Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia TERRA DI … · 2019. 6. 16. · 127...

12
125 Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia Qds TERRA DI LAVORO, TERRA DI PUGILI Raffaele Ciccarelli ciccarellirfl@hotmail.it La storia del pugilato in Italia, come in tutto il mondo, ha origini antichissime, iniziando a prendere forma di regolamento a partire dall’inizio del 1900. Propagandosi dalla culla dello sport moderno che è stata l’Inghilterra, che ha avuto il privilegio non di inventare, ma di codificare e quindi trasformare in sport tante discipline sportive, anche il pugilato, seguendo le rotte commerciali e lo spirito di pochi appassionati che lo importarono direttamente dalla Terra d’Albione, iniziò a diffondersi in Italia. Naturalmente, in questa sua forma, in varie parti della penisola iniziarono a sorgere palestre e a scovarsi campioni, resta arcano il motivo per cui in una regione come la Campania ma in una terra non tanto felix abbia potuto con gli anni costruirsi una tale fama di successi al punto da poter essere riconosciuta come “capitale del pugilato”. Probabilmente il Destino ha voluto dare un senso all’appellativo di Caserta e della sua provincia, Terra di Lavoro, permettendo che proprio qui germogliasse lo spirito di uno sport duro, di fatica, come la boxe. Nel corso degli anni, le vittorie si sono succedute alle vittorie, così come le sconfitte hanno fortificato gli animi dei tanti che si sono dedicati a questa disciplina. Forse le scarse opportunità che offriva una terra votata all’agricoltura, che stentava (come ancora stenta) ad inserirsi nel progetto di industrializzazione, nel progresso che investiva tutta la penisola come l’Europa intera, hanno spinto molti a cercare nello sport una via di riscatto, a maggior ragione a cavallo tra le due guerre mondiali, che hanno lasciato macerie e morti dappertutto, ma che soprattutto al sud hanno visibilmente rallentato il processo di modernizzazione. In uno sport individuale come il pugilato contano i singoli atleti, i campioni: perché la nostra storia abbia inizio occorre, appunto, individuare quell’”atleta zero” da cui tutto iniziò, almeno per portare il pugilato ad alto livello e fungere da esempio e punto di riferimento per le generazioni a venire. Il capostipite di tutto può essere individuato in un pugile a cui è possibile far risalire il punto di partenza di tutto il pugilato della Campania, i cui natali non potevano che essere, chiaramente, in provincia di Caserta. Fu S. Marco Evangelista, un piccolo comune di periferia tra Caserta e Marcianise, che il 5 ottobre del 1911 vide i natali di Michele Palermo. Egli nacque contadino in un paese rurale, ma «[…] intelligenza, resistenza, cuore, tanto cuore» ne fecero «[…] un eroe che diventò un mito nell’immaginario collettivo di tutti coloro che ne conobbero le gesta» 1 . Furono subito chiare le sue idee nel perseguire la strada del pugilato, perché […] non poteva fare altro quel ragazzone che stava lì con quella testa sagomata piantata prepotentemente tra due spalle enormi a cui si appiccicavano due braccia che sembravano altrettanti poderosi randelli, con un petto che si sarebbe detto un deposito inesauribile di energie, che dava l’impressione di una vera macchina da pugni 2 . QUADERNO_SISS_11_04_2017.indd 125 13/04/17 11:24

Transcript of Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia TERRA DI … · 2019. 6. 16. · 127...

Page 1: Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia TERRA DI … · 2019. 6. 16. · 127 Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia Qds anche se qui la boxe arrivò

125

Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia

Qds

TERRA DI LAVORO, TERRA DI PUGILIRaffaele Ciccarelli

[email protected]

La storia del pugilato in Italia, come in tutto il mondo, ha origini antichissime, iniziando a prendere forma di regolamento a partire dall’inizio del 1900.

Propagandosi dalla culla dello sport moderno che è stata l’Inghilterra, che ha avuto il privilegio non di inventare, ma di codificare e quindi trasformare in sport tante discipline sportive, anche il pugilato, seguendo le rotte commerciali e lo spirito di pochi appassionati che lo importarono direttamente dalla Terra d’Albione, iniziò a diffondersi in Italia.

Naturalmente, in questa sua forma, in varie parti della penisola iniziarono a sorgere palestre e a scovarsi campioni, resta arcano il motivo per cui in una regione come la Campania ma in una terra non tanto felix abbia potuto con gli anni costruirsi una tale fama di successi al punto da poter essere riconosciuta come “capitale del pugilato”.

Probabilmente il Destino ha voluto dare un senso all’appellativo di Caserta e della sua provincia, Terra di Lavoro, permettendo che proprio qui germogliasse lo spirito di uno sport duro, di fatica, come la boxe.

Nel corso degli anni, le vittorie si sono succedute alle vittorie, così come le sconfitte hanno fortificato gli animi dei tanti che si sono dedicati a questa disciplina.

