SUPPLEMENTO DI PENSIONE attenzione Marzo 2017 NOTIZIE 02-2017.pdf · INCONTRO 5 aprire ore 17,00...

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Anno 28 N. 2 Marzo 2017 *********************** pag 2 ASSEMBLEA pag 3 Scarico condensa pag 4 GPL progetto Riparazione tubazione pag 5 Certificazione F Gas Apparecchi di tipo A pag 6 Classificazione dei GAS pag 7 Distacco dal teleriscaldamento Obbligatorietà della guaina pag 8 Angolo elettrico pag 10 ELETTROdubbio INCONTRO 5 aprire ore 17,00 Programmi Gestionali Informativa ai sensi del D.Lgs. 196/2003 In ogni momento, ai sensi dell'art.7 del D.Lgs.196/2003, potrà esercitare i Suoi diritti (accesso, cancellazione, rettifica, opposizione) nei confronti dell'A.B.I., titolare del trattamento. SUPPLEMENTO DI PENSIONE attenzione Questa volta non vi voglio raccomandare una NORMA che lo Stato vi chiede di rispettare, ma di controllare di NORMA tutto quanto vi succede, in special modo se coinvolge lo Stato (lettera maiuscola ?) o tutti i suoi Enti (lettera maiuscola ?) collaterali. Spiegazione Questo 31-12-2016 ho cessato la mia attività chiudendo la mia Ditta. Anche se in pensione da oltre 20 anni, ho continuato a tenermi occupato, e un Artigiano non avrebbe potuto comportarsi diversamente, facendo consulenze (ringrazio ABI). Il Commercialista, nel predisporre le pratiche di cessazione, mi ha domandato se avevo chiesto l’adeguamento della pensione avendo versato sempre contributi non indifferenti su quanto avevo percepito. Al mio stupore che lo Stato (lettera … ?) avesse percepito per 20 anni giusti contributi, ma non avesse automaticamente adeguato la mia ricca pensione, il Commercialista, stupito del mio stupore, mi ha stampato quanto si può verificare sul sito www.inps.gov.it come INPS Informazioni in - SUPPLEMENTO DI PENSIONE - e che sotto vi riproduco. CHE COS'È Il supplemento è un incremento della pensione liquidato, a domanda, sulla base di contribuzione relativa a periodi successivi alla data di decorrenza della pensione medesima …………. A CHI SPETTA Il supplemento di pensione spetta a tutti i pensionati che continuano a versare all'Inps, nelle varie gestioni, i contributi per periodi di lavoro successivi alla decorrenza della pensione …………. REQUISITI I contributi versati dopo il pensionamento sia nell’Assicurazione Generale Obbligatoria sia nella Gestione Lavoratori Autonomi danno diritto alla liquidazione di un supplemento a condizione che siano trascorsi almeno 5 anni dalla data di decorrenza della pensione o del precedente supplemento ………… QUANDO SPETTA I supplementi decorrono dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda Così i miei versamenti sono stati incamerati per oltre 20 anni e chi ha avuto, ha avuto, e chi ha dato ha dato, simmo ‘e …… Ora, dal primo giorno del mese successivo a quello in cui ho presentato la domanda ho ricevuto un aumento del 30 % della mia ricca pensione. Volevo solo avvisarvi. Intanto io ringrazio. Giorgio Gatti

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Anno 28 N. 2 Marzo 2017 *********************** pag 2 ASSEMBLEA

pag 3 Scarico condensa

pag 4 GPL progetto

Riparazione tubazione

pag 5 Certificazione F Gas

Apparecchi di tipo A

pag 6 Classificazione

dei GAS

pag 7 Distacco dal

teleriscaldamento

Obbligatorietà

della guaina

pag 8 Angolo elettrico

pag 10 ELETTROdubbio

INCONTRO

5 aprire ore 17,00

Programmi

Gestionali

Informativa ai sensi del D.Lgs. 196/2003 In ogni momento, ai sensi dell'art.7 del D.Lgs.196/2003, potrà esercitare i Suoi diritti (accesso, cancellazione, rettifica, opposizione) nei confronti dell'A.B.I., titolare del trattamento.

