Sul battente da porta - Galleria Lorenzelli · in Francia nel '600 e nel '700 ess;i i sni riconosce...

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Sul battente da porta Il battente da porta in ferro compare in Occidente nel tardo Medioevo. A quell'epoca con il rifiorire delle attività metallur- giche e la nascita di una «moderna» siderurgia, molti oggetti d'uso vengono preferibilmente prodotti in fer- ro anziché in bronzo o in altri materiali. Uno di questi è il battente da porta che nel contempo subisce una sorta di ridefinizione complessiva del suo ruolo, all'interno del nuovo orizzonte storico-sociale. Si tratta, come noteremo fra poco, di mutazioni for- mali ma anche di accentuazioni funzionali destinate a porre il battente da porta in una luce diversa rispetto al passato. Nel mondo antico o perlomeno nell'antichità clas- sica, di cui restano maggiori tracce documentarie, il sistema della porta 1 prevede la presenza di un «bat- tente» applicato sull'uscio la cui versione più ricorren- te è quella di una protome leonina che stringe in boc- ca un anello (nel caso la porta sia a due ante è prevista la coppia). «Battenti» di questo tipo compaiono più o meno identicamente sulle porte di case, palazzi, tem- pli e tombe con due presunte finalità pratiche; agevo- lare la chiusura della porta, tirandola verso di sé e an- nunciare il proprio arrivo, battendo Fanello contro l'u- scio; a queste si aggiunge naturalmente una funzione ornamentale nonché quella di ammonire il passante a tenersi lontano. Apparentemente l'oggetto che abbiamo appena de- scritto presenta le stesse caratteristiche del suo futuro discendente medievale e poi moderno ma in realtà sus- siste fra i due una precisa differenza: nei «battenti» del mondo antico la funzione di battere non è prevalente rispetto alle altre come negli esemplari medievali. Gli anelli stretti tra le fauci di un leone comunicano più il senso della maniglia che quello del battente e l'azione del battere, che pure l'oggetto in certi casi assolveva, aveva certamente un significato più simbolico che rea- le: chi impugnava l'anello intendeva esprimere l'inten- zione di battere piuttosto che darne concreta dimo- strazione. A sostegno di questa tesi concorrono considerazioni diverse: il fatto che nel mondo greco e romano le porte delle case restassero aperte o semiaperte durante il giorno 2 (da cui anche la quasi totale assenza di serra- ture) e che il gesto di battere alla porta si compisse co- munemente con il pugno o con un bastone 3 , lascia pre- sumere un ridotto impiego del battente da porta; d'al- 34 tro canto i battenti della classicità di cui abbiamo noti- zia, e talora testimonianza concreta, denunciano una struttura morfologica tendenzialmente priva di una «te- sta» ossia di quella parte del battente opportunamente rinforzata per sopportare impatti ripetuti e frequenti. Si deve pertanto concludere che quei battenti che dall'antichità sino all'Alto Medioevo ornano le porte di case, palazzi e chiese svolgono una funzione più di maniglia che di vero battente; sono oggetti più da im- pugnare che da spingere contro un uscio 4 . La fisionomia del battente da porta in ferro medie- vale è invece molto diversa da quella del suo progeni- tore a riprova della diversa concezione che lo ha ispira- to. Innanzitutto il battente viene concepito in ferro, materiale elastico e resistente più del tradizionale bronzo e quindi adatto a resistere a migliaia di urti, e poi vie- ne realizzato in una forma ergonomicamente più fun- zionale: i primi battenti in ferro rassomigliano a dei mar- telli e come tali non presentano più l'aspetto di una ma- niglia entro cui si infila la mano per tirare a sé la porta; la mano deve invece afferrare l'oggetto per farlo batte- re contro l'uscio in un punto opportunamente dotato di un rinforzo (solitamente ancora in ferro), per evita- re il rapido consumo del legno. Lo spirito di concretez- za che pare animare il battente in ferro coinvolge in un certo senso anche il momento decorativo; le varie tipo- logie di animali più o meno fantastici tratti dal bestia- rio medievale che ricorrono in molti battenti svolgono un ruolo analogo a quello delle protomi leonine ma men- tre queste ultime stavano per così dire sul fondo della scena, quelli sono protagonisti assoluti: si tratta di fi- gure poste volutamente in posizione centrale con un du- plice intento: da un lato attrarre il passante ma al tem- po stesso intimargli di passare lontano. Questa secon- da finalità ricopre a sua volta un significato scaraman- tico e uno concreto: l'animale raffigurato sul battente ha il compito di scacciare dalla casa gli spiriti del Male ma è anche un guardiano reale della casa che vuole spa- ventare chi gli passa vicino. Inoltre poiché l'uscio dei portoni medievali non è più aperto durante il giorno come nell'antichità ma rigoro- samente chiuso, il battente campeggia sempre al cen- tro della porta come a tutela della proprietà privata che la società medievale per prima si incarica di sancire e legittimare. Visto sotto quest'ultima angolatura il battente da por- ta costituisce una sorta di barriera preliminare alTac-

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Sul battente da porta

I l battente da porta in ferro compare in Occidente nel tardo Medioevo.

