Surreality Show

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Catalogo Contemporary Art Show

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26 OTTOBRE - 15 DICEMBRE 2012

Con Alessandro Calizza, Cristiano Carotti, El Gato ChimneyJonathan Pannacciò, Elio Varuna

A cura di Sofia Francesca Miccichè e Julie Kogler

Officina 468 via della Lega Lombarda 46, Romawww.surrealityshow.it

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sommario 24CRISTIANO CAROTTI

09INTERVENTI 18

ALESSANDRO CALIZZA

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36JONATHAN PANNACCIÒ30

EL GATO CHIMNEY

42ELIO VARUNA 48

BIOGRAFIE

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INTERVENTI

Maurizio ZuccariJulie KoglerSofia Francesca Miccichè

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Cristiano Carotti & Elio Varuna“Babol”, 2012

scultura in vetroresina30 x 55 x 35 cm

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Un vecchio signore in bombetta, maestro di surrealismo, negli anniTrenta del secolo scorso amava dipingere cose tipo una pipa, scriven-doci accanto: Questa non è una pipa. Ché la realtà (quasi) mai è comeappare. Oppure metteva lì una finestra, titolandola La condizioneumana, come a dire che quello siamo: del poco che riusciamo a coglierenella nostra esistenza, dal nostro punto di vista, pretendiamo capire epersino giudicare il mondo. Parecchi anni dopo un tardo emulo del sur-realismo, romano e figlio di noto pittore, nello scrivere di lui per unaserie di cartoline enunciò un principio che agli albori degli anni Novantapoteva apparire una boutade: la surrealtà è l’unica forma di realtà pos-sibile. Quell’enunciato non smise, da allora, di rodermi all’orecchio, quasifosse un tarlo, finché vent’anni dopo eccolo qui, uscito all’aria bellobellodopo aver spertusato il legno della storia, sotto al sole fioco dei nostrigiorni manco fosse una scarrellata di Ciprì. Oggi che la civiltà iconica hasedimentato nella percezione, nella visione del reale non un’altra formadello stessoma l’unica forma di realtà possibile, dove le immagini pren-dono il posto del vero, appunto, non è data altra forma di realismo chenon sia il surrealismo. O, meglio, il neosurrealismo. Perché la realtà nonsolo è, come sempre, più sfrenata d’ogni fantasia, ma proprio nella vi-sione della (ir)realtà messa sotto ai riflettori il mondo ragiona su sestesso e colloca le proprie verità. La surrealtà, dunque, è più reale d’ognirealtà. E chi ne fa uso, come i cinque cavalieri del surreale (o dell’iper-reale, fate voi) che cavalcano tornotorno l’albero secco della vita – altramagnifica icona surreale – al centro di Officina 468 battono una via chepunta al cuore dell’oggi, pur partendo da molto lontano. Ecco perchéCalizza, Carotti, El Gato, Pannacciò e Varuna sono corifèi del nostrotempo di passaggio. Della nostra surrealtà.

MAURIZIO ZUCCARII cinque cavalieri del surreale

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Tutta la transitorietà è soltanto un’allegoria. Ciò che vediamo è soltantouna proposta, una possibilità, un aiuto. La verità vera giace prima nelfondo invisibile. Paul Klee