Forse le scarse opportunità che offriva una terra votata all’agricoltura, che stentava (come ancora stenta) ad inserirsi nel progetto di industrializzazione, nel progresso che investiva tutta la penisola come l’Europa intera, hanno spinto molti a cercare nello sport una via di riscatto, a maggior ragione a cavallo tra le due guerre mondiali, che hanno lasciato macerie e morti dappertutto, ma che soprattutto al sud hanno visibilmente rallentato il processo di modernizzazione.

In uno sport individuale come il pugilato contano i singoli atleti, i campioni: perché la nostra storia abbia inizio occorre, appunto, individuare quell’”atleta zero” da cui tutto iniziò, almeno per portare il pugilato ad alto livello e fungere da esempio e punto di riferimento per le generazioni a venire.

Il capostipite di tutto può essere individuato in un pugile a cui è possibile far risalire il punto di partenza di tutto il pugilato della Campania, i cui natali non potevano che essere, chiaramente, in provincia di Caserta.

Fu S. Marco Evangelista, un piccolo comune di periferia tra Caserta e Marcianise, che il 5 ottobre del 1911 vide i natali di Michele Palermo. Egli nacque contadino in un paese rurale, ma «[…] intelligenza, resistenza, cuore, tanto cuore» ne fecero «[…] un eroe che diventò un mito nell’immaginario collettivo di tutti coloro che ne conobbero le gesta»1.

Furono subito chiare le sue idee nel perseguire la strada del pugilato, perché

[…] non poteva fare altro quel ragazzone che stava lì con quella testa sagomata piantata prepotentemente tra due spalle enormi a cui si appiccicavano due braccia che sembravano altrettanti poderosi randelli, con un petto che si sarebbe detto un deposito inesauribile di energie, che dava l’impressione di una vera macchina da pugni2.

QUADERNO_SISS_11_04_2017.indd 125 13/04/17 11:24

Page 2: Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia TERRA DI … · 2019. 6. 16. · 127 Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia Qds anche se qui la boxe arrivò

126

Quaderni della Società Italiana di Storia dello Sport

Qds

Un tale concentrato di forza pugilistica non poteva passare inosservato, fu il maestro Bruno Frattini, vecchio campione milanese di passaggio a Napoli, a notarlo e a prenderlo sotto la sua ala, tanto che in seguito Palermo, in onore proprio dell’antico maestro, avrebbe combattuto negli Stati Uniti con l’appellativo di Kid Frattini.

Qui porta una boxe che «[…] razionalizzata dalla scuola di Frattini, incomincia a diventare spettacolo di potenza e di tecnica»3.

Importanti pugili statunitensi

[…] furono nettamente surclassati dal nostro Kid, le cui prodezze vennero illustrate a caratteri di scatola. In Patria il foglio d’ordine del Partito lo citava fra gli atleti che avevano saputo difendere il nome dell’Italia fascista in campo internazionale4.

All’apice delle classifiche internazionali, il Destino e la Storia intersecano per due volte il suo cammino, impedendone l’ascesa mondiale: la prima volta, quando dovette partire per la Guerra d’Etiopia; la successiva a causa della Seconda Guerra Mondiale.

Il palmares del pugile casertano resta, comunque, ricchissimo: oltre a varie vittorie di prestigio, egli fu campione d’Italia ben sei volte (l’ultima a quarant’anni) nel 1933, 1939, 1943, 1948, 1949, 1951, sempre con «[…] un rispetto dell’avversario che potremmo definire addirittura “religioso” e mai si lasciò andare a scorrettezze o a violenze gratuite»5.

Il suo successo più eclatante, però, Michele Palermo lo colse, a coronamento di una carriera eccezionale, a trentanove anni quando, il 14 luglio 1950, al “Vigorelli” di Milano, sconfisse il bergamasco Livio Minelli laureandosi campione d’Europa dei pesi welter, prima volta in un incontro tutto italiano.

Fu il bagliore più grande, l’ultimo, di una carriera luminosa che di lì a poco, sconfitta solo dall’inesorabile incalzare del tempo, avrebbe conosciuto la sua conclusione, accompagnando con dolci ricordi il resto della vita di questo roccioso campione, fino al suo epilogo avvenuto il 7 ottobre 1982.

Dalle vicende di Michele Palermo fino alla nascita e all’affermazione dell’Excelsior Marcianise c’è un salto temporale abbastanza ampio, ma che non è rimasto vuoto di storie pugilistiche, che hanno trovato sviluppo in altre zone della provincia casertana.

Capua, Caserta, Piedimonte Matese sono stati i centri più o meno piccoli in cui, in periodi diversi, si sono affermati pugili di valore nazionale e oltre.

A Capua è nel 1945, subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, che, reduce dai campi di concentramento, Armando Nicoletti dà vita alla sua palestra, che intitola alla memoria di Beniamino Ferrone, un giovane capuano tenente dei bersaglieri versatile in molti sport, morto a soli ventiquattro anni in seguito a ferite di guerra.

Fra i pugili più bravi che si sono formati in questa palestra bisogna citare Franco Pulcini, i fratelli Monaco, ma il migliore in assoluto fu Franco Maciariello, campione d’Italia dilettanti nei pesi leggeri nel 1956, più volte nazionale, successivamente appassionato dirigente della Federazione Pugilistica.

