Storia Medievale II - Terza e quarta lezione

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Il Mediterraneo Tardo Antico From the point of view of an economic historian, there always were communications in the Mediterranean (Ch. Wickham) giovedì 1 marzo 12

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Il Mediterraneo tardoantico e l'arrivo degli arabi

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Il Mediterraneo Tardo Antico

From the point of view of an economic historian, there always were communications in the Mediterranean (Ch. Wickham)

giovedì 1 marzo 12

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Viaggi diversi

Gerolamo (santo): viaggio nel 386 da Roma a Betlemme

San Villibaldo di Eichstätt (22 ottobre 700 – Eichstätt, 7 luglio 787 o 788), 723 dall’Inghilterra a Gerusalemme (estremamente avventurosa)

Ranieri (1115/7 – Pisa 1160) - Bona (Pisa, 1156 – 29 maggio 1207

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Doni - Commerci - Scambi

DONO: uno scambio finalizzato a creare o mantenere una relazione sociale

COMMERCIO: uno scambio finalizzato al profitto personale

REDISTRIBUZIONE: si attua principalmente attraverso tasse e tributi

SCALA DEGLI SCAMBI: locale (sempre esistito); di lusso (abbastanza costante ma con contesto variabile): di massa (indicatore del sistema economico)

BENI DI MASSA: tessuti non di pregio, lavori in ferro, vasellame, timber, cibo non deperibile (grano, vino, olio d’oliva); necessari trasporti ingenti e a basso costo perché sia battuta la concorrenza locale. Prima del X-XI secolo lo conosciamo SOLO DA SCAVI ARCHEOLOGICI

La presenza di beni di massa diffusi lungo le coste del mediterraneo NON DA INDICAZIONI sulla tipologia di scambio (dono, commercio, redistribuzione) MA SOLO SULLA SCALA.

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Il TardoAntico

B. Ward-Perkins, The Fall of Rome and the End of Civilisation, Oxford U.P., Oxford-New York 2005,(trad. it. di M. Carpitella, La caduta di Roma e la fine della civiltà, Laterza, Roma-Bari 2008)

Polemica contro gli storici che negli ultimi decenni avrebbero diluito, sin quasi a farla scomparire, l’evidenza della fine del dominio militare e amministrativo di Roma sulle province d’Occidente nell’arco di pochi decenni; con relativa sottolineatura della sistemazione pacifica (accommodation) dei popoli federati, la lenta trasformazione della cultura antica nella nuova cultura cristiana, la mutagenesi tardoromana delle strutture economiche (Peter Brown, Walter Goffart, Glenn Bowersock, Patrick Geary).

Ward-Perkins propone un paradigma commerciale e protocapitalista dell’economia romana che contrappone all’anti-modello barbarico post-romano. Il brusco calo qualitativo e quantitativo dei reperti ceramici nelle prime società «post-romane» viene assunto da Ward-Perkins come uno degli indicatori chiave del declino economico dei secoli V-VIII.

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TUTTAVIA:

Per buona parte della storiografia recente non si può più parlare di crisi, ma piuttosto di trasformazione del mondo romano, un processo plurisecolare al termine del quale la società medievale occidentale è compiutamente formata.

Superata la cesura tra Antichità e Medioevo: importanza di un periodo intermedio che dovrebbe avere una sua coerenza interna: il Tardo Antico

Idea che, almeno in età imperiale, la compenetrazione tra mondo romano e barbaricum sia stata talmente intima e profonda da creare un’evoluzione congiunta (limes come fascia di osmosi)

Importanza relativa data ai marcatori archeologici del commercio a lunga distanza (ceramica sigillata africana)

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Commercio nel Mediterraneo Imperiale

Dominato dalla politica annonaria: esigenza di rifornire di frumento la capitale e le legioni di stanza ai confini.

Flusso massiccio e regolare, interregionale e interprovinciale, di prodotti (prima necessità, materie prime e manufatti) dalle aree di produzione (periferia) ai luoghi di consumo (Roma, Costantinopoli, frontiere); progressiva di egemonia delle produzioni italiche e crisi produttiva italica. Predominio dell’Africa Proconsolare

Coinvolgimento diretto dell’autorità imperiale nell’incoraggiate gli investimenti dei privati nell’agricoltura intensiva e nel garantire la continuità dei rifornimenti della capitale e degli eserciti (flotte)

La crescita del vasellame africano potrebbe essere in diretta relazione alle opportunità di esportazione a basso costo dato il trasporto delle derrate alimentari.

Gli scambi Mediterranei a lungo raggio raggiunsero un picco nell’ambito occidentale nel IV secolo e all’inizio del VI in ambito orientale.

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Esempio di mercato “guidato”

fine IV -i V smercio di vino dei Brutii e della Sicilia nelle regioni costiere del Mediterraneo occidentale

testimoniato dalla diffusione delle anfore Keay LII

Ma.. quanto ha influito il fatto che i Brutii e la Sicilia dal IV secolo vennero a far parte amministrativamente de Vicariato Suburbicario? Tali regioni (tutta l’Italia meridionale) erano tenute infatti a pagare un canon vinarius

Accentuazione della gravitazione politico-economica dell’Italia verso la Sicilia

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Le invasioni e il Mediterraneo

Vandali (439): attività di pirateria con riduzione dell’attività marittima. 456 cattura da parte di Ricimero di una flotta vandala di 60 imbarcazioni diretta contro l’Italia; politica di “ricatto del grano” verso Roma attuata da Genserico

1a fase: non ci sono immediate ripercussioni nella produzione e distribuzione di derrate alimentari e manufatti ceramici; probabilmente il sistema diventa meno centralizzato; si registra un flessione delle importazioni in Oriente ma è anche vero che si affermano nuove tipologie a distribuzione regionale (terra sigillata di Focea, terra sigillata cipriota); permangono due direttrici: nord (Italia) ed est (Costantinopoli)

2a fase: dalla fine V si registra un declino progressivo delle produzioni agricole e manifatturiere africane nei mercati mediterranei; nel VI-VII spinta generalizzata all’autoconsumo (contemporanea caduta impero Occidente, interruzione rifornimenti annonari)

Ch. Wickham: “when the Vandals broke the Carthage-Rome tax spine in 439, ending the fiscal motor in the West, it took over two centuries for the cycle to wind down”.

