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e-mail: [email protected] [email protected] [email protected] Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici ? PREMESSA Cambiamento climatico: obiettivi dell’Unione Europea 1I principali gas responsabili dell’effetto serra è, oltre l’anidride carbonica (CO2), il protossido di azoto (N2O) e il metano (CH4). 2 I principali precursori dell’ozono atmosferico sono gli ossidi di azoto (NOx), il monossido di carbonio (CO), il metano (CH4) e i composti organici volatili non metanici (NMVOC). 3 In Italia, si sta sperimentando a Brindisi, nella centrale Enel Federico II, un impianto per la cattura della CO2. Si tratta di un impianto assorbitore denominato CCS (cattura di carbonio e stoccaggio) che, tramite sorbenti chimici, “lava” i fumi catturando la CO2 che è poi raccolta in silos. Una volta immagazzinata l’anidride carbonica dovrebbe trovare un opportuno sito di stoccaggio. Con tale impianto si pensa di immagazzinare circa 15.000 ton/anno di CO2, ma è al momento una tecnologia dai costi elevati perché riduce sensibilmente l’efficienza della centrale, non sono peraltro risolti i problemi di individuazione dei siti di stoccaggio e dei metodi di trasferimento della anidride carbonica in tali siti una volta individuati. 4 IPCC Fourth Assessment Report: Climate Change 2007 (AR4), WG II Appendix I: Il clima è un sistema complesso: per ipotizzare quali saranno i possibili futuri scenari si utilizzano differenti modelli che tengono conto di diversi scenari socio-economici e Movimento Ecologista Europeo “Fare Ambiente” DM Ministro dell’Ambiente, Tutela del Territ. e del Mare del 27.02. 2009 via Tacito, 50 00193 - Roma tel e fax 06/484409 - E- mail: info@fareambiente.it

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Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti

Climatici ?

PREMESSA

Cambiamento climatico: obiettivi dell’Unione Europea 1I principali gas responsabili dell’effetto serra è, oltre l’anidride carbonica (CO2), il

protossido di azoto (N2O) e il metano (CH4).

2 I principali precursori dell’ozono atmosferico sono gli ossidi di azoto (NOx), il

monossido di carbonio (CO), il metano (CH4) e i composti organici volatili non

metanici (NMVOC).

3 In Italia, si sta sperimentando a Brindisi, nella centrale Enel Federico II, un

impianto per la cattura della CO2. Si tratta di un impianto assorbitore denominato

CCS (cattura di carbonio e stoccaggio) che, tramite sorbenti chimici, “lava” i fumi

catturando la CO2 che è poi raccolta in silos. Una volta immagazzinata

l’anidride carbonica dovrebbe trovare un opportuno sito di stoccaggio. Con tale

impianto si pensa di immagazzinare circa 15.000 ton/anno di CO2, ma è al

momento una tecnologia dai costi elevati perché riduce sensibilmente l’efficienza

della centrale, non sono peraltro risolti i problemi di individuazione dei siti

di stoccaggio e dei metodi di trasferimento della anidride carbonica in tali siti una

volta individuati.

4 IPCC Fourth Assessment Report: Climate Change 2007 (AR4), WG II Appendix I:

Il clima è un sistema complesso: per ipotizzare quali saranno i possibili futuri scenari

si utilizzano differenti modelli che tengono conto di diversi scenari socio-economici e

Movimento Ecologista Europeo “Fare Ambiente” DM Ministro

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di come questi siano in grado di influenzare il clima attraverso l’emissione di gas

serra1, soprattutto CO2, e di gas precursori dell’ozono2. Il nesso causale tra aumento

della temperatura globale e

concentrazione di gas serra è ormai un dato scientifico incontrovertibile. Le emissioni

in atmosfera dovute all’azione umana,generando un effetto serra aggiuntivo rispetto a

quello naturale, hanno già prodotto cambiamenti climatici che stanno innescando,

per altro, meccanismi di retroazione positiva che accelerano il riscaldamento.

Le emissioni derivano principalmente dal consumo e dalla combustione di fonti

fossili, cui si aggiungono quelle derivanti da produzioni industriali, agricoltura,

allevamento e gestione rifiuti.

Le misure di adattamento già intraprese nel più ampio contesto delle esistenti

politiche di tutela dell’ambiente, di prevenzione dei disastri naturali, di gestione

sostenibile delle risorse naturali e di tutela della salute, non sono sufficienti per

affrontare adeguatamente le conseguenze degli impatti dei cambiamenti climatici.

