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STORIA DELL’87° REGGIMENTO di
FANTERIA DA MONTAGNA
in ITALIA
George F. Earle
Capitano dell’ 87° Fanteria da Montagna
1945
STORIA DELL’87° REGGIMENTO di
FANTERIA DA MONTAGNA
in ITALIA
3 GENNAIO 1945 — 14 AGOSTO 1945
Digitalizzato ed edito da Barbara Imbrie, 2004
Edizione italiana (autorizzata) a cura di Andrea e Giuliano Gandolfi, 2014
Traduzione e note a cura di Giuliano Tedeschi
CONTENUTI
INTRODUZIONE: L’87° REGGIMENTO DAL DICEMBRE 1941 AL GENNAIO 1945......4
PREPARAZIONE ALL’ITALIA ………......................................................................................9
[4 Gennaio — 16 Febbraio]
L’OFFENSIVA DI M.TE BELVEDERE....................................................................................17
[16 Febbraio — 28 Febbraio]
L’OFFENSIVA DI MARZO E IL CONSOLIDAMENTO…….................................................33
[3 Marzo — 31 Marzo]
L’OFFENSIVA DI PRIMAVERA VERSO LA PIANURA PADANA ....................................53
[1 Aprile — 20 Aprile]
Preparazione: 1 Aprile — 13 Aprile xx
Primo giorno: 14 Aprile xx
Secondo giorno: 15 Aprile xx
Terzo giorno: 16 Aprile xx
Quarto giorno: 17 Aprile xx
Quinto giorno: 18 Aprile xx
Sesto giorno: 19 Aprile xx
Settimo giorno: 20 Aprile xx
PIANURA PADANA VERSO IL LAGO DI GARDA.............................................................xxx
[21 Aprile — 2 Maggio]
Ottavo giorno: 21 Aprile xxx
Nono giorno: 22 Aprile xxx
Decimo giorno: 23 Aprile xxx
Undicesimo e dodicesimo giorno: 24-25 Aprile xxx
Tredicesimo giorno: 26 Aprile xxx
Quattordicesimo giorno: 27 Aprile xxx
Quindicesimo giorno: 28 Aprile xxx
Sedicesimo giorno: 29 Aprile xxx
End of the Campaign: 30 Aprile-2 Maggio xxx
DOVERI DELL’OCCUPAZIONE E RITORNO IN AMERICA ...……................................xxx
[8 Maggio — 14 Agosto]
ORGANIZZAZIONE DI COMBATTIMENTO DELL’87° REGGIMENTO..........................xxx
PERDITE DELL’87° REGGIMENTO …………………….....................................................xxx
ALBO D’ONORE DELL’87° REGGIMENTO.........................................................................xxx
MAPPE DELLA CAMPAGNA*
MAPPA 1. IL CRINALE DEI MONTI DELLA RIVA ..............................................xxx
MAPPA 2. MT. BELVEDERE RIDGE ……………................................................xxx
MAPPA 3. L’ OFFENSIVA DI MARZO ……….....................................................xxx
MAPPA 4. L’OFFENSIVA DI PRIMAVERA …. ....................................................xxx
MAPPA 5. LO SFONDAMENTO ………...............................................................xxx
MAPPA 6. A SUD DELLA VALLE PADANA …......................................................xxx
MAPPA 7. ATTRAVERSAMENTO DEL FIUME PO...............................................xxx
MAPPA 8. L’AVANZATA VERSO IL LAGO DI GARDA.......................................xxx
MAPPA 9. LAGO DI GARDA: LE BATTAGLIE FINALI .....................................xxx
PERCORSO DI COMBATTIMENTO
DELLA CAMPAGNA DELLA 10a DIVISIONE DA MONTAGNA IN ITALIA
Dicembre 1944 – Maggio 1945
*Modificate da Barbara Imbrie dai diagrammi di battaglia originali pubblicati da Armand Casini
nel 1945.
INTRODUZIONE
L’87° REGGIMENTO
Dicembre 1941 - Gennaio 1945
Il primo elemento dell’87° Fanteria da Montagna, poi parte della 10a Divisione da
Montagna, fu ufficialmente costituito a Fort Lewis, nello stato di Washington l’8 Dicembre
1941, il giorno dopo l’attacco a Pearl Harbor. Quattro giorni prima dodici ufficiali e un soldato
incontrato casualmente, il cui nome non venne citato, furono designati come il “1° Battaglione
rinforzato dell’87° Fanteria da Montagna”. Il Tenente Colonnello Onslow S. Rolfe era al
comando. La maggior parte degli ufficiali originali rimasero in servizio nella 10a Divisione da
Montagna ma l’identità del soldato è rimasta sconosciuta. Egli fu usato per “attizzare il fuoco”
ed era l’unico non volontario nei primi giorni della costituzione del battaglione.
Durante i giorni seguenti un grande numero di quadri volontari arrivarono da unità
dell’esercito regolare, molti dal 15° Cavalleria, in modo tale che l’8 Dicembre erano in carico
alla compagnia A 75 ufficiali e l’uomo il cui nome è sconosciuto, che formarono i nuclei delle
Compagnie A, B, C, D, Quartier Generale e le Compagnie Servizi. Questa prima organizzazione
da montagna [Alpini] degli Stati Uniti è stata il risultato dell’impegno dell’esercito e di gruppi
civili che, dopo più di un anno di lavoro, hanno prevalso sul Dipartimento della Guerra. La più
attiva tra i gruppi civili è stata l’Associazione Nazionale Soccorso Alpino guidata da Minot
Dole che era stato in contatto con il Generale Marshall per diversi mesi. Grazie ad un accordo
speciale con il Ministero della Guerra, da questa organizzazione provennero una gran parte dei
volontari.
Durante l’inverno precedente una pattuglia di sciatori del 15° Reggimento di Fanteria si
era allenato sul Monte Rainer e altri sciatori dell’esercito si erano allenati a loro volta a Lake
Placid nel Wisconsin.
Quasi subito l’ufficiale alle comunicazioni, Capitano Joseph A. Hearst, prese una
malattia infettiva causando la messa in quarantena per 21 giorni della Compagnia A, a cavallo
tra Natale e Capodanno, diventando così il più impopolare della neo costituita [compagnia].
Questo sembrò stabilire un precedente [sfortunato] per cui il Natale seguente la neo costituita
[compagnia] fu confinata a causa delle manovre in California; il Natale dopo ancora trovò molti
di loro sulle navi di ritorno dalle Aleutine e [la compagnia] trascorse il Natale del 1944 nell’area
di attesa d’imbarco per l’Italia.
Nel Gennaio del 1942 tutti i tipi di sci e di equipaggiamento invernale furono consegnati
[ai soldati] e l’addestramento fisico ebbe luogo nel fango di Fort Lewis nello stato di
Washington.
Verso la fine del mese le Compagnie A, B e C si trasferirono a Tatoosh e Paradise
Lodges sul Monte Rainier per l’addestramento su sci. Furono elaborati i test ed istituita una
scuola di sci. Il collaudo delle attrezzature e delle tecniche da montagna furono gestite da una
sezione dell’unità chiamata Consiglio per la Guerra in Montagna e d’Inverno.
Il Sergente William P. JONES, allora Primo Sergente della Compagnia A, ed ora
Sergente Maggiore del Reggimento diede allora soddisfazione al Colonnello ROLFE e al
Consiglio secondo i quali non tutti i soldati potevano essere trasformati in sciatori. Come
consigliato il Sergente JONES mise via definitivamente i suoi sci.
Nel frattempo la compagnia D e la Compagnia Servizio comandata dal Capitano
GEORGE FLETCHER, poi Colonnello, G-3 della 91° Divisione in Italia, rimase a Fort Lewis
per costruire un recinto per i muli. In primavera la Compagnia D si trasferì per un breve periodo
sugli sci. Il Battaglione tornò a Fort Lewis in maggio e da quel momento la squadra dei
volontari era cresciuta abbastanza da formare un secondo battaglione al comando del Maggiore
F. READY. Il Maggiore FLETCHER divenne Primo in Comando. A quel momento l’unità era
composta da sciatori di fama mondiale, alpinisti, guardie forestali e cacciatori, taglialegna, guide
nonché un gruppo di cowboys, guardiani di muli e cavalieri oltre ai normali quadri dell’esercito
regolare.
In Luglio fu istituita una scuola di equitazione a Fort Lewis.
Un distaccamento trascorse due mesi estivi nei Columbian Ice Fields in Canada per
sviluppare un veicolo sopra-neve, il bisnonno dell’M-29 “Donnola” [cingolato leggero da
trasporto].
Per quanto incredibile possa sembrare per la fanteria, un altro distaccamento girò un
breve filmato a Hollywood, il primo di diversi film che parlavano dei soldati sciatori dell’87°. In
un secondo momento sia la Warner Brothers che la Paramount girarono dei film sulle piste da
sci dell’esercito.
L’addestramento militare intensivo iniziò in settembre, presso il campo principale di
Fort Lewis, con un rigoroso condizionamento e un’ampia gamma di lavoro. Il Colonnello
JEFFERSON B. WILLIS prese il comando del Reggimento sotto il comando generale del
Colonnello ROLFE. Il 18 novembre 1942 il 1° e 2° battaglione, accompagnati da cavalli e muli,
parteciparono alle manovre a Jolon in California. Per sei settimane i due battaglioni
manovrarono contro il primo Battaglione Filippino. Nel frattempo, per ospitare l’87°
Reggimento, era stato scelto un sito per un campo nuovo di zecca sul Continental David in
Colorado a 2.900 metri sul livello del mare. Camp Hale doveva essere completato con una pista
di sci in salita di un miglio, diverse funi di risalita, stalle ed anche delle stanze, nelle baracche,
per la sciolinatura. Il campo venne quasi completato mentre il 1° e 2° battaglione erano alle
manovre e lo scheletro del 3° battaglione, formato in settembre, venne spostato a Camp Hale in
attesa di ricongiungersi, poco prima del nuovo anno, con il resto del reggimento.
A causa della quota estremamente alta e delle condizioni meteorologiche si
presentarono molti nuovi problemi nell’addestramento militare invernale. Furono testate oltre
un centinaio di attrezzature e veicoli. Unità e distaccamenti, a seconda delle dimensioni dei
battaglioni, bivaccarono a 3.600 metri sulle montagne circostanti e furono affrontati i problemi e
i test nella neve e nel freddo estremo. Furono istituite scuole inusuali condotte da uomini di
esperienza incaricati di insegnare non solo a sciare ma anche l’uso delle racchette da neve e
dello slittino. Squadre di cani furono attaccate agli slittini e gli uomini furono addestrati a
condurli. Gli uomini furono addestrati a costruire grotte nella neve, a cucinare la razione da
montagna individuali, formati sulla prevenzione delle valanghe e istruiti sulle operazioni di
soccorso.
Dei distaccamenti furono inviati a insegnare lo sci e l’alpinismo a Camp McCoy nel
Wisconsin e in un centro di addestramento da montagna a Seneca Falls in Virginia. Lentamente
si sono sviluppate le tecniche sia per quanto alle operazioni militari invernali che per vivere con
successo in condizioni estreme.
Furono scritti molti manuali. Veniva insegnato il Manuale di Sci per “forare” [gergo] e
marciare nella neve. Il Soldato da Montagna portava il suo fucile sulla schiena e gli sci sulla
“spalla destra” mentre marciava. Ha inoltre imparato “il saluto dagli sci”, a sovrapporre gli sci e
a montarli e smontarli “dai numeri” [gergo]. Inoltre, all’inizio dell’inverno, un nucleo di
ufficiali e soldati dell’87° Reggimento formarono i quadri del nuovo 86° Reggimento di
fanteria. Più tardi, in primavera, furono allestite le scuole per insegnare l’arrampicata su roccia,
come caricare i muli e per la lotta agli incendi boschivi. Furono inseriti nell’organizzazione gli
scout e il distaccamento di cani d’attacco nonché i piccioni che, pur reputati indifesi
dall’altitudine del campo, non solo volarono nelle missioni ma, verso la fine di maggio,
presentarono al reggimento il loro primo uovo.
Lo sviluppo dei veicoli da neve fece progressi con il miglioramento dei vecchi modelli e
con il rifiuto di diversi congegni sperimentali fallimentari. Esploratori artici civili e rinomati
alpinisti prestarono i loro consigli tecnici. Nonostante ciò le severe condizioni causavano molte
perdite e un elevato tasso di riclassificazione [non adatti a quel ruolo]. I vecchi quadri
dell’esercito a volte disperarono di poter mai formare dei soldati considerando quanti uomini
erano distaccati da altre parti come esperti o per servizio in molte scuole [di addestramento] o
riclassificati. Nel frattempo l’addestramento della fanteria andava avanti e gli uomini spesso si
dibattevano a venti gradi sottozero nella neve che vorticava.
L’11 giugno 1943 la squadra partì per l’addestramento anfibio che fu condotto dai
Marines a Fort Old in California. Dopo due settimane di addestramento “in crociera” fino a San
Diego, il reggimento fu trascinato a Fort Old dove giunse la notte del 27 luglio per essere
imbarcato, la notte stessa, a San Francisco su quattro navi con destinazione Adak nelle Aleutine
dove arrivò il 29 luglio come Forza Nove di Addestramento Anfibio in preparazione
dell’occupazione dell’isola di Kiska. Il reggimento sbarcò sulla spiaggia di Adak è lì bivaccò tra
il 9 e il 12 agosto sotto il loro nuovo comandante Colonnello ROY V. RICKARD.
A ridosso del Great Sitkin di origine vulcanica, nel porto esterno di Adak, quarantamila
soldati erano imbarcati sulle navi di un grande convoglio composto da una gran parte della
Flotta del Pacifico che si stagliava, il 13 agosto, in una raro tramonto nelle isole Aleutine. Aerei
di base a terra stavano ancora tornando da Kiska e i paracadutisti erano in attesa sull’isola di
Amchitka in attesa di intervenire per sostenere l’occupazione [di Kiska]. Ogni battaglione
doveva assaltare un punto di approdo separato, ciascuno punta di diamante di ognuno dei tre
sbarchi principali.
Attraverso la nebbia delle mattine del 15 e 16 il reggimento sbarcò sulle spiagge
scalando velocemente le scogliere scoscese della costa settentrionale raggiungendo gli obbiettivi
iniziali. Al di là delle forti venti, nebbia e mine non venne incontrata alcuna opposizione.
Sull’area di sbarco il 1° Battaglione era comandato da uno dei primi arrivati
nell’organizzazione: il tenente colonnello Ross J. WILSON, il 2° dal maggiore EMMETT
L. NAZIONI e il 3° dal tenente colonnello Arthur H. Henderson. Durante l'operazione e
l'occupazione [dell’isola] sono state messe alla prova gran parte delle attrezzature speciali.
Particolarmente degno di nota è stato il primo modello dell’M-29, che allora si chiamava T-15,
che si è rivelato promettente per i futuri combattimenti. A conclusione dell'occupazione
avvenuta con successo il colonnello RICKARD e il reggimento hanno ricevuto elogi dagli
osservatori dei Dipartimenti della Guerra e della Marina. Il colonnello RICKARD venne
trasferito ad altro incarico lasciando temporaneamente al comando l’ufficiale esecutivo del
reggimento, il tenente colonnello John F. SCHMELZER. Il 5 ottobre, il colonnello
JESSE E. GRAHAM assunse il comando del reggimento, ora ricomposta come unità. Nel mese
di novembre e dicembre tutti battaglioni vennero ritirati negli Stati Uniti e il 1 ° gennaio
1944 l'intero reggimento era tornato a Camp Carson in Colorado.
A metà del mese di febbraio nella 10a Divisione leggera l’87° sostituì il 90 ° e venne
spostato di nuovo a Campo Hale in Colorado, sotto il comando del colonnello PAUL F.
"Pop" GOODE. L’87° Reggimento di Fanteria da Montagna in poco tempo divenne l’87°
Reggimento di Fanteria leggero. Nella Divisione c’erano l’86° e 85° reggimento, quest'ultimo
attivato a Camp Hale dopo che l’87° era partito per Kiska. Con l’85 ° e l’86 ° reggimento
[presenti], l’87° andò in "D-Series", sei settimane di manovre, con temperature fino a trentotto
gradi sotto zero, condotte nei terreni montagnosi vicino a Camp Hale. In una sola notte vennero
evacuati oltre un centinaio di casi di congelamento e tutti gli uomini che hanno completato la
manovra sono stati elogiati. Ai primi di giugno il Colonnello DAVID M. FOWLER assunse il
comando del reggimento. Alla fine di giugno il reggimento si spostò con la Divisione a Camp
Swift in Texas per un'estate cocente e veloci marce di 40 km. In autunno ebbe luogo una
riorganizzazione finale.
La 10a divenne l'unica Divisione da Montagna [Alpini] dell'esercito degli Stati Uniti e
l’87°, un tempo l'unico reggimento da montagna, ora condivideva tale caratteristica con l’85° e
l’86°. L’87° Fanteria da Montagna partì da Camp Swift in Texas il 20 dicembre per Camp
Patrick Henry in Virginia e si imbarcò il 3 gennaio 1945 a Newport News sulla [nave] USS
West Point Tempo. Partenza: ore 11:00 del 4 gennaio 1945; destinazione: Napoli, Italia.
IL REGGIMENTO NEL TEATRO DI OPERAZIONI ITALIANO
Gennaio – Agosto 1945
ARRIVO IN ITALIA
Essendo il primo ed unico reggimento di fanteria ad essere impiegato nei teatri di
operazione pacifico ed europeo, l’87° Fanteria da Montagna si imbarcò a Newport News,
Virginia, la mattina del 3 gennaio 1945, poco dopo l'inizio del nostro quarto anno di guerra.
Meno della metà degli uomini sovraccarichi che salivano le ripide passerelle d'imbarco e
scendevano nei comparti a loro assegnati, avevano partecipato, un anno e mezzo prima, allo
sbarco nell'isola di Kiska. Una grande percentuale era stata aggregata al reggimento, dopo la
conclusione dei 6 mesi di addestramento in montagna, quando era stato effettuato il
trasferimento da Camp Hale, in Colorado, a Camp Swift, in Texas. Rimaneva un forte nucleo di
ufficiali e soldati che aveva seguito la bandiera del reggimento da Fort Lewis e Mount Rainer, a
Jolon; da Camp Hale, a Fort Ord sulla costa Ovest, a San Francisco, ad Adak ed infine a Kiska;
poi indietro a Camp Carson, a Camp Hale ed infine a Camp Swift e nell'area di raccolta della
costa Est, Camp Patrick Henry.
Sotto il comando del colonnello Fowler, i vecchi ed i nuovi si erano ben amalgamati nel
reparto. Il 1 gennaio 1945, a Camp Patrick Henry, si tenne una breve cerimonia in cui si fece
una retrospettiva della storia del reparto e vennero cantate alcune canzoni reggimentali in modo
da infondere nei nuovi soldati, lo spirito del reggimento.
Nella grigia mattina del 4 gennaio 1945, la USS West Point si staccò dal molo, si mosse
nelle acque calme della baia passando per Old Point Comfort ed infine nelle gonfie acque
dell'Atlantico. L’87° Fanteria da Montagna aveva completato un addestramento dei più lunghi,
in periodo di guerra, di ogni altra unità dell'U.S. Army e certamente uno dei più vari ed inusuale
di tutti. Il morale era quello conosciuto solo dai reparti sufficientemente anziani e
sufficientemente ricchi delle proprie tradizioni, che possedevano una pittoresca individualità; un
reparto con canzoni e storie.
La USS West Point era, in tempo di pace nave da crociera SS America, la nave civile
più grande, costruita negli USA, compì la traversata dell'Atlantico in 9 giorni. L'avvistamento di
Gibilterra avvenne sul mezzogiorno del settimo giorno ed il passaggio dello stretto avvenne lo
stesso pomeriggio in una delle rare schiarite. Due giorni dopo la grande nave passò vicino
all'isola di Capri ed il 13 gennaio 1945 attraccò a Napoli sotto una serie di freddi piovaschi
temporaleschi che rovinarono la vista del Vesuvio coperto di neve. Così finirono sia il mal di
mare, sia i normali attriti che si sviluppano fra le truppe durante una traversata su di una nave
sovraffollata. Più di due reggimenti [l'altro era l'85° Fanteria da Montagna] compirono la
traversata sulla USS West Point senza la scorta. Durante la stessa non successe nulla di
rilevante, se si eccettua quello accaduto alle truppe assegnate al compartimento posto sotto
l'infermeria, dove appena dopo l'alba del sesto giorno di navigazione, il mare grosso staccò le
scialuppe di salvataggio poste sui ponti superiori e le distrusse contro il portello laterale della
nave, danneggiandolo in tre punti e facendo imbarcare tonnellate d'acqua che si riversarono
nelle cuccette. L'acqua di mare gelata bagnò gli equipaggiamenti ed i soldati che si alzarono. Il
compartimento stagno sottostante, prima che il danno venisse riparato,dovette essere evacuato
perché allagato da diversi piedi d'acqua.
L'arrivo dell' 87° Fanteria da Montagna a Napoli lo pose circa all'opposto del mondo
rispetto alla partenza dalla baia di Kiska poco più di un anno prima. Non si poteva non notare lo
stridente contrasto fra la brulla, dilavata dalla pioggia e deserta isola di Kiska posta all'estremo
nord del Pacifico e questo antico porto italiano pieno di gente, navi e costruzioni.
Il secondo ed il terzo battaglione insieme alla compagnia “D”, primo battaglione
sbarcarono immediatamente e vennero caricati su vagoni merci per il lungo viaggio via terra con
arrivo a Livorno. Gli uomini dormirono nei vagoni e cucinarono le razioni “C” su piccoli fuochi
improvvisati sul pianale dei vagoni. Lasciarono Napoli nella notte del 13 gennaio 1945,
viaggiarono tutto il giorno e la notte del 14 attraverso lo scenario di devastazione seguita ai
combattimenti dell'anno precedente. Specialmente colpite erano state le zone di Anzio e
Cisterna. Passarono Roma la seconda notte di viaggio ed il 15 gennaio 1945, sbarcarono a
Livorno e vennero trasportati sui camion nell'area di raccolta a nord di Pisa dove arrivarono in
tarda serata.
Il primo battaglione, meno la compagnia “D”, la compagnia comando del reggimento e
la compagnia servizi, dovettero viaggiare verso nord per mare. Rimasero nella rada di Napoli
almeno per 3 giorni fino a che i piccoli portuali italiani poterono, nella più grande confusione,
completare il carico delle attrezzature del reggimento sulla nave da carico italiana Sestriere.
Corte marce ed il normale addestramento nel perimetro della rada, mostrarono la terribile
distruzione che la guerra aveva portato alle costruzioni ed ai beni personali della popolazione. I
rachitici e malnutriti napoletani che si aggiravano nel porto si mostrarono degenerati e
disgustosi ai soldati americani, quando girovagavano stracciati e cercavano qualcosa da
mangiare nella spazzatura che trovavano nei magazzini distrutti. Tuttavia i soldati erano molto
generosi nello scambiare sigarette americane con anelli e ciondoli.
Anche la piccola e sporca Sestriere, sembrava un nano e fu un misero seguito alla USS
West Point; ma il viaggio lungo la costa tirrenica, passando tra le storiche isole con un mare
calmo, fu molto più piacevole di quanto si potesse immaginare. Il giorno seguente, il 17, nel
pomeriggio la nave passò l'antica diga foranea di Livorno ed il più recente sbarramento di navi
tedesche semiaffondate e attraccò al porto. Da qui,le truppe vennero caricate su camion per
ricongiungersi al resto del reggimento oltre Pisa.
L'area di raccolta numero 3 della Peninsular Base Section era situata su una proprietà
che precedentemente faceva parte della riserva di caccia del re Vittorio Emanuele ed era
attrezzata per il bivacco sia per tende piramidali che per tende biposto; le file di alberi maestosi
e la vista delle montagne imbiancate dalla neve la rendevano un luogo ameno per un re.
Il 21 gennaio 1945, il reggimento si spostò in un bivacco ad est di Camaiore, come
riserva del IV Corpo d'armata, con il possibile impiego in supporto alla 92a divisione di fanteria
[negra] sia per la stretta zona pianeggiante costiera che per la valle del Serchio. Il terzo
battaglione bivaccò ed ebbe l'accantonamento a Villa Colli; il secondo battaglione bivaccò sul
fianco della collina vicina; il primo battaglione bivaccò lungo la strada verso Valpromaro.
Eccetto il comando di battaglione,e di alcuni altri elementi del terzo battaglione, il reggimento
rifiutò l'accantonamento possibile nelle case dei contadini sparse nelle vicinanze, in favore di
una vita spartana all'aperto; le tende vennero circondate con muretti di fango e neve. L'area di
bivacco vicino a Villa Colli era a circa 11 11Km, in linea d'aria, dalle retrovie della 92 divisione
di fanteria, la posizione dell'87° Reggimento era strategica, più che tattica. Da questa posizione,
il reggimento poteva venire rapidamente impiegato sia sulla costa che nella valle del Serchio –
entrambe direzioni di attacco da cui i Tedeschi [e reparti della R.S.I], in passato, avevano
sferrato allarmanti offensive. Frontalmente vi erano una serie di picchi frastagliati, creste, e
vallate prive di strade che non erano mai state interessate da azioni militari e, occasionalmente,
venivano pattugliate da entrambi gli schieramenti. Perciò il detto che fra l'87° Reggimento ed il
nemico non vi era nulla, era vero solo in parte. Il dispiegamento tattico, con avamposti,
sentinelle e postazioni per armi, supportò l'idea che questa zona [area di Villa Colli] fosse
un'area di addestramento. Di conseguenza la zona divenne un'area in cui si vedevano lampi di
luce, bengala blu e verdi, siluette che si muovevano furtivamente sulle creste, spari di pistole,
fucili, e mitragliatrici. Nostre pattuglie scoprirono case con delle candele posizionate vicino alle
finestre, [violando le norme sull'oscuramento] in modo da fare segnalazioni per il nemico ed
infine venne catturata una sospetta spia [un italiano del posto] che venne trattenuto fino a
quando fu preso in carico dal CIC [Counter Intelligence Corps – controspionaggio militare]. Le
notti erano agitate e l' indiscriminato sparare delle guardie non poteva che peggiorare la
situazione. Venne distribuito l'equipaggiamento invernale e furono costruiti poligoni per
l'addestramento con le armi. Furono costituite delle pattuglie e dei percorsi d'addestramento. Il
25 gennaio 1945, completato il Field Order No 1 [ordine di combattimento], riguardante la
difesa dei settori: valle del Serchio e zona costiera, venne inviato al comando del IV Corpo
d'armata a Lucca.
INTRODUZIONE AI COMBATTIMENTI
La mattina del 27 gennaio 1945, nel quarto anno dalla formazione dell'87° Reggimento,
lungo la stretta pianura costiera costellata di canali e paesi di villeggiatura, dopo aver sparato
centinaia di migliaia di colpi in addestramento, venne sparato il primo colpo in combattimento
contro il nemico. Non il primo colpo sparato d'impulso, come era avvenuto con migliaia di colpi
sparati a Kiska, ma il primo colpo sparato contro un nemico presente e vitale. Il primo colpo a
risuonare venne sparato da uno dei 9 pack howitzers [obici scomponibili da 75mm] portati in
posizione sulla costa, nel settore tenuto dal 371° reggimento di fanteria – 92a divisione negra,
appoggiato dal 599° battaglione d'artiglieria [negro]. Il soldato scelto Raymond Iwankowski tirò
la fune di sparo dell'obice Numero 1, primo plotone, primo battaglione, al comando del
sottotenente Rocco C. Siciliano. Furono presi accordi con la 92a divisione per l'addestramento
finale [dell'87° Reggimento], nel loro settore operativo, prima dello spostamento nel settore del
fronte assegnatoci. La 92a Divisione fu molto disponibile ad introdurci al combattimento
usando il “ loro” nemico.
Il giorno dopo, 28 gennaio 1945, vennero messi in batteria, dietro le posizioni della
compagnia “E” del 371° Reggimento, 18 mortai [81mm] delle compagnie armi pesanti – 87°
Reggimento, che aprirono il fuoco sulle posizioni nemiche. Nello stesso tempo, nei giorni 29 e
30 gennaio 1945, vennero formate delle pattuglie con 60 fucilieri appartenenti al primo e
secondo battaglione dell’ 87° Reggimento, da inviare in ricognizione sulle montagne sopra la
costa verso Seravezza, con missioni di ricerca bersagli per l'artiglieria, di fronte alle posizioni
tenute dalle compagnie: “K” e “L” e del plotone ricognizione e informazioni del 371°
Reggimento. All'inizio, durante questi pattugliamenti, l'avvicinamento alla linea del fronte
veniva effettuato con circospezione ed i posti di osservazione avanzati per l'artiglieria vennero
scelti con grande cura; ma in seguito il timore della “ linea del fronte “ sparì ed alla sera la
situazione attorno ai pezzi divenne quasi festosa, con i serventi che si recavano a dormire nelle
case di famiglie italiane con cui avevano fatto amicizia. La vita sembrò più confortevole al
fronte, di quella passata nelle retrovie. Mentre consumavano la colazione, dopo il secondo
giorno di fuoco, una batteria tedesca da 88mm aggiustò il tiro sulle posizioni dei pezzi del
secondo battaglione dell’ 87° Reggimento comandati dal sottotenente Edwin A. Smith,
interrompendo la colazione e colpendo la postazione di un pezzo che rimase leggermente
danneggiato. La pronta reazione del 599° battaglione, con il suo fuoco di controbatteria, permise
di mettere in salvo i pezzi. I serventi, fortunatamente rimasero illesi, vi fu solo un servente che,
per la concussione venne scaraventato a terra - ognuno rimase scosso e ritornò alla dura realtà:
il nemico aveva preso nota del primo colpo sparato dall'87° Reggimento.