Nella vita occidentale odierna, si vive perennemente connessi e sotto ilfrastuono delle cascate d’informazioni e d’immagini. Il catalizzatore è lavelocità con cui si naviga sulle onde magnetiche, telematiche e mediati-che attraversando tutti gli ambiti della vita, non di rado a discapito del-l’approfondimento. Sembra sparita la via di fuga che poteva condurre amomenti di raccoglimento in un ambiente apollineo, lontano dal caos.Un’ancora di salvataggio nel torrente della realtà sono gli strumenti del-l’arte mediante i quali si azzarda il riappropriarsi del dono della ricogni-zione per trattare materie rilevanti con tempi diversi e un’introspezioneper sviscerarle e comprenderle nella loro interezza. Affrontando la realtàma anche i suoi diversi gradi di percezione. Entrando negli spazi dellanuova galleria Officina 468 si valica la soglia per un altro mondo dove re-gnano l’inconscio, l’incontrollabile e la fantasia. Abbandonandosi alle vi-sioni offerte dalle opere di ”Surreality show” si giunge a una dimensioneche supera il reale evocando suggestioni e immagini che rivelano il lato piùprofondo della psiche umana. I colori e le forme irrompono in un’irrefre-nabile giostra sensoriale. Il titolo ”Surreality show” si antepone ai semprepiù diffusi ”reality show” che caratterizzano il palinsesto dei canali televi-sivi, a quei documentari e programmi in stile ”Big brother” dove, mediantecronaca nera, rosa o bianca che sia – portata a livelli scandalistici – ven-gono lanciate esche per catturare il pubblico dei ”voyeur”. Tuttavia, i rac-conti e le vicissitudini riportati nei ”reality show” non riflettono che laperdita della capacità d’immedesimazione e l’evanescente comunicazionediretta e sensibile con gli altri. Gli artisti di ”Surreality show”, invece, si pre-

JULIE KOGLERUn’irrefrenabile giostra sensoriale

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figgono di generare un rapporto vis-a-vis con il pubblico, uno scambio diidee e un instaurarsi di riverberi reciproci mediante cui l’osservatore nonsi degrada come soggetto passivo ma dove, in un’interazione dinamica estimolante con l’artista, entrambi possono confrontarsi e trovare signifi-cati e insolite interpretazioni del mondo. L’universo di questi artisti si pre-senta ricolmo di immagini, talvolta paradossali, ma originali e fantastiche.Tutti e cinque si dilungano in citazioni di epoche passate e del presente,attingendo alla storia dell’arte, alla letteratura ma anche alla ”weltan-schauung” odierna con i suoi riferimenti alla cultura popolare, tradotti at-traverso lo strumento anacronistico della pittura, il disegno e il collage inun ”pot pourri” immaginifico dal quale trapela una percezione della nostrasocietà come concatenazione di eventi piuttosto surreali. La vita con-temporanea, cyber e mass-mediale, veloce ed esuberante, individualisticama anche comunitaria, nell’opera del gruppo è interpretata in manieracodificata, laddove si carica di simboli e metafore visive che sfociano inun immaginario sorprendente sur-reale, al di sopra della realtà. Ciascunartista apporta una sua proiezione del mondo reale, dalle quali emergonoparallelismi nonostante ognuno si soffermi su aspetti diversi della no-stra esistenza stratificata. Tutti gli artisti avanzano una critica radicalealla razionalità cosciente come principio portante, propugnando al con-tempo la liberazione delle potenzialità immaginative dell’inconscio per ilraggiungimento di uno stato conoscitivo ”oltre” la realtà (super-realtà).La massima surreale si manifesta nell’opera degli artisti per la pre-senza concomitante della veglia e del sonno che si conciliano inmodo armonico e profondo attraverso immagini collettive, vere e dasogno, accostate tra loro senza alcun apparente nesso logico. Dalreale al surreale, passando per l’irreale e l’iper-reale: ”Surrealityshow” spegne la tv e accende le emozioni.