SUPPLEMENTO DI PENSIONE attenzione

Questa volta non vi voglio raccomandare una NORMA che lo Stato vi chiede di

rispettare, ma di controllare di NORMA tutto quanto vi succede, in special

modo se coinvolge lo Stato (lettera maiuscola ?) o tutti i suoi Enti (lettera

maiuscola ?) collaterali.

Spiegazione

Questo 31-12-2016 ho cessato la mia attività chiudendo la mia Ditta.

Anche se in pensione da oltre 20 anni, ho continuato a tenermi occupato, e un

Artigiano non avrebbe potuto comportarsi diversamente, facendo consulenze

(ringrazio ABI).

Il Commercialista, nel predisporre le pratiche di cessazione, mi ha domandato se

avevo chiesto l’adeguamento della pensione avendo versato sempre contributi

non indifferenti su quanto avevo percepito.

Al mio stupore che lo Stato (lettera … ?) avesse percepito per 20 anni giusti

contributi, ma non avesse automaticamente adeguato la mia ricca pensione, il

Commercialista, stupito del mio stupore, mi ha stampato quanto si può verificare

sul sito www.inps.gov.it come INPS Informazioni – in - SUPPLEMENTO DI

PENSIONE - e che sotto vi riproduco.

CHE COS'È

Il supplemento è un incremento della pensione liquidato, a domanda, sulla base

di contribuzione relativa a periodi successivi alla data di decorrenza della

pensione medesima ………….

A CHI SPETTA

Il supplemento di pensione spetta a tutti i pensionati che continuano a versare

all'Inps, nelle varie gestioni, i contributi per periodi di lavoro successivi alla

decorrenza della pensione ………….

REQUISITI

I contributi versati dopo il pensionamento sia nell’Assicurazione Generale

Obbligatoria sia nella Gestione Lavoratori Autonomi danno diritto alla

liquidazione di un supplemento a condizione che siano trascorsi almeno 5 anni

dalla data di decorrenza della pensione o del precedente supplemento …………

QUANDO SPETTA

I supplementi decorrono dal primo giorno del mese successivo a quello di

presentazione della domanda

Così i miei versamenti sono stati incamerati per oltre 20 anni e … chi ha avuto,

ha avuto, e chi ha dato ha dato, simmo ‘e ……

Ora, dal primo giorno del mese successivo a quello in cui ho presentato la

domanda ho ricevuto un aumento del 30 % della mia ricca pensione.

Volevo solo avvisarvi.

Intanto io ringrazio. Giorgio Gatti

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A S S E M B L E A

Caro Associato

Quest’anno l’Assemblea, già fissata per sabato 20 maggio, riveste un carattere particolare e

necessita maggiormente della tua partecipazione, perché si rinnoveranno le cariche sociali.

Il Consiglio uscente, nel ringraziare tutti per il vostro attaccamento all’Associazione ed il vostro

apprezzamento espresso per i Corsi ed iniziative varie intraprese, vi invita a partecipare più

direttamente alla Vita dell’Associazione che ha sempre necessità di persone ed idee nuove.

I Consigli sono normalmente aperti a tutti e vi inviteremmo a dedicare qualche serata a questa

esperienza, per rendervi conto dello svolgersi ed ad offrire successivamente la vostra

collaborazione.

Alleghiamo per i “volenterosi” un modulo di candidatura che attendiamo fiduciosamente di ritorno

compilato entro il 31 marzo p.v.

Certi di incontravi all’Assemblea, auguriamo buon lavoro ed inviamo cordiali saluti.

Il Consiglio uscente -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

MODULO DI CANDIDATURA

a membro del Consiglio Direttivo Con la presente intendo presentare formale istanza di candidatura alla carica di membro del

Consiglio Direttivo dell'Associazione Bresciana Installatori per il Triennio 2017 - 2019.

A tal fine comunico i miei dati personali:

Nome e Cognome: ...................................................................................................................

Titolare/Legale Rappresentante della ditta ..............................................................................

Con sede in via : ......................................................................................................................

CAP, Città : ..............................................................................................................................

Recapito telefonico: ..................................................................................................................

Recapito email: ........................................................................................................................

A tal fine dichiaro inoltre:

di essere in regola con l’iscrizione e con il pagamento della quota associativa annuale;

In Fede.