Più tardi, i serventi ai mortai spararono senza che accadesse nulla, mentre alcuni gruppi
da ricognizione sotto il comando del sottotenente Charles L. Pfeiffer e del tenente Morlan W.
Nelson trovarono alcuni bersagli per l'artiglieria , attirando il fuoco nemico sia di armi
automatiche che d'artiglieria che costrinse, a mezzogiorno, un loro gruppo ad uscire da una casa;
durante la ritirata un uomo venne colpito da una scheggia di pietra.
Il 29 gennaio 1945 con breve preavviso, ogni attività di addestramento intorno all'area
di bivacco, cessò. Il reggimento ritornò sotto il controllo della 10° Divisione da Montagna e si
preparò a rilevare l' 86° Reggimento nel settore della TF 45 [Task Force – gruppo di
combattimento formato da diversi reparti sotto un unico comando], ora sotto il controllo della
10° Divisione da Montagna. Il 1 febbraio 1945 venne ricevuto l'ordine di marcia. L'87°
Reggimento doveva rilevare l'86° Reggimento che era rimasto in linea per un mese. Alla sinistra
delle posizioni tenute dall'86° Reggimento e l'85° Reggimento, già in linea da due settimane,
mantenne le stesse posizioni. Il 2 febbraio 1945 nel primo pomeriggio, il secondo battaglione
dell’87° Reggimento si mosse in avanti; trasportato con i camion per 75 Km, scaricato, marciò
per 13 Km su sentieri impervi, coperti di fango e ghiaccio e dopo cinque ore di penosa marcia
con equipaggiamento completo, giunse a Vidiciatico alle 22.45. Il colonnello Fowler
[comandante l'87° Reggimento] disse che questa “ azione di guerra “ poteva venir compiuta solo
dalla fanteria. Il colonnello Fowler ritenne che, ogni uomo che aveva partecipato alla marcia di
avvicinamento ed era caduto almeno una volta sui sentieri ghiacciati coperti di fango, nel raggio
d'azione dell'artiglieria nemica, solamente per questo, doveva ricevere il Combat Infantryman's
Badge [distintivo dato ai soldati di fanteria che avevano partecipato personalmente ad almeno
un combattimento].
Il terzo battaglione dell’87° Reggimento, venne riposizionato, dopo un viaggio sui camion di 93
km, a S. Marcello Pistoiese e dintorni quale riserva reggimentale, con il comando di battaglione
posto nel sanatorio di Colonia Montana, in sostituzione del primo battaglione dell'86°
reggimento. Il posto di comando di battaglione fu sistemato in una villa a S. Marcello Pistoiese.
Il primo battaglione rimase per alcuni giorni in retrovia; tuttavia il 1 febbraio 1945 , un posto di
comando avanzato venne aperto a Cutigliano. Il resto del battaglione non si mosse fino al 5
febbraio 1945.
PATTUGLIAMENTI E PRIME SCHERMAGLIE
Passarono 17 giorni dall'arrivo del reggimento al fronte e all'impiego operativo dello
stesso. L'azione fu principalmente di pattugliamento. I combattimenti si svilupparono in due
direzioni: una con le nostre pattuglie del secondo battaglione che attaccarono le posizioni
nemiche nel settore Vidiciatico-Monte Belvedere, l'altra con il primo e terzo battaglione che
difendevano le posizioni nel settore Cutigliano-La Lima dagli attacchi delle pattuglie nemiche.
Il settore Vidiciatico-Monte Belvedere, occupato dal secondo battaglione, era più importante
perché l'eventuale offensiva si sarebbe sviluppata in questo. La serie di pattuglie di
combattimento che fecero una ricognizione accurata delle linee nemiche sulle pendici del Monte
Belvedere, furono molto importanti. Il lavoro di pattugliamento dell'intero reggimento, sebbene
eclissato dalla battaglia che seguì, che col senno di poi sembrò molto più facile, deve essere
valutato tenendo presente diversi fattori. Gli uomini erano novellini al fronte, non erano mai
entrati nella terra di nessuno e non erano mai penetrati così profondamente nel territorio nemico.
Il primo approccio nel terreno sconosciuto tenuto dal nemico, può essere, per l'individuo, più
stressante che un movimento di massa in battaglia. Vi è molta più tensione nel movimento
silenzioso, le pause trattenendo il respiro, la snervante ricerca di chi è in attesa per ucciderti. Vi
è uno stress fisico, quasi una tortura nell'alternare l'arrancare sul terreno ripido con lo stare
immobili per ore sdraiati nella neve con il sudore che si congela. Alla fine, come una
liberazione, si esegue un veloce ripiegamento, a volte sotto il fuoco nemico, senza portaferiti,
affidandosi solo alla lealtà dei camerati per trascinare i feriti nelle nostre linee. Il secondo
battaglione programmò un totale di 33 pattuglie prima dell'attacco. Le pattuglie furono le più
numerose ed alcune si comportarono in maniera brillante negli scontri col nemico.
FRONTE DI VIDICIATICO
Il secondo battaglione raggiunse Vidiciatico, coperto di neve, la notte del 2 febbraio
1945. Vennero sistemati degli avamposti attorno al paese e da entrambi i lati della strada che
porta al Monte Belvedere fino all'abitato di Querciola. La strada che passa da Querciola si snoda
lungo un crinale che collega due massicci montagnosi, formando un ripido spartiacque da
entrambi i lati che assomiglia ad una costruzione formata da due cupole collegate con un tetto.
Sul lato sud, sulle pendici del Monte Grande [ 1531 m ] è posto Vidiciatico, sul lato nord vi è il
Monte Belvedere. Il secondo battaglione era schierato su entrambi i lati della cresta fino a
Querciola. Da entrambi i lati della strada, scendevano a valle, piccoli ruscelli con rocce
affioranti e piccole cascate. Sul lato ovest partendo dalla cima del Belvedere, si erge un'altra
cresta visibile dalla strada Vidiciatico-Querciola. Questa cresta, era la linea nemica che,
partendo dalla cima del Belvedere, scendeva all'abitato di Corona ed attraverso gole profonde
fino allo spettacolare pinnacolo roccioso di Rocca Corneta sormontato da una chiesa.
All'estremità sinistra la “ roccia ” digradava ripidamente nel fiume Dardagna e sulla sponda
opposta si ergevano le pareti a strapiombo del crinale di Pizzo di Campiano, alto come il
Belvedere. Nella vallata sottostante e nel terreno sovrastante i piccoli ruscelli, si vedevano qui e
là dei terrazzamenti coltivati. In questo periodo dell'anno, il terreno era coperto da 10 cm fino a
più di 180 cm di neve, a seconda dell'esposizione e dell'altezza dei pendii, ciò rendeva i
pattugliamenti difficoltosi. Alle normali attività di pattugliamento, venne aggiunta la tecnica
della scelta dei percorsi.
Il primo colpo sparato contro l'87° Fanteria da Montagna, arrivò nell'abitato di Farnè
posto alla sinistra del crinale in una soleggiata mattina del 5 febbraio 1945, contro la settima
pattuglia inviata dal battaglione, formata da un ufficiale e 10 soldati. Venne presa sotto tiro da
un cecchino e, nonostante il sergente tecnico Fred R. Frick fosse stato ferito leggermente ad una
natica, si sparse la diceria che la nostra prima perdita era un paio di pantaloni. Il colpo venne
sparato alle 11.00 e fu seguito dal fuoco di mortai sull'abitato che costrinse la pattuglia a
ripiegare sotto il fuoco degli stessi, Frick riusciva a camminare e tutta la pattuglia rientrò nelle
nostre linee alle 13.30.
All'alba del 7 febbraio 1945 a sud-ovest di Corona, il sergente maggiore Joseph Z. La
Liberty rimase ferito dallo scoppio di una mina, ma riuscì a rientrare nelle nostre linee con le
proprie forze.
La tredicesima pattuglia, inviata dal secondo battaglione, fu la prima vera “ Ski Patrol ”
dell'87° Fanteria da Montagna ad essere impiegata sulla linea del fronte. Un ufficiale e dieci
soldati, equipaggiati di sci e racchette da neve, partirono alle 11.30 per pattugliare la zona sopra
Vidiciatico. Il pattugliamento non riportò nulla di importante ma confermò il vecchio adagio
dell'87° che le racchette da neve, sui pendii, scivolano di lato mentre gli sci no. Questo fatto
venne confermato anche a mezzogiorno quando la crosta gelata superficiale della neve, si
sciolse.
Sul far della sera del 7 febbraio 1945, una pattuglia della compagnia “G”, composta da
un ufficiale e 15 soldati, partì da Roncoravecchia. Appena dopo le 23.00 una mitragliatrice
nemica sparò due raffiche da una distanza di circa 30mt; il soldato Ben S. Jackson tirò una
bomba a mano, e una salva di 40 colpi d'artiglieria distrusse la postazione. La pattuglia ripiegò,
sotto la luce dei bengala nemici da sud-est di Pianello senza perdite. Mentre ripiegava si udì una
voce che in tedesco chiese: Cosa succede qui? Chi è là?
Un'altra pattuglia, su sci, dalle compagnie “F” e “G” formata da tre ufficiali e sei
osservatori avanzati d'artiglieria, si spinse fino a Corona, trovando delle mine che si erano
scoperte con lo scioglimento della neve, sotto le quali, interrate profondamente ve ne erano delle
altre che causeranno problemi più avanti, durante l'attacco al Monte Belvedere.
Probabilmente la pattuglia che ottenne i migliori risultati, uscì la notte seguente dall'
avamposto della compagnia “G” a Roncoravecchia, sotto il comando del tenente Oscar E.
Duttweiler e formata da 14 uomini. Avanzarono su per la scarpata posta a sud-est di Pianello,
nella zona dove la notte precedente erano stati presi sotto il fuoco della mitragliatrice e rimasero
in posizione fino alle 02.00 osservando tre nemici che si recavano in una postazione di
mitragliatrice. Seguendo i due scout: sergente Herbert E. Steckman ed il soldato Ben S. Jackson,
il tenente ed il bazooka man, sergente Leslie E. Brown si spostarono lungo il margine della
scarpata. Il primo scout fu abile a giungere fino a 1,5mt dalla postazione, mirò con il suo
Thompson al tedesco che era in piedi e sparò un solo colpo perché l'arma si inceppò. Il nemico
rispose al fuoco ferendo il bazooka man ad una gamba. Il sergente Brown, non curandosi della
ferita, fece fuoco col bazooka sulla postazione distruggendola. Immediatamente cessò il fuoco
della mitragliatrice ed il sergente Steckman ordinò al nemico di arrendersi. Non ottenendo
risposta, lanciò due bombe a mano nella postazione. Una seconda mitragliatrice aprì il fuoco da
una postazione più bassa e laterale; anche questa venne eliminata con le bombe a mano. In
seguito al pattuglia ripiegò lungo il crinale per recuperare il ferito e incappò nel fuoco
proveniente da una postazione a nord. Venne lanciata una bomba a mano ed il fuoco cessò. La
pattuglia recuperò il ferito, lo fece scendere, con difficoltà, dalla scarpata e su una barella
improvvisata lo riportò nella linea tenuta dalla compagnia “G”.
Durante la notte del 10 febbraio 1945, una pattuglia vicino a Polla, incappò nel fuoco di
armi automatiche di una pattuglia nemica ad una distanza di circa 15 mt. Vi fu uno scambio di
bombe a mano, tre per ognuna, fra le due pattuglie. Le bombe a mano nemiche arrivarono fino a
3 mt. La nostra pattuglia ebbe un solo ferito leggero, il soldato di prima classe Robert H. Pfohl
colpito al polpaccio da una scheggia. La pattuglia nemica ripiegò attraversando un ruscello e
mise in posizione una mitragliatrice leggera contro la pattuglia dell'87°. Dopo alcuni colpi
d'artiglieria la posizione venne colpita. Le perdite nemiche non furono determinate.
Durante il 12 febbraio 1945 venne compiuta una salita, nella neve alta fino alla cintura
con racchette da neve, sul Monte Grande con compiti di osservazione; al ritorno non vi fu nulla
di importante da segnalare.
Dopo alcuni giorni di pattugliamento di routine, il 14 febbraio 1945, una pattuglia
affrontò nuovamente “ la scarpata di Duttweiler ”. Questa aveva la forza di una pattuglia
d'assalto, essendo composta: da un ufficiale e 32 soldati della compagnia “G”; un osservatore
d'artiglieria, più 20 soldati e due ufficiali con due mitragliatrici pesanti calibro .50 [Browning
12,7mm HB M2] di supporto della compagnia “H”. Una pattuglia nemica, arrivò dietro alla
nostra che fu costretta a rimanere immobile fino quasi all'alba. La posizione della pattuglia era
sfavorevole; alle 05.50 del 14 febbraio 1945 gli esploratori vennero presi sotto tiro dal fuoco di
fucileria e di mitragliatrici, proveniente da una distanza di circa 15mt e tutta la pattuglia venne
presa sotto il fuoco di 4 mitragliatrici nemiche, in postazione sopra la scarpata. Vi fu un
tentativo di reazione, col lancio di 8 bombe a mano e un colpo di bazooka, ma le postazioni
nemiche erano ben protette e da queste iniziò un lancio di bombe a mano. Venne richiesto
l'intervento dell'artiglieria e la pattuglia ripiegò in un avvallamento dove venne inquadrata dai
mortai nemici. Venne richiesto il fuoco di controbatteria e all'alba riuscì a ripiegare nelle nostre
linee. Così, temporaneamente, finirono i pattugliamenti della scarpata. Il tenente Duttweiller e il
sergente maggiore Robert C. Clukay rimasero leggermente feriti, ma ritornarono in servizio
entro le 24 ore successive.
Non tutte le pattuglie sono state ricordate, alcune importanti per le informazioni
negative che riportarono. Le pattuglie effettuate dal plotone ricognizione ed informazioni
devono essere ricordate non solamente per la mappatura del terreno ma perché i loro uomini
guideranno gli altri sugli obbiettivi,il giorno dell'attacco al Belvedere.
A Vidiciatico, il secondo battaglione fu ripetutamente bersagliato dall'artiglieria nemica
e per lungo tempo non subì perdite. Il 17 febbraio 1945 alle 16.00, un colpo diretto su un
avamposto della compagnia “G” fece i primi morti del reggimento nel teatro di operazioni
europeo. Uccisi in azione furono i soldati: Billy J. Thaxton e Warren F. Main; un ufficiale e
quattro soldati rimasero feriti. Nello stesso periodo, il primo battaglione, pur non subendo
perdite, si prese la rivincita sul nemico; dopo poche ore dal rientro della pattuglia di Duttweiller,
il secondo plotone della compagnia “B” colpì un soldato tedesco.
SETTORE DI CUTIGLIANO
Come già detto in precedenza, il primo battaglione non venne dispiegato che dal 5
febbraio 1945. Il terzo battaglione dell'85 reggimento che doveva essere rilevato dal primo
battaglione dell'87° a Cutigliano, aveva programmato un raid per la notte del 3 e 4 febbraio
1945. La divisione era ansiosa di vederlo in azione, per questa ragione il primo battaglione
dell’87° Reggimento, non completò il dispiegamento che alla mezzanotte del 5 febbraio 1945,
dopo aver aperto un posto di comando avanzato il 1 febbraio 1945. Le compagnie furono portate
con i camion fino a La Lima, da qui marciarono per 5 o 6 Km fino alle posizioni assegnate. Il
rilevamento avvenne senza incidenti.
Il raid dell'85° Reggimento su Monte la Serra fu un insuccesso perché gli attaccanti si trovarono
sotto il fuoco nemico, proveniente da posizioni elevate che si coprivano a vicenda e poste in
bunker ben costruiti. L'85° Reggimento subì perdite, ma il nemico sembrò colpito dall'attacco.
Due ore dopo che la compagnia “B” dell’87° Reggimento, aveva occupato una mezza dozzina
di case e gli avamposti a Ponte Sestaione, venne individuata una pattuglia nemica che tentava di
infiltrarsi nella posizione. L'avamposto numero 1 del secondo plotone chiese la parola d'ordine,
non ricevendo risposta, venne aperto il fuoco con un BAR [ Browning Automatic Rifle- fucile
mitragliatore]. All'alba fu recuperato un tedesco, colpito tre volte, ancora sdraiato sulla neve
davanti alla postazione che divenne il primo nemico colpito ed il primo prigioniero di guerra del
reggimento. Al centro di raccolta per prigionieri di guerra, interrogato, rivelò la sua unità:
seconda compagnia, quarto battaglione da montagna [5a divisione Gebirgsjaeger]. Era in forza
ad un plotone di 33 uomini con base a Boscolungo.
Durante il giorno 5 febbraio 1945, due pattuglie del primo battaglione dell’87°
Reggimento non ebbero nessun contatto col nemico, tuttavia una seguì le orme e tracce di
sangue di un ferito per un mezzo miglio in direzione di Pianosinatico. I partigiani vennero usati
come guide da queste pattuglie [per la conoscenza del terreno] e da quel momento fecero parte
di tutte le pattuglie del primo battaglione.
A Ponte Sestaione la compagnia “B”, per gli avamposti, aveva approntato dei ricoveri protetti
con tronchi d'albero coperti da terriccio. Questi, avevano il supporto del fuoco delle
mitragliatrici e dei fucili dalle finestre dei piani superiori delle case che dovevano proteggere.
Le finestre del piano terra , vennero chiuse con sacchetti di sabbia, mentre quelle dei piani
superiori, con reti per impedire il lancio di bombe a mano da parte del nemico. Questi
avamposti, vennero costantemente migliorati, durante il giorno, con l'aggiunta di reticolati,
allarmi e mine illuminanti. Alla notte, il nemico, regolarmente tentava l'infiltrazione. Tutti e 4
gli avamposti erano collegati tramite telefono con il posto di comando di compagnia. Il capitano
Clarence H. Swedberg, comandante la compagnia, aveva approntato questo piano di difesa per
superare le difficoltà difensive presentate dalla posizione posta sul fondo di una stretta valle
[con il nemico posto sulle alture].
La notte seguente, 6 e 7 febbraio 1945, la cattura del prigioniero di guerra alle 21.40 una
sentinella riportò dei movimenti nemici sul fianco destro. Pochi momenti dopo il sergente
comandante il plotone Wilson, ordinò il fuoco contro un gruppo di nemici nel bosco. Nello
stesso tempo, come nella notte precedente, il nemico si era infiltrato nel paese ed attaccava le
case col fuoco di pistole mitragliatrici e lancio di bombe a mano. Venne lanciato un bengala e si
poterono vedere 15 nemici sulla cresta verso nord, gli altri erano tra le case, per una stima totale
di 30. Alle 23.50 venne richiesto l'intervento dei mortai e dell'artiglieria; alle 00.45 ed il nemico
ripiegò. Non vi furono feriti fra gli americani ma la mattina seguente si trovarono tracce di
sangue sulla strada e nella neve che indicavano diversi feriti tedeschi.
Le postazioni difensive si coprivano a vicenda, tutte le sentinelle vennero posizionate
prima che calasse il buio e nessun uomo si mosse dalla propria postazione quando iniziò il
combattimento. Nel loro secondo giorno di combattimento, questi uomini avevano respinto un
attacco e inflitto perdite al nemico senza subirne.
Mentre questa azione si svolgeva, la compagnia “K” dell’87° reggimento, aveva
raggiunto Monte Caligi, appena a sud di Ponte Sestaione, per rilevare elementi dell'85°
Reggimento. Alle 02.00 la compagnia “K” stava salendo da La Lima alle posizioni della
compagnia “C”, i cui mortai avevano fornito supporto di fuoco durante il combattimento, a Pian
degli Ontani. La compagnia “K” arrivò in posizione alle 06.30, dopo una faticosa salita su
sentieri gelati.
La tensione sulla linea del fronte qualche volta veniva allentata dagli abitanti che
cercavano di vivere normalmente fianco a fianco con le truppe schierate, con comportamenti da
opera comica. Durante il giorno, dopo il combattimento difensivo della compagnia “B” e la
marcia di avvicinamento della compagnia “K”, mentre la tensione era massima, il primo
battaglione si trovò in difficoltà con una donna italiana che aveva l'abitudine di passare le nostre
linee per mungere la sua mucca, in una stalla nella terra di nessuno. L'agitazione può essere solo
immaginata - la donna diceva, in dialetto, che la mucca doveva venir munta - il dialetto doveva
venir capito – e una decisione doveva essere presa. Alla fine il maggiore John B. Woodward
chiese lumi, per telefono, al reggimento e la risposta fu: “ la donna può passare le nostre linee
per mungere la mucca, ma al ritorno deve portare la mucca nelle nostre linee” - fine del
messaggio.
Alle 21.30 era buio, il silenzio venne ancora rotto dagli uomini del secondo plotone
della compagnia “B” che fecero fuoco con armi automatiche e fucili contro una pattuglia nemica
di 8-10 uomini, costringendola a ritirarsi dopo una mezz'ora di combattimento. Dopo la
mezzanotte, il nemico ritornò, e bersagliò la compagnia col fuoco di pistole mitragliatrici e
fucili. La compagnia “B” rimase all'erta ma non rispose al fuoco. La notte seguente, l'8 febbraio
1945, una pattuglia nemica composta da 4 uomini fu costretta a ritirarsi dalla stessa area, poco
prima delle 19.00; il secondo plotone – compagnia “B”, fu investito dal fuoco di una
mitragliatrice. Alcuni colpi d'artiglieria vennero sparati contro il nemico; ma ad un certo
momento la pattuglia riuscì ad avvicinarsi fino a circa 50m dall'avamposto della compagnia
“B”. Il nemico ritornò ancora prima dell'alba del 9 febbraio 1945. Nel pomeriggio del 9
febbraio 1945, la compagnia “C” raccolse un disertore italiano e lo avviò al centro di raccolta
per prigionieri di guerra per l'interrogatorio. Fu molto disponibile ma, essendo un medico delle
divisione San Marco, non aveva informazioni importanti da rivelare. Disse che il 7 febbraio
1945 aveva curato dei feriti tedeschi, confermando le perdite che il secondo plotone della
compagnia “B” aveva inflitto ad una delle pattuglie nemiche.
Nelle stesso periodo, il primo battaglione programmò un audace raid a Monte la Serra.
Il terzo battaglione doveva occupare le posizioni del primo battaglione. A causa di ciò, la
compagnia “K” si ritirò da Monte Caligi, venendo rilevata dall'85° Reggimento, e nella notte del
11-12 febbraio 1945, si spostò col resto del battaglione nel settore di Cutigliano-La Lima,
pronto a fornire supporto al primo battaglione quando, la notte seguente, si mosse per il raid. La
compagnia “K” rilevò la “B”; la “L” rilevò la “C”. La compagnia “I” doveva rilevare la “A” a
Cutigliano.
Durante il giorno, prima dello spostamento, arrivarono 10 proiettili di artiglieria su
Cutigliano e una pattuglia, nel pomeriggio ne ricevette 3. Il posto di comando del terzo
battaglione giunse a Cutigliano alle 02.30 e gli uomini del reggimento si rilassarono, nell'ultima
notte tranquilla, prima di gettarsi nella loro prima battaglia. Precedentemente, le scaramucce col
nemico erano state di breve durata, ma il raid pianificato contro il punto di forza nemico di
Monte la Serra, che inizialmente prevedeva l'impiego di tutto il primo battaglione più una banda
di partigiani, avrebbe richiesto molte perdite. La forza d'attacco, venne chiamata “TF Kalispell”
in onore della città natale del tenente colonnello Wilson [comandante del battaglione]. Il raid
venne preceduto da una richiesta di resa del nemico, fatta tramite altoparlanti. Venne promesso
cibo caldo, vino ed altre cose piacevoli a chi avesse disertato.
Alle 12.05 del 12 febbraio 1945, il generale Duff [vicecomandante della 10° Divisione
da Montagna] informò il reggimento che il “Piano Rosso” [l'attacco al Monte la Serra] era stato
annullato per ordine del corpo d'armata. Il primo battaglione venne ritirato a S. Marcello
Pistoiese ed il terzo rimase in posizione. Dopo alcune notti di assenza, pensando di testare la
nuova compagnia, una pattuglia nemica formata da 6-8 uomini si fece viva nel vecchio settore
del secondo plotone della compagnia “B”, ora difeso dal secondo plotone-compagnia “K”. La
sezione mortai illuminò l'area con granate illuminanti, mentre i mortai della compagnia “M” ed
il 616° Reggimento d'artiglieria della10a Divisione da Montagna, aprirono il fuoco. Due nemici
furono colpiti, ma nessuno venne catturato. Il nemico ritornò alle 03.15 probabilmente per
recuperare i morti o i feriti ed iniziò un'altro scambio di colpi. Il terzo battaglione continuò con
la propaganda fatta tramite altoparlanti che diede i suoi frutti. Il giorno seguente, tre disertori
della divisione San Marco provenienti da Pianosinatico si arresero nelle nostre linee.
I pattugliamenti nell'area di Cutigliano, continuarono fino al 15 febbraio 1945. Il 13
febbraio 1945, una pattuglia su Monte la Serra rinvenne il corpo di un soldato americano,
probabilmente caduto nell'ultimo raid eseguito dall'85 reggimento. Il 14 febbraio 1945, una
nostra pattuglia trovò e riportò nelle nostre linee, un sergente pilota della RAF [aviazione
inglese] che era stato abbattuto, dietro le linee nemiche, due settimane prima. Si era lanciato
senza problemi e possedeva ancora 200 lire del “chute packer” [busta contenente: mappe e
contanti dei territori nemici sorvolati per favorire l'evasione del pilota in caso di abbattimento]. I
partigiani l'avevano nascosto e l'OSS [Office of Strategic Services-servizio segreto militare
americano che aveva missioni militari presso le bande partigiane più grandi, con compiti di
collegamento, informazione e di favorire il rientro nelle linee alleate dei piloti e dei prigionieri
evasi]. Il sergente era esausto per il cammino, durato tre giorni, sul terreno montagnoso ed
aveva una grande ammirazione per l'infaticabile guida partigiana che saliva le montagne e
passava le linee così facilmente. Raccontò che, dietro le linee nemiche, operava
un'organizzazione dedita non solo al recupero dei piloti alleati ma anche a colpire il nemico.
Il mattino del 14 febbraio 1945, 5 disertori italiani assieme a 3 agenti dell'OSS
arrivarono nelle nostre linee, nell'area tenuta dalla compagnia “I”. Il 15 febbraio 1945, si
presentò un pilota, tenente William C. Tench, di Thunderbolt [cacciabombardiere americano]
appartenente al 57° gruppo da caccia, seguito da un disertore tedesco, 4 francesi appartenenti
alle forze francesi libere e 56 civili italiani. Dopo questi, arrivarono 32 persone in abiti civili, 5
agenti dell'OSS, un prigioniero di guerra tedesco e 19 prigionieri di guerra italiani. Il tenente
Tench, come il pilota inglese, era sfinito e passò la notte con il reggimento. Era stato abbattuto
in novembre e a causa del paracadute danneggiato si era fatto male ad una gamba. Da allora si
era trovato in situazioni da far drizzare i capelli rimanendo con i partigiani. Molto tempo lo
passò in una soffitta di una casa in cui erano acquartierati dei soldati tedeschi. Una volta si recò,
in bicicletta, in un paese per farsi fare delle fotografie per il falso passaporto italiano, prima di
iniziare il lungo viaggio per le linee americane. Era felicissimo di essere in salvo.
Nella notte del 16 febbraio 1945, il terzo battaglione venne rilevato, nel settore
Cutigliano-La Lima dal 473° battaglione rinforzato [formato a Montecatini il 14 gennaio 1945]
e si ritirò a Popiglio e Mammiano vicino a S. Marcello Pistoiese. Così calò il sipario sulle di
piccole scaramucce e le grosse diserzioni del nemico sulle montagne coperte di neve nei
dintorni di Cutigliano.
