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10 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 15 FEBBRAIO 2015 N el 750° della nascita di Dante, una cospicua serie di occasioni edito- riali riporta sulla scena — in una fase storica peraltro tragicamente sensibile a questi temi — il di- scusso rapporto tra l’Alighieri e il mondo arabo. Intanto, la riproposta dell’autentico classico sull’argomento: lo studio del gesuita spagnolo Miguel Asín Palacios, L’escatolo- gia islamica nella Divina Commedia (in li- breria per Luni editore con introduzione di Carlo Ossola), che al suo apparire, nel 1919, fu tanto pionieristico da scatenare accese polemiche tra i dantisti italiani, scandalizza- ti dall’ipotesi di un influsso dei modelli ara- bo-islamici sul poema dantesco. Si sarebbe poi scoperto che tra questi testi agì certa- mente il cosiddetto Libro della Scala di Mao- metto, che narra il viaggio notturno del pro- feta e la sua ascesi al cielo: un’opera (il cui originale arabo, dell’VIII secolo, è andato perduto) diffusa in Europa attraverso due versioni, in latino e in francese. Fu sicura- mente il notaio toscano Bonaventura da Si- gna, esule alla corte toledana di Alfonso il Savio dopo il 1260, l’autore della traduzione latina, edita nel 1949 da Enrico Cerulli e ri- proposta lo scorso anno per le attente cure di Anna Longoni (Bur). Maria Corti ebbe il merito di riprendere la questione dei contatti tra cultura arabo-isla- mica e letteratura cristiana in epoca medie- vale (in primo luogo studiando il canto di Ulisse e il passaggio delle Colonne d’Ercole), e di approfondire in particolare l’ipotesi di un rapporto intertestuale tra il Libro e la Commedia. Si trattava poi di capire come Dante ne fosse venuto a conoscenza, tenen- do presente che l’ipotesi ricorrente accredi- tava come chiave di volta la mediazione di Brunetto Latini, il maestro dell’Alighieri che frequentò la corte di Toledo; probabilmente l’opera era più diffusa di quel che si pensa. Di recente il filologo Luciano Gargan ha trovato il Libro citato nell’inventario di una piccola biblioteca raccolta da un frate domenicano, Ugolino, e donata nel 1312 al convento bolo- gnese di San Domenico: e Gargan (Dante, la sua biblioteca e lo studio di Bologna, Ante- nore) suppone che Dante abbia potuto avvi- cinarsi alla leggenda islamica durante i suoi soggiorni bolognesi. A tutto ciò si aggiunge ora uno studio che uscirà nel prossimo numero dei «Quaderni di filologia romanza», diretti da Andrea Fas- sò (maggio-giugno 2015, Patron editore). Si tratta di una Lettura ( faziosa) dell’episodio di Muhammad proposta dal filologo di ori- gine egiziana Mahmaoud Salem Elsheikh, allievo di Gianfranco Contini, curatore di di- versi testi italiani delle origini e fino al 2007 responsabile dell’Ufficio Filologico dell’Ope- ra del Vocabolario Italiano. Il saggio dedica una prima parte al trattamento riservato, nelle varie traduzioni arabe, ai versi «offensi- vi» del XXVIII dell’Inferno riguardanti il pro- feta dell’islam e il suo genero Alì: un canto «splatter» di rara violenza verbale in cui i due fondatori dell’islam, finiti nella nona bolgia come seminatori di scismi, esibisco- no orrende ferite e mutilazioni, esatto con- trappasso delle divisioni di cui sarebbero stati responsabili. Ecco Maometto squarcia- to dal mento «infin dove si trulla» (cioè fino all’ano, ovvero dove si scorreggia) e Alì con la faccia sfigurata dal mento alla fronte. Non potendo tollerare una tale offesa, i traduttori arabi, pur inebriati dall’ipotesi di una influenza della loro cultura nel poema dantesco, lavorano di forbici. Siamo nel 1930 quando Taha Fawzi pubblica al Cairo un pro- filo biografico di Dante, con «una sobria e puntuale analisi delle opere minori e un gar- bato riassunto delle tre cantiche». In con- temporanea, fra il 1930 e il ’33, tocca al liba- nese Abbud Abu Rašid, naturalizzato italia- no, dare alle stampe una versione in prosa in cui vengono cassati i nomi di Maometto e di Alì: una «traduzione, resa quasi illeggibile dalle molte chiose sovrapposte e intricate». Più radicale sarà l’intervento del giordano cristiano Amin Abu Sha’ar, che nella sua tra- duzione in prosa dell’Inferno, uscita a Geru- salemme nel 1938 e basata sulla versione in- glese di Henry Francis Cary, decide di saltare non solo il canto XXVIII ma anche il XXIX e il XXX. Servono quarant’anni di lavoro all’egizia- no Hassan Uthman per portare a termine una «pregevole» traduzione apparsa tra il 1955 e il ’69, condotta sull’originale e corre- data da un ampio commento didascalico. Uthman taglia però i versi 22-64, poiché «inadatti alla traduzione» e frutto di «un grossolano errore» dovuto all’influenza di «quanto in quell’epoca era opinione comu- ne sul grande Profeta». Meno riuscito il