E’necessario un coerente e chiaro approccio strategico per l’attuazione di un piano di

azione che garantisca che le misure di adattamento siano adottate tempestivamente,

siano efficaci e coerenti tra i vari settori e livelli di governo interessati.

Strategia Nazionale di Adattamento (SNA) e Piano Nazionale di Adattamento (PNA)

Talvolta nella letteratura scientifica e nel linguaggio comunemente utilizzato dai

decisori politici i due termini Strategia Nazionale e Piano Nazionale sono utilizzati

indistintamente. Le esperienze maturate nei Paesi che hanno adottato una SNA e

stanno dando attuazione ad un PNA, nonché la recente Strategia Europea di

Adattamento ai Cambiamenti Climatici mostrano che si tratta di “oggetti” diversi. In

particolare una SNA deve includere i seguenti elementi:

coinvolgimento di decisori politici a livello istituzionale

sensibilizzazione e coinvolgimento diretto di portatori di interesse

definizione dei principi generali per l’adattamento

analisi e valutazione del rischio e vulnerabilità ai cambiamenti climatici a livello

nazionale per settori rilevanti

sviluppo di un approccio per affrontare le lacune cognitive e per gestire le eventuali

incertezze

individuare le scelte di adattamento per i vari settori ed esplorare le eventuali buone

pratiche e misure esistenti

fornire raccomandazioni e linee guida per costruire capacità adattiva in maniera

efficiente dal punto di vista economico nei vari settori a scala nazionale

revisione periodica dei contenuti della Strategia e periodica consultazione dei

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revisione periodica dei contenuti della Strategia e periodica consultazione dei

portatori di interesse .

Invece un PNA deve includere i seguenti elementi:

pianificazione economica ed individuazione degli attori principali (a seconda della

governance strutturale del Paese), allocazione delle risorse economiche

attuazione della SNA o parte di essa a seconda delle priorità individuate dalle

istituzioni monitoraggio e valutazione del processo di attuazione mediante indicatori

di performance .

Già nel 2010 Il MATTM ha incluso la tematica dell’adattamento ai cambiamenti

climatici in alcuni documenti strategici di carattere settoriale come la “Strategia

Nazionale per la Biodiversità”.

Anche altri Ministeri hanno affrontato la tematica dell'adattamento in settori specifici.

In particolare, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali

(MIPAAF) ha pubblicato il libro bianco “Sfide ed opportunità dello sviluppo rurale

per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici" (20 settembre 2011) e

il Ministero della Salute nell’ambito delle attività del CCM (Centro Nazionale

Prevenzione e Controllo Malattie) ha prodotto nel 2006 le “Linee guida per

preparare piani di sorveglianza e risposta verso gli effetti sulla salute di ondate di

calore anomalo”.

Nel 2012 il MATTM ha organizzato un incontro sullo “Stato delle conoscenze

riguardo ai cambiamenti climatici in Italia” (Roma, 27 febbraio 2012) con gli istituti

ed enti di ricerca, allo scopo di avviare il lavoro per la definizione dello stato delle

conoscenze scientifiche riguardo ai cambiamenti climatici in Italia, con particolare

riguardo alla disponibilità di dati osservativi climatici, scenari climatici, stima di

impatti presenti ed attesi, e per tracciare le basi di un percorso conoscitivo in vista

della elaborazione della Strategia Nazionale di Adattamento ai cambiamenti

climatici (di seguito “Strategia”). Elementi per una Strategia Nazionale di

Adattamento ai Cambiamenti Climatici

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La predisposizione della Strategia richiede un approccio multidisciplinare e una forte

condivisione e collaborazione tra i decisori politici a livello nazionale, regionale e

locale con il supporto del mondo accademico e scientifico, raccogliendo le istanze dei

portatori di interesse (stakeholder), in modo da favorire la finalizzazione di una

Strategia veramente condivisa.

Come primo passo di tale processo nel luglio 2012 il MATTM ha affidato al Centro

Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) il coordinamento tecnico-

scientifico per acquisire le informazioni di base necessarie per elaborare la Strategia.