Un altro tra i pugili capuani più importanti fu Franco Buglione, a più riprese campione d’Italia da dilettante e poi da professionista nelle categorie dei pesi mosca e gallo.

La passione per il pugilato non poteva non coinvolgere il capoluogo di provincia, Caserta,

QUADERNO_SISS_11_04_2017.indd 126 13/04/17 11:24

Page 3: Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia TERRA DI … · 2019. 6. 16. · 127 Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia Qds anche se qui la boxe arrivò

127

Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia

Qds

anche se qui la boxe arrivò per via indiretta.Fu inizialmente a Maddaloni, infatti, che il duca Alberto Tixon de Vidàurres diede vita alla

sua passione aprendo una palestra.Nobile spagnolo stabilitosi in Italia, il duca Tixon fu personaggio di bontà impareggiabile,

impegnato pienamente nel tessuto sociale della sua città, sportivo che ha seguito con interesse svariate discipline, con il fiore all’occhiello del pugilato.

Fu nel 1965 che fondò a Maddaloni la Fiamma Maddalonese, affidata alle cure di quel Michele Palermo che abbiamo in precedenza narrato come campione e qui ritroviamo come allenatore, a sottolineare ulteriormente l’importanza che ha avuto questo personaggio nella storia pugilistica di Terra di Lavoro.

Fu nel 1969 che il duca spostò nel capoluogo la sua palestra, chiamandola Boxe Casertana Leonardo Tixon, ricoprendo anche

[…] la carica di vicepresidente regionale della Federboxe, di presidente provinciale dei veterani dello sport e fu insignito dal Coni dell’onorificenza sportiva della Stella di bronzo al merito sportivo6.

Sotto la guida del maestro Bernardo Ciaramella (a più riprese campione italiano dei pesi piuma e leggeri, medaglia d’argento ai Giochi del Mediterraneo di Algeri 1975, poi professionista), scopritore di talenti pugilistici che sono stati poi atleti di spicco nelle varie categorie, il capoluogo annovera in quegli anni campioni come Pasquale Ventrone, Antonio Strabello, Antonio Decurione, Giuseppe Di Santo.

Forte l’eredità lasciata dal duca Tixon, che ha puntato soprattutto sulla trasmissione dei valori di massimo impegno e di lealtà nelle attività agonistiche, eredità poi raccolta e proseguita dallo stesso maestro Ciaramella, anche se, per volere della famiglia, non compare più il nome Tixon nella dicitura della palestra (oggi Asd Boxe Casertana), ma non se ne sono dispersi gli insegnamenti.

Un periodo molto fulgido visse l’attività pugilistica del comprensorio matesino a partire dal 1975 abbracciando quasi un quarantennio.

Il seme germogliò in piazza quando, a puro scopo dimostrativo, Giuseppe Paesano, un ex pugile originario di Pozzuoli ma trapiantato a Piedimonte Matese, attirava i giovani verso questa disciplina.

Nacque così la “Pugilistica Matesina”, che ha avuto nei fratelli Giovanni e Luigi Camputaro i suoi fiori all’occhiello, mentre dalla limitrofa Alvignano provenivano Gianni De Marco, Adriano Offreda e Sergio Romano, che fecero vivere

[…] anni indimenticabili di partecipazione collettiva ed emotiva agli eventi sportivi degli anni ’80 e ’90, che portarono Alvignano alla ribalta dei media regionali e nazionali7.

Tutti i pugili sopracitati si resero protagonisti, con alterne fortune e alterne vicende legate al loro stesso svolgersi della vita, di anni di splendore pugilistico in giro per il mondo, facendosi onore sia da dilettanti, sia da professionisti.

Lo sport pugilistico di Terra di Lavoro, passando attraverso i fatti esposti finora nei loro tratti più salienti, arriva al momento in cui entra in scena l’Excelsior Marcianise, che negli

QUADERNO_SISS_11_04_2017.indd 127 13/04/17 11:24

Page 4: Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia TERRA DI … · 2019. 6. 16. · 127 Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia Qds anche se qui la boxe arrivò

128

Quaderni della Società Italiana di Storia dello Sport

Qds

anni diventa la guida del pugilato campano, nazionale, europeo e mondiale. L’inizio dell’avventura di questo sodalizio sportivo, a leggerlo, potrebbe avere connotazioni

vagamente religiose, in quanto furono dodici (come gli Apostoli…) appassionati che, unendo la loro comune passione per il pugilato e per la terra natia, si riunirono per fondare la società sportiva, scegliendo di portare avanti «[…] una storia d’amore con la boxe e lo sport in un territorio bello e tormentato»8.

Dodici persone che scelgono «[…] un modo di interpretare lo sport e di vivere la vita laddove l’esistere è spesso duro, teso, persino più difficile che in altre zone del Sud»9.

Dodici persone i cui nomi hanno il diritto di essere messi bene in evidenza tra quelli che hanno fatto la storia di questa disciplina e dello sport in generale, tenendone alto il vessillo in campo nazionale e internazionale: Domenico “Mimmo” Brillantino, Francesco Brillantino, Michele Colella, Giuseppe Crescente, Francesco Di Giacinto, Valerio Fretta, Domenico Iodice, Nicola Linvelli, Mario Piccirillo, Antonio Raucci, Enrico Squeglia, Antonio Tartaglione, Antonio Trombetta.