L’OFFENSIVA DI MONTE BELVEDERE
[16 - 28 Febbraio]
PREPARAZIONE ALLA BATTAGLIA
L'attenzione si spostò dall'area intorno a Cutigliano e a S. Marcello Pistoiese dove lo
stato maggiore del reggimento, acquartierato a Villa Biche in precedenza la residenza di un
ammiraglio italiano, stava preparando i dettagli, riguardanti il reggimento, del piano di attacco
della 10a Divisione da Montagna. Il 9 Febbraio 1945, il generale di corpo d'armata Lucian K.
Truscott Jr. comandante la quinta armata, accompagnato dal generale di divisione Willis D.
Crittenberger comandante il quarto corpo d'armata e dal generale di divisione George P. Hays
comandante la 10a Divisione da Montagna, tenne un breve discorso agli ufficiali dello stato
maggiore reggimentale e del primo e terzo battaglione. Parlò dell'imminente battaglia e delle
grandi aspettative riguardanti il nostro futuro.
Ai battaglioni vennero distribuite e studiate tutti i tipi di foto aeree e di mappe
disponibili, dell'area del Monte Belvedere. Venne costruito un modello in cera tridimensionale
[usando le mappe e le foto aeree], da cui si ricavarono plastici in gesso dell'area da distribuirsi ai
battaglioni [per istruire gli uomini alla conformazione del terreno]. Una mattina giunse il tenente
Archer D. Akers, comandante il 37° quartermaster war dog platoon [erano cani addestrati per
portare messaggi, scoprire avamposti o pattuglie, segnalare campi minati, portare munizioni], il
resto del plotone arrivò in linea, con i cani, la notte del 16 Febbraio 1945 e venne aggregato al
reggimento. I cani, avevano avuto un impiego limitato nel teatro di operazioni italiano, mentre
erano stati impiegati massicciamente e con
successo nel teatro di operazioni Cina-Burma-India. I cani da ricognizione affiancarono le
nostre pattuglie notturne e quando si trovavano in vicinanza di pattuglie o postazioni nemiche si
mettevano in “ferma” ad una distanza di sicurezza. Toccava al conduttore, interpretare la
“ferma” sia come direzione che come distanza dal pericolo. I cani porta messaggi servivano per
portare gli ordini dal comando di battaglione alle compagnie avanzanti, durante un attacco.
L'aver aggregato in ritardo il plotone, causò un impiego errato di questi, da parte di un
battaglione nell'attacco al Monte Belvedere.
Il 16 Febbraio 1945, venne emesso l'ordine operativo numero 2 riguardante il
trasferimento a Vidiciatico del primo e terzo battaglione per l'imminente attacco. Nello stesso
tempo l'ufficiale di collegamento, tenente William C. Mc Guckin stava ispezionando
Vidiciatico, casa per casa per acquartierare i due battaglioni prima del loro arrivo nell'affollato
paese. Con l'aiuto di un sergente che parlava italiano e col pretesto di trovare un disertore,
ispezionò tutte le stanze di ogni casa del paese. Nonostante che il paese fosse affollato da
famiglie italiane sfollate dalle case distrutte sulla linea del fronte, riuscì ad acquartierare tutti i
soldati ed anche i cani. Durante la notte del 17 e 18 Febbraio 1945, vennero distribuite copie
dell'ordine di combattimento numero 5 emanato il 17 Febbraio 1945 alle ore 18.30, mentre il
primo battaglione era in trasferimento per Vidiciatico.
Le unità del reggimento dovevano iniziare l'attacco la notte del 19 Febbraio 1945 alle
ore 23.00, dalla linea di partenza posta sotto l'abitato di Querciola. I battaglioni avevano
l'ordine di “ attaccare, occupare e difendere” i loro obbiettivi iniziali prima dell'alba. I
battaglioni dovevano avanzare in direzione nord, verso l'abitato di Corona e da qui dividersi: il
secondo battaglione girando verso sinistra in direzione di Rocca Corneta, doveva occupare gli
abitati di Polla e Casa Florio; il primo oltrepassando Corona doveva girare verso destra, salendo
le pendici di Monte Belvedere ed occuparne la vetta. Inoltre,il secondo battaglione doveva
prepararsi ad occupare Rocca Corneta su ordine della divisione. Il terzo battaglione doveva
rimanere di riserva a Vidiciatico.
Il 18 Febbraio 1945, la notte precedente l'attacco dell'87o, il primo battaglione-86
o
reggimento attaccò la lunga e scoscesa cresta di picchi [in seguito chiamata Riva Ridge], il
primo dei quali era, partendo a ovest di Rocca Corneta con direzione sud-ovest, Pizzo di
Campiano da cui si dominava completamente il campo di battaglia.
Sul nostro fianco destro, l'85o reggimento doveva iniziare l'attacco insieme e
parallelamente all'87o reggimento, avendo come obbiettivo il crinale che si estendeva ad est da
Monte Belvedere a Monte Gorgolesco compresa la vetta di quest'ultimo.
L'attacco aveva il supporto: dell'artiglieria della 10a Divisione da Montagna con
l'aggiunta di unità dell'artiglieria di corpo d'armata equipaggiate con obici e cannoni da 155mm;
unità di carri e cacciacarri [751st tank bn, 760
th tank bn “A” co.; 701
st tank destroyers bn
“A”e”C” cos, 894th tank destroyers bn “C” e Recce cos] e dell'aviazione con missioni di
supporto ravvicinato, fino a 560 m dall'obbiettivo, coordinate da terra da “Rover Joe” [una jeep
attrezzata con apparati ricetrasmittenti in HF e VHF per la cooperazione con l’aviazione;
l'equivalente in aria, di solito, era uno Stinson L5 anch'esso equipaggiato con ricetrasmittenti in
HF e VHF, normalmente chiamato “Rover Pete” qui, invece, “Horsefly”].
“Il terreno conquistato dovrà essere tenuto ad ogni costo”. Questa parte, virgolettata,
dell'ordine di combattimento faceva riferimento al precedente attacco al Monte Belvedere del
Novembre 1944, quando, dopo tre giorni un contrattacco nemico costrinse gli attaccanti ad una
disastrosa ritirata. Tre carri armati, distrutti, si trovavano ancora fra le rovine di Corona.
A Vidiciatico ogni dettaglio, dei movimenti delle notti seguenti, venne controllato più e
più volte dai due battaglioni. La carrozzabile per Vidiciatico, si snodava da est seguendo la
vallata del torrente Silla partendo dall'incrocio della statale 64. La strada correva parallela alla
cresta montuosa, partendo da Monte Castello a Monte Belvedere, tenuta dal nemico. Tutta la
strada era sotto l'osservazione nemica dall'abitato di Silla a Vidiciatico, tranne quando veniva
più o meno, a causa del vento, schermata con la nebbia artificiale prodotta dai generatori di
fumo [179th Chemical Smoke Generating Company]. Qualche volta, nel pomeriggio, il fumo
arrivava fino a Vidiciatico. Per questo motivo le truppe non potevano utilizzarla. Mentre una
jeep attirava uno o due colpi sporadici dal nemico, un camion ne attirava una concentrazione.
Un convoglio o una colonna avrebbe scatenato un bombardamento a tappeto. Per questo
motivo, i movimenti, dovevano necessariamente venire effettuati su di un sentiero secondario
non utilizzabile dai camion, risultato: 13Km a piedi.
Gli ufficiali di stato maggiore fecero l'ultimo viaggio in jeep, su per la strada
artificialmente oscurata dai generatori di fumo ed aprirono il posto di comando reggimentale a
Vidiciatico alle 16.45 del 18 Febbraio 1945. Durante i diversi viaggi in jeep, necessari per
pianificare l'attacco, vennero fatti oggetto di sporadici tiri; ma il pericolo maggiore derivava dai
Brasiliani che guidavano come pazzi, nell'area del corpo di spedizione brasiliano intorno a
Porretta Terme, sbandando da un lato all'altro della strada. La nebbia artificiale quindi divenne
una minaccia maggiore dell'artiglieria nemica.
La notte fra il 17 e 18 Febbraio 1945, il primo battaglione compì un'estenuante marcia
di 5 ore, dal punto in cui fu scaricato dai camion, sul sentiero fangoso e gelato fino a
Vidiciatico, arrivando prima dell'alba del 18 Febbraio 1945. Nella stessa giornata, l'artiglieria
nemica colpì gli abitati di Vidiciatico e Querciola. Il primo battaglione ebbe i primi feriti ed
anche un morto, il sergente maggiore William C. Merrill-compagnia “D”, un ferito della
compagnia “B”, quattro feriti del comando di battaglione, il comandante della compagnia “C”-
capitano Alfred C. Edwards ed il sottotenente George J. Hays - figlio del comandante della 10a
Divisione da Montagna - della compagnia “B”. Entrambi gli ufficiali rientrarono in servizio lo
stesso giorno.
Prima dell'alba del 19 Febbraio 1945, il terzo battaglione compì la lunga marcia,
sull'impervio sentiero fino a Vidiciatico. Il soldato scelto Joe I. Ramirez, divenne la prima
perdita del terzo battaglione a causa di un cannoneggiamento.
Durante la notte del 18 Febbraio 1945, appena a nord di Querciola, la compagnia “C”-
87o reggimento rilevò la compagnia “C”-85
o reggimento che aveva temporaneamente occupato
gli avamposti nel settore destro, per studiare il terreno su cui l'85o avrebbe effettuato l'attacco.
La compagnia “E”-87o reggimento, era in posizione in quello sinistro appena sotto la borgata di
Buio.
Venne effettuata una ricognizione in profondità. Alla sera, una pattuglia del secondo
battaglione composta da esploratori ed ufficiali, guidata dal caporale Bennett L. Boggus del
plotone informazioni e ricognizione, si spinse fino sotto l'abitato di Corona. In seguito Boggus
guidò un'altra pattuglia che stese una linea telefonica, fino allo stesso punto. Il caporale tecnico
Robert W. Parker, guidò una pattuglia con lo stesso intento fino ad un punto sopra Corona, per il
primo battaglione. Anche i cani da ricognizione del 37th
QM war dog platoon, vennero impiegati
dalle pattuglie in entrambi i settori.
Il 18 Febbraio 1945, l'86o reggimento verso le ore 20.00 iniziò l'attacco e prima dell'alba
era riuscito a: scalare, assaltare ed occupare le posizioni nemiche poste sul crinale [Riva Ridge]
a sinistra dell'87o avendo un solo ferito. In alcuni punti vennero usate corde, chiodi e ramponi
perché la salita era ripidissima. La sorpresa fu totale e vennero fatti dei prigionieri, prima che il
nemico potesse reagire. La cattura del crinale, da parte dell'86o reggimento, 18 ore prima
dell'attacco da parte del resto della 10a Divisione da Montagna, privò il nemico di un vitale
posto di osservazione ed incrementò notevolmente le speranze di vittoria dell'87o reggimento.
Durante tutto il 19 Febbraio 1945, gli abitati di Querciola e Vidiciatico erano piene di
truppe dell'87o e delle unità di supporto. Aggregate o in supporto vi erano, oltre al 37
th QM war
dog platoon: il primo plotone compagnia “B” dell'84o battaglione chimico [ equipaggiato con
mortai da 4.2 pollici-107mm ], il 616o battaglione d'artiglieria e la compagnia “C” del 126
o
battaglione genio-entrambi della10a Divisione da Montagna-, il 751o battaglione carri armati, la
squadra per l'interrogatorio dei prigionieri di guerra ed alcune pattuglie di partigiani [ alcune
appartenenti alla “divisione partigiana Modena”, comandata da Mario Ricci -detto Armando-
che aveva passato il fronte, in questa zona dopo lo sbandamento seguito alla “battaglia di
Montefiorino” dell'agosto 1944 ]
INIZIO DELL'ATTACCO
La notte del D-day [espressione usata dall'U.S. Army per designare il giorno di un
attacco, è la contrazione di Doomsday - giorno del giudizio] era fredda e tersa con le artiglierie
nostre e nemiche che sparavano. La compagnia “C” del primo battaglione, era già nell'area di
raccolta. La compagnia “B” lasciò Vidiciatico alle 20.00 marciando, in colonna per due, per
5Km fino a Querciola. La compagnia “A” rimase di riserva a Querciola. Nello stesso tempo, le
compagnie “F” e “G” erano nell'area di raccolta presso la borgata di Buio, dove la compagnia
“E” era di riserva. Le compagnie armi pesanti “D” e “H” avevano aggregato i plotoni di
mitragliatrici leggere alle 2 compagnie di testa dei rispettivi battaglioni e mantennero i mortai e
le mitragliatrici pesanti calibro .50 sotto il controllo del battaglione. Tutte le compagnie
impiegate nell'attacco, lasciarono la linea di partenza alle 23.00 in una notte fredda e tersa, poco
prima del sorgere della luna, illuminata dalle esplosioni d'artiglieria e dalle fotoelettriche [351st
Searchlight Battalion] posizionate a sud-est, nella valle del torrente Silla [l'uso delle
fotoelettriche serviva per: accecare le posizioni nemiche e creare un chiarore artificiale che
favoriva il movimento delle truppe].
SETTORE DEL PRIMO BATTAGLIONE
Alla mezzanotte del 19 Febbraio 1945, il primo battaglione aveva oltrepassato di 640 m
la linea di attacco; il secondo di 274m. A questo punto non vi era più collegamento fra i due
battaglioni.
Cinque minuti dopo, la compagnia “B” venne presa sotto tiro da una postazione distante
731m. Due pistole mitragliatrici aprirono il fuoco. In risposta vennero lanciate bombe a mano
ma la compagnia fu costretta a fermarsi, inchiodata dal fuoco di mitragliatrici e dai tiri
dell'artiglieria fin dopo le 03.00. Il caporale tecnico Robert W. Parker del plotone informazioni e
ricognizione, che guidava la compagnia “B” attraverso i campi minati, si muoveva avanti ed
indietro fra gli esploratori mentre la compagnia era bloccata, esponendosi al fuoco nemico. Gli
uomini addetti ai bazooka, erano eccitati e si dimenticarono di togliere le sicure ai proiettili così,
alle 00.38,venne inviato un messaggio al primo battaglione in cui si affermava che i proiettili da
bazooka erano difettosi. Uno dei due cani da ricognizione, che imprudentemente vennero usati
nell'attacco, divenne troppo agitato ed iniziò ad ululare ed abbaiare, mentre la compagnia era
bloccata. Alle 00.30, entrambi i cani dovettero essere ritirati sotto il fuoco. Nello stesso tempo,
la compagnia “C” alle 00.30 venne presa sotto tiro, mentre attraversava i campi minati, guidata
dal caporale Bennett L. Boggus del plotone informazioni e ricognizione e dal soldato scelto
Edward D. Stackwick esploratore della compagnia “C”. La notte precedente l'attacco, il terreno
era stato pattugliato da uomini del plotone informazioni e ricognizione accompagnati da un'altro
paio di cani da ricognizione e dai loro conduttori. Un cane, chiamato Tarzan, condotto dal
caporale tecnico Clifford Mortensen, scoprì due postazioni nemiche. La notte dell'attacco,
entrambi i cani si comportarono bene fino al primo contatto col nemico. Circa alle 00.45, mentre
la compagnia “C” era ancora nel campo minato, Boggus e Stackwick, sotto il fuoco di copertura
di sei mitragliatori, avanzarono strisciando e iniziarono a tagliare gli sbarramenti di filo spinato.
Alle 01.14 mentre stavano ancora tagliando il filo spinato, udirono la compagnia “G” che
avanzava sul fianco sinistro. I bengala nemici provenienti dalla Corona e dal Monte Belvedere,
illuminavano il terreno, rallentando l'avanzata della compagnia. Circa alle 02.00, il primo e
parte del secondo plotone, che seguivano Boggus e Stackwick, rimasero separati dal resto della
compagnia e avanzando su una cresta, videro 4 uomini. Venne lanciato un bengala che illuminò
l'area e videro due nemici che si stavano allontanando. Boggus e Stackwick li uccisero prima
che si mettessero in salvo e potessero indicare la loro posizione; poi lanciarono delle bombe a
mano oltre la cresta e avanzarono. Da un cespuglio uscì un tedesco che si arrese
immediatamente e indicò, ad un soldato che parlava tedesco, una postazione con 5 tedeschi che
desideravano arrendersi. Stackwick avanzò fino alla postazione, infilò la canna del mitra nella
feritoia e dalla postazione uscirono -mani in alto- 3 soldati ed un tenente. Il tenente chiese il
permesso di recuperare il suo elmetto ed i quattro vennero accompagnati nelle retrovie. Boggus
ed il suo gruppo, retrocessero di 68m sotto la cresta e respinsero un lieve contrattacco
proveniente dal fianco destro. Spararono senza sosta fino a quando la compagnia riuscì a salire
il crinale e a respingere il nemico.
Il capitano Alfred C. Edwards, il comandante di compagnia, guidò la compagnia “C”
nell'attacco, nonostante una ferita ad una mano risalente al giorno precedente mentre era in
ricognizione. Vicino a Corona, venne nuovamente colpito ad una gamba dal fuoco di armi
leggere e venne evacuato. Il tenente James H. Penrose , ferito, era stato evacuato in precedenza.
Alle 03.00 la compagnia “C” aveva raggiunto Corona, mentre la “B” continuava a
subire perdite a causa del tiro radente proveniente dal Monte Belvedere. Alle 03.20 cessò il tiro
d'artiglieria, pianificato per il settore Corona-Monte Belvedere. La compagnia “C” era oltre
Corona, mentre la “B”, finalmente, riuscì ad avanzare. Pochi minuti dopo le compagnie “B” e
“C” presero contatto ed iniziarono ad avanzare sul lato assegnato del Monte Belvedere. A questo
punto, venne riportato che elementi dell'85o reggimento, stavano avanzando sul lato destro ed
erano a soli 274m dalla vetta del Belvedere.
Alle 04.30 le compagnie “B” e “C” avevano raggiunto il loro obbiettivo, la vetta del Monte
Belvedere. Alla compagnia “A” venne affidato il compito di rastrellare l'abitato di Corona,
aggirato dalla “C”. La compagnia “A” giunse a Corona alle 06.15 e subito ingaggiò un
combattimento che stroncò la resistenza nemica – uccidendo 7 tedeschi [contati] e catturandone
20, mentre le perdite furono di un morto e 4 feriti. Il soldato Lee H. Chew, di origini cinesi,
venne colpito ed ucciso mentre era alla testa di elementi del secondo plotone. All'alba il primo
battaglione stimò le perdite nemiche da 12 a 15 morti o feriti e 35 prigionieri di guerra;
entrambe le stime, in seguito, dovettero essere riviste in alto. La compagnia “B” fino a quel
momento, aveva subito 11 feriti. La compagnia “C” tre morti: il soldato scelto Marvin E. Hiner
ed i soldati Herbert W. Dilkes e Charles Yupa, e 10 feriti. La compagnia “D” due morti: il
sergente William F. Murpy ed il soldato scelto Fred Floyd, e 2 feriti. La compagnia “A” un
morto e 5 feriti. Dopo l'alba la compagnia “C” sul Belvedere, era ancora impegnata a mettere in
sicurezza il crinale sopra la borgata di Valpiana. Il secondo plotone, nel suo primo tentativo, era
stato respinto con diverse perdite. Una piccola pattuglia del primo plotone, assalì e neutralizzo
la posizione. Diversi nemici uscirono con le mani in alto, il sergente William F. Murphy ed
alcuni altri soldati avanzarono allo scoperto per prenderli prigionieri. A questo punto i nemici,
ricorsero ad un vecchio trucco, improvvisamente si gettarono a terra mentre, da dentro, uno
iniziò a sparare. Il sergente Murphy, della compagnia “D” venne ucciso, gli altri, feriti. I nemici
vennero eliminati fino all'ultimo uomo e la compagnia “C” non prese più prigionieri di guerra.
Appena dopo l'alba, la compagnia “B” venne contrattaccata alle 07.30 ed alle 09.30.
Presero 2 prigionieri di guerra, di cui uno ferito, e il contrattacco finì. Il primo battaglione al
mattino, sul Belvedere, iniziò a ricevere un sostenuto fuoco d'artiglieria, prontamente
neutralizzato tramite Rover Joe. La compagnia “A” eliminò diverse posizioni di cecchini
intorno all'abitato di Corona.
SETTORE DEL SECONDO BATTAGLIONE
Sul lato sinistro, poco dopo la mezzanotte, il primo plotone della compagnia “G” si
spostò a destra per attaccare le posizioni nemiche ed incappò in un campo minato a destra della
borgata di Polla, ad est dell'obbiettivo dove 10 uomini della prima e seconda squadra, rimasero
feriti. Il plotone continuò l'avanzata, distruggendo una postazione per mortaio posta fra Polla e
Corona. Adesso il plotone era sotto il fuoco di armi automatiche, proveniente da Polla, e si
trincerò fino all'alba. Le comunicazioni con la compagnia, si interruppero alle 01.00. All'alba
distrusse una mitragliatrice ed uccise 4 cecchini e per tutto il giorno, rimase trincerato nelle
posizioni a nord della linea Polla-Corona.
Sul fianco sinistro del primo, anche il secondo e terzo plotone vennero bloccati dai
campi minati. 4 partigiani, aggregati alla compagnia, rimasero uccisi dalle mine. La compagnia
“G” riuscì ad occupare Polla, solamente dopo l'alba. Due squadre arrivarono sull'obbiettivo del
secondo plotone ma furono costrette a ritirarsi prima dell'alba a causa del fuoco amico. Alle
03.30, elementi del 126o battaglione del genio avanzarono per aiutare la compagnia a creare dei
varchi nei campi minati, prima dell'alba. Appena dopo l'alba, un contrattacco nel settore di
sinistra della compagnia “G” venne prontamente bloccato e vennero presi 2 prigionieri di
guerra. Solamente alle 10.35 venne inviato un rapporto al reggimento che confermava la
conquista delle posizioni poste a 183m ad ovest di Polla.
Anche la compagnia “F”, sul fianco sinistro della “G”, aveva avuto un'avanzata
difficoltosa. Il primo contatto col nemico avvenne poco dopo la mezzanotte ed alle 02.20 venne
bloccata prima di Casa Florio, mentre la “G” avanzava faticosamente attraverso i campi minati.
Alle 03.24, la compagnia “F” era ancora bloccata dal fuoco dei mortai, ma il plotone, sul fianco
destro, stava aggirando le posizioni di Casa Florio da cui proveniva il fuoco ed era sotto il tiro
della nostra artiglieria. Durante questo movimento aggirante, il tenente John P. Benson Jr.
mentre supportava l'azione con il suo plotone, venne colpito ed ucciso [da un partigiano].
Alle 04.00 la compagnia “F” era in posizione per l'assalto finale. All'alba le posizioni di
Casa Florio vennero assaltate e conquistate. Il bottino della compagnia “F” alla fine dell'azione,
ammontò a: 3 uccisi [contati ] e 55 prigionieri nemici; le perdite ammontarono a 3 uccisi e 19
feriti. I caduti furono: soldato Clarence E. Campbell, sergente Walter R. Strubel e tenente
Benson. Alle 06.15 la compagnia si riorganizzò e procedette al rastrellamento che durò tutta la
mattina.
Per un lasso di tempo, entrambe le compagnie avanzanti del secondo battaglione rimasero senza
comunicazioni. La squadra con i cani [ del 37th
Quartermaster War Dog Platoon ], formata dal
caporale W. D. Davis e dal caporale tecnico Herbert Spencer con i cani Rex e Mack,
ristabilirono le comunicazioni.
Il secondo battaglione a Casa Valle e nella borgata di Marnè, appena sotto l'obbiettivo,
incontrò una forte resistenza e dovette richiedere il supporto: dell'artiglieria posta in
retroguardia, dalle posizioni dell'86o reggimento poste su Pizzo di Campiano e dopo l'alba
dell'aviazione. Un Thunderbolt [cacciabombardiere] in picchiata, sganciò per errore, una bomba
su di una casa a Polla, scambiata per la borgata di Marnè che era a circa un chilometro più a
nord. Alcuni uomini della compagnia “G”, erano all'interno e rimasero feriti. Dopo l'alba,
iniziarono ad arrivare i prigionieri di guerra: prima 12 poi 16 seguiti da 35, alla fine il
battaglione ne catturò 57 nel settore di Rocca Corneta. Questi prigionieri di guerra giunsero al
posto di comando reggimentale nel medesimo tempo in cui arrivarono i generali Truscott,
Crittenberger ed Hays, per avere informazioni di prima mano sull'attacco e che rimasero
favorevolmente impressionati. In mattinata, col supporto dell'artiglieria e dell'aviazione, la
compagnia “E” catturò la borgata di Pianello e la ben pattugliata “ Scarpata di Duttweiler” senza
subire perdite.
La compagnia “G” subì le perdite più pesanti di ogni altra del reggimento. Alla sera i morti
erano 7: soldati scelti Leonard C. Crisp, Camille Deschaine, Francie E. Lowery, Forrest M.
Mueller, Burton E. Pierce, Wilbur D. Redding ed Edwin G. Van Auken. I feriti ammontarono a
29. La compagnia “H” ebbe 1 morto – caporale John Hollingsworth ed 1 ferito.
VANTAGGI CONSEGUITI
Dalla mattina del 20 Febbraio 1945 e fino che l'unità non venne rilevata, una settimana
dopo, non vi furono sviluppi degni di nota. Tatticamente le posizioni vennero continuamente
migliorate. Il bilancio delle perdite, subite dal reggimento nel lasso di tempo di 24 ore,
dall'inizio dell'attacco alla mezzanotte del 20 Febbraio 1945 fu di 18 morti e 91 feriti. Il
cannoneggiamento nemico, durante gli 8 giorni seguenti, aggiunse alle perdite già subite altri 16
morti e 44 feriti. Solamente quando i nostri aerei erano in volo, gli uomini a terra avevano un
attimo di respiro dal fuoco di artiglieria e mortai nemici. I contrattacchi nemici divennero
sporadici, tutti vennero facilmente respinti con gravi perdite nemiche e minime da parte nostra.
Poco dopo l'alba, il successo della prima battaglia dell'87o reggimento divenne chiaro
come il profilo del Monte Belvedere. Tutte le compagnie avevano raggiunto gli obbiettivi
assegnati. Più di un centinaio di nemici giacevano morti attorno alle nostre posizioni. Durante il
giorno, 115 prigionieri di guerra vennero rinchiusi nel nostro campo di concentramento. Questi
prigionieri, parlando liberamente, rivelarono al sergente maggiore Leo A. Handel-squadra
interrogatori prigionieri di guerra- la versione nemica dell'attacco.
I primi prigionieri tremanti per il freddo e sotto shock, provenienti dalla zona
d'operazioni del primo battaglione, non avevano idea di cosa fosse successo, tanto velocemente
erano stati spazzati via dall'attacco. La principale linea di resistenza nemica, che si snodava dal
Monte Belvedere a Rocca Corneta, era tenuta, con direzione est-ovest, dalle compagnie 6a, 8a,
5a e 7a appartenenti al 1044° reggimento della 232a divisione, rinforzate da elementi della 14
a
compagnia [anticarro], che avevano costituito punti di forza rinforzati da squadre anticarro
equipaggiate con armi per il combattimento a corta distanza [panzerfaust e panzerschreeck].
Tutte le compagnie, il 19 Febbraio 1945, avevano una forza di 80-100 uomini.
Le compagnie 5a e 6
a, virtualmente, vennero spazzate via all'inizio dell'attacco. La maggior
parte degli uomini, non uccisi, vennero raggruppati nel nostro campo di concentramento. Dopo
appena 12 ore dopo l'inizio dell'attacco dell'87o reggimento, vennero presi prigionieri 40 uomini
della 5a compagnia e 43 della 6
a.
L'interrogatorio dei prigionieri, rivelò che il nemico aveva impiegato le sue riserve
tattiche alle ore 04.00 del 20 Febbraio 1945. Ad un plotone della 1a compagnia – 232°
battaglione da ricognizione venne ordinato di contrattaccare sul lato ovest del Monte Belvedere.
Il contrattacco venne impedito ancor prima dell'inizio e furono presi 14 prigionieri di guerra dal
secondo battaglione. La cattura del comandante la 6a compagnia, tenente Kaeser, facilitò la
compilazione del rapporto informativo. Questi era il tenente catturato dai ricognitori della
compagnia “C”. All'inizio fu uno dei pochi prigionieri riluttanti a collaborare, ma quando sul
suo cartellino della croce rossa [cartellini che tutti i belligeranti avevano in dotazione e su cui
venivano annotati: nome, cognome, numero di matricola, condizioni fisiche, luogo e circostanze
della cattura ] stava per essere scritto “disertore”, rispose alle domande. Con questo sistema, la
crudeltà dei nazisti si ritorse contro i loro stessi uomini. Sapendo che la Gestapo avrebbe
imprigionato la sua famiglia, se fosse stato dichiarato disertore, il tenente Kaeser fornì tutte le
informazioni in suo possesso.
Come già detto in precedenza, i prigionieri erano molto loquaci quando interrogati.
Spesso, alla prima domanda rispondevano “Devo parlare con lei ?”, alla risposta affermativa, i
loro rimorsi sparivano. Obbedivano ciecamente perché erano stati addestrati ad obbedire.