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Un internodi Officina 468

foto Sofia FrancescaMiccichè

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Quando tutto il mondo legge sul giornale che gli scienziati della Nasastanno lavorando per traghettare l’uomo dalla Terra al Pianeta Rosso ab-battendo distanze difficilmente quantificabili, provo una fitta di piacere edi dolore. Il dubbio è se si abbia già conquistato, riempito e esaurito que-stomondo che di fronte al cosmo è appena giovane, se ci occorra più spa-zio per estendere il pensiero, più terreno per radicarci una spontaneaaspettativa o sia solo un prendere distanza da quello che si è, ancora ter-restri, ancora incapaci di un volo. Eppure, questo volo è possibile e lo af-fermo pensando a ciò che in questi mesi ho visto prendere vita sotto aimiei occhi: nella sagoma di una figura, in un grumo di colore, in carteggiinterminabili e negli echi di animate discussioni, ho visto lamateria prima,l’energia, il movimento e la trasformazione. Madre e figlia di questo volo,l’arte è la conquista dello spazio, quel luogo etimologicamente ”alieno”guadagnato nell’estensione di un’ ispirazione creativa, di uno slancio oni-rico, nella corposità di un concetto che trova lo spessore di un’immagine.Questamostra inaugura uno spazio di pensiero, ci stana, ci interroga e poilascia riflettere. L’individuo è pop e surreale se dell’accezione dei terminiconsideriamo il nucleo e non unamaniera: come società iconica legata allapopolarità di volti e immagini transitorie e come inesaurita propensione asedimentare un inconscio che parla un linguaggio cosmico di simboli e al-legorie. L’arte, è una mossa, un’evasione o un’invasione: l’arte è sempreun problema di spazio e un desiderio di attraversamento. Officina 468 inquesta sede diviene ”atrium” della mostra ”Surreality show” e ha il pia-cere di accogliere gli orizzonti e le visioni di Alessandro Calizza, CristianoCarotti, El Gato Chimney, Jonathan Pannacciò e Elio Varuna. Questi pittoriscelgono di sparire e riapparire nelle loro tele con una forza espressiva cheingaggia una battaglia con il limite, sfuggente e non più razionale la per-cezione si estende ed evapora come il pensiero dello spazio. Proprio a loroho chiesto di dirmi se c’è vita su Marte.

SOFIA FRANCESCA MICCICHÈL’arte come conquista dello spazio

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AUTORI

Alessandro CalizzaCristiano CarottiEl Gato ChimneyJonathan PannacciòElio Varuna

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ALESSANDRO CALIZZAL’attimo fecondo

Dopo aver sperimentato vari mezzi espressivi, da qualche tempoAlessandro Calizza ha intrapreso la strada della pittura surreale,ispirata ai vivaci fermenti del nuovo figurativismo. Nei suoi quadri,lo sguardo si perde nelle infinite distese paesaggistiche dipinte in cuidomina una natura incontaminata, priva di tracce umane o tecno-logiche, visitata solamente da alcuni esseri viventi ancestrali. L’at-mosfera è quella del tramonto o di semioscurità che si carica diun’aura misteriosa; è la calma prima o dopo la tempesta? Calizzasembra cogliere il momento che precede il compimento (L’attimofecondo, secondo Lessing). Le rocce assumono le fattezze di un ar-tificio dell’uomo, in mezzo alle quali un essere animato – dall’artistabattezzato Snub – e con le reminiscenze di un albero emerge comesuo alter ego che ogni volta deve confrontarsi con situazioni nuoveche si risolvono in allegorie dipinte con crepuscolari colori acrilici. Ilconsueto ancoraggio alla terra dell’albero nel personaggio Snub èabolito, quando appare sradicato dalla Grande Mater, muovendosidistaccato e libero sui fondali di queste fiabe che l’artista intenderaccontare attraverso i suoi dipinti. Forse questo mondo immagi-nario è la trasfigurazione del mondo reale, che viene riportato a unostato originario dove una visione olistica offre l’accesso ai vari livellidi coscienza. Come guide verso ambiti remoti spuntano funghi mo-noculari dalle tonalità fluorescenti la cui vibrante brezza visivasparge effetti allucinogeni che trasportano il visitatore ad un livelloinesplorato della sensibilità. Questo terzo occhio allude all’intro-spezione attraverso lo ”inneres Auge”, abile a osservare ciò che è aldi là del reale.