Data Firma

...................................... ..........................................................

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Scarico condensa

D. E, possibile normativamente scaricare la condensa creata da una caldaia a condensazione nelle

acque bianche (piovane) o serve un neutralizzatore di condensa ?

R. La UNI7129 del 2015 dedica tutta la parte 5 ai Sistemi per lo scarico delle condense in maniera

dettagliata.

A fronte di perplessità interpretative il MISE, Ministero dello Sviluppo Economico, ha risposto a

vari quesiti che gli erano stati sottoposti e che noi riportiamo, purtroppo, contrariamente alla nostra

abitudine, rilevate da altre fonti solitamente privilegiate e bene informate, non avendo trovato un

testo “originale”.

Quesito n. 1

E’ possibile affermare che la condensa proveniente da impianti domestici e similari possa essere

scaricata insieme alle acque meteoriche (es.: in pluviali, canali di gronda, etc,), previa

neutralizzazione e previo accertamento dell’idoneità dei materiali utilizzati?

Quesito n. 2

In riferimento alla domanda 1, e qualora la risposta fosse affermativa, è sempre necessario ricorrere

alla neutralizzazione o questa può essere evitata in caso di miscelazione con i reflui basici prima

dell’immissione nel collettore fognario o dello scarico in acque superficiali?

Risposte del ministero a entrambi i quesiti

Le condense provenienti da caldaie si assimilano ad acque reflue domestiche; tali condense possono

essere mescolate alle acque meteoriche (l’insieme costituisce uno scarico di acque reflue urbane),

talvolta anche senza neutralizzazione. La semplificazione notevole è dovuta al fatto che si ritiene

che la condensa non aggiunga criticità ulteriori ai reflui, salvo il medio grado di acidità facilmente

compensabile.

I casi sono 2:

a) Se la rete fognaria è di tipo unitario (cosa che avviene quasi dappertutto in Italia) la

neutralizzazione è necessaria solo se il materiale di cui è costituita la canalizzazione (o pluviale) in

cui arriva la condensa sia a rischio di corrosione;

b) Se la rete fognaria è del tipo “separato” non è ammesso lo scarico della condensa nelle acque

meteoriche.

Pertanto, in caso di reti fognarie unitarie e di pluviali di materiale idoneo allo scarico della

condensa, si potrebbe addirittura scaricare direttamente la condensa nel pluviale, senza

neutralizzazione.

Quanto segue esula parzialmente dalla domanda, ma lo riportiamo perché crediamo essere utile.

Quesito n. 3

E’ possibile, inoltre, scaricare la condensa in pozzetti interrati circondati da materiali neutralizzanti,

come avviene, ad esempio in Inghilterra (norma BS 6798:2009)?

Risposte del ministero al quesito n.3

Su questo tema, la risposta è stata in linea con quanto previsto dal D. Lgs. 152/06 in tema di scarico

nel suolo (vietato, in generale, ma consentito nel caso di insediamenti, installazioni o edifici isolati,

purché in linea con le disposizioni regionali).

L’assimilazione dello scarico in pozzetto neutralizzatore per condense allo scarico dei reflui

domestici sul suolo per edifici non serviti da reti fognarie offre un’ulteriore soluzione.

Quesito n.4

E’ corretto affermare che i requisiti previsti dal D. Lgs. 152/06 in tema di disciplina degli scarichi

(artt. 101 e seguenti) devono essere verificati nel punto di immissione in corpi idrici superficiali e/o

in reti fognarie (e non nel singolo impianto di smaltimento dei reflui domestici dell’edificio)?

Risposte del ministero al quesito n.4

La risposta chiarisce che l’eventuale campionamento viene fatto immediatamente a monte

dell’immissione dello scarico nel recapito (fognatura, acque superficiali, suolo, sottosuolo). Questo

significa che, normalmente, i valori previsti dal D. Lgs. 152/06 non vengono misurati all’uscita del

singolo impianto domestico (non soggetto a controlli o ad autorizzazioni) ma all’uscita del

collettore prima del corpo recettore.

Questa risposta è utile per inibire interpretazioni troppo rigide sulla necessità di neutralizzazione

della condensa o del suo convogliamento nello scarico dei reflui basici.