Tale coordinamento è stato svolto attraverso la istituzione di un Tavolo Tecnico

composto da circa cento esperti nazionali provenienti da università, enti di ricerca e

fondazioni. Questo tavolo ha raccolto e sintetizzato le informazioni scientifiche sugli

impatti, vulnerabilità e adattamento disponibili a livello nazionale e ha elaborato

un’analisi della strategia Europea, delle strategie nazionali di adattamento già adottate

e dell’Acquisì Communautaire e sua attuazione in Italia.

In aggiunta al Tavolo Tecnico il MATTM ha istituito un Tavolo Istituzionale

composto dai rappresentanti dei Ministeri e delle altre istituzioni rilevanti ai fini della

elaborazione della Strategia (Protezione Civile, Comitato Regioni, ANCI, ecc.), che

sulla base del lavoro svolto dal Tavolo Tecnico ha fornito input al processo

contribuendo alla elaborazione del presente documento.

I vari portatori d’interesse sono stati coinvolti già nella prima fase del processo

attraverso una consultazione pubblica nel periodo 1 ottobre - 15 novembre 2012

svoltasi in modalità di questionario on-line e finalizzata ad acquisire il punto di vista

della società civile sull’adattamento in Italia

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DOMANDA N°1 :

Quali dovrebbero essere i passi futuri dopo la finalizzazione della SNA ?

RISPOSTA N°1 :

I passi futuri dopo la finalizzazione della SNA, saranno : Implementazione della SNA

(governance e allocazione fondi).

1) il settore privato è un elemento finalmente dal processo decisionale per

l’adattamento , può fornire soluzioni per l’adattamento innovative per la sfida .

2) E’ importante avviare una collaborazione con gli istituzioni pubbliche ed e il

settore assicurativo riguardo ai problemi di riduzioni di rischio di tutti disastri .

DOMANDA N°2 :

Quali potrebbero essere le più immediate opportunità di partenership pubblico-

privato nei vari settori individuati della SNA ?

Quali incentivi potrebbero essere previsti per promuovere la partecipazione del

settore privato nell’attuazione della SNA ?

- RISPOSTA N°2 :

Per l’adattamento ai cambiamenti climatici e necessaria molta attenzione a livello di

piani regionali , provinciali e municipali e una generalizzata carenza

sull’informazione del tema dell’adattamento e sui disastri .

Pertanto si auspica una collaborativa partenership pubblico-privato nei vari

settori individuati della SNA

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Obbiettivi e Metodologia :

Gli Obbiettivi La ricerca e gli Approcci alle Partnership Pubblico

Privato” si pongono prima, l'obbiettivo di descriverne lo stato del CLIMA,

dell'approccio ai partenariati multisettoriali sulla base della casistica

Ambientale studiata, analizzando le sinergie che si creano tra gli attori

principali dei contesti socio-economici individuati, ovvero tra pubblica

amministrazione e impresa e tra pubblica amministrazione, terzo

settore/società civile ed impresa. Precondizioni per il raggiungimento di

questo obbiettivo sono state:

La definizione di come si debba intende per partnership e la

determinazione degli elementi che la compongono e la caratterizzano;

La adozione di un modello di analisi della casistica Ambientale in

esame studiata.

Una particolare attenzione è dedicata alla descrizione delle modalità

formali di interazione dei principali attori sociali, finalizzate a fronteggiare

la duplice sfida rappresentata dalla necessità di tenere fede ai diversi

obbiettivi reciproci propri dei rispettivi ruoli da un lato ed a confrontarsi

con le sfide poste dal fenomeno DEI Cambiamenti CLIMATICI, e la

globalizzazione dall'altro. La partnership è in questo contesto considerata

in qualità di processo e di conseguenza viene volutamente scomposta nei

suoi elementi primari con l'intento di darne un'approfondita valutazione.

La crisi finanziaria ha ridotto la capacità del settore finanziario in Europa di

incanalare ... nell'incoraggiare un maggiore coordinamento e la promozione delle

migliori prassi ... per sostenere gli investimenti , quindi bisogna attingere al settore

privato , per gli incentivi.

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DOMANDA N° 3 :

Quali sono le principali esigenze in termini di informazione ed educazione sui

cambiamenti climatici e l’adattamento per i cittadini amministrazioni locali che

potrebbero essere incluse nella SNA ?

- RISPOSTA N°3 :

Nella integrazione del cambiamento climatico .... È necessario, pertanto, accrescere

la consapevolezza di cittadini e decisori e individuare strategie di ..... politico e per

i quali sono necessarie strategie di adattamento , come Il fenomeno

dell'interrimento delle dighe .