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Diffusione della terra sigillata cipriota

Terra sigillata di Focea

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Le invasioni e il Mediterraneo

Roma: domanda consistente di vettovaglie (grano) da Sicilia, Sardegna e Africa sett. Porto oggetto di manutenzione (Costantino); il Sacco di Roma (410) non interruppe l’uso del porto, che però subì gravi danni nel 455 (Genserico)

Ostrogoti: Teodorico intervenne ripetutamente per restaurare il porto di Roma e rianimare il trasporto marittimo (Cassiodoro, Variae); ma Procopio dice che le strade sui due lati del Tevere nel 537 erano in abbandono e mercanti risalivano il fiume con le navi. Caduta del commercio con la guerra gotica (535-553); fine del porto di Roma

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Redistribuzione e commercio

Lo stato era il presupposto dell’economia mercantile: venendo meno lo stato l’economia mercantile si indebolisce

Non si assiste alla de-commercializzazione immediata né alla fine delle produzioni: ma la fine della tassazione conseguente alla conquista vandala rese probabilmente TROPPO COSTOSE le esportazioni degli altri materiali

Venuto meno il fattore ridistributivo resta quello commerciale che di norma ha più importanza a livello economico su scale minori: locali, regionali, interregionali. Il commercio a lunga distanza ha, come regola generale, un’importanza minore rispetto al commercio interno.

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L’impero Bizantino

Riconquista del Nord Africa (530) e guerra reco-gotica (536-553)

forte impegno a ricostruire le strutture urbanistiche ed economiche ma questo non arresta il declino definitivo del commercio transmarino né la spinta all’autoconsumo anche per lo spreco di risorse nelle campagne militari e l’aggravio degli oneri fiscali

fine VI-iVII crisi del commercio di alcuni prodotti mediorientali forse per le invasioni persiane dell’Asia Minore al tempo di Eraclio (613-615)

La produzione si localizza progressivamente e si frammenta. Continua a essere forte la direzione SUD (Cilicia, Siria, Palestina, Egitto) > NORD (Costantinopoli).

Chiara l’importanza di una navigazione di cabotaggio; diminuzione del tonnellaggio delle imbarcazioni; la dimensione e la forma delle anfore fa pensare a una flessibilità dei mezzi di trasporto

Ancora attiva esportazione verso alcune zone dell’Italia (fino al VII), ma non nelle Gallie e nella penisola iberica

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Bisanzio e Islam

640 l’Oriente perde le sue province più ricche, dall’Egitto alla Siria per mano degli Arabi

Cessa da queste aree la produzione e lo smercio regolare di manufatti e derrate

La ceramica in uso nell’Impero bizantino proviene da altre aree di produzione (probabilmente locali) e non raggiunge l’Occidente (collegamento che si ripristina dalla fine IX-X)

Effettiva cesura data dall’avanzata araba nel Medio oriente e nel Nord Africa

questo dato “sembra” una ripresa della “tesi di Pirenne”

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Tesi di Pirenne

Henri Pirenne, Maometto e Carlomagno (Paris 1937, ed. it. 1939)

Fu l’arrivo dell’Islam che, separando oriente e occidente e compromettendo l’unità del Mediterraneo rese possibile lo spostamenti dell’asse vitale dal mediterraneo all’Europa continentale mettendo così fine al mondo antico.

MA oggi sappiamo che la crisi del tardo impero e l’inizio del medioevo non sono frutto SOLO di un unico episodio “catastrofico” del VII secolo ma sono il risultato di un processo lento e discontinuo che si manifesta con tempi e modi diversi nelle varie regioni mediterranee

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Peter Brown (parafrasando il libro di Horden e Purcell):

«quello che noi siamo tentati di descrivere come “declino e caduta” di un’intera civiltà non è mai propriamente la fine del mondo. Può non essere altro che l’effetto di uno slittamento regionale degli schemi di “intensificazione”», ovvero lo spostamento e la mutazione degli equilibri di uno tra i molti ecosistemi che si sono succeduti nella storia millenaria delle civiltà mediterranee

P. Brown, La formazione dell’Europa cristiana. Universalismo e diversità, Torino 2006 p. 26 con riferimento all’opera di Horden e Purcell, The Corrupting Sea cit., pp. 263-70

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Bibliografia

P. Brown, La formazione dell’Europa cristiana. Universalismo e diversità, Torino 2006

L. Canetti, Introduzione al n° monografico «La caduta di Roma: fine della civiltà o fine del tardoantico? Una discussione con Bryan Ward-Perkins»’, “Storica”, 46 (2010)

C. Panella, Merci e scambi nel Mediterraneo in eta tardoantica, in Storia di Roma, vol. 3.2, ed. A. Carandini et al. (Torino, 1993), pp. 613-97;

Ch. Wickham, The Mediterranean around 800: On the Brink of the Second Trade Cycle, in “Dumbarton Oaks Papers”, 58, (2004), pp. 161-174

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