ten- tativo di rendere la Commedia in versi da parte dell’iracheno Kazim Jihad, il quale nel 2002 con il contributo dell’Unesco, fornì, se- condo Elsheikh, «una traduzione assoluta- mente incomprensibile»: i nomi di Maomet- to e di Alì vengono sostituiti da puntini di so- spensione tra parentesi tonde. È la decisione che prende anche il siriano Hanna Abbud nella sua traduzione damascena dello stesso anno, cercando di «camuffare l’identità dei personaggi fino a rendere incomprensibile il passo dantesco». Venendo all’immagine di Muhammad dif- fusa nel Medioevo cristiano, Elsheikh si sof- ferma sulle rappresentazioni offensive. Si comincia dalle cadute provocate dall’appari- zione dell’arcangelo Gabriele, che vengono La vita Dante Alighieri (a destra, il Ritratto di Dante, particolare, di Sandro Botticelli, 1495) è nato a Firenze nel 1265. Poeta e letterato ha composto la Divina commedia tra il 1304 e il 1321, anno in cui è morto, a Ravenna. È autore, tra gli altri testi, della Vita nova e del Convivio La biografia Nel 1930, al Cairo, Taha Fawzi pubblica un volume con biografia di Dante e analisi delle opere minori e un riassunto della Commedia La versione in prosa Negli anni fra il 1930 e il 1933 il libanese Abbud Abu Rašid pubblica a Tripoli una versione in prosa araba della Commedia: vengono cassati i nomi di Maometto e di Alì nel canto XXVIII dell’Inferno I canti cancellati A Gerusalemme nel 1938 il giordano cristiano Amin Abu Sha’ar traduce in prosa l’Inferno basandosi sulla versione inglese di Henry Francis Cary (1772-1844). Salta l’intero canto XXVIII ma anche il XXIX e il XXX I versi «inadatti» Fra il 1955 e il 1969 traduzione didascalica integrale in prosa dell’egiziano Hassan Uthman, con un’ampia introduzione: vengono saltati i versi 22-64 su Maometto con un commento in cui si adducono motivi «religiosi» definendo «sconveniente» il passo in questione, e precisando che «Dante è incorso in un grossolano errore» Traduzioni con i puntini Nel 2002 esce a Beirut la traduzione in versi arabi dell’iracheno Kazim Jihad che sostituisce ai nomi di Maometto e Alì tre puntini di sospensione tra parentesi, pur sottolineando la necessità di leggere i versi in questione. È dello stesso anno la traduzione in damasceno del siriano cristiano Hanna Abbud: anche lui sostituisce i nomi con puntini sospensivi i Caratteri Narrativa, saggistica, poesia, classifiche C’è persino Bob Dylan, l’unico artista che non ha mai partecipato a un tributo, salvo quelli che lo riguardano direttamente. E poi c’è Cat Stevens e B. B. King e Dion e Billy Joel e Steve Miller... Il doppio cd The Art of McCartney è un omaggio alla musica e alla poesia del baronetto, dalle origini ai giorni nostri. Tanta devozione e molta bellezza, ma guastate dal divieto di rivisitare le canzoni che lascia il sapore di un patinato karaoke. Il karaoke per Sir Paul { Incisioni di Renzo Matta Eredità A 750 anni dalla nascita dell’Alighieri, nuovi studi sui legami dell’autore con il mondo islamico. Che non ha mai nascosto l’ammirazione per l’opera, pur censurando nelle traduzioni i passaggi che riguardano il Profeta La musulmana Commedia Maometto è all’«Inferno», ma sempre più indizi suggeriscono che il poema abbia fonti arabe di PAOLO DI STEFANO Eventi tra il serio e il faceto Cortei storici e versi nello spazio L’ anniversario della nascita di Dante è il festival del serio e del faceto, in attesa del 700° dalla morte, nel 2021. Il Comune di Firenze annuncia che sarà il 14 maggio il giorno- chiave delle celebrazioni, con imprecisati incontri e letture in piazza Santa Croce, oltre alla sfilata storica dei 700 gonfaloni con cui, nel 1865, fu inaugurata la statua del poeta. Un convegno sulla «biblioteca di Dante» è previsto il 15, 16, 17 aprile con «relatori di spicco». In primavera sarà avviata l’iniziativa «Cento canti per cento vetrine»: i negozi esporranno le riproduzioni di pagine miniate della Commedia. Intanto, si dà per certo che alcune terzine verranno lette dall’astronauta Samantha Cristoforetti, in collegamento differito da una navicella spaziale: al termine della lettura, i fogli saranno abbandonati nello spazio «a simbolica, imperitura memoria». Verona ha avviato delle «lezioni aperte» in università con i massimi esperti, da Zygmunt Baranski a Teodolinda Barolini. Il Centro Pio Rajna, «in stretta sinergia con la Casa di Dante in Roma», prevede a data ancora da stabilire una cerimonia a Palazzo Madama. (p.d.s.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Ipotesi Torna il saggio del gesuita Miguel Asín Palacios che per primo parlò di influenze orientali, questione poi ripresa da Maria Corti S S S Scoperte Il filologo Luciano Gargan ha ritrovato a Bologna tracce del «Libro della Scala», che qui il fiorentino può aver consultato S S S