L’adozione di sistemi di governo capaci di integrare le tre dimensioni della

sostenibilità; .... educativo per i cittadini poiché, essendo elemento centrale del

lessico della SNA degli attori locali, assicurando un processo di condivisione e

informazione sulle ... politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti

climatici al fine di informare ed educare i cittadini, nella SNA

- DOMANDA N° 4 :

Le trasformazioni sociali e il cambiamento dei comportamenti individuali quali

modalità di adattamento , come dovrebbero essere promossi , e da chi ?

- RISPOSTA N° 4/A :

- la capacità di modificarsi, di adattarsi, di svilupparsi è un requisito da sempre

indispensabile per il clima concepita nei suoi aspetti sempre più dinamici.

- I temi del cambiamento climatico e dello sviluppo organizzativo non sono,

quindi, una scoperta degli ultimi decenni, tuttavia, mai come in questo periodo

storico sono all’attenzione del mondo Ambientale non meno che di quello

produttivo e professionale. Il cambiamento climatico è sempre esistito,

- è vero, ma a differenza del passato è più evidente .

- A una consapevolezza del mondo e delle comunità ,dirigono sull’imperativo

del cambiamento non sempre corrisponde, però, un’eguale consapevolezza

- delle metodologie e degli strumenti per incentivare e poi gestire lo sviluppo

sostenibile delle trasformazioni sociali e dei comportamenti individuali della

società .

- Movimento Ecologista Europeo “Fare Ambiente” DM Ministro

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- Nel migliore dei modi. A sfuggire, sotto la patina di facili razionalizzazioni,

- sono la complessità della realtà organizzativa e il numero di variabili che è

indispensabili prendere in considerazione perché si possa apportare un

cambiamento significativo, effetti –

- Non è un caso che i temi legati alla gestione delle risorse umane riscuotano un

crescente interesse ma, al contempo, nello sviluppo organizzativo il benessere

delle risorse umane continui a essere piuttosto trascurato.

- Come si potrebbe favorire lo sviluppo sostenibile tramite la SNA ?

- RISPOSTA N° 4/B :

- Lo sviluppo sostenibile è una forma di sviluppo (che comprende lo sviluppo

economico, delle città, delle comunità, lo sviluppo locale e regionale, etc.) che

non compromette la possibilità delle future generazioni di perdurare nello

sviluppo preservando la qualità e la quantità del patrimonio e delle riserve

naturali (che sono esauribili, mentre le risorse sono considerabili come

inesauribili). L’obiettivo è di mantenere uno sviluppo economico compatibile

con l’equità sociale e gli ecosistemi, operante quindi in regime di equilibrio

ambientale, favorendo certamente LE POLITICHE Ambientali dello SNA.

- DOMANDA N° 5 :

Quali sinergie potrebbero essere favorite fra azioni di mitigazione

e da adattamento nei vari settori identificati nella SNA ??

- RISPOSTA N°5 : - Principali settori connessi al cambiamento climatico:

- azioni di mitigazione e adattamento

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, Criteri di valutazione di obiettivi / strategie / azioni

a. riduce le emissioni di gas climalteranti?

- ridurre i consumi energetici?

- È in grado di aumentare l’efficienza energetica?

- promuove o incrementa l’uso di fonti energetiche rinnovabili?

- Incrementare la raccolta differenziata dei rifiuti e ridurre il conferimento in

discarica .

- Ridurre la vulnerabilità rispetto agli impatti del cambiamento climatico?

Permette l’adattamento attraverso la costruzione di reti ecologiche e la salvaguardia

di quelle esistenti?

- Minimizza l’impermeabilizzazione dei suoli in ambito urbano?

- l Minimizza la frammentazione del territorio?

- Gli stessi criteri sono utilizzabili per le alternative, per la valutazione delle

quali vanno tenuti in conto anche gli impatti in termini

- di emissioni e la capacità di integrare misure di adattamento. Può essere utile

combinare valutazioni di tipo qualitativo e quantitativo

- facendo ricorso a tabelle e matrici comparative e riassuntive delle alternative

prese in considerazione e per evidenziare interferenze e

- impatti dei principali obiettivi/strategie e azioni del piano/programma nel suo

complesso.