È rimasto solo un fungo2012

acrilico su tela60 x 40 cm

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Dall’alto, in senso orario:“Snub, the treasure hunter #2”, 50 x 50 cm

“The oracle”, 32 x 32 cm“Aleph”, 50 x 50 cm

“Mystic travelers”, 33 x 33 cm

A destra: “Don’t worry, it’s just a rock!”, 30 x 40 cm

2012, acrilici su tela

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“Near the King!”, 2012carboncino su tela

50 x 50 cm

A destra:“Snub, the treasure hunter”, 2012

acrilico su tela50 x 50 cm

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CRISTIANO CAROTTIUn moderno espressionista

Cristiano Carotti può essere considerato un moderno espressionista,quando il pigmento cromatico che stende con pennellate dense edenergiche sulle sue tele cattura la veemenza dei nostri tempi, la velo-cità e il vortice sensoriale delle immagini e delle visioni che sovrastanol’uomo contemporaneo, incarnando uno spirito al contempo libero evagante, che prende spunto da ogni ambito della vita per le sue crea-zioni. Utilizzando tutti gli espedienti della pittura, Carotti si cimentaanche nella ricerca di nuovi materiali e mezzi espressivi, dal digitalealle animazioni video fino alle installazioni. Davanti alle sue ampie tele,si assiste a un’esplosione di colori che conferisce una corposità allaluce che si disgrega nelle sue singole componenti come si riscontranella ricerca futurista del primo Novecento. L’espandersi dei raggi lu-minosi evoca metaforicamente l’odierna tecnologia dove le onde ma-gnetiche possono diffondersi in tutte le direzioni senza limitigenerando quella dinamicità che è espressione del libero sfogo chel’artista concede all’urgenza creativa. Icone della società occidentale eimmagini di personaggi eroici si giustappongono a inquadrature di ele-menti e oggetti quotidiani che divengono i frammenti immortalati delvissuto. Carotti mescola figure del folclore popolare a un immaginarioreligioso barocco farcendolo di simboli pagani ed elementi cristologiciin un collage dal carattere psichedelico. Le teche di Carotti contengonopiccoli altari con feticci e figure, scrupolosamente costruiti e allestiticome manifesti di religioni sostitutive. Una iper-realtà sembra spri-gionare dalla carica strabiliante delle sue opere che, partendo dal datosensoriale trascinante, ma servendosi del preesistente, conquista unaforma sempre più reale.

Trionfo della morte, 2012teca, materiali vari, pittura a olio

giocattoli, luminarie60 x 54 x 20 cm

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“Venice”, 2012olio, spray alla nitroe applicazioni di giocattolisu tela60 x 70 cm

Sopra:“Sometimes they speak about Vincent”2012olio, spray alla nitroe applicazioni di giocattolisu tela60 x 80 cm

A destra:“Untitled (devil and the giant mousemade me do it)”, 2012tecnica mista su tela190 x 190 cm

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“Waterloove”, 2012teca, materiali vari, luci a led

pittura a olio e catrame65 x 60 x 22 cm

A destra:“Level 4”, 2012

tecnica mista e applicazionedi materiali vari su tavola

120 x 100 cm

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EL GATO CHIMNEYInventore di rebus creativi

El Gato Chimneyha esordito sulla scena della street artmilanesenella se-conda metà degli anni ‘90, sorprendendo coi suoi colorati muralesdagli sfondi metafisici abitati da bizzarre figure. Oggi, l’artista si dedicaanche a disegni e dipinti su tele che si popolano di numeri, simboli e og-getti animati, sospesi in scenari onirici senza connotazione temporalemagiustapposti in panorami inattesi che invitano a lasciarsi incantare daquesti racconti folcloristici narrati da esseri dallamorfologia ibrida. Il ”leit-motiv” sono figure di sua invenzione, incroci tra creature estrapolate dalmondo di flora o fauna ed elementi prestati da qualche officina mecca-nica. Questi "characters” svolazzano sereni davanti a cieli limpidi insiemea scritte, caraffe e chiavi, trasformando i quadri in rebus conmolteplici si-gnificati da decifrare. I colori acrilici gli permettono una rapida esecuzionee sono lo strumento attraverso il quale El Gato Chimney cerca di ”ritornareal bello”, a un lavoromanuale e non digitale che possa stimolare i sensi edonare inedite esperienze estetiche. Sia sulle superfici ruvide deimuri chesulle tele lavorate che egli customizza, il milanese rievoca la cultura let-teraria dello ”steampunk”, una corrente narrativa fantascientifica che in-serisce tecnologie anacronistiche (come lemacchine a vapore) all’internodi ambientazioni ottocentesche o della Londra vittoriana generandoopere dal gusto fantasmagorico. El Gato Chimney sa tradurre la lezionedegli scrittori Conan Doyle e H. G. Wells in dipinti che fondono con mae-stria un’indole magica all’ingegneria meccanica. Davanti a questi audaciaccostamenti, l’osservatore ha il compito di rielaborare brandelli di me-moria condivisa. La realtà si dissolve in un sogno e l’osservatore è in baliadi una sorta di Coniglio bianco che lo risveglia come Alice nel paese dellemeraviglie conducendolo in un mondo lontano dal reale dove regna l’in-cantesimo.