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10 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 15 FEBBRAIO 2015

N el 750° della nascita di Dante, unacospicua serie di occasioni edito-riali riporta sulla scena — in unafase storica peraltro tragicamentesensibile a questi temi — il di-

scusso rapporto tra l’Alighieri e il mondo arabo. Intanto, la riproposta dell’autenticoclassico sull’argomento: lo studio del gesuitaspagnolo Miguel Asín Palacios, L’escatolo-gia islamica nella Divina Commedia (in li-breria per Luni editore con introduzione diCarlo Ossola), che al suo apparire, nel 1919,fu tanto pionieristico da scatenare accesepolemiche tra i dantisti italiani, scandalizza-ti dall’ipotesi di un influsso dei modelli ara-bo-islamici sul poema dantesco. Si sarebbepoi scoperto che tra questi testi agì certa-mente il cosiddetto Libro della Scala di Mao-metto, che narra il viaggio notturno del pro-feta e la sua ascesi al cielo: un’opera (il cuioriginale arabo, dell’VIII secolo, è andato perduto) diffusa in Europa attraverso dueversioni, in latino e in francese. Fu sicura-mente il notaio toscano Bonaventura da Si-gna, esule alla corte toledana di Alfonso ilSavio dopo il 1260, l’autore della traduzionelatina, edita nel 1949 da Enrico Cerulli e ri-proposta lo scorso anno per le attente cure diAnna Longoni (Bur).

Maria Corti ebbe il merito di riprendere laquestione dei contatti tra cultura arabo-isla-mica e letteratura cristiana in epoca medie-vale (in primo luogo studiando il canto di Ulisse e il passaggio delle Colonne d’Ercole),e di approfondire in particolare l’ipotesi diun rapporto intertestuale tra il Libro e laCommedia. Si trattava poi di capire comeDante ne fosse venuto a conoscenza, tenen-do presente che l’ipotesi ricorrente accredi-tava come chiave di volta la mediazione diBrunetto Latini, il maestro dell’Alighieri chefrequentò la corte di Toledo; probabilmentel’opera era più diffusa di quel che si pensa. Direcente il filologo Luciano Gargan ha trovatoil Libro citato nell’inventario di una piccolabiblioteca raccolta da un frate domenicano,Ugolino, e donata nel 1312 al convento bolo-

gnese di San Domenico: e Gargan (Dante, lasua biblioteca e lo studio di Bologna, Ante-nore) suppone che Dante abbia potuto avvi-cinarsi alla leggenda islamica durante i suoisoggiorni bolognesi.