- Ma è necessario che le tabelle siano un elemento di sintesi di una valutazione

analitica i cui criteri valutativi risultino espliciti:

- la scelta di simboli o altri elementi utilizzati per sintetizzare le informazioni sui

probabili impatti (positivi, negativi, incerti

- o irrilevanti) deve essere esplicitata e giustificata mettendo in relazione la

significatività dell’impatto con lo stato del

- recettore e il quadro di riferimento ambientale e territoriale

- ciò facilita il processo di valutazione, in termini di autocontrollo e di

individuazione di misure di mitigazione e adattamento

- idonee, e garantisce la trasparenza del processo e la traduzione delle

informazioni in una forma chiara e facilmente comprensibile

- anche ai fini della partecipazione.

- Nel valutare significatività o meno degli impatti (cambiamento climatico ‹−›

piano / programma) bisogna innanzitutto considerare

- che l’orizzonte temporale di riferimento è il lungo periodo. Inoltre vanno presi

in considerazione almeno i seguenti criteri:

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- probabilità, durata, frequenza e reversibilità degli effetti

- la possibilità che le previsioni producano impatti negativi su risorse o ambiti

particolarmente sensibili e vulnerabili al

- cambiamento climatico

- la possibilità che le previsioni producano impatti negativi su risorse o ambiti

sottoposti a speciale tutela ambientale e

- paesaggistica

- lo stato dei recettori e il quadro ambientale di riferimento

- la possibilità che altri piani o programmi possano generare impatti sui

- medesimi recettori.

- la possibilità che gli impatti eccedano eventuali soglie o limiti stabiliti da leggi,

norme, indirizzi sovraordinati.

- la possibilità che gli impatti producano altri effetti secondari

- l’effettiva possibilità di mitigare gli impatti .

- Inoltre rispetto alle tematiche del cambiamento climatico, in ragione della

necessità di agire in modo tempestivo per contrastare il riscaldamento globale e

ridurre gli impatti che comporta sui sistemi antropici e naturali, diviene

strategico non solo .

- individuare l’alternativa che consente di raggiungere il miglior target di

riduzioni delle emissioni e di aumento della resilienza dei ricettori più

vulnerabili, ma anche fissare per quanto possibile i limiti temporali entro cui

raggiungerli.

- Questo implica prendere in considerazione nella valutazione, in particolare per

i piani urbanistici e territoriali, anche le modalità attuative e gestionali,

cercando di individuare quelle che garantiscono la massima flessibilità e

l’effettiva attuazione in tempi “brevi” in ragione dei soggetti pubblici e

privati coinvolti.

- Monitoraggio .

- Un elenco di possibili indicatori correlati al cambiamento climatico utili anche

per la costruzione del piano di monitoraggio. Naturalmente vanno selezionati

e/o integrati affinché siano pertinenti e rappresentativi dei contenuti

- e degli obiettivi, del piano/programma.

- Consultazione e la verifica di coerenza esterna si possono trarre informazioni

adeguate anche per la costruzione del piano di monitoraggio, facendo

riferimento a banche dati esistenti e a indicatori già predisposti per il

monitoraggio di altri piani, individuando per quanto possibile

- indicatori misurabili. Distinguere tra indicatori di contesto (clima e

cambiamento climatico ed evoluzione dei principali elementi vulnerabili agli

impatti del cambiamento stesso) e indicatori di efficienza (stato di attuazione) e

efficacia (raggiungimento degli obiettivi/rispetto dei tempi di attuazione) del

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- piano/programma e delle misure di mitigazione e adattamento, consente di

- monitorare l’evoluzione dello scenario di riferimento iniziale e di verificare,

contemporaneamente la necessità di un riorientamento del piano/programma

nel caso in cui nella fase attuativa vi siano impatti negativi imprevisti.

Particolare rilevo assume il monitoraggio delle strategie di adattamento, e della loro

“tenuta” rispetto al probabile accelerarsi e intensificarsi del cambiamento climatico,

al fine di far emergere le eventuali elementi critici delle strategie stesse e adottare

misure correttive. In questo modo gli enti locali contribuiscono ad accrescere la

conoscenza sulle migliori strategie, è infatti importante fare in modo che le varie

iniziative non siano controproducenti e che non vengano duplicate ad altri livelli

di governo. Grazie ad un coinvolgimento tempestivo degli enti locali e regionali si

può garantire che le proposte si integrino a vicenda, dato che i comuni, le città e le

regioni possono fornire informazioni in merito ad esperienze e soluzioni che sono

state già sviluppate a livello subnazionale .

