Gati, Giorgio Mirandola, Steven RizzoMaestro collaboratore ai sopratitoli Simone Piraino

Violini primi Salvatore Greco*, Giacomo Mazzola, Patrizia Richichi, Giuseppe Dorato, James Hutchings, Laura Minella, Alessandro Bavetta, Daniele Malinverno, Fabio Ferrara, Rossana Rocca, Francesco Palmisano, Daniele CappelloViolini secondi Daniele Funari**, Francesca Viscito, Antonino Petrotto, Alessandro Purpura, Giuseppe Polizzotto, Maurizio Giordano, Giuseppe Arcuri, Antonio G. Geraci, Lorenzo Marcuccio, Alessandro ZambitoViole Rosario D’Amato**, Matteo Giacosa, Francesco Mineo, Leoluca Vella, Francesco Biondo, Andrea Bertucci, Placido Carini, Francesco ChinniciVioloncelli Kristi Curb**, Viviana Caiolo, Marcello Insinna, Massimo Frangipane, Antonino Saladino, Emanuela ZanghiContrabbassi Christian Ciaccio**, Gaetano Di Peri, Vincenzo Licata, Antonio Mezzapelle, Cesare RaffaelliArpa Valentina Rindi**Celesta Pasquale Lo Cascio**Flauti (ottavino) Rosolino Bisconti**, Francesco Viola, Elisa AlibrandiOboi (corno inglese) Carmelo Ruggeri**, Francesca Ciccateri, Andrea FinocchiaroClarinetti Giuseppe Balbi**, Vincenzo DavìFagotti Aldo Terzo**, Sandra ContinCorni Andrea Mastini**, Antonino Cappello, Pietro Anzalone, Gianfranco CappelloTrombe Salvatore Piazza**, Davide Pezzino, Stefano D’Amico

AREA ARTISTICA

ORCHESTRA

Tromboni Michele De Luca**, Rodolfo Bonfilio, Gianluca GagliardiTuba Antonello CeraoloTimpani Fausto Alimeni**Percussioni Rosario Barretta, Elio Anselmo, Silvia De Checchi

* spalla** prime parti

Assistente musicale Domenico PirroneAddetta Orchestra Claudia Di Mattei

CORO

Maestro del Coro Piero MontiAltro Maestro del Coro Salvatore Punturo

Soprani primi Maria Luisa Amodeo, Alfonsa Fantaci, Donatella Gugliuzza, Rosalba Mongiovì, Daniela Montelione, Caterina Notaro, Maria RandazzoSoprani secondi Domenica Alotta, Maria Fiordaliso, Rosana Lo Bosco, Angela Lo Presti, Mariella MaisanoMezzosoprani Annarita Alaimo, Rita Bua, Manuela Ciotto, Antonella De Luca, Giuseppina NotararigoContralti Monica Iraci, Ambra Mancuso, Patrizia Martorana, Cinzia SciortinoTenori primi Biagio Di Gesù, Giovanni Di Pasquale, Nunzio Gallì, Antonio Li Vigni, Alfio Marletta, Francesco Polizzi, Fabrizio Pollicino, Emanuele UrsoTenori secondi Antonino Alotta, Giuseppe Di Adamo, Domenico Ghegghi, Carlo Morgante, Pietro LuppinaBaritoni Antonio Barbagallo, Gianfranco Barcia, Mario Di Peri, Riccardo Schirò, Giuseppe TagliarinoBassi Daniele Bonomolo, Giuseppe Caruso, Filippo Di Giorgio, Gianfranco Giordano, Antonio Gottuso, Tommaso Smeraldi

Addetto Coro Nicola Pedone

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AREA TECNICA

Direzione Allestimenti sceniciGiuseppe Cangemi collaboratorePatrizia Sansica, Rosalba Di Maggio segreteria Maurizio Costanza addetto movimentazione scene

Reparto Macchinisti di palcoscenicoSebastiano Demma caporeparto Carlo Gulotta, Alfonso La Rosa vice caporeparto Vincenzo Brasile, Vincenzo Vella caposquadraGiuseppe Buscemi, Massimiliano Cannova, Vincenzo Fricano, Giuseppe Messina, Vincenzo Pisano, Bartolomeo Tusa, Giacomo Vaglica

Reparto Attrezzisti di palcoscenicoGiuseppe Pizzurro caporeparto Alfredo Arnò vice caporepartoGino Amato