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GPL progettazione

D. Devo completare due appartamenti di due fratelli che hanno l’alimentazione a GPL da un unico

bombolone ubicato nel giardino.

Tra caldaia ( 24 kW ) e cucina ( 7 kW ) per due arriviamo a 62 kW.

Posso eseguire l’impianto senza il progetto di un termotecnico ?

R. Se le due tubazioni di alimentazione partono indipendenti dal serbatoio GPL e non serve

eseguire nessun tratto di tubazione comune ma la partenza avviene da semplice raccordo già

predisposto, sono due reti gas separate da 31 kW che non necessitano di nessun progetto.

La distribuzione indipendente è consigliabile per qualsiasi futura evenienza, ma se si dovesse fare

un primo tratto comune, più o meno lungo, servirebbe certamente il progetto di un termotecnico per

l’intera tubazione gas; se le caldaie sono ubicate nei due appartamenti, gli impianti vanno eseguiti

secondo la UNI 7129 con progetto del responsabile tecnico della ditta.

Se le due caldaie sono ubicate in un unico ambiente si configura una Centrale Termica per quanto

riguarda i VV.FF , cioè le strutture murarie, linee elettriche e quant’altro prescritto dal D.M.

12-04-1996, ma i due impianti vanno eseguiti secondo la UNI 7129 con progetto del responsabile

tecnico della ditta.

Riparazione tubazione gas

D. Nel montare dei pensili nuovi, un mio cliente ha centrato, bucandolo, il tubo di alimentazione

gas eseguito a suo tempo in ferro zincato filettato da 1” e murato nella parete della cucina,

attraversandola quasi a metà, non nei prescritti cm 20 dagli spigoli.

La Società del Gas ora vuole una Dichiarazione di Conformità per riattivare l’utenza.

L’utente non intende rifare tutta la tubazione e mi consentirebbe di riparare il tratto bucato con un

bocchettone da alloggiare in una scatola areata da murare.

E’ una cosa fattibile ?

R. Si.

Si può/deve rilasciare la Dichiarazione di Conformità specificando che si è intervenuti su un

impianto esistente e che si è eseguita a norma la riparazione secondo la UNI 7129:2015 e che si è

verificata la tenuta di tutto l’impianto secondo la UNI 11137:2012.

La responsabilità riguarderà solamente il tratto dell’intervento e la veridicità dell’assenza di perdite.

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Certificazione F gas

D. Sono stato chiamato ad eseguire l’installazione di apparecchi di condizionamento, split, in una

abitazione ultimata nel 2005, ed ho trovato le tubazioni per gli allacci già eseguite e murate.

La Dichiarazione di Conformità esistente descrive vagamente di predisposizione in tubi di rame.

Io sono in possesso del patentino F gas e la mia Ditta è certificata ed ho anche frequentato i corsi

FER; posso completare l’installazione e rilasciare la D.C. ?

R. Certamente si.

In Italia l’obbligatorietà del patentino F gas e la certificazione delle Ditte deriva dall’art. 13 del

DPR 43 del 2012; una disposizione della Comunità Europea esisteva già dal 2006.

Se la D.C. precedente è del 2005 non vi era nessuna prescrizione per l’esecuzione di tale lavori.

Comunque, citando nella sua Dichiarazione di Conformità che l’impianto di distribuzione era

preesistente e che comunque è stato provato e collaudato da personale e Ditta idonea, l’impianto è

senza dubbio a norma.

Apparecchi di tipo A

D. Ho trovato installato uno scaldabagno a gas da 14 kW ubicato in cucina, senza canna fumaria,

con scarico diretto in ambiente.

A che prescrizione deve rispondere ?

R. Uno scaldabagno del genere, certamente “datato” è un apparecchio di tipo A previsto dalla UNI

7129 anche nella versione 2015 che nella parte 2 al punto 4.2 Idoneità dei locali di installazione, a

cui si rimanda, ne prescrive tutte le caratteristiche generali per una situazione a norma.

Vi è punto dedicato specificatamente agli apparecchi di tipo A.