Ulteriori utili indicazioni sul monitoraggio possono essere tratte dalle esperienze

maturate nell’ambito delle azioni locali volontarie per il clima . Nell’ambito delle

azioni volte al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e contrasto

al riscaldamento globale basate sull’adesione volontaria degli enti locali

un’esperienza particolarmente significativa è quella portata avanti dall’Associazione

ICLEI:

l ICLEI Local Governments for Sustainability - Campagna CCP Cities for

Climate Protection: il manuale operativo

elaborato da questa associazione è finalizzato a stimare, registrare e monitorare le

emissioni, ed è supportato da software per la rendicontazione e il monitoraggio.

È suddiviso in tipologie a seconda dell’ambito delle emissioni che si intende

inventariare con l’obiettivo elaborare un piano di azione per ridurre le emissioni di

gas a effetto serra,individuare e valutare la possibilità di ridurre le principali

vulnerabilità rispetto agli impatti del cambiamento climatico,

di individuare strategie di mitigazione e adattamento, di monitorale e implementarle.

International Local Government

GHG Emissions Analysis Protocol (IEAP) Version 1.0 (October2009).

http://www.iclei.org/

l Ulteriori informazioni utili sono messe in rete dal COORDINAMENTO

AGENDE 21 LOCALI ITALIANE.

In particolare, il Gruppo di Lavoro Contabilità ambientale degli enti locali è stato

costituito al fine di mettere in rete e diffondere le conoscenze e le esperienze di

contabilità ambientale degli enti locali italiani, e in particolare ad aggiornare la

metodologia sviluppata con il progetto LIFE CLEAR.

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Principali settori connessi al cambiamento climatico:

azioni di mitigazione e adattamento

Le Province, con ruolo di indirizzo e coordinamento, e i Comuni attraverso

l’adeguamento di regolamenti edilizi e piani urbanistici a norme e principi di ù

sostenibilità ambientale, hanno un ruolo di fondamentale importanza nella

individuazione di politiche di mitigazione e adattamento pianificato: non solo

recepiscono norme e indirizzi sovraordinati, a cui danno attuazione con compiti

anche di vigilanza, ma attraverso le attività di programmazione, pianificazione e

regolamentazione possono facilitare l’innovazione, e individuare criteri, indirizzi

progettuali, meccanismi incentivanti calibrati e contestualizzati

nel proprio ambito territoriale. Non si tratta, dunque, solo di individuare adeguate

tutele negli atti di programmazione e pianificazione,

ma di assumere come principi informatori delle scelte di governo del territorio la

matrice clima e la sostenibilità.

Per altro, come è stato sottolineato nel Parere del Comitato delle Regioni sul libro

bianco “L’adattamento ai cambiamenti climatici: verso un quadro d’azione

europeo” (2010/C 79/03), i cambiamenti climatici non fanno alcuna distinzione tra i

confini geografici o tra quelli interni alle organizzazioni

o alle amministrazioni, e che pertanto occorre adottare un approccio integrato

orizzontale a livello di enti locali, regionali

e nazionali che hanno in comune elementi quali superfici idrografiche, estuari,

pianure alluvionali e costiere, isole e regioni ultra periferiche;

mentre [...] in un’ottica verticale lo sforzo di adeguamento impone invece di

intervenire dal basso verso l’alto, [...] intraprendendo,

a tutti i pertinenti livelli di governo, azioni comuni in materia di adeguamento.

[...] è necessario utilizzare una combinazione di strumenti di intervento, tra cui la

pianificazione strategica locale. È importante

che gli strumenti locali di pianificazione includano direttamente gli aspetti legati ai

cambiamenti climatici, in mododa garantire che si tenga conto dell’impatto del clima

in quanto sugli strumenti locali di pianificazione ricadono le responsabilità di

pianificazione, guida e attuazione in molti

dei settori più interessati dagli impatti. Per altro nel nostro sistema di governo del

territorio buona parte degli indirizzi generali

e settoriali derivanti da piani di livello regionale affinché abbiano attuazione

necessitano di essere recepiti e implementati da

parte dei piani territoriali provinciali e di quelli urbanistici comunali.

