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Suggerimenti pratici per genitori, insegnanti e terapisti Prima edizione, maggio 2012 Il bambino ipovedente

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Suggerimenti pratici per genitori, insegnanti e terapisti

Prima edizione, maggio 2012

Il bambino ipovedente

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Opuscolo informativo curato da Raffaella Crivelli, Servizio giovani ciechi e ipovedenti della Unitascon alcune osservazioni tratte da pubblicazioni dell’UCBC (Unione Centrale per il Bene dei Ciechi)

Impaginazione: Studio Boneff, Lugano

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Cari genitori, Cari docenti e Cari terapisti,l’80% delle informazioni sul nostro ambiente è ottenuto tramite ilsenso della vista. La fase sensibile per questo apprendimento si si-tua principalmente durante la prima infanzia. Per questa ragione èmolto importante accompagnare il bambino cieco o ipovedente ela sua famiglia fin dall'inizio.

Il personale specializzato aiuta a valutare la situazione di un bam-bino o di un adolescente, i suoi bisogni concreti e dà consigli utili,durante le varie tappe della sua vita, sulle misure da prendere.

La consulenza rivolta anche ai giovani, che Unitas svolge dal 2006,vuole essere un’antenna sul territorio ticinese volta a sostenere pra-ticamente genitori, docenti e terapisti che si trovano a lavorare conbambini e ragazzi.

Questo opuscolo informativo può quindi essere un primo approc-cio per affrontare più serenamente un lavoro efficace a beneficiodei giovani.

Dal 1946 la Unitas dedica le sue energie al miglioramento dellecondizioni di vita delle persone cieche e ipovedenti della Svizzera ita-liana. Con la loro diretta partecipazione, essa ha saputo istituire inquesti decenni un’importante rete di strutture, servizi e iniziative perrispondere alle esigenze di chi è affetto da un andicap visivo. Perchéi suoi sforzi risultino efficaci, la Unitas ha costantemente bisogno delsostegno finanziario della popolazione e della collaborazione deimolti volontari che offrono il loro tempo prezioso a questa causa.

A tutti i nostri amici, un grazie di cuore per quanto continuano afare per noi.

Tenero, maggio 2012

Prefazione

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Il nostro occhio vede un oggetto e neproietta l’immagine sulla retina, la quale,attraverso le varie cellule retiniche, la de-codifica. Le informazioni necessarie ven-gono poi inviate, attraverso il nervo otti-co, al cervello. Il cervello le elabora for-mandone una rappresentazione mentalee immagazzina la rappresentazione del-l’oggetto nella memoria.

A volte però questo percorso viene de-viato o distorto da disfunzioni nelle varieparti dell’occhio, nella trasmissione o nel-l’elaborazione a livello cerebrale.

Con deficit visivi quali miopia, iperme-tropia, astigmatismo, che si situano uni-camente nella parte ottica dell’occhio,l’oculista stabilisce la traiettoria del fascioluminoso e corregge con lenti adeguate lamessa a fuoco dell’immagine sulla retina.L’immagine diventa nitida e riconosciutanella sua globalità.

Queste persone hanno sì delle difficoltàvisive, ma non rientrano nella casistica de-gli ipovedenti.

Parliamo di ipovisione, o Low Vision,quando, malgrado una correzione ot-tica della vista, la visione della perso-na rimane ridotta.

Tra la cecità e l’ipovisione esiste unaquantità di forme tutte diverse di deficitvisivi, che sono generate da svariati fatto-ri; il deficit può essere congenito o acqui-sito, avvenuto precocemente o tardiva-mente.

Le difficoltà visive che possono entrarein gioco a diversi livelli generano unacomplessità di lettura e comprensionedell’ambiente, tale che l’azione pedagogi-ca da mettere in atto diventa strettamen-

Le difficoltà visive

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te individualizzata alla persona. L’aspettosociale ed emotivo di ognuno impediscepoi una generalizzazione della presa a ca-rico.

Al momento della scoperta di un’ipovi-sione, la tempestiva segnalazione èestremamente importante, non è maitroppo presto.

Il bambino necessita di una specialeeducazione per un’evoluzione adeguataalla sua età.

Una percezione parziale delle “cose”,causata da un’ipovisione, porta a una co-noscenza cognitiva dell’ambiente noncorretta, perché non completa.