4.2.1.6 E’ vietata l’installazione di apparecchi di tipo A:

nei locali uso bagno, gabinetti, camere da letto e monolocali;

nei locali con volume minore di 1,5 m3 per ogni kW di portata termica installata e minore di

12 m3;

(n.d.r. nel caso specifico il locale deve essere al minimo di m3 21,00 (14x1,5=21 m

3) ad

esempio m 3,00x2,60x2,70 = 21,06 m3)

in un unico locale, se la portata termica nominale complessiva dei medesimi è maggiore di

15 kW.

(n.d.r. nel caso specifico nel locale non può essere presente altro apparecchio di tipo A; non

viene considerata la presenza del piano cottura o altra caldaia tipo B o C)

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CLASSIFICAZIONE dei GAS Q U E S I T I

D. Cosa sono e da dove derivano le Specie e le Famiglie dei gas ?

R. La classificazione delle Specie la troviamo nel D.M. 16 aprile 2009 mentre le Famiglie sono

precisate nella norma UNI EN 437

D.M. 16 aprile 2009

…………………………

0.1 Classificazione delle condotte

Le condotte che alimentano e che si dipartono a valle degli impianti di distribuzione della pressione

si classificano in :

Condotte di 1a Specie: condotta con pressione massima di esercizio superiore a 24 bar.

Condotte di 2a

Specie: condotta con pressione massima di esercizio superiore a 12 bar ed

inferiore od uguale a 24 bar.

Condotte di 3a

Specie: condotta con pressione massima di esercizio superiore a 5 bar ed

inferiore od uguale a 12 bar.

Condotte di 4a

Specie: condotta con pressione massima di esercizio superiore a 1,5 bar ed

inferiore od uguale a 5 bar.

Condotte di 5a

Specie: condotta con pressione massima di esercizio superiore a 0,5 bar ed

inferiore od uguale a 1,5 bar.

Condotte di 6a

Specie: condotta con pressione massima di esercizio superiore a 0,04 bar ed

inferiore od uguale a 0,5 bar.

Condotte di 7a

Specie: condotta con pressione massima di esercizio inferiore od uguale a

0,04 bar.

UNI EN 437

…………………………….

Famiglie

Ia famiglia : gas manifatturati ( gas di città )

IIa famiglia : gas naturale ( gas metano )

IIIa famiglia : gas di petrolio liquefatto ( G.P.L. )

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Distacco dal teleriscaldamento

D. Buongiorno, con la presente siamo a chiedervi un informazione su come e cosa servirebbe per

il distacco di un “condominio” alla rete di teleriscaldamento.

Un nostro cliente residente in una palazzina alimentata da un impianto di teleriscaldamento

centralizzato a deciso di staccarsi dalla linea di teleriscaldamento rendendosi autonomo

installando una caldaia a condensazione per soddisfare il fabbisogno di riscaldamento e acqua

calda sanitaria.

L’amministratore condominiale ha redatto un verbale di assemblea condominiale, indicando la

voce del distacco dal teleriscaldamento, nel quale indica la volontà di tutte le unità abitative a

staccarsi dal teleriscaldamento invitando ad interpellare un idraulico per la verifica della fattibile

realizzazione di singoli impianti.

Dopo che ogni unità si è resa autonoma cosa devono fare per cessare la fornitura di

teleriscaldamento?

La caldaia installata può essere portata in detrazione del 65% / 50% ?

R. Per trasformare un impianto di riscaldamento, comunque alimentato (metano –

teleriscaldamento ecc), da centralizzato a tutti impianti autonomi, bisogna per prima cosa far fare

un analisi da un termotecnico che riesca a dimostrare la fattibilità tecnico energetica con la verifica

dei requisiti minimi previsti dalla normativa e l’economicità della trasformazione.

Il verbale dell’assemblea condominiale che delibera tale evenienza, può essere attuata solamente

dopo che un termotecnico abbia verificato la fattibilità dell’operazione.

Dopo tale eventuale trasformazione, sarà compito dell’amministratore comunicare all’ente

erogatore la disdetta della fornitura.

Per quanto concerne la detrazione fiscale al 50%, dovranno essere installati, oltre alla caldaia a

condensazione, anche termostati ambiente o di zona.