Visita dal passato, 2011acrilico su tela

100 x 110 cm

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Da sinistra:Disegno 02, 2010acrilico su carta40 x 60 cm

Tempo imperfetto, 2011acrilico su tela60 x 70 cm

Disegno 06, 2010acrilico su carta40 x 60 cm

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In alto, in senso orario:“Elusive matters”, 2010, acrilico su tela, 60 x 70 cm

“Faint bells”, 2010, acrilico su tela, 60 x 70 cmVenti contrari, 2011, acrilico su tela, 100 x 110 cmIl doppio gioco, 2011, acrilico su tela, 60 x 70 cm

A destra:Caduta in salita, 2011, acrilico su tela, 60 x 70 cm

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JONATHAN PANNACCIÒIl discorso sopra la realtà

Dalle equilibrate geometrie dipinte di Jonathan Pannacciò si cri-stallizzano le sagome e le forme di elementi sacri e profani, ordi-nari e straordinari, tutte stilizzate e incastonate nel perimetro deinetti contorni disegnati che corrono lungo la linea che separal’astratto dal figurativo. Nella sua opera una predilezione per leforme simboliche e inorganiche si lega a una maniacale atten-zione per l’aspetto tecnico e alla cura della composizione cheemerge nella sua calibrata bidimensionalità. Pannacciò plasma emodella le sue linee disegnate con grande padronanza riuscendocon naturalezza a passare dal figurativo a forme più astratte con-servando sempre una grande forza espressiva. Attraverso questasua vena tendente all’astratto – che l’artista accorpa a un baga-glio formale di segni e colori – infonde una maggiore libertà dievocazione alla rappresentazione. Di frequente, i suoi elementisembrano sfaldarsi in conformazioni triangolari come nelle pit-ture cubiste. Raffinati pattern visivi simili a intarsi s’avvicendanoa icone moderne e remote come in scritture magiche permeateda un’apparenza grafica. Preservando sempre una levità e legge-rezza nella sua opera, l’artista le dona semplicità ed eleganza. Edè come se le strutture che sorreggono il mondo fossero improv-visamente rese visibili; come se ciò che rimane nascosto all’oc-chio, fosse stato portato in superficie e restituito a una sferatangibile. La realtà nei quadri di Pannacciò è rarefatta, talvolta ri-dimensionata a semplici e rigorose campiture cromatiche che ap-paiono come l’essenza delle cose. Mediante la sua opera il pittoretrascende la mera riproduzione del dato reale per dilungarsi in undiscorso sopra la realtà.

“I swear”, 2012acrilico su pannelli di legno

68 x 50 cm (13 x 50 + 5 gap + 50 x 50)

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365, 2012acrilico su pannelli di legno50 x 120 cm(40 x 15 + 5 gap + 40 x 40 + 20 gap + 40 x 40)

A destra:“Sigh”, 2010acrilico su pannello di legno40 x 40 cm

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Nel bene e nel male, 2012acrilico su pannelli di legno

120 x 40 cm(15 x 40 + 5 gap + 80 x 40 + 5 gap + 15 x 40)

A destra:“Oracle”, 2010

acrilico su pannello di legno60 x 40cm

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ELIO VARUNAL’istinto del visionario

Elio Varuna esercita la sua arte poliedrica attraverso numerose formeespressive: la pittura, il disegno, il collage, la scultura, foto, video e inter-venti nello spazio urbano, subordinando volutamente i singoli linguaggiall’effusione creativa scaturita dagli umori che ogni volta determinano lascelta degli strumenti più idonei per esprimersi. I suoi ricchi collage-di-pinti offrono una ribalta per incontri e scontri di segni e parole, e si com-pongono di titoli di giornali, indici economici, pagine di libri, simboli delleantiche tradizioni e culti religiosi che, insieme a figure familiari, popolari odi sua invenzione, generano paradossi visivi che imprimono un’energianuova di significato a ogni elemento della realtà esistenziale. Così, i datidelle borse internazionali applicati sulle superfici si trasformano in strut-ture numeriche che fanno da sfondo ad accostamenti audaci di immaginie scritte, dove i sistemi percettivi comuni sono ribaltati e il senso mistifi-cato. Si assiste a una sospensione della razionalità a favore di una scrit-tura automatica che ostenta il fascino del guizzo visivo, manifestando lapropria singolarità artistica non filtrata dalle consuetudini. Allo stesotempo, l’immaginario di Elio Varuna si caratterizza per la sua visionarietà,guidata da istinti profetici e nutrita di riferimenti colti – dalla letteraturaall’alchimia passando per lo sciamanismo orientale – con cui codifica lu-dicamente la sua critica verso il sistema di valori della società odierna,contrapponendola alle apoteosi delle epoche passate. Tuttavia, Varunariporta le esternazioni del suo universo onirico e delle zone oscure dellacoscienza anche nella realtà mondana, invadendola con bizzarri manife-sti politici, muri dipinti, installazioni e interi ambienti costumizzati checreano un varco tra il reale e il surreale. L’artista monta vedute di potentericchezza percettiva e limpida meraviglia in una riuscita sintesi surreali-sta che rispecchia lo ”zeitgeist” odierno.

“Hydra”, 2012tecnica mista su carta

applicata su tavola122 x 100 cm

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Dall’alto:1 + 1 + 1Sette7 x 3

2012tecnica mista su tela di lino40 x 30 cm

A destra, dall’alto:Gelosamente non tua, 2012tecnica mista su cartaapplicata su tavola52 x 34 cm

Ragione e sonnolenza, 2012tecnica mista su cartaapplicata su tavola75 x 55 cm

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Anni difficili, 2012tecnica mista su carta

applicata su tavola100 x 70 cm

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ALESSANDRO CALIZZA

Nato nello stesso anno di Ken il guerriero edel primo cinepanettone della storia (18 di-cembre, 1983), Alessandro Calizza vive e la-vora a Roma. Da tempo ormai le sueriflessioni si sono spinte verso ilmondo im-maginario che abita la sua mente ma cheprende vita dalla realtà inevitabilmenteesperita ogni giorno, riflettendola in nuoveforme dai contorni indefiniti. Nonostanteprediliga la pittura è dedito anche all’inci-sione che ha studiato alla Scuola delle arti edei mestieri San Giacomo di Roma. In que-sti ultimi anni ha realizzato o partecipato adiverse performance, tra cui una al Maxxi,Museo nazionale delle arti del XXI secolo(sotto la direzione dell’artista Miriam LaPlante) e un'altra alla galleria Wunderkam-mern di Roma. I lavori di Alessandro, neiquali spicca sempre un essere viola e mo-noculare di sua invenzione chiamato Snub,sono esposti nelle gallerie Mondo Bizzarro,Takeawaygallery e Spazio 120. Ha inoltrepartecipato a diverse esposizioni a Roma,Torino eNapoli, dove è stato il terzo invitatoda Largo Baracche a rappresentare Romaal fianco degli artisti Elio Varuna e FrancoLosvizzero, e a Carrara, per la seconda edi-zione della mostra PimpmyMary, durantelaMarbleWeek 2012. Nel 2011 è stato chia-mato a realizzare le scenografie per duevideomusicali del gruppo Cor Veleno, intito-lati Cantano tutti e Nel nome del padre,quest’ultimo conElio Germanonei panni delprotagonista.

CRISTIANO CAROTTI

Cristiano Carotti nasce a Terni nel 1981. Siforma all’accademia di Belle arti di Terni In-ternational art school. Nel suo percorso distudio e ricerca abbraccia numerose cor-renti pittoriche, dal surrealismo al neopop,dall’espressionismo alla figurazione reali-stica tanto da impegnare in ogni sua operatutto il patrimonio delle tecniche accademi-che senza mai disdegnare la sperimenta-zione di nuovi materiali e supportiespressivi. Il suo lavoro spazia dalla tela aisupporti digitali, dalla carta alle animazionivideo. A Perugia nel 2006 si presenta per laprima volta al pubblico partecipando allamostra Notte in colore alla Ipso art gallery.Nel 2007 inizia la collaborazione con la gal-leria Crispi di Roma. L’interesse intorno alsuo operato cresce e le partecipazioni allecollettive si susseguono con straordinariavelocità. Il 2008 è l’anno della prima perso-nale intitolata ”Decompression chamber”,alla galleria Canovaccio di Terni. Il 2010 ter-mina con l’accesso alla finale del Premio Ita-lianfactory e con l’omonima collettiva allaFirst gallery di Roma.Nel 2011 prende partealla mostra Cavour e Mazzini due protago-nisti del Risorgimento, evento ufficiale perle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Ita-lia. Realizza l’opera “Italianrocket1861”, se-lezionata da Vittorio Sgarbi e GianlucaMarziani per il Padiglione Italia, Umbria della54 Biennale di Venezia. Nel giugno 2012realizza a Spoleto un progetto ”site specific”dal titolo Davide e Golia.

EL GATO CHIMNEY

El Gato Chimney nasce nel 1981 a Milano,dove vive e lavora. Comincia la sua carrierada autodidatta, sviluppando un precoceinteresse per i graffiti che lo porta a pro-durre con successo nell’ambito dellastreet art, una delle suemaggiori influenzestilistiche insieme all’arte primitiva e folke al surrealismo. Partecipa a numerosemostre pubbliche internazionali e nazio-nali riguardanti il pop surrealismo e lastreet art, tra le quali la milanese ”Urbanedge show” (2005), una delle prime e piùimportanti mostre italiane di street art in-ternazionale, a fianco di Shepard Fairey(Obey), Doze Green e Bl; ”Urban superstar”(2009) al Madre di Napoli; ”Italian pop sur-realism” (2011) ai Musei capitolini di Roma;la recente ”Pop surrealism - stay foolish!”(2012) al Museo casa del Conte Verde diRivoli. Da ricordare anche le collettive epersonali a Berlino, Londra, Los Angeles,Milano, Parigi e Roma, e le molteplici pub-blicazioni internazionali su libri d’arte e ri-viste di settore. L’obiettivo dell’artista équello di rendere attivo il ruolo dell’osser-vatore, mettendolo di fronte a un dipintodai significati più svariati. Numeri e sim-boli disseminati per il dipinto possono omeno offrire la soluzione all’enigma, masicuramente invitano a immergersi in ognipiccolo dettaglio di questi paesaggi onirici,pieni di colori brillanti e di creature incredi-bilmente vive, che stanno aspettando solodi raccontare la loro versione della storia.

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direzione editorialeMaurizio Zuccari

designGaia Toscano

redazioneGiorgia Bernoni,Maria Luisa Prete

stampaGescom spaViterbo – Italia

Guido Talarico Editore srlvia Antonio Vivaldi 9, 00199 RomaTel. 0039 06 8080099 - 06 99700377Fax 0039 06 99700312www.insideart.eu([email protected])

catalogo a cura diSofia Francesca MiccichèJulie Kogler (testi critici)

per la realizzazione della mostraSurreality Show a Officina 468Sofia Francesca Miccichè ringraziaCarla RossiJulie KoglerAlessandro CalizzaElio VarunaCristiano CarottiEl Gato ChimneyJonathan PannacciòBarbara Paveri e Creativa labVirginia ColonnaMaurizio ZuccariSara Maria BarbaniCarlo PioricoGinestra Botta

www.surrealityshow.it

JONATHAN PANNACCIÒ

Jonathan Pannaciò nasce a Roma nel1977. Nel 2001 si diploma all’accademia diBelle arti capitolina nel corso di scenogra-fia. Conclude il master in animazione alloIed di Roma. Dal 2000 entra in contattocon i movimenti street art e neo-pop einizia a dar voce al suo talento collabo-rando con alcune delle principali realtàdell’arte indipendente con curatori del ca-libro di Gianluca Marziani e Julie Kogler epartecipando a personali e collettive ingallerie private, quali Mondo Bizzarro,Wunderkammern, Dorothy Circus eMondo Pop; musei pubblici o associazionicome Walls e Nufactory. I suoi progettivideo trovano invece spazio all’interno diimportanti manifestazioni quali Ixem2006 e Sonar 07 al Macba di Barcellona ocon il progetto Mag-nesia di concerto conl’artista Emiliano Zelada. Nel 2006 si av-vicina al pop-surrealismo. È ideatore conAlexandra Mazzanti della Dorothy Circus,una delle gallerie in Italia dedicate a que-sta corrente. Nel 2010 partecipa a Fe-starte al Macro di Roma e nel 2011 alBIf&st (Bari international film e tv fest).Dal 2008 a fine 2011 è fondatore, direttorecreativo e ”motion designer” di Rat, studiospecializzato nel design dei new media.Dirige spot, sigle tv e videoclip. Dal no-vembre del 2011 è ”art director” dello Xi-ster srl. Nel 2012 realizza progetti perWarner Bros e Universal picture, Eni e Pe-roni Nastro Azzurro.

ELIO VARUNA

Nato nel 1975 a Roma dove vive e lavora,Elio Varuna è affascinato dal simbolismo,dalle incisionimedievali e dalle immagini re-ligiose. Nel 1997 ha firmato Allucinazionealchemica, la sua prima collezione di dipintia olio. Nel 1999 la prima personale a Roma.Nel 2000 vive un’esperienza spirituale inIndia e da quel momento i suoi lavori si ca-ricano d’immagini bizzarre e ambienti stra-vaganti in cui i colori ultrapop occidentali sifondono con un’aura mistica orientale. Nel2007 si trasferisce a Berlino: qui resta treanni, il tempo necessario per aprire il suomercato a uno scenario internazionale. Poiil ritorno a Roma. Varuna ha esposto inmolte gallerie private in Italia, Germania,Cina, India e Usa, e in prestigiosimusei pub-blici, tra cui il Museo nazionale di CastelSant’Angelo (Roma), il Pan di Napoli, piùvolte alMacro di Roma e aiMusei capitolini.Nel 2008 è stato scelto dal ministero per iBeni e le attività culturali per rappresentarela giovane arte italiana in occasione della XSettimana della cultura. È stato l’unico arti-sta italiano invitato alla Biennale d’arte del2009 di Shanghai. I suoi dipinti sono statiutilizzati per copertine di libri, cd e vinili,sketchbook e oggetti di design. Il ciclo di di-pinti Tutto continuamente sgocciola è di-ventato una fortunata collezione di gioielliSwarovsky. Nel marzo 2012 firma un con-tratto con la galleria Lazarides di Londraper produrre una serie di incisioni trattedalla sua collezione “Urbis surrealis”.

INSIDEARTEVENTI

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