Grazie alla plasticità del sistema nervosocentrale dei bambini (ossia l’adattamentoche permette ai neuroni di modificarsi edi organizzarsi in base alle esperienze vis-sute), a una precoce stimolazione visiva ea un apprendimento di forme suppletivealla vista (quali tatto, udito, olfatto, ecc.)nei primi mesi/anni di vita, si possono mi-gliorare le possibilità di apprendimento ditecniche e di strategie necessarie per co-noscere al meglio l’ambiente e svilupparele adeguate competenze motorie. La per-cezione visiva non è quindi solamente il ri-sultato fisiologico di un processo di matu-razione della funzione visiva, ma un pro-cesso di apprendimento.

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Cosa significa avere un bambino ipovedente

Bisogna partire dall’idea che ipovisio-ne non significa deficit delle capacità intel-lettive e quindi non impedisce un normaleapprendimento. Ma, se non si interviene inmaniera adeguata, può avere un influssosull’evoluzione del bambino.

Ogni bambino ipovedente reagisce diver-samente e ha bisogno di aiuti e consigliadeguati alla realtà nella quale vive, perciòognuno è comparabile solo a se stesso; ge-neralizzare delle strategie è quindi quasiimpossibile.

I fattori che entrano in gioco in un’ipovi-sione sono molteplici. La nostra vista di-pende dall’acuità visiva, dalla sensibilità aicontrasti, dalla capacità di accomodazione(zoom), dalla convergenza binoculare, dalcampo visivo, dal funzionamento neurolo-gico e dall’intelligenza del bambino.

Il percorso d’intervento è diverso a secon-da dell’età.

I primi anni di vita sono molto importan-ti. È proprio in questo periodo che il bambi-no si sviluppa in tutte le sue potenzialità co-noscitive e cognitive. Se a un bambino ve-dente l’aggancio visivo permette di “legge-re” e apprendere, per un bambino ipove-dente il processo di apprendimento può av-venire solo se è stimolato in maniera ade-guata fin dalla più tenera età.

Nel bambino molto piccolo gli effetti diun’ipovisione sono legati ad un ritardo del-la conoscenza della realtà e ad una diffi-coltà nelle interrelazioni personali.

Quando un bebè presenta un deficit visi-vo, necessita quindi di una tempestivapresa a carico.

I benefici di una stimolazione visiva pre-coce diventano importanti per tutti gli ap-prendimenti del bambino: per lo sviluppodella sua autonomia, per il suo futuro sco-lastico e per la sua integrazione futura nel-la società.

Una stimolazione attraverso attività ludi-che multisensoriali motiva il bambino ascoprire le sue potenzialità visive e ad uti-lizzarle al meglio. L’obiettivo finale è di ri-svegliare in lui il desiderio di guardare e diutilizzare la vista.

Queste attività aiutano il bambino a:

suscitare in lui interesse e reazioni;

utilizzare lo sguardo (localizzare e fissare);

esercitare l’inseguimento visivo (esplora-zione e ricerca);

scoprire e utilizzare le mani, associate al-la visione, per la coordinazione occhio-mano;

utilizzare i movimenti della testa e delcorpo per orientare lo sguardo da lonta-no e lavorare sulla coordinazione visuo-motoria in diversi spazi;

mantenere una postura adeguata.

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a) OsservazioniAlcuni segnali possono indicarci delle diffi-coltà visive nel bambino:

non reagisce alla luce o reagisce troppo;

non mostra interesse per il viso delle per-sone;

non cerca il contatto visivo;

dalle 6 settimane dopo la nascita nonsorride;

non mostra interesse per gli oggetti inmovimento;

non osserva le sue mani né gli oggetti cir-costanti;

non prende in mano gli oggetti che gli sioffrono;

gli occhi sono in continuo movimento;

presenta delle posture o delle posizioniinconsuete della testa e/o del corpo.

b) Proposte didatticheIl materiale che si può utilizzare per stimo-lare l’attività visiva è vario e dipende dallafantasia del terapista e del genitore.Oggetti con colori ben contrastanti (il neroe bianco è il massimo contrasto che stimo-la la visione periferica), materiali fluore-scenti e brillanti sostenuti da fonti lumino-se, il piano luminoso, le pile, oggetti sono-ri, oggetti mobili, e abbinare l’ascolto adattività visive, ecc., sono alcuni degli accor-gimenti che si potrebbero mettere in attoin modo che il bambino possa imparare adutilizzare al meglio la sua vista.

L’intervento pedagogico da parte di unapedagogista in educazione precoce specia-lizzata in Low Vision è realizzato in colla-borazione con i genitori e con tutte le per-sone che si occupano del bambino (pedia-tri, ottici specializzati, oftalmologi, terapi-sti, i vari servizi dell’istruzione pubblica eprivata, i luoghi d’integrazione). Il progetto pedagogico individualizzato ècontinuamente rivalutato e orientato infunzione dell’evoluzione delle competenzedel bambino.