In particolare, sul fronte dell’adattamento, gli enti locali saranno direttamente

coinvolti nel dover:

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Fronteggiare il rischio di danni a edifici e infrastrutture, conseguenti allagamenti e

esondazioni, mettendo in sicurezza

il territorio e garantendo un adeguato sistema di drenaggio delle acque e verificando

la capacità dei sistemi fognari a reggere il carico aggiuntivo dovuto all’incremento

degli episodi di precipitazione intensa,

- pianificare lo sviluppo

- contrastare l’effetto delle ondate di calore amplificato nelle aree urbane a causa

dell’impermeabilizzazione dei suoli (isola

- di calore)

- pianificare le strategie di adattamento agendo anche sul fronte

dell’informazione e comunicazione alla popolazione e

- agli operatori economici, per aumentare la consapevolezza sui rischi connessi

al cambiamento climatico ma anche sulle

- opportunità di crescita insite nella necessità di adattamento

- sviluppare adeguati sistemi di allerta

- La sfera di azione locale è per altro molto più ampia contemplando una serie

variegata di interventi mitigativi e adattativi

- necessari a diminuire gli impatti sul clima e le vulnerabilità del territorio di

competenza:

- risparmio ed efficienza energetici negli edifici, promozione delle fonti

energetiche rinnovabili e a bassa emissione di

- carbonio; tutela delle risorse naturali, in particolare suolo, acqua, copertura

forestale e vegetale; salvaguardia e creazione

- di reti ecologiche locali, tutela di ecosistemi e biodiversità; gestione dei rifiuti;

riduzione dell’inquinamento atmosferico e di

- tutti i fattori di pressione che possono acuire gli impatti sulla salute umana e

sull’ambiente determinati dal cambiamento

- climatico e dall’intensificarsi di fenomeni meteorologici estremi (inquinamento

luminoso, acustico, elettromagnetico, rischio

- industriale, contaminazione del suolo e delle risorse idriche, etc.).

- Come già esplicitato i principi generali cui attenersi nell’individuazione di

misure di mitigazione e adattamento sono

- quelli riconosciuti a livello comunitario:

- Individuare strategie flessibili che possano essere implementate e modificate in

base alle condizioni climatiche future

- Evitare azioni che possano precludere o limitare futuri adattamenti (ad es.

adottare principi improntati alla massima precauzione,evitando di pianificare e

-

- Movimento Ecologista Europeo “Fare Ambiente” DM Ministro

dell’Ambiente, Tutela del Territ. e del Mare del 27.02. 2009 via Tacito, 50

00193 - Roma tel e fax 06/484409 - E-mail: info@fareambiente

-

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- incrementare insediamenti o infrastrutture in aree a elevata criticità ambientale,

come aree di esondazione e aree a rischio idrogeologico)

- Dare la priorità a misure di adattamento no regret, volte ad accrescere la

resilienza dei sistemi naturali, antropici, economici

- e infrastrutturali, e che comportano benefici indipendentemente dall’entità dei

cambiamenti climatici, sostenibili nei costi e implementabili .

- Individuare misure utili sia utili sia ai fini della mitigazione che

dell’adattamento (misure win win) (ad esempio le misure

- sull’efficienza energetica contribuiscono a sviluppare un’economia innovativa

a bassa emissione di carbonio)

- Nel rispetto di tali principi si evidenziano di seguito i principali ambiti di

programmazione e pianificazione, a livello locale,

- connessi con le tematiche del clima sia in termini di impatti che di vulnerabilità

- DOMANDA N° 6 :

Quali sinergie si possono creare tra la SNA ed altri strumenti

esistenti che favoriscono sul territorio nazionale mirato alla riduzione

del rischio idrogeologico?

- RISPOSTA N°6 :

- LAVORIADO INSIEME PER LA RIDUZIONE DEI RISCHI

COME DALLA CAMPAGNA EUROPEA E DAI

STRUMENTI ESISTENTI , SI ATTUANO SINERGIE PER LA

PREVENZIIONE E SICUREZZA , AI FINI DELLA

RIDUZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO .

Movimento Ecologista Europeo “Fare Ambiente” DM Ministro dell’Ambiente,

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Il mondo della ricerca scientifica presenta criticità uniche relative

all’implementazione di Sistemi di Gestione della Sicurezza. Questi temi sono spesso

considerati dai ricercatori come pura burocrazia e come un intralcio all’attività

quotidiana. Inoltre il ricercatore spesso si trova ad affrontare protocolli non

standardizzati e di difficile gestione dal punto di vista della sicurezza.