Reparto ElettricistiSalvatore Spataro caporeparto Pietro La Monica, Francesco Randazzo vice caporeparto Gioacchino Piazza, Vincenzo Rizzo caposquadra Giovanni Bruno, Antonio Giunta, Biagio Ignoffo, Danilo Iraci, Leonardo Librizzi, Vincenzo TrainaMichele Bisconti, Giuseppe Morreale, Rosario Principe operatori consolle luci

Reparto AudiovisiviSanto Benigno vice caporepartoGiuseppe Uccello

Reparto Macchinisti costruzioniGiuseppe Ventura caporeparto Salvatore Maiorana vice caporeparto Giacomo Romano caposquadra Sebastiano Bruccoleri, Davide Curcio, Michelangelo Li Gammari, Giuseppe Salvato

Reparto ScenografiaChristian Lanni caporeparto Raffaele Ajovalasit vice caporepartoMaria Abbate, Cinzia Carollo, Vitalba D’Agostino, Alessandra La Barbera, Maria PassaviaVincenzo Gorgone tappezziere

Reparto Attrezzisti costruttoriRoberto Lo Sciuto caporeparto Salvatore Vescovo caposquadra Stefano Canzoneri, Carmelo Chiappara, Giorgio Chiappara

Reparto Sartoria Marja Hoffmann Direttore della sartoria Nino Pollari caporeparto Anna Maria Di Carlo, Stefano Sciortino, Antonina Tantillo sarti Anna Maria Chiarelli, Anna Maria D’Agostino, Vincenza Scalisi, Felicia Uccello aiuto sarti Maria Ruffino segreteria

Reparto Trucco e ParruccheriaMonica Amato, Ileana Zarbo vice caporeparto Maria Cusimano, Maria Di Fiore, Rosalia Dragotto, Maria Lucchese, Francesca Maniscalco, Teresa Romano

PortineriaLorenzo Mazzola, Vincenzo Trapani

Ufficio Servizi tecnici e generaliCosimo De Santis coordinatore Antonino Costanzo coordinatore impianti tecnologiciBartolomeo Martorana coordinatore impianti elettrici ed elettromeccaniciFrancesco Canepa segreteria

Reparto Vigilanza e controlloVincenzo Milazzo coordinatore Gioele Chinnici addetto al controllo degli ascensori e degli apparati di sollevamentoGiuseppe De Corcelli addetto al controllo e alla vigilanza sull’esecuzione delle manutenzioni di porte, finestre e porte REISalvatore La Barbera addetto al controllo e alla vigilanza sull’esecuzione delle manutenzioni edili ed idraulicheGiuseppe Martorana addetto al controllo e alla vigilanza sull’esecuzione delle pulizieLorenzo Megna addetto al controllo degli evacuatori fumo e reti idranti del servizio antincendioFranco Salvatore Sidoti addetto al controllo delle attrezzature ed estintori del servizio antincendioSalvatore Di Piazza

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SovrintendenzaErnesta Insalaco segreteria Carlo Graziano autista

Direzione operativa Francesco Caltagirone responsabile del controllo di gestione e responsabile di staff della direzione operativa

ContenziosoFrancesco Caltagirone assistente del responsabile dell’ufficio contenzioso

Direzione artisticaMaria Pia Lenglet segreteria Maria Concetta Restivo, Deborah Boga, Filippo Barrale, Rosa Scuderi archivio musicale

Direzione ProgrammazioneVincenzo Vitale monitoraggio e verifica del budget della produzione artistica Maria Pia Di Mattei segreteria

Ufficio AmministrazioneGiuseppe Tamburella coordinatore ufficio ragioneria Vincenza De Luca, Silvia Giannetto, Giorgia Paganelli addette ufficio ragioneria Maurizio Alessi C.E.D.