Cosa significa avere un bambino ipovedente

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Materiali che si possono utilizzare per stimolare l’attività visiva

Cosa significa avere un bambino ipovedente

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Cosa significa avere un bambino ipovedente

c) L’illuminazionePer le persone ipovedenti un’illuminazioneadeguata, adatta ai loro bisogni, può incre-mentare la percezione visiva e il loro orien-tamento nell’ambiente.

La visione è legata alla luce; infatti vieneconvertita, attraverso la retina, in impulsielettrici che vengono poi trasportati al cer-vello dal nervo ottico. La vista non esistesenza la luce.

Vedere è la possibilità di poter percepirel’ambiente grazie ad un’illuminazione ade-guata. Perciò un’azione efficace necessita diun’illuminazione efficace. Modificando l’il-luminazione, o utilizzando delle fonti lumi-nose, si possono correggere le azioni e ilcomportamento dell’individuo.

Grazie ad una buona illuminazione si puòottenere:

l’aumento dell’acuità visiva;

un contrasto più netto dell’immagine equindi una migliore percezione;

una buona postura;

un benessere psico-fisico del bambino(buon umore e rilassamento).

Consigli per una buona illuminazione (valu-tare individualmente la collaborazione conuno specialista):

illuminare in maniera diretta o indiretta aseconda del locale e del suo utilizzo;

avere una luce omogenea in tutto il loca-le è molto importante;

evitare le lampade alogene come lampa-de da tavolo, perché scaldano troppo;

analizzare la temperatura della lampadi-na, scegliendo quella più congeniale albambino ipovedente.Per convenzione le fonti luminose vengo-no suddivise in tre gruppi:- 3300K toni caldi- da 3300 a 5300K luce diurna- oltre 5300K luce fredda;

sfruttare la luce naturale (luce delle fine-stre) modulata da tende a lamelle (regola-bili) o in tessuto chiaro. Le piante, le deco-razioni e i tendoni possono diminuire la lu-ce naturale. La luce del giorno è di qualitàsuperiore a quella artificiale, è importanteutilizzarla in maniera adeguata alle esi-genze del bambino. Le finestre si devonotrovare a lato e mai di fronte al bambino(abbagliamento); posizionare corretta-mente il tavolo, il lettino, il parco, il seg-giolone, ecc;

orientare la fonte luminosa: la luce illumi-na solo la zona utile ed è posta all’altezzadegli occhi o sopra la testa (il fascio lumi-noso rifletterà sui giochi e devierà versol’esterno e non verso gli occhi);

fare attenzione alle superfici lucide e riflet-tenti. Un ripiano opaco conviene mag-giormente (tovaglia, piano seggiolone,ecc.).

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Lettera di un bambino ipovedente ai suoi genitori

Adesso che sapete quali potrebberoessere le mie difficoltà, eccovi alcuniconsigli.

1. Il vostro affetto e il vostro amore sonoper me necessari per poter crescere nor-malmente.

2. Prestate attenzione al mio modo dimuovermi e di sorridere, osservate i mieiatteggiamenti e tutti i miei progressi:potrete conoscermi meglio, stimolarmidi più e incoraggiarmi a crescere e a svi-luppare la mia personalità.

3. Mi piace essere accarezzato e fare il ba-gno insieme a voi: mi aiuta a percepireil mio corpo e a conoscerlo.

4. Parlatemi piano e guardatemi in faccia:io sento il vostro sguardo su di me e lavostra voce mi rassicura.

5. Se mi parlate piano all’orecchio o agita-te un sonaglio musicale, mi può aiutarea sollevare la testa e a dirigerla verso lafonte sonora.

6. Se parlate ogni volta che entrate nellamia camera, noterò la vostra presenza enon mi spaventerò.

7. Mi spavento e piango quando mi solle-vate bruscamente o fate dei rumori for-ti ed improvvisi: prendetemi delicata-mente in braccio e rassicuratemi.

8. Quando mi date il biberon fatemelo te-nere in mano: questo mi aiuterà a cono-scere le mie mani e a giocare con loro.

9. Quando comincio a produrre diversisuoni, giocate con me e mettete le miemani sulla vostra bocca: in questo mo-do comincerò a capire da dove proven-gono questi suoni.