Dall'interrogatorio di questi prigionieri di guerra, catturati nel Febbraio 1945, dopo cinque anni
e mezzo dall'invasione della Polonia da parte della Germania, si poterono dedurre alcune
conclusioni. Primo, non si aspettavano di essere maltrattati da prigionieri di guerra. Molti di loro
pensavano che, alla fine della guerra, il popolo tedesco venisse sterilizzato o reso schiavo.
Alcuni pensavano che era meglio morire perché la guerra era persa. Ancora, il 70°/o delle truppe
nemiche erano potenziali disertori che non disertavano per la paura di venire uccisi da noi o da
un loro ufficiale o sottufficiale [entrambi erano autorizzati ad uccidere in base al solo sospetto di
diserzione] ed infine perche le loro famiglie sarebbero state punite [rinchiuse in un campo di
concentramento]. Tutti erano preoccupati dal pericolo di essere catturati nuovamente ed erano
ansiosi di arrivare al sicuro negli Stati Uniti. Molti chiesero chiarimenti su come ottenere la
cittadinanza. Tutti i prigionieri sembravano essere ben informati sugli sviluppi della guerra ed
avevano letto i nostri volantini di propaganda “Front Post”.
Nonostante, queste considerazioni, il tedesco era un soldato eccellente; il suo
equipaggiamento era uno dei migliori e nonostante ricevesse il rancio una sola volta al giorno, il
cibo era sufficiente da mantenerlo operativo. Continuava a fare il suo dovere anche se la
resistenza era senza speranza. Quando gli si chiedeva che cosa pensasse della guerra, rispondeva
in modo monotono “Non devo pensare, sono un soldato”. Molte delle sue risposte erano
monotone. Solamente un'opinione veniva frequentemente espressa ed era che il soldato
americano non prendeva la guerra sul serio, per gli americani “la guerra è uno sport”.
Sfortunatamente era evidente che il tedesco, senza speranze, dietro un arma rimaneva un
ottimo combattente che: sperava nella vittoria, combatteva ostinatamente senza pietà ed
aspettava con rassegnazione di essere ucciso o preso prigioniero.
CONSOLIDAMENTO
La mattina del 20 Febbraio 1945, “Rover Joe” iniziò le operazioni d'appoggio. La prima
missione venne effettuata alle 07.30 contro Casa Valle, una borgata a nord-ovest di Polla.
Vennero sganciate bombe, effettuati mitragliamenti e lancio di razzi contro l'obbiettivo ma, a
causa del fumo, non si poterono vedere i risultati dell'azione. Alle 09.20 vennero colpite le
postazioni d'artiglieria [mortai] a Marnè, 15 minuti dopo vennero sganciate le bombe più a nord,
mancando il bersaglio. Durante il giorno, 2 o 3 bombe vennero sganciate per errore sull'abitato
di Polla. Le truppe di prima linea iniziarono ad apprezzare l'appoggio aereo, guidato da un
piccolo aeroplano da osservazione chiamato “Horsefly” [tafano] perché il nemico era costretto
all'inattività, fino a quando i cacciabombardieri erano in aria. Un tipico rapporto di “Rover Joe”
era come questo, inviato alle 11.00 “Una bomba sull'obbiettivo-casa demolita, il resto delle
bombe nel perimetro dell'obbiettivo; 5 o 6 nemici in fuga dalle case; 3 o 4 morti; osservati tiri di
mortaio in altro settore; li bombarderemo”. Per il soldato accucciato nella sua buca sotto il fuoco
dell'artiglieria, la vista dei cacciabombardieri in picchiata, lo sgancio delle bombe o il lancio dei
razzi, il rumore dell'esplosioni ed il successivo mitragliamento, erano un sollievo. Molti soldati
che erano stati addestrati a Camp Hale per anni, dimenticarono l'antagonismo con l'aviazione.
CARRIARMATI E MINE
Per tutto il 20 Febbraio 1945 gli uomini sul Monte Belvedere, scavarono postazioni,
consolidarono e rettificarono le posizioni. Occasionalmente si trovarono sotto il fuoco dei
cecchini e di qualche tiro d'artiglieria. Normalmente, la situazione era tranquilla. A
mezzogiorno, sul nostro fianco destro, arrivarono a Casa Calcinara un plotone di carri armati
medi e d uno di caccia carri [ M4 Sherman e M10 ], pronti ad avanzare per fornire supporto
sulla linea del fronte contro i probabili contrattacchi. Più tardi, questo plotone di carri armati,
tentò di salire sul crinale per la carrareccia. Il carro armato di testa esplose su di una mina. Il
mitragliere di scafo saltò in aria, il capocarro venne eroicamente salvato dal tenente Melvin S.
Barret -126o battaglione genio.- dal carro incendiato, prima che le munizioni da 75mm
esplodessero. Gli altri 3 uomini dell'equipaggio, rimasero uccisi all'interno del carro armato.
Alle 14.00 un plotone di carri armati medi supportò il nostro fianco sinistro dalla borgata di
Buio. Un plotone di carri armati leggeri era in posizione, nell'abitato di Querciola. Un plotone di
carri armati medi era tenuto in riserva [ nell'area di Vidiciatico ].
Fin dal primo mattino, una compagnia del 126o battaglione genio, aveva sminato la strada fino
all'abitato di Corona e fu fatto avanzare un Brockway [ camion gettaponte da 6 ton. ] con una
sezione di ponte, per riparare un tratto di strada che era stata demolita appena sotto Corona.
Il terzo battaglione-87o, era stato posto come riserva del IV corpo d'armata un'ora dopo
l' H-hour [espressione usata dall'U.S. Army per designare l'ora dell'inizio di una operazione],
ritornò sotto il controllo dell'87o reggimento alle 12.30. Alle 14.00 si mosse da Vidiciatico per
raggiungere le posizioni poste fra la borgata di Valpiana [a nord di Corona] e Polla. Mentre
salivano la strada, marciando in colonna per due, il Brockway fece esplodere una mina 274m
prima dell'interruzione stradale che uccise un soldato, ma lasciò illeso il guidatore. La strada
doveva essere stata bonificata, ma si scoprì che potenti cariche d'esplosivo [ provviste di vari
inneschi a pressione ]erano state interrate fino a 120cm sotto il piano stradale e tutta l'area era
stata disseminata di schegge e pezzi di ferro interrati, rendevano inutilizzabili i rilevatori
magnetici [SCR-625 -cercamine]. Nello stesso tempo, il terzo battaglione, mentre avanzava
lentamente sulla strada, si trovò sotto il fuoco d'artiglieria subendo perdite. Un
cacciabombardiere, pensando che fossero nemici, lanciò una salva di razzi che fortunatamente,
mancarono di poco la strada esplodendo senza provocare danni. “Rover Joe”, via radio,
interruppe l'attacco.
I carristi desideravano portarsi alla Corona per fermare i tiri d'artiglieria provenienti da ovest.
Alle 17.30 un bulldozer dimostrò che la strada era ancora minata. Appena oltrepassato il
Brockway distrutto, un'esplosione lo ribaltò su di un fianco davanti al camion. Il guidatore
venne scagliato 9m in aria rimanendo illeso ma il bulldozer era ridotto ad un ammasso di
ferraglia. Sulla strada rimase un profondo cratere. Ritornarono i genieri per la bonifica.
Alla sera, la strada venne nuovamente dichiarata bonificata, il comandante di un carro armato
voleva provare ad arrivare alla Corona ma il suo comandante di plotone glielo vietò. Intervenne
il IV corpo d'armata ordinando che due plotoni di carri prendessero posizione a Valpiana - oltre
Corona.
Il primo carro armato, rombando, arrivò ai rottami del camion e del bulldozer. Momenti di
tensione si ebbero mentre li oltrepassava e arrivava al tratto di strada demolito, scendeva la
scarpata, dove erano state rinvenute molte mine, su per l'altro lato e di nuovo sulla strada. Da
qui procedette sulla strada per Corona, senza problemi. Un secondo carro armato,
tranquillamente, seguì il primo e quando giunse ai rottami del camion e del bulldozer, saltò su di
una mina. Questo successe poco dopo la mezzanotte. Meno di un'ora dopo, un 3/4-ton weapons
carrier [ Dodge WC-51 o 52 ] del terzo battaglione, mentre si avvicinava ai rottami, saltò su una
mina , ferendo i due occupanti. A questo punto, la strada era bloccata da un cumulo di rottami.
Prima delle 03.00 del 21 Febbraio 1945, un rapporto dava il primo carro armato in posizione a
Valpiana insieme: a 2 pack howitzer da 75mm del plotone anticarro, due mitragliatrici calibro
.50 e tre bazooka sul fianco sinistro. Tuttavia, prima dell'alba, anche questo carro armato dovette
essere abbandonato perché saltò su una mina fra Corona e Valpiana.
Durante i due giorni seguenti, i guastatori bonificarono la strada, usando tubi bangalore [ tubi
lunghi circa 1,5m diametro 5 cm pieni di tritolo ed innestabili uno dietro l'altro usati
principalmente per la bonifica dei campi minati e per aprire varchi nei reticolati ] e blocchetti di
tritolo, dalle restanti mine. Finalmente, una sezione di carri armati prese posizione lungo la
strada della Corona a sud di Valpiana, mentre un'altra prese posizione vicino a Buio da dove il
loro supporto di fuoco era più efficace. Così, la mattina del 21 Febbraio, non vi furono carri
armati a Valpiana per respingere il contrattacco nemico contro la compagnia “I”. Come si vedrà
in seguito, la compagnia “I” non sarebbe riuscita a respingerlo meglio anche avendo a
disposizione una nave da battaglia da 45000 tonnellate.
CONTRATTACCHI
Il terzo battaglione giunse a Querciola prima di sera del 20 Febbraio 1945, dove venne
stabilito il posto di comando. Il soldato scelto Pierre B. Erhard rimase ucciso ed altri soldati
feriti. La compagnia “I” rilevò la “A” nelle posizioni oltre Corona e vicino a Valpiana. La
compagnia “A” si spostò sul fianco destro della “B”, sul Belvedere, chiudendo la falla creatasi
fra l'87th
reggimento ed il fianco destro dell'85th. La compagnia “K” si spostò verso Polla fra
Corona e la “G”, permettendo alla “G” di schierarsi in profondità. La compagnia “F” rimase sul
fianco sinistro vicino a Casa Florio.
Alle 18.45, il colonnello Fowler ordinò ai comandanti del primo e terzo battaglione, “di
ispezionare personalmente le proprie posizioni e di controllarne gli appostamenti difensivi,
selezionare le zone per il fuoco di sbarramento per l'artiglieria ed i bersagli primari per i mortai,
assicurasi che il piano per il fuoco sia coordinato e che la difesa sia a maglie strette”. Gli uomini
delle compagnie avanzate, si rintanarono nelle loro buche, aspettando gli inevitabili
contrattacchi nemici che, sicuramente, si sarebbero verificati verso l'alba.
La mattina del 21 Febbraio 1945, il nemico lanciò dei contrattacchi contro quasi tutte le
compagnie avanzate. Il primo battaglione, sulla cima del Belvedere, venne investito per primo.
Alle 06.10 la compagnia “B” venne attaccata, dopo che 6 nemici si erano infiltrati nelle loro
vecchie posizioni. Il nemico colpì la compagnia con il fuoco di pistole mitragliatrici, cecchini,
mortai e sporadici colpi d'artiglieria. Il fuoco difensivo bloccò l'attacco e 5 nemici si
avvicinarono con le mani in alto. Il sesto, da dietro, aprì il fuoco con un'arma automatica
provocando delle perdite. Alle 07.30 l'attacco terminò, bilancio: 6 nemici uccisi, 2 nostri feriti.
Nello stesso tempo, la compagnia “C” venne attaccata più decisamente. Al mattino
presto, sulle posizioni arrivarono alcuni colpi d'artiglieria; alle 06.30, 70 o 80 nemici
attaccarono la vetta del Belvedere, partendo da una posizione posta 365m sopra Valpiana. Gli
uomini della compagnia “C”, dopo l'amara esperienza del giorno prima, erano arrabbiati e
determinati. Attesero in silenzio che il nemico si avvicinasse fino a 91m dalle loro posizioni e
poi aprirono il fuoco; 18 nemici vennero uccisi e 4 feriti, molti furono colpiti più volte. Il
bilancio finale fu di 25 nemici uccisi e nessuna nostra perdita. Non vi furono prigionieri presi
dalla compagnia “C”.
Il secondo battaglione ordinò uno sbarramento d'artiglieria che stroncò un contrattacco
nemico da Polla verso le compagnie “G” e “F”. Durante il giorno, due prigionieri catturati dalla
compagnia “F”, confermarono che il contrattacco era stato stroncato dall'artiglieria. Tuttavia
mentre il sergente tecnico, Norman W. Connally, tratteneva il fuoco del suo plotone e di una
mitragliatrice, per prendere 2 prigionieri, venne ucciso da un cecchino, insegnando alla
compagnia “G” la tattica del nemico.
Il terzo battaglione ebbe una giornata movimentata. Prima dell'alba le sue posizioni
subirono un pesante fuoco d'artiglieria, subendo perdite. Almeno una fu dovuta al fuoco amico.
Dopo l'alba subirono un bombardamento da parte dei mortai nemici, che resero impossibili le
comunicazioni. La carenza di comunicazioni, limitò l'efficacia del fuoco di controbatteria.
Nello stesso tempo, la compagnia “K” venne attaccata in due punti. Dall'avamposto
della compagnia, era stato presidiato per tutta la notte dai sergenti maggiori Raymond T. Secord
e Edmund D. Bennett, venne scoperta una pattuglia nemica di 12 uomini che saliva portando
una mitragliatrice. Venne richiesto l'intervento dell'artiglieria ma la linea telefonica era
interrotta e il nemico era a 457m dalle posizioni del terzo plotone. Alle 07.30, il sergente
maggiore Bennett iniziò a sparare con un BAR [ fucile mitragliatore ] colpendo l'esploratore, il
resto della pattuglia si mise al coperto in un avvallamento del terreno. Altri 2 nemici vennero
uccisi dal terzo plotone, mentre tentavano di rientrare nelle loro linee. Il soldato scelto Virgil
Cornett, aspettò pazientemente che il resto della pattuglia si ritirasse e sparò a 2 nemici
ferendone 1, che venne catturato, l'altro venne colpito da altri. Bilancio: 4 nemici uccisi, 1
ferito ed una mitragliatrice catturati. Anche il secondo plotone era entrato in azione e prese
un'altro prigioniero di guerra.
IL CASO HEIMER
Il contrattacco portato contro la compagnia “I”, divenne il più strano ed anche divertente
di tutti. Prima dell'alba, il soldato scelto Malford C. Heimer mentre dormiva nella sua buca, udì
dei rumori provenienti da una casa, dipinta di rosa, dietro la sua posizione a Valpiana. Si alzò,
avvolto nelle due coperte ma lasciando l'elmetto ed il fucile sul bordo della buca, per dire ai suoi
commilitoni di non fare rumore. I “commilitoni” erano tedeschi, lo raggiunsero nella sua
postazione e puntandogli le armi in faccia lo fecero prigioniero, portandolo dentro alla casa. Un
suo commilitone, il soldato John A. O'Rourke vide Heimer mentre veniva portato via ed
imbracciò il suo fucile nell'attimo in cui altri 4 nemici aprirono il fuoco su di lui. Anche il
comandante della squadra, sergente maggiore Theodore B. Reniero, vide Heimer portato via e
diede ordine di aprire immediatamente il fuoco da 22m per dare una possibilità di fuga ad
Heimer. Il nemico, con il prigioniero, corse alla casa e vi si barricò. Heimer venne messo in un
piccolo corridoio. I nemici che lo avevano catturato furono gentili, gli offrirono sigarette e lo
misero a proprio agio , al punto che si addormentò sul pavimento. Poco dopo iniziò un aspro
combattimento. La compagnia “I” e le unità di supporto, aprirono il fuoco con fucili,
mitragliatrici calibro .50 , mortai ed obici da 75mm contro la casa che venne, in parte, demolita.
All'alba, vi era nutrito gruppo di nemici che sparavano da tutte le direzioni, in particolare lungo
la cresta ad est di fronte alle posizioni della compagnia “C”. Raffiche di mitragliatrici, pistole
mitragliatrici e colpi di panzerfaust arrivavano da diverse direzioni. L'obice da 75mm più
avanzato venne colpito, ferendo il sottotenente Robert S. Kellar. Per un lasso di tempo, Heimer
dormì. I tedeschi lo avevano coperto con un'impermeabile, ma la casa cadeva a pezzi intorno a
lui. Svegliatosi, vide i nemici, che lo avevano catturato, molto provati. Due feriti dicevano che
volevano arrendersi. Il sergente maggiore Reniero, appena fece giorno, uccise un nemico mentre
voleva fare irruzione nella casa. Avanzò, accompagnato dal sergente Charles E. Ernst, verso la
casa rosa. Ernst fece 3 prigionieri ed altri 3 si arresero dalle posizioni vicino ad un fienile. Nello
stesso tempo, Reniero aveva raggiunto la casa pronto a lanciare dentro una bomba a mano.
Heimer urlò di non sparare ed un tedesco, disarmato, si affacciò sulla porta seguito da altri 7 o
8.
Lungo la strada, i soldati scelti Robert Dudley e Joe Polunci si avvicinarono ad altre case. Con
Polunci che copriva Dudley, fecero prigionieri più di una dozzina di altri nemici, annidati nelle
case diroccate. Inoltre vennero fatti atri 31 prigionieri, 3 di loro feriti e 7 nemici vennero trovati
uccisi. Vennero recuperate 3 mitragliatrici, diverse pistole mitragliatrici e panzerfaust oltre ad un
grosso quantitativo di munizioni e bombe a mano.
Tutti i 31 prigionieri erano del 741° reggimento-114a divisione. Avevano effettuato un
trasferimento a piedi, durato 7 giorni, nella pianura padana ed immediatamente inviati in
combattimento.
PAURA DEI CARRI ARMATI
Nel tardo pomeriggio del 21 Febbraio 1945, elementi della compagnia “I” si portarono a
Valpiana e sulla cresta sovrastante. Una colonna di truppe nemiche era stata avvistata diverse
volte, nel pomeriggio, con direttrice da sud verso
Valpiana. Era una colonna composta da truppe appiedate, con equipaggiamento, seguita da
veicoli e protetta da un autoblindo. La parola “ blindato ” subito divenne “ carro armati ” ed il
terzo battaglione, a breve, si aspettò un attacco da una colonna corazzata. Quello che successe
veramente, fu molto diverso.
La colonna venne avvistata una prima volta alle 13.00 ed ancora alle 13.50. Per errore
era stata segnalata come colonna corazzata, invece che colonna con blindato. La ricognizione
aerea non trovò nessuna colonna corazzata. Alle 16.00,non trovandola, attaccò la colonna di
truppe appiedate, bombardandola e mitragliandola. Alle 16.05 era stato distrutto l'unico blindato
della colonna. I rapporti da diverse fonti, sulla presenza della colonna, continuarono ad arrivare
in ritardo ed alle 17.00, per sicurezza, venne effettuata un altra ricognizione aerea. Alle 17.10 i
battaglioni furono rimessi in stato d'allerta, perché il rapporto della distruzione della colonna
nemica, da parte dell'aviazione, non era stato ricevuto. Alle 17.25 la missione di ricognizione
venne terminata. Alle 17.05 un rapporto dell'85th reggimento dichiarava che sulla strada non vi
erano truppe ed i veicoli erano distrutti.
Tuttavia, alle 17.00 le compagnie ricevettero un rapporto che la colonna era a soli 457m.
I tiri di aggiustamento dell'artiglieria sulla colonna “fantasma”, finirono sulle posizioni delle
compagnie “C” e “I”. Venne contattato il 616o battaglione d'artiglieria [di supporto all'87
o
reggimento] ed il tiro venne allungato davanti alle posizioni della compagnia “I” a Valpiana e la
minaccia si dissolse con grossi sprechi.
AVIAZIONE
Il 21 Febbraio 1945, l'aviazione era pronta a fornire il supporto tattico, ma non ricevette
ordini fino al primo pomeriggio. I bersagli 1 e 2, per l'87o reggimento, erano attività nemiche e
postazioni di armi che vennero neutralizzate. Alle 16.00 si materializzò il bersaglio 3. Era la
colonna di truppe che marciava, proveniente da sud, da Castelluccio [di Moscheda] verso
Valpiana. I cacciabombardieri si buttarono in picchiata [sulla colonna]. Il primo rapporto,
stringato, recitava: “ [1] Settore coperto. [2] Tutte le bombe sull'obbiettivo. [3] Casa incendiata -
probabile deposito di munizioni. [4] Mitragliati i veicoli - 3 passaggi, blindato distrutto. [5]
Mitragliato le truppe in fuga - 5 passaggi. [6] inoltre mitragliate le postazioni per armi ad est –
nessuna reazione antiaerea.”.
Complessivamente l'aviazione eseguì 9 sortite nel pomeriggio del 21 Febbraio 1945, tutte nel
settore davanti alle nostre posizioni. Tutti gli obbiettivi vennero colpiti dai cacciabombardieri
con. Bombe, razzi e mitragliamenti. In diversi attacchi, vennero centrati edifici occupati da
truppe nemiche.
Giunse la notte con l'85° reggimento che continuava, nel settore destro, l'attacco. Il terzo
battaglione dell'86° reggimento passò attraverso le posizioni del secondo battaglione dell'85
o per
portare l'attacco, all'alba, a Monte Torraccia. Il monte Torraccia era l'ultimo obbiettivo
dall'attacco. Nel settore sinistro della 10a Divisione da Montagna, il battaglione anticarro
insieme alla compagnia da ricognizione, rilevarono l'86o reggimento , che a sua volta venne
dispiegato nel settore destro, dalle posizioni sul crinale Serrasiccia – Pizzo di Campiano [ Riva
Ridge ].
ALTRE PERDITE
Alle 22.00 il maggiore George A. Felch venne accidentalmente ucciso. Il maggiore,
comandante il terzo battaglione, stava ispezionando gli avamposti e venne ucciso da una
sentinella a cui era stato ordinato di “ sparare a qualsiasi cosa si muovesse ”. La morte del
maggiore Felch fu un duro colpo per tutti gli ufficiali e soldati del reggimento. Il maggiore John
C. Mc Kay, ufficiale esecutivo, assunse, temporaneamente, il comando.
Nel periodo di 24 ore vi furono altre perdite, la maggior parte dovute al fuoco
dell'artiglieria. Questi caduti erano: sergente Charles W. Lewitt – compagnia “E”; sergente
maggiore Joseph A. Poirier Jr. - compagnia “K”; sergente Paul N. Frye Jr., soldato scelto Robert
M. post ed il sergente George Day Jr. - compagnia “M”.
L'artiglieria fu attiva tutta la notte e durante la mattina seguente. Non vennero segnalati
contrattacchi, tuttavia il secondo battaglione avvistò 2 esploratori e, più tardi, una
pattuglianemica di 12 uomini che avanzò fino a circa 90m dalla posizione e poi si ritirò. Il terzo
battaglione uccise un nemico.
Alle 12.20 del 22 Febbraio 1945, il comandante del reggimento, colonnello David M.
Fowler, venne ferito da una scheggia al ginocchio sinistro, appena dietro le posizioni della
compagnia “B”. Il colonnello Fowler era spesso in prima linea. Il suo attendente, soldato
Norman W. Dorsey, era stato ferito il 20 Febbraio 1945 ed il 21 Febbraio 1945,l'elmetto del suo
autista era stato ammaccato. Tutti i componenti l'87o furono sollevati nell'apprendere che la
ferita del colonnello non era grave e aspettavano un suo ritorno in tempi brevi. Su suo ordine, il
comando dell'87o Fanteria da Montagna venne affidato al tenente colonnello John F. Schmelzer.
Durante il giorno, si registrarono altre perdite, dovute al fuoco dell'artiglieria; fra queste, rimase
ucciso il soldato Theodore Fritchie – compagnia “G”.
Il tenente colonnello Robert C. Works, G-2 [ sezione informazioni della divisione ] della
10a Divisione da Montagna, assunse il comando del terzo battaglione- 87° Fanteria da
Montagna, ritornando al reggimento dopo oltre un anno d'assenza.
CONCLUSIONE DELL'ATTACCO
Il 22 Febbraio 1945, quando il colonnello Fowler, venne ferito, l'attacco poteva dirsi
concluso in ogni senso. Gli obbiettivi erano stati consolidati ed erano state costruite ottime
postazioni difensive. Il contrattacco, più forte e meglio coordinato che il nemico tentò di
organizzare – grazie alla nostra aviazione ed a i migliori punti di osservazione – venne eliminato
la mattina del 21 Febbraio 1945 con grosse perdite nemiche. Il nemico non poteva organizzare
un contrattacco con carri armati perché non riusciva a portare i corazzati in posizione a causa
della nostra superiorità aerea. L'unica arma efficace in possesso, contro le nostre truppe, era il
fuoco d'artiglieria e dei mortai che rimase presente per tutta la settimana.
COMUNICAZIONI
Bisogna ricordare il lavoro svolto dalla sezione comunicazioni, durante l'operazione. I
guardafili erano il perno delle comunicazioni, durante l'attacco, perché la maggior parte degli:
ordini, messaggi e rapporti venivano inviati telefonicamente. All'inizio le linee telefoniche
vennero stese dai battaglioni a tutte le compagnie ed il reggimento era collegato con una doppia
linea telefonica ad ogni battaglione impegnato nell'attacco. Le comunicazioni fra reggimento e
battaglione, normalmente erano molto buone. Fra le 04.00 e le 08.00 del 20 febbraio 1945, le
comunicazioni col primo battaglione vennero interrotte diverse volte. La combinazione del
fuoco dell'artiglieria e di un plotone di nostri carri armati in movimento, interruppero le linee
più velocemente di quanto i guardafili le riparassero. Più tardi quando il terzo battaglione venne
inviato in linea, le sue linee telefoniche vennero interrotte più volte dai tiri dell'artiglieria; i
proiettili caddero due volte a 22m dal centralino telefonico. Durante questo sbarramento, il
sergente George Day Jr. rimase ucciso mentre stendeva una linea. L'esplosione di mine, qualche
volta, interruppe una delle due linee stese dal reggimento al primo o al terzo battaglione. Il
lavoro dei guardafili fu esemplare. Particolarmente rilevante fu il lavoro, svolto sotto il fuoco,
dal sergente Karl K. Kielhofer e dal caporale tecnico Herbert W. Steingraber che contribuì, in
maniera determinante, al successo delle comunicazioni telefoniche.
La sezione radio rimase in attesa, tranne che i brevi periodi in cui le linee telefoniche rimasero
interrotte. Il centro messaggi funzionò regolarmente, consegnando veline e messaggi con la jeep
e a piedi, sotto i tiri d'artiglieria.
Il plotone informazioni e ricognizione oltre al lavoro di guide e di pattuglia già menzionato,
presidiò un avamposto per tutto l'attacco, perquisì i nemici uccisi [in cerca di documenti ed
informazioni] e fece la guardia ai prigionieri di guerra.
SANITA'
Durante tutta la settimana dell'operazione, gli uomini del distaccamento medico
svolsero un eroico lavoro. Subirono molte perdite, mentre aiutavano i feriti. Il tenente William
H. Millman, mentre la stazione di pronto soccorso del terzo battaglione era sotto un
bombardamento d'artiglieria, lasciò ripetutamente il riparo per fornire cure mediche ai feriti ed
infine venne ferito mortalmente mentre si alzava per prestare aiuto ad un ferito. Dovrebbero
venire ricordati molti altri ma in particolare il soldato scelto Joseph P. Price tenne alto lo spirito
del corpo quando insistette nel recuperare un ferito, sotto il fuoco, quando già due tentativi
erano falliti. Dopo essere stato ferito due volte, per 2 ore trattenne gli altri da prestargli aiuto ed
infine quando venne evacuato chiese che gli altri feriti venissero curati per primi.
SITUAZIONE AL 22 FEBBRAIO 1945
La mattina del 22 Febbraio 1945, il generale di divisione Crittenberger, comandante il
IV corpo d'armata, accompagnato dal generale di brigata Crane, comandante l'artiglieria,
visitarono il fronte ed espressero grande ammirazione per la 10a Divisione da Montagna. Da
allora i rifornimenti vennero portati con i muli anziché a spalla. I morti nemici vennero raccolti.
Nel pomeriggio, l'aviazione fu molto impegnata a distruggere blindati e semoventi nemici,
davanti alle posizioni della compagnie “C” e “I”. L'artiglieria nemica non sparò quel
pomeriggio. La strada per Corona venne definitivamente dichiarata transitabile alle jeep ed ai
carri armati dai guastatori che avevano usato grandi quantità di tritolo e tubi bangalore per
bonificarla dalle ultime mine. Alcuni uomini del genio guastatori, veterani della campagna
d'Italia, dichiararono di non aver mai incontrato una situazione come quella della strada per
Corona [ per quantità, disposizione e profondità delle mine ]. Sul fianco sinistro, rimase solo il
caposaldo nemico sulla “ roccia” di Rocca Corneta che veniva regolarmente bombardato
dall'artiglieria.
