Sulla collina dei VACCINI - VisMederi

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Sulla collina dei VACCINI Un ospedale ad hoc . La sede dei laboratori di una Big Pharma. Piccole start up che scoprono farmaci . Così Siena è diventata la capitale dell 'immunologia DI AGNESE CODIGNOLA iena 2013, ce la raccontano come una città umiliata e of- fesa, colpita al cuore dal disa- S stro Mps. Ma Siena è anche molto altro. È la sede della ricerca mondiale sui vaccini della Novartis, azienda che lì occupa 2.200 persone (su un totale di 55 mila abitanti) e che ha raccolto il testimone dello storico Istituto sieroterapico Sclavo. E gli eredi di Achille Sclavo, che lo fondò, hanno dato vita a un'altra azienda farma- ceutica che sviluppa terapie innovative per il cancro e le malattie autoimmuni, la Philo- gen. È, ancora, la città dove Toscana Life Sciences, incubatore di aziende, aiuta le spin off a svilupparsi e a resistere sul mercato asfittico del biotech italiano. E dove un on- cologo arrivato qualche anno fa sta trasfor- mando un piccolo reparto dell'Ospedale Le Scotte in uno dei riferimenti mondiali dell'immunoterapia dei tumori. Per capire che cosa è oggi Siena e soprat- tutto che cosa potrebbe diventare è utile partire dal grande vecchio della ricerca se- nese: Paolo Neri, nipote di Achille Sclavo, per molti anni docente di chimica biologica presso l'Università cittadina e fondatore, nel 1970, del primo istituto di ricerca nato dalle ceneri del Sieroterapico. «L'Istituto», spiega Neri, «aveva visto nascere e crescere la grande immunologia italiana e in esso erano stati sviluppati, tra gli altri, il vaccino antidifterite, quello antitetanico e quello antipolio, direttamente da Albert Sabin, ma dopo sessant'anni mostrava i segni del tem- po. Noi cercammo di partire dalle scoperte più recenti sulla chimica delle proteine, per passare da una produzione di vaccini basa- ta sull'immunizzazione degli animali alla ricerca impostata sugli antigeni e sulle pro- teine immunostimolanti. E volemmo da subito aprire il centro al mondo scientifico, promuovendo le trasferte all'estero dei no- stri ricercatori e l'arrivo a Siena di giovani stranieri, un'idea allora considerata un po' stravagante, almeno in Italia». Tra gli allievi di Neri artefici del successo del Centro, passati attraverso vicende non sempre felici (come la proprietà Eni), diven- tato Chiron e poi Novartis, vi è stato e vi è ancora oggi Rino Rappuoli, responsabile mondiale della ricerca su vaccini del colosso svizzero, che ha appena presentato al mon- do l'ultimo frutto della ricerca senese: il primo vaccino contro la meningite da me- ningococco B. Spiega Rappuoli, che sta L'IMMUNONCOLOGO MICHELE MATO. A DESTRA: IL POLICLINICO LE SCOTTE DI SIENA

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Sulla collina dei VACCINIUn ospedale ad hoc . La sede deilaboratori di una Big Pharma.Piccole start up che scopronofarmaci . Così Siena è diventatala capitale dell'immunologiaDI AGNESE CODIGNOLA

iena 2013, ce la raccontanocome una città umiliata e of-fesa, colpita al cuore dal disa-

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stro Mps. Ma Siena è anchemolto altro. È la sede dellaricerca mondiale sui vaccinidella Novartis, azienda che lì

occupa 2.200 persone (su un totale di 55mila abitanti) e che ha raccolto il testimonedello storico Istituto sieroterapico Sclavo. Egli eredi di Achille Sclavo, che lo fondò,hanno dato vita a un'altra azienda farma-ceutica che sviluppa terapie innovative peril cancro e le malattie autoimmuni, la Philo-gen. È, ancora, la città dove Toscana LifeSciences, incubatore di aziende, aiuta le spinoff a svilupparsi e a resistere sul mercatoasfittico del biotech italiano. E dove un on-cologo arrivato qualche anno fa sta trasfor-mando un piccolo reparto dell'Ospedale LeScotte in uno dei riferimenti mondialidell'immunoterapia dei tumori.