Per coinvolgere i ricercatori nelle tematiche della sicurezza e salute sul lavoro si è

pensato di stimolarne la partecipazione con iniziative innovative. Ù

Bisogna organizzare iniziative atte a sensibilizzare ,la comunità scientifica e

mondiale ,verso le tematiche, DELLA PREVENZIONE DEI RISCHI E DELLA

RIDUZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO

Questi i seguenti obiettivi:

• Sensibilizzare verso tematiche relative alla prevenzione dei rischi.

• Stimolare la partecipazione attraverso iniziative innovative.

• Incrementare verso la prevenzione dei rischi.

• Accedere ad un network di organizzazioni sensibili alle tematiche della

prevenzione.

METODO Si raggiungono gli Obiettivi attraverso le seguenti iniziative:

• Partecipazione al Premio Europeo Buone Pratiche.

• Pubblicità alla campagna tramite pagina su sito web

• Organizzazione di iniziative formative/informative: Seminario “Lavoriamo insieme

per la prevenzione dei rischi”.

“Sicurezza – Conoscere e Condividere” di sensibilizzazione sulla prevenzione dei

rischi, e del Rischio Idrogeologico!

Nell’anno 2014, il MOV. ECOLOG. FARE AMBIENTE, organizzerà un evento

di sensibilizzazione relativo alla prevenzione dei rischi e alla promozione della salute.

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RISULTATI E CONCLUSIONI

Il RISCHIO IDROGEOLOGICO, rappresenta un settore in cui la

gestione in termini di sicurezza è difficile, soprattutto per il fatto che ricercatori

e tecnici lavorano spesso con procedure operative sperimentali e non

facilmente gestibili né ripetibili. Per affrontare questa tematica si suggerisce di

utilizzare un approccio di tipo partecipativo ed innovativo.

Tale approccio si dimostrerà efficace in tutte le iniziative intraprese e saranno

raggiunti risultati efficaci tangibili in tempi brevi”.

Nel quadro strategico del PTP, le risorse agricole e forestali, rappresentate

dalle aree agricole facilmente accessibili, i sistemi dei pascoli, i sistemi dei

boschi, e le relative attività rivestono un'importanza cruciale ai fini della tutela

e valorizzazione del patrimonio regionale.

Purtroppo, nel corso di questo secolo si è verificato un notevole

depauperamento del paesaggio agrario, in parte dovuto a processi di

abbandono dei boschi e dei pascoli, e in parte a processi di urbanizzazione che

hanno influito sulla sostanziale trasformazione del paesaggio.

Ma accanto al ruolo ambientale e paesistico delle risorse agricole e forestali

occorre considerare quello economico e produttivo, altrettanto importante per

l'assetto urbanistico e territoriale della valle.

Il PTP tiene conto di queste peculiarità e promuove un'organizzazione del

settore tesa a conservare la qualità delle risorse primarie, a valorizzare le

pratiche e le tecniche colturali, a promuovere interventi nella formazione, nella

ricerca e nella istituzione dei servizi tecnici e amministrativi di supporto.

Gli indirizzi espressi dal Piano per il settore sono complessivamente orientati:

- alla riqualificazione delle attività agricole in modo da migliorare l'utilizzo del

suolo e le condizioni di vita delle comunità locali, conservando nel contempo i

paesaggi agrari e il patrimonio culturale;

- al miglioramento delle attività di alpeggio;

- al miglioramento della qualità del patrimonio forestale.

Tali indirizzi vengono tradotti in primo luogo in norme per la salvaguardia

delle aree agricole e forestali al fine di evitare una loro impropria

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trasformazione introducendo severi obblighi di verifica, in sede di formazione

o adeguamento dei piani urbanistici locali, degli equilibri fra usi agricoli e altri

usi.

È compito altresì degli strumenti urbanistici comunali individuare le aree per lo

svolgimento delle attività agricole e disciplinarne l'edificabilità, sempre a fini

agricoli, le possibilità di riuso delle aree e degli impianti agricoli abbandonati,

definire i pascoli suscettibili di riqualificazione (anche con potenziamenti

infrastrutturali) e l'esatta delimitazione delle aree boschive non edificabili e

altre misure cautelative. .

Coordinamento Tecnico Scientifico Nazionale

Dott. Marcello Antonio Amoroso

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