A tutto ciò si aggiunge ora uno studio cheuscirà nel prossimo numero dei «Quadernidi filologia romanza», diretti da Andrea Fas-sò (maggio-giugno 2015, Patron editore). Sitratta di una Lettura (faziosa) dell’episodiodi Muhammad proposta dal filologo di ori-gine egiziana Mahmaoud Salem Elsheikh,allievo di Gianfranco Contini, curatore di di-versi testi italiani delle origini e fino al 2007responsabile dell’Ufficio Filologico dell’Ope-ra del Vocabolario Italiano. Il saggio dedicauna prima parte al trattamento riservato,nelle varie traduzioni arabe, ai versi «offensi-vi» del XXVIII dell’Inferno riguardanti il pro-feta dell’islam e il suo genero Alì: un canto«splatter» di rara violenza verbale in cui idue fondatori dell’islam, finiti nella nonabolgia come seminatori di scismi, esibisco-no orrende ferite e mutilazioni, esatto con-trappasso delle divisioni di cui sarebberostati responsabili. Ecco Maometto squarcia-to dal mento «infin dove si trulla» (cioè finoall’ano, ovvero dove si scorreggia) e Alì con lafaccia sfigurata dal mento alla fronte.

Non potendo tollerare una tale offesa, itraduttori arabi, pur inebriati dall’ipotesi diuna influenza della loro cultura nel poema dantesco, lavorano di forbici. Siamo nel 1930quando Taha Fawzi pubblica al Cairo un pro-filo biografico di Dante, con «una sobria epuntuale analisi delle opere minori e un gar-bato riassunto delle tre cantiche». In con-temporanea, fra il 1930 e il ’33, tocca al liba-

nese Abbud Abu Rašid, naturalizzato italia-no, dare alle stampe una versione in prosa incui vengono cassati i nomi di Maometto e diAlì: una «traduzione, resa quasi illeggibiledalle molte chiose sovrapposte e intricate».Più radicale sarà l’intervento del giordano cristiano Amin Abu Sha’ar, che nella sua tra-duzione in prosa dell’Inferno, uscita a Geru-salemme nel 1938 e basata sulla versione in-glese di Henry Francis Cary, decide di saltarenon solo il canto XXVIII ma anche il XXIX e ilXXX.

Servono quarant’anni di lavoro all’egizia-no Hassan Uthman per portare a termineuna «pregevole» traduzione apparsa tra il1955 e il ’69, condotta sull’originale e corre-data da un ampio commento didascalico.Uthman taglia però i versi 22-64, poiché«inadatti alla traduzione» e frutto di «un grossolano errore» dovuto all’influenza di«quanto in quell’epoca era opinione comu-ne sul grande Profeta». Meno riuscito il ten-tativo di rendere la Commedia in versi daparte dell’iracheno Kazim Jihad, il quale nel2002 con il contributo dell’Unesco, fornì, se-condo Elsheikh, «una traduzione assoluta-mente incomprensibile»: i nomi di Maomet-to e di Alì vengono sostituiti da puntini di so-spensione tra parentesi tonde. È la decisioneche prende anche il siriano Hanna Abbudnella sua traduzione damascena dello stessoanno, cercando di «camuffare l’identità deipersonaggi fino a rendere incomprensibile ilpasso dantesco».

Venendo all’immagine di Muhammad dif-fusa nel Medioevo cristiano, Elsheikh si sof-ferma sulle rappresentazioni offensive. Sicomincia dalle cadute provocate dall’appari-zione dell’arcangelo Gabriele, che vengono

La vitaDante Alighieri (a destra, il

Ritratto di Dante, particolare,di Sandro Botticelli, 1495) è

nato a Firenze nel 1265.Poeta e letterato ha

composto la Divina commediatra il 1304 e il 1321, anno in

cui è morto, a Ravenna.È autore, tra gli altri testi,

della Vita nova e del ConvivioLa biografia

Nel 1930, al Cairo, TahaFawzi pubblica un volume

con biografia di Dante eanalisi delle opere minori e

un riassunto della CommediaLa versione in prosa

Negli anni fra il 1930 e il1933 il libanese Abbud AbuRašid pubblica a Tripoli una

versione in prosa araba dellaCommedia: vengono cassati i

nomi di Maometto e di Alìnel canto XXVIII dell’Inferno

I canti cancellatiA Gerusalemme nel 1938 il

giordano cristiano Amin AbuSha’ar traduce in prosa

l’Inferno basandosi sullaversione inglese di Henry

Francis Cary (1772-1844).Salta l’intero canto XXVIIIma anche il XXIX e il XXX

I versi «inadatti»Fra il 1955 e il 1969

traduzione didascalicaintegrale in prosa

dell’egiziano HassanUthman, con un’ampiaintroduzione: vengonosaltati i versi 22-64 su