Prima delle 21.00 del 22 Febbraio 1945, Rocca Corneta venne occupata da un gruppo di 27
partigiani comandati dal soldato scelto Ed Paley, un esploratore del plotone informazioni e
ricognizione che era l'unico americano del gruppo. La “ roccia ”, era stata abbandonata dal
nemico che aveva lasciato trappole esplosive, equipaggiamenti ed alcune armi americane. La
chiesa e le abitazioni sul pinnacolo erano state distrutte dai continui bombardamenti
dell'artiglieria.
L'artiglieria nemica si fece sentire, pesantemente, nei giorni 23 e 24 Febbraio 1945 causando
altre perdite. I morti furono i soldati scelti: Marvin H. Hoffman - compagnia “F”, Herbert G.
Yarnell - compagnia “C”, William Campbell Jr. e Louie A. Ordaz entrambi della compagnia “I”.
Le perdite, dovute all'artiglieria, cessarono il 25 Febbraio 1945. Ogni tanto, qualche colpo, della
nostra artiglieria, cadeva nel nostro settore ma non si registrarono altre perdite dovute al “ fuoco
amico ”.
PATTUGLIAMENTI
Da entrambi gli schieramenti, vennero inviate pattuglie durante la notte del 23 Febbraio
1945 ed una al pomeriggio. La 10a Divisione da Montagna ordinò ad ogni battaglione di
inviare, durante il giorno, pattuglie per ottenere informazioni sulle posizioni nemiche. La
pattuglia inviata dal primo battaglione-87o reggimento, comandata dal sottotenente James
Anderson III, fu una delle più movimentate. Circa 91m oltre le nostre posizioni, con il primo
esploratore sulla cresta della collinetta posta sopra e a nord di Valpiana, i nemici aprirono il
fuoco, con mitragliatori, dalle postazioni poste ad est ed ad ovest del cocuzzolo. Un componente
venne leggermente ferito ad una spalla. La pattuglia si trovò sotto il fuoco incrociato, ma rispose
al fuoco ed il nemico nella postazione a sinistra venne ucciso. Il fuoco dei mortai nemici veniva
diretto da un osservatore che era stato individuato alla destra di un nostro avamposto. Via radio,
venne ordinato alla pattuglia di ripiegare con il ferito. Il rientro, accompagnato dal fuoco di
copertura, avvenne sotto il tiro dei mortai, fucileria e lanci di bombe a mano nemici. Vennero
sparate delle granate da fucile, ed i nostri mortai non colpirono le posizioni nemiche. Appena la
pattuglia abbandonò il crinale, venne richiesto il fuoco d'artiglieria “ time fire ” [fuoco
d'artiglieria con spolette a tempo in modo che il proiettile esploda in aria e non all'impatto, qui
vennero usate le spolette segrete VT] sul cocuzzolo. Le posizioni nemiche vennero ridotte al
silenzio. Un cecchino di supporto all'avamposto uccise l'osservatore nemico ed il tiro dei mortai
cessò. Mentre scendeva dalla cresta, la pattuglia uccise 2 nemici ed il sottotenente Anderson ne
uccise un'altro mentre copriva il ripiegamento. La pattuglia si era appena ritirata dalla collinetta
attraversando un ruscello quando una mitragliatrice nemica aprì il fuoco, ferendo non
seriamente altri 3 membri. Tutti i componenti rientrarono nelle nostre linee. Una salva
d'artiglieria di 8 colpi, colpì la bandiera della croce rossa che i tedeschi usavano quando
evacuavano i feriti.
La notte del 26 Febbraio 1945, il sottotenente Donald Dwyer comandò una pattuglia del
primo plotone-compagnia “F” da Rocca Corneta, scendendo sotto Pizzo di Campiano, verso
nord fino vicino a Casa Vigoni. Qui si sentì un colpo di mortaio in partenza ed il secondo
esploratore, soldato Willam E. Christensen, vide un nemico appostato dietro un albero a 2,7m
di distanza. Il tedesco teneva sotto tiro il primo esploratore, soldato scelto Peter Nassau.
Christensen lo vide lasciar passare l'esploratore per colpire Nassau alle spalle. Il resto della
pattuglia non aveva ancora raggiunto la strada ed i 2 esploratori erano soli. La sentinella puntò il
suo fucile alla schiena di Nassau. Christensen aggirò il nemico e tenendo il fucile con la destra,
disarmò il tedesco con la sinistra. Nassau, che parlava tedesco, gli ordinò di alzare le mani e
stare calmo. Rispondendo alle domande, il tedesco rivelò che più indietro vi erano 55 o 60 suoi
commilitoni. Gli uomini erano sul bordo di un campo che scendeva sulla strada – posizione
che,da un punto di vista tattico, era pessima. Mentre il sottotenente veniva a vedere cosa
succedesse, giunsero altri due nemici uno sopra ed uno di lato al prigioniero e chiesero in
tedesco “ Cosa succede li sotto? ”. Nassau, in tedesco gli ordinò di fermarsi, che erano
circondati, gettassero le armi e scendessero giù. Nel dubbio chiesero “ Chi c'è lì, Americani? ”
Nassau rispose di si in tedesco, di gettare le armi e scendere velocemente. Uno gettò a terra il
suo fucile ma l'altro si gettò a terra ed iniziò a sparare a bruciapelo con un'arma automatica,
assordando e colpendo di striscio l'esploratore. Nassau rispose al fuco con il suo Thompson
[mitragliatore U.S.A. Cal.45] - Il soldato disarmato era a soli 1,2-1,5m e, probabilmente, venne
colpito. Una bomba a mano tedesca cadde dietro una siepe, dando il tempo ai 2 esploratori di
gettarsi nella scolina della strada prima che esplodesse, ferendo di striscio Nassau alla nuca e
facendo saltare via gli elmetti ad entrambi. Gli esploratori coprirono il ripiegamento della
pattuglia con i loro Thompson. Vennero lanciate altre bombe a mano ed un fuoco di fucileria
venne diretto alla pattuglia che si ritirava. Dopo che la pattuglia, ebbe guadato il torrente
profondo e pieno di massi sotto la “ roccia ” [torrente Dardagna], due mitragliatrici nemiche
iniziarono a sparare da una cresta. Il nemico aveva trasportato le armi attraverso il campo per
tagliare la ritirata alla pattuglia, ma a parte il semiassordato Nassau, riuscì a rientrare nelle linee
americane senza perdite.
Nella notte fra il 26 e 27 Febbraio 1945, il secondo e terzo battaglione vennero rilevati
da elementi della F.E.B. [ forza di spedizione brasiliana ] e si recarono a Vidiciatico per lavarsi
ed un breve periodo di riposo. Durante il 27 Febbraio 1945, la compagnia “C” subì altre perdite
nelle posizioni vicino a Valpiana. Il soldato scelto Juan Barrientos rimase ucciso da una
scheggia. La stessa notte, il primo battaglione venne rilevato [sempre dai brasiliani della FEB] e
si recò a Lizzano in Belvedere. Nello stesso periodo, il comando [della 10a Divisione da
Montagna] a Lizzano in Belvedere, preparava il secondo attacco nell'area a nord di Gaggio
Montano sulle pendici di Monte Terminale. L'intero reggimento venne preparato per avanzare
oltre l'Abetaia.
Il 27 Febbraio 1945, dopo un breve riposo, il terzo battaglione alle 16.00 venne
trasportato con i camion al Malandrone. Qui si misero in posizione. Durante la notte, l'artiglieria
nemica, sparò più di 1200 colpi nell'area causando alcune perdite. Gli uomini attesero, con
trepidazione, il resto del reggimento e l'ordine d'attacco per la seconda battaglia dell'87°
Fanteria da Montagna.
L’OFFENSIVA DI MARZO E IL CONSOLIDAMENTO
[ 3 – 31 Marzo ]
PARLANDO DI “ RIGHT END ”
All'inizio del mese di Marzo, l’87° Fanteria da Montagna fu impegnato nella prima
offensiva diurna. Il 3 Marzo 1945, con gli altri componenti la 10a Divisione da Montagna, iniziò
un'offensiva durata 3 giorni. Il successo straordinario ottenuto, fu supportato dalla cattura di un
numero considerevole di prigionieri di guerra. Solamente nel primo giorno di combattimento,
vennero catturati più prigionieri di qualsiasi altra unità, impegnata nel teatro di operazioni
italiano, in un giorno. Tutti gli obbiettivi vennero raggiunti in anticipo ed il reggimento si
comportò in maniera brillante.
L'attacco al Monte Belvedere, in Febbraio, era stata un'azione notturna e tutti gli
obbiettivi dell'87o vennero occupati prima dell'alba del 20 Febbraio 1945. Da allora, fino che
l'unità non venne rilevata alla fine del mese, tutti i combattimenti furono di natura difensiva.
D'altra parte, la battaglia per Castel d'Aiano fu un combattimento mortale alla luce del sole,
durato 3 sanguinosi giorni; da bunker a bunker, da altura ad altura, da un obbiettivo all'altro.
Venne compiuto contro postazioni ben preparate ed aree minate in profondità, in un terreno
difficoltoso e sotto bombardamenti d'artiglieria. Tuttavia, questa azione a largo raggio, non deve
far passare in secondo piano l'attacco contro il Monte Belvedere. La battaglia notturna è una
delle più difficili da eseguire. Gli attacchi notturni presentano i più complessi problemi dell'arte
militare. Nell'attacco di Febbraio, i problemi di: confusione, difficoltà di controllo e dei reparti
che perdevano contatto, furono superati e per questi motivi merita grande considerazione.
L'attacco a Castel d'Aiano del mese di Marzo, pur essendo di portata differente, dipese
dall'attacco precedente, per diversi aspetti, primo fra tutti, il terreno. La linea difensiva nemica,
si sviluppava lungo le alture da “ Riva Ridge ”, passando da Rocca Corneta su per il Monte
Belvedere, lungo il crinale Monte Gorgolesco – Monte Torraccia – Monte Terminale. Poi verso
est sul crinale Cimon della Piella – Pietracolora – Monte della Croce e sopra la statale 64. Per
semplificare la strategia, la ridurremo in termini di foot-ball americano. Il “ Belvedere ” sembra
un “ quarterback sneak ”. L'86° Fanteria da Montagna, prima aveva conquistato il crinale a
sinistra [Riva Ridge], fuori dal campo di gioco, poi l'85o e l'87
o , col favore della notte, si
infiltrano ed occupano il Belvedere. E' un azione breve, più simile a “line plunge” che a
“touchdown play” e si sviluppa con successo occupando la posizione centrale del Belvedere. Il
nemico che si aspetta altri attacchi lì, si ritira e si ferma. Tuttavia, dopo che l'85o e l'86
o
colpiscono “ off tackle ” sulla destra, ed occupano il Monte Torraccia, si ricomincia il “end
around” gioco. La 10a Divisione da Montagna viene sostituita nelle posizioni appena
conquistate del Belvedere dalla forza di spedizione brasiliana e girata attorno “ right end ”, non
è un “ power play ” ma un movimento veloce ed ingannevole e qui finisce l'analogia col foot-
ball. Il nemico venne preso completamente alla sprovvista e proprio nel momento dell'
avvicendamento di truppe.
La falla aperta nelle linee nemiche era così grande che valeva il proverbio “ ci può
passare un camion ”. Ma l'attacco non era stato pianificato come “ touch-down ”. Non si era
pensato che fosse stato possibile un 'avanzata così rapida su un terreno montagnoso. La linea era
stata rotta e la palla era libera, ma non vi era nessuno che potesse attraversare il campo per “
blocking ”. Il gioco veloce fu un grosso successo. Lo sforzo era stato fatto per guadagnare
terreno; ma come si vide in seguito, poteva essere un touch-down. Invece, la 10a Mountain si
dovette accontentare di an'avanzata di 6,4Km sul fianco destro fino a Castel d'Aiano. Fu un
piccolo passo ma molto importante, perché le posizioni conquistate servirono da base di
partenza per l'offensiva finale del mese di Aprile.
BATOSTA PRIMA DELL'ATTACCO
Il terzo battaglione-87th
, sopportò il peso della battaglia. Il primo giorno dell'attacco,
guidò le colonne degli altri battaglioni sulla linea di partenza. Inoltre rimase sotto il fuoco
d'artiglieria per 3 giorni, prima dell'arrivo degli altri. Il terzo battaglione, venne rilevato dalle
posizioni sul Belvedere il 27 Febbraio 1945 e dopo poche ore di riposo a Vidiciatico, venne
velocemente portato nel nuovo settore. Qui prese posizione difensiva nel lato nord della gola del
Malandrone, sulle pendici sud de La Serra bombardate dall'artiglieria nemica.
Il battaglione aveva appena effettuato l'avvicinamento, quando il sergente maggiore
Robert Smith della compagnia “I”, rimase ferito durante una ricognizione. Pochi minuti dopo, il
soldato Warner F. Lakeway della compagnia “K” rimase ucciso sotto i colpi d'artiglieria, nel
settore occupato dalla compagnia. L'attacco, originariamente pianificato per il 1 Marzo 1945,
venne posposto al 2 e poi al 3. Nello stesso periodo, il battaglione rimase in posizione sotto uno
dei peggiori bombardamenti mai subiti, fino ad allora, dal reggimento. Durante i 3 giorni, dalla
notte del 27 Febbraio 1945 fino al giorno dell'attacco, nel settore del terzo battaglione vi furono
25 perdite di cui 9 morti che però non danno l'idea della violenza del bombardamento. Per
esempio, nella notte fra il 28 Febbraio ed il 1 Marzo 1945, nel settore tenuto dal battaglione
caddero più di un migliaio di colpi d'artiglieria e di mortaio. Durante tutto il 1 Marzo 1945 vi
furono dei bombardamenti ogni mezz'ora ed attorno ad una postazione caddero 50 colpi in 2
minuti, più di 350 colpi ogni 15 minuti. Nel pomeriggio del 1 Marzo 1945 caddero 1500 colpi
d'artiglieria nell'area, già pesantemente colpita, del terzo battaglione. Gli uomini non poterono
fare altro che scavare più profondamente possibile e le loro buche, fonde 1,80m diminuirono le
perdite. Sfortunatamente non vi era difesa contro un colpo diretto e molti persero la vita.
L'apprezzatissimo sergente Loren M. Frank, del servizio informazioni del reggimento, saltò in
aria per un colpo diretto sulla sua buca nell'avamposto reggimentale, insieme al soldato scelto
John F. Van De Putte, alle 16.00 del 1 Marzo 1945. Altri, per servizio, dovevano abbandonare la
relativa sicurezza della buca. Uomini come il sergente Elmer A. Berlin, della compagnia
comando-terzo battaglione, venne ferito mortalmente, il 28 febbraio 1945, mentre guidava una
colonna di muli al deposito munizioni avanzato. I morti, oltre a quelli già citati, furono: i soldati
scelti John B. Blanchard, Dale W. Dunham ed il soldato James H. Rogers Jr. - compagnia “L”; il
soldato Theodore W. Wenders – compagnia “I”.
Bisogna ricordare il lavoro svolto dal genio, per montare il ponte Bailey al Malandrone.
Il fosso del Malandrone scorre, in una stretta gola fra Monte Castello e La Serra, appena a sud
delle posizioni tenute dal terzo battaglione. Per attraversarlo, vi era un alto ponte di pietra, le cui
rovine giacevano nel letto del torrente. La strada da Gaggio Montano a Castel d'Aiano, si
snodava verso nord ed era il trampolino di lancio per l'attacco, attraversava il torrente nella
località, ridotta ad un mucchio di macerie, chiamata Malandrone. Qui, il vecchio ponte in pietra
era saltato in aria ed era stato creato un ripido passaggio alternativo che attraversava il torrente
su una carrareccia costruita con le macerie delle case distrutte. Prima dell'arrivo del terzo
battaglione erano già iniziati i lavori per la costruzione di un ponte Bailey, per eliminare lo
scomodo passaggio alternativo. Il 28 Febbraio 1945, erano state posate le travi portanti sotto i
colpi dell'artiglieria nemica. Alcuni colpirono le travi, piegandole e danneggiando il ponte in
costruzione. Si capì che il nemico aveva posti di osservazione su uno degli accessi e
sicuramente sul ponte, dalle alture ad est di Pietracolora [ un osservatorio dell'artiglieria nemica
era su Monte dell'Oro ]. tutti i veicoli provenienti da Gaggio Montano, pur essendo non visibili
da nord, venivano bombardati senza pietà. Pur con pesanti perdite, il ponte venne completato il
2 Febbraio 1945 ed il tragitto nella gola venne ridotto. I “ colpi corti ” del continuo
bombardamento sul ponte, caddero nell'area del terzo battaglione.
SITUAZIONE PRIMA DELL'ATTACCO
Oltrepassato il torrente la strada saliva, con una serie di tornanti, verso nord - nordest
lungo la vallata, in territorio nemico. Lo stretto crinale di alture che correva parallelo a destra
della strada, era l'obbiettivo iniziale. Le alture iniziavano a Cimon della Piella e terminavano sul
lato della strada, sopra Pietracolora. Queste alture, tranne una, erano in realtà un unico ripido
crinale; le alture si succedevano una all'altra in una fila di 5 cocuzzoli intervallati da strette selle.
Vennero indicate come “ Charlie 1, 2 e 3 e Easy 1 e 2 ”. L'intero crinale era indicato come
Monte della Vedetta o “ crinale Charlie-Easy ”. Ad ovest di Charlie 1, vi era un'altura, Cimon
della Piella, connessa con una sella ma non in linea col crinale. Questa venne indicata come
quota 997. Ideale per la difesa, il ripido crinale era coperto da boschi con scarpate, pareti
rocciose e ammassi di sassi da usare come posizioni difensive. Gli approcci al crinale, erano
campi aperti interrotti da massi affioranti e pareti rocciose. I sentieri rocciosi, scavati sul fianco
delle alture offrivano un po' di copertura. Quasi tutti gli alberi a lato dei sentieri e dei campi
erano colpiti e troncati. Molti dei più grandi, 90cm di circonferenza, erano stati troncati alla
radice dai bombardamenti dell'artiglieria nemica.
Il terzo battaglione-87o, partendo da nordest, poi ad est, attaccò lungo il fronte nemico
che si snodava, di fronte alla linea tenuta dai brasiliani, dal Malandrone a Monte della Croce.
Gli altri due battaglioni attaccarono in direzione nord, dietro questa linea est-ovest e trovarono
poca resistenza nell'occupare le alture chiave dietro la strada per Pietracolora. L'86o reggimento
sul lato sinistro della strada, doveva sfondare solo una piccola parte del fronte ed avanzò
insieme al secondo battaglione-87o, diviso da quest'ultimo solo dalla strada. Quando l'azione
terminò, venne occupato una parte del fronte nemico che divenne un saliente per l'attacco a
Castel d'Aiano.
Il piano originale, prevedeva che l'ordine d'attacco dei battaglioni fosse: secondo, primo e terzo,
con il secondo che attaccava passando attraverso le posizioni del terzo ma questo venne
cambiato ed il terzo battaglione guidò l'attacco dalle posizioni che aveva occupato per 3 giorni.
Come primo obbiettivo dovevano occupare quota 997, poi “ Charlie 1,2 e 3 e Easy 1 e 2 ”. In
seguito, su ordine del reggimento, dovevano istituire un blocco stradale a nord di Pietracolora e
essere pronti a continuare l'attacco verso nordest o a est.
Sulla destra [ del terzo battaglione ] vi era la prima divisione del BEF, sulla sinistra l'86th
Fanteria da Montagna. La compagnia “H” rilevò la compagnia “M” il D-1 [ giorno precedente
l'attacco ], per fornire supporto all'attacco dalle posizioni della “M”.
Il reggimento aveva il supporto: del 616th Field Artillery, rinforzato dal 175
th Field Artillery, dal
84th Chemical Battalion [ compagnia “B” ], dal 760
th Tank Battalion [ compagnia “A” ], dal
701st Tank Destroyer Battalion. La compagnia “C” del 126
th Engineers Battalion bonificò le
strade e le zone di raccolta.
La notte prima dell'attacco, il secondo ed il primo battaglione si portarono nelle zone di
raccolta a sud della gola, sulle pendici di Monte Castello. Alle 06.15 del 3 Marzo 1945, l'87th era
pronto per attaccare. La compagnia “L” era in posizione sulla sinistra dello stretto settore. La
compagnia “I” sul fianco destro, doveva seguire la “L” a distanza di 365m ]. La compagnia “K”,
gia presente sul posto, doveva guidare l'attacco oltrepassando le posizioni tenute dalla “L”. A
sud, al di là del torrente, vi erano il secondo ed il primo battaglione, in attesa nelle rispettive
aree di raccolta. Sulla sponda nord, del torrente vi era il CP [ posto di comando ] reggimentale,
con un OP [posto di osservazione ] posto più a nord su La Serra, da cui si aveva il completo
controllo del crinale “ Charlie-Easy ” e del paese di Pietracolora.
PRIMO GIORNO – 3 MARZO
Terzo Battaglione – Monte della Vedetta
ATTACCO DELLA COMPAGNIA “ K ”
La compagnia “K” avanzò fino a 91m da un gruppo di case, poste sul fianco dell'altura,
a sud di Stancadora. Il fuoco dell'artiglieria, in supporto all'attacco, colpì le case e le alture
vicine per 15 minuti. Alle 07.00, ora H, la compagnia “K” attraversò la linea d'attacco. La
compagnia “L” la seguì 17 minuti dopo. Un pesante fuoco dell'artiglieria nemica accolse
entrambe le compagnie. La compagnia “I” attese prima di seguire la “L”. Secondo gli ordini, la
compagnia “K” avanzò dritta sulle ripide pendici di Cimon della Piella. Il secondo plotone era
sulla sinistra, il terzo sulla destra. In supporto ai due plotoni, vi era il primo plotone della
compagnia “M”. I carri armati avanzarono sulla strada, sulla sinistra, appena oltrepassata la
linea di attacco. La compagnia, 7 minuti più tardi, incontrò un leggero fuoco di armi leggere ma
alle 07.30 era vicina alla base dell'altura e richiese una concentrazione d'artiglieria su di essa.
Indietro, nell'area di raccolta, il terzo plotone della compagnia “M” era pronto a partire
con i muli, per quota 997 appena questa fosse stata conquistata, fornendo il supporto
all'avanzata del battaglione lungo il crinale “ Charlie-Easy ”. Sempre dietro [ nell'area di
raccolta ], vi era un “ reparto speciale ” formato dal terzo plotone della compagnia “M”,
rinforzato da 3 mitragliatrici calibro .50 e 3 cannoni da 37mm [ T-33 AT gun on T-10 carriage,
era un cannoncino sperimentale derivato dal M-1916 ] con i loro serventi ed i muli da trasporto.
Questo “ reparto speciale ”, sotto il comando del tenente William Floyd, era pronto ad avanzare
per fornire supporto, non appena quota 997 fosse stata conquistata. La chiave di tutto l'attacco
dell'87o, era la conquista iniziale di quota 997 che bloccava la ristretta zona d'attacco del
reggimento.
Mentre il secondo plotone della compagnia “K” avanzava lungo i ripidi fianchi
dell'altura, che correvano paralleli alla strada, il terzo plotone, sotto il comando del sottotenente
Charles L. Pfeiffer, si mosse sulla destra per aggirare l'altura. Fu inquadrato dal fuoco di
fucileria, proveniente da una casa di contadini posta sulla sella ma riuscì a passare a sinistra, fra
questa e l'altura e poi salì sul pendio. Da qui venne inviato, prematuramente, il messaggio che
erano in vetta. Quando il comandante di compagnia, capitano Roger Eddy, giunse sul campo,
trovò il plotone inchiodato dal fuoco di una mitragliatrice pesante, proveniente dalla casa di
contadini, posta sulla sella, più in basso. Il sottotenente Pfeiffer, alla testa dei suoi uomini,
mentre determinava la posizione del plotone venne colpito dal fuoco di armi leggere. Cadde di
fronte al suo plotone, in una posizione esposta al fuoco nemico, incapace di muoversi. Il soldato
scelto William C. Maas III ed il sergente maggiore Harry Southard si offrirono volontari per
recuperare il comandante di plotone ferito. I due uomini riuscirono a recuperare il sottotenente
Pfeiffer ma Maas venne colpito ed ucciso da un cecchino quando ormai pensava di essere in
salvo. Il sottotenente Pfeiffer, più tardi, morì per le ferite riportate.
Intanto, il secondo plotone era salito da sinistra ed era arrivato quasi in vetta, guidato
dal sergente tecnico [ grado equivalente a quello di sergente maggiore capo ] Toivo Ranta. Il
sergente Ranta ricevette l'ordine di promozione sul campo pochi giorni dopo, per le azioni
compiute in Febbraio nell'attacco al Monte Belvedere. Il plotone venne inchiodato appena sotto
la vetta. Un'area fortemente difesa e con ampia copertura di fuoco, costrinse gli uomini a trovare
un riparo. Il sergente maggiore Edmund D. Bennett, comandante di squadra nel secondo
plotone, vedendo che era impossibile aggirare la posizione, strisciò lungo il lato di una parete
rocciosa sotto il fuoco di una mitragliatrice,fino a circa 27m dalla postazione nemica. Tre nemici
che lo videro avvicinarsi alla postazione, si arresero; gli altri abbandonarono la mitragliatrice e
si ritirarono di corsa sull'altura. Bennett, che era un famoso sciatore, corse alla postazione,
raccolse l'arma e li inseguì. Sulla cresta dell'altura, piazzò la mitragliatrice ed aprì il fuoco,
colpendo diversi nemici che scappavano e costringendo altri 8 ad arrendersi. Sebbene fosse stato
leggermente ferito, l'azione di Bennett fu una delle più rilevanti di tutto l'attacco.
Alle 08.30 le pendici dell'altura erano punteggiate di nemici morti, almeno 30
prigionieri di guerra scendevano senza essere scortati. Nella sella fra quota 997 e “ Charlie 1 ” il
fuoco nemico proveniente da un gruppo di case inchiodò elementi della compagnia “L” che
seguiva, sulla destra, la “K”. Vennero sparati proiettili traccianti in un fienile, dalla cui parte
inferiore proveniva il fuoco nemico. Il fieno prese fuoco bruciando alcuni nemici, che erano
rimasti sotto.
La compagnia “L” era rimasta inchiodata per un tempo considerevole, mentre la
compagnia “K” consolidava le posizioni sulla cima di quota 997. Alla fine oltrepassò, sulla
destra, il gruppo di case dopo aver colpito duramente il nemico e catturato alcuni prigionieri.
Tuttavia nella mattinata, la compagnia “K” scoprì che il nemico occupava ancora il gruppo di
case e due squadre del primo plotone, sotto il comando del tenente William E. Philip si
spostarono giù sulla sella. Uccisero 2 nemici ed altri 3 vennero presi prigionieri, poi avanzarono
nell'altro lato della sella su per le pendici ovest di “ Charlie 1 ” da cui proveniva il fuoco di una
mitragliatrice e di fucili diretto sulla parte della compagnia che era su quota 997. Le compagnie
“L” ed “I” si erano mosse velocemente, seguendo l'azione della compagnia “K” ed erano
avanzate su un sentiero che si snodava sul lato est del crinale “ Charlie-Easy ”, così evitarono la
considerevole resistenza sul lato ovest del crinale.
Le due squadre, sotto il comando del tenente Philip, che avanzavano su “ Charlie 1 ”,
avevano il supporto di un plotone della compagnia “M” posizionato su quota 997, catturarono
circa 50 prigionieri. Le loro perdite furono ingenti. Il sergente maggiore Maurice E. Aucoin, al
comando di una squadra, venne ucciso da una raffica di mitragliatrice durante l'assalto. Anche i
sergenti maggiori George A. Wemple e Ralph Townsend, un'altro notevole sciatore, vennero
feriti seriamente durante questa azione. Il soldato scelto Raymond E. Hatchman, si distinse
durante questo assalto. Quando il suo plotone venne preso sotto tiro, continuò ad avanzare fino a
quando non attirò su di se il fuoco nemico. Poi da una posizione defilata, aprì il fuoco sulla casa
e lanciò una bomba a mano uccidendo 3 nemici e facendo ritirare gli altri.
Il T/5 [grado equivalente a quello di caporale, ma con una specializzazione ] William R.
Conner, infermiere in supporto alle due squadre, svolse eroicamente il suo compito. Sotto il
fuoco si muoveva, senza troppe precauzioni per prestare aiuto ai feriti il più velocemente
possibile. Vide un ferito che giaceva all'aperto, a meno di 45m da una postazione nemica. I
soldati che erano con lui, gli urlarono di non andare, ma non li ascoltò. A metà strada, un fuoco
intenso, lo costrinse a riparasi momentaneamente. Attaccò la bandiera della croce rossa su un
bastone e corse di fianco al ferito. Piantò la bandiera per terra e, completamente allo
scoperto,iniziò a medicare il ferito quando venne ucciso, a sangue freddo, da un cecchino in
spregio alla bandiera della croce rossa, da cui così spesso anche il nemico doveva dipendere.