Per capire che cosa è oggi Siena e soprat-tutto che cosa potrebbe diventare è utilepartire dal grande vecchio della ricerca se-nese: Paolo Neri, nipote di Achille Sclavo,per molti anni docente di chimica biologicapresso l'Università cittadina e fondatore, nel1970, del primo istituto di ricerca natodalle ceneri del Sieroterapico. «L'Istituto»,spiega Neri, «aveva visto nascere e crescerela grande immunologia italiana e in essoerano stati sviluppati, tra gli altri, il vaccinoantidifterite, quello antitetanico e quelloantipolio, direttamente da Albert Sabin, madopo sessant'anni mostrava i segni del tem-po. Noi cercammo di partire dalle scopertepiù recenti sulla chimica delle proteine, perpassare da una produzione di vaccini basa-ta sull'immunizzazione degli animali allaricerca impostata sugli antigeni e sulle pro-teine immunostimolanti. E volemmo dasubito aprire il centro al mondo scientifico,promuovendo le trasferte all'estero dei no-stri ricercatori e l'arrivo a Siena di giovanistranieri, un'idea allora considerata un po'stravagante, almeno in Italia».

Tra gli allievi di Neri artefici del successodel Centro, passati attraverso vicende nonsempre felici (come la proprietà Eni), diven-tato Chiron e poi Novartis, vi è stato e vi èancora oggi Rino Rappuoli, responsabilemondiale della ricerca su vaccini del colossosvizzero, che ha appena presentato al mon-do l'ultimo frutto della ricerca senese: ilprimo vaccino contro la meningite da me-ningococco B. Spiega Rappuoli, che sta

L'IMMUNONCOLOGO MICHELE MATO.A DESTRA: IL POLICLINICO LE SCOTTE DI SIENA

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mettendo a punto nuove tecnologie sia perottenere i vaccini senza il necessario (oggi)passaggio dalle uova sia per svilupparevaccini in pochissime ore: «A Siena lavora-no oltre 500 ricercatori di tutto il mondo eil centro è un punto di riferimento perchécontinua a cercare e a proporre soluzioniinnovative». Da lì sono in effetti venutinuovi adiuvanti, che potenziano moltol'efficacia dei vaccini antinfluenzali, maanche la vaccinologia inversa, una nuova erivoluzionaria impostazione frutto delleconoscenze genetiche e della collaborazio-ne tra Rappuoli e un visionario con cui eglistesso lavora da anni: Craig Venter. «Inuovi vaccini», spiega Rappuoli, «si pos-sono ottenere partendo dall'informazionegenetica e non più dal virus o dal batterioisolato, e procedendo con la biologia sin-tetica fino ad assemblare le proteine chestimolano la risposta del sistema immuni-tario; così abbiamo fatto con l'ultima in-fluenza cinese, H7N9, isolata il giorno diPasqua in Cina e per la quale dopo unasettimana era pronto il vaccino».

Ma i benefici della presenza di un centrocosì importante ricadono su tutto il settoree favoriscono l'attività di alcune spin offuniversitarie, che hanno trovato in ToscanaLife Sciences un terreno ideale per crescere.Una di queste è VisMederi, fondata nel 2009da Chiara Gentile, Simona Piccirella edEmanuele Montomoli, che l'ex Sieroterapi-co lo conosce molto bene: suo padre ne erail custode. Montomoli è un brillante ricer-

Cronaca di un flopII parco scientifico di Torre Fiorentina, ideatoall'inizio degli anni Duemila, era un progettoal tempo stesso sensato e ambizioso.Sensato, perché fi sorgeva la sede dell'istitutosieroterapico, ed era dunque logico cercaredi mantenere la struttura rinnovandola etrasformandola nel cuore di un polo delle LifeSciences; e ambizioso, perché richiedeva unosforzo organizzativo e un impegno economiconon da poco. Oggi è un progetto realizzatosolo in parte, poiché l'enclave ospita la sededi Novartis e quella di Toscana Life Sciences.Ma è fi che giace anche Siena Biotech, lagrande vergogna della storia recente deicampus. Fondato nel 2000 con uninvestimento da 150 milioni di euro elargitidalla Fondazione dei Monte dei Paschi, ilcentro attrae immediatamente, tra le sue muranuove di zecca, molti ricercatori e manager,