Ufficio del Personale Flaminio Ferrante capoufficio Michele La Mattina ufficio presenze Alfio Scaglione ufficio paghe e contributi Alessandro Semplice ufficio contratti e protocollo

AREA AMMINISTRATIVA

Ufficio AcquistiFlaminio Ferrante capoufficioAntonio Ciappa ufficio acquisti Vincenzo Carollo, Silvana Danzé, Giovanni Montalbano, Vincenzo Monteleone addetti ufficio acquisti

Servizi di salaAntonino Sampognaro direttore di sala

Ufficio Marketing, Progetti educativi e Servizio scuoleMarida Cassarà coordinatrice Maria Castiglione, Francesca Falconi, Margherita Safina addette

BibliotecaFlaminio Ferrante responsabileSilvana Danzé gestione bibliotecaSanto Rizzo catalogazione materiale musicale

BiglietteriaAntonio Renna coordinatoreCrocifissa Abbate, Sofia Maiorino addette

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NOTE SUI COLLABORATORI

L’introduzione all’opera è una rubrica realizzata in collaborazione con la Sezione Mu-sica del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Palermo; gli autori, co-ordinati dalla docente Anna Tedesco, sono studenti del Corso di laurea magistrale in Musicologia e del Dottorato di ricerca in Musica e Spettacolo, curriculum Storia e analisi delle culture musicali.Irene Scalia è stata la prima laureata in Musicologia con doppio titolo presso l’Università degli Studi di Palermo e la Sorbonne di Parigi.Dario Oliveri insegna Storia della musica moderna e contemporanea all’Università di Palermo. È autore di L’altro Novecento: il minimalismo nella musica del nostro tempo, Hitler regala una città agli ebrei: musica e cultura nel ghetto di Theresienstadt e Sentieri interrotti: compositori europei nel crepuscolo dell’Occidente.

Le fotografie alle pagine 10-11, 12, 16, 20, 24, 28-29, 30, 35, 38, 40, 45, 48, 55, 60, 66-67, 68, 122-123, 124, 127, 165, 166-167, 176 sono di Rosellina Garbo.Le fotografie alle pagine 128, 131, 132 sono di Allotta.Le fotografie alle pagine 135, 136-137, 138 sono di Franco Lannino / Studio Camera.

Per la pubblicitàUfficio Marketing del Teatro Massimo, piazza G. Verdi, Palermo (tel. 0916053213) [email protected]

Programma di sala a cura di Angela Fodale [email protected] ringrazia Silvana Danzé.Grafica e impaginazione: Luca OrlandoStampa: Seristampa (Palermo)

La Fondazione Teatro Massimo è disponibile a regolare eventuali pendenze con gli aven-ti diritto che non sia stato possibile contattare.

ISBN: 978-88-98389-62-9

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Associazione Amici del Teatro Massimo

Viale del Fante 70/b, Palermo fax 0916891158 martedì, mercoledì e venerdì dalle ore 10 alle ore 12:30

Invito all’opera

Calendario delle conferenze di presentazione delle operea cura degli Amici del Teatro Massimo

Stagione 2017

Giuseppe VerdiMacbeth

17 gennaio Alessandro Solbiati

Vincenzo BelliniNorma

15 febbraio Paolo Emilio Carapezza

Giuseppe VerdiLa traviata

15 marzo Paolo Gallarati

Johann Sebastian BachPassione secondo Giovanni (in forma scenica)

26 aprile Amalia Collisani

Jules MassenetWerther

16 maggio Giorgio Pestelli

Benjamin BrittenMidsummer night’s dream

13 settembre Massimo Privitera

Francesco CileaAdriana Lecouvreur

10 ottobre Dario Oliveri

Salvatore SciarrinoSuperflumina

27 ottobre Pietro Misuraca

Gioachino RossiniL’Italiana in Algeri

21 novembre Marco Beghelli

Le conferenze sono a ingresso libero e si svolgono nella Sala Onu del Teatro Massimo alle ore 18,00, con ingresso da via Volturno

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OPERE E BALLETTI

Orchestra, Coro, Coro di voci bianche, Corpo di ballo e Tecnici del Teatro Massimo Maestro del Coro Piero Monti Maestro del Coro di voci bianche Salvatore Punturo

Giuseppe Verdi

MACBETHDirettore Gabriele Ferro | Regia Emma Dante

Vincenzo Bellini

NORMADirettore Gabriele Ferro | Regia Luigi Di Gangi, Ugo Giacomazzi

Giuseppe Verdi

LA TRAVIATA In occasione della tournée in Giappone Direttore Giacomo Sagripanti, Francesco Ivan Ciampa (30.3 – 1.4)Regia Mario Pontiggia

Giacomo Puccini

TOSCA In occasione della tournée in Giappone Direttore Gianluca Martinenghi | Regia Mario Pontiggia