Il sergente Harry Thomas, capopezzo di una mitragliatrice leggera mentre dirigeva il
fuoco, durante l'attacco, da una posizione esposta, venne ucciso. Inoltre i soldati scelti Dan M.
Wilson, Fred M. Palmer e Harold J. Perdue vennero colpiti mortalmente mentre avanzavano sui
fianchi rocciosi. Il tenente Philip, mentre effettuava una ricognizione sotto il fuoco di armi
leggere e mortai, portò in salvo un ferito. Più tardi il tenente Philip rimase ucciso dal fuoco
dell'artiglieria.
Nel pomeriggio, la compagnia “K” stabilì il contatto con la compagnia “L” sul crinale. Nella
notte il posto di comando venne istallato nella casa di contadini fra quota 997 e “ Charlie 1 ”.
ATTACCO DELLA COMPAGNIA “ L”
Tornando alle prime fasi dell'attacco, la compagnia “L” si mosse, sotto un pesante tiro
d'artiglieria, dopo la “K”. Prima che gli uomini raggiungessero i fianchi di “ Charlie ”, 2 uomini
vennero colpiti vicino a Stancatora appena sotto la casa da contadini, posta sulla sella. Poco
dopo le 08.00 vennero inchiodati per circa un'ora e da lì incendiarono il fienile con pallottole
traccianti. Il T/5 Joseph W. Carter mostrò un gran coraggio quando si mosse sotto il fuoco di
mitragliatrici e mortai per soccorrere un ferito che giaceva vicino al fienile in fiamme, di fronte
al plotone. Poco dopo le 09.00, sotto la protezione della bandiera della croce rossa, arrivarono
gli infermieri nemici ma la compagnia era ancora inchiodata dal fuoco di 2 mitragliatrici,
proveniente delle costruzioni annesse alla casa. Il tiro dei mortai ne distrusse una. Il soldato
scelto Ralph Mattson, attaccò da solo l'altra mitragliatrice. Uscì allo scoperto ed attaccò e, sotto
il fuoco, la posizione nemica sparando con il BAR. Conquistò la postazione , uccidendo tutti i
nemici. Fatto questo, continuò ad avanzare seguito dal plotone.
Il sergente William M. Kennedy, fu ucciso al posto di osservazione da cui aveva diretto il fuoco
sull'artiglieria nemica. Kennedy era un valido mortaista e aveva sviluppato un nuovo tipo di
puntamento. La sua fu una grave perdita.
Il soldato scelto Robert L. Mac Williams rimase ucciso, da un contrattacco nemico,
durante la riorganizzazione che seguì la prima fase dell'attacco. Mac Williams era il secondo
esploratore del secondo plotone. Strisciò allo scoperto e trascinò al coperto, sotto il fuoco, il
soldato Perry W. Prough che era rimasto ferito. Si offrì volontario per recuperare un'altro ferito,
ma gli fu ordinato di no. Invece, con la squadra inchiodata dal fuoco proveniente da una casa,
lanciò una bomba a mano e catturò 14 nemici che uscivano. Poco dopo, venne colpito alla testa
da una raffica di mitragliatrice e rimase ucciso.
Il primo plotone della compagnia “L”, si mosse verso il fianco est, tentando di aggirare
le postazioni di mitragliatrici ed avanzando sul sentiero che attraversava i ripidi fianchi orientali.
Alle 09.20 era giunto appena a nord di Merlano, sul fianco destro di “ Charlie 1 ”,
oltrepassando la dura resistenza sul fianco ovest.
Alle 10.00, la compagnia “I” seguiva la “L” ed un gruppo di prigionieri passò in mezzo
alle due. Il secondo battaglione aveva occupato le posizioni del terzo, vicino alla linea d'attacco.
Alle 10.30 il primo plotone della compagnia “L” era su “ Charlie 2 ”, seguito dal secondo e dal
plotone armi pesanti. Seguendo il sentiero, avevano aggirato completamente “ Charlie 1 ” e
salirono da est sù “ Charlie 2 ”. Altri 23 prigionieri si avviarono verso l'area di raccolta del
battaglione. Alle 10.48 venne occupato “ Charlie 3 ”, in preparazione per l'attacco a “ Easy ”.
Mentre il secondo ed il plotone armi pesanti erano su “ Charlie 2 ” ed il primo su “
Charlie 3 ”, il nemico organizzò un contrattacco dal fianco ovest. Questo lato dell'altura era
stato bypassato dall'azione aggirante del primo plotone. Dopo un breve combattimento, il
secondo plotone riuscì ad avanzare, dietro al primo, con il plotone armi pesanti che manteneva
la posizione su “ Charlie 2 ”.
I due plotoni si erano appena allontanati, quando riprese il combattimento sul crinale e gli
addetti ai mortai dovettero stabilire una linea difensiva. Il sergente maggiore tecnico Walter P.
Stillwell, nell'avamposto dei mortai, strisciò in avanti sul crinale e vide un tenente nemico che
stava organizzando un contrattacco. Con il sergente maggiore John W. Tripp, organizzò la difesa
della sezione mortai. Sillwell da solo, uccise un nemico e ne ferì 3, poi non ricevendo aiuto per
la sezione sotto attacco, corse indietro e portò in linea elementi delle compagnie “K” ed “E”.
Con l'aiuto degli uomini della “K”, il contrattacco nemico venne fermato.
Il sergente maggiore Tripp venne ferito all'inizio dell'azione. Sebbene colpito ad entrambe le
ginocchia, continuò a coordinare il fuoco dei mortai della sua sezione con quello delle altre, fino
che il contrattacco non venne respinto; infine venne evacuato.
Il sergente Arthur H. Burgess Jr., all'inizio del contrattacco, andò in aiuto di un avamposto in
posizione esposta. Stava strisciando lungo una parete rocciosa per lanciare una bomba a mano,
quando venne colpito alla testa ed ucciso.
Andrebbero ricordati molti dei serventi ai mortai per le eroiche azioni durante il contrattacco: Il
soldato Roy Johns, si espose senza paura nel contrastare l'attacco . Il soldato Neal C. Yorker,
lasciò la sua postazione di mortaio quando vide il nemico che avanzava verso la sua sezione e
aiutò a stroncare l'attacco con la pistola e bombe a mano.
Dopo che il contrattacco venne respinto, il tenente colonnello Robert C. Works,
comandante del battaglione, ordinò che il battaglione catturasse “ Easy ” prima di mezzogiorno.
Avendo saputo che l'86th Fanteria da Montagna aveva reso sicuro l'area posteriore sinistra [
dell'87o ], ordinò che la compagnia”K” rilevasse la “L” e difendesse “ Charlie ”; e rastrellasse
l'area tra quota 997 e “ Charlie ”. Ordinò che: la compagnia “L” occupasse ed organizzasse la
difesa di “ Easy ”, la compagnia “I” passasse attraverso le posizioni della “L” e si preparasse a
continuare l'attacco. Alle 11.00 il capitano Duncan [ comandante della compagnia “L” ], inviò il
rapporto della cattura di “ Easy 1 e 2 ”. I prigionieri di guerra iniziarono a scendere sulla strada.
L'intero crinale era stato catturato. I prigionieri che uscivano dalle postazioni erano confusi e
sorpresi dalla rapidità dell'attacco.
Fu sull'obbiettivo “ Easy ” che il soldato scelto Allen F. Schauffler, porta messaggi del plotone
di testa, si distinse. Andò in aiuto del comandante di squadra ferito, sergente maggiore Arthur C.
Delaney, che giaceva in una pericolosissima posizione esposta. Di fronte al fuoco di armi
leggere, medicò il sergente e lo portò in salvo. Più tardi, aiutò un'altro soldato e si rifiutò di
lasciarlo da solo sotto un bombardamento d'artiglieria, fino a quando non giunsero i portaferiti.
Per tutta l'azione, aiutò la medicazione e l'evacuazione del ferito, continuando a svolgere le sue
mansioni.
Bisogna ricordare il soldato scelto William Williamson Jr. Pur avendo subito una dolorosa
ferita, rifiutò di lasciare la sua unità e continuò a sparare al nemico fino a che non dovette essere
evacuato.
L'avanzata della compagnia lungo la cresta, fino al suo termine sopra la strada per
Pietracolora, fu rapida nonostante dovette attaccare tutte le posizioni nemiche lungo il crinale.
Alle 11.30 aveva compiuto la missione. Tutti gli obbiettivi del terzo battaglione erano stati
conquistati. Questa veloce avanzata fu costruita sulle coraggiose azioni degli uomini che
salirono ed avanzarono lungo il crinale. I nemici sopravvissuti, non dimenticheranno gli uomini
come il sergente maggiore John R. Bergstrom, comandante di una squadra avanzata. Vide una
mitragliatrice nemica in un fienile. Ordinò alla sua squadra di prendere posizione e preparasi a
coprirlo, strisciò lentamente verso l'arma nemica poi con un urlo selvaggio, si lanciò nel fienile
uccidendo un nemico e catturandone un'altro. Neppure va dimenticato il sergente maggiore
James C. Morehouse più in alto sulla cresta. La sua squadra era presa sotto tiro da una
postazione, protetta da un parapetto in sasso, 274m di fronte a lui. Attraversò di corsa il campo,
incurante del fuoco, saltò il parapetto della postazione ed uccise il nemico.
Durante l'attacco, vennero usati diversi stratagemmi. Il soldato scelto Wilbur D. Giese, catturò 3
prigionieri, avanzando da solo e ordinandogli in tedesco di arrendersi. Mentre tornava indietro
con i prigionieri, venne gravemente ferito. Il soldato scelto Elmo J. Miller, nonostante giacesse
ferito davanti ad una casa, tentò diverse volte di dirigere il tiro su una postazione di
mitragliatrice nemica che aveva notato, infine venne evacuato.
Il soldato scelto Simon A. Propper venne preso sotto tiro ed il suo commilitone ferito, mentre
avanzava verso una costruzione. Rifiutò di abbandonare il commilitone. Il fuoco delle armi
leggere era inefficace contro la postazione della mitragliatrice nemica, così lanciò una bomba a
mano. La postazione venne distrutta e ritornò alla sua squadra così che il ferito venisse curato.
Nel pomeriggio, anche lui rimase ferito.
Un'altro salvataggio di un ferito fu fatto, durante un intenso fuoco di sbarramento, dal sergente
Joseph A. Campbell, che aveva preso il comando della sua squadra, dopo che il comandante era
stato ferito.
Le comunicazioni divennero un problema e giocarono un ruolo importante nell'avanzata
veloce della compagnia “L”, durante l'attacco. I guardafili, lavorarono in condizioni di estremo
pericolo fino a che non erano colpiti. Il sergente maggiore Herbert C. Spaulding, sergente
addetto alle comunicazioni della compagnia “L”, venne ucciso così come il soldato Gerard E.
O'Hara della compagnia “I”, mentre stendevano una linea telefonica. Il soldato scelto John F.
James della compagnia “L”, venne gravemente ferito mentre lavorava sulle linee telefoniche.
Il T/5 Robert H. Sundell, addetto alla posta, dopo che gli altri erano rimasti feriti o uccisi, uscì
allo scoperto e sotto un intenso fuoco stese una linea telefonica. Inoltre prestò assistenza ad un
ferito ed aiutò gli infermieri. Tutti avevano lavorato allo scoperto, sotto un fuoco intenso,
convinti dell'importanza del loro lavoro e senza curarsi della propria sicurezza.
Un'altro comandante di squadra, il sergente maggiore Lawrence J. La Bonte, rimase ucciso
durante l'attacco sul crinale, da un colpo d'artiglieria esploso sugli alberi.
SOMMARIO
Sono state ricordate solo alcune gesta; molte non sono state viste ma le poche ricordate
danno l'idea di tutta l'azione. Quella del sergente maggiore John R. Bergstrom, che attaccò una
mitragliatrice in un fienile urlando, è un modo poco ortodosso di combattere. Come puoi essere
un “ superuomo ” contro un uomo simile o contro uomini che possono correre per 274m
attraverso un campo, saltare un parapetto in sasso e piombarvi addosso? Molti dei prigionieri
erano risentiti. Non gli piacevano le nostre tattiche. Un sergente nemico, nel campo di
concentramento per prigionieri di guerra disse indignato: “ Attaccate dal lato opposto, come
posso pensare di controllare il mio settore se la mia mitragliatrice è puntata sul lato sbagliato? ”
Su per lo stretto crinale, quasi a lama di coltello, lungo i massi affioranti, le pareti rocciose, in
mezzo agli alberi distrutti, caddero alcuni dei migliori uomini. Quelli che caddero lasciarono un
ottimo ricordo. Quelli che rimasero, dovevano essere orgogliosi di aver combattuto con questi
uomini.
La compagnia “K” ebbe 6 caduti e la “L” 5; ogni compagnia ebbe 20 feriti. Entrambe avevano
ucciso un numero notevole di nemici ed alla sera il numero dei prigionieri di guerra ammontava
a 442, molti vennero catturati sul crinale e ve ne erano ancora molti che stavano arrivando.
Il ponte bailey al Malandrone, venne colpito dopo un ora e mezzo dall'inizio
dell'attacco. Solamente 5 carri armati erano passati prima che fosse lesionato ma la deviazione
per il fosso era ancora utilizzabile. Per tutto il giorno, il ponte e la deviazione, furono
bombardati e questo causò altre perdite fra i genieri, compreso il comandante del plotone che
rimase ucciso. Un carro armato venne colpito ed immobilizzato nella deviazione, ma gli altri
carri armati continuarono ad avanzare in supporto. Uno tentò di salire sulla cresta da ovest, ma
incappò in un campo minato sulle pendici più basse. Un plotone di carri armati, nel pomeriggio
fu in grado di salire, fornendo supporto alle posizioni sul lato est del crinale. Il ponte venne
definitivamente riparato alle 14.50.
Ulteriori Azioni del Primo Giorno
Prima di mezzogiorno del 3 Marzo 1945, il secondo battaglione avanzò lungo la strada
per Pietracolora fino ad un punto a sinistra della compagnia “L” per attaccare l'obbiettivo “ Item
”, una piccola altura a nordovest dell'incrocio. Prima della partenza, il sergente maggiore Leo E.
Miller ed il soldato scelto Lewis S. Trautwein del comando di battaglione ed il sergente Harvey
F. Corn Jr., rimasero uccisi dal fuoco dell'artiglieria. Il primo battaglione aveva lasciato l'area di
raccolta per seguire il secondo. Tuttavia alle 11.45, il generale Hays, comandante della
divisione, ordinò che il secondo battaglione stabilisse un blocco stradale all'incrocio, chiamato
più tardi “ Shrapnel Junction”, prima di avanzare su “ Item ”. Nello stesso tempo, alla
compagnia “I” venne ordinato di stabilire un blocco stradale a nord di Pietracolora, sulla destra
per chiudere l'altra estremità di questa strada lungo il fronte tenuto dal reggimento.
COMPAGNIA “ I ”
La compagnia “I” attaccò alle 13.15, con obbiettivo il paese di Pietracolora, passando
attraverso le posizioni della “L”. Il plotone di testa, avanzando da sud e da est della strada,
attraverso i pendii venne fermato da un civile italiano che indicò un campo minato sul percorso.
Il paese, un posto di comando tedesco, era difeso da circa 30 nemici. Alle 15.00 il secondo
plotone, alla testa, avanzò sotto il fuoco dei cecchini e prese il paese ed i 30 nemici. Durante
l'attacco vi fu un solo ferito – un sergente colpito ad una mano. Dopo l'occupazione del paese, la
compagnia si riorganizzò velocemente ed iniziò a scavare i ripari, un intenso bombardamento
d'artiglieria e di mortai uccise i soldati scelti: Anthony S. Scuto e Frederick B. Strauss e ne ferì
altri 6. Il paese, posto su un cocuzzolo, venne catturato rapidamente perché vi fu un'accurata ed
intensa preparazione d'artiglieria seguita subito dopo dall'attacco e perché le difese vennero
aggirate da dietro.
Alle 14.00 il secondo battaglione era pronto per attaccare, partendo dal lato nord del crinale “
Charlie-Easy ”, il Monte della Vedetta. Più tardi, da questa posizione come iniziò ad avanzare,
venne inchiodato dal fuoco nemico subendo perdite. Il pesante bombardamento proveniva da:
semoventi posizionati ad ovest e artiglieria posta a Crocette di Sotto, una borgata ad est di
Pietracolora. Poco dopo le 15.00, sulla borgata, venne richiesto l'intervento dell'artiglieria e
dell'aviazione.
Nello stesso tempo, una pattuglia brasiliana era in avanscoperta sulla strada ad est che da Santa
Maria Villiana andava a Pietracolora. Avevano occupato questo paese poco dopo che la
compagnia”I” aveva occupato Pietracolora ed erano in avanscoperta per stabilire un contatto
con la “I”. Tuttavia, del momento dell'attacco, mancarono le comunicazioni con la compagnia
“I”. L'avanzata della compagnia veniva seguita dal tenente Leon C. Wilmot, ufficiale di
collegamento con i brasiliani dell'87th
reggimento, da un posto di osservazione brasiliano al di là
della valle. Da questa postazione, poté seguire l'azione per tutto il giorno, fino a contare il
numero di nemici presi prigionieri. Siccome la compagnia “I” non poteva venire contattata, alla
pattuglia brasiliana non fu permesso di cercare il contatto. Le loro uniformi verdi potevano
essere facilmente scambiate per quelle nemiche.
Alle 15.05 il generale Hays ordinò all'86o reggimento di avanzare subito sugli obbiettivi “
George ” e “ Fox ”, perché il secondo battaglione non poteva occupare “ Item ” fino a quando
gli altri due non fossero stati occupati. L'attacco su “ Item ” doveva essere coordinato con quello
dell'86o su “ Howe ”. Inoltre il capo di stato maggiore, colonnello Thompson, ordinò a 3
cacciacarri di sparare su Crocette di Sotto. Ogn'uno sparò 15 colpi.
L'86o aveva incontrato resistenza nel paese di Iola e alle 15.30 era ancora impegnato nel
rastrellamento, ciò ritardò l'attacco a “ Fox ” e “ George ”. Elementi dell'85o, che secondo il
piano originale dovevano rilevare il terzo battaglione dell'87o, vennero inviati in aiuto nel settore
dell'86o.
COMPAGNIA “ E ”
Alle 17.00 il secondo battaglione con la compagnia “E” alla testa, si mosse per attaccare
“ Item ”. Alle 17.30 giunse l'ordine dalla divisione, appena raggiunta una posizione favorevole
alla difesa, di stringere i ranghi. Tuttavia, la compagnia “E” aveva già iniziato l'attacco e la loro
linea telefonica era interrotta. Il primo plotone si era fermato a sudovest dell'incrocio vicino alla
borgata di Flizzone; il secondo ed il terzo plotone avevano avanzato oltrepassando il primo, con
il secondo in testa, attraverso la strada fino alla frazione di Canevaccia. Giunsero alla frazione al
crepuscolo, sotto il fuoco dei semoventi nemici.
La linea telefonica era stata interrotta poco dopo che la compagnia aveva attraversato la
strada. Così, appena completata l'occupazione, il capitano Le Grand Pendrey e 3 soldati
tornarono indietro e trovarono l'interruzione. Le comunicazioni vennero ristabilite e la
compagnia ricevette l'ordine di ritirarsi riattraversando la strada. Le posizioni a Canevaccia
erano troppo esposte e durante la notte, suscettibili di accerchiamento perché le unità sulla
sinistra [ 86o ] non erano avanzate.
La compagnia “E” si ritirò a Flizzone. Avava subito 5 perdite, 2 morti a causa del fuoco dei
semoventi nemici. I 2 morti furono i soldati scelti Edmond E. Hathaway e Albert L. Sayer che
morirono combattendo.
Nel pomeriggio, prima di poter scendere dal crinale, la compagnia “F” subì un
bombardamento da parte dell'artiglieria e dei semoventi e subì 12 perdite. Due furono i morti: il
soldato Wesley E. Lahty ed il soldato scelto Eugene C. Norton. La compagnia “F” passò la notte
insieme alle compagnie “E” e “G” vicino a Flizzone.
Situazione alla Fine del Primo Giorno
La situazione, alla fine del primo giorno dell'attacco, era ottima. L'87o aveva conquistato tutto il
terreno nel settore assegnato fino alla strada per Pietracolora, compreso lo stesso paese e aveva
stabilito blocchi stradali sulla strada. I piani operativi per il secondo giorno comprendevano:
l'attacco simultaneo del secondo e del primo battaglione alle 08.00 che dovevano avanzare
parallelamente l'uno all'altro verso nord e conquistare le due piccole alture di fronte, una per
ciascuno. Nello stesso tempo, il terzo battaglione si doveva spostare sulla destra [ est ] ed
occupare il monte sopra Pietracolora. Il terzo battaglione fece richiesta di posporre la sua H-
hour dalle 08.00 alle 10.00 che fu accettata.
Il numero totale delle perdite del primo giorno di combattimento, ammontarono a 25 uccisi in
combattimento e 80 feriti. Il terzo battaglione, che guidava l'attacco, subì più della metà delle
perdite di cui 16 uccisi e 50 feriti.
Durante la notte giunse la notizia che il pronto soccorso all'Abetaia era saltato in aria, con tutti i
presenti, a causa di una carica esplosiva nascosta. Qui, oltre al personale ed i feriti, vi erano
tutti e 3 i cappellani dell'87o. Si salvarono in pochi dalla tremenda esplosione che svuotò la
costruzione in pietra e ne distrusse un muro. Il cappellano Edwin C. Gomke fu uno dei pochi
seriamente feriti che venne estratto dalle macerie ancora vivo. I cappellani Harry Montgomery e
William S. Contino, benvoluti da tutti, rimasero uccisi. Due dei loro autisti rimasero feriti e il
soldato scelto Frank J. Piazza, infermiere dell'87o, rimase ucciso dalla stessa esplosione.
SECONDO GIORNO – 4 MARZO
Primo Battaglione – Bacucco
Alla mattina presto del secondo giorno d'attacco, il primo battaglione avanzò dalle
vicinanze di Stancatora. Si mosse alle 05.30 avanzando attraverso il settore del terzo
battaglione, il crinale di Monte della Vedetta, e dopo un bombardamento dell'artiglieria durato
15 minuti, attaccò attraverso la strada per Pietracolora alle 08.00, mentre il secondo battaglione
attaccava sulla sua sinistra.
COMPAGNIA “ A ”
La compagnia “A” era in testa con il primo e secondo plotone in avanscoperta, mentre
avanzava verso Monte Acidola. Nel fosso a sud di Monte Acidola, vennero inquadrati da un
pesante fuoco d'artiglieria e di mortai. Il sergente Eugene C. Louman ed il soldato scelto Wavel
P. Elan furono gravemente feriti e poco dopo, due esploratori della compagnia comando di
battaglione, che avanzavano di fronte alla compagnia “A”, vennero colpiti. Il soldato scelto
Hans Jungster venne solamente leggermente ferito mentre il soldato scelto Joe C. Miller, venne
ucciso. Miller, fin dai primi giorni dalla formazione del reggimento, era stato riconosciuto come
vignettista del reggimento. Con lui se ne andarono una buona parte - ma non tutte – delle
vignette che scaturivano dalla sua mente e disegnava sulla carta. Molte rimarranno con i suoi
amici, nelle vecchie copie di “ Blizzard ” [giornale pubblicato per i militari della 10a Divisione
da Montagna] e nella memoria di altre persone. Tutti quelli che hanno visto le vignette, non
possono dimenticare il povero vecchio “ Slopey ” [personaggio delle vignette] durante le “ D-
series ” [manovre tenute a Camp Hale-Colorado nell'inverno del 1944, durate 4 settimane, in
condizioni estreme di freddo, neve e altitudine ] che scaldava una razione “C” su un fuoco fatto
con una catasta di sci rotti, rassegnato a vivere in una landa desolata coperta di neve, ma
cercando di sopravvivere al meglio. Alle 09.30 la compagnia “A” conquistò Monte Acidola e un
ora dopo, il posto di comando si trasferì lì. Nello stesso tempo, un prigioniero con documenti
segreti venne inviato al reggimento.
COMPAGNIA “ B ”
Nello stesso tempo la compagnia “B”, seguita dalla “C” e dalla “D”, attraversò: il
settore tenuto dall “A” ed il secondo battaglione che avanzava sulla sinistra. La compagnia “B”
avanzò verso Bacucco, obbiettivo “ Love ”. Avanzò attraverso un'ampia vallata col secondo
plotone sulla sinistra ed il primo sulla destra. Da un gruppo di case, a mezza costa circa 366m
più avanti, uscirono 6 o 7 tedeschi, con gli elmetti in testa, preceduti da donne italiane usate
come scudo. Sembrò che controllassero la situazione e vedendo gli americani che continuavano
ad avanzare, rientrarono nelle case e agitarono delle bandiere bianche. Tuttavia, uno cominciò a
correre su per l'altura. Il soldato scelto Gerald E. Mulvaney da una distanza di 366m, imbracciò
il suo M-1 [ fucile semiautomatico Garand ] e tirò il grilletto; risuonò un solo sparo ed il soldato
che correva cadde colpito. Un centro perfetto a 366m !
La compagnia “B” continuò ad avanzare e si dispiegò su un crinale. Poi, sei tedeschi uscirono
dalle case con i berretti al posto degli elmetti e scesero per arrendersi al secondo plotone.
Apparentemente sembravano membri di una squadra di mortaio, ma non avevano sparato un
colpo.
Più tardi, avendo ricevuto informazioni sulla presenza nemica sopra e sul lato opposto
dell'altura, il soldato scelto Paul F. Schiller ed un altro soldato, si offrirono volontari per una
ricognizione alla ricerca del nemico. Schiller risalendo una gola sulla sinistra della posizione
tedesca, vide il comandante tedesco nello stesso istante in cui il tedesco vide lui. Schiller lo
buttò nel fosso e gli sparò. Immediatamente, altri 4 tedeschi si arresero. Nel punto di forza
nemico vi erano. Un mortaio da 81mm, 2 mitragliatrici e diverse granate anticarro. Bacucco
venne completamente occupata poco dopo mezzogiorno. Il soldato scelto Lucien T. Deeter fu
ucciso dal fuoco dell'artiglieria.
Nel pomeriggio, la compagnia scavò postazioni lungo il fosso a nordest di Bacucco. Fino a quel
momento, il secondo battaglione non aveva raggiunto né l'obbiettivo finale su quota 926
[obbiettivo “ King ”] e neppure Madonna di Brasa. Tuttavia questi obbiettivi vennero entrambi
conquistati prima delle 17.00, il primo battaglione si congiunse con il secondo ed entrambi si
spostarono sulla sinistra vicino a Madonna di Brasa.
Alla richiesta della 10a Divisione da Montagna di avanzare su Castel d'Aiano, il tenente
colonnello Ross J. Wilson, comandante il primo battaglione, rispose che non poteva eseguire
l'ordine per carenza di rifornimenti e perché gli uomini erano esausti. Così l'attacco venne
rimandato alla mattina dopo.
Secondo Battaglione – Madonna di Brasa
COMPAGNIA “ E ”
Nello stesso tempo che il primo battaglione avanzava, il secondo battaglione, dopo un
bombardamento d'artiglieria di 15 minuti, iniziò l'attacco a sinistra. La compagnia “E”, con il
secondo plotone in testa, attraversò la strada alle 08.00 del 4 Marzo, secondo giorno dell'attacco.
Il battaglione, durante l'avanzata, ricevette un pesante fuoco d'artiglieria e di mortai e subì
perdite: 1 morto e 4 feriti nei primi 548m. La compagnia di testa si mosse a destra del percorso
fatto nel giorno precedente per Canevaccia, ma sulla sinistra del primo battaglione che iniziava
l'attacco a Monte Acidola.
Venne inchiodata nelle vicinanze di una casa di contadini su “ Item ”, 457m sotto la strada. A
questo punto, iniziò un tiro di mortai ma non di armi leggere. Il soldato James P. Kenney venne
ucciso da un colpo di mortaio, mentre copriva la squadra d'assalto alla casa. Dopo che la casa
venne occupata, il tenente colonnello Emmet L. Nations, comandante del battaglione, arrivò per
controllare la situazione.
Dalla casa di contadini su “ Item ”, il secondo plotone avanzò direttamente su quota 926
“ King ”. Il terzo plotone attaccò di fianco, sulla destra. Era così spostato sulla destra che perse
il contatto attraverso la vallata, da quota 926 a Madonna di Brasa. Circa alle 15.00, quando il
secondo plotone era inchiodato sui fianchi di quota 926, il primo plotone venne usato per
attaccare sul fianco attraverso la falla creatasi fra il secondo e terzo plotone. Le squadre di
fucilieri del primo plotone avanzarono su per la vallata, seguite da una sezione di mitraglieri. Il
nemico, in posizione all'inizio della vallata, lasciò che le squadre di fucilieri avanzassero e poi
aprì il fuoco sui mitraglieri, ferendo il sergente maggiore Donald P. Duncan, il soldato scelto
Howard Winter, il soldato George E. Mitchell ed il sergente Cecil E. Nirider. Nessuno rimase
ucciso. Con questa resistenza armata, cessò la scaramuccia per le due squadre che salirono
sull'altura, catturarono i serventi di un mortaio e presero prigionieri il resto dei difensori.