Maometto con un commentoin cui si adducono motivi

«religiosi» definendo«sconveniente» il passo in

questione, e precisando che«Dante è incorso in un

grossolano errore»Traduzioni con i puntini

Nel 2002 esce a Beirut latraduzione in versi arabi

dell’iracheno Kazim Jihadche sostituisce ai nomi di

Maometto e Alì tre puntini disospensione tra parentesi,

pur sottolineando lanecessità di leggere i versi in

questione. È dello stessoanno la traduzione in

damasceno del sirianocristiano Hanna Abbud:

anche lui sostituisce i nomicon puntini sospensivi

i

CaratteriNarrativa, saggistica, poesia, classifiche

C’è persino Bob Dylan, l’unico artista che non ha mai partecipato a un tributo, salvo quelli che lo riguardano direttamente. E poi c’è Cat Stevens e B. B. King e Dion e Billy Joel e Steve Miller... Il doppio cd The Art of McCartney è un omaggio alla musica e alla poesia del baronetto, dalle origini ai giorni nostri. Tanta devozione e molta bellezza, ma guastate dal divieto di rivisitare le canzoni che lascia il sapore di un patinato karaoke.

Il karaoke per Sir Paul

{Incisionidi Renzo Matta

Eredità A 750 anni dalla nascita dell’Alighieri, nuovi studi sui legami dell’autore con il mondo islamico. Che non ha mai nascosto l’ammirazione per l’opera, pur censurando nelle traduzioni i passaggi che riguardano il Profeta

La musulmana CommediaMaometto è all’«Inferno», ma sempre più indizisuggeriscono che il poema abbia fonti arabedi PAOLO DI STEFANO

Eventi tra il serio e il facetoCortei storicie versi nello spazio

L’anniversario della nascita diDante è il festival del serio e delfaceto, in attesa del 700° dalla

morte, nel 2021. Il Comune di Firenze annuncia che sarà il 14 maggio il giorno-chiave delle celebrazioni, con imprecisati incontri e letture in piazza Santa Croce, oltre alla sfilata storica dei 700 gonfaloni con cui, nel 1865, fu inaugurata la statua del poeta. Un convegno sulla «biblioteca di Dante» è previsto il 15, 16, 17 aprile con «relatori di spicco». In primavera sarà avviata l’iniziativa «Cento canti per cento vetrine»: i negozi esporranno le riproduzioni di pagine miniate della Commedia. Intanto, si dà per certo che alcune terzine verranno lette dall’astronauta Samantha Cristoforetti, in collegamento differito da una navicella spaziale: al termine della lettura, i fogli saranno abbandonati nello spazio «a simbolica, imperitura memoria». Verona ha avviato delle «lezioni aperte» in università con i massimi esperti, da Zygmunt Baranski a Teodolinda Barolini. Il Centro Pio Rajna, «in stretta sinergia con la Casa di Dante in Roma», prevede a data ancora da stabilire una cerimonia a Palazzo Madama. (p.d.s.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IpotesiTorna il saggio del gesuita

Miguel Asín Palacios che per primo parlò di influenze

orientali, questione poi ripresa da Maria Corti

SSSScoperte

Il filologo Luciano Gargan ha ritrovato a Bologna tracce del «Libro della

Scala», che qui il fiorentino può aver consultato

SSS

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DOMENICA 15 FEBBRAIO 2015 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 11

interpretate come stratagemma per masche-rare l’epilessia. E si prosegue con le narrazio-ni che lo vogliono monaco arrivista, impa-ziente di diventare patriarca di Gerusa-lemme (così lo vede Ildeberto di Lavardin,arcivescovo di Tours, all’inizio del XII seco-lo), oppure mago pseudo-profeta e capo deiladroni (secondo una leggenda tramandata anche da Jacopo da Varazze alla fine del XIIIsecolo). Altri (Ricoldo da Montecroce, mortonel 1320) lo descrivono come diavolo invi-dioso delle vittorie altrui.