catore diventato ordinario di Medicinasperimentale e sanità pubblica a soli 32anni, che ha deciso di dare vita alla spin offper reagire all'immobilismo universitario.Racconta infatti: «Per verificare se un vac-cino ha stimolato una risposta l' Oms preve-de test ideati molti anni fa, oggi obsoleti. Noiabbiamo messo a punto nuove tecnologiebasate sulla genetica della risposta immu-nologica e siamo quindi gli interlocutori inalcuni casi unici di grandi aziende dellavaccinologia di tutto il mondo, dal Giappo-ne agli Stati Uniti. In una prima fase abbia-mo cercato di sviluppare queste tecnologiein università, ma mancavano i fondi e, so-prattutto, la volontà per farlo. Per questoabbiamo deciso di proseguire con lo spinoff, e ci siamo rivolti a Toscana Life Scienceso Tls». Che si trova nel campus di TorreFiorentina, la stessa collina che ospita l'exSieroterapico e Siena Biotech (vedi box). Èun incubatore di aziende di ricerca e svilup-po, cioè un edificio dove le società biotech(oggi una ventina) appena nate possonocontare per tre anni (estendibili solo a sei)

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ingolositi anche dai suoi generosi stipendi.In realtà fino dall'inizio si dovrebbe sentirepuzza di bruciato: Siena Biotech, infatti,ha come mission lo sviluppo di farmaci perle malattie neurodegenerative e per il cancro,da ottenere in pochi anni e generando profitti(giuridicamente è una Spa). Ha cioè dueobiettivi che portano talvolta sull'orlodel fallimento anche i colossi di Big pharmae che sono decisamente sproporzionati per uncentro solo, sia pure ad alta densità di cervelli.Non solo: di proprietà esclusiva dellaFondazione del Monte dei Paschi, a dettadi molti ha una governance poco chiaraed efficiente perché il denaro arriva e nessunofa troppe domande su come viene impiegatoe a quali risultati porta.Target surreali, denaro in quantità, dirigenzaopaca, scarsi controlli: gli ingredienti del

RICERCATORI NEI LABORATORI NOVARTIS VACCINES.SOTTO: IL PARCO SCIENTIFICO DI TORRE FIORENTINA

su una struttura che mette a disposizionestrumentazione e in parte personale specia-lizzato a costi accessibili, favorendo cosìl'efficienza dei sistemi e l'interazione tra lerealtà produttive.

In Tls porteranno presto parte dei labora-tori anche i figli di Paolo Neri, che nel 1996hanno scelto una via diversa per continuarela tradizione del bisnonno Sclavo: hannofondato una loro azienda farmaceutica, laPhilogen. All'origine dell'idea c'è Dario, en-fant prodige della chimica, laureato allaNormale di Pisa, poi all'estero per diversianni e approdato infine all'Eth di Zurigo,dove è diventato ordinario di chimica dellebiomacromolecole a soli 33 anni e da dovecontinua a ricevere premi e a sfornare pub-blicazioni (oltre 200) su riviste come "Natu-re" e "Science". Dario, insieme ai fratelliDuccio,laureato in Bocconi e accorto respon-sabile della parte finanziaria, e Giovanni,biologo, che si occupa della registrazione deibrevetti, ha scommesso su una sua intuizione,ossia la possibilità di interpretare in un modonon convenzionale un fenomeno alloraall'attenzione di tutta la comunità scientifica:la formazione di nuovi vasi sanguigni indot-ta da alcune malattie autoimmuni e dai tu-mori. Spiega Dario Neri: «Fino a quel mo-mento l'obiettivo era stato distruggere questinuovi vasi, ma nel tempo si è capito cheagendo così l'efficacia non era quella attesa.

fallimento ci sono tutti fino dal primogiorno di attività.Negli anni, in realtà, nascono alcunecollaborazioni importanti come quella conRoche e quella con Wyeth-Pfizer, e alcuni

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Biocamp pergiovani talenti

Noi abbiamo pensato di sfruttare le peculia-rità di alcune proteine di questi vasi per diri-gere contro di esse anticorpi da usare comeveicoli. A questi poi leghiamo le molecoleefficaci e mirate, nel cosiddetto vascular tar-geting». Scopo di Philogen è quello di svilup-pare farmaci, condurre tutta la fase preclini-ca e le prime fasi di quella clinica (I e Il) indiversi paesi, e poi aprirsi alle grandi aziendeper lo sviluppo finale e la messa in commer-

farmaci arrivano alle fasi precliniche.Ma non basta. E, un bilancio asfitticodopo l'altro, il rubinetto del denaro vienedapprima socchiuso e poi sbarrato,portando alla catastrofe attuale. Nell'aprile2012, il primo pessimo segnale: vieneavviata una cassa integrazione primaparziale, poi estesa a tutti e 107 idipendenti. Oggi che anche la cassaè scaduta, lo scheletro deserto di SienaBiotech si erge a Torre Fiorentina comeun totem perfetto ai disastri senesi targatiMps. Nessuno sa che cosa se ne farà,la città (attraverso la Fondazione),di un edificio modernissimo ma irrazionale,che costa centinaia di migliaia di euroall'anno solo per il riscaldamentoe il condizionamento, ma che, al tempostesso, sarebbe assurdo non utilizzare.