L’Excelsior Marcianise va ad incastonare la sua storia in quella del pugilato a Marcianise, diventandone pietra miliare. Una storia che inizia nei primi Anni Trenta, con il professor Clemente De Cesare e la Sef, “Società di Educazione Fisica Stefanino Marino”.

Con l’occupazione americana nell’immediato secondo dopoguerra, era facile, in piazza Umberto I°, trovare ring improvvisati dove si cimentavano giovani nerboruti locali contro gli americani, in alcuni casi veri professionisti.

La fine della guerra riportò in auge anche il prof. De Cesare, che riaprì la sua palestra in locali privati mancando di strutture apposite, intitolandola stavolta a don Pietro Zinzi, parroco locale.

Dopo l’abbandono di De Cesare fu un suo allievo, Salvatore Bizzarro, a raccoglierne l’eredità, proseguendo l’attività pugilistica in una stalla ripulita, in via Lener10.

Per oltre venticinque anni il maestro Bizzarro fu l’unico punto di riferimento pugilistico di Marcianise, ottenendo anche buoni risultati con Piccolo, Mezzacapo, Moretta, Colella, lo stesso Brillantino che ritroveremo protagonista tra poco, fino al 1977, quando nella limitrofa Capodrise, per non fare un torto al maestro, fu fondata l’Excelsior.

Proprio Brillantino si è trovato ad essere il vero deus ex machina non solo della sua palestra, ma di tutto il pugilato casertano, fino ad assurgere, a suon di vittorie con i suoi pugili, a livello nazionale e internazionale.

Nessuno, quindi, meglio del maestro, in una lunga chiacchierata, può farci capire il segreto del suo successo e portarci nei meandri più reconditi della sua idea di pugilato.

Bisogna partire dal tempio che è la palestra, quale che sia l’edificio che viene preposto a tale uso, e dal suo altare, il ring, quel quadrato delimitato dalle dodici corde che racchiude un mondo, spesso confine tra una vita onesta e sofferta ed una violenta e inevitabilmente degradata, «[…] uno spazio ristretto dove ciò che è contenuto appartiene al nostro destino: attesa, attenzione, paura, forza, fatica, rabbia, sofferenza, dolore, gioia»11.

Cosa sia la palestra ce lo spiega lo stesso maestro Mimmo Brillantino: «Quando è nata era una palestra per fare pugili e pugilato, ma con il tempo è diventata un luogo di aggregazione sociale.

Nel corso degli anni, in funzione delle situazioni singole di alcuni atleti, occupandomi anche della loro vita privata, giocoforza mi sono un po’ immedesimato nella parte del “pretone”,

QUADERNO_SISS_11_04_2017.indd 128 13/04/17 11:24

Page 5: Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia TERRA DI … · 2019. 6. 16. · 127 Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia Qds anche se qui la boxe arrivò

129

Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia

Qds

del prete, padre o nonno, occupandomi spesso di situazioni un po’ pesanti, guardando anche dentro a questi giovani, capendo le loro necessità».

Una sorta di missione, fatta di successi oltre lo sport, anche di fallimenti, come quello di Pasquale Magno, la cui storia può essere presa ad emblema: promettente pugile formatosi alla scuola di Bizzarro, il Destino lo intralciò una prima volta quando, non ancora minorenne, uccise un coetaneo in una lite. Pagata la sua colpa, riprese con la boxe, stavolta sotto la guida di Brillantino, raggiungendo anche buoni successi. La vita sportiva, però, non riesce a salvarlo, ucciso da una pallottola al termine di una lite una mattina di agosto del 2006, vittima anche di un carattere rissoso che il pugilato non era riuscito a regolamentare12.

Anche per evitare simili situazioni, Brillantino si prodiga per i suoi ragazzi: «Per dare loro un’opportunità, oltre che dedicandoci sempre al pugilato, è nata l’idea di proporli ai gruppi sportivi militari o paramilitari.

Ad oggi, senza essere precisi, posso dire che almeno una settantina di miei atleti hanno potuto godere di questo sacrosanto privilegio. Questo permette a tutti di poter investire nel pugilato, garantendo un futuro che altrimenti, solo con la boxe, sarebbe molto rischioso.

Questo ha portato anche a risultati importanti, evitando per molti l’abbandono dell’attività per un lavoro, abbandono che, comunque, capita a chi non ha i numeri per eccellere.

Uno degli obiettivi che mi sono proposto era quello di dare continuità al pugilato a Marcianise, le preoccupazioni iniziali sul futuro sono state superate grazie ai miei figli, che continuano il mio discorso, anche come maestri nelle altre realtà.

Quello del maestro è un ruolo fondamentale in una palestra di pugilato, una delle mie abilità è stata quella di costruire una squadra valida nel tempo, oltre a quella di avere il supporto di alcuni sponsor che garantiscono le spese minime».