TRITTICO CONTEMPORANEO

Coreografie di Jiri Kylian, Johan Inger e Matteo Levaggi Musiche di Michael Nyman, Wolfgang Amadeus Mozart, Maurice Ravel, Arvo PärtDirettore Alessandro Cadario

Johann Sebastian Bach

PASSIONE SECONDO GIOVANNIVersione in forma scenicaDirettore Ignazio Maria Schifani | Regia Pippo Delbono

Jules Massenet

WERTHER Direttore Omer Meir Wellber | Regia Giorgia Guerra

Adolphe-Charles Adam

GISELLECoreografia di Ricardo Nunez | Direttore Aleksej Baklan

Benjamin Britten

A MIDSUMMER NIGHT’S DREAMPrima esecuzione a PalermoDirettore Daniel Cohen | Regia e scene Paul Curran

Francesco Cilea

ADRIANA LECOUVREURDirettore Daniel Oren | Regia, scene e costumi Ivan Stefanutti

Salvatore Sciarrino

SUPERFLUMINAOmaggio a Salvatore Sciarrino in occasione dei suoi 70 anni Direttore Tito Ceccherini | Regia Rafael Villalobos

#ANTROPOCENEPrima rappresentazione assolutaRegia, testo e drammaturgia di Marco PaoliniMusiche di Mauro Montalbetti

Gioachino Rossini

L’ITALIANA IN ALGERIDirettore Gabriele Ferro | Regia Maurizio Scaparro

Pëtr Il’ič Čajkovskij

LA BELLA ADDORMENTATACoreografia di Matteo Levaggi | Direttore Farhad Mahani

21 / 29 gennaio

16 / 19 luglio Teatro di Verdura

19 / 28 febbraio

19 / 27 set-tembre

19 marzo1 aprile

13 / 22 ottobre

31 marzo2 aprile

3 / 4 novembre

11 / 15 aprile

10 novembre

27 / 28 aprile

23 / 30novembre

17 / 28 di-cembre

26 maggio1 giugno

teatromassimo.it

Biglietteria / dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 18.00Call center 091 84.86.000 / tutti i giorni dalle 9.00 alle 20.00

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CONCERTI

Orchestra, Coro e Coro di voci bianche del Teatro Massimo Maestro del Coro Piero Monti Maestro del Coro di voci bianche Salvatore Punturo

Biglietteria / dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 18.00Call center 091 84.86.000 / tutti i giorni dalle 9.00 alle 20.00

ORLANDO BAROCCODirettore Enrico OnofriContralto Sonia PrinaMusiche di Georg Friedrich Händel, Antonio Vivaldi

MARATONA CHOPINDirettore Daniel Cohen | Pianoforte Lukas GeniušasMusiche di Wolfgang Amadeus Mozart (30/9), Fryderyk Chopin (30/9 - 1/10), Robert Schumann (1/10)

#ANTROPOCENEPrima rappresentazione assolutaRegia, testo e drammaturgia Marco PaoliniMusiche Mauro MontalbettiVoce recitante Marco Paolini Direttore e violoncello solista Mario Brunello

MAURIZIO POLLINIPianoforte Maurizio PolliniFuori abbonamento

LUDOVICO EINAUDIDirettore Carlo TenanPianoforte Ludovico EinaudiMusiche di Luciano Berio, Ludovico Einaudi

PORTRAITLUDOVICO EINAUDIPianoforte Ludovico EinaudiFuori abbonamento

MAURICE RAVELDirettore Gabriele Ferro Pianoforte Roberto Cominati

Sabato 10 giugnoore 20.30

Sabato 30 settembre Domenica 1 ottobre ore 20.30

Giovedì 9 novembreore 20.30

Sabato 25 novembre ore 20.30

Domenica 3 dicembre ore 20.30

Giovedì 7 dicembre ore 20.30

Lunedì 4 dicembre ore 20.30

Felix Mendelssohn

SOGNO DI UNA NOTTEInaugurazione Direttore Gabriele Ferro | Voce recitante Thomas Quasthoff Mezzosoprano Katrin Wundsam | Soprano Lauryna Bendziunaite

JAZZ NIGHT CONCERTVoce Thomas Quasthoff | Pianoforte Frank ChastenierFuori abbonamento

SINFONIA FANTASTICADirettore Gabriele FerroMusiche di Hector Berlioz, Arvo Pärt

Johann Sebastian Bach

PASSIONE SECONDO GIOVANNIVersione in forma scenicaDirettore Ignazio Maria Schifani | Regia Pippo Delbono