Obbligatorietà della guaina

D. Mi è stato respinta una pratica per l’installazione di un contatore del gas perché non avevo

segnato le guaine negli attraversamenti dei muri in cemento armato della cantina, che avevo

dettagliatamente indicato essere C.A.

Che infiltrazioni possono verificarsi in un manufatto in C.A. ?

R. La sua perplessità è comprensibile ma la UNI 7129-1:2015 al punto 4.6.3.4 Attraversamento dei

muri prescrive 4.6.3.4.1 Nell’attraversamento dei muri perimetrali esterni, mattoni pieni, mattoni

forati e pannelli prefabbricati, le tubazioni del gas non devono presentare giunzioni, ad eccezione

della giunzione di ingresso e di uscita (vedere figura 16a) e deve essere protetto con guaina aerata

passante impermeabile al gas.

L’attraversamento di una struttura in cemento armato è stata equiparata ai mattoni pieni, e quindi

per la massima sicurezza si dovranno prevedere tutte le guaine.

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ANGOLO ELETTRICO

Quando le norme si fanno troppo spigolose…

FOTOVOLTAICO: PROVA RELE’ PER IMPIANTI BT?

Quando abbiamo sentito più volte la frase

“cassetta prova relè”, l’abbiamo abbinata alle

prove di funzionalità che, ogni cinque anni,

devono essere condotte sul SPG (sistema di

protezione generale) e sul SPI (sistema di

protezione di interfaccia) degli impianti

fotovoltaici. Probabilmente molti l’hanno

abbinata agli impianti di media tensione

(protezioni 50,51,51N e 67N) o comunque

grossi impianti.

Ma che dire degli impianti in bassa tensione?

Sono anch’essi soggetti alle prove con

cassetta prova relè? E se sì, da che taglia?

Nel caso specifico di impianti in bassa

tensione, l’SPG si identifica nell’interruttore

generale dell’impianto di produzione e perciò

non è prevista nessuna verifica.

Per quanto riguarda l’SPI, esso sarà provato

con la cassetta prova relè se esterno

all’inverter. Si ricorda che secondo la norma

CEI 0-21 del 2012 l’SPI può essere interno

all’inverter per impianti fino a 6 kW; mentre

secondo la più recente norma EN 50438 l’SPI

può essere interno all’inverter negli impianti

di potenza fino a 11,08 kW se di nuova

generazione, ovvero del tipo “single fault

tolerance”. In altre parole il nuovo SPI

conforme alla EN 50438 garantisce il suo

corretto funzionamento in caso di guasto di

un componente, oppure provoca l’apertura

del DDI (dispositivo di interfaccia) segnalando

la condizione di guasto.

In tutto questo, la norma CEI 0-21 del 2016

ha recepito la normativa europea. La sua

entrata in vigore prevede i seguenti step:

30/06/2017: da questa data si potrà utilizzare

inverter fino a 6 kW con SPI interno di

vecchio tipo, oppure quelli di nuovo tipo

secondo la norma EN 50438 fino a 11,08 kW.

01/07/2017: da questa data si potranno

usare solo SPI di nuovo tipo, ovvero secondo

la norma EN 50438.

I sistemi di accumulo devono essere

certificati secondo l’allegato Bbis della CEI 0-

21.

La delibera n. 786/16 ha fissato le scadenze

delle verifiche quinquennali per impianti di

potenza superiore a 11,08 kW (n.b. per la

definizione della potenza nominale

dell’impianto si può scegliere il minor valore

fra la potenza dei moduli e quella

dell’inverter)

Tenuto conto che la delibera n. 786/16 è

entrata in vigore il 23 dicembre 2016, le

prime verifiche, per impianti fotovoltaici di

potenza superiore a 11,08 kW, devono

essere effettuate come recitato dalla delibera

stessa qui riportata:

a) nel caso di impianti di produzione connessi

in media e bassa tensione entrati in esercizio

dall’1 agosto 2016: entro 5 anni dalla data di

entrata in esercizio;

a cura dello Studio Tecnico Filippini Per. Ind. Alessandro

[email protected] Tel. 3286657839

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b) nel caso di impianti di produzione connessi

in media e bassa tensione entrati in esercizio

dal 1 luglio 2012 fino al 31 luglio 2016, entro

l’ultima data tra:

31 marzo 2018;