C’è poi il filone che lo immagina cardinaleromano, addirittura della famiglia Colonna:così nei rifacimenti toscani del Tresor diBrunetto Latini. Nel secondo in particolare,del 1310, con il nome di Pelagio vuole farsieleggere papa ma non ci riesce per l’opposi-zione della maggioranza dei cardinali. Di-venta così Malchonmetto (ovvero Maometto,perfida coniazione secondo etimologia po-polare) e se ne va errando e predicando.L’anonimo versificatore prosegue narrandoche Maometto, aggredito da un drappello diporci, viene morso da una scrofa che gli pro-voca la fuoriuscita del cervello e quindi lamorte: sarebbe per questo che i musulmaninon mangiano carne di maiale. La tradizioneorale occidentale, che si cristallizza nella scrittura, tende a dimostrare che Muham-mad fu «un cristiano o un mago ingannatoreammaestrato da un cristiano (con l’aiuto diqualche ebreo) e che l’islam è propaggineeretica del cristianesimo». Dunque Dantenon fa che stare nel solco della leggenda vul-gata nella sua epoca.

Il canto XXVIII, secondo Elsheikh, è strut-turato su una «carica fonica irta e segmenta-ta, che sottolinea la brutale aggressività delleimmagini», con la ricerca di vocaboli comi-co-realistici, «al limite della volgarità» in-tenzionalmente orientati a dipingere il per-sonaggio con coloriture grottesche e persinobuffonesche che non hanno pressochéeguali in tutta la Commedia. Ma c’è di più. Lostudioso segnala vistose affinità tra il poemadantesco e l’archetipo del Libro della Scala,cioè la più antica versione dell’ascensione(mi’raj), attribuita ad Anas ibn Malik, disce-polo del Profeta, morto nel 712: un testo alungo tramandato per via orale fino ad arri-vare, variamente elaborato, in opere latine antimusulmane diffuse in Europa.

È un racconto scabro del viaggio di Mao-metto, ma guarnito di elementi che non ver-ranno ripresi dai testi latini e che rimangonodunque unici. Tra questi, l’immagine di Ga-briele che, prima dell’ascensione, apre il ventre e il torace del Profeta, lo svuota e lopurifica riempiendolo di fede e di sapienza.Il taglio «dalla cavità della gola fino al bassoventre» è l’equivalente quasi letterale deldantesco «rotto dal mento infin dove si trul-la». A ciò si aggiunge il passo che riguardaAlì, «fesso nel volto dal mento al ciuffetto», ilcui squarcio prosegue idealmente quello delProfeta (sfregiato dalla gola in giù), a segna-lare l’ulteriore divisione dell’islam tra sunni-ti e sciiti. Ebbene, di quella lesione, che av-venne nei fatti, Dante poté aver saputo soloattraverso la cronaca araba dello storico ibnal-Athir o da qualche suo ignoto derivato.Per quali vie l’Alighieri si appropriò delle im-magini di ibn Malik e di ibn al-Athir? Non losappiamo, perché, secondo Elsheikh, il«mosaico che compone la conoscenza ara-bo-islamica di Dante» va ancora adeguata-mente ricostruito.

Ed eccoci giunti a quella che lo stesso El-sheikh definisce una «mera ipotesi provoca-toria». Si tratta di una congettura psicologi-ca, la «sindrome del debitore». Dante si ac-canirebbe con particolare ferocia contro isuoi antichi modelli culturali in seguito ri-pudiati: tra questi il sodomita Brunetto conil suo carico di colpe panarabistiche; ma an-che il poeta provenzale Bertran de Born, se-gnalato nel De vulgari eloquentia come il maggior cantore delle armi, che comparenello stesso XXVIII con il capo mozzo tenutoin mano «a guisa di lanterna», a saldare lasimmetria strutturale del canto, nella bolgiadei «creditori colpevoli». Come furono Mao-metto e la sua cultura? Forse. Il crudele «con-trappasso» (parola citata qui per l’unica vol-ta in tutto il poema) sarebbe dunque, tuttosommato e per paradosso, un riconosci-mento di cui i fratelli di Elsheikh dovrebberoandare fieri. Altro che censura…