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cio. Pochi mesi fa la prima grande soddisfa-zione: Pfizer ha acquistato in esclusiva mon-diale il diritto a sviluppare un farmacoPhilogen contro l'artrite reumatoide, ilDekavil. I tre fratelli sembrano dunque avervinto una sfida che sembrava più che altroun'incoscienza: quella di dare vita a un'a-zienda farmaceutica biotechin Italia, a Siena,negli anni Novanta.

La stessa incoscienza, del resto, sembravaanimare Michele Maio,oncologo del Centrodi Riferimento Oncologico di Aviano, quan-do otto anni fa ha deciso di creare dal nullail primo centro di immunoterapia dei tumo-ri d'Italia, all'Ospedale Santa Maria delleScotte. In quel momento, infatti, l'idea eraconsiderata quantomeno azzardata. Da allo-ra però Maio, che collabora anche con Phi-logen, ha coordinato lo studio clinico inter-nazionale che ha portato all'approvazione diipilimumab, l'anticorpo monoclonale per ilmelanoma,e lavorato a molti altri trial sull'ef-fetto dello stimolo al sistema immunitarionella cura di vari tumori. Nel 2004 ha poidato vita, con Giorgio Parmiani dell'Istitutodei tumori di Milano, al Nibit Network Ita-liano per la BioTerapia dei Tumori, che oggiraccoglie più di 250 gruppi attivi. «Siena»,commenta Maio: «È diventata un punto diriferimento in Italia e nel mondo per questotipo di cura e questo sta avendo effetti a ca-tena su tutto il sistema biotech: crescono le

Arriva anche in Italiail Novartis BioCamp: tre giornidi seminari , workshop edesercitazioni pratiche, dedicatia 30 giovani promesse dellaricerca nelle biotecnologie.La prima edizione italianasi terrà dal 30 settembreal 2 ottobre a Siena,presso il Centro di Ricerca eSviluppo di Novartis Vaccines.Il progetto replica il modellodell'International BioCampdi Basilea e vuole avvicinarei giovani talenti italianiall'industria del biotech.Tra i relatori: Rino Rappuoli,responsabile globale dellaricerca vaccini di Novartis,Ilaria Capua , virologae deputato, inclusa nel 2008tra i 50 scienziati più influentidell'anno da "ScientificAmerican", e il ministrodell'istruzione Maria ChiaraCarrozza.

collaborazioni, si diffonde la conoscenza, sicreano posti di lavoro».

Grande assente, in questo scenario, è inve-ce l'università che anzi, in casi come quello diMontomoli, non isolati, sembra aver scorag-giato la creatività e l'iniziativa, andandocontro la sua vocazione, e che negli ultimitempi ha fatto anche i conti con scandali suiconcorsi e buchi di bilancio. Spiega PaoloNeri: «Negli anni i criteri di selezione delpersonale sono stati sempre meno meritocra-tici e più legati anche in questo caso, in variomodo, all'Mps. Il risultato è l'insignificanzadi un ateneo che ha una storia gloriosa, cheavrebbe molto da dire e che ora deve trovareil modo per rinascere».

Già, rinascita: una parola che si è sentitamolto in campagna elettorale e che è stataassociata alle Life Sciences soprattutto daparte dello sconfitto al ballottaggio per leelezioni del sindaco, un altro Neri pronipotedi Achille Sclavo, Eugenio, cardiochirurgodelle Scotte, che ne aveva sottolineato l'im-portanza. Perché Siena potrà rinascere se ri-uscirà a credere, oltreché su turismo e cultura,anche e soprattutto sul biotech e sul grandepatrimonio di persone e di strumentazione dicui dispone, e che già oggi danno lavoro amigliaia di persone. Una ricetta che, mutatismutandis, potrebbe essere importata anchein molte altre zone di un paese che è tutto unpo' una grande Siena. n