5 anni dalla data di entrata in

esercizio;

5 anni dalla precedente verifica

documentata effettuata prima

dell’entrata in vigore della presente

deliberazione;

c) nel caso di impianti di produzione connessi

in media e bassa tensione entrati in esercizio

dall’1 gennaio 2010 fino al 30 giugno 2012,

entro l’ultima data tra:

il 31 dicembre 2017;

5 anni dalla precedente verifica

documentata effettuata prima

dell’entrata in vigore della presente

deliberazione;

d) nel caso di impianti di produzione connessi

in media e bassa tensione entrati in esercizio

fino al 31 dicembre 2009, entro l’ultima data

tra:

il 30 settembre 2017;

5 anni dalla precedente verifica

documentata effettuata prima

dell’entrata in vigore della presente

deliberazione.

(*) = Effettuata prima del 23/12/2016, data di entrata in vigore della delibera n. 786/16

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ELETTRODUBBIO a cura di Angelo Baggini

Università degli Studi di Bergamo

Dipartimento Ingegneria Industriale

Elettro 9/2016, ed. Tecniche Nuove

INTERRUTTORI AUTOMATICI, DISPOSITIVI DI PROTEZIONE D. Ho un dubbio nella scelta, nel caso di interruttori automatici, del numero di poli protetti che il

dispositivo deve possedere e su quali conduttori debbano essere installati i fusibili per assicurarne

un efficace funzionamento».

R. Dubbio pertinente, quantomeno se mi devo basare sul numero di poli mal protetti che mi è

capitato di incontrare.

Nei circuiti fase-fase la protezione su di un unico conduttore, è sufficiente per interrompere la

corrente bifase, ma non quella tra fase e terra, lo stesso vale per circuiti trifase con una fase non

protetta.

Tutti i conduttori di fase devono essere pertanto protetti, salvo quanto di seguito indicato.

Nel caso in cui sia previsto un interruttore differenziale, la corrente verso terra è interrotta

dall'interruttore differenziale stesso.

Se questo soddisfa le condizioni per la protezione contro il cortocircuito unipolare a terra è possibile

omettere il dispositivo di protezione su di un conduttore di fase.

Nei circuiti trifase con neutro occorre installare un dispositivo di protezione su tutti i conduttori di

fase dato che un eventuale cortocircuito fase-neutro non sarebbe rilevato da un dispositivo

differenziale.

Il conduttore di neutro risulta in questo caso automaticamente protetto se ha sezione pari a quella

dei conduttori di fase, altrimenti i dispositivi di protezione installati sui conduttori di fase devono

essere dimensionati sulla base della sezione dello stesso conduttore di neutro.

Nei circuiti fase-neutro è sufficiente un dispositivo di protezione sul conduttore di fase per

proteggere il circuito dalle sovracorrenti, ad esempio un fusibile o un interruttore con un solo polo

protetto.

Nei sistemi TN-C non

è possibile in nessun

caso interrompere il

conduttore PEN dal

momento che funge

anche da conduttore di

protezione.

Nella tabella a fianco

sono riassunte le

considerazioni fino a

questo punto condotte

circa la necessità di un

dispositivo di

protezione contro le

sovracorrenti sui

conduttori di fase e di

neutro.

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CATEGORIE DI COSTRUZIONI ELETTRICHE :

PERICOLO DI ESPLOSIONE

D. Vorrei sapere come si correla, la categoria di una costruzione elettrica da installare in un

luogo con pericolo dl esplosione, con il tipo di zona?

Lo chiedo perche in giro vedo zone di un tipo con costruzioni diverse.

R. Si tratta di un argomento un poco più complesso del solito, ma proviamo a metterlo in buon

ordine.

La categoria della costruzione è legata al numero di guasti che portano all'innesco e deve essere

scelta in modo da scongiurare il verificarsi dell'esplosione fino al verificarsi di 3 eventi sfavorevoli

contemporaneamente.

Le categorie adatte a ciascuna zona e la zona stessa sono quelle indicate in tabella 2 (scrivo X per

riferirmi contemporaneamente a gas e polveri).

Se questa è la conclusione però cerchiamo di vederne anche le ragioni, poiché tante volte aiutano la

memoria.