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Ispirazioni L’omaggio dei romanzieri contemporanei: Marco Santagata si concentra su Beatrice, Glenn Cooper torna agli Inferi, Francesco Fioretti è ossessionato dal capolavoro

Ama, indaga, scrive: Dante oggidi CRISTINA TAGLIETTI

L i porta proprio bene Dante, isuoi sette secoli e mezzo. Lasua vita e la sua opera conti-nuano ad avere un posto diprimo piano nel nostro im-

maginario, scrittori ed editori gli re-galano un’eterna giovinezza anchefuori dai confini nazionali. Il SommoPoeta si insinua nei canali del massmarket aperti da Dan Brown, è al cen-tro di narrazioni romanzesche ma ba-sate su rigorosi dati biografici, è fontedi ispirazione per opere di storytel-ling che poi divagano lungo sentiericompletamente diversi. La Comme-dia è un’ossessione per molti (scritto-ri e lettori), una sfida, un’ispirazione,spesso una passione. La sua comples-sità consente nuove interpretazioni aifilologi, diventa intrattenimento of-frendo una miniera di spunti pop peri cultori contemporanei del fantasy,una quantità di possibili scenari agliesoteristi e di varchi spazio-tempora-li ai complottisti di ogni epoca. Suiversi del canto IX dell’Inferno «O voiche avete gl’intelletti sani,/ Mirate ladottrina che s’asconde/ Sotto il vela-me degli versi strani» si basa la lettu-ra che nel 1925 fa René Guénon nellongseller L’esoterismo di Dante, maquel precetto — cercare che cosa c’èsotto i versi strani — è stato osservatoprima e dopo di lui.

Oggi non è difficile pensare all’Ali-ghieri ogni volta che qualcuno raffi-gura l’inferno, così anche se Dantenon compare, non si può non pensa-re alla Divina Commedia (d’accordo,poco divina come dice anche il risvol-to di copertina) quando si sfoglia In-fierno!, graphic novel senza parole diTito Faraci e Silvia Ziche (Rizzoli Li-zard), non fosse che per la raffigura-zione, molto dantesca, di Caronte. Per il resto i due autori divagano peraltri lidi, totalmente contemporanei,all’insegna della comicità muta e deldettaglio, inseguendo i due diavoliinvestigatori alla caccia di una darklady sfuggita mentre erano in puni-

zione in Purgatorio (per sbaglio han-no arrestato san Francesco).

C’è invece il poeta stesso nel fu-metto che la casa editrice KleinerFlug manda in libreria proprio in oc-casione dei suoi 750 anni. Il volumedi Alessio D’Uva, Filippo Rossi eAstrid si intitola Dante Alighieri e ri-percorre la vita di Dante attraverso leparole della sua amata, dal primo in-contro, quando sono ancora bambi-ni, fino ai canti finali del Purgatoriodove Virgilio lascia il suo discepolonelle mani di Beatrice. D’altronde lebiografie di grandi personaggi comeDante sono spesso avventurose, pie-ne di incontri, lotte, aneddoti più omeno verificati che i narratori posso-no usare con grande libertà.

Alla vita dell’Alighieri si è ispiratouno scrittore e dantista come MarcoSantagata: nel 2003 ha vinto il Cam-piello con Il maestro dei santi pallidi,quest’anno tenterà la sorte allo Stregacon Come donna innamorata cheGuanda manda in libreria proprio inquesti giorni. Santagata, che è ancheil curatore delle Opere del poeta fio-rentino nei Meridiani Mondadori, due anni fa ha pubblicato Dante. Ilromanzo della sua vita (Mondadori),documentatissimo e appassionantesaggio di oltre 400 pagine in cui lastoria del Sommo è raccontata nellacomplessità dei suoi intrecci con lavita pubblica e culturale della Firenzedell’epoca, oltre che con le sue scelteletterarie e linguistiche e con le vicis-situdini familiari e private.