Un quadro chiaro, preciso, di come si costruisce un successo pugilistico duraturo nel tempo, con le parole dello stesso maestro che ne narrano gli inizi: «L’Excelsior nasce dal dissenso di un pugile professionista, Valerio Fretta, con il suo maestro, Salvatore Bizzarro, maestro storico del pugilato a Marcianise che però in quegli anni produsse il solo grande successo di Tommaso Russo, campione del mondo dei pesi medi a Sidney nel 1991, contro il sovietico Aleksandr Lebziak.

La fuoruscita di Fretta fu aiutata da alcuni suoi tifosi che si unirono per permettergli di trovare una palestra. Fu in quel periodo che da Foggia dove lavoravo mi trasferii a Marcianise andando a lavorare alla Nato di Bagnoli, e mi chiesero di dare loro una mano essendo l’unico che poteva fare il maestro grazie ai miei trascorsi di pugile.

Così ho iniziato, senza alcuna esperienza ma rifacendomi all’aiuto di vecchi maestri che hanno saputo coltivare, da buoni contadini, la pianticella.

In seguito per la palestra scelsi il nome Excelsior a significare un impegno, un giuramento ad essere sempre meglio.

Quella era già una prima sfida al pugilato che si praticava a quei tempi, nerboruto, rissoso, poco tecnico, con due giovani buttati sul ring al solo scopo di menarsi, con il pugilato di stampo britannico, più tecnico, che si praticava risalendo la penisola.

Così nacque, dunque, l’idea di palestra a Marcianise, che a lungo rimase l’unico punto di incontro e di svago per i giovani del posto, tanto che non era necessario aggiungere “di boxe”, perché quella del pugilato era l’unica palestra. Io lì sono nato come pugile, seguito da Bizzarro».

QUADERNO_SISS_11_04_2017.indd 129 13/04/17 11:24

Page 6: Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia TERRA DI … · 2019. 6. 16. · 127 Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia Qds anche se qui la boxe arrivò

130

Quaderni della Società Italiana di Storia dello Sport

Qds

La passione per questo sport traspare tutta nelle parole e nelle espressioni di Brillantino, logico cercare di capire da dove essa nasca e che tipo di pugile egli fosse stato. «La mia passione nasce dai pochi match che avevo disputato da giovane, dalle conoscenze scaturite dai dodici incontri disputati e tutti vinti. Ero un peso leggero, tecnico, bravo, a detta degli altri. Fu una disperazione per Bizzarro la mia scelta di abbandonare e dedicarmi al lavoro, ma continuai a seguire il pugilato da lontano, attento alla sua evoluzione ma senza praticarlo, dedicandomi alla mia famiglia».

Marcianise è una terra difficile in un territorio complicato, quasi quotidiana è la lotta per strappare dai pericoli della strada i giovani, riuscire a fare pugilato qui è qualcosa di sicuramente speciale. «Almeno fino a circa dieci anni fa per un giovane di Marcianise entrare nella palestra era quasi un obbligo, un rito iniziatico, anche se poi non durava.

Per questa continua affluenza bisognava creare altri poli, per questo esortai un mio collaboratore, Raffaele Munno, ad aprire un’altra palestra. Questo è indicativo della grande prolificità pugilistica di Marcianise, e della necessità di creare più punti di sviluppo, giusto creare altre palestre per invogliare a migliorare.

Io ho intuito che per uscire dall’ambito locale, fino a dominare in Europa e nel mondo, occorreva una nuova impostazione pugilistica virata sulla tecnica piuttosto che sulla forza come era in precedenza. Il mio è stato un modo diverso di affrontare il pugilato che ha avuto i suoi frutti, guardavo l’impostazione degli altri pugili quando c’erano i meeting, studiandoli per ricreare la stessa con i pugili allenati da me, cercando di capire cosa avevano gli altri che non avevano i nostri.

Ho fatto esperienza sul campo guardando gli altri maestri, ora i più giovani guardano me: io volentieri racconto le mie storie, i miei metodi, non ho segreti, è stupido quel maestro che non racconta. Bisogna diffondere, creare una eredità, come mio figlio Antonio che ha aperto la “Fiamme Oro”, che sta andando benissimo e sta già producendo campioni a livello europeo e mondiale».

La palestra e la sua organizzazione sono temi ricorrenti nelle parole del maestro Brillantino, così come l’importanza di seguire i giovani e i giovanissimi, anche con finalità diverse da quelle sportive: «La fortuna di un maestro, oltre a quella di incontrare sulla sua strada pugili forti, è anche quella di trovare ottimi collaboratori. Io sono indicato come la macchina che ha costruito centinaia di campioni, però, siamo onesti, da solo non ce l’avrei fatta. Ho avuto una buona squadra di dirigenti che mi hanno sostenuto, un collaboratore prezioso che nessuno conosce, Mimì Iodice, un compagno d’infanzia, che era quello che si interessava di tutto ciò di cui non potevo interessarmi io. Egli rappresentava lo “zio” per i tanti piccoli cui badava nel frattempo che tornavo io da lavoro, ma era anche quello che calmava i pugili rimproverati, che in lui trovavano una valvola di sfogo. Non c’è un termine per definirne il ruolo, ma è stato essenziale nella vita della palestra, ed è stato un punto di riferimento importante proprio per i più piccoli, che rappresentano, poi, il serbatoio dal quale scaturiscono i campioni. L’importanza di un serbatoio di giovani si capisce perché sono molto duttili e facili all’apprendimento, rispetto ai ragazzi più cresciuti. Un’altra figura importante accanto a quella di Iodice è stata quella di Antonio Santoliquido, che dal 2002 dà il suo contributo in palestra per farla migliorare, mettendo in pratica quello che studiavo. Tutta la vita della palestra è fatta di studio che garantisce ai nostri giovani sicurezza e speranza anche nella vita. Non diciamo che salvo pugili dalla malavita, io non salvo nessuno, io offro a tutti l’opportunità