La scelta della categoria, nomenclatura a parte, si basa sulla stessa logica sia in caso di polveri

combustibili sia in caso di gas infiammabili, e sulla base degli assunti seguenti:

Le zone x0, x1 e x2 differiscono in ordine decrescente per la probabilità che un’atmosfera

esplosiva sia presente;

i provvedimenti da adottare sui componenti elettrici per evitare che possano innescare

un’atmosfera esplosiva sono proporzionali alla probabilità che l'atmosfera esplosiva sia

presente;

e può essere fatta con una logica perfettamente matematica.

Con riferimento alla costruzione elettrica ovvero alla sorgente di innesco si indicano con:

N = N1 + N2 il numero di anomalie che complessivamente portano all'innesco

N1 è il numero di anomalie che senza misure di sicurezza portano all'innesco

N2 è il numero di anomalie che con misure di sicurezza portano all'innesco

C = 4 – N la categoria della costruzione.

Con riferimento alla sorgente di emissione si indica con M il numero di anomalie necessarie per

liberare l'atmosfera esplosiva.

Il numero di eventi complessivamente necessari per generare un'esplosione risulta essere:

K=N+M

Ritenendo accettabile che l'esplosione possa avvenire al verificarsi di 3 anomalie contemporanee

(M = N + M ≥ 3)

si individua una corrispondenza tra le categorie adatte a ciascuna zona e la zona stessa come

indicato in tabella.

Tabella / Zona X0 X1 X2 1x OK OK OK

2x KO OK OK

3x KO KO OK

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DIFFERENTI APPLICAZIONI DEI DIFFERENZIALI

D. Vorrei capire la necessita di installare degli interruttori differenziali di tipo A e B dal momento

che costano molto di più e non ne vedo il motivo.

R. Occorre fare alcune premesse.

Gli interruttori differenziali sono classificati in numerose tipologie.

Ad esempio per quanto riguarda la regolazione si classificano:

interruttori differenziali non regolabili;

interruttori differenziali regolabili.

Per la destinazione d'uso si distinguono in:

interruttori differenziali per uso generale;

interruttori differenziali per uso domestico e similare.

Per la protezione contro le sovracorrenti si hanno interruttori differenziali senza sganciatori di

sovracorrente incorporati o meno e così via.

Ma l'aspetto probabilmente più importante è legato alla scelta del tipo di interruttore differenziale

secondo il tipo di applicazione e di corrente di guasto a terra che può prodursi.

Da questo punto di vista gli interruttori differenziali sono classificati in categorie diverse, come

segue, secondo la loro attitudine ad assicurare la protezione contro diversi tipi di correnti di guasto a

terra:

interruttore differenziale di tipo AC:

I'apertura dell'interruttore è assicurata per correnti alternate sinusoidali differenziali

applicate improvvisamente o lentamente crescenti;

interruttore differenziale di tipo A:

I'apertura dell'interruttore è assicurata come per il tipo AC, per correnti pulsanti

unidirezionali e per correnti pulsanti unidirezionali, applicate istantaneamente o lentamente

crescenti;

interruttore differenziate di tipo B:

l'apertura dell'interruttore è assicurata come per il tipo A ed inoltre per correnti alternate

sinusoidali differenziali fino a 1000 Hz, per correnti differenziali continue senza

ondulazioni, applicate istantaneamente o lentamente crescenti.

L'installazione di un differenziale di un tipo o di un altro pertanto non è indifferente e dipende dalla

forma d'onda e quindi dal tipo di carico che deve essere protetto.

Considerando che negli impianti BT è orami assai raro trovare carichi lineari, ma si tratta quasi

sempre di alimentatori elettronici, il tipo AC è praticamente escluso d'ufficio.

Per scegliere tra tipo A e tipo B occorre conoscere il carico.

Certe sono due cose:

se si tratta di un raddrizzatore trifase è necessario il tipo B, mentre se nel caso di

raddrizzatore monofase anche il tipo A dovrebbe essere adeguato;

un tipo B costa certamente di più di un tipo A (anche se io mi intendo poco di questi

particolari) ma tratta di un dispositivo che in comune con gli altri ha poco più del nome, è

infatti un dispositivo decisamente più complesso.

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