Nel nuovo romanzo Santagata sifocalizza su Beatrice, o meglio suDante che pensa Beatrice (Bice) nu-trendo i suoi versi («le sue poesieproprio di questo parlavano, del mi-racolo di una donna la cui sola pre-senza metteva uomini e donne in pa-ce con se stessi»). L’autore immaginail poeta quando la sua musa è ormaimorta, racconta la vita quotidianacon la moglie Gemma, l’incontro conil maestro Brunetto Latini («un omet-to calvo, secco, un largo sorriso stam-pato su una faccia bislunga, ornata diun gran naso») che frequenterà pervent’anni e per la cui scomparsa ver-serà tutte le lacrime che non ha versa-to per il padre; il rapporto con GuidoCavalcanti, filosofo e poeta, il primotra gli amici, che lo chiama «Danti-no», e poi l’altro grande amico, LapoGianni, il notaio. Santagata segueDante fino all’esilio, ne ricostruisceemozioni e pensieri, ambizioni e de-lusioni, con il passo del narratore inuna materia storica.

Amore e mistero sono gli ingre-dienti del nuovo libro di FrancescoFioretti La selva oscura (Rizzoli), unasorta di riscrittura romanzesca dellaDivina Commedia, narrazione chevuole contenere, anche dal punto divista linguistico, lo stile del poeta fio-rentino facendone però una letturafruibile dal lettore medio. Fioretti èricercatore all’università tedesca diEichstätt dove si occupa proprio del poeta al quale ha già dedicato Il librosegreto di Dante e La profezia perdu-ta di Dante (Newton Compton).

Nel nuovo romanzo compone unibrido tra la parafrasi in italiano mo-derno del testo e la sua interpretazio-ne, ampliando alcune zone narrativeindividuate tra le pieghe delle terzinedantesche e trasformando l’io nar-rante in una voce contemporanea cheparla in terza persona e quindi può

permettersi di aggiungere dettagli e all’occorrenza anche di spiegare. Ilprotagonista sembra una proiezionedello stesso Fioretti, uno scrittore dibestseller ossessionato dai versi diDante che decide di riscrivere il capo-lavoro.

Ma Dante e la Commedia hannoispirato soprattutto thriller e misterydove l’esattezza dei particolari passa spesso in secondo piano. Gli errori(che niente hanno a che vedere con lelicenze narrative) di Dan Brown (co-me lo scambio della pena tra adulato-ri e golosi) e una certa superficialitànell’interpretazione del poema nonhanno impedito al suo Inferno divendere milioni di copie. Nel filone diDan Brown si può iscrivere un feno-meno del self publishing italiano pe-scato da Newton Compton: La chiavedi Dante di G. L. Barone, un intrigo tra arte e terzine che uno studiosodell’Alighieri dovrà risolvere insiemead un investigatore, mentre ancheGlenn Cooper, re americano del thril-ler storico con sette romanzi in 5 annie sei milioni di copie vendute (di cuialmeno due in Italia), ha deciso, conDannati (Nord), di scendere agli infe-ri intrecciando una certa cosmogoniadantesca con situazioni alla Games ofThrones. Anche lì c’è un vivo alla ri-cerca della donna amata, scomparsadurante un esperimento di fisica del-le particelle che si cala in un mondochiamato Oltre popolato da tiranni,assassini, criminali di guerra.

Dallo stesso editore, Nord, è Lasindone del diavolo, di Giulio Leoni,veterano del thriller storico, autore diuna serie di gialli (Mondadori) in cuiDante veste in prima persona i pannidell’investigatore. In questa ultimaavventura l’esule si trova a Venezia al-la ricerca di uno speziale saraceno che potrebbe curare l’imperatore Ar-rigo VII, suo protettore. L’intrigo è te-nuto con grande abilità e anche il de-monio ci mette del suo.

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TrameIl re del thriller

immagina che l’amata sia sparita nell’aldilà

dopo un esperimentodi fisica delle particelle

SSS

Il confine (sottile) tra centri islamici e moschee, la geografia delle associazioni religiose, il ruolo degli imam, le inquietudini delle seconde generazioni musulmane, l’amore «misto» e le possibilità di dialogo. Mai momento fu più propizio, qui come nel resto d’Europa, per tracciare una mappa che aiuti a orientarsi: Islam e integrazione in Italia, bussola appena assemblata da un pool di studiosi per Marsilio (pp. 221, e 22).

Imam, amori misti e inquietudini

{Terra stranieradi Alessandra Coppola

ILLUSTRAZIONE DI LAURA CORDASCO