10. Appendete vari oggetti e giocattoli sulmio lettino, ma aiutatemi a cercarli e atrovarli guidando la mia mano. Se li po-sizionate a metà lettino e se il loro co-lore è ben visibile, mi sarà più facile ri-trovarli.

11. Quando posso mangiare morbide pap-pe, mostratemi dov’è il piatto e lascia-temi toccare con le mani: se la pappami piace vedrete che me la metterò inbocca.

12. Guidate le mie mani verso i giocattoli enella loro esplorazione e insegnatemicome giocare. Se i giocattoli fossero so-nori o con colori forti e facilmente rag-giungibili con le mie braccia, mi aiute-rebbe maggiormente.

13. Incoraggiatemi a muovermi da solospingendo gentilmente le mie gambe.Se devo dirigermi verso la vostra voce,per me sarà più facile e più rassicurante.

14. Presentatemi alle altre persone, così co-mincerò a riconoscerle dalla voce e ascoprire che esiste altra gente attorno ame.

15. Devo cominciare ad orientarmi nellestanze. Degli oggetti sonori o moltocolorati mi aiuterebbero a capire dovesono.

16. Divertitevi con me con dei giochi ripeti-tivi e di imitazione: mi aiuta ad impara-re e a giocare poi da solo.

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Alcuni punti sono tratti dal fascicolo:“Aiutami a crescere”, consigli per l’educazione del bambino videoleso dalla nascita ai tre anni. Fondazione Holmann 1992

17. Quando sono capace di stare seduto,datemi la scatola dei miei giochi: potròcercare ciò che mi interessa, levandoli erimettendoli al loro posto.

18. Avvertitemi dei pericoli e spiegatemeli,ma lasciatemi esplorare e toccare ciòche incontro: mi aiuta a non aver paurae a conoscere questo grande e scono-sciuto mondo.

19. Attenzione a non sovrastimolarmi: miinnervosisce e non mi dà il tempo di ca-pire e di mettere in pratica ciò che stoimparando.

Lettera di un bambino ipovedente ai suoi genitori

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La buona osservazione e la segnalazio-ne, da parte dell’adulto, di eventuali disagi,permettono al bambino di non instaurarealtri disturbi associati (per es. comporta-mentali e relazionali).

Una prima valutazione può essere effet-tuata grazie a test specifici e tramite osser-vazioni adatte all’età del bambino e alle suepossibilità; permette di stabilire se esistonodelle reali difficoltà visive e in che modo ilbambino utilizza il suo potenziale visivo (va-lutazione effettuata da una terapista LowVision).

Un’approfondita visita medica è comun-que assolutamente necessaria (valutazioneoculistica).

Il bambino non è mai un’entità a sé maè legato all’ambiente famigliare e socialenel quale vive e risente l’inquietudine deigenitori.

Conclusioni

È importante sostenere la famiglia che haun figlio con deficit visivo e dare gli stimolinecessari alla sua crescita.

Il bambino ipovedente ha bisogno di esse-re stimolato fin dai primi mesi di vita. La sti-molazione precoce incide enormementesullo sviluppo generale del bambino, poichéla carenza della vista non gli permette di ac-quisire certe abilità in un tempo reale.

Una terapia Low Vision aiuta il bambino adessere stimolato adeguatamente, acquisen-do le varie abilità di base, in modo che la suapersonalità segua uno sviluppo armonico,basato sulla formazione delle relazioni uma-ne e su un adeguato sviluppo del proprio io.

Il sostegno parallelo ai genitori, con consi-gli di vita quotidiana, permette loro di cre-scere il figlio con rinnovata serenità.

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Tabella riassuntiva delle difficoltà visive

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Appunti

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Prefazione .......................................................................................................................................................... 3

Le difficoltà visive ............................................................................................................................................ 4

Cosa significa avere un bambino ipovedente ....................................................................................... 5

a) Osservazioni ............................................................................................................................................. 6

b) Proposte didattiche ................................................................................................................................ 6

Materiali che si possono utilizzare per stimolare l’attività visiva ................................................. 7

c) L’illuminazione ........................................................................................................................................ 8

Lettera di un bambino ipovedente ai suoi genitori ............................................................................ 9

Conclusioni ..................................................................................................................................................... 11

Tabella riassuntiva delle difficoltà visive ............................................................................................. 12

Appunti ............................................................................................................................................................ 14

Indice

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UNITASAssociazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana

6598 TeneroE-mail: [email protected]

La Unitas è sezione per la Svizzera italianadella Federazione svizzera dei ciechi e deboli di vista

Servizio giovani ciechi e [email protected]. 091 735 69 00