QUADERNO_SISS_11_04_2017.indd 130 13/04/17 11:24

Page 7: Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia TERRA DI … · 2019. 6. 16. · 127 Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia Qds anche se qui la boxe arrivò

131

Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia

Qds

di prendere una strada, c’è chi la segue e si trova bene, e chi non la segue, non riuscendo a cambiare vita. Noi gli offriamo i mezzi, poi la scelta è loro. Sul territorio sono visto non tanto, o non solo, come quello che produce il campione, ma per quello che produce un’educazione, retaggio anche della mia vita di ex militare».

Questa la filosofia di vita che anima l’Excelsior, ma c’è anche l’idea di un tipo di pugilato nuovo: «Il pugilato è visto come uno sport dannoso, ma non è così. Il danno è legato a come si è preparato il pugile, io ho pensato sempre a curare molto la difesa, perché più ti sai difendere, meno colpi prendi. Non sono felice quando i miei pugili prendono colpi sul ring, da buon nonno o papà quale sono visto, ho le stesse preoccupazioni, perciò mi sono sempre occupato prima della parte difensiva, e in second’ordine della fase aggressiva, di attacco. Il mio motto è meglio vincere uno a zero che trenta a ventinove, perché vincere subendo molti colpi rende la vittoria inutile. La mia idea di pugile è perciò quella che lo vede possedere una tecnica squisita per evitare di prendere colpi, usando l’intelligenza e l’opportunismo per combattere senza farsi colpire».

In tempo di crisi mediatica e di grandi eventi che lo hanno esaltato in passato, il pugilato pare quasi essere diventato uno sport di nicchia che trova il suo massimo epos nella partecipazione ai Giochi Olimpici. «L’Olimpiade è il sogno di tutti, dei pugili e degli allenatori, perché è la massima aspirazione di ognuno, è l’obiettivo massimo che ogni atleta si pone, anche il più modesto, pur non rivelandolo. È un percorso durissimo, difficilissimo, che richiede doti naturali, ma anche enormi sacrifici, significa preparare una macchina migliore delle altre, superando svariate selezioni. Per ottenere un risultato così elevato occorre la combinazione fortunata di un pugile e di un maestro con qualità particolari. Questo perché molte qualità, nei pugili, sono appariscenti, visibili, ma altre sono nascoste, e deve essere il maestro con la sua esperienza e la sua intelligenza, a captarle e tirarle fuori, fino a far diventare questa “macchina” vincente».

Una ricetta semplice quanto efficace che negli anni ha prodotto tanti campioni, portato a tante vittorie che inevitabilmente hanno accresciuto il deposito dei ricordi, creando anche una sorta di maggiore affezione per talune di esse. «È sempre imbarazzante dovere fare una selezione dei campioni o delle vittorie cui ho partecipato.

È facile rispondere che quella che più mi ha toccato e fatto soffrire è stata l’esperienza di Angelo Musone. Questi era un giovane che veniva dal nulla, di un grande cuore, apparentemente non molto dotato. Iniziò a venire in palestra per calare di peso, fisicamente era una specie di “armadietto”, ma subito si sono iniziate ad intravedere le sue qualità, che hanno avuto la fortuna di incontrare l’occhio di un maestro che ha saputo scorgerle, perché con un maestro poco oculato Musone non sarebbe mai nato. La combinazione atleta-maestro di cui ho parlato prima e che ha portato Musone sul podio, anche se non sul gradino che meritava, per un verdetto ingiusto che ancora grida vendetta nell’incontro con l’americano Henry Tillman». Episodio, questo, accaduto ai Giochi di Los Angeles 1984 e che, comunque, permise a Musone di essere considerato il vincitore morale e di essere accolto da vero trionfatore.