A quell'epoca con il rifiorire delle attività metallur­giche e la nascita di una «moderna» siderurgia, molti oggetti d'uso vengono preferibilmente prodotti in fer­ro anziché in bronzo o in altri materiali. Uno di questi è il battente da porta che nel contempo subisce una sorta di ridefinizione complessiva del suo ruolo, all'interno del nuovo orizzonte storico-sociale.

Si tratta, come noteremo fra poco, di mutazioni for­mali ma anche di accentuazioni funzionali destinate a porre i l battente da porta in una luce diversa rispetto al passato.

Nel mondo antico o perlomeno nell'antichità clas­sica, di cui restano maggiori tracce documentarie, i l sistema della porta1 prevede la presenza di un «bat­tente» applicato sull'uscio la cui versione più ricorren­te è quella di una protome leonina che stringe in boc­ca un anello (nel caso la porta sia a due ante è prevista la coppia). «Battenti» di questo tipo compaiono più o meno identicamente sulle porte di case, palazzi, tem­pli e tombe con due presunte finalità pratiche; agevo­lare la chiusura della porta, tirandola verso di sé e an­nunciare il proprio arrivo, battendo Fanello contro l'u­scio; a queste si aggiunge naturalmente una funzione ornamentale nonché quella di ammonire i l passante a tenersi lontano.

Apparentemente l'oggetto che abbiamo appena de­scritto presenta le stesse caratteristiche del suo futuro discendente medievale e poi moderno ma in realtà sus­siste fra i due una precisa differenza: nei «battenti» del mondo antico la funzione di battere non è prevalente rispetto alle altre come negli esemplari medievali. Gli anelli stretti tra le fauci di un leone comunicano più il senso della maniglia che quello del battente e l'azione del battere, che pure l'oggetto in certi casi assolveva, aveva certamente un significato più simbolico che rea­le: chi impugnava l'anello intendeva esprimere l'inten­zione di battere piuttosto che darne concreta dimo­strazione.

A sostegno di questa tesi concorrono considerazioni diverse: il fatto che nel mondo greco e romano le porte delle case restassero aperte o semiaperte durante i l giorno2 (da cui anche la quasi totale assenza di serra­ture) e che il gesto di battere alla porta si compisse co­munemente con il pugno o con un bastone3, lascia pre­sumere un ridotto impiego del battente da porta; d'al-

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tro canto i battenti della classicità di cui abbiamo noti­zia, e talora testimonianza concreta, denunciano una struttura morfologica tendenzialmente priva di una «te­sta» ossia di quella parte del battente opportunamente rinforzata per sopportare impatti ripetuti e frequenti.

Si deve pertanto concludere che quei battenti che dall'antichità sino all'Alto Medioevo ornano le porte di case, palazzi e chiese svolgono una funzione più di maniglia che di vero battente; sono oggetti più da im­pugnare che da spingere contro un uscio4.

La fisionomia del battente da porta in ferro medie­vale è invece molto diversa da quella del suo progeni­tore a riprova della diversa concezione che lo ha ispira­to. Innanzitutto il battente viene concepito in ferro, materiale elastico e resistente più del tradizionale bronzo e quindi adatto a resistere a migliaia di urti , e poi vie­ne realizzato in una forma ergonomicamente più fun­zionale: i primi battenti in ferro rassomigliano a dei mar­telli e come tali non presentano più l'aspetto di una ma­niglia entro cui si infila la mano per tirare a sé la porta; la mano deve invece afferrare l'oggetto per farlo batte­re contro l'uscio in un punto opportunamente dotato di un rinforzo (solitamente ancora in ferro), per evita­re i l rapido consumo del legno. Lo spirito di concretez­za che pare animare il battente in ferro coinvolge in un certo senso anche il momento decorativo; le varie tipo­logie di animali più o meno fantastici tratti dal bestia­rio medievale che ricorrono in molti battenti svolgono un ruolo analogo a quello delle protomi leonine ma men­tre queste ultime stavano per così dire sul fondo della scena, quelli sono protagonisti assoluti: si tratta di f i­gure poste volutamente in posizione centrale con un du­plice intento: da un lato attrarre i l passante ma al tem­po stesso intimargli di passare lontano. Questa secon­da finalità ricopre a sua volta un significato scaraman­tico e uno concreto: l'animale raffigurato sul battente ha i l compito di scacciare dalla casa gli spiriti del Male ma è anche un guardiano reale della casa che vuole spa­ventare chi gli passa vicino.