COMPAGNIA “ G ”
Circa alle 16.00, la compagnia “G” che seguiva la “E” si spostò sopra, occupando
Madonna di Brasa e appena più a nord, quota K 20. Durante l'occupazione, ricevette tiri di
mortaio ed il sergente maggiore George J. Blaker rimase ucciso mentre scavava un riparo. Altri
uccisi della compagnia “G” furono: il soldato scelto Henry F. Rose Jr., ed il soldato Brainerd E.
Lynch.
Nello stesso tempo, il primo battaglione avanzò davanti al secondo e a mezzogiorno oltrepassò
Monte Acidola e Bacucco. Mentre la compagnia “G” raggiunse Madonna di Brasa, la
compagnia “B” aveva scavato ripari che continuavano la linea difensiva a sud di Madonna di
Brasa.
COMPAGNIA “ F ”
Il primo plotone della compagnia “F”, che aveva seguito la “E” e la “G” durante
l'avanzata, avanzò un ora e mezzo dopo che l'altura fu conquistata, per stabilire degli avamposti
sul crinale che partiva dalla borgata di Natale, mentre la “E” e la “G” preparavano le posizioni
difensive su quota 926 e K 20, oltre Madonna di Brasa. Alle 04.30 del 5 Marzo una squadra
della compagnia “F” stabilì un blocco stradale a RJ 813 [ incrocio ] vicino a Casone. Nella
mattinata del 5 il tenente Dwyer, con metà della squadra, catturò 13 tedeschi alla sinistra del
blocco stradale. Aveva rinforzato il blocco con una squadra di mitraglieri, provenienti da Natale
e poi con metà squadra si era diretto verso la borgata di Gualandi, posta sulla linea di
demarcazione reggimentale di sinistra. Come la pattuglia si avvicinò a Gualandi, venne presa
sotto tiro da cecchini. Gli uomini cercarono riparo, tutti tranne il soldato scelto Paul Stettner che
sfidando il fuoco nemico continuò ad avanzare urlando, in tedesco, di arrendersi perché erano
circondati. Questa azione attirò il fuoco, confuse il nemico e permise al resto della pattuglia di
entrare nella borgata e catturare 13 tedeschi.
Terzo Battaglione – Monte Della Croce
COMPAGNIA “ I ”
Ritornando alla mattina del 4 Marzo, il secondo giorno dell'attacco, il terzo battaglione
doveva iniziare l'attacco a Monte della Croce alle 10.00, dopo un bombardamento d'artiglieria di
15 minuti. Il bombardamento venne posposto perché non era chiaro se i brasiliani fossero nel
settore interessato, visto che le loro linee erano appena sotto Monte della Croce. L'inizio
dell'attacco venne posposto alle 11.00 quando la compagnia “I” si mosse con il seguente ordine:
secondo, primo e terzo plotone. Appena iniziò a salire, venne presa sotto tiro, da lunga distanza,
del fuoco di armi automatiche proveniente da 2 case. Le case vennero aggirate e rastrellate da
dietro, tutti i nemici si arresero. Da Pietracolora, le mitragliatrici pesanti che fornivano supporto
all'avanzata, aprirono il fuoco da lunga distanza su un fienile, costringendo alcuni tedeschi che
vennero presi prigionieri. Gli elementi di testa, salirono dal lato sinistro, sulla cresta che portava
sulla cima e vi fù uno scambio di bombe a mano con il nemico in posizione sulla vetta. Dopo 15
minuti di combattimento, la resistenza venne spezzata e 3 nemici si arresero. In seguito, la
compagnia si mosse rapidamente lungo l'altura spoglia, incontrando, solamente qua e là,
sporadica resistenza. L'obbiettivo iniziale, Monte della Croce, venne occupato alle 12.00.
L'obbiettivo finale, quota 882 era un cocuzzolo, spostato ad est, sul fianco della
montagna. Il primo plotone avanzò attraverso le posizioni del secondo per continuare l'attacco,
supportato dalle armi pesanti posizionate su Monte della Croce. Avanzò attraverso un campo
minato, seguito dal plotone armi pesanti. Nonostante il primo plotone avesse attraversato il
campo minato senza subire perdite, il sergente G.C. Manis comandante di una squadra del
plotone armi pesanti, fece esplodere una mina che gli amputò un piede e lo gettò violentemente
a terra. Il soldato scelto Kenneth D. Perkins, coraggiosamente, entrò nel campo minato e lo
medicò. Come si girò per tornare indietro, fece esplodere 2 o più mine che lo uccisero. Poi
un'altro infermiere, il soldato scelto Roy K. Combs, entrò nel campo minato per tentare di
portare in salvo Mains. Improvvisamente Combs fece esplodere un'altra mina che gli amputò
una gamba. Il soldato Jack Pittman, barelliere della compagnia “K”, raccolse un pezzo di filo
W-130 [ filo telefonico ] e saggiando il terreno davanti a sé, si mosse verso i 3 corpi che
giacevano nel campo. Legò il filo sul corpo dei due uomini ancora vivi ed in questo modo,
vennero portati in salvo ed evacuati.
I brasiliani presero contatto sul fianco destro e si insediarono nelle posizioni,
permettendo alla compagnia “I” di ritirarsi a Pietracolora. La compagnia “I”, durante il contatto
con il nemico, non subì perdite tranne quelle causate dalle mine. Solo un uomo, il soldato scelto
Joseph G. Hance, venne colpito; alle 10.00 venne ucciso da un colpo della nostra artiglieria. La
compagnia “M”, in supporto dal crinale di Monte della Vedetta, venne colpita dall'artiglieria. Il
soldato scelto Francis A. La Fountain rimase ucciso. La compagnia “I” catturò 10 prigionieri.
L'attacco del terzo battaglione era finito, il posto di comando venne posto nelle case distrutte di
Pietracolora.
TERZO GIORNO – 5 MARZO
Primo Battaglione – Castel D'Aiano
Durante il pomeriggio del 5 marzo, l'87th affrontò l'ultimo sforzo dell'offensiva, quando
il primo battaglione avanzò su Castel d'Aiano e quota 813. L'attacco doveva iniziare alle 06.30
ma venne posposto per dare modo all'85o, sulla destra, di avanzare su Monte della Spe.
Per mezzogiorno, i nostri carri armati erano avanzati su Castel d'Aiano dove vennero presi sotto
tiro e richiesero il supporto della fanteria. Il primo battaglione iniziò l'attacco alle 14.00, da
nordest di Madonna di Brasa [ K 20 ]. La compagnia “C” era in testa ed appena attraversò il
crinale ed iniziò a scendere allo scoperto nella lunga vallata fino al fosso, il nemico cominciò a
sparare con tutte le armi. La compagnia “C” si diresse verso quota 813, 914m a nord. La
compagnia “A” che seguiva attraverso la strada, si spostò sulla destra verso Castel d'Aiano.
ATTACCO DELLA COMPAGNIA “ C ”
L'avanzata su quota 813 fu spaventosa, per 752m lungo il fianco dell'altura il terreno
non offriva ripari ed era punteggiato da postazioni nemiche molto ben preparate. Su per il
fianco, i due plotoni di testa della compagnia “C”, vennero inquadrati da: fuoco di mitragliatrici
leggere, pistole mitragliatrici, mortai, fucili e dal lancio di granate da fucile. Sotto il fuoco di
risposta, le prime file nemiche iniziarono ad urlare “ camerati ” ma quelli più arretrati
continuarono a sparare. Poco prima di raggiungere il fosso, che portava al fondovalle,vennero
presi 2 prigionieri. Questi vennero presi sotto tiro dai propri commilitoni ed un' americano che li
aveva presi in consegna, venne ucciso.
Il tenente William S. Ryberg, col primo plotone ed il comandante di compagnia,
capitano Morlan W. Nelson, avanzarono sulla sinistra ed arrivarono a questo fosso che scorreva
in basso, aggirando le postazioni nemiche. Il secondo plotone, comandato dal tenente John W.
Hock [ il nome esatto è John W. Hawk ] seguì il primo nel fosso. Sulla destra del fosso, vi era
un cocuzzolo che sporgeva da Monfenaro. Il tenente Ryberg, davanti al suo plotone, lo guidò sul
cocuzzolo per aggirare la postazione sul fianco dell'altura. Venne subito ucciso da una raffica di
mitragliatrice. Anche il soldato scelto Horace H. Rainey venne ucciso circa nello stesso
momento. Il soldato scelto Glenn R. Bailey, il porta messaggi del secondo plotone, venne ucciso
mentre correva attraverso il campo aperto sotto il fuoco nemico, appena un po' più a sinistra.
Il soldato scelto Elmer T. Perkins, BAR man, mentre avanzava col secondo plotone venne preso
sotto tiro da una mitragliatrice. Resistette fino a che potè e poi si alzò in piedi e in piena vista
scambiò il fuoco col mitragliere tedesco uccidendolo con una tempesta di fuoco.
Il secondo plotone, oltrepassò il primo e continuò a scendere alla sinistra di Monfenaro, fino
allo sbocco del fosso dove usciva alla base di quota 813. Qui, essendo completamente in vista
del nemico su quota 813, venne inchiodato da uno sbarramento d'artiglieria e dal fuoco di
mitragliatrici.
Stava per imbrunire. Il capitano Nelson era inchiodato alla base di un grosso albero. La linea
telefonica era arrivata quasi da lui, quando i guardafili vennero inchiodati anche loro 91m più
indietro. Era necessario il tiro di controbatteria. Il soldato scelto Alexis Poutiatine prese la
bobina di filo telefonico e corse allo scoperto fino all'albero dove era il capitano. Il fuoco di una
mitragliatrice seguì la sua corsa; I proiettili traccianti sembravano passare fra le sue gambe. Per
un miracolo non venne colpito e venne richiesto l'appoggio dell'artiglieria. Due settimane dopo,
mentre era nella riserva divisionale a Pietracolora, Poutiatine rimase ucciso mentre aiutava a
sgombrare alcune costruzioni, da un bazooka tedesco trasformato in trappola esplosiva. Sotto la
copertura del buio e dell'artiglieria, la compagnia si riorganizzò. Poi, con il secondo e terzo
plotone affiancati, avanzarono nel buio e occuparono quota 813, prendendo 6 prigionieri,
incontrando poca resistenza.
ATTACCO DELLA COMPAGNIA “A”
La compagnia “A” ebbe meno problemi a conquistare Castel d'Aiano. Vennero presi
accordi con i partigiani, per guidare la compagnia, in sicurezza, attraverso i campi minati fino al
paese. Il sergente maggiore Abraham J. Santoni, un comandante di squadra, condusse i negoziati
con loro. Alla conclusione degli accordi, mentre rientrava col comandante di compagnia, venne
mortalmente ferito dallo scoppio di una mina.
Il secondo plotone, catturò la prima fila di case sul lato sud. La resistenza principale si
ebbe in una fabbrica di cemento, dove la metà di un plotone di tedeschi, si difendeva con armi
automatiche. Quando uno rimase ucciso, il resto infine si arrese. Dopo che si erano arresi, alcuni
di loro rimasero colpiti dalla loro artiglieria che iniziava a sparare sul paese, proprio in quel
momento.
Il primo plotone, conquistò il lato est del paese e la borgata di Famaticcia. Mentre i
plotoni erano impegnati nel paese, un pesante bombardamento d'artiglieria a sud del paese, li
isolò dal gruppo di comando e dalle retrovie. Il capitano Klemme, nella sua jeep, girò attorno ed
entrò nel paese da est, ristabilendo il controllo.
Ai carri armati venne ordinato di rientrare nel paese per sparare sulle posizioni nemiche
sulla montagna posta a destra. Nonostante ciò, un pesante fuoco d'artiglieria cadde sulle
posizioni di tutte le compagnie del battaglione, per tutta la notte ed il giorno seguente. La
compagnia “A” venne riposizionata più avanti per chiudere la falla fra le posizioni della
compagnia “C” su quota 813 e quelle della “B” a Castel d'Aiano. Il terzo plotone venne spostato
fino all'obbiettivo “ Love ” dove presero contatto col secondo battaglione.
Le perdite del primo battaglione, durante l'attacco, furono leggere. La compagnia “A”
ebbe 2 morti e 2 feriti; la “B”, 1 morto e 3 feriti; la “C” 3 morti e 2 feriti, la “D” 1 ferito; la
compagnia comando 1 morto e 1 ferito. Tuttavia, il battaglione continuò a subire qualche perdita
nelle posizioni più avanzate nel lato nord del saliente. Queste erano sotto continua osservazione
e sottoposte a frequenti bombardamenti dell'artiglieria nemica.
SECONDO BATTAGLIONE – IN SUPPORTO
Durante il 5 Marzo, un cannone da 37mm venne piazzato a Casone per fornire supporto
all'attacco del primo battaglione a quota 813, sopra a Castel d'Aiano. Questo cannone, insieme
ad alcune mitragliatrici pesanti, nel pomeriggio spararono sulle truppe nemiche che si ritiravano
giù dal fianco posteriore di Monte della Spe. Tragicamente, il tenente Robert B. Pfusch della
compagnia “E”, nell'ultimo giorno dell'attacco, venne ferito mortalmente mentre rientrava da
una ricognizione lungo la strada ad est di Casone. Venne colpito dall'artiglieria, evacuato, morì
il giorno seguente.
Con questo finì l'azione del secondo battaglione. Le perdite furono lievi se comparate al terreno
conquistato. La compagnia “E” ebbe 4 morti e 16 feriti; la “F” 3 morti e 10 feriti; la “G” 3 morti
e 3 feriti; mentre la compagnia comando 2 morti e 4 feriti.
Conclusioni
Durante i 3 giorni di combattimento, l'87o ebbe un totale di 155 perdite, 39 delle quali
uccisi. Tolse al nemico un'area montuosa di più di 5484m in profondità nelle sue linee e dai
1828 ai 2742m di larghezza. Durante i 3 giorni dell'attacco, vennero catturati 600 prigionieri fra
soldati ed ufficiali che furono inviati al campo di concentramento per prigionieri di guerra. Un
numero sconosciuto di nemici uccisi e notevoli quantitativi di armamento ed equipaggiamento
vennero rimossi dalle montagne catturate.
PRIGIONIERI
Dai prigionieri si venne a conoscenza di notizie interessanti. Durante la notte del 2 -3
Marzo, prima dell'attacco, elementi della 114a Jaeger Division [divisione cacciatori ] vennero
rilevati da elementi della 232a divisione di fanteria. Il 721°reggimento della 114
a divisione
doveva prendere il controllo del settore, la mattina del 3 marzo, ma 87° Fanteria da Montagna lo
battè sul tempo. L'avvicendamento tedesco non venne mai completato. IL terzo battaglione del
371° reggimento venne fatto prigioniero quasi al completo. Nelle nostre mani finirono: il
comandante di battaglione, un maggiore; sei ufficiali di stato maggiore e l'ambulanza del
battaglione con il pilota, gli infermieri e due feriti.
I prigionieri catturati il secondo giorno, furono meno meravigliati di quelli del primo, ma molto
più di cattivo umore. In massima parte, provenivano dall'unità che era stata rilevata la notte
precedente. Vennero fermati mentre erano in trasferimento verso le retrovie e rispediti al fronte
per cercare di salvare la situazione. Uno dei prigionieri, pensando che i prigionieri di guerra
tedeschi venissero avviati ai lavori forzati, si lamentò: “ Non mi preoccupa essere stato fatto
prigioniero ma di sicuro odio esserlo per tutta la vita ”.
Le unità nemiche contrapposte a noi nell'ultimo periodo, erano molto provate e le riserve
dovettero essere portate in linea per rinforzare e coprire le linee, in particolare, la 29a Panzer
Granadier Division [granatieri corazzati].
Il 7 Marzo un disertore, proveniente da questa unità, era stato amaramente deluso che l'attacco si
fosse fermato. Si era nascosto in una casa, aspettando che l'attacco passasse, per poi arrendersi.
Siccome gli americani non arrivavano, andò lui da loro.
Il morale sembrò essersi abbassato molto di più, rispetto all'attacco precedente. Questo era
dovuto, in parte ai bombardamenti subiti in questo settore ed in parte alle notizie provenenti
dagli altri fronti. Erano molto informati della situazione in Germania e sapevano benissimo che
la guerra era persa. L'attraversamento del Reno e la cattura di Colonia erano stati un duro colpo.
Un disertore, era un violinista proveniente dalla banda della divisione che era stata sciolta per
fornire altri soldati per il fronte.
Mentre il semplice soldato si poteva definire un potenziale disertore, le misure per prevenire le
diserzioni vennero inasprite e divennero più brutali, dirette senza pietà, non solo contro la
famiglia del disertore, ma anche contro i comandanti ed i commilitoni. Ogni sergente tedesco
era autorizzato ad uccidere tutti i sospetti disertori.
Un sergente, proveniente dal rinomato Mittenwald Battalion, formato da Austriaci e Bavaresi,
disse che ogni soldato della sua compagnia era ansioso di disertare, appena se ne fosse
presentata l'occasione. Disse che quando la sua sparizione si fosse scoperta, potevano succedere
due cose: o l'unità veniva ritirata dal fronte, o tutta la compagnia avrebbe disertato. Di fatto,
l'intero battaglione venne ritirato nei giorni seguenti.
Apparve chiaro dallo studio delle informazioni fornite dai prigionieri di guerra che il
nemico, piuttosto che organizzare contrattacchi, si stava ritirando e la sua attività era una
frenetica preparazione per la prevista continuazione della nostra avanzata. In ogni caso, non
venne eseguito alcun contrattacco, neppure come quelli limitati che i tedeschi avevano lanciato
contro di noi sul Belvedere.
ARTIGLIERIA
Nei giorni seguenti, i battaglioni in prima linea si trovarono sotto pesanti
bombardamenti d'artiglieria. All'inizio ogni giorno vi furono delle perdite. Di queste, i morti
furono: 6 Marzo, compagnia “A”, soldati scelti James Caudill e Luther P. Lewis; 7 Marzo,
compagnia “C”, sergente maggiore Louis O. Brown, compagnia “D”, soldato scelto Walter O.
Flowe, compagnia “E”, soldato scelto Fedor H. Benjamin; 8 Marzo, compagnia “H”,
sottotenente Frank P. Baker; 9 Marzo, compagnia “A”, soldato scelto John C. Murphy. Durante
il mese, le perdite si ridussero al diminuire dell'intensità dei bombardamenti. Il 12 Marzo,
rimase ucciso il soldato Harry Y. Schaedler, della compagnia “F”. Il 25 Marzo, rimase ucciso il
soldato scelto Alan H. Rinfret, della compagnia “I”. Il 26 Marzo, il soldato scelto James F.
Nevergall, della compagnia “I”.
Questi bombardamenti vennero molto ridotti dalla tecnica del fuoco di controbatteria,
organizzato dal maggiore Halvor O. Ekern, della sezione operazioni reggimentale e applicata
sotto il comando del capitano Arthur Brodeur. Le posizioni dei cannoni nemici venivano
individuate dai vari avamposti, le informazioni venivano inviate al posto di comando
reggimentale, dove veniva effettuata la triangolazione. L'accurata posizione veniva
immediatamente trasmessa alla nostra artiglieria per il tiro di controbatteria. Il fuoco
dell'artiglieria e dei mortai nemici, diminuì notevolmente dopo che questa tecnica entrò in
funzione.
Il 4 Marzo alle 13.00, entrò in funzione il posto di comando reggimentale a Varia di
Sotto, sul fianco est del crinale di Monte della Vedetta; lì, rimase in funzione per tutto il mese di
Marzo, se si eccettua un breve periodo a nord di Monte Acidola. Venne costantemente effettuata
la rotazione del battaglioni sulle posizioni. L'avamposto reggimentale posto sul crinale, sopra al
posto di comando, venne colpito dalla nostra artiglieria che sparava da più in basso. Sembrò,
come si pensava, che i colpi della nostra artiglieria in supporto non riuscissero ad oltrepassare
l'altura. Dopo che diversi colpi esplosero sulle rocce da entrambi i lati del posto di osservazione,
un soldato arrabbiatissimo corse giù dall'altura e “ urlò di smettere ”ai serventi. Lo ascoltarono e
spararono un'altro colpo sull'altura. Poi il tenente David S. Arnold, corse giù dall'altura alla
postazione della batteria. I serventi erano indifferenti; l'ufficiale osservatore era a colazione.
Dopo che venne spiegato il problema e supponendo che fosse stato capito, venne sparato
un'altro colpo. Anche questo cadde sull'altura. Dopo pochi altri tentativi, molti della compagnia
comando reggimentale si erano radunati intorno, mostrando il loro disappunto per la cattiva
prestazione. Quindi, senza avvertimento, un colpo oltrepassò la cresta. Gli uomini applaudirono
sfrenatamente; le esplosioni cessarono. Tuttavia, il plotone informazioni e ricognizione
abbandonò l'avamposto, ringraziando di non aver subito perdite.
ENCOMI
I risultati conseguiti dall'intera divisione durante gli attacchi di Febbraio e Marzo,
vennero riconosciuti dai seguenti encomi:
a) Dal maresciallo da campo Alexander, comandante in capo del Teatro di Operazioni
Mediterraneo, al generale di divisione Hays:
“8 MARZO 1945
LE MIE PIU' SINCERE CONGRATULAZIONI A LEI PERSONALMENTE ED ALLA SUA
DIVISIONE PER L'OPERAZIONE OTTIMAMENTE PIANIFICATA ED ESEGUITA. BEN
FATTO. SONO LUSINGATO DEL VOSTRO SUCCESSO.
MARESCIALLO DA CAMPO ALEXANDER”
b) Dal generale di corpo d'armata McNarney, comandante del Teatro di Operazioni
Mediterraneo USA:
“8 MARZO 1945
MI SIA PERMESSO DI PORGERE LE MIE SINCERE CONGRATULAZIONI AGLI
UFFICIALI ED AGLI UOMINI DELLA 10a DIVISIONE DA MONTAGNA. COL
SUCCESSO DELLA VOSTRA PRIMA BATTAGLIA, AVETE MOSTRATO LA CAPACITA'
OFFENSIVA CHE SARA' UNA COSTANTE FONTE DI PROBLEMI REALI PER I NOSTRI
NEMICI. BUONA FORTUNA E BUONA CACCIA.
McNARNEY”
c) Dal generale di corpo d'armata Mark W. Clark, comandante il 15° gruppo d'armate
“7 MARZO 1945
LE MIE CONGRATULAZIONI AGLI UFFICIALI ED AGLI UOMINI DELLA 10a
DIVISIONE DA MONTAGNA PER IL SUCCESSO NELLA LORO PRIMA OPERAZIONE
IN GRANDE STILE, LA CATTURA DEL MONTE BELVEDERE.
LA VOSTRA DIVISIONE, NEGLI ATTACCHI INIZIALI, SI E' COMPORTATA COL
CORAGGIO E L'AUDACIA DI UN'UNITA' COMBATTENTE VETERANA. QUESTO
DIMOSTRA PIU' ELOQUENTEMENTE DELLE PAROLE L'EFFICACIA DEL VOSTRO
ADDESTRAMENTO ED IL MORALE DEGLI UFFICIALI E DEI SOLDATI.
LA 10a MOUNTAIN DIVISON HA DIMOSTRATO DI AVERE LE QUALITA'
COMBATTENTI RICHIESTE PER IL SUCCESSO DI UN UNITA' DI FANTERIA IN
COMBATTIMENTO. SONO MOLTO LUSINGATO DI AVERE QUESTA DIVISIONE A
COMBATTERE FIANCO A FIANCO CON LE ALTRE TRUPPE DI QUALITA' SUPERIORE
NEL 15° GRUPPO D'ARMATE.
MARK W. CLARK”
d) Dal generale di corpo d'armata L.K.Truscott Jr., comandante la 5a armata
“8 MARZO 1945
DOPO LA CONCLUSIONE DELL'OFFENSIVA CONTRO IL NEMICO ESEGUITA CON
SUCCESSO DALLA 10a DIVISION, DESIDERO ESPRIMERE AD OGNI UFFICIALE ED
OGNI UOMO DELLA 10a MOUNTAIN DIVISON LE MIE SINCERE
CONGRATULAZIONI PER LA SPLENDIDA MANIERA CON CUI AVETE PORTATO A
TERMINE UN INCARICO MOLTO DIFFICILE. SU UN TERRENO IMPERVIO CONTRO
UNA FORTE OPPOSIZIONE, AVETE CONQUISTATO OGNI OBBIETTIVO IN TEMPI
BREVISSIMI. AVETE INFLITTO SEVERE PERDITE AD ALMENO DUE DIVISIONI
TEDESCHE ED AVETE COSTRETTO IL NEMICO AD IMPIEGARE LE SUE DIVISIONI
DI RISERVA NEL VOSTRO SETTORE.
SONO COMPIACIUTO DELLA SPLENDIDA PROVA DELLA 10a DIVISIONE DA
MONTAGNA. IL VOSTRO SUCCESSO INDICA CHIARAMENTE UNA ACCURATA,
METICOLOSA PREPARAZIONE ED ESECUZIONE. UN ENCOMIO PARTICOLARE VA AI
COMANDANTI ED AGLI UFFICIALI DI STATO MAGGIORE CHE NE SONO
RESPONSABILI.
LA 10a DIVISIONE DA MONTAGNA NEL SUO PRIMO ATTACCO E' STATA DI
ISPIRAZIONE PER L'INTERA 5A ARMATA. AVETE RAGGIUNTO UNO STANDARD
ELEVATO ED AVETE DIMOSTRATO UN'ELEVATA CAPACITA' DI COMANDO E DI
COMBATTIMENTO. IL VOSTRO RILEVANTE SUCCESSO NELLA PRIMA
OPERAZIONE E' DI BUON AUGURIO PER UN FUTURO BRILLANTE. SONO
VERAMENTE ONORATO DI AVERE QUESTA DIVISIONE A COMBATTERE FIANCO A
FIANCO CON LE DIVISIONI VETERANE DELLA 5A ARMATA.
L. K. TRUSCOTT, Jr.”
e) Dal generale di divisione Willis D. Crittenberger, comandante il IV corpo d'armata.
“8 MARZO 1945
NELL'OPERAZIONE DAL 3 AL 7 MARZO 1945 INCLUSO, LA 10a DIVISIONE DA
MONTAGNA HA NUOVAMENTE DIMOSTRATO SUL CAMPO DI BATTAGLIA IL SUO
DIRITTO DI ESSERE CLASSIFICATA COMEUN'ECCELLENTE UNITA' COMBATTENTE,
CAPACE NON SOLO DI PORTARE A TERMINE UN ATTACCO PROLUNGATO CONTRO
UN NEMICO ASTUTO E BEN POSIZIONATO SU UN TERRENO DIFFICILE, MA
IMPAZIENTE DI COMPIERLO. IL GIUDIZIO NEMICO “ TRUPPE DA MONTAGNA
D'ELITE ” CHE E' STATO DATO ALLA VOSTRA DIVISIONE DA LUI DOPO UNA BREVE
MA AMARA ESPERIENZA, E' UN COMPLIMENTO MERITATO.
L'ATTACCO CON BRIO DEI VOSTRI ELEMENTI, L'ABILE ED AGILE MODO DI
COMBATTERE CHE HANNO MOSTRATO TUTTI I RANGHI SONO STATI I FATTORI
DETERMINANTI PER IL BUON ESITO NELLA PENETRAZIONE DELLA LINEA
PRINCIPALE DI RESISTENZA NEMICA. E' STATO SCHIACCIATO DALLA
INESORABILEPRESSIONE DELLA VOSTRA AVANZATA. L'ABILE SCHEMA DI
MANOVRA UTILIZZATO DAI VOSTRI BATTAGLIONI HA DATO COME RISULTATO
UN AMPIO BOTTINO IN PRIGIONIERI DI GUERRA E IN EQUIPAGGIAMENTI CHE
NON POSSONO CHE CONTRIBUIRE ALLA SUA SCONFITTA FINALE. INOLTRE,
L'OTTIMA CONDIZIONE FISICA DELLE VOSTRE TRUPPE HA CONTRIBUITO IN
LARGA MISURA AL RISULTATO FAVOREVOLE DELL'ATTACCO.