Dopo aver chiarito l’idea del suo pugilato, dopo averci fatto capire quali sono le ambizioni di chi inizia questo percorso sportivo, con il maestro approfondiamo quella che è proprio la figura del pugile, uomo che sale sul ring alla ricerca di se stesso, che lotta per superare la propria paura, i propri limiti. «Come ho già detto prima, il ring forma due campioni, il pugile e il suo allenatore, perché è stupido chi non riconosce i meriti di chi è all’angolo, perché un pugile è bravo e vincente sul ring grazie a qualcuno che glielo ha insegnato. Ci

QUADERNO_SISS_11_04_2017.indd 131 13/04/17 11:24

Page 8: Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia TERRA DI … · 2019. 6. 16. · 127 Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia Qds anche se qui la boxe arrivò

132

Quaderni della Società Italiana di Storia dello Sport

Qds

vuole chi trovi il talento nascosto, e questi è il maestro, capace di scoprire le potenziali qualità dell’atleta e riuscire a valorizzarle al meglio. È importante, poi, la motivazione: essenziale per il campione, anche per chi decide semplicemente di indossare i guantoni. Per quelli che puntano al massimo, infine, è fondamentale l’autodisciplina per seguire i suggerimenti del maestro e seguire rigidi programmi di lavoro che possono portare ad avere la forza e la voglia di migliorare ogni giorno, avendo sempre presente che la perfezione non esiste».

Nell’immaginario collettivo, comunque, la boxe resta uno sport in cui l’atleta è sostanzialmente un solitario, alle prese con la fortuna, o sfortuna, con le bizze del destino, con la sconfitta, con la stessa solitudine. Come affronta tutto questo? «Sarebbe facile parlare di fortuna nei sorteggi, in realtà se un evento è programmato bene lavorando sulla combinazione di qualità allievo/maestro, quello che conta è la fortuna di non avere sfortuna, evitando di avere infortuni, soprattutto alle mani. Tra vittoria e sconfitta, poi, quello che il pugile veramente non accetta è l’ingiustizia. Il vinto abbraccia sempre il vincitore, questi abbassa sempre le corde al perdente che esce, in segno di rispetto. Per ritornare all’episodio di Musone, ad esempio, questi non salutò il suo avversario, Tillman, che poi, a mente fredda si sarebbe scusato per il verdetto a lui favorevole ma immeritato. Sul ring, infine, un pugile non sale da solo, ma salgono in tre: l’uomo, l’atleta e il pugile, la stessa figura presenta queste tre personalità. L’uomo ha il coraggio, l’atleta sostiene l’uomo e il pugile, il quale sale per ultimo, e se è bravo e preparato bene, prevarrà sull’avversario. Gode, infine, dell’assistenza del suo secondo, che gli dà suggerimenti per migliorare il suo rendimento».

Il pugilato è comunque cambiato nel corso degli anni, infatti:

La boxe ha avuto un declino tremendo rispetto ai giorni di gloria dagli Anni Venti agli Anni Sessanta e oggi è solamente l’ombra di ciò che era prima. La prima ragione di questo declino è la generale trasformazione nella vita delle classi lavoratrici, con l’emarginazione del lavoro manuale duro, il miglioramento nelle condizioni di vita e l’aumento della scolarizzazione come strumento di accesso anche a lavori non specializzati: ciò ha quasi esaurito la riserva di volontari per il fronte pugilistico. In secondo luogo, la boxe è una specie di sport dei paria, praticato soprattutto da quelli che hanno fallito negli altri13.

Considerazioni amare, con cui però concorda solo parzialmente Brillantino: «Il “morbo” che può uccidere la passione è la vita moderna. Ai tempi in cui ho fatto l’allenatore delle nazionali giovanili, in un confronto con un dirigente russo, anch’egli lamentava una mancanza di voglia di sacrificio, oggi loro i pugili li cercano in Siberia, dove gli svaghi sono praticamente a zero e un pugile è concentrato ancora su se stesso. Da noi non è diminuita la vocazione, anzi sono aumentate le palestre, i corsi di formazione per i tecnici. C’è molta richiesta a livello amatoriale, il pugilato oggi sta attraversando un momento molto favorevole per quel che riguarda la notorietà, molti lo vogliono praticare perché il pugilato permette movimenti completi. Se un giovane scopre di avere delle qualità, poi cambia palestra per andare da maestri che lo possano migliorare. Bisogna perciò distinguere le palestre in quelle che fanno il pugilato a qualsiasi età come semplice attività ginnico sportiva, mentre in altre è prevalente la preparazione agonistica, come all’Excelsior. Chiaramente solo l’agonista che ha iniziato da piccolo può avere aspirazioni e speranze olimpiche, passando nei gruppi sportivi».

La chiusura della lunga chiacchierata lancia uno sguardo al futuro, partendo con un motto:

QUADERNO_SISS_11_04_2017.indd 132 13/04/17 11:24

Page 9: Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia TERRA DI … · 2019. 6. 16. · 127 Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia Qds anche se qui la boxe arrivò

133

Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia

Qds

«Il pugilato esisterà sempre finché nasceranno bambini con le braccia. Avrà modifiche, ma esisterà sempre. Oggi, purtroppo, la tendenza è di nuovo verso una boxe più brutale, che spettacolarizza il sangue, e la cosa non si sposa con la filosofia di sport e pugilato che ho instaurato in questi anni e che spero continui nel futuro di questa disciplina».

Un futuro che ha un’eredità assicurata, un’impronta indelebile di stile pugilistico che oggi vede i suoi vessilliferi nella boxe vincente di Clemente Russo, di Vincenzo Mangiacapre, di Domenico Valentino, degli altri che verranno, pronti a seguire le orme di una disciplina nata in questa terra agli albori del Novecento con un campione come Michele Palermo e proseguita negli anni fino ai trionfi attuali.