RACH 2Direttore Asher Fisch | Pianoforte Simon TrpčeskiMusiche di Alexander Mosolov, Sergej Rachmaninov, Sergej Prokof’ev

MAHLER RESURREZIONEIn occasione dei 20 anni dalla riapertura del Teatro MassimoDirettore Gabriele Ferro Soprano Rachel Harnisch | Mezzosoprano Marianna Pizzolato

IN PARADISUMDirettore Piero Monti Soprano Valeria Sepe | Baritono Ludwig MittelhammerMusiche di Johannes Brahms, Arvo Pärt, Gabriel Fauré

Sabato 4 febbraioore 20.30

Sabato 4 febbraio ore 22.30

Martedì 7 marzoore 20.30

Sabato 29 aprileore 20.30

Giovedì 4 maggio ore 20.30

Venerdì12 maggioore 20.30

Domenica 4 giugno ore 20.30

teatromassimo.it

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Orchestra, Coro, Coro di voci bianche, Corpo di ballo e Tecnici del Teatro MassimoMaestro del Coro Piero Monti | Maestro del Coro di voci bianche Salvatore Punturo

23 / 31 GENNAIO Gioachino Rossini

GUILLAUME TELL in occasione dei 150 anni dalla morte di Rossini

Direttore Gabriele Ferro Regia Damiano Michieletto

20 / 25 FEBBRAIO Ludwig Minkus

DON CHISCIOTTE Direttore Aleksej Baklan Ripresa coreografica Lienz Chang

21 / 27 MARZO Daniel-François-Esprit Auber

FRA DIAVOLO Direttore Jonathan Stockhammer Regia Giorgio Barberio Corsetti

13 / 19 APRILE Vincenzo Bellini

I PURITANI Direttore Jader Bignamini Regia, scene e costumi Pierluigi Pier’Alli

28 APRILE / 5 MAGGIO Gentian Doda / Nacho Duato / Jiří Kylián

LA GRANDE DANZA: DODA, DUATO, KYLIAN Direttore Alessandro Cadario

18 / 26 MAGGIO Wolfgang Amadeus Mozart

LE NOZZE DI FIGARO Direttore Gabriele Ferro Regia Chiara Muti

8 / 23 GIUGNO Pietro Mascagni

RAPSODIA SATANICA CAVALLERIA RUSTICANA

Direttore Francesco Ivan Ciampa Regia Marina Bianchi

16 / 24 GIUGNO Gaetano Donizetti

L’ELISIR D’AMORE Direttore Min Chung Regia e scene Victor García Sierra

20 / 25 SETTEMBRE CAROLYN CARLSON Direttore Farhad G. Mahani Coreografie Carolyn Carlson

13 / 21 OTTOBRE Giuseppe Verdi

RIGOLETTO Direttore Stefano Ranzani Regia John Turturro

18 / 27 NOVEMBRE Arnold Schönberg

LA MANO FELICE Béla Bartók

IL CASTELLO DEL PRINCIPE BARBABLÙ Direttore Gregory Vajda Regia Ricci / Forte

13 / 23 DICEMBRE Giacomo Puccini

LA BOHÈME Direttore Daniel Oren Regia Mario Pontiggia

O P E R E E B A L L E T T I

S T A G I O N E

RINNOVO CON PRELAZIONE: dal 15 settembre al 15 ottobreNUOVI ABBONAMENTI: dal 24 ottobre al 10 dicembre

Biglietteria / dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 18.00Call center 091 84.86.000 / tutti i giorni dalle 9.00 alle 20.00 teatromassimo.it

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Orchestra, Coro, Coro di voci bianche del Teatro Massimo e Massimo Kids OrchestraMaestro del Coro Piero Monti | Maestro del Coro di voci bianche Salvatore Punturo

8 FEBBRAIO Alexander Zemlinsky, Aleksandr Skrjabin

POEMI DELL’ESTASI Direttore Gabriele Ferro Baritono Albert Dohmen

11 FEBBRAIO ČAJKOVSKIJ Direttore George Pehlivanian

3 MARZO GERSHWIN / ELLINGTON Direttore e pianoforte Wayne Marshall

7 MARZO VERDI REQUIEM Direttore Zubin Mehta Soprano Maria Agresta Mezzosoprano Marianna Pizzolato Tenore Giorgio Berrugi Basso Oleg Tsybulko