COME I VOSTRI VARI REPARTI ORA SONO SCHIERATI ED HANNO IL COMPLETO
CONTROLLO DEGLI OBBIETTIVI, E' CON IMMENSO PIACERE PER ME FARE UN
ENCOMIO A LEI ED AI SUOI UFFICIALI, PER MEZZO DI QUESTO MESSAGGIO, NON
SOLAMENTE PER L'ESECUZIONE PRECISA E DA MANUALE DELLA VOSTRA
MISSIONE, MA ANCHE PER LA VELOCITA' E L'ENERGIA CHE IN NESSUN
MOMENTO HA MESSO IN DUBBIO IL RISULTATO.
WILLIS D. CRITTENBERGER”
L’OFFENSIVA DI PRIMAVERA
[ 1 - 20 Aprile ]
PREPARAZIONE ALLA BATTAGLIA
L’87° Fanteria da Montagna passò le prime due settimane di aprile pianificando e preparandosi
a fare la sua parte nell’offensiva finale di primavera della 5a Armata in Italia.
….. in corso di traduzione ……
7° REGGIMENTO di FANTERIA da MONTAGNA
ORGANIZZAZIONE
10a Divisione da Montagna Maggiore Generale George P. Hays, Comandante della Divisione
Brigadiere Generale Robinson E. Duff, Assistente del Comandante della Divisione ferito il 22 aprile 1945
Colonnello William O. Darby, Assistente del Comandante della Divisione ucciso il 30 aprile 1945
Brigadiere Generale David L. Ruffner, Artiglieria di Divisione
87° Reggimento di Fanteria da Montagna
Colonnello David M. Fowler, Comandante ferito il 22 febbraio 1945 e ritornato al reggimento il 28 marzo
Tenente Colonnello John F. Schmelzer dal 22 febbraio al 28 marzo del 1945
1° Battaglione
Tenente Colonnello Ross J. Wilson
2° Battaglione
Tenente Colonnello Emmett L. Nations
3° Battaglione
Tenente Colonnello John F. Schmelzer fino al 22 febbraio 1945
Tenente Colonnello Robert C. Works dal 22 febbraio 1945
La 10° Divisione da Montagna faceva parte del IV Corpo d’Armata che era comandato dal Maggiore
Generale Willis D. Crittenberger. Il IV Corpo d’Armata era parte della 5a Armata Comandata dal Tenente
Generale Lucian K. Truscott.
87° REGGIMENTO di FANTERIA da MONTAGNA
PERDITE
Il numero totale che combatterono in Italia nell’87° Reggimento di Fanteria da Montagna fu di 4.781
uomini. Di questi 1.727 [36%] erano rimpiazzi inseriti nel reggimento in Italia.
Le perdite totali dell’87° Reggimento furono di 1.593 uomini: 311 uccisi o morti a seguito delle ferite
riportate in azione, 1.281 feriti ed 1 preso come prigioniero di guerra.
La campagna d’Italia può essere divisa in nove fasi. La tabella seguente indica per le varie fasi il numero
delle perdite di ognuna.
FASE CAMPAGNA DATE UCCISI/MORTI FERITI PRIGIONIERI TOTALE
1. Primi pattugliamenti 6 gennaio – 18 febbraio 2 13 15
2. Riva Ridge 18 – 25 febbraio 0
3. Mt. Belvedere 19 febbraio – 2 marzo 34 162 196
4. Offensiva di marzo 3 – 6 marzo 51 170 221
5. Consolidamento 7 Marzo – 13 Aprile 13 58 71
6. Offensiva di primavera 14 - 16 Aprile 110 436 546
7. Sfondamento 17- 20 Aprile 48 198 246
8. Pianura Padana 20 – 26 Aprile 46 177 1 224
9. Lago di Grada 26 Aprile – 2 Maggio 7 58 65
Date sconosciute 9 9
Perdite totali: 311 uccisi o morti, 1.281 feriti, 1 prigioniero per complessivi 1.593 uomini
87° REGGIMENTO di FANTERIA da MONTAGNA
ALBO D’ONORE
[ uccisi o morti a seguito delle ferite riportate in combattimento, feriti]
NOME GRADO COMPAGNIA DATA LOCALITA’
MANUEL G ABASTA JR PFC A 4/15/45 LE COSTE
CHARLES W ADKINS PVT K 4/15/45 MT CROCE
JAMES A ALDAHL PFC A 4/15/45 TORRE IUSSI HILL 903
LESTER L ALLISON T/SGT H 4/17/45 MT SERRA
FRED J ANETSBERGER PFC H 4/17/45 MT SERRA
MAURICE E AUCOIN S/SGT K 3/3/45 CIMON DELLA PIELLA
HERMAN S AUSTIN S/SGT K 4/19/45 CA’ SILVESTRI
EUGENE H BAGNESKI PFC B 4/23/45 GOVERNOLO
GLENN R BAILEY PFC C 3/5/45 MONFENARO
AREL BAJKAN PFC MED 4/14/45 CASTEL D'AIANO
FRANK P BAKER 2ND LT H 3/8/45 TAMBURINI
RAFAEL BALDOR JR PFC L 4/21/45 BAGAZZANO
ROBERT S BARR 2ND LT K 4/15/45 MT CROCE
JUAN BARRIENTOS PFC C 2/27/45 VALPIANA
ANDREW R BATTILORO PFC K 4/19/45 IL POGGIO
FEDOR H BENJAMIN PFC E 3/7/45 CASTEL D'AIANO
SYDNEY W BENNETT PVT A 4/19/45 MONGIORGIO
JOHN P BENSON JR 1ST LT F 2/20/45 CA’ FLORIO
ROBERT A BERGENDORFF PFC E 4/15/45 MT PIGNA
ELMER A BERLIN SGT HQ 3RD 3/4/45 2/28/45 MALANDRONE
MELVIN BERNSTEIN PFC G 4/22/45 BASTIGLIA
WILLIAM J BETTENBERG SGT B 4/15/45 MT PIGNA HILL 834
GEORGE J BLAKER S/SGT G 3/4/45 MADONNA DI BRASA
JOHN B BLANCHARD SGT L 2/28/45 MALANDRONE
WILLIAM B BLOCKER JR 2ND LT D 4/14/45 TORRE IUSSI HILL 860
ROY F BREITENBACH PFC A 4/15/45 LE COSTE
LOUIS O BROWN S/SGT C 3/7/45 CASTEL D'AIANO
HECTOR W BRUNEAU PFC E 4/15/45 MT PIGNA
PAUL J BUCHANAN PFC MED 4/22/45 BASTIGLIA
ARTHUR H BURGESS JR SGT L 3/3/45 MT DELLA VEDETTA
MANFRED BUTLER PFC C 4/17/45 CA’ BACUCCHI
GEORGE E CABEZUT PFC I 4/21/45 MANZOLINO
JOHN CAMILLO PVT K 4/21/45 MADONNA DELLA PROVVIDENZA
CLARENCE E CAMPBELL PFC F 2/20/45 CA’ FLORIO
ROBERT E CAMPBELL PFC K 4/19/45 PALZO MUSICO
WILLIAM CAMPBELL JR PFC I 2/24/45 VALPIANA
MOSE CAREY PFC A 4/21/45 4/14/45 LE COSTE
JAMES R CAUDILL PFC A 3/6/45 CASTEL D'AIANO
LEE H CHEW PFC A 2/20/45 CORONA
GLENN L CHRYSLER PFC L 4/15/45 TREVISO
WAYNE C CLARK S/SGT B 4/14/45 TORRE IUSSI
WALTER R COCHRAN JR PVT SVC 4/23/45 FIUME PO
WILLIAM R CONNER T/5 MED 3/3/45 MERLANO [RIOLA]
NORMAND W CONNOLLY T/SGT G 2/21/45 POLLA
WILLIAM S CONTINO 1ST LT [CHPL] HQ 3/3/45 ABETAIA
WID R CORN SGT HQ 3RD 4/21/45 BAGAZZANO
HARVEY F CORN JR SGT F 3/5/45 3/3/45 MALANDRONE
HAROLD M CREGER S/SGT A 4/29/45 SPIAZZI
LEONARD C CRISP PFC G 2/20/45 POLLA
ANDREW E DALTON JR CPL H 4/18/45 CA’ BACUCCHI
PRENTIS F DAVIDSON PFC C 4/3/45 BARDALONE
GEORGE T DAVIS PFC HQ 3RD 4/19/45 BADIA DI SOPRA
GEORGE H DAY JR SGT M 2/21/45 CORONA
RAYMOND V DE SORCY PFC MED 4/16/45 MT PIGNA [STAZIONE DI PRIMO SOCCORSO]
OKEY C DEAN PFC A 4/14/45 LE COSTE
DAVID T DEANE SGT HQ 2ND 4/17/45 4/16/45 SECCADELLA
LUCIEN T DEETER PFC B 3/4/45 BACUCCO
JOHN P DELGADO PFC B 4/23/45 GOVERNOLO
DAVID H C DENNIS PFC K 4/16/45 MADONNA DI RODIANO
CAMILLE J DESCHAINE PFC G 2/20/45 POLLA
FREDDIE DICKENS PFC E 4/15/45 MT PIGNA
HERBERT W DILKES PVT C 2/20/45 QUERCIOLA
WALTER W DILLER PFC B 4/15/45 LE COSTE HILL 838
LUTHER E DOANE JR PFC I 4/16/45 MT MOSCA
WILLARD W DORA 1ST LT L 4/16/45 MADONNA DI RODIANO HILL 765
LOUIS M DORSEY PFC D 4/23/45 S BENEDETTO PO
JOSEPH J DUNCAN CAPT L 4/17/45 C COSTA
DALE W DUNHAM PFC L 2/28/45 MALANDRONE
HARRY H DUNN PFC A 4/15/45 LE COSTE HILL 802
PIERRE B ERHARD PFC K 2/20/45 CORONA
GORDON D ERICKSON PFC E 4/20/45 MT AVEZZANO
LESTER S ERSLAND 1ST SGT C 4/15/45 TORRE IUSSI
GENE FANNING PFC HQ 2ND 4/12/45 CORGNOLE
JOSEPH C FARRELL PFC A 4/19/45 MONGIORGIO
GEORGE A FELCH MAJ HQ 3RD 2/21/45 VALPIANA
OWEN W FLIGG JR 2ND LT D 4/15/45 LE COSTE HILL 802
WALTER O FLOWE PFC D 3/7/45 CASTEL D'AIANO
FRED FLOYD PFC D 2/20/45 MT BELVEDERE
WILLIAM D FLOYD 1ST LT M 4/21/45 BAGAZZANO
THOMAS A FOLEY SGT B 4/14/45 TORRE IUSSI HILL 860
EARL A FOLSE SGT C 4/19/45 SULMONTE
WILLIAM H FORESTER SGT A 4/29/45 SPIAZZI
EAGAN L FOSTER PFC L 4/16/45 MADONNA DI RODIANO
BETTA FOTAS S/SGT B 4/14/45 TORRE IUSSI HILL 860
LOREN M FRANK SGT HQ 3/1/45 LA SERRA
WILLIAM H FRICKE SGT HQ 3RD 7/14/46 4/21/45 BAGAZZANO
ELMER FRISTOE PFC C 4/14/45 TORRE IUSSI
THEODORE J FRITCHIE PVT G 2/22/45 PRADA
PAUL N FRYE JR SGT B 2/21/45 CORONA
SAM GALLEGOS PFC L 4/16/45 MADONNA DI RODIANO
HAROLD E GARFINKEL 1ST LT B 4/14/45 TORRE IUSSI HILL 860
ALFRED A GARNEAU PFC F 4/14/45 MT PIGNA
ROY G GAY PFC MED 4/22/45 BASTIGLIA
JACK GOLDBERG PFC D 4/20/45 4/19/45 MONGIORGIO
EDWIN R GORDON SGT A 4/19/45 MONGIORGIO
LLOYD A GORMAN SGT A 4/14/45 TORRE IUSSI
HAROLD R GOULD PFC K 4/21/45 MADONNA DELLA PROVVIDENZA
ROBERT W GRABOWSKY PFC B 4/19/45 CA’ SILVESTRI
CHARLIE I GREEN PVT G 4/22/45 BASTIGLIA
ALBERT F GROEGER PVT G 5/1/45 4/16/45 CA’ BACUCCHI
ALEX GUSKO PFC HQ 3RD 4/21/45 CAVAZZONA
ROBERT W GUSTAFSON PFC L 4/16/45 MADONNA DI RODIANO
RANDOLPH J HABURNE S/SGT F 4/17/45 MT SERRA
DONALD G HAIGHT S/SGT B 4/14/45 TORRE IUSSI
JOHN W HAINES III SGT I 4/24/45 ZAMMARCA
MARVIN G HALE SGT B 4/14/45 TORRE IUSSI HILL 860
LEE L HALL PFC A 4/15/45 TORRE IUSSI
ERIK H HAMILTON PFC A 4/15/45 TORRE IUSSI
WILLIAM L HAMILTON T/5 K 4/21/45 MADONNA DELLA PROVVIDENZA
JOSEPH G HANCE PFC I 3/4/45 PIETRA COLORA
LEO T HANDWERK PFC E 4/19/45 CASTELLO
HAROLD S HARRIS T/5 MED 4/22/45 BASTIGLIA
EDMON E HATHAWAY PFC E 3/3/45 MT DELLA VEDETTA
JOHN L HEICHEL PVT C 4/19/45 SULMONTE
RUDOLPH W HEINS PFC MED 4/14/45 CASTEL D'AIANO
OSCAR W HEMMER PFC HQ 3RD 4/22/45 4/21/45 BAGAZZANO
WILLIAM E HEMSTREET PVT C 4/17/45 CA’ BACUCCHI
WAYNE E HERMON PFC B 4/14/45 TORRE IUSSI HILL 860
GEORGE H HEYDENREICH PFC HQ 3RD 4/21/45 BAGAZZANO
MARVIN E HINER PFC C 2/20/45 QUERCIOLA
EDWARD G HINSHAW PFC L 4/23/45 GOVERNOLO
WALTER W HODGE PFC L 4/16/45 MT CROCE
MARVIN H HOFFMAN PFC F 2/23/45 C FLORIO
JOHN HOLLINGSWORTH CPL H 2/20/45 POLLA
PALMER W HORTON PFC M 4/19/45 IL POGGIO
GILBERT G HOUSLEY 2ND LT B 4/15/45 LE COSTE HILL 838
DAVID C HOYT CPL A 4/15/45 LE COSTE
RALPH HUBBARD PVT E 4/17/45 MT SERRA
WALTER R HUCKABEE S/SGT M 4/14/45 TORA
WILLIAM D HUFF PFC C 4/3/45 BARDALONE
CARL P HUJANEN SGT K 4/15/45 MT CROCE
ALAN HUNTLEY CPL HQ 2ND 4/15/45 MO DOZZONE
SAMUEL L IRVIN PVT SVC 4/16/45 MT PIGNA [STAZIONE DI PRIMO SOCCORSO]
STANLEY F JAZWINSKI 2ND LT G 4/22/45 BASTIGLIA
CASIMIR F JILKA PFC K 4/19/45 IL POGGIO
RICHARD D JOHNSTON PFC A 4/14/45 LE COSTE
HOMER P JUMP JR PFC L 4/16/45 MADONNA DI RODIANO
HYMAN KALFIN T/5 K 4/27/45 GARDA
JOHN A KASABUSKI PFC E 4/15/45 MT PIGNA
WALTER S KASABUSKI S/SGT E 4/27/45 S ZENO
MOSE KEARSE PFC M 4/16/45 LOCARI SCUOLA
WILLIAM M KENNEDY SGT L 3/3/45 MT DELLA VEDETTA
JAMES C KENNETT CAPT F 4/23/45 BAGNOLO SAN VIT0
JAMES P KENNEY PFC E 3/4/45 CANEVACCIA
ARTHUR L KERSTING PFC A 3/19/45 PIETRA COLORA
HARRISON H KING 2ND LT M 4/20/45 4/17/45 CAVARINE
PAUL L KLEIN PFC A 4/15/45 TORRE IUSSI
LARRY KOLKKA PFC C 5/4/45 4/23/45 SAN BENEDETTO PO
RUDOLPH W KONIECZNY T/SGT F 4/17/45 MT SERRA
EDWARD J KOSA PFC B 4/19/45 CA’ SILVESTRI
FRANK S KOVAR PFC F 4/15/45 MT PIGNA HILL 840
MORRIS J KRIEGER PFC F 4/17/45 MT SERRA
ROBERT J LA BOMBARD PFC B 4/19/45 CA’ SILVESTRI
LAWRENCE J LA BONTE S/SGT L 3/3/45 MT DELLA VEDETTA
FRANCIS A LA FOUNTAIN PFC M 3/4/45 CA’ DEL FABBRO
WESLEY E LAHTI PFC F 3/3/45 FLIZZONE
WARNER F LAKEWAY PFC K 2/27/45 BELLAVISTA
CECIL D LARGENT PFC F 4/14/45 MT PIGNA
ROBERT H LATHROP PFC E 4/17/45 MT SERRA
GEORGE J LAWRENCE PFC F 4/14/45 TABOLE HILL 868
MARION F LAY S/SGT C 4/14/45 TORRE IUSSI
MARVIN D LEDBETTER PFC M 4/14/45 TORA
TOIVO H LEINONEN PFC F 4/15/45 MT PIGNA HILL 840
SYLVESTER J LEPPEK PFC C 4/23/45 GOVERNOLO
CHARLES W LEVITT SGT I 2/21/45 VALPIANA
LUTHER P LEWIS PFC A 3/6/45 CASTEL D'AIANO
MERVIN H LEWIS T/5 L 4/15/45 TREVISO
HENRY LEYMAN PFC D 4/14/45 LE COSTE
SOLON R LINDSEY CPL I 4/21/45 BASTIGLIA
CLARENCE W LINN JR PFC H 4/14/45 MT DELLA SPE
JOHN LOWATTI PFC I 4/21/45 BAGAZZANO
HOMER H LOWE PFC I 4/16/45 MT MOSCA
FRANCIS E LOWERY PFC G 2/20/45 POLLA
FRANK J LUIF PFC L 4/21/45 BAGAZZANO
FLOYD H LUNSFORD PFC F 4/17/45 MT SERRA
MARVIN C LUTZ PFC K 4/15/45 MT CROCE
BRAINERD E LYNCH PVT G 3/4/45 MADONNA DI BRASA
WILLIAM C MAAS III PFC K 3/3/45 CIMON DELLA PIELLA
ROBERT L MACWILLIAMS PFC L 3/3/45 MT DELLA VEDETTA
WARREN F MAIN PFC G 2/17/45 RONCORAVECCHIA
THOMAS I MALLOY PFC F 4/17/45 MT SERRA
ALBERT MANCHIO T/5 B 4/14/45 TORRE IUSSI HILL 860
EVERETT G MANTHEI PVT G 4/29/45 MT BALDO
HARRY F MARKSON PVT G 4/20/45 TOMBA
JOHN C MARRONE S/SGT K 4/15/45 VEDETOLA
JOSEPH M MARTINEZ PFC I 4/21/45 BASTIGLIA
NYERAY O MATHEWS PFC G 4/23/45 VILLA CORREGGIO
LAWRENCE E MCARDLE PVT G 4/23/45 4/22/45 BASTIGLIA
ROY L MCBRIDE PFC I 4/21/45 BASTIGLIA
DONALD M MCCOY JR PFC F 4/15/45 MT PIGNA HILL 840
ORVAL R MCDANIEL SGT I 4/16/45 MT CROCE
ALFRED C MCDONALD PVT G 4/22/45 BASTIGLIA
HOWARD MCMILLIAN PFC MED 4/14/45 CASTEL D'AIANO
CHARLES R MEISER JR PFC L 4/16/45 MADONNA DI RODIANO
WILLIAM C MERRILL S/SGT D 2/19/45 MT BELVEDERE
JOSEPH C MILLER T/5 HQ 1ST 3/4/45 MT ACIDOLA
LEO E MILLER S/SGT HQ 2ND 3/3/45 ABETAIA
WILLIAM G MILLER PFC MED 4/16/45 MT PIGNA [STAZIONE DI PRIMO SOCCORSO]
WILLIAM H MILLMANN 1ST LT MED 2/21/45 CORONA
HARRY MONTGOMERY CAPT [CHPL] HQ 3/3/45 ABETAIA
ROBERT D MOOTZ PFC G 4/15/45 SASSOLETTO HILL 807
BARTON C MORRISON T/5 MED 4/16/45 SECCADELLA
FORREST N MUELLER PFC G 2/20/45 POLLA
JOHN C MURPHY PFC A 3/9/45 CASTEL D'AIANO
WILLIAM F MURPHY SGT D 2/20/45 MT BELVEDERE
CLARENCE K MUSICK 2ND LT F 4/17/45 MT SERRA
MICHAEL G NENNIG T/5 L 4/21/45 BAGAZZANO
JAMES F NEVERGALL PFC I 3/26/45 LE BORRE
MICHAEL NICOSIA PFC L 4/16/45 MADONNA DI RODIANO
RICHARD B NOCITRA PFC L 4/18/45 CA’ BIDGINI
HOWARD R NORLIN PFC C 4/19/45 SULMONTE
LEE ROY NORRIS PFC L 4/16/45 MADONNA DI RODIANO
EUGENE C NORTON PFC F 3/3/45 FLIZZONE
JACOB R NUNNEMACHER S/SGT B 4/14/45 TORRE IUSSI
EVERT L NYLUND JR SGT K 4/19/45 IL POGGIO
GERARD E O'HARA PVT I 3/3/45 PIETRA COLORA
THOMAS O'NEIL S/SGT E 4/15/45 MT PIGNA
LOUIE A ORDAZ PFC I 2/24/45 VALPIANA
CARL H ORTWEIN PFC C 4/14/45 TORRE IUSSI
FRED M PALMER PFC K 3/5/45 3/3/45 CIMON DELLA PIELLA
PETER A PANTSARI PFC B 4/19/45 MONGIORGIO
JACK PEHR PFC C 4/14/45 TORRE IUSSI HILL 860
HAROLD J PERDUE PFC K 3/3/45 CIMON DELLA PIELLA
KENNETH D PERKINS PFC MED 3/4/45 PIETRA COLORA
MARLIN A PERKINS PFC B 4/19/45 MONGIORGIO
CHARLES L PFEIFFER 2ND LT K 3/3/45 CIMON DELLA PIELLA
ROBERT B PFUSCH 1ST LT E 3/6/45 3/5/45 CASONE
WILLIAM PHILP 1ST LT K 3/3/45 CIMON DELLA PIELLA
FRANK J PIAZZA PFC MED 3/3/45 PODELECCHIA
BURTON E PIERCE PFC G 2/20/45 POLLA
EUGENE J PIOTROWSKI PFC HQ 3RD 4/21/45 BAGAZZANO
JOSEPH A POIRIER JR S/SGT K 2/21/45 CORONA
ROBERT M POST PFC B 2/21/45 CORONA
ALEXIS POUTIATINE PFC C 3/17/45 PIETRA COLORA
CARL C PRATER PFC I 4/21/45 BASTIGLIA
PAUL T PUSKARICH PFC L 4/24/45 4/16/45 MADONNA DI RODIANO
KENNETH D RAFFETY SGT M 4/16/45 LOCARI SCUOLA
HORACE H RAINEY PFC C 3/5/45 BACUCCO
WILBUR D REDDING PFC G 2/20/45 POLLA
ROBERT P REICHE PFC L 4/16/45 LOCARI SCUOLA
CHARLES H REYNOLDS JR PFC L 4/16/45 LOCARI SCUOLA
ALAN H RINFRET CPL L 3/25/45 SASSOMOLARE
EDWARD J RINGLEIN PFC H 4/23/45 VILLA CORREGGIO
JAMES H ROGERS JR PVT L 2/28/45 ABETAIA
HENRY F ROSE JR PFC G 3/4/45 MADONNA DI BRASA
ZALE R RUBINS PFC B 4/19/45 MONGIORGIO
JAMES P RYAN S/SGT F 4/17/45 MT SERRA
WILLIAM S RYBERG 2ND LT C 3/5/45 MONFENARO
JESUS M SALAZAR PFC A 4/14/45 LE COSTE
FRANCISCO L SANTIESTEBAN PFC B 4/14/45 TORRE IUSSI HILL 860
ABRAHAM J SANTONI S/SGT A 3/5/45 CASTEL D'AIANO
ALBERT L SAYER PFC E 3/3/45 MT DELLA VEDETTA
HARRY Y SCHAEDLER PFC F 3/12/45 CAMPO DEL SOLE
PAUL F SCHILLER PFC B 4/14/45 TORRE IUSSI HILL 860
CLAUS S SCHROEDER S/SGT K 4/15/45 MT CROCE
ANTHONY S SCUTO PFC I 3/3/45 PIETRA COLORA
WARREN H SEEBADE S/SGT K 4/15/45 MT CROCE
MACK O SELF PVT SVC 5/2/45 GARDA
JAMES C SERAKOS PFC B 4/15/45 TORRE IUSSI
HARRY M SHEVCHIK S/SGT B 4/14/45 TORRE IUSSI
ANDREW F SIMPSON PFC F 4/15/45 TABOLE HILL 868
ANTHONY L SKOMP PFC A 4/14/45 LE COSTE
GEORGE SMITH JR PVT SVC 4/16/45 MT PIGNA [STAZIONE DI PRIMO SOCCORSO]
WALTER F SMITH JR PFC L 4/17/45 CA’ COSTA
EDWARD SNYDER PFC K 4/15/45 MT CROCE
HERBERT C SPAULDING S/SGT L 3/3/45 MT DELLA VEDETTA
HERBERT W A SPAULDING T/5 K 4/21/45 MADNA DELLA PROVVIDENZA
JOHN G SPRENG PFC I 4/21/45 4/16/45 MT MOSCA
ROBERT L STANGER PFC B 4/19/45 CA‘ SILVESTRI
EDWIN W STANKE T/4 A 4/29/45 SPIAZZI
EARL H STEVENS PFC I 4/15/45 SECCADELLA
JAMES M STEVENS PFC K 4/16/45 MADONNA DI RODIANO
WILLIAM F STEYERT SGT C 4/23/45 GOVERNOLO
CHARLES G STICE PFC E 4/15/45 MT PIGNA
SAMUEL H STONER PFC HQ 3RD 4/21/45 BAGAZZANO
FREDERICK B STRAUSS PFC I 3/3/45 PIETRA COLORA
JOSEPH E STREUMEYER SGT C 4/14/45 TORRE IUSSI
ROBERT W STROMBERG CPL M 4/14/45 TORA
ALLEN C STROMER S/SGT L 4/16/45 LOCARI SCUOLA
WALTER R STRUBEL SGT F 2/20/45 CA‘ FLORIO
WALFRED F SUTHERBURG PFC D 4/30/45 4/23/45 GOVERNOLO
BILLY J THAXTON PVT G 2/17/45 RONCORAVECCHIA
HARRY THOMAS SGT K 3/3/45 CIMON DELLA PIELLA
LEWIS M THOMAS PFC F 4/14/45 TABOLE HILL 868
STEVE TOBIS T/4 K 4/19/45 IL POGGIO
JOHN J TOMICH PFC B 4/15/45 TORRE IUSSI
LEWIS S TRAUTWEIN T/5 HQ 2ND 3/3/45 ABETAIA
SIDNEY B UTTER PFC F 4/15/45 MT PIGNA
EDWIN G VAN AUKEN PFC G 2/20/45 POLLA
JOHN F VAN DE PUTTE PFC HQ 3/1/45 LA SERRA
CHESTER W VEST PFC C 4/24/45 4/23/45 GOVERNOLO
MELO VUKOVICH 2ND LT F 4/17/45 MT SERRA
SYLVAN D WALDRIP SGT B 4/19/45 CA’ SILVESTRI
THEODORE E WALL PFC L 3/2/45 MALANDRONE
WILLIAM H WEBB JR T/SGT A 4/14/45 TORRE IUSSI
JOHN J WELCH S/SGT K 4/15/45 MT CROCE
WILLIAM E WELLS PFC B 4/15/45 LE COSTE HILL 838
THEODORE W WENDERS PFC I 3/2/45 BELLAVISTA
WILLIAM H WENTWORTH PFC K 4/21/45 MADONNA DELLA PROVVIDENZA
JAMES C WHYTE S/SGT D 4/15/45 MT PIGNA
JOHN M WILBUR PFC B 4/21/45 4/14/45 TORRE IUSSI HILL 860
WAYNE WILLIAMS PFC HQ 3RD 4/21/45 BAGAZZANO
DAN M WILSON PFC K 3/9/45 3/3/45 CIMON DELLA PIELLA
PAUL T WILSON T/4 B 4/19/45 CA‘ SILVESTRI
WILLIAM J WOLFGRAM 2ND LT L 4/16/45 MADNA DI RODIANO
GROVER P WOODS PFC A 4/19/45 MONGIORGIO
EDWARD O WOZENCRAFT CPL B 4/19/45 CA’ SILVESTRI
HERBERT G YARNELL PFC B 2/23/45 CORONA
ORLON J YODER PFC K 4/16/45 MADONNA DI RODIANO
CHARLES YUPA PVT C 2/20/45 QUERCIOLA
FRED E ZARLENGO PFC C 4/19/45 MONGIORGIO