Una disciplina che «[…] ha ragione Rino Tommasi, quando dice che la boxe non morirà, finché fuori dal ring ci sarà un mondo dove si sta peggio che a prender botte»14.

La storia dell’Excelsior è la storia del suo maestro, Mimmo Brillantino, il quale, come abbiamo dedotto dalle sue stesse parole «[…] del ring ha fatto un luogo dove si impara a vivere. Perché l’aggressività, incanalata nelle regole, diventa sport, voglia di vincere pulito»15.

È, infine, anche la storia di Marcianise e del suo mistero pugilistico «[…] perché in Italia se nasci in un posto hai spesso sportivamente la strada segnata da un misto di comodità, assenze di alternative, tradizione e bravi maestri»16.

E Terra di Lavoro diventa così Terra di Pugili.

Ringraziamenti

Hanno contribuito fattivamente alla stesura di questo lavoro, e vanno perciò a loro i miei sentiti ringraziamenti, il collega giornalista Giuseppe Perrotta; il collega, nonché presidente dell’Excelsior Boxe Marcianise, Alessandro Tartaglione e il maestro Domenico “Mimmo” Brillantino; il sig. Leonardo Tixon e il maestro Bernardo Ciaramella della Boxe Casertana; il Coni di Caserta, nella persona del delegato prof. Michele De Simone; la Società di Storia Patria “Terra di Lavoro” nelle persone del presidente, avv. Alberto Zaza d’Aulisio, e del prof. Giuseppe de Nitto.

QUADERNO_SISS_11_04_2017.indd 133 13/04/17 11:24

Page 10: Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia TERRA DI … · 2019. 6. 16. · 127 Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia Qds anche se qui la boxe arrivò

134

Quaderni della Società Italiana di Storia dello Sport

Qds

NOTE

1. V. Zitiello, A. Fantaccione, Michele Palermo, il gigante buono, Comune di S. Marco Evangelista, Casoria 2005, p. 6.2. G. Gazzillo, Michele Palermo, atleta casertano, «Terra di Lavoro», 13 luglio 1935.3. Ibidem. 4. Ibidem.5. V. Zitiello, A. Fantaccione Michele Palermo, il gigante buono, cit., p. 9.6. L. Renga, Lo sport ricorda il duca Tixon, «Nuova Gazzetta di Caserta», 4 dicembre 2005.7. F. La Vecchia “Nota introduttiva”, in: A Sgueglia (a cura di) L’epopea della boxe alvignanese, Comune di Alvignano, Capua, p. 1.8. Aa.vv., La palestra dei Campioni, Excelsior Boxe, Marcianise 2010, p. 7.9. Ibidem.10. Aa.vv., Marcianise Terra di Pugili, Comune di Marcianise, 2007.11. C. Colombo, La Motta epicureo e Alì era Cartesio, «La Lettura», 15 agosto 2015.12. R. Capacchione, A. Ferraro Ex pugile ammazzato vicino alla Reggia, «Il Mattino», 19 agosto 2006.13. L. Wacquant, “Busy” Louie sul ring, «Lancillotto e Nausica», a. XXIV (2007) n. 3, pp. 40-51, p. 47.14. E. Chiari, Marcianise, il cuore nei guantoni, «Famiglia Cristiana», 11 maggio 2011.15. Ibidem.16. Ibidem.

QUADERNO_SISS_11_04_2017.indd 134 13/04/17 11:24

Page 11: Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia TERRA DI … · 2019. 6. 16. · 127 Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia Qds anche se qui la boxe arrivò

135

Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia

Qds

1. Stadio del Partito Nazionale Fascista, Roma 4 aprile 1943. Sul ring i pesi leggeri Michele Palermo, alias “Kid Frattini”, ed Emor Perticaroli. Archivio Corriere dello Sport-Stadio.

2. Un ritratto a china di Michele Palermo eseguito dall’illustratore De Amicis al volgere degli anni quaranta. Collezione Marco Impiglia.

3. Parma, Campionati Italiani dilettanti: il neo laureato tricolore dei pesi leggeri, Franco Maciariello, col maestro Salvatore Bizzarro. Archivio Corriere dello Sport-Stadio.

2

3

1

QUADERNO_SISS_11_04_2017.indd 135 13/04/17 11:24

Page 12: Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia TERRA DI … · 2019. 6. 16. · 127 Storia e sviluppi della disciplina del pugilato in Italia Qds anche se qui la boxe arrivò

136

Quaderni della Società Italiana di Storia dello Sport

Qds

4. Ancora il maestro Bizzarro, all’angolo di un giovanissimo Domenico Brillantino nella palestra “Zinzi”. Siamo nel 1957. Per gentile concessione di Domenico Brillantino.

5. Il peso massimo Angelo Musone portato in trionfo dai suoi concittadini di Marcianise al ritorno dai Giochi Olimpici di Los Angeles 1984. Archivio Federazione Pugilistica Italiana.

5

4

QUADERNO_SISS_11_04_2017.indd 136 13/04/17 11:24