14 MAGGIO Michelangelo Falvetti

IL DILUVIO UNIVERSALE Direttore Ignazio Maria Schifani Fratelli Mancuso Coro di voci bianche del Teatro Massimo Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori

21 MAGGIO SWING Direttore Domenico Riina Tromba Fabrizio Bosso Orchestra Jazz Siciliana - The Brass Group

30 MAGGIO Wolfgang Amadeus Mozart, Francesco Pennisi

THAMOS Direttore Gabriele Ferro

14 SETTEMBRE Ludwig van Beethoven, Alban Berg, Richard Strauss

ANGELI ED EROI Direttore Asher Fisch Violino Kolja Blacher

28 SETTEMBRE Wolfgang Amadeus Mozart

MESSA IN DO MINORE Direttore Fabio Biondi Soprano Desirée Rancatore Mezzosoprano Giuseppina Bridelli Tenore Jeremy Ovenden Basso Ugo Guagliardo

31 OTTOBRE MAHLER QUINTA Direttore Michele Mariotti

24 NOVEMBRE TAN DUN / SOLLIMA Direttore Tan Dun Violoncello Giovanni Sollima

2 DICEMBRE BRAHMS / CLEMENTI Direttore Gabriele Ferro Contralto Marianna Pizzolato

C O N C E R T I

S T A G I O N E

RINNOVO CON PRELAZIONE: dal 15 settembre al 15 ottobreNUOVI ABBONAMENTI: dal 24 ottobre al 10 dicembre

Biglietteria / dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 18.00Call center 091 84.86.000 / tutti i giorni dalle 9.00 alle 20.00 teatromassimo.it

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Beatrice Monroy racconta con Ester e Maria Cucinotti

Nella Sala ONU del Teatro Massimo Beatrice Monroy racconta, prima di ogni prima, le grandi storie delle opere liriche. Tracciare nuovamente le vicende su cui poggiano le opere liriche permette di riportare il pubblico ad appassionarsi alle vicende dell’opera. Si farà ricorso alla storia letteraria o mitologica d’origine, alle sue interpretazioni nel cinema, nel teatro contemporaneo e in modo particolare alla messinscena che si vedrà nei giorni a seguire, cercando d’interpretare la linea e il senso voluti dal regista. Il racconto sarà inframezzato dalle letture di Ester e Maria Cucinotti, che interpretano brani tratti dai libretti dell’opera ma anche dalle opere letterarie che l’hanno ispirata.

Gli appuntamenti Sala Onu ore 18.00

18 gennaio Macbeth di Giuseppe Verdi17 febbraio Norma di Vincenzo Bellini16 marzo La traviata di Giuseppe Verdi28 marzo Tosca di Giacomo Puccini19 maggio Werther di Jules Massenet20 settembre A Midsummer Night’s Dream di Benjamin Britten11 ottobre Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea

INGRESSO GRATUITO FINO A ESAURIMENTO DEI POSTI DISPONIBILI

Il Teatro Massimo è di tutti

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Contatta l’Ufficio Marketing della Fondazione Teatro Massimo:

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Mentre i nonni e i genitori in sala Grande si godono lo spettacolo, i bambini, in sala degli Stemmi, vivono l’opera in forma di gioco. I laboratori a cura di Libero Gioco si rivolgono a bambini di età compresa tra i 4 e i 10 anni.

Info e prenotazioni: tel 329 7260846 - 349 3612353 | Biglietteria: 091.605.35.80

Costo di 1 laboratorio: 20 euro compresa la merenda Abbonamento a 7 laboratori: 115 euro

t e a t r o m a s s i m o . i t

BAMBINIALL’OPERA

MACBETH ovvero “come un Leone altero e fiero”

NORMA ovvero “la sacerdotessa, la luna e la guerra dei Druidi”

TRAVIATA ovvero “la breve vita di un fiore”

SOGNI DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE ovvero “Oberon  e la polvere magica”

ADRIANA LECOUVREUR ovvero “il mistero delle violette”

L’ITALIANA IN ALGERI ovvero “i Capricci di Mustafà”

LA BELLA ADDORMENTATAovvero “Carabosse e l’arcolaio”

Dom29/0117.30Dom26/0217.30Dom26/0317.30Dom24/0917.30Dom22/1017.30Dom26/1117.30

Sab23/1217.30

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