Inoltre poiché l'uscio dei portoni medievali non è più aperto durante il giorno come nell'antichità ma rigoro­samente chiuso, i l battente campeggia sempre al cen­tro della porta come a tutela della proprietà privata che la società medievale per prima si incarica di sancire e legittimare.

Visto sotto quest'ultima angolatura il battente da por­ta costituisce una sorta di barriera preliminare alTac-

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cesso in un territorio privato, uno scudo che, secondo il duplice significato del termine, in primo luogo pro­tegge ma può anche ostentare lo stemma, i simboli aral­dici o il monogramma della famiglia cui appartiene la dimora.

Un ultimo aspetto tipico del battente da porta in ferro è quello di essere in genere concepito come oggetto sin­golo, a differenza dei battenti in bronzo che appaiono il più delle volte in coppia sui portoni e possono essere riprodotti in più esemplari- Le coppie di battenti in ferro sono abbastanza rare.

I caratteri del battente da porta sin qui messi in evi­denza, riferendosi principalmente agli esemplari medie­vali in ferro del tipo a martello, possono essere estesi in linea generale anche agli altri tipi di battente in ferro.

A partire dal '400 tornano largamente in voga i bat­tenti ad anello, probabilmente nell'ambito del genera­le processo di rivisitazione dei modelli classici, distin­tivo del periodo rinascimentale; il ritorno di questa for­ma, che resterà prevalente nei secoli successivi rispet­to al tipo a martello, non contraddice comunque le con­notazioni assunte dall'oggetto in età medievale che tut-t'al più vengono ribadite rimanendo sostanzialmente inalterate fino all'Età contemporanea.

Sotto un profilo tecnico i l battente da porta rappre­senta una delle tante protesi motoriche di cui l'uomo si è dotato nel corso della storia.

La prima ragion d'essere di un battente è infatti quel­la di sostituire i l pugno umano usato per battere ad una porta. L'uomo inventa un oggetto in grado di rispar­miargli la forza del braccio spesa nel compimento di un gesto ricorrente.

L'idea tecnica all'origine del battente è peraltro as­sai semplice: un elemento mobile — il corpo del bat­tente — che si articola intorno ad uno fisso — un lac­cio o una forcella — incastrato nella parete lignea della porta. In condizioni di quiete i l battente pende in po­sizione verticale mantenendosi più o meno aderente alla porta; quando invece si vuole utilizzare l'oggetto, lo si solleva sin quasi a portarlo in posizione orizzontale per poi lasciarlo ricadere (oppure accompagnarlo) affinché con la forza del suo peso (e talora con l'aiuto del brac­cio) batta sonoramente contro la porta; successivamente il battente ritorna da solo nella posizione originaria.

In termini fisici questa dinamica è la stessa di un pen­dolo in cui ovviamente l'oscillazione risulta dimezzata per la presenza di una barriera fisica rappresentata dal­la porta.

Tutti i battenti funzionano nello stesso modo, dina­micamente coinvolti in un rapido succedersi di gesti: la mano dell'uomo afferra i l battente stringendone la

porzione inferiore (spesso dotata di una apposita presa sporgente), lo solleva verso l'alto e poi lo lascia andare; l'impatto del battente con la porta produce il rumore desiderato.

In termini strutturali un battente da porta è costi­tuito da un corpo unico nel quale sono individuabili due parti vitali al suo funzionamento: la testa e lo snodo; la testa è la parte del corpo che batte effettivamente contro la porta mentre lo snodo è quella che si articola sull'elemento fisso conficcato nella porta.

Più comunemente, ai fini dell'analisi formale un bat­tente si considera composto di tre elementi: un corpo, una testa e uno snodo; in questo caso lo snodo corri­sponde all'intera cerniera costituita dalla parte fissa in­castrata nell'uscio e da quella mobile facente parte del corpo del battente.

In alcuni esemplari esiste un quarto elemento — la piastra di fondo — staccato dal corpo e inchiodato alla porta dietro lo snodo.

Infine l'elemento in ferro che compare sotto forma di chiodo, borchia o dado nel punto della porta tocca­to dalla testa del battente prende il nome di "incudine".

Sul piano formale il battente da porta si manifesta storicamente in due versioni: i l tipo a martello e quello ad anello. I l primo è predominante nel Medioevo ma viene continuamente prodotto anche nei secoli succes­sivi e si configura come un'asta verticale ripiegata in basso a testa di martello, talora interamente modellata in forme zoomorfe e/o fitomorfe ovvero più semplice­mente arricchita con figure animali e/o vegetali. I l tipo a martello può assumere configurazioni diverse e comun­que non classificabili come varianti fisse e ricorrenti, essendo tendenzialmente frutto di una elaborazione per­sonale del singolo artefice che intendeva dar vita ad un oggetto unico.

I l tipo ad anello compare, o meglio ricompare (come riscoperta del modello classico) intorno al '400 e si di­versifica in molteplici varianti sostanzialmente raggrup­pabili in tre categorie: gli anelli puri, quelli modificati e le lire.

La forma rotonda pura è prevalente nel '400 e nel '500 e ad essa si affianca successivamente quella ova­le (larghezza superiore all'altezza); in questo gruppo sono da includere anche quegli esemplari prodotti tra il '500 ed i l '700 in un'area compresa tra la Germania meridionale, la Svizzera e l'arco alpino orientale, la cui forma, sostanzialmente rotonda od ovale viene masche­rata da un apparato decorativo particolarmente ricco costituito da motivi vegetali, mascheroni, ecc.

Già verso la fine del '400 compaiono forme modi­ficate dei canonici anelli tondi, ottenute secondo mo­dalità di variazione abbastanza precise e riconoscibili: i lembi superiori del battente anziché ricongiungersi

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ad arco e determinare la classica forma anulare, vengo¬no ripiegati verso l'alto ad angolo retto, dando luogo a prolungamenti verticali paralleli, oppure secondo una linea curva, che in tal caso determina un profilo a campana.

Un ulteriore articolazione di questi modelli formali è osservabile in un'ampia tipologia di battenti prodotti in Francia nel '600 e nel '700; in essi si riconosce una sagoma ovale che subisce nella parte superiore ripiega­menti ad angolo e insieme curvilinei, dando origine ad un profilo del tutto particolare, comunemente assimi­lato a quello di un carniere {boucle de gibecière).

Infine la forma a lira, apparentemente nata da un'en­nesima elaborazione della forma ad anello, si sviluppa in realtà in via autonoma come ripresa di un modello classico che ricalca a sua volta il profilo dello strumen­to musicale. I l carattere distintivo del battente a for­ma di lira è rappresentato dalla presenza di riccioli ai lati dello snodo, che lo differenziano dal tipo ad anello scampanato. I battenti a forma di lira vengono realiz­zati principalmente in Italia tra i l '500 ed il '700 e ta­lora in Spagna e in Francia; in molti esemplari i l profi­lo della lira viene costruito con due delfini disposti in posizione simmetrica.

Restano da fare alcune osservazioni circa l'aspetto formale della testa e dello snodo di un battente.

La testa può assumere configurazioni diverse: nella

maggior parte dei casi è costituita da un ingrossamen­to del corpo che forma un nodo (tondo, esagonale, po­ligonale, ecc.); più raramente appare indistinta rispet­to al resto del battente e presenta talvolta la stessa se­zione del corpo; molto spesso è segnalata dalla presen­za di un dado sul retro e/o di un pomolo sul davanti: i l dado ha la funzione di evitare i l contatto diretto del corpo del battente con la porta mentre i l pomolo funge da presa; la presa di un battente può anche configurar­si come elemento vegetale sporgente (un ricciolo, una voluta, ecc.).

Come già detto la testa dei battenti a martello è in genere costituita dal ripiegamento del corpo ma in cer­t i casi i l corpo non è ripiegato e diventa necessaria la presenza di un dado sul retro.

Lo snodo può essere di due tipi: può esserci un lac­cio che abbraccia i l corpo del battente e le cui estremi­tà vengono riunite e conficcate nel legno della porta, oppure un'astina bloccata nello spessore della porta che termina esternamente a forcella, con un perno che at­traversa la forcella e nel contempo trapassa anche il cor­po del battente. Questo secondo tipo di snodo può es­sere realizzato anche in forma inversa: la forcella spor­ge dal corpo del battente e i l perno trapassa l'astina fis­sata nella porta.

ALESSANDRO CESATI

Note

Per una trattazione sistematica circa la tipologia della porta e dei re­lativi accessori ne! mondo greco e romano si veda: C. Daremberg et E . Saglio, Dictionnaire des antiquités grecques et romaines, 9 voli., Ha-Ghette, Paris 1877- 1918, voce Janua. 2 Vedi: C. Daremberg et E . Saglio, op. cit., voce janua. J Vedi: C. Daremberg et E . Saglio, op. cit., voce Janna.

^Secondo una consuetudine diffusa nel Medioevo ma forse anche più antica, citata da vari autori tra cui Viollet-Ie-Duc {Dìctionnatre raison-né du mobilier frangais, 6 voli., Morel, Paris 1874, voce Heurtoir) per chiedere asilo in una chiesa era sufficiente afferrare uno di quegli anel­li che pendevano dai portali esterni, il cui compito principale era quel­lo di «facilitare il tiraggio delle ante quando le si